crossNon
siamo morte! XD rieccoci qui, con un filino di ritardo ^_^,
entrambe in diretta da Pisa, con l’ultimo capitolo della nostra mitica
CrossOver!! Siamo emozionate per il traguardo raggiunto e soddisfatte
di questa riuscitissima collaborazione! Ci mancheranno queste quattro
teste calde, ma non è detto che non possano tornare, prima o poi!! Naturalmente
grazie alla super beta Berlinene per i suoi commenti a bordo pagina e
per le dritte sul basket!! E grazie a tutti quelli che leggono o che
leggeranno e che ci hanno seguito e supportato con i loro commenti!! Grazie Ichiiiii (by Rel) Grazie Reeeel (by Ichi)
…. E dopo quest’ultimo sclero, non ci resta che augurarvi buona lettura con l’ultimo capitolo di Kanagawa-Tokyo A/R!!!! Rel&Ichi
IV CAPITOLO
Il
lancio della moneta decise l’ordine delle discipline. Avrebbero
cominciato col calcio, poi sarebbe toccato al basket. I quattro ragazzi
si prepararono dividendosi a coppie, uno davanti all’altro e Hanamichi
con un piccolo calcio passò la palla a Jun che la fermò posandoci sopra
la punta della scarpa. “La palla ai perdenti!” sorrise tronfio Sakuragi, aspettando la mossa dell’avversario.
Ken
notò il suo ragazzo cercare lo sguardo di Rukawa, che accennò un
sorrisetto complice. I due s’intendevano alla perfezione. Ma non era
quello a preoccupare maggiormente il portiere, bensì il fatto che Jun,
toccata la palla, avesse cambiato subito espressione, assumendo quella
tipica del fiero principe del calcio deciso a non lasciarsi sfuggire
nemmeno un prezioso minuto di gioco. Conosceva quella luce nei suoi
occhi: sarebbe andato fino in fondo, deciso a vincere. E su questo,
anche Rukawa sembrava pensarla allo stesso modo. Poi, come un
fulmine al ciel sereno, fu assalito da un atroce dubbio. “Aehem…
Hanamichi…” Sussurrò, mentre un brivido gli percorreva la schiena. “Tu
sai giocare a calcio… vero?”
L’interpellato gonfiò le guance con
disappunto e poi sorrise in modo smagliante, trasformando la propria
espressione nel classico ghigno del tensai, facendogli l'occhiolino,
complice: "Ma certo che sì! Stai a vedere!" lo rassicurò. Così, quando
diedero il via, Hanamichi iniziò a correre verso Jun per tentare
di rubargli la palla, tenendo d'occhio la sua volpe. Rukawa aveva la
stessa espressione che sfoggiava in campo o quando disputavano un one to one
tra loro. Quella volpe esibizionista non si sarebbe mai fatto scappare
l'occasione di vincere una sfida: doveva dimostrare di essere il
migliore in tutto e Hanamichi lo sapeva bene.
Poco convinto, Ken
seguì l’azione. Vide Jun dribblare con facilità Hanamichi,
scattando come un gatto ai suoi lati per poi passare a Rukawa che
stoppò di petto per lanciarsi poi verso la porta vuota. Certo che,
senza un portiere, le cose si complicavano assai. “Non male per un
principiante!” Esclamò Ken, raggiunto il numero undici dello Shohoku.
Rukawa si difese bene, ma Ken, con un tackle ben coordinato, riuscì a
rimpossessarsi del pallone. Per fortuna, Jun lo sapeva bene, era ‘un
portiere d’attacco’ in quanto se la cavava anche in campo.
Hanamichi
seguì quei tre che correvano come schegge per il campo: la volpe non se
la cavava affatto male e si chiese se ci fosse esattamente qualcosa che
Kaede Rukawa non sapesse fare bene e tornò indietro per aiutare Ken a
difendere la porta.
“Non passi…” Fu proprio Misugi, a pararsi
di fronte a Ken, deciso a non farlo avanzare. “Accidenti!” Preso alla
sprovvista, il portiere passò subito la palla. “Vai, Hanamichi!” Gridò,
riuscendo nel passaggio.
Hanamichi, concentratissimo, osservò la
traiettoria e portò indietro la gamba destra per caricare il tiro così
da farne uno degno della sua fama, ma quando fu pronto a rilanciare la
gamba, il pallone gli scivolò tra le gambe e il ragazzo colpì il nulla,
saltellando poi su un piede per non perdere l'equilibrio. "Ma che
diavolo combini, Sakuragi!" Gli gridò Wakashimazu, "Era una palla
facilissima!"
Intanto, un sibilo divertito dietro di sé ammonì
il numero dieci dello Shohoku: "Bravo, doaho! E meno male che sapevi
giocare!" Sakuragi, furioso e con la faccia paonazza di rabbia,
riacquistò lucidità correndo dietro la volpe. "Ci penso io, Ken!" tranquillizzò il suo compagno di squadra.
Il
portiere si portò una mano alla fronte, preda di un attimo di
disperazione. “Ora sì che siamo nei guai…” Sbuffò, amareggiato. Non
voleva di certo perdere contro Jun, ma senza la giusta spalla sarebbe
stato difficile! Corse comunque verso la palla persa che rotolava
pericolosamente verso la loro area, subito intercettato da Misugi. “Eh,
no!” Wakashimazu, deciso a non farsi surclassare una seconda volta, si
avventò sul compagno. “Non ti farò segnare, principe del calcio!” Jun
frenò sul posto e gli sorrise. “Non dire così… Ken…” La voce sensuale.
Il portiere si stranì e quella distrazione gli fu fatale: il suo
adorato fidnzato fece un retropassaggio all’accorrente Rukawa e Ken non
poté evitare che la palla s’insaccasse in rete.
“Mi ha fregato!!!” Ken divenne rosso dalla rabbia. “ È stata una mossa… meschina!” Jun scrollò le spalle, divertito. “Ma quale mossa meschina, sei tu che devi essere concentrato!”
Fu
poi il turno di Hanamichi riprendere il partner di gioco: "Ehi,
capellone! Siamo qui per vincere, non lasciarti ingannare da qualche
moina!" Lo rimproverò, prima di correre dietro a Kaede.
