Starlight

di Lady Warrior
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Eden Prime, prima parte ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1: Eden Prime, seconda parte ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2: La Cittadella, parte 1 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 2: la Cittadella, parte seconda ***
Capitolo 6: *** Capitolo 3: Noveria, parte prima ***
Capitolo 7: *** Capitolo 3: Noveria, parte seconda ***
Capitolo 8: *** Noveria, parte terza ***
Capitolo 9: *** Capitolo 4. Feros, parte prima ***
Capitolo 10: *** Capitolo 4: Feros, parte seconda ***
Capitolo 11: *** Capitolo 4: Feros, parte terza ***
Capitolo 12: *** Capitolo 5: Vecchie amicizie e antichi dolori ***
Capitolo 13: *** Capitolo 6: Un'archeologa su Therum, parte prima ***
Capitolo 14: *** Capitolo 7: Gelosie ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




 
 

Note dell'autrice: Salve a tutti! Ho scritto le note prima del titolo, così potrete leggere tutto senza interruzioni. Volevo spiegarvi quale è il mio progetto. Come noterete, già dal prologo il dialogo tra Kaidan e Shepard è quello riportato all'interno del videogioco. Il mio scopo non è copiare tutti i dialoghi e le scene principali, tuttavia in alcuni casi, come nel primo capitolo che uscirà a breve, noterete che ho praticamente riportato scene e dialoghi del videogioco. Questa cosa sarà presente soprattutto nel prim o capitolo, poichè è introduttivo, ma non negli altri perchè ho intenzione di discostarmi. Questo vuol dire che Noveria, Feros e compagnia bella non ci saranno? no! Ci saranno, eccome! Tuttavia cercherò di rendere diversi diloghi e qualche particolare, insomma, non saranno tali e quali alle main quest del gioco anche se ne erediteranno i caratteri principali (ad esempio lo scopo della missione, le scelte importanti, eccetera). Spero di essere stata chiara. Vi consiglio di leggere il prologo proprio con la canzone Starlight come sottofondo. Per altre domande, sono qui!





Starlight



Prologo
 
 
 
 
Far away
This ship has taken me far away
Far away from the memories
Of the people  who care if I live or die
 
Starlight
I will be chasing a starlight
Until the end of my life
(Starlight, Muse)
 
 
 
 
 
 
 
Lontano. Quella nave la aveva portata lontana da casa sua, dalla Terra, dalla guerra grazie o per colpa della quale era divenuta un’eroina, lontano dalle persone che la volevano morta. Ma era poi così lontana?
Quando era piccola sognava sempre di esplorare lo spazio, si immaginava come un marine dell’Alleanza, ed era ciò che era divenuta. Immaginava la galassia come uno spazio infinito, immenso, senza confini né barricate. E invece si sbagliava: aveva scoperto che la galassia era sì grande, eppure le sembrava così piccola, le sembrava quasi di avere Saren col fiato sul suo collo.
Shepard osservò le stelle brillare. Le sembravano così insignificanti ai suoi occhi da bambina, ma adesso era adulta e aveva scoperto che quel cielo stellato non era così bello, affascinante e liberatorio come aveva sempre pensato. Aveva promesso una volta al suo migliore amico che sarebbe diventata una marine e gli avrebbe portato della luce stellare, e se non la avesse trovata la avrebbe cercata per tutta la vita. Poi aveva scoperto che la luce stellare non esiste, o meglio, non si può afferrare. Aveva scoperto che il suo migliore amico lo aveva tradita e la aveva ostacolata su Elysium e aveva tentato di ucciderla pure in seguito. Scosse la testa. Non voleva pensarci. Non voleva pensare a nulla, né al perché fosse lì, né perché tutto ciò fosse capitato a lei né se sarebbe riuscita nella missione.
La porta dietro di lei si aprì lentamente ed entrò un Kaidan stanco e provato. Shepard lo guardò coi suoi occhi blu. Come sempre non riuscì a reprimere una strinta allo stomaco né a fermare il cuore martellante. Se c’era una persona a cui non poteva rinunciare, una persona per cui avrebbe dato la vita, era lui, Kaidan Alenko, un uomo alto, muscoloso, dagli occhi gentili e i lineamenti abbastanza morbidi.
Shepard abbassò lo sguardo, sospirò, e continuò a guardare le stelle.
Kaidan le si avvicinò e le strinse una mano. Adorava quando lo faceva. Anche Shepard, il primo spettro umano, eroe di guerra, aveva bisogno di amore, anche lei si era innamorata di un uomo, anche se aveva dovuto violare vari protocolli per farlo. Ma ne aveva già violati molti.
Anche Kaidan iniziò a guardare le stelle. La Normandy viaggiava a velocità impressionante, eppure loro non se ne accorgevano. Percorrevano distanze incredibili in pochissimo tempo  e non ne erano coscienti. La verità era che aveva paura. Paura di fallire. Paura che la Cittadella venisse distrutta, paura che Saren e la Sovereign vincessero, paura che la galassia come la conosceva sarebbe finita, paura che i Razziatori l’avrebbero invasa e distrutta, paura che il Consiglio sarebbe stato impotente e sordo come sempre, ma soprattutto aveva paura di perdere l’uomo che era accanto a lei, paura che quelli fossero i loro ultimi giorni. Se avesse potuto fare qualcosa per salvarlo, per impedirgli di morire, l’avrebbe fatto. Sapeva perché aveva salvato lui e non Ashley su Virmire, e le faceva male, perché non sarebbe dovuto accadere. Eppure era capitato. Si era innamorata, e pur di non perdere Kaidan aveva sacrificato Ashley, la sua amica, la sua confidente, la ragazza sorridente che le era sempre stata fedele e vicina, e ciò la faceva sentire una traditrice, un’assassina. Ma avrebbe potuto fare altrimenti? Nella sua vita si era imposta di compiere sempre la scelta giusta senza farsi condizionare da sentimenti, eppure non vi era riuscita: su Virmire i suoi sentimenti avevano preso il sopravvento.  Avrebbe preferito che Ashley l’avesse offesa, l’avesse maledetta, le avesse urlato contro ogni sorta di ingiuria, invece l’aveva compresa ed era morta con onore. E questo contribuiva ai suoi sensi di colpa.
Ilos era vicina. Presto tutto sarebbe finito, nel bene e nel male.
Kaidan la guardò e poi osservò di nuovo il vuoto, infine si fece coraggio. La guardò negli occhi e prese parola.
- Comandante?
- Non dovresti chiamarmi così. Forse non merito neanche di indossare questa uniforme
- Già. Non è una bella situazione –,  disse Kaidan con un sospiro, - Avevamo giurato eterna fedeltà all’Alleanza per indossarla. E se il nostro piano non funzionasse, Shepard?-, Kaidan pareva quasi adirato nel pronunciare quelle parole. –Ci siamo ammutinati. Abbiamo rubato una nave da guerra sperimentale,  tecnicamente-, e qui scandì bene le parole – sarebbe un vero e proprio rapimento. Non stiamo mettendo gli umani in buona luce, eh?- Era per caso venuto lì per provocarla? Non comprendeva come si stava sentendo? Cosa stesse provando? Riteneva che per lei fosse semplice tutto quello, che non avesse pensato alle conseguenze? Se riteneva che quella non fosse stata la scelta giusta, non avrebbe dovuto seguirla.
- Continuo a ripetermi che stiamo facendo la cosa giusta, ma ancora non ne sono convinta- rispose Shepard, malinconica. Kaidan si avvicinò a lei. Erano l’uno di fronte all’altra, ad una vicinanza così stretta che non avrebbero potuto fare un passo. Shepard sentiva il cuore battere, martellare, provava una forte emozione, un grande desiderio.
- Beh, di certo se non pensassi che questa è la cosa giusta da fare non sarei qui-, disse Kaidan, quasi le avesse letto nella mente – Ora aspettiamo solo di arrivare su Ilos- proseguì, e la sua voce si fece più dolce – Se le cose finiranno male posso solo dirti che, beh, è stato un piacere stare sotto il tuo comando.-
- Kaidan, è da parecchio che non ti considero più un subordinato, non credi che sia tempo di uscire allo scoperto?- chiese Shepard
- Le relazioni sul campo di battaglia sono una cosa, Shepard- disse Kaidan, come sempre era ligio al dovere, Shepard aveva sempre dubitato che avrebbe rivelato i suoi veri sentimenti, e forse aveva avuto ragione. Forse da quel dialogo non ne sarebbe uscito niente.
- Ci sono delle regole che le impediscono- proseguì Kaidan, sicuro. Poi disse una cosa inaspettata – Beh, comunque una violazione del protocollo sarà la cosa meno grave che ci sarà rivolta alla corte marziale. Sai una cosa? Hai ragione. Ma proprio su tutto. Non posso sopportare l’idea di perderti. La galassia ci sarà sempre, così come gli attacchi dei Razziatori, ma io e te abbiamo una vita sola- Shepard abbozzò un sorriso. Forse quello era il suo modo di rivelarle i suoi sentimenti. Kaidan la guardò negli occhi e proseguì – Ma nella storia dell’universo c’è una cosa che non si ripeterà mai: noi due. Shepard, tu mi fai sentire umano.-
Shepard tacque. Un insieme di sentimenti ed emozioni non ben definito si erano appropriati di lei. Da tutti era sempre stata vista come una persona forte, ligia al dovere, un soldato, ma come tutti provava emozioni e sentimenti, come tutti provava amore. E c’era una cosa che desiderava fare con tutta se stessa.
- Trascorri qui la notte, Kaidan. Insieme a me.
- È un ordine, comandante?- Come sempre Kaidan aveva assunto una nota ironica nella voce, ma Shepard sapeva che era un sì.
- Kaidan, insieme a te sento che potrei affrontare la galassia intera. E in effetti, dobbiamo farlo
- Questo non dovrà cambiare niente, Shepard- sottolineò Kaidan, preoccupato per le sorti della missione – il nostro è un ottimo equipaggio, il migliore che abbia mai avuto. Non voglio mandare all’aria tutto.- Shepard lo guardò e annuì. Sapeva cosa intendeva, non voleva che capitasse un nuovo Virmire, e se mai fosse accaduto, non voleva che lei decidesse secondo i suoi sentimenti, ma per il bene di tutti. Se c’era una cosa in cui loro credevano è che a volte è necessario il sacrificio di pochi per la sopravvivenza di molti, e se Kaidan avesse dovuto affrontare un pericolo mortale, Shepard non avrebbe dovuto impedirglielo in nome dei suoi sentimenti.
Shepard  quindi annuì e vide l’altro sorridere. D’impeto la ragazza si gettò su Kaidan e lo baciò in bocca con slancio. Quello sarebbe potuto essere il loro ultimo bacio. E forse lo era. Sentì le braccia dell’uomo stringerla a sé con amore, con desiderio, con passione. Kaidan si accinse a spogliarsi e a togliere l’impaccio gli indumenti anche a Shepard, poi si sdraiò sul letto, sorridendole. Shepard si distese anche ella sul giaciglio, poi Kaidan la strinse a sé.
 
 
Kaidan aera disteso sul letto ancora nudo mentre lei era seduta sulla scrivania. Si era rivestita in fretta, perché subito dopo aver fatto l’amore pensieri bui si erano di nuovo impossessati della sua mente, quasi quei momenti felici fossero stati uno squarcio di sole in un cielo tempestoso.
Quella nave la aveva veramente portata lontano dai suoi ricordi, dai suoi ricordi di Mindoir, dalla vita coloniale, da chi non importava se lei fosse morta o meno, come tutti coloro che la avevano spesso guar5data con arroganza tempo addietro, quando ancora era una semplice colona come tutte le altre, una ragazzina qualunque, senza alcun segno di riconoscimento. Chissà cosa pensavano adesso quelle persone di lei. Però quella nave l’aveva portata vicino a persone fantastiche, persone che la amavano, come Kaidan, o persone che l’avrebbero supportata sempre e che erano diventate le sue migliori amicizie e confidenti, come Garrus e Tali, ma anche Liara. Shepard d’un tratto si accorse che tutto l’equipaggio non la seguiva solo perché era il loro comandante, ma anche perché era qualcosa di più per loro. un’amica, un qualcuno di cui fidarsi. Un qualcuno per cui morire. Non si erano dimenticati ciò che lei aveva fatto per ognuno di loro.
Shepard guardò fuori dalla finestra. Le stelle brillavano di quella luce stellare che spesso aveva cercato. Valeva la pena combattere? Andare su Ilos? Valeva la pena rischiare di morire, per cosa, se il Consiglio non la ascoltava?
Guardò Kaidan. Aveva sempre desiderato stringerlo tra le sue braccia, aveva sempre desiderato confessargli i suoi sentimenti, lui aveva elettrificato la sua vita, le aveva dato una spinta in più. Non lo avrebbe più lasciato. D’un tratto si rese conto che non avrebbe potuto mantenere la promessa fatta poco prima a Kaidan. Non l’avrebbe mai lasciato. Mai. Perché lo amava e avrebbe dato la vita per lui. Shepard sospirò. Ecco perché il protocollo vietava le relazioni sul campo di battaglia.
- Non sparire, Kaidan. Non lasciarmi, mai. Mi farebbe male, troppo male- sussurrò Shepard. Senza che l’altro la udisse.Aveva sempre voluto stringerlo, amarlo, e lo aveva fatto.
Shepard guardò di nuovo le stelle.
Brillavano di luce stellare, e in quella luce stellare vide il perché era lì e ricordò ogni cosa.
Le stelle brillavano di luce stellare.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Eden Prime, prima parte ***





 
 


 
Note dell'autrice: Questo capitolo era nato unito a quello che seguirà, da qui la frase "parte 1" nel titolo del capitolo. Ho deciso di spezzarlo in due perchè altrimenti era troppo lungo. Come vedrete questa prima parte non presenterà nulla di nuovo (sostanzialmente nemmeno la seconda parte, vi anticipo), e descrive interamente il video iniziale del videogioco. Come noterete i dialoghi sono proprio quelli del gioco, o perlomeno molto simili. 




Capitolo 1: Eden Prime parte 1
 
 
 
Hold you in my arms
I just wanted to hold
You in my arms
(Starlight, Muse)
 
 
 
 
 
Nel 2148 degli esploratori scoprirono le rovine di un’antica civiltà spaziale su Marte. Nei decenni successivi, questi misteriosi manufatti rivelarono delle nuove, straordinarie tecnologie che consentivano di raggiungere i sistemi più remoti della galassia. Tutto ciò era reso possibile da una forza che controllava l’intera struttura spazio-temporale.
Per gli Umani fu la più grande scoperta della loro storia.
Le altre civiltà della galassia la chiamano Mass Effect.
 
