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Autore: __Aivlis    01/02/2012    1 recensioni
E in quella serata qualcosa di grande era cambiato. Ora c'erano i Paramore, qualcosa di più di tre strumenti messi inseme, qualcosa di concreto in cui confidare, qualcosa in cui riporre le proprie aspettative. Erano loro a combattere contro il mondo, a discapito di tutto quello che sarebbe potuto succedere.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Josh Farro, Nuovo Personaggio, Zac Farro
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Amor Vincit Omnia ©

*

...there's always another day.

Quella sera l'aria era calda, segno che l'estate si stava avvicinando pericolosamente, e, dopo tutto quel tempo in cui non era successo niente di rilevante, era come se il mondo si fosse congelato assieme alle strade coperte di ghiaccio e al vento gelido e minacciasse di riprendere il suo corso da un momento all'altro. Era un periodo terribilmente monotono, e quando ti riduci a compiere sempre le stesse azioni tutti i santi giorni, allora è segno che stai iniziando a morire un po', ed era una teoria su cui Hayley aveva fondato il suo mondo.
Gli inverni sono strazianti. Per quanto tu cerchi di far cambiare le cose, esse rimangono al loro posto. Forse perché la gente si fa pigra, o forse perché i cervelli vengono congelati dal clima rigido – ipotesi che Hayley non aveva mai scartato. Eppure sembrava essere quello, l'equilibrio che era andata cercando. Doveva esserlo, per forza. Avere un rapporto stabile con qualcuno era un'esperienza nuova: qualcosa di talmente bello da toglierti il fiato, ma anche talmente fragile da tenerti sulle spine tutti i giorni.
Mentre Hayley afferrava il microfono sotto al lieve applauso di un pubblico un po' più denso della prima volta, pensava a quanto la musica le aveva fatto bene in quel periodo. Forse era nata per scatenarsi sul palco, e forse – finalmente – aveva trovato la sua vera dimensione; un modo per “sbocciare”, - come le aveva detto Jess, quando un giorno Hayley si era azzardata ad uscire di casa con una linea di matita sotto gli occhi –, qualcosa che le desse la sicurezza dei movimenti e la determinazione di chi nasce per vincere. O forse erano le urla delle persone che la guardavano da qualche centimetro più in basso e la acclamavano, e tra questi poteva riconoscere volti familiari, oltre alla piccola schiera di fan che avevano cominciato a portarsi dietro da qualche tempo. La sorte aveva voluto che tutti avessero imparato a chiamarla “cantante dei Paramore” prima ancora che “quella nuova dei The Factory” e per questo ringraziava il cielo o chi per lui.
I momenti in cui sentiva di poter toccare il cielo con un dito erano aumentati di pari passo con quelli in cui sentiva di poter affrontare qualsiasi situazione. E aveva capito di non aver più bisogno che sua sorella la sorreggesse per affrontare i suoi problemi, nonostante la situazione tra i suoi non avesse accennato a voler cambiare. Quando tornava a casa dai concerti o dalle giornate di prove e vedeva suo padre dormire sul divano, le faceva quasi tenerezza, più che dispiacere. Guardandoli, aveva capito che finire una storia è difficile quasi quanto iniziarla, e forse era per questo che lei ed Eric erano ancora insieme e ancora uniti, dopo quasi sei mesi. 
Lui c'era sempre stato. Era diventato una di quelle presenze che se vengono a mancare potresti anche morire. Un punto fermo su cui sai che potrai far sempre affidamento, e quella era una certezza a cui Hayley non sarebbe stata disposta a rinunciare molto facilmente. 
« I don't mean to run,
But everytime you come around I feel,
More alive, than ever » 
Aveva iniziato a cantare, dopo una breve introduzione volta a scaldare il pubblico - come aveva imparato a fare prima di ogni concerto -, e poi aveva guardato tra l'ammasso di gente in cerca di quel volto che non sarebbe mai mancato. Ed era lì, in prima fila, come sempre. 
Questa volta era diverso, però. Quella canzone era per lui, e lui stesso, Eric, lo sapeva e sorrideva per questo. 
