Che il gioco cominci
La menzogna è un peccato recidivo.
Che il gioco cominci
"Buonasera
a tutti. Questa è l'edizione delle diciannove.
Poteva finire in
tragedia oggi, durante l'ultimo saluto al nostro caro estinto Clark
Kent, quando un pazzo con una maschera da clown, ha sfondato il cordone
di
sicurezza posto attorno alla bara. Il folle è riuscito ad
avvicinarsi al feretro, forse con l'intenzione di danneggiare le esequie del povero Clark. Tempestivamente, le
più
alte cariche del Governo e della Giustizia, alcune impegnate a
trasportare la
bara, sono intervenute impedendo qualsiasi gesto sconsiderato avesse in
mente lo squilibrato, arrestato e subito portato in prigione.
Nemmeno la morte ti ha dato la pace che meriti. Addio uomo d'acciaio. Che tu possa riposare lontano dal dolore.
Ora, le altre notizie. Oggi, un'esplosione ha devastato un edificio
nella periferia della zona Giardini. Per gli aggiornamenti, siamo
collegati con il nostro inviato, Mike. Mike? Mi senti? A te la linea.
---
Si, grazie Walter. Come avete avuto modo di sapere dal mio collega, un
edificio è crollato nella periferia, non molto lontano dal
distretto Giardini. Fortunatamente non ci sono vittime.
L'edificio, vuoto nel momento del crollo, è stato sventrato
da un'esplosione. Le cause possono ricondursi ad una fuga di
gas. Per il momento è tutto. Walter, a te la linea."
Illudere, è un diritto degli
uomini. Illudersi, è
stupidità. Ancora una volta, qualcuno ha mentito. E' vero, un
edificio
è crollato. E' sparito dalla geografia del posto, dalle carte,
da qualche tavola catastale, se mai vi fosse stato registrato prima.
Probabilmente ci è stato sbattuto sopra dopo, per far credere al
mondo
che è veramente crollato uno stabile qualsiasi, vuoto.
Perché quello che ho visto, quello che ho sentito uscire dalle
bocche di quel Walter e del suo inviato, è solo una
menzogna
lucidata al punto da sembrare vera. Perché quell'edificio non
è crollato a caso. E' stato abbattuto, di proposito. Da chi,
fallito il suo compito, ha terminato il lavoro. Cancellato. Me
l'aspettavo.
Spenta la televisione, ora mi sto
ricucendo la carne. Fa parecchio male. Comincia a duolermi tutto il
corpo. E' il siero. Ma la mia attenzione ora va al mio braccio
sinistro. Una bella ferita. Quel genere di ferita che, in una gara di
ferite, ti garantirebbe un piazzamento sul podio. La fa da
protagonista, poco sotto il
gomito, per circa quindici centimetri in direzione del polso. E questo
dimostra una cosa: è stato un disastro. L'obiettivo è
stato
raggiunto, ma quel piano, il piano A, è andato. In ogni sua
più rosea speranza.
5 ore prima...
Sulla mia moto, mi dirigo all'appuntamento con Joker. Niente fiori, solo armi.
Sfreccio a velocità sostenuta, cercando di seminare un pensiero
che è sempre davanti ai miei occhi. Lois. La sua ultima follia.
Sono passati quattro giorni, finalmente me ne sono liberato eppure, lei
è lì. Quel gesto disperato, quella domanda assurda e sì,
il suo corpo nudo che mi sovrasta. E' tutto condensato qui, due dita
sopra i miei occhi, in un attraente misto di disperazione e coraggio.
L'ho lasciata andare, portandola più al sicuro che potessi,
assicurandomi che non possa ritrovare la strada verso il mio bunker.
Consigliandole di stare attenta ai limiti, di smettere di cercare
risposte, di nascondersi, il più a lungo che la solitudine
avrebbe
permesso. Spiegandole per l'ultima volta come stavano le cose.
Concentriamoci.
Joker mi aspetta poco fuori da quella zona che chiamano distretto
Giardini. Non aspettatevi di trovare piante o campi curati, o
qualcosa di verde che non sia il bagliore di un semaforo che ti autorizza ad andare. Il
distretto Giardini è un agglomerato urbano, fatto di
calcestruzzo e metallo. Si chiama così perché è
stato costruito da zero, cresciuto nel tempo e nell'ordine. Un posto
tanto ordinario da sembrare sospetto. Trovo Joker ad attendermi,
con una sacca sulle spalle e
oltre, altri due suoi "schiavi", mai visti prima. Non so come faccia a
disporre
di tutta questa manovalanza a basso costo. Oggi sarà comunque un
affare a due.
