Amor Vincit Omnia ©
*
...there's always
another day.
Quella
sera l'aria era calda, segno che l'estate si stava avvicinando
pericolosamente, e, dopo tutto quel tempo in cui non era successo
niente di rilevante, era come se il mondo si fosse congelato assieme
alle strade coperte di ghiaccio e al vento gelido e minacciasse di
riprendere il suo corso da un momento all'altro. Era un periodo
terribilmente monotono, e quando ti riduci a compiere sempre le stesse
azioni tutti i santi giorni, allora è segno che stai
iniziando a morire un po', ed era una teoria su cui Hayley aveva
fondato il suo mondo.
Gli
inverni sono strazianti. Per quanto tu cerchi di far cambiare le cose,
esse rimangono al loro posto. Forse perché la gente si fa
pigra, o forse perché i cervelli vengono congelati dal clima
rigido – ipotesi che Hayley non aveva mai scartato. Eppure
sembrava essere quello, l'equilibrio che era andata cercando. Doveva
esserlo, per forza. Avere un rapporto stabile con qualcuno era
un'esperienza nuova: qualcosa di talmente bello da toglierti il fiato,
ma anche talmente fragile da tenerti sulle spine tutti i giorni.
Mentre
Hayley afferrava il microfono sotto al lieve applauso di un pubblico un
po' più denso della prima volta, pensava a quanto la musica
le aveva fatto bene in quel periodo. Forse era nata per scatenarsi sul
palco, e forse – finalmente – aveva trovato la sua
vera dimensione; un modo per “sbocciare”, - come le
aveva detto Jess, quando un giorno Hayley si era azzardata ad uscire di
casa con una linea di matita sotto gli occhi –, qualcosa che
le desse la sicurezza dei movimenti e la determinazione di chi nasce
per vincere. O forse erano le urla delle persone che la guardavano da
qualche centimetro più in basso e la acclamavano, e tra
questi poteva riconoscere volti familiari, oltre alla piccola schiera
di fan che avevano cominciato a portarsi dietro da qualche tempo. La
sorte aveva voluto che tutti avessero imparato a chiamarla
“cantante dei Paramore”
prima ancora che “quella nuova dei The
Factory”
e per questo ringraziava il cielo o chi per lui.
I
momenti in cui sentiva di poter toccare il cielo con un dito erano
aumentati di pari passo con quelli in cui sentiva di poter affrontare
qualsiasi situazione. E aveva capito di non aver più bisogno
che sua sorella la sorreggesse per affrontare i suoi problemi,
nonostante la situazione tra i suoi non avesse accennato a voler
cambiare. Quando tornava a casa dai concerti o dalle giornate di prove
e vedeva suo padre dormire sul divano, le faceva quasi tenerezza,
più che dispiacere. Guardandoli, aveva capito che finire una
storia è difficile quasi quanto iniziarla, e forse era per
questo che lei ed Eric erano ancora insieme e ancora uniti, dopo quasi
sei mesi.
Lui
c'era sempre stato. Era diventato una di quelle presenze che se vengono
a mancare potresti anche morire. Un punto fermo su cui sai che potrai
far sempre affidamento, e quella era una certezza a cui Hayley non
sarebbe stata disposta a rinunciare molto facilmente.
«
I don't mean to run,
But
everytime you come around I feel,
More
alive, than ever »
Aveva
iniziato a cantare, dopo una breve introduzione volta a scaldare il
pubblico - come aveva imparato a fare prima di ogni concerto -, e poi
aveva guardato tra l'ammasso di gente in cerca di quel volto che non
sarebbe mai mancato. Ed era lì, in prima fila, come sempre.
Questa
volta era diverso, però. Quella canzone era per lui, e lui
stesso, Eric, lo sapeva e sorrideva per questo.
Ed
ora Hayley si ritrovava a fare quello che non si sarebbe mai immaginata
di essere in grado neanche di concepire.
Era
la prima volta che suonavano quella canzone, e anche la prima volta che
Eric la sentiva.
«
If I let you love me,
Be
the one adored,
Would
you go all the way?
