Stay di Fay_8 (/viewuser.php?uid=560754)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Neon Lights ***
Capitolo 2: *** Again ***
Capitolo 3: *** Whole Lotta Love ***
Capitolo 4: *** Roller Coaster ***
Capitolo 5: *** Hurricane ***
Capitolo 6: *** I Missed You ***
Capitolo 7: *** Old Crush ***
Capitolo 8: *** Just Friends ***
Capitolo 9: *** It Was My Home ***
Capitolo 10: *** I Need You ***
Capitolo 11: *** Don't Worry ***
Capitolo 12: *** Together ***
Capitolo 1 *** Neon Lights ***
Neon Lights
«Puoi
smettere di ascoltare musica e prestarmi attenzione!»
chiedere a Tommy di non ascoltare musica era come chiedere alla pioggia
di non
cadere. Si trovavano nella camera di Isaac, il suo migliore amico e
forse anche
l’unico, non ricordava neanche perché ci era
andato, ormai era un’abitudine .
Erano seduti sul letto, Tommy poggiava le spalle al muro e teneva le
ginocchia
vicino al petto mentre Isaac gli era seduto accanto. Avevano iniziato a
parlare
di una festa che si sarebbe tenuta in un locale e Isaac stava
letteralmente
implorando Tommy di andarci «dai andiamo! Sarà
divertente» lo fissò per un po’
, infondo era soltanto un’altra festa come le altre
perché non andarci «ok, ma
se dico andiamocene c’è ne andiamo»
Isaac si alzò e gli tese la mano «allora
andiamo».
Luci
al neon. Fumo. Beat. Corpi sudati ed alcol. Ecco cosa
c’era in quel locale . Ma loro ci erano abituati.
Iniziarono
a ballare, bere, non era molto diverso da ciò che
facevano durante le altre serate ma era un modo per passare il tempo.
Mentre
Isaac ballava con una ragazza Tommy si sedette al bar.
Incominciò a fissare le
persone sulla pista da ballo, mente il suo sguardo scorreva tra la
folla, si
soffermo su un uomo. Mentre lo guardava non si rese neanche conto che
si stesse
avvicinando e non era solo. Quell’ uomo, chiunque fosse, era
di sicuro l’essere
più bello che avesse mai visto. Stava per avvicinarsi quando
vedendo i due
ragazzi spostarsi sulla pista da ballo, si bloccò,
iniziarono a strusciarsi
l’uno contro l’altro. Senza neanche rendersene
conto Tommy si avvicinò ai due,
senza invadere il loro spazio personale, ed iniziò a
ballare. I suoi movimenti
erano lenti e sensuali, chiuse gli occhi e si lascio trasportare dalla
musica,
non aveva idea di cosa stesse facendo, tutto ciò che sapeva
era che voleva
attirare l’attenzione di quell’uomo. Un ragazza
cercò di unirsi a lui ma ignorandola
si spostò, avvicinandosi ad un ragazzo e fu in quel momento
che notò lo sguardo
di quell’uomo posarsi su di lui. Iniziò a muoversi
con più sicurezza e
finalmente ottenne ciò che voleva. L’uomo
abbandonando il suo compagno gli si
avvicinò. Ballarono insieme, ed avere quel corpo
così vicino gli procurava i
brividi. Fu tutto molto veloce, si ritrovò le mani
dell’altro sul fondoschiena
e le sue gli afferrarono i capelli per avvicinarselo. Non aveva mai
baciato un uomo
ma da quando aveva visto lui, era stato tutto ciò che aveva
desiderato. Poteva
avvertire il respiro dell’altro sulle sue labbra, chiuse gli
occhi ma ciò che
voleva non arrivò, li riaprì e si
ritrovò davanti l’altro che rideva. Stava
ridendo di lui. Si voltò per andarsene ma l’altro
gli cinse il busto con un
braccio riportandolo alla posizione di prima e posò una mano
dietro il suo
collo, Tommy si lascio subito andare a quel tocco senza opporre
resistenza
mentre l’altro avvicinando le labbra al suo orecchio,
sussurrò «come sei
accondiscendente» Tommy si voltò a guardarlo negli
occhi, voleva controbattere,
opporsi ma la verità era che quello sconosciuto aveva
ragione. La presa sul suo
busto si allentò e ritornarono a ballare senza staccare gli
occhi l’uno
dall’altro, i loro sguardi erano incatenati un po’
come i loro corpi che si
univano sempre di più. Fini un’ altra canzone e
Tommy diventò impaziente,
voleva quel contato più di ogni altra cosa, così
senza pensarci su più di una
volta poggiò le mani sulle spalle dell’altro e lo
baciò. Se in un primo momento
non ci fu risposta a quel tocco dopo poco avvertì le labbra
dell’altro premere
sulle sue, ma fu sempre lui a fare il primo passo, dischiuse le labbra
e lasciò
che la sua lingua accarezzasse quelle labbra morbide che si schiusero
immediatamente. Fece scorrere le sue mani sul collo dello sconosciuto
fin
dietro la sua nuca, mentre l’altro posò le mani
sui suoi fianchi spingendoselo
contro. Quello che Tommy aveva iniziato divenne un bacio passionale,
sembrava
quasi che ne avessero bisogno per respirare. Quando le loro labbra si
staccarono le loro fronti rimasero unite, mentre avevano gli occhi
chiusi,
potevano percepire il respiro irregolare l’uno
dell’altro. Quello era stato il
bacio più desiderato ed intenso di sempre, per entrambi.
Restarono a ballare.
Poi Tommy lo prese per mano e andò verso la dark room del
locale, nonostante la
musica alta, avvertì la risatina dello sconosciuto. Quando
entrarono non si
sorprese di trovare già coppie impegnate infondo era quello
lo scopo della
camera. Non era mai stato in un poso del genere, non era il tipo da
rapporti
casuali ma quell’uomo era come una calamita per lui. Lo
voleva, questo era
tutto quello che sapeva in quel momento.
Appoggiò
le mani sul suo petto e lo spinse contro il muro.
Iniziò a baciarlo, le labbra poi il mento fino a percorrere
la sua mandibola,
mentre stava per dedicarsi al suo collo, venne allontanato e le
posizioni
ribaltate. Adesso era Tommy ad avere le spalle contro il muro, calde
mani si
insinuarono sotto la sua maglia sfiorandogli i fianchi. Trattenne il
respiro,
nessuno lo aveva mai toccato così e a nessuno aveva mai
permesso di farlo. Le
mani salirono e si posarono sulla sua schiena mentre quelle morbide
labbra che
aveva baciato poco prima iniziarono a torturargli il collo, facendolo
eccitare
ancora di più. Una mano abbandonò la sua schiena
per posarsi sul cavallo dei
suoi pantaloni. Non riuscì al trattenersi dal gemere, un
gemito che confermo la
sua eccitazione ma che fece trasparire anche la sua agitazione.
L’uomo si
scostò da lui per guardarlo negli occhi «non
è la tua prima volta, vero?». Si,
ecco cosa avrebbe dovuto rispondere «cosa? No certo che
no» sperò che non si
notasse l’incertezza nelle sue parole.
«Quanti
anni hai?» ma da quando un uomo, in una dark room,
fa tutte queste domande prima di fare sesso? Pensò Tommy.
«21» mentì «21?»
domandò l’altro capendo che mentiva dal tempo che
aveva impiegato
per rispondere
«20» mentì ancora, impiegando sempre
troppo tempo «20?»
«19» mentì ancora «vuoi
continuare il conto alla rovescia o mi dici la tua
età»
«18» l’altro alzò un
sopracciglio «17, sul serio, ma tra un mese ne
avrò 18»
stavolta non mentì,
«perfetto stavo per molestare un ragazzino, non dovresti tipo
essere in
pizzeria con i tuoi amici»
«non sono un ragazzino e non stavi per molestare nessuno, se
non avessi voluto
ti avrei rifiutato»
«rifiutato? Dolcezza nessuno mi rifiuta, anzi gli uomini
cadono ai miei piedi e
tu piccoletto non fai eccezione, credi che non abbia capito che hai
iniziato a
ballare solo per attirare la mia attenzione, ho deciso di assecondarti
soltanto
perché sembrava divertente ma sei un ragazzino quindi la
cosa finisce qui» si
voltò ed uscì dalla dark room dirigendosi al bar,
seguito da Tommy.
Prese posto su uno sgabello poi un ciuffo biondo dall’altro
lato del bancone
attiro la sua attenzione. Tommy era seduto a bere il suo drink, con lo
sguardo
cerco Isaac tra la folla. Voleva tornare a casa. Lo vide e si
alzò per andare
da lui, mentre si dirigeva verso la pista da ballo, una mano gli
afferrò la
spalla e lo fece voltare. Rimase incantato a fissare quello sguardo per
poi
ritornare in se ed incazzarsi. Che cosa voleva adesso
quell’uomo da lui, era
stato umiliato abbastanza. «Dovresti tornare a
casa» gli disse semplicemente «quello
che faccio non sono affari tuoi» si divincolò
dalla presa di quella mano, per
dirigersi verso Isaac inconsapevole di essere seguito. Isaac parlava
con una
ragazza, diversa da quella con cui l’aveva lasciato, gli si
avvicinò «c’e ne
andiamo?» era più un’affermazione che un
domanda. Isaac salutò la ragazza e
posò il braccio attorno alle spalle del suo amico. Insieme
andarono verso
l’uscita ma quando arrivarono vicino alla porta Isaac venne
spinto via da un
uomo. Quell’ uomo. «Che diavolo fai?»
chiese non capendo perché lo avesse
colpito, «ha solo 17 anni, trovatene un altro per
stasera» Isaac guardò Tommy,
che aveva abbassato lo sguardo, poi guardò il tizio che gli
stava davanti e
scoppiò a ridere. «Piacere sono Isaac»
disse porgendogli la mano, che l’altro
non afferrò «e ho 18 anni, sono il migliore amico
del qui presente Tommy Joe»
aggiunse indicando il biondo «adesso se non ti dispiace noi-
afferrò di nuovo
Tommy per le spalle- usciamo», i due avanzarono verso la
porta e lasciarono
l’uomo lì.
Da
bravo amico Isaac accompagnò Tommy a casa.
«Tommy»
lo
chiamò dopo un po’ che fu uscito
dall’auto, l’altro si voltò
«si?»
«per
stasera
non ti chiedo spiegazioni ma domani, me le devi »
«allora a domani» lo salutò con un cenno
del capo ed entrò in casa.
Era
domenica mattina. Non aveva dormito e non era neanche
stanco.
Continuava a pensare a quegli occhi, quel sorriso, quelle mani, quelle
labbra,
doveva rivederlo e voleva risentire quella presa sul suo corpo.
Bussarono
alla porta, era solo in casa, si alzò dal divano
per aprire e non fu sorpreso di ritrovarsi Isaac davanti.
«Ciao» gli fece segno di entrare, chiuse la porta e
insieme si accomodarono sul
divano.
«Dormito bene?» iniziò il discorso
Isaac, «no»
«perché ? no non rispondere, i miei poteri
telepatici mi dicono che è colpa di
due occhi azzurri» Tommy sprofondò la testa tra i
cuscini «ti prego non chiedermi
niente»
«sono particolarmente buono oggi, quindi non ti chiedo nulla,
solo una cosa» alzò
la testa dai cuscini «Isaac»
lo guardò
implorante
«una» insistette l’altro
«una» acconsentì
«da quando ti piacciono i ragazzi?»
«non mi piacciono i ragazzi … mi piace
lui»
«non ci proverai con me vero? Sarebbe strano»
«non ci proverei mai con te» urlò quasi,
Tommy «che vuoi dire, non sono
attraente, sono sicuro che se fossi gay molti ci proverebbero con
me»
Tommy gli lanciò un cuscino sulla faccia «volevo
dire che tu… sei Isaac, siamo
cresciuti insieme, sei come un fratello per me» Isaac lo
abbracciò
«ma se non fossi tuo fratello mi troveresti sicuramente
attraente, guardami
sono fantastico» si alzò ed improvvisò
una sfilata «fantastico!» commentò
Tommy.
Passarono
la giornata a ridere e scherzare senza toccare
l’argomento “occhi azzurri”.
Poi
da casa di Tommy andarono a casa di Isaac.
«Stasera uscite?» domandò la mamma di
Isaac «si» rispose Tommy «si ?»
domandò Isaac
al suo amico «si» confermò.
«Allora,
ho evitato di metterti in imbarazzo chiedendoti di
quel tipo ma mi hai portato di nuovo in questo locale, il minimo che
puoi fare
è dirmi le tue intenzioni»
«devo rivederlo»
«Rivederlo? Tommy non sai neanche il suo nome e poi cosa ti
fa pensare che sia
in questo locale?»
«non lo so Isaac, non mi era mai capitata una cosa del
genere, tutto quello che
so e che voglio conoscerlo, sapere il suo nome ad esempio»
«e se non è qui ?» Tommy lo
guardò, aveva ragione non sapeva se l’avrebbe
trovato lì dentro ma doveva almeno tentare,
«se non è qui torniamo a casa. Io adesso entro
puoi venire con me o aspettarmi
qui»
«entro, mentre tu cerchi il tuo uomo magari incontro qualche
bella ragazza»
sorrise e Tommy insieme a lui, non solo perché il suo amico
non l'aveva
lasciato entrare da solo ma anche perché aveva appena
definito “occhi azzurri”
il suo uomo.
Entrarono.
Luci al neon. Fumo. Beat. Corpi sudati ed alcol.
Niente di nuovo.
Tommy
lasciò Isaac a vagare per il locale mentre cercava
ciò
per cui era venuto.
Guardò
sulla pista da ballo, niente. Pensò di dover
controllare anche la dark room ma mentre voltò la testa
verso il bar lo vide.
Era lì, seduto insieme allo stesso ragazzo con cui
l’aveva visto ballare e per
un attimo lo invidiò. Si incamminò verso di lui,
quando fu a metà strada per
raggiungerlo, l’altro incontro il suo sguardo.
Si immobilizzò, al centro della pista da ballo, mentre
quello sguardo non
accennava a distogliersi.
Il
locale era pieno ma tutto ciò che vedeva era il modo in
cui i suoi occhi lo infiammavano. Come fuoco
nell’oscurità.
------
Angolino
di Fay : Salve!
Non chiedetemi il senso di ciò che ho scritto,
perchè non lo so neanche io.
GRAZIE a chi ha letto
e chi lascerà una recensione, positiva
o negativa, mi renderà felice :)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Again ***
Again
L’uomo
si incamminò verso di lui, quando fu a qualche passo
da Tommy si fermò, continuando a guardarlo, quegli occhi gli
dissero di
avvicinarsi e lo fece. Appena furono a pochi centimetri di distanza
l’uomo gli
afferrò il viso e lo spinse contro di se per baciarlo, Tommy
appoggiò le mani
sui suoi fianchi e si spinse ancora di più contro di lui. La
musica era
assordante, le persone continuavano a ballare ma a loro sembrava di
essere in
una campana di vetro, che venne frantumata quando, dopo interminabili
minuti,
l’altro si staccò da lui.
«Hai avuto quello per cui sei venuto adesso torna a casa,
domani devi andare a
scuola» senza neanche dare a Tommy il tempo di controbattere
si voltò, non per
tornare al bar, ma per uscire fuori dal locale. Tommy rimase fermo,
iniziava ad
odiare quel tipo, ma con ancora il sapore di quel bacio sulle sue
labbra non
riuscì ad evitare di pensare che ne voleva ancora.
Corse
fuori
dal locale, la strada era piena di persone, ma non vedeva colui che
stava
cercando.
«Nessuno ti ha insegnato a lasciar perdere» disse
qualcuno alle sue spalle, conosceva
quella voce da un giorno, ma non l’avrebbe confusa con
nessun’altra. Si voltò
verso di lui.
«Mi hanno insegnato a lottare per ciò che
voglio» si avvicinò verso quegli
occhi che sembravano richiamarlo, come il canto delle sirene richiama i
marinai.
«Non sempre si ottiene ciò che si vuole e di certo
tu non avrai me» Tommy rise
a quella affermazione, gli prese la mano e lo trascinò in un
vicolo della
strada principale.
Lo spinse contro il muro, proprio come la sera precedente,
posò le mani sul suo
petto e prima di farle scorrere tra i suoi capelli, guardò
le sue labbra che
formarono un mezzo sorriso, poi alzò lo sguardo sui suoi
occhi e sorrise anche
lui, ciò che stava accadendo piaceva ad entrambi. Non
importava se un attimo
prima quell'uomo gli aveva detto che non sarebbe stato suo,
perché in quel
momento, il suo sguardo gli diceva il contrario. Lo baciò.
Riavere quelle
labbra sulle sue fu incredibile, lo fece sentire bene come se fosse
esattamente
nel posto in cui doveva essere. In pace. Felice. Avvenne tutto in modo
così
naturale, le mani avvolsero quelle ciocche nere e quelle
dell’altro si posarono
sui suoi fianchi ed in quel momento si rese conto che gli erano
mancate, non
poteva più farne a meno. Avrebbe lottato per non lasciarle
andare.
Tommy fu il primo a staccarsi da quel bacio, ma non staccò
le mani dal collo
dell’altro e neanche le mani sui suoi fianchi si
allontanarono.
«Qual è il tuo nome?»
«prova ad indovinare»
«e poi sarei io il ragazzino?»
«beh sei venuto fin qui solo per me, solo un ragazzino
innamorato lo farebbe»
«non sono un ragazzino e non sono innamorato, volevo solo
sapere il tuo nome,
non posso continuare a chiamarti “occhi
azzurri”» fu troppo tardi quando si
rese conto di ciò che aveva detto e la risata
dell’altro non tardò ad arrivare
«come mi hai chiamato?»
Cercò di allontanarsi da lui, ma due braccia gli cinsero il
busto.
«È
interessante
come cerchi di scappare per poi ritornare da me o dai miei occhi
azzurri» disse
sottolineando “occhi azzurri.”
«È interessante come tu mi trattenga anche se dici
di non volermi»
«non ho mai detto di non volerti o solo detto che non mi
avrai» disse
carezzandogli una guancia e Tommy non riuscì ad evitare di
andare incontro a
quella mano come un gatto che fa le fusa.
«Mi chiamo Adam -lo
baciò- piacere»
«Tommy -lo baciò- piacere tutto mio»
sorrisero, uno di quei sorrisi sinceri che
si impossessano delle tue labbra senza che tu te ne renda conto.
Adam lasciò la presa su di lui e si allontanò, ma
Tommy subito gli afferrò il
polso con una mano e con sua grande sorpresa, l’altro si
liberò da quella presa
per poi stringergli la mano e intrecciare le dita con le sue.
Osservò le loro
mani e arrossì «mi hai trascinato in un vicolo
buio, spinto contro un muro e
adesso ti imbarazza questo» disse alzando le loro mani per
mostrargliele. Non
rispose, posò solo la fronte sulla sua spalla, non voleva
parlare, voleva solo
perdersi nelle sensazioni che provava quando gli era vicino.
Adam alzò il suo volto e gli diede un altro bacio, prima di
voltarsi e
scomparire tra la folla. Tommy non provò a fermarlo, sapeva
che quando sarebbe
ritornato in quel locale l’avrebbe rivisto. Sapeva che questo
era solo
l’inizio.
Ritornò
verso il locale.
«Hey»
qualcuno gli posò una mano sulla spalla, si girò
«Isaac»
«dove eri finito? ti ho cercato dappertutto e
perchè hai quel sorrisino sulla
faccia, mi hai fatto preoccupare»
«Adam» disse semplicemente
«Adam?»
«già, Adam -posò un braccio sulle
spalle del suo amico- è il suo nome»
sospirò
«sembri proprio una ragazzina innamorata»
«forse, perché lo sono» si staccarono da
quella specie di abbraccio, che
usavano tra di loro, e salirono in auto.
Sulla
strada verso casa Isaac accese la radio e partì I Need
Your Love Tonight di Elvis, Tommy iniziò a cantare,
nonostante fosse stonato, non
smettendo mai di sorridere. Isaac si unì a lui, contento di
vederlo così felice
e spensierato.
Arrivarono
a casa di Tommy e si salutarono.
Aprì
la porta e andò verso le scale per arrivare nella sua
camera
«Tommy, si può sapere dove sei stato tutto il
giorno!?» chiese suo padre
piuttosto arrabbiato,
«da Isaac, sono stanco, vado a letto -salì qualche
gradino prima di voltarsi di
nuovo verso il padre- non mi sono reso conto del tempo che passava,
scusa»
«la prossima volta avvertimi quando rientri tardi, lo sai che
mi preoccupo»
Tommy ritornò a salire le scale, mentre rispondeva
«non preoccuparti sto bene,
benissimo -si corresse- adesso vado a dormire» ma
ciò che fece una volta nella
sua stanza non fu dormire.
Si tolse le scarpe e senza neanche svestirsi, si sdraiò sul
letto. Portò una
mano a sfiorarsi le labbra e sospiro, proprio come una ragazzina
innamorata, pensò,
rise all’idea di essersi appena dato della ragazzina
innamorata, ma era la
verità.
«Adam» rise ancora, era così bello poter
dire quel nome, gli sembrava fatto
apposta per essere pronunciato da lui. Adam, il nome migliore del
mondo, almeno
adesso era così.
Il giorno dopo si sarebbe dovuto svegliare presto per andare a scuola,
ma
dormire era l’ultimo dei suoi pensieri. L’unica
cosa a cui pensava era “occhi
azzurri” e al momento in cui l’avrebbe rivisto.
Giorno
seguente
Correva
per i corridoi della scuola, era in ritardo, come
sempre solo che stavolta aveva un buon motivo. La sera precedente aveva
passato
tutto il tempo a pensare ad Adam e adesso si ritrovava a correre tra i
corridoi
deserti, sperava soltanto che il professore non lo notasse mentre
cercava di
entrare e sedersi senza fare il minimo rumore, poteva fingere di essere
stato
sempre lì, o almeno così credeva «Tommy
Joe Ratliff se crede che non l’abbia
notata si sbaglia di grosso -si voltò nella sua direzione-
la ringrazio per
avermi beato della sua presenza -disse con tono palesemente ironico- la
prego
si sieda e cerchi di prestare attenzione».
Si sedette ma non prestò di certo attenzione, era
già tanto che si fosse
svegliato, prestare attenzione era impossibile soprattutto
perché la sua mente
continuava a pesare ad altro e questo di certo non lo aiutava. Si
alzò il
cappuccio della felpa e posò la testa sul banco.
La
prima ora era terminata. Uscì dalla classe e si diresse
verso il suo armadietto.
Posò i libri e quando chiuse lo sportello si ritrovo Isaac
davanti «dormito
bene? no aspetta so già la risposta, si» Tommy
sorrise, ormai sembrava che non
potesse farne a meno.
Insieme si diressero verso la classe dell’ora successiva.
«Stasera usciamo?»
«Tommy Joe che mi chiede di uscire, sarebbero tre sere
consecutive, oggi
nevicherà!»
«ah ah, allora?»
«tutto ciò che vuoi se il risultato e vederti
sorridere in continuazione, anche
se, sei quasi irritante»
«allora stasera si esce» lo abbracciò
«sei l’amico migliore del mondo»
«non dimenticarlo mai» disse Isaac,
«mai» confermò Tommy.
Entrarono
in classe e come l'ora precedente, Tommy non prestò
molta attenzione. Un solo pensiero gli occupava la mente, Adam.
Quello
sera l'avrebbe rivisto e non sarebbe stata l'ultima.
L'avrebbe rivisto ancora e ancora, di questo ne era sicuro. Adam era
appena
entrato a far parete della sua vita, non sapeva se ci sarebbe rimasto,
ma per
il momento sarebbe andato in quel locale, inoltre, gli aveva detto solo
il suo
nome, doveva sapere anche il suo cognome e molte altre cose, e Tommy
non vedeva
l'ora di scoprirle.
------
Angolino di Fay :
Ho continuato
questa specie di ff senza senso; ho scritto e pubblicato, lo so
che è molto breve ma meglio di niente no? o almeno lo spero.
Ringrazio chi
ha letto ( perchè lo so che qualcuno legge, io posso
vedervi)
inutile dire che sarei felice di sapere cosa ne pensate e soprattutto
se a qualcuno
importerebbe se io decidessi di continuare questa diciamo
"fanfiction" con qualche altro capitolo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Whole Lotta Love ***
Whole Lotta Love
Erano le sei del pomeriggio a Burbank. Tommy era a casa di Isaac, erano
sdraiati sul letto senza fare essenzialmente niente, se non essere
semplicemente in compagna l’uno dell’altro.
La
camera di Isaac era un posto sacro per loro, lì avevano
passato la maggior parte del loro tempo. Proprio in quella stanza,
quando erano
piccoli, avevano finto di essere supereroi. Lì a 13 anni
avevano fatto un
patto, giurandosi amicizia eterna, come avevano visto fare in un film.
Entrambi
ricordavano come, di nascosto dalla madre di Isaac, si erano procurati
un
coltellino. Poi un semplice taglietto su una mano e una semplice
stretta erano
bastate a stringere il patto, per loro era stato molto importante,
nonostante
l’infezione che venne ad Isaac nei giorni successivi. Sempre
in quella stanza,
seduti sul bordo della finestra, avevano fumato la loro prima
sigaretta.
Avevano parlato per la prima volta di ragazze, avevano giocato ai
videogiochi,
avevano passato notti intere svegli a parlare di niente e a volte di
tutto. In
quella stanza c’era il loro passato, i loro ricordi. Era un
po’ come il loro
piccolo mondo, la loro casa, il loro posto sicuro.
Tommy
si alzò dal letto, su cui erano seduti e andò
davanti
allo specchio «credi che dovrei cambiarmi per
stasera?» chiese
«stai scherzando, vero?» rispose ridendo Isaac
«no» disse serio Tommy «non ti
sei mai fatto questa domanda le altre volte che siamo usciti»
gli fece notare
«stavolta è diverso» affermò
Tommy «allora dovresti prendere il vestito da
cerimonia, credo che saresti perfetto» si alzò e
andò verso l’armadio, prese
una papillon e glielo posò sulla testa «che dici?
ti piace? Io credo che ti
stia bene»
«sono
serio» disse gettando il papillon a terra «anche
io»
rise «okay, adesso sono serio -rise- scusa è che
non ti avevo mai visto cosi,
ti conosco da quando sei nato e non ti sei mai comportato
così, sul serio»
«così
come?» chiese «non riesci a smettere di sorridere,
mi
chiedi di uscire e adesso sei qui a pensare a cose stupide come che
vestiti
indossare stasera, è divertente questo nuovo te, quello
depresso era diventato
noioso»
«cosa?
Io non sorrido sempre, oggi si, ma… comunque non ero
depresso»
«si
che lo eri, poi arriva “occhi azzurri” e bam! ci
sono
più arcobaleni in cielo -gesticolò aprendo le
braccia in alto- ricordami di
ringraziarlo» Tommy rise, ancora, per poi sedersi sul letto
«allora, non mi hai
risposto, dovrei cambiarmi?»
«certo,
sembri un barbone e dicendolo sto offendendo i
barboni, forza vestiamo la principessa per il ballo».
Erano
fuori il locale.