Siamo finalmente di fronte all'obiettivo. Un edificio con un ampio e
solo ingresso, poche finestre, struttura solida. Pianta rettangolare.
L'entrata è sul lato corto, molto ben controllabile. Potrebbe
anche sembrare quello che è: un edificio comune, finché
un particolare non ne tradisce l'uso. Un dettaglio. Anzi due. Un
paio di droni dall'aspetto cattivo sorvegliano l'ingresso,
costantemente. Mi è difficile credere che sia una scuola. La
zona è stranamente deserta. In pieno giorno. C'è il funerale di Clark, ma non è solo questo.
-Immagino tu abbia un modo per passare senza finire in un sacco di plastica.- Non mi piace la plastica. Più che una richiesta, la mia è
una speranza.
-Abbiamo un modo per eludere la sicurezza
all'ingresso.- dice, portando la mia attenzione su della strumentazione
in mano allo schiavo numero uno -Lui si occuperà di individuare
il segnale che li controlla e di inserirsi in remoto. Questa è
la buona notizia.-
-La buona? Ce n'è già una cattiva?-
-Questo ci dà una finestra di venti minuti.-
-E per il resto?-
-Abbiamo i tesserini elettronici procurati da Katrin, te la ricordi?-
-Come no.-
-Quelli dovrebbero aprirci tutte le porte che ci servono. Altrimenti, c'è il piano B.-
-Il piano B? Sarebbe?-
-Ogni cosa al suo tempo. Abbiamo venti minuti. Lui
ci avviserà nel caso di imprevisti.- indicando l'altro schiavo,
il palo.
-E la sicurezza interna?-
-Ogni, cosa, al, suo, tempo... Siamo pronti?- Lo
schiavo "hacker" conferma con un cenno della testa -Bene. Allora pronti... partenza... via...-
Lo schiavo hacker neutralizza i droni mentre lo schiavo palo ci dà l'ok.
20:00... 19:59... 19:58...
Ci avviciniamo all'ingresso. Passo vicino a quelle bestie di metallo
e circuiti sperando che siano spente veramente. Poco più di due
metri per qualche quintale di ferro che dorme ibernato in un
sonno informatico. La differenza non è poi così lampante. Joker fa slittare un tesserino nell'apposita
fessura, sbloccando le porte davanti a noi. Entriamo. E' tutto bianco e
saturo di luce. Un corridoio interrotto da una decina di porte, si
conclude ai piedi di un ascensore. Una specie di gabbiotto
precede il tutto, riempiendo l'atrio. Due persone all'interno, ci osservano
avvicinarci. Infine, un metal detector. Carichi di metallo come siamo,
la vedo dura. Sarà difficile far passare per un phon carico di
pile una M9 pronta a fare fuoco. Ma Joker procede. Entra, facendo
strillare la sirena. Una guardia esce, con uno sguardo carico di
sospetti ed una mitraglietta carica e basta.
-Prego, svuoti le tasche di tutti gli oggetti di met...- ma
non finisce la frase. Non ha potuto. Joker ha estratto da
dentro la manica un rasoio e lo ha sgozzato all'istante. Oggetti di metallo... in fondo, glielo ha chiesto lui.
L'altro tizio accorre svelto,
spianandogli il mitra alle spalle.
-Fermo!- urla. La sua voce riecheggia, rimbalzando
sulle pareti. -Fermo! Non ti muovere o...- ma il colpo che esplode
dalla mia pistola riecheggia più forte, attraversando il vetro
del gabbiotto e centrandolo ad una spalla. Tocca a me. Il
detector strilla ancora. Joker recupera un mazzo di chiavi dal corpo
del primo, dissanguato, mentre io mi avvio verso l'ascensore. La
seconda guardia, da terra, mi afferra per una gamba.
