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di Fay_8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Neon Lights ***
Capitolo 2: *** Again ***
Capitolo 3: *** Whole Lotta Love ***
Capitolo 4: *** Roller Coaster ***
Capitolo 5: *** Hurricane ***
Capitolo 6: *** I Missed You ***
Capitolo 7: *** Old Crush ***
Capitolo 8: *** Just Friends ***
Capitolo 9: *** It Was My Home ***
Capitolo 10: *** I Need You ***
Capitolo 11: *** Don't Worry ***
Capitolo 12: *** Together ***



Capitolo 1
*** Neon Lights ***


Neon Lights

«Puoi smettere di ascoltare musica e prestarmi attenzione!» chiedere a Tommy di non ascoltare musica era come chiedere alla pioggia di non cadere. Si trovavano nella camera di Isaac, il suo migliore amico e forse anche l’unico, non ricordava neanche perché ci era andato, ormai era un’abitudine . Erano seduti sul letto, Tommy poggiava le spalle al muro e teneva le ginocchia vicino al petto mentre Isaac gli era seduto accanto. Avevano iniziato a parlare di una festa che si sarebbe tenuta in un locale e Isaac stava letteralmente implorando Tommy di andarci «dai andiamo! Sarà divertente» lo fissò per un po’ , infondo era soltanto un’altra festa come le altre perché non andarci «ok, ma se dico andiamocene c’è ne andiamo» Isaac si alzò e gli tese la mano «allora andiamo».

Luci al neon. Fumo. Beat. Corpi sudati ed alcol. Ecco cosa c’era in quel locale . Ma loro ci erano abituati.

Iniziarono a ballare, bere, non era molto diverso da ciò che facevano durante le altre serate ma era un modo per passare il tempo. Mentre Isaac ballava con una ragazza Tommy si sedette al bar. Incominciò a fissare le persone sulla pista da ballo, mente il suo sguardo scorreva tra la folla, si soffermo su un uomo. Mentre lo guardava non si rese neanche conto che si stesse avvicinando e non era solo. Quell’ uomo, chiunque fosse, era di sicuro l’essere più bello che avesse mai visto. Stava per avvicinarsi quando vedendo i due ragazzi spostarsi sulla pista da ballo, si bloccò, iniziarono a strusciarsi l’uno contro l’altro. Senza neanche rendersene conto Tommy si avvicinò ai due, senza invadere il loro spazio personale, ed iniziò a ballare. I suoi movimenti erano lenti e sensuali, chiuse gli occhi e si lascio trasportare dalla musica, non aveva idea di cosa stesse facendo, tutto ciò che sapeva era che voleva attirare l’attenzione di quell’uomo. Un ragazza cercò di unirsi a lui ma ignorandola si spostò, avvicinandosi ad un ragazzo e fu in quel momento che notò lo sguardo di quell’uomo posarsi su di lui. Iniziò a muoversi con più sicurezza e finalmente ottenne ciò che voleva. L’uomo abbandonando il suo compagno gli si avvicinò. Ballarono insieme, ed avere quel corpo così vicino gli procurava i brividi. Fu tutto molto veloce, si ritrovò le mani dell’altro sul fondoschiena e le sue gli afferrarono i capelli per avvicinarselo. Non aveva mai baciato un uomo ma da quando aveva visto lui, era stato tutto ciò che aveva desiderato. Poteva avvertire il respiro dell’altro sulle sue labbra, chiuse gli occhi ma ciò che voleva non arrivò, li riaprì e si ritrovò davanti l’altro che rideva. Stava ridendo di lui. Si voltò per andarsene ma l’altro gli cinse il busto con un braccio riportandolo alla posizione di prima e posò una mano dietro il suo collo, Tommy si lascio subito andare a quel tocco senza opporre resistenza mentre l’altro avvicinando le labbra al suo orecchio, sussurrò «come sei accondiscendente» Tommy si voltò a guardarlo negli occhi, voleva controbattere, opporsi ma la verità era che quello sconosciuto aveva ragione. La presa sul suo busto si allentò e ritornarono a ballare senza staccare gli occhi l’uno dall’altro, i loro sguardi erano incatenati un po’ come i loro corpi che si univano sempre di più. Fini un’ altra canzone e Tommy diventò impaziente, voleva quel contato più di ogni altra cosa, così senza pensarci su più di una volta poggiò le mani sulle spalle dell’altro e lo baciò. Se in un primo momento non ci fu risposta a quel tocco dopo poco avvertì le labbra dell’altro premere sulle sue, ma fu sempre lui a fare il primo passo, dischiuse le labbra e lasciò che la sua lingua accarezzasse quelle labbra morbide che si schiusero immediatamente. Fece scorrere le sue mani sul collo dello sconosciuto fin dietro la sua nuca, mentre l’altro posò le mani sui suoi fianchi spingendoselo contro. Quello che Tommy aveva iniziato divenne un bacio passionale, sembrava quasi che ne avessero bisogno per respirare. Quando le loro labbra si staccarono le loro fronti rimasero unite, mentre avevano gli occhi chiusi, potevano percepire il respiro irregolare l’uno dell’altro. Quello era stato il bacio più desiderato ed intenso di sempre, per entrambi. Restarono a ballare. Poi Tommy lo prese per mano e andò verso la dark room del locale, nonostante la musica alta, avvertì la risatina dello sconosciuto. Quando entrarono non si sorprese di trovare già coppie impegnate infondo era quello lo scopo della camera. Non era mai stato in un poso del genere, non era il tipo da rapporti casuali ma quell’uomo era come una calamita per lui. Lo voleva, questo era tutto quello che sapeva in quel momento.

Appoggiò le mani sul suo petto e lo spinse contro il muro. Iniziò a baciarlo, le labbra poi il mento fino a percorrere la sua mandibola, mentre stava per dedicarsi al suo collo, venne allontanato e le posizioni ribaltate. Adesso era Tommy ad avere le spalle contro il muro, calde mani si insinuarono sotto la sua maglia sfiorandogli i fianchi. Trattenne il respiro, nessuno lo aveva mai toccato così e a nessuno aveva mai permesso di farlo. Le mani salirono e si posarono sulla sua schiena mentre quelle morbide labbra che aveva baciato poco prima iniziarono a torturargli il collo, facendolo eccitare ancora di più. Una mano abbandonò la sua schiena per posarsi sul cavallo dei suoi pantaloni. Non riuscì al trattenersi dal gemere, un gemito che confermo la sua eccitazione ma che fece trasparire anche la sua agitazione. L’uomo si scostò da lui per guardarlo negli occhi «non è la tua prima volta, vero?». Si, ecco cosa avrebbe dovuto rispondere «cosa? No certo che no» sperò che non si notasse l’incertezza nelle sue parole.

«Quanti anni hai?» ma da quando un uomo, in una dark room, fa tutte queste domande prima di fare sesso? Pensò Tommy.
«21» mentì «21?» domandò l’altro capendo che mentiva dal tempo che aveva impiegato per rispondere
«20» mentì ancora, impiegando sempre troppo tempo «20?»
«19» mentì ancora «vuoi continuare il conto alla rovescia o mi dici la tua età»
«18» l’altro alzò un sopracciglio «17, sul serio, ma tra un mese ne avrò 18» stavolta non mentì,
«perfetto stavo per molestare un ragazzino, non dovresti tipo essere in pizzeria con i tuoi amici»
«non sono un ragazzino e non stavi per molestare nessuno, se non avessi voluto ti avrei rifiutato»
«rifiutato? Dolcezza nessuno mi rifiuta, anzi gli uomini cadono ai miei piedi e tu piccoletto non fai eccezione, credi che non abbia capito che hai iniziato a ballare solo per attirare la mia attenzione, ho deciso di assecondarti soltanto perché sembrava divertente ma sei un ragazzino quindi la cosa finisce qui» si voltò ed uscì dalla dark room dirigendosi al bar, seguito da Tommy.
Prese posto su uno sgabello poi un ciuffo biondo dall’altro lato del bancone attiro la sua attenzione. Tommy era seduto a bere il suo drink, con lo sguardo cerco Isaac tra la folla. Voleva tornare a casa. Lo vide e si alzò per andare da lui, mentre si dirigeva verso la pista da ballo, una mano gli afferrò la spalla e lo fece voltare. Rimase incantato a fissare quello sguardo per poi ritornare in se ed incazzarsi. Che cosa voleva adesso quell’uomo da lui, era stato umiliato abbastanza. «Dovresti tornare a casa» gli disse semplicemente «quello che faccio non sono affari tuoi» si divincolò dalla presa di quella mano, per dirigersi verso Isaac inconsapevole di essere seguito. Isaac parlava con una ragazza, diversa da quella con cui l’aveva lasciato, gli si avvicinò «c’e ne andiamo?» era più un’affermazione che un domanda. Isaac salutò la ragazza e posò il braccio attorno alle spalle del suo amico. Insieme andarono verso l’uscita ma quando arrivarono vicino alla porta Isaac venne spinto via da un uomo. Quell’ uomo. «Che diavolo fai?» chiese non capendo perché lo avesse colpito, «ha solo 17 anni, trovatene un altro per stasera» Isaac guardò Tommy, che aveva abbassato lo sguardo, poi guardò il tizio che gli stava davanti e scoppiò a ridere. «Piacere sono Isaac» disse porgendogli la mano, che l’altro non afferrò «e ho 18 anni, sono il migliore amico del qui presente Tommy Joe» aggiunse indicando il biondo «adesso se non ti dispiace noi- afferrò di nuovo Tommy per le spalle- usciamo», i due avanzarono verso la porta e lasciarono l’uomo lì.

Da bravo amico Isaac accompagnò Tommy a casa.

«Tommy» lo chiamò dopo un po’ che fu uscito dall’auto, l’altro si voltò «si?»

«per stasera non ti chiedo spiegazioni ma domani, me le devi »
«allora a domani» lo salutò con un cenno del capo ed entrò in casa.

Era domenica mattina. Non aveva dormito e non era neanche stanco.
Continuava a pensare a quegli occhi, quel sorriso, quelle mani, quelle labbra, doveva rivederlo e voleva risentire quella presa sul suo corpo.

Bussarono alla porta, era solo in casa, si alzò dal divano per aprire e non fu sorpreso di ritrovarsi Isaac davanti.
«Ciao» gli fece segno di entrare, chiuse la porta e insieme si accomodarono sul divano.
«Dormito bene?» iniziò il discorso Isaac, «no»
«perché ? no non rispondere, i miei poteri telepatici mi dicono che è colpa di due occhi azzurri» Tommy sprofondò la testa tra i cuscini «ti prego non chiedermi niente»
«sono particolarmente buono oggi, quindi non ti chiedo nulla, solo una cosa» alzò la testa dai cuscini «Isaac»  lo guardò implorante
«una» insistette l’altro «una» acconsentì
«da quando ti piacciono i ragazzi?»
«non mi piacciono i ragazzi … mi piace lui»
«non ci proverai con me vero? Sarebbe strano»
«non ci proverei mai con te» urlò quasi, Tommy «che vuoi dire, non sono attraente, sono sicuro che se fossi gay molti ci proverebbero con me»
Tommy gli lanciò un cuscino sulla faccia «volevo dire che tu… sei Isaac, siamo cresciuti insieme, sei come un fratello per me» Isaac lo abbracciò
«ma se non fossi tuo fratello mi troveresti sicuramente attraente, guardami sono fantastico» si alzò ed improvvisò una sfilata «fantastico!» commentò Tommy.

Passarono la giornata a ridere e scherzare senza toccare l’argomento “occhi azzurri”.

Poi da casa di Tommy andarono a casa di Isaac.
«Stasera uscite?» domandò la mamma di Isaac «si» rispose Tommy «si ?» domandò  Isaac al suo amico «si» confermò.

«Allora, ho evitato di metterti in imbarazzo chiedendoti di quel tipo ma mi hai portato di nuovo in questo locale, il minimo che puoi fare è dirmi le tue intenzioni»
«devo rivederlo»
«Rivederlo? Tommy non sai neanche il suo nome e poi cosa ti fa pensare che sia in questo locale?»
«non lo so Isaac, non mi era mai capitata una cosa del genere, tutto quello che so e che voglio conoscerlo, sapere il suo nome ad esempio»
«e se non è qui ?» Tommy lo guardò, aveva ragione non sapeva se l’avrebbe trovato lì dentro ma doveva almeno tentare,
«se non è qui torniamo a casa. Io adesso entro puoi venire con me o aspettarmi qui»
«entro, mentre tu cerchi il tuo uomo magari incontro qualche bella ragazza» sorrise e Tommy insieme a lui, non solo perché il suo amico non l'aveva lasciato entrare da solo ma anche perché aveva appena definito “occhi azzurri” il suo uomo.

Entrarono. Luci al neon. Fumo. Beat. Corpi sudati ed alcol. Niente di nuovo.

Tommy lasciò Isaac a vagare per il locale mentre cercava ciò per cui era venuto.

Guardò sulla pista da ballo, niente. Pensò di dover controllare anche la dark room ma mentre voltò la testa verso il bar lo vide. Era lì, seduto insieme allo stesso ragazzo con cui l’aveva visto ballare e per un attimo lo invidiò. Si incamminò verso di lui, quando fu a metà strada per raggiungerlo, l’altro incontro il suo sguardo.
Si immobilizzò, al centro della pista da ballo, mentre quello sguardo non accennava a distogliersi.

Il locale era pieno ma tutto ciò che vedeva era il modo in cui i suoi occhi lo infiammavano. Come fuoco nell’oscurità.

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Angolino di Fay : Salve!
Non chiedetemi il senso di ciò che ho scritto, perchè non lo so neanche io.

GRAZIE a chi ha letto e chi lascerà una recensione, positiva o negativa, mi renderà felice :)

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Capitolo 2
*** Again ***


Again

L’uomo si incamminò verso di lui, quando fu a qualche passo da Tommy si fermò, continuando a guardarlo, quegli occhi gli dissero di avvicinarsi e lo fece. Appena furono a pochi centimetri di distanza l’uomo gli afferrò il viso e lo spinse contro di se per baciarlo, Tommy appoggiò le mani sui suoi fianchi e si spinse ancora di più contro di lui. La musica era assordante, le persone continuavano a ballare ma a loro sembrava di essere in una campana di vetro, che venne frantumata quando, dopo interminabili minuti, l’altro si staccò da lui.
«Hai avuto quello per cui sei venuto adesso torna a casa, domani devi andare a scuola» senza neanche dare a Tommy il tempo di controbattere si voltò, non per tornare al bar, ma per uscire fuori dal locale. Tommy rimase fermo, iniziava ad odiare quel tipo, ma con ancora il sapore di quel bacio sulle sue labbra non riuscì ad evitare di pensare che ne voleva ancora.

Corse fuori dal locale, la strada era piena di persone, ma non vedeva colui che stava cercando.
«Nessuno ti ha insegnato a lasciar perdere» disse qualcuno alle sue spalle, conosceva quella voce da un giorno, ma non l’avrebbe confusa con nessun’altra. Si voltò verso di lui.
«Mi hanno insegnato a lottare per ciò che voglio» si avvicinò verso quegli occhi che sembravano richiamarlo, come il canto delle sirene richiama i marinai.
«Non sempre si ottiene ciò che si vuole e di certo tu non avrai me» Tommy rise a quella affermazione, gli prese la mano e lo trascinò in un vicolo della strada principale.
Lo spinse contro il muro, proprio come la sera precedente, posò le mani sul suo petto e prima di farle scorrere tra i suoi capelli, guardò le sue labbra che formarono un mezzo sorriso, poi alzò lo sguardo sui suoi occhi e sorrise anche lui, ciò che stava accadendo piaceva ad entrambi. Non importava se un attimo prima quell'uomo gli aveva detto che non sarebbe stato suo, perché in quel momento, il suo sguardo gli diceva il contrario. Lo baciò. Riavere quelle labbra sulle sue fu incredibile, lo fece sentire bene come se fosse esattamente nel posto in cui doveva essere. In pace. Felice. Avvenne tutto in modo così naturale, le mani avvolsero quelle ciocche nere e quelle dell’altro si posarono sui suoi fianchi ed in quel momento si rese conto che gli erano mancate, non poteva più farne a meno. Avrebbe lottato per non lasciarle andare.
Tommy fu il primo a staccarsi da quel bacio, ma non staccò le mani dal collo dell’altro e neanche le mani sui suoi fianchi si allontanarono.
«Qual è il tuo nome?»
«prova ad indovinare»
«e poi sarei io il ragazzino?»
«beh sei venuto fin qui solo per me, solo un ragazzino innamorato lo farebbe»
«non sono un ragazzino e non sono innamorato, volevo solo sapere il tuo nome, non posso continuare a chiamarti “occhi azzurri”» fu troppo tardi quando si rese conto di ciò che aveva detto e la risata dell’altro non tardò ad arrivare «come mi hai chiamato?»
Cercò di allontanarsi da lui, ma due braccia gli cinsero il busto.

«È interessante come cerchi di scappare per poi ritornare da me o dai miei occhi azzurri» disse sottolineando “occhi azzurri.”
«È interessante come tu mi trattenga anche se dici di non volermi»
«non ho mai detto di non volerti o solo detto che non mi avrai» disse carezzandogli una guancia e Tommy non riuscì ad evitare di andare incontro a quella mano come un gatto che fa le fusa.
«Mi chiamo Adam  -lo baciò- piacere»
«Tommy -lo baciò- piacere tutto mio» sorrisero, uno di quei sorrisi sinceri che si impossessano delle tue labbra senza che tu te ne renda conto.
Adam lasciò la presa su di lui e si allontanò, ma Tommy subito gli afferrò il polso con una mano e con sua grande sorpresa, l’altro si liberò da quella presa per poi stringergli la mano e intrecciare le dita con le sue. Osservò le loro mani e arrossì «mi hai trascinato in un vicolo buio, spinto contro un muro e adesso ti imbarazza questo» disse alzando le loro mani per mostrargliele. Non rispose, posò solo la fronte sulla sua spalla, non voleva parlare, voleva solo perdersi nelle sensazioni che provava quando gli era vicino.
Adam alzò il suo volto e gli diede un altro bacio, prima di voltarsi e scomparire tra la folla. Tommy non provò a fermarlo, sapeva che quando sarebbe ritornato in quel locale l’avrebbe rivisto. Sapeva che questo era solo l’inizio.

Ritornò verso il locale.

«Hey» qualcuno gli posò una mano sulla spalla, si girò «Isaac» 
«dove eri finito? ti ho cercato dappertutto e perchè hai quel sorrisino sulla faccia, mi hai fatto preoccupare»
«Adam» disse semplicemente
«Adam?»
«già, Adam -posò un braccio sulle spalle del suo amico- è il suo nome» sospirò
«sembri proprio una ragazzina innamorata»
«forse, perché lo sono» si staccarono da quella specie di abbraccio, che usavano tra di loro, e salirono in auto.

Sulla strada verso casa Isaac accese la radio e partì I Need Your Love Tonight di Elvis, Tommy iniziò a cantare, nonostante fosse stonato, non smettendo mai di sorridere. Isaac si unì a lui, contento di vederlo così felice e spensierato.

Arrivarono a casa di Tommy e si salutarono.

Aprì la porta e andò verso le scale per arrivare nella sua camera
«Tommy, si può sapere dove sei stato tutto il giorno!?» chiese suo padre piuttosto arrabbiato,
«da Isaac, sono stanco, vado a letto -salì qualche gradino prima di voltarsi di nuovo verso il padre- non mi sono reso conto del tempo che passava, scusa»
«la prossima volta avvertimi quando rientri tardi, lo sai che mi preoccupo» Tommy ritornò a salire le scale, mentre rispondeva «non preoccuparti sto bene, benissimo -si corresse- adesso vado a dormire» ma ciò che fece una volta nella sua stanza non fu dormire.
Si tolse le scarpe e senza neanche svestirsi, si sdraiò sul letto. Portò una mano a sfiorarsi le labbra e sospiro, proprio come una ragazzina innamorata, pensò, rise all’idea di essersi appena dato della ragazzina innamorata, ma era la verità.
«Adam» rise ancora, era così bello poter dire quel nome, gli sembrava fatto apposta per essere pronunciato da lui. Adam, il nome migliore del mondo, almeno adesso era così.
Il giorno dopo si sarebbe dovuto svegliare presto per andare a scuola, ma dormire era l’ultimo dei suoi pensieri. L’unica cosa a cui pensava era “occhi azzurri” e al momento in cui l’avrebbe rivisto.

Giorno seguente

Correva per i corridoi della scuola, era in ritardo, come sempre solo che stavolta aveva un buon motivo. La sera precedente aveva passato tutto il tempo a pensare ad Adam e adesso si ritrovava a correre tra i corridoi deserti, sperava soltanto che il professore non lo notasse mentre cercava di entrare e sedersi senza fare il minimo rumore, poteva fingere di essere stato sempre lì, o almeno così credeva «Tommy Joe Ratliff se crede che non l’abbia notata si sbaglia di grosso -si voltò nella sua direzione- la ringrazio per avermi beato della sua presenza -disse con tono palesemente ironico- la prego si sieda e cerchi di prestare attenzione».
Si sedette ma non prestò di certo attenzione, era già tanto che si fosse svegliato, prestare attenzione era impossibile soprattutto perché la sua mente continuava a pesare ad altro e questo di certo non lo aiutava. Si alzò il cappuccio della felpa e posò la testa sul banco.

La prima ora era terminata. Uscì dalla classe e si diresse verso il suo armadietto.
Posò i libri e quando chiuse lo sportello si ritrovo Isaac davanti «dormito bene? no aspetta so già la risposta, si» Tommy sorrise, ormai sembrava che non potesse farne a meno.
Insieme si diressero verso la classe dell’ora successiva.
«Stasera usciamo?»
«Tommy Joe che mi chiede di uscire, sarebbero tre sere consecutive, oggi nevicherà!»
«ah ah, allora?»
«tutto ciò che vuoi se il risultato e vederti sorridere in continuazione, anche se, sei quasi irritante»
«allora stasera si esce» lo abbracciò «sei l’amico migliore del mondo»
«non dimenticarlo mai» disse Isaac, «mai» confermò Tommy.

Entrarono in classe e come l'ora precedente, Tommy non prestò molta attenzione. Un solo pensiero gli occupava la mente, Adam.

Quello sera l'avrebbe rivisto e non sarebbe stata l'ultima. L'avrebbe rivisto ancora e ancora, di questo ne era sicuro. Adam era appena entrato a far parete della sua vita, non sapeva se ci sarebbe rimasto, ma per il momento sarebbe andato in quel locale, inoltre, gli aveva detto solo il suo nome, doveva sapere anche il suo cognome e molte altre cose, e Tommy non vedeva l'ora di scoprirle.

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Angolino di Fay :
Ho continuato questa specie di ff senza senso; ho scritto e pubblicato, lo so che è molto breve ma meglio di niente no? o almeno lo spero.
Ringrazio chi ha letto ( perchè lo so che qualcuno legge, io posso vedervi) inutile dire che sarei felice di sapere cosa ne pensate e soprattutto se a qualcuno importerebbe se io decidessi di continuare questa diciamo "fanfiction" con qualche altro capitolo.

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Capitolo 3
*** Whole Lotta Love ***


Whole Lotta Love


Erano le sei del pomeriggio a Burbank. Tommy era a casa di Isaac, erano sdraiati sul letto senza fare essenzialmente niente, se non essere semplicemente in compagna l’uno dell’altro.

La camera di Isaac era un posto sacro per loro, lì avevano passato la maggior parte del loro tempo. Proprio in quella stanza, quando erano piccoli, avevano finto di essere supereroi. Lì a 13 anni avevano fatto un patto, giurandosi amicizia eterna, come avevano visto fare in un film. Entrambi ricordavano come, di nascosto dalla madre di Isaac, si erano procurati un coltellino. Poi un semplice taglietto su una mano e una semplice stretta erano bastate a stringere il patto, per loro era stato molto importante, nonostante l’infezione che venne ad Isaac nei giorni successivi. Sempre in quella stanza, seduti sul bordo della finestra, avevano fumato la loro prima sigaretta. Avevano parlato per la prima volta di ragazze, avevano giocato ai videogiochi, avevano passato notti intere svegli a parlare di niente e a volte di tutto. In quella stanza c’era il loro passato, i loro ricordi. Era un po’ come il loro piccolo mondo, la loro casa, il loro posto sicuro.

Tommy si alzò dal letto, su cui erano seduti e andò davanti allo specchio «credi che dovrei cambiarmi per stasera?» chiese
«stai scherzando, vero?» rispose ridendo Isaac «no» disse serio Tommy «non ti sei mai fatto questa domanda le altre volte che siamo usciti» gli fece notare «stavolta è diverso» affermò Tommy «allora dovresti prendere il vestito da cerimonia, credo che saresti perfetto» si alzò e andò verso l’armadio, prese una papillon e glielo posò sulla testa «che dici? ti piace? Io credo che ti stia bene»

«sono serio» disse gettando il papillon a terra «anche io» rise «okay, adesso sono serio -rise- scusa è che non ti avevo mai visto cosi, ti conosco da quando sei nato e non ti sei mai comportato così, sul serio»

«così come?» chiese «non riesci a smettere di sorridere, mi chiedi di uscire e adesso sei qui a pensare a cose stupide come che vestiti indossare stasera, è divertente questo nuovo te, quello depresso era diventato noioso»

«cosa? Io non sorrido sempre, oggi si, ma… comunque non ero depresso»

«si che lo eri, poi arriva “occhi azzurri” e bam! ci sono più arcobaleni in cielo -gesticolò aprendo le braccia in alto- ricordami di ringraziarlo» Tommy rise, ancora, per poi sedersi sul letto «allora, non mi hai risposto, dovrei cambiarmi?»

«certo, sembri un barbone e dicendolo sto offendendo i barboni, forza vestiamo la principessa per il ballo».