 
 
- Siamo in prossimità del portale di Acturus Prime- annunciò la voce di Joker.Shepard sospirò e si avviò verso la cabina di pilotaggio, mentre la Normandy si accingeva a oltrepassare il portale e Shepard si preparava ad un attacco di nausea: era curioso come un soldato dell’Alleanza, che presto sarebbe divenuto Spettro e comandante di una nave sperimentale da guerra provasse nausea all’attraversamento di un portale. Era il suo punto debole: era riuscita da sola a difendere Elysium, e quel pianeta non sarebbe più esistito senza di lei, eppure soffriva di nausea da attraversamento di portale. Lo trovava buffo. Osservò gli altri suoi colleghi. Con la coda dell’occhio vide il caporale Jenkins. Lo conosceva poco, ma aveva sentito dire che era un ottimo soldato. Si chiese perché dovessero recarsi su Eden Prime, di certo Anderson le stava nascondendo qualcosa. E poi la presenza di quello Spettro a bordo della Normandy pareva sospetta a tutti.
- Sequenza di trasmissione avviata- disse Joker. 
Era quasi arrivata alla cabina di pilotaggio.
- Connesso. Calcolo massa in transito a destinazione. Il portale è attivo. Acquisizione sensore di avvicinamento. Prepararsi al transito. Via libera, avvicinamento in corso.- 
Ecco, prepararsi alla nausea.
- Attraversamento portale in 3,2,1…D’un tratto lo stomaco di Shepard ebbe uno scossone, e la donna si coprì istintivamente la bocca. fortunatamente il passaggio dei portali era molto veloce, e quindi quasi indolore. Era davanti alla cabina di pilotaggio. Entrò.
- Propulsori, ok. Navigazione, ok. Pozzi di emissione interna attivati. Tutti i sistemi sono in linea. Deviazione: millecinquecento chilometri.
Davanti a lei si trovavano un Joker che stava riferendo a un Turian i dati e a suo fianco il tenente Kaidan Alenko. Shepard posò lo sguardo su di lui. Lo conosceva poco, come tutti i membri dell’equipaggio, del resto. Non era mai stata molto socievole. Tuttavia c’era qualcosa in quell’uomo che la attraeva, e non solo i muscoli e la corporatura.
- Un margine accettabile. Il tuo capitano sarà soddisfatto- disse il Turian con aria di sufficienza.
I Turian erano la specie della galassia più potente in guerra: i loro incrociatori facevano invidia a qualunque nave dell’Alleanza, persino alla Normandy, che era stata creata in collaborazione con questa specie. Fino a poco tempo addietro, nessuno si sarebbe mai immaginato che un Turian salisse su una nave umana con intenzioni non belligeranti, o che addirittura costruissero una nave insieme: la guerra del primo contatto aveva lasciato un segno indelebile nell’umanità, e molte persone vedevano negli alieni, soprattutto nei Turian, un nemico da cui guardarsi le spalle o comunque un qualcosa da cui stare lontani. Alcuni umani pensavano addirittura che la loro specie fosse la migliore della galassia e che l’umanità dovesse conquistare la supremazia intergalattica, perciò si erano riuniti in un’associazione terroristica che prendeva il nome di Cerberus. Shepard, tuttavia, sapeva che non era così, e che non tutti gli alieni erano ostili. Inoltre, la causa prima della guerra erano stati gli umani, che avevano irresponsabilmente attivato tutti i portali galattici, così una volta una flotta Turian scoprì gli umani che tentavano di attivare un portale galattico e non indugiarono nell’aprire il fuoco: avvenne così la guerra del primo contatto, terminata solo grazie alla diplomazia. Tuttavia, i Turian non hanno mai visto gli umani di buon occhio da allora, e viceversa.
Shepard osservò il Turian andarsene.
- Quel tizio non mi piace- commentò Joker, dopo che l’alieno se ne era andato.
Kaidan lo guardò con un sorrisetto.
- Nihlus ti ha fatto un complimento, perché lo detesti?- chiese il tenente Alenko.
- Ho appena attraversato mezza galassia e colpito un bersaglio grosso come uno spillo: un margine altro che accettabile, è straordinario!
Shepard si posizionò dietro Joker e si guardò intorno.
- E poi gli Spettri portano solo guai-, continuò, - Non mi piace averlo a bordo. Sarò anche paranoico.
- Lo sei, infatti. Questo progetto è stato finanziato anche dal Consiglio. Hanno il diritto di mandare qualcuno a controllare il loro investimento-, rispose Alenko, con la sua voce calda e pacata.
- Questa è la versione ufficiale. Ma solo un idiota ci crederebbe-, ribatté Joker.
In effetti, il pilota della Normandy aveva ragione. Certo, il Turian poteva anche controllare lo stato della nave, ma perché inviarli su Eden Prime? Quale era il reale motivo?
- Di solito non inviano degli Spettri per un semplice viaggio inaugurale-, disse Shepard.
- Il Capitano ci sta nascondendo qualcosa, me lo sento-, disse Joker, rivolgendo una rapida occhiata al tenente Alenko.
- Joker, rapporto-La voce di Anderson si fece sentire forte e chiara e con una nota infastidita.
- Abbiamo appena attraversato il portale, Capitano. Il sistema di occultamento è attivato. Sembra tutto ok.
- Bene. Ora trova una boa ricetrasmittente e collegaci alla rete. Voglio che il comando dell’Alleanza riceva un rapporto prima che arriviamo su eden Prime.- disse la voce di Anderson.
- Agli ordini, Capitano. Meglio che si tenga forte, signore, credo che Nihlus la stia venendo a trovare.
- È già qui, tenente. Dì al comandante Shepard di venire alla sala comunicazioni per un de-briefing. Subito!- ordinò la voce stavolta evidentemente adirata del Capitano Anderson.
Quando chiuse la linea di comunicazione, Joker chiuse gli occhi e scosse la testa.
- Hai sentito, Comandante?
- Sembrava arrabbiato. Forse la missione non procede secondo i piani.
- Il Capitano ha sempre quel tono mentre parla con me.
- Chissà perché…-, considerò Kaidan con un sospiro alzando gli occhi al cielo.
Shepard uscì dalla cabina. Sapeva esattamente dove si trovava la sala. Tuttavia, prima di procedere, si guardò intorno e notò come tutto l’equipaggio fosse sia preoccupato che in fermento per la presenza dello Spettro Turian. Era una novità avere un membro di quel popolo a bordo, ed era addirittura uno Spettro, e di quelli più onorati e premiati! Probabilmente a nessuno pareva plausibile la versione che Anderson aveva propinato. In effetti, non lo era. Shepard si avviò a passo svelto in direzione della sala comunicazioni con il presentimento che lì avrebbe appreso qualcosa di più.
Si avvicinò alla Mappa Galattica. Come sempre, il navigatore Pressley stava lavorando nei paraggi.
- Complimenti Comandante- esordì, accingendosi a rivolgerle il saluto militare, – il viaggio è stato molto tranquillo. Stai andando a parlare col Capitano?
- Stavo giusto andando a fargli rapporto
- Con tutto il rispetto, signora, spero che vi dirà qual è il vero motivo della missione.
- Pensi che i pezzi grossi dell’Alleanza ci stiano nascondendo qualcosa?
- Se non dobbiamo far altro che collaudare il sistema di occultamento, perché c’è il Capitano Anderson al comando? E poi quel Nihlus… gli Spettri sono agenti speciali. Il meglio del meglio-, disse calcando con cura le ultime quattro parole, -Perché inviare uno Spettro, uno Spettro Turian, a un viaggio inaugurale? Non ha senso.In effetti, non lo aveva. Evidentemente, l’unico a essersi bevuto quella scusa era stato il tenente Alenko. Sapeva che il navigatore Pressley detestava i Turian, perché suo nonno aveva combattuto durante la guerra del primo contatto e aveva perciò perso molti amici, ma come tutti non comprendeva che da allora erano trascorsi almeno trenta anni e che Nihlus non c’entrava nulla con tutto ciò. Purtroppo il rancore tra Turian e umani continuava e non si era ancora spento del tutto. Sulla presenza di Nihlus, però, aveva ragione: gli Spettri dovevano badare a missioni molto più importanti e complesse del semplice collaudo di una nave.
Shepard si allontanò. Poco più in là la dottoressa Chawkas e il caporale Jenkins stavano discutendo anche loro sulla missione e sulla strana presenza a bordo di uno Spettro Turian.
Tutti loro avevano ragione, ma perché Anderson avrebbe dovuto nascondere loro qualcosa? Erano l’equipaggio della nave, avevano il diritto di conoscere i dettagli delle missioni e sapere a cosa andavano incontro. D’altronde, però, la presenza di uno Spettro era sospetta. Che forse stessero andando incontro a qualcosa di grosso, a qualcosa a cui nessuno aveva pensato? Che la loro missione fosse talmente importante da essere nascosta ai più? Shepard provò un attimo di disagio. Se la missione fosse fallita, ne era sicura, la colpa sarebbe stata sua. Come sapeva bene, gli Spettri dovevano proteggere la galassia a qualsiasi costo e con qualunque mezzo, perciò erano al di sopra di ogni legge. Se Nihlus era lì, ciò significava che ciò che dovevano compiere riguardava il futuro e la sicurezza della galassia intera, ne era sempre più certa.
Si trovava davanti alla porta della sala comunicazioni: una volta aperta avrebbe scoperto tutto. Chiuse gli occhi, contò fino a tre, poi emise un lungo sospiro e la aprì. Nihlus era davanti a lei, voltato di spalle. Non appena la sentì entrare si voltò e prese la parola.
- Comandante Shepard-, disse con voce quasi allegra, - Speravo che arrivassi qui per prima.  Ora possiamo parlare tranquillamenteSubito quelle prime parole fecero capire a Shepard che tutto l’equipaggio aveva ragione. Nihlus e l’Alleanza stavano nascondendo qualcosa.
- Di cosa?- chiese Shepard, notando troppo tardi che Anderson non era presente.Comprese così che il Capitano voleva che lei parlasse con Nihlus, lo Spettro Turian.
- Sono interessato a Eden Prime, il pianeta verso cui siamo diretti. Ho sentito che è molto bello.
- Dicono che sia un autentico paradiso-, rispose Shepard, confusa.
- Sì, un paradiso, sereno, tranquillo, sicuro-, disse il Turian, mal celando una nota ironica nella voce, - Eden Prime è diventato una specie di simbolo per la vostra gente, vero?
Shepard annuì.
- La prova che gli umani non sanno solo fondare colonie in tutta la galassia, ma anche proteggerle.
Shepard guardò il Turian con espressione interrogativa. Era sempre più confusa. Perché stava dicendo ciò? Dove voleva andare a parare? Che stesse accadendo qualcosa su Eden Prime, qualcosa in grado di mettere in serio pericolo la colonia?
- Ma quanto è sicuro, in realtà?- chiese Nihlus.
Ecco che il dubbio insinuatosi in Shepard divenne realtà.
- Sai qualcosa, per caso?- chiese il comandante.
- Voi umani siete ancora inesperti, Shepard. La galassia può essere un luogo molto pericoloso-, esordì lo Spettro, parlando a Shepard come un padre quando raccomanda al figlio di fare il bravo e non sottovalutare le situazioni, - l’Alleanza è davvero pronta per questo?
Per questo cosa? Shepard voleva chiederglielo, quando arrivò Anderson.
- Credo sia ora di spiegare al Comandante cosa stia succedendo- disse, con aria grave.
- Questa missione è molto più di un semplice viaggio di collaudo- spiegò lo Spettro.
- Non so perché, ma me lo immaginavo- rispose ironicamente Shepard.
- Stiamo effettuando una missione di recupero segreta su Eden Prime, ecco perché il sistema di occultamento doveva essere operativo- spiegò Anderson.
- Perché non ha voluto dirmelo, Capitano?- chiese Shepard, irritata. In fondo, lei era il secondo in comando.
- Ordini dall’alto, Comandante. Erano informazioni da divulgare solo in caso di emergenza. Una squadra di ricerca su Eden Prime  ha trovato una specie di sonda durante uno scavo. È un manufatto Prothean.
Shepard sapeva cosa fossero i Prothean: erano una razza antica estintasi per motivi sconosciuti, grazie alla quale l’umanità e anche altre razze avevano fatto importanti scoperte, che le avevano aiutate a progredire tecnologicamente e militarmente. I manufatti che l’Alleanza aveva trovato su Marte e che hanno causato la scoperta dei portali erano stati creati dai Prothean.
- Dobbiamo portare al sonda sulla Cittadella per analizzarla e studiarla in modo approfondito- spiegò Anderson.
- Capirai che non sono in gioco solo gli interessi umani, comandante-, disse Nihlus, - questa scoperta potrebbe sconvolgere tutti gli equilibri dello spazio del Consiglio.
- Un membro dell’equipaggio in più non fa mai male- disse Shepard, rivolta al Turian.
- Non sono qui solo per la sonda, Shepard-, rivelò lo Spettro.
- Nihlus vuole vederti in azione, Comandante. È qui per valutarti.
- Valutarmi? Perché?
- L’Alleanza ha insistito molto per questa occasione. Vuole ritagliarsi un ruolo di maggior peso nella scacchiera interstellare, avere più influenza sul consiglio della Cittadella.  Gli Spettri rappresentano l’autorità e il potere della Cittadella. Se accettassero un umano tra i loro ranghi, per l’Alleanza sarebbe un grande riconoscimento.
- Durante l’assalto hai respinto un nemico completamente da solo, dimostrando non solo il tuo coraggio, ma anche un’abilità straordinaria. Ecco perché ti ho proposto come possibile candidato per il ruolo di Spettro.
- La Terra ne ha bisogno, Shepard. Contiamo su di te- disse Anderson.
- Devo valutare personalmente le tue capacità, comandante. Eden Prime sarà la prima missione che eseguiremo insieme.- disse Nihlus.
- Tu sarai al comando della squadra terrestre. Recupera la sonda e riportala a bordo il prima possibile.  Nihlus ti accompagnerà per osservare la missione.
- Capitano, abbiamo un problema!-  annunciò Joker.
- Cosa c’è, Joker?
- Trasmissione da Eden Prime, signore, meglio che venga subito a vedere.
- Sullo schermo- disse Anderson.
Quello che videro fu una Eden Prime sotto attacco: proiettili vagavano in ogni direzione uccidendo soldati. Un vero e proprio scenario di guerra. Ma quello che colpì Shepard fu un particolare: una nave dagli strani tentacoli che si profilava all’orizzonte, alla quale gli altri non parevano aver prestato molta attenzione.
- Non rilevo nulla. Alcuna comunicazione. Niente di niente- disse Joker, a trasmissione interrotta.
- Indietro e ferma a trentotto e cinque- ordinò Anderson.
Il video si fermò all’immagine che rappresentava la nave tentacolata. Allora anche Anderson l’aveva notata. A guardarla meglio, pareva una mano.
- Rapporto- disse Anderson.
- Diciassette minuti, Capitano. Nessun’altra nave dell’Alleanza nell’area.
Shepard osservò Nihlus: dall’espressione pareva che avesse già visto quella nave.
- Portaci dentro, Joker. Presto- disse Anderson – Questa missione si è complicata più del previsto-
- Una piccola squadra d’assalto si muoverebbe rapidamente senza dare nell’occhio.  Solo così recupereremo la sonda.- disse Nihlus, prima di andarsene. Pareva turbato.
- Prendi la tua roba e vieni nella stiva-, ordinò Anderson, - Dì a Jenkins e Alenko di prepararsi. Tocca a voi. 


Shepard osservò la sua tuta nera. Spettro. Sarebbe diventata uno Spettro. Era una responsabilità enorme. Perché proprio lei? Non c’erano altre persone? Non aveva avuto il tempo di chiederlo. Strinse i pugni. Era un onore. O meglio, sarebbe stato un onore per chiunque. Diventare Spettro era il sogno di qualsiasi militare. Jill Shepard, il primo Spettro umano, primo Specialista Tattico e Ricognizione umano. Doveva esserne onorata e felice. E invece non lo era. Quella sua candidatura era caduta come un fulmine a ciel sereno.
- Ecco il vero motivo della spedizione- disse Kaidan, giunto dietro di lei.
Shepard tacque.
- Comandante? Va tutto bene?
Kaidan le si affiancò e la guardò. Sapeva cosa si stava chiedendo.
- Tutto bene- mentì Shepard.
- A me non sembra.
- Mi hanno candidata come Spettro- spiegò Shepard. Non sapeva perché lo avesse detto. Di certo era un segreto, non avrebbe dovuto parlarne. Eppure voleva discuterne con qualcuno. Voleva sfogarsi.
- Cosa?
- Mi hanno candidata Spettro.
- Saresti il primo Spettro umano! È fantastico. Sarebbe…
- … il sogno di chiunque-, completò Shepard ,–Ma non il mio.-
- Sul serio?
Shepard lo guardò.
- Mi hanno candidato come Spettro. Nessuno mi ha chiesto pareri. Nessuno mi ha domandato: “Ehi, Shepard, pensavamo che saresti un ottimo Spettro. Che ne dici, ci stai?”. Bastava anche un semplice. “Sei d’accordo, Shepard?”. Se io non lo fossi? Se non volessi diventare Spettro, se volessi rimanere soltanto il Comandante Shepard?
Kaidan parve pensare.
- Anderson non avrebbe appoggiato la tua candidatura se non ti ritenesse all’altezza.
- Non si tratta di questo.
- Non solo, almeno. Hai combattuto da sola su Elysium. Nessuno avrebbe potuto farlo.
- E allora?
- Per questo ti hanno candidata. Ascoltami, Shepard. Quando ti sei unita all’Alleanza sapevi a cosa saresti andata incontro. Sapevi che qualcuno avrebbe preso decisioni per te. Sapevi che da quel momento in poi avresti dovuto dire solo “sissignore!”. È così. Ed essere uno Spettro è un grande onore, avresti un grande potere.
- Da un grande potere derivano grandi responsabilità.
- È questo che temi? La responsabilità? Su Elysium non ne avevi?
- È diverso, Alenko. Qui ne va della galassia. Se io sbaglio, se io fallirò in qualcosa… è del futuro di tutti che ne va. Non so se sono pronta. Avrebbero dovuto chiedermelo.
- Avrebbero dovuto. Ma non lo hanno fatto. Fa’ del tuo meglio, Shepard. Comprenderemo tutto alla fine, non trovi?-, chiese Kaidan, sistemando le pistole nella cintura.
- Io mi avvio, Comandante. Ci vedremo tra poco.
Shepard rimase sola. Pensò a quello che aveva detto il tenente Alenko. In fondo aveva ragione: sapeva cosa si sarebbe aspettata, quando aveva giurato fedeltà all’Alleanza. Sapeva che sarebbe potuto succedere qualcosa del genere. Si affacciò a una finestra. Non erano ancora arrivati: le stelle sfrecciavano a velocità sorprendente davanti al suo volto. Si sentiva così piccola di fronte all’universo. Si sedette col fucile d’assalto posato accanto a lei. Avrebbe voluto qualcuno di familiare accanto a lei. Ma erano tutti morti su Mindoir. Calde lacrime scivolarono sulle guance di Shepard. Perché proprio lei? Si accorse che stava piangendo al pensiero dei suoi cari che non c’erano più. Durante l’addestramento le avevano detto che non avrebbe dovuto seguire i sentimenti, che avrebbe dovuto reprimerli per fare sempre la scelta giusta. Avrebbe dovuto sempre fare ciò che è giusto. Le avevano insegnato che piangere è segno di debolezza, che non avrebbe dovuto avere pietà per nessuno, perché poi uccidere sarebbe stato difficile. Eppure lei si era distinta sul campo di battaglia, era diventata un eroe di guerra, era stimata ovunque, era il sogno di ogni bambino e di ogni persona, ma tutti la vedevano come un mito, eppure lei era un essere umano, capace di piangere e ridere, di provare felicità, tristezza e paura. Ed era quella che stava provando in quel momento. Ecco come era diventata Shepard, l’idolo dell’umanità. Se l’avessero vista…
Con una mano si asciugò le lacrime. Dette un’ultima occhiata alle stelle che illuminavano il cielo con la loro luce stellare. Erano quasi arrivati.
Indossò la tuta e si armò. Indossò il casco.
Si voltò di nuovo verso la finestra. Avrebbe voluto avere i suoi genitori e sua sorella lì, avrebbe voluti solo stringerli tra le sue braccia in quel momento così difficile. Solo quello.