-Chi siete...- non rispondo. Lui rantola a fatica e
sofferente, continua -Quel vetro era antiproiettile. Come...-
Mi abbasso, avvicinandomi alla sua figura tremolante e sottovoce, confesso: -I miei proiettili sono antivetro.-
Passo oltre, seguito da Joker che si ferma anche lui sulla guardia. Lo guarda perplesso.
-O...?- dice, prima di abbassarsi e terminare il lavoro con la sua lama.
Mi raggiunge all'ascensore, attivando il comando con una chiave rubata alle guardie. Guardandomi, strizza un occhio.
14:33... 14:32... 14:31
Saliamo al secondo piano, dove Joker
sistema un altro paio di guardie
senza il mio aiuto. Il resto è deserto. Tante stanze chiuse da
porte spesse, bianche, con un rettangolo di vetro dal quale guardare
all'interno. Una prigione o forse, un manicomio. Lo sapevo che non era
una
scuola. Joker passa in rassegna tutte le stanze, fino a trovare quello
che cerca.
-Ci siamo.-
Afferra di nuovo il mazzo di chiavi ed apre. All'interno, un uomo
è disteso su una lettiga, attaccato a dei macchinari,
sedato pesantemente. Allora è questo, il Presidente.
-Dovrebbe cominciare a riprendersi.- sostiene.
Stiamo pensando a come trascinarlo fuori, quando un trasmettitore si fa vivo.
-Capo... abbiamo un grosso problema.-
-Che succede?-
-I droni... si sono riattivati! Qualcuno ci ha scavalcato.-
-Merda...-
-E non è tutto. Sta arrivando qualcosa... Qualcosa di grosso.-
-Qualcosa cosa? Stark?-
-No capo. E' diverso. E' un ve...-
-Cosa?! Pronto! Ma che sta...- ma
niente. Joker non ottiene più risposta. Allora si dirige verso
una delle poche finestre e guarda fuori. -Uh,uh... arriva la cavalleria...-
-Cavalleria? E quei venti minuti del cazzo?- chiedo, fiondandomi alla finestra. C'è qualcosa di
grosso fuori. Un veicolo e delle persone intorno.
-Non è così.- mi dice, come se avesse
appena scoperto di aver sbagliato l'orario di un treno. -Andiamo. Uno di quei
droni starà già salendo. E non sarà solo.-
Joker si sposta verso l'ascesore, trascinandosi un cesto della
spazzatura dietro. Arrivato davanti, mi mette in mano un pezzo di
metallo rettangolare. Sul suo dorso, in stampatello svetta la scritta "Front Towards
Enemy".
-Le mine sono da codardi.- gli dico.
-Ed i droni per chi ce l'ha piccolo.- Poi riprende
la mina, nascondendola nel cestino. Dall'innesco tira un filo di nylon,
o di qualsiasi altro materiale. Ma che ha il medesimo ed unico scopo: non
essere immediatamente visibile. Percorre la larghezza di tutta la porta e lo blocca
all'altra estremità. Oggi, qualcuno inciamperà per
l'ultima volta.
-Non male- dico -Ma se non sbaglio quella era l'unica uscita.-
-Ah... amico. Quello... era il piano A.-
-Piano B?-
Joker appoggia a terra la sua borsa, estraendone un Rpg. Caricato, lo punta verso il muro perimetrale.
-Ecco, il piano B!-
Fuoco. Un missile detona, ed è
una cosa orribilmente rumorosa da questa distanza. Joker
ammortizza il rinculo indietreggiando, mentre il missile percorre
la lunghezza del corridoio. Impatto. Ancora peggio. Il muro si
sbriciola, sparando frammenti di pietra ovunque, lasciando uno squarcio
d'aria fresca. Sento la pressione dell'aria sbattermi contro
l'avambraccio usato come riparo. Poi, il mondo smette di tremare.
Mi avvicino al muro demolito. La
polvere comincia a diradarsi, permettendomi di guardarvi oltre. E' un
bel salto da qui. L'esplosione ha lasciato una fessura spettacolare,
portandosi via buona parte dell'ultima stanza. Ed è stato un
caso. Un evento. Altrimenti, non avrei deciso di guardare dentro,
trovandomi ancora un po' più sorpreso. L'ospite, il paziente, il
malato. Joker si avvicina. Insieme, osserviamo stupefatti.
-Ma... ma quello è...?-
-Incredibile... vero?-
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