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Moment
number five – Love
Maxwell
doveva credere di perderla per capire che lei era la donna della sua
vita.
Peccato
non aver realizzato anni prima quel che, in fondo, sapevano tutti:
Maxwell Sheffield l'amava, infinitamente, non avrebbe mai potuto
immaginare una vita senza di lei.
Cos'era
lui, alla fine, senza una voce gracchiante – il tono di
Francesca
faceva invidia a qualsiasi megafono, ciò era indubbio
–, dei
tacchi che giravano rumorosamente in casa, due gambe incrociate sulla
sua scrivania, nell'atto di impedirgli di lavorare – evento
che si
verificava puntualmente, d'altro canto.
Eccolo,
alla fine, il famoso produttore di Broadway: era sdraiato sul suo
costosissimo divano in pelle, circondato da copioni e, pur tuttavia,
mancava qualcosa nella sua vita.
Mancava
il chiasso della tata, sì.
Quindi,
quando realizzò quanto fosse importante nella sua vita,
Maxwell
prese il primo volo per l'Estremo Oriente e si
munì di
coraggio.
All'inizio
aveva avuto paura di ferire i sentimenti dei suoi ragazzi –
avevano
presto la loro mamma così presto, abituarli ad un'altra
presenza
materna forse era prematuro –, poi aveva temuto di farsi del
male.
Ma, se c'era una cosa che aveva imparato dopo cinque anni, urtarsi e,
talvolta, graffiarsi faceva parte della natura umana: nessun dolore
era forte come l'amore, era l'unico che pulsava insistentemente tutta
la vita.
Quando
la signorina Francesca – beh, forse avrebbe fatto meglio a
darle
del tu – si gettò tra le sue braccia, allora,
Maxwell sentì
davvero la potenza del loro legame: un pesante macigno si sciolse
all'istante nel suo cuore, si poteva considerare pronto ad amare
veramente.
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Bon,
questo è l'ultimo dei cinque moments. <3
Ho
preferito optare per un'introspezione – dal punto di vista di
Maxwell –, alludendo con “l'Estremo
Oriente” alla
puntata 05x15 – “Le
mille e una tata”,
nella versione italiana.
Grazie
a quanti hanno letto, oltre a coloro che hanno inserito questa storia
nelle preferite/seguite/ricordate.
Chissà,
prossimamente potrei tornare. **
(sfigafandom
pawaaa!).
Kì.
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