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Capitolo 3
*** Capitolo 1: Eden Prime, seconda parte ***


Capitolo 1: Eden Prime parte 2
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il caporale Jenkins e Kaidan Alenko erano già pronti. Ben presto arrivò anche Anderson, seguito da Nihlus.
- La tua squadra sarà il cardine dell’operazione, comandante. Dovrete avanzare di prepotenza e raggiungere il sito archeologico.
- E i sopravvissuti, Capitano?
- Aiutare i sopravvissuti è un obiettivo secondario. La sonda ha la massima priorità.
Shepard annuì, pur sapendo che Anderson già intuiva che lei avrebbe fatto di tutto per aiutare i sopravvissuti. Non avrebbe permesso che la gente morisse. Una sonda, seppur di rilevante importanza, non le pareva un buon motivo per lasciare che un’intera colonia venga trucidata.
- Nihlus, vieni con noi?- chiese Jenkins.
- Lavoro meglio da solo- rispose il Turian, prima di andarsene.
- Nihlus andrà in avanscoperta. Rimarrà in contatto con voi per tutta la durata della missione, ma per il resto voglio il silenzio radio.
- Agli ordini, Capitano. 


La superficie di Eden Prime pareva veramente quella di un Paradiso Terrestre. C’era il verde ovunque, e la zona era ricoperta di alberi e arbusti. Chiunque l’avrebbe veramente scambiato per il Paradiso Terrestre, se non fosse stato per i cadaveri a terra.
- Che diavolo è successo qui?- si chiese Shepard.Avanzarono con circospezione: non c’era traccia del nemico, ma questo non significava che non dovessero stare sull’attenti. Si avviarono in una zona che pareva più colpita. Shepard si fermò. Vi erano diversi cadaveri sdraiati a terra. Davanti a loro c’era una grande roccia che li copriva. Rimase ferma un attimo. Doveva inviare qualcuno a controllare la zona. Con un gesto della mano, fece cenno a Jenkins di procedere. Egli eseguì prontamente l’ordine, puntando il fucile d’assalto dinnanzi a sé. Non fece che pochi passi accanto alla roccia, che udirono un suono metallico, poi Jenkins venne investito da proiettili e cadde a terra. Shepard trattenne il fiato e mantenne il sangue freddo: non c’era tempo per piangere Jenkins. Kaidan si accucciò dietro a un’altra piccola roccia e iniziò a sparare.
Erano droni geth quelli che avevano ucciso Jenkins.
La battaglia fu semplice, i droni non erano muniti di scudi, e caddero quasi subito ai colpi dei loro proiettili.
Kaidan e Shepard corsero vicino al cadavere. L’uomo si accucciò ed esaminò il corpo.
- Non c’è nulla da fare- sentenziò, cupo.
- Dobbiamo seppellirlo al termine della missione- rispose Shepard, laconica.
- Qui vedo degli edifici dati alle fiamme, Shepard. Ci sono molti cadaveri. Vado a controllare, ci vediamo al sito archeologico.- comunicò Nihlus via radio.Shepard tacque. La missione si stava rivelando peggiore di quel che sembrava.
Proseguirono.  Il paesaggio verde e alberato del pianeta continuava, tentando di illudere i nuovi arrivati che esso fosse un luogo di pace e tranquillità, ma loro sapevano che non era così. Shepard tentò di non pensare a Jenkins e di concentrarsi sulla missione. Le risultò difficile. Stava appunto ritornando a quei pensieri quando li sorpresero alcuni spari. Davanti a loro un soldato dalla tuta bianca e rosa stava correndo, anzi, fuggendo, mentre un altro veniva catturato da alcuni geth e impilato a uno spuntone. Chissà a cosa serviva loro: non potevano freddarlo? Perché impilare la salma? I geth non perdevano certo tempo a incutere terrore a chissà chi in quel modo, visto anche che in genere ai loro attacchi quasi nessuno sopravviveva a lungo. Nessun civile, almeno. La sonda ha la priorità su tutto. Possibile che Anderson, uomo saggio e fermo, ritenesse una sonda, seppur preziosa, più importante di vite umane? Avrebbero dovuto salvare i coloni, non la sonda. Cosa avrebbe mai potuto contenere? Ma soprattutto, cosa ci facevano lì i geth? Per la sonda? Allora doveva essere veramente di vitale importanza.
Il soldato con la tuta bianca e rosa trovò un riparo e Shepard e Kaidan lo aiutarono. La ragazza trovò copertura dietro una sorta di rovina di un muretto. Impugnò il suo fedele fucile d’assalto, la sua arma preferita, mirò ai geth e iniziò a sparare la raffica letale, mentre Kaidan lanciava i suoi attacchi biotici. I geth erano pochi e caddero facilmente sotto i loro colpi. Sebbene il fucile d’assalto non vantasse molta precisione, anzi, il contrario, e avesse un rinculo davvero molto forte, aveva il pregio di espellere a velocità elevata proiettili con un forte impatto. Inoltre, grazie a questa arma, Shepard poteva colpire più nemici alla volta, anche mortalmente.
Il soldato sconosciuto uscì dal riparo, e video che era una femmina.
- Come ti chiami, soldato?
- Artigliere capo Ashley Williams, comandante!- disse il soldato accingendosi al saluto militare.
- Dove è la tua squadra?
- Sono tutti morti. Abbiamo resistito più che potevamo, ma sono l’unica sopravvissuta.
- Non devi sentirti in colpa
- Infatti. Ho fatto tutto il possibile. Purtroppo, non è bastato. Spero che gli altri se la cavino meglio.
- Sai dirmi qualcosa sulla sonda?
- Era al sito archeologico, a quanto ne so. Poi sono arrivati quei geth e hanno creato scompiglio. Posso guidarvi fin là.
- Ci farebbe comodo un nuovo membro. Quella sonda apparteneva ai Prothean. Cosa sai dirmi su di loro?
- Nulla che già non sai. So solo quello che mi hanno insegnato a scuola, che i Prothean sono una razza estintasi tempo fa per cause sconosciute. Solo questo.
 Bene. Portaci alla sonda .

 
Nihlus giunse allo spazioporto. Qualcosa non tornava. Qualcosa non quadrava: quella missione era più pericolosa di ciò che pensava. Cosa stava accadendo? Aveva preso in considerazione il fatto che alcuni Batarian potessero tentare di trafugare la sonda, ma mai avrebbe immaginato la presenza geth. Quella razza non aveva mai attraversato il Velo di Perseo dopo la sconfitta dei Quarian. Quella sonda li affascinava così tanto? O c’era qualcuno che li guidava? E quella nave, quella che pareva una mano, l’aveva già vista, ma non ricordava dove. Era immerso in questi pensieri quando qualcuno, un altro Turian, dal volto affilato e gli occhi troppo piccoli persino per un membro del loro popolo, comparve quasi dal nulla davanti a lui.
- Saren – lo salutò Nihlus, - Cosa ci fai qui? Questa non è la tua missione.
- Il consiglio ha pensato che un aiuto ti avrebbe fatto comodo- disse l’altro, dando a Nihlus una pacca sulla spalla.
- Non mi aspettavo di trovare dei geth da queste parti. La situazione è critica.
Nihlus sistemò le armi. Saren era uno Spettro del consiglio come lui, un qualcuno di cui fidarsi. Certo, non era mai stato particolarmente loquace o simpatico, anzi, si comportava spesso in modo strano, ma era sempre stato fedele al Consiglio.
Saren gli passò accanto con noncuranza, mentre Nihlus rinfoderava le armi, e una volta dietro di lui gli disse di stare tranquillo perché aveva tutto sotto controllo e gli puntò la pistola alla testa. Nihlus non si accorse nemmeno di morire.
 
Shepard avanzò insieme ai due compagni. Dovevano arrivare allo spazioporto al più presto. Qualcosa le suggeriva che la missione non procedeva secondo i piani, forse a farle venire tale sospetto era stato quello sparo solitario. Doveva trattarsi per forza di un assassinio, non certo di una battaglia improvvisata. Subito pensò alla morte di Nihlus, ma scacciò tale pensiero: il Turian era uno Spettro, non si sarebbe lasciato uccidere da un geth qualunque. Shepard proseguì col fucile d’assalto stretto in mano, le sue nocche erano quasi bianche dalla pressione. Non doveva cedere ai pensieri, in battaglia bisogna pensare solo alla guerra, glielo avevano insegnato sin da quanto l’avevano prelevata da Mindoir, o meglio, la avevano salvata.
- Quello è il sito archeologico!- gridò Ashley Williams, indicando un’area rotondeggiante completamente invasa da geth.
- Questa cosa non va bene. Trovate un riparo!
Kaidan e Williams ubbidirono, mentre Shepard si posizionò nel mezzo e iniziò a sparare con fredda calma, spargendo confusione tra i nemici. Poi si nascose dietro un albero. I geth erano abbastanza lontani, e gli attacchi biotici di Kaidan li avevano dimezzati. Williams corse ad un riparo più vicino, sparando colpi con la pistola a più non posso. In men che non si dica, i nemici rimasero in meno di cinque. Shepard estrasse il suo fucile di precisione, altra arma che prediligeva, e lo caricò con cura. Guardò dal mirino e sparò solo quando vide centrata la testa nera di un geth. Il sintetico cadde a terra senza emettere quasi alcun suono. Poi fu il turno dei suoi compagni rimasti. L’ultimo geth venne ucciso da Ashley.
- Complimenti, artigliere capo Williams.
Entrarono nel sito archeologico e si guardarono intorno.
- Alenko, cerca nella parte sinistra, Ashley, tu guarda dietro di me, io perlustrerò quest’area.
Shepard si avvicinò ad alcune rovine crollate a terra. Si sistemò i capelli neri come la notte lunghi fino alle spalle e si accucciò. Guardò tra le macerie, ma non vide nulla. Provò a spostare quelle meno pesanti, e notò che non c’era traccia di una sonda o di parte di essa.
- Qua niente, comandante- disse Alenko.
Jill Shepard tacque. Si sedette sulle rovine e attese che anche Williams terminasse di perlustrare la zona a lei assegnata. La missione era un fallimento, lo sentiva, e questo perché lei non era stata capace di guidarla con successo. Jenkins non sarebbe dovuto morire. Lei non avrebbe dovuto ordinargli di uscire allo scoperto, doveva essere più prudente, meno avventata! Si posò una mano sulla fronte: poteva vedere ancora il volto sorridente e speranzoso di Jenkins. Quel ragazzo voleva far vedere alla galassia intera di cosa era capace, ed era davvero bravo, ma era stato ucciso a causa di un ordine sbagliato. Non sarebbe dovuto morire. Come poteva divenire lei uno Spettro? Come poteva lei avere una tale responsabilità, la sicurezza di, se non era capace di salvare la vita di uno? Se non era stata capace di dare un ordine? Certo, aveva comandato varie spedizioni, ma eccezion fatta per Elysium, nessuna di esse era mai stata troppo perigliosa, e aveva sempre avuto qualcuno ad affrancarla.
- So a cosa stai pensando- disse Kaidan, sedendosi vicino a lei, - che Jenkins non doveva morire.
Shepard annuì.
- E che è stato il tuo ordine a porre fine alla sua vita.Il comandante sospirò.
- Sai che non è così. Mi dispiace per Jenkins, ma è stato avventato. Doveva trovare un riparo, come ho fatto io, invece è uscito allo scoperto pensando di poter uccidere da solo chissà quale nemico, e la sua avventatezza gli è stata fatale, non il tuo ordine.
- Avrei dovuto sapere che si sarebbe comportato così.
- Era compito lui atteggiarsi da vero soldato. Ci hanno insegnato come affrontare varie situazioni.
- Secondo te, dopo questo, mi nomineranno spettro?
- Sei molto brava. Hai resistito da sola a Elysium.
- Niente da fare. Evidentemente la sonda è stata spostata. Sopra risiedono dei civili, magari ne sanno qualcosa- li interruppe Ashley.
- D’accordo, andiamo- ordinò Shepard.I tre percorsero la salita che li portava alla zona abitata. Shepard era in testa al gruppo e si guardava intorno, sapeva che ben presto avrebbero dovuto affrontare altri nemici. Infatti fu così. Una volta giunti a destinazione, video che davanti alle abitazioni erano stati collocati alcuni spuntoni alti come quello già visto sui quali erano impilati alcuni corpi. Nulla di strano, se uno di questi corpi avesse preso vita. Non pareva più umano: della pelle non c’era più traccia, quell’essere era formato solo da tendini e organi interni, tenuti insieme da tubi blu che emettevano una pallida luce. Le creature corsero a braccia aperte verso Shepard, e lei comprese che pur non essendo armate potevano essere letali a corto raggio, quindi ordinò agli altri a non esitare a sparare e di non lasciarle avvicinare. Anche stavolta, il fucile d’assalto fu d’aiuto: gli esseri erano molto veloci, ma avevano una salute molto debole, e bastavano pochi colpi per farli cadere a terra. Uno, tuttavia, riuscì a penetrare attraverso i proiettili e raggiunse Williams. La afferrò per il collo e tentò di affogarla premendogli le mani sulla gola, ma l’artigliere capo riuscì a divincolarsi e a ucciderlo grazie al factotum.
- Che diavoleria è mai questa?- chiese, spossata.
- Non ne ho idea. Non ho mai visto creature simili, prima. Ora forza, andiamo dai sopravvissuti. Magari loro possono riferirci qualcosa- disse Shepard.
L’abitazione bianca, simile a una roulotte, pareva abbandonata. Solo un attento esame della serratura appurò che non era così, e che qualcuno si era chiuso dentro per paura di essere ucciso. Shepard impiegò poco tempo per aprire la porta.
All’interno trovarono quelli che dovevano essere stati due dottori. Uno era a sedere, palesemente sconvolto, e stava profetizzando qualcosa riguardo alla fine della galassia e alla sua distrazione, l’altra, invece, stava tentando di calmarlo.
- Cosa è successo qui?- chiese Shepard.
- Quei geth ci hanno attaccati- spiegò la dottoressa – penso siano qui per la sonda.
- Dove si trova?
- È stata spostata stamattina vicino allo spazioporto, dovete prendere il treno e ci sarete.
- È la fine! Araldi della distruzione, seminatori di morte e caos, razziatori dell’umanità!- gridò l’uomo, disperato.
- Calmati, hai già preso troppe delle tue medicine, oggi- gli disse la dottoressa.
Shepard fece segno agli altri di avanzare.
La via che portava al treno era abbastanza semplice e lineare, non faticarono a trovarla, e nemmeno la presenza geth fu rilevante. Finalmente arrivarono davanti ad un’area piena di sacchi da imballaggio e merci. Fu lì che trovarono Nihlus, o meglio, il suo cadavere.
- È morto- sentenziò cupa Shepard –Ma chi o cosa può averlo ucciso?
Non ebbero il tempo di fare considerazioni: da dietro un sacco di merci spuntò un uomo con le mani alzate.
- Sono innocente! Sono un umano!| abbassate le armi!
- Cosa ci fai lì?- chiese Shepard.
- Mi ero nascosto qui quando quegli esseri di metallo hanno attaccato. Sono innocente! Quello era un vostro amico? Ho visto chi lo ha ucciso. Ero proprio qui dietro. Era un Turian come lui. Il vostro amico lo ha chiamato Saren. Sembrava cattivo. Sul serio. Gli ha sparato alle spalle, il vostro amico si fidava di lui!
- Lo conosceva…- sussurrò Shepard –Questo Saren lo ha ucciso a tradimento. Andiamo! Tu, trovati un nascondiglio più degno, presto non ce ne sarà più bisogno.
Notarono solo in quel momento la nave del video, quella a forma di mano. Era immensa. Stava prendendo il volo.
- Dove è andato Saren dopo aver ucciso Nihlus?- chiese Shepard al testimone.
- È salito sul treno, penso volesse andare a prelevare la sonda.  Sapevo che quella sonda avrebbe fatto un bel casino, dopo la sua scoperta è andato tutto a puttane.
Si avviarono verso il treno. Li attendeva una seria battaglia: il corridoio che portava al vagone era invaso da geth, in particolar modo la squadriglia contava un distruttore, letale col suo lanciamissili. Il gruppo riuscì a trovare riparo con molta facilità. Ashley cercò di eliminare i bersagli più deboli, mentre Alenko e Shepard si dedicavano al distruttore geth. Gli attacchi biotici del tenente non parevano funzionare molto, anche se erano utili per rallentare la creatura, che non tardò a lanciare il primo missile che ebbe un impatto così forte sul loro riparo che Kaidan e Shepard stavano per perdere l’equilibrio. Non dovevano lasciare che si avvicinasse, o sarebbe stato letale. Il comandante cercò di pensare a qualcosa. Il fucile di precisione era l’arma più potente che aveva, e non avrebbe dovuto impiegare molto tempo per sparare un colpo, visto che l’avversario era lento a causa del peso della sua arma. Tuttavia, era anche vero che non avrebbe ben visto quando avrebbe sparato il missile, e c’era una probabilità che questo l’avrebbe presa in pieno. Usare il fucile d’assalto significava scoprirsi più del dovuto e per molto tempo. Un fucile a pompa sarebbe però riuscito a sintetizzare le qualità di entrambe le armi: non necessitava di un lungo tempo di puntamento e di un mirino come il fucile di precisione, ma aveva una potenza di fuoco molto elevata. Così lo estrasse e uscì un poco allo scoperto. Mirò velocemente e sparò, riparandosi dal missile appena in tempo. Il geth barcollò e il comandante ne approfittò per sparare un altro colpo, che centrò la testa in pieno. Il geth cadde a terra, sconfitto. Ashley, intanto, si dava da fare con gli altri nemici, che erano ormai decimati. Fu kaidan a finirli.
Corsero verso il vagone e azionarono i comandi del treno. Velocemente arrivarono a destinazione, sfrecciando sui binari. Appena arrivati, video un geth sistemare una carica esplosiva. Shepard lo uccise col fucile, e si apprestò a disinnescare la bomba, mentre gli altri la coprivano.
- Altro distruttore!- annunciò Williams, appena in tempo.
Shepard si riparò dietro un muretto e il missile le volò accanto, andandosi a schiantare poco più in là. Riprese il fucile a pompa e iniziò la battaglia contro il distruttore. Dovevano fare in fretta o le bombe sarebbero esplose. Stavolta, la battaglia contro il geth si risolvette più velocemente. Trovarono l’altra carica lì vicino. Quella volta fu Kaidan a disinnescarla, mentre Ashley e Shepard si difendevano da geth e abomini, le strane creature dello spuntone. Le altre due bombe si trovavano dalla parte opposta. Non fu un problema disinnescarle. Ora dovevano solo recuperare la sonda.
Si trovava in un’ampia area ovviamente piena di geth, fra cui un paio di distruttori. La battaglia non fu facile, ma venne vinta grazie all’astuzia di Shepard.
La sonda emanava una sonda verde che si innalzava al cielo. Erano arrivati, finalmente. Kaidan si avvicinò, curioso, ma venne fatto sollevare in aria mentre iniziava a muoversi spasmodicamente. Shepard corse verso di lui, lo afferrò e lo spinse via, ma fu a sua volta vittima dell’effetto della sonda. Vide delle immagini confuse, suoni mai uditi, e le parve anche di intravedere un prothean, poi, mentre la sonda si rompeva, perse conoscenza.