Tutte le volte che ci erano andati, avevano dovuto aspettare un
po’ per
entrare, ma quella sera la fila sembrava infinita
«Di questo passo non entreremo mai» si
lamentò Isaac.
Mentre attendevano il loro turno Tommy notò un manifesto
attaccato alla porta principale
«chi è Raja?» chiese, essenzialmente a
nessuno, ma un ragazzo gli rispose « se non
sai chi è Raja, allora perché sei qui? comunque
è una Drag Queen anzi è la Drag
Queen» disse enfatizzando l’articolo LA,
«oh, grazie per l’informazione» si voltò verso il
suo amico «allora vedremo
uno spettacolo stasera» sorrise, Isaac.
Entrarono e chiunque fosse Raja, dovevano ammettere che aveva
richiamato molte
persone, il locale era pieno.
Tommy cercò Adam tra la folla, ma non lo vide,
c’erano molte persone quella
sera, ci avrebbe messo un po’ a trovare quella che gli
interessava, pensò.
Dall’altra
parte del locale, dietro le quinte del
palcoscenico, c’era Adam che cercava di ritracciare il suo
amico Sutan, mentre
il gestore del locale annunciava al pubblico che avrebbe dovuto
attendere per lo
show. Salì sul palco «salve! Sono sicuro che siete
tutti qui per la nostra
stella, ma oggi Raja si esibirà un po’
più tardi -un boato risuono per tutto il
locale- vi prego di essere pazienti » scese dal palco e si
diresse verso i
camerini «Adam! Dove diavolo è Sutan? Se non si
sbriga ad arrivare ci sali tu
sul palco, capito!»
I
minuti passavano e il pubblico diventava sempre più
impaziente.
«Adam, sali, Adesso!»
«aspetta, dagli altri cinque minuti»
«cinque, non uno di più» disse prima di
uscire dal camerino.
Adam si lasciò cadere sul divano del camerino, conosceva
Sutan da molto tempo e
la puntualità non era mai stata una sua caratteristica.
Prese il cellulare per
richiamarlo. Uno squillo, due, tre, quattro, cinque… quando
finalmente
«Adam»
«Sutan, si può sapere dove diavolo sei ?»
«sto arrivando , prendi tempo»
«prendi tempo! E da un’ora che ti stanno
aspettando»
«sono appena sceso dall’aereo, arrivo subito, tu fa
qualcosa»
«aereo?» chiese Adam «ero a Las
Vegas» rispose «perché sei andato a Las
Vegas e
soprattutto perché senza di me?»
«ooh tesoro, ci sono andato per lavoro, ma non preoccuparti
avremo tempo per
farci una vacanza»
«sbrigati ad arrivare, il pubblico è qui per uno
spettacolo» gli ricordò «devo
passare prima a casa a prendere il vestito, perché non li
intrattieni tu» non
gli diede il tempo di rispondere che staccò la chiamata.
Uscì dal camerino.
«Adam! I cinque minuti sono passati, vai sul palco»
gli ordinò il responsabile
del locale «cosa dovrei fare?»
«fa quello che vuoi» disse spingendolo. Una sola
spinta e si ritrovò sul palco,
con il riflettore puntato su di lui.
Guardò
la folla, erano molti, troppi per lui, era agitato,
terrorizzato. Finche non notò una chioma bionda. Lo
guardò, Tommy alzò il viso
e i loro sguardi si incrociarono. Adam si sorprese ancora una volta del
modo in
cui quegli occhi riuscissero a scaldarlo semplicemente guardandolo.
Incredibile
il modo in cui quel piccoletto riuscisse a farsi desiderare
semplicemente
stando fermo. Ricordava la prima volta che l’aveva visto,
ballava per attirare
la sua attenzione, gli era sembrato così bisognoso
d’amore. Poi era ritornato
la sera dopo e adesso era di nuovo lì, la sua insistenza lo
infastidiva ma al
tempo stesso non voleva che smettesse.
Guardò la folla, doveva fare qualcosa, non poteva starsene
sul palco senza far
niente. Guardò di nuovo Tommy, era fermo in un angolino del
locale insieme a
quel suo amico, gli sembrava cosi piccolo, forse era per questo che
quando lo
pensava si ritrovava a chiamarlo piccoletto, perché lui lo
pensava, spesso.
Proprio in quel momento, pensare a lui lo aiutò a capire
cosa fare.
Avrebbe cantato, cantato per il suo piccoletto bisognoso
d’amore.
Disse
al DJ di quale base aveva bisogno e si posiziono al
centro del palco. La
musica
partì ed iniziò a cantare.
You need
coolin, baby, I'm not foolin,
I'm gonna send you
back to schoolin,
Way down inside
honey, you need it,
Lo
cercò con lo sguardo, ma non era più dove
l’aveva visto
prima.
I'm
gonna give you my love,
I'm gonna give you my love
Abbassò
la testa verso le persone che erano in prima fila,
una sola attirò la sua attenzione. Tommy lo stava fissando,
come gli altri, ma
gli unici occhi che percepiva erano i suoi. Continuò a
cantare, non
avvicinandosi mai al suo piccolo fan. Andò da una parte
all’altra del palco,
incantando tutti con la sua voce e i suoi movimenti, sapeva di essere
bravo,
solo che fino a quella sera non aveva mai avuto il coraggio di esibirsi
per
così tante persone. Si avvicinò a Tommy, che era
rimasto lì tutto il tempo
sperando che ciò accadesse. Si abbassò verso di
lui e gli prese il mento con
una due dita per guidarlo ad alzare il volto verso il suo. Gli era
mancato
specchiarsi in quegli occhi, così dolci, pensò.
Way
down
inside, baby
You need love
Shake for me, honey
I wanna be your backdoor man
Cantò
sulle sue labbra, prima di ritornare verso il centro
del palco e concludere la canzone.
Applausi
e ancora applausi. Sorrise, adorava esibirsi e adesso
che lo sapeva non
avrebbe smesso. Andò
verso i camerini. Sutan era lì, seduto sul divano, con un
sorrisino compiaciuto
sul viso «finalmente, se sapevo che bastava fare
più tardi del solito per farti
muovere quel culo da diva che ti ritrovi l’avrei fatto
prima!» si alzò, già vestito
per la sua esibizione «devo dire che speravo in uno
spettacolo diverso, magari
con i miei vestiti di scena» gli disse mentre erano spalla a
spalla «ci avevo
pensato, ma non volevo rubarti la scena, anche se credo di averlo fatto
comunque» sorrise «non montarti la testa baby
carota» disse spingendolo con una
spalla, risero.
«Baby
carota?» Sutan si voltò per vedere il proprietario
di
quella voce, mente Adam era incantato a fissarlo.
Guardò il biondino poi riguardò il suo amico e
gli agitò una mano davanti al
viso «ci sei?» Adam si voltò verso di
lui «eh, si, si» osservò Tommy che stava
ridendo, probabilmente rideva di lui, pensò.
Notò Isaac accanto a lui, che fino a poco fa era stato
completamente
invisibile, un po’ come tutto il resto.
«Sutan questo è Tommy e il suo amico»
concluse così non ricordandosi il nome
«Isaac»
si presentò,
«è un piacere ragazzi e vorrei tanto restare qui a
divertirmi, ma devo fare uno
spettacolo» uscì dal camerino, per rientrarci
subito dopo «che fate non venite
a vedermi ? sono favoloso, fareste meglio ad assistere» fece
l’occhiolino
prendendo Isaac per mano, trascinandolo fuori, che prese la mano di
Tommy che a
sua volta prese quella di Adam.
Sutan
salì sul palco, lasciandoli andare. Si posizionarono
in prima fila. Lo spettacolo era fantastico, Raja lo era, sapeva
esattamente
cosa fare e cosa piaceva al pubblico. Si avvicinò a loro,
come aveva fatto Adam
con Tommy, e invitò Isaac sul palco, che accettò
senza esitazione. Lui adorava
divertirsi, in qualsiasi modo. Lo fece sedere su un cubo al centro del
palco,
continuando il suo spettacolo.
Adam
mise un braccio attorno alla vita di Tommy e insieme
andarono a sedersi al bar, mentre Isaac ballava sul cubo insieme a
Raja.
«Sicuro che non sia gay?» chiese Adam fissandoli
«si» rispose convinto «neanche
bisessuale?» Tommy si alzò dallo sgabello e gli si
mise davanti per coprirgli
la visuale «ti interessa così tanto?»
chiese, un po’ geloso. Adam rise «no»
detto
ciò gli afferrò i fianchi e lo attirò
a se baciandolo, era da tutta la serata,
anzi tutto il giorno, che Tommy non aspettava altro.
Il
biondo posò le mani sulle sue spalle e si stacco per
tornare a sedersi, nonostante volesse continuare a baciarlo
«e così canti»
buttò lì per iniziare un conversazione
«canto e so fare anche tante altre cose»
«interessante» disse fissando le sue labbra
«molto» confermò Adam.
Tommy distolse lo sguardo e fissò le proprie dita che
tamburellavano sul bancone
«mi è piaciuta l’esibizione»
«ovviamente, a tutti è piaciuto Adam
Lambert» disse spalancando le braccia per
mettersi in mostra.
Adam Lambert, pensò Tommy, un nome perfetto come il suo
possessore.
«Sei davvero così sicuro di te stesso?»
Adam rise, sicuro di se, così sembrava
agli altri e ne era felice, non volevo mostrare il suo lato debole a
nessuno
«certo» rispose, «ti va di
ballare?» chiese porgendogli una mano che Tommy
afferrò subito «certo».
Ballarono
per tutta la sera, non perché gli piacesse, era
più che altro una scusa per stare vicino, per toccarsi e per
strusciarsi l’uno
contro l’altro passando inosservati tra la folla. Si
baciarono ancora e ancora,
ormai era un circolo vizioso. Si baciavano. Si staccavano, a volte non
del
tutto, tenendo le fronti ancora unite. Riprendevano fiato. Si
guardavano e poi
tornavano a baciarsi, aumentando di volta in volta la durata di quel
contatto.
A che serviva riprendere fiato, respirare, quando l’unica
cosa di cui sentivano
il bisogno in quel momento era appartenersi. Baciarsi, con dolcezza,
con
violenza, con passione, l’importante era farlo.
-------
Angolino
di Fay : Hello!
Ho cambiato il titolo di questa specie di ff, perchè quello
"vecchio"
riguardava solo il primo capitolo (doveva essere l'unico). Adesso il
titolo è
Stay, perchè... perchè si.
E... niente spero che, nonostante il modo orribile in cui è
scritto, il
capitolo vi sia piaciuto.
Grazie
per aver letto e se vi va recensite :)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Roller Coaster ***
Roller Coaster
Tommy
non era mai stato una persona mattiniera, tutt’altro.
Quei raggi solari che sbucavano dalla tenda della finestra in modo
gentile, che
sembrava quasi non volessero disturbarlo, illuminarono il suo viso e lo
svegliarono. Con ancora la testa sommersa nei cuscini
allungò il braccio sul
comodino, vicino al letto, per cercare il cellulare e guardare che ore
fossero.
Stava per alzare la testa e guardare il display quando qualcosa o
meglio qualcuno
gli saltò addosso «ma che -» venne
interrotto,
«quanto ti ci vuole per vestirti -lo annusò- e
lavarti»
«chi ti ha fatto entrare?» chiese alzandosi e
liberandosi dell’ospite
indesiderato, non si disturba Tommy Joe che dorme,
«forza ! non c’è tempo da perdere, Sutan
è fuori che ci aspetta»
«cosa?»
«Tommy devi muoverti»
«che significa che Sutan è qui fuori? non dovremmo
andare a scuola?».
Isaac scosse la testa abbassandola lievemente, mentre si sedeva sul
letto «scuola?
È domenica e non sono mai andato di domenica a scuola,
quindi muoviti!» disse
spingendolo per farlo alzare dal letto «e Sutan che ci fa
qui?» chiese mentre
si dirigeva verso la porta del bagno «smettila di fare
domande e vestiti, è una
sorpresa» senza ribattere Tommy entrò ne bagno e
ne uscì lavato e vestito.
Ritornò nella sua stanza prese il cellulare e non ebbe il
tempo di fare
nient’altro, Isaac afferrò il suo braccio per
portarlo fuori e fargli scendere
le scale. Erano vicino la porta d’ingresso, pronti ad uscire
«dovrei avvisare
mio padre»
«ci ho pensato io» disse Isaac «che
significa?» chiese con uno sguardo confuso
«significa che non devi fare domande, sta zitto e fidati di
me» gli rispose «fidarmi
di te, l’ultima volta che l’ho fatto-»
venne interrotto «okay, per colpa mia
sei finito nei guai, più di una volta, ma stavolta -sorrise-
fidati ti piacerà».
Tommy chiuse la porta e seguì Isaac fino alla macchina di
Sutan.
«Siamo pronti? > chiese uno Sutan tutto sorridente.
Salirono in auto e per
quanto Tommy cercasse di capire dove erano diretti, gli altri due
fecero finta
di non sentire le sue domande e alzarono il volume della radio al
massimo, «posso
almeno sapere quando vi siete messi d’accordo?»
tentò di ottenere una risposta,
ma tutto ciò che ottenne fu niente, Sutan ed Isaac
continuavano a cantare e a
far finta che lui non ci fosse. Si rassegnò, nessuno di quei
due gli avrebbe
risposto, poggiò le gambe sui sedili posteriori
dell’auto e si addormentò, non
sapeva se il posto in cui stavano andando era distante ma per lui era
sempre
meglio approfittarne quando aveva la possibilità di dormire.
Venne
scosso dalla mano di Isaac «Tommy svegliati! Siamo
arrivati» aprì gli occhi e uscì
dall’auto.
Erano, non lo sapeva dov’erano «posso sapere dove
siamo?» adesso dovevano
rispondergli o almeno lo sperava. Lo presero per mano, come un bambino,
Isaac
quella destra e Sutan quella sinistra e lo portarono fino
all’entrata di un parco
giochi.
«Un parco giochi?»
«un parco giochi» risposero all’unisono
«andiamo» dissero.
Camminarono…
«che ci
facciamo qui? non fraintendetemi, la sorpresa mi è piaciuta,
ma dal vostro
silenzio, mi aspettavo qualcosa di più che il parco
giochi»
«non dovresti trarre conclusioni affrettate» disse
Issac,
«è quella la tua sorpresa bel
principino» Sutan gli prese il viso con una mano
e lo voltò verso Adam, che era poco distante da loro, seduto
su una panchina.
Sorrise, quella si che era una sorpresa. Andarono verso di lui e appena
Adam li
notò fu sorpreso, neanche lui sapeva di Tommy
«Sutan, che ci fanno loro qui?»
domandò al suo amico «visto che ieri mi hai tenuto
sveglio fino alle quattro
del mattino parlandomi di questo biondino, pensavo che ti sarebbe
piaciuto
rivederlo»
«tu cosa?» chiese Tommy, aveva passato la notte a
parlare di lui, non riuscì ad
evitare di sorridere ,
«non starlo a sentire, non è vero»
guardò Adam e per la prima volta da quando
lo conosceva, poteva dire di vederlo arrossire, Adam Lambert che
arrossiva era
bellissimo, pensò.
«Si che è vero» insistette Sutan,
«tu non eri mio amico?» gli sussurrò
Adam
sperando di riuscire a fargli chiudere la bocca,
«è per questo che ho portato qui il piccoletto,
divertitevi» gli diede una
pacca sulla spalla «già divertiti» disse
Isaac, mentre si allontanava con Sutan,
«dove andate?» chiese Tommy «non possiamo
mica restare con voi» detto questo si
allontanarono e li lasciarono soli.
Restarono
fermi a guardarsi. Tommy abbassò la testa
osservando la punta delle sue scarpe, i cappelli gli ricadevano sul
viso,
coprendoglielo e Adam fu tentato di avvicinarsi e scostarglieli, ma non
lo
fece, si limitò a rompere quel silenzio
«Ci hanno incastrati» disse sembrando seccato dalla
situazione. Almeno a Tommy
così sembrava «puoi andartene se vuoi»
non voleva che se ne andasse ma per il
tono con cui aveva parlato sembrava, davvero, che fosse dispiaciuto di
essere
li con lui.
Questo pensiero lo rattristì, possibile che la sua compagna
fosse così
scocciante?
«Non posso lasciarti da solo» di nuovo quel tono.
Quell’uomo era impossibile,
quando era con lui, un attimo prima sorrideva felice di vederlo e
quello dopo
non riusciva a sopportarlo. Distolse lo sguardo dal suo. Li avevano
portati in
un parco giochi e facendo vagare lo sguardo, per non guardare Adam,
finì a
fissare le montagne russe. Pensò, che con lui era proprio
come su una montagna
russa, sei giù poi vai in alto e poi di nuovo in basso.
Perché doveva sempre fingere, perché fingeva, che
la presenza di Tommy non gli
piacesse.
Se non gli piaceva poteva andarsene, «si che puoi»
si girò e andò a sedersi
sulla panchina e come aveva pensato, Adam lo seguì.
«Non si lasciano i ragazzini da soli, potrebbero cacciarsi
nei guai» adesso
basta, pensò Tommy.
Non lo sopportava, si alzò e camminò a passo
veloce, verso un direzione,
qualsiasi, l’importante era andarsene.
Ma come ogni volta che scappava da Adam, lui lo afferrava per
riportarlo
indietro «dove vai?» disse con la mano salda sul
polso di Tommy, «mi hai
stancato» rispose, «cosa?» chiese confuso
l’altro, «dovresti deciderti, mi vuoi
qui o no, perché davvero starti dietro diventa
stancante» Adam lasciò la presa
sul suo polso, lo guardò per un po’ , Tommy stava
per voltarsi ed andarsene
quando un braccio gli avvolse la vita. Adam lo attirò a se
«ti voglio qui» avvicinò
il viso al suo, stava per baciarlo «e se io non ti volessi
più» gli sussurrò,
con la voce indebolita dal desiderio di unire le sue labbra con quelle
dell’altro, voltò la testa di lato. Adam
afferrò il suo viso con una mano e lo
riportò verso il suo «impossibile» lo
baciò. Tommy ricambiò il bacio,
approfondendolo e lasciando che le loro lingue si incontrassero e
soddisfacessero
il loro desiderio di unirsi e diventare un'unica cosa,
perché Adam aveva
ragione era impossibile che non lo volesse. Gli erano mancate quelle
labbra,
gli era mancato sentire il suo corpo così vicino e gli erano
mancate le sue
mani che lo toccavano.
Adam fu il primo a staccarsi, lasciò la presa sul suo corpo,
lasciandolo libero.
«Vieni» gli porse la mano, l’altro
esitò, ma soltanto per orgoglio, poi
l’afferrò, perchè
l’attrazione era più forte dell’orgoglio.
Camminavano
mano nella mano, come due fidanzatini, pensarono
Isaac e Sutan che li osservavano, da lontano, ridendo. Erano
soddisfatti del
risultato del loro piano.
Passarono
davanti ad uno stand, uno di quelli in cui lo
scopo del gioco è colpire una lattina per vincere. Ma Tommy
era troppo
impegnato a guardare le loro mani e a ringraziare mentalmente Isaac e
Sutan per
accorgersi che Adam aveva pagato per giocare.
«Vuoi provare?» disse porgendogli la pistola,
«si» Tommy la prese e sparò i
primi colpi, che mancarono il bersaglio.
L’altro rise, «prova tu» gli tese la
pistola, «possiamo provare insieme» non
era stata formulata come una domanda ma Tommy rispose
«okay» si rimise in
posizione e prese la mira, che era sbagliata «sicuro che non
ti servano degli
occhiali?» rise.
Adam si posiziono dietro di lui, il suo petto aderiva perfettamente con
la
schiena dell’altro, posò le mai sulle sue e
insieme impugnarono la pistola «così»
sussurrò facendo rabbrividire Tommy che percepì
il suo respiro sul collo «sei
pronto?» annuì, perchè parlare era
fuori discussione in quel momento.
Un colpo. Centrarono il bersaglio «potete scegliere il vostro
premio».
Adam alzò un braccio per chiedere un pupazzo, ma Tommy lo
fermò, abbassandolo,
per indicare un microfono finto ricoperto di brillantini, gli fu
consegnato e
lo prese «per il mio cantante preferito» sorrise
porgendolo ad Adam, che
sorrise insieme al lui.
Adam
riprese
la sua mano e tornò a camminare verso un altro
intrattenimento.
Guardò Tommy che sorrideva, non riusciva a fare altro,
pensò che era davvero
bello mentre sorrideva, anzi era sempre bello.
«Non sei così fastidioso come pensavo»
gli disse, «e quando l’hai pensato? la
prima volta che mi hai baciato, la seconda o tutte quelle dopo,
perché non mi
sembravi infastidito mentre lo facevi» Adam sorrise, quel
ragazzino gli piaceva
sempre di più.
«È
la prima
volta che ci vediamo alla luce del giorno, allora i miei
“occhi azzurri” sono
più luminosi?» avvicinò il viso al suo,
sbattendo le palpebre, lui era luminoso
sempre, pensò Tommy, ma non lo disse, era già
abbastanza presuntuoso di suo.
«Non c’è differenza» Adam
sorrise avvicinò le labbra al suo orecchio «invece
i
tuoi occhi sono più radiosi di giorno, ma preferisco vederti
di sera, posso
toccarti senza essere osservato da tutti»
sussurrò, per poi incamminarsi, da
solo, verso la biglietteria della ruota panoramica, lasciando Tommy ad
arrossire.
«Non vieni?» disse Adam sventolando i biglietti.
Tommy osservò la ruota, era
alta. Andò verso di lui, cercando di rilassarsi,
l’idea di salire su una ruota
panoramica così alta lo agitava, parecchio. Ma era
un’altra cosa che non
avrebbe detto, non voleva sembrare un ragazzino.
Tommy passò accanto ad Adam ed entrò nella
cabina, seguito da lui che chiuse lo
sportello.
La cabina era formata da due sedili, a due posti, uno di fronte
all’altro.
Adam si mise seduto e Tommy usò l’altro sedile.
Era già abbastanza agitato, la
sua vicinanza non l’avrebbe aiutato.
«Hai
perso la lingua?» Adam si spostò sedendosi accanto
a
lui, «no» rispose con voce tremante, la ruota stava
salendo, erano quasi giunti
sul punto più alto. «Non avrai paura,
vero?» chiese ridendo, «no»
mentì, un
attimo dopo averlo detto la ruota si bloccò, a causa di un
blackout. Li sul
punto più alto. La prima cosa che fece Tommy fu portarsi le
gambe al petto e
stringerle, iniziando a respirare affannosamente
«a-aiutami». Adam avvolse un
braccio attorno alle sue spalle e incominciò ad
accarezzargli la schiena «non
preoccuparti, va tutto bene, calmati» cercò di
rassicurarlo, infondo non c’era
niente di cui preoccuparsi.
Tommy si strinse di più a lui «come
faccio?» riprese a respirare normalmente.
Parlare lo aiutava e questo non sfuggi ad Adam «parla con me,
chiedimi
qualcosa?» sperava di distrarlo,
Tommy ci penso su prima fi parlare «passi la notte al
telefono a parlare di me?»
quella domanda gli ronzava nella testa, da quando aveva sentito Sutan
dirlo.
Adam sorrise, nonostante fosse in un pessimo stato, rannicchiato tra le
sue
braccia, tremante e impaurito, riusciva a porgli l’unica
domanda alla quale non
voleva rispondere, ma doveva farlo «forse» disse,
continuando ad accarezzarlo
«forse?» chiese alzando il viso verso il suo. Aveva
smesso di tremare «forse» ripete
prima di guardarlo, passando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra,
sorrise
e lo baciò. Tommy si spinse ancora di più verso
di lui, ricambiando il bacio
come se ne avesse bisogno, perché in quel momento ne aveva
davvero bisogno.
------
Angolino di Fay: Salve!
Allora…
com’è questo capitolo da 1 a 10? (lo so che volete
rispondere tutti 0…
pazienza)
Ringrazio le
persone che stanno seguendo la storia, siete magnifiche!
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto, nonostante il modo in cui è
scritto, gli
errori e bla bla bla … sempre la stessa cosa. Lo sapete no?
Non ho mai detto di
essere brava (siete stati avvisati).
Grazie per
aver letto e fatemi sapere cosa ne pensate … pleassse *-*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Hurricane ***
Salve!
(si sono anche qua sopra)
Volevo dirvi che questo capitolo non mi piace (anche se niente di
quello che
scrivo mi convince...ma lasciamo stare questo discorso)
Allora...in tutte le storie c'è un parte in cui le cose
iniziano ad andare
male........ ma quando io scrivo di Adam e Tommy riesco solo a
immaginarli
felici e l'uno perdutamente innamorato dell'altro (circondati da
unicorni, arcobaleni,
stelline e fuochi d'artificio), quindi non credo che questo capitolo
sia venuto
bene (anche gli altri non sono venuti bene, ma questo di
più).
Adesso basta, non dico più niente altrimenti vi svelo cosa
ho scritto nel
capitolo (se non si è già capito).
Buona lettura, anche se ne dubito visto che ciò
che
leggerete è scritto da me.
------
Hurricane
La
ruota era ferma da più di venti minuti e Tommy aveva
ripreso a tremare.
«devi
calmarti, non succederà niente» Adam continuava a
tenerlo tra le braccia, mentre Tommy alzava la testa dal suo petto a
ogni
minimo rumore.
«Come faccio a calmarmi, siamo chiusi in questa cabina, fermi
sul punto più
alto» precisò,
Adam non amava ricevere delle domande, ma se quello era
l’unico modo per
distrarlo «continua a parlarmi, forza chiedimi tutto quello
che vuoi sapere» si
pentì subito di averlo detto, ma ormai non poteva tirarsi
indietro.
Tommy sorrise «ti ho già fatto una
domanda» disse,
«ed io ti ho già risposto, fanne
un’altra»
«quella non era una risposta» insistette,
«si invece» controbatté Adam,
«“forse” non è una
risposta» gli fece notare Tommy,
«baciarti è stata una risposta»
precisò Adam, «quindi la risposta è che
hai
passato la notte a parlare di me» concluse Tommy,
«ragazzino egocentrico che
non sei altro, la notte ho di meglio da fare che pensare a
te» «Sutan ha detto
che-» venne interrotto, ma non da Adam, la ruota panoramica
aveva ripreso a
funzionare.
Con sua grande sorpresa, non gli importava più, era
più importante far
ammettere ad Adam che aveva pensato a lui.
«Siamo salvi sei felice?» cercò di
distrarlo, ma non era così facile distrarre Tommy
dal suo intento,
«Sarei più felice di sapere cosa dici di me al
telefono»
Adam scostò il corpo di Tommy dal suo e si alzò
all’interno della cabina, che iniziava
ad andare verso il basso,
«stai ritornando a essere fastidioso»
«stai cercando di farmi arrabbiare per cambiare discorso?
Perché non funziona» anche
Tommy si alzò, la ruota andava sempre più in
basso e lui ritornava a sentirsi a
proprio agio, si avvicinò ad Adam che era vicino allo
sportello, pronto ad
uscire, come se quella cabina fosse diventa troppo stretta.