Be
the one I'm looking for? »
Si
ricordava bene qualche giorno prima, quando si era decisa a voler
completare quel maledetto testo. Aveva messo il punto finale e non
aveva potuto aspettare a chiamare Jeremy e dirgli di raggiungerla.
Avevano provato la melodia, che era venuta fuori in maniera quasi
automatica e poi, insieme agli altri, si erano messi a comporre il
resto delle parti. Era stata la cosa più naturale che tutti
avessero mai fatto. Forse perché la situazione si era
stabilizzata, e quel legame delicato nei confronti di Josh si era
affievolito, o forse perché i disaccordi tra Jeremy ed Eric
avevano accennato a voler terminare.
Alla
fine avevano tutti ottenuto quello che desideravano, e il successo
minacciava di arrivare da un momento all'altro, o forse era quello di
cui si volevano autoconvincere tutti.
Eric
era stato la sua salvezza, in qualche modo. Nonostante gli inizi non
avessero prospettato nulla di buono, e nonostante Hayley avesse sempre
visto più difetti che pregi in quel ragazzone di cui poi,
alla fine, aveva capito di non poter fare a meno. Ma gli aveva voluto
bene sin dall'inizio, quando l'unica cosa che li accomunava erano i The
Factory, lo capiva ogni volta che il suo cuore perdeva qualche battito
quando lui la toccava, o dalla felicità che l'avvolgeva
quando solo stavano abbracciati sotto le coperte mentre la televisione
trasmetteva qualche orrendo film romantico. L'amore stava nelle piccola
cose, e mai prima di allora Hayley l'aveva capito.
«
...be the one I'm looking for? »
Gli
ultimi accordi di chitarra e un finale degno di nota. Si spengono le
luci e dopo poco lo show riprende come se non fosse mai realmente
iniziato.
«
Conquisteremo il mondo, ora ne sono certo! »
L'euforia
di Josh tendeva sempre a convincere anche gli altri. Cosa molto
pericolosa. Erano stati avvertiti dall'inizio di tenere i piedi per
terra.
«
Siamo tutti aspettando, Josh »
«
Arriverà, state tranquilli »
«
Cosa arriverà? » chiese Eric comparendo
all'improvviso da dietro l'angolo del locale.
Si
trovavano tutti fuori per accompagnare
“gentilmente” Jeremy a fumare la sua classica
sigaretta post- concerto, ed Eric li aveva raggiunti come suo solito.
«
Il successo, caro Eric »
E
così aveva finito per diventare uno di famiglia, nei
Paramore. Zac lo adorava e Josh non stravedeva per lui, ma se non altro
Hayley era riusciva a strappargli un “è abbastanza
simpatico” dopo molte difficoltà. Per Jeremy la
situazione era abbastanza stabile. Non lo adorava, ma neanche lo odiava
più, e ancora entrambi si ostinavano a voler tenere il
segreto sulla storia che li aveva divisi così nettamente.
Hayley, dal canto suo, aveva deciso che primo o poi qualcuno si sarebbe
fatto avanti e avrebbe sputato il rospo senza troppi giri di parole,
quindi si limitava ad aspettare pazientemente.
«
Già... il successo » disse Eric con aria mezzo
sognante. « Andiamo Hayley? » continuò,
poi, rivolgendosi alla ragazza.
«
Sì, arrivo subito. Ragazzi è stato fantastico,
come sempre »
«
Domani pranziamo insieme? Devo parlarti di una cosa » le
chiese Josh, incuriosendola.
«
Dovrei preoccuparmi? » chiese ridendo.
«
No, stupida! »
«
Allora a domani »
Così
detto si voltò verso Eric e prese la via del parcheggio.
«
A volte mi chiedo come hai fatto ad acquisire tutta questa carica, sul
palco »
«
Me lo chiedo anche io »
«
Comunque la canzone era bellissima, sai? » le disse prima di
cingere le spalle con un braccio.
«
Ah sì? » rispose lei, ironica.
«
E condivido tutto. » Riprese dopo qualche attimo: «
Ora che ha voglia di fare, madame? »
«
Film a casa mia? »
«
Andata »
Hayley
si svegliò di scatto e la prima cosa che vide davanti a
sé fu la forte luce del televisore proiettata su di lei. Le
ci volle un po' per inquadrare la situazione e solo dopo qualche
secondo si rese conto di essersi addormentata addosso ad Eric.