- Abbiamo identificato la nave atterrata su eden Prime. È la Normandy, una nave umana dell’Alleanza.- disse la Matriarca Benezia, indossando il suo solito copricapo nero.
Saren era seduto sulla poltrona, con la testa appoggiata alla mano. Aveva attinto informazioni dalla sonda, ma temeva che gli umani fossero sopravvissuti e avessero fatto la medesima esperienza. Forse non si sarebbe dovuto limitare ad assassinare Nihlus, avrebbe dovuto uccider lui stesso anche gli altri.
- La comandava il Capitano Anderson.  Sono riusciti a salvare la colonia e a disinnescare le bombe.
- E la sonda?- chiese Saren, con un filo di paura nella voce.
- Uno degli umani potrebbe averla utilizzata.
Saren si voltò di scatto e si alzò dalla poltrona. Sentì un moto di rabbia mai visto impossessarsi di lui. La sonda non doveva essere utilizzata! D’istinto dette un pugno alla parete e poi strinse il volto della matriarca con le mani, poi si riprese e si voltò di spalle.
- L’umano deve essere eliminato- disse.

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Capitolo 4
*** Capitolo 2: La Cittadella, parte 1 ***



Note dell'autrice: Perdonate il ritardo, ma non avevo il capitolo già pronto! Bene, siamo alla Cittadella. Ashley la visiterà per la prima volta, mentre Shepard dovrà fare i conti con i suoi rimorsi per la morte di Jenkins. Vi lascio alla lettura!







 
Capitolo 2: La Cittadella, parte 1
 
 
 
 
My life 
You electrify my life 
Let's conspire to re-ignite 
All the souls that would die just to feel alive 

(Muse, Starlight)
 
 
 
 
 
Shepard provò un forte mal di testa, grazie al quale capì di essersi risvegliata, di essere viva. Era un dolore acuto e profondo, ma ciò che più la inquietava e la spaventava non era l’emicrania, bensì la visione e i sogni avuti. Non aveva idea del loro significato, erano così confusi e privi di senso… cosa celava davvero quella sonda? Sentì qualcuno avvicinarsi. Doveva essere sulla Normandy. Shepard aprì lentamente gli occhi. Tutto attorno a lei vorticava e riusciva a malapena a distinguere il volto mansueto e familiare della dottoressa che la osservava con preoccupazione. Con lentezza, si posò una mano sulla testa, poi provò a sedersi. Andava tutto bene, non stava cadendo, ma tutto attorno a lei era ancora confuso e vorticoso. Davanti a sé vide il tenente Alenko che si stringeva le mani, preoccupato. Probabilmente si sentiva in colpa per quello che era accaduto, perché se lui non si fosse irresponsabilmente avvicinato alla sonda tutto ciò non sarebbe accaduto.
- Come stai comandante?- chiese la dottoressa.
- Bene, ho solo un po’ di mal di testa. Per quanto tempo ho perso conoscenza?- chiese Shepard, mentre le pareti ritrovavano finalmente stabilità ai suoi occhi.
- Quasi quindici ore, deve essere successo qualcosa a causa di quella sonda-
- È colpa mia. Devo avere attivato qualche sistema di protezione. Io… mi dispiace, comandante, sono stato un irresponsabile. Ho messo in pericolo la missione e la tua vita.
- Non è colpa tua. Come potevi saperlo?
- E magari la sonda si sarebbe attivata comunque. Non lo sapremo mai- s’intromise la dottoressa.
- Ho fatto strani sogni. Li definirei incubi.Shepard osservò Kaidan abbassare lo sguardo. Sebbene le fosse grato per averlo perdonato, o meglio, non incolpato, provava molti rimorsi. Si riteneva la causa di ciò che era accaduto.
- In effetti ho notato delle strane attività delle onde beta nel tuo cervello. Dovrei fare rapporto- disse la dottoressa, prima di uscire dalla stanza.
Kaidan e Shepard rimasero soli: lui a fissare il vuoto con lo sguardo rivolto verso il basso e lei con le braccia incrociate a pensare.
- Sai, non ho solo avuto incubi per la sonda. Ho anche sognato Jenkins.
- Shepard…
- Ho visto il suo volto, Alenko. Non so nemmeno perché te lo sto dicendo. Ho visto la sua faccia spaventata, il terrore dipinto sul suo volto, lo sguardo disperato, ho visto le sue mani protendersi verso di me, ma io non potevo fare nulla, ero immobilizzata, ho solo potuto vederlo morire, e prima di farlo, la sua espressione è cambiata. È diventata… arrabbiata. Ho visto i suoi occhi che mi incolpavano, e prima di morire mi ha detto che era tutta colpa mia, che non sono adatta per il ruolo che ricopro, né lo sarò mai.
- Era solo un sogno, Shepard.
- Lo so, ma non mi perdonerò mai per quello che è accaduto.
- Ognuno di noi ha ferite che non si rimargineranno mai. Jenkins non è morto per colpa tua, ma l’esperienza ti ha lasciato un segno indelebile. Sai come era fatto Jenkins, era convinto che la sua vita fosse monotona, in ogni missione rischiava tutto , rischiava di morire solo per sentirsi vivo. Perché è proprio quando ci avviciniamo alla morte che capiamo quanto è importante la vita, e lui era così, temerario, perché voleva trovare un senso alla sua vita.
- E non lo ha trovato.
- Se lo avesse cercato in un altro modo…
- Devo parlare col Comandante Shepard-
Il Capitano Anderson era comparso lì quasi per magia, né Kaidan né Shepard lo avevano sentito entrare. Con fatica fecero il saluto militare.
- Voglio parlare col comandante Shepard. Da solo
- Comandi, signore!- rispose Kaidan.Si avvicinò alla porta, la aprì, e prima di chiuderla guardò Shepard in faccia. I loro sguardi si incrociarono per alcuni secondi, poi il tenente chiuse la porta, e anche il cuore di Shepard ebbe uno scossone.
- Sono felice che tu stia bene, Shepard.
- Grazie, signore.
- So cosa stai pensando, ma la morte di Jenkins non è colpa tua. Non pensarci. Ora dobbiamo andare avanti. C’è molto da fare.
- Capisco-, commentò Shepard – E Williams? Dove è adesso?
- Il tenente Alenko mi ha detto che è un ottimo soldato: è stata quindi riassegnata alla Normandy.
- Ne sono felice. il tenente Alenko ha ragione su di lei. La ho vista in battaglia, è molto abile, un talento raro a mio parere. Ad ogni modo mi ha detto di volermi parlare in privato-Shepard tentò di mantenere un tono tranquillo e non molto espressivo, ma la verità era che provava un turbinio di emozioni che certo non avrebbe potuto manifestare davanti al suo superiore. Trovava frustrante dover reprimere sentimenti sempre, mostrarsi sempre fiera ed imperturbabile davanti a tutti. Era un essere umano, no? Non poteva piangere anche lei? Ma d’altronde era un comandante, e i comandanti non si danno mai per vinti.
- Già
Anderson si voltò di spalle e incrociò le braccia dietro la schiena. Emise un sospiro sommesso, poi riprese a parlare.
- La sonda è andata distrutta. I geth ci stanno per invadere. Nihlus è morto e Saren ci ha traditi. Il Consiglio vorrà spiegazioni.
- Gli diremo che Saren è diventato uno spettro Rinnegato, che tutto è andato a rotoli per colpa sua.
- Non è così semplice. Innanzitutto, uno spettro rinnegato è un problema, perché può fare ciò che più desidera e andare ovunque, e poi il Consiglio vorrà prove concrete, e non dirmi che la testimonianza di un civile terrorizzato ne rappresenta una.
- Capitano, dopo essere entrata in contatto della sonda, ho avuto delle strane visioni…
- Che tipo di visioni?Anderson si girò di colpo e la guardò negli occhi. Shepard abbassò lo sguardo.
- Non le ho ben distinte. Ho visto sintetici, forse geth, uccidere persone. Era uno scenario di guerra.
- Va riferito.
- E crede che il Consiglio mi presterà ascolto? Cosa abbiamo noi a nostro favore? Un paio di sogni e la testimonianza di un civile?
- Dobbiamo tentare, Shepard, lo hai detto tu. Saren odia gli umani, pensa che ci stiamo espandendo troppo velocemente. Questa è una vera e propria dichiarazione di guerra! Ascoltami, per me, Shepard, tu sarai sempre un eroe. Adesso siamo quasi arrivati alla cittadella. Dì a Joker di attraccare.Anderson se ne andò senza lasciarle modo di ribattere. La Cittadella. Vi si era recata svariate volte, ma mai aveva visto il Consiglio. D’altronde, vedere i capi di gran parte della galassia, non era cosa da tutti i giorni.
Shepard uscì dall’infermeria. Poco più in là, Kaidan era appoggiato ad una parete in pensiero.
- Non darti colpe- gli disse Shepard.Kaidan la guardò e accennò a un mezzo sorrisetto.
- Ognuno di noi si incolpa di qualcosa. Non è vero, Shepard? Sono stato un irresponsabile. Ecco tutto. Ma non ne riparliamo. Cosa voleva dirti Anderson, se è lecito?
- Vuole che riferisca tutto al Consiglio. Io, tuttavia, non vedo come esso possa ascoltare le mie parole, visto che in mio aiuto accorrono un sogno e le parole di un magazziniere nemmeno troppo sveglio.
- Già. Concordo. Dubito che il Consiglio ci ascolterà. Ma se non proviamo a parlargli, come potrà farlo?Shepard aprì un poco la bocca. in effetti aveva ragione. Si accarezzò i capelli, un tic che aveva quando pensava.
- Forse hai ragione.Shepard salutò Kaidan e si avvicinò ad Ashley, intenta a sbucciare una mela seduta davanti al tavolo della mensa.
- Per fortuna c’è il sistema di gravità- commentò Shepard.
Ashley si voltò di scatto, quasi spaventata.
- Già. Come stai? Mi hai fatto prendere un colpo su Eden Prime, sai? Per fortuna abbiamo chiamato la Normandy subito.
-  Ora sto bene, grazie. Ho solo qualche giramento di testa-, Shepard si sedette davanti all’artigliere capo – Mi dispiace per Eden Prime. Era la tua nuova casa-
- Già. Anche se non sembra, avevo imparato ad amarlo. Sai, non mi sono mai piaciuti i luoghi paradisiaci, e sai perché?
- Perché?
- Perché sono come quelle persone belle e intelligenti, sono perfetti. E quando qualcosa è perfetto significa che nasconde qualcosa. Qualcosa che poi porta alla catastrofe. E così è stato per eden Prime.
- Un nuovo modo di vedere le cose.
- Già. Mia madre era poliziotta sulla terra. Spesso doveva risolvere casi più o meno complicati. Sai cosa diceva? Che molti delitti rimangono irrisolti perché si indaga sulle persone sbagliate, su quelle che tengono un comportamento diverso da quello che di solito si accetta, o che hanno pensieri diversi dalla massa. E la polizia sbaglia. “perché se ho imparato qualcosa da questo mestiere, Ashley” mi diceva sempre “è che le persone perfette, quelle di cui tu non dubiterai mai della loro nobiltà d’animo e sulle loro capacità nascondono sempre un segreto, e anzi, ti dirò che spesso sono della peggior specie perché dietro a quell’aura di perfezione nascondono un’indole malvagia e calcolatrice”. Ed è stato un po’ così anche con Saren, non è vero? Era uno Spettro, anzi, il migliore Spettro in assoluto, il più fedele, il più capace, il più affidabile, l’unico che avrebbe potuto risolvere ogni situazione. E si è visto come è andata a finire…
- Comprendo quello che vuoi dirmi, Williams. Forse hai ragione. In tal caso, per fortuna non abbiamo persone perfette in questo equipaggio-, disse Shepard, strizzando un occhio all’altra.
Poi si alzò e si diresse verso l’ascensore. Salì. Con un leggero clock la porta dell’ascensore si aprì e Shepard vide la mappa galattica fluttuare lì vicino. Si affacciò su di essa e toccò il sistema a cui apparteneva la Cittadella. In qualche frazione di secondo esso si ingrandì e mostrò la riproduzione della stazione spaziale. Shepard la selezionò e a Joker arrivò l’input di dover attraccare. Shepard si avviò nella cabina di pilotaggio. Jeff stava fischiettando un motivetto, davanti a lui un portale. Shepard si tenne salda alla sedia del pilota, chiuse gli occhi e attese che l’attraversamento fosse completato, cosa che si verificò quasi subito.
 
