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Autore: _ichigo_85    22/09/2011    2 recensioni
Una insospettabile parentela lega Kaede Rukawa, giocatore di basket, e Ken Wakashimazu, portiere di calcio.
Per un fortuito caso, i due cugini si incontrano a Tokyo insieme alle rispettive dolci metà e decidono di passare insieme un'insolita domenica. [Rel&Ichi corp.]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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crossNon siamo morte! XD rieccoci qui, con un filino di ritardo ^_^,  entrambe in diretta da Pisa, con l’ultimo capitolo della nostra mitica CrossOver!! Siamo emozionate per il traguardo raggiunto e soddisfatte di questa riuscitissima collaborazione! Ci mancheranno queste quattro teste calde, ma non è detto che non possano tornare, prima o poi!!
Naturalmente grazie alla super beta Berlinene per i suoi commenti a bordo pagina e per le dritte sul basket!! E grazie a tutti quelli che leggono o che leggeranno e che ci hanno seguito e supportato con i loro commenti!!
Grazie Ichiiiii (by Rel)
Grazie Reeeel (by Ichi)

…. E dopo quest’ultimo sclero, non ci resta che augurarvi buona lettura con l’ultimo capitolo di Kanagawa-Tokyo A/R!!!!
Rel&Ichi




IV CAPITOLO

Il lancio della moneta decise l’ordine delle discipline. Avrebbero cominciato col calcio, poi sarebbe toccato al basket. I quattro ragazzi si prepararono dividendosi a coppie, uno davanti all’altro e Hanamichi con un piccolo calcio passò la palla a Jun che la fermò posandoci sopra la punta della scarpa.
“La palla ai perdenti!” sorrise tronfio Sakuragi, aspettando la mossa dell’avversario.

Ken notò il suo ragazzo cercare lo sguardo di Rukawa, che accennò un sorrisetto complice. I due s’intendevano alla perfezione. Ma non era quello a preoccupare maggiormente il portiere, bensì il fatto che Jun, toccata la palla, avesse cambiato subito espressione, assumendo quella tipica del fiero principe del calcio deciso a non lasciarsi sfuggire nemmeno un prezioso minuto di gioco. Conosceva quella luce nei suoi occhi: sarebbe andato fino in fondo, deciso a vincere. E su questo, anche Rukawa sembrava pensarla allo stesso modo.
Poi, come un fulmine al ciel sereno, fu assalito da un atroce dubbio. “Aehem… Hanamichi…” Sussurrò, mentre un brivido gli percorreva la schiena. “Tu sai giocare a calcio… vero?”

L’interpellato gonfiò le guance con disappunto e poi sorrise in modo smagliante, trasformando la propria espressione nel classico ghigno del tensai, facendogli l'occhiolino, complice: "Ma certo che sì! Stai a vedere!" lo rassicurò. Così, quando diedero il via,  Hanamichi iniziò a correre verso Jun per tentare di rubargli la palla, tenendo d'occhio la sua volpe. Rukawa aveva la stessa espressione che sfoggiava in campo o quando disputavano un one to one tra loro. Quella volpe esibizionista non si sarebbe mai fatto scappare l'occasione di vincere una sfida: doveva dimostrare di essere il migliore in tutto e Hanamichi lo sapeva bene.

Poco convinto, Ken seguì l’azione.  Vide Jun dribblare con facilità Hanamichi, scattando come un gatto ai suoi lati per poi passare a Rukawa che stoppò di petto per lanciarsi poi verso la porta vuota. Certo che, senza un portiere, le cose si complicavano assai.
“Non male per un principiante!” Esclamò Ken, raggiunto il numero undici dello Shohoku. Rukawa si difese bene, ma Ken, con un tackle ben coordinato, riuscì a rimpossessarsi del pallone. Per fortuna, Jun lo sapeva bene, era ‘un portiere d’attacco’ in quanto se la cavava anche in campo.

Hanamichi seguì quei tre che correvano come schegge per il campo: la volpe non se la cavava affatto male e si chiese se ci fosse esattamente qualcosa che Kaede Rukawa non sapesse fare bene e tornò indietro per aiutare Ken a difendere la porta.

“Non passi…” Fu proprio Misugi, a pararsi di fronte a Ken, deciso a non farlo avanzare. “Accidenti!” Preso alla sprovvista, il portiere passò subito la palla. “Vai, Hanamichi!” Gridò, riuscendo nel passaggio.

Hanamichi, concentratissimo, osservò la traiettoria e portò indietro la gamba destra per caricare il tiro così da farne uno degno della sua fama, ma quando fu pronto a rilanciare la gamba, il pallone gli scivolò tra le gambe e il ragazzo colpì il nulla, saltellando poi su un piede per non perdere l'equilibrio. "Ma che diavolo combini, Sakuragi!" Gli gridò Wakashimazu, "Era una palla facilissima!"

Intanto, un sibilo divertito dietro di sé ammonì il numero dieci dello Shohoku: "Bravo, doaho! E meno male che sapevi giocare!"  Sakuragi, furioso e con la faccia paonazza di rabbia, riacquistò lucidità correndo dietro la volpe. "Ci penso io, Ken!" tranquillizzò il suo compagno di squadra.

Il portiere si portò una mano alla fronte, preda di un attimo di disperazione. “Ora sì che siamo nei guai…” Sbuffò, amareggiato. Non voleva di certo perdere contro Jun, ma senza la giusta spalla sarebbe stato difficile! Corse comunque verso la palla persa che rotolava pericolosamente verso la loro area, subito intercettato da Misugi. “Eh, no!” Wakashimazu, deciso a non farsi surclassare una seconda volta, si avventò sul compagno. “Non ti farò segnare, principe del calcio!”
Jun frenò sul posto e gli sorrise. “Non dire così… Ken…” La voce sensuale. Il portiere si stranì e quella distrazione gli fu fatale: il suo adorato fidnzato fece un retropassaggio all’accorrente Rukawa e Ken non poté evitare che la palla s’insaccasse in rete.