Erano fuori il locale.
Tutte le volte che ci erano andati, avevano dovuto aspettare un po’ per entrare, ma quella sera la fila sembrava infinita
«Di questo passo non entreremo mai» si lamentò Isaac.
Mentre attendevano il loro turno Tommy notò un manifesto attaccato alla porta principale «chi è Raja?» chiese, essenzialmente a nessuno, ma un ragazzo gli rispose « se non sai chi è Raja, allora perché sei qui? comunque è una Drag Queen anzi è la Drag Queen» disse enfatizzando l’articolo LA, «oh, grazie per l’informazione»  si voltò verso il suo amico «allora vedremo uno spettacolo stasera» sorrise, Isaac.
Entrarono e chiunque fosse Raja, dovevano ammettere che aveva richiamato molte persone, il locale era pieno.
Tommy cercò Adam tra la folla, ma non lo vide, c’erano molte persone quella sera, ci avrebbe messo un po’ a trovare quella che gli interessava, pensò.

Dall’altra parte del locale, dietro le quinte del palcoscenico, c’era Adam che cercava di ritracciare il suo amico Sutan, mentre il gestore del locale annunciava al pubblico che avrebbe dovuto attendere per lo show. Salì sul palco «salve! Sono sicuro che siete tutti qui per la nostra stella, ma oggi Raja si esibirà un po’ più tardi -un boato risuono per tutto il locale- vi prego di essere pazienti » scese dal palco e si diresse verso i camerini «Adam! Dove diavolo è Sutan? Se non si sbriga ad arrivare ci sali tu sul palco, capito!»

I minuti passavano e il pubblico diventava sempre più impaziente.
«Adam, sali, Adesso!»
«aspetta, dagli altri cinque minuti»
«cinque, non uno di più» disse prima di uscire dal camerino.
Adam si lasciò cadere sul divano del camerino, conosceva Sutan da molto tempo e la puntualità non era mai stata una sua caratteristica. Prese il cellulare per richiamarlo. Uno squillo, due, tre, quattro, cinque… quando finalmente
«Adam»
«Sutan, si può sapere dove diavolo sei ?»
«sto arrivando , prendi tempo»
«prendi tempo! E da un’ora che ti stanno aspettando»
«sono appena sceso dall’aereo, arrivo subito, tu fa qualcosa»
«aereo?» chiese Adam «ero a Las Vegas» rispose «perché sei andato a Las Vegas e soprattutto perché senza di me?»
«ooh tesoro, ci sono andato per lavoro, ma non preoccuparti avremo tempo per farci una vacanza»
«sbrigati ad arrivare, il pubblico è qui per uno spettacolo» gli ricordò «devo passare prima a casa a prendere il vestito, perché non li intrattieni tu» non gli diede il tempo di rispondere che staccò la chiamata.
Uscì dal camerino.
«Adam! I cinque minuti sono passati, vai sul palco» gli ordinò il responsabile del locale «cosa dovrei fare?»
«fa quello che vuoi» disse spingendolo. Una sola spinta e si ritrovò sul palco, con il riflettore puntato su di lui.

Guardò la folla, erano molti, troppi per lui, era agitato, terrorizzato. Finche non notò una chioma bionda. Lo guardò, Tommy alzò il viso e i loro sguardi si incrociarono. Adam si sorprese ancora una volta del modo in cui quegli occhi riuscissero a scaldarlo semplicemente guardandolo. Incredibile il modo in cui quel piccoletto riuscisse a farsi desiderare semplicemente stando fermo. Ricordava la prima volta che l’aveva visto, ballava per attirare la sua attenzione, gli era sembrato così bisognoso d’amore. Poi era ritornato la sera dopo e adesso era di nuovo lì, la sua insistenza lo infastidiva ma al tempo stesso non voleva che smettesse.
Guardò la folla, doveva fare qualcosa, non poteva starsene sul palco senza far niente. Guardò di nuovo Tommy, era fermo in un angolino del locale insieme a quel suo amico, gli sembrava cosi piccolo, forse era per questo che quando lo pensava si ritrovava a chiamarlo piccoletto, perché lui lo pensava, spesso. Proprio in quel momento, pensare a lui lo aiutò a capire cosa fare.
Avrebbe cantato, cantato per il suo piccoletto bisognoso d’amore.

Disse al DJ di quale base aveva bisogno e si posiziono al centro del palco. La musica partì ed iniziò a cantare.

You need coolin, baby, I'm not foolin,
I'm gonna send you back to schoolin,
Way down inside honey, you need it,

Lo cercò con lo sguardo, ma non era più dove l’aveva visto prima.

I'm gonna give you my love,
I'm gonna give you my love

Abbassò la testa verso le persone che erano in prima fila, una sola attirò la sua attenzione. Tommy lo stava fissando, come gli altri, ma gli unici occhi che percepiva erano i suoi. Continuò a cantare, non avvicinandosi mai al suo piccolo fan. Andò da una parte all’altra del palco, incantando tutti con la sua voce e i suoi movimenti, sapeva di essere bravo, solo che fino a quella sera non aveva mai avuto il coraggio di esibirsi per così tante persone. Si avvicinò a Tommy, che era rimasto lì tutto il tempo sperando che ciò accadesse. Si abbassò verso di lui e gli prese il mento con una due dita per guidarlo ad alzare il volto verso il suo. Gli era mancato specchiarsi in quegli occhi, così dolci, pensò.

Way down inside, baby
You need love
Shake for me, honey
I wanna be your backdoor man

Cantò sulle sue labbra, prima di ritornare verso il centro del palco e concludere la canzone.

Applausi e ancora applausi. Sorrise, adorava esibirsi e adesso che  lo sapeva non avrebbe smesso. Andò verso i camerini. Sutan era lì, seduto sul divano, con un sorrisino compiaciuto sul viso «finalmente, se sapevo che bastava fare più tardi del solito per farti muovere quel culo da diva che ti ritrovi l’avrei fatto prima!» si alzò, già vestito per la sua esibizione «devo dire che speravo in uno spettacolo diverso, magari con i miei vestiti di scena» gli disse mentre erano spalla a spalla «ci avevo pensato, ma non volevo rubarti la scena, anche se credo di averlo fatto comunque» sorrise «non montarti la testa baby carota» disse spingendolo con una spalla, risero.

«Baby carota?» Sutan si voltò per vedere il proprietario di quella voce, mente Adam era incantato a fissarlo.
Guardò il biondino poi riguardò il suo amico e gli agitò una mano davanti al viso «ci sei?» Adam si voltò verso di lui «eh, si, si» osservò Tommy che stava ridendo, probabilmente rideva di lui, pensò.
Notò Isaac accanto a lui, che fino a poco fa era stato completamente invisibile, un po’ come tutto il resto.
«Sutan questo è Tommy e il suo amico» concluse così non ricordandosi il nome «Isaac» si presentò,
«è un piacere ragazzi e vorrei tanto restare qui a divertirmi, ma devo fare uno spettacolo» uscì dal camerino, per rientrarci subito dopo «che fate non venite a vedermi ? sono favoloso, fareste meglio ad assistere» fece l’occhiolino prendendo Isaac per mano, trascinandolo fuori, che prese la mano di Tommy che a sua volta prese quella di Adam.

Sutan salì sul palco, lasciandoli andare. Si posizionarono in prima fila. Lo spettacolo era fantastico, Raja lo era, sapeva esattamente cosa fare e cosa piaceva al pubblico. Si avvicinò a loro, come aveva fatto Adam con Tommy, e invitò Isaac sul palco, che accettò senza esitazione. Lui adorava divertirsi, in qualsiasi modo. Lo fece sedere su un cubo al centro del palco, continuando il suo spettacolo.

Adam mise un braccio attorno alla vita di Tommy e insieme andarono a sedersi al bar, mentre Isaac ballava sul cubo insieme a Raja.
«Sicuro che non sia gay?» chiese Adam fissandoli «si» rispose convinto «neanche bisessuale?» Tommy si alzò dallo sgabello e gli si mise davanti per coprirgli la visuale «ti interessa così tanto?» chiese, un po’ geloso. Adam rise «no» detto ciò gli afferrò i fianchi e lo attirò a se baciandolo, era da tutta la serata, anzi tutto il giorno, che Tommy non aspettava altro.

Il biondo posò le mani sulle sue spalle e si stacco per tornare a sedersi, nonostante volesse continuare a baciarlo «e così canti» buttò lì per iniziare un conversazione «canto e so fare anche tante altre cose»
«interessante» disse fissando le sue labbra «molto» confermò Adam.
Tommy distolse lo sguardo e fissò le proprie dita che tamburellavano sul bancone «mi è piaciuta l’esibizione»
«ovviamente, a tutti è piaciuto Adam Lambert» disse spalancando le braccia per mettersi in mostra.
Adam Lambert, pensò Tommy, un nome perfetto come il suo possessore.
«Sei davvero così sicuro di te stesso?» Adam rise, sicuro di se, così sembrava agli altri e ne era felice, non volevo mostrare il suo lato debole a nessuno «certo» rispose, «ti va di ballare?» chiese porgendogli una mano che Tommy afferrò subito «certo».

Ballarono per tutta la sera, non perché gli piacesse, era più che altro una scusa per stare vicino, per toccarsi e per strusciarsi l’uno contro l’altro passando inosservati tra la folla. Si baciarono ancora e ancora, ormai era un circolo vizioso. Si baciavano. Si staccavano, a volte non del tutto, tenendo le fronti ancora unite. Riprendevano fiato. Si guardavano e poi tornavano a baciarsi, aumentando di volta in volta la durata di quel contatto. A che serviva riprendere fiato, respirare, quando l’unica cosa di cui sentivano il bisogno in quel momento era appartenersi. Baciarsi, con dolcezza, con violenza, con passione, l’importante era farlo.

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Angolino di Fay : Hello!
Ho cambiato il titolo di questa specie di ff, perchè quello "vecchio" riguardava solo il primo capitolo (doveva essere l'unico). Adesso il titolo è Stay, perchè... perchè si.
E... niente spero che, nonostante il modo orribile in cui è scritto, il capitolo vi sia piaciuto.

Grazie per aver letto e se vi va recensite :)


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Capitolo 4
*** Roller Coaster ***


Roller Coaster

Tommy non era mai stato una persona mattiniera, tutt’altro.
Quei raggi solari che sbucavano dalla tenda della finestra in modo gentile, che sembrava quasi non volessero disturbarlo, illuminarono il suo viso e lo svegliarono. Con ancora la testa sommersa nei cuscini allungò il braccio sul comodino, vicino al letto, per cercare il cellulare e guardare che ore fossero.
Stava per alzare la testa e guardare il display quando qualcosa o meglio qualcuno gli saltò addosso «ma che -» venne interrotto,
«quanto ti ci vuole per vestirti -lo annusò- e lavarti»
«chi ti ha fatto entrare?» chiese alzandosi e liberandosi dell’ospite indesiderato, non si disturba Tommy Joe che dorme,
«forza ! non c’è tempo da perdere, Sutan è fuori che ci aspetta»
«cosa?»
«Tommy devi muoverti»
«che significa che Sutan è qui fuori? non dovremmo andare a scuola?».
Isaac scosse la testa abbassandola lievemente, mentre si sedeva sul letto «scuola? È domenica e non sono mai andato di domenica a scuola, quindi muoviti!» disse spingendolo per farlo alzare dal letto «e Sutan che ci fa qui?» chiese mentre si dirigeva verso la porta del bagno «smettila di fare domande e vestiti, è una sorpresa» senza ribattere Tommy entrò ne bagno e ne uscì lavato e vestito.
Ritornò nella sua stanza prese il cellulare e non ebbe il tempo di fare nient’altro, Isaac afferrò il suo braccio per portarlo fuori e fargli scendere le scale. Erano vicino la porta d’ingresso, pronti ad uscire «dovrei avvisare mio padre»
«ci ho pensato io» disse Isaac «che significa?» chiese con uno sguardo confuso «significa che non devi fare domande, sta zitto e fidati di me» gli rispose «fidarmi di te, l’ultima volta che l’ho fatto-» venne interrotto «okay, per colpa mia sei finito nei guai, più di una volta, ma stavolta -sorrise- fidati ti piacerà».
Tommy chiuse la porta e seguì Isaac fino alla macchina di Sutan.
«Siamo pronti? > chiese uno Sutan tutto sorridente. Salirono in auto e per quanto Tommy cercasse di capire dove erano diretti, gli altri due fecero finta di non sentire le sue domande e alzarono il volume della radio al massimo, «posso almeno sapere quando vi siete messi d’accordo?» tentò di ottenere una risposta, ma tutto ciò che ottenne fu niente, Sutan ed Isaac continuavano a cantare e a far finta che lui non ci fosse. Si rassegnò, nessuno di quei due gli avrebbe risposto, poggiò le gambe sui sedili posteriori dell’auto e si addormentò, non sapeva se il posto in cui stavano andando era distante ma per lui era sempre meglio approfittarne quando aveva la possibilità di dormire.

Venne scosso dalla mano di Isaac «Tommy svegliati! Siamo arrivati» aprì gli occhi e uscì dall’auto.
Erano, non lo sapeva dov’erano «posso sapere dove siamo?» adesso dovevano rispondergli o almeno lo sperava. Lo presero per mano, come un bambino, Isaac quella destra e Sutan quella sinistra e lo portarono fino all’entrata di un parco giochi.
«Un parco giochi?»
«un parco giochi» risposero all’unisono «andiamo» dissero.

Camminarono…  «che ci facciamo qui? non fraintendetemi, la sorpresa mi è piaciuta, ma dal vostro silenzio, mi aspettavo qualcosa di più che il parco giochi»
«non dovresti trarre conclusioni affrettate» disse Issac,
«è quella la tua sorpresa bel principino» Sutan gli prese il viso con una mano e lo voltò verso Adam, che era poco distante da loro, seduto su una panchina. Sorrise, quella si che era una sorpresa. Andarono verso di lui e appena Adam li notò fu sorpreso, neanche lui sapeva di Tommy «Sutan, che ci fanno loro qui?» domandò al suo amico «visto che ieri mi hai tenuto sveglio fino alle quattro del mattino parlandomi di questo biondino, pensavo che ti sarebbe piaciuto rivederlo»
«tu cosa?» chiese Tommy, aveva passato la notte a parlare di lui, non riuscì ad evitare di sorridere ,
«non starlo a sentire, non è vero» guardò Adam e per la prima volta da quando lo conosceva, poteva dire di vederlo arrossire, Adam Lambert che arrossiva era bellissimo, pensò.
«Si che è vero» insistette Sutan, «tu non eri mio amico?» gli sussurrò Adam sperando di riuscire a fargli chiudere la bocca,
«è per questo che ho portato qui il piccoletto, divertitevi» gli diede una pacca sulla spalla «già divertiti» disse Isaac, mentre si allontanava con Sutan, «dove andate?» chiese Tommy «non possiamo mica restare con voi» detto questo si allontanarono e li lasciarono soli.

Restarono fermi a guardarsi. Tommy abbassò la testa osservando la punta delle sue scarpe, i cappelli gli ricadevano sul viso, coprendoglielo e Adam fu tentato di avvicinarsi e scostarglieli, ma non lo fece, si limitò a rompere quel silenzio
«Ci hanno incastrati» disse sembrando seccato dalla situazione. Almeno a Tommy così sembrava «puoi andartene se vuoi» non voleva che se ne andasse ma per il tono con cui aveva parlato sembrava, davvero, che fosse dispiaciuto di essere li con lui.
Questo pensiero lo rattristì, possibile che la sua compagna fosse così scocciante?
«Non posso lasciarti da solo» di nuovo quel tono. Quell’uomo era impossibile, quando era con lui, un attimo prima sorrideva felice di vederlo e quello dopo non riusciva a sopportarlo. Distolse lo sguardo dal suo. Li avevano portati in un parco giochi e facendo vagare lo sguardo, per non guardare Adam, finì a fissare le montagne russe. Pensò, che con lui era proprio come su una montagna russa, sei giù poi vai in alto e poi di nuovo in basso.
Perché doveva sempre fingere, perché fingeva, che la presenza di Tommy non gli piacesse.
Se non gli piaceva poteva andarsene, «si che puoi» si girò e andò a sedersi sulla panchina e come aveva pensato, Adam lo seguì.
«Non si lasciano i ragazzini da soli, potrebbero cacciarsi nei guai» adesso basta, pensò Tommy.
Non lo sopportava, si alzò e camminò a passo veloce, verso un direzione, qualsiasi, l’importante era andarsene.
Ma come ogni volta che scappava da Adam, lui lo afferrava per riportarlo indietro «dove vai?» disse con la mano salda sul polso di Tommy, «mi hai stancato» rispose, «cosa?» chiese confuso l’altro, «dovresti deciderti, mi vuoi qui o no, perché davvero starti dietro diventa stancante» Adam lasciò la presa sul suo polso, lo guardò per un po’ , Tommy stava per voltarsi ed andarsene quando un braccio gli avvolse la vita. Adam lo attirò a se «ti voglio qui» avvicinò il viso al suo, stava per baciarlo «e se io non ti volessi più» gli sussurrò, con la voce indebolita dal desiderio di unire le sue labbra con quelle dell’altro, voltò la testa di lato. Adam afferrò il suo viso con una mano e lo riportò verso il suo «impossibile» lo baciò. Tommy ricambiò il bacio, approfondendolo e lasciando che le loro lingue si incontrassero e soddisfacessero il loro desiderio di unirsi e diventare un'unica cosa, perché Adam aveva ragione era impossibile che non lo volesse. Gli erano mancate quelle labbra, gli era mancato sentire il suo corpo così vicino e gli erano mancate le sue mani che lo toccavano.
Adam fu il primo a staccarsi, lasciò la presa sul suo corpo, lasciandolo libero.
«Vieni» gli porse la mano, l’altro esitò, ma soltanto per orgoglio, poi l’afferrò, perchè l’attrazione era più forte dell’orgoglio.

Camminavano mano nella mano, come due fidanzatini, pensarono Isaac e Sutan che li osservavano, da lontano, ridendo. Erano soddisfatti del risultato del loro piano.

Passarono davanti ad uno stand, uno di quelli in cui lo scopo del gioco è colpire una lattina per vincere. Ma Tommy era troppo impegnato a guardare le loro mani e a ringraziare mentalmente Isaac e Sutan per accorgersi che Adam aveva pagato per giocare.
«Vuoi provare?» disse porgendogli la pistola, «si» Tommy la prese e sparò i primi colpi, che mancarono il bersaglio.
L’altro rise, «prova tu» gli tese la pistola, «possiamo provare insieme» non era stata formulata come una domanda ma Tommy rispose «okay» si rimise in posizione e prese la mira, che era sbagliata «sicuro che non ti servano degli occhiali?» rise.
Adam si posiziono dietro di lui, il suo petto aderiva perfettamente con la schiena dell’altro, posò le mai sulle sue e insieme impugnarono la pistola «così» sussurrò facendo rabbrividire Tommy che percepì il suo respiro sul collo «sei pronto?» annuì, perchè parlare era fuori discussione in quel momento.
Un colpo. Centrarono il bersaglio «potete scegliere il vostro premio».
Adam alzò un braccio per chiedere un pupazzo, ma Tommy lo fermò, abbassandolo, per indicare un microfono finto ricoperto di brillantini, gli fu consegnato e lo prese «per il mio cantante preferito» sorrise porgendolo ad Adam, che sorrise insieme al lui.

Adam riprese la sua mano e tornò a camminare verso un altro intrattenimento.
Guardò Tommy che sorrideva, non riusciva a fare altro, pensò che era davvero bello mentre sorrideva, anzi era sempre bello.
«Non sei così fastidioso come pensavo» gli disse, «e quando l’hai pensato? la prima volta che mi hai baciato, la seconda o tutte quelle dopo, perché non mi sembravi infastidito mentre lo facevi» Adam sorrise, quel ragazzino gli piaceva sempre di più.

«È la prima volta che ci vediamo alla luce del giorno, allora i miei “occhi azzurri” sono più luminosi?» avvicinò il viso al suo, sbattendo le palpebre, lui era luminoso sempre, pensò Tommy, ma non lo disse, era già abbastanza presuntuoso di suo.
«Non c’è differenza» Adam sorrise avvicinò le labbra al suo orecchio «invece i tuoi occhi sono più radiosi di giorno, ma preferisco vederti di sera, posso toccarti senza essere osservato da tutti» sussurrò, per poi incamminarsi, da solo, verso la biglietteria della ruota panoramica, lasciando Tommy ad arrossire.
«Non vieni?» disse Adam sventolando i biglietti. Tommy osservò la ruota, era alta. Andò verso di lui, cercando di rilassarsi, l’idea di salire su una ruota panoramica così alta lo agitava, parecchio. Ma era un’altra cosa che non avrebbe detto, non voleva sembrare un ragazzino.
Tommy passò accanto ad Adam ed entrò nella cabina, seguito da lui che chiuse lo sportello.
La cabina era formata da due sedili, a due posti, uno di fronte all’altro.
Adam si mise seduto e Tommy usò l’altro sedile. Era già abbastanza agitato, la sua vicinanza non l’avrebbe aiutato.

«Hai perso la lingua?» Adam si spostò sedendosi accanto a lui, «no» rispose con voce tremante, la ruota stava salendo, erano quasi giunti sul punto più alto. «Non avrai paura, vero?» chiese ridendo, «no» mentì, un attimo dopo averlo detto la ruota si bloccò, a causa di un blackout. Li sul punto più alto. La prima cosa che fece Tommy fu portarsi le gambe al petto e stringerle, iniziando a respirare affannosamente «a-aiutami». Adam avvolse un braccio attorno alle sue spalle e incominciò ad accarezzargli la schiena «non preoccuparti, va tutto bene, calmati» cercò di rassicurarlo, infondo non c’era niente di cui preoccuparsi.
Tommy si strinse di più a lui «come faccio?» riprese a respirare normalmente.
Parlare lo aiutava e questo non sfuggi ad Adam «parla con me, chiedimi qualcosa?» sperava di distrarlo,
Tommy ci penso su prima fi parlare «passi la notte al telefono a parlare di me?» quella domanda gli ronzava nella testa, da quando aveva sentito Sutan dirlo. Adam sorrise, nonostante fosse in un pessimo stato, rannicchiato tra le sue braccia, tremante e impaurito, riusciva a porgli l’unica domanda alla quale non voleva rispondere, ma doveva farlo «forse» disse, continuando ad accarezzarlo «forse?» chiese alzando il viso verso il suo. Aveva smesso di tremare «forse» ripete prima di guardarlo, passando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, sorrise e lo baciò. Tommy si spinse ancora di più verso di lui, ricambiando il bacio come se ne avesse bisogno, perché in quel momento ne aveva davvero bisogno.

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Angolino di Fay: Salve!
Allora… com’è questo capitolo da 1 a 10? (lo so che volete rispondere tutti 0… pazienza)
Ringrazio le persone che stanno seguendo la storia, siete magnifiche!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, nonostante il modo in cui è scritto, gli errori e bla bla bla … sempre la stessa cosa. Lo sapete no? Non ho mai detto di essere brava (siete stati avvisati).
Grazie per aver letto e fatemi sapere cosa ne pensate … pleassse *-*

 

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Capitolo 5
*** Hurricane ***


Salve! (si sono anche qua sopra)
Volevo dirvi che questo capitolo non mi piace (anche se niente di quello che scrivo mi convince...ma lasciamo stare questo discorso)
Allora...in tutte le storie c'è un parte in cui le cose iniziano ad andare male........ ma quando io scrivo di Adam e Tommy riesco solo a immaginarli felici e l'uno perdutamente innamorato dell'altro (circondati da unicorni, arcobaleni, stelline e fuochi d'artificio), quindi non credo che questo capitolo sia venuto bene (anche gli altri non sono venuti bene, ma questo di più).
Adesso basta, non dico più niente altrimenti vi svelo cosa ho scritto nel capitolo (se non si è già capito).
Buona lettura, anche se ne dubito visto che ciò che leggerete è scritto da me.

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Hurricane

La ruota era ferma da più di venti minuti e Tommy aveva ripreso a tremare.

«devi calmarti, non succederà niente» Adam continuava a tenerlo tra le braccia, mentre Tommy alzava la testa dal suo petto a ogni minimo rumore.
«Come faccio a calmarmi, siamo chiusi in questa cabina, fermi sul punto più alto» precisò,
Adam non amava ricevere delle domande, ma se quello era l’unico modo per distrarlo «continua a parlarmi, forza chiedimi tutto quello che vuoi sapere» si pentì subito di averlo detto, ma ormai non poteva tirarsi indietro.
Tommy sorrise «ti ho già fatto una domanda» disse,
«ed io ti ho già risposto, fanne un’altra»
«quella non era una risposta» insistette, «si invece» controbatté Adam,
«“forse” non è una risposta» gli fece notare Tommy,
«baciarti è stata una risposta» precisò Adam, «quindi la risposta è che hai passato la notte a parlare di me» concluse Tommy, «ragazzino egocentrico che non sei altro, la notte ho di meglio da fare che pensare a te» «Sutan ha detto che-» venne interrotto, ma non da Adam, la ruota panoramica aveva ripreso a funzionare.
Con sua grande sorpresa, non gli importava più, era più importante far ammettere ad Adam che aveva pensato a lui.
«Siamo salvi sei felice?» cercò di distrarlo, ma non era così facile distrarre Tommy dal suo intento,
«Sarei più felice di sapere cosa dici di me al telefono»
Adam scostò il corpo di Tommy dal suo e si alzò all’interno della cabina, che iniziava ad andare verso il basso,
«stai ritornando a essere fastidioso»
«stai cercando di farmi arrabbiare per cambiare discorso? Perché non funziona» anche Tommy si alzò, la ruota andava sempre più in basso e lui ritornava a sentirsi a proprio agio, si avvicinò ad Adam che era vicino allo sportello, pronto ad uscire, come se quella cabina fosse diventa troppo stretta.
Posò le mani sui suoi fianchi , non ne era sicuro, ma gli sembrava di averlo sentito sussultare, cercò di non pensarci e appoggiò il mento sulla sua spalla «allora?»
«okay… ho parlato con Sutan al telefono e potrei aver parlato anche di te»
«questa risposta sembra un altro “forse” ma non preoccuparti me la farò bastare -sorrise maliziosamente- ho capito, non vuoi dirmi cosa hai detto perché hai parlato delle cose perverse che mi faresti, è comprensibile, ogni volta che mi spingi contro di te sembra che tu voglia farci diventare una persona sola» glielo sussurrò nell’orecchio come se fosse un segreto. Il loro piccolo segreto. Adam arrossì e appena le porte si aprirono uscì, liberandosi dalla stretta di Tommy, sperando che le sue guance ritornassero ad un colore naturale, ma ne dubitava poiché ne avvertiva il calore. Ed era strano, quel piccoletto lo rendeva strano.