Davanti a loro fluttuava l’enorme stazione spaziale che faceva da casa a molti abitanti della galassia. Da fuori sembrava una banale stazione spaziale, ma dentro era qualcosa di davvero sorprendente. Tutti lì erano stati almeno una volta alla cittadella, tutti, eccetto Ashley, evidentemente, che continuava a guardare la costruzione con occhi sbarrati.
-Guardate là!- ,gridò ad un certo punto, indicando una nave gigantesca, - Quella farebbe invidia a qualsiasi nave dell’Alleanza
- Quella è la Destiny Ascension, nave Asari, adibita a proteggere il Consiglio in caso di pericolo. È l’ammiraglia della flotta della Cittadella- spiegò Shepard.
- E comunque-, precisò Joker con aria saccente, - Una nave non si giudica solo dalle dimensioni.
- Cosa vorresti dire?
- Che è molto importante anche la cadenza di fuoco. E la velocità.
- Geloso, Joker?
- No, sto solo facendo delle vere constatazioni
L’area di attracco della Cittadella era sempre più vicina, Shepard poteva vedere le numerose navi ferme e i lavoratori affaccendarsi in su e in giù per il lungo corridoio. Il momento di attracco alla Cittadella era sempre epico. La Cittadella, coi suoi piani, i suoi agglomerati e i suoi strani spazi verdi era la costruzione più strabiliante che avesse mai visto, e la sua realizzazione era ancora un mistero per tutti, persino per le Asari, famose per la loro intelligenza e per l’avanzata tecnologia di cui facevano uso.
Finalmente la nave attraccò.
 
Shepard, Alenko, Williams e Anderson avanzarono in direzione dell’ufficio di Udina, l’ambasciatore umano. Circolavano varie voci su di lui, per esempio che fosse un uomo facilmente irritabile, o che avesse una brama di potere incontrollabile, tuttavia l’unico a conoscere di persona Udina era Anderson. Shepard non tralasciò di guardarsi attorno durante il breve viaggio dal porto all’ufficio dell’ambizioso ambasciatore. Osservò le persone che camminavano in qua e in là e si stupì, benché fosse una realtà da anni, che razze così diverse e lontane potessero convivere in pace e armonia. Pareva quasi un miracolo: fino a poco tempo dopo la guerra del primo contatto, nessuno avrebbe mai pensato che Asari, Salarian, Turian e Umani potessero convivere in pace, anche se tra i membri degli ultimi due popoli riaffiorava di quando in quando l’astio. Tuttavia, ogni Umano annoverava tra le sue amicizie almeno un Turian, e questo era positivo. I negozi erano pieni come sempre, soprattutto quelli di souvenir. Pareva che in quegli anni andasse di moda il collezionismo di pesci spaziali, e molte persone si recavano in negozio almeno una volta al mese per accaparrarsi un pesce raro. Anderson procedeva spedito e Shepard faticava a seguirlo, persa com’era nei suoi pensieri. Finalmente arrivarono all’ufficio dell’ambasciatore.
Egli era un uomo di mezza età dagli occhi piccini e anche un po’ cattivi che salutò Shepard con un cenno e si prodigò a ossequiare Anderson con voce gracchiante e fastidiosa, poi attivò il collegamento col Consiglio.
In mezzo v’era l’ologramma del membro Asari, con espressione seria e grave, alla sua destra, con le braccia incrociate dietro la schiena, c’era il consigliere Turian, la cui faccia era annoiata, mentre a sinistra dell’Asari compariva il consigliere Salarian, coperto da un cappuccio che gli celava la faccia. Nessuno dei tre pareva particolarmente contento di parlare con loro.
Udina si apprestò a narrare tutto per filo e per segno, concludendo con un “… se i geth avessero assalito una colonia Turian, il Consiglio sarebbe intervenuto!”
Male. Udina era troppo agitato, troppo risentito, non moderava le parole e non rifletteva mentre parlava. Probabilmente avrebbe solo fatto irritare il Consiglio. E così fu.
- I Turian non fondano colonie ai confini dei sistemi Terminus- spiegò il Salarian, tagliente.
- E con questo?
- Voi umani sapevate i rischi incontro ai quali correvate, quando avete fondato le colonie- rispose pacata la Asari.
- E di Saren? Che mi dite di quello Spettro traditore?- urlò Udina con la voce gracchiante, sperando di smuovere gli animi dei consiglieri. Shepard notò il contrasto tra l’agitazione dell’ambasciatore e la pacatezza dei suoi interlocutori. Quella però fu la volta del Turian a parlare, e lui si mostrò più inquieto.
- Il Consiglio non ha bisogno del vostro aiuto, Ambasciatore. Il Servizio di Sicurezza della Cittadella indagherà e se troverà le prove, allora potremo arrestare Saren.
- I risultati dell’indagine verranno resi noti durante un’udienza, non prima- terminò l’Asari, e gli ologrammi scomparvero prima che Udina potesse gracchiare qualcos’altro.
L’ambasciatore rivolse però tutta la sua frustrazione contro Shepard.
- Il Consiglio non è per niente contento. E se tutto è andato a puttane è solo colpa tua! Eri tu che guidavi l’operazione! Spera che SSC trovi le prove del tradimento di Saren, o andrà a farsi fottere persino la tua candidatura a Spettro dopo questo incidente! Ha messo in pericolo la sua candidatura.“E chi se ne frega” pensò Shepard, il cui ultimo pensiero era la canidatura.
- Non è colpa sua. È colpa di Saren!- , la difese prontamente Anderson.
- Colpa o non colpa, Saren è il loro Spettro migliore.
- Ad ogni modo, ci hanno dato udienza. Io e te, Udina, dobbiamo parlare, mentre Shepard e gli altri ci raggiungeranno alla torre.
- E così quel tizio è Donnel Udina- disse laconico Kaidan una volta che Anderson e l’ambasciatore se ne furono andati.
- Già. Ho sentito dire che fosse davvero antipatico, ma non immaginavo così- affermò Ashley.Shepard tacque. In fondo, Udina aveva ragione, quello che era accaduto era solo colpa sua.
 
Camminarono attraverso le vie affollate della Cittadella. Bambini correvano in  ogni direzione fingendo di volare nello spazio, prontamente le madri li redarguivano imponendo loro di parlare più piano, alcune Asari si interessavano al negozio di oggetti tecnologici e un gruppo di Salarian discuteva con il commesso di un negozio di sanitari. Oltre i vetri che fungevano da parete alcune navette volavano a velocità incredibile, lì fuori infatti c’era una sorta di strada che conduceva a tutti i piani della cittadella, facilmente raggiungibili anche tramite ascensori o teletrasporti rapidi. Ovunque risuonava la musica spaziale, uno strano miscuglio tra il rock e il blues che Shepard trovava molto cacofonico e noioso. Si sorprese nell’osservare una coppia molto strana, composta da un Turian e un’umana che si scambiava effusioni seduta su un muretto.
- Non ci crederanno mai i consiglieri, vero?-, interruppe Ashley il silenzio.
- Noi umani non siamo molto rispettati nella galassia. Non abbiamo nemmeno un rappresentante all’interno del Consiglio, seppure molti membri dell’SSC siano umani-, le rispose Kaidan.
- Il rispetto è una cosa strana: lo pretendiamo, mentre invece va guadagnato- , rispose Shepard.
La torre del consiglio si stanziava dinnanzi a loro, alta fino a quasi toccare l’estremità superiore della Cittadella. Shepard premette il tasto dell’ascensore, che si aprì.
I tre entrarono e si prepararono a una lunga salita. Il telegiornale annunciava varie notizie, tra le quali un attacco Batarian contro una colonia umana. Nulla di nuovo.
Dopo circa un minuto l’ascensore si aprì e lasciò intravedere ai tre soldati l’interno della torre. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 2: la Cittadella, parte seconda ***




N.A.: Mi scuso in anticipo per le diverse spaziature dopo i caratteri ' - ', ma per farla breve e concisa, ho avuto qualche problema con l'editor. Spero che la situazione non capiti di nuovo.





 
Capitolo 2: la Cittadella, parte 2
 
 
 
 
 
 
 
 
L’edficio era immenso. Il pavimento grigio si confondeva col colore delle pareti, e se non fosse stato per le piante posizionate in qua e in là, la torre non avrebbe avuto alcun tocco di colore. Come sempre, i custodi stavano davanti ai loro computer per mantenere attiva quell’enorme struttura che era la Cittadella. I Custodi erano una tra le razze, o meglio l’unica, più sconosciute e studiate della storia: quella specie apparteneva ad un’era anteriore alla scoperta della Cittadella, poiché erano già lì a sbrigare le loro funzioni quando fu messo piede per la prima volta all’interno della struttura, inoltre i Custodi non erano presenti in nessun altro pianeta scoperto, solo sulla Cittadella.
Ciò che attirò maggiormente l’attenzione di Shepard non furono quella specie di ragni verdi, come li definiva lei, ma due Turian. Uno indossava un’armatura blu, e aveva decorata la parte destra del volto del medesimo colore, inoltre portava sull’occhio sinistro un visore. Probabilmente era un cecchino. Shepard si avvicinò un poco ai due, facendo attenzione a non sembrare interessata al colloquio, cosa molto difficile, visto che verteva su fatti che la riguardavano molto da vicino.
- La prego, mi conceda altro tempo. Sono sicuro che Saren sia coinvolto in tutto questo!- stava dicendo il Turian col visore.
- Temporeggiare col consiglio? Non si può. La tua indagine è finita, Garrus.-, disse l’altro, prima di andarsene.
Garrus si voltò verso di loro.
-  Comandante Shepard, mi chiamo Garrus Vakarian. Ero a capo delle indagini della SSC su Saren. Non abbiamo trovato prove, ma nonostante questo… penso che Saren nasconda qualcosa. È difficile provarlo, è uno Spettro, e tutto ciò che fa è segreto per natura, ma non mi piace.
- Sembri intenzionato ad incastrarlo- osservò Shepard.
- Sì. non mi piace. Durante le indagini ho sempre trovato qualcosa di strano in lui. E poi, si dice che odi gli umani, e molto.
Shepard voleva ribattere, quando Alenko la avvisò che l’udienza sarebbe iniziata a breve, e sarebbe stato sconveniente ritardare. Così Shepard salutò Garrus fugacemente e salì i gradini in fretta. Anderson era già lì che la attendeva.
-  Forza, siamo già in ritardo.
 
Questa volta non si trovò di fronte gli ologrammi dei Consiglieri, bensì loro stessi in carne ed ossa. Il Turian pareva annoiato e in evidente ansia, speranzoso che quella sconveniente situazione terminasse il prima possibile, nonostante conoscesse già quale sarebbe stato l’esito di quel processo, che per Shepard pareva già perso in partenza.
-  Non abbiamo prove contro Saren- esordì il Salarian.
-  Ma avete la testimonianza di un testimone!-, protestò Udina, mantenendo stranamente un tono calmo per i suoi canoni.
- Purtroppo la testimonianza di un portuale shockato non rappresenta una prova attendibile- disse il Salarian.
- Respingo tutte le accuse-, disse l’ologramma di Saren, alla destra dei Consiglieri, -Io sono uno Spettro, il mio valore è la giustizia, il mio compito proteggere gli interessi della Cittadella. Nihlus era uno spettro, ma soprattutto un amico.
- Perciò ti è stato facile coglierlo alla sprovvista- lo accusò Anderson, sicuro di averlo incastrato.
-  Anderson… quando si tratta di accuse fasulle e insulti gratuiti, ci sei di mezzo tu. E quella chi è? Shepard, la sua protetta. Ma guarda, ha imparato bene dal suo maestro, per quanto concerne le false accuse, colei che ha distrutto la sonda.
- Tu la hai distrutta, e poi hai infangato le prove! Hai tentato di far esplodere tutto!-, protestò Shepard.
-Scaricare le proprie colpe sugli altri… tipico di Anderson. Ti ha insegnato proprio bene, i miei più sinceri complimenti. D’altronde, dagli umani non ci si può aspettare più di tanto.
-Saren odia gli umani!- esclamò Shepard
-  Voi umani dovete imparare a stare al vostro posto. Non siete pronti per entrare nel consiglio, né per un posto negli Spettri.
 --Stiamo tutti perdendo tempo, Consigliere- disse Saren.
-Saren sta usando il suo stato di Spettro per farla franca, dovete aprire gli occhi.
- A noi servono delle prove, che ahimè, non ci sono- disse il Salarian.
-  C’è un’altra cosa. La visione del comandante Shepard, forse è stata la sonda a procurargliela- disse Anderson.
- E da quando i sogni forniscono prove certe? Non siate ridicoli!- disse Saren.
- Purtroppo non ci sono prove di un coinvolgimento di Saren in ciò che è accaduto, e certo la visione di Shepard non può rappresentarne una. Certo, siamo allertati per l’attacco dei geth, ma per mancanza di prove l’accusa rivolta nei confronti di Saren è formalmente respinta- disse l’Asari.
- Giustizia è fatta- disse Saren, sorridendo.
Gli sconfitti si allontanarono un poco, e Udina sfogò tutta la sua irritazione contro Anderson, incolpandolo di tutto, perché, se non ci fosse stata la sua presenza, tanto detestata da Saren, tutto sarebbe andato meglio.
-  Sono le prove che vogliono, e oggettivamente noi non le abbiamo- ,disse Shepard, in difesa del superiore,- Mi dica cosa è accaduto con Saren. Perché lo odia così tanto?-
Anderson si voltò e incrociò le braccia. Iniziò a parlare qualche secondo dopo.
-  Abbiamo svolto una missione insieme, ma è finita male. non è il tempo né il luogo per raccontare tutto, ma ti basti sapere che Saren è pronto a tutto.
- Dovremmo pensare noi a lui.
- Ma come?-, scalamò Udina, -Saren è uno Spettro, è intoccabile, non lo incastreremo mai se non troveremo un modo sicuro.
- Prima abbiamo sorpreso un membro del SSC discutere con un suo superiore riguardo Saren. Pareva convinto della sua colpevolezza. Si chiamava Garrus Vakarian, se solo lo potessimo trovare…- propose Kaidan.
- Conosco un membro del SSC!-, disse Udina, moderando poco i toni, -potremo informarci da lui. Saprà certo dove si trova questo tizio. Si chiama Harkin-
- Neanche per idea-, disse Anderson, ripugnato, -Quel tipo è stato sospeso: ha bevuto in servizio. Non perderò tempo con quello squilibrato.
-  Non dovrà farlo. Lo farà Shepard, così il Consiglio non userà i dissapori tra lei e Saren per proscioglierlo.
-   Non potete tagliare fuori il Capitano dalle indagini!- protestò Shepard.
-  Udina ha ragione. È l’unico modo, la mia presenza è solo d’intralcio alle indagini.
- Beh, io me ne vado-, disse l’ambasciatore,-Anderon, mi raggiunga nel mio ufficio quando può.
- Harkin si starà ubriacando all’antro di Chora, un tugurio negli agglomerati- , disse Anderson, ancora più schifato,-va’ lì e sta certo che lo troverai.
-Non c’è davvero altro modo?
- Beh, potresti parlare con Barla Von, al quartiere finanziario. È un trafficante dell’Ombra, o almeno così dicono.
- Cosa?- chiese Ashley.
- Un trafficante di informazioni. Ma si vorrà far pagare profumatamente per questo.  Acquistare e vendere informazioni è un male necessario, purtroppo.
- Bene, la aggiornerò quanto prima. Ora dobbiamo fare presto- disse Shepard.
 