“Mi ha fregato!!!” Ken divenne rosso dalla rabbia. “ È stata una mossa… meschina!”
Jun scrollò le spalle, divertito. “Ma quale mossa meschina, sei tu che devi essere concentrato!”

Fu poi il turno di Hanamichi riprendere il partner di gioco: "Ehi, capellone! Siamo qui per vincere, non lasciarti ingannare da qualche moina!" Lo rimproverò, prima di correre dietro a Kaede.

“Gran bel tiro, Kaede!” Esclamò il principe, strizzando l’occhio al ragazzo.

Rukawa si volse verso di lui e fece un mezzo sorriso che stava a significare che avevano la vittoria in tasca, venendo subito distratto dalla voce di Hanamichi."Kitsune, adesso non mi lascerò più distrarre, sei mio!" minacciò il rossino che, ripreso il gioco, aveva iniziato a marcarlo stretto, cogliendo il lampo blu di sfida nello sguardo del fidanzato. "Doaho, non ce la farai mai contro di me!" gli rispose la volpe che, grazie a un veloce gioco di gambe, non gli permetteva di toccare palla, scrutando, intanto, la posizione di Jun. Erano vicinissimi alla porta, potevano segnare ancora!
Lo scontro tra i due era serrato, avevano entrambi il fiatone, però, Kaede conosceva troppo bene il suo ragazzo e sapeva che, prima o poi, il nervosismo gli avrebbe fatto fare qualche errore: l’occasione propizia arrivò quando Sakuragi abbassò lo sguardo sulla palla, interrompendo il contatto con i suoi occhi, e Kaede tirò dritto in mezzo ai suoi piedi paralleli, tentando di guadagnarsi il primo punto nel loro personale scontro.  
Hanamichi ringhiò improperi tra i denti e si rimise a correre dietro la palla, tentando il tutto per tutto: non poteva perdere, non voleva deludere Ken, lui, in fondo, era un genio, si ripeté, saltando sull'erba, scivolando e voltandosi ad abbracciare la palla per arrestarne la corsa, impedendole di andare 'in rete'.

Scese il gelo e Ken, in quel momento, desiderò di stare sognando. “È un incubo, vero… ?” Borbottò fra sé, prima di gridare con tutto il fiato che aveva in gola: “Razza d’incapace! Che combini!! Altro che re dei rimbalzi! Re degli incapaci, dovevano chiamarti!” Si avvicinò furibondo al compagno che sembrava proprio soddisfatto di aver bloccato la palla in quel modo.

“Eh?” Un Hanamichi totalmente basito perse d’un tratto tutta la sua baldanza, rimettendosi in piedi, tendendo la palla a Ken. “Perché? Che ho fatto? Ho impedito alla palla di andare in porta! Dovresti ringraziarmi!” Si alterò a sua volta, puntando i pugni sui fianchi.
“Ma non lo sai che a calcio non si tocca la palla con le mani? Chi può farlo è soltanto il portiere, il portiere!” si sfogò Wakashimazu.
“Eh, adesso è colpa mia! Tu sei il portiere! Avresti dovuto pensarci tu! Ma visto che te ne stavi tranquillo a farti i cavoli tuoi sono dovuto intervenire io!” gli rispose il compagno, prendendosi la ragione .

Ken si rese conto che discutere, anzi, ragionare, con uno come Sakuragi era peggio che farlo con un mulo. Inoltre, non gli piacevano proprio gli altri due che guardavano divertiti la scenetta.“Jun! Non c’è niente da ridere!”
Il principe del calcio inarcò un sopracciglio. “Ringrazia che rido… perché sarebbe fallo di mano!” Gli fece notare.
Ken, di fronte a quella reazione, perse del tutto la pazienza. “Ah, vuoi il rigore? Va bene, mi metto in porta!” Disse stizzito, dando le spalle ai ragazzi e posizionandosi fra i pali. “Non hai i guanti, Ken…” Gli fece notare il suo ragazzo, ma il portiere non volle sentire ragioni. “Mi bastano i pugni! Chi dei due vuole tirare?” Domandò con aria di sfida, guardando prima Jun, poi Kaede.

Hanamichi osservava con occhi di fuori la scena a cui stava assistendo: fallo per aver parato? Rigore? Ma che razza di strane regole aveva quel gioco? Il basket era meno complesso, ponderò, avvicinandosi a Kaede e Jun che parlottavano: non gli piaceva molto il loro confabulare, si erano trovati fin troppo e lui e Ken al contrario, non facevano altro che litigare. I due avversari si misero l'uno di fianco all'altro e si scambiarono un cenno del capo, poi Jun posò un piede sulla palla, scambiando qualche passaggio lento con Rukawa, avvicinandosi alla porta dove Ken li attendeva. Avrebbe tirato lui. Hanamichi spostava il capo dal portiere ai due, osservò Kaede e poi Jun, Jun e poi Kaede, fino a che il principe del calcio d'improvviso tirò con forza.

Decisamente non fu un tiro da partitella, e Ken l’aveva capito ancora prima che Jun facesse partire il bolide. Aveva riconosciuto i movimenti decisi e visto lo sguardo mutare nel mirare alla porta: era l’espressione di chi non avrebbe avuto alcuna remora. “E va bene, Jun…” Aveva detto fra sé il portiere. “Farò sul serio anch’io…” Con quell’ultimo pensiero si gettò sulla palla, laddove il suo istinto di portiere lo guidava, e non ne fu tradito. Infatti, riuscì a respingere il pallone di pugno, impedendo di andare in rete, sotto gli occhi sorpresi del compagno che, però, sorrise, quasi si aspettasse tale esito.
“Ce l’ho fatt…” Stava per esultare, quando vide la palla ancora in gioco e un movimento inaspettato. E, solo in quell’istante comprese il piano dello scaltro Principe del calcio. Purtroppo, era ancora a terra e dal lato opposto alla direzione di Rukawa. E, ancora una volta, come spesso gli succedeva nelle partite vere, si era fatto prendere dall’incoscienza e dalla tensione, finendo per commettere un grosso errore.  “Hanamichi, fermalo!!” Gridò in quel secondo fatale.