Ed ora Hayley si ritrovava a fare quello che non si sarebbe mai immaginata di essere in grado neanche di concepire. 
Era la prima volta che suonavano quella canzone, e anche la prima volta che Eric la sentiva. 
« If I let you love me,
Be the one adored,
Would you go all the way?
Be the one I'm looking for? »
Si ricordava bene qualche giorno prima, quando si era decisa a voler completare quel maledetto testo. Aveva messo il punto finale e non aveva potuto aspettare a chiamare Jeremy e dirgli di raggiungerla. Avevano provato la melodia, che era venuta fuori in maniera quasi automatica e poi, insieme agli altri, si erano messi a comporre il resto delle parti. Era stata la cosa più naturale che tutti avessero mai fatto. Forse perché la situazione si era stabilizzata, e quel legame delicato nei confronti di Josh si era affievolito, o forse perché i disaccordi tra Jeremy ed Eric avevano accennato a voler terminare. 
Alla fine avevano tutti ottenuto quello che desideravano, e il successo minacciava di arrivare da un momento all'altro, o forse era quello di cui si volevano autoconvincere tutti. 
Eric era stato la sua salvezza, in qualche modo. Nonostante gli inizi non avessero prospettato nulla di buono, e nonostante Hayley avesse sempre visto più difetti che pregi in quel ragazzone di cui poi, alla fine, aveva capito di non poter fare a meno. Ma gli aveva voluto bene sin dall'inizio, quando l'unica cosa che li accomunava erano i The Factory, lo capiva ogni volta che il suo cuore perdeva qualche battito quando lui la toccava, o dalla felicità che l'avvolgeva quando solo stavano abbracciati sotto le coperte mentre la televisione trasmetteva qualche orrendo film romantico. L'amore stava nelle piccola cose, e mai prima di allora Hayley l'aveva capito. 
« ...be the one I'm looking for? » 
Gli ultimi accordi di chitarra e un finale degno di nota. Si spengono le luci e dopo poco lo show riprende come se non fosse mai realmente iniziato.

« Conquisteremo il mondo, ora ne sono certo! »
L'euforia di Josh tendeva sempre a convincere anche gli altri. Cosa molto pericolosa. Erano stati avvertiti dall'inizio di tenere i piedi per terra. 
« Siamo tutti aspettando, Josh » 
« Arriverà, state tranquilli » 
« Cosa arriverà? » chiese Eric comparendo all'improvviso da dietro l'angolo del locale. 
Si trovavano tutti fuori per accompagnare “gentilmente” Jeremy a fumare la sua classica sigaretta post- concerto, ed Eric li aveva raggiunti come suo solito.
« Il successo, caro Eric » 
E così aveva finito per diventare uno di famiglia, nei Paramore. Zac lo adorava e Josh non stravedeva per lui, ma se non altro Hayley era riusciva a strappargli un “è abbastanza simpatico” dopo molte difficoltà. Per Jeremy la situazione era abbastanza stabile. Non lo adorava, ma neanche lo odiava più, e ancora entrambi si ostinavano a voler tenere il segreto sulla storia che li aveva divisi così nettamente. Hayley, dal canto suo, aveva deciso che primo o poi qualcuno si sarebbe fatto avanti e avrebbe sputato il rospo senza troppi giri di parole, quindi si limitava ad aspettare pazientemente.
« Già... il successo » disse Eric con aria mezzo sognante. « Andiamo Hayley? » continuò, poi, rivolgendosi alla ragazza. 
« Sì, arrivo subito. Ragazzi è stato fantastico, come sempre » 
« Domani pranziamo insieme? Devo parlarti di una cosa » le chiese Josh, incuriosendola. 
« Dovrei preoccuparmi? » chiese ridendo.
« No, stupida! »
« Allora a domani » 
Così detto si voltò verso Eric e prese la via del parcheggio.
« A volte mi chiedo come hai fatto ad acquisire tutta questa carica, sul palco » 
« Me lo chiedo anche io » 
« Comunque la canzone era bellissima, sai? » le disse prima di cingere le spalle con un braccio. 
