Eccomi
di
nuovo fra voi con un nuovo aggiornamento (fatto il 14 luglio, festa
nazionale francese, vale doppio XD). Come sempre, ringrazio chi
segue e commenta questa storia. E per gli appassionati di Athos e
Aramis, lascio una piccola, piccolissima scena. Spero vi piaccia, non
sono amante particolarmente di questa coppia ma volevo fare un regalo
a voi che mi seguite e che invece spasimate per loro. E' una scena
piccolina è, però spero vi piaccia lo stesso ;)
Un
bacione e
alla prossima!!!
L'unione
fa la forza
Per il piccolo Jean era stata una
passeggiata arrivare a
La Rochelle. Era un bimbo di strada e, a parte il periodo parigino in
cui aveva vissuto a casa di monsieur Bonacieux, era avvezzo alla dura
vita di senza tetto. Come tanti bambini di quella Francia
seicentesca, sapeva bene come sopravvivere senza la certezza del
cibo, senza la protezione di una famiglia, con unico tetto nelle
giornate di pioggia, un ponte.
Sapeva viaggiare da solo senza mai
piangere, senza farsi
sconfortare dalla fame o dalle avversità che incontrava sul
suo
cammino, sapeva procurarsi cibo nei modi più disparati,
sapeva
lavarsi nei ruscelli che incontrava, sapeva capire con un solo
sguardo se un suo eventuale interlocutore era una persona di cui
fidarsi o no.
Per questo era riuscito a viaggiare da
Rouen a La
Rochelle senza particolari problemi. Spinto dalla sua furbizia, dal
suo coraggio, dalla voglia di capire cosa fosse successo a d'Artagnan
e di aiutarlo.
Ma giunto a La Rochelle il tutto si era
fatto più
difficile. Era una zona di guerra piena di militari e di Ugonotti
inferociti. E lui era un bambino solo. Certo, non era un obiettivo
militare, quindi dubitava di venire ferito o ucciso in qualche azione
di guerra. Però quello era comunque un territorio ostile,
pericoloso
e niente e nessuno gli avrebbe garantito di non essere ferito
casualmente in qualche azione di guerra.
Aveva individuato abbastanza in fretta la
zona dove era
accampato il corpo dei moschettieri del re e si era avvicinato e
mischiato fra i militari con umiltà, silenziosamente. Per
non
disturbare le azioni di guerra, per non farsi scoprire e magari
allontanare. In fondo, a lui di quei combattimenti non importava
proprio niente. Voleva solo trovare Athos, Porthos e Aramis! Digli
cosa gli era successo, raccontar loro di d'Artagnan, sentire da loro
la storia dell'amico...
Ci aveva messo tre giorni per trovarli. Di
giorno il
campo era pressocché deserto, solo le reclute più
giovani
rimanevano a guardia di tende e munizioni.
Era stato notato, gli era stato anche
chiesto di
allontanarsi, che quello non era posto per un bambino. Ma non l'aveva
fatto! Se n'era stato accucciato, in silenzio, senza disturbare
troppo. In attesa del momento in cui avrebbe incontrato i tre
moschettieri! L'avevano probabilmente scambiato per qualche monello
curioso o per il figlio di qualcuno, non aveva importanza. Non
l'avevano cacciato, era riuscito a rimanere, nascondendosi
nell'ombra.
E finalmente, alla terza sera, li vide...
Stanchi, con gli abiti pieni di polvere,
Athos, Porthos
e Aramis avanzavano fra le tende. I loro visi erano spenti, distrutti
da guerra, desolazione e spossatezza...
Il cuore di Jean prese a battere
all'impazzata! Quanto
era felice di rivederli!!! Gli erano mancati quei valorosi uomini di
guerra, quel gruppo di amici affiatati e fidati che avevano fatto
quadrato con d'Artagnan, che si erano presi cura di lui, che avevano
combattuto contro i peggiori nemici di Francia, che per lui che non
ne aveva mai avuta, erano stati una famiglia...