 
Harkin o Barla Von? Di certo il primo era affidabile tanto quanto il portuale su Eden Prime, forse anche peggio, ma d’altronde non gli avrebbe certo chiesto chissà quali grandi informazioni. D’altronde, Barla Von era molto più credibile, era un trafficante di informazioni. Chi più di lui poteva sapere qualcosa su Saren? Tuttavia, a quanto pareva, i suoi servigi costavano molto, e Shepard non era sicura di avere denaro a sufficienza. Probabilmente, la cosa migliore da fare, era parlare con entrambi e scegliere solo in un secondo momento: dubitava che Harkin le fornisse informazioni senza nulla in cambio, e non era certo che Garrus avesse le informazioni necessarie per incastrare Saren.
- Secondo voi come è meglio agire?
Voleva sapere l’opinione dei suoi commilitoni: anche loro erano coinvolti nella vicenda, e tutto ciò che stava accadendo li riguardava praticamente di prima persona.
- Barla Von è più affidabile. Costerà molto, è vero, le informazioni sono merce preziosa al tempo d’oggi, tuttavia non mi fido molto di un ubriacone-, rispose Ashley,- so che dovrà solo dirci dove si trova quel Turian che dice di avere delle prove, ma non mi fido. E chi ci dice che cercare quel Garrus ci sia d’aiuto? Non mi pareva particolarmente sveglio, probabilmente le prove che dice di poter trovare non riuscirà mai a recuperarle.
-  Al contrario, ritengo che il piano migliore sia fare prima una visitina al nostro Harkin. Se egli non saprà fornirci informazioni su Garrus o quest’ultimo non abbia le prove che dice di avere o poter trovare, possiamo benissimo rivolgerci all’agente dell’Ombra pagando profumatamente-, osservò Kaidan.
Shepard rimase in silenzio. Il tenente aveva espresso il un pensiero sim ile al suo, ma anche Ashley aveva ragione: se Garrus non fosse in grado di aiutarli, avrebbero perso solo tempo, e intanto Saren sarebbe stato libero di agire incontrastato. Tuttavia, non potevano lasciare niente al caso, non potevano tralasciare niente. Probabilmente avrebbero dovuto servirsi sia di Garrus che del trafficante di informazioni, iniziando dal primo, che avevano già conosciuto.
-  Faremo visita ad entrambi-, spiegò Shepard, -Parleremo sia con Garrus che con Barla Von. So che impiegheremo molto tempo, ma chissà che alla fine non ne venga qualcosa di buono.
Gli altri due annuirono senza commentare.
Scesero negli agglomerati, sempre affollati, poi si diressero verso l’antro di Chora, al quale si accedeva tramite un corridoio a forma di “u”. fu lì che trovarono una sorpresa poco gradita.
Non appena entrarono nel corridoio che conduceva al locale, li sorpresero due Turian armati con la chiara intenzione di ucciderli. Subito, Shepard e i suoi compagni, si ripararono dietro al passamano di ferro, mentre i nemici, armati di pistola, iniziavano a fare fuoco. Si trovavano dalla parte opposta e anche loro sembravano utilizzare il passamano come riparo. Uno dei due ad un certo punto corse temerariamente nella loro direzione. Shepard ordinò ai suoi compagni di tenere occupato l’altro Turian, mentre lei pensava a quello che si stava avvicinando a loro. celermente impugnò il fucile d’assalto e iniziò a sparare raffiche. Il bersaglio venne investito da decine di proiettili e si accasciò al suolo. L’altro, invece, rimaneva dietro il suo nascondiglio. Lentamente, Shepard gli si avvicinò con la pistola in mano. L’altro se ne accorse e iniziò a sparare nella sua direzione, scoprendosi. Ashley ne approfittò e iniziò a fare fuoco con la pistola. Il Turian, ferito ad una spalla, si riparò di nuovo, ma ormai Shepard era davanti a lui. Senza esitare gli puntò la pistola al volto, e prima che l’avversario potesse reagire, sparò. Il Turian morì sul colpo.
- Erano scagnozzi di Saren, ci scommetto- commentò Kaidan.
-Ovviamente. Nonostante non lo dia a vedere, ha paura di noi, perché sappiamo la verità- disse Ashley.
Entrarono nell’Antro di Chora. Era un locale  con al centro un bar circolare. Sulla pista da ballo, alcune ballerine danzavano in pose spinte e sensuali, e agli angoli alcune Asari intrattenevano su piccoli piedistalli i clienti, che le osservavano desiderosi bevendo alcolici.
Ashley lanciò un’occhiata sprezzante in giro ed espresse un pensiero che giuà circolava nella mente di Shepard.
- Ma tu guarda-, sbottò Ashley, -Siamo lontani anni luce dalla Terra, in un posto lontano, una stazione spaziale, e ancora si vedono uomini arrapati che sbavano davanti a donne praticamente nude e sculettanti, e donne che svendono il loro corpo e buttano all’aria la loro dignità.
- Suvvia, è un locale-, rispose Kaidan.
- Ah, quindi pure tu sei il tipo che guarda le tette e il culo alle ballerine nude? Voi uomini siete tutti uguali. Mi ripugnate.
-  Se voi donne non fareste ciò, noi uomini non ci atteggeremmo così-, osservò Kaidan.
Shepard stava per ribattere qualcosa in favore di Ashley, quando il gruppo si imbatté in una scena interessante.
Due Krogan stavano parlando tra loro, e di certo non parevano amici, anche se uno dei due pareva provare una sorta di compassione, sentimento sconosciuto a quella razza.
-  Fatti da parte Wrex, Fist ci ha ordinato di farti fuori. Se non lasci perdere saremo obbligati a ucciderti.
-  E allora? Cosa aspetti?-, chiese l’altro Krogan, molto più grande del primo e munito di tre vistose cicatrici sulla parte destra del volto, -Questa è l’unica occasione per Fist, fossi in lui la coglierei al balzo.
-  Non verrà qui fuori, Wrex, fine della storia.
Il Krogan chiamato Wrex guardò in direzione di Shepard, poi se ne andò, urtandola.
- Stanne fuori, umana. Sono cose che non ti riguardano- le sussurrò.
I tre lo guardarono andarsene.
-  Non lasciamoci coinvolgere- sussurrò Kaidan.
- Già. Dobbiamo trovare Harkin. Possiamo chiedere a quel tizio seduto di fronte a noi-, disse Shepard, poi si avvicinò a ll’uomo, -Buonasera. Conoscete per caso un uomo di nome Harkin?
- Harkin? Sono io.
-  Stiamo cercando un membro del SSC. So che tu potresti aiutarci, ne sei stato un membro, la persona in questione si chiama Garrus.
- Garrus, hm?-, chiese Harkin celando un sorrisetto di disprezzo, -oh, devi essere un membro dell’equipaggio del Capitano Anderson, eh? Sta ancora cercando di far fuori Saren, quel bastardo? Ah, ma chi lo sa dove è Garrus!
-  È una faccenda importante-, disse Shepard,-Ci devi aiutare.
-  Tz, tz-, fece Arkin, muovendo orizzontalmente il dito indice.
- Visto? Che ti avevo detto, Comandante? Venire qui a parlare con un vecchio, lurido, ubriacone è stata solo una perdita di tempo.
-  Ah! Ubriacone? Va bene, va bene, vi dirò dove si trova Garrus, ma prima rispondete alla mia domanda. Il Capitano Anderson vi ha svelato il suo grande segreto?
Segreto? Perché mai Anderson avrebbe dovuto celare qualcosa? Era un uomo retto, onesto e ligio al dovere.
- No. E sinceramente, non mi interessa-, rispose Shepard.
- Oh, quindi non ti interessa sapere che era uno Spettro, il primo Spettro umano? Non ti interessa sapere che la sua missione è andata a puttane e lui ha dato la colpa a Saren? Non ti interessa sapere che a causa di ciò hanno revocato il suo stato di Spettro?
Anderson, il primo Spettro umano? Shepard indietreggiò. Anderson le aveva varie volte dato la sua fiducia, la aveva sempre difesa e aveva sempre creduto in lei, eppure non le aveva mai detto nulla. Perché? “Sono cose private, probabilmente non ne va fiero”, pensò, “E poi, poi… non posso giudicarlo. Magari è stata veramente colpa di Saren. Magari si vergogna a dire cosa è successo, magari pensa di perdere la mia fiducia e quella dell’equipaggio. Devono essere solo questi i motivi per cui lo ha nascosto. Solo questi”.
-  Dov’è Garrus?-, chiese di nuovo Shepard.
- Oh, non ti interessava veramente. È alla clinica della dottoressa  Michelle. Ah, Garrus, è una testa calda, vuole ripulire il mondo dal male, ma tu pensa! L’esecutore lo manderà via a pedate, credimi!
- Sei ripugnante.
-   Lo so.
Shepard guardò Harkin di sottecchi, poi uscirono dal locale. La loro prossima destinazione era la clinica della dottoressa Michelle.
 
Erano davanti alla porta della clinica, e già Shepard pensava che tutto stava andando troppo bene. Se aveva capito qualcosa dalla sua carriera militare, era che nulla filava mai nel verso giusto. Mai. E fu così anche quella volta.
Quando aprirono la porta videro un Garrus che camminava accucciato, nel chiaro intento di non essere visto dall’uomo che stava minacciando una donna dai capelli rossi, chiaramente la dottoressa Michelle.
-  Non lo ho detto a nessuno, lo giuro!-, si stava lagnando. Aveva una voce squillante.
- Ci hai provato, dottoressa. Se Garrus si facesse vivo, tieni la bocca chiusa. Altrimenti…
L’uomo in questione non tardò a vedere Shepard, perciò lasciò la frase in sospeso, mise una mano intorno al collo della donna e puntò la pistola contro Shepard.
-  E tu chi sei?
Shepard impugnò la sua pistola e guardò l’uomo. Il lieve accenno di barba che gli contornava il viso squadrato e gli occhi profondi lo rendevano un uomo molto bello e affascinante. Se non fosse stato un criminale…
-  Lasciala andare.
Come fosse stato un tacito accordo, Garrus si mosse verso sinistra, uscì dal riparo e con un singolo, preciso colpo, uccise all’istante l’uomo. I suoi tre scagnozzi, che si trovavano accanto a lui, si misero sull’attenti e cercarono di ripararsi dietro le colonne, mentre Garrus si era posizionato dietro un vaso di ferro e la dottoressa si era rannicchiata da una parte.
- Adesso ci si diverte!-, esclamò Williams, -Al riparo!
Shepard si riparò dietro ad un altro vaso, vicino a quello di Garrus e sparò agli avversari, mentre Kaidan si dava da fare con le sue abilità biotiche e Ashley mitragliava incessantemente i nemici e i loro ripari. Uno di questi morì grazie a lei. Shepard si riparò dietro una colonna. Sapeva che dall’altra parte c’era il suo nemico, perciò doveva essere veloce e sicura. Lentamente si mosse finché non si trovò faccia a faccia con l’uomo, che non fece in tempo a spararle che cadde morto, ucciso da un colpo all’addome. Ne mancava solo uno, che venne freddato da Garrus.
- Non ce ne sono altri-, commentò Kaidan.
Garrus era uscito dal riparo e la dottoressa si era alzata. Pareva ancora shockata.
- Ottimo tempismo Shepard! Sei arrivata proprio in tempo!-, esclamò Garrus, indicandola,- Ah, ho avuto un’ottima occasione di fregare quel bastardo e mandarlo all’altro mondo. Solo grazie a te!
- Avrebbe potuto uccidere l’ostaggio-, osservò Shepard.
- Hai ragione, ma… non c’era tempo per pensare, dovevo agire! Non potevo fare altro. Come sta, dottoressa Michelle?
- Bene, grazie.
- Chi erano quegli uomini?- chiese Shepard.
- Scagnozzi di Fist.
- Fist? Ho già sentito quel nome.
-  Sì, lo ha pronunciato quel Krogan all’antro di Chora-, le ricordò Ashley.
- Voleva che tenessi la bocca chiusa riguardo alla Quarian-, spiegò la dottoressa.
La Quarian? Non era certo una cosa da tutti i giorni vedere un membro di quel popolo girare per la cittadella. I Quarian non appartenevano alle specie del consiglio, ma soprattutto vivevano su una flotta migrante, esiliati dai geth dal loro pianeta natale, che volevano riconquistare a tutti i costi, e difficilmente abbandonavano la flotta. Quella Quarian doveva sapere qualcosa, qualcosa di grosso, ma se non avesse riguardato Saren, loro sarebbero dovuti starne lontani.
- Quarian?-, chiese Shepard.
-  Sì, è venuta qui qualche giorno fa. Era ferita e spaventata, non ha voluto dirmi che le avesse sparato, ma mi ha chiesto di metterla in contatto con un agente dell’ombra perché aveva informazioni e voleva un nascondiglio sicuro. Allora l’ho mandata da Fist. È un agente dell’ombra
- Non più-, spiegò Garrus, -Ora lavora per Saren, e all’Ombra non è che piaccia molto la cosa.
- Tradire l’Ombra? Saren gli deve aver fatto davvero un’offerta eccellente!-, disse la dottoressa.
- La Quarian deve avere qualcosa che interessa a Saren-, ipotizzò Garrus.
- Forse delle prove contro di lui-, disse Shepard.
-  Ho pensato anch’io a questo. Ad ogni modo, dobbiamo trovare la Quarian. Inoltre, l’Ombra ha ingaggiato un cacciatore di taglie, tale Wrex. È un krogan. Se non vi dispiace, mi unisco a voi. Anche io voglio catturare Saren.
- Benvenuto, allora. Dobbiamo trovare Wrex.
-  Si trova all’accademia SSC. Lo abbiamo dovuto arrestare perché Fist lo ha accusato di minaccia. Se vi sbrigate potrebbe essere ancora lì.
 
 
Kaidan, Shepard e Garrus arrivarono presto all’Accademia SSC, mentre Ashley si era proposta per aiutare la dottoressa a riprendersi. Trovarono subito il Krogan in questione. Era in mezzo a due uomini, che parevano spaventati.
- Degli uomini ti hanno visto fare casino nel locale di Fist, stai lontano-, lo stava accusando il tipo davanti a lui con voce laconica.
-  Io non prendo ordini da te.
- Questo è il tuo ultimo avvertimento, Wrex.
- Allora dì a Fist che lo ucciderò.
-  Vuoi essere arrestato?
- Provateci pure-, li minacciò Wrex, -Ci conosciamo, noi due?-, chiese poi a Shepard.
- Sono il Comandante Shepard, ho un problema con Fist. Ti va di unirti a me?
- Comandante Shepard, per quanto io abbia sentito molto parlare delle tue gesta, Fist è roba mia. Devo ucciderlo io.
- Così sarà-, disse Shepard senza esitazione.
Il krogan rimase stupito.
- Posso fare anche da solo, perché dovrei unirmi a te?
- Perché più siamo più avremo probabilità di vittoria-, disse Garrus.
- Il nemico del tuo nemico è tuo amico, così si dice tra i Krogan. E va bene, affare fatto. Ma se non manterrete fede al patto, riverserò su di voi tutta la mia ira.
Shepard annuì.
- In quattro siamo in troppi, daremo nell’occhio. Serve qualcuno che rimanga qui a controllare. Magari può farsi quattro chiacchiere con Barla Von e vedere cosa dice-, propose Shepard.
- Me ne occuperò io-, disse Kaidan,- Voi pensate a fare fuori Fist.
 