Si
voltò verso il comodino e constatò che avevano
dormito per ben cinque ore filate. Allora osservò Eric che
non aveva cambiato posizione da quando si era addormentato e si disse
che sarebbe stato meglio svegliarlo. Nonostante la sua vita da rock
star stesse prendendo il sopravvento, conservava ancora un certo senso
di responsabilità. A quel pensiero le venne automatico
voltarsi verso il letto di sua sorella, fortunatamente ancora vuoto.
Non era ancora tornata, per fortuna.
«
Hey, Eric » disse dolcemente mentre con una mano gli muoveva
una spalla.
«
Eh? Sì? Che c'è? » esclamò
sollevando di scatto la testa.
«
Ci siamo addormentati, devi tornare a casa »
«
Oh, cazzo. Domani lavoro. Ok, me ne vado, dammi un secondo per
svegliarmi del tutto »
Lo
vide stropicciarsi gli occhi e pensò che poteva essere la
creatura più bella del pianeta.
«
Tanto la strada la sai, no? » disse senza alzare troppo la
voce. « Io devo farmi la doccia ancora, e fra due ore devo
essere a scuola, quindi mi conviene avviarmi »
«
Ok, ok. Fai quello che devi, io farò piano »
Il
fatto che Eric per andarsene dovesse passare accanto a quel relitto
umano che era suo padre, non la turbava nemmeno un po'. Eric era stato
l'unico fino a quel momento che era stato in grado di capirla. Non come
Josh che si era limitato ad annuire comprensivo, e neanche come Zac o
Jeremy. Lui l'aveva aiutata concretamente, e in un certo senso l'aveva
tirata su dal fondo quando ormai era scivolata inesorabilmente.
Gli
diede un bacio e se ne andò in bagno, dove rimané
per circa mezz'ora a togliersi le scorie del concerto di dosso.
Quando
tornò in camera si accorse subito del bigliettino rosa
– preso dal blocco sopra alla scrivania – che
riportava la calligrafia tondeggiante di Eric.
“Non
vorrei correre troppo, ma ogni volta che sei accanto a me mi sento
più vivo che mai. Non so che magia hai usato, ma sei
riuscita a farmi cadere ai tuoi piedi. Ti voglio
bene.
Eric”
Hayley
lesse quelle parole con tutta l'eccitazione che aveva da dimostrare. Lo
piegò in due e lo ripose sotto la lampada del comodino.
Poteva esistere giornata con un inizio migliore?
«
Allora come stai? »
Hayley
l'aveva guardato attentamente da sotto le ciglia, tanto per cercare di
indovinare dove volesse andare a parare. Per un attimo soltanto ebbe la
sensazione di avere davanti a sé un perfetto sconosciuto.
«
Non lo so »
D'altra
parte, Josh stava cercando in tutti modo di trovare qualcosa di
familiare negli occhi di Hayley, così cambiati negli ultimi
tempi.
«
Com'è la situazione a casa? »
«
Non accenna a voler cambiare. A questo punto non mi resta che sperare
in una separazione improvvisa » accennò Hayley,
trattenendo a stento un singulto di dispiacere. Non era triste,
solamente stanca.
«
Però mi sembri migliorata dai primi tempi »
«
Se ti riferisci alle occhiaie magicamente scomparse, è che
ho iniziato a truccarmi »
E'
vero, anche se non c'era bisogno – pensò Josh, non
volendo.
Per
un periodo di tempo Josh aveva pensato che quel suo cambiamento fosse
dovuto al suo costante stare con Eric, che la voleva forse un po'
più perfetta di quanto non fosse già. Poi invece
aveva capito che era sempre lei, sempre bella, solo più
donna, e che non c'era niente di male in questo.
«
Comunque sì, sto meglio di qualche mese fa, ho imparato ad
abituarmi a mio padre che dorme sul divano »
C'era
un'aria di insofferenza costante, in quella casa, ma era una cosa da
cui potevi decidere di fuggire, o rimboccarti le maniche e
imparare a sopportare. Senza altre vie di fuga, per sopravvivere Hayley
aveva scelto la seconda opzione.