"Kaede non passerai!" minacciò Sakuragi e Rukawa si accorse della determinazione di quelle iridi scure: sapeva cosa stava pensando il suo ragazzo e sorrise. Hanamichi riuscì a soffiargli la palla ma, quando si voltò per allontanarsi dalla porta, Kaede gli sfiorò impercettibilmente il fianco con una mano e si impossessò nuovamente della sfera, aggirandolo. Calciò così il pallone che andò dritto in rete, nonostante Wakashimazu avesse tentato un salvataggio impossibile, cercando all’ultimo momento lo slancio sui pali della porta. Ma era in ritardo. Hanamichi osservò basito la scena, curvandosi nelle spalle e avvicinandosi a Ken, tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi, sinceramente costernato per quell'errore: "Scusami..." mormorò.

Ken guardò la palla che gli rotolava ai piedi. E guardò Hanamichi. Ebbe un attimo di smarrimento e sconforto, di quelli che l’assalivano quando, per colpa di un suo errore, la squadra finiva in svantaggio. Eppure… qualcosa non gli tornava. “Jun…” Richiamò il suo ragazzo, con tono diffidente. “Non voglio mettere in dubbio la tua conoscenza delle regole calcistiche” sottolineò, “ma sbaglio, o quando si tira un rigore non si può intervenire in due?”
Jun lo osservò a lungo, senza rispondergli nell’immediato. Poi scrollò le spalle. “Hai ragione.” Disse serio. “Ma non siamo in una partita ufficiale, non essere così rigido. Altrimenti Hanamichi doveva essere espulso da un pezzo…” Terminò, sorridendogli candidamente.

Ken rimase basito, per un attimo avrebbe voluto ribattere, ma si trattenne. In fondo Jun diceva la verità: era in compagnia di suo cugino, del suo ragazzo… e del proprio. Giocavano per divertirsi, no? In effetti, le giocate di Hanamichi erano le più bizzarre che avesse mai visto! Grazie a quel ragionamento, i suoi occhi dapprima cupi cambiarono luce e il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata. “Siamo proprio messi male!” Esclamò. Era tutto… così buffo. Anche se stavano perdendo. “Tranquillo, Sakuragi! Ci rifaremo!”

Hanamichi sorrise, sollevato dal vedere il portiere sereno, nonostante tutto, e iniziò a ridere anche lui sguaiatamente. Kaede li osservò sollevando entrambe le sopraciglia, scettico, e commentando a mezza bocca verso Jun: “Non saprei dire chi dei due mi preoccupa maggiormente”.
Jun annuì, felice, in cuor suo, che Ken non se la fosse presa troppo. Conosceva bene l’orgoglio del suo ragazzo e le reazioni eccessive cui spesso, l’ansia di perdere lo portava. Rukawa andò a recuperare la palla, calciandola verso il suo compagno di squadra, spronando gli altri due a riprendere il gioco.

 “Allora, Hanamichi… vogliamo cominciare a fare sul serio?” Domandò il portiere, cercando la complicità del partner di gioco, sicuro che poteva ancora dare il meglio di sé.

Hanamichi lo guardò con cipiglio da duro e annuì deciso: "Facciamoli neri!"

Wakashimazu gli passò la palla e, come aveva previsto, Sakuragi non la mancò, cominciando a correre verso l’area avversaria. Aveva capito com’era fatto il suo compagno di squadra: potenza e istinto, uno di quelli che impara ‘sul campo’, ironia del termine. Il portiere seguì Hanamichi che avanzava e vide Misugi in procinto di marcarlo.
“Eh, no!” Ken si parò davanti al proprio ragazzo, marcandolo.
“Vuoi fare sul serio, eh?” Commentò Jun, cercando una via d’uscita.
“Eh, sì. Proprio come te!” Gli sorrise il portiere, deciso a non lasciarlo passare. “Spiacente, niente goal, stavolta!”

Intanto, Sakuragi aveva campo libero, l’unico ostacolo era soltanto la sua kitsune: sorrise, osservando la marcatura a uomo che Ken stava mettendo in atto su Jun e lui si sentì libero di concentrarsi solo ed esclusivamente sul proprio obbiettivo. "Stavolta sei mio, kitsune!" sussurrò, fermandosi esattamente davanti a lui per sfidarlo, senza lasciare mai il suo sguardo. Sorrise in modo provocatorio alla sua nemesi e attese il momento giusto: Kaede si mosse veloce per sottrargli la palla, ma Hanamichi, abilmente, riuscì a riportarla indietro, prima di calciarla lanciandola oltre le gambe di Rukawa, riappropriandosene rapido e richiamando il compagno. "Ken!"

‘Benissimo!' Esultò fra sé il portiere. Hanamichi era davvero un genio, dopotutto. Aveva capito al volo le sue intenzioni. Con un rapido scatto lasciò libero Misugi e corse in suo aiuto.

Hanamichi continuò a correre e attese che il portiere fosse sulla stessa sua linea d'azione per colpire la palla e mettere tutto nelle sue mani... o meglio, nei suoi piedi. "Wakashimazu, vai!”

Il passaggio non era precisissimo, ma Ken riuscì comunque a intercettarlo e, sfruttando tutta la potenza di quel bolide, lo calciò a sua volta, al volo, creando un rasoterra che sfrecciò veloce in direzione della porta, finendo dritto il rete. “Evvaiiii!!” Gridò, saltando sul posto in un moto d’ilarità. “Hanamichi, sei davvero un tensai!!”

Sakuragi trattenne per un attimo il fiato, prima di rilasciarlo in un urlo di vittoria, quando si rese conto che avevano segnato e che Ken saltellava dalla gioia. Gli andò incontro, scambiando con lui un cenno di vittoria, mettendosi compito in posa a sbeffeggiare i 'perdenti'.
"Mwamwamwa! Visto, voi due, schiappe? Con il Tensai non si scherza! Sei davvero un gran giocatore Ken, li abbiamo stracciati alla grande!" Esultò ancora felice, correndo verso Kaede e iniziando a girargli intorno come un insetto fastidioso, in cerca di complimenti, ma l'unica 'soddisfazione' che ottenne da parte del compagno fu uno striminzito ‘doaho’ che lo fece infiammare e fumare di rabbia: "Ma, insomma! Non ammetti la sconfitta neanche davanti al fatto compiuto! Potresti anche scioglierti ogni tanto, razza di ghiacciolo ibernato che non sei altro!" si infastidì.