Tommy uscì con lui e gli prese la mano, ricominciando a camminare «scappi via?»,
«no» alzò il viso e se ne pentì subito, perché quel sorrisetto sul volto di Tommy significava una sola cosa, era stato scoperto,
«stai arrossendo?» Tommy si fermò, facendo fermare anche lui, voleva godersela quella scena,
«da quando si sono invertiti i ruoli?» chiese Adam,
«quali ruoli?»
«eri tu la ragazzina innamorata che arrossisce non io» disse mentre le sue guance ritornavano alla propria temperatura,
«ti sei appenda dato della ragazzina innamorata» Adam non doveva arrossire, non voleva, ma non riusciva a controllarsi,
«no, ho detto che tu lo e sei» cercò di ristabilire la situazione,
«ma hai anche detto che si sono invertiti i ruoli» gli ricordò Tommy,
«fa finta che non abbia parlato» non era una preghiera, era un ordine, doveva dimenticare quello che gli aveva detto.
Tommy rise «ma l’hai detto»
«me lo rinfaccerai per molto» disse, odiava quando le persone notavano le sue debolezze, perché si, per lui arrossire era una debolezza. Significava che qualcuno era in grado di tenergli testa o meglio, che era in grado di fare il suo stesso gioco.
«Dipende, ci vedremo per molto?» chiese Tommy, non smettendo di ridere.
Adam pensò che stesse ridendo di lui, ma in realtà rideva perché sperava di rivederlo «mi stai sempre intorno, è difficile non vederti?» disse, con quanta più indifferenza potesse fingere in quel momento.
Il sorriso di Tommy svanì e la sua mano lasciò quella dell’altro «perché fai cosi? devi sempre dire qualcosa per rovinare l’atmosfera» disse, quasi esasperato dal ripetersi di quella situazione, «quale atmosfera?» chiese sembrando davvero confuso, ma in realtà sapeva di aver rovinato un bel momento, almeno dal punto di vista di Tommy «sei un idiota, ti avevo detto di andartene, ma sei rimasto e avevo pensato che…» non terminò la frase «che?» lo incitò Adam.
«Che forse ti interessa di me, ma poi sembra che tu sia quasi infastidito dalla mia presenza» continuò Tommy,
«ti conosco da tre giorni non so niente di te, non posso voler passare il mio tempo con te o comportarmi con un ragazzino innamorato» il tono di voce con qui lo disse era sicuro, deciso, ma nella sua mente una domanda si ripeteva. Da tre giorni poteva già essersi innamorato di quel ragazzo? Quel ragazzo che si era insinuato nei suoi pensieri e non voleva uscirci. Quel ragazzo che nonostante venisse respinto, non perdeva l’interesse per lui, quel ragazzo che l’aveva tenuto sveglio tutta la notte pensando a come sarebbe stato rivederlo. Arrivo alla conclusione che, si, poteva essersi innamorato, perché era successo. Ma non lo avrebbe detto, innamorarsi non era nei suoi piani, Tommy non era nei suoi piani. Aveva paura.
Doveva solo stargli lontano e dimenticarlo. Tutto sarebbe tornato come prima.

«Puoi continuare a dire ciò che vuoi, ma i tuoi gesti dicono sempre il contrario delle tue parole. Dovresti chiarirti le idee» se Adam sembrava sicuro di ciò che diceva, Tommy lo era davvero, «se non ti piace come sono fatto, dovresti andartene» disse Adam.
«Vuoi che me ne vada?»
«voglio solo essere lasciato in pace» rispose, voleva che Tommy se ne andasse il più lontano possibile. Voleva ritornare ad essere il solito Adam, quello egocentrico, che la notte la passa per locali e non al telefono a parlare di un ragazzino. Adam, quello che si preoccupa solo di se stesso e di Sutan. Adam, quello che non perdere tempo per l’amore, perché l’amore non è importante, l’amore delude e basta.
La faccia di Tommy mentre aveva pronunciato quelle parole gli provocò un dolore al petto, era triste a causa sua. Pensò, che qualche ora prima l’aveva tenuto per mano, guardandolo sorridere e adesso. Adesso non era tempo di ridere, era il momento di dirsi addio. Aveva bisogno che lui gli dicesse addio, per fargli capire che non voleva più vederlo.
Tommy si voltò, dandogli le spalle «ciao, Adam» mentre lo disse non lo guardò negli occhi, perché avrebbe visto i suoi che iniziavano a diventare lucidi. Non gli disse addio, semplicemente perché non voleva pensare che quello fosse un addio. Non poteva esserlo. Non importava se Adam continuava a negare ciò che provava, lui lo sapeva, sapeva che anche il suo cuore batteva più forte quando erano insieme.

Era vero, erano passati solo tre giorni da quando si erano incontrati, ma nessuno aveva stabilito il tempo che bisognava impiegare per innamorarsi. L’amore non ha dei tempi specifici. Accade e basta. Puoi innamorarti con una semplicità inspiegabile, basta uno sguardo, un sorriso, un voce. Pensi che non sia possibile, perchè non puoi innamorarti di una voce o di uno sguardo, ma accade. Ti ritrovi in un uragano di emozioni, che non sai spiegare, vorresti uscirne ma allo stesso tempo vorresti rimanerci dentro in eterno. Perché l’amore è così, fa paura ma vale sempre la pena di essere vissuto. Tommy lo sapeva e non si sarebbe arreso, perché lui era innamorato di Adam dalla prima volta che l’aveva visto, la prima volta che aveva ascoltato la sua voce, se ne era innamorato ogni secondo di più. Non sapeva come era possibile, ma non si sarebbe tirato indietro. Stava soltanto dando ad Adam il tempo per capire che ormai erano dentro l’uragano, insieme.


Tommy continuò a camminare allontanandosi sempre di più da Adam che stavolta non l’avrebbe fermato.

«Tommy» si immobilizzò, aveva sperato che quella fosse la sua voce ma non lo era, «fermati» Isaac lo raggiunse,
«si può sapere cosa è successo?»
«Adam è un’idiota» rispose «non ne parliamo okay, voglio solo andare a casa»,
«okay, Sutan mi ha dato le chiavi della sua macchina, vieni è da questa parte» disse posando un braccio sulle spalle di Tommy e portandolo verso l’auto. «Se Sutan ti ha prestato l’auto loro come tornano a casa?»,
«con la macchina di Adam, domani Sutan viene da te a riprendersi la sua , quindi guidi tu».
Salirono in auto e la prima cosa che fece Tommy fu accendere la radio, Isaac capì che non voleva parlare di ciò che era successo e lasciò stare. Quando, Tommy accostò l’auto per far scendere Isaac, lui non lo fece «sono solo le quattro e non abbiamo ancora pranzato, perché non andiamo al McDonald’s e vediamo chi riesce a mangiare più schifezze» propose, Isaac cercando di farlo svagare,
«ritira ciò che hai detto, al McDonald’s non servono schifezze e poi lo sai che nessuno può battermi»
«c’è sempre una prima volta e questa sarà la prima volta che verrai battuto, metti in moto e andiamo».
Tommy accese il motore e ripartì, Isaac era il suo migliore amico e la sua fonte di distrazione, era sempre capace di distrarlo, in qualunque caso e da qualsiasi cosa. Anche da Adam o almeno un po’ ci riusciva.


Mentre loro erano diretti verso il McDonald’s, Sutan e Adam erano appena rientrati a casa.

Entrarono e Sutan spinse Adam sul divano, sedendosi accanto a lui «adesso mi spieghi» non era una domanda, era un ordine.
«Che devo spiegarti ?» disse Adam,
«spiegami, anzi no, illuminami sul perché hai lasciato che quel piccoletto se ne andasse, credevo ti piacesse, anzi ne ero sicuro e lo sai perché? Perché quando lo vedi ti brillano gli occhi, quindi spiegami» ordinò di nuovo Sutan. Adam si rassegnò, il suo amico non avrebbe accettato un "non ne parliamo" come risposta, «sono passati solo tre giorni- » fu interrotto,
«Adam ti prego, hai avuto relazioni che sono durate tre giorni e dicevi di essere innamorato dopo un’ora»
«e guarda come sono finite»
«è per questo? hai paura, Adam andiamo, ti sei fidato di quei tipi e certi erano degli idioti, ma non vuoi fidarti di Tommy»
«Sutan, sarà come le altre volte, anzi stavolta sarà anche peggio, perchè lui ha diciassette anni»
«è per questo che vuoi tirarti indietro, hai paura ed è normale, ma non tirarti indietro Adam, vivi ciò che provi, fallo e basta, me l’hai detto tu che non fai altro che pensare a lui» disse ricordandogli che aveva passato tutta la notte a parlare di Tommy e di come non riuscisse a togliersi dalla mente i suoi occhi, il suo sorriso, i suoi baci, la sua voce, il suo modo di essere innocente e il suo modo di essere così sicuro di quello che voleva, lo invidiava per questo. Alzò la testa, che aveva tenuto tra le mani fin ora e guardò Sutan.
«Ho capito, credimi, lo so che quel piccoletto mi è entrato nella testa, ma se ci provo e poi va male»
Sutan gli prese le mani, continuando a guardarlo «hai capito? Allora perché sbagli ancora, quel piccoletto non ti è entrato nella testa ma nel cuore e se va male, rimarrai ferito e avrai collezionato un’altra delusione ma almeno ci avrai provato»
«non posso semplicemente farlo uscire dalla mia testa?»
«no, non puoi, quindi rimetti le cose a posto, non è successo niente di grave, niente che un tuo bacio non possa fargli dimenticare»
«ormai non vorrà più parlarmi»
«scherzi vero? Se a te brillano gli occhi quando lo vedi, a lui diventano a forma di cuoricino» Adam rise, quindi non si era illuso, il modo in cui Tommy lo guardava non era un’illusione. Si alzò dal divano e guardò Sutan «che devo fare?» chiese sperando che il suo amico avesse una risposta.
Sutan si alzò, camminando verso la cucina e si fermò davanti alla porta, per poi voltarsi verso Adam «adesso pranziamo e poi andiamo al locale, stasera ho un’esibizione e anche tu, poi domani andrai a prendere la mia macchina che guarda caso è a casa di Tommy, non sprecare l’occasione» gli disse ammiccando,
«non posso andare a casa sua, se ci sono i suoi genitori?»
«hai paura di mamma e papà? Credevo fossi un uomo»
«non posso presentarmi li, così, se dovesse aprire sua madre o peggio suo padre»
«non vuoi andarci, allora ci vado io vestito da Raja»
«okay, ci vado, ma se succede qualcosa è colpa tua»
«cosa dovrebbe succedere, devi solo parlare con un ragazzo»
«chi ha detto che vado lì per parlare» Adam sorrise,
«ecco il mio ragazzo, così ti voglio, adesso mangiamo che muoio di fame» Sutan entrò in cucina e come ogni sera cercò di preparare qualcosa di commestibile.


Cenarono e poi si prepararono per la serata che li attendeva. Raja aveva un’esibizione e anche Adam, solo che stavolta non ci sarebbero stati gli occhi di Tommy a guardarlo e a rassicurarlo. Aveva avuto paura, ed era comprensibile, sperava solo che Tommy fosse disposto a dargli un’altra possibilità, ma infondo sapeva che Tommy lo stava aspettando e che lui era stato l’unico a essersi posto degli ostacoli. Per il momento non gli restava che prepararsi per l’esibizione, perché adorava cantare e l'avrebbe fatto anche se il suo piccolo fan non era lì per guardarlo. Dopo sarebbe tornato a casa, perché non aveva senso restare nel locale se la persona che voleva non c’era, si sarebbe infilato nel letto e il giorno dopo sarebbe andato da Tommy. Perché era esattamente ciò che voleva fare. Erano passati solo tre giorni, ma quel piccoletto era riuscito a rubargli il cuore con un semplice sguardo, non si sarebbe tirato indietro, non più.

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Angolino di Fay: Hola!
Allora...credo che questo sia il capitolo peggiore che io abbia mai scritto, nonostante questo, c'è un pezzettino piccolo piccolo che mi piace, ed è questo pezzo che da il titolo al capitolo. Perdonatemi per gli errori, perchè sicuramente ci sono, spero che il capitolo vi sia piaciuto comunque. Fatemi sapere che ve ne pare *-* potete anche dirmi che è orribile. Grazie a chi ha letto e un GRAZIE speciale alle ragazze che stanno recensendo ogni capitolo, siete la mia gioia.
P.S. Io e il codice html stiamo provando ad andare d'accordo, ma la vedo difficile.

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Capitolo 6
*** I Missed You ***


I missed you

Salve gente, eccomi qui, ancora (mi dispiace).
Doveva essere una OS e invece eccoci qui con il capitolo numero 6, mi sono divertita a scriverlo, spero che faccia sorridere anche voi.
Buona lettura.~

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I Missed You

Tommy era seduto sui gradini all’entrata della scuola, stranamente era arrivato in orario per le lezioni. Anzi era in anticipo, forse perché non aveva dormito, se non dormi non devi preoccuparti di svegliarti. Aveva le cuffie collegate all’iPod e non sentì arrivare Isaac, che lo salutava.
Finche non gli diede un colpetto dietro la testa per farlo voltare «hey»
«chi sei tu? E cosa ne hai fatto del mio amico? Di la verità sei un alieno»
«ma che stai dicendo?»
«sei fuori scuola che aspetti di entrare, di solito arrivi quando siamo già tutti dentro, seduti, ad ascoltare la lezione, quindi dimmi chi sei e cosa ne hai fatto di Tommy?»
«ah, ah, ah, divertente, diciamo che volevo provare il brivido di arrivare puntuale» ci scherzò.

Entrarono e insieme posarono i libri nell’armadietto, anche se, Tommy non aveva quasi niente con se. Si diressero verso la classe di letteratura e presero posto.
«Tommy Joe Ratliff è già qui o sto sognando?» disse con tono, veramente sorpreso il professore. Tommy, non rispose, si limitò ad annuire e ha fare un finto sorriso. L’ora non fu molto noiosa, almeno, non quanto lui si aspettasse, fu quasi dispiaciuto di dover lasciare quella classe per andare in quella di chimica.
Mentre era pronto ad uscire, il professore lo chiamò posandogli una mano sulla spalla, facendolo voltare verso di se. «I tuoi voti sono pessimi, ma non irrecuperabili, ti do la possibilità di riscattarti. Domani portami una relazione su questo libro, è un compito extra, per farti recuperare. È un libro molto facile, quindi non copiare da internet, cerca di essere originale, puoi citarmi anche qualche frase. L’importante è che sia tu a farlo, mi raccomando non deludermi» gli disse, prima di porgergli il libro. Tommy lo guardò e lesse il titolo “Romeo e Giulietta”, lo prese e poi ritornò a guardare il professore «grazie»,
«non ringraziarmi, svolgi bene il compito»
«certo, a domani» sorrise e poi voltandosi uscì dall’aula.

Il resto delle lezioni furono una noia, ma non fu solo questo a distogliere la sua attenzione. La sua mente era completamente impegnata da un solo pensiero. Adam. Lo odiava, o almeno in quel momento, pensare di odiarlo gli premetteva di illudersi che non gli importasse, ma era inutile perché infondo sapeva di non provare odio per Adam.
Amore? Forse lo era. Non ne era sicuro, non sapeva se ciò che provava poteva definirsi amore. Se gli avessero chiesto di spiegare ciò che provava, avrebbe detto … desidero. Perché l’unica cosa di cui era totalmente sicuro, era che lui desiderava Adam, ma non un semplice desiderio fisico, neanche sessuale, a lui bastava averlo vicino, essere sfiorato. Le sensazioni che provava quando accadeva, erano inspiegabili, ma era sicuro di averne bisogno. Lo facevano sentire bene. Felice. Nel breve tempo di una carezza, un abbraccio, si sentiva bene, sentiva di essere finalmente nel posto giusto, lì, sotto il tocco di Adam. Desiderava ascoltare la sua voce, bearsi del suo canto. Desiderava anche poterlo solo guardare.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per non essere seduto su un sedia scomoda, ad ascoltare un professore a cui non prestava attenzione, per essere con Adam.
Adam, Adam, Adam, questo nome non faceva che ripetersi nella sua mente, gli sembrava di impazzire. Era rimasto sveglio tutta la notte a pensarlo, fissando la porta e pensando di andare al locale per cercarlo, ma alla fine aveva deciso di restare a casa. Non poteva sempre essere lui a fare il primo passo. Era andato da lui tutte le sere, ormai solo uno stupido non si sarebbe accorto che a lui importava molto di Adam. Non gli restava che aspettare, per vedere se anche ad Adam importava di lui.

Quel giorno Isaac era impegnato con la scuola, diversamente da lui, il suo amico faceva parte del comitato studentesco ed era incaricato dell’organizzazione del ballo studentesco insieme ad altri ragazzi. Al termine delle lezioni, andò a casa da solo. La sua casa non distava tanto dalla scuola e non impiegò molto ad arrivarci.

«Sono a casa!» annunciò, senza sapere se suo padre fosse in casa, poiché la maggior parte delle volte era impegnato in ospedale. Era un medico e trascorreva molto più tempo lì che a casa con suo figlio, ma non per questo era un cattivo padre. Dopo la morte della madre, che era avvenuto quando Tommy aveva 14 anni, erano rimasti soli e suo padre si era diviso in quattro per non fargli mancare niente. Era stato assente, loro non facevano chiacchierate padre figlio o commentavano le partite di baseball ma Tommy comprendeva e capiva che se il padre lavorava 24 ore su 24, era solo per non fargli mancare niente. Se solo avesse saputo che la cosa di cui Tommy aveva più bisogno era la sua presenza, ma ormai non importava, ci era abituato e poi aveva sempre avuto Isaac vicino, era cresciuto tra la sua casa e la casa del suo amico. Non poteva dire di aver avuto un’infanzia difficile, c’erano persone che vivevano situazioni peggiori della sua, forse era per questo che si era adattato, il modo in cui viveva non era male, a lui stava bene.

«Tommy» la voce di suo padre lo accolse e ne rimase sorpreso, ma non fece in tempo a chiedergli come mai fosse ancora a casa che lo informò di dover andare in ospedale per un’emergenza «mi dispiace, cercherò di liberarmi presto, per passare un po’ di tempo insieme» non si sorprese delle parole del padre, erano le solite, diceva questo ogni volta che usciva, ma alla fine tornava sempre verso la sera, se non più tardi.
«Okay, non preoccuparti per me» lo rassicurò.
Suo padre uscì e lui si buttò a peso morto sul divano, avrebbe dovuto cucinare qualcosa per mangiare, ma quel giorno non ne aveva proprio voglia. Posò la borsa ai suoi piedi ma prima di farlo, prese il libro di Shakespeare ed iniziò a leggere.

Era passata un’ora, non aveva pranzato e non aveva neanche fame. Stava per alzarsi e andare in camera sua ad ascoltare un po’ di musica, quando suonarono il campanello. Si avvicinò alla porta, guardò dallo spioncino e sorrise. Era Adam. Aprì la porta.
«A, sei tu» disse fingendosi indifferente,
«ti sono mancato?» Tommy pensò che era una domanda stupida, certo che gli era mancato,
«che vuoi Adam?» non poteva già cadere ai suoi piedi, un po’ di vendetta ci voleva.
«Mi dispiace per ieri» disse abbassando il tono di voce e tossendo, ma l’altro aveva capito,
«cosa?» domandò per farglielo ripetere,
«hai capito» rispose. Aveva ragione ma Tommy voleva almeno una piccolo vincita su di lui, così chiuse la porta senza neanche salutarlo.
Adam bussò di nuovo, ma era inutile «Tommy, apri -fece un respiro profondo- per piacere» dall’altro lato della porta Tommy rideva,
«se devi dirmi qualcosa puoi farlo, anche così» disse a voce più alta per farsi sentire.
Adam sospiro. Doveva fare qualcosa, «mi dispiace per ieri» disse,
«hai detto qualcosa?» Adam alzò gli occhi al cielo, voleva sentirglielo urlare, bene, l’avrebbe fatto per lui «mi dispiace!» urlò,
l’altro sorrise «tutto qui, nient’altro da dire»
«puoi dimenticare ciò che è successo ieri ed aprire» lo pregò, Adam.
Tommy aprì la porta, lo guardò «non tutto ciò che è successo ieri è un brutto ricordo»
«allora dimenticane solo una parte»
«sarà difficile, mi serviranno altri bei ricordi» disse prima di afferrarlo per il colletto della giacca e trascinarlo dentro, chiudendo la porta usando un piede. 
Una volta chiusa, ci spinse Adam contro e lo baciò «mi sei mancato» sussurrò sulle sue labbra. Adam rise, anche a lui era mancato e in quel momento voleva soltanto godersi la sua presenza, senza lasciare che le sue paranoie lo facessero scappare, ancora, lontano da quel piccoletto. Tommy si stacco da lui prendendolo per mano e portandolo nel soggiorno. Gli fece segno di accomodarsi sul divano e una volta che si fu seduto, prese posto accanto a lui. Adam guardò Tommy e si stupì nel vederlo in imbarazzo, mentre si guardava le mani come se fossero la cosa più interessante del mondo. Si stupiva perché, quel piccoletto era capace di essere sfacciato e un attimo dopo imbarazzarsi per niente. Gli piaceva sempre di più.

Spostò lo sguardo da Tommy al tavolino che era davanti al divano «Shakespeare» disse indicando il libro.
Finalmente aveva spezzato quel silenzio facendo ritornare Tommy a proprio agio «è per la scuola, un compito extra per recuperare»
«l’hai letto?»
«certo, l’ho letto prima che arrivassi tu»
«hai letto tutto il libro?»
«si»
«citami qualche frase» gli disse Adam con un sorrisino sul volto,
«cosa?» chiese Tommy,
«sarò il tuo professore per oggi» disse sempre con quel suo sorrisino,
«mi stai offrendo di fare un “giochetto” o fai sul serio?» chiese confuso Tommy,
«sono serio, conosco quel libro a memoria, voglio testare la tua conoscenza, per quanto a te interessi di più fare altro… forse finiamo per fare entrambe le cose» sorrise maliziosamente,
«forse? O finiamo per fare entrambe le cose?» chiese interessato,
«se non ti muovi a citarmi qualcosa non lo scoprirai mai» Tommy annuì e penso a cosa citare.
«Okay. Che significa Montecchi? Nulla: non una mano, non un piede, non un braccio, non la faccia, né un'altra parte qualunque del corpo di un uomo. Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo» sorrise soddisfatto, ma Adam lo rimproverò «ma questa parte la conoscono tutti, anche chi non ha letto il libro, puoi fare di meglio»
«ahimè, perché l'amore, di aspetto così gentile è poi, alla prova, così aspro e tiranno?» citò,
«un'altra» lo spinse a continuare,
«chi sei tu che avvolto nella notte inciampi così nei miei pensieri?» Tommy sorrise, soddisfatto e contento di ricordarsi quelle battute del libro.
«Va meglio, un'altra» Tommy alzò le mani, quel ragazzo era incontentabile, pensò.
«Se le mie citazioni non ti soddisfano citami tu qualcosa, professorino»
Adam rise prima di citare la sua frase preferita «L'amore è una nuvola che si forma col vapore, se la nuvola svanisce, l’amore è un fuoco che brilla negli occhi degli amanti, se s’addensa ai venti contrari può diventare un mare che cresce con le lacrime dell’amante. E che cos’è l’amore, se non una pazzia mite, un’amarezza che soffoca, una dolcezza che dà sollievo?». Sorrisero, insieme, Adam non distolse mai lo sguardo da quello di Tommy, si avvicinò verso di lui, portando una mano ad accarezzargli la guancia prima di citare un’altra frase «il mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perchè non ho mai conosciuto la bellezza fino ad ora» disse cambiando “rinnegatela” con “rinnegatelo”. Tommy ricambiò la sua carezza. Si avvicinarono sempre di più, velocemente ma lentamente secondo il loro desiderio di unirsi, si baciarono, perché era la cosa più naturale da fare. Adam aveva citato un frase, ma le parole che aveva pronunciato erano vere.
Si staccarono, ansimanti, con le mani posate l’uno sul viso dell’altro e le fronti ancora unite, Adam si allontanò leggermente per alzare lo sguardo ed incontrare quello di Tommy. «Se l'amore è violento con te, tu sii violento con l'amore, pungi l'amore quando ti punge, e riuscirai in questo modo a sconfiggerlo» usò ancora una citazione del libro, Tommy continuò a tenere la mano sulla sua guancia 
«Adam, l’amore non va sconfitto»
«citavo solo un frase»
«allora Shakespeare è un’idiota» affermò Tommy,
«hey, Shakespeare è uno dei miei autori preferiti» gli disse Adam,
«perché stiamo ancora parlando di un uomo morto, mentre dovremmo fare altro»
«cosa dovremmo fare?» chiese curioso Adam,
«cose da vivi» sorrise Tommy,
«cosa fanno i vivi?»
«si amano -lo baciò- fanno l’amore»
«vuoi fare l’amore?» gli chiese ad un centimetro di distanza dalle sue labbra, Tommy arrossì, ma non era in imbarazzo,
«voglio qualunque cosa abbia a che fare con te» Adam gli si avvicinò, sfiorando le sue labbra, rise prima di farle aderire a quelle dell’altro. Tommy si sporse verso di lui posando le mani sulle sue spalle per spingerlo verso lo schienale del divano. Dopo aver fatto aderire la schiena di Adam al divano, lo guardò negli occhi, era desiderio quello che vedeva, ormai era inutile girarci intorno. Salì a cavalcioni su di lui. Adam rise, era divertito dalla situazione.
Tommy lasciò le sue labbra per baciargli la guancia, scendendo piano verso la mandibola e poi il collo. Adesso Adam non rideva, o meglio, aveva un sorriso stampato sul volto, ma quel sorriso si alternava a sospiri, gli si bloccava il respiro ed era Tommy a fargli quell’effetto. Mentre l’altro era impegnato a baciargli il collo, Adam posò le mai sui suoi fianchi, infilandole sotto la sottile maglietta, facendo sussultare l’alto che sorrise contro la sua pelle. Adam chiuse gli occhi portando la testa all’indietro, godendosi le sensazioni che gli procurava Tommy.