« Ah sì? » rispose lei, ironica. 
« E condivido tutto. » Riprese dopo qualche attimo: « Ora che ha voglia di fare, madame? » 
« Film a casa mia? » 
« Andata » 

Hayley si svegliò di scatto e la prima cosa che vide davanti a sé fu la forte luce del televisore proiettata su di lei. Le ci volle un po' per inquadrare la situazione e solo dopo qualche secondo si rese conto di essersi addormentata addosso ad Eric. 
Si voltò verso il comodino e constatò che avevano dormito per ben cinque ore filate. Allora osservò Eric che non aveva cambiato posizione da quando si era addormentato e si disse che sarebbe stato meglio svegliarlo. Nonostante la sua vita da rock star stesse prendendo il sopravvento, conservava ancora un certo senso di responsabilità. A quel pensiero le venne automatico voltarsi verso il letto di sua sorella, fortunatamente ancora vuoto. Non era ancora tornata, per fortuna. 
« Hey, Eric » disse dolcemente mentre con una mano gli muoveva una spalla. 
« Eh? Sì? Che c'è? » esclamò sollevando di scatto la testa. 
« Ci siamo addormentati, devi tornare a casa » 
« Oh, cazzo. Domani lavoro. Ok, me ne vado, dammi un secondo per svegliarmi del tutto » 
Lo vide stropicciarsi gli occhi e pensò che poteva essere la creatura più bella del pianeta. 
« Tanto la strada la sai, no? » disse senza alzare troppo la voce. « Io devo farmi la doccia ancora, e fra due ore devo essere a scuola, quindi mi conviene avviarmi » 
« Ok, ok. Fai quello che devi, io farò piano » 
Il fatto che Eric per andarsene dovesse passare accanto a quel relitto umano che era suo padre, non la turbava nemmeno un po'. Eric era stato l'unico fino a quel momento che era stato in grado di capirla. Non come Josh che si era limitato ad annuire comprensivo, e neanche come Zac o Jeremy. Lui l'aveva aiutata concretamente, e in un certo senso l'aveva tirata su dal fondo quando ormai era scivolata inesorabilmente. 
Gli diede un bacio e se ne andò in bagno, dove rimané per circa mezz'ora a togliersi le scorie del concerto di dosso. 
Quando tornò in camera si accorse subito del bigliettino rosa – preso dal blocco sopra alla scrivania – che riportava la calligrafia tondeggiante di Eric. 
“Non vorrei correre troppo, ma ogni volta che sei accanto a me mi sento più vivo che mai. Non so che magia hai usato, ma sei riuscita a farmi cadere ai tuoi piedi. Ti voglio bene.         Eric” 
Hayley lesse quelle parole con tutta l'eccitazione che aveva da dimostrare. Lo piegò in due e lo ripose sotto la lampada del comodino. Poteva esistere giornata con un inizio migliore?

« Allora come stai? » 
Hayley l'aveva guardato attentamente da sotto le ciglia, tanto per cercare di indovinare dove volesse andare a parare. Per un attimo soltanto ebbe la sensazione di avere davanti a sé un perfetto sconosciuto.
« Non lo so » 
D'altra parte, Josh stava cercando in tutti modo di trovare qualcosa di familiare negli occhi di Hayley, così cambiati negli ultimi tempi. 
« Com'è la situazione a casa? » 
« Non accenna a voler cambiare. A questo punto non mi resta che sperare in una separazione improvvisa » accennò Hayley, trattenendo a stento un singulto di dispiacere. Non era triste, solamente stanca. 
« Però mi sembri migliorata dai primi tempi » 
« Se ti riferisci alle occhiaie magicamente scomparse, è che ho iniziato a truccarmi »
E' vero, anche se non c'era bisogno – pensò Josh, non volendo. 
Per un periodo di tempo Josh aveva pensato che quel suo cambiamento fosse dovuto al suo costante stare con Eric, che la voleva forse un po' più perfetta di quanto non fosse già. Poi invece aveva capito che era sempre lei, sempre bella, solo più donna, e che non c'era niente di male in questo. 