“Ahem…” S’intromise Jun. “Un bellissimo goal, non c’è che dire… Ma siete comunque ancora sotto…!” Ghignò, beffardo. “quindi non esultate troppo...”

"COSA?!" strepitò Hanamichi voltandosi di scatto verso il principe del calcio, prendendolo per le braccia con foga, guardandolo intensamente negli occhi.
"Come sarebbe a dire!?" guardò il suo compagno di squadra, Misugi e Kaede alternativamente, senza capire. "Qualcuno vuole spiegarmi? Un tiro da fuori area non vale tre punti?" Domandò, ragionando con le regole del basket.

Ken scosse la testa. “Hana… nel calcio ogni goal vale un punto! Non esistono maggiorazioni. Noi, quindi, siamo ancora in svantaggio…” Gli sembrava di dover spiegare le regole a un bambino. “Perciò non perdiamoci in chiacchiere e rimontiamo!” Lo spronò. Vide poi Jun annuire, sorridendogli e in quel cenno il portiere lesse l’ammirazione verso l’azione che aveva appena concluso. Sapeva quanto Misugi amasse vederlo giocare. Nonostante nel campionato fossero rivali, non potevano negare di ammirarsi a vicenda come giocatori. E, poi, Ken amava vedere Jun divertirsi sul campo, come quel giorno.

 Senza dare nell’occhio Wakashimazu diede un rapido sguardo all’orologio, constatando che mancavano ancora cinque minuti. Guardò poi Jun e, dopo essersi assicurato che stesse bene, richiamò il compagno di squadra. “Hai capito, Hana? Andiamo!!”

Sakuragi guardò deluso gli altri tre, mormorando a mezza bocca: "Beh, però era un bel gol, uffa!" prima di scuotere il capo e riprendere a correre con Ken: voleva vincere, vincere a tutti i costi!
"Sono pronto!" assicurò a Wakashimazu, cercando di liberarsi dalla presa a uomo che Kaede aveva deciso di adottare per tenerlo d'occhio.

“Era un bellissimo goal, Sakuragi! Tutto merito tuo!” Lo incoraggiò Ken, strizzandogli l’occhio.
Il gioco riprese e più che una partita sembrava di assistere al culmine di una vera e propria battaglia. La tecnica di Misugi e il buon gioco di Rukawa portarono altri tre goal. Nonostante l’impegno di Ken e Hanamichi, lo squilibrio si sentiva parecchio, soprattutto perché Sakuragi sembrava giocasse a calcio per la prima volta. E, con molta probabilità, era davvero così. Con un colpo di testa, Wakashimazu riuscì a mettere a segno un altro goal, ma rimanevano sotto di due. Non voleva assolutamente darsi per vinto e anche Sakuragi sembrava pensarla allo stesso modo però, nel momento in cui il portiere cercò la lancetta dei minuti sull’orologio da polso, il suo sguardo corse verso Jun, mentre i piedi frenavano. La sua corsa era terminata.
 “La partita è finita!” Gridò, richiamando l’attenzione dei compagni.

"Eh?" Hanamichi rimase perplesso da quell'improvviso arresto del gioco. Si chinò sulle ginocchia, riprendendo fiato, mentre Rukawa lo affiancava, anche lui leggermente provato. "Ma come, Ken, perché? Possiamo ancora batterli!" Domandò Sakuragi, sorridendo, sperando di esortare il compare, che, però, sembrava irremovibile. “ Ma non mi avevi detto che nel calcio si aspetta che la palla sia ferma?” Cercò di ricordare, ormai non più tanto convinto.


Ken fuggì lo sguardo, sviando il discorso ‘regole’. "Erano i patti... quindici minuti di gioco... e poi abbiamo detto che non è una partita ufficale, no?” Sorrise a sua volta Ken, come se fosse la cosa più normale del mondo. Certo, in un’altra occasione l’avrebbe pensata come Sakuragi e non avrebbe sopportato di dover accettare la sconfitta in quel modo, ma ora... guardò Jun, rimasto in silenzio. Il principe del calcio dovette dare ragione al compagno: anche se stava bene e non era troppo affaticato, non poteva permettersi di esagerare. Rischiava di compromettere la partita di basket, e non aveva di certo voglia di rovinare tutto. Se il portiere non l’avesse fermato, infatti, avrebbe continuato a giocare fino allo sfinimento. In cuor suo ringraziò Ken per la premura dimostrata e, sapeva, più tardi l’avrebbe potuto fare a modo suo.

“I patti sono patti… ovvio!” Esclamò poi, riprendendo l’autocontrollo, mentre sul viso si dipingeva un sorrisetto saccente. “Io e Kaede abbiamo vinto!”

“Baaaaah, che perdenti che siamo!!” Scherzò Ken, dando una pacca sulla spalla di un Hanamichi ancora poco convinto. “Due vere schiappe!”

Sakuragi annuì, senza perdersi d'animo, ridendo con Ken, affermando che, adesso che si giocava a basket, avrebbero fatto ‘mangiare l'erba’ del campo agli altri due.
"Proporrei di andare dall'altra parte e di riposare un momento, non vorrei che voi calciatori, così mingherlini come siete mi cadeste come pere cotte per mancanza di zuccheri" scherzò Sakuragi ridendo di gusto.

Il principe del calcio rise, in fondo quello che diceva Sakuragi non era del tutto falso, ma loro non potevano saperlo! “Guarda che Jun sta benissimo!” Ringhiò Wakashimazu, sentendosi toccato al posto del compagno.
Misugi si portò la mano alla fronte. Tutti i suoi sforzi di camuffare erano inutili quando c'era di mezzo Ken: perché non si faceva mai i fatti suoi? Si ritrovò a pensare, fra i divertito e il rassegnato.