Posò le mani sui suoi fianchi , non ne era sicuro, ma gli
sembrava di averlo
sentito sussultare, cercò di non pensarci e
appoggiò il mento sulla sua spalla
«allora?»
«okay… ho parlato con Sutan al telefono e potrei
aver parlato anche di te»
«questa risposta sembra un altro “forse”
ma non preoccuparti me la farò bastare
-sorrise maliziosamente- ho capito, non vuoi dirmi cosa hai detto
perché hai
parlato delle cose perverse che mi faresti, è comprensibile,
ogni volta che mi
spingi contro di te sembra che tu voglia farci diventare una persona
sola» glielo
sussurrò nell’orecchio come se fosse un segreto.
Il loro piccolo segreto. Adam arrossì
e appena le porte si aprirono uscì, liberandosi dalla
stretta di Tommy,
sperando che le sue guance ritornassero ad un colore naturale, ma ne
dubitava
poiché ne avvertiva il calore. Ed era strano, quel
piccoletto lo rendeva strano.
Tommy
uscì con lui e gli prese la mano, ricominciando a
camminare «scappi via?»,
«no» alzò il viso e se ne
pentì subito, perché quel sorrisetto sul volto di
Tommy significava una sola cosa, era stato scoperto,
«stai arrossendo?» Tommy si fermò,
facendo fermare anche lui, voleva godersela
quella scena,
«da quando si sono invertiti i ruoli?» chiese Adam,
«quali ruoli?»
«eri tu la ragazzina innamorata che arrossisce non
io» disse mentre le sue
guance ritornavano alla propria temperatura,
«ti sei appenda dato della ragazzina innamorata»
Adam non doveva arrossire, non
voleva, ma non riusciva a controllarsi,
«no, ho detto che tu lo e sei» cercò di
ristabilire la situazione,
«ma hai anche detto che si sono invertiti i ruoli»
gli ricordò Tommy,
«fa finta che non abbia parlato» non era una
preghiera, era un ordine, doveva
dimenticare quello che gli aveva detto.
Tommy rise «ma l’hai detto»
«me lo rinfaccerai per molto» disse, odiava quando
le persone notavano le sue
debolezze, perché si, per lui arrossire era una debolezza.
Significava che
qualcuno era in grado di tenergli testa o meglio, che era in grado di
fare il
suo stesso gioco.
«Dipende, ci vedremo per molto?» chiese Tommy, non
smettendo di ridere.
Adam pensò che stesse ridendo di lui, ma in
realtà rideva perché sperava di rivederlo
«mi stai sempre intorno, è difficile non
vederti?» disse, con quanta più
indifferenza potesse fingere in quel momento.
Il sorriso di Tommy svanì e la sua mano lasciò
quella dell’altro «perché fai
cosi? devi sempre dire qualcosa per rovinare
l’atmosfera» disse, quasi
esasperato dal ripetersi di quella situazione, «quale
atmosfera?» chiese
sembrando davvero confuso, ma in realtà sapeva di aver
rovinato un bel momento,
almeno dal punto di vista di Tommy «sei un idiota, ti avevo
detto di andartene,
ma sei rimasto e avevo pensato che…» non
terminò la frase «che?» lo
incitò Adam.
«Che forse ti interessa di me, ma poi sembra che tu sia quasi
infastidito dalla
mia presenza» continuò Tommy,
«ti conosco da tre giorni non so niente di te, non posso
voler passare il mio
tempo con te o comportarmi con un ragazzino innamorato» il
tono di voce con qui
lo disse era sicuro, deciso, ma nella sua mente una domanda si
ripeteva. Da tre
giorni poteva già essersi innamorato di quel ragazzo? Quel
ragazzo che si era
insinuato nei suoi pensieri e non voleva uscirci. Quel ragazzo che
nonostante
venisse respinto, non perdeva l’interesse per lui, quel
ragazzo che l’aveva
tenuto sveglio tutta la notte pensando a come sarebbe stato rivederlo.
Arrivo alla
conclusione che, si, poteva essersi innamorato, perché era
successo. Ma non lo
avrebbe detto, innamorarsi non era nei suoi piani, Tommy non era nei
suoi
piani. Aveva paura.
Doveva solo stargli lontano e dimenticarlo. Tutto sarebbe tornato come
prima.
«Puoi
continuare a dire ciò che vuoi, ma i tuoi gesti dicono
sempre il contrario delle tue parole. Dovresti chiarirti le
idee» se Adam
sembrava sicuro di ciò che diceva, Tommy lo era davvero,
«se non ti piace come
sono fatto, dovresti andartene» disse Adam.
«Vuoi che me ne vada?»
«voglio solo essere lasciato in pace» rispose,
voleva che Tommy se ne andasse
il più lontano possibile. Voleva ritornare ad essere il
solito Adam, quello
egocentrico, che la notte la passa per locali e non al telefono a
parlare di un
ragazzino. Adam, quello che si preoccupa solo di se stesso e di Sutan.
Adam,
quello che non perdere tempo per l’amore, perché
l’amore non è importante,
l’amore delude e basta.
La faccia di Tommy mentre aveva pronunciato quelle parole gli
provocò un dolore
al petto, era triste a causa sua. Pensò, che qualche ora
prima l’aveva tenuto
per mano, guardandolo sorridere e adesso. Adesso non era tempo di
ridere, era
il momento di dirsi addio. Aveva bisogno che lui gli dicesse addio, per
fargli
capire che non voleva più vederlo.
Tommy si voltò, dandogli le spalle «ciao,
Adam» mentre lo disse non lo guardò
negli occhi, perché avrebbe visto i suoi che iniziavano a
diventare lucidi. Non
gli disse addio, semplicemente perché non voleva pensare che
quello fosse un
addio. Non poteva esserlo. Non importava se Adam continuava a negare
ciò che
provava, lui lo sapeva, sapeva che anche il suo cuore batteva
più forte quando
erano insieme.
Era
vero, erano passati solo tre giorni da quando si erano
incontrati, ma nessuno aveva stabilito il tempo che bisognava impiegare
per
innamorarsi. L’amore non ha dei tempi specifici. Accade e
basta. Puoi
innamorarti con una semplicità inspiegabile, basta uno
sguardo, un sorriso, un
voce. Pensi che non sia possibile, perchè non puoi
innamorarti di una voce o di
uno sguardo, ma accade. Ti ritrovi in un uragano di emozioni, che non
sai
spiegare, vorresti uscirne ma allo stesso tempo vorresti rimanerci
dentro in
eterno. Perché l’amore è
così, fa paura ma vale sempre la pena di essere
vissuto. Tommy lo sapeva e non si sarebbe arreso, perché lui
era innamorato di
Adam dalla prima volta che l’aveva visto, la prima volta che
aveva ascoltato la
sua voce, se ne era innamorato ogni secondo di più. Non
sapeva come era
possibile, ma non si sarebbe tirato indietro. Stava soltanto dando ad
Adam il
tempo per capire che ormai erano dentro l’uragano, insieme.
Tommy continuò a camminare allontanandosi sempre di
più da Adam che stavolta
non l’avrebbe fermato.
«Tommy»
si immobilizzò, aveva sperato che quella fosse la sua
voce ma non lo era, «fermati» Isaac lo raggiunse,
«si può sapere cosa è
successo?»
«Adam è un’idiota» rispose
«non ne parliamo okay, voglio solo andare a casa»,
«okay, Sutan mi ha dato le chiavi della sua macchina, vieni
è da questa parte»
disse posando un braccio sulle spalle di Tommy e portandolo verso
l’auto. «Se
Sutan ti ha prestato l’auto loro come tornano a
casa?»,
«con la macchina di Adam, domani Sutan viene da te a
riprendersi la sua ,
quindi guidi tu».
Salirono in auto e la prima cosa che fece Tommy fu accendere la radio,
Isaac
capì che non voleva parlare di ciò che era
successo e lasciò stare. Quando,
Tommy accostò l’auto per far scendere Isaac, lui
non lo fece «sono solo le
quattro e non abbiamo ancora pranzato, perché non andiamo al
McDonald’s e
vediamo chi riesce a mangiare più schifezze»
propose, Isaac cercando di farlo
svagare,
«ritira ciò che hai detto, al McDonald’s
non servono schifezze e poi lo sai che
nessuno può battermi»
«c’è sempre una prima volta e questa
sarà la prima volta che verrai battuto,
metti in moto e andiamo».
Tommy accese il motore e ripartì, Isaac era il suo migliore
amico e la sua
fonte di distrazione, era sempre capace di distrarlo, in qualunque caso
e da
qualsiasi cosa. Anche da Adam o almeno un po’ ci riusciva.
Mentre loro erano diretti verso il McDonald’s, Sutan e Adam
erano appena
rientrati a casa.
Entrarono
e Sutan spinse Adam sul divano, sedendosi accanto
a lui «adesso mi spieghi» non era una domanda, era
un ordine.
«Che devo spiegarti ?» disse Adam,
«spiegami, anzi no, illuminami sul perché hai
lasciato che quel piccoletto se
ne andasse, credevo ti piacesse, anzi ne ero sicuro e lo sai
perché? Perché
quando lo vedi ti brillano gli occhi, quindi spiegami»
ordinò di nuovo Sutan.
Adam si rassegnò, il suo amico non avrebbe accettato un "non
ne
parliamo" come risposta, «sono passati solo tre giorni-
» fu interrotto,
«Adam ti prego, hai avuto relazioni che sono durate tre
giorni e dicevi di essere
innamorato dopo un’ora»
«e guarda come sono finite»
«è per questo? hai paura, Adam andiamo, ti sei
fidato di quei tipi e certi
erano degli idioti, ma non vuoi fidarti di Tommy»
«Sutan, sarà come le altre volte, anzi stavolta
sarà anche peggio, perchè lui
ha diciassette anni»
«è per questo che vuoi tirarti indietro, hai paura
ed è normale, ma non tirarti
indietro Adam, vivi ciò che provi, fallo e basta, me
l’hai detto tu che non fai
altro che pensare a lui» disse ricordandogli che aveva
passato tutta la notte a
parlare di Tommy e di come non riuscisse a togliersi dalla mente i suoi
occhi,
il suo sorriso, i suoi baci, la sua voce, il suo modo di essere
innocente e il
suo modo di essere così sicuro di quello che voleva, lo
invidiava per questo.
Alzò la testa, che aveva tenuto tra le mani fin ora e
guardò Sutan.
«Ho capito, credimi, lo so che quel piccoletto mi
è entrato nella testa, ma se
ci provo e poi va male»
Sutan gli prese le mani, continuando a guardarlo «hai capito?
Allora perché
sbagli ancora, quel piccoletto non ti è entrato nella testa
ma nel cuore e se
va male, rimarrai ferito e avrai collezionato un’altra
delusione ma almeno ci
avrai provato»
«non posso semplicemente farlo uscire dalla mia
testa?»
«no, non puoi, quindi rimetti le cose a posto, non
è successo niente di grave,
niente che un tuo bacio non possa fargli dimenticare»
«ormai non vorrà più parlarmi»
«scherzi vero? Se a te brillano gli occhi quando lo vedi, a
lui diventano a
forma di cuoricino» Adam rise, quindi non si era illuso, il
modo in cui Tommy
lo guardava non era un’illusione. Si alzò dal
divano e guardò Sutan «che devo
fare?» chiese sperando che il suo amico avesse una risposta.
Sutan si alzò, camminando verso la cucina e si
fermò davanti alla porta, per
poi voltarsi verso Adam «adesso pranziamo e poi andiamo al
locale, stasera ho
un’esibizione e anche tu, poi domani andrai a prendere la mia
macchina che
guarda caso è a casa di Tommy, non sprecare
l’occasione» gli disse ammiccando,
«non posso andare a casa sua, se ci sono i suoi
genitori?»
«hai paura di mamma e papà? Credevo fossi un
uomo»
«non posso presentarmi li, così, se dovesse aprire
sua madre o peggio suo
padre»
«non vuoi andarci, allora ci vado io vestito da
Raja»
«okay, ci vado, ma se succede qualcosa è colpa
tua»
«cosa dovrebbe succedere, devi solo parlare con un
ragazzo»
«chi ha detto che vado lì per parlare»
Adam sorrise,
«ecco il mio ragazzo, così ti voglio, adesso
mangiamo che muoio di fame» Sutan
entrò in cucina e come ogni sera cercò di
preparare qualcosa di commestibile.
Cenarono e poi si prepararono per la serata che li attendeva. Raja
aveva
un’esibizione e anche Adam, solo che stavolta non ci
sarebbero stati gli occhi
di Tommy a guardarlo e a rassicurarlo. Aveva avuto paura, ed era
comprensibile,
sperava solo che Tommy fosse disposto a dargli un’altra
possibilità, ma infondo
sapeva che Tommy lo stava aspettando e che lui era stato
l’unico a essersi
posto degli ostacoli. Per il momento non gli restava che prepararsi per
l’esibizione, perché adorava cantare e l'avrebbe
fatto anche se il suo piccolo
fan non era lì per guardarlo. Dopo sarebbe tornato a casa,
perché non aveva
senso restare nel locale se la persona che voleva non c’era,
si sarebbe
infilato nel letto e il giorno dopo sarebbe andato da Tommy.
Perché era
esattamente ciò che voleva fare. Erano passati solo tre
giorni, ma quel
piccoletto era riuscito a rubargli il cuore con un semplice sguardo,
non si
sarebbe tirato indietro, non più.
--------
Angolino di Fay: Hola!
Allora...credo che questo sia il capitolo peggiore che io
abbia mai scritto,
nonostante questo, c'è un pezzettino piccolo piccolo che mi
piace, ed è questo
pezzo che da il titolo al capitolo. Perdonatemi per gli errori,
perchè
sicuramente ci sono, spero che il capitolo vi sia piaciuto comunque.
Fatemi
sapere che ve ne pare *-* potete anche dirmi che è orribile.
Grazie a chi ha
letto e un GRAZIE speciale alle ragazze che stanno recensendo ogni
capitolo,
siete la mia gioia.
P.S. Io e il
codice html stiamo provando ad andare
d'accordo, ma la vedo difficile.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** I Missed You ***
I missed you
Salve
gente, eccomi qui, ancora (mi dispiace).
Doveva essere una OS e invece eccoci qui con il capitolo numero 6, mi
sono
divertita a scriverlo, spero che faccia sorridere anche voi.
Buona lettura.~
-----
I
Missed You
Tommy era seduto sui gradini all’entrata della scuola,
stranamente era arrivato
in orario per le lezioni. Anzi era in anticipo, forse perché
non aveva dormito,
se non dormi non devi preoccuparti di svegliarti. Aveva le cuffie
collegate
all’iPod e non sentì arrivare Isaac, che lo
salutava.
Finche non gli diede un colpetto dietro la testa per farlo voltare
«hey»
«chi sei tu? E cosa ne hai fatto del mio amico? Di la
verità sei un alieno»
«ma che stai dicendo?»
«sei fuori scuola che aspetti di entrare, di solito arrivi
quando siamo già
tutti dentro, seduti, ad ascoltare la lezione, quindi dimmi chi sei e
cosa ne
hai fatto di Tommy?»
«ah, ah, ah, divertente, diciamo che volevo provare il
brivido di arrivare
puntuale» ci scherzò.
Entrarono e insieme
posarono i libri nell’armadietto, anche
se, Tommy non aveva quasi niente con se. Si diressero verso la classe
di
letteratura e presero posto.
«Tommy Joe Ratliff è già qui o sto
sognando?» disse con tono, veramente
sorpreso il professore. Tommy, non rispose, si limitò ad
annuire e ha fare un
finto sorriso. L’ora non fu molto noiosa, almeno, non quanto
lui si aspettasse,
fu quasi dispiaciuto di dover lasciare quella classe per andare in
quella di
chimica.
Mentre era pronto ad uscire, il professore lo chiamò
posandogli una mano sulla
spalla, facendolo voltare verso di se. «I tuoi voti sono
pessimi, ma non
irrecuperabili, ti do la possibilità di riscattarti. Domani
portami una
relazione su questo libro, è un compito extra, per farti
recuperare. È un libro
molto facile, quindi non copiare da internet, cerca di essere
originale, puoi
citarmi anche qualche frase. L’importante è che
sia tu a farlo, mi raccomando
non deludermi» gli disse, prima di porgergli il libro. Tommy
lo guardò e lesse
il titolo “Romeo e Giulietta”, lo prese e poi
ritornò a guardare il professore
«grazie»,
«non ringraziarmi, svolgi bene il compito»
«certo, a domani» sorrise e poi voltandosi
uscì dall’aula.
Il
resto delle lezioni furono una noia, ma non fu solo
questo a distogliere la sua attenzione. La sua mente era completamente
impegnata da un solo pensiero. Adam. Lo odiava, o almeno in quel
momento,
pensare di odiarlo gli premetteva di illudersi che non gli importasse,
ma era
inutile perché infondo sapeva di non provare odio per Adam.
Amore? Forse lo era. Non ne era sicuro, non sapeva se ciò
che provava poteva
definirsi amore. Se gli avessero chiesto di spiegare ciò che
provava, avrebbe
detto … desidero. Perché l’unica cosa
di cui era totalmente sicuro, era che lui
desiderava Adam, ma non un semplice desiderio fisico, neanche sessuale,
a lui
bastava averlo vicino, essere sfiorato. Le sensazioni che provava
quando
accadeva, erano inspiegabili, ma era sicuro di averne bisogno. Lo
facevano
sentire bene. Felice. Nel breve tempo di una carezza, un abbraccio, si
sentiva
bene, sentiva di essere finalmente nel posto giusto, lì,
sotto il tocco di
Adam. Desiderava ascoltare la sua voce, bearsi del suo canto.
Desiderava anche
poterlo solo guardare.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per non essere seduto su un sedia scomoda,
ad
ascoltare un professore a cui non prestava attenzione, per essere con
Adam.
Adam, Adam, Adam, questo nome non faceva che ripetersi nella sua mente,
gli
sembrava di impazzire. Era rimasto sveglio tutta la notte a pensarlo,
fissando
la porta e pensando di andare al locale per cercarlo, ma alla fine
aveva deciso
di restare a casa. Non poteva sempre essere lui a fare il primo passo.
Era
andato da lui tutte le sere, ormai solo uno stupido non si sarebbe
accorto che
a lui importava molto di Adam. Non gli restava che aspettare, per
vedere se
anche ad Adam importava di lui.
Quel
giorno Isaac era impegnato con la scuola, diversamente
da lui, il suo amico faceva parte del comitato studentesco ed era
incaricato
dell’organizzazione del ballo studentesco insieme ad altri
ragazzi. Al termine
delle lezioni, andò a casa da solo. La sua casa non distava
tanto dalla scuola
e non impiegò molto ad arrivarci.
«Sono
a casa!» annunciò, senza sapere se suo padre fosse
in
casa, poiché la maggior parte delle volte era impegnato in
ospedale. Era un
medico e trascorreva molto più tempo lì che a
casa con suo figlio, ma non per
questo era un cattivo padre. Dopo la morte della madre, che era
avvenuto quando
Tommy aveva 14 anni, erano rimasti soli e suo padre si era diviso in
quattro
per non fargli mancare niente. Era stato assente, loro non facevano
chiacchierate
padre figlio o commentavano le partite di baseball ma Tommy comprendeva
e
capiva che se il padre lavorava 24 ore su 24, era solo per non fargli
mancare
niente. Se solo avesse saputo che la cosa di cui Tommy aveva
più bisogno era la
sua presenza, ma ormai non importava, ci era abituato e poi aveva
sempre avuto
Isaac vicino, era cresciuto tra la sua casa e la casa del suo amico.
Non poteva
dire di aver avuto un’infanzia difficile, c’erano
persone che vivevano
situazioni peggiori della sua, forse era per questo che si era
adattato, il
modo in cui viveva non era male, a lui stava bene.
«Tommy»
la voce di suo padre lo accolse e ne rimase
sorpreso, ma non fece in tempo a chiedergli come mai fosse ancora a
casa che lo
informò di dover andare in ospedale per
un’emergenza «mi dispiace, cercherò di
liberarmi presto, per passare un po’ di tempo
insieme» non si sorprese delle
parole del padre, erano le solite, diceva questo ogni volta che usciva,
ma alla
fine tornava sempre verso la sera, se non più tardi.
«Okay, non preoccuparti per me» lo
rassicurò.
Suo padre uscì e lui si buttò a peso morto sul
divano, avrebbe dovuto cucinare
qualcosa per mangiare, ma quel giorno non ne aveva proprio voglia.
Posò la
borsa ai suoi piedi ma prima di farlo, prese il libro di Shakespeare ed
iniziò
a leggere.
Era
passata un’ora, non aveva pranzato e non aveva neanche
fame. Stava per alzarsi e andare in camera sua ad ascoltare un
po’ di musica,
quando suonarono il campanello. Si avvicinò alla porta,
guardò dallo spioncino
e sorrise. Era Adam. Aprì la porta.
«A, sei tu» disse fingendosi indifferente,
«ti sono mancato?» Tommy pensò che era
una domanda stupida, certo che gli era
mancato,
«che vuoi Adam?» non poteva già cadere
ai suoi piedi, un po’ di vendetta ci
voleva.
«Mi dispiace per ieri» disse abbassando il tono di
voce e tossendo, ma l’altro
aveva capito,
«cosa?» domandò per farglielo ripetere,
«hai capito» rispose. Aveva ragione ma Tommy voleva
almeno una piccolo vincita
su di lui, così chiuse la porta senza neanche salutarlo.
Adam bussò di nuovo, ma era inutile «Tommy, apri
-fece un respiro profondo- per
piacere» dall’altro lato della porta Tommy rideva,
«se devi dirmi qualcosa puoi farlo, anche
così» disse a voce più alta per farsi
sentire.
Adam sospiro. Doveva fare qualcosa, «mi dispiace per
ieri» disse,
«hai detto qualcosa?» Adam alzò gli
occhi al cielo, voleva sentirglielo urlare,
bene, l’avrebbe fatto per lui «mi
dispiace!» urlò,
l’altro sorrise «tutto qui, nient’altro
da dire»
«puoi dimenticare ciò che è successo
ieri ed aprire» lo pregò, Adam.
Tommy aprì la porta, lo guardò «non
tutto ciò che è successo ieri è un
brutto
ricordo»
«allora dimenticane solo una parte»
«sarà difficile, mi serviranno altri bei
ricordi» disse prima di afferrarlo per
il colletto della giacca e trascinarlo dentro, chiudendo la porta
usando un
piede.
Una volta chiusa, ci spinse Adam contro e lo baciò
«mi sei mancato» sussurrò
sulle sue labbra. Adam rise, anche a lui era mancato e in quel momento
voleva
soltanto godersi la sua presenza, senza lasciare che le sue paranoie lo
facessero scappare, ancora, lontano da quel piccoletto. Tommy si stacco
da lui prendendolo per mano e portandolo nel soggiorno. Gli
fece segno di accomodarsi sul divano e una volta che si fu seduto,
prese posto
accanto a lui. Adam guardò Tommy e si stupì nel
vederlo in imbarazzo, mentre si
guardava le mani come se fossero la cosa più interessante
del mondo. Si stupiva
perché, quel piccoletto era capace di essere sfacciato e un
attimo dopo
imbarazzarsi per niente. Gli piaceva sempre di più.
Spostò
lo sguardo da Tommy al tavolino che era davanti al
divano «Shakespeare» disse indicando il libro.
Finalmente aveva spezzato quel silenzio facendo ritornare Tommy a
proprio agio
«è per la scuola, un compito extra per
recuperare»
«l’hai letto?»
«certo, l’ho letto prima che arrivassi tu»
«hai letto tutto il libro?»
«si»
«citami qualche frase» gli disse Adam con un
sorrisino sul volto,
«cosa?» chiese Tommy,
«sarò il tuo professore per oggi» disse
sempre con quel suo sorrisino,
«mi stai offrendo di fare un “giochetto”
o fai sul serio?» chiese confuso Tommy,
«sono serio, conosco quel libro a memoria, voglio testare la
tua conoscenza,
per quanto a te interessi di più fare altro…
forse finiamo per fare entrambe le
cose» sorrise maliziosamente,
«forse? O finiamo per fare entrambe le cose?»
chiese interessato,
«se non ti muovi a citarmi qualcosa non lo scoprirai
mai» Tommy annuì e penso a
cosa citare.
«Okay. Che significa Montecchi? Nulla: non una mano, non un
piede, non un
braccio, non la faccia, né un'altra parte qualunque del
corpo di un uomo. Che
cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il
nome rosa, anche se lo
chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce
profumo»
sorrise soddisfatto, ma Adam lo rimproverò «ma
questa parte la conoscono tutti,
anche chi non ha letto il libro, puoi fare di meglio»
«ahimè, perché l'amore, di aspetto
così gentile è poi, alla prova, così
aspro e
tiranno?» citò,
«un'altra» lo spinse a continuare,
«chi sei tu che avvolto nella notte inciampi così
nei miei pensieri?» Tommy
sorrise, soddisfatto e contento di ricordarsi quelle battute del libro.
«Va meglio, un'altra» Tommy alzò le
mani, quel ragazzo era incontentabile,
pensò.
«Se le mie citazioni non ti soddisfano citami tu qualcosa,
professorino»
Adam rise prima di citare la sua frase preferita «L'amore
è una nuvola che si
forma col vapore, se la nuvola svanisce, l’amore è
un fuoco che brilla negli
occhi degli amanti, se s’addensa ai venti contrari
può diventare un mare che
cresce con le lacrime dell’amante. E che
cos’è l’amore, se non una pazzia mite,
un’amarezza che soffoca, una dolcezza che dà
sollievo?». Sorrisero, insieme,
Adam non distolse mai lo sguardo da quello di Tommy, si
avvicinò verso di lui,
portando una mano ad accarezzargli la guancia prima di citare
un’altra frase «il
mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perchè non ho
mai conosciuto la
bellezza fino ad ora» disse cambiando
“rinnegatela” con
“rinnegatelo”. Tommy
ricambiò la sua carezza. Si avvicinarono sempre di
più, velocemente ma
lentamente secondo il loro desiderio di unirsi, si baciarono,
perché era la
cosa più naturale da fare. Adam aveva citato un frase, ma le
parole che aveva
pronunciato erano vere.
Si staccarono, ansimanti, con le mani posate l’uno sul viso
dell’altro e le
fronti ancora unite, Adam si allontanò leggermente per
alzare lo sguardo ed
incontrare quello di Tommy. «Se l'amore è violento
con te, tu sii violento con
l'amore, pungi l'amore quando ti punge, e riuscirai in questo modo a
sconfiggerlo» usò ancora una citazione del libro,
Tommy continuò a tenere la
mano sulla sua guancia
«Adam, l’amore non va sconfitto»
«citavo solo un frase»
«allora Shakespeare è
un’idiota» affermò Tommy,
«hey, Shakespeare è uno dei miei autori
preferiti» gli disse Adam,
«perché stiamo ancora parlando di un uomo morto,
mentre dovremmo fare altro»
«cosa dovremmo fare?» chiese curioso Adam,
«cose da vivi» sorrise Tommy,
«cosa fanno i vivi?»
