Crossover
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Autore: macchese    20/06/2011    1 recensioni
"Superman è morto" annuncia un attonito giornalista dentro uno schermo. Ed il mondo vacilla. Le cause vengono insabbiate, ma un uomo sa. Brutal. Un uomo che ha perso tutto ciò che aveva di prezioso. In uno scenario corrotto, vile, che si vende al migliore offerente, un solo desiderio. Dimostrare perchè il mondo non ha bisogno di eroi.
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fumetti, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Che il gioco cominci La menzogna è un peccato recidivo.



Che il gioco cominci


    "Buonasera a tutti. Questa è l'edizione delle diciannove.
Poteva finire in tragedia oggi, durante l'ultimo saluto al nostro caro estinto Clark Kent, quando un pazzo con una maschera da clown, ha sfondato il cordone di sicurezza posto attorno alla bara. Il folle è riuscito ad avvicinarsi al feretro, forse con l'intenzione di danneggiare le esequie del povero Clark. Tempestivamente, le più alte cariche del Governo e della Giustizia, alcune impegnate a trasportare la bara, sono intervenute impedendo qualsiasi gesto sconsiderato avesse in mente lo squilibrato, arrestato e subito portato in prigione.

Nemmeno la morte ti ha dato la pace che meriti. Addio uomo d'acciaio. Che tu possa riposare lontano dal dolore.
Ora, le altre notizie. Oggi, un'esplosione ha devastato un edificio nella periferia della zona Giardini. Per gli aggiornamenti, siamo collegati con il nostro inviato, Mike. Mike? Mi senti? A te la linea.
---
Si, grazie Walter. Come avete avuto modo di sapere dal mio collega, un edificio è crollato nella periferia, non molto lontano dal distretto Giardini. Fortunatamente non ci sono vittime. L'edificio, vuoto nel momento del crollo, è stato sventrato da un'esplosione. Le cause possono ricondursi ad una fuga di gas. Per il momento è tutto. Walter, a te la linea."

Illudere, è un diritto degli uomini. Illudersi, è stupidità. Ancora una volta, qualcuno ha mentito. E' vero, un edificio è crollato. E' sparito dalla geografia del posto, dalle carte, da qualche tavola catastale, se mai vi fosse stato registrato prima. Probabilmente ci è stato sbattuto sopra dopo, per far credere al mondo che è veramente crollato uno stabile qualsiasi, vuoto. Perché quello che ho visto, quello che ho sentito uscire dalle bocche di quel Walter e del suo inviato, è solo una menzogna lucidata al punto da sembrare vera. Perché quell'edificio non è crollato a caso. E' stato abbattuto, di proposito. Da chi, fallito il suo compito, ha terminato il lavoro. Cancellato. Me l'aspettavo.
Spenta la televisione, ora mi sto ricucendo la carne. Fa parecchio male. Comincia a duolermi tutto il corpo. E' il siero. Ma la mia attenzione ora va al mio braccio sinistro. Una bella ferita. Quel genere di ferita che, in una gara di ferite, ti garantirebbe un piazzamento sul podio. La fa da protagonista, poco sotto il gomito, per circa quindici centimetri in direzione del polso. E questo dimostra una cosa: è stato un disastro. L'obiettivo è stato raggiunto, ma quel piano, il piano A, è andato. In ogni sua più rosea speranza.


5 ore prima...