« Comunque sì, sto meglio di qualche mese fa, ho imparato ad abituarmi a mio padre che dorme sul divano » 
C'era un'aria di insofferenza costante, in quella casa, ma era una cosa da cui potevi decidere di fuggire, o rimboccarti le maniche  e imparare a sopportare. Senza altre vie di fuga, per sopravvivere Hayley aveva scelto la seconda opzione. 
« Pensavo, no? Ormai abbiamo qualche canzone, si potrebbe provare a contattare qualche casa discografica Abbiamo pure una schiera di fan che partecipano regolarmente ai nostri concerti, non ci manca niente » 
Josh ci voleva andare cauto, perché vedeva Hayley come se fosse sul filo di un rasoio, e non voleva farla precipitare. 
« Va bene, mettiamoci all'opera » era stata una frase che necessitava di enfasi, ma arrivò senza di essa. 
« Sei sicura? » 
« Sono determinata, e questo e quello che voglio fare, quindi sì, sono sicura. Bisognerà sentire gli altri e organizzarci- »
« Già fatto » la anticipò lui, pur non vedendola felice come avrebbe voluto. 
Lei parlava come se ci fosse assoluto bisogno di calibrare ogni azione, lui, invece, agiva senza pensarci neanche. 
« Allora vado a mettermi all'opera, tu fai lo stesso » 
Lo vide prendere le sue cose dal tavolo e volare via come era arrivato lasciandola da sola al centro della sala mensa a pensare che magari l'entusiasmo dell'amico poteva essere più che giustificato.

Si avvicinò ad Eric con in mano la custodia di un dvd horror. Era l'ennesimo film che Hayley gli presentava davanti agli occhi, e sperava essere l'ultimo di una lunga lista di rifiutati. 
« Che poi io gli splatter non li ho mai capiti davvero » lo sentì mormorare. 
« Perché tu non capisci l'arte » rispose, decisa a far valere le sue idee. 
Eric lanciò un'occhiata alla copertina e fece cenno si no con la testa e facendo un'espressione schifata. 
« Eh no, eh! Allora lo scegli tu »
« Ma se tipo andassimo a prenderci qualcosa in un bar? E' una delle prime giornate di sole della stagione, non chiudiamoci in casa... » disse abbracciandola e posandole la bocca tra i capelli.
Si scambiarono uno sguardo di intesa prima di uscire velocemente dal negozio sotto gli occhi stanchi di quel metallaro tatuato e grasso seduto alla cassa.
Una volta fuori, l'aria fredda lì colpì immediatamente, e fu per questo che Hayley si sciolse al contatto con la mano calda di Eric.
« Devo parlarti » disse lui.
« Ok, dimmi » disse ostentando una naturalezza che non stava avendo. In realtà, nel suo stomaco aveva cominciato a muoversi qualcosa.
« Voglio raccontarti la storia di Jeremy, però devi promettermi che cercherai di vederla in modo imparziale » disse Eric, voltandosi solo un attimo verso di lei, che nel frattempo non accennava a voler distogliere lo sguardo da lui. Adesso che era arrivato il momento tanto atteso, era combattuta tra la curiosità a l'incertezza. Ma la prima, ovviamente, vinse sull'altra.
« Ok, racconta » disse lei.
Eric prese un respiro profondo e iniziò a parlare in modo incerto. « Qualche anno fa, credo due anni, con i The Factory eravamo già un gruppo solido, un po' come ora voi Paramore » Fece una pausa calibrando le parole con attenzione. « Jeremy era con Frannie già da molto. Si può dire che, in un certo senso, i The Factory esistano grazie a loro. A quei tempi io e Jeremy eravamo amici per la pelle. Siamo cresciuti insieme, eravamo vicini di casa quando eravamo bambini, ci siamo cresciuti a vicenda... » disse parlando a raffica, senza dare l'opportunità ad Hayley di intervenire. Le parole gli fluivano fuori dalla bocca come un muragliono compatto, come se avesse raccontato quella storia altre mille volte.