Ormai erano completamente presi da ciò che stavano facendo che non sentirono la porta aprirsi o chiudersi, ma avvertirono dei passi. Tommy si alzò subito dal corpo di Adam, costringendo anche quest’altro ad alzarsi. «Sali le scale e vai nella camera con la porta blu»
«cosa?» chiese confuso, ancora frastornato dal piacere che gli aveva provocato avere Tommy così vicino «vai, su nella camera con la porta blu» gli ordinò Tommy.
Adam arrivò su sentendo Tommy che imbarazzato cerava di fare l’indifferente e salutare alla svelta il padre per salire al piano di sopra.
«come mai qui così presto?» sentì Tommy chiederglielo e ascoltò anche la risposta, prima di entrare nella camera di Tommy, «ho chiesto la serata libera così possiamo finalmente cenare insieme, una buona volta» Adam smise di origliare ed entrò nella camera dalla porta blu.

Era una camera piccola. C’era un letto addossato alla parete destra, un armadio sulla parte sinistra ed una scrivania al centro, vicino alla finestra che era proprio di fronte alla porta. Oltre hai mobili, c’erano poster affissi sulle pareti, cd sparsi sulla scrivani e libri sul piccolo comodino vicino al letto, ma ciò che attirò maggiormente la sua attenzione fu una chitarra. Il suo piccoletto suonava e adesso lui non vedeva l’ora di ascoltarlo.

La porta si aprì alle sue spalle, mentre era fermo al centro della stanza, si voltò e subito due braccia gli avvolsero il collo.
«Tuo padre ha un tempismo perfetto» disse in modo sarcastico,
«lascialo perdere, adesso possiamo riprendere da dove eravamo rimasti» disse mentre gli baciava il collo,
«come pensi di farmi uscire da qui?» chiese Adam che provava ancora a pensare razionalmente.
Tommy si stacco da lui per un minuto, guardandolo in viso «per il momento non devi uscire, ci penseremo dopo» disse prima di spingerlo sul letto, posizionandosi sopra di lui «Tommy» voleva essere un rimprovero, ma la sua voce era indebolita dalla vicinanza dell’altro e le sue mani che ritornavano a posarsi sui fianchi dell’altro, incoraggiarono Tommy a continuare «Adam -sussurrò al suo orecchio- ho desiderato questo dal primo momento che ti ho visto» disse prima di ritornare a posare le sue labbra su quelle dell’altro.

«Tommy!» sentendosi chiamare da una voce, che non era quella di Adam si alzò di scatto, voltandosi verso la porta,
«Papà!» disse guardano la faccia sconvolta di suo padre,
«che sta succedendo qui dentro!?» spostò lo sguardo da suo figlio ad Adam che era ancora steso sul letto «e tu chi diavolo sei!?».

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Angolino di Fay: Avete finito! siete contenti ?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusatemi per gli errori e il modo orribile in cui è scritto (bla bla bla).
Grazie per aver letto, grazie a chi sta recensendo e a chi segue la storia in silenzio.

(P.S. Storm of ice, spero che ciò che ho scritto sia stato all'altezza dei tuoi "flash mentali" o almeno spero di non averti deluso)



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Capitolo 7
*** Old Crush ***


Old Crush

< Tommy! > sentendosi chiamare da una voce, che non era quella di Adam si alzò di scatto, voltandosi verso la porta 
< Papà! > disse guardano la faccia sconvolta di suo padre

< che sta succedendo qui dentro!? > spostò lo sguardo da suo figlio ad Adam che era ancora steso sul letto < e tu chi diavolo sei!? >

Adam si alzò dal letto.
< mi chiamo Adam Lambert piacere > disse porgendo la mano al padre di Tommy, che non ricambiò la stretta, ma restò a guardarlo prima di parlare
< fuori di qui! > gli disse
< Papà! > urlò Tommy, cercando di trattenersi, avrebbe cacciato il padre fuori di lì,
< voglio questo tipo fuori da casa mia > ribadì il concetto suo padre
< papà io non credo che- > venne interrottò, < ho detto che lo voglio fuori >
< meglio se vado > disse Adam dirigendosi verso la porta
< fermo dove sei > gli ordinò Tommy e lui si fermò sul serio

< sapete che vi dico, adesso scendiamo tutti giù in salotto, dobbiamo parlare > disse il padre.
Adam guardò Tommy, che gli si avvicinò prendendolo per mano e portandolo al piano di sotto, seguiti dal padre che non smetteva, neanche per un solo minuto, di guardarli. Una volta arrivati, li fece sedere entrambi sul divano mentre lui si posiziono sul tavolino per averli di fronte. 
< allora, Adam Lambert da quanto tempo vieni qui ad approfittarti di mio figlio > a Tommy sembrava tanto un'interrogatorio e non riuscì a rimanere in silenzio
< papà! Ti prego, nessuno approfittava di niente, non mi ha mica aggredito >
< hai ragione, eri tu che prima che entrassi gli eri avvinghiato sopra! > lo rimproverò il padre
< signore- > Adam cercò di inserirsi nella conversazione ma venne interrotto dall’uomo
< da quanto va avanti questa storia? >
< oh no, ci conosciamo solo da alcuni giorni, questa è la prima volta che vengo qui > disse Adam per poi pentirsene subito dopo. 
Il padre lo ascoltò per poi guardare suo figlio < lo conosci da pochi giorni, quindi, hai portato un estraneo in casa nostra >
< no, ci sono venuto da solo qui > gli spiegò Adam
< doveva prendersi la macchina di Sutan > continuò Tommy
< chi è Sutan? > chiese confuso il padre
< un mio amico > gli risposero all’unisono Adam e Tommy,
< lasciamo perdere, non mi interessa sapere chi è Sutan, mi interessa sapere chi sei? > disse indicando, il ragazzo con cui aveva trovato suo figlio 
< sono Adam > rispose il diretto interessato, < questo l’ho capito, intendo, cosa fai? Farai qualcosa nella tua vita, frequenti la stessa scuola di Tommy? > 
Adam guardò Tommy, in evidente imbarazzo e cercò di capire dal suo sguardo cosa dovesse rispondere al padre del suo piccoletto, Tommy lo precedette
< papà non credo sia il caso, Adam è un mio amico > a quelle parole Adam si voltò a guardare Tommy. Aveva detto "Un mio amico".
< un tuo amico, anche Isaac è tuo amico ma non vi ho mai trovati in quella situazione > disse alludendo a ciò che aveva visto, poco prima nella sua camera
< cos’è che ti turba tanto, sei stato giovane anche tu no? > Tommy iniziò ad essere stanco di quella conversazione inutile.
< non cercare di giustificarti così > gli disse il padre
< giustificarmi per cosa ? non stavo facendo niente di male >
< non hai fatto niente, perché sono entrato io >
< ma ti senti quando parli!? > urlò esasperato Tommy, in quel momento voleva soltanto essere uscito, con Adam, da quella casa prima dell’arrivo di suo padre,
< non alzare la voce con me! > lo rimproverò il padre
< se tu provassi a ragionare io non alzerei la voce> gli disse ritornando ad usare un tono ragionevole
< forse è meglio se vado via > si intromise Adam
< meglio!> disse il padre
< allora vado, ciao > disse a Tommy
< Adam! > urlò il piccoletto, ma lui era già fuori e anche se non aveva preso le chiavi della macchina, non ritornò dentro, preferì andare a casa a piedi. Tommy seguì Adam con lo sguardo e dopo che lui fu uscito, guardò suo padre < sei contento adesso? Eh > gli disse prima di dirigersi verso le scale,
< dove credi di andare, torna subito qui non abbiamo finito > Tommy si girò verso suo padre
< io credo che non ci sia niente di cui parlare >
< io credo di si > obbiettò il padre < Tommy, non sono arrabbiato, voglio solo capirci qualcosa > 
< cosa c’è da capire? > suo padre abbassò la testa scuotendola lievemente, non voleva litigare, voleva solo una spiegazioni, infondo gli spettavano, aveva trovato un uomo in camera con suo figlio, era più che normale chiedere spiegazioni. 
Tommy si riavvicinò a lui, posandogli una mano sulla spalla < papà, Adam mi piace, parecchio -disse con più enfasi-  mi dispiace che tu abbia saputo di lui così, ma infondo non stavo facendo niente di male e normale alla mia età fare certe cose >
< lo so, è che sei pur sempre il mio bambino > in quel momento, Tommy capì, che suo padre doveva solo metabolizzare la “cosa” poi avrebbe accettato Adam, senza fare storie.
< ho diciassette anni > gli ricordò, in caso si fosse dimenticato che il suo bambino stava crescendo
< e allora, sei ancora un bambino, non credere che solo perché farai diciotto anni, potrai ritenerti adulto >
< e quando sarò ritenuto adulto? > chiese Tommy, allargando le braccia in fuori,  distendendo i palmi delle mani, < ventotto, trent’anni > rispose suo padre.
< papà > gli disse, come se un semplice “papà” potesse fargli capire che doveva iniziare a ragionare, seriamente, perché secondo Tommy fin ora non l’aveva fatto.
< mettiamola così, puoi continuare a vederlo ma- > venne interrottò da suo figlio
< lo sai che avrei continuato a vedere Adam anche senza il tuo permesso >
< ma- riprese il discorso,il padre- non voglio trovarvi chiusi in camera tua >
< come vuoi, tanto non esiste soltanto la mia camera > disse Tommy
< cosa vorresti dire? > chiese suo padre
< qualsiasi cosa io voglia fare, posso farla ovunque > gli spiegò
< questa cosa non è rassicurante, sai che ti dico non puoi vederlo > disse suo padre incrociando le braccia, portandosele al petto.
< papà- poggiò una mano sulla sua spalla- non sta a te decidere, ma se può rincuorarti, qualsiasi cosa io faccia con Adam, non rischio di avere un bambino a diciassette anni, è biologicamente impossibile > disse Tommy, ridendo. In quel momento suo padre gli sembrava un bambino che faceva i capricci
< ah molto rassicurante, adesso si che sono sereno >
< bene, mangiamo? > chiese Tommy
< ero sarcastico > precisò suo padre
< io no, ho fame, chiamiamo la pizzeria ?> Tommy cercò di chiudere quel discorso
< la pizza è perfetta > rispose suo padre e lui sorrise, forse era riuscito nel suo intento di deviare la conversazione < allora la chiamo > andò in cucina per cercare il numero della pizzeria e mentre percorreva il corridoio sentì la voce di suo padre < ehy ragazzino, non credere che sia finita qui, voglio sapere tutto su quell’Adam >. Tommy ritornò da lui col telefono < che pizza vuoi? > gli domandò cercando di ritardare l’argomento “Adam”
< come l’hai conosciuto ? > gli chiese suo padre, ignorando completamente la sua domanda
< in una pizzeria, a proposito di pizze, io prendo la pizza all’ananas tu? > mentì sul luogo dove aveva conoscuito Adam, perchè dirgli la verità avrebbe portato ad altre domande, < margherita, l’hai invitato tu qui ho ci è venuto da solo? > risopse alla domanda di suo figlio, continuando comunque ad indagare su Adam,
< doveva prendere la macchina di Sutan, ti prego possiamo chiudere questo discorso > lo implorò, prima di chiamare la pizzeria, suo padre lo lasciò fare, ma quando stacco la chiamata ritornò sul discorso di prima.
< ancora una cosa > ci pensò su, prima di formulare la domanda < chi è precisamente Sutan, anzi no, voglio sapere che scuola frequenta Adam? >
< lui … ecco... > lasciò la frase in sospeso, come faceva a dirgli che Adam era più grande di lui e anche se glielo avesse detto, suo padre avrebbe chiesto che età avesse Adam e in quel momento si rese conto che ancora non lo sapeva,
< allora > insistette il padre
< allora- > venne interrotto dal suono del cellulare di suo padre che si dileguò verso l’entrata per prendere il telefono dalla sua borsa.
Quando ritornò da lui, aveva indossato di nuovo il cappotto < vai da qualche parte? > gli chiese,
< mi hanno chiamato per un emergenza, devo andare > spiegò suo padre
< non avevi la serata libera? >
< infatti è un emergenza, sarà grave, altrimenti non mi avrebbero chiamato >
< okay, buona fortuna per qualsiasi cosa tu debba fare > gli disse Tommy e il padre gli diede un bacio sulla fronte
< non far venire nessuno, mentre non sono qui > gli disse prima di varcare la porta.

Tommy si guardò intorno, era di nuovo solo. Suo padre era a lavoro, Adam se l’era svignata, la sua unica speranza era sempre Isaac. 
Prese il telefono e digitò il suo numero, che ormai ricordava a memoria. Non dovette aspettare  molto prima che il suo amico rispondesse

< Tommy ? > gli chiese la voce di Isaac
< si, ho una pizza in più, ti va? >
< mi piacerebbe, ma mia madre ha organizzato un cena di famiglia >
< okay, non fa niente > disse, lasciando trasparire la sua tristezza. La sua ultima speranza di non sentirsi solo, anche quella sera, era sparita.
< tutto bene? > gli domando Isaac preoccupato, anche a distanza riusciva a capirlo.
< si, tutto come sempre > rispose, poi sentì la madre di Isaac chiamarlo per cenare,
< ci vediamo domani a scuola, okay, ciao > disse staccando la chiamata, prima che il suo amico gli facesse altre domande per indagare.

Andò nel salotto e accese la televisione, senza davvero seguirla, era più che altro per non sentire il silenzio della casa. Mentre faceva zapping, tra i vari canali, bussarono alla porta, si alzò per andare ad aprire senza neanche controllare dallo spioncino chi fosse. Fu sorpreso di ritrovarsi davanti Sutan.
< ciao > lo salutò
< ciao, non mi inviti ad entrare ? >
< entra > disse spostandosi per farlo passare, chiuse la porta e gli fece segno di andare nel soggiorno < come mai qui? > gli domandò
< hai la mia macchina > gli ricordò Sutan mentre si sedeva sul divano
< vado a prendere le chiavi > si sposto nel corridoi per prendere le chiavi che erano su un tavolino accanto alla porta, per poi ritornare da Sutan e porgergliele 
< grazie >
< allora, hai visto Adam ? > gli chiese Tommy, l’altro sorrise < si e mi ha raccontato di tuo padre > rispose
< ti ha anche detto che mi ha lasciato da solo a risolvere la cosa > Sutan si alzò dirigendosi di nuovo verso la porta principale 
< ascoltami bel principino, le discussioni in famiglia non fanno per Adam, ma non posso essere io a dirti il perché > gli spiegò Sutan
< pensi che lui me lo dirà? > chiese, aspettandosi un no come risposta
< se l’ha detto a me, perché non dovrebbe dirlo al piccoletto di cui è innamorato >
Tommy spalancò gli occhi, innamorato, Adam era innamorato di lui?
< cosa ti fa pensare che sia innamorato di me?>
< tutto > rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo < e tu, sei innamorato? > gli domandò.
Tommy voleva rispondere, dirgli che si, era innamorato, ma qualcosa lo frenava. 
Essere innamorato significava tanto e dirlo ad alta voce lo innervosiva.  
Vedendo che non rispondeva, Sutan aprì la pota per andarsene, ma si voltò verso di lui un’ultima volta prima di farlo,
< Tommy, lo so che hai diciassette anni e hai tutto il diritto di fare le tue esperienze, ma non con Adam, se non sei sicuro di quello che provi, lascialo stare >
< Adam mi piace >
< a me piace la cioccolata, ma non la bacio o mi arrabbio con lei > disse Sutan
< Adam mi piace, mi fa sentire … bene, leggero e mi fa arrabbiare, a volte non lo capisco, ma lui riesce sempre a fare qualcosa per farmi ritornare felice ed io non posso far altro che desiderarlo sempre di più, credo che non ne avrò mai abbastanza e se questo significa essere innamorati, alloro io sono innamorato di Adam > Sutan non disse niente, si limitò a sorridere, soddisfatto dalle parole di Tommy, poi scese gli scalini del porticato ed entrò nella sua macchina.

Tommy rientrò in casa e chiuse la porta, ritornando il soggiorno, si ricordò di dover scrivere la relazione su Romeo e Giulietta, così salì in camera, prese carta e penna ed iniziò a scrivere. Passo così il tempo, fino all’arrivo del suo ordine, dalla pizzeria.
Aprì la porta e si ritrovo davanti Ashley, la ragazza per cui aveva avuto una cotta dal primo anno di liceo.
< Tommy, non sapevo abitassi qui > disse la ragazza, piacevolmente sorpresa
< io non sapevo che tu lavorassi alla pizzeria >
< ci lavoro da un po’ di tempo, tieni > gli disse porgendogli le pizze, che Tommy posò sul tavolino vicino all’ entrata per poter pagare la ragazza, dandogli anche la mancia < grazie > gli disse sorridendo e Tommy pensò che il suo sorriso era sempre bellissimo,
< ci vediamo a scuola > la salutò, ma lei blocco la porta < senti -disse in evidente imbarazzo- mi stavo chiedendo se hai già qualcuno con cui andare al ballo ? > gli chiese spostandosi un ciocca di capelli dietro l’orecchio. Tommy la guardò sorpreso, non si aspettava di ricevere un invito per il ballo, soprattutto perché di solito erano i ragazzi a chiederlo alle ragazze, ma la situazione non gli dispiaceva. Voleva accettare, ma sarebbe stato giusto farlo, Ashley era carina e simpatica, ma ormai la sua mente era completamente impegnata da altro, da qualcun’altro.
< dimentica ciò che ho detto, non fa niente > disse la ragazza, vedendo che non rispondeva, si girò e ritornò verso la sua moto. 
Tommy la seguì e la fece voltare, posando gentilmente una mano sulla sua spalla < sarebbe bello andare al ballo con te, se ti va? > le disse.
Ashley sorrise, quei sorrisi che fanno capire anche a chi ti circonda la tua felicità e Tommy sorrise con lei, d’istinto. 
La ragazza si avvicinò a lui e posandogli un bacio sulla guancia, per poi risalire sulla sua moto e andarsene. Mentre Tommy rimase fermo dove era, confuso da ciò che lui stesso aveva appena fatto e da ciò che aveva provato per un semplice bacio sulla guancia. Dopo ben cinque minuti, Tommy ritornò in casa portando la sua pizza con se sul divano. Mangiò guardando la televisione, sperando di calmare i mille pensieri che gli affollavano la mente. Un volta finito di mangiare buttò il cartone della pizza e salì in camera sua, consapevole che anche quella sera non avrebbe dormito. 
Si sentiva tanto come quelle ragazzine dei telefilm adolescenziali. Si sentiva stupido e confuso. Perché l’amore lo confondeva. 
Era sicuro di quello che provava per Adam, ma adesso era arrivata Ashley. Aveva passato quattro anni a sperare che lei si accorgesse di lui e adesso l’aveva fatto. Il problema era che l’aveva fatto nel momento sbagliato. Pensò a lei e alla possibilità che gli si era appena presentata davanti, ma il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fu sempre rivolto ad Adam.





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Angolino di Fay:
Chiedo umilmente scusa per questo capitolo che è uno schifo totale, non so dove ho trovato il coraggio di aggiornare con questo "coso".
Meritate di leggere qualcosa di decente, scusatemi perché ciò che scrivo non lo è. 

Grazie a chi continua a leggere la storia, nonostante sia scritta malissimo. Grazie a chi lascia sempre una recensione.

Vorrei regalarvi un unicorno per ringraziarvi, tutti, chi segue, chi preferisce, chi recensisce e chi legge soltanto
.
Grazie.



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Capitolo 8
*** Just Friends ***


Just Friends

Suo padre era rientrato a casa e lui, come al solito, non l’aveva sentito rientrare. 
Aveva cercato di dormire, con scarso risultato, ma ormai era mattina e lui era sveglio. Era presto per andare a scuola così ne approfitto per strimpellare qualcosa con la sua chitarra. Dopo essersi vestito, senza badare a suo padre che dormiva, iniziò a suonare. Era un melodia lenta, dolce, suonare lo rilassava, gli premetteva di liberare completamente la mente. Erano solo lui è la sua musica, niente di più rilassante, il suo angolo di paradiso.
Suo padre si svegliò e dopo essersi vestito, scese in cucina per cercare di preparare la colazione, ma visto che la maggior parte delle volte non facevano colazione, era incapace di preparare qualcosa di decente. 

Tommy mise la chitarra nella custodia e andò in cucina.
<  Buongiorno, serve aiuto? > chiese, mentre si avvicinò a suo padre  che era vicino ai fornelli,
< Buongiorno, siediti è pronto > fece come gli era stato detto e suo padre posò un piatto di pancake sul tavolo, dall’aspetto sembravano buoni, ma quando ne assaggiò uno, dovette ricredersi, erano i peggiori pancake che avesse mai mangiato.
< allora, buoni eh >suo padre ne morse uno, < come hai fatto a mangiarlo > chiese a suo figlio,
< sembravi cosi contento di aver cucinato, volevo assecondarti > rispose
< ma sono orribili, che ne dici se andiamo a fare colazione fuori ? >
< devo andare a scuola, non ho tempo, la prossima volta > si alzò dalla sedia, andò a prendere la borsa e si incamminò verso la porta 
< ciao > salutò suo padre ma non aspettò la risposta.

 

Arrivò a scuola e Isaac era già li ad aspettarlo.
< sei puntuale due giorni di fila, devo iniziare a preoccuparmi >
< la verità è che ho voglia di vederti per questo arrivo puntuale > disse Tommy
< lo so, sono il ragazzo dei tuoi sogni, ma non vuoi rovinare la nostra amicizia > disse Isaac, ridendo
< mi hai scoperto e adesso come farò? > disse Tommy, portandosi una mano al petto, facendo il melodrammatico.

< tutto bene? > cambiò discorso Isaac.
Tommy odiava quella domanda “tutto bene?” , non poteva dare un vera risposta, < vuoi davvero che risponda? > chiese
< certo, lo sai che puoi sfogarti con me, quindi, fai pure > appena Isaac finì di parlare, lui sospirò < va tutto bene, solo non vorrei essere nella mia testa >
< ho parlato con Sutan e mi ha detto che Adam è venuto da te, credevo che fosse tutto apposto > disse Isaac
< hai parlato con Sutan? > da quando parlava con Sutan? Si domandò
< si, al telefono e si parliamo al telefono, ma solo per sparlare di te e di Adam >
< cosa? > chiese confuso. Suonò la campanella, avvisandoli che dovevano entrare in classe, < andiamo > disse Isaac posando un braccio attorno alle spalle di Tommy e trascinandolo con se. Stavano percorrendo i corridoi quando Ashley passò accanto a loro, salutando Tommy con un cenno della mano e sorridendogli.
< cos’era quello? > Isaac non era stupido, aveva notato che c’era qualcosa di diverso nel modo in cui la ragazza l’aveva salutato, 
< cos’era cosa? > disse Tommy, fingendo di non aver capito,
< il sorrisino di Ashley > specificò Isaac,
< io non ho visto niente > Tommy faceva l’indifferente ma sapeva che il suo amico aveva capito tutto,
< puoi continuare a rimandare o dirmelo subito, decidi > disse Isaac,
< mi ha invitato al ballo e io ho accettato > disse, posando i libri e camminando verso la sua classe, sentendo la voce di Isaac alle sue spalle 
< vai al ballo con Ashley e Adam >
< che c’entra Adam, non potevo mica andare al ballo con lui >
< non è questo il punto, Ashley ti piace da una vita, ma Adam sembrava averla eclissata, invece- > venne interrotto da Tommy
< invece niente, è solo uno stupido ballo >
< la tua testa non sarebbe incasinata, se fosse solo uno stupido ballo > disse Isaac, riferendosi a ciò che gli aveva detto prima di entrare nell’istituto
< entriamo in classe e basta, okay > Tommy chiuse l’argomento, entrando nell’alula, consegnò la sua relazione per poi sedersi al suo banco, seguito da Isaac.
Le lezioni si susseguirono ed Isaac non toccò l’argomento Ashley, nonostante la ragazza continuasse a mandare sorrisini a Tommy, che lui ricambiava di tanto in tanto. Voleva riaprire il discorso ma non lo fece, avrebbe aspettato che fosse Tommy a farlo, ma Tommy non voleva parlarne, perché avrebbe significava dare importanza a quello che era successo. Sarebbe andato al ballo con Ashley, solo come amici, non c’era nulla di cui parlare. 