Sulla mia moto, mi dirigo all'appuntamento con Joker. Niente fiori, solo armi. Sfreccio a velocità sostenuta, cercando di seminare un pensiero che è sempre davanti ai miei occhi. Lois. La sua ultima follia. Sono passati quattro giorni, finalmente me ne sono liberato eppure, lei è lì. Quel gesto disperato, quella domanda assurda e sì, il suo corpo nudo che mi sovrasta. E' tutto condensato qui, due dita sopra i miei occhi, in un attraente misto di disperazione e coraggio. L'ho lasciata andare, portandola più al sicuro che potessi, assicurandomi che non possa ritrovare la strada verso il mio bunker. Consigliandole di stare attenta ai limiti, di smettere di cercare risposte, di nascondersi, il più a lungo che la solitudine avrebbe permesso. Spiegandole per l'ultima volta come stavano le cose.
Concentriamoci.
Joker mi aspetta poco fuori da quella zona che chiamano distretto Giardini. Non aspettatevi di trovare piante o campi curati, o qualcosa di verde che non sia il bagliore di un semaforo che ti autorizza ad andare. Il distretto Giardini è un agglomerato urbano, fatto di calcestruzzo e metallo. Si chiama così perché è stato costruito da zero, cresciuto nel tempo e nell'ordine. Un posto tanto ordinario da sembrare sospetto. Trovo Joker ad attendermi, con una sacca sulle spalle e oltre, altri due suoi "schiavi", mai visti prima. Non so come faccia a disporre di tutta questa manovalanza a basso costo. Oggi sarà comunque un affare a due.
Siamo finalmente di fronte all'obiettivo. Un edificio con un ampio e solo ingresso, poche finestre, struttura solida. Pianta rettangolare. L'entrata è sul lato corto, molto ben controllabile. Potrebbe anche sembrare quello che è: un edificio comune, finché un particolare non ne tradisce l'uso. Un dettaglio. Anzi due. Un paio di droni dall'aspetto cattivo sorvegliano l'ingresso, costantemente. Mi è difficile credere che sia una scuola. La zona è stranamente deserta. In pieno giorno. C'è il funerale di Clark, ma non è solo questo.

    -Immagino tu abbia un modo per passare senza finire in un sacco di plastica.- Non mi piace la plastica. Più che una richiesta, la mia è una speranza.

    -Abbiamo un modo per eludere la sicurezza all'ingresso.- dice, portando la mia attenzione su della strumentazione in mano allo schiavo numero uno -Lui si occuperà di individuare il segnale che li controlla e di inserirsi in remoto. Questa è la buona notizia.-

    -La buona? Ce n'è già una cattiva?-

    -Questo ci dà una finestra di venti minuti.-

    -E per il resto?-

    -Abbiamo i tesserini elettronici procurati da Katrin, te la ricordi?-

    -Come no.-

    -Quelli dovrebbero aprirci tutte le porte che ci servono. Altrimenti, c'è il piano B.-

    -Il piano B? Sarebbe?-

    -Ogni cosa al suo tempo. Abbiamo venti minuti. Lui ci avviserà nel caso di imprevisti.- indicando l'altro schiavo, il palo.

    -E la sicurezza interna?-

    -Ogni, cosa, al, suo, tempo... Siamo pronti?- Lo schiavo "hacker" conferma con un cenno della testa -Bene. Allora pronti... partenza... via...-

Lo schiavo hacker neutralizza i droni mentre lo schiavo palo ci dà l'ok.

20:00... 19:59... 19:58...

Ci avviciniamo all'ingresso. Passo vicino a quelle bestie di metallo e circuiti sperando che siano spente veramente. Poco più di due metri per qualche quintale di ferro che dorme ibernato in un sonno informatico. La differenza non è poi così lampante. Joker fa slittare un tesserino nell'apposita fessura, sbloccando le porte davanti a noi. Entriamo. E' tutto bianco e saturo di luce. Un corridoio interrotto da una decina di porte, si conclude ai piedi di un ascensore. Una specie di gabbiotto precede il tutto, riempiendo l'atrio. Due persone all'interno, ci osservano avvicinarci. Infine, un metal detector. Carichi di metallo come siamo, la vedo dura. Sarà difficile far passare per un phon carico di pile una M9 pronta a fare fuoco. Ma Joker procede. Entra, facendo strillare la sirena. Una guardia esce, con uno sguardo carico di sospetti ed una mitraglietta carica e basta.

    -Prego, svuoti le tasche di tutti gli oggetti di met...- ma non finisce la frase. Non ha potuto. Joker ha estratto da dentro la manica un rasoio e lo ha sgozzato all'istante. Oggetti di metallo... in fondo, glielo ha chiesto lui. L'altro tizio accorre svelto, spianandogli il mitra alle spalle.

    -Fermo!- urla. La sua voce riecheggia, rimbalzando sulle pareti. -Fermo! Non ti muovere o...- ma il colpo che esplode dalla mia pistola riecheggia più forte, attraversando il vetro del gabbiotto e centrandolo ad una spalla. Tocca a me. Il detector strilla ancora. Joker recupera un mazzo di chiavi dal corpo del primo, dissanguato, mentre io mi avvio verso l'ascensore. La seconda guardia, da terra, mi afferra per una gamba.