“Gran bel tiro, Kaede!” Esclamò il principe, strizzando l’occhio al ragazzo.
Rukawa
si volse verso di lui e fece un mezzo sorriso che stava a significare
che avevano la vittoria in tasca, venendo subito distratto dalla voce
di Hanamichi."Kitsune, adesso non mi lascerò più distrarre, sei mio!"
minacciò il rossino che, ripreso il gioco, aveva iniziato a marcarlo
stretto, cogliendo il lampo blu di sfida nello sguardo del fidanzato.
"Doaho, non ce la farai mai contro di me!" gli rispose la volpe che,
grazie a un veloce gioco di gambe, non gli permetteva di toccare palla,
scrutando, intanto, la posizione di Jun. Erano vicinissimi alla porta,
potevano segnare ancora! Lo scontro tra i due era serrato, avevano
entrambi il fiatone, però, Kaede conosceva troppo bene il suo ragazzo e
sapeva che, prima o poi, il nervosismo gli avrebbe fatto fare qualche
errore: l’occasione propizia arrivò quando Sakuragi abbassò lo sguardo
sulla palla, interrompendo il contatto con i suoi occhi, e Kaede tirò
dritto in mezzo ai suoi piedi paralleli, tentando di guadagnarsi il
primo punto nel loro personale scontro. Hanamichi ringhiò
improperi tra i denti e si rimise a correre dietro la palla, tentando
il tutto per tutto: non poteva perdere, non voleva deludere Ken, lui,
in fondo, era un genio, si ripeté, saltando sull'erba, scivolando e
voltandosi ad abbracciare la palla per arrestarne la corsa, impedendole
di andare 'in rete'.
Scese il gelo e Ken, in quel momento,
desiderò di stare sognando. “È un incubo, vero… ?” Borbottò fra sé,
prima di gridare con tutto il fiato che aveva in gola: “Razza
d’incapace! Che combini!! Altro che re dei rimbalzi! Re degli incapaci,
dovevano chiamarti!” Si avvicinò furibondo al compagno che sembrava
proprio soddisfatto di aver bloccato la palla in quel modo.
“Eh?”
Un Hanamichi totalmente basito perse d’un tratto tutta la sua baldanza,
rimettendosi in piedi, tendendo la palla a Ken. “Perché? Che ho fatto?
Ho impedito alla palla di andare in porta! Dovresti ringraziarmi!” Si
alterò a sua volta, puntando i pugni sui fianchi. “Ma non lo sai
che a calcio non si tocca la palla con le mani? Chi può farlo è
soltanto il portiere, il portiere!” si sfogò Wakashimazu. “Eh,
adesso è colpa mia! Tu sei il portiere! Avresti dovuto pensarci tu! Ma
visto che te ne stavi tranquillo a farti i cavoli tuoi sono dovuto
intervenire io!” gli rispose il compagno, prendendosi la ragione .
Ken
si rese conto che discutere, anzi, ragionare, con uno come Sakuragi era
peggio che farlo con un mulo. Inoltre, non gli piacevano proprio gli
altri due che guardavano divertiti la scenetta.“Jun! Non c’è niente da
ridere!” Il principe del calcio inarcò un sopracciglio. “Ringrazia che rido… perché sarebbe fallo di mano!” Gli fece notare. Ken,
di fronte a quella reazione, perse del tutto la pazienza. “Ah, vuoi il
rigore? Va bene, mi metto in porta!” Disse stizzito, dando le spalle ai
ragazzi e posizionandosi fra i pali. “Non hai i guanti, Ken…” Gli fece
notare il suo ragazzo, ma il portiere non volle sentire ragioni. “Mi
bastano i pugni! Chi dei due vuole tirare?” Domandò con aria di sfida,
guardando prima Jun, poi Kaede.
Hanamichi osservava con occhi
di fuori la scena a cui stava assistendo: fallo per aver parato?
Rigore? Ma che razza di strane regole aveva quel gioco? Il basket era
meno complesso, ponderò, avvicinandosi a Kaede e Jun che parlottavano:
non gli piaceva molto il loro confabulare, si erano trovati fin troppo
e lui e Ken al contrario, non facevano altro che litigare. I due
avversari si misero l'uno di fianco all'altro e si scambiarono un cenno
del capo, poi Jun posò un piede sulla palla, scambiando qualche
passaggio lento con Rukawa, avvicinandosi alla porta dove Ken li
attendeva. Avrebbe tirato lui. Hanamichi spostava il capo dal portiere
ai due, osservò Kaede e poi Jun, Jun e poi Kaede, fino a che il
principe del calcio d'improvviso tirò con forza.
Decisamente
non fu un tiro da partitella, e Ken l’aveva capito ancora prima che Jun
facesse partire il bolide. Aveva riconosciuto i movimenti decisi e
visto lo sguardo mutare nel mirare alla porta: era l’espressione di chi
non avrebbe avuto alcuna remora. “E va bene, Jun…” Aveva detto fra sé
il portiere. “Farò sul serio anch’io…” Con quell’ultimo pensiero si
gettò sulla palla, laddove il suo istinto di portiere lo guidava, e non
ne fu tradito. Infatti, riuscì a respingere il pallone di pugno,
impedendo di andare in rete, sotto gli occhi sorpresi del compagno che,
però, sorrise, quasi si aspettasse tale esito. “Ce l’ho fatt…”
Stava per esultare, quando vide la palla ancora in gioco e un movimento
inaspettato. E, solo in quell’istante comprese il piano dello scaltro
Principe del calcio. Purtroppo, era ancora a terra e dal lato opposto
alla direzione di Rukawa. E, ancora una volta, come spesso gli
succedeva nelle partite vere, si era fatto prendere dall’incoscienza e
dalla tensione, finendo per commettere un grosso errore.
“Hanamichi, fermalo!!” Gridò in quel secondo fatale.
"Kaede non
passerai!" minacciò Sakuragi e Rukawa si accorse della determinazione
di quelle iridi scure: sapeva cosa stava pensando il suo ragazzo e
sorrise. Hanamichi riuscì a soffiargli la palla ma, quando si voltò per
allontanarsi dalla porta, Kaede gli sfiorò impercettibilmente il fianco
con una mano e si impossessò nuovamente della sfera, aggirandolo.
