In
risposta alla sfida di Lily_Snape
che
aveva richiesto una SeverusxTonks
ambientata nel quinto o nel sesto libro. Il prompt era: «Sei troppo bella per
morire» e so, chiedo venia, di averlo
raggirato come una narcotrafficante, ma tant'è. Lily, so che
mi avevi chiesto che perlomeno ci scappasse un bacio o qualcosa di
simili, ma Severus è Severus, e per quanto Severus/Tonks sia
uno dei miei pairing preferiti, se non sono in modalità OOC
proprio non ce la faccio a non shipparlo con Lily Evans. Che dramma
è la vita, eh?
Spero ti possa ugualmente piacere.
*
Quelle
troppo belle
SeverusxTonks
Luglio
1996
«La
professoressa McGranitt mi ha detto che Remus sarà di
ritorno a
Londra, questa notte».
Severus
tenne il capo chino sulle pergamene che stava correggendo; pareva non
essersi nemmeno accorto della rumorosa giovane che aveva fatto
irruzione nei propri sotterranei. Segnò con una grossa
cancellatura
di inchiostro nero un altro clamoroso errore di Terry Steeval sulle
proprietà dell'aconito e fece una smorfia scocciata al
pensiero di
quanto fossero incompetenti gli studenti del sesto anno.
«Lei
lo ha saputo da te»
riprese con veemenza Tonks,
avvicinandosi a grandi falcate verso la sua scrivania e poggiando
entrambe le mani sul legno di ebano. «Perché
diavolo non me l'hai
detto?».
Le
labbra di Severus si storsero in un sogghigno perfido.
«Non
ho tempo da dedicare alle tue sciocche infatuazioni da
adolescente».
«Stronzo»
soffiò lei, mentre si avvicinava ad una poltrona
lì accanto. Si
lasciò cadere malamente sui cuscini e incrociò
fra loro le gambe
come un ragazzina.
Lui
sollevò gli occhi: sebbene indossasse l'abito di foggia
maschile del
Quartier Generale degli Auror, era impossibile non scorgere l'orlo
della sgargiante T-shirt spuntarle dal bavero o non notare il paio
di sneakers verdi
al posto degli stivali d'ordinanza. Sforare dagli schemi era così
tipico
di lei,
d'altronde, che Severus si era quasi abituato alla sua mancanza di
disciplina. Era una caratteristica che le calzava a pennello ben
più
di quella divisa da giovane soldato di cui tanto era orgogliosa; non
sembrava pronta a quella guerra più di quanto non lo potesse
essere
una tredicenne.
«Avevo
il diritto di saperlo, professore» incalzò
nuovamente Tonks.
«A
quanto mi è stato riferito, la tua attuale occupazione
dovrebbe
essere preoccuparti per la sicurezza di Hogsmeade e della scuola.
Lupin se ne tiene ben alla larga ed è qui, Ninfadora, che
finiscono
i tuoi diritti».
Gli
occhi scuri di Tonks si assottigliarono minacciosi, ma Severus aveva
già riabbassato il capo sulle proprie pergamene.
«Sei
un bastardo» lo insultò con voce alterata.
«E sicuramente morirai
bastardo. Sei uno di quei bastardi talmente bastardi che rimangono
bastardi perfino da morti. Un bastardo in qualunque cosa, che sia da
vivo, da morto o da redivivo».
«È
appagante scoprire che dopo sette anni di istruzione hai imparato la
distinzioni fra un morto e un redivivo; peccato tu non sia riuscita a
cogliere la sottile sfumatura che separa un umano
da un
Vampiro» si fermò per rivolgerle un'occhiata
disgustata. «Ah...
dimenticavo: tu non cogli le sfumature che separano gli umani da...
beh, tutto il resto».
Tonks
si levò di scatto, lo fulminò con un'occhiata
furente e si lanciò
a grandi passi verso la porta, assicurandosi che lui potesse vedere
con chiarezza il dito medio che aveva alzato. Prima che la sua voce
svanisse del tutto, Severus la sentì imprecare lungo le
scale per
almeno una decina di secondi.
La
fragranza fruttata del suo profumo aleggiò nei suoi
sotterranei fin
quando Severus non si decise a mettere le mani fra i propri
alambicchi.
Dicembre
1996
Remus
Lupin era una di quelle tante persone che Severus sperava sempre di
incontrare il meno possibile. Era stato scioccante imbattersi in lui,
quando invece cercava Albus Silente – e la poltrona del
Preside,
purtroppo, era vuota.