    -Chi siete...- non rispondo. Lui rantola a fatica e sofferente, continua -Quel vetro era antiproiettile. Come...-

Mi abbasso, avvicinandomi alla sua figura tremolante e sottovoce, confesso: -I miei proiettili sono antivetro.-

Passo oltre, seguito da Joker che si ferma anche lui sulla guardia. Lo guarda perplesso.

    -O...?- dice, prima di abbassarsi e terminare il lavoro con la sua lama.

Mi raggiunge all'ascensore, attivando il comando con una chiave rubata alle guardie. Guardandomi, strizza un occhio.

14:33... 14:32... 14:31

Saliamo al secondo piano, dove Joker sistema un altro paio di guardie senza il mio aiuto. Il resto è deserto. Tante stanze chiuse da porte spesse, bianche, con un rettangolo di vetro dal quale guardare all'interno. Una prigione o forse, un manicomio. Lo sapevo che non era una scuola. Joker passa in rassegna tutte le stanze, fino a trovare quello che cerca.

    -Ci siamo.-

Afferra di nuovo il mazzo di chiavi ed apre. All'interno, un uomo è disteso su una lettiga, attaccato a dei macchinari, sedato pesantemente. Allora è questo, il Presidente.

    -Dovrebbe cominciare a riprendersi.- sostiene.

Stiamo pensando a come trascinarlo fuori, quando un trasmettitore si fa vivo.

    -Capo... abbiamo un grosso problema.-

    -Che succede?-

    -I droni... si sono riattivati! Qualcuno ci ha scavalcato.-

    -Merda...-

    -E non è tutto. Sta arrivando qualcosa... Qualcosa di grosso.-

    -Qualcosa cosa? Stark?-

    -No capo. E' diverso. E' un ve...-

    -Cosa?! Pronto! Ma che sta...- ma niente. Joker non ottiene più risposta. Allora si dirige verso una delle poche finestre e guarda fuori. -Uh,uh... arriva la cavalleria...-

    -Cavalleria? E quei venti minuti del cazzo?- chiedo, fiondandomi alla finestra. C'è qualcosa di grosso fuori. Un veicolo e delle persone intorno.

    -Non è così.- mi dice, come se avesse appena scoperto di aver sbagliato l'orario di un treno. -Andiamo. Uno di quei droni starà già salendo. E non sarà solo.-

Joker si sposta verso l'ascesore, trascinandosi un cesto della spazzatura dietro. Arrivato davanti, mi mette in mano un pezzo di metallo rettangolare. Sul suo dorso, in stampatello svetta la scritta "Front Towards Enemy".

    -Le mine sono da codardi.- gli dico.

    -Ed i droni per chi ce l'ha piccolo.- Poi riprende la mina, nascondendola nel cestino. Dall'innesco tira un filo di nylon, o di qualsiasi altro materiale. Ma che ha il medesimo ed unico scopo: non essere immediatamente visibile. Percorre la larghezza di tutta la porta e lo blocca all'altra estremità. Oggi, qualcuno inciamperà per l'ultima volta.

    -Non male- dico -Ma se non sbaglio quella era l'unica uscita.-

    -Ah... amico. Quello... era il piano A.-

    -Piano B?-
Joker appoggia a terra la sua borsa, estraendone un Rpg. Caricato, lo punta verso il muro perimetrale.

    -Ecco, il piano B!-

Fuoco. Un missile detona, ed è una cosa orribilmente rumorosa da questa distanza. Joker ammortizza il rinculo indietreggiando, mentre il missile percorre la lunghezza del corridoio. Impatto. Ancora peggio. Il muro si sbriciola, sparando frammenti di pietra ovunque, lasciando uno squarcio d'aria fresca. Sento la pressione dell'aria sbattermi contro l'avambraccio usato come riparo. Poi, il mondo smette di tremare.
Mi avvicino al muro demolito. La polvere comincia a diradarsi, permettendomi di guardarvi oltre. E' un bel salto da qui. L'esplosione ha lasciato una fessura spettacolare, portandosi via buona parte dell'ultima stanza. Ed è stato un caso. Un evento. Altrimenti, non avrei deciso di guardare dentro, trovandomi ancora un po' più sorpreso. L'ospite, il paziente, il malato. Joker si avvicina. Insieme, osserviamo stupefatti.

    -Ma... ma quello è...?- 

    -Incredibile... vero?-
 


          



   
 



  
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