«si amano -lo baciò- fanno
l’amore»
«vuoi fare l’amore?» gli chiese ad un
centimetro di distanza dalle sue labbra,
Tommy arrossì, ma non era in imbarazzo,
«voglio qualunque cosa abbia a che fare con te»
Adam gli si avvicinò, sfiorando
le sue labbra, rise prima di farle aderire a quelle
dell’altro. Tommy si sporse
verso di lui posando le mani sulle sue spalle per spingerlo verso lo
schienale
del divano. Dopo aver fatto aderire la schiena di Adam al divano, lo
guardò
negli occhi, era desiderio quello che vedeva, ormai era inutile girarci
intorno. Salì a cavalcioni su di lui. Adam rise, era
divertito dalla
situazione.
Tommy lasciò le sue labbra per baciargli la guancia,
scendendo piano verso la
mandibola e poi il collo. Adesso Adam non rideva, o meglio, aveva un
sorriso
stampato sul volto, ma quel sorriso si alternava a sospiri, gli si
bloccava il
respiro ed era Tommy a fargli quell’effetto. Mentre
l’altro era impegnato a
baciargli il collo, Adam posò le mai sui suoi fianchi,
infilandole sotto la
sottile maglietta, facendo sussultare l’alto che sorrise
contro la sua pelle.
Adam chiuse gli occhi portando la testa all’indietro,
godendosi le sensazioni
che gli procurava Tommy.
Ormai
erano completamente presi da ciò che stavano facendo
che non sentirono la porta aprirsi o chiudersi, ma avvertirono dei
passi. Tommy
si alzò subito dal corpo di Adam, costringendo anche
quest’altro ad alzarsi. «Sali
le scale e vai nella camera con la porta blu»
«cosa?» chiese confuso, ancora frastornato dal
piacere che gli aveva provocato
avere Tommy così vicino «vai, su nella camera con
la porta blu» gli ordinò
Tommy.
Adam arrivò su sentendo Tommy che imbarazzato cerava di fare
l’indifferente e
salutare alla svelta il padre per salire al piano di sopra.
«come mai qui così presto?»
sentì Tommy chiederglielo e ascoltò anche la
risposta, prima di entrare nella camera di Tommy, «ho chiesto
la serata libera
così possiamo finalmente cenare insieme, una buona
volta» Adam smise di
origliare ed entrò nella camera dalla porta blu.
Era
una camera piccola. C’era un letto addossato alla parete
destra, un armadio sulla parte sinistra ed una scrivania al centro,
vicino alla
finestra che era proprio di fronte alla porta. Oltre hai mobili,
c’erano poster
affissi sulle pareti, cd sparsi sulla scrivani e libri sul piccolo
comodino
vicino al letto, ma ciò che attirò maggiormente
la sua attenzione fu una
chitarra. Il suo piccoletto suonava e adesso lui non vedeva
l’ora di
ascoltarlo.
La
porta si aprì alle sue spalle, mentre era fermo al centro
della stanza, si voltò e subito due braccia gli avvolsero il
collo.
«Tuo padre ha un tempismo perfetto» disse in modo
sarcastico,
«lascialo perdere, adesso possiamo riprendere da dove eravamo
rimasti» disse
mentre gli baciava il collo,
«come pensi di farmi uscire da qui?» chiese Adam
che provava ancora a pensare
razionalmente.
Tommy si stacco da lui per un minuto, guardandolo in viso
«per il momento non devi
uscire, ci penseremo dopo» disse prima di spingerlo sul
letto, posizionandosi
sopra di lui «Tommy» voleva essere un rimprovero,
ma la sua voce era indebolita
dalla vicinanza dell’altro e le sue mani che ritornavano a
posarsi sui fianchi
dell’altro, incoraggiarono Tommy a continuare «Adam
-sussurrò al suo orecchio-
ho desiderato questo dal primo momento che ti ho visto» disse
prima di
ritornare a posare le sue labbra su quelle dell’altro.
«Tommy!»
sentendosi chiamare da una voce, che non era quella
di Adam si alzò di scatto, voltandosi verso la porta,
«Papà!» disse guardano la faccia
sconvolta di suo padre,
«che sta succedendo qui dentro!?» spostò
lo sguardo da suo figlio ad Adam che
era ancora steso sul letto «e tu chi diavolo sei!?».
-------
Angolino di Fay: Avete
finito! siete contenti ?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusatemi per gli errori e il
modo
orribile in cui è scritto (bla bla bla).
Grazie per aver letto, grazie a chi sta recensendo e a chi segue la
storia in
silenzio.
(P.S.
Storm of ice, spero che ciò che ho
scritto sia
stato all'altezza dei tuoi "flash mentali" o almeno spero di non
averti deluso)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Old Crush ***
Old
Crush
<
Tommy! > sentendosi chiamare da una voce, che
non era quella di Adam si alzò di scatto, voltandosi verso
la porta
< Papà! > disse guardano la faccia sconvolta
di suo padre
<
che sta succedendo qui dentro!?
> spostò lo sguardo da suo figlio ad Adam che era
ancora steso sul letto
< e tu chi diavolo sei!? >
Adam
si alzò dal letto.
< mi chiamo Adam Lambert piacere > disse
porgendo la mano al padre di Tommy, che non ricambiò la
stretta, ma restò a
guardarlo prima di parlare
< fuori di qui! > gli disse
< Papà! > urlò Tommy, cercando di
trattenersi,
avrebbe cacciato il padre fuori di lì,
< voglio questo tipo fuori da casa mia >
ribadì
il concetto suo padre
< papà io non credo che- > venne
interrottò, < ho detto che lo
voglio fuori >
< meglio se vado > disse Adam dirigendosi verso
la porta
< fermo dove sei > gli ordinò Tommy e lui si
fermò sul serio
<
sapete che vi dico, adesso scendiamo tutti giù in
salotto, dobbiamo parlare > disse il padre.
Adam guardò Tommy, che gli si avvicinò
prendendolo per
mano e portandolo al piano di sotto, seguiti dal padre che non
smetteva,
neanche per un solo minuto, di guardarli. Una volta arrivati, li fece
sedere
entrambi sul divano mentre lui si posiziono sul tavolino per averli di
fronte.
<
allora, Adam Lambert da quanto tempo vieni qui ad approfittarti di mio
figlio > a Tommy sembrava tanto un'interrogatorio e non
riuscì a rimanere in silenzio
< papà! Ti prego, nessuno approfittava di niente,
non mi ha mica aggredito >
< hai ragione, eri tu che prima che entrassi gli
eri avvinghiato sopra! > lo rimproverò il padre
< signore- > Adam cercò di inserirsi nella
conversazione ma venne interrotto dall’uomo
< da quanto va avanti questa storia? >
< oh no, ci conosciamo solo da alcuni giorni,
questa è la prima volta che vengo qui > disse Adam
per poi pentirsene subito
dopo.
Il padre lo ascoltò per poi guardare suo figlio
< lo conosci da pochi giorni, quindi, hai portato
un estraneo in casa nostra >
< no, ci sono venuto da solo qui > gli spiegò
Adam
< doveva prendersi la macchina di Sutan >
continuò Tommy
< chi è Sutan? > chiese confuso il padre
< un mio amico > gli risposero all’unisono Adam
e Tommy,
< lasciamo perdere, non mi interessa sapere chi è
Sutan,
mi interessa sapere chi sei? > disse indicando, il ragazzo con
cui aveva
trovato suo figlio
< sono Adam > rispose il diretto interessato, <
questo l’ho capito, intendo, cosa fai? Farai qualcosa nella
tua vita, frequenti
la stessa scuola di Tommy? >
Adam guardò Tommy, in evidente imbarazzo e cercò
di capire dal suo sguardo cosa dovesse
rispondere al padre del suo piccoletto, Tommy lo precedette
< papà non credo sia il caso, Adam è un
mio amico
> a quelle parole Adam si voltò a guardare Tommy.
Aveva detto "Un mio amico".
< un tuo amico, anche Isaac è tuo amico ma non vi
ho mai trovati in quella situazione > disse alludendo a
ciò che aveva visto, poco prima nella sua camera
< cos’è che ti turba tanto, sei stato
giovane anche
tu no? > Tommy iniziò ad essere stanco di quella
conversazione inutile.
< non cercare di giustificarti così > gli
disse
il padre
< giustificarmi per cosa ? non stavo facendo niente
di male >
< non hai fatto niente, perché sono entrato io
>
< ma ti senti quando parli!? > urlò esasperato
Tommy, in quel momento voleva soltanto essere uscito, con Adam, da
quella casa prima dell’arrivo di suo padre,
< non alzare la voce con me! > lo rimproverò
il
padre
< se tu provassi a ragionare io non alzerei la voce>
gli disse ritornando ad usare un tono ragionevole
< forse è meglio se vado via > si intromise
Adam
< meglio!> disse il padre
< allora vado, ciao > disse a Tommy
< Adam! > urlò il piccoletto, ma lui era
già
fuori e anche se non aveva preso le chiavi della macchina, non
ritornò dentro,
preferì andare a casa a piedi. Tommy seguì Adam
con lo sguardo e dopo che lui fu
uscito, guardò suo padre < sei contento adesso? Eh
> gli disse prima di
dirigersi verso le scale,
< dove credi di andare, torna subito qui non
abbiamo finito > Tommy si girò verso suo padre
< io credo che non ci sia niente di cui parlare >
< io credo di si > obbiettò il padre <
Tommy,
non sono arrabbiato, voglio solo capirci qualcosa >
< cosa c’è da capire? > suo padre
abbassò la testa
scuotendola lievemente, non voleva litigare, voleva solo una
spiegazioni,
infondo gli spettavano, aveva trovato un uomo in camera con suo figlio,
era più
che normale chiedere spiegazioni.
Tommy si riavvicinò a lui, posandogli una
mano sulla spalla < papà, Adam mi piace, parecchio
-disse con più enfasi- mi
dispiace che tu abbia saputo di lui così, ma
infondo non stavo facendo niente di male e normale alla mia
età fare certe cose
>
< lo so, è che sei pur sempre il mio bambino >
in quel momento, Tommy capì, che suo padre doveva solo
metabolizzare la “cosa”
poi avrebbe accettato Adam, senza fare storie.
< ho diciassette anni > gli ricordò, in caso si
fosse dimenticato che il suo bambino stava crescendo
< e allora, sei ancora un bambino, non credere che
solo perché farai diciotto anni, potrai ritenerti adulto
>
< e quando sarò ritenuto adulto? > chiese
Tommy,
allargando le braccia in fuori,
distendendo i palmi delle mani, < ventotto,
trent’anni > rispose
suo padre.
< papà > gli disse, come se un semplice
“papà”
potesse fargli capire che doveva iniziare a ragionare, seriamente,
perché
secondo Tommy fin ora non l’aveva fatto.
< mettiamola così, puoi continuare a vederlo ma-
> venne interrottò da suo figlio
< lo sai che avrei continuato a vedere Adam anche
senza il tuo permesso >
< ma- riprese il discorso,il padre- non voglio
trovarvi chiusi in camera tua >
< come vuoi, tanto non esiste soltanto la mia
camera > disse Tommy
< cosa vorresti dire? > chiese suo padre
< qualsiasi cosa io voglia fare, posso farla
ovunque > gli spiegò
< questa cosa non è rassicurante, sai che ti dico
non puoi vederlo > disse suo padre incrociando le braccia,
portandosele al
petto.
< papà- poggiò una mano sulla sua spalla-
non sta a
te decidere, ma se può rincuorarti, qualsiasi cosa io faccia
con Adam, non rischio
di avere un bambino a diciassette anni, è biologicamente
impossibile > disse Tommy, ridendo. In quel momento suo padre
gli sembrava un bambino che faceva
i capricci
< ah molto rassicurante, adesso si che sono sereno >
< bene, mangiamo? > chiese Tommy
< ero sarcastico > precisò suo padre
< io no, ho fame, chiamiamo la pizzeria ?> Tommy
cercò di chiudere quel discorso
< la pizza è perfetta > rispose suo padre e
lui
sorrise, forse era riuscito nel suo intento di deviare la conversazione
<
allora la chiamo > andò in cucina per cercare il
numero della pizzeria e mentre
percorreva il corridoio sentì la voce di suo padre <
ehy ragazzino, non
credere che sia finita qui, voglio sapere tutto su quell’Adam
>. Tommy ritornò da lui col
telefono < che pizza vuoi?
> gli domandò cercando di ritardare
l’argomento “Adam”
< come l’hai conosciuto ? > gli chiese suo
padre, ignorando completamente la sua domanda
< in una pizzeria, a proposito di pizze,
io prendo la pizza all’ananas tu? >
mentì sul luogo dove aveva conoscuito Adam,
perchè dirgli la verità avrebbe portato ad altre
domande, < margherita, l’hai invitato tu
qui ho ci è venuto
da solo? > risopse alla domanda di suo figlio, continuando
comunque ad indagare su Adam,
< doveva prendere la macchina di Sutan, ti prego
possiamo chiudere questo discorso > lo implorò, prima
di chiamare la
pizzeria, suo padre lo lasciò fare, ma quando stacco la
chiamata ritornò sul
discorso di prima.
< ancora una cosa > ci pensò su, prima di
formulare la domanda < chi è precisamente Sutan, anzi
no, voglio sapere che
scuola frequenta Adam? >
< lui … ecco... > lasciò la frase
in sospeso,
come faceva a dirgli che Adam era più grande di lui e anche
se glielo avesse
detto, suo padre avrebbe chiesto che età avesse
Adam e in quel momento si rese conto che ancora non
lo sapeva,
< allora > insistette il padre
< allora- > venne interrotto dal suono del
cellulare di suo padre che si dileguò verso
l’entrata per prendere il telefono
dalla sua borsa.
Quando ritornò da lui, aveva indossato di nuovo il
cappotto < vai da qualche parte? > gli chiese,
< mi hanno chiamato per
un emergenza, devo andare > spiegò suo padre
< non avevi la serata libera? >
< infatti è un emergenza, sarà grave,
altrimenti non mi avrebbero chiamato >
< okay, buona fortuna per qualsiasi cosa tu debba
fare > gli disse Tommy e il padre gli diede un bacio sulla fronte
< non
far venire nessuno, mentre non sono qui > gli disse prima di
varcare la
porta.
Tommy
si guardò intorno, era di nuovo solo. Suo padre era a
lavoro, Adam se l’era
svignata, la sua unica speranza era sempre Isaac.
Prese il telefono e digitò il
suo numero, che ormai ricordava a memoria. Non dovette aspettare molto prima che il suo
amico rispondesse
< Tommy ?
> gli chiese la voce di Isaac
<
si, ho una pizza in più, ti va? >
<
mi piacerebbe, ma mia madre ha organizzato un cena di famiglia >
<
okay, non fa niente > disse, lasciando trasparire la sua
tristezza. La sua
ultima speranza di non sentirsi solo, anche quella sera, era sparita.
<
tutto bene? > gli domando Isaac preoccupato, anche a distanza
riusciva a capirlo.
<
si, tutto come sempre > rispose, poi sentì la madre
di Isaac chiamarlo per
cenare,
<
ci vediamo domani a scuola, okay, ciao > disse staccando la
chiamata, prima
che il suo amico gli facesse altre domande per indagare.
Andò
nel salotto e accese la televisione, senza davvero seguirla, era
più che altro
per non sentire il silenzio della casa. Mentre faceva zapping, tra i
vari
canali, bussarono alla porta, si alzò per andare ad aprire
senza neanche
controllare dallo spioncino chi fosse. Fu
sorpreso di ritrovarsi davanti Sutan.
<
ciao > lo salutò
<
ciao, non mi inviti ad entrare ? >
<
entra > disse spostandosi per farlo passare, chiuse la porta e
gli fece
segno di andare nel soggiorno < come mai qui? > gli
domandò
<
hai la mia macchina > gli ricordò Sutan mentre si
sedeva sul divano
<
vado a prendere le chiavi > si sposto nel corridoi per prendere
le chiavi
che erano su un tavolino accanto alla porta, per poi ritornare da Sutan
e
porgergliele
< grazie >
<
allora, hai visto Adam ? > gli chiese Tommy, l’altro
sorrise <
si e mi ha raccontato di tuo padre > rispose
<
ti ha anche detto che mi ha lasciato da solo a risolvere la cosa
> Sutan si
alzò dirigendosi di nuovo verso la porta principale
< ascoltami bel
principino, le discussioni in famiglia non fanno per Adam, ma non posso
essere
io a dirti il perché > gli spiegò Sutan
<
pensi che lui me lo dirà? > chiese, aspettandosi un
no come risposta
<
se l’ha detto a me, perché non dovrebbe dirlo al
piccoletto di cui è innamorato
>
Tommy
spalancò gli occhi, innamorato, Adam era innamorato di lui?
<
cosa ti fa pensare che sia innamorato di me?>
<
tutto > rispose come se fosse la cosa più ovvia del
mondo < e tu, sei
innamorato? > gli domandò.
Tommy voleva rispondere, dirgli che si, era
innamorato, ma qualcosa lo frenava.
Essere innamorato significava tanto e dirlo
ad alta voce lo innervosiva.
Vedendo
che non rispondeva, Sutan aprì la pota per andarsene, ma si
voltò verso di lui
un’ultima volta prima di farlo,
< Tommy, lo so che hai diciassette anni e hai
tutto il diritto di fare le tue esperienze, ma non con Adam, se non sei
sicuro
di quello che provi, lascialo stare >
<
Adam mi piace >
<
a me piace la cioccolata, ma non la bacio o mi arrabbio con lei
> disse
Sutan
<
Adam mi piace, mi fa sentire … bene, leggero e mi fa
arrabbiare, a volte non lo
capisco, ma lui riesce sempre a fare qualcosa per farmi ritornare
felice ed io
non posso far altro che desiderarlo sempre di più, credo che
non ne avrò mai
abbastanza e se questo significa essere innamorati, alloro io sono
innamorato
di Adam > Sutan non disse niente, si limitò a
sorridere, soddisfatto dalle
parole di Tommy, poi scese gli scalini del porticato ed
entrò nella sua
macchina.
Tommy
rientrò in casa e chiuse la porta, ritornando il soggiorno,
si ricordò di dover
scrivere la relazione su Romeo e Giulietta, così
salì in camera, prese carta e
penna ed iniziò a scrivere. Passo così il tempo,
fino all’arrivo del suo
ordine, dalla pizzeria.
Aprì
la porta e si ritrovo davanti Ashley, la ragazza per cui aveva avuto una
cotta
dal primo anno di liceo.
<
Tommy, non sapevo abitassi qui > disse la ragazza, piacevolmente
sorpresa
<
io non sapevo che tu lavorassi alla pizzeria >
<
ci lavoro da un po’ di tempo, tieni > gli disse
porgendogli le pizze, che
Tommy posò sul tavolino vicino all’ entrata per
poter pagare la ragazza,
dandogli anche la mancia < grazie > gli disse sorridendo
e Tommy pensò
che il suo sorriso era sempre bellissimo,
< ci vediamo a scuola > la
salutò, ma lei blocco la porta < senti -disse in
evidente imbarazzo- mi
stavo chiedendo se hai già qualcuno con cui andare al ballo
? > gli chiese spostandosi
un ciocca di capelli dietro l’orecchio. Tommy la
guardò sorpreso, non si
aspettava di ricevere un invito per il ballo, soprattutto
perché di solito
erano i ragazzi a chiederlo alle ragazze, ma la situazione non gli
dispiaceva.
Voleva accettare, ma sarebbe stato giusto farlo, Ashley era carina e
simpatica,
ma ormai la sua mente era completamente impegnata da altro, da
qualcun’altro.
< dimentica ciò che ho detto, non fa niente
> disse la ragazza, vedendo che
non rispondeva, si girò e ritornò verso la sua
moto.
Tommy la seguì e la fece voltare,
posando gentilmente una mano sulla sua spalla < sarebbe bello
andare al
ballo con te, se ti va? > le disse.
Ashley
sorrise, quei sorrisi che fanno capire anche a chi ti circonda la tua
felicità
e Tommy sorrise con lei, d’istinto.
La ragazza si avvicinò a lui e posandogli un
bacio sulla guancia, per poi risalire sulla sua moto e andarsene.
Mentre Tommy
rimase fermo dove era, confuso da ciò che lui
stesso aveva appena fatto e da ciò
che aveva provato per un semplice bacio sulla guancia. Dopo ben cinque
minuti, Tommy
ritornò in casa portando la sua pizza con se sul divano.
Mangiò guardando la
televisione, sperando di calmare i mille pensieri che gli affollavano
la mente.
Un volta finito di mangiare buttò il cartone della pizza e
salì in camera sua,
consapevole che anche quella sera non avrebbe dormito.
Si sentiva tanto come
quelle ragazzine dei telefilm adolescenziali. Si sentiva stupido e
confuso.
Perché l’amore lo confondeva.
Era sicuro di quello che provava per Adam, ma
adesso era arrivata Ashley. Aveva passato quattro anni a sperare che lei si accorgesse di lui e adesso
l’aveva
fatto. Il problema era che l’aveva fatto nel momento
sbagliato. Pensò a lei e
alla possibilità che gli si era appena presentata davanti,
ma il suo ultimo
pensiero prima di addormentarsi fu sempre rivolto ad Adam.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Angolino
di
Fay:
Chiedo
umilmente scusa per questo capitolo che è uno schifo totale,
non so dove ho
trovato il coraggio di aggiornare con questo "coso".
Meritate di
leggere qualcosa di decente, scusatemi perché ciò
che scrivo non lo è.
Grazie a chi continua a leggere la storia, nonostante sia
scritta
malissimo. Grazie
a chi lascia sempre una recensione.
Vorrei regalarvi un unicorno per ringraziarvi, tutti, chi
segue, chi
preferisce, chi recensisce e chi legge soltanto.
Grazie.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Just Friends ***
Just
Friends
Suo padre era
rientrato a casa e lui, come
al solito, non l’aveva sentito rientrare.
Aveva cercato di dormire, con scarso
risultato, ma ormai era mattina e lui era sveglio. Era presto per
andare a scuola
così ne approfitto per strimpellare qualcosa con la sua
chitarra. Dopo essersi
vestito, senza badare a suo padre che dormiva, iniziò a
suonare. Era un melodia
lenta, dolce, suonare lo rilassava, gli premetteva di liberare
completamente la
mente. Erano solo lui è la sua musica, niente di
più rilassante, il suo angolo
di paradiso.
Suo padre si svegliò e dopo essersi vestito,
scese in cucina per cercare di preparare la colazione, ma visto che la
maggior
parte delle volte non facevano colazione, era incapace di preparare
qualcosa di
decente.
Tommy mise
la chitarra nella custodia e andò in cucina.
< Buongiorno,
serve aiuto? > chiese, mentre si
avvicinò a suo padre che
era vicino ai
fornelli,
< Buongiorno, siediti è pronto >
fece come gli era stato detto e suo padre posò un piatto di
pancake sul tavolo,
dall’aspetto sembravano buoni, ma quando ne
assaggiò uno, dovette ricredersi,
erano i peggiori pancake che avesse mai mangiato.
< allora, buoni eh >suo padre ne
morse uno, < come hai fatto a mangiarlo > chiese a suo
figlio,
< sembravi cosi contento di aver
cucinato, volevo assecondarti > rispose
< ma sono orribili, che ne dici se
andiamo a fare colazione fuori ? >
< devo andare a scuola, non ho tempo,
la prossima volta > si alzò dalla sedia,
andò a prendere la borsa e si
incamminò verso la porta
< ciao > salutò suo padre ma non
aspettò la
risposta.
Arrivò a
scuola e Isaac era già li ad
aspettarlo.
< sei puntuale due giorni di fila, devo
iniziare a preoccuparmi >
< la verità è che ho voglia di vederti
per questo arrivo puntuale > disse Tommy
< lo so, sono il ragazzo dei tuoi
sogni, ma non vuoi rovinare la nostra amicizia > disse Isaac,
ridendo
< mi hai scoperto e adesso come farò?
> disse Tommy, portandosi una mano al petto, facendo il
melodrammatico.
< tutto bene?
> cambiò discorso
Isaac.
Tommy odiava quella domanda “tutto bene?”
, non poteva dare un vera risposta, < vuoi davvero che risponda?
> chiese
< certo, lo sai che puoi sfogarti con
me, quindi, fai pure > appena Isaac finì di parlare,
lui sospirò < va
tutto bene, solo non vorrei essere nella mia testa >
< ho parlato con Sutan e mi ha detto
che Adam è venuto da te, credevo che fosse tutto apposto
> disse Isaac
< hai parlato con Sutan? > da quando
parlava con Sutan? Si domandò
< si, al telefono e si parliamo al
telefono, ma solo per sparlare di te e di Adam >
< cosa? > chiese confuso.
Suonò la campanella, avvisandoli che
dovevano entrare in classe, < andiamo > disse Isaac
posando un
braccio attorno alle spalle di Tommy e trascinandolo con se. Stavano
percorrendo i corridoi quando Ashley passò accanto a loro,
salutando Tommy con
un cenno della mano e sorridendogli.
< cos’era quello? > Isaac non era
stupido, aveva notato che c’era qualcosa di diverso nel modo
in cui la ragazza
l’aveva salutato,
< cos’era cosa? > disse Tommy, fingendo di non
aver
capito,
< il sorrisino di Ashley > specificò
Isaac,
< io non ho visto niente > Tommy
faceva l’indifferente ma sapeva che il suo amico aveva capito
tutto,
< puoi
continuare a rimandare o dirmelo subito, decidi > disse Isaac,
< mi ha invitato al ballo e io ho
accettato > disse, posando i libri e camminando verso la sua
classe, sentendo la voce di Isaac alle sue
spalle < vai al ballo con Ashley e Adam
>
< che c’entra Adam, non potevo mica
andare al ballo con lui >
< non è questo il punto, Ashley ti
piace da una vita, ma Adam sembrava averla eclissata, invece- >
venne
interrotto da Tommy
< invece niente, è solo uno stupido ballo >
< la tua testa non sarebbe incasinata,
se fosse solo uno stupido ballo > disse Isaac, riferendosi a
ciò che gli
aveva detto prima di entrare nell’istituto
< entriamo in classe e basta, okay >
Tommy chiuse l’argomento, entrando nell’alula,
consegnò la sua relazione per
poi sedersi al suo banco, seguito da Isaac.
Le lezioni si susseguirono ed Isaac
non toccò l’argomento Ashley, nonostante la
ragazza continuasse a mandare
sorrisini a Tommy, che lui ricambiava di tanto in tanto. Voleva
riaprire il
discorso ma non lo fece, avrebbe aspettato che fosse Tommy a farlo, ma
Tommy non voleva parlarne, perché avrebbe
significava dare importanza a quello che era successo. Sarebbe andato
al ballo
con Ashley, solo come amici, non c’era nulla di cui
parlare.
Le lezioni
finirono e Isaac restò di nuovo a scuola per organizzare gli
ultimi dettagli
del ballo. Mentre Tommy uscì.