«
Pensavo, no? Ormai abbiamo qualche canzone, si potrebbe provare a
contattare qualche casa discografica Abbiamo pure una schiera di fan
che partecipano regolarmente ai nostri concerti, non ci manca niente
»
Josh
ci voleva andare cauto, perché vedeva Hayley come se fosse
sul filo di un rasoio, e non voleva farla precipitare.
«
Va bene, mettiamoci all'opera » era stata una frase che
necessitava di enfasi, ma arrivò senza di essa.
«
Sei sicura? »
«
Sono determinata, e questo e quello che voglio fare, quindi
sì, sono sicura. Bisognerà sentire gli altri e
organizzarci- »
«
Già fatto » la anticipò lui, pur non
vedendola felice come avrebbe voluto.
Lei
parlava come se ci fosse assoluto bisogno di calibrare ogni azione,
lui, invece, agiva senza pensarci neanche.
«
Allora vado a mettermi all'opera, tu fai lo stesso »
Lo
vide prendere le sue cose dal tavolo e volare via come era arrivato
lasciandola da sola al centro della sala mensa a pensare che magari
l'entusiasmo dell'amico poteva essere più che giustificato.
Si
avvicinò ad Eric con in mano la custodia di un dvd horror.
Era l'ennesimo film che Hayley gli presentava davanti agli occhi, e
sperava essere l'ultimo di una lunga lista di rifiutati.
«
Che poi io gli splatter non li ho mai capiti davvero » lo
sentì mormorare.
«
Perché tu non capisci l'arte » rispose, decisa a
far valere le sue idee.
Eric lanciò
un'occhiata alla copertina e fece cenno si no con la testa e facendo
un'espressione schifata.
« Eh
no, eh! Allora
lo scegli tu »
«
Ma se tipo andassimo a prenderci qualcosa in un bar? E' una delle prime
giornate di sole della stagione, non chiudiamoci in casa... »
disse abbracciandola e posandole la bocca tra i capelli.
Si
scambiarono uno sguardo di intesa prima di uscire velocemente dal
negozio sotto gli occhi stanchi di quel metallaro tatuato e grasso
seduto alla cassa.
Una
volta fuori, l'aria fredda lì colpì
immediatamente, e fu per questo che Hayley si sciolse al contatto con
la mano calda di Eric.
« Devo
parlarti » disse lui.
«
Ok, dimmi » disse ostentando una naturalezza che non stava
avendo. In realtà, nel suo stomaco aveva cominciato a
muoversi qualcosa.
«
Voglio raccontarti la storia di Jeremy, però devi
promettermi che cercherai di vederla in modo imparziale » disse Eric, voltandosi solo
un attimo verso di lei, che nel frattempo non accennava a voler
distogliere lo sguardo da lui. Adesso che era arrivato il momento tanto
atteso, era combattuta tra la curiosità a l'incertezza. Ma
la prima, ovviamente, vinse sull'altra.
«
Ok, racconta »
disse lei.
Eric
prese un respiro profondo e iniziò a parlare in modo
incerto. « Qualche anno fa, credo due anni, con i The Factory eravamo
già un gruppo solido, un po' come ora voi Paramore » Fece
una pausa calibrando le parole con attenzione. « Jeremy
era con Frannie già da molto. Si può
dire che, in un certo senso, i The
Factory esistano grazie a loro. A quei tempi io e Jeremy
eravamo amici per la pelle. Siamo cresciuti insieme, eravamo vicini di
casa quando eravamo bambini, ci siamo cresciuti a vicenda...
» disse parlando a raffica, senza dare
l'opportunità ad Hayley di intervenire. Le parole gli
fluivano fuori dalla bocca come un muragliono compatto, come se avesse
raccontato quella storia altre mille volte.
Le
ultime perole gli uscirono di bocca con gli occhi rotti e lo sguardo
perso, e in quel momento, guardandolo, Hayley capì cosa
volesse davvero descrivere. Era quel momento in cui ti accorgi di aver
perso qualcosa che nessuno potrà più ridarti.
«
Continua »
disse Hayley.