Le ultime perole gli uscirono di bocca con gli occhi rotti e lo sguardo perso, e in quel momento, guardandolo, Hayley capì cosa volesse davvero descrivere. Era quel momento in cui ti accorgi di aver perso qualcosa che nessuno potrà più ridarti.
« Continua » disse Hayley.
« Poi è successo qualcosa - ancora non so dirmi cosa - e ci siamo trovati ubriachi ad una festa, e Frannie era così bella. Forse non l'ho mai ammesso, ma per lei ho sempre avuto un debole » rise Eric, voltandosi a guardarla per un secondo.
« Cosa è successo di preciso? » chiese Hayley, cercando di sorvolare sull'ultima frase, giusto per non aggravare la sua già pericolante situazione d'autostima.
« E' successo che ho fatto sesso con Frannie » confessò, tutto d'un fiato.
Hayley sentì quelle parole senza ascoltarle davvero. Quello era probabilmente il tassello mancante, il pezzo che le era sempre mancato per chiudere il discorso con Jeremy. Ecco perché si comportavano così, ecco il perché di tutte quelle battutine.
« E poi » chiese lei.
« Poi Jeremy ci ha scoperti, non so come - anche se sono sicuro sia stata lei a dirglielo - e per qualche giorno la situazione è stata congelata in quel modo. Al fattaccio si è aggiunto che Frannie ha avuto un ritardo di un mese abbondante. Eravamo solo io, lei e Jeremy a sapero, ma quel periodo è stato orrendo per tutti » disse Eric, lasciando Hayley pietrificata.
Nel frattempo erano arrivati a destinazione, al piccolo bar dove andavano di solito, e si fermarono lì davanti in automatico, fermi l'uno davanti all'altra.
« Eravamo una famiglia, e siamo arrivati ad un punto di stallo. Fortunatamente Frannie non era incinta » disse vedendo Hayley tornare a respirare regolarmente « e Jeremy l'ha perdonata, ma non ha perdonato me. Si sono rimessi insieme e da quel giorno io sono stato fermamente convinto che quei due si siano rimessi insieme perché erano convinti di dover dimostrare qualcosa a qualcuno. Tipo che il vero amore vince sempre, e cose del genere  » 
« Magari avevano semplicemente deciso di fregarsene di te, no? » e per quanto avesse tentato, non era riuscita a camuffare quella punta di acidità nella sua voce. Forse sapeva che stava sbagliando, ma lei era sempre stata pronta a combattere per cause perse, o comunque finite da tempo, come quella. Se fosse stata lei la protagonista, o solamente un personaggio secondario, forse Eric le sarebbe stato antipatico, ci avrebbe litigato, e non si sarebbero più parlati. Fu per questo che decise di contenere la sua grinta, per preservare ciò che aveva, come le avevano sempre insegnato.
« Non farmi la morale, ho già pagato per quello che ho fatto »
Lei stette un po' in silenzio ad osservare l'ombra di una sedia proiettata contro il pavimento.
« Cosa dovrei fare, io, adesso? » 
« In che senso? »  
« Chi mi garantisce che tu non lo faccia di nuovo? » 
« Forse il fatto che io abbia pagato cara questa storia? Andiamo Hayley, non fare lo stereotipo. Te l'ho raccontato perché non voglio segreti tra noi, non devi dare peso a tutto quello che ti dico »
« Come faccio a fidarmi di te? Jeremy è uno dei miei migliori amici, come faccio a convivere con questo, adesso? » disse Hayley alzando il tono di voce e gesticolando vistosamente. Si stava facendo prendere dal panico, era evidente.
E mentre lei continuava a parlare, Eric le si avvicinò lentamente e le prese i polsi. 
« Ok, basta » sussurrò.
Hayley lo guardò negli occhi e ci vide dentro il suo mondo che andava in fiamme.
« Perché hai deciso di dirmelo proprio adesso? » 
« Perché forse i The Factory si scioglieranno »
Hayley non seppe cose rispondere. Loro erano una realtà diversa da tutto il resto, erano l'opposto della sua vita, un posto in cui non sarebbe mai stata realmente lei, ma solo il rimpiazzo di una storia troppo debole per esistere. Era per questo che Frannie se ne era andata dal gruppo, allora. 