Calciò così il pallone che andò dritto in rete, nonostante Wakashimazu
avesse tentato un salvataggio impossibile, cercando all’ultimo momento
lo slancio sui pali della porta. Ma era in ritardo. Hanamichi osservò
basito la scena, curvandosi nelle spalle e avvicinandosi a Ken,
tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi, sinceramente costernato
per quell'errore: "Scusami..." mormorò.
Ken guardò la palla che
gli rotolava ai piedi. E guardò Hanamichi. Ebbe un attimo di
smarrimento e sconforto, di quelli che l’assalivano quando, per colpa
di un suo errore, la squadra finiva in svantaggio. Eppure… qualcosa non
gli tornava. “Jun…” Richiamò il suo ragazzo, con tono diffidente. “Non
voglio mettere in dubbio la tua conoscenza delle regole calcistiche”
sottolineò, “ma sbaglio, o quando si tira un rigore non si può
intervenire in due?” Jun lo osservò a lungo, senza rispondergli
nell’immediato. Poi scrollò le spalle. “Hai ragione.” Disse serio. “Ma
non siamo in una partita ufficiale, non essere così rigido. Altrimenti
Hanamichi doveva essere espulso da un pezzo…” Terminò, sorridendogli
candidamente.
Ken rimase basito, per un attimo avrebbe voluto
ribattere, ma si trattenne. In fondo Jun diceva la verità: era in
compagnia di suo cugino, del suo ragazzo… e del proprio. Giocavano per
divertirsi, no? In effetti, le giocate di Hanamichi erano le più
bizzarre che avesse mai visto! Grazie a quel ragionamento, i suoi occhi
dapprima cupi cambiarono luce e il ragazzo scoppiò in una fragorosa
risata. “Siamo proprio messi male!” Esclamò. Era tutto… così buffo.
Anche se stavano perdendo. “Tranquillo, Sakuragi! Ci rifaremo!”
Hanamichi
sorrise, sollevato dal vedere il portiere sereno, nonostante tutto, e
iniziò a ridere anche lui sguaiatamente. Kaede li osservò sollevando
entrambe le sopraciglia, scettico, e commentando a mezza bocca verso
Jun: “Non saprei dire chi dei due mi preoccupa maggiormente”. Jun
annuì, felice, in cuor suo, che Ken non se la fosse presa troppo.
Conosceva bene l’orgoglio del suo ragazzo e le reazioni eccessive cui
spesso, l’ansia di perdere lo portava. Rukawa andò a recuperare la
palla, calciandola verso il suo compagno di squadra, spronando gli
altri due a riprendere il gioco.
“Allora, Hanamichi…
vogliamo cominciare a fare sul serio?” Domandò il portiere, cercando la
complicità del partner di gioco, sicuro che poteva ancora dare il
meglio di sé.
Hanamichi lo guardò con cipiglio da duro e annuì deciso: "Facciamoli neri!"
Wakashimazu
gli passò la palla e, come aveva previsto, Sakuragi non la mancò,
cominciando a correre verso l’area avversaria. Aveva capito com’era
fatto il suo compagno di squadra: potenza e istinto, uno di quelli che
impara ‘sul campo’, ironia del termine. Il portiere seguì Hanamichi che
avanzava e vide Misugi in procinto di marcarlo. “Eh, no!” Ken si parò davanti al proprio ragazzo, marcandolo. “Vuoi fare sul serio, eh?” Commentò Jun, cercando una via d’uscita. “Eh, sì. Proprio come te!” Gli sorrise il portiere, deciso a non lasciarlo passare. “Spiacente, niente goal, stavolta!”
Intanto,
Sakuragi aveva campo libero, l’unico ostacolo era soltanto la sua
kitsune: sorrise, osservando la marcatura a uomo che Ken stava mettendo
in atto su Jun e lui si sentì libero di concentrarsi solo ed
esclusivamente sul proprio obbiettivo. "Stavolta sei mio, kitsune!"
sussurrò, fermandosi esattamente davanti a lui per sfidarlo, senza
lasciare mai il suo sguardo. Sorrise in modo provocatorio alla sua nemesi
e attese il momento giusto: Kaede si mosse veloce per sottrargli la
palla, ma Hanamichi, abilmente, riuscì a riportarla indietro, prima di
calciarla lanciandola oltre le gambe di Rukawa, riappropriandosene
rapido e richiamando il compagno. "Ken!"
‘Benissimo!' Esultò
fra sé il portiere. Hanamichi era davvero un genio, dopotutto. Aveva
capito al volo le sue intenzioni. Con un rapido scatto lasciò libero
Misugi e corse in suo aiuto.
Hanamichi continuò a correre e
attese che il portiere fosse sulla stessa sua linea d'azione per
colpire la palla e mettere tutto nelle sue mani... o meglio, nei suoi
piedi. "Wakashimazu, vai!”
Il passaggio non era precisissimo, ma
Ken riuscì comunque a intercettarlo e, sfruttando tutta la potenza di
quel bolide, lo calciò a sua volta, al volo, creando un rasoterra che
sfrecciò veloce in direzione della porta, finendo dritto il rete.
“Evvaiiii!!” Gridò, saltando sul posto in un moto d’ilarità.
“Hanamichi, sei davvero un tensai!!”
Sakuragi trattenne per un
attimo il fiato, prima di rilasciarlo in un urlo di vittoria, quando si
rese conto che avevano segnato e che Ken saltellava dalla gioia. Gli
andò incontro, scambiando con lui un cenno di vittoria, mettendosi
compito in posa a sbeffeggiare i 'perdenti'. "Mwamwamwa! Visto,
voi due, schiappe? Con il Tensai non si scherza! Sei davvero un gran
giocatore Ken, li abbiamo stracciati alla grande!" Esultò ancora
felice, correndo verso Kaede e iniziando a girargli intorno come un
insetto fastidioso, in cerca di complimenti, ma l'unica 'soddisfazione'
che ottenne da parte del compagno fu uno striminzito ‘doaho’ che lo
fece infiammare e fumare di rabbia: "Ma, insomma! Non ammetti la
sconfitta neanche davanti al fatto compiuto! Potresti anche scioglierti
ogni tanto, razza di ghiacciolo ibernato che non sei altro!" si
infastidì.