"Ehi, non prendertela tanto, io stavo scherzando!" mise le mani avanti Sakuragi, stiracchiando i muscoli delle braccia verso l'alto, lasciandosi andare poi a peso morto sull'erba, stendendosi beato: in effetti, correre su e giù per il campo, spesso senza una logica ben precisa per quella sua prima volta con quello sport, l'aveva stancato parecchio, doveva ammetterlo.

Jun posò una mano sul braccio del compagno, per tranquillizzarlo. “Va tutto bene, non preoccuparti…” Disse d’istinto. Wakashimazu comprese che le sue parole significavano ‘sto bene, Ken, stai tranquillo’, e la sua agitazione svanì. Seguendo l’esempio di Hanamichi, anche lui fece un po’ di stretching e si distese poi sull’erba, respirando a pieni polmoni. Ancora poco tempo e il sole sarebbe calato. Giusto il tempo di fare l’ultima partita. “Scherzavo, Sakuragi!” Esclamò ridendo, ora del tutto rilassato.

Il principe del calcio, invece, si sedette, come aveva fatto Rukawa. Gettò la testa indietro, beandosi dell’aria fresca e piacevole che gli solleticava le guance.  “Sono proprio due teste irrecuperabili, Eh, Kaede?”

Rukawa, sentendosi direttamente tirato in causa, annuì con il capo e guardò il suo ragazzo che, a occhi chiusi, prendeva il sole: "Nh, parecchio, io non so più cosa fare".
"Ti ho sentito Kacchan!" Hanamichi allungò un braccio pungolandogli il fianco con la mano. "Sentiamo, quando mai ti ho dato fastidio?"
"Sempre."
"Ah, è così?"
"Nh!"
"Grr... lo vedi come fa? Jun!" si rivolse al calciatore. "Qui quello disperato sono io, non lui. Io sono la vittima: io!"

“Beh i silenzi di Rukawa s’incastrano perfettamente con la tua loquacità, Hanamichi!” Rise il principe del calcio.
“Già!” S’intromise Ken, sempre sdraiato. “Se anche Kaede avesse avuto un trombone come il tuo al posto della bocca, a quest’ora sarebbe crollato il mondo! E i nostri timpani!”
"Ehi, cosa vorresti insinuare, eh? Guardate che se io non dovessi più spiccicare parola il mondo -"
"… sarebbe un posto migliore!"
"… sarebbe un posto... ehi, hai detto qualcosa, kitsune dei miei stivali?"
Kaede scosse il capo stringendosi nelle spalle e Hanamichi lo guardò storto.
"Mh!" Il rossino si alzò e ripulendosi i pantaloni con le mani, esortò gli altri a riprendere il gioco: "Allora, signorine, mi pare vi siate riposate abbastanza, forza, adesso il Genio vi farà vedere di che pasta è fatto!" Si sgranchì le gambe.
Messo piede sul campetto da basket, date le ristrette dimensioni dell’area di gioco, i ragazzi decisero all’unanimità di utilizzare entrambi i canestri.*


"Le squadre restano così, quindi!" Chiese conferma Hanamichi e Kaede, dopo essersi scambiato uno sguardo con Jun, annuì.
"Palla ai perdenti!" la volpe precedette il suo ragazzo, rubandogli la battuta che lo stesso aveva rivolto a Jun prima di iniziare la partita di calcio, lanciandogli uno sguardo di sfida.
Hanamichi, come da copione, schiumò di rabbia, ma decise di vendicarsi, ripromettendosi di portare a segno il primo punto di quella partita.


Il portiere, intanto, ghignava, consapevole che in quel secondo incontro lui e Hanamichi si sarebbero presi la rivincita, poiché lui, dopo anni di confronto col cugino se la cavava discretamente in quello sport invece, era quasi sicuro che il proprio ragazzo conoscesse a malapena le basi.

‘Ho trovato il tuo punto debole, Misugi!!’ Gongolò fra sé, ammiccando verso Jun.

Il principe del calcio sentì un brivido corrergli lungo la schiena: per la prima volta, su un campo di gioco, si sentiva seriamente in difficoltà.  Seguì Kaede posizionarsi e lo spaventò lo sguardo concentratissimo, diverso da quello assunto nel precedente scontro: il basket lo stava caricando… forse aveva ragione Hanamichi nel dire che quando si trattava di una palla arancione, Kaede perdeva la testa.

“Ahem…Kaede…” Lo chiamò a voce bassa Misugi, tirandogli l’orlo della maglia, attento a non farsi vedere dagli avversari che stavano confabulando su possibili strategie di gioco.
“Hn?” Rukawa si volse, confuso dallo strano comportamento di Jun.
Il principe del calcio si fece forza, scacciando l’imbarazzo. “Non ho mai giocato a basket!!” Buttò fuori, un po’ demoralizzato. “Conosco le regole, il gioco…” Si affrettò a chiarire “però… ho sempre giocato sempre e solo a calc…”
“Tranquillo!” Lo interruppe il Kaede, affatto preoccupato. “Tu pensa solo a passarmi la palla, per il resto segui il tuo istinto!”
Sorpreso ma rasserenato da quelle parole, Jun riacquistò la sua sicurezza e si preparò alla partita.
"Cominciamo?" si diede la carica Hanamichi, palleggiando e lanciando a Ken uno sguardo d'intesa che il portiere ricambiò, carico.