< Tommy > si voltò verso il suo di
quella voce, era Ashley. La ragazza si avvicinò a lui
sorridendogli < vuoi
un passaggio? > chiese, mostrandogli le chiavi della moto. Tommy
sorrise,
erano amici, non c’era niente di male
nell’accettare un passaggio, soprattutto
su una moto < posso guidare io? > la ragazza
alzò un sopracciglio < ne
sei capace? >
< certo che ne sono capace > disse
afferrando le chiavi che Ashley gli stava porgendo. Insieme si
avvicinarono
alla moto, che era nel parcheggio della scuola. Tommy salì
per primo, poi la
ragazza si posizionò dietro di lui, stringendo le braccia
attorno al suo busto
e posando la testa sulla sua schiena
< pronta? > chiese < pronta >
affermò, sorridendo, Ashley.
Tommy accese il motore e partì, diretto
verso la sua casa. Arrivarono in pochissimo tempo, troppo poco secondo
Ashley.
Liberò Tommy dalla sua presa e lo lascio scendere dalla moto
< grazie, per
il passaggio > le disse il ragazzo, < tutte le volte che
vuoi >.
Stava per entrare ma vedendo che la
ragazza non era ancora partita si voltò e senza rifletterci
lo disse < ti va
di entrare? > era un modo per ringraziarla, si disse
mentalmente, non c’era
nessun secondo fine. Ashley gli andò incontro, sorridendo
< si >.
Aprì la porta e posò la sua borsa davanti
all’entrata e la ragazza fece lo stesso.
< hai fame? > gli chiese Tommy,
voleva essere cortese, < no > gli rispose. Restarono
fermi, in evidente
imbarazzo, Tommy pensò che se al posto di Ashley ci fosse
stato Adam, l’avrebbe
già baciato, ma Ashley non era Adam.
< tu ci hai capito qualcosa della
lezione di fisica? > gli chiese per rompere quel silenzio,
< fisica è la mia materia preferita e
raro che non la capisca > spiegò, lei
< beata te io non ci capisco niente
>
< se vuoi posso darti una mano con gli
esercizi per domani? >
< sul serio > chiese sorpreso
< ho detto darti una mano, non farti
gli esercizi > precisò la ragazza
< peccato, avrei preferito che tu mi
facessi gli esercizi ma mi accontenterò, vieni > le
disse porgendogli la mano
per portarla in camera sua, dove si trovavano i libri. Appena entrarono
Tommy
disse ad Ashley di sedersi e lei si mise comoda sul letto poggiando le
spalle
al muro, mentre il ragazzo prendeva i libri per poi accomodarsi accanto
a lei
< grazie, probabilmente senza di te non avrei neanche pensato di
aprirlo il
libro > le disse
< non ringraziarmi prima di iniziare
> disse la ragazza.
Stavano studiando da
un’ora < basta
> disse esasperato Tommy, lanciando il libro lontano da lui
< questi
esercizi sono impossibili > Ashley rise, < ridi
di me? >
< si > rispose onestamente, lei si
alzò e raccolse da terra il libro per posarlo sulla scrivani
e poi sedersi di
nuovo vicino a Tommy < credo che ti serva una pausa >
< tu credi, io ne sono sicuro > lei
rise ancora, < sono così divertente? >
< no, è che è bello >
< bello? >
< si, è bello stare con te >
< e te ne sei accorta dopo quattro anni >
disse senza rifletterci, ma ormai l’aveva detto
< cosa? > chiese confusa
< niente, pensavo ad alta voce > si
giustificò
< è
la prima volta che passiamo del
tempo insieme, da soli > disse lei
< ti dispiace? > chiese lui
< veramente, ne sono felice- si alzò
dal letto- avevo sempre desiderato conoscerti meglio, ma tu stavi
sempre con
Isaac, non riuscivo mai ad avvicinarmi > gli spiegò
< cosa? Ero il quello che non riusciva
mai ad avvicinarsi > disse Tommy
< no, ero io > disse lei
< io >
< io >
< io >
< io > continuarono così, finche
entrambi non iniziarono a ridere. Erano due idioti, avevano sprecato
tutto
questo tempo.
Questo tempo in cui le cose erano cambiate, almeno per Tommy.
< finalmente siamo qui no? > disse
la ragazza, ritornando a sedersi accanto a lui
< già, siamo qui > si voltò verso
di
lei e per un attimo gli sembrò di essere ritornato indietro
nel tempo, a quando
immaginava soltanto di essere lì con lei; adesso ci erano
davvero, ma a lui
importava ancora?.... non era sicuro. Ashley era bella, gentile e
simpatica, si
ricordava il giorno in cui l’aveva conosciuta. Isaac aveva
organizzato un festa
e tutti i ragazzi della scuola erano stati invitati, diversamente da
lui, il
suo amico aveva un vita sociale. Le feste non facevano per lui e anche
quella
di Isaac non faceva eccezione, come al solito si annoiava. Poi una
ragazza gli
era caduta addosso, la prima cosa che aveva visto di lei erano i suoi
capelli.
Ashley aveva i capelli biondi, ma erano senza dubbio erano tinti visto
che un piccola
parte, laterale, rasata, era scura e anche le sue sopracciglia lo
erano. Dopo
che la ragazza si era rialzata, aveva visto i suoi occhi, scuri,
marroni,
completamente diversi da quelli di Adam. Lui, le aveva sorriso e
l’aveva aiutata
a mettersi in equilibrio, lei aveva ricambiato il sorriso e poi era
ricaduta,
inciampando su se stessa, a Tommy era sembrata adorabile. Avevano
parlato per
tutta la sera, di musica ovviamente, ed avevano scoperto di avere gusti
in
comune, ma dopo quella festa, non si erano visti molto. Si erano
incontrati ad
altre feste, a scuola tra una lezione e l’altra avevano
scambiato qualche
parola, ma niente di più, finora.
Adesso erano lì. Ashley lo guardava e lui
si sarebbe avvicinato, se la sua mente non avesse continuato a pensare
ad Adam,
rimase a fissarla, senza realmente guardarla, restando più
che altro a guardare
un punto, standosene nei suoi pensieri. La ragazza si
avvicinò e mise una mano
sulla sua spalla, posò le sue labbra su quella di Tommy, lui
rimase fermo, non
ricambiò il bacio ne si ritrasse, restò fermo, la
ragazza continuò a tenere le
labbra sulle sue. Era un bacio casto, niente paragonati a quelli che si
era
scambiato con Adam, pensò e ancora una volta,
riportò la sua mente ad Adam, ma
la ragazza che schiudeva le labbra sospirando direttamente sulle sue lo
distrasse,
facendogli dischiudere anche le sue, il bacio non era più
casto come prima, le lingue si accarezzavano e Tommy si
rimproverò mentalmente, quel bacio non aveva
senso, ma l’aveva desiderato per quattro anni e ricambiarlo
gli sembrava naturale.
Ashley portò le mani trai suoi capelli e
lui capì che doveva allontanarsi, ma fu preceduto dalla voce
di suo padre.
< ma cosa … e Adam? > chiese suo padre dopo
essere entrato
nella sua camera. Tommy pensò, due volte consecutivamente,
gli spettava un
premio, aveva un tempismo perfetto, solo che questa volta non gli
importava
che avesse interrotto quello che stava facendo.
< chi è Adam? > chiese Ashley, <
puoi darmi un’ attimo > si rivolse alla ragazza prima
di uscira dalla camera, per parlare in
privato con suo padre.
<
sono un po confuso > disse suo padre
< perché? > chiese
< un giorno ti trovo con Adam e un
giorno ti trovo con … >
< Ashley >
< credevo che ti piacesse quell’Adam?
>
< infatti > confermò
< allora perché c’è una ragazza
in
camera tua? > gli domandò suo padre
< studiavamo, siamo solo amici e andiamo
anche al ballo insieme > rispose, senza prendere fiato,
dicendolo più a se stesso che a suo padre
< vai con lei al ballo? > Tommy era
esasperato. Andava con Ashley al ballo e allora? perchè si
soffermavano su quel particolare.
< allora, non posso mica andarci con
Adam >
< pechè, Tommy se ti piace un ragazzo
non dovresti nasconderlo >
< non è per questo >
< allora cos’è? > chiese suo padre
< lui non frequenta la mia scuola,
perché è più grande di me, ma non
chiedermi quanti anni ha, perché non lo so e
ora ti prego non arrabbiarti > usò il momento
peggiore per dirglielo ma
voleva distogliere l’attenzione da Ashley.
< non dovrei arrabbiarmi, mi hai
mentito > suo padre alzò leggermente la voce, ma
mantenne la calma,
< non
ti ho mentito, semplicemente non te l’ho detto > gli
fece notare Tommy,
< non sai quanti anni ha, sai qualcosa
di lui, oltre al suo nome? >
< sa cantare, porta la macchina e se
proprio vuoi saperlo, bacia molto bene > gli rispose
< lasciamo perdere Adam Lambert,
parliamo di Ashley >
< papà > disse sbuffando, dovevano
proprio parlarne, pensò.
< sai che ti dico, non mi interessa,
fai quello che vuoi, ma almeno ragiona prima di farlo, adesso esco, ti
lascio
qui con quella ragazza, non fare niente di stupido > disse,
prima di
scendere le scale ed uscire.
Una volta fuori suo
padre prese il
cellulare e chiamo Isaac < pronto >
< Isaac, sono Jack il padre di Tommy
>
< signor Ratliff, tutto bene? >
domandò, non aveva mai ricevuto una chiamata da Jack
< si, volevo chiederti se sapevi dirmi
dove posso trovare Adam >
< Adam? >
< si, so che lo sai, quindi, dimmelo,
per il bene di Tommy >
< io non posso > disse il ragazzo
< voglio solo parlarci > lo
rassicuro, facendogli capire che era in buona fede
< mi dispiace ma- > Isaac venne
interrotto
< ricordi quando ho sorpreso te e Tommy
ubriachi, tu madre non l’ha mai saputo, vuoi davvero che
glielo dica >
< così non vale > si lamentò Isaac,
<
si che vale > Jack sapeva di aver giocato sporco, ma voleva
parlare con Adam,
< no lei è un genitore non dovrebbe
ricorrere a certi giochetti >
< Isaac, dove trovo Adam? >
insistette
< al Neon Lights, la prego non- >
dopo aver detto il nome del locale, venne interrotto di nuovo
< grazie, sei un bravo ragazzo >
disse staccando la chiamata.
Mentre il padre di
Tommy si dirigeva al
locale, suo figlio cercava di sistemare la situazione con
Ashley.
Salì le scale
ed entrò in camera sua, Ashley era ancora seduta sul letto
< tutto bene? > domandò la ragazza, Tommy
si avvicinò a lei, mantenendo le distanze
< Ashley > disse, per poi fermarsi,
come faceva a dirgli che quel bacio era stato insignificante, come
faceva a
dirgli che i quattro anni in cui era stato innamorato di lei, erano
diventati
niente, in confronto ai quattro giorni in cui era stato con Adam, come
faceva a
dirgli che andavano al ballo solo come amici, non voleva farla
soffrire, ma
mentirle sarebbe stato peggio. Baciarla, gli aveva fatto capire, che
non
provava niente per lei. Quando si erano baciati non aveva sentito le
“farfalle
nello stomaco” e non gli erano venuti i brividi, significava
qualcosa no? E a
lui bastava, per capire che la cotta per Ashley era diventata un
ricordo, da
quando aveva guardato gli occhi di Adam.
La ragazza posò una mano sul suo braccio
< ho capito > disse semplicemente, Tommy alzò
lo sguardo che aveva tenuto
basso e la guardò,
la ragazza sorrise < deve essere speciale Adam >
Tommy sorrise, Ashley era bella, simpatica
e sveglia, gli dispiaceva quasi non esserne innamorato.
< credo di si > disse, lei si alzò
< al ballo possiamo andarci insieme lo stesso no? > gli
chiese
< certo > lei sorrise, Tommy
ricambiò < adesso continuiamo gli esercizi,
altrimenti vai malissimo al test
> disse la ragazza, prendendo il libro di fisica. Restarono sul
letto, Ashley
spiegava, Tommy cercava di capirci qualcosa, ma era contento di aver
sistemato
le cose, almeno con Ashley. Adesso gli restava chiarire le cose con
Adam, dopo
che suo padre li aveva sorpresi in camera sua, non aveva avuto sue
notizie.
Jack entrò
nel locale, che era ancora
chiuso al pubblico, infatti venne bloccato dal responsabile < mi
dispiace ma
siamo ancora chiusi >
< si lo so, mi scusi, ma mi hanno detto
che qui potevo trovare Adam Lambert >
< Adam, certo è di là > gli disse
indicando i camerini < grazie > si incamminò
nel lungo corridoio cercando
il camerino di Adam, dove lui è Sutan, stavano guardando i
regali che erano
stati gettati ad Adam, sul palco la sera precedente.
< guarda questo > gli mostrò un
reggiseno leopardato < ti starebbe benissimo > gli disse
Sutan
< dai vieni qui > Sutan gli si
avvicinò, per fargli indossare il reggiseno < stai
fermo > disse Adam,
< sta fermo tu carotina >
Sutan gli infilò l’indumento,
abbottonandoglielo addirittura < ti ci vuole un po’ di
rossetto >
< Sutan, non prendere niente > disse
al suo amico, che stava armeggiando col beautycase,
< vieni qui > Sutan si avvicinò di
nuovo a lui mostrandogli il rossetto rosso che aveva trovato <
allontanati
> si ribellò Adam spingendo le mani sul petto di
Sutan per allontanarlo, < su > il
suo amico avvicinò il
rossetto al suo viso sporcandogli le labbra e il mento, per poi
scoppiare a
ridere < sei perfetto > gli disse. Adam si
guardò allo specchio <
grazie, Sutan >.
La porta del suo
camerino si aprì per
mostrargli il padre di Tommy, che lo fissava dalla testa ai piedi, per
poi
soffermarsi sul suo reggiseno, che indossava sopra i suoi
abiti,
< non è come sembra? > si
giustificò
Adam, sentendo di dover dire qualcosa, < e come sembra? > chiese Jack
-------------------
Angolino di Fay :
Salve!
Allora, ho aggiornato più tardi del solito e con un
capitolo schifoso. Sono sicura che ci saranno 3'000 errori, mi dispisce. Comunque, tralasciando la mia incapacità di scrivere decentemente, grazie ha tutte quelle persone che stanno seguendo la storia. Grazie.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** It Was My Home ***
It
Was My Home
La porta del suo camerino si aprì per mostrargli il padre di
Tommy, che lo
fissava dalla testa ai piedi, per poi soffermarsi sul suo reggiseno,
che
indossava sopra i suoi abiti, < non è come sembra?
> si giustificò Adam, sentendo di dover dire
qualcosa, < e come sembra? > chiese Jack
<
signore, io….vede….io > Adam
temporeggiava, non sapeva cosa dire e
non capiva neanche che ci facesse lì il padre di Tommy.
Jack alzò il volto sul suo sguardo e non riuscì a
trattenersi dal ridere. Adam
alzò un sopracciglio e guardò Jack in modo
confuso, stava ridendo, il padre di
Tommy stava ridendo della scena che gli si era appena presentata
davanti. Sutan
lo assecondò ridendo insieme a lui.
<
sta ridendo? Non è arrabbiato o disgustato? >
domandò Adam,
<
perché dovrei essere arrabbiato o disgustato? >
rispose continuando a ridere,
Jack
<
ha trovato un ragazzo, lo stesso che esce con suo figlio-
precisò- in reggiseno
e con il rossetto, e poi si è arrabbiato quando mi ha visto
con suo figlio-
> venne interrotto,
<
frena, frena, vederti truccato è diverso dal vederti mentre
mio figlio ti è
avvinghiato sopra >
<
lei è il padre di Tommy, quindi > si intromise Sutan
porgendogli la mano
< io sono Sutan >
<
il famoso Sutan > disse, prima di ricambiare la stretta,
riferendosi alle
volte in cui Adam e Tommy aveva pronunciato il suo nome,
<
in realtà, sono famoso come Raja >
<
Raja ? > chiese Jack e Adam pensò che non era il
momento di spiegargli chi
era Raja
<
Sutan ti stanno chiamando > inventò un scusa per fare
uscire l’amico
< io non sento niente > disse l’interpellato
< sul serio credo che ti
stiano chiamando, vai > disse avvicinandosi a Sutan e
spingendolo
lievemente, cercando di fargli capire con lo sguardo che doveva uscire
<
senti > insistette, Sutan lo guardò come se fosse
impazzito, poi capì e annuì leggermente < è
vero, mi dispiace “papà di Tommy” ma
devo andare > disse prima di uscire dalla
stanza.
Adam
si avvicinò allo speccho e con delle salviettine imbevute
iniziò a pulire il
rossetto che aveva sulle labbra e un pò sul mento. Jack
aspetto che fosse
completamente pulito e che sganciasse il reggiseno per sfilarselo,
prima di
parlargli < sarai sorpreso di vedermi qui? >
Adam
lo invitò con un gesto della mano a sedersi sul divanetto
del camerino <
sinceramente non ho la minima idea di come abbia fatto a trovarmi,
perché sia
qui posso immaginarlo, vorrà dirmi di stare lontano da suo
figlio >
<
cosa? No, non voglio che tu stia lontano da mio figlio. Ascoltami bene,
perché
non lo ripeterò- guardò Adam negli occhi, come a
volergli imprimere quelle
parole nella mente- La mia famiglia ha passato un brutto periodo, la
madre di
Tommy è morta, abbaiamo sofferto molto, Tommy ha passato un
periodo orribile,
non voleva parlare con nessuno neanche con Isaac e soltanto da qualche
mese ha
ricominciato a vivere, a quanto pare tu adesso fai parte della sua vita
e non
mi interessa se vi conoscete da 3, 4 giorni, lui ci tiene a te, quindi
non
azzardarti a farlo soffrire > Adam rimase in silenzio, cosa
doveva dirgli,
non si aspettava di certo un discorso del genere, non si aspettava di
sapere
che il suo piccoletto aveva sofferto così tanto. Non aveva
mai visto la madre
di Tommy ma non aveva mai pensato che fosse morta, <
mi dispiace > disse semplicemente, < per cosa? >
domandò jack
<
Tommy ha perso sua madre e lei ha perso sua moglie > Jack
sorrise e si
sporse leggermente in avanti per abbracciare Adam, che perso alla
sprovvista
non ricambio subito l’abbraccio. Si
allontanò per ritornare a guardarlo negli occhi <
sembri un bravo ragazzo
Adam, soltanto, la prossima volta che assisti ad una discussione tra me
e mio
figlio, che riguarda te, non svignartela > Adam sorrise ,
avrebbe voluto
dire a Jack che non doveva preoccuparsi, che ormai aveva completamente
perso la
testa per suo figlio e che farlo soffrire era l’ultimo dei
suoi pensieri ma
Jack non gli diede il tempo di rispondere che era già vicino
alla porta < lo
so che ne sei innamorato- disse come se l’avesse letto nel
pensiero- ne sono
felice, quindi, cerca di non lasciartelo scappare > detto questo
Jack lo salutò
con un cenno, lasciandolo da solo e perplesso per quella sue ultime
parole “non
lasciartelo scappare”.
Perché
doveva scappare?
Prese
il giubbino di pelle appoggiato sul divanetto e uscì dal
camerino,
<
Adam > lo chiamò Sutan, vedendolo mentre si dirigeva
verso l’uscita
<
io esco un attimo > lo informò voltandosi verso di
lui,
<
non fare tardi hai un esibizione stasera > gli
ricordò l’amico,
<
okay, cercherò di tornare presto >
<
presto è presto, Adam > lo rimproverò,
<
vuoi davvero farmi la predica, tu che fai sempre tardi >
<
hai ragione, vai da Tommy e divertiti > disse Sutan facendogli
l’occhiolino.
Adam non fu sorpreso che il suo amico sapesse già dove era
diretto, anche se neanche
lui sapeva se stava per andare da Tommy, ma ormai Sutan lo conosceva
bene e
riusciva a capire ogni cosa, anche prima di lui. Lo salutò
con un cenno della
mano prima di uscire dal locale. Salì
in auto e accese il motore, era diretto a casa Ratliff.
Una
volta arrivato, non parcheggiò davanti alla casa di Tommy ma
in un vialetto
laterale ad essa. Si avvicinò, salì il porticato,
stava per bussare quando
sentì delle risate provenire dall’interno e la
porta aprirsi. Prima che la
porta potesse aprirsi completamente, corse via, nascondendosi dietro un
albero
li vicino. Tommy aprì la porta ed insieme a lui, Adam vide
anche una ragazza, stavano
fermi sulla soglia della porta a chiacchierare. La situazione non gli
piaceva,
non gli piaceva il modo in cui quella ragazza sorrideva al suo
piccoletto e non
gli piaceva come lui ricambiava. La ragazza si avvicinò a
Tommy e gli baciò una
guancia mentre l’altro restò fermo, ma Adam non
fece caso alla sua reazione,
riusciva solo a pensare alle labbra di quella ragazza che stavano
toccando la
guancia di Tommy. No, la situazione non gli piaceva affatto.
La
ragazza, che era Ashley, salì sulla sua moto, non prima di
essersi voltata ed
aver sorriso di nuovo a Tommy, facendo irritare Adam, quel modo di
sorridergli
non gli piaceva per niente, era troppo allusivo, almeno dal suo punto
di vista.
Dopo che la ragazza si allontanò, Tommy rientrò
in casa e Adam non aspettò
neanche un minuto prima di bussare alla sua porta.
<
hai dimenticato qualcosa? > Tommy aprì la porta senza
neanche vedere chi
fosse e fu sorpreso di ritrovarsi davanti Adam
< speravi che fosse quella
ragazzina > Tommy alzò un sopracciglio < quale
ragazzina ? > chiese, <
ero qui fuori, vi ho visto > disse Adam
Tommy
sorrise mentre si appoggiava con la spalla alla stipite della porta
<
sembrerebbe quasi che tu sia geloso > disse sorridendo,
Adam sbuffò < io
non sono geloso >
<
a me sembra di si > insistette il biondo, Adam alzò
gli occhi al cielo, per
poi riportarli su Tommy <
che facevi
con quella , da solo > era geloso ma non l’avrebbe mai
ammesso, neanche a se
stesso, < studiavamo e “quella” si chiama
Ashley > lo informò
<
non puoi studiare con Isaac? > a quelle parole Tommy
iniziò a ridere
<
perché ridi? > chiese Adam
<
non credevo che tu fossi così geloso > disse
continuando a ridere
<
non sono geloso >
Tommy
si rassegnò al fatto che Adam avrebbe negato di essere
geloso.
Prese il suo
giubbino e uscì
fuori < andiamo >
disse e l’altro lo guardò confuso < dove?
> chiese,
<
non lo so, ovunque, non mi
va di restare
a casa, sono stato chiuso li dentro tutto il giorno >
<
andiamo > disse Adam porgendogli la mano che l’altro
afferrò subito.
Salirono
in auto, era la prima volta che Tommy entrava in quell’auto.
Era una Comet
nera, era decappottabile e il tettuccio era aperto.
Adam accese il motore
mentre Tommy cercava una stazione radiofonica.
<
dove andiamo? > chiese il moro, non era andato li con
l’intento di portare
Tommy da qualche parte, quindi non aveva la minima idea di dove
andare,
< sorprendimi > gli disse e questo non lo
aiutò.
Mentre camminavano per una
strada senza neanche sapere dove erano diretti, Tommy mandò
un messaggio a suo
padre per avvertirlo che non era a casa, dopo si voltò verso
Adam e osservò il
suo profilo, incantandosi in alcuni punti, prima di parlare <
comunque, potresti
almeno chiedermi come è andata la discussione con mio padre,
visto che alla
prima occasione te ne sei andato > disse spostando lo sguardo da Adam,
<
mi dispiace, le discussioni in famiglia non fanno per me > disse
senza
pensarci troppo, non si capiva molto dalle sue parole ma era
già qualcosa,
almeno aveva risposto sinceramente, <
vorrei sapere il perché, ma tanto non me lo dirai, quindi,
non fa niente > Tommy
appoggiò la testa sulla sua mano mentre iniziava a
canticchiare la canzone che
risuonava dallo stereo.
Adam
si sentì in colpa, voleva spiegargli il perché,
ma da una parte non voleva
farlo. Farlo avrebbe significato confidarsi con lui e per Adam era un
passo
importante, non sapeva se voleva farlo. Mentre guardava la strada
davanti a se,
capì dove avrebbe portato Tommy, ormai era inutile negare
che si stava
affezionando più del dovuto a quel biondino, quindi
perché non mostrargli una
parte della sua vita.
Durante il viaggio in auto, nessuno dei due parlò e Tommy
si addormentò posando la testa sulla spalla di
Adam.
Erano
fuori città, diretti verso casa Lambert.
<
Tommy > Adam gli accarezzava il volto cercando di svegliarlo,
erano
arrivati. L’altro mugugnò aprendo leggermente gli
occhi per poi strofinarci le
mani sopra e dopo aprirli completamente, sembrava un gattino <
dove siamo?
> chiese, staccandosi dalla spalla di Adam.
<
vedi quella casa > indicò un’abitazione
poco distante da loro, che dal punto
in cui erano si poteva vedere perfettamente, Tommy annuì,
< quella era casa
mia > aggiunse. Il
più piccolo si voltò verso il maggiore,
facendogli capire che era pronto ad
ascoltare e che poteva continuare. Adam tamburello le dita sul volante,
era la
prima volta che ne parlava con qualcuno oltre a Sutan,
<
Adam, se non vuoi parlarne- > venne interrotto
<
no, voglio dirtelo >
<
okay > Tommy allungò una mano verso quella che
l’altro aveva sul volante e
la strinse alla sua, incoraggiandolo, Adam inspirò ed
espirò profondamente
prima di iniziare,
< mi sono reso conto di essere attratto dai ragazzi al
liceo, non ho mai cercato di nasconderlo, per me è ed era
una cosa normale, non
c’era bisogno di nasconderla, ma le altre persone la
pensavano diversamente.
Incontrai un ragazzo, il primo con cui ebbi una relazione, inutile
dirti che i
bulli non persero tempo ad infastidirci, ma la situazione era
sopportabile, non
mi hanno mai picchiato o almeno non gravemente. Le cose sembravano
andare bene,
ma quando mio padre venne a sapere del mio orientamento sessuale, la
situazione
peggiorò, mi proibì di uscire con il mio ragazzo
e disse che un volta compiuti
i diciotto anni me ne sarei dovuto andare … disse che ormai
non aveva più un
figlio, che lui non mi aveva cresciuto così >
abbassò lo sguardo e Tommy
strinse la presa sulla sua mano < Adam, mi dispiace > il
moro ricambiò la
stretta e riprese il suo discorso, < mentre mio padre mi diceva
queste cose,
mia madre se ne stava in disparte a piangere. Da quel giorno non mi
parlò più e
mio padre si limitava ad urlarmi contro, non facevamo altro che
litigare e alla
fine ero sempre io quello che ne usciva sconfitto. Stare a casa era un
inferno
e la scuola non faceva differenza, nessuno mi rivolgeva più
la parola, per un
periodo pensai di essere morto perché mi sentivo invisibile
come un fantasma
che nessuno può vedere, ma la verità era che
nessuno voleva vedermi > si
sentì stretto da due esili braccia.
Tommy lo strinse forte, abbassando il volto
e lasciando che delle lacrime gli rigassero la guancia.