Gli corse incontro, felice.
Aramis spalancò gli occhi,
sorpresa.
Un'allucinazione??? "Jean???".
Anche Porthos e Athos si fermarono
spaesati. Che ci
faceva lì il loro piccolo amico???
Ma non era ancora tempo di domande. Solo di
abbracci.
Jean corse loro incontro, saltò
al collo di Aramis e si
strinse a lei. La tensione abbandonò il suo piccolo corpo e
il
bambino scoppiò in un pianto a dirotto. Un pianto
liberatorio.
Finalmente, in quel luogo di guerra, non era più solo...
...
Mezz'ora dopo si trovavano tutti nella
tenda di Porthos.
Avevano rinfocillato Jean, lo avevano aiutato a calmarsi e ora tutti
aspettavano da lui qualche risposta. Perchè si trovava
lì? Cos'era
successo? Nessuno si sarebbe mai aspettato di vederlo, non a La
Rochelle almeno...
"Allora Jean, che ci fai quì? E'
un campo di
battaglia questo, non è un luogo adatto a te, lo sai...?" -
chiese gentilmente ma con il tono serio che sempre lo
contraddistingueva, Athos. Gli era balenata l'idea che Jean fosse
giunto lì perchè alla ricerca di d'Artagnan ma
aveva evitato di
nominare il loro amico scomparso. Per Jean sarebbe stato un terribile
shock scoprire cos'era successo al guascone e Athos, per quanto
possibile, voleva evitargli ulteriori sofferenze. Era ancora troppo
scosso per sapere della scomparsa dell'amico!
Jean inghottì l'ultimo pezzo di
pane. Poi sospirò,
ripensando all'incontro di poche settimane prima con Grethel e
d'Artagnan a Rouen. "Io...". Deglutì, non riuscendo
però
a continuare... Brutta cosa il groppo in gola, quando devi dire
qualcosa!!!
Aramis gli si inginocchiò
davanti e dolcemente gli
accarezzò una guancia. "Coraggio, ora sei fra amici! Dicci
cosa
ti è successo...".
Jean la guardò. Era tanto dolce
Aramis... Si vedeva
lontano un chilometro che possedeva una grazia e un'eleganza nei
gesti che difficilmente si conciliavano col rude mondo dei
moschettieri... Eppure, era una donna e nonostante questo, era fra i
migliori di quel corpo di soldati! Jean sorrise... Era vero, era fra
amici! E d'Artagnan non c'era, conferma che quello che aveva visto a
Rouen era proprio lui e non si era confuso con un'altro! Doveva
parlare... "Io sono quì perchè vi cercavo... Ho
girato, da
quando sono partito, il nord della Francia alla ricerca della mia
mamma! E negli ultimi tempi ero a Rouen. E' una città grande
e
pensavo che magari la mia mamma fosse lì! Beh, non ho
trovato lei ma
un'altra donna... Una donna molto bella, coi capelli neri e gli occhi
verdi... E con lei c'era... c'era... d'Artagnan!". Il bambino
alzò lo sguardo e incontrò gli occhi sorpresi dei
tre moschettieri
che lo guardavano sbalorditi.
Athos deglutì. Una donna dai
capelli neri... Ricordava
l'incontro con d'Artagnan durante gli scontri del porto e la sua fuga
con una donna simile alla descrizione che stava facendo Jean. Allora
non si erano sbagliati, allora davvero quello era d'Artagnan!!!
Dannazione, erano davvero tanto vicini al loro amico disperso...
"Cosa...?" - chiese con un filo di voce.
Aramis gli si avvicinò con
più foga. "D'artagnan???
Hai visto davvero d'Artagnan a Rouen???" - urlò. Da quando
il
ragazzo era scomparso, quel senso di colpa per non averlo protetto
non l'aveva mai abbandonata...