«
Poi è successo qualcosa - ancora non so dirmi cosa - e ci
siamo trovati ubriachi ad una festa, e Frannie era così
bella. Forse non l'ho mai ammesso, ma per lei ho sempre avuto un debole
» rise Eric,
voltandosi a guardarla per un secondo.
«
Cosa è successo di preciso? » chiese
Hayley, cercando di sorvolare sull'ultima frase, giusto per non
aggravare la sua già pericolante situazione d'autostima.
«
E' successo che ho fatto sesso con Frannie » confessò, tutto
d'un fiato.
Hayley sentì quelle
parole senza ascoltarle davvero. Quello era probabilmente il tassello
mancante, il pezzo che le era sempre mancato per chiudere il discorso
con Jeremy. Ecco perché si comportavano così,
ecco il perché di tutte quelle battutine.
«
E poi »
chiese lei.
«
Poi Jeremy ci ha scoperti, non so come - anche se sono sicuro sia stata
lei a dirglielo - e per qualche giorno la situazione è stata
congelata in quel modo. Al fattaccio si è aggiunto che
Frannie ha avuto un ritardo di un mese abbondante. Eravamo solo io, lei
e Jeremy a sapero, ma quel periodo è stato orrendo per tutti
» disse
Eric, lasciando Hayley pietrificata.
Nel frattempo erano arrivati a
destinazione, al piccolo bar dove andavano di solito, e si fermarono
lì davanti in automatico, fermi l'uno davanti all'altra.
«
Eravamo una famiglia, e siamo arrivati ad un punto di stallo.
Fortunatamente Frannie non era incinta » disse vedendo Hayley tornare
a respirare regolarmente «
e Jeremy l'ha perdonata, ma non ha perdonato me. Si sono rimessi
insieme e da
quel giorno io sono stato fermamente convinto che quei due si siano
rimessi insieme perché erano convinti di dover dimostrare
qualcosa a
qualcuno. Tipo che il vero amore vince sempre, e cose del genere
»
«
Magari avevano semplicemente deciso di fregarsene di te, no?
» e per quanto avesse tentato, non era riuscita a camuffare
quella punta di acidità nella sua voce. Forse sapeva che
stava sbagliando, ma lei era sempre stata pronta a combattere per cause
perse, o comunque finite da tempo, come quella. Se fosse stata lei la
protagonista, o solamente un personaggio secondario, forse Eric le
sarebbe stato antipatico, ci avrebbe litigato, e non si sarebbero
più parlati. Fu per questo che decise di contenere la sua
grinta, per preservare ciò che aveva, come le avevano sempre
insegnato.
«
Non farmi la morale, ho già pagato per quello che ho fatto
»
Lei
stette un po' in silenzio ad osservare l'ombra di una sedia proiettata
contro il pavimento.
«
Cosa dovrei fare, io, adesso? »
«
In che senso? »
«
Chi mi garantisce che tu non lo faccia di nuovo? »
«
Forse il fatto che io abbia pagato cara questa storia? Andiamo Hayley,
non fare lo stereotipo. Te l'ho raccontato perché non voglio
segreti tra noi, non devi dare peso a tutto quello che ti dico
»
« Come
faccio a fidarmi di te? Jeremy è uno dei miei migliori
amici, come faccio a convivere con questo, adesso?
» disse
Hayley alzando il tono di voce e gesticolando vistosamente. Si
stava facendo prendere dal panico, era evidente.
E
mentre lei continuava a parlare, Eric le si avvicinò
lentamente e le prese i polsi.
«
Ok, basta » sussurrò.
Hayley
lo guardò negli occhi e ci vide dentro il suo mondo che
andava in fiamme.
«
Perché hai deciso di dirmelo proprio adesso? »
«
Perché forse i The
Factory si scioglieranno »
Hayley
non seppe cose rispondere. Loro erano una realtà diversa da
tutto il
resto, erano l'opposto della sua vita, un posto in cui non
sarebbe mai stata realmente lei, ma solo il rimpiazzo di una storia
troppo debole per esistere. Era per questo che Frannie se ne era andata
dal gruppo, allora.
«
Perché hai aspettato così tanto prima di dirmelo?