Le lezioni finirono e Isaac restò di nuovo a scuola per organizzare gli ultimi dettagli del ballo. Mentre Tommy uscì.
< Tommy > si voltò verso il suo di quella voce, era Ashley. La ragazza si avvicinò a lui sorridendogli < vuoi un passaggio? > chiese, mostrandogli le chiavi della moto. Tommy sorrise, erano amici, non c’era niente di male nell’accettare un passaggio, soprattutto su una moto < posso guidare io? >
la ragazza alzò un sopracciglio < ne sei capace? >
< certo che ne sono capace > disse afferrando le chiavi che Ashley gli stava porgendo. Insieme si avvicinarono alla moto, che era nel parcheggio della scuola. Tommy salì per primo, poi la ragazza si posizionò dietro di lui, stringendo le braccia attorno al suo busto e posando la testa sulla sua schiena 
< pronta? > chiese < pronta > affermò, sorridendo, Ashley.
Tommy accese il motore e partì, diretto verso la sua casa. Arrivarono in pochissimo tempo, troppo poco secondo Ashley. Liberò Tommy dalla sua presa e lo lascio scendere dalla moto < grazie, per il passaggio > le disse il ragazzo, < tutte le volte che vuoi >.
Stava per entrare ma vedendo che la ragazza non era ancora partita si voltò e senza rifletterci lo disse < ti va di entrare? > era un modo per ringraziarla, si disse mentalmente, non c’era nessun secondo fine. Ashley gli andò incontro, sorridendo < si >.
Aprì la porta e posò la sua borsa davanti all’entrata e la ragazza fece lo stesso.
< hai fame? > gli chiese Tommy, voleva essere cortese, < no > gli rispose. Restarono fermi, in evidente imbarazzo, Tommy pensò che se al posto di Ashley ci fosse stato Adam, l’avrebbe già baciato, ma Ashley non era Adam.
< tu ci hai capito qualcosa della lezione di fisica? > gli chiese per rompere quel silenzio,
< fisica è la mia materia preferita e raro che non la capisca > spiegò, lei
< beata te io non ci capisco niente >
< se vuoi posso darti una mano con gli esercizi per domani? >
< sul serio > chiese sorpreso
< ho detto darti una mano, non farti gli esercizi > precisò la ragazza
< peccato, avrei preferito che tu mi facessi gli esercizi ma mi accontenterò, vieni > le disse porgendogli la mano per portarla in camera sua, dove si trovavano i libri. Appena entrarono Tommy disse ad Ashley di sedersi e lei si mise comoda sul letto poggiando le spalle al muro, mentre il ragazzo prendeva i libri per poi accomodarsi accanto a lei  < grazie, probabilmente senza di te non avrei neanche pensato di aprirlo il libro > le disse
< non ringraziarmi prima di iniziare > disse la ragazza.

Stavano studiando da un’ora < basta > disse esasperato Tommy, lanciando il libro lontano da lui < questi esercizi sono impossibili > Ashley rise, < ridi di me? >
< si > rispose onestamente, lei si alzò e raccolse da terra il libro per posarlo sulla scrivani e poi sedersi di nuovo vicino a Tommy < credo che ti serva una pausa >
< tu credi, io ne sono sicuro > lei rise ancora, < sono così divertente? >
< no, è che è bello >
< bello? >
< si, è bello stare con te >
< e te ne sei accorta dopo quattro anni > disse senza rifletterci, ma ormai l’aveva detto
< cosa? > chiese confusa
< niente, pensavo ad alta voce > si giustificò

< è la prima volta che passiamo del tempo insieme, da soli > disse lei
< ti dispiace? > chiese lui
< veramente, ne sono felice- si alzò dal letto- avevo sempre desiderato conoscerti meglio, ma tu stavi sempre con Isaac, non riuscivo mai ad avvicinarmi > gli spiegò
< cosa? Ero il quello che non riusciva mai ad avvicinarsi > disse Tommy
< no, ero io > disse lei
< io >
< io >
< io >
< io > continuarono così, finche entrambi non iniziarono a ridere. Erano due idioti, avevano sprecato tutto questo tempo. 
Questo tempo in cui le cose erano cambiate, almeno per Tommy.
< finalmente siamo qui no? > disse la ragazza, ritornando a sedersi accanto a lui
< già, siamo qui > si voltò verso di lei e per un attimo gli sembrò di essere ritornato indietro nel tempo, a quando immaginava soltanto di essere lì con lei; adesso ci erano davvero, ma a lui importava ancora?.... non era sicuro. Ashley era bella, gentile e simpatica, si ricordava il giorno in cui l’aveva conosciuta. Isaac aveva organizzato un festa e tutti i ragazzi della scuola erano stati invitati, diversamente da lui, il suo amico aveva un vita sociale. Le feste non facevano per lui e anche quella di Isaac non faceva eccezione, come al solito si annoiava. Poi una ragazza gli era caduta addosso, la prima cosa che aveva visto di lei erano i suoi capelli. Ashley aveva i capelli biondi, ma erano senza dubbio erano tinti visto che un piccola parte, laterale, rasata, era scura e anche le sue sopracciglia lo erano. Dopo che la ragazza si era rialzata, aveva visto i suoi occhi, scuri, marroni, completamente diversi da quelli di Adam. Lui, le aveva sorriso e l’aveva aiutata a mettersi in equilibrio, lei aveva ricambiato il sorriso e poi era ricaduta, inciampando su se stessa, a Tommy era sembrata adorabile. Avevano parlato per tutta la sera, di musica ovviamente, ed avevano scoperto di avere gusti in comune, ma dopo quella festa, non si erano visti molto. Si erano incontrati ad altre feste, a scuola tra una lezione e l’altra avevano scambiato qualche parola, ma niente di più, finora.
Adesso erano lì. Ashley lo guardava e lui si sarebbe avvicinato, se la sua mente non avesse continuato a pensare ad Adam, rimase a fissarla, senza realmente guardarla, restando più che altro a guardare un punto, standosene nei suoi pensieri. La ragazza si avvicinò e mise una mano sulla sua spalla, posò le sue labbra su quella di Tommy, lui rimase fermo, non ricambiò il bacio ne si ritrasse, restò fermo, la ragazza continuò a tenere le labbra sulle sue. Era un bacio casto, niente paragonati a quelli che si era scambiato con Adam, pensò e ancora una volta, riportò la sua mente ad Adam, ma la ragazza che schiudeva le labbra sospirando direttamente sulle sue lo distrasse, facendogli dischiudere anche le sue, il bacio non era più casto come prima, le lingue si accarezzavano e Tommy si rimproverò mentalmente, quel bacio non aveva senso, ma l’aveva desiderato per quattro anni e ricambiarlo gli sembrava naturale.
Ashley portò le mani trai suoi capelli e lui capì che doveva allontanarsi, ma fu preceduto dalla voce di suo padre.
< ma cosa … e Adam? > chiese suo padre dopo essere entrato nella sua camera. Tommy pensò, due volte consecutivamente, gli spettava un premio, aveva un tempismo perfetto, solo che questa volta non gli importava che avesse interrotto quello che stava facendo.
< chi è Adam? > chiese Ashley, < puoi darmi un’ attimo > si rivolse alla ragazza prima di uscira dalla camera, per parlare in privato con suo padre.

< sono un po confuso > disse suo padre
< perché? > chiese
< un giorno ti trovo con Adam e un giorno ti trovo con … >
< Ashley >
< credevo che ti piacesse quell’Adam? >
< infatti > confermò
< allora perché c’è una ragazza in camera tua? > gli domandò suo padre
< studiavamo, siamo solo amici e andiamo anche al ballo insieme > rispose, senza prendere fiato, dicendolo più a se stesso che a suo padre
< vai con lei al ballo? > Tommy era esasperato. Andava con Ashley al ballo e allora? perchè si soffermavano su quel particolare.
< allora, non posso mica andarci con Adam >
< pechè, Tommy se ti piace un ragazzo non dovresti nasconderlo >
< non è per questo >
< allora cos’è? > chiese suo padre
< lui non frequenta la mia scuola, perché è più grande di me, ma non chiedermi quanti anni ha, perché non lo so e ora ti prego non arrabbiarti > usò il momento peggiore per dirglielo ma voleva distogliere l’attenzione da Ashley.
< non dovrei arrabbiarmi, mi hai mentito > suo padre alzò leggermente la voce, ma mantenne la calma,
< non ti ho mentito, semplicemente non te l’ho detto > gli fece notare Tommy,
< non sai quanti anni ha, sai qualcosa di lui, oltre al suo nome? >
< sa cantare, porta la macchina e se proprio vuoi saperlo, bacia molto bene > gli rispose
< lasciamo perdere Adam Lambert, parliamo di Ashley >
< papà > disse sbuffando, dovevano proprio parlarne, pensò.
< sai che ti dico, non mi interessa, fai quello che vuoi, ma almeno ragiona prima di farlo, adesso esco, ti lascio qui con quella ragazza, non fare niente di stupido > disse, prima di scendere le scale ed uscire.

Una volta fuori suo padre prese il cellulare e chiamo Isaac < pronto >
< Isaac, sono Jack il padre di Tommy >
< signor Ratliff, tutto bene? > domandò, non aveva mai ricevuto una chiamata da Jack
< si, volevo chiederti se sapevi dirmi dove posso trovare Adam >
< Adam? >
< si, so che lo sai, quindi, dimmelo, per il bene di Tommy >
< io non posso > disse il ragazzo
< voglio solo parlarci > lo rassicuro, facendogli capire che era in buona fede
< mi dispiace ma- > Isaac venne interrotto
< ricordi quando ho sorpreso te e Tommy ubriachi, tu madre non l’ha mai saputo, vuoi davvero che glielo dica >
< così non vale > si lamentò Isaac, < si che vale > Jack sapeva di aver giocato sporco, ma voleva parlare con Adam,
< no lei è un genitore non dovrebbe ricorrere a certi giochetti >
< Isaac, dove trovo Adam? > insistette
< al Neon Lights, la prego non- > dopo aver detto il nome del locale, venne interrotto di nuovo
< grazie, sei un bravo ragazzo > disse staccando la chiamata. 

Mentre il padre di Tommy si dirigeva al locale, suo figlio cercava di sistemare la situazione con Ashley. 
Salì le scale ed entrò in camera sua, Ashley era ancora seduta sul letto < tutto bene? > domandò la ragazza, Tommy si avvicinò a lei, mantenendo le distanze < Ashley > disse, per poi fermarsi, come faceva a dirgli che quel bacio era stato insignificante, come faceva a dirgli che i quattro anni in cui era stato innamorato di lei, erano diventati niente, in confronto ai quattro giorni in cui era stato con Adam, come faceva a dirgli che andavano al ballo solo come amici, non voleva farla soffrire, ma mentirle sarebbe stato peggio. Baciarla, gli aveva fatto capire, che non provava niente per lei. Quando si erano baciati non aveva sentito le “farfalle nello stomaco” e non gli erano venuti i brividi, significava qualcosa no? E a lui bastava, per capire che la cotta per Ashley era diventata un ricordo, da quando aveva guardato gli occhi di Adam.
La ragazza posò una mano sul suo braccio < ho capito > disse semplicemente, Tommy alzò lo sguardo che aveva tenuto basso e la guardò, 
la ragazza sorrise < deve essere speciale Adam > Tommy sorrise, Ashley era bella, simpatica e sveglia, gli dispiaceva quasi non esserne innamorato.
< credo di si > disse, lei si alzò < al ballo possiamo andarci insieme lo stesso no? > gli chiese
< certo > lei sorrise, Tommy ricambiò < adesso continuiamo gli esercizi, altrimenti vai malissimo al test > disse la ragazza, prendendo il libro di fisica. Restarono sul letto, Ashley spiegava, Tommy cercava di capirci qualcosa, ma era contento di aver sistemato le cose, almeno con Ashley. Adesso gli restava chiarire le cose con Adam, dopo che suo padre li aveva sorpresi in camera sua, non aveva avuto sue notizie.

 

Jack entrò nel locale, che era ancora chiuso al pubblico, infatti venne bloccato dal responsabile < mi dispiace ma siamo ancora chiusi >
< si lo so, mi scusi, ma mi hanno detto che qui potevo trovare Adam Lambert >
< Adam, certo è di là > gli disse indicando i camerini < grazie > si incamminò nel lungo corridoio cercando il camerino di Adam, dove lui è Sutan, stavano guardando i regali che erano stati gettati ad Adam, sul palco la sera precedente.
< guarda questo > gli mostrò un reggiseno leopardato < ti starebbe benissimo > gli disse Sutan
< dai vieni qui > Sutan gli si avvicinò, per fargli indossare il reggiseno < stai fermo > disse Adam, < sta fermo tu carotina > 
Sutan gli infilò l’indumento, abbottonandoglielo addirittura < ti ci vuole un po’ di rossetto >
< Sutan, non prendere niente > disse al suo amico, che stava armeggiando col beautycase, < vieni qui > Sutan si avvicinò di nuovo a lui mostrandogli il rossetto rosso che aveva trovato < allontanati > si ribellò Adam spingendo le mani sul petto di Sutan per allontanarlo, < su > il suo amico avvicinò il rossetto al suo viso sporcandogli le labbra e il mento, per poi scoppiare a ridere < sei perfetto > gli disse. Adam si guardò allo specchio < grazie, Sutan >.

La porta del suo camerino si aprì per mostrargli il padre di Tommy, che lo fissava dalla testa ai piedi, per poi soffermarsi sul suo reggiseno, che indossava sopra i suoi abiti,  < non è come sembra? > si giustificò Adam, sentendo di dover dire qualcosa, < e come sembra? > chiese Jack

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Angolino di Fay :  Salve!
Allora, ho aggiornato più tardi del solito e con un capitolo schifoso. Sono sicura che ci saranno 3'000 errori, mi dispisce. Comunque, tralasciando la mia incapacità di scrivere decentemente, grazie ha tutte quelle persone che stanno seguendo la storia. Grazie.

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Capitolo 9
*** It Was My Home ***


It Was My Home


La porta del suo camerino si aprì per mostrargli il padre di Tommy, che lo fissava dalla testa ai piedi, per poi soffermarsi sul suo reggiseno, che indossava sopra i suoi abiti, < non è come sembra? > si giustificò Adam, sentendo di dover dire qualcosa, < e come sembra? > chiese Jack

< signore, io….vede….io > Adam temporeggiava, non sapeva cosa dire e non capiva neanche che ci facesse lì il padre di Tommy.
Jack alzò il volto sul suo sguardo e non riuscì a trattenersi dal ridere. Adam alzò un sopracciglio e guardò Jack in modo confuso, stava ridendo, il padre di Tommy stava ridendo della scena che gli si era appena presentata davanti. Sutan lo assecondò ridendo insieme a lui.

< sta ridendo? Non è arrabbiato o disgustato? > domandò Adam,
< perché dovrei essere arrabbiato o disgustato? > rispose continuando a ridere, Jack
< ha trovato un ragazzo, lo stesso che esce con suo figlio- precisò- in reggiseno e con il rossetto, e poi si è arrabbiato quando mi ha visto con suo figlio- > venne interrotto,  < frena, frena, vederti truccato è diverso dal vederti mentre mio figlio ti è avvinghiato sopra >
< lei è il padre di Tommy, quindi > si intromise Sutan porgendogli la mano < io sono Sutan >
< il famoso Sutan > disse, prima di ricambiare la stretta, riferendosi alle volte in cui Adam e Tommy aveva pronunciato il suo nome,
< in realtà, sono famoso come Raja >
< Raja ? > chiese Jack e Adam pensò che non era il momento di spiegargli chi era Raja
< Sutan ti stanno chiamando > inventò un scusa per fare uscire l’amico
< io non sento niente > disse l’interpellato < sul serio credo che ti stiano chiamando, vai > disse avvicinandosi a Sutan e spingendolo lievemente, cercando di fargli capire con lo sguardo che doveva uscire < senti > insistette, Sutan lo guardò come se fosse impazzito, poi capì e annuì leggermente < è vero, mi dispiace “papà di Tommy” ma devo andare > disse prima di uscire dalla stanza.

 
Adam si avvicinò allo speccho e con delle salviettine imbevute iniziò a pulire il rossetto che aveva sulle labbra e un pò sul mento. Jack aspetto che fosse completamente pulito e che sganciasse il reggiseno per sfilarselo, prima di parlargli < sarai sorpreso di vedermi qui? >
Adam lo invitò con un gesto della mano a sedersi sul divanetto del camerino < sinceramente non ho la minima idea di come abbia fatto a trovarmi, perché sia qui posso immaginarlo, vorrà dirmi di stare lontano da suo figlio >
< cosa? No, non voglio che tu stia lontano da mio figlio. Ascoltami bene, perché non lo ripeterò- guardò Adam negli occhi, come a volergli imprimere quelle parole nella mente- La mia famiglia ha passato un brutto periodo, la madre di Tommy è morta, abbaiamo sofferto molto, Tommy ha passato un periodo orribile, non voleva parlare con nessuno neanche con Isaac e soltanto da qualche mese ha ricominciato a vivere, a quanto pare tu adesso fai parte della sua vita e non mi interessa se vi conoscete da 3, 4 giorni, lui ci tiene a te, quindi non azzardarti a farlo soffrire > Adam rimase in silenzio, cosa doveva dirgli, non si aspettava di certo un discorso del genere, non si aspettava di sapere che il suo piccoletto aveva sofferto così tanto. Non aveva mai visto la madre di Tommy ma non aveva mai pensato che fosse morta, < mi dispiace > disse semplicemente, < per cosa? > domandò jack
< Tommy ha perso sua madre e lei ha perso sua moglie > Jack sorrise e si sporse leggermente in avanti per abbracciare Adam, che perso alla sprovvista non ricambio subito l’abbraccio. Si allontanò per ritornare a guardarlo negli occhi < sembri un bravo ragazzo Adam, soltanto, la prossima volta che assisti ad una discussione tra me e mio figlio, che riguarda te, non svignartela > Adam sorrise , avrebbe voluto dire a Jack che non doveva preoccuparsi, che ormai aveva completamente perso la testa per suo figlio e che farlo soffrire era l’ultimo dei suoi pensieri ma Jack non gli diede il tempo di rispondere che era già vicino alla porta < lo so che ne sei innamorato- disse come se l’avesse letto nel pensiero- ne sono felice, quindi, cerca di non lasciartelo scappare > detto questo Jack lo salutò con un cenno, lasciandolo da solo e perplesso per quella sue ultime parole “non lasciartelo scappare”.
Perché doveva scappare?

 

Prese il giubbino di pelle appoggiato sul divanetto e uscì dal camerino,
< Adam > lo chiamò Sutan, vedendolo mentre si dirigeva verso l’uscita
< io esco un attimo > lo informò voltandosi verso di lui,
< non fare tardi hai un esibizione stasera > gli ricordò l’amico,
< okay, cercherò di tornare presto >
< presto è presto, Adam > lo rimproverò,
< vuoi davvero farmi la predica, tu che fai sempre tardi >
< hai ragione, vai da Tommy e divertiti > disse Sutan facendogli l’occhiolino. Adam non fu sorpreso che il suo amico sapesse già dove era diretto, anche se neanche lui sapeva se stava per andare da Tommy, ma ormai Sutan lo conosceva bene e riusciva a capire ogni cosa, anche prima di lui. Lo salutò con un cenno della mano prima di uscire dal locale. Salì in auto e accese il motore, era diretto a casa Ratliff. 

Una volta arrivato, non parcheggiò davanti alla casa di Tommy ma in un vialetto laterale ad essa. Si avvicinò, salì il porticato, stava per bussare quando sentì delle risate provenire dall’interno e la porta aprirsi. Prima che la porta potesse aprirsi completamente, corse via, nascondendosi dietro un albero li vicino. Tommy aprì la porta ed insieme a lui, Adam vide anche una ragazza, stavano fermi sulla soglia della porta a chiacchierare. La situazione non gli piaceva, non gli piaceva il modo in cui quella ragazza sorrideva al suo piccoletto e non gli piaceva come lui ricambiava. La ragazza si avvicinò a Tommy e gli baciò una guancia mentre l’altro restò fermo, ma Adam non fece caso alla sua reazione, riusciva solo a pensare alle labbra di quella ragazza che stavano toccando la guancia di Tommy. No, la situazione non gli piaceva affatto. La ragazza, che era Ashley, salì sulla sua moto, non prima di essersi voltata ed aver sorriso di nuovo a Tommy, facendo irritare Adam, quel modo di sorridergli non gli piaceva per niente, era troppo allusivo, almeno dal suo punto di vista. Dopo che la ragazza si allontanò, Tommy rientrò in casa e Adam non aspettò neanche un minuto prima di bussare alla sua porta.

< hai dimenticato qualcosa? > Tommy aprì la porta senza neanche vedere chi fosse e fu sorpreso di ritrovarsi davanti Adam 
< speravi che fosse quella ragazzina > Tommy alzò un sopracciglio < quale ragazzina ? > chiese, < ero qui fuori, vi ho visto > disse Adam
Tommy sorrise mentre si appoggiava con la spalla alla stipite della porta < sembrerebbe quasi che tu sia geloso > disse sorridendo, 
Adam sbuffò < io non sono geloso >
< a me sembra di si > insistette il biondo, Adam alzò gli occhi al cielo, per poi riportarli su Tommy  < che facevi con quella , da solo > era geloso ma non l’avrebbe mai ammesso, neanche a se stesso, < studiavamo e “quella” si chiama Ashley > lo informò
< non puoi studiare con Isaac? > a quelle parole Tommy iniziò a ridere
< perché ridi? > chiese Adam
< non credevo che tu fossi così geloso > disse continuando a ridere
< non sono geloso >
Tommy si rassegnò al fatto che Adam avrebbe negato di essere geloso. 
Prese il suo giubbino e uscì fuori < andiamo > disse e l’altro lo guardò confuso < dove? > chiese,
< non lo so, ovunque, non  mi va di restare a casa, sono stato chiuso li dentro tutto il giorno >
< andiamo > disse Adam porgendogli la mano che l’altro afferrò subito.
Salirono in auto, era la prima volta che Tommy entrava in quell’auto. Era una Comet nera, era decappottabile e il tettuccio era aperto. 
Adam accese il motore mentre Tommy cercava una stazione radiofonica.
< dove andiamo? > chiese il moro, non era andato li con l’intento di portare Tommy da qualche parte, quindi non aveva la minima idea di dove andare, 
< sorprendimi > gli disse e questo non lo aiutò. 
Mentre camminavano per una strada senza neanche sapere dove erano diretti, Tommy mandò un messaggio a suo padre per avvertirlo che non era a casa, dopo si voltò verso Adam e osservò il suo profilo, incantandosi in alcuni punti, prima di parlare < comunque, potresti almeno chiedermi come è andata la discussione con mio padre, visto che alla prima occasione te ne sei andato > disse spostando lo sguardo  da Adam,
< mi dispiace, le discussioni in famiglia non fanno per me > disse senza pensarci troppo, non si capiva molto dalle sue parole ma era già qualcosa, almeno aveva risposto sinceramente, < vorrei sapere il perché, ma tanto non me lo dirai, quindi, non fa niente > Tommy appoggiò la testa sulla sua mano mentre iniziava a canticchiare la canzone che risuonava dallo stereo.

Adam si sentì in colpa, voleva spiegargli il perché, ma da una parte non voleva farlo. Farlo avrebbe significato confidarsi con lui e per Adam era un passo importante, non sapeva se voleva farlo. Mentre guardava la strada davanti a se, capì dove avrebbe portato Tommy, ormai era inutile negare che si stava affezionando più del dovuto a quel biondino, quindi perché non mostrargli una parte della sua vita. 
Durante il viaggio in auto, nessuno dei due parlò e Tommy si addormentò posando la testa sulla spalla di Adam. 

Erano fuori città, diretti verso casa Lambert.