Jean indietreggiò, preso un
pò alla sprovvista da
quella reazione e intimorito. "Sì, con quella donna dai
capelli
neri!".
"E che ti ha detto?" - chiese Porthos con
tono
grave.
Jean scosse la testa. "Nulla! Non mi ha
riconosciuto. E quella donna diceva che era suo marito! E lui diceva
che era vero e che non mi conosceva! Quella donna mi ha minacciato,
mi ha detto di stare lontano da lui che se no mi sarebbe successo
qualcosa di brutto! Mi ricordava tanto Milady, cattiva uguale!".
Sbuffò, poi alzò il viso a guardare i tre uomini.
"E così,
sono venuto a cercare voi! Ma cos'è successo a d'Artagnan?".
I tre abbassarono lo sguardo e solo Athos
se la sentì
di parlare. Aramis era troppo scossa e Porthos non era mai stato un
mago della conversazione e del tatto. "D'artagnan è stato
dato
per disperso e morto in un'azione militare tempo fa... Non sapevamo
più nulla di lui e il suo corpo putroppo non è
mai stato ritrovato.
Pensavamo tutti fosse morto ma poi l'abbiamo visto anche noi, tempo
dopo... Ci è apparso davanti in battaglia, come per magia...
Siamo
rimasti sconvolti, abbiamo cercato di avvicinarlo, anche se non eravamo
convinti che fosse davvero lui! Ma non ci ha riconosciuti, ci
ha combattuti ed è scappato con una donna molto somigliante
alla
descrizione che stai facendo tu! Quindi, era davvero d'Artagnan quel
giorno... E' ancora vivo e di questo sono felice! Ma non capisco cosa
sia successo, chi è la donna che lo ha fatto scappare da
quì e che
si spaccia per sua moglie a Rouen. E perchè lui la
asseconda...".
"Dobbiamo scoprire cosa è
successo ragazzi!!!"
- tuonò il vocione di Porthos.
Aramis era rimasta in silenzio, ascoltando
sia il
racconto di Jean, sia rivivendo mentalmente il giorno in cui avevano
rincontrato il guascone... Il comportamento di d'Artagnan era apparso
strano a tutti allora... Perso, smarrito, come se fosse un'altra
persona... "Ha perso la memoria!!!" - scattò. Ma certo, in
fondo non era la soluzione più ovvia!!!???
"Cosa???" - chiesero Athos, Porthos e Jean
in
coro.
Aramis, rossa in viso, spiegò...
"Vi ricordate
Constance? Anche lei dopo un incidente aveva perso la memoria e non
riconosceva nessuno! E ora d'Artagnan ha vissuto un trauma simile,
non potrebbe essere che abbia un'amnesia come era capitato a
Constance ee non si ricordi di noi?".
Athos si lisciò i baffi,
pensieroso... "Come
spiegazione ci potrebbe stare, è logica e ha senso! Se tu
avessi
ragione Aramis, saremmo sulla giusta strada per capire cosa
è
successo al nostro amico... Però, è tutto il
contorno che non
quadra! Chi è la donna che era con lui? Cos'ha in mente? E
in che
rapporti sono?".
"C'è solo un modo per
scoprirlo!!! Si va a Rouen
tutti e quattro! Jean ci farà da guida, lo troveremo e lo
leveremo
dalle grinfie di quella donna!" - urlò entusiasta Porthos.
Athos annuì... "Già,
ma c'è un problema...".
L'entusiasmo di Porthos si
sgonfiò... In effetti... la
guerra... E soprattutto... "De Treville, giusto?" -
sussurrò, mentre l'entusiasmo scemava e già si
vedeva davanti il
capitano che faceva NO con la testa...