« Perché hai aspettato così tanto prima di dirmelo? » continuò Hayley con le lacrime agli occhi. Ora ne era consapevole: in tutti quei mesi lei era stata solo il rimpiazzo perfetto, un modo per dimostrare a Jeremy che aveva vinto lui in ogni caso.
« Non lo so, non volevo far finire le cose sul nascere » 
« Quindi io sarei il rimpiazzo, vero? » 
« Hayley ma che stai dicendo, certo che no » le rispose avvolgendola tra le sue braccia. 
« Ho passato quasi sei mesi cercando di diventare come Frannie, ora che credevo di essere riuscita perlomeno a sentirmi bene essendo me stessa mi rendo conto che sono sempre stata la brutta copia. Io non posso competere con Frannie, è questa la verità. » 
« Tu sei migliore di lei, e anche migliore di me » le disse Eric, affievolendo il tono di voce.
« Scusami, devo andare » disse lei, spingendoselo via di dosso, come se facendolo avrebbe eliminato anche tutti i problemi a lui associati. Non voleva che lui la vedesse piangere, perché era abituata che i suoi sentimenti erano suoi e basta, perché era già successo una volta e se ne era pentita, e perché la rpima regola della vita, per lei, era sempre stata: mai mostrarsi vulnerabili.
Corse via. Verso cosa, non lo sapeva.  

*

Quando Hayley vide Jeremy arrivare in lontananza si chiese quali parole avrebbe usato per raccontargli ciò che era venuta a sapere, ma non fece in tempo a raccogliere qualche parola sensata che lui era già a pochi passi da lei. 
Stava seduta sul muretto di cemento armato davanti al garage e stava godendosi il primo sole primaverile della stagione, ma i suoi pensieri erano rivolti ad argomenti decisamente differenti da quel sole che lentamente scaldava tutto.
Certe rivelazioni uno dovrebbe decidere all'inizio se farle o no, e dal momento che decidi di dire tutto, dovresti farlo all'inizio di una storia, non nel bel mezzo. Questo Eric non l'aveva capito, purtroppo.
La storia che Hayley aveva sempre cercato di scoprire le era stata così sbattuta violentemente in faccia. I ruoli erano stati decisi e le colpe affibbiate a chi ne aveva. Niente di più e niente di meno, quella era una storia che stava distruggento Hayley dall'interno. In quel momento neanche Eric era riuscito a capire la sua situazione. 
« Buongiono Hayley, non entri? »
« No, devo parlarti, in realtà » disse saltando giu dal muretto e pulendosi le mani sui pantaloni. 
« Dai, spara! » le si rivolse con il basso ancora in spalla.
« Ho parlato con Eric, mi ha raccontato il motivo per cui vi odiate e, ecco, volevo chiederti scusa »
« Non posso credere che te lo abia detto! » disse lui.
« Io non capisco davvero perché volevate tenermi all'oscuro di tutto, alla fine per me non è così importante » disse Hayley, mentendo.
« Per noi sì, però... forse più per me che per lui » rispose accennando a dirigersi verso la porta del garage.
« Aspetta un attimo, spiegami perché poi hai perdonato Frannie e non Eric » 
« E' una storia morta e sepolta, Hayley, finiamola qui »
Hayley gli lasciò fare due passi ma poi lo fermò di nuovo, avendo trovato le parole giuste. 
« Io... io devo saperlo! » 
« Perché? » si era voltato, lui.
Allora Hayley aveva deciso di mettere tutte le carte in tavola e spiegargli tutto. Della sua gelosia nei confronti di Frannie e di come avesse cercato disperatamente di assomigliarle, in quegli ultimi tempi, e Jeremy l'aveva ascoltata con uno sguardo non troppo partecipe, solo dubbioso.
« Perché non mi ha mai detto niente? »
Perché eri troppo, per me.
Solo in quel momento Hayley capì davvero cosa volesse dire mettere le carte in tavola, e ciò che prima aveva cercato di omettere le stava uscendo di bocca senza che lei avesse alcun potere su se stessa.