“Ahem…” S’intromise Jun. “Un bellissimo goal, non c’è
che dire… Ma siete comunque ancora sotto…!” Ghignò, beffardo. “quindi
non esultate troppo...”
"COSA?!" strepitò Hanamichi voltandosi
di scatto verso il principe del calcio, prendendolo per le braccia con
foga, guardandolo intensamente negli occhi. "Come sarebbe a
dire!?" guardò il suo compagno di squadra, Misugi e Kaede
alternativamente, senza capire. "Qualcuno vuole spiegarmi? Un tiro da
fuori area non vale tre punti?" Domandò, ragionando con le regole del
basket.
Ken scosse la testa. “Hana… nel calcio ogni goal vale
un punto! Non esistono maggiorazioni. Noi, quindi, siamo ancora in
svantaggio…” Gli sembrava di dover spiegare le regole a un bambino.
“Perciò non perdiamoci in chiacchiere e rimontiamo!” Lo spronò. Vide
poi Jun annuire, sorridendogli e in quel cenno il portiere lesse
l’ammirazione verso l’azione che aveva appena concluso. Sapeva quanto
Misugi amasse vederlo giocare. Nonostante nel campionato fossero
rivali, non potevano negare di ammirarsi a vicenda come giocatori. E,
poi, Ken amava vedere Jun divertirsi sul campo, come quel giorno.
Senza
dare nell’occhio Wakashimazu diede un rapido sguardo all’orologio,
constatando che mancavano ancora cinque minuti. Guardò poi Jun e, dopo
essersi assicurato che stesse bene, richiamò il compagno di squadra.
“Hai capito, Hana? Andiamo!!”
Sakuragi guardò deluso gli altri
tre, mormorando a mezza bocca: "Beh, però era un bel gol, uffa!" prima
di scuotere il capo e riprendere a correre con Ken: voleva vincere,
vincere a tutti i costi! "Sono pronto!" assicurò a Wakashimazu,
cercando di liberarsi dalla presa a uomo che Kaede aveva deciso di
adottare per tenerlo d'occhio.
“Era un bellissimo goal, Sakuragi! Tutto merito tuo!” Lo incoraggiò Ken, strizzandogli l’occhio. Il
gioco riprese e più che una partita sembrava di assistere al culmine di
una vera e propria battaglia. La tecnica di Misugi e il buon gioco di
Rukawa portarono altri tre goal. Nonostante l’impegno di Ken e
Hanamichi, lo squilibrio si sentiva parecchio, soprattutto perché
Sakuragi sembrava giocasse a calcio per la prima volta. E, con molta
probabilità, era davvero così. Con un colpo di testa, Wakashimazu
riuscì a mettere a segno un altro goal, ma rimanevano sotto di due. Non
voleva assolutamente darsi per vinto e anche Sakuragi sembrava pensarla
allo stesso modo però, nel momento in cui il portiere cercò la lancetta
dei minuti sull’orologio da polso, il suo sguardo corse verso Jun,
mentre i piedi frenavano. La sua corsa era terminata. “La partita è finita!” Gridò, richiamando l’attenzione dei compagni.
"Eh?"
Hanamichi rimase perplesso da quell'improvviso arresto del gioco. Si
chinò sulle ginocchia, riprendendo fiato, mentre Rukawa lo affiancava,
anche lui leggermente provato. "Ma come, Ken, perché? Possiamo ancora
batterli!" Domandò Sakuragi, sorridendo, sperando di esortare il
compare, che, però, sembrava irremovibile. “ Ma non mi avevi detto che
nel calcio si aspetta che la palla sia ferma?” Cercò di ricordare,
ormai non più tanto convinto.
Ken fuggì lo sguardo, sviando
il discorso ‘regole’. "Erano i patti... quindici minuti di gioco... e
poi abbiamo detto che non è una partita ufficale, no?” Sorrise a sua
volta Ken, come se fosse la cosa più normale del mondo. Certo, in
un’altra occasione l’avrebbe pensata come Sakuragi e non avrebbe
sopportato di dover accettare la sconfitta in quel modo, ma ora...
guardò Jun, rimasto in silenzio. Il principe del calcio dovette dare
ragione al compagno: anche se stava bene e non era troppo affaticato,
non poteva permettersi di esagerare. Rischiava di compromettere la
partita di basket, e non aveva di certo voglia di rovinare tutto. Se il
portiere non l’avesse fermato, infatti, avrebbe continuato a giocare
fino allo sfinimento. In cuor suo ringraziò Ken per la premura
dimostrata e, sapeva, più tardi l’avrebbe potuto fare a modo suo.
“I
patti sono patti… ovvio!” Esclamò poi, riprendendo l’autocontrollo,
mentre sul viso si dipingeva un sorrisetto saccente. “Io e Kaede
abbiamo vinto!”
“Baaaaah, che perdenti che siamo!!” Scherzò Ken,
dando una pacca sulla spalla di un Hanamichi ancora poco convinto. “Due
vere schiappe!”
Sakuragi annuì, senza perdersi d'animo,
ridendo con Ken, affermando che, adesso che si giocava a basket,
avrebbero fatto ‘mangiare l'erba’ del campo agli altri due. "Proporrei
di andare dall'altra parte e di riposare un momento, non vorrei che voi
calciatori, così mingherlini come siete mi cadeste come pere cotte per
mancanza di zuccheri" scherzò Sakuragi ridendo di gusto.
Il
principe del calcio rise, in fondo quello che diceva Sakuragi non era
del tutto falso, ma loro non potevano saperlo! “Guarda che Jun sta
benissimo!” Ringhiò Wakashimazu, sentendosi toccato al posto del
compagno. Misugi si portò la mano alla fronte. Tutti i suoi sforzi
di camuffare erano inutili quando c'era di mezzo Ken: perché non si
faceva mai i fatti suoi? Si ritrovò a pensare, fra i divertito e il
rassegnato.