Adam portò una mano ad
alzargli il volto < è inutile piangere, non farlo,
orami è il passato >
<
lo so, ma è una situazione bruttissima, come si fa a
comportarsi così con una
persona >
<
le cose sono andate meglio dopo. Quando me ne andai di casa, non avevo
una
macchina quindi feci l’auotostop sull’autostrada,
è stato in quel momento che
ho conosciuto Sutan. Era da un anno che nessuno parlava con me, ma
Sutan era
gentile e per questo mi venne naturale raccontargli perché
ero lì. Mi portò a
casa sua, ero in una nuova città con delle persone che non
mi conoscevano. Fu
un periodo fantastico, iniziai a frequentare locali e incontrare nuove
persone.
Sono felice della vita che ho adesso, le persone che ho accanto mi
accettano
per quello che sono. Mi dispiace che la mia famiglia non mi accetti ma
non
posso cambiare ciò che sono, comunque, nonostante questo,
sono i miei genitori
e non riesco a dimenticarli o a dimenticare i bei momenti che abbaiamo
vissuto
insieme. È per questo che a volte vengo qui ad osservarli e
a vedere come stanno,
non ho mai provato a parlargli e non credo che lo farò.
Guardarli e sapere che
stanno bene mi basta, non importa se a loro non interessa di me
>.
Adam si
voltò leggermente per poter abbracciare Tommy che cercava di
non piangere <
grazie > gli sussurrò vicino al suo orecchio. Tommy
si allontano leggermente
dall’abbraccio per guardarlo negli occhi < grazie per
cosa? >
<
per avermi ascoltato, è bello parlarne con qualcuno, mi fa
sentire meglio >
Tommy sorrise, era felice. Felice perché finalmente Adam
aveva condiviso con
lui qualcosa, qualcosa di doloroso ma infondo sono le cose dolorose
quelle più
difficili di cui parlare e se Adam era riuscito a parlargliene,
significava che
finalmente si era fidato di lui.
<
puoi parlarmi di qualsiasi cosa, sono qui per te, in qualunque momento
>
<
attento potrei prenderti sul serio > Tommy lo spinse leggermente
posandogli
un mano sulla spalla < sono serio >
Adam si avvicinò lentamente a lui
portando la mano ad accarezzargli la guancia, sorrise e dopo
appoggiò le labbra
alle sue, all’inizio un contatto leggero, semplicemente bocca
contro bocca, poi
insieme dischiusero le labbra, nessuno dei due chiese a
l’altro di approfondire
il bacio perchè entrambi decisero di farlo nello stesso
momento. Era bello baciarsi
dopo tutto quel tempo dall’ultima volta, era bella la
sensazione che provavano
sentendo che avevano bisogno l’uno dell’altro ed
era bello essere finalmente
insieme. Tommy portò le mani dietro la testa di Adam
toccandogli i capelli
mentre l’altro continuava a tenerlo stretto a se con un
braccio. Stare in
quella posizione in una macchina non era comodo per questo si
staccarono.
Adam
accese il motore della macchina, quando Tommy gli posò una
mano sul braccio per
attirare la sua attenzione, alzò lo sguardo verso di lui che
era intento a
guardare davanti a se. Adam guardò nella stessa direzione
< sono loro >
disse riferendosi ai due signori che sedevano sulla veranda della casa
verso
cui Tommy stava guardando.
<
perché non provi a parlarci? > chiese
<
perché non cambierebbe nulla > rispose Adam
<
magari gli farebbe piacere vederti, magari con il tempo- > venne
interrottò
<
Tommy no, non voglio sentirmi dire di nuovo quelle cose >
<
era solo un’idea. Guardali, non mi sembrano felici magari gli
manchi > disse
Tommy mentre gli accarezzava il braccio,
<
impossibile, prima che me ne andassi ha detto che ero morto per lui
> la
voce di Adam era cupa, ricordarsi di quelle parole non faceva altro che
fargli
riprovare dolore,
<
ma tu non sei morto, sei vivo e se continui a venire qui per osservarli
significa che gli vuoi ancora bene e io credo che dovresti provare a
parlargli
> Adam si voltò verso di lui, pensò a
tutte le volte che era stato li ad
osservare la sua vecchia casa e a chiedersi cosa sarebbe successo se
avesse
bussato a quella porta, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo,
pensò che
forse Tommy aveva ragione, forse era arrivato il momento di riparlare
con i
suoi genitori. Il momento di dirgli addio definitivamente.
Adam
spense il motore, che era rimasto acceso finora, scese dalla macchina e
si
voltò verso Tommy < vieni con me? > gli
chiese, l’altro sorrise, contento
che Adam l’avesse ascoltato e che volesse finalmente
risolvere la questione con
i suoi genitori < vuoi che venga con te? >,
<
si > rispose senza giri di parole, sapere di averlo vicino lo
rassicurava e
in quel momento ne aveva bisogno.
Tommy scese dalla macchina e si avvicinò a
lui per prendergli la mano e baciarlo, prima di dirigersi insieme verso
casa
Lambert.
Angolino
di Fay: hola!
allora...
vi chiedo scusa perchè sto aggiornando più tardi
del solito e ultimamente ogni capitolo mi sembra un disastro, almeno
prima, anche se una sola parola, qualcosina del capitolo mi convinceva,
ma adesso cancellerei l'intera ff....ma non lo farò, per le
persone che la stanno seguendo e sopratutto per chi la sta
recensendo. Grazie.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante il modo in cui
è scritto e che la trama non vi stia annoiando troppo.
Grazie
a tutti ♥
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** I Need You ***
I Need You
Tommy scese
dalla macchina e si avvicinò a lui per prendergli la mano e
baciarlo, prima di dirigersi insieme verso casa Lambert.
Tommy
gli sorrise cercando di infondergli coraggio. Erano davanti alle scale
che
potavano al porticato, i genitori non erano più fuori,
probabilmente erano
rientrati e loro non ci avevano fatto caso. Salirono le scale, insieme,
mano
nella mano. Tommy alzò la mano, che non era
impegnata a stringere quella
dell'altro, per bussare ma Adam lo bloccò < fermo
> gli disse, prima che
una delle sue più grandi paure si avverasse, < Adam
>
< ci ho
ripensato, è meglio se torniamo in auto > disse,
trascinando l’altro giù dal porticato.
< hai paura? > gli chiese, aveva paura? Adam
era terrorizzato, suo padre era a pochi passi da lui, soltanto
l’idea di
parlarci lo faceva tremare …
< non ho paura > disse, cercando di non
farsi tradire dal suo tono di voce e dalla sua mano che continuava a
tremare.
< Adam
> il modo in cui Tommy pronunciò il suo nome, faceva
trasparire la sua
preoccupazione. Non aveva mai visto Adam in quello stato, gli ricordava
un po’
se stesso sulla ruota panoramica, soltanto che lui aveva paura di
affrontare i
suoi genitori < andrà tutto bene > gli
disse,
< non puoi saperlo >
< no, non
posso saperlo, ma dovresti almeno tentare, magari le cose andranno
meglio
dell’ultima volta >
< Tommy
non capisci, non voglio che si ripeta, ascoltare le parole di mio padre
è stato
orribile, non potrei sopportarlo di nuovo > si voltò
mentre una lacrima gli rigava la guancia, soltanto al ricordo di suo
padre che gli urlava contro, il suo autocontrollo per non piangere,
cedette.
Tommy gli
prese il volto tra le mani e con il pollice gli asciugo quella lacrima
che
l’altro non era riuscito a trattenere < scusa, non
volevo insistere >
disse prima di lasciare scorre le mani verso il busto di Adam
per
stringerlo a se, mentre l’altro poggiava il viso trai suoi
capelli < non
devi scusarti, hai ragione dovrei provare a parlarci ma per il momento
non ci
riesco > Adam alzò le braccia per avvolgere le spalle
di Tommy < torniamo
in auto > disse.
Rimasero abbracciati mentre ritornavano verso l’auto, si
staccarono soltanto una volta arrivati per sederi ognuno al proprio
posto.
Adam accese
il motore e partì, l’altro era silenzioso ma
riuscì a vederlo mentre si voltava
verso di lui e iniziava a fissarlo,
< hai intenzione di ammirarmi per molto
> disse dopo un po’ che l’altro non
accennava a volgere lo sguardo da
un’altra parte, Tommy sorrise
< in realtà stavo pensando > gli
spiegò,
anche se oltre a pensare … si, lo stava anche ammirando,
< e a cosa pensavi?
> gli chiese,
< pensavo a quello che mi hai detto,
sono
contento, non fraintendermi, non sono
contento per quello che mi hai detto, sono contento perché
me l’hai detto >
< okay,
ma non fantasticare troppo te l’ho detto perché
… > non continuò lo frase,
< perché?
> insistette Tommy, ormai era curioso e vedere Adam che tentava
di non
fargli capire i sentimenti che provava verso di lui, lo divertiva
parecchio.
Se
Adam glielo aveva detto era di sicuro perchè ormai anche lui
sentiva il legame
che stava nascendo tra di loro e Tommy sperava con tutto se stesso che lo ammettesse. Il moro
sorrise perché
sapeva cosa voleva sentirsi dire quel piccoletto e infondo
perché non doveva
dirglielo, < perché non sei fastidioso come pensavo e
mi piaci > non era
una grande dichiarazione ma a Tommy bastava, per il momento.
Si avvicinò ad
Adam che stava guidando < fermati, accosta > disse a
pochi centimetri di
distanza dal suo orecchio, bacandogli una guancia, prima di
allontanarsi.
L’altro
non se lo fece ripetere più di una volta e
accostò, < allora, perché dovevo
fermarmi? > chiese, davvero curioso. Tommy sorrise e slaccio la
sua cintura
di sicurezza < Tommy > disse non capendo quello che
stesse facendo o
forse lo disse perché aveva capito perfettamente.
Il più piccolo si alzò dal
suo sedile per
sederi sulle gambe di
Adam < che stai facendo? >
< mi
sembra evidente > rispose allungando una mano per reclinare il
sedile, dopo esserci riuscito, portò le mani sul petto di
Adam per farlo stendere < Tommy
> il ragazzo continuò non badando a l’altro
che continuava a ripetere il suo
nome come se fosse una sorta di rimprovero misto ad un sussurro
debole,
<
siamo in un’auto decappottabile > disse il moro,
< questo lo rende più
eccitante > Tommy fece scorre le mani dal suo petto fino ai suoi
fianchi per
poi intrufolarsi sotto la sua giacca e poi la sua maglietta,
così da poter
toccare direttamente la sua pelle, < Tommy > ripete, ma
stavolta era più
un sussurro che un rimprovero,
< Adam
> disse avvicinandosi al suo viso, sorrise prima di posare le
sua labbra su
quelle dell’altro. Adam portò le sue mani sotto la
stoffa della maglia di Tommy
che appena avvertì il suo tocco sorrise contro le sue
labbra, era bello
percepire di nuovo quelle mani su di lui. Il moro cercando di rimanere
razionale, strinse la presa sui suoi fianchi per allontanarlo, ma Tommy
continuò a baciarlo scendendo verso il suo collo lasciando
una piccola
scia di baci sul suo mento. Con tutto se stesso Adam dovette trovare la
forza
di non cedere < fermati > gli disse, <
perché? > chiese l’altro,
ritornando ad un centimetro di distanza dalle sue labbra mentre lo
guardava
negli occhi e Adam pensò che se gli sguardi avessero potuto
uccidere, lui
sarebbe morto in quell’istante.
< perché
non vuoi davvero che la tua prima volta sia in un’auto
> Tommy si stacco a
malavoglia da lui e si alzò rimanendo seduto sulle sue
gambe
< è la terza
volta che mi rifiuti >
< cosa?
> chiese il moro, alzando le spalle dal sedile che era reclinato,
< la
prima è stata nella dark room, la seconda a casa mia e la
terza adesso > gli
spiegò,
< ma…non
avrei mai fatto nulla in una dark room, soprattutto con un ragazzo di
diciassette anni, mentre a casa tua non ti ho rifiutato è
arrivato tuo padre,
purtroppo … e qui, un’auto è il posto
meno romantico del mondo, sul serio
vorresti farlo qui > Tommy sorrise,
< ti importa che sia in un posto
romantico > Adam distolse lo sguardo e si voltò di
lato, perché si, infondo
gli sarebbe piaciuto farlo in un posto romantico e questo lo
imbarazzava da
morire. Tommy si alzò risedendosi al suo posto mentre la sua
risata si
diffondeva nell’aria < Adam Lambert mi sorprendi
> disse, mentre l’altro
rialzava il sedile per ritornare a guidare < e tu sorprendi me
> disse
riferendosi alla sua improvvisa idea di fermare l’auto. Tommy
portò le mani
dietro la testa e sorrise mentre Adam rimetteva in moto la macchina
<
quindi ci sorprendiamo a vicenda, è una cosa positiva no?
Altrimenti sarebbe
noioso >
< io non
potrei mai essere noioso > disse il moro sorridendo, doveva
riscattarsi
infondo era sempre lui, il solito Adam soltanto un po’
più romantico per il suo
piccoletto.
Tommy accese
la radio e inizio a cantare, fu a quel punto che Adam si
ricordò che quella
sera aveva un’esibizione, prese il suo cellulare dalla tasca
chiedendo a Tommy
di chiamare Sutan, il ragazzo cercò il numero tra la rubrica e notò
che Adam l’aveva
memorizzato con una foto mentre erano entrambi vestiti da pirati,
sorrise,
pensando che Adam era davvero un bel pirata … anche se a lui
sarebbe piaciuto
in qualunque caso.
< Adam!
Dove sei? > la voce di Sutan era molto alta, infatti Tommy
allontanò il
telefono dal suo orecchio e Adam riuscì a sentire la voce
del suo amico senza
bisogno del vivavoce. < Sto
arrivando > rispose alzando anche lui la voce per farsi sentire,
< ciao
Tommy > disse Sutan, sicuro che il suo amico fosse con quel
piccoletto, <
ciao > ricambiò il saluto,
<
sbrigatevi ad arrivare che qui è un casino >
< okay
> disse Adam, < a presto, allora > lo
salutò Tommy, chiudendo la
chiamata.
Era sera è
fuori al locale c’era già una fila infinita per
entrare, Adam e Tommy passarono
per il retro.
Steve il responsabile del locale si avvicinò subito a loro
<
finalmente sei arrivato >
< lui chi
è? > chiese riferendosi a Tommy.
Sutan arrivò vicino a loro, interrompendoli
< Tommy > lo salutò abbracciandolo <
c’è Isaac di la, ti cercava >
aggiunse, il ragazzo si voltò verso Adam
< vai, ci vediamo dopo > disse
e Tommy si sporse verso di lui per baciarlo e poi dirigersi tra la
folla del
locale per andare da Isaac che era vicino al bar.
Appena gli
fu vicino, venne travolto da un abbraccio < allora, ti sei
divertito con
“occhi azzurri” ? >
< e tu ti
sei divertito ad addobbare la palestra per il ballo della scuola ?
>
< a
proposito del ballo, ecco i tuoi biglietti > disse porgendogli,
Tommy li
prese e li posò nella tasca posteriore dei suoi
pantaloni. Ordinarono qualcosa
da bere mentre Adam dietro le quinte veniva informato da Steve che
l’apparecchiatura
del dj era rotta e non poteva far partire nessuna base per la sua
esibizione.
< come
dovrei fare adesso ? > chiese mentre si toglieva la giacca,
< un
esibizione a cappella > gli suggerì Sutan
< siamo
in un locale non in una chiesa > disse il responsabile, <
un esibizione
acustica, magari sarebbe accettabile >
aggiunse,
< sai
suonare qualche strumento ? > chiese Adam
< no, ma
di la c’è una chitarra se tu sai suonarla?
> chiese speranzoso Steve <
nessuno
di voi sa suonare? > chiese anche ai ragazzi che si erano
esibiti prima, quando
l’apparecchiatura era ancora in funzione, ma nessuno di loro
ne era in grado.
< Nessuno
che conosco sa suonare > disse Sutan riferendosi ai suoi amici
che erano
dietro le quinte e tra la folla del locale. Adam ripensò
mentalmente a tutte le
persone che conosceva e che erano li, nessuno sapeva suonare
… tranne uno. Tommy,
ricordava quando entrando nella sua camera aveva notato una chitarra e se c’era una
chitarra significava che sapeva
suonarla o almeno lo sperava. Andò tra la folla del locale e
cercò Tommy fino a
trovarlo vicino al bar insieme ad Isaac, si avvicinò e
posò una mano sulla sua
spalla, il ragazzo si voltò e sorrise quando
incrociò lo sguardo di Adam <
non riesci a starmi lontano > disse sorridendo,
< puoi
venire con me? > gli chiese,
< sempre
e dove vuoi > Adam rimase a guardarlo ed adorarlo per quella
risposta, poi
gli prese la mano e lo portò dietro le quinte del palco.
< Sai suonare la
chitarra vero? >
< si
perché > rispose alzando una sopracciglio,
< Adam
> Steve si intromise < devo darti una brutta notizia
>
<
un’altra > disse esasperato,
< non ho trovato
la chitarra ma abbiamo un pianoforte > lo informò
alzando le spalle,
< cosa?
Ma io ho un chitarrista, non un pianista > Tommy lo
guardò, non l’aveva mai
sentito suonare e già lo chiamava chitarrista, ne fu
lusingato.
< So
suonarlo il pianoforte > lo informo e Adam tornò a
guardarlo con quella aria
adorante, in quel momento Tommy era come un angelo sceso in terra, anzi
non solo in quel momento, < sei
fantastico > gli disse e il più
piccolo arrossì.
< Allora
faccio portare il piano sul palco? > chiese Steve
< si >
risposero all’unisono.
Salirono insieme
sul palco, Tommy prese posizione vicino al paiano e Adam sullo sgabello
che era
poco distante <
cosa sai suonare?
> chiese Adam,
< quello che vuoi > rispose, l’altro non aveva
idea di
cosa cantare, l’esibizione era stata programmata
diversamente, ma proprio come
la prima volta che aveva cantato, grazie al suo piccoletto che lo
guardava, capì
cosa voleva cantare < The Scientist dei Coldplay, ti va bene ?
> chiese
sperando che Tommy sapesse suonarla. Il biondo sorrise <
perché hai scelto
proprio questa? > Adam rimase per un po’ in silenzio,
ma poi, visto che
ormai era dentro quell’uragano chiamato amore,
capì che era inutile e
impossibile nascondersi < perché in questo momento
rispecchia ciò che provo e
non canto una canzone se non riesco a renderla mia > Tommy
avvertì il suo
battito cardiaco accelerare … le mani iniziarono a tremare e
si domandò come
sarebbe riuscito a suonare in quello stato, poi Adam gli
alzò il volto con un
dito e posò le labbra sulle sue, un bacio dolce,
rassicurante che sapeva di
tranquillità < sei pronto ad esibirti con me >
< sono
pronto a fare qualsiasi cosa con te > Adam sorrise,
c’era indubbiamente un
doppio senso in quella frase, ribaciò Tommy prima di
ritornare al suo posto.
Steve salì
sul palco e annunciò che l’esibizione aveva subito dei
cambiamenti a causa di
problemi tecnici, dopo lasciò la scena a loro e quando Adam
si voltò verso
Tommy, questo iniziò a suonare. La melodia del pianoforte si
diffuse per il
locale e mentre Tommy era intento a suonare, cercando di non sbagliare,
Adam
iniziò a cantare, guardando il pubbico.
Come up to meet you,
tell you I'm sorry,
Si
voltò verso il suo piccoletto che avvertendo il suo
sguardo, sorrise mentre continuava a suonare.
You don't know how
lovely you are.
I
had to find you, tell you I need you,
Tell
you I set you apart.
Girò
lo sguardo di
nuovo tra la folla e chiuse gli occhi lasciando che la musica gli
riempisse la
mente, lasciando che le parole uscissero dalla sue labbra, unicamente
perchè
guidate dalla melodia del pianoforte. Quando aveva scelto quella
canzone non
era neanche sicuro di ricordarsi le parole , ma in quel momento mentre
la
cantava, le parole si pronunciavano da sole, come se facessero parte di
lui.
Tell me your secrets
and ask me your questions,
Oh,
lets go back to the start.
Running
in circles, coming in tales,
Heads
are a science apart.
Quella
canzone gli ricordava un po’ il loro essere come delle
montagne russe, il loro
rincorrersi per poi ritrovarsi sempre nello stesso punto, a desiderarsi
e ad avere
bisogno l’uno dell’altro, non importava se si
conoscevano neanche da un mese,
se erano passati pochi giorni.
Pensò
a questo mentre cantava, pensò che finalmente voleva godersi
la possibilità di
essere felice, cercando di non preoccuparsi di quello che sarebbe
potuto
succedere, cercando di non avere paura di poter rimanere ferito.
Nobody said it was
easy,
It's
such a shame for us to part.
Nobody
said it was easy,
No-one
ever said it would be this hard,
Oh
take me
back to the start.
Non
sapeva spiegarsi bene il perchè, ma quella canzone gli
ricordava tutte le volte
che pensando a quel piccoletto, aveva avuto paura, tutte le volte che
aveva
cercato di allontanarlo e a tutte le volte che Tommy nonostante tutto
non aveva
smesso di dargli altre possibilità.
Era difficile ammetterlo ma quel piccoletto dagli occhi color nocciola
era
riuscito ad entrargli nel cuore ma soprattutto
era
riuscito a non fargli provare paura. Non
aveva più paura di dirgli ciò che provava e di
certo non avrebbe tentato di
nasconderlo, non più. Mentre lui continuava a cantare,
l’altro muoveva le mani
sui tasti del pianoforte, sorridendo leggermente e Adam
pensò che era stupendo.
Non vedeva l’ora di conoscere ogni cosa di lui e di farsi
conoscere,non vedeva
l’ora di amarlo e magari farsi amare.
Quando
la canzone terminò, rivolse di nuovo il suo sguardo verso
Tommy, che aveva
alzato il viso per fare esattamente la stessa cosa, sorrisero
insieme.
Il
pubblico applaudiva anche se era abituato ad assistere ad
un’esibizione
diversa, quella era stata senza dubbio magnifica.
Adam
si alzò dallo sgabello avvicinandosi a Tommy che si era
alzato insieme a lui,
gli prese la mano e senza neanche godersi gli applausi, lo
trascinò giù dal
palco per portarlo nel suo camerino. Poteva sentire la risata del
più piccolo
mentre camminavano velocemente verso il camerino, aprì la
porta e la richiuse
subito una volta che furono dentro.
< Perché tutta questa fretta ? >
chiese Tommy, Adam non rispose, si limitò a spingerlo
leggermente contro la
porta iniziando a bacargli una guancia, avvicinandosi sempre di
più alle sue
labbra. Era quasi sul punto di baciarlo e Tommy stava già
pregustando le
sensazioni di avere quelle labbra sulle sue ma Adam non
l’accontentò. Invece di
posare finalmente le labbra su quelle dell’altro,
andò verso il basso, baciò la
mandibola, poi il suo collo. Tommy chiuse gli occhi cercando di godersi
più che
poteva la sensazione di quelle labbra sul suo collo. Adam
portò le mani dietro
la sua schiena poi scese verso il basso fino ad arrivare ai passanti
del
pantalone, ci infilò le dita e spinse Tommy contro di se,
facendo gemere
entrambi. Il più piccolo alzò le braccia che fino
a quel momento non era stato
capace di muovere, portò le mani tra i capelli di Adam e
alzò il suo volto facendo
finalmente unire le labbra alle sue. Adam continuò a muovere
le mani scendendo
ancora più giù fino a infilarle nelle tasche
posteriori dei pantaloni di Tommy,toccò
dei pezzi di carta e allontano le labbra da quelle dell’altro
<
e questi? > chiese portando
i biglietti davanti ai suoi occhi per vedere di cosa si trattasse,
< me li
ha dati Isaac, prima > gli spiegò,
< allora,
cerca di non fare troppe conquiste insieme al tuo amico al ballo
> Adam
riposò i biglietti nella tasca di Tommy,
<
veramente ci vado con una mia amica > rispose senza pensarci
< cosa?
> Adam si allontanò leggermente da lui in modo da non
avvertire più il
contatto con l’altro
< ci vado - > stava per ripetere la stessa frase ma
venne interrotto
< ho
capito, non ci andrai mica con quella li > disse riferendosi ad
Ashley
< quella
li, chi? >
< hai
capito > ed era vero aveva capito e anche se Adam geloso gli
piaceva
parecchio, non voleva rovinare quel momento < possiamo parlarne
un’altra
volta >
< perché
non me l’hai detto prima? > chiese ignorando la
richiesta di Tommy
< non c’è
stato tempo > si giustificò < quando avrei
dovuto dirtelo e poi non è
niente di importante > aggiunse
< vai al
ballo con una ragazza, la stessa con cui passi i pomeriggi e non
è importante
>
< un solo
pomeriggio, ci ho passato un solo pomeriggio >
<
comunque vai al ballo con lei, non potevi andarci con Isaac? >
< Isaac
ci va con una ragazza, sai come? ballo uguale dopo ballo > gli
spiegò
< è perché
lo so che mi preoccupo, anche tu avrai il dopo ballo >
affermò
< cosa? No,
no. Se non te ne fossi accorto, le ragazze non mi interessano e Ashley
non fa eccezione
> cercò di rassicurarlo, perché altre alla
gelosia, dal tono di voce di Adam
riusciva a percepire anche la sua reale preoccupazione che Ashley fosse
di più
che un’amica,
< Sicuro?
> gli chiese e Tommy scosse la testa sorridendo < Adam,
l’unica persona
di cui mi interessa sei tu > disse riavvicinandosi a lui per
avvolgergli il
busto con le braccia, < bene,
perché
anche a me interessi solo tu > gli disse l’altro
ricambiando la stretta.
<
Adam,
Tommy! > si sentirono chiamare, <
un
giorno finiranno di interromperci > disse esasperato Tommy e
Adam sorrise
sciogliendo l’abbraccio per aprire la porta. Sutan e Isaac
erano nel corridoio
e quando li videro, Isaac andò incontro al suo amico
< avevi lasciato la tua
giacca di la e il tuo cellulare ha squillato > si
fermò portando una mano
sul braccio di Tommy che non aveva mai visto il suo amico
così serio, < era
il numero di tuo padre, un’infermiera mi ha detto che ha
avuto un incidente
>
Tommy smise di respirare o forse il suo battito accelerò,
era tutto così
confuso, non riusciva a pensare a niente che non fosse suo padre, le
sue gambe
smisero di sorreggerlo ma non cadde grazie al sostegno delle braccia di
Adam.
Gli altri continuavano a parlare ma lui non sentiva niente se non dei
suoni
ovattati, Adam gli alzò un braccio per portarselo sulle sue
spalle e Tommy sorreggendosi
a lui riuscì ad arrivare fino all’auto. Erano
diretti in ospedale.
Angolino di
Fay : Salve...