Aramis si avviò verso l'uscita
della tenda. "Andremo
a parlare con lui insieme a Jean! Gli spiegheremo cosa abbiamo
scoperto e gli chiederemo un congedo!!!". Era risoluta, niente
l'avrebbe fermata. Il senso di colpa che era nato in lei dal giorno
in cui d'Artagnan era scomparso stava scomparendo, lasciando posto
alla voglia di salvare l'amico. Niente era perso davvero per sempre!
E, ne la guerra, ne il capitano, ne il re sarebbero riusciti a farla
desistere dai suoi propositi!!!
...
"NO!!!". L'urlo di De Treville
tuonò per
tutto l'accampamento addormentato. "E con questo, ogni discorso
è chiuso!". Il viso del vecchio comandante era stanco e
spossato da mesi di guerra e di sofferenze. Le privazioni, il vedere
molti suoi uomini partire per non tornare lo avevano segnato
nell'animo e in quelle ultime settimane era più cupo,
intrattabile e
severo del solito. Aveva ascoltato attentamente quanto riferito dal
piccolo Jean e le spiegazioni a cui erano giunti i moschettieri.
Sapere che il giovane guascone era molto probabilmente vivo –
anche
se nei guai quasi sicuramente – lo riempivano di una gioia
che
però, nel suo ruolo, non poteva esternare. E nemmeno, nel
suo ruolo,
poteva concedere licenze agli uomini migliori al servizio del re per
andarlo a cercare. L'avrebbe volentieri fatto lui stesso, ma non
poteva nemmeno pensare a una cosa del genere...
Athos protestò vivamente. "Ma
capitano, avete
sentito quello che vi abbiamo detto? D'artagnan è vivo e noi
dobbiamo...".
"VOI DOVETE COMBATTERE PER IL RE!!! E' IL
VOSTRO
COMPITO, LA VOSTRA MISSIONE!!! SIETE MOSCHETTIERI E NON RAGAZZINI CHE
INSEGUONO UN SOGNO!!! E C'E' UNA GUERRA IN ATTO!!!". De Treville
urlò talmente forte che divenne rosso in viso, mentre il
fiato gli
si faceva corto.
"Anche d'Artagnan è un
moschettiere e ha sempre
servito il re con fedeltà!!! Non merita aiuto, ora che ne ha
bisogno??? Ricordate i suoi servigi alla corona, sia nelle faccende
riguardanti Milady e il Cardinale, sia per quanto riguarda Maschera
di Ferro!!!??? Se non fosse stato per lui, forse non ne saremmo
usciti vincenti!!!". Aramis era disperata! Capiva la posizione
del capitano e quanto dolore provasse ma non lo accettava.
"Ho detto di ritirarvi nelle vostre
cuccette!!!"
- sbiascicò il capitano fra i denti, innervosito.
Aramis lo fissò... De Treville
era stato la sua
salvezza, l'inizio della sua rinascita e della sua nuova vita. A lui
doveva tanto, tutto. Se ora aveva amici, una casa, sogni forse, lo
doveva a lui e alla grande opportunità che gli aveva dato...
Ma
riteneva di aver saldato, in anni di fedele servizio, il suo debito
verso di lui. E decise. Lentamente si tolse la casacca da
moschettiere e la pose sulla scrivania del capitano. "Se il
problema è il mio ruolo da moschettiere che non
può abbandonare il
campo di battaglia, allora rassegno le mie dimissioni! Me ne vado,
lascio i moschettieri!" - disse risoluta.
Athos la fissò. Aramis era
diversa da loro... Di lei –
perchè era sicuro ormai si trattasse di una lei, l'aveva
capito in
anni di stretta vicinanza – tutto si poteva dire ma non che
non
fosse cocciuta. Era una donna e come tale, se si metteva in testa una
cosa, era difficile farle cambiare idea. Le donne sanno essere
testarde molto più degli uomini e più battagliere
per le cose che
stanno loro a cuore e Athos lo sapeva bene. Non sapeva nulla del
perchè lei fosse un moschettiere e della sua vita passata.