"Ehi, non prendertela tanto, io stavo scherzando!"
mise le mani avanti Sakuragi, stiracchiando i muscoli delle braccia
verso l'alto, lasciandosi andare poi a peso morto sull'erba,
stendendosi beato: in effetti, correre su e giù per il campo, spesso
senza una logica ben precisa per quella sua prima volta con quello
sport, l'aveva stancato parecchio, doveva ammetterlo.
Jun posò
una mano sul braccio del compagno, per tranquillizzarlo. “Va tutto
bene, non preoccuparti…” Disse d’istinto. Wakashimazu comprese che le
sue parole significavano ‘sto bene, Ken, stai tranquillo’, e la sua
agitazione svanì. Seguendo l’esempio di Hanamichi, anche lui fece un
po’ di stretching e si distese poi sull’erba, respirando a pieni
polmoni. Ancora poco tempo e il sole sarebbe calato. Giusto il tempo di
fare l’ultima partita. “Scherzavo, Sakuragi!” Esclamò ridendo, ora del
tutto rilassato.
Il principe del calcio, invece, si sedette,
come aveva fatto Rukawa. Gettò la testa indietro, beandosi dell’aria
fresca e piacevole che gli solleticava le guance. “Sono proprio
due teste irrecuperabili, Eh, Kaede?”
Rukawa, sentendosi
direttamente tirato in causa, annuì con il capo e guardò il suo ragazzo
che, a occhi chiusi, prendeva il sole: "Nh, parecchio, io non so più
cosa fare". "Ti ho sentito Kacchan!" Hanamichi allungò un braccio
pungolandogli il fianco con la mano. "Sentiamo, quando mai ti ho dato
fastidio?" "Sempre." "Ah, è così?" "Nh!" "Grr... lo vedi come fa? Jun!" si rivolse al calciatore. "Qui quello disperato sono io, non lui. Io sono la vittima: io!"
“Beh i silenzi di Rukawa s’incastrano perfettamente con la tua loquacità, Hanamichi!” Rise il principe del calcio. “Già!”
S’intromise Ken, sempre sdraiato. “Se anche Kaede avesse avuto un
trombone come il tuo al posto della bocca, a quest’ora sarebbe crollato
il mondo! E i nostri timpani!” "Ehi, cosa vorresti insinuare, eh? Guardate che se io non dovessi più spiccicare parola il mondo -" "… sarebbe un posto migliore!" "… sarebbe un posto... ehi, hai detto qualcosa, kitsune dei miei stivali?" Kaede scosse il capo stringendosi nelle spalle e Hanamichi lo guardò storto. "Mh!"
Il rossino si alzò e ripulendosi i pantaloni con le mani, esortò gli
altri a riprendere il gioco: "Allora, signorine, mi pare vi siate
riposate abbastanza, forza, adesso il Genio vi farà vedere di che pasta
è fatto!" Si sgranchì le gambe. Messo piede sul campetto da basket,
date le ristrette dimensioni dell’area di gioco, i ragazzi decisero
all’unanimità di utilizzare entrambi i canestri.*
"Le squadre restano così, quindi!" Chiese conferma Hanamichi e Kaede, dopo essersi scambiato uno sguardo con Jun, annuì. "Palla
ai perdenti!" la volpe precedette il suo ragazzo, rubandogli la battuta
che lo stesso aveva rivolto a Jun prima di iniziare la partita di
calcio, lanciandogli uno sguardo di sfida. Hanamichi, come da
copione, schiumò di rabbia, ma decise di vendicarsi, ripromettendosi di
portare a segno il primo punto di quella partita.
Il
portiere, intanto, ghignava, consapevole che in quel secondo incontro
lui e Hanamichi si sarebbero presi la rivincita, poiché lui, dopo anni
di confronto col cugino se la cavava discretamente in quello sport
invece, era quasi sicuro che il proprio ragazzo conoscesse a malapena
le basi.
‘Ho trovato il tuo punto debole, Misugi!!’ Gongolò fra sé, ammiccando verso Jun.
Il
principe del calcio sentì un brivido corrergli lungo la schiena: per la
prima volta, su un campo di gioco, si sentiva seriamente in
difficoltà. Seguì Kaede posizionarsi e lo spaventò lo sguardo
concentratissimo, diverso da quello assunto nel precedente scontro: il
basket lo stava caricando… forse aveva ragione Hanamichi nel dire che
quando si trattava di una palla arancione, Kaede perdeva la testa.
“Ahem…Kaede…”
Lo chiamò a voce bassa Misugi, tirandogli l’orlo della maglia, attento
a non farsi vedere dagli avversari che stavano confabulando su
possibili strategie di gioco. “Hn?” Rukawa si volse, confuso dallo strano comportamento di Jun. Il
principe del calcio si fece forza, scacciando l’imbarazzo. “Non ho mai
giocato a basket!!” Buttò fuori, un po’ demoralizzato. “Conosco le
regole, il gioco…” Si affrettò a chiarire “però… ho sempre giocato
sempre e solo a calc…” “Tranquillo!” Lo interruppe il Kaede, affatto
preoccupato. “Tu pensa solo a passarmi la palla, per il resto segui il
tuo istinto!” Sorpreso ma rasserenato da quelle parole, Jun riacquistò la sua sicurezza e si preparò alla partita. "Cominciamo?"
si diede la carica Hanamichi, palleggiando e lanciando a Ken uno
sguardo d'intesa che il portiere ricambiò, carico.