Da subito il gioco vide una serie di passaggi veloci fra Ken e Hanamichi che, a sorpresa, si trovarono affiatati. Rukawa si gettò all’inseguimento, tentando il contrasto sul proprio ragazzo che, prontamente, passò a Wakashimazu il quale, già sotto canestro, insaccò il primo punto con un lancio preciso.
“Grande!” Esclamarono in coro Sakuragi e il portiere, scambiandosi un bel cinque, mentre Misugi si scusava con Rukawa per non aver avuto la prontezza d’intervenire. “Non preoccuparti” Lo rassicurò il ragazzo, facendogli intendere che non aveva nessuna intenzione di perdere.
“Ben ti sta, baka kitsune! Il tensai e il suo braccio destro vi stracceranno!” Rise sguaiatamente Sakuragi, nella sua solita posa boriosa. Anche Ken, gonfio d’orgoglio, si rivolse al proprio ragazzo. “Decisamente… non sei il principe del basket!” Lo prese in giro, privo di malignità, ma comunque divertito.
Jun, stoicamente, lo ignorò, promettendosi d’impegnarsi: era diventata una questione di principio! Non era da lui fare figuracce sul campo!
Come previsto, Kaede non si perse d’animo, anzi, con determinazione, partì in palleggio puntando diritto al canestro, scansando con facilità sia Hanamichi sia Ken. Con un grande salto il ragazzo schiacciò, guadagnandosi il punto del pareggio. Il tabellone tremò sotto la potenza di quello slam dunk, lasciando senza parole tutti e tre i ragazzi.
Hanamichi sbuffò risentito, mentre Ken e Jun, nello stesso momento, pensarono che Kaede era davvero un grandissimo campione.
Il gioco riprese con una rimessa di Hanamichi verso il compagno, ma Rukawa riuscì a soffiare l’ambita sfera. Jun, intanto, si era portato nella parte avversaria, cercando di studiare un modo per rendersi utile, dato che Kaede stava subendo una marcatura sempre più serrata.
“Non passerai, kitsune!” Esclamò battagliero Sakuragi.  Rukawa era in difficoltà, Ken e Hanamichi gli stavano troppo addosso, impedendogli l’azione. Improvvisamente, vide Jun muoversi e, accorgendosi della sua posizione, a un passo dalla linea dei tre punti, gridò: “Stai fermo lì, Misugi!”
Ken e Hanamichi si guardarono senza capire e Rukawa approfittò di quella loro distrazione per effettuare un lungo passaggio. Misugi  si ritrovò la palla in mano e, prima ancora che potesse chiedersi cosa fare, udì ancora la voce di Kaede: “Tira!”
Senza tergiversare oltre, come suggeritogli poco prima dal compagno di squadra, Jun seguì  il suo istinto e, senza perdere la propria eleganza, inquadrando una traiettoria immaginaria fra sé e il canestro, provò a tirare. Sotto gli occhi sbalorditi di tutti, la palla disegnò nell’aria una parabola perfetta centrando il canestro.
“Noooooooooooooooooo!” L’urlo di Hanamichi frantumò quell’attimo di sbigottimento che aleggiava fra lui e Ken, mentre un sorrisetto compiaciuto curvava le labbra di Rukawa.
Hanamichi si volse verso di lui, piccato, sbraitando un contrariatissimo: “Non gongolare, kitsune!” Al che l’interessato rispose facendo spallucce, e  andando, invece, a complimentarsi con Misugi.
“Un ottimo tiro!” Esclamò Rukawa.
“Grazie…” Sorrise il principe, un po’ incredulo. Si era limitato a ripetere tiri visti in televisione o al club di basket della scuola, imitandoli come meglio poteva. Di certo non avrebbe mai scommesso che avrebbe funzionato.
“È solo la fortuna del principiante!” S’intromise Sakuragi, indispettito. Kaede, a lui, non aveva mai fatto un complimento!
“Tsk! Almeno lui, al contrario di qualcuno, non ha centrato il tabellone con la testa!” Appuntò Rukawa, rendendo evidente l’ovvio.
“Cosa vorresti insinuare con questo? Perché tiri sempre in ballo questa storia?” Si agitò Hanamichi, memore della loro chiacchierata al bar, ma il suo ragazzo, con un semplice ‘dohao’ decise di chiudere la questione.  
Ken, però, non ascoltava, ancora sbalordito dal tiro di Misugi. Nonostante non avesse mai giocato a basket, il ragazzo non si era scomposto ed era riuscito a dare il suo contributo, mantenendo quella freddezza e lucidità che lo caratterizzavano anche sul campo da calcio. Si doveva complimentare con lui, ma l’avrebbe fatto soltanto a fine partita, ora doveva pensare a vincere!

La ripresa del gioco vide nuovamente scambi di palla fra Sakuragi e Wakashimazu, agguerriti più che mai e determinati a rimontare. Impossessatosi della palla, il primo scattò veloce e, mentre Ken marcava Kaede, riuscì a raggiungere il tabellone e con un salto infilò la sfera nel canestro.
“Wahahahahahahha!” Rise vittorioso, stringendo fra le mani il cerchio di ferro, rimanendo appeso.
Senza scomporsi, Kaede lo guardò con sufficienza. “Scendi da lì, doaho, e riprendiamo il gioco!”
Rukawa non perse tempo e, non appena ripresero, affrontò, palleggiando, i due ragazzi, deciso a scansarli, però, giocando d’anticipo, passò a Misugi, superando poi gli avversari, certo che Jun avesse intuito la sua tattica. Il principe del calcio, effettivamente, aveva capito subito che avrebbe dovuto ripassargli la palla, sorprendendo i due, ma non aveva fatto i conti con le imprevedibili reazioni di Hanamichi. Questi, infatti, temendo un nuovo smacco da parte del calciatore, si lanciò verso di lui.
“Non fregherete il tensai una seconda volta!” Urlò, precipitandosi per intercettare il tiro. Purtroppo, però, non avendo calcolato bene il rapporto distanza-velocità, non riuscì a frenare in tempo e travolse Misugi, cadendogli addosso.
Sgranando gli occhi, il portiere ignorò la palla che lo stava sorvolando e, senza pensarci un attimo, corse verso i due giocatori a terra, gridando con terrore il nome di Jun.
Sakuragi si sollevò disorientato, mentre il principe del calcio, stringeva i denti, massaggiandosi la testa per la brutta botta. “Mi dispiace, Misugi…” Cominciò Hanamichi, ma, prima ancora che potesse concludere le proprie scuse, Ken lo afferrò per un braccio e, con tutta la forza che possedeva, lo strattonò indietro. “Che diavolo ti è saltato in mente?!” Gli gridò, concentrandosi poi sul proprio ragazzo. “Jun!” lo chiamò, chinandosi su di lui, estremamente preoccupato. Misugi cercò di sollevarsi, ma rimase seduto, ancora stordito. Certo, Hanamichi era proprio pesante, ma era ancora tutto intero! “Ken, non preoccuparti, sto bene…” Lo rassicurò, abbozzando un sorriso.  È vero, si era spaventato, ma non poteva certo alimentare l’apprensione di Wakashimazu che, nel vederlo stare relativamente bene, continuò a inveire contro Sakuragi. “Perché non hai fatto più attenzione?”

