Stand
up and fight!
Vibèke era diventata sempre più nervosa dal
momento in cui
aveva ricevuto la telefonata di un esaltatissimo Daniel, che le aveva
annunciato che presto sarebbero stati colleghi e che la mattina dopo
sarebbe
passato a prenderla alle 8 in punto.
Conoscendolo, Vì sapeva che poteva prendersela con calma
perché non sarebbe arrivato prima delle 9, ma nonostante
questo alle 6 e 30 era
già in piedi, che cercava freneticamente in giro per la casa
qualcosa da
mettersi.
Era diventata pressoché isterica quando aveva scoperto che
la sua maglietta preferita era sparita. Ormai erano le 7 e 15 e si era
messa
l’anima in pace e, seduta sul letto, cercava di calmarsi e
decidere cosa fare
senza impazzire ulteriormente.
Respirò profondamente e si diresse nuovamente verso
l’armadio, nel quale sembrava essere scoppiata una bomba. I
vestiti erano
dappertutto, tranne dove dovevano essere, ma lei con coraggio
affrontò quel
casino e ne uscì vincitrice, stringendo un paio di skinny
jeans neri con dei
lacci intrecciati sui polpacci che adorava e un top grigio con le
spalline
borchiate non eccessivamente scollato. Voleva fare una buona
impressione sui suoi
datori di lavoro, ma non voleva mascherarsi da “brava
ragazza” quindi aveva
scelto tra i suoi soliti vestiti quelli meno vistosi ma che comunque
esprimevano
come sempre la sua personalità. Con un sospiro di sollievo
si diresse verso il
bagno per lavarsi. Era pronta da più di mezz’ora
quando Daniel finalmente suonò
il campanello, si infilò di corsa le scarpe e
volò alla porta.
Il suo amico l’aspettava in macchina, una vecchia auto usata
e scassata che usavo solo in caso di diluvi universali,
perché solitamente
preferiva sfoggiare la sua Harley Davidson, che era riuscito a portarsi
pure in
Giappone, non riuscendo a separarsene.
Vì si stupì moltissimo quindi, quando lo vide
seduto con
aria rassegnata nella macchina e si avvicinò dubbiosa.
“Hey scemo!” disse appioppandogli una pacca sulla
spalla
mentre si sistemava sul sedile e cercava la cintura. Che non c’era,
ovviamente.
“È inutile che la cerchi, non la troverai. Mi
serviva per Nilde”
Vibèke preferì non chiedere a cosa poteva servire
una
cintura di sicurezza ad una moto (perché si, la sua moto
aveva un nome da donna
di ignota provenienza) e si rassegnò, accoccolandosi sul
sedile per mettersi
comoda.
“Devi proprio mettere i piedi sul sedile?”
“Uhu siamo di umore nero oggi? Non ti ha mai dato fastidio!
E non dirmi che ti sporco la macchina, perché è
un tal porcaio che al massimo
mi sporco io le scapre!”
Daniel brontolò qualcosa di incomprensibile, mentre
sfrecciava per le
strade di Tokyo
rispettando un codice stradale inventato da lui medesimo e che
coincideva
all’incirca con la legge della giungla.
“Daniel, dov’è la tua Nilde?”
Vì vide chiaramente l’amico incupirsi, borbottare
qualcosa e
accelerare ancora di più.
“Danny, tutto ok? Sta bene, vero?”
“Io… lei… è dal
meccanico… un incidente.. non so come sia
potuto accadere, davvero, non stavo facendo niente di strano!”
La ragazza incarcò un sopracciglio con fare dubbioso.
“E in cosa consisteva questo non fare nulla di
strano?”
“Ho… ho solo tagliato una rotonda, sai…
passando per il
centro.” Vibèke era allibita e soprattutto
terrorizzata, quando realizzò chi
era alla giuda della macchina in cui si trovava.
“Come scusa?”
“Massì
hai
capito. Avevo fretta e sono passato in mezzo. Solo che
era pieno di
aiuole e non so che altro. E la mia povera Nilde a cominciato a fare
rumori
strani e poi si è fermata… Davvero non capisco
come sia potuto succedere!”
“Un mistero, davvero…”
Ora Vibèke era aggrappata saldamente al sedile, quasi
volesse diventarne parte integrante e sperava ardentemente di uscirne
viva,
raccomandandosi a qualsiasi dio la volesse ascoltare.
“Beh non ci voglio pensare ora. Come stai tu? Nervosa per il
tuo primo giorno?”
Daniel si voltò verso l’amica e le sorrise. La
conosceva
bene e sapeva per esperienza che tendeva ad abbandonarsi a crisi
isteriche in
situazioni del genere e che non sopportava molto bene lo stress.
Infatti la ragazza, ripresasi dalla paura, si ricordò che
cosa l’aspettava e sentì il terrore invaderla.
“Oddioddioddioddio!!
Danny! Cosa faccio adesso??”
Lui la ignorò completamente. Stava effettuando un sorpasso
particolarmente difficile, ovviamente in contromano e poco prima di una
curva a
u.
“Danny!! CHE COSA FACCIO ADESSO???”