Da subito
il gioco vide una serie di passaggi veloci fra Ken e Hanamichi che, a
sorpresa, si trovarono affiatati. Rukawa si gettò all’inseguimento,
tentando il contrasto sul proprio ragazzo che, prontamente, passò a
Wakashimazu il quale, già sotto canestro, insaccò il primo punto con un
lancio preciso. “Grande!” Esclamarono in coro Sakuragi e il
portiere, scambiandosi un bel cinque, mentre Misugi si scusava con
Rukawa per non aver avuto la prontezza d’intervenire. “Non
preoccuparti” Lo rassicurò il ragazzo, facendogli intendere che non
aveva nessuna intenzione di perdere. “Ben ti sta, baka kitsune! Il
tensai e il suo braccio destro vi stracceranno!” Rise sguaiatamente
Sakuragi, nella sua solita posa boriosa. Anche Ken, gonfio d’orgoglio,
si rivolse al proprio ragazzo. “Decisamente… non sei il principe del
basket!” Lo prese in giro, privo di malignità, ma comunque divertito. Jun,
stoicamente, lo ignorò, promettendosi d’impegnarsi: era diventata una
questione di principio! Non era da lui fare figuracce sul campo! Come
previsto, Kaede non si perse d’animo, anzi, con determinazione, partì
in palleggio puntando diritto al canestro, scansando con facilità sia
Hanamichi sia Ken. Con un grande salto il ragazzo schiacciò,
guadagnandosi il punto del pareggio. Il tabellone tremò sotto la
potenza di quello slam dunk, lasciando senza parole tutti e tre i
ragazzi. Hanamichi sbuffò risentito, mentre Ken e Jun, nello stesso momento, pensarono che Kaede era davvero un grandissimo campione. Il
gioco riprese con una rimessa di Hanamichi verso il compagno, ma Rukawa
riuscì a soffiare l’ambita sfera. Jun, intanto, si era portato nella
parte avversaria, cercando di studiare un modo per rendersi utile, dato
che Kaede stava subendo una marcatura sempre più serrata. “Non
passerai, kitsune!” Esclamò battagliero Sakuragi. Rukawa era in
difficoltà, Ken e Hanamichi gli stavano troppo addosso, impedendogli
l’azione. Improvvisamente, vide Jun muoversi e, accorgendosi della sua
posizione, a un passo dalla linea dei tre punti, gridò: “Stai fermo lì,
Misugi!” Ken e Hanamichi si guardarono senza capire e Rukawa
approfittò di quella loro distrazione per effettuare un lungo
passaggio. Misugi si ritrovò la palla in mano e, prima ancora che
potesse chiedersi cosa fare, udì ancora la voce di Kaede: “Tira!” Senza
tergiversare oltre, come suggeritogli poco prima dal compagno di
squadra, Jun seguì il suo istinto e, senza perdere la propria
eleganza, inquadrando una traiettoria immaginaria fra sé e il canestro,
provò a tirare. Sotto gli occhi sbalorditi di tutti, la palla disegnò
nell’aria una parabola perfetta centrando il canestro. “Noooooooooooooooooo!”
L’urlo di Hanamichi frantumò quell’attimo di sbigottimento che
aleggiava fra lui e Ken, mentre un sorrisetto compiaciuto curvava le
labbra di Rukawa. Hanamichi si volse verso di lui, piccato,
sbraitando un contrariatissimo: “Non gongolare, kitsune!” Al che
l’interessato rispose facendo spallucce, e andando, invece, a
complimentarsi con Misugi. “Un ottimo tiro!” Esclamò Rukawa. “Grazie…”
Sorrise il principe, un po’ incredulo. Si era limitato a ripetere tiri
visti in televisione o al club di basket della scuola, imitandoli come
meglio poteva. Di certo non avrebbe mai scommesso che avrebbe
funzionato. “È solo la fortuna del principiante!” S’intromise Sakuragi, indispettito. Kaede, a lui, non aveva mai fatto un complimento! “Tsk!
Almeno lui, al contrario di qualcuno, non ha centrato il tabellone con
la testa!” Appuntò Rukawa, rendendo evidente l’ovvio. “Cosa
vorresti insinuare con questo? Perché tiri sempre in ballo questa
storia?” Si agitò Hanamichi, memore della loro chiacchierata al bar, ma
il suo ragazzo, con un semplice ‘dohao’ decise di chiudere la
questione. Ken, però, non ascoltava, ancora sbalordito dal
tiro di Misugi. Nonostante non avesse mai giocato a basket, il ragazzo
non si era scomposto ed era riuscito a dare il suo contributo,
mantenendo quella freddezza e lucidità che lo caratterizzavano anche
sul campo da calcio. Si doveva complimentare con lui, ma l’avrebbe
fatto soltanto a fine partita, ora doveva pensare a vincere!
La
ripresa del gioco vide nuovamente scambi di palla fra Sakuragi e
Wakashimazu, agguerriti più che mai e determinati a rimontare.
Impossessatosi della palla, il primo scattò veloce e, mentre Ken
marcava Kaede, riuscì a raggiungere il tabellone e con un salto infilò
la sfera nel canestro. “Wahahahahahahha!” Rise vittorioso, stringendo fra le mani il cerchio di ferro, rimanendo appeso. Senza scomporsi, Kaede lo guardò con sufficienza. “Scendi da lì, doaho, e riprendiamo il gioco!” Rukawa
non perse tempo e, non appena ripresero, affrontò, palleggiando, i due
ragazzi, deciso a scansarli, però, giocando d’anticipo, passò a Misugi,
superando poi gli avversari, certo che Jun avesse intuito la sua
tattica. Il principe del calcio, effettivamente, aveva capito subito
che avrebbe dovuto ripassargli la palla, sorprendendo i due, ma non
aveva fatto i conti con le imprevedibili reazioni di Hanamichi. Questi,
infatti, temendo un nuovo smacco da parte del calciatore, si lanciò
verso di lui. “Non fregherete il tensai una seconda volta!” Urlò,
precipitandosi per intercettare il tiro. Purtroppo, però, non avendo
calcolato bene il rapporto distanza-velocità, non riuscì a frenare in
tempo e travolse Misugi, cadendogli addosso. Sgranando gli occhi,
il portiere ignorò la palla che lo stava sorvolando e, senza pensarci
un attimo, corse verso i due giocatori a terra, gridando con terrore il
nome di Jun. Sakuragi si sollevò disorientato, mentre il principe
del calcio, stringeva i denti, massaggiandosi la testa per la brutta
botta. “Mi dispiace, Misugi…” Cominciò Hanamichi, ma, prima ancora che
potesse concludere le proprie scuse, Ken lo afferrò per un braccio e,
con tutta la forza che possedeva, lo strattonò indietro. “Che diavolo
ti è saltato in mente?!” Gli gridò, concentrandosi poi sul proprio
ragazzo. “Jun!” lo chiamò, chinandosi su di lui, estremamente
preoccupato. Misugi cercò di sollevarsi, ma rimase seduto, ancora
stordito. Certo, Hanamichi era proprio pesante, ma era ancora tutto
intero! “Ken, non preoccuparti, sto bene…” Lo rassicurò, abbozzando un
sorriso. È vero, si era spaventato, ma non poteva certo
alimentare l’apprensione di Wakashimazu che, nel vederlo stare
relativamente bene, continuò a inveire contro Sakuragi. “Perché non hai
fatto più attenzione?”