< Tommy > Adam gli accarezzava il volto cercando di svegliarlo, erano arrivati. L’altro mugugnò aprendo leggermente gli occhi per poi strofinarci le mani sopra e dopo aprirli completamente, sembrava un gattino < dove siamo? > chiese, staccandosi dalla spalla di Adam.
< vedi quella casa > indicò un’abitazione poco distante da loro, che dal punto in cui erano si poteva vedere perfettamente, Tommy annuì,
< quella era casa mia > aggiunse. Il più piccolo si voltò verso il maggiore, facendogli capire che era pronto ad ascoltare e che poteva continuare. Adam tamburello le dita sul volante, era la prima volta che ne parlava con qualcuno oltre a Sutan,
< Adam, se non vuoi parlarne- > venne interrotto
< no, voglio dirtelo >
< okay > Tommy allungò una mano verso quella che l’altro aveva sul volante e la strinse alla sua, incoraggiandolo, Adam inspirò ed espirò profondamente prima di iniziare,  < mi sono reso conto di essere attratto dai ragazzi al liceo, non ho mai cercato di nasconderlo, per me è ed era una cosa normale, non c’era bisogno di nasconderla, ma le altre persone la pensavano diversamente. Incontrai un ragazzo, il primo con cui ebbi una relazione, inutile dirti che i bulli non persero tempo ad infastidirci, ma la situazione era sopportabile, non mi hanno mai picchiato o almeno non gravemente. Le cose sembravano andare bene, ma quando mio padre venne a sapere del mio orientamento sessuale, la situazione peggiorò, mi proibì di uscire con il mio ragazzo e disse che un volta compiuti i diciotto anni me ne sarei dovuto andare … disse che ormai non aveva più un figlio, che lui non mi aveva cresciuto così > abbassò lo sguardo e Tommy strinse la presa sulla sua mano < Adam, mi dispiace > il moro ricambiò la stretta e riprese il suo discorso, < mentre mio padre mi diceva queste cose, mia madre se ne stava in disparte a piangere. Da quel giorno non mi parlò più e mio padre si limitava ad urlarmi contro, non facevamo altro che litigare e alla fine ero sempre io quello che ne usciva sconfitto. Stare a casa era un inferno e la scuola non faceva differenza, nessuno mi rivolgeva più la parola, per un periodo pensai di essere morto perché mi sentivo invisibile come un fantasma che nessuno può vedere, ma la verità era che nessuno voleva vedermi > si sentì stretto da due esili braccia. 
Tommy lo strinse forte, abbassando il volto e lasciando che delle lacrime gli rigassero la guancia. 
Adam portò una mano ad alzargli il volto < è inutile piangere, non farlo, orami è il passato >
< lo so, ma è una situazione bruttissima, come si fa a comportarsi così con una persona >
< le cose sono andate meglio dopo. Quando me ne andai di casa, non avevo una macchina quindi feci l’auotostop sull’autostrada, è stato in quel momento che ho conosciuto Sutan. Era da un anno che nessuno parlava con me, ma Sutan era gentile e per questo mi venne naturale raccontargli perché ero lì. Mi portò a casa sua, ero in una nuova città con delle persone che non mi conoscevano. Fu un periodo fantastico, iniziai a frequentare locali e incontrare nuove persone. Sono felice della vita che ho adesso, le persone che ho accanto mi accettano per quello che sono. Mi dispiace che la mia famiglia non mi accetti ma non posso cambiare ciò che sono, comunque, nonostante questo, sono i miei genitori e non riesco a dimenticarli o a dimenticare i bei momenti che abbaiamo vissuto insieme. È per questo che a volte vengo qui ad osservarli e a vedere come stanno, non ho mai provato a parlargli e non credo che lo farò. Guardarli e sapere che stanno bene mi basta, non importa se a loro non interessa di me >. Adam si voltò leggermente per poter abbracciare Tommy che cercava di non piangere < grazie > gli sussurrò vicino al suo orecchio. Tommy si allontano leggermente dall’abbraccio per guardarlo negli occhi < grazie per cosa? >
< per avermi ascoltato, è bello parlarne con qualcuno, mi fa sentire meglio > Tommy sorrise, era felice. Felice perché finalmente Adam aveva condiviso con lui qualcosa, qualcosa di doloroso ma infondo sono le cose dolorose quelle più difficili di cui parlare e se Adam era riuscito a parlargliene, significava che finalmente si era fidato di lui. < puoi parlarmi di qualsiasi cosa, sono qui per te, in qualunque momento >
< attento potrei prenderti sul serio > Tommy lo spinse leggermente posandogli un mano sulla spalla < sono serio > 
Adam si avvicinò lentamente a lui portando la mano ad accarezzargli la guancia, sorrise e dopo appoggiò le labbra alle sue, all’inizio un contatto leggero, semplicemente bocca contro bocca, poi insieme dischiusero le labbra, nessuno dei due chiese a l’altro di approfondire il bacio perchè entrambi decisero di farlo nello stesso momento. Era bello baciarsi dopo tutto quel tempo dall’ultima volta, era bella la sensazione che provavano sentendo che avevano bisogno l’uno dell’altro ed era bello essere finalmente insieme. Tommy portò le mani dietro la testa di Adam toccandogli i capelli mentre l’altro continuava a tenerlo stretto a se con un braccio. Stare in quella posizione in una macchina non era comodo per questo si staccarono.

Adam accese il motore della macchina, quando Tommy gli posò una mano sul braccio per attirare la sua attenzione, alzò lo sguardo verso di lui che era intento a guardare davanti a se. Adam guardò nella stessa direzione < sono loro > disse riferendosi ai due signori che sedevano sulla veranda della casa verso cui Tommy stava guardando.  < perché non provi a parlarci? > chiese
< perché non cambierebbe nulla > rispose Adam
< magari gli farebbe piacere vederti, magari con il tempo- > venne interrottò
< Tommy no, non voglio sentirmi dire di nuovo quelle cose >
< era solo un’idea. Guardali, non mi sembrano felici magari gli manchi > disse Tommy mentre gli accarezzava il braccio,
< impossibile, prima che me ne andassi ha detto che ero morto per lui > la voce di Adam era cupa, ricordarsi di quelle parole non faceva altro che fargli riprovare dolore,  < ma tu non sei morto, sei vivo e se continui a venire qui per osservarli significa che gli vuoi ancora bene e io credo che dovresti provare a parlargli > Adam si voltò verso di lui, pensò a tutte le volte che era stato li ad osservare la sua vecchia casa e a chiedersi cosa sarebbe successo se avesse bussato a quella porta, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo, pensò che forse Tommy aveva ragione, forse era arrivato il momento di riparlare con i suoi genitori.
Il momento di dirgli addio definitivamente.

Adam spense il motore, che era rimasto acceso finora, scese dalla macchina e si voltò verso Tommy < vieni con me? > gli chiese, l’altro sorrise, contento che Adam l’avesse ascoltato e che volesse finalmente risolvere la questione con i suoi genitori < vuoi che venga con te? >,
< si > rispose senza giri di parole, sapere di averlo vicino lo rassicurava e in quel momento ne aveva bisogno. 
Tommy scese dalla macchina e si avvicinò a lui per prendergli la mano e baciarlo, prima di dirigersi insieme verso casa Lambert.

 

Angolino di Fay: hola!
allora... vi chiedo scusa perchè sto aggiornando più tardi del solito e ultimamente ogni capitolo mi sembra un disastro, almeno prima, anche se una sola parola, qualcosina del capitolo mi convinceva, ma adesso cancellerei l'intera ff....ma non lo farò, per le persone che la stanno seguendo e sopratutto per chi la sta recensendo. Grazie. 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante il modo in cui è scritto e che la trama non vi stia annoiando troppo.

Grazie a tutti ♥ 

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Capitolo 10
*** I Need You ***



I Need You

Tommy scese dalla macchina e si avvicinò a lui per prendergli la mano e baciarlo, prima di dirigersi insieme verso casa Lambert.

Tommy gli sorrise cercando di infondergli coraggio. Erano davanti alle scale che potavano al porticato, i genitori non erano più fuori, probabilmente erano rientrati e loro non ci avevano fatto caso. Salirono le scale, insieme, mano nella mano. Tommy alzò la mano, che non era impegnata a stringere quella dell'altro, per bussare ma Adam lo bloccò < fermo > gli disse, prima che una delle sue più grandi paure si avverasse, < Adam >
< ci ho ripensato, è meglio se torniamo in auto > disse, trascinando l’altro giù dal porticato.
< hai paura? > gli chiese, aveva paura? Adam era terrorizzato, suo padre era a pochi passi da lui, soltanto l’idea di parlarci lo faceva tremare …
< non ho paura > disse, cercando di non farsi tradire dal suo tono di voce e dalla sua mano che continuava a tremare.
< Adam > il modo in cui Tommy pronunciò il suo nome, faceva trasparire la sua preoccupazione. Non aveva mai visto Adam in quello stato, gli ricordava un po’ se stesso sulla ruota panoramica, soltanto che lui aveva paura di affrontare i suoi genitori < andrà tutto bene > gli disse,
< non puoi saperlo >
< no, non posso saperlo, ma dovresti almeno tentare, magari le cose andranno meglio dell’ultima volta >
< Tommy non capisci, non voglio che si ripeta, ascoltare le parole di mio padre è stato orribile, non potrei sopportarlo di nuovo > si voltò mentre una lacrima gli rigava la guancia, soltanto al ricordo di suo padre che gli urlava contro, il suo autocontrollo per non piangere, cedette.
Tommy gli prese il volto tra le mani e con il pollice gli asciugo quella lacrima che l’altro non era riuscito a trattenere < scusa, non volevo insistere > disse prima di lasciare scorre le mani verso il busto di Adam per stringerlo a se, mentre l’altro poggiava il viso trai suoi capelli < non devi scusarti, hai ragione dovrei provare a parlarci ma per il momento non ci riesco > Adam alzò le braccia per avvolgere le spalle di Tommy < torniamo in auto > disse.
Rimasero abbracciati mentre ritornavano verso l’auto, si staccarono soltanto una volta arrivati per sederi ognuno al proprio posto.

Adam accese il motore e partì, l’altro era silenzioso ma riuscì a vederlo mentre si voltava verso di lui e iniziava a fissarlo,
< hai intenzione di ammirarmi per molto > disse dopo un po’ che l’altro non accennava a volgere lo sguardo da un’altra parte, Tommy sorrise
< in realtà stavo pensando > gli spiegò, anche se oltre a pensare … si, lo stava anche ammirando,
< e a cosa pensavi? > gli chiese,
< pensavo a quello che mi hai detto, sono contento, non fraintendermi, non sono contento per quello che mi hai detto, sono contento perché me l’hai detto >
< okay, ma non fantasticare troppo te l’ho detto perché … > non continuò lo frase,
< perché? > insistette Tommy, ormai era curioso e vedere Adam che tentava di non fargli capire i sentimenti che provava verso di lui, lo divertiva parecchio.
Se Adam glielo aveva detto era di sicuro perchè ormai anche lui sentiva il legame che stava nascendo tra di loro e Tommy sperava con tutto se stesso che lo ammettesse. Il moro sorrise perché sapeva cosa voleva sentirsi dire quel piccoletto e infondo perché non doveva dirglielo, < perché non sei fastidioso come pensavo e mi piaci > non era una grande dichiarazione ma a Tommy bastava, per il momento.
Si avvicinò ad Adam che stava guidando < fermati, accosta > disse a pochi centimetri di distanza dal suo orecchio, bacandogli una guancia, prima di allontanarsi.
L’altro non se lo fece ripetere più di una volta e accostò, < allora, perché dovevo fermarmi? > chiese, davvero curioso. Tommy sorrise e slaccio la sua cintura di sicurezza < Tommy > disse non capendo quello che stesse facendo o forse lo disse perché aveva capito perfettamente.
Il più piccolo si alzò dal suo sedile per sederi sulle gambe di Adam < che stai facendo? >
< mi sembra evidente > rispose allungando una mano per reclinare il sedile, dopo esserci riuscito, portò le mani sul petto di Adam per farlo stendere < Tommy > il ragazzo continuò non badando a l’altro che continuava a ripetere il suo nome come se fosse una sorta di rimprovero misto ad un sussurro debole,
< siamo in un’auto decappottabile > disse il moro, < questo lo rende più eccitante > Tommy fece scorre le mani dal suo petto fino ai suoi fianchi per poi intrufolarsi sotto la sua giacca e poi la sua maglietta, così da poter toccare direttamente la sua pelle, < Tommy > ripete, ma stavolta era più un sussurro che un rimprovero,
< Adam > disse avvicinandosi al suo viso, sorrise prima di posare le sua labbra su quelle dell’altro. Adam portò le sue mani sotto la stoffa della maglia di Tommy che appena avvertì il suo tocco sorrise contro le sue labbra, era bello percepire di nuovo quelle mani su di lui. Il moro cercando di rimanere razionale, strinse la presa sui suoi fianchi per allontanarlo, ma Tommy continuò a baciarlo scendendo verso il suo collo lasciando una piccola scia di baci sul suo mento. Con tutto se stesso Adam dovette trovare la forza di non cedere < fermati > gli disse, < perché? > chiese l’altro, ritornando ad un centimetro di distanza dalle sue labbra mentre lo guardava negli occhi e Adam pensò che se gli sguardi avessero potuto uccidere, lui sarebbe morto in quell’istante.
< perché non vuoi davvero che la tua prima volta sia in un’auto > Tommy si stacco a malavoglia da lui e si alzò rimanendo seduto sulle sue gambe
< è la terza volta che mi rifiuti >
< cosa? > chiese il moro, alzando le spalle dal sedile che era reclinato,
< la prima è stata nella dark room, la seconda a casa mia e la terza adesso > gli spiegò,
< ma…non avrei mai fatto nulla in una dark room, soprattutto con un ragazzo di diciassette anni, mentre a casa tua non ti ho rifiutato è arrivato tuo padre, purtroppo … e qui, un’auto è il posto meno romantico del mondo, sul serio vorresti farlo qui > Tommy sorrise,
< ti importa che sia in un posto romantico > Adam distolse lo sguardo e si voltò di lato, perché si, infondo gli sarebbe piaciuto farlo in un posto romantico e questo lo imbarazzava da morire. Tommy si alzò risedendosi al suo posto mentre la sua risata si diffondeva nell’aria < Adam Lambert mi sorprendi > disse, mentre l’altro rialzava il sedile per ritornare a guidare < e tu sorprendi me > disse riferendosi alla sua improvvisa idea di fermare l’auto. Tommy portò le mani dietro la testa e sorrise mentre Adam rimetteva in moto la macchina < quindi ci sorprendiamo a vicenda, è una cosa positiva no? Altrimenti sarebbe noioso >
< io non potrei mai essere noioso > disse il moro sorridendo, doveva riscattarsi infondo era sempre lui, il solito Adam soltanto un po’ più romantico per il suo piccoletto.

Tommy accese la radio e inizio a cantare, fu a quel punto che Adam si ricordò che quella sera aveva un’esibizione, prese il suo cellulare dalla tasca chiedendo a Tommy di chiamare Sutan, il ragazzo cercò il numero tra la rubrica e notò che Adam l’aveva memorizzato con una foto mentre erano entrambi vestiti da pirati, sorrise, pensando che Adam era davvero un bel pirata … anche se a lui sarebbe piaciuto in qualunque caso.
< Adam! Dove sei? > la voce di Sutan era molto alta, infatti Tommy allontanò il telefono dal suo orecchio e Adam riuscì a sentire la voce del suo amico senza bisogno del vivavoce. < Sto arrivando > rispose alzando anche lui la voce per farsi sentire, < ciao Tommy > disse Sutan, sicuro che il suo amico fosse con quel piccoletto,
< ciao > ricambiò il saluto, < sbrigatevi ad arrivare che qui è un casino >
< okay > disse Adam, < a presto, allora > lo salutò Tommy, chiudendo la chiamata.


Era sera è fuori al locale c’era già una fila infinita per entrare, Adam e Tommy passarono per il retro.
Steve il responsabile del locale si avvicinò subito a loro < finalmente sei arrivato >
< lui chi è? > chiese riferendosi a Tommy.
Sutan arrivò vicino a loro, interrompendoli < Tommy > lo salutò abbracciandolo < c’è Isaac di la, ti cercava > aggiunse, il ragazzo si voltò verso Adam
< vai, ci vediamo dopo > disse e Tommy si sporse verso di lui per baciarlo e poi dirigersi tra la folla del locale per andare da Isaac che era vicino al bar.
Appena gli fu vicino, venne travolto da un abbraccio < allora, ti sei divertito con “occhi azzurri” ? >
< e tu ti sei divertito ad addobbare la palestra per il ballo della scuola ? >
< a proposito del ballo, ecco i tuoi biglietti > disse porgendogli, Tommy li prese e li posò nella tasca posteriore dei suoi pantaloni. Ordinarono qualcosa da bere mentre Adam dietro le quinte veniva informato da Steve che l’apparecchiatura del dj era rotta e non poteva far partire nessuna base per la sua esibizione.
< come dovrei fare adesso ? > chiese mentre si toglieva la giacca,
< un esibizione a cappella > gli suggerì Sutan
< siamo in un locale non in una chiesa > disse il responsabile, < un esibizione acustica, magari sarebbe accettabile > aggiunse,
< sai suonare qualche strumento ? > chiese Adam
< no, ma di la c’è una chitarra se tu sai suonarla? > chiese speranzoso Steve < nessuno di voi sa suonare? > chiese anche ai ragazzi che si erano esibiti prima, quando l’apparecchiatura era ancora in funzione, ma nessuno di loro ne era in grado.
< Nessuno che conosco sa suonare > disse Sutan riferendosi ai suoi amici che erano dietro le quinte e tra la folla del locale. Adam ripensò mentalmente a tutte le persone che conosceva e che erano li, nessuno sapeva suonare … tranne uno. Tommy, ricordava quando entrando nella sua camera aveva notato una chitarra e se c’era una chitarra significava che sapeva suonarla o almeno lo sperava. Andò tra la folla del locale e cercò Tommy fino a trovarlo vicino al bar insieme ad Isaac, si avvicinò e posò una mano sulla sua spalla, il ragazzo si voltò e sorrise quando incrociò lo sguardo di Adam < non riesci a starmi lontano > disse sorridendo,
< puoi venire con me? > gli chiese,
< sempre e dove vuoi > Adam rimase a guardarlo ed adorarlo per quella risposta, poi gli prese la mano e lo portò dietro le quinte del palco.
< Sai suonare la chitarra vero? >
< si perché > rispose alzando una sopracciglio,
< Adam > Steve si intromise < devo darti una brutta notizia >
< un’altra > disse esasperato,
< non ho trovato la chitarra ma abbiamo un pianoforte > lo informò alzando le spalle,
< cosa? Ma io ho un chitarrista, non un pianista > Tommy lo guardò, non l’aveva mai sentito suonare e già lo chiamava chitarrista, ne fu lusingato.
< So suonarlo il pianoforte > lo informo e Adam tornò a guardarlo con quella aria adorante, in quel momento Tommy era come un angelo sceso in terra, anzi non solo in quel momento, < sei fantastico > gli disse e il più piccolo arrossì.
< Allora faccio portare il piano sul palco? > chiese Steve
< si > risposero all’unisono.

Salirono insieme sul palco, Tommy prese posizione vicino al paiano e Adam sullo sgabello che era poco distante < cosa sai suonare? > chiese Adam,
< quello che vuoi > rispose, l’altro non aveva idea di cosa cantare, l’esibizione era stata programmata diversamente, ma proprio come la prima volta che aveva cantato, grazie al suo piccoletto che lo guardava, capì cosa voleva cantare < The Scientist dei Coldplay, ti va bene ? > chiese sperando che Tommy sapesse suonarla. Il biondo sorrise < perché hai scelto proprio questa? > Adam rimase per un po’ in silenzio, ma poi, visto che ormai era dentro quell’uragano chiamato amore, capì che era inutile e impossibile nascondersi < perché in questo momento rispecchia ciò che provo e non canto una canzone se non riesco a renderla mia > Tommy avvertì il suo battito cardiaco accelerare … le mani iniziarono a tremare e si domandò come sarebbe riuscito a suonare in quello stato, poi Adam gli alzò il volto con un dito e posò le labbra sulle sue, un bacio dolce, rassicurante che sapeva di tranquillità < sei pronto ad esibirti con me >
< sono pronto a fare qualsiasi cosa con te > Adam sorrise, c’era indubbiamente un doppio senso in quella frase, ribaciò Tommy prima di ritornare al suo posto.
Steve salì sul palco e annunciò che l’esibizione aveva subito dei cambiamenti a causa di problemi tecnici, dopo lasciò la scena a loro e quando Adam si voltò verso Tommy, questo iniziò a suonare. La melodia del pianoforte si diffuse per il locale e mentre Tommy era intento a suonare, cercando di non sbagliare, Adam iniziò a cantare, guardando il pubbico.

Come up to meet you, tell you I'm sorry,

Si voltò verso il suo piccoletto che avvertendo il suo sguardo, sorrise mentre continuava a suonare.

You don't know how lovely you are.
I had to find you, tell you I need you,
Tell you I set you apart.

Girò lo sguardo di nuovo tra la folla e chiuse gli occhi lasciando che la musica gli riempisse la mente, lasciando che le parole uscissero dalla sue labbra, unicamente perchè guidate dalla melodia del pianoforte. Quando aveva scelto quella canzone non era neanche sicuro di ricordarsi le parole , ma in quel momento mentre la cantava, le parole si pronunciavano da sole, come se facessero parte di lui.

Tell me your secrets and ask me your questions,
Oh, lets go back to the start.
Running in circles, coming in tales,
Heads are a science apart.

Quella canzone gli ricordava un po’ il loro essere come delle montagne russe, il loro rincorrersi per poi ritrovarsi sempre nello stesso punto, a desiderarsi e ad avere bisogno l’uno dell’altro, non importava se si conoscevano neanche da un mese, se erano passati pochi giorni.
Pensò a questo mentre cantava, pensò che finalmente voleva godersi la possibilità di essere felice, cercando di non preoccuparsi di quello che sarebbe potuto succedere, cercando di non avere paura di poter rimanere ferito.

Nobody said it was easy,
It's such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
No-one ever said it would be this hard,
Oh take me back to the start.

Non sapeva spiegarsi bene il perchè, ma quella canzone gli ricordava tutte le volte che pensando a quel piccoletto, aveva avuto paura, tutte le volte che aveva cercato di allontanarlo e a tutte le volte che Tommy nonostante tutto non aveva smesso di dargli altre possibilità.
Era difficile ammetterlo ma quel piccoletto dagli occhi color nocciola era riuscito ad entrargli nel cuore ma soprattutto era riuscito a non fargli provare paura. Non aveva più paura di dirgli ciò che provava e di certo non avrebbe tentato di nasconderlo, non più. Mentre lui continuava a cantare, l’altro muoveva le mani sui tasti del pianoforte, sorridendo leggermente e Adam pensò che era stupendo. Non vedeva l’ora di conoscere ogni cosa di lui e di farsi conoscere,non vedeva l’ora di amarlo e magari farsi amare. Quando la canzone terminò, rivolse di nuovo il suo sguardo verso Tommy, che aveva alzato il viso per fare esattamente la stessa cosa, sorrisero insieme. Il pubblico applaudiva anche se era abituato ad assistere ad un’esibizione diversa, quella era stata senza dubbio magnifica.
Adam si alzò dallo sgabello avvicinandosi a Tommy che si era alzato insieme a lui, gli prese la mano e senza neanche godersi gli applausi, lo trascinò giù dal palco per portarlo nel suo camerino. Poteva sentire la risata del più piccolo mentre camminavano velocemente verso il camerino, aprì la porta e la richiuse subito una volta che furono dentro. < Perché tutta questa fretta ? > chiese Tommy, Adam non rispose, si limitò a spingerlo leggermente contro la porta iniziando a bacargli una guancia, avvicinandosi sempre di più alle sue labbra. Era quasi sul punto di baciarlo e Tommy stava già pregustando le sensazioni di avere quelle labbra sulle sue ma Adam non l’accontentò. Invece di posare finalmente le labbra su quelle dell’altro, andò verso il basso, baciò la mandibola, poi il suo collo. Tommy chiuse gli occhi cercando di godersi più che poteva la sensazione di quelle labbra sul suo collo. Adam portò le mani dietro la sua schiena poi scese verso il basso fino ad arrivare ai passanti del pantalone, ci infilò le dita e spinse Tommy contro di se, facendo gemere entrambi. Il più piccolo alzò le braccia che fino a quel momento non era stato capace di muovere, portò le mani tra i capelli di Adam e alzò il suo volto facendo finalmente unire le labbra alle sue. Adam continuò a muovere le mani scendendo ancora più giù fino a infilarle nelle tasche posteriori dei pantaloni di Tommy,toccò dei pezzi di carta e allontano le labbra da quelle dell’altro
< e questi? > chiese portando i biglietti davanti ai suoi occhi per vedere di cosa si trattasse,
< me li ha dati Isaac, prima > gli spiegò,
< allora, cerca di non fare troppe conquiste insieme al tuo amico al ballo > Adam riposò i biglietti nella tasca di Tommy,
< veramente ci vado con una mia amica > rispose senza pensarci
< cosa? > Adam si allontanò leggermente da lui in modo da non avvertire più il contatto con l’altro
< ci vado - > stava per ripetere la stessa frase ma venne interrotto
< ho capito, non ci andrai mica con quella li > disse riferendosi ad Ashley
< quella li, chi? >
< hai capito > ed era vero aveva capito e anche se Adam geloso gli piaceva parecchio, non voleva rovinare quel momento < possiamo parlarne un’altra volta >
< perché non me l’hai detto prima? > chiese ignorando la richiesta di Tommy
< non c’è stato tempo > si giustificò < quando avrei dovuto dirtelo e poi non è niente di importante > aggiunse
< vai al ballo con una ragazza, la stessa con cui passi i pomeriggi e non è importante >
< un solo pomeriggio, ci ho passato un solo pomeriggio >
< comunque vai al ballo con lei, non potevi andarci con Isaac? >
< Isaac ci va con una ragazza, sai come? ballo uguale dopo ballo > gli spiegò
< è perché lo so che mi preoccupo, anche tu avrai il dopo ballo > affermò
< cosa? No, no. Se non te ne fossi accorto, le ragazze non mi interessano e Ashley non fa eccezione > cercò di rassicurarlo, perché altre alla gelosia, dal tono di voce di Adam riusciva a percepire anche la sua reale preoccupazione che Ashley fosse di più che un’amica,
< Sicuro? > gli chiese e Tommy scosse la testa sorridendo < Adam, l’unica persona di cui mi interessa sei tu > disse riavvicinandosi a lui per avvolgergli il busto con le braccia, < bene, perché anche a me interessi solo tu > gli disse l’altro ricambiando la stretta.

< Adam, Tommy! > si sentirono chiamare, < un giorno finiranno di interromperci > disse esasperato Tommy e Adam sorrise sciogliendo l’abbraccio per aprire la porta. Sutan e Isaac erano nel corridoio e quando li videro, Isaac andò incontro al suo amico < avevi lasciato la tua giacca di la e il tuo cellulare ha squillato > si fermò portando una mano sul braccio di Tommy che non aveva mai visto il suo amico così serio, < era il numero di tuo padre, un’infermiera mi ha detto che ha avuto un incidente > Tommy smise di respirare o forse il suo battito accelerò, era tutto così confuso, non riusciva a pensare a niente che non fosse suo padre, le sue gambe smisero di sorreggerlo ma non cadde grazie al sostegno delle braccia di Adam. Gli altri continuavano a parlare ma lui non sentiva niente se non dei suoni ovattati, Adam gli alzò un braccio per portarselo sulle sue spalle e Tommy sorreggendosi a lui riuscì ad arrivare fino all’auto. Erano diretti in ospedale.