» continuò Hayley con
le lacrime agli occhi. Ora ne era consapevole: in tutti quei mesi lei
era stata solo il rimpiazzo perfetto, un modo per dimostrare a Jeremy
che aveva vinto lui in ogni caso.
«
Non lo so, non volevo far finire le cose sul nascere »
«
Quindi io sarei il rimpiazzo, vero? »
«
Hayley ma che stai dicendo, certo che no » le rispose
avvolgendola tra le sue braccia.
«
Ho passato quasi sei mesi cercando di diventare come Frannie, ora che
credevo di essere riuscita perlomeno a sentirmi bene essendo me stessa
mi rendo conto che sono sempre stata la brutta copia. Io non posso
competere con Frannie, è questa la verità.
»
«
Tu sei migliore di lei, e anche migliore di me » le disse Eric, affievolendo
il tono di voce.
«
Scusami, devo andare » disse lei, spingendoselo via di dosso,
come se facendolo avrebbe eliminato anche tutti i problemi a lui
associati. Non voleva che lui la vedesse piangere, perché
era abituata che i suoi sentimenti erano suoi e basta,
perché era già successo una volta e se ne era
pentita, e perché la rpima regola della vita, per lei, era
sempre stata: mai mostrarsi vulnerabili.
Corse
via. Verso cosa, non lo sapeva.
*
Quando
Hayley vide Jeremy arrivare in lontananza si chiese quali parole
avrebbe usato per raccontargli ciò che era venuta a sapere,
ma non fece in tempo a raccogliere qualche parola sensata che lui era
già a pochi passi da lei.
Stava
seduta sul muretto di cemento armato davanti al garage e stava
godendosi il primo sole primaverile della stagione, ma i suoi pensieri
erano rivolti ad argomenti decisamente differenti da quel sole che
lentamente scaldava tutto.
Certe
rivelazioni uno dovrebbe decidere all'inizio se farle o no, e dal
momento che decidi di dire tutto, dovresti farlo all'inizio di una
storia, non nel bel mezzo. Questo Eric non l'aveva capito, purtroppo.
La
storia che Hayley aveva sempre cercato di scoprire le era stata
così sbattuta violentemente in faccia. I ruoli erano stati
decisi e le colpe affibbiate a chi ne aveva. Niente di più e
niente di meno, quella era una storia che stava distruggento Hayley
dall'interno. In quel momento neanche Eric era riuscito a capire la sua
situazione.
«
Buongiono Hayley, non entri? »
«
No, devo parlarti, in realtà » disse saltando giu
dal muretto e pulendosi le mani sui pantaloni.
«
Dai, spara! » le si rivolse con il basso ancora in spalla.
«
Ho parlato con Eric, mi ha raccontato il motivo per cui vi odiate e,
ecco, volevo chiederti scusa »
«
Non posso credere che te lo abia detto! » disse lui.
«
Io non capisco davvero perché volevate tenermi all'oscuro di
tutto, alla fine per me non è così importante
» disse
Hayley, mentendo.
«
Per noi sì, però... forse più per me
che per lui » rispose accennando a dirigersi verso la porta
del garage.
«
Aspetta un attimo, spiegami perché poi hai perdonato Frannie
e non Eric »
«
E' una storia morta e sepolta, Hayley, finiamola qui »
Hayley
gli lasciò fare due passi ma poi lo fermò di
nuovo, avendo trovato le parole giuste.
«
Io... io devo saperlo! »
«
Perché? » si era voltato, lui.
Allora
Hayley aveva deciso di mettere tutte le carte in tavola e spiegargli
tutto. Della sua gelosia nei confronti di Frannie e di come
avesse cercato disperatamente di assomigliarle, in quegli
ultimi tempi, e Jeremy l'aveva ascoltata con uno sguardo non troppo
partecipe, solo dubbioso.
«
Perché non mi ha mai detto niente? »
Perché
eri troppo, per me.
Solo
in quel momento Hayley capì davvero cosa volesse dire
mettere le carte in tavola, e ciò che prima aveva cercato di
omettere le stava uscendo di bocca senza che lei avesse alcun potere su
se stessa.
«
Tu mi piacevi, Jeremy, è per questo che sono entrata nei The Factory ed
è per questo che sei entrato nei Paramore »
Jeremy
rimase immobile senza avere il coraggio di proferire parola. Si disse
che certe cose non andrebbero mai dette.