A
differenza di tutta quella gente che continuava a farsi irretire da
quel maledetto licantropo come un cucciolo di Kneazle, Severus era
allergico a quella sua studiata affabilità; era falsa,
calcolata,
nauseante. Remus Lupin era fra quegli adulatori
d'alta classe
che dicono esattamente quello che ci si aspetta di sentirsi dire. Fin
dai tempi della scuola si era rivelato un incorreggibile debole,
sempre pronto a difendere Black e Potter per paura di inimicarseli, a
qualunque costo. Severus non poteva dimenticare le centinaia di
umiliazioni che aveva dovuto pagare, né di quella notte di
luna
piena in cui lo scherzo di quegli idioti gli costò quasi la
vita.
Non
poteva dimenticare troppe cose – l'immagine di Lupin che studiava
per i M.A.G.O. con Lily, Lily che si confida con Lupin di
ciò che un
tempo avrebbe preferito raccontare a lui, Lily che sfiora il braccio
di Lupin nel cortile di Hogwarts, Lily che accetta
Lupin, un
dannato lupo mannaro, quando non era stata capace di perdonare
lui.
“ Escono
di nascosto, di notte. Ha qualcosa di strano, quel Lupin.
Dov'è che
va sempre?”.
Mentre
fissava il volto magro e segnato di Lupin, sentì il mostro
dell'acredine agitarsi ancora una volta dentro di lui. Sebbene
sembrasse essersi fatto più pallido e lacero dall'ultima
volta in
cui era stato costretto ad incontrarlo, i suoi occhi erano brillanti
e attenti.
«Buonasera,
Severus» lo salutò con voce roca, chinando appena
il capo. «Cercavo
il professor Silente. Sai dove posso trovarlo?».
«Se
lo avessi saputo, non sarei venuto fin qui» lo
liquidò brevemente
lui, voltandosi per tornare ai propri passi.
«Severus».
Severus
si fermò di colpo e chiuse gli occhi in un moto di stizza.
Sentiva
il disgusto e il desiderio di far sparire quel lupo mannaro
accentuarsi rapidamente dentro di sé. Girò il
collo quel tanto che
bastava a rivolgere a Lupin un'occhiataccia particolarmente sdegnosa.
«So
quello che hai fatto».
Le
sopracciglia di Severus schizzarono in alto; le sue labbra sottili si
storsero in un mezzo sogghigno.
«Temo
di non capirti».
Lo
sguardo di Lupin fu attraversato d'un tratto da una luce minacciosa
–
quasi ferina. Si umettò con lentezza le
labbra, come se
stesse valutando con attenzione le parole da usare.
«Hai
detto a Fenrir Greyback che nel suo gruppo c'è un
infiltrato».
«Davvero
l'ho fatto?» chiese con innocente stupore.
Lupin
si mosse con una velocità tale che Severus ebbe a malapena
il tempo
di accorgersene; un istante dopo, aveva già le spalle
schiacciate
contro la parete dell'ufficio e il braccio sinistro di Lupin premuto
con barbara forza contro la sua gola. Invano Severus tentò
di
liberarsene: il tempo trascorso insieme a quelli come lui
sembravano aver avuto su Lupin un'influenza bestiale.
I suoi
occhi sembravano ardere di violenza e fu solo in quel momento che
Severus si accorse che erano gialli.
“ Buon
Dio” si ritrovò a pensare.
«Come
hai potuto?» riprese Lupin, serrando rudemente la propria
stretta.
«Come cazzo hai potuto
farlo?».
«Ho
mentito, forse?» sputò Severus fra i denti,
cercando di ritrovare
il fiato e piantando le unghie nell'avambraccio dell'altro.
«Non mi
sembri meno animale di quanto possa esserlo Greyback. Guardati».
A
quelle parole, la ferocia di Lupin parve scemare con la stessa
inaspettata rapidità con la quale era esplosa.
Sbatté un paio di
volte le palpebre e si allontanò da lui come se ne fosse
appena
stato scottato. Severus lo fissò con circospezione mentre si
massaggiava con cura la gola: quella missione lo avrebbe fatto
sicuramente impazzire.
«Sei
un maledetto stronzo» ringhiò Lupin, mentre
stringeva fra loro i
pugni con movimenti nervoso. «Un fottuto, maledettissimo
stronzo che
morirà stronzo».
Severus
si lasciò sfuggire uno sbuffo sarcastico.
«Me
l'hanno detto, sì. Me l'ha detto anche Ninfadora».
Lupin
ruotò la testa con uno scatto e quell'irruenza svanita poco
prima
sembrò riaffiorare nei suoi occhi.
«Cosa
le hai fatto?».
«Decisamente
meno di quanto tu non abbia fatto a lei, credo».
Il
colore rimasto sul viso di Lupin parve svanire in un secondo.