Hanamichi, in piedi di fronte ai
calciatori tentò di alleggerire la tensione. “Tranquillo, Ken, non
intendevo approfittare del tuo ragazzo… ho già il mio bel daffare con
quella baka kitsune” Scherzò, indicando Rukawa che si stava
avvicinando. “Dohao…” Lo riprese Kaede, inginocchiandosi accanto a Misugi, assicurandosi che stesse bene. “Non è questo il punto, scemo! Potevi fargli male!” Gli fece notare Ken, cercando di calmarsi. “Non
sei esattamente un peso piuma…” Rincarò la volpe e Hanamichi, messo
alle strette, sbottò agitando le braccia. “Ma insomma! Non è mica fatto di vetro il tuo ragazzo!” A
quelle parole Ken rabbrividì e il sangue gli salì al cervello.
Impulsivo, fece per scattare rabbioso verso Sakuragi, pronto a
rispondergli senza riflettere quando, prontamente, Jun gli afferrò un
polso, bloccandolo. Il principe del calcio lo guardò, nei suoi occhi un
velo di rimprovero. “Sto bene, ho detto!” Insisté Misugi e Ken capì al
volo. Era vero, i due ragazzi non conoscevano il suo segreto e, quindi,
non avrebbero potuto capire la sua reazione, ai loro occhi eccessiva. “Scusami
tu, Hanamichi…” Si rivolse quindi a Sakuragi. “Ho esagerato, ma…” Non
riuscì a finire, anzi non poteva, perciò si limitò a sorridere,
amareggiato. Hanamichi, confuso, cominciò a farfugliare a sua volta
delle scuse impacciate. “Non ti preoccupare… è anche colpa mia.” In
effetti pensò che, anche lui, trovandosi al suo posto, avrebbe reagito
allo stesso modo e, anzi, dubitava molto che Kaede sarebbe riuscito a
fermarlo. “Beh, possiamo riprendere il gioco!” Jun attirò su di sé l’attenzione. “Sei sicuro?” Domandò Ken, aiutandolo ad alzarsi. “Certo!”
Lo rassicurò ancora una volta il principe ma, non appena fu in piedi,
sentì una fitta all’altezza del cuore, dolore che, purtroppo, conosceva
bene. Fingendo che andasse tutto bene, Misugi tornò in campo insieme
agli altri ragazzi: in fondo mancavano solo pochi minuti… poteva
resistere!
Il gioco riprese con una serie di veloci passaggi,
ma il clima era differente. Ken era distratto, la sua attenzione era
tutta su Jun: gli sembrava affaticato, ma non sapeva se fosse una sua
impressione… Jun gli aveva assicurato di stare bene e per questo non
voleva seccarlo con le sue paranoie. In quello stesso momento
Misugi afferrò la palla, trattenendola per troppi istanti, prima di
passarla al compagno che si trovava in posizione favorevole. Ogni
movimento acuiva il suo dolore al petto. Hanamichi corse verso
Kaede, pronto a contrastarlo ma, non appena lo raggiunse, lo vide
abbassare le braccia, trattenendo la palla. “La partita finisce qui!” Mormorò con decisione Rukawa. Sakuragi spalancò occhi e bocca, incredulo, e anche gli altri due si guardarono fra loro senza capire. “Perché?” Chiese Misugi, avvicinandosi. Kaede lo guardò dritto negli occhi: “Tu non stai bene!” Jun
spalancò gli occhi, sgomento: Kaede aveva intuito il suo disagio… era
proprio stato uno stupido a intestardirsi per proseguire il gioco. ‘Allora
era vero…’ Pensò Ken, trovando conferma delle sue paure. Raggiungendo
gli altri, guardò amareggiato il compagno: come al solito aveva voluto
fare di testa sua, senza dirgli nulla. “Come stai?” “Soltanto… un
po’ affaticato… ma bene.” Misugi non riuscì a reggere il suo sguardo.
Gli sfiorò un braccio, dispiacendosi per avergli mentito. “Scusami,
Ken…” Disse con un sussurro. “E scusatemi anche voi, ragazzi…” Hanamichi,
l’espressione di chi ancora non capiva cosa stesse succedendo, poggiò
una mano sulla spalla del proprio compagno e chiese: “Kitsune, ma cosa
è successo?” Misugi fece un profondo respiro, facendosi coraggio.
Quel giorno aveva cercato in tutti i modi di evitare quel discorso, ma
ora, proprio a causa di una sua negligenza, si trovava costretto a dare
spiegazioni. Dopo aver cercato e, poi, trovato sostegno negli occhi di
Ken, si rivolse ai due: “… c’è una cosa che dovete sapere…”.
*******
Seduti
a bordo campo, non appena Jun ebbe finito di parlare, i ragazzi
rimasero in silenzio, riflettendo sulle sue parole. Misugi, tramite un
discorso breve e semplice, per nulla enfatizzato, aveva rivelato loro
della malattia cardiaca e dei problemi che, in quegli anni, gli aveva
procurato. “Cavoli, Jun, che situazione!” rifletteva Sakuragi. Non
aveva mai pensato a come sarebbe potuta essere la sua vita senza il
basket, ormai così radicato in lui. Ammirava molto Misugi che,
nonostante il limite, continuasse a dare tutto se stesso nel calcio. “Sei proprio una persona forte…” disse, grattandosi la nuca imbarazzato. Jun gli rispose con un sorriso grato. “Forte,
è vero. Ma anche testardo e sconsiderato, non sapete quanti spaventi mi
fa prendere” lo canzonò Ken, anche se, lo sapevano entrambi, quella era
la verità. “Non posso negarlo…” Ammise il principe, sospirando. “Mh… adesso come stai?” Domandò Ken, studiandolo bene, facendogli intendere che non avrebbe abboccato alle sue bugie. “Bene. Davvero.” Sorrise Jun, ed era proprio così.