Hanamichi, in piedi di fronte ai calciatori tentò di alleggerire la tensione. “Tranquillo, Ken, non intendevo approfittare del tuo ragazzo… ho già il mio bel daffare con quella baka kitsune” Scherzò, indicando Rukawa che si stava avvicinando.
“Dohao…” Lo riprese Kaede, inginocchiandosi accanto a Misugi, assicurandosi che stesse bene.
“Non è questo il punto, scemo! Potevi fargli male!” Gli fece notare Ken, cercando di calmarsi.
“Non sei esattamente un peso piuma…” Rincarò la volpe e Hanamichi, messo alle strette, sbottò agitando le braccia. “Ma insomma! Non è mica fatto di vetro il tuo ragazzo!”
A quelle parole Ken rabbrividì e il sangue gli salì al cervello. Impulsivo, fece per scattare rabbioso verso Sakuragi, pronto a rispondergli senza riflettere quando, prontamente, Jun gli afferrò un polso, bloccandolo. Il principe del calcio lo guardò, nei suoi occhi un velo di rimprovero. “Sto bene, ho detto!” Insisté Misugi e Ken capì al volo. Era vero, i due ragazzi non conoscevano il suo segreto e, quindi, non avrebbero potuto capire la sua reazione, ai loro occhi eccessiva.
“Scusami tu, Hanamichi…” Si rivolse quindi a Sakuragi. “Ho esagerato, ma…” Non riuscì a finire, anzi non poteva, perciò si limitò a sorridere, amareggiato.
Hanamichi, confuso, cominciò a farfugliare a sua volta delle scuse impacciate. “Non ti preoccupare… è anche colpa mia.” In effetti pensò che, anche lui, trovandosi al suo posto, avrebbe reagito allo stesso modo e, anzi, dubitava molto che Kaede sarebbe riuscito a fermarlo.
“Beh, possiamo riprendere il gioco!” Jun attirò su di sé l’attenzione.
“Sei sicuro?” Domandò Ken, aiutandolo ad alzarsi.
“Certo!” Lo rassicurò ancora una volta il principe ma, non appena fu in piedi, sentì una fitta all’altezza del cuore, dolore che, purtroppo, conosceva bene. Fingendo che andasse tutto bene, Misugi tornò in campo insieme agli altri ragazzi: in fondo mancavano solo pochi minuti… poteva resistere!

Il gioco riprese con una serie di veloci passaggi, ma il clima era differente. Ken era distratto, la sua attenzione era tutta su Jun: gli sembrava affaticato, ma non sapeva se fosse una sua impressione… Jun gli aveva assicurato di stare bene e per questo non voleva seccarlo con le sue paranoie.
In quello stesso momento Misugi afferrò la palla, trattenendola per troppi istanti, prima di passarla al compagno che si trovava in posizione favorevole. Ogni movimento acuiva il suo dolore al petto.
Hanamichi corse verso Kaede, pronto a contrastarlo ma, non appena lo raggiunse, lo vide abbassare le braccia, trattenendo la palla.
“La partita finisce qui!” Mormorò con decisione Rukawa.
Sakuragi spalancò occhi e bocca, incredulo, e anche gli altri due si guardarono fra loro senza capire.
“Perché?” Chiese Misugi, avvicinandosi.
Kaede lo guardò dritto negli occhi: “Tu non stai bene!”
Jun spalancò gli occhi, sgomento: Kaede aveva intuito il suo disagio… era proprio stato uno stupido a intestardirsi per proseguire il gioco.
‘Allora era vero…’ Pensò Ken, trovando conferma delle sue paure. Raggiungendo gli altri, guardò amareggiato il compagno: come al solito aveva voluto fare di testa sua, senza dirgli nulla. “Come stai?”
“Soltanto… un po’ affaticato… ma bene.” Misugi non riuscì a reggere il suo sguardo. Gli sfiorò un braccio, dispiacendosi per avergli mentito. “Scusami, Ken…” Disse con un sussurro. “E scusatemi anche voi, ragazzi…”
Hanamichi, l’espressione di chi ancora non capiva cosa stesse succedendo, poggiò una mano sulla spalla del proprio compagno e chiese: “Kitsune, ma cosa è successo?”
Misugi fece un profondo respiro, facendosi coraggio. Quel giorno aveva cercato in tutti i modi di evitare quel discorso, ma ora, proprio a causa di una sua negligenza, si trovava costretto a dare spiegazioni. Dopo aver cercato e, poi, trovato sostegno negli occhi di Ken, si rivolse ai due: “… c’è una cosa che dovete sapere…”.


*******


Seduti a bordo campo, non appena Jun ebbe finito di parlare, i ragazzi rimasero in silenzio, riflettendo sulle sue parole. Misugi, tramite un discorso breve e semplice, per nulla enfatizzato, aveva rivelato loro della malattia cardiaca e dei problemi che, in quegli anni, gli aveva procurato.
“Cavoli, Jun, che situazione!” rifletteva Sakuragi. Non aveva mai pensato a come sarebbe potuta essere la sua vita senza il basket, ormai così radicato in lui. Ammirava molto Misugi che, nonostante il limite, continuasse a dare tutto se stesso nel calcio.
“Sei proprio una persona forte…” disse, grattandosi la nuca imbarazzato.
 Jun gli rispose con un sorriso grato.
“Forte, è vero. Ma anche testardo e sconsiderato, non sapete quanti spaventi mi fa prendere” lo canzonò Ken, anche se, lo sapevano entrambi, quella era la verità.
“Non posso negarlo…” Ammise il principe, sospirando.
“Mh… adesso come stai?” Domandò Ken, studiandolo bene, facendogli intendere che non avrebbe abboccato alle sue bugie.
“Bene. Davvero.” Sorrise Jun, ed era proprio così.