Ma decise
che non gli improtava. La apprezzava e basta... E l'avrebbe ammirata
sempre, anche in silenzio, anche fingendo di non sapere...
Lentamente, anche Athos si tolse la casacca. "Io faccio lo
stesso capitano! Da oggi non sono più un moschettiere!".
Aramis si voltò verso di lui.
Fiero, alto ed elegante,
Athos fissava De Treville fisso negli occhi, senza nessuna ombra di
esitazione per quanto aveva appena fatto e detto. La ragazza
arrossì... Athos era bello, intelligente, colto... La vera
mente del
gruppo... Solo lui riusciva a farla arrossire come solo la donna che
una volta era stata riusciva a fare... Odiava questa cosa ma era
così
e col tempo aveva accettato questa sua debolezza. Anche se,
accuratamente, aveva evitato di chiedersene il motivo...
E infine toccò a Porthos. "Mi
dimetto anche io
capitano!" - disse semplicemente.
De Treville fissò i tre sorpreso
e pensieroso, poi si
abbandonò sulla sua sedia con aria sconfitta. "Riprendetevi
le
vostre casacche!" - disse in tono stanco e un pò
più gentile
di poco prima – "non è necessario dimettersi...".
"Si che lo è, se non ci lasciate
andare!!!" -
obiettò Porthos.
De Treville sospirò. Spiegarlo
al re e al Cardinale non
sarebbe stato facile ma si sarebbe inventato qualcosa... I suoi tre
migliori uomini erano decisi e determinati in quello che volevano. E
che voleva anche lui in fondo, era innegabile... Riportare a casa
d'Artagnan sarebbe stata la sua più grande vittoria e gioia,
in
quella guerra assurda... "E sia! Vi concedo un congedo! Per
un'azione di guerra segreta, ecco cosa dirò al re!
Dirò che
d'Artagnan è stato individuato e che voi tre, in incognito,
siete
andati a liberarlo dal nemico che lo tiene prigioniero. Il re era
molto rammaricato per la sua scomparsa e credo non
obbietterà se vi
assentate – per il più BREVE tempo possibile
– per riportarlo da
noi. Rimarrò sul vago con il re e credo che andrà
tutto bene... Se
ci fossero problemi, vedrò di risolverli in via
confidenziale con
lui... In fondo, siamo amici da anni! Per quanto riguarda il
Cardinale... Beh, lui ha le sue gatte da pelare coi suoi uomini
impegnati in battaglia, quindi dubito verrà a ficcare il
naso nelle
nostre questioni interne". Già, non poteva fare altro. Il re
si
sarebbe infuriato di più per tre valorosi uomini
dimissionari e
disertori che per qualche giorno di congedo per un'azione, dopo
tutto, di guerra...
Gli occhi dei tre moschettieri brillavano
di gioia. Il
loro amato capitano non li aveva delusi nemmeno quella volta. "Grazie
capitano!!!" - esclamarono allegri, riprendendo le loro casacche
blu.
De Treville annuì. "Aspettate a
ringraziarmi! Se
tornerete con un nulla di fatto, assaggerete la mia punizione! Questa
vostra missione NON deve fallire, capito?".
"Ci conti capitano!" - lo
rassicurò Porthos
con rinnovata allegria.
Uscirono allo scoperto, seguiti da Jean che
non aveva
fiatato durante il colloquio con De Treville.
"E allora, si parte?" - chiese Athos.
"Certo, subito!" - rispose Aramis.
Porthos estrasse la spada. "Prima di andare
a
salvare quello scavezzacollo di d'Artagnan che come al solito si
è
cacciato nei guai con una bella donna, ci vuole il nostro rito
propiziatorio ragazzi, che ne dite?".
Athos e Aramis annuirono. E mentre Jean li
guardava
estasiato, pronunciarono il loro famoso motto con le spade alzate al
cielo. "Uno per tutti, tutti per uno!!!".
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