« Hayley...
»
«
No, non c'è bisogno di dire niente, mi è passata,
e no, non sei nei Paramore
solo per questo, sei rimasto perché dopotutto ho imparato a
volerti bene sotto un'altro piano. Adesso ho Eric, e mi sta bene
così »
disse lei, tutto d'un fiato.
Lui la guardò con
aria circospetta, indeciso sul da farsi.
«
Quindi siamo amici, io e te? »
«
Suppongo di sì » gli rispose avvicinandosi per
abbracciarlo.
Dopo
pochi secondi Jeremy esordì con: « Ma quindi i
testi delle canzoni... »
«
No, questa è una storia che non racconterò oggi,
mi dispiace » e sorrise tra sé perché i
castelli che si era costruita intorno erano finalmente crollati.
«
Va bene, va bene »
*
Jeremy
si chiuse la porta della sala prove alle spalle con forza,
trasmettendole tutta la rabbia che aveva accumulato negli ultimi quarti
d'ora. La confessione di Hayley gli aveva in un certo senso aperto gli
occhi sulla realtà dei fatti: i The Factory stavano
in piedi solo per merito dell'orgoglio pressante di entrambi, e lui
aveva deciso in poco tempo di non voler contribuire a qualcosa che
implicasse Eric.
In
un tempo in cui le responsabilità della maggiore
età erano ancora decisamente lontane, Eric era stata la sua
casa, e con lui aveva condiviso tutti i momenti salienti
della sua crescita, insieme alle cavolate infantili. Ricordava che non
ci fosse avvenimento che non venisse condiviso da entrambi, non
ricordava ragazza di cui entrambi non fossero al corrente. Ogni cosa,
ogni momento, ogni tassello della sua vita era stato cullato da quello
sfondo che rappresentava il suo migliore amico, il fratello che non
aveva mai avuto.
Jeremy
si diresse verso la sua macchina senza neanche guardare in faccia la
povera aHayley che arrivava dal senso opposto.
«
Jerm, dove vai? » gli chiese, senza ottenere risposta se non
il rumore della portiera della sua auto che sbatteva violentemente.
Il
primo impatto con le parole di Hayley, qualche giorno prima, era stato
naturale, perché di fronte agli occhi della ragazza nessuno
sembrava in grado di reagire in modo scellerato. Ma quando, in
solitudine, ci aveva ragionato sopra, aveva capito che non era quello
il modo di andare avanti. Avrebbe messo fine a quella storia, e
così aveva fatto prima di uscire dalla sala prove.
Hayley
cercò di lasciarsi alle spalle lo sguardo adirato dell'amico
per cercare di fare spazio al ragionamento razionale prima di entrare
nella sala prove dei The
Factory. Quando fu dentro, le cose gli furono un po'
più chiare.
La
visione di Eric con la testa e i pugni appoggiati al muro non fu la
prima cosa che le saltò all'occhio, ma le facce dispiaciute
e quasi spaventate degli altri erano state quelle che le avevano fatto
capire cosa era successo.
«
Beh? » aveva esclamato, cercando le conferme di cui aveva
bisogno.
Eric
aveva alzato lo sguardo su di lei mostrandole gli occhi arrossati prima
di dare quello che poteva essere l'ennesimo pugno contro il muro.
«
E' passato Jeremy, poco fa » aveva accennato a dire, uno
degli altri, in modo quasi ironico.
«
Hayley, possiamo parlare? » le aveva poi chiesto Eric,
sollevandosi dalla sua posizione. Da quando avevano litigato era la
prima volta che si rivedevano, ed Hayley non aveva davvero niente da
aggiungere.
In
realtà, le cose che avrebbe voluto dire erano tante, ma
erano talmente tanto confusionarie nella sua testa che nessuna di esse
era in grado di uscire.
Allora
si limitò ad annuire e a seguirlo di fuori.
Forse
nella sua testa Hayley era riuscita a capire tutto prima ancora che
Eric proferisse parola, e forse avrebbe fatto meglio a non andare alle
prove, quella sera.