Il portiere tirò un sospiro di sollievo, poi cercò incerto lo sguardo del cugino… non si era mai confidato con lui, nonostante andassero molto d’accordo. Negli occhi di Kaede, però, lesse stima e rispetto nei suoi confronti, sfumatura che non gli aveva mai rivolto in maniera tanto convinta. Sorrise tra sé, pensando che, da quel momento in poi, sarebbero stati ancora più uniti.
“Ma, quindi” cominciò Jun, deciso a cambiare discorso. “Abbiamo deciso qual è lo sport migliore?” Si rivolse soprattutto ad Hanamichi.

Tutti si ricordarono, allora, che le due partite erano state giocate proprio per quello.
I ragazzi ci pensarono un attimo, finché fu Ken il primo a parlare, mettendo un finto broncio: “Veramente alla fine avete sempre vinto voi…” sospirò, guardando Kaede e Jun, lanciando un’occhiataccia ad Hanamichi che subito si sentì punto nel vivo.
“Perché mi guardi così? Non è colpa mia! Ti ricordo che io sono il genio del basket!”
“Appunto. Del basket!” fece notare Ken.
“Di sicuro il calcio non è il tuo forte…” sottolineò Kaede. “Ken, invece, nel basket si è destreggiato bene!”
Hanamichi si agitò ancora di più, Kaede lo faceva apposta, allora! “Grazie tante! Lui si è allenato con te in questi anni, mentre io non ho avuto nessuno che m’insegnasse il calcio. Altrimenti a quest’ora sarei stato un genio pure lì!”.
Come sempre, Rukawa non fu toccato dalle sue sparate, riprendendolo semplicemente con il solito: “Doaho!”
Jun e Ken li guardarono divertiti e alla fine il principe del calcio decise di fare da “paciere”, così diede il suo verdetto: “Credo che siano entrambi due sport degni di rispetto e, perciò, è impossibile stabilire quale sia il migliore. L’importante è giocare con passione. In pratica… a ognuno il suo!” Scherzò.
I ragazzi si guardarono per un attimo, poi annuirono d’accordo con le parole del ragazzo: in fondo, era un buon compromesso!
All’improvviso, Hanamichi si alzò di scatto, agitato, allarmando tutti: “È  tardi!” urlò all’indirizzo di Kaede, picchiettando il dito sul quadrante dell’orologio. “Perdiamo il treno!”
Il sole stava tramontando e Rukawa dovette ammettere che si era fatto proprio tardi, quindi si alzò anche lui, seguito dagli altri due.
“Cavolo, il tempo è proprio volato” esclamò Ken, non nascondendo un po’ di dispiacere per quella giornata che finiva. Questo voleva dire che, prima di rivedere Jun, sarebbe passata un’altra settimana e, chissà quanto, invece, per incontrare di nuovo Kaede.
Non sapeva bene cosa dire, era un po’ imbarazzato, poi vide Jun che, con naturalezza, tendeva una mano prima a Rukawa e poi a Sakuragi. “Non sapete quanto mi ha fatto piacere conoscervi, ragazzi. Spero di rivedervi presto!” sorrise loro.
Hanamichi ricambiò, aggiungendo: “La prossima volta, però, vi aspettiamo a Kanagawa.”
“Potete contarci!” promise Ken, stringendogli con entusiasmo la mano. Lo doveva ammettere, Hanamichi era proprio simpatico, la persona giusta per quel musone del cugino. Immaginava, comunque, che Kaede pensasse lo stesso di lui e Jun. Quindi si rivolse a lui, optando prima per una stretta di mano, preferendo poi abbracciarlo. Kaede rimase spiazzato, ma comprese e apprezzò quell’insolito gesto, ricambiando con una pacca sulla schiena.
“Mi raccomando, mettetecela tutta per il campionato di distretto” esclamò Ken.
“E, naturalmente, anche per quello nazionale” aggiunse Jun.
“Anche voi, datevi da fare!” li esortò Hanamichi, al che, Misugi e Wakashimazu si guardarono con sfida: “Non c’è problema, vincerà il Toho!” si gonfiò Ken.
“Tsk! Quest’anno sarà la Musashi a spuntarla!” Puntualizzò Jun.
I due basket men si guardarono: quella fra i due sarebbe stata proprio una bella sfida!

Mentre Hanamichi e Kaede si allontanavano, Ken gridò: “Salutami Aerie e gli zii”.
Rukawa alzò la mano: “Ricambia!” Poi aggiunse ironico: “… e dai una carezzina a Genzo!”
In lontananza si udì il vocione di Hanamichi, rimproverarlo:  “Kitsuneeeee!!”
Jun e Ken sorrisero a quell’ultima scenetta, poi decisero di incamminarsi anche loro: avevano ancora del tempo che, sicuramente, avrebbero sfruttato per stare un po’ da soli.

Nonostante le due coppie si fossero separate, i ragazzi in quegli istanti stavano condividendo lo stesso pensiero: l’aver passato una splendida e singolare giornata, da ricordare con grande piacere. Gli uni erano sicuri che presto avrebbero sentito parlare degli altri anche a livello nazionale e, probabilmente, non solo. Erano anche certi che il futuro avrebbe aperto loro le porte del professionismo, rendendoli giocatori di fama mondiale.

Fine



*Solitamente, quando si gioca a basket uno contro uno o in coppia, si utilizza un solo canestro, ma siccome per motivi ‘tecnici’ della trama, ci piaceva di più farli scontrare su due aree. Tanto si sa che i nostri non si stancano mai… Jun caso a parte XD



Grazie a tuttiiiii per averci seguito in questa avventura!!!!! ^____^
Alla prossima,
Rel&Ichi <3




   
 
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