« Tu mi piacevi, Jeremy, è per questo che sono entrata nei The Factory ed è per questo che sei entrato nei Paramore » 
Jeremy rimase immobile senza avere il coraggio di proferire parola. Si disse che certe cose non andrebbero mai dette.
« Hayley... » 
« No, non c'è bisogno di dire niente, mi è passata, e no, non sei nei Paramore solo per questo, sei rimasto perché dopotutto ho imparato a volerti bene sotto un'altro piano. Adesso ho Eric, e mi sta bene così » disse lei, tutto d'un fiato.
Lui la guardò con aria circospetta, indeciso sul da farsi.
« Quindi siamo amici, io e te? »
« Suppongo di sì » gli rispose avvicinandosi per abbracciarlo.
Dopo pochi secondi Jeremy esordì con: « Ma quindi i testi delle canzoni... » 
« No, questa è una storia che non racconterò oggi, mi dispiace » e sorrise tra sé perché i castelli che si era costruita intorno erano finalmente crollati. 
« Va bene, va bene » 

*

Jeremy si chiuse la porta della sala prove alle spalle con forza, trasmettendole tutta la rabbia che aveva accumulato negli ultimi quarti d'ora. La confessione di Hayley gli aveva in un certo senso aperto gli occhi sulla realtà dei fatti: i The Factory stavano in piedi solo per merito dell'orgoglio pressante di entrambi, e lui aveva deciso in poco tempo di non voler contribuire a qualcosa che implicasse Eric. 
In un tempo in cui le responsabilità della maggiore età erano ancora decisamente lontane, Eric era stata la sua casa, e con lui aveva condiviso tutti i  momenti salienti della sua crescita, insieme alle cavolate infantili. Ricordava che non ci fosse avvenimento che non venisse condiviso da entrambi, non ricordava ragazza di cui entrambi non fossero al corrente. Ogni cosa, ogni momento, ogni tassello della sua vita era stato cullato da quello sfondo che rappresentava il suo migliore amico, il fratello che non aveva mai avuto. 
Jeremy si diresse verso la sua macchina senza neanche guardare in faccia la povera aHayley che arrivava dal senso opposto.
« Jerm, dove vai? » gli chiese, senza ottenere risposta se non il rumore della portiera della sua auto che sbatteva violentemente. 
Il primo impatto con le parole di Hayley, qualche giorno prima, era stato naturale, perché di fronte agli occhi della ragazza nessuno sembrava in grado di reagire in modo scellerato. Ma quando, in solitudine, ci aveva ragionato sopra, aveva capito che non era quello il modo di andare avanti. Avrebbe messo fine a quella storia, e così aveva fatto prima di uscire dalla sala prove.
Hayley cercò di lasciarsi alle spalle lo sguardo adirato dell'amico per cercare di fare spazio al ragionamento razionale prima di entrare nella sala prove dei The Factory. Quando fu dentro, le cose gli furono un po' più chiare.
La visione di Eric con la testa e i pugni appoggiati al muro non fu la prima cosa che le saltò all'occhio, ma le facce dispiaciute e quasi spaventate degli altri erano state quelle che le avevano fatto capire cosa era successo.
« Beh? » aveva esclamato, cercando le conferme di cui aveva bisogno.
Eric aveva alzato lo sguardo su di lei mostrandole gli occhi arrossati prima di dare quello che poteva essere l'ennesimo pugno contro il muro. 
« E' passato Jeremy, poco fa » aveva accennato a dire, uno degli altri, in modo quasi ironico.
« Hayley, possiamo parlare? » le aveva poi chiesto Eric, sollevandosi dalla sua posizione. Da quando avevano litigato era la prima volta che si rivedevano, ed Hayley non aveva davvero niente da aggiungere.
In realtà, le cose che avrebbe voluto dire erano tante, ma erano talmente tanto confusionarie nella sua testa che nessuna di esse era in grado di uscire.
Allora si limitò ad annuire e a seguirlo di fuori.
Forse nella sua testa Hayley era riuscita a capire tutto prima ancora che Eric proferisse parola, e forse avrebbe fatto meglio a non andare alle prove, quella sera.