Distolse in fretta lo sguardo dall'altro mago e si diresse verso la
grande finestra che si affacciava sui cortili interni. Si
appoggiò
al vetro con il braccio e rimase immobile e silenzioso. Severus ebbe
l'impressione che Lupin stesse cercando di soffocare un altro scoppio
di nervi.
«Sai,
Lupin, in una circostanza diversa saresti l'ultimo a cui offrirei
spontaneamente un consiglio, ma... ti suggerisco di stare alla larga
da Ninfadora Tonks. La distruggeresti».
Fra
tutte le reazioni che Severus avrebbe potuto ipotizzare, di certo che
Lupin scoppiasse a ridere non sarebbe stata fra quelle. Invece,
eccolo lì, ancora appoggiato alla finestra e scosso da una
bassa e
roca risata priva di allegria.
«Sai,
Severus... saresti l'ultimo a cui rivolgerei un complimento, se solo
tu non fossi anche l'unico abbastanza bastardo da dirmi la
verità.
Perché è la verità, per
Godric...» aggiunse in un flebile
sussurro, appoggiando la fronte al vetro. «Non le causerei
che
dolore».
“ Tu
non vedi l'ora di unirti a Tu-Sai-Chi, vero?”.
Severus
fece una smorfia sprezzante.
«È
troppo giovane» riprese a parlare Lupin, sebbene Severus
avesse la
sensazione che si stesse rivolgendo a se stesso. «Troppo
innocente.
Non posso trascinarla insieme a me».
«No»
rispose Severus con voce bassa. «Non puoi».
Giugno
1997
«Va'
avanti, Draco» ordinò repentinamente al ragazzo
che lo seguiva.
«Raggiungi i cancelli passando per le serre. La strada
sarà
libera».
Draco
Malfoy aveva il volto pallido e sudato in una maschera di puro
terrore. A Severus non era mai sembrato tanto vulnerabile come in
quel momento: non era che un ragazzino, dopotutto, e non
poté
evitare di pensare a lui con un'ondata di indicibile pena.
«Vai»
gli ripeté seccato.
Con
le labbra tremanti e gli occhi che si guardavano febbrilmente a
destra e a sinistra, Draco annuì con un gesto meccanico
della testa
e iniziò a correre come un forsennato in direzione dei
cortili.
Severus sapeva che avrebbe dovuto seguirlo per accertarsi che non gli
accadesse nulla di male – sapeva cosa
rischiava – ma aveva
intravisto un Auror duellare con Rowle dall'altro capo del lungo
corridoio e in tutta la Gran Bretagna c'era solo un Auror che quella
notte avrebbe potuto essere a Hogwarts.
Tonks
era una duellante ben più micidiale di quanto non si potesse
immaginare. Sebbene fosse nota per la propria goffaggine, sferrava
ogni colpo con una precisione e una grinta tali da far pensare che
non avesse mai fatto altro in tutta la sua vita. Era evidente che
Rowle si trovava in posizione di netto svantaggio, ma Severus
sollevò
comunque la bacchetta e gli scagliò contro un potente
Schiantesimo.
Vide
Tonks trasalire mentre la scia rossa le sfrecciava accanto e voltarsi
con uno scatto. Quando ebbe riconosciuto la figura alta e scura di
Severus, le sue spalle parvero rilassarsi.
S'affrettò
a correre verso di lui. Aveva il viso sporco di polvere e un grosso
taglio che le correva lungo la tempia sinistra, ma il suo sguardo
brillava di feroce determinazione.
«È
proprio tipico di voi bastardi Serpeverde attaccare a
tradimento»
gli disse lei con voce dura, sebbene gli angoli della sua bocca
fossero lievemente piegati verso l'alto.
Severus
la guardò per un lungo istante e alzò cautamente
la mano per
sfiorarle la sanguinante ferita che le stava rigando il viso. Tonks
sobbalzò e rimase impietrita, con gli occhi sgranati dallo
stupore.
«P-professor
Piton?».
Lui
fece una smorfia infastidita, come se avesse appena ascoltato
qualcosa di particolarmente offensivo.
«Se
solo tu fossi un poco più elegante e un poco meno scurrile,
assomiglieresti a Lily Evans in una maniera nauseante».
Tonks
si allontanò di un passo da lui e rimase a fissarlo con la
fronte
aggrottata, scuotendo appena il capo.
«E
Lupin non ti merita» riprese sprezzante lui, facendo un
movimento
seccato con la mano con cui l'aveva accarezzata pochi secondi prima.
«Non ti meriterà mai. Quelli come noi non meritano
mai quelle
come voi».
«Professore,
non--».
«E
dovresti prestare attenzione, Ninfadora, perché sembra che
anche la
morte abbia un debole per quelle come te».
Quelle
troppo belle anche per lei.
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