Allora
alzi la mano a chi non è piaciuto questo capitolo... non
tutti
insieme però, va be’ tanto neanche a me
convince questo capitolo (come i precedenti),
magri questo mi "piace" un pochino rispetto agli altri
perchè Adam e
Tommy si esibiscono insieme. Parlando dell'esibizione (ehehe) scegliere
la
canzone è stato divertente, lo è stato
perchè l'ho scelta insieme a
"Willa" anzi l'ha scelta lei, anche se stava dormendo ad
occhi
aperti e non si è resa neanche conto di quello che mi stava
dicendo, ma GRAZIE
piccola Willa, hai avuto un ruolo importante (mi dispiace per chi non
capirà
cosa ho appena scritto e chi troverà strano il nome Willa,
ma è così che la
chiamo...a volte). Adesso ringrazio tutte le altre fantastiche persone
che
stanno ancora qui a perdere tempo per leggere questa "cosa" che
scrivo, per come scrivo poi...dovreste solo insultarmi ma voi siete
tanto dolci
e non lo fate, però, davvero se quello che scrivo
è illeggibile, ditemelo. E
boh...non so più che dire...ah dimenticavo, mi dispiace per
come ho finito questo
capitolo :( e mi dispiace che Adam non abbia avuto il coraggio di
affrontare i
suoi genitori ma a volte le paure non si riescono ad affrontare o
almeno Adam
non ci è riuscito...per il momento. Adesso la smetto di bla
bla bla.
GRAZIE
A TUTTI SOPRATUTTO A QUELLE STUPENDE
PERSONE CHE RECENSISCONO
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Don't Worry ***
Don't Worry
Non c’era
traffico per le strade e il tempo che impiegarono per arrivare in
ospedale fu
breve.
Una volta arrivati, Adam continuò a sorreggere Tommy che
ancora non aveva detto
una sola parola. Isaac e Sutan erano al loro fianco mentre entravano
nell’edificio. Tommy si svincolò dalla presa di
Adam e si avvicinò
all’infermiere per chiedere informazioni su suo
padre.
Un medico sentendo Tommy parlare di Jack gli si avvicinò
< cerca Jack
Ratliff ? >
< si, è mio padre > rispose,
< sono il Dr. Wilson e mi sto occupando di tuo padre, proprio in
questo
momento lo stanno portando in sala operatoria, deve essere operato per
risanare
la frattura che ha alla gamba sinistra, ma non preoccuparti non
è nulla di
grave, stara bene, adesso devo andare, aspetta qui > gli disse
il medico
prima di dirigersi, probabilmente, verso la sala operatoria.
Tommy si allontanò uscendo di nuovo, all’aria
aperta, aveva bisogno di aria.
Gli altri lo seguirono a ruota, Isaac, Adam e Sutan.
< Tommy > Isaac gli si avvicinò < il
dottore ha detto che non è nulla
di grave > le parole del dottore o quelle del suo amico non gli
impedirono
di piangere.
Adam sorpassò Isaac e cinse Tommy con le sue braccia
lasciando che si
appoggiasse completamente a lui, visto che non aveva la forza di
reggersi in
piedi < andrà tutto bene > gli disse
accarezzandogli i capelli. L’altro
continuò a piangere, aveva bisogno di sfogarsi, adesso che
sapeva che la
situazione non era grave poteva lasciarsi andare. Il moro lo strinse di
più a se
facendogli capire che poteva restare così per tutto il tempo
che voleva. Per
tutto il tempo in cui ne aveva bisogno.
Dopo un po’ fu Tommy ad allontanare Adam e ad entrare,
sedendosi su una delle
sedie della sala d’attesa. Restarono in silenzio, Isacc
teneva la mano sinistra
di Tommy mentre Adam teneva quella destra, Sutan, seduto accanto a
loro, ruppe
il silenzio dicendo che un volta che Jack si fosse ripreso, avrebbe
fatto uno
spettacolo in suo onore e Tommy sorrise debolmente immaginandosi la
scena,
continuò a parlare e a raccontargli anche i dettagli,
cercando di ingannare
l’attesa del dottore che prima o poi sarebbe uscito dalla
sala operatoria.
Il Dr.
Wilson andò da loro per poi chiedere a Tommy di seguirlo, da
solo. Il ragazzo
si voltò verso i suoi amici come a dirgli che poteva
farcela, così nessuno
oppose resistenza e lo lasciarono andare. Dopo avere parlato con il
dottore fu
il ragazzo a ritornare dai suoi amici.
< Allora cosa ha detto ? > chiese Sutan, impaziente come
gli altri,
< è fuori pericolo … ha detto che
starà bene, ha solo bisogno di riposo e ha
una frattura al braccio sinistro che è stato ingessato, ma
starà bene. Deve
restare qui in osservazione per il momento, adesso sta dormendo,
è nella camera
114 al piano superiore > gli comunicò Tommy.
Tutti fecero un respiro di sollievo, poi Tommy riprese a parlare
< Grazie
ragazzi per avermi aiutato ad arrivare qui, adesso potete andare non
preoccupatevi, io resto con mio padre >, Isaac gli
afferrò una spalla <
scherzi vero, io non vado da nessuna parte, non ti lascio qui da solo,
resto
con te >
< resto anche io > disse Adam < beh per quanto
possa servire, resto
anche io > aggiunse Sutan.
Tommy non fu sorpreso, sapeva di essere circondate da persone
meravigliose.
< vi voglio bene e siete fantastici ma voglio che ognuno di voi
torni a
casa, davvero posso restare da solo, mio padre sta bene, sta solo
dormendo,
basto io qui >
< il piccoletto ha ragione, scusatemi ma io vado, gli ospedali
mi hanno
sempre angosciato, quindi tornerò domani mattina a vedere
come va > Sutan si
avvicinò a Tommy e lo abbracciò <
probabilmente la sedia su cui passerai la
notte sarà scomoda ma cerca di dormire, anche se
già so che non lo farai,
quindi non opporre resistenza quando Adam ti dirà di volerti
tenere compagnia
> gli sussurrò prima di allontanarsi e salutare anche
gli altri.
< Io non me ne vado > disse Isaac, Tommy gli mise una
mano sulla spalla e
sorrise debolmente < ti prego, torna a casa, tua madre si
starà chiedendo
dove sei e poi devi spiegarle tutta la situazione, ci vediamo domani
mattina ,
okay > l’amico si rassegnò
perché Tommy aveva ragione, sua madre non sapeva
niente e non poteva di certo dirglielo per telefono, le sarebbe venuto
un
colpo.
< Okay ma se hai bisogno di qualcosa chiamami > lo
abbracciò e poi salutò
anche Adam prima di andarsene. Il biondo guardò il moro ma
non fece in tempo a
parlare che l’altro lo precedette < non provare a dire
che dovrei andarmene
perché non mi muovo da qui > disse, Tommy sorrise
< Adam > cercò di
pensare alle parole giuste per convincerlo che poteva anche andarsene,
non
perché non volesse la compagnia di Adam, semplicemente non
voleva essergli di
peso. Poteva restare in ospedale anche da solo, nonostante questo, la
testardaggine di Adam non gli dispiaceva, era un piccola gioia in tutto
quel
caos. Adam era la sua luce nel buio e in quel momento gli serviva,
anche se non
voleva ammetterlo, non perché non volesse sembrare debole,
soltanto perché non
voleva che Adam si sentisse obbligato a fare qualcosa per lui. Voleva
che
restasse ma non gliel’avrebbe detto e non importava
perché Adam sarebbe rimasto
anche se Tommy l’avesse cacciato.
< Non me ne vado, forza entriamo > disse prendendogli la
mano e
incamminandosi per trovare la camera di Jack. Quando arrivarono, Adam
sciolse
la presa sulla mano del biondo per lasciare che fosse lui ad entrare
per primo.
Il padre di Tommy stava riposando, i dottori avevano detto che
probabilmente si
sarebbe svegliato il giorno dopo. Tommy si mise seduto sulla sedia
accanto al
letto ma Adam gli fece segno di sedersi insieme a lui sulla poltrona
che era
vicino alla finestra, dall’altro lato del letto. Il
piccoletto ubbidì e gli si
sedette imbraccio, Adam lo avvolse con le sue braccia, facendogli
posare la
testa sulla sua spalla < dormi > gli disse
< e tu? Non puoi dormire così > riferendosi al
fatto che avere lui sopra
non fosse comodo,
< si che posso > appoggiò la testa su quella
dell’altro < sto
benissimo e il tuo corpo mi tiene al caldo >
< grazie > disse Tommy
< dormi> ripete Adam.
Nessuno dei due parlò ma nessuno dei due dormì
neanche.
Un’ora dopo Adam alzò la testa e Tommy subito fece
lo stesso < dovresti
dormire > lo rimproverò il moro, < anche tu
> disse il biondo.
Ancora silenzio poi Tommy si mosse sedendosi meglio sopra di Adam come
se fosse
lui la poltrona e appoggiò la testa sul suo petto <
non riesco a dormire
>, il moro avvolse il suo busto tra le braccia come se fossero
una cintura e
lo alzò più in alto per appoggiare la sua testa
sulla spalla dell’altro <
sta solo dormendo, andrà tutto bene > gli disse
vedendo che fissava suo
padre.
Il più piccolo lasciò che la sua testa si
appoggiasse contro quella dell’altro
< non so cosa farei se dovesse succedergli qualcosa >
< Tommy, sta bene non devi preoccuparti >
< lo so, è che prima ho pensato il peggio >
< beh, adesso non devi pensarci >
< e come faccio? >
< facciamo un gioco ? > gli chiese, cercando di distrarlo,
< un gioco? >
< un gioco >
< che gioco? > chiese Tommy, se non dormivano tanto
valeva “giocare”
< mi racconti qualcosa e ogni volta che finisci ti do un bacio
> propose
Adam, l’altro rise
< non esiste questo gioco e poi non è neanche un
gioco > gli fece notare,
< si che lo è, è il gioco di Adam >
specificò, mostrandosi fiero della
sua idea,
< ma non ha senso >
< certo che ha senso > controbatte l’ideatore
del gioco,
< e qual è? > chiese curioso Tommy,
< posso sentirti parlare e bacarti, due cose che mi piacciono
fare >
< resta il fatto che non è un gioco >
< okay allora tu mi racconti qualcosa e io ti bacio
all’improvviso per
vedere se riesci a riprendere da dove ti interrompo > disse
modificando
l’idea iniziale del “suo” gioco,
< questo si avvicina di più ad essere un
gioco >
< giochiamo allora > lo incitò,
< cosa devo dire? >
< qualsiasi cosa >
< mi chiamo Tommy- > venne interrotto
< qualcosa che non so >
< mio padre mi ha regalato la mia prima chitarra, mi ha sempre
detto che ho
talento anche se è stata mia madre che mi a trasmesso la
passione per la
musica, mio padre ha sempre sperato che diventassi un medico come lui,
ma non
diventerò mai un dottore, perché voglio essere un
musicista … suonare mi dona
sensazioni inspiegabili > Adam lo baciò
< come te, tu mi trasmetti
sensazioni inspiegabili e un po’ come con la musica, solo che
con te è tutto
più amplificato > continuò. Adam lo
baciò di nuovo, si allontano di poco e
poi ripete l’azione, ripetutamente, finche Tommy non lo tenne
lontano posando
le mani sulle sue spalle < non dovresti baciarmi mentre sto
parlando >,
< ho cambiato le regole, più baci meno parole
> sorrise e Tommy ricambiò,
sbadigliando poco dopo < allora hai sonno > disse Adam,
< un po’ >
confessò il più piccolo ritornando a posare la
testa sulla spalla di Adam. Si
addormentarono così, anche se Adam passò
più tempo ad osservare Tommy che a
dormire, come se vegliasse su di lui, appena notava qualche piccola
smorfia
formarsi sul suo viso, magari per colpa di un brutto sogno, lo
stringeva di più
a se accarezzandolo, sperando che non si svegliasse.
Al mattino Adam si svegliò senza avvertire la presenza del
corpo di Tommy sul
suo ma gli bastò aprire gli occhi per vederlo seduto accanto
al padre, mentre
lo guardava aspettando che si svegliasse.
< Buongiorno > disse per farsi notare, Tommy sorrise e
prima di poter
parlare, Isaac e sua madre entrarono nella camera.
La donna abbraccio subito Tommy chiedendogli come stava e il ragazzo
cercò di
rassicurarla dicendogli che stava bene.
< Chiederò la giornata libera a lavoro per restare
qui > disse la donna,
< non deve, davvero, va tutto bene e poi
c’è Isaac e anche Adam > Tommy
tentò di dissuaderla dal suo intento, non voleva farle
perdere una giornata di
lavoro.
< Va bene, ma per qualsiasi cosa chiamatemi >
< certo > disse Tommy
< allora vado , ma se avete bisogno di qualcosa- > venne
interrotta
< mamma, ci vediamo a casa > la salutò Isaac,
< sicuri? magari è meglio se resto >
< mamma vai a lavoro, staremo bene >
< allora vado >
< vai > le disse aprendo la porta, la madre
salutò tutti una volta per
tutte e poi uscì.
Adam si
allontanò dalla finestra e si avvicinò alla porta
< vado a prendermi un
caffè, voi volete qualcosa >
< no > risposero insieme Isaac e Tommy e Adam
uscì dalla camera per
andare alla macchinetta del caffè lasciando quei due da soli.
Isaac si mise seduto vicino alla finestra mentre Tommy era ancora
seduto
accanto al letto.
< Tra poco si sveglierà > disse Isaac
< lo so > disse Tommy, ma la sua voce era debole, vedere
suo padre su
quel letto, non poteva che rattristarlo... sopratutto quando quella
visone gli
faceva rivivere i giorni passati in ospedale prima che sua madre
morisse.
< Vorrei dire qualcosa per distrarti o per farti sentire meglio,
perché lo
so che in questo momento non stai bene e sei preoccupato, ma non so
cosa fare e
mi dispiace > il suo amico era davvero dispiaciuto,
poteva capirlo dal
suo tono di voce. Ma Tommy sapeva che per qualunque cosa Isaac era li,
pronto
ad aiutarlo.
< Isaac, la tua presenza già mi aiuta, grazie >
< lo so ma vorrei fare di più...ma riesco solo a
strare qui, a guardare tuo
padre dormire >
< io vorrei dormire ma voi continuate a parlare > disse
Jack, sussurrando
appena, era ancora debole ma riusciva a parlare.
< papà! > Tommy si alzò dalla sedia
con uno scatto e anche Isaac si
avvicinò al letto
< signor Ratliff >
< ragazzi lo so chi sono > disse Jack alzando un
po’ la testa per
riabbassarla subito.
< Chiamo il dottore > Isaac uscì dalla camera
e non ci impiegò molto a
trovare il Dr. Wilson.
I ragazzi aspettarono fuori dalla camera che il dottore finisse di
visitare
Jack, quando uscì dicendogli che potevano entrare, gli disse
anche di non
stancarlo e di farlo riposare il più possibile almeno per
altri due tre giorni
e che al quarto giorno l’avrebbe fatto ritornare a
casa.
Rientrarono in camera e dopo aver esternato la loro felicità
con sorrisi e
abbracci strani, poiché non potevano toccare molto Jack a
causa del braccio ingessato, si misero seduti. Isaac vicino alla finestra e
Tommy
accanto al letto.
Adam entrò
nella camera e subito sorrise appena vide il padre di Tommy sveglio,
< Adam > disse Jack, sorpreso, nessuno l’aveva
avvertito che anche Adam
era li.
< Signore > lo salutò avvicinandosi, <
non dovevi venire fin qui >
disse Jack.
Tommy guardò Adam, che stava bevendo il suo
caffè, < in realtà è rimasto
qui
tutta la notte > lo informò il figlio.
Jack sorrise < ma allora sei perfetto, Tommy devi sposartelo
> disse
tranquillamente, mentre Adam sorpreso lasciò cadere a terra
il caffè e Tommy si
grattò la testa abbassandola, in evidente imbarazzo, solo
Isaac rideva,
divertito dalla situazione.
Adam raccolse il bicchiere e cercò qualcosa con cui pulire,
Tommy invece cercò
di cambiare discorso dicendo a suo padre che doveva riposarsi.
< Mi sono appena svegliato, non puoi dirmi che devo dormire
> disse Jack,
< okay, accendo la televisione > disse Tommy.
Adam si mise seduto su una sedia accanto alla poltrona, su cui Isaac
era
comodamente spaparanzato.
Il biondo ritornò a sedersi sulla sedia accanto al letto di
suo padre, dopo
aver acceso la televisione.
< Salve!
> Stutan entrò nella camera con palloncini fiori e un
pacco di ciambelle,
< sapevo che si sarebbe svegliato, sono un veggente >
annunciò appena
vide Jack con gli occhi aperti, < ho portato qualcosa per
rendere la camera
più accogliente, questi ospedali non sanno proprio come
arredare > aggiunse,
iniziando a camminare per la stanza, posando i palloncini e decorando
con i
fiori.
< Sono camere d’ospedale non di un albergo, hanno il
minimo indispensabile
> gli ricordò Isaac.
Dopo che Stutan finì di “sistemare” la
stanza con fiori e palloncini, sembrava
di essere nel reparto pediatrico, ma nessuno dei presenti si
lamentò del nuovo
“arredamento” della camera.
< Allora, come va papà di Tommy? > gli chiese,
< puoi chiamarmi Jack, e sto bene solo un po’
ammaccato >
< okay Jack- enfatizzò il tono mentre pronunciava il
suo nome -guardate la
tv > disse voltandosi per guardare anche lui.
< per il momento solo pubblicità >
commentò Adam.
Proprio in quel momento fece vedere la pubblicità di
American Idol e Stutan non
perse l’occasione per esporre la sua idea,
< ho sempre detto ad Adam di andarci > disse indicando la
tv,
< ha ragione, dovresti andarci > lo appoggiò
Isaac, incitando anche lui
Adam,
< cosa? No, ci sono tutti quei ragazzi perché
dovrebbero scegliere proprio
me >
< tu non sei come gli altri, la tua voce è fenomenale
> disse Tommy come
se fosse una cosa ovvia, di cui non ci sarebbe dovuto neanche essere il
bisogno
di dirla.
< ragazzi > disse Adam cercando di calmare il loro
entusiasmo.
< Non ti ho mai sentito cantare > intervenne Jack
< forza fagli sentire > lo incoraggiò Sutan,
< cosa? No, no, cosa dovrei cantare poi …
così all’improvviso > Adam si
rassegno al fatto che ormai avrebbe dovuto cantare per il padre di
Tommy.
< è da un po’ che non ascolto Bohemian
rhapsody > suggerì Jack.
< non posso cantare i Queen, così senza preparazione,
non sono all’altezza
>
< dai Adam non devi cantarla tutta, un pezzettino >
insistette Sutan.
< Okay > Adam respirò profondamente prima di
iniziare a cantare.
Jack rimase
sbalordito Bohemian rhapsody era una delle sue canzone preferite, ed
era molto
critico quando la sentiva cantare da qualcuno che non fosse Freddie
Mercury, e
anche se nessuno poteva essere alla sua altezza, poiché lui
era una
"leggenda" ed era inimitabile, doveva essere sincero, Adam era stato
bravo. Non applaudì perché il braccio glielo
impediva, ma il sorriso che fece
bastò.
< Dovresti davvero fare il provino e dovresti portare proprio
questa canzone
> disse Jack.
< Ah! Vedi, lo dicono tutti, quindi sabato ti porterò
a Los Angeles a fare
quel provino > gli comunicò Sutan e il tono in cui
l’aveva detto non
ammetteva repliche < dai infondo sai anche tu che da qualche
parte dovrai
pur cominciare, se resti qui nessuno ti noterà >
aggiunse.
< Ha ragione > lo appoggiò Isaac,
< i provini sono sabato? > chiese Tommy,
< si e ci porterò questo ragazzo >
ribadì Sutan dando una pacca sulla
spalla di Adam.
< sabato c’è il ballo scolastico >
disse Isaac guardando Tommy e intuendo
ciò che aveva pensato, o andava al ballo o andava con Adam.
< E allora? > chiese Sutan,
< o andiamo al ballo o veniamo al provino > mise le cose
in chiaro Isaac,
< non dovete venire con me al provino … non so
neanche se voglio andarci
>
< certo che vuoi andarci > gli disse Stutan, come se
fosse la sua
coscienza a parlare.
Tommy rimase in silenzio, stava pensando al modo per dire ad Ashley che
non
sarebbe più andato al ballo, sostenere Adam per il provino
era più importante
di un ballo scolastico e se doveva scegliere, avrebbe sempre
scelto Adam.
< Non ne pariamo okay, siamo solo a martedì, sabato
è lontano > disse
Adam e gli altri lo assecondarono.
Iniziarono a parlare di altro, cercando di non rendere la permanenza
nell’ospedale troppo sgradevole.
-------
Angolino di
Fay: Salve..
Allora...chiedo
umilmente scusa per il ritardo, ultimamente sto aggiornando sempre
più tardi,
mi perdonate vero? anche se quello che scrivo non è granchè, voi mi
perdonate...che poi se leggete significa che vi piace (almeno un po').
Non ho
idea di cosa pensiate, siete davvero tanti a leggere...e se non vi
siete
fermati al primo capitolo, infondo, un motivo ci sarà o
siete soltanto
bisognosi di Adommy e vi va bene qualunque cosa. Comunque, GRAZIE a
tutti, chi
segue, chi preferisce, chi legge soltanto (se qualcuno di voi vuole
dirmi cosa
pensa di questa ff io ne sarei MOLTO felice). GREAZE ALLE SPLENDIDE
PERSONE CHE
LASCIANO SEMPRE UNA RECENSIONE. Grazie ad 'Eclipse of Flame' che ha
letto tutta
la storiella in un pomeriggio, grazie a 'and soon the darkness_' che
non manca
mai (e che è stata la prima persona a recensirmi), grazie a
'Sunset_Lily'
che è tanto dolce, grazie a 'Storme of ice' che è
una persona meravigliosa,
grazie a 'LondonRiver16' che scrive delle storie fantastiche eppure
spreca il
suo tempo per leggere la mia piccola ff, grazie a (FellGoodbye) Lars
che sta
ancora leggendo i primi capitoli, non so se sei andato avanti..comunque
grazie,
grazie a 'Glambert1206' che ha recensito il primo capitolo (non so se
stai ancora
seguendo la storia ma grazie), grazie a 'kissky' che ha recensito il
capitolo
precedente. Finito.
Shinn (che
strano chiamarti così) per te non basta un 'grazie' io non
so come
ripagarti per tutto quello che fai per me. Tu sei speciale, mi
supporti/sopporti 24 ore su 24 GRAZIE.
Volevo
ringraziarvi tutti come si deve...non so come vi ringrazierò
quando
finirà la storia...ho scritto di più nel mio
angolino che nel capitolo, okay.
Vi saluto,
ciao ciao, al prossimo capitolo ;)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Together ***
Ho
aggiornato sul serio, wwoooooh!
Vi sono
mancata? No? Neanche un pochino? No? Okay.
(eh)
Allora,
chiedo perdono per il ritardo (quasi un anno, sono una pessima persona,
lo so).
Sono
qui sopra perché volevo dirvi che ho notato che nessuno ha
tolto la “fan fiction”
tra le preferite/ricordate/seguite e boh… pensavo che
avevate dimenticato l’esistenza
di questa “fan fiction” durante la mia assenza e
invece siete addirittura
aumentati, io- io- non so che dire, grazie. Il numero delle
visualizzazioni è
troppo alto quindi secondo me non è reale e non lo commento
neanche (grazie).
Comunque
ho scritto questo nuovo capitolo, non mi convince per niente (che
novità), ma o aggiornavo adesso o non lo facevo
più.
Buona
lettura! (Si fa per dire visto che secondo me sto capitolo
è un disastro.)
------
Together.
Erano
le sei del pomeriggio, Tommy sarebbe dovuto essere a casa ma aveva
deciso di fare una deviazione.
Stava camminando, era quasi arrivato a destinazione, la strada era
praticamente deserta tranne che per alcune auto che passavano ogni
tanto.
Arrivato, spinse leggermente il cancello di ferro ed entrò,
non ci impiegò
molto per arrivare esattamente dove era diretto.
Posò le ginocchia sul suolo,
inginocchiandosi, l’erba gli solleticava la pelle
poiché quel giorno indossava
dei jeans “strappati” in alcuni punti.
Appoggiò lo zaino al suo fianco e lo
aprì per estrarre una rosa che poggiò davanti a
lui, sulla lapide di sua madre.Sospirò.
«Ciao mamma, ultimamente non sono venuto a trovarti, mi
dispiace» accarezzò la
superficie di marmo della lapide. Sapeva di star parlando
fondamentalmente a
nessuno ma gli piaceva pensare che sua madre potesse sentirlo in
qualche modo. Chiuse lo zaino e si sistemò meglio sedendosi
in modo da poggiare le spalle
sulla lapide, si portò le gambe al petto e posò
le braccia incrociate sopra le
ginocchia mentre poggiava la testa sulla lastra di marmo.
«Papà ha avuto un’incidente, ho temuto
il peggio, è stato
orribile, ritornare all’ospedale mi ha ricordato il giorno in
cui sei morta, è
stato insopportabile, non voglio neanche ripensarci, almeno sta volta
c’era
Isaac con me e poi… c’era Adam» sorrise.
«Ti piacerebbe, Adam intendo. Dicevi
sempre che ti piacevano le persone con gli occhi di un colore chiaro e
i capelli scuri ed
Adam è esattamente così. Poi lui canta e tu
adoravi cantare, canticchiavi
sempre dicevi che ti rilassava. Ho suonato per lui,
sai? è stato strano
perché l’unica persona che mi chiedeva di suonare
mentre cantava eri tu,
comunque mi è piaciuto, vorrei poterlo rifare un giorno
magari. La voce di Adam è spettacolare
spero tanto che lo prendano ai provini di American Idol, ma di sicuro
lo
prenderanno, lui è bravissimo. Non vedo l’ora di
vedere la sua faccia quando
gli diranno che fa parte dei concorrenti. Domani devo svegliarmi alle
sei per
accompagnarlo, non sono una persona mattiniera ma credo che
farò uno sforzo per
lui, ci tengo ad accompagnarlo. Mi dispiace allontanarmi da
papà in questo momento, ma fortunatamente si sta
riprendendo in fretta e poi Luke ha detto che starà con lui
mentre io non ci
sono quindi posso stare tranquillo, credo».
«Non devo preoccuparmi, infondo papà è
un adulto responsabile, ed è stato lui
stesso a dirmi che posso andare, se lui non stesse bene non
andrei». Sospirò, prese il lettore musicale dalla
tasca dello zaino e si infilò le
cuffie. Rimase così, con il lettore musicale in riproduzione
casuale,
ascoltando musica appoggiato alla lapide di sua madre.
♪
Quando
Tommy ritornò a casa, fu sorpreso di trovare lì
anche Isaac, Sutan e Adam.
Dopo essere
entrato nel salotto e averli visti, guardò suo padre in
cerca di
spiegazioni.
«Siediti»
gli disse Jack, «ho fatto qualcosa, perché sono
sicuro di avere la
coscienza pulita» Tommy vide Adam sorridere divertito dalle
sue parole e
sorrise anche lui di rimando vedendo quel volto allegro. «Non
hai fatto niente, per il momento. Volevo comunicarti che ho invitato i
ragazzi a dormire qui, visto che domani dovete svegliarvi presto,
quindi ho
pensato che dormire tutti nello stesso posto sarebbe stata una buona
idea». Isaac si copri la bocca con la mano destra per non
ridere quando vide
l’espressione sorpresa di Tommy alle parole del padre. Adam
continuò a fare dei
sorrisetti divertiti mentre Sutan non si trattenne dal ridere
liberamente.