Angolino di Fay : Salve...
Allora alzi la mano a chi non è piaciuto questo capitolo... non tutti insieme però, va be’ tanto neanche a me convince questo capitolo (come i precedenti), magri questo mi "piace" un pochino rispetto agli altri perchè Adam e Tommy si esibiscono insieme. Parlando dell'esibizione (ehehe) scegliere la canzone è stato divertente, lo è stato perchè l'ho scelta insieme a "Willa" anzi l'ha scelta lei, anche se stava dormendo ad occhi aperti e non si è resa neanche conto di quello che mi stava dicendo, ma GRAZIE piccola Willa, hai avuto un ruolo importante (mi dispiace per chi non capirà cosa ho appena scritto e chi troverà strano il nome Willa, ma è così che la chiamo...a volte). Adesso ringrazio tutte le altre fantastiche persone che stanno ancora qui a perdere tempo per leggere questa "cosa" che scrivo, per come scrivo poi...dovreste solo insultarmi ma voi siete tanto dolci e non lo fate, però, davvero se quello che scrivo è illeggibile, ditemelo. E boh...non so più che dire...ah dimenticavo, mi dispiace per come ho finito questo capitolo :( e mi dispiace che Adam non abbia avuto il coraggio di affrontare i suoi genitori ma a volte le paure non si riescono ad affrontare o almeno Adam non ci è riuscito...per il momento.
Adesso la smetto di bla bla bla.

GRAZIE A TUTTI SOPRATUTTO A QUELLE STUPENDE PERSONE CHE RECENSISCONO

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Capitolo 11
*** Don't Worry ***


Don't Worry

Non c’era traffico per le strade e il tempo che impiegarono per arrivare in ospedale fu breve. 
Una volta arrivati, Adam continuò a sorreggere Tommy che ancora non aveva detto una sola parola. Isaac e Sutan erano al loro fianco mentre entravano nell’edificio. Tommy si svincolò dalla presa di Adam e si avvicinò all’infermiere per chiedere informazioni su suo padre. 
Un medico sentendo Tommy parlare di Jack gli si avvicinò < cerca Jack Ratliff ? >
< si, è mio padre > rispose,
< sono il Dr. Wilson e mi sto occupando di tuo padre, proprio in questo momento lo stanno portando in sala operatoria, deve essere operato per risanare la frattura che ha alla gamba sinistra, ma non preoccuparti non è nulla di grave, stara bene, adesso devo andare, aspetta qui > gli disse il medico prima di dirigersi, probabilmente, verso la sala operatoria.
Tommy si allontanò uscendo di nuovo, all’aria aperta, aveva bisogno di aria.
Gli altri lo seguirono a ruota, Isaac, Adam e Sutan.
< Tommy > Isaac gli si avvicinò < il dottore ha detto che non è nulla di grave > le parole del dottore o quelle del suo amico non gli impedirono di piangere. 
Adam sorpassò Isaac e cinse Tommy con le sue braccia lasciando che si appoggiasse completamente a lui, visto che non aveva la forza di reggersi in piedi < andrà tutto bene > gli disse accarezzandogli i capelli. L’altro continuò a piangere, aveva bisogno di sfogarsi, adesso che sapeva che la situazione non era grave poteva lasciarsi andare. Il moro lo strinse di più a se facendogli capire che poteva restare così per tutto il tempo che voleva. Per tutto il tempo in cui ne aveva bisogno.
Dopo un po’ fu Tommy ad allontanare Adam e ad entrare, sedendosi su una delle sedie della sala d’attesa. Restarono in silenzio, Isacc teneva la mano sinistra di Tommy mentre Adam teneva quella destra, Sutan, seduto accanto a loro, ruppe il silenzio dicendo che un volta che Jack si fosse ripreso, avrebbe fatto uno spettacolo in suo onore e Tommy sorrise debolmente immaginandosi la scena, continuò a parlare e a raccontargli anche i dettagli, cercando di ingannare l’attesa del dottore che prima o poi sarebbe uscito dalla sala operatoria.

Il Dr. Wilson andò da loro per poi chiedere a Tommy di seguirlo, da solo. Il ragazzo si voltò verso i suoi amici come a dirgli che poteva farcela, così nessuno oppose resistenza e lo lasciarono andare. Dopo avere parlato con il dottore fu il ragazzo a ritornare dai suoi amici.
< Allora cosa ha detto ? > chiese Sutan, impaziente come gli altri,
< è fuori pericolo … ha detto che starà bene, ha solo bisogno di riposo e ha una frattura al braccio sinistro che è stato ingessato, ma starà bene. Deve restare qui in osservazione per il momento, adesso sta dormendo, è nella camera 114 al piano superiore > gli comunicò Tommy.
Tutti fecero un respiro di sollievo, poi Tommy riprese a parlare < Grazie ragazzi per avermi aiutato ad arrivare qui, adesso potete andare non preoccupatevi, io resto con mio padre >, Isaac gli afferrò una spalla < scherzi vero, io non vado da nessuna parte, non ti lascio qui da solo, resto con te >
< resto anche io > disse Adam < beh per quanto possa servire, resto anche io > aggiunse Sutan.
Tommy non fu sorpreso, sapeva di essere circondate da persone meravigliose.
< vi voglio bene e siete fantastici ma voglio che ognuno di voi torni a casa, davvero posso restare da solo, mio padre sta bene, sta solo dormendo, basto io qui >
< il piccoletto ha ragione, scusatemi ma io vado, gli ospedali mi hanno sempre angosciato, quindi tornerò domani mattina a vedere come va > Sutan si avvicinò a Tommy e lo abbracciò < probabilmente la sedia su cui passerai la notte sarà scomoda ma cerca di dormire, anche se già so che non lo farai, quindi non opporre resistenza quando Adam ti dirà di volerti tenere compagnia > gli sussurrò prima di allontanarsi e salutare anche gli altri.
< Io non me ne vado > disse Isaac, Tommy gli mise una mano sulla spalla e sorrise debolmente < ti prego, torna a casa, tua madre si starà chiedendo dove sei e poi devi spiegarle tutta la situazione, ci vediamo domani mattina , okay > l’amico si rassegnò perché Tommy aveva ragione, sua madre non sapeva niente e non poteva di certo dirglielo per telefono, le sarebbe venuto un colpo.
< Okay ma se hai bisogno di qualcosa chiamami > lo abbracciò e poi salutò anche Adam prima di andarsene. Il biondo guardò il moro ma non fece in tempo a parlare che l’altro lo precedette < non provare a dire che dovrei andarmene perché non mi muovo da qui > disse, Tommy sorrise < Adam > cercò di pensare alle parole giuste per convincerlo che poteva anche andarsene, non perché non volesse la compagnia di Adam, semplicemente non voleva essergli di peso. Poteva restare in ospedale anche da solo, nonostante questo, la testardaggine di Adam non gli dispiaceva, era un piccola gioia in tutto quel caos. Adam era la sua luce nel buio e in quel momento gli serviva, anche se non voleva ammetterlo, non perché non volesse sembrare debole, soltanto perché non voleva che Adam si sentisse obbligato a fare qualcosa per lui. Voleva che restasse ma non gliel’avrebbe detto e non importava perché Adam sarebbe rimasto anche se Tommy l’avesse cacciato.
< Non me ne vado, forza entriamo > disse prendendogli la mano e incamminandosi per trovare la camera di Jack. Quando arrivarono, Adam sciolse la presa sulla mano del biondo per lasciare che fosse lui ad entrare per primo. Il padre di Tommy stava riposando, i dottori avevano detto che probabilmente si sarebbe svegliato il giorno dopo. Tommy si mise seduto sulla sedia accanto al letto ma Adam gli fece segno di sedersi insieme a lui sulla poltrona che era vicino alla finestra, dall’altro lato del letto. Il piccoletto ubbidì e gli si sedette imbraccio, Adam lo avvolse con le sue braccia, facendogli posare la testa sulla sua spalla < dormi > gli disse
< e tu? Non puoi dormire così > riferendosi al fatto che avere lui sopra non fosse comodo,
< si che posso > appoggiò la testa su quella dell’altro < sto benissimo e il tuo corpo mi tiene al caldo >
< grazie > disse Tommy
< dormi> ripete Adam.
Nessuno dei due parlò ma nessuno dei due dormì neanche.
Un’ora dopo Adam alzò la testa e Tommy subito fece lo stesso < dovresti dormire > lo rimproverò il moro, < anche tu > disse il biondo.
Ancora silenzio poi Tommy si mosse sedendosi meglio sopra di Adam come se fosse lui la poltrona e appoggiò la testa sul suo petto < non riesco a dormire >, il moro avvolse il suo busto tra le braccia come se fossero una cintura e lo alzò più in alto per appoggiare la sua testa sulla spalla dell’altro < sta solo dormendo, andrà tutto bene > gli disse vedendo che fissava suo padre. 
Il più piccolo lasciò che la sua testa si appoggiasse contro quella dell’altro < non so cosa farei se dovesse succedergli qualcosa >
< Tommy, sta bene non devi preoccuparti >
< lo so, è che prima ho pensato il peggio >
< beh, adesso non devi pensarci >
< e come faccio? >
< facciamo un gioco ? > gli chiese, cercando di distrarlo,
< un gioco? >
< un gioco >
< che gioco? > chiese Tommy, se non dormivano tanto valeva “giocare”
< mi racconti qualcosa e ogni volta che finisci ti do un bacio > propose Adam, l’altro rise
< non esiste questo gioco e poi non è neanche un gioco > gli fece notare,
< si che lo è, è il gioco di Adam > specificò, mostrandosi fiero della sua idea,
< ma non ha senso >
< certo che ha senso > controbatte l’ideatore del gioco,
< e qual è? > chiese curioso Tommy,
< posso sentirti parlare e bacarti, due cose che mi piacciono fare >
< resta il fatto che non è un gioco >
< okay allora tu mi racconti qualcosa e io ti bacio all’improvviso per vedere se riesci a riprendere da dove ti interrompo > disse modificando l’idea iniziale del “suo” gioco,  < questo si avvicina di più ad essere un gioco >
< giochiamo allora > lo incitò,
< cosa devo dire? >
< qualsiasi cosa >
< mi chiamo Tommy- > venne interrotto
< qualcosa che non so >
< mio padre mi ha regalato la mia prima chitarra, mi ha sempre detto che ho talento anche se è stata mia madre che mi a trasmesso la passione per la musica, mio padre ha sempre sperato che diventassi un medico come lui, ma non diventerò mai un dottore, perché voglio essere un musicista … suonare mi dona sensazioni inspiegabili > Adam lo baciò  < come te, tu mi trasmetti sensazioni inspiegabili e un po’ come con la musica, solo che con te è tutto più amplificato > continuò. Adam lo baciò di nuovo, si allontano di poco e poi ripete l’azione, ripetutamente, finche Tommy non lo tenne lontano posando le mani sulle sue spalle
< non dovresti baciarmi mentre sto parlando >,
< ho cambiato le regole, più baci meno parole > sorrise e Tommy ricambiò, sbadigliando poco dopo < allora hai sonno > disse Adam, < un po’ > confessò il più piccolo ritornando a posare la testa sulla spalla di Adam. Si addormentarono così, anche se Adam passò più tempo ad osservare Tommy che a dormire, come se vegliasse su di lui, appena notava qualche piccola smorfia formarsi sul suo viso, magari per colpa di un brutto sogno, lo stringeva di più a se accarezzandolo, sperando che non si svegliasse.


Al mattino Adam si svegliò senza avvertire la presenza del corpo di Tommy sul suo ma gli bastò aprire gli occhi per vederlo seduto accanto al padre, mentre lo guardava aspettando che si svegliasse.
< Buongiorno > disse per farsi notare, Tommy sorrise e prima di poter parlare, Isaac e sua madre entrarono nella camera. 
La donna abbraccio subito Tommy chiedendogli come stava e il ragazzo cercò di rassicurarla dicendogli che stava bene.
< Chiederò la giornata libera a lavoro per restare qui > disse la donna,
< non deve, davvero, va tutto bene e poi c’è Isaac e anche Adam > Tommy tentò di dissuaderla dal suo intento, non voleva farle perdere una giornata di lavoro.
< Va bene, ma per qualsiasi cosa chiamatemi >
< certo > disse Tommy
< allora vado , ma se avete bisogno di qualcosa- > venne interrotta
< mamma, ci vediamo a casa > la salutò Isaac,
< sicuri? magari è meglio se resto >
< mamma vai a lavoro, staremo bene >
< allora vado >
< vai > le disse aprendo la porta, la madre salutò tutti una volta per tutte e poi uscì.

 

Adam si allontanò dalla finestra e si avvicinò alla porta < vado a prendermi un caffè, voi volete qualcosa >
< no > risposero insieme Isaac e Tommy e Adam uscì dalla camera per andare alla macchinetta del caffè lasciando quei due da soli.
Isaac si mise seduto vicino alla finestra mentre Tommy era ancora seduto accanto al letto.
< Tra poco si sveglierà > disse Isaac
< lo so > disse Tommy, ma la sua voce era debole, vedere suo padre su quel letto, non poteva che rattristarlo... sopratutto quando quella visone gli faceva rivivere i giorni passati in ospedale prima che sua madre morisse.
< Vorrei dire qualcosa per distrarti o per farti sentire meglio, perché lo so che in questo momento non stai bene e sei preoccupato, ma non so cosa fare e mi dispiace >  il suo amico era davvero dispiaciuto, poteva capirlo dal suo tono di voce. Ma Tommy sapeva che per qualunque cosa Isaac era li, pronto ad aiutarlo.
< Isaac, la tua presenza già mi aiuta, grazie >
< lo so ma vorrei fare di più...ma riesco solo a strare qui, a guardare tuo padre dormire >
< io vorrei dormire ma voi continuate a parlare > disse Jack, sussurrando appena, era ancora debole ma riusciva a parlare.
< papà! > Tommy si alzò dalla sedia con uno scatto e anche Isaac si avvicinò al letto
< signor Ratliff >
< ragazzi lo so chi sono > disse Jack alzando un po’ la testa per riabbassarla subito.
< Chiamo il dottore > Isaac uscì dalla camera e non ci impiegò molto a trovare il Dr. Wilson.
I ragazzi aspettarono fuori dalla camera che il dottore finisse di visitare Jack, quando uscì dicendogli che potevano entrare, gli disse anche di non stancarlo e di farlo riposare il più possibile almeno per altri due tre giorni e che al quarto giorno l’avrebbe fatto ritornare a casa. 
Rientrarono in camera e dopo aver esternato la loro felicità con sorrisi e abbracci strani, poiché non potevano toccare molto Jack a causa del braccio ingessato, si misero seduti. Isaac vicino alla finestra e Tommy accanto al letto.

Adam entrò nella camera e subito sorrise appena vide il padre di Tommy sveglio,
< Adam > disse Jack, sorpreso, nessuno l’aveva avvertito che anche Adam era li.
< Signore > lo salutò avvicinandosi, < non dovevi venire fin qui > disse Jack.
Tommy guardò Adam, che stava bevendo il suo caffè, < in realtà è rimasto qui tutta la notte > lo informò il figlio. 
Jack sorrise < ma allora sei perfetto, Tommy devi sposartelo > disse tranquillamente, mentre Adam sorpreso lasciò cadere a terra il caffè e Tommy si grattò la testa abbassandola, in evidente imbarazzo, solo Isaac rideva, divertito dalla situazione.
Adam raccolse il bicchiere e cercò qualcosa con cui pulire, Tommy invece cercò di cambiare discorso dicendo a suo padre che doveva riposarsi.
< Mi sono appena svegliato, non puoi dirmi che devo dormire > disse Jack,
< okay, accendo la televisione > disse Tommy.
Adam si mise seduto su una sedia accanto alla poltrona, su cui Isaac era comodamente spaparanzato. 
Il biondo ritornò a sedersi sulla sedia accanto al letto di suo padre, dopo aver acceso la televisione.

< Salve! > Stutan entrò nella camera con palloncini fiori e un pacco di ciambelle,
< sapevo che si sarebbe svegliato, sono un veggente > annunciò appena vide Jack con gli occhi aperti, < ho portato qualcosa per rendere la camera più accogliente, questi ospedali non sanno proprio come arredare > aggiunse, iniziando a camminare per la stanza, posando i palloncini e decorando con i fiori.
< Sono camere d’ospedale non di un albergo, hanno il minimo indispensabile > gli ricordò Isaac.
Dopo che Stutan finì di “sistemare” la stanza con fiori e palloncini, sembrava di essere nel reparto pediatrico, ma nessuno dei presenti si lamentò del nuovo “arredamento” della camera.
< Allora, come va papà di Tommy? > gli chiese,
< puoi chiamarmi Jack, e sto bene solo un po’ ammaccato >
< okay Jack- enfatizzò il tono mentre pronunciava il suo nome -guardate la tv > disse voltandosi per guardare anche lui.
< per il momento solo pubblicità > commentò Adam. 
Proprio in quel momento fece vedere la pubblicità di American Idol e Stutan non perse l’occasione per esporre la sua idea,
< ho sempre detto ad Adam di andarci > disse indicando la tv,
< ha ragione, dovresti andarci > lo appoggiò Isaac, incitando anche lui Adam,
< cosa? No, ci sono tutti quei ragazzi perché dovrebbero scegliere proprio me >
< tu non sei come gli altri, la tua voce è fenomenale > disse Tommy come se fosse una cosa ovvia, di cui non ci sarebbe dovuto neanche essere il bisogno di dirla.
< ragazzi > disse Adam cercando di calmare il loro entusiasmo.
< Non ti ho mai sentito cantare > intervenne Jack
< forza fagli sentire > lo incoraggiò Sutan,
< cosa? No, no, cosa dovrei cantare poi … così all’improvviso > Adam si rassegno al fatto che ormai avrebbe dovuto cantare per il padre di Tommy.
< è da un po’ che non ascolto Bohemian rhapsody > suggerì Jack.
< non posso cantare i Queen, così senza preparazione, non sono all’altezza >
< dai Adam non devi cantarla tutta, un pezzettino > insistette Sutan.
< Okay > Adam respirò profondamente prima di iniziare a cantare.

Jack rimase sbalordito Bohemian rhapsody era una delle sue canzone preferite, ed era molto critico quando la sentiva cantare da qualcuno che non fosse Freddie Mercury, e anche se nessuno poteva essere alla sua altezza, poiché lui era una "leggenda" ed era inimitabile, doveva essere sincero, Adam era stato bravo. Non applaudì perché il braccio glielo impediva, ma il sorriso che fece bastò.
< Dovresti davvero fare il provino e dovresti portare proprio questa canzone > disse Jack.
< Ah! Vedi, lo dicono tutti, quindi sabato ti porterò a Los Angeles a fare quel provino > gli comunicò Sutan e il tono in cui l’aveva detto non ammetteva repliche
< dai infondo sai anche tu che da qualche parte dovrai pur cominciare, se resti qui nessuno ti noterà > aggiunse.
< Ha ragione > lo appoggiò Isaac,
< i provini sono sabato? > chiese Tommy,
< si e ci porterò questo ragazzo > ribadì Sutan dando una pacca sulla spalla di Adam.
< sabato c’è il ballo scolastico > disse Isaac guardando Tommy e intuendo ciò che aveva pensato, o andava al ballo o andava con Adam.
< E allora? > chiese Sutan,
< o andiamo al ballo o veniamo al provino > mise le cose in chiaro Isaac,
< non dovete venire con me al provino … non so neanche se voglio andarci >
< certo che vuoi andarci > gli disse Stutan, come se fosse la sua coscienza a parlare.
Tommy rimase in silenzio, stava pensando al modo per dire ad Ashley che non sarebbe più andato al ballo, sostenere Adam per il provino era più importante di un ballo scolastico e se doveva scegliere, avrebbe sempre scelto Adam.
< Non ne pariamo okay, siamo solo a martedì, sabato è lontano > disse Adam e gli altri lo assecondarono. 
Iniziarono a parlare di altro, cercando di non rendere la permanenza nell’ospedale troppo sgradevole.

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Angolino di Fay:  Salve..

Allora...chiedo umilmente scusa per il ritardo, ultimamente sto aggiornando sempre più tardi, mi perdonate vero? anche se quello che scrivo non è granchè, voi mi perdonate...che poi se leggete significa che vi piace (almeno un po'). Non ho idea di cosa pensiate, siete davvero tanti a leggere...e se non vi siete fermati al primo capitolo, infondo, un motivo ci sarà o siete soltanto bisognosi di Adommy e vi va bene qualunque cosa. Comunque, GRAZIE a tutti, chi segue, chi preferisce, chi legge soltanto (se qualcuno di voi vuole dirmi cosa pensa di questa ff io ne sarei MOLTO felice). GREAZE ALLE SPLENDIDE PERSONE CHE LASCIANO SEMPRE UNA RECENSIONE. Grazie ad 'Eclipse of Flame' che ha letto tutta la storiella in un pomeriggio, grazie a 'and soon the darkness_' che non manca mai (e che è stata la prima persona a recensirmi), grazie a  'Sunset_Lily' che è tanto dolce, grazie a 'Storme of ice' che è una persona meravigliosa, grazie a 'LondonRiver16' che scrive delle storie fantastiche eppure spreca il suo tempo per leggere la mia piccola ff, grazie a (FellGoodbye) Lars che sta ancora leggendo i primi capitoli, non so se sei andato avanti..comunque grazie, grazie a 'Glambert1206' che ha recensito il primo capitolo (non so se stai ancora seguendo la storia ma grazie), grazie a 'kissky' che ha recensito il capitolo precedente. Finito.
Shinn (che strano chiamarti così) per te non basta un 'grazie' io non so come ripagarti per tutto quello che fai per me. Tu sei speciale, mi supporti/sopporti 24 ore su 24 GRAZIE.
Volevo ringraziarvi tutti come si deve...non so come vi ringrazierò quando finirà la storia...ho scritto di più nel mio angolino che nel capitolo, okay.
Vi saluto, ciao ciao, al prossimo capitolo ;)


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Capitolo 12
*** Together ***


Ho aggiornato sul serio, wwoooooh!
Vi sono mancata? No? Neanche un pochino? No? Okay.
(eh)
Allora, chiedo perdono per il ritardo (quasi un anno, sono una pessima persona, lo so).
Sono qui sopra perché volevo dirvi che ho notato che nessuno ha tolto la “fan fiction” tra le preferite/ricordate/seguite e boh… pensavo che avevate dimenticato l’esistenza di questa “fan fiction” durante la mia assenza e invece siete addirittura aumentati, io- io- non so che dire, grazie. Il numero delle visualizzazioni è troppo alto quindi secondo me non è reale e non lo commento neanche (grazie).
Comunque ho scritto questo nuovo capitolo, non mi convince per niente (che novità), ma o aggiornavo adesso o non lo facevo più.
Buona lettura! (Si fa per dire visto che secondo me sto capitolo è un disastro.)

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Together.

 

Erano le sei del pomeriggio, Tommy sarebbe dovuto essere a casa ma aveva deciso di fare una deviazione. 
Stava camminando, era quasi arrivato a destinazione, la strada era praticamente deserta tranne che per alcune auto che passavano ogni tanto.
Arrivato, spinse leggermente il cancello di ferro ed entrò, non ci impiegò molto per arrivare esattamente dove era diretto. 
Posò le ginocchia sul suolo, inginocchiandosi, l’erba gli solleticava la pelle poiché quel giorno indossava dei jeans “strappati” in alcuni punti. Appoggiò lo zaino al suo fianco e lo aprì per estrarre una rosa che poggiò davanti a lui, sulla lapide di sua madre.Sospirò.
«Ciao mamma, ultimamente non sono venuto a trovarti, mi dispiace» accarezzò la superficie di marmo della lapide. Sapeva di star parlando fondamentalmente a nessuno ma gli piaceva pensare che sua madre potesse sentirlo in qualche modo. Chiuse lo zaino e si sistemò meglio sedendosi in modo da poggiare le spalle sulla lapide, si portò le gambe al petto e posò le braccia incrociate sopra le ginocchia mentre poggiava la testa sulla lastra di marmo.
«Papà ha avuto un’incidente, ho temuto il peggio, è stato orribile, ritornare all’ospedale mi ha ricordato il giorno in cui sei morta, è stato insopportabile, non voglio neanche ripensarci, almeno sta volta c’era Isaac con me e poi… c’era Adam» sorrise. «Ti piacerebbe, Adam intendo. Dicevi sempre che ti piacevano le persone con gli occhi di un colore chiaro e i capelli scuri ed Adam è esattamente così. Poi lui canta e tu adoravi cantare, canticchiavi sempre dicevi che ti rilassava. Ho suonato per lui, sai? è stato strano perché l’unica persona che mi chiedeva di suonare mentre cantava eri tu, comunque mi è piaciuto, vorrei poterlo rifare un giorno magari. La voce di Adam è spettacolare spero tanto che lo prendano ai provini di American Idol, ma di sicuro lo prenderanno, lui è bravissimo. Non vedo l’ora di vedere la sua faccia quando gli diranno che fa parte dei concorrenti. Domani devo svegliarmi alle sei per accompagnarlo, non sono una persona mattiniera ma credo che farò uno sforzo per lui, ci tengo ad accompagnarlo. Mi dispiace allontanarmi da papà in questo momento, ma fortunatamente si sta riprendendo in fretta e poi Luke ha detto che starà con lui mentre io non ci sono quindi posso stare tranquillo, credo».
«Non devo preoccuparmi, infondo papà è un adulto responsabile, ed è stato lui stesso a dirmi che posso andare, se lui non stesse bene non andrei». Sospirò, prese il lettore musicale dalla tasca dello zaino e si infilò le cuffie. Rimase così, con il lettore musicale in riproduzione casuale, ascoltando musica appoggiato alla lapide di sua madre.