Una
volta che furono fuori dalla sala prove, Eric aveva iniziato a
camminare velocemente sul marciapiede in direzione di casa della
ragazza.
«
Ti accompagno a casa »
«
Puoi rallentare il passo? Non riesco a starti dietro! »
Alllora
il ragazzo aveva rallentato impercettibilmente prima di voltarsi per
mezzo secondo verso di lei.
«
Si può sapere cosa ti è saltato in mente?
»
«
Cosa? »
«
Hai raccontato a Jeremy quello che ti ho detto? »
«
Cos'è? Era un segreto? »
«
No, ma una storia da non rivangare, non avevi il diritto di metterti in
mezzo »
Hayley
fece fatica ad assimilare quelle parole.
«
Non posso più nemmeno raccontare i miei sentimenti a
qualcuno? Quella storia era di ostacolo tra me e Jeremy, ho voluto
abbattere un muro »
«
Sì, ma non era tuo diritto! Non dovevi farlo, come fai a non
capirlo, Hayls! »
«
Vuoi spiegarmi cosa diavolo è successo? »
«
E' successo che Jeremy oggi è entrato in sala prove e mi ha
sbraitato contro sbattendomi in faccia i veri motivi per cui abbiamo
continuato a rimanere insieme ai The
Factory, e la parte più brutta è che
aveva fottutamente ragione! »
«
Che significa? »
« Che
non c'è più nessun gruppo, niente di tutto quello
per cui ho lottato, e
la colpa è anche mia, ma tu non avresti dovuto parlare
Hayley, davvero
non avresti dovuto
»
«
Sei stato tu a mettermi in mezzo, per primo, raccontandomi tutta la
storia! Io e te stiamo insieme, santo cielo, dovrebbe almeno importanti
di come mi sento! Dopo che me ne sono andata non hai neanche provato a
richiamarmi. Io provo a mettere in ordine nella mia testa e tu che fai,
mi urli contro? Che colpa ho avuto in tutta questa storia? » gli urlo contro lei, quando
le lacrime avevano cominciato a rigarle il viso più per
rabbia che per tristezza.
«
Quella di aver messo becco in una storia che non ti riguarda, diamine!
» le aveva detto voltandosi di scatto e smettendo,
così, di camminare.
Hayley
era rimsta impetrita sul suo posto quando Eric le aveva urlato sopra,
perché non aveva mai avuto la facoltà di
rispondere a certe
affermaizoni. Era combattuta tra l'orgoglio e il senso di colpa.
«
Tu non sopporti il fatto che io stia bene insieme a Jeremy a
prescindere da te, è questo il vero problema. Ma l'ho
capito, io. Non
sono Frannie! Io non sono come lei! » aveva urlato sulle
ultime due
frase più per se stessa, perché non era convinta
di quello che lei
stessa stava affermando.
«
Tu non capisci... » aveva scocco la testa l'altro, riprendo a
camminare, ma lentamente.
«
Certo, non capisco.. non capisco per quale motivo non sopporti che io
sia felice! Tu e Jeremy avete litigato, vi parlate a stento, ma io no,
io ho ancora la possibilità di creare qualcosa, nella mia
vita »
continuò ad urlare, rimanendo nella stessa posizione di
prima.
«
A differenza mia... »
Dopo
quella frase, le parole che aveva appena detto le erano sembrate fin
tropo colpevolizzanti.
«
Eric, vai a casa, fatti una doccia e un esame di coscinza. Quando sarai
pronti a rispettarmi e a comprendermi, ti prego, torna da me. Ma torna
solo quando sarai di nuovo quello di prima » disse prima di
voltarsi ed andarsene.
Secondo
lei, quando Eric le aveva racconato quella storia, era stato come se
avesse deciso di mettere in gioco il suo passato, e di conseguenza
quello di Jeremy, in modo pubblico. Era la storia che aveva bisogno di
essere smascherata, e così sarebbe dovuta andare.
*
Note.
Con
un ritardo imperdonabile sono riuscita ad aggiornare. Non aggiungo
nient'altro perché rischio di sfociare nel drammatico.
Qualsiasi recensione negativa sotto a questo capitolo è
interamente condivisa anche da me. Però commentate, che sono
curiosa, su *^*
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