«Credo
che Jack abbia avuto un’ottima idea» disse Sutan
circondando le spalle
di Tommy con il braccio,
«non
sei contento di passare la notte con Adam»
continuò ammiccando.
Adam
impallidì alle parole dell’amico, Isaac si
coprì la faccia con le mani e
Tommy arrossì violentemente.
«Cosa?!»
disse Jack, «no, no. Tu- indicò Sutan- e Adam
dormirete sul divano
letto, mentre Isaac dormirà in camera con Tommy, e stanotte
non cercate di
cambiare la disposizione che ho assegnato, altrimenti
scatenerò la mia ira»
aggrottò le sopracciglia.
«Papà!»
«Niente
“papà”, stanotte ognuno ai propri posti,
intesi?» stavolta inarcò un
sopracciglio.
«Si,
signore» Sutan imitò il saluto dei soldati e tutti
risero, anche Jack.
Il
resto della serata passò in fretta o almeno più
in fretta di quanto Adam si
aspettasse.
Cenarono
tutti insieme e fortunatamente Sutan non disse niente di imbarazzante
per Adam
e Tommy, naturalmente non smise neanche per un attimo di parlare
ininterrottamente,
ma infondo la sua parlantina era una delle cose che Adam apprezzava di
più di
lui. Quando regnava il silenzio, Sutan non aveva timore di parlare e
rischiare di dire qualcosa di sbagliato, non gli importava, diceva
qualsiasi cosa gli
passasse per la testa o almeno la maggior parte, Adam ammirava questa
sua
caratteristica, e da quello che vedeva, Isaac ne era molto divertito.
Una cosa che
aveva notato Adam era che Sutan e Isaac erano molto in sintonia, erano
entrambi
piuttosto vivaci e anche se a volte battibeccavano, le loro
conversazioni
finivano sempre con una risata.
Era
strano pensare a come si erano conosciuti, era strano pensare a come si
erano
evolute le cose. Se avessero detto ad Adam che si sarebbe ritrovato in
quella
situazione, a dormire a casa del padre del ragazzo di cui era
innamorato per
poi fare un audizione per American Idol il giorno seguente, non ci
avrebbe
creduto. Sorrise pensando che avrebbe dormito nella stessa casa con
Tommy e
Jack, probabilmente il padre del biondo avrebbe passato la notte
sveglio a
sorvegliarli.
«Adam,
vieni a giocare» Jack lo chiamò facendogli segno
di avvicinarsi al tavolino del
soggiorno.
Isaac e Tommy stavano sistemando le banconote e le carte del Monopoli
mentre
Sutan stava scegliendo accuratamente la sua pedina.
Jack stava trascinando una
sedia per potersi sedere vicino al tavolino e Adam vedendo che era in
difficoltà lo aiutò, visto che era
difficile per Jack spostare una sedia
con un solo braccio in funzione e poi non voleva farlo affaticare,
«grazie» gli
disse. I ragazzi si erano seduti attorno al tavolo sui
cuscini.
Adam stava decidendo dove
sedersi quando Tommy si rivolse a lui «siediti
qui», posò la mano sul cuscino
accanto al suo invitandolo a sedersi e Adam lo fece.
Era tutto così strano, ma piacevolmente strano.
Semplicemente Adam non ci era
abituato. Guardando le persone che erano sedute con lui
pensò che in quel
momento sembravano una famiglia, o almeno qualcosa di simile ad una
famiglia,
ed era tremendamente insolito per lui trovarsi in una situazione del
genere,
non che non avesse mai avuto dei bei momenti con la sua famiglia,
soltanto che
ormai ogni bel ricordo che aveva era così sbiadito da
sembrare inesistente.
Iniziarono a giocare. Adam e Tommy persero già dopo poco
tempo. Jack fu il
prossimo a perdere, dopo di lui Sutan. Isaac da vincitore si
alzò per fare la
danza della vittoria e Tommy ridendo lo implorò di smettere
perché era davvero
un pessimo ballerino, ma Sutan, anche se non aveva vinto, si
unì a lui
trascinando anche Adam in quello stupido ballo, in cui Isaac sembrava
impegnarsi sul serio. Jack rise di cuore davanti a
quella scena, mentre Tommy sghignazzava posandosi le mani sullo
stomaco. E Adam pensò per l’ennesima volta che era
strano, erano fondamentalmente ancora
degli estranei, c’erano tantissime cose che ognuno di loro
non conosceva degli
altri, ma capì che infondo non gliene importava. Si sentiva
maledettamente bene in quel momento. Jack e Tommy non ridevano
così tanto da
tempo e Isaac e Sutan erano felici se le persone a cui tenevano si
sentivano finalmente bene, anche se soltanto per un momento.
Erano
le undici di sera e Jack aveva insistito per farli andare tutti a
dormire, un
po’ perché lui era stanco e non riusciva
più a stare sveglio e un po’ perché
domani i ragazzi dovevano svegliarsi presto e voleva che fossero ben
riposati.
Naturalmente, come prestabilito, Adam e Sutan dovevano dormire nel
soggiorno, sul divano letto, mentre Isaac dormiva insieme a Tommy.
Erano, probabilmente,
le quattro del mattino quando Tommy si svegliò per colpa
di un incubo.
Guardò
Isaac che stava dormendo accanto a lui, sul lato del letto vicino al
muro e
senza fare rumore si tolse le coperte di dosso e si alzò per
poi
uscire dalla camera.
Andò
verso la cucina per prendere un bicchiere d’acqua. Quando
entrò nella stanza, notò subito la presenza di
qualcun altro.
Adam era
vicino alla finestra, aveva le braccia tese e le sue mani erano sul
davanzale, tutta la sua postura era tesa. Tommy gli si
avvicinò a passo lento,
una volta che gli fu vicino, accostò il suo copro a quello
dell’altro, portò le
mani sulle sue e incrociò le braccia sul petto di Adam che
intrecciò le sue dita
con quelle dell’altro. Il biondo appoggiò la
guancia sulla spalla di Adam e
chiuse gli occhi godendosi quella vicinanza.
«Domani
dobbiamo svegliarci presto, dovresti andare a dormire» disse
Adam, essendo sicuro che fosse Tommy,
«è
già domani, e comunque anche tu dovresti dormire».
Adam
sospirò perché si rese conto che non
l’avrebbe mai avuta vinta con quel
piccoletto, almeno non facilmente.
«Sei
nervoso per l’audizione?» chiese Tommy strusciano
la guancia sulla spalla
del moro,
«no,
forse, un poco, forse si, no?» rispose Adam. Tommy rise,
«non dovresti
esserlo e sai perché? Perché hai un talento
eccezionale e rimarranno tutti
sbalorditi quando canterai» disse sicuro delle sue parole per
poi dare un bacio
sulla spalla di Adam attraverso il tessuto della maglia.
«Dovresti
provare a dormire» continuò Tommy allontanandosi
da Adam e cercando di farlo
voltare verso di lui, quando ci riuscì, gli
accarezzò una guancia e gli sorrise
«hey, tranquillo andrà bene».
«Non
puoi esserne sicuro, io non voglio fare l’audizione e
rendermi ridicolo perché
non ne sono all’altezza».
«Adam
–gli diede un leggero pugno sulla spalla- non dire mai
più che non ne sei
all’altezza, perché non è vero, lo sai
che sei bravo».
Tommy
incrociò le
braccia al petto, come se fosse arrabbiato e Adam lo trovò
adorabile, questo
bastò per distrarlo dalle sue preoccupazioni.
Si
avvicinò al piccoletto e gli
cinse le spalle con le braccia, abbassò la testa e si
avvicinò al suo orecchio,
voleva che lo sentisse bene, «grazie» gli disse.
Tommy strinse le braccia
attorno al busto dell’altro ricambiano l’abbraccio,
«non so per cosa mi stai
ringraziando ma va bene» disse stringendosi di più
all’altro, se il
ringraziamento consisteva nell’essere abbracciato, lui
adorava essere
ringraziato.
«Grazie
per aver rinunciato al ballo scolastico per accompagnarmi, grazie per
essere qui adesso».
«Il
ballo non è importante, e sono venuto qui per
l’acqua non potevo sapere che
eri qui».
Prima che
Adam potesse allontanarsi quel poco che bastava per baciarlo,
una voce irruppe nella stanza.
«Voi
due, sono quasi le cinque del mattino, andate a dormire
subito» disse
Jack, e si, Adam pensò che quell’uomo aveva un
pessimo, pessimo, pessimo
tempismo, ma sia lui che Tommy gli diedero ascolto e tornarono nei
propri letti
cercando di dormire.
Quando
fu l’ora di alzarsi per prepararsi ed andare ai provini,
Sutan fu il primo a
svegliarsi.
Dopo
di lui, Jack che gli chiese di aiutarlo a preparare la colazione. Nel
momento in cui Tommy entrò nella cucina sbadigliando nessuno
dei due gli
prestò attenzione e lui ne approfittò per rubare
un pancake, «mh, Sutan devo
ammettere che sei un cuoco migliore di mio padre»,
«buongiorno
anche a te» disse Jack prendendo dalla mano di Tommy il resto
del
pancake per mangiarlo.
«Vivendo
con Adam Lambert ho dovuto imparare a cucinare, visto che lui
è
completamente negato»,
«so
riscaldare i cibi già pronti, anche quello può
essere definito cucinare»
disse Adam entrando in cucina, «buongiorno»
continuò riferendosi a tutti.
«Se
ti
fa piacere pensarlo fa pure, ma riscaldare il cibo già
pronto non può essere
definito sul serio cucinare» Sutan alzò le spalle,
ridacchiando.
«Bonjour!
Allora siamo pronti -Isaac li guardò uno per uno- sul serio?
Perdete
tempo a fare colazione, dovremmo essere già in fila per
l’audizione».
«Rilassati,
sei più esaltato di Adam» gli disse Sutan
porgendogli un bicchiere
di succo di frutta.
Tommy si
alzò dalla sedia, «Isaac ha ragione dovemmo
già essere lì»,
«non
c’è fretta» disse Adam. Il ragazzo
biondo andò dietro la sedia su cui era
seduto il moro e gli circondò le spalle, poggiando il viso
di lato a quello
dell’altro, sorrise e gli baciò la guancia
«tra trenta minuti dobbiamo essere
tutti in auto» disse prima di allontanarsi per salire in
camera sua a vestirsi.
Jack
rimase seduto sul divano del salotto mentre gli altri erano al piano
superiore
a prepararsi per uscire, naturalmente aveva detto ad Adam e Sutan di
usare il
bagno nella sua camera mentre Isaac poteva usare quello nella camera di
Tommy.
Il
suono del campanello lo costrinse ad alzarsi.
Trovò
un po’ di difficoltà ad
aprire la porta facendo forza su un solo braccio, poiché era
ancora fisicamente
debole, chi si trovava dall’altro lato lo aiutò
spingendo la porta.
«Mr.
Ratliff». Luke Evans, amico di Jack dal primo anno di
college, lo salutò
entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
«Mr.
Evans, allora, mio figlio ti
ha convinto a farmi da baby sitter» Jack ritornò
nel soggiorno seguito da Luke.
«Oh
no, quando mi ha detto dell’incidente io gli ho detto che
sarei venuto
subito e lui mi ha chiesto se potevo fermarmi per qualche giorno e
naturalmente
io ho accettato, io e te da soli, non mi sarei mai lasciato sfuggire
quest’occasione e poi devo raccontarti un sacco di cose, non
hai idee di cosa
ho combinato ultimamente, so già che mi implorerai
di smettere di parlare.
È da tanto tempo che non passiamo un’intera
giornata insieme, devo recuperare
il tempo perduto no?».
Jack si mise
seduto sul divano e Luke accanto a lui.
«Ho
già voglia di zittirti» Jack gli lanciò
un cuscino sulla faccia e l’altro
se lo strinse allo stomaco,
«nah,
lo so che adori il suono della mia voce e non preoccuparti non
c’è
bisogno che mi dici che ti sono mancato, lo so che senza di me
è stata una
noia».
«Luke!»
Tommy entrò nella stanza, andò subito vicino al
“nuovo arrivato” che si
alzò per abbracciarlo.
«Vedi,
è così che si salutano le persone»
disse a Jack mentre il ragazzo lo
abbracciava, «Evans
se volevi un abbraccio bastava chiedere»,
«gli
abbracci non si chiedono Ratliff, sei un disastro, dopo tutto questo
tempo
ancora non hai imparato che devi abbracciarmi»,
Jack si
alzò e Luke lo
abbracciò facendo attenzione al braccio.
«Allora
quali sono i tuoi programmi per oggi?» chiese Tommy ricevendo
in
risposta un sorriso, «non ho un vero e proprio programma,
stavo pensando che
potremmo giocare con la play station, magari adesso che tuo padre ha un
braccio
fuori uso potrei avere qualche possibilità di
vincere»,
«impossibile»
disse in modo secco Jack.
«Ratliff
ti credi davvero così bravo, che presuntuoso»,
«Evans
io non mi credo bravo, lo sono»,
«pallone
gonfiato» commento Luke, ricevendo il lancio di un altro
cuscino nello
stomaco come risposta.
Tommy rise,
«è sorprendente come ritorniate ad essere dei
ragazzini quando
state insieme».
Jack
cercò di trattenere una risata guardando il suo amico ma non
ci riuscì,
visto che anche Luke stava ridendo ed entrambi stavano pensando che
Tommy
avesse ragione, ma entrambi stavano anche pensando che era bello stare
insieme
e ritornare ragazzini. Tommy sapeva di aver fatto bene a chiamare Luke,
sapeva
di aver scelto la persona giusta. Dopo la morte di sua madre, Luke era
stato l’unico
capace di aiutare suo padre e anche lui, era rimasto con loro per mesi
interi,
ed era tutto merito suo se adesso erano dov’erano,
probabilmente senza di lui
si sarebbero autodistrutti.
Sutan
arrivò nella stanza seguito da Adam e poi Isaac.
Luke
guardò Adam e poi ammiccò in direzione di Tommy,
come per dirgli che approvava
la sua scelta, e Jack capì che sapeva di Adam mentre lui
aveva dovuto scoprirlo
per caso, questo non lo sorprese però, perché
conosceva il rapporto che c’era
tra suo figlio e Luke e sapeva che parlavano spesso tramite delle
telefonate.
I ragazzi
salutarono Jack e Luke per poi uscire e salire in auto, precisamente
nella macchina di Sutan.
«Io
mi siedo davanti» annunciò Isaac, non scatenando
nessuna protesta poiché ad
Adam e a Tommy andava bene dividere i sedili posteriori tra di
loro.
Sutan
entrò in auto e la prima cosa che fece fu accendere lo
stereo facendo risuonare
le note di (You Dirve Me) Crazy di Britney Spears.
«No,
sul serio?» disse Isaac indicando lo stereo,
«sul
serio e non accetto
obbiezioni, ascolterete la mia playlist di Britney Spears, non sono
democratico
quando sono nella mia auto».
«Adam?»
lo chiamò Isaac, sperando che almeno lui potesse far
cambiare idea a
Sutan, ma si sbagliava.
«Dai
infondo Brintey Spears non è così male»
alzò le spalle Adam,
«noi
non siamo esattamente i tipi da Brintey Spears» intervenne
Tommy in difesa
del suo amico.
«Perché
ne state ancora parlando, ho detto che questa cosa non si
discute»
disse Sutan per poi iniziare a canticchiare. Isaac scivolò
più in basso sul suo
sedile appoggiando lateralmente la testa sul vetro del finestrino,
mentre nei
sedili posteriori Tommy si avvicinava ad Adam che lo stava guardando.
«Hey»
disse quando gli fu completamente vicino, le loro spalle si toccavano.
«Hey»
rispose il moro circondando il busto del suo piccoletto con il braccio
destro.Tommy poggiò automaticamente la guancia
sulla spalla dell’altro
sfiorando il suo collo con le labbra per poi depositare dei
piccoli baci
che fecero sorridere Adam.
«Non
vorrei interrompervi, ma in quella posizione mi coprite la visuale
dello
specchietto retrovisore».
Tommy
arrossì e si staccò da Adam dopo le parole di
Sutan, per tornare nel suo
lato dei sedili posteriori.
«No»,
Adam poggiò le spalle verso il finestrino stendendo le gambe
sui sedili
per poi trascinare Tommy a sedersi tra di esse, stringendo le braccia
attorno
alle sue spalle.
«Così
va bene?» chiese a Sutan, mentre Tommy si metteva comodo tra
quelle
braccia che ormai adorava.
«Perfetto,
soltanto non sporcatemi i sedili e non alzate troppo la voce».
«Sutan!»
«cosa? Noi non- » dissero nello stesso momento Adam
e Tommy.
Isaac si
rimise seduto in modo composto soltanto per voltarsi a guardare quei
due nei
sedili posteriori e poi ridere.
«Pagherei
per vedere le vostre facce nello specchietto retrovisore in questo
momento»,
«non
preoccuparti le vedrai» Isaac scattò una foto con
il cellulare agli altri
due ragazzi mentre Sutan si congratulava con lui per aver avuto
quell’idea.
Dopo
che le risate di Sutan e Isaac si furono clamate, insieme
all’imbarazzo di
Tommy, Adam tornò ad abbracciare il suo piccoletto che
sembrava fare le fusa ad
ogni suo carezza, esattamente come un gattino pensò.
«Propongo
il gioco delle celebrità» disse Isaac,
«almeno cerco di distrarmi da
Brintey Spears» continuò,
«che gioco sarebbe?» chiese Adam,
«pensi ad una celebrità e noi ti facciamo delle
domande per cercare di capire
chi è» spiegò Tommy.
«Okay, inizio io, fatemi delle domande» Sutan
sorrise abbassando il volume
dello stereo.
Isaac partì con la prima domanda «è una
donna?», «si», poi Tommy
«è mora?», ≪no≫, Adam ci
impiegò
qualche secondo per capire che doveva fare la sua domanda e distogliere
l’attenzione dalle mani di Tommy che si stringevano con le
sue, «mh… è
un’attrice?», «no».
«È
vecchia?» Sutan guardò di sottecchi Isaac dopo
quella domanda, «per me è
eternamente giovane»,
«che
risposta è questa?», Tommy si intromise con la sua
domanda «è una
cantante?», «si».
«No»
disse Isaac, ma Adam disse la sua domanda incurante del suono della
voce
dell’altro ragazzo, «è
bionda?», «si».
«No»
Isaac incrociò le braccia al petto «No,
è Brintey Spears?»,
«si»
rispose ridendo spudoratamente, «tu sei fissato!».
Passarono i
restanti 15 minuti a giocare al ”gioco delle
celebrità.”
Durante
il suo turno Isaac pensò a Scarlett Johansson, Tommy a
Billie Joe Armstrong,
Adam a Matt Bomer, beccandosi un’occhiataccia da
parte del biondo che era
seduto vicino a lui, visto che i sorrisini che faceva, quando
doveva
immaginarsi alcuni particolari dell’attore per rispondere
alle domande, a Tommy
non piacevano proprio, no, e si, era geloso dei pensieri di Adam.
Innocente
gelosia che sparì quando Adam continuò ad
accarezzargli un fianco, facendogli
pensare a tutt’altro.
15 Minuti e
arrivarono dove si sarebbero svolte le audizioni per American Idol.
C’erano talmente di quelle persone che Adam non
riuscì a non fare pensieri
negativi,
“perché
dovrebbero prendere me tra tutte
queste persone”
“perché
sono qui, è inutile”
“non
ho speranza, ci saranno ragazzi molto più bravi di
me”
Tommy
gli strinse la mano, Sutan la spalla e Isaac… Isaac gli
disse di muoversi e
andare a prendere un numero e mettersi in fila, perché ogni
ragazzo che era lì
per le audizioni aveva un numero attaccato sul petto.
Lui aveva il numero 1877.
Dopo un po’
di tempo, li avvertirono che i provini si sarebbero svolti in due
giorni e ad Adam toccava il giorno seguente.
«Quindi,
adesso che si fa?» Isaac guardò Sutan
perché sapeva che gli avrebbe
risposto lui, «mi sembra ovvio, cerchiamo un albergo e
prenotiamo delle camere,
perché non ho certo intenzione di dormire nella mia
macchina».
«Possiamo
anche tornare a casa e poi ritornare domani» propose Adam,
«no,
no, è meglio se restiamo qui, nei paraggi, andare avanti e
indietro è
inutile» si affrettò a dire Tommy prima che
qualcuno concordasse con l’idea di
Adam.
«Dai,
mettiamoci in auto e cerchiamo quest’albergo» Isaac
prese le chiavi dalla
mano di Sutan, «guido io e stavolta niente Britney Spears
» disse avanzando
verso l’auto.
Nell’auto
ascoltarono Britney Spears, perché Sutan si divertiva ad
irritare
Isaac, almeno concesse al ragazzo una piccola vittoria lasciandolo
guidare.
Si
fermarono cinque volte ed entrarono in cinque alberghi diversi prima di
arrivare al sesto e definitivo albergo in qui decisero di fermarsi,
perché il
prezzo era basso e l’igiene non era scarso. Sutan
andò alla reception e riorno da loro con due chiavi, sorrise.
«Ecco
a voi» diede la chiave della camera 104 ad Adam, poi si
rivolse ad Isaac
«allora andiamo in spiaggia, se sono fortunato ci sono i
surfisti e non
preoccuparti ci sono anche le ragazze in bikini per te»
ammiccò e naturalmente
Isaac accettò volentieri la sua proposta.
Adam
e Tommy rimasero soli e il moro cercò di sembrare il meno
teso possibile
quando parlò, «non dobbiamo condividere per forza
la stessa camera» disse,
«sai
com’è Sutan, lui è molto impulsivo,
magari non ha pensato che-» venne
interrotto, «Adam, andiamo in camera okay» Tommy
sorrise e Adam si rilasso
all’istante.
Arrivati
davanti alla camera, Adam infilò la chiave nella serratura e
spinse la porta
lasciando entrare prima Tommy che una volta entrato si mise seduto sul
letto.
Adam lo seguì, sedendosi accanto a lui.
«Accendiamo
la televisione? Si? Si» il moro cercò il
telecomando e dopo averlo preso torno
a sedersi vicino all’altro che non aveva smesso neanche per
un secondo di guardarlo. «Ti
piace questo film? Una volta Sutan mi ha obbligato a guardarlo e poi
alla fine
mi è piaciuto»,
Tommy guardò lo schermo per vedere di che cosa stesse
parlando,
«"Le pagine della nostra vita" non è esattamente
il mio genere»,
«non
puoi dirlo se prima non l’hai visto»,
«magari
un’altra volta» disse prima di avvicinarsi
all’altro e portare una mano sulla
sua guancia per voltarlo verso di lui e baciarlo.
Adam cercò di allontanarsi velocemente e si alzò
dal letto, «tieni puoi cambiare canale, guarda quello che
vuoi» disse
dandogli il telecomando.
«Adam,
tutto okay?»
«si»
rispose subito,
«allora
perché ti sei alzato?».
Adam
si rimise seduto.
«Credo
che dovremmo stare un po’ lontani»
«cosa?»
Tommy lo guardò confuso,
«intendo
fisicamente lontani» disse indicando con una mano la distanza
che dovevano mantenere,
«perché?»
chiese con un tono di voce che intendeva dire "che diavolo stai dicendo?"
«perché
è meglio» rispose.
«Adam»
«Tommy»
«che c'è?
Hai paura di lasciarti trasportare e finire col fare l’amore
con me».
Adam
tossì, perché quel
ragazzino doveva
essere così diretto?
Fare
l’amore poi… era un concetto così
romantico. Da quando tra di loro si trattava
d’amore?
«Non
è questo, io non credo che sia il momento giusto»,
«il
momento giusto? Adam» Tommy si lasciò cadere con
le spalle sul letto e sbuffò,
«sei serio o hai solo paura?» chiese.
Adam girò le spalle quanto bastava per
guardare Tommy, «non
ho paura, penso
soltanto che sia una situazione forzata»,
«una
situazione forzata?» disse risultando un po' esasperato,
«la smetti di ribattere con delle domande»
«tu
la smetti di dire cose senza senso, questa non è una
situazione forzata, lo sai
che lo voglio e mi sembrava che lo volessi anche tu,
cos’è cambiato? Non ti
piaccio?» si mise di nuovo a sedere avvicinandosi ad Adam,
«lo
sai che non è questo, tu sei bellissimo»,
«allora
non allontanarti se ti bacio».
Si avvicinò ulteriormente sedendosi sulle
ginocchia per essere più alto di Adam.
Poggiò le mani sulle spalle di Adam e
lo spinse a stendersi.
«Tommy», sospirò.
«Smettila
di pensare Adam» disse prima di sedersi sulle sue gambe e
abbassarsi per
baciargli il mento.
«Dovrei
essere io a tranquillizzare te, non è la mia prima
volta».
Tommy
alzò il busto e poggio le mani sul petto di Adam,
«cosa? È per questo?»,
«forse»
ammise.
«Adam,
non devi tranquillizzarmi, io non sono nervoso»
cominciò ad accarezzargli i
fianchi, «io
si»,
«perché?»,
«perché
me la ricordo la mia prima volta e non è stata
piacevole» confessò,
«mi
dispiace, ma questa cosa non c’entra niente con noi, adesso
si tratta solo di
me e te, di noi, e io mi fido di te, quindi smettila di
preoccuparti». Adam si diede
mentalmente dello stupido perché
Tommy aveva ragione, si trattava soltanto di loro, lui non aveva
intenzione di
ferire Tommy in alcun modo, non si sarebbe mai comportato come si erano
comportati con lui. Adam aveva intenzione di essere gentile. Aveva
intenzione
di fare l’amore con quel piccoletto che gli stava baciando le
labbra. Voleva
soltanto lasciarsi andare e amarlo e dimostrarglielo
nell’unico modo che gli
permetteva di essere il più chiaro possibile.
-----------------
Angolino
di Fay:
Allora (si sono
anche qua giù), quanti di voi sono arrabbiati con me per
come ho fatto finire
questo capitolo? (dai poi continuo) E quanti di voi stanno pensando che
questo capitolo sia un
disastro?
Va bene (no?), lo
sapete che io sono un disastro a scrivere… siamo qui da 12
capitoli (dodici
capitoli dodici… e io che pensavo di finire questa storia
con 3, 4 capitoli),
comunque credo che altri 2 o 3 capitoli e poi è finita (sono
incerta perché ancora
non ho scritto niente, lo sapete che scrivo volta per volta, se
può
rassicurarvi (?), almeno so come voglio farla finire).
Alllllllora, basta,
non ho più niente da dire, spero che nonostante
tutto (?) il capitolo vi sia
piaciuto almeno un pochino. Ci vediamo… magari stavolta
sarò più veloce ad
aggiornare………………………
Bye.
(Io e il
codice html non andremo mai d'accordo.)
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2422652
|