 

 

 
Quando Tommy ritornò a casa, fu sorpreso di trovare lì anche Isaac, Sutan e Adam.
Dopo essere entrato nel salotto e averli visti, guardò suo padre in cerca di spiegazioni.
«Siediti» gli disse Jack, «ho fatto qualcosa, perché sono sicuro di avere la coscienza pulita» Tommy vide Adam sorridere divertito dalle sue parole e sorrise anche lui di rimando vedendo quel volto allegro. «Non hai fatto niente, per il momento. Volevo comunicarti che ho invitato i ragazzi a dormire qui, visto che domani dovete svegliarvi presto, quindi ho pensato che dormire tutti nello stesso posto sarebbe stata una buona idea». Isaac si copri la bocca con la mano destra per non ridere quando vide l’espressione sorpresa di Tommy alle parole del padre. Adam continuò a fare dei sorrisetti divertiti mentre Sutan non si trattenne dal ridere liberamente.
«Credo che Jack abbia avuto un’ottima idea» disse Sutan circondando le spalle di Tommy con il braccio,
«non sei contento di passare la notte con Adam» continuò ammiccando.
Adam impallidì alle parole dell’amico, Isaac si coprì la faccia con le mani e Tommy arrossì violentemente.
«Cosa?!» disse Jack, «no, no. Tu- indicò Sutan- e Adam dormirete sul divano letto, mentre Isaac dormirà in camera con Tommy, e stanotte non cercate di cambiare la disposizione che ho assegnato, altrimenti scatenerò la mia ira» aggrottò le sopracciglia.
«Papà!»
«Niente “papà”, stanotte ognuno ai propri posti, intesi?» stavolta inarcò un sopracciglio.
«Si, signore» Sutan imitò il saluto dei soldati e tutti risero, anche Jack.

Il resto della serata passò in fretta o almeno più in fretta di quanto Adam si aspettasse.
Cenarono tutti insieme e fortunatamente Sutan non disse niente di imbarazzante per Adam e Tommy, naturalmente non smise neanche per un attimo di parlare ininterrottamente, ma infondo la sua parlantina era una delle cose che Adam apprezzava di più di lui. Quando regnava il silenzio, Sutan non aveva timore di parlare e rischiare di dire qualcosa di sbagliato, non gli importava, diceva qualsiasi cosa gli passasse per la testa o almeno la maggior parte, Adam ammirava questa sua caratteristica, e da quello che vedeva, Isaac ne era molto divertito. Una cosa che aveva notato Adam era che Sutan e Isaac erano molto in sintonia, erano entrambi piuttosto vivaci e anche se a volte battibeccavano, le loro conversazioni finivano sempre con una risata.
Era strano pensare a come si erano conosciuti, era strano pensare a come si erano evolute le cose. Se avessero detto ad Adam che si sarebbe ritrovato in quella situazione, a dormire a casa del padre del ragazzo di cui era innamorato per poi fare un audizione per American Idol il giorno seguente, non ci avrebbe creduto. Sorrise pensando che avrebbe dormito nella stessa casa con Tommy e Jack, probabilmente il padre del biondo avrebbe passato la notte sveglio a sorvegliarli.

«Adam, vieni a giocare» Jack lo chiamò facendogli segno di avvicinarsi al tavolino del soggiorno.
Isaac e Tommy stavano sistemando le banconote e le carte del Monopoli mentre Sutan stava scegliendo accuratamente la sua pedina. 
Jack stava trascinando una sedia per potersi sedere vicino al tavolino e Adam vedendo che era in difficoltà  lo aiutò, visto che era difficile per Jack spostare una sedia con un solo braccio in funzione e poi non voleva farlo affaticare, «grazie» gli disse. I ragazzi si erano seduti attorno al tavolo sui cuscini. 
Adam stava decidendo dove sedersi quando Tommy si rivolse a lui «siediti qui», posò la mano sul cuscino accanto al suo invitandolo a sedersi e Adam lo fece.
Era tutto così strano, ma piacevolmente strano. Semplicemente Adam non ci era abituato. Guardando le persone che erano sedute con lui pensò che in quel momento sembravano una famiglia, o almeno qualcosa di simile ad una famiglia, ed era tremendamente insolito per lui trovarsi in una situazione del genere, non che non avesse mai avuto dei bei momenti con la sua famiglia, soltanto che ormai ogni bel ricordo che aveva era così sbiadito da sembrare inesistente.
Iniziarono a giocare. Adam e Tommy persero già dopo poco tempo. Jack fu il prossimo a perdere, dopo di lui Sutan. Isaac da vincitore si alzò per fare la danza della vittoria e Tommy ridendo lo implorò di smettere perché era davvero un pessimo ballerino, ma Sutan, anche se non aveva vinto, si unì a lui trascinando anche Adam in quello stupido ballo, in cui Isaac sembrava impegnarsi sul serio. Jack rise di cuore davanti a quella scena, mentre Tommy sghignazzava posandosi le mani sullo stomaco. E Adam pensò per l’ennesima volta che era strano, erano fondamentalmente ancora degli estranei, c’erano tantissime cose che ognuno di loro non conosceva degli altri, ma capì che infondo non gliene importava. Si sentiva maledettamente bene in quel momento. Jack e Tommy non ridevano così tanto da tempo e Isaac e Sutan erano felici se le persone a cui tenevano si sentivano finalmente bene, anche se soltanto per un momento.
Erano le undici di sera e Jack aveva insistito per farli andare tutti a dormire, un po’ perché lui era stanco e non riusciva più a stare sveglio e un po’ perché domani i ragazzi dovevano svegliarsi presto e voleva che fossero ben riposati. Naturalmente, come prestabilito, Adam e Sutan dovevano dormire nel soggiorno, sul divano letto, mentre Isaac dormiva insieme a Tommy.

Erano, probabilmente, le quattro del mattino quando Tommy si svegliò per colpa di un incubo.
Guardò Isaac che stava dormendo accanto a lui, sul lato del letto vicino al muro e senza fare rumore si tolse le coperte di dosso e si alzò per poi uscire dalla camera.
Andò verso la cucina per prendere un bicchiere d’acqua. Quando entrò nella stanza, notò subito la presenza di qualcun altro.
Adam era vicino alla finestra, aveva le braccia tese e le sue mani erano sul davanzale, tutta la sua postura era tesa. Tommy gli si avvicinò a passo lento, una volta che gli fu vicino, accostò il suo copro a quello dell’altro, portò le mani sulle sue e incrociò le braccia sul petto di Adam che intrecciò le sue dita con quelle dell’altro. Il biondo appoggiò la guancia sulla spalla di Adam e chiuse gli occhi godendosi quella vicinanza.
«Domani dobbiamo svegliarci presto, dovresti andare a dormire» disse Adam, essendo sicuro che fosse Tommy,
«è già domani, e comunque anche tu dovresti dormire».
Adam sospirò perché si rese conto che non l’avrebbe mai avuta vinta con quel piccoletto, almeno non facilmente.
«Sei nervoso per l’audizione?» chiese Tommy strusciano la guancia sulla spalla del moro,
«no, forse, un poco, forse si, no?» rispose Adam. Tommy rise, «non dovresti esserlo e sai perché? Perché hai un talento eccezionale e rimarranno tutti sbalorditi quando canterai» disse sicuro delle sue parole per poi dare un bacio sulla spalla di Adam attraverso il tessuto della maglia. «Dovresti  provare a dormire» continuò Tommy allontanandosi da Adam e cercando di farlo voltare verso di lui, quando ci riuscì, gli accarezzò una guancia e gli sorrise «hey, tranquillo andrà bene».
«Non puoi esserne sicuro, io non voglio fare l’audizione e rendermi ridicolo perché non ne sono all’altezza».
«Adam –gli diede un leggero pugno sulla spalla- non dire mai più che non ne sei all’altezza, perché non è vero, lo sai che sei bravo». 
Tommy incrociò le braccia al petto, come se fosse arrabbiato e Adam lo trovò adorabile, questo bastò per distrarlo dalle sue preoccupazioni. 
Si avvicinò al piccoletto e gli cinse le spalle con le braccia, abbassò la testa e si avvicinò al suo orecchio, voleva che lo sentisse bene, «grazie» gli disse. Tommy strinse le braccia attorno al busto dell’altro ricambiano l’abbraccio, «non so per cosa mi stai ringraziando ma va bene» disse stringendosi di più all’altro, se il ringraziamento consisteva nell’essere abbracciato, lui adorava essere ringraziato.
«Grazie per aver rinunciato al ballo scolastico per accompagnarmi, grazie per essere qui adesso».
«Il ballo non è importante, e sono venuto qui per l’acqua non potevo sapere che eri qui».
Prima che Adam  potesse allontanarsi quel poco che bastava per baciarlo, una voce irruppe nella stanza.
«Voi due, sono quasi le cinque del mattino, andate a dormire subito» disse Jack, e si, Adam pensò che quell’uomo aveva un pessimo, pessimo, pessimo tempismo, ma sia lui che Tommy gli diedero ascolto e tornarono nei propri letti cercando di dormire.

Quando fu l’ora di alzarsi per prepararsi ed andare ai provini, Sutan fu il primo a svegliarsi.
Dopo di lui, Jack che gli chiese di aiutarlo a preparare la colazione. Nel momento in cui Tommy entrò nella cucina sbadigliando nessuno dei due gli prestò attenzione e lui ne approfittò per rubare un pancake, «mh, Sutan devo ammettere che sei un cuoco migliore di mio padre»,
«buongiorno anche a te» disse Jack prendendo dalla mano di Tommy il resto del pancake per mangiarlo.
«Vivendo con Adam Lambert ho dovuto imparare a cucinare, visto che lui è completamente negato»,
«so riscaldare i cibi già pronti, anche quello può essere definito cucinare» disse Adam entrando in cucina, «buongiorno» continuò riferendosi a tutti. 
«Se ti fa piacere pensarlo fa pure, ma riscaldare il cibo già pronto non può essere definito sul serio cucinare» Sutan alzò le spalle, ridacchiando.
«Bonjour! Allora siamo pronti -Isaac li guardò uno per uno- sul serio? Perdete tempo a fare colazione, dovremmo essere già in fila per l’audizione».
«Rilassati, sei più esaltato di Adam» gli disse Sutan porgendogli un bicchiere di succo di frutta.
Tommy si alzò dalla sedia, «Isaac ha ragione dovemmo già essere lì»,
«non c’è fretta» disse Adam. Il ragazzo biondo andò dietro la sedia su cui era seduto il moro e gli circondò le spalle, poggiando il viso di lato a quello dell’altro, sorrise e gli baciò la guancia «tra trenta minuti dobbiamo essere tutti in auto» disse prima di allontanarsi per salire in camera sua a vestirsi.
Jack rimase seduto sul divano del salotto mentre gli altri erano al piano superiore a prepararsi per uscire, naturalmente aveva detto ad Adam e Sutan di usare il bagno nella sua camera mentre Isaac poteva usare quello nella camera di Tommy.
Il suono del campanello lo costrinse ad alzarsi. 
Trovò un po’ di difficoltà ad aprire la porta facendo forza su un solo braccio, poiché era ancora fisicamente debole, chi si trovava dall’altro lato lo aiutò spingendo la porta.
«Mr. Ratliff». Luke Evans, amico di Jack dal primo anno di college, lo salutò entrando e chiudendosi la porta alle spalle. 
«Mr. Evans, allora, mio figlio ti ha convinto a farmi da baby sitter» Jack ritornò nel soggiorno seguito da Luke.
«Oh no, quando mi ha detto dell’incidente io gli ho detto che sarei venuto subito e lui mi ha chiesto se potevo fermarmi per qualche giorno e naturalmente io ho accettato, io e te da soli, non mi sarei mai lasciato sfuggire quest’occasione e poi devo raccontarti un sacco di cose, non hai idee di cosa ho combinato ultimamente, so già che mi implorerai di smettere di parlare. È da tanto tempo che non passiamo un’intera giornata insieme, devo recuperare il tempo perduto no?».
Jack si mise seduto sul divano e Luke accanto a lui.
«Ho già voglia di zittirti» Jack gli lanciò un cuscino sulla faccia e l’altro se lo strinse allo stomaco,
«nah, lo so che adori il suono della mia voce e non preoccuparti non c’è bisogno che mi dici che ti sono mancato, lo so che senza di me è stata una noia».
«Luke!» Tommy entrò nella stanza, andò subito vicino al “nuovo arrivato” che si alzò per abbracciarlo.
«Vedi, è così che si salutano le persone» disse a Jack mentre il ragazzo lo abbracciava, «Evans se volevi un abbraccio bastava chiedere»,
«gli abbracci non si chiedono Ratliff, sei un disastro, dopo tutto questo tempo ancora non hai imparato che devi abbracciarmi», 
Jack si alzò e Luke lo abbracciò facendo attenzione al braccio.
«Allora quali sono i tuoi programmi per oggi?» chiese Tommy ricevendo in risposta un sorriso, «non ho un vero e proprio programma, stavo pensando che potremmo giocare con la play station, magari adesso che tuo padre ha un braccio fuori uso potrei avere qualche possibilità di vincere»,
«impossibile» disse in modo secco Jack.
«Ratliff ti credi davvero così bravo, che presuntuoso»,
«Evans io non mi credo bravo, lo sono»,
«pallone gonfiato» commento Luke, ricevendo il lancio di un altro cuscino nello stomaco come risposta.
Tommy rise, «è sorprendente come ritorniate ad essere dei ragazzini quando state insieme».
Jack cercò di trattenere una risata guardando il suo amico ma non ci riuscì, visto che anche Luke stava ridendo ed entrambi stavano pensando che Tommy avesse ragione, ma entrambi stavano anche pensando che era bello stare insieme e ritornare ragazzini. Tommy sapeva di aver fatto bene a chiamare Luke, sapeva di aver scelto la persona giusta. Dopo la morte di sua madre, Luke era stato l’unico capace di aiutare suo padre e anche lui, era rimasto con loro per mesi interi, ed era tutto merito suo se adesso erano dov’erano, probabilmente senza di lui si sarebbero autodistrutti.
Sutan arrivò nella stanza seguito da Adam e poi Isaac.
Luke guardò Adam e poi ammiccò in direzione di Tommy, come per dirgli che approvava la sua scelta, e Jack capì che sapeva di Adam mentre lui aveva dovuto scoprirlo per caso, questo non lo sorprese però, perché conosceva il rapporto che c’era tra suo figlio e Luke e sapeva che parlavano spesso tramite delle telefonate.
I ragazzi salutarono Jack e Luke per poi uscire e salire in auto, precisamente nella macchina di Sutan.

«Io mi siedo davanti» annunciò Isaac, non scatenando nessuna protesta poiché ad Adam e a Tommy andava bene dividere i sedili posteriori tra di loro. 
Sutan entrò in auto e la prima cosa che fece fu accendere lo stereo facendo risuonare le note di (You Dirve Me) Crazy di Britney Spears.
«No, sul serio?» disse Isaac indicando lo stereo, 
«sul serio e non accetto obbiezioni, ascolterete la mia playlist di Britney Spears, non sono democratico quando sono nella mia auto».
«Adam?» lo chiamò Isaac, sperando che almeno lui potesse far cambiare idea a Sutan, ma si sbagliava.
«Dai infondo Brintey Spears non è così male» alzò le spalle Adam, 
«noi non siamo esattamente i tipi da Brintey Spears» intervenne Tommy in difesa del suo amico.
«Perché ne state ancora parlando, ho detto che questa cosa non si discute» disse Sutan per poi iniziare a canticchiare. Isaac scivolò più in basso sul suo sedile appoggiando lateralmente la testa sul vetro del finestrino, mentre nei sedili posteriori Tommy si avvicinava ad Adam che lo stava guardando.
«Hey» disse quando gli fu completamente vicino, le loro spalle si toccavano.
«Hey» rispose il moro circondando il busto del suo piccoletto con il braccio destro.Tommy poggiò automaticamente  la guancia sulla spalla dell’altro sfiorando il suo collo con le labbra per poi depositare dei piccoli baci che fecero sorridere Adam.
«Non vorrei interrompervi, ma in quella posizione mi coprite la visuale dello specchietto retrovisore».
Tommy arrossì e si staccò da Adam dopo le parole di Sutan, per tornare nel suo lato dei sedili posteriori.
«No», Adam poggiò le spalle verso il finestrino stendendo le gambe sui sedili per poi trascinare Tommy a sedersi tra di esse, stringendo le braccia attorno alle sue spalle.
«Così va bene?» chiese a Sutan, mentre Tommy si metteva comodo tra quelle braccia che ormai adorava.
«Perfetto, soltanto non sporcatemi i sedili e non alzate troppo la voce».
«Sutan!» «cosa? Noi non- » dissero nello stesso momento Adam e Tommy. 
Isaac si rimise seduto in modo composto soltanto per voltarsi a guardare quei due nei sedili posteriori e poi ridere.
«Pagherei per vedere le vostre facce nello specchietto retrovisore in questo momento»,
«non preoccuparti le vedrai» Isaac scattò una foto con il cellulare agli altri due ragazzi mentre Sutan si congratulava con lui per aver avuto quell’idea. 
Dopo che le risate di Sutan e Isaac si furono clamate, insieme all’imbarazzo di Tommy, Adam tornò ad abbracciare il suo piccoletto che sembrava fare le fusa ad ogni suo carezza, esattamente come un gattino pensò.

«Propongo il gioco delle celebrità» disse Isaac, «almeno cerco di distrarmi da Brintey Spears» continuò,
«che gioco sarebbe?» chiese Adam,
«pensi ad una celebrità e noi ti facciamo delle domande per cercare di capire chi è» spiegò Tommy.
«Okay, inizio io, fatemi delle domande» Sutan sorrise abbassando il volume dello stereo.
Isaac partì con la prima domanda «è una donna?», «si», poi Tommy «è mora?», ≪no≫
, Adam ci impiegò qualche secondo per capire che doveva fare la sua domanda e distogliere l’attenzione dalle mani di Tommy che si stringevano con le sue, «mh… è un’attrice?», «no».
«È vecchia?» Sutan guardò di sottecchi Isaac dopo quella domanda, «per me è eternamente giovane»,
«che risposta è questa?», Tommy si intromise con la sua domanda «è una cantante?», «si».
«No» disse Isaac, ma Adam disse la sua domanda incurante del suono della voce dell’altro ragazzo, «è bionda?», «si».
«No» Isaac incrociò le braccia al petto «No, è Brintey Spears?»,
«si» rispose ridendo spudoratamente, «tu sei fissato!».
Passarono i restanti 15 minuti a giocare al ”gioco delle celebrità.”
Durante il suo turno Isaac pensò a Scarlett Johansson, Tommy a Billie Joe Armstrong, Adam a Matt Bomer,  beccandosi un’occhiataccia da parte del biondo che era seduto vicino a lui, visto che  i sorrisini che faceva, quando doveva immaginarsi alcuni particolari dell’attore per rispondere alle domande, a Tommy non piacevano proprio, no, e si, era geloso dei pensieri di Adam. Innocente gelosia che sparì quando Adam continuò ad accarezzargli un fianco, facendogli pensare a tutt’altro.

15 Minuti e arrivarono dove si sarebbero svolte le audizioni per American Idol.
C’erano talmente di quelle persone che Adam non riuscì a non fare pensieri negativi,

“perché dovrebbero prendere me tra tutte queste persone”

“perché sono qui, è inutile”
“non ho speranza, ci saranno ragazzi molto più bravi di me”

Tommy gli strinse la mano, Sutan la spalla e Isaac… Isaac gli disse di muoversi e andare a prendere un numero e mettersi in fila, perché ogni ragazzo che era lì per le audizioni aveva un numero attaccato sul petto.
Lui aveva il numero 1877.

Dopo un po’ di tempo, li avvertirono che i provini si sarebbero svolti in due giorni e ad Adam toccava il giorno seguente.
«Quindi, adesso che si fa?» Isaac guardò Sutan perché sapeva che gli avrebbe risposto lui, «mi sembra ovvio, cerchiamo un albergo e prenotiamo delle camere, perché non ho certo intenzione di dormire nella mia macchina».
«Possiamo anche tornare a casa e poi ritornare domani» propose Adam,
«no, no, è meglio se restiamo qui, nei paraggi, andare avanti e indietro è inutile» si affrettò a dire Tommy prima che qualcuno concordasse con l’idea di Adam.
«Dai, mettiamoci in auto e cerchiamo quest’albergo» Isaac prese le chiavi dalla mano di Sutan, «guido io e stavolta niente Britney Spears » disse avanzando verso l’auto.
Nell’auto ascoltarono Britney Spears, perché Sutan si divertiva ad irritare Isaac, almeno concesse al ragazzo una piccola vittoria lasciandolo guidare.
Si fermarono cinque volte ed entrarono in cinque alberghi diversi prima di arrivare al sesto e definitivo albergo in qui decisero di fermarsi, perché il prezzo era basso e l’igiene non era scarso. Sutan andò alla reception e riorno da loro con due chiavi, sorrise.
«Ecco a voi» diede la chiave della camera 104 ad Adam, poi si rivolse ad Isaac «allora andiamo in spiaggia, se sono fortunato ci sono i surfisti e non preoccuparti ci sono anche le ragazze in bikini per te» ammiccò e naturalmente Isaac accettò volentieri la sua proposta.

Adam e Tommy rimasero soli e il moro cercò di sembrare il meno teso possibile quando parlò, «non dobbiamo condividere per forza la stessa camera» disse, 
«sai com’è Sutan, lui è molto impulsivo, magari non ha pensato che-» venne interrotto, «Adam, andiamo in camera okay» Tommy sorrise e Adam si rilasso all’istante.
Arrivati davanti alla camera, Adam infilò la chiave nella serratura e spinse la porta lasciando entrare prima Tommy che una volta entrato si mise seduto sul letto. 
Adam lo seguì, sedendosi accanto a lui. «Accendiamo la televisione? Si? Si» il moro cercò il telecomando e dopo averlo preso torno a sedersi vicino all’altro che non aveva smesso neanche per un secondo di guardarlo. «Ti piace questo film? Una volta Sutan mi ha obbligato a guardarlo e poi alla fine mi è piaciuto», 
Tommy guardò lo schermo per vedere di che cosa stesse parlando, «"Le pagine della nostra vita" non è esattamente il mio genere»,
«non puoi dirlo se prima non l’hai visto»,
«magari un’altra volta» disse prima di avvicinarsi all’altro e portare una mano sulla sua guancia per voltarlo verso di lui e baciarlo. 
Adam cercò di allontanarsi velocemente e si alzò dal letto, «tieni puoi cambiare canale, guarda quello che vuoi» disse dandogli il telecomando.
«Adam, tutto okay?»
«si» rispose subito,
«allora perché ti sei alzato?».
Adam si rimise seduto.
«Credo che dovremmo stare un po’ lontani»
«cosa?» Tommy lo guardò confuso,
«intendo fisicamente lontani» disse indicando con una mano la distanza che dovevano mantenere,
«perché?» chiese con un tono di voce che intendeva dire "che diavolo stai dicendo?"
«perché è meglio» rispose.
«Adam»
«Tommy»
«che c'è? Hai paura di lasciarti trasportare e finire col fare l’amore con me».
Adam tossì, perché quel ragazzino doveva essere così diretto?
Fare l’amore poi… era un concetto così romantico. Da quando tra di loro si trattava d’amore?
«Non è questo, io non credo che sia il momento giusto»,
«il momento giusto? Adam» Tommy si lasciò cadere con le spalle sul letto e sbuffò, «sei serio o hai solo paura?» chiese. 
Adam girò le spalle quanto bastava per guardare Tommy, «non ho paura, penso soltanto che sia una situazione forzata»,
«una situazione forzata?» disse risultando un po' esasperato, «la smetti di ribattere con delle domande»
«tu la smetti di dire cose senza senso, questa non è una situazione forzata, lo sai che lo voglio e mi sembrava che lo volessi anche tu, cos’è cambiato? Non ti piaccio?» si mise di nuovo a sedere avvicinandosi ad Adam, «lo sai che non è questo, tu sei bellissimo», «allora non allontanarti se ti bacio». 
Si avvicinò ulteriormente sedendosi sulle ginocchia per essere più alto di Adam. 
Poggiò le mani sulle spalle di Adam e lo spinse a stendersi.
«Tommy», sospirò.

«Smettila di pensare Adam» disse prima di sedersi sulle sue gambe e abbassarsi per baciargli il mento.
«Dovrei essere io a tranquillizzare te, non è la mia prima volta». 
Tommy alzò il busto e poggio le mani sul petto di Adam, «cosa? È per questo?», «forse» ammise. 
«Adam, non devi tranquillizzarmi, io non sono nervoso» cominciò ad accarezzargli i fianchi, «io si», «perché?»,
«perché me la ricordo la mia prima volta e non è stata piacevole» confessò,
«mi dispiace, ma questa cosa non c’entra niente con noi, adesso si tratta solo di me e te, di noi, e io mi fido di te, quindi smettila di preoccuparti». Adam si diede mentalmente dello stupido perché Tommy aveva ragione, si trattava soltanto di loro, lui non aveva intenzione di ferire Tommy in alcun modo, non si sarebbe mai comportato come si erano comportati con lui. Adam aveva intenzione di essere gentile. Aveva intenzione di fare l’amore con quel piccoletto che gli stava baciando le labbra. Voleva soltanto lasciarsi andare e amarlo e dimostrarglielo nell’unico modo che gli permetteva di essere il più chiaro possibile.

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Angolino di Fay:
Allora (si sono anche qua giù), quanti di voi sono arrabbiati con me per come ho fatto finire questo capitolo? (dai poi continuo) E quanti di voi stanno pensando che questo capitolo sia un disastro? 
Va bene (no?), lo sapete che io sono un disastro a scrivere… siamo qui da 12 capitoli (dodici capitoli dodici… e io che pensavo di finire questa storia con 3, 4 capitoli), comunque credo che altri 2 o 3 capitoli e poi è finita (sono incerta perché ancora non ho scritto niente, lo sapete che scrivo volta per volta, se può rassicurarvi (?), almeno so come voglio farla finire).
Alllllllora, basta, non ho più niente da dire, spero che nonostante tutto (?) il capitolo vi sia piaciuto almeno un pochino. Ci vediamo… magari stavolta sarò più veloce ad aggiornare………………………
Bye.

(Io e il codice html non andremo mai d'accordo.)

 


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