Una volta che furono fuori dalla sala prove, Eric aveva iniziato a camminare velocemente sul marciapiede in direzione di casa della ragazza.
« Ti accompagno a casa » 
« Puoi rallentare il passo? Non riesco a starti dietro! »
Alllora il ragazzo aveva rallentato impercettibilmente prima di voltarsi per mezzo secondo verso di lei.
« Si può sapere cosa ti è saltato in mente? »
« Cosa? » 
« Hai raccontato a Jeremy quello che ti ho detto? »
« Cos'è? Era un segreto? »
« No, ma una storia da non rivangare, non avevi il diritto di metterti in mezzo » 
Hayley fece fatica ad assimilare quelle parole.
« Non posso più nemmeno raccontare i miei sentimenti a qualcuno? Quella storia era di ostacolo tra me e Jeremy, ho voluto abbattere un muro » 
« Sì, ma non era tuo diritto! Non dovevi farlo, come fai a non capirlo, Hayls! » 
« Vuoi spiegarmi cosa diavolo è successo? »
« E' successo che Jeremy oggi è entrato in sala prove e mi ha sbraitato contro sbattendomi in faccia i veri motivi per cui abbiamo continuato a rimanere insieme ai The Factory, e la parte più brutta è che aveva fottutamente ragione! »
« Che significa? »
« Che non c'è più nessun gruppo, niente di tutto quello per cui ho lottato, e la colpa è anche mia, ma tu non avresti dovuto parlare Hayley, davvero non avresti dovuto » 
« Sei stato tu a mettermi in mezzo, per primo, raccontandomi tutta la storia! Io e te stiamo insieme, santo cielo, dovrebbe almeno importanti di come mi sento! Dopo che me ne sono andata non hai neanche provato a richiamarmi. Io provo a mettere in ordine nella mia testa e tu che fai, mi urli contro? Che colpa ho avuto in tutta questa storia? » gli urlo contro lei, quando le lacrime avevano cominciato a rigarle il viso più per rabbia che per tristezza.
« Quella di aver messo becco in una storia che non ti riguarda, diamine! » le aveva detto voltandosi di scatto e smettendo, così, di camminare.
Hayley era rimsta impetrita sul suo posto quando Eric le aveva urlato sopra, perché non aveva mai avuto la facoltà di rispondere a certe affermaizoni. Era combattuta tra l'orgoglio e il senso di colpa.
« Tu non sopporti il fatto che io stia bene insieme a Jeremy a prescindere da te, è questo il vero problema. Ma l'ho capito, io. Non sono Frannie! Io non sono come lei! » aveva urlato sulle ultime due frase più per se stessa, perché non era convinta di quello che lei stessa stava affermando.
« Tu non capisci... » aveva scocco la testa l'altro, riprendo a camminare, ma lentamente.
« Certo, non capisco.. non capisco per quale motivo non sopporti che io sia felice! Tu e Jeremy avete litigato, vi parlate a stento, ma io no, io ho ancora la possibilità di creare qualcosa, nella mia vita » continuò ad urlare, rimanendo nella stessa posizione di prima.
« A differenza mia... »
Dopo quella frase, le parole che aveva appena detto le erano sembrate fin tropo colpevolizzanti.
« Eric, vai a casa, fatti una doccia e un esame di coscinza. Quando sarai pronti a rispettarmi e a comprendermi, ti prego, torna da me. Ma torna solo quando sarai di nuovo quello di prima » disse prima di voltarsi ed andarsene.
Secondo lei, quando Eric le aveva racconato quella storia, era stato come se avesse deciso di mettere in gioco il suo passato, e di conseguenza quello di Jeremy, in modo pubblico. Era la storia che aveva bisogno di essere smascherata, e così sarebbe dovuta andare.

*
Note. Con un ritardo imperdonabile sono riuscita ad aggiornare. Non aggiungo nient'altro perché rischio di sfociare nel drammatico. Qualsiasi recensione negativa sotto a questo capitolo è interamente condivisa anche da me. Però commentate, che sono curiosa, su *^*
   
 
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