Ripetè lei urlandogli
nelle orecchie e scuotendogli una spalla, credendo che non avesse
sentito bene
il primo urlo.
La macchina sbandò pericolosamente a destra e a sinistra,
tirandosi dietro le urla di tutti gli automobilisti presenti prima di
ritornare
nella giusta corsia.
“Okok calmati adesso. Fai un respiro profondo e tutta quella
roba lì.” Disse Daniel concentrato sulla strada,
mentre tentava un altro
azzardato sorpasso.
“Danny!!”
“Ok! Ho capito, non la sorpasso, va bene!”
Finalmente si
degnò di rivolgere la sua attenzione all’amica
sconvolta e ancora aggrappata al
sedile.
“Vì calmati, andrà tutto bene, lo
sai.”
“No, non lo so!”
Il ragazzo ignorò completamente il suo intervento e
comtinuò
a parlare, inserendo contemporaneamente un cd nello stereo
dell’auto.
“Dai voglio dire, sei una ragazza fantastica e secondo me
sei perfetta per questo genere di lavoro, quindi davvero non devi
preoccuparti.”
The pouring rain
sticks my hair to my face
An
empty gaze is all I have left
The
stars that once led my way
Have
dimmed, the sky turned grey
The
path once so clear faded away
“Una canzone depressa non mi sembra la cosa migliore in
questo momento…”
Danny la guardò malissimo. Ascoltavano generi musicali
diversi e per questo spesso litigavano furiosamente.
“Non che non sia una canzone bellissima!” Si
affrettò ad
aggiungere la ragazza che non voleva innervosire l’amico
già depresso a causa
della mancanza della moto.
“Ma sai ‘le stelle che una volta guidavano la mia
strada si
sono oscurate, il cielo è diventato
grigio…’ non è il genere di canzone che
ti
tira sul il morale, no?”
“Tu ascolta, poi mi dirai.” Rispose lui enigmatico.
Blessed are the days
when life is intent
and clear
No
falter or doubt, I
know the way
There
are the days I hope
I
have never stepped on this road
The
spark I once had seems to have died
Vibèke non era molto convinta, ma si mise comunque in
ascolto, sistemandosi meglio sul sedile e abbracciandosi le ginocchia.
Stand up and fight!
Stand
up and look into the light
Pushing
the clouds away
Stand
up and fight!
Stand
up and see the sky turn bright
Fight
for a better day
Forse Daniel aveva ragione, quella canzone metteva energia,
faceva venire voglia di alzarsi e combattere davvero.
What a relief it would be to
end this all
How
easy to fly the white flag and give up
But
would I run today
Just
to die another day
Give
up now, and every fight has been in vain
Stand
up and fight!
Stand
up and look into the light
Pushing
the clouds away
Vì sentiva l’energia che cominciava a scorrerle
nelle vene,
mentre il ritmo della canzone si faceva sempre più
incalzante. Di cosa poteva
avere paura? Nulla avrebbe potuto fermarla.
Get up! You've made it
this far
No
loser you are!
One
more time! One more try!
The
pouring rain sticks my hair to my face...
Stand
up and fight!
Stand
up and look into the light
Pushing
the clouds away
Potrà sembrare stupido a chiunque non abbia mai provato una
sensazione simile, ma è incredibile come le canzoni possano
influire sul nostro
umore. Una canzone triste ci farà ricordare i momenti
difficili della nostra
vita, o le cose che ci stanno andando storte facendoci rivivere quei
momenti.
Una canzone allegra ci comunicherà quella spensieratezza e
gioia che ci farà
ballare per la stanza sotto gli occhi allibiti di chiunque ci veda.
Questa canzone aveva ricordato a Vibèke che poteva farcela,
che non doveva arrendersi prima di aver combattutto fino
all’ultimo, anche se
si trattava solo di un colloquio di lavoro, perché quella
era l’opportunità che
stava aspettando e non poteva perderla.
Guardò Daniel e gli sorrise. Era pronta.
Stand up and fight!
Stand
up and look into the light!
Pushing
the clouds away,
Stand
up and fight!
Stand
up and see the sky turn bright!
Fight
for a better day!
Stand
up and fight!
Stand up and fight!
Salve! Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo e nemmeno dopo anni e
anni come mi aspettavo! Che dire? La canzone Daniel fa sentire a
Vibèke è "Stand up and fight" dei Turisas e
effettivamente me l'ha fatta ascoltare il mio migliore amico che
è praticamente il Daniel reale. E che ringrazio, a
proposito, perché mi è sempre vicino anche quando
sono insopportabile (come oggi XD).
La canzone del capitolo scorso era "Don't stop beliving" dei Journey e quella
del secondo capitolo era "Keep holding on" di Avril Lavigne.
Mi sono accorta solo adesso che non l'avevo scritto... -.-'
Se non vedete la foto (cosa molto probabile perché purtroppo
il mio pc mi odia...) cliccateci sopra, è la mitica Nilde!
Detto ciò vi saluto, il prossimo capitolo spero
sarà tra due settimane, ma non ci giurerei!!
Baci!
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