Quello che trovarono nell’antro di Chora fu uno scenario alquanto singolare: praticamente tutti i dipendenti del locale, compresi barista e qualche ballerina, erano armati fino ai denti con la chiara intenzione di non lasciare nessuno dei tre vivo.
- Il nemico è dappertutto!- , gridò una ballerina.
-  Wrex emise un verso di guerra, poi si lanciò alla carica contro il povero barista, che venne massacrato. Garrus, nel frattempo, si era trovato un bel posticino da dove utilizzare indisturbato il suo fucile, mentre Shepard, fucile d’assalto in mano, cambiava riparo continuamente sparando finché l’arma non si surriscaldava. Le ballerine vennero uccise dopo il barista da Wrex, mentre Garrus eseguì alcuni colpi alla testa degni di lode. Shepard se la stava vedendo con un tipo molto temerario e anche convinto delle proprie cause, che si era nascosto dietro il bar e sbucava da lì molto sporadicamente per sparare con la pistola, e aveva una mira perfetta, visto che riuscì a colpire il Comandante, protetto dal giubbotto antiproiettile. Tuttavia, Shepard lo udì imprecare e poi qualcosa colpì il muro dietro di lei e andò in frantumi. Il suo avversario aveva l’arma completamente surriscaldata, e a quanto pareva si stava dando da fare a lanciare contro Shepard tutto ciò che trovava, compresi piatti, forchette, bicchieri e anche qualche cubetto di ghiaccio. Reprimendo a stento una risatina, il Comandante uscì dal riparo senza sparare. L’uomo ne approfittò per lanciarle contro un bicchierino di vetro, ma non fece in tempo, perché venne colpito alla gola da una serie di proiettili. Nel frattempo si stavano avvicinando altri due nemici. Velocemente, Shepard ne freddò uno con un colpo alla testa, poi si riparò a sua volta dietro il bar. Prese il cadavere e lo utilizzò come scudo, mentre continuava a sparare. Alla fine anche l’altro uomo cadde a terra esanime.
-  Qui abbiamo finito-, annunciò Wrex con aria annoiata.
Entrarono quindi nel magazzino, dove alcuni magazzinieri puntarono loro le pistole.
- Non ci posso credere-, commentò Garrus –Devono essere morte tutte le guardie.
- Fermi, o spariamo!
- Siete magazzinieri, non assassini. Abbassate le armi. Se sparate, ve ne pentirete. Uscite da qui e non preoccupatevi, non diremo nulla a nessuno-, disse Shepard.
I magazzinieri si guardarono negli occhi, poi fecero come era stato loro detto.
Nella stanza adiacente c’era Fist, che ovviamente non si arrese senza combattere. Ad aiutarlo c’erano ben due torrette, che dettero delle serie grane al gruppo. Shepard ne riuscì ad abbattere una grazie al fucile a pompa, ma incassò vari colpi da Fist. L’altra torretta venne distrutta da Garrus. Come pattuito, Wrex volle dare il colpo di grazia a Fist, che però si arrese prima che questo potesse fare nulla.
- Aspetta un attimo, Wrex-, disse Shepard, puntando la pistola contro l’uomo, -Dove è la Quarian?
-  Non è qui. Non so dove sia. Voleva dare informazioni direttamente all’Ombra.
- Impossibile, non si può fare-, disse Garrus.
 Nessuno può vedere l’Ombra, è vero, ma la Quarian non lo sapeva, così l’ho ingannata. Al posto dell’Ombra incontrerà gli uomini di Saren.
 Dove è l’appuntamento?
-  In un vicolo vicino al mercato. Fai ancora in tempo!
- Non farti più vedere.
-Tranquillo, non mi vedrai mai più!- disse Fist.
- Ehi, e il patto?-, esclamò Wrex.
-  È stato rispettato. Fist si è arreso, non possiamo ucciderlo. Anche le regole dell’onore dei Krogan lo vietano. O sbaglio?
Wrex emise un verso di stizza.
- Hai ragione. Mi hai ingannato, Shepard, o meglio, sei riusita a fregarmi. Sei la prima, complimenti. Fossi stata un'altra persona, ti avrei uccisa seduta stante. Eppure tu... mi hai colpito, Shepard. Ti aiuterò contro quel Saren, ti dò la mia parola.
Shepard emise un sospiro di sollievo: aveva temuto il peggio, ma non era nel suo stile uccidere le persone, persino quelle come Fist. Ora dovevano solo pensare alla Quarian.
Quando uscirono, trovarono sei scagnozzi di Saren ad aspettarli proprio all'Antro di Chora. Wrex, che non era riuscito ad uccidere Fist, scatenò tutta la sua ferocia repressa contro quei malcapitati, che poco potevano contro un avversario cotanto potente. Garrus usava solamente il fucile a pompa, non aveva ripari nè spazi adeguati per quello di precisione. Shepard, invece, optò per un altro approccio. Si era riparata in un corridoio, dietro lo stipite di una porta, in quelle condizioni non poteva essere precisa, mentre i nemici correvano in qua e in là. Era giunto il momento di rispolverare il buon vecchio fucile d'assalto, col quale giustiziò ben tre nemici. Vide un'espressione ammirata sul volto del Krogan, che pareva essere orgoglioso di essere al suo comando. Il resto dei nemici venne ucciso dagli alleati.
 
Trovarono la Quarian al mercato. La sorpresero parlare con un Turian e chiedergli dell'Ombra. Il Turian rise e la accarezzò, gesto non gradito dalla ragazza, che lo scacciò, si allontanò e gli lanciò contro una bomba a mano di scarsa fabbricazione. Alcuni assassini, ben nascosti, uscirono dai loro ripari.
Shepard e gli altri entrarono in azione, affiancando la Quarian e scoprirono che la fanciulla era molto abile nel combattimento, soprattutto pareva avere ampie e profonde conoscenze tecnologiche. Era riuscita a posizionare un drone in un lasso di tempo incredibilmente breve, cosa che Shepard non aveva mai visto fare durante tutta la sua intera carriera. Gli assassini avevano scelto un luogo perfetto, pieno di ripari, di certo erano stati molto astuti e avevano preso in considerazione ogni evenienza.
Tuttavia, non avevano considerato l'eventuale presenza di un tiratore scelto: Garrus salì in fretta su uno dei vari balconi che si affacciavano sul mercato e non visto, preparò l'arma. Il suo aiuto fu decisivo ai fini della riuscita del salvataggio.
- Fist mi ha tradita, sapevo che non potevo fidarmi!-, esclamò la Quarian.
- Non ti preoccupare. Non è più un problema, a lui abbiamo pensato noi. Piacere, sono il Comandante Shepard.
- Io sono Tali Zorah nar Rayya. Sono in debito con voi.
- Era il mio dovere. Tuttavia, ascoltami, se vuoi sdebitarti hai un'occasione. Sto cercando prove contro Saren, e so che tu le hai.
- Certo! Però questo non è un luogo adatto.
- So io quale è un luogo adatto-, disse Kaidan, appena giunto con Ashley, - L'ufficio dell'ambasciatore Udina.
 
- Lei, Shepard, mi sta complicando le cose. Sparatorie, massacri... no, non è così che uno Spettro inizia la sua carriera. E quella chi è? Che ci fa qui?-, chiese Udina, indicando Tali. Garrus e Wrex non erano entrati.
- Mi chiamo Tali. Tali Zorah nar Rayya. Ho prove contro Saren.
- Cosa? Parla, allora.
- Noi Quarian, al raggiungimento dell'età adulta, compiamo un pellegrinaggio. Dobbiamo portare indietro qualcosa di importante per la flotta per provare le nostre capacità. Io ho studiato un gruppo di geth, li ho inseguiti, e sono riuscita a disattivarne uno. Invece di ciò che cercavo, ho trovato nella sua memoria qualcosa. Qualcosa riguardante Saren. è stato lui ad inviare i geth su Eden Prime! Si è alleato coi geth! Non so perchè, ma lo ha fatto.
- Hai con te ciò che serve?-, chiese Udina.
- Ovviamente.
- Bene. Allora la fine di Saren è vicina, nonostante i vostri metodi.
- Aspettate, non ho finito. Potete udire voi stessi. Ho raccolto un database sonoro.
Tali armeggiò col suo factotum, poi la registrazione della voce di Saren si fece forte e chiara.
Quella su Edem Prime è stata una vittoria folgorante. Grazie alla sonda potremo finalmente trovare il condotto.
- È la voce di Saren-, commentò Anderson, -Ma cos’è il condotto?
- Non ne ho idea, ma ce lo spiegherà Saren stesso fra poco tempo-, rispose Shepard.
- C’è dell’altro: Saren non stava agendo da solo-, disse la Quarian.
E aprire la strada al ritorno dei Razziatori.
Quella era una voce femminile, sicura e decisa. Razziatori? Quelle macchine di cui narravano le leggende antiche? Shepard non poteva crederci, tuttavia quello non era il momento di pensarci. Dovevano indagare, cercare qualcosa.
- I geth vedono i Razziatori come delle divinità e non vedono l’ora di farli ritornare.
- Oh, al Consiglio saranno contentissimi-, disse Udina, sarcastico.
- I Razziatori sono una minaccia! Dobbiamo informare il Consiglio.
- Bene. Raggiungiamo la torre. Al processo saremo presenti solo io, te e Anderson, Shepard, gli altri rimarranno fuori, in attesa-, spiegò Udina. 
 
L’Ascensore della Torre aveva appena iniziato la sua lunga salita. Shepard era accompagnata da Wrex e Kaidan, e mentre Udina e Anderson erano già saliti da un pezzo, gli altri invece, compresa Tali che aveva deciso di unirsi a loro, erano in attesa,: benché la Cittadella fosse molto sviluppata, gli ascensori potevano trasportare solo poche persone.
- Pensavo ti fossi rivoltato per la questione di Fist-, disse Shepard a Wrex.
- Lo avrei fatto, ma mi hai sorpreso.
- È un bene. Wrex, posso chiederti una cosa?
- Se è opportuna.
- Ho visto come ti muovi in battaglia. Sei… non lo so, ti ho visto uccidere senza esitazione, sei bramoso di sangue, feroce e infallibile. Ma ho notato una cosa, Wrex: non ti sale l’adrenalina perché uccidi, no, ma perché rischi la vita. Allora ti chiedo: perché ti getti in battaglia senza tener conto dei rischi? Perché metti così a repentaglio la vita? Pare che non ti importi molto di vivere o morire.
- Ancora una volta mi stupisci. Vedi, molte razze pensano che i Krogan siano guerrieri spietati che provano piacere nell’uccidere. No, noi non traiamo alcun diletto nel togliere la vita, bensì nel rischiarla.
- E come diavolo è possibile?-, chiese Kaidan.
- Vedi, è nella nostra cultura Krogan. Abbiamo capito che quando la vita trascorre bene, quando non corri nessun pericolo e sei al sicuro, dai la vita per scontata. Non trai diletto nel vivere, né, soprattutto, ti senti vivo. Invece, è quando vedi che la vita può scivolarti di mano da un momento all’altro, quando sei un tantino così lontano dalla morte, quando ti rendi conto che forse non potrai più vedere questo bel mondo, ecco, allora ti senti vivo. Noi siamo anime che bruciano per sentirsi vive, Shepard, e abbiamo bisogno di un carburante, di qualcosa per farci incendiare. Fist mi ha dato l’occasione di infiammare la mia anima che morirebbe per sentirsi viva.
- È un controsenso-, osservò Kaidan.
- Per voi umani.
L’ascensore si aprì. Bene. È il momento della verità, Saren.
- Presto, Udina sta esponendo le prove contro Saren-, disse Anderson, che stava attendendo Shepard. 

Appena entrata nella sala, Jill Shepard udì la voce registrata di Saren che aveva fornito loro Tali.
- Volevate delle prove? Eccole!-, disse Udina, indicando i Consiglieri con un gesto teatrale.
- Beh, queste prove sono inconfutabili. Saren verrà privato dello status di Spettro, e faremo del nostro meglio affinchè paghi per ciò che ha fatto.
- La voce dell’interlocutrice appartiene alla Matriarca Benezia-, disse il Consigliere Asari, -Una matriarca è un’asari giunta all’ultimo stadio vitale. Le matriarche sono molto sagge e potenti, e Benezia in particolare è una potente biotica, che rappresenta per - aren un alleato importante-
- Invece io mi vedo interessato a questi… Razziatori. Cosa sono?-, chiese il Salarian.
- Antiche macchine, esseri sintetici che spazzarono via i Prothean e poi scomparvero nel nulla-, spiegò Anderson.
- Macchine, che i geth adorano come divinità e che farebbero di tutto per far ritornare-, completò Shepard.
- Saren sta cercando il condotto per farli ritornare.
- Sappiamo cosa sia e dove si trovi questo condotto?- , chiese il Salarian.
- Non ancora. Ma presto lo scopriremo-, rispose Shepard.
- Si rende conto di ciò che sta dicendo? Saren vorrebbe far tornare le macchine che un tempo devastarono la galassia?-, chiese il Turian, adirato.
A quel punto Shepard voleva fargli notare che lo aveva detto Saren stesso, e che lui lo aveva udito, ma rimase in silenzio.
- E che poi sono scomparse nel nulla? Se questi esseri esistessero, allora ne avremmo trovato tracce. Sono novelle per spaventare la gente comune, Shepard!-, continuò il Turian.
- Quando ho cercato di avvisarvi su Saren, avete negato la verità, non commettete lo stesso errore, vi prego, disse Shepard.
- Stavolta è diverso- ,affermò l’asari,- Saren sta cercando il condotto ma non sappiamo per quale ragione.
- I Razziatori sono solo una leggenda, Comandante, che serve a Saren solo a coprire i suoi misfatti. Nient’altro-, disse il Salarian.
- Non è vero! Saren non sapeva che avremmo mai trovato questo nucleo di memoria, quando ha pronunciato quella frase, e nemmeno la Matriarca Benezia! Se fosse solo una copertura, perché dirla a vuoto?-, chiese Shepard.
- Per continuare ad avere l’aiuto dei geth. Essi adorano i Razziatori come divinità, lo hai detto tu stessa-, disse l’asari.
- Ma se Saren trova il condotto e lo apre, se fosse vera la storia dei Razziatori, tutto si ripeterà!-, esclamò Shepard.
- Saren è uno Spettro rinnegato con una taglia sulla testa, non ha più le risorse di un tempo. Non dico che sarà semplice trovarlo, ma è certo più debole-, disse il Turian.
- Sapete bene che si nasconde nella Fascia? Inviate una vostra flotta!-, disse Udina, stringendo un pugno davanti ai consiglieri con fare teatrale. Forse non aveva ancora capito che quella non era una recita, ma una vera e propria udienza.
- Una flotta per un solo uomo? Uno spreco-, disse il Salarian.
- Ma la flotta potrebbe tenere al sicuro l’intera regione, impedendo ai geth di attaccare altre colonie-, propose Udina.
- Ma così rischieremo una guerra coi sistemi Terminus-, disse il Turian.
Ormai Shepard aveva capito. Non c’era modo per convincere il Consiglio dell’effettiva esistenza dei Razziatori, né tantomeno per convincerli a cercare Saren con le loro risorse.
- Non ci faremo trascinare in un conflitto galattico per un pugno di colonie umane-, continuò il turian, sprezzante.
- Ma certo-, si intromise Shepard, - Perché voi misurate le vite con due bilance e due misure, non è vero? Perché alla fine cosa importa se a morire sono gli umani? Cosa importa se i geth uccidono donne umane? Cosa importa se massacrano bambini - mani?-
- Moderi i toni, Shepard-, le disse il Turian.
- Non modero alcun tono. Non sono io a doverlo fare. Cosa importa se siamo noi a morire? Siamo solo una spina nel fianco, non è vero? Qualcosa di cui liberarsi. Finché Saren e i geth non attaccheranno le colonie Turian, Asari o Salarian, non è poi preoccupante, non è vero? Se lo farà invierete tutta la flotta della Cittadella contro di lui, non è vero?
- Non hai compreso il mio ragionamento.
- No, è lei a non aver capito nulla. ma non si preoccupi, non mi interessa. Continuiamo.
- Shepard ha ragione! Sono stufo del Consiglio e della sua politica antiumana!-, disse Udina, riprendendo la sua recita teatrale.
- Ambasciatore, ci sarebbe un’altra soluzione: un modo per catturare Saren che non implichi il dispiego di flotte ed eserciti, e che farebbe salire di importanza gli umani-, disse l’Asari.
- E quale sarebbe?
- No, è prematuro. L’umanità non è pronta ad accollarsi le responsabilità dell’entrata di un loro membro negli Spettri-, disse spaventato il Turian.
Shepard pensava. Pensava febbrilmente. Spettro. Lei? Di nuovo? Però, questa volta avrebbe potuto impedirlo. Eppure, si sentiva di doverlo fare, perché se lei non avesse catturato Saren, nessuno avrebbe potuto farlo, e poi nessuno si sarebbe curato dei Razziatori, cosa che lei aveva intenzione di fare.
- Così facendo voi non dovrete utilizzare una flotta, e l’Ambasciatore avrà il suo Spettro umano. È l’unica soluzione-, disse Shepard.
L’Asari lanciò un’occhiata esplicativa al Turian, che alla fine acconsentì con un gesto annoiato.
- Comandante Shepard, si avvicini-, disse l’Asari.
Shepard guardò Anderson, che con un sorriso paterno le fece cenno di avviarsi.
- Il Consiglio ha deciso di conferirle tutti i poteri e i privilegi previsti dal Dipartimento SPEcialisti taTTica e Ricognizione della Cittadella-, disse l’Asari.
- Gli Spettri vengono selezionati, non addestrati-, continuò il Salarian, incrociando le braccia, -Sono individui forgiati dal fuoco di mille battaglie, le cui azioni li elevano al di sopra di tutti gli altri.
- Gli Spettri sono un ideale, un simbolo. L’incarnazione del coraggio, della determinazione, della fiducia in sé. Sono il braccio destro del Consiglio, gli strumenti del nostro volere-, continuò l’Asari.
- Gli Spettri hanno un enorme responsabilità, sono i protettori della pace galattica, la nostra prima e ultima linea di difesa, spetta a loro preservare la stabilità e la sicurezza della galassia-, disse il Turian.
- Lei è il primo Spettro umano, comandante. Questo è un grande passo per l’umanità, e un grande onore.
- Grazie, Consiglieri-, disse Shepard, accennando ad un inchino.
- La invieremo nella fascia in cerca di Saren. È un fuggitivo, quindi può utilizzare ogni metodo per… per, beh, risolvere il problema-, disse il Salarian.
- Dichiaro chiusa l’udienza del Consiglio-, disse l’Asari.
- Complimenti, Shepard!- disse Anderson, stringendole la mano, - La vera avventura inizia qui-

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Capitolo 6
*** Capitolo 3: Noveria, parte prima ***


NOTE: Credo di essere l’unica a mettere le note prima del titolo XD. Il fatto è che mi pare che inserirle dopo rovini “l’atmosfera”, e in fondo al capitolo ciò che desidero scrivere in questa sezione è del tutto inutile. Come vedrete, ho deciso di partire dalla quest di Noveria. Perché? non era più sensato scegliere di cercare Liara? Ho deciso di scrivere la mia storia in base all’avventura della mia prima Shepard, che si chiamava per l’appunto Jill Shepard. Ai tempi accadde che iniziai a cercare Liara, ma poiché non so come mai venivo fatta sempre fuori dai geth di turno, desistetti e decisi di partire da Noveria, visto che avevo letto su internet che lì si trovava la Matriarca Benezia e pensavo che boh, in qualche modo avrei indebolito Saren (cosa che non è accaduta). Inutile dire che sono caduta dalla padella alla brace visto che Noveria è una delle missioni più difficili di mass effect, ma tralasciamo. Questo è il motivo per cui anche la storia inizia da Noveria, perché appunto segue la vicenda della mia Shepard. 