Il
portiere tirò un sospiro di sollievo, poi cercò incerto lo sguardo del
cugino… non si era mai confidato con lui, nonostante andassero molto
d’accordo. Negli occhi di Kaede, però, lesse stima e rispetto nei suoi
confronti, sfumatura che non gli aveva mai rivolto in maniera tanto
convinta. Sorrise tra sé, pensando che, da quel momento in poi,
sarebbero stati ancora più uniti. “Ma, quindi” cominciò Jun, deciso
a cambiare discorso. “Abbiamo deciso qual è lo sport migliore?” Si
rivolse soprattutto ad Hanamichi.
Tutti si ricordarono, allora, che le due partite erano state giocate proprio per quello. I
ragazzi ci pensarono un attimo, finché fu Ken il primo a parlare,
mettendo un finto broncio: “Veramente alla fine avete sempre vinto
voi…” sospirò, guardando Kaede e Jun, lanciando un’occhiataccia ad
Hanamichi che subito si sentì punto nel vivo. “Perché mi guardi così? Non è colpa mia! Ti ricordo che io sono il genio del basket!” “Appunto. Del basket!” fece notare Ken. “Di sicuro il calcio non è il tuo forte…” sottolineò Kaede. “Ken, invece, nel basket si è destreggiato bene!” Hanamichi
si agitò ancora di più, Kaede lo faceva apposta, allora! “Grazie tante!
Lui si è allenato con te in questi anni, mentre io non ho avuto nessuno
che m’insegnasse il calcio. Altrimenti a quest’ora sarei stato un genio
pure lì!”. Come sempre, Rukawa non fu toccato dalle sue sparate, riprendendolo semplicemente con il solito: “Doaho!” Jun
e Ken li guardarono divertiti e alla fine il principe del calcio decise
di fare da “paciere”, così diede il suo verdetto: “Credo che siano
entrambi due sport degni di rispetto e, perciò, è impossibile stabilire
quale sia il migliore. L’importante è giocare con passione. In pratica…
a ognuno il suo!” Scherzò. I ragazzi si guardarono per un attimo, poi annuirono d’accordo con le parole del ragazzo: in fondo, era un buon compromesso! All’improvviso,
Hanamichi si alzò di scatto, agitato, allarmando tutti: “È
tardi!” urlò all’indirizzo di Kaede, picchiettando il dito sul
quadrante dell’orologio. “Perdiamo il treno!” Il sole stava
tramontando e Rukawa dovette ammettere che si era fatto proprio tardi,
quindi si alzò anche lui, seguito dagli altri due. “Cavolo, il
tempo è proprio volato” esclamò Ken, non nascondendo un po’ di
dispiacere per quella giornata che finiva. Questo voleva dire che,
prima di rivedere Jun, sarebbe passata un’altra settimana e, chissà
quanto, invece, per incontrare di nuovo Kaede. Non sapeva bene
cosa dire, era un po’ imbarazzato, poi vide Jun che, con naturalezza,
tendeva una mano prima a Rukawa e poi a Sakuragi. “Non sapete quanto mi
ha fatto piacere conoscervi, ragazzi. Spero di rivedervi presto!”
sorrise loro. Hanamichi ricambiò, aggiungendo: “La prossima volta, però, vi aspettiamo a Kanagawa.” “Potete
contarci!” promise Ken, stringendogli con entusiasmo la mano. Lo doveva
ammettere, Hanamichi era proprio simpatico, la persona giusta per quel
musone del cugino. Immaginava, comunque, che Kaede pensasse lo stesso
di lui e Jun. Quindi si rivolse a lui, optando prima per una stretta di
mano, preferendo poi abbracciarlo. Kaede rimase spiazzato, ma comprese
e apprezzò quell’insolito gesto, ricambiando con una pacca sulla
schiena. “Mi raccomando, mettetecela tutta per il campionato di distretto” esclamò Ken. “E, naturalmente, anche per quello nazionale” aggiunse Jun. “Anche
voi, datevi da fare!” li esortò Hanamichi, al che, Misugi e Wakashimazu
si guardarono con sfida: “Non c’è problema, vincerà il Toho!” si gonfiò
Ken. “Tsk! Quest’anno sarà la Musashi a spuntarla!” Puntualizzò Jun. I due basket men si guardarono: quella fra i due sarebbe stata proprio una bella sfida!
Mentre Hanamichi e Kaede si allontanavano, Ken gridò: “Salutami Aerie e gli zii”. Rukawa alzò la mano: “Ricambia!” Poi aggiunse ironico: “… e dai una carezzina a Genzo!” In lontananza si udì il vocione di Hanamichi, rimproverarlo: “Kitsuneeeee!!” Jun
e Ken sorrisero a quell’ultima scenetta, poi decisero di incamminarsi
anche loro: avevano ancora del tempo che, sicuramente, avrebbero
sfruttato per stare un po’ da soli.
Nonostante le due coppie si
fossero separate, i ragazzi in quegli istanti stavano condividendo lo
stesso pensiero: l’aver passato una splendida e singolare giornata, da
ricordare con grande piacere. Gli uni erano sicuri che presto avrebbero
sentito parlare degli altri anche a livello nazionale e, probabilmente,
non solo. Erano anche certi che il futuro avrebbe aperto loro le porte
del professionismo, rendendoli giocatori di fama mondiale.
Fine
*Solitamente,
quando si gioca a basket uno contro uno o in coppia, si utilizza un
solo canestro, ma siccome per motivi ‘tecnici’ della trama, ci piaceva
di più farli scontrare su due aree. Tanto si sa che i nostri non si
stancano mai… Jun caso a parte XD
Grazie a tuttiiiii per averci seguito in questa avventura!!!!! ^____^ Alla prossima, Rel&Ichi <3
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