 
Capitolo 3: Noveria, parte prima


 
I'll never let you go 
If you promise not to fade away 
Never fade away... 
(Starlight, Muse)






Shepard raggiunse senza esitazione Anderson e l’ambasciatore all’area di attracco, dove troneggiava la Normandy in tutta la sua imponenza. 
Davanti ad essa, parlavano Anderson e Udina.
- Ah, comandante!-, esordì l’ambasciatore, - Adesso ha una nave tutta per lei!
- Cosa? Una nave? Quale? Vedo attraccata solo la Normandy come nave umana. 
- Infatti sarà quella la tua nave-, disse Anderson, al che Shepard lo guardò con un’espressione a metà tra l’incredulo e lo spaventato. 
- Conosci già l’equipaggio, ed è perfetta per uno Spettro-, spiegò Anderson, guardandola con fare paterno. In effetti, per lei Anderson rappresentava quasi un genitore: era stato lui a salvarla da Mindoir, ed era cresciuta con lui sulle navi. Grazie a lui era voluta diventare una marine dell’Alleanza, tanto grande era la stima nei confronti di quell’uomo. 
- Mi riservo di rifiutare. Quella è la vostra nave, Anderson!
- Ho deciso di lasciare il comando a te, e niente mi dissuaderà dal farlo.
- Non capisco… la sua nave, la migliore della flotta… ci deve essere un altro motivo-, disse Shepard.
- In effetti c’è. Ti basti sapere che anni addietro ero stato candidato come Spettro, e che Saren fece in modo di impedirmi di esserlo. 
- E come?
- Te lo racconterò un’altra volta. Io… io vedo in te ciò che potevo essere, io ho sprecato la mia occasione, ma non voglio che tu faccia altrettanto. Mi fido di te, Shepard. 
- D’accordo, Capitano. Non so come ringraziarla.
- Ora basta con discorsi sentimentalisti, per favore-, li interruppe Udina, - Non cercare di stanare Saren, è nascosto bene. Per quanto riguarda i geth, ne è stata rilevata una massiccia presenza a Feros, poco prima di perdere il contatto con la colonia. Ci sono stati anche avvistamenti su Noveria. 
- Cerca di vedere cosa stanno combinando i geth su questi pianeti, e forse troveremo il Condotto prima di Saren. Inoltre, c’è un’altra via. La Matriarca Benezia ha una figlia: ebbene, ella è una famosa archeologa, e pare che stia studiando qualcosa in un pianeta inesplorato nell’ammasso Artemis Tau. Si chiama Liara T’soni, e forse sa qualcosa su ciò che sta combinando la madre, sempre che non siano in combutta tra loro-, spiegò Udina.
Da dove iniziare? Trovare Liara per prima sarebbe stata un’ottima mossa, avrebbero scoperto qualcosa su Benezia molto probabilmente, e poi Shepard avrebbe scelto la prossima mossa in base alle parole di Liara. C’era però la possibilità che l’Asari fosse una complice di Saren, per nulla intenzionata a rivelare loro i piani del Turian, e questa eventualità avrebbe fatto perdere loro del tempo. Inoltre, Shepard era convinta che Feros e Noveria non erano state scelte a caso: probabilmente nascondevano qualcosa, forse degli antichi reperti riguardanti il Condotto, o qualcosa in grado di aprirlo. Forse sarebbe stato più utile prima prendere i reperti e poi andare da Liara, che avrebbe certamente saputo qualcosa al riguardo. D’altra parte non erano sicuri che Liara fosse a conoscenza dei piani della madre, e andare a cercarla subito avrebbe comportato un’ulteriore perdita di tempo: la dottoressa, non sapendo nulla, avrebbe potuto fare solo delle supposizioni riguardo al Condotto, sebbene fosse un’esperta di Prothean. Quindi, Shepard optò per visitare prima Feros e Noveria. Ma quale delle due? Feros era una colonia umana, e gli abitanti lavoravano per un’importante corporazione. Noveria era un pianeta commerciale, una risorsa molto importante, molto più di Feros. 
- Inizierò da Noveria-, disse Shepard.
- Una scelta che non condivido-, disse Udina.
- Tanto per cambiare…-, commentò Shepard.
- La decisione spetta a te, ora sei uno Spettro-, disse Anderson.
- Spero per il meglio. Ora scusatemi, ma devo andare-, disse Udina, girando i tacchi.
Una volta rimasti da soli, Anderson prese la parola.
- Ti racconterò tutto sulla vicenda degli spettri, Shepard. Ora siamo soli, lontani da orecchie indiscrete. Avevamo saputo che uno scienziato traditore veniva aiutato dai Batarian. Voleva creare una struttura per sviluppare IA illegali sul confine. Era stata l’intelligence dell’Alleanza a scoprire tutto, ma il Consiglio voleva inviare uno Spettro. Così, dopo trattative, venne stabilito che Saren si sarebbe dovuto occupare della faccenda, e io lo avrei aiutato. Scoprimmo che lo scienziato era nascosto in una raffineria, protetto da un esercito di mercenari Batarian. Dovevamo infiltrarci nella struttura, prelevare lo scienziato e tornare indietro, rapidi, silenziosi e senza versare troppo sangue. Io e Saren ci dividemmo all’interno della struttura, ma un nucleo esplose. Nei rapporti ufficiali si parla di incidente, ma scommetto che Saren ci ha messo lo zampino per far uscire le guardie allo scoperto. L’esplosione fece scoppiare l’impianto in una palla di fuoco e rilasciò pericolose sostanza chimiche nell’atmosfera. Nessun superstite. Lì vicino abitavano le famiglie degli operai: a causa dell’esplosione e dei fumi tossici ci furono più di cinquecento vittime, ma a Saren non importava: bersaglio eliminato, missione compiuta. Il fine giustifica i mezzi. Alla fine la colpa è stata data a me, e addio nomina a Spettro. 
- E come…?
- Nel suo rapporto, Saren disse che avevo fatto saltare la sua copertura, che avevo avvisato le guardie del nostro arrivo, roba da matti, secondo lui ero l’unico responsabile della carneficina. Il Consiglio, ovviamente, ascoltò le sue parole e diede a lui fiducia.
- Mi dispiace, Capitano. Non è stata colpa sua, non poteva fare niente.
- Lo so, ma ciò non mi impedisce di sentirmi in colpa. Comunque, ho avuto la mia vittoria, no? Ripongo in te ogni mia speranza, Shepard.
- Grazie, Capitano.
- Adesso va’, non c’è tempo da perdere.
Shepard sorrise ad Anderson e gli fece il saluto militare, poi salì sulla Normandy. 

Erano già tutti lì, pronti. Il navigatore Pressly, l'ingegnere Adams... e ognuno di loro le rivolgeva i saluti militari, come sempre. Solo che quella volta era diverso, quella volta avrebbero sottostare ai suoi comandi, e non a quelli di Anderson. Si sarebbero fidati? Lei non si era mai occupata di loro, non li conosceva bene, ma ora voleva cambiare rotta, perchè quello era il suo equipaggio, e l'avrebbe seguita ovunque lei lo avesse condotto. Però, prima, doveva fidarsi di lei. Si diresse quindi alla cabina di pilotaggio.
- Joker, vorrei fare un discorso. Tra poco partiremo e desidero che l'equipaggio mi conosca-
- D'accordo, Comandante. Attivo gli altoparlanti-, disse Joker, premendo un tasto verde che emise un leggero click.
Shepard si avvicinò al microfono, e si rese conto di non aver preparato un discorso. Si rese conto di non saper cosa dire.
- Io non so cosa dire-, esordì, rendendosi conto di quanto ridicola fosse stata quella frase, e di quanto poco carisma mostrasse, di certo l'equipaggio non avrebbe riposto fiducia in lei basandosi su quella frase,-Perchè... cosa devo dire? Cosa potrei dirvi per infondervi fiducia e speranza, quando dobbiamo partire per cercare uno Spettro rinnegato impedendogli di aiutare i Razziatori a tornare? Cosa potrei dirvi? Che vi prometto che torneremo sani e salvi e vincitori? No, non ve lo posso dire, non ve lo posso promettere. Vi posso dire che prenderò la decisione giusta? Nemmeno quello. Però, posso promettervi che cercherò sempre di prendere la decisione più adeguata, vi prometto che farò di tutto affinché voi torniate sani e salvi e perché non rischiate la vostra vita. Saren vuole far tornare i Razziatori, vuole distruggere la galassia e la pace che abbiamo costruito, e noi dobbiamo impedirlo: solo noi possiamo farlo. Ci saranno momenti bui, momenti in cui vorremmo desistere dalle nostre intenzioni, ma se restiamo uniti, vinceremo. Adesso partiremo, non so se torneremo alla fine di tutto, ma una cosa è certa: qualunque sia la nostra sorte, essa sarà gloriosa!
- Bel discorso, Comandante! Allora, qual è la nostra rotta?
- Noveria, Joker. Ho deciso che inizieremo da lì. 
- Ottima decisione, Comandante, se la mia opinione può contare.
- L'opinione del mio equipaggio conta sempre molto-, disse Shepard, sorridendo,- Joker... posso chiederti una cosa?
- Certo, Comandante.
- Perchè quel soprannome?
- Ero all'Accademia, ero il migliore in assoluto, ma non avevo l'abitudine di sorridere. Perciò l'istruttore mi ha affibbiato questo soprannome. Bello, vero?
- Già. Ormai sei per tutti "joker". Posso farti un'altra domanda?
- Tutto ciò che vuoi.
- Ho notato che resti sempre seduto, anche quando non è necessario. Posso chiederti perchè?
Shepard pensava che la sua fosse una domanda innocente, ma il volto di Joker si oscurò per un attimo.
-Perdonami...-, provò la scusarsi Shepard.
- No. Non ti preoccupare, comandante. Io sono affetto dalla sindrome di Vrolick. Le mie ossa sono incredibilmente deboli. Non ti conviene farmi camminare molto, a meno che non voglia sentire il fastidioso crack delle ossa che si rompono. Nemmeno vedermi ballare è un bello spettacolo.
- Non vorrei essere insensibile, Joker, ma... questa tua malattia... può in qualche modo influire sul tuo lavoro?
- No, Comandante. Come ho detto, sono il miglior pilota dell'Alleanza. Sei al sicuro, e te ne darò prova!
- Ti credo, Joker. Ora, perdonami, ma vorrei ritirarmi nel mio alloggio. Questa giornata è stata molto faticosa.

Shepard uscì dalla cabina e la sorprese uno scrosciante applauso.
- Bel discorso, Comandante!
- Già, uno dei migliori mai sentiti!-, disse Pressley.
- Allora non ne ha sentiti molti-, scherzò Shepard, sotto l'ilarità generale.
Era bene che l'equipaggio fosse spensierato: forse, non sapere a cosa andare incontro era un bene. Shepard salì sull'ascensore e scese al piano inferiore. Aveva voglia di parlare coi suoi compagni, ma era davvero troppo stanca per farlo, ci avrebbe pensato l'indomani. Tuttavia, trovò in piedi davanti al suo alloggio Ashley e Kaidan.
- Tenente Alenko, artigliere Williams, cosa ci fate lì?
- Niente, pensavamo che non abbiamo avuto molto tempo per congratularci con te. Vogliamo farti sapere che noi crediamo in ciò che dici-, spiegò Ashley.
- Grazie.
- E volevamo farti sapere che siamo pronti a seguirti ovunque, Shepard-, continuò Alenko.
- Onorata, ancora.
- Su, lasciamo stare il Comandante, vorrà sicuramente riposarsi. E Alenko, piantala di posare i tuoi occhi su di lei!-, scherzò Williams, allontanandosi.
- Cosa vorresti insinuare, Artigliere capo?-, ribattè Alenko mentre la seguiva.
- Te lo spiego dopo. Andiamo a bere qualcosa?
Shepard li osservò sorridendo, poi aprì la porta e la richiuse alle sue spalle. 
Finalmente sola. Le era sempre piaciuta la solitudine: le permetteva di riflettere in maniera precisa. 
Si sdraiò sul letto, e si addormentò.

Aveva sempre saputo che Noveria fosse un pianeta freddo, ma mai avrebbe pensato che fosse simile a quello che stava vedendo: eccezion fatta per la struttura commerciale, Noveria era costituita da immensi ghiacciai e cime innevate, non v’era luogo ove non fosse presente la neve. Il panorama sembrava un’immensa distesa bianca, che a Shepard ricordava un grosso bignè ricoperto di glassa. 
La Normandy attraccò quasi senza problemi, ma Shepard venne a sapere fin da subito che erano impossibilitati a lasciare la struttura perché fuori stava imperversando una violenta tempesta di neve. Doveva cercare di fare qualcosa. Innanzitutto doveva scegliere due compagni da portare con sé: di certo non poteva far scendere tutti quanti, la sua non doveva sembrare una spedizione. Così fra tutti scelse per primo Wrex, poiché le pareva il più resistente di tutti e poi decise di portare con sé, convinta dalle sue insistenze, l’entusiasta Tali, che non vedeva l’ora di mostrare al Comandante le proprie abilità. Shepard aveva cercato di convincerla che la salute debole dei Quarian poteva nuocerle visto la temperatura di Noveria, ma la ragazza aveva insistito dicendo che la sua tuta era stata costruita per resistere a qualsiasi tipo di temperatura, ed era riuscita a persuadere Shepard. 
Uscirono dalla Normandy abbastanza tranquilli, ma quello stato d’animo venne interrotto da tre persone: due donne e un turian. 
- Il vostro atterraggio non era stato previsto-, spiegò una delle due donne, dai capelli corti e marroni.
- Già, dovete darci le vostre credenziali-, disse l’altra, una bionda dallo sguardo cattivo e la voce severa.
- Prima le vostre-, rispose Shepard.
- Siamo la legge. Un po’ di rispetto-, disse la bionda con la sua voce che pareva provenire dalle profondità del pianeta. 
- Capitano Maeko Matsuo del controllo rischi Elanus-, rispose l’altra, pacata.
- Comandante Jill Shepard, Spettro del Consiglio.
- Dovremo controllare. Ad ogni modo, su Noveria è proibito l’utilizzo di armi da fuoco, vi prego di consegnarmele-, li avvisò il Capitano.
Shepard impugnò la pistola e la puntò contro i tre, imitata dai suoi compagni. Anche gli altri reagirono di conseguenza.
- L’autorità del Consiglio è al di sopra della vostra-, disse Tali.
- Calma, calma. Qui comandano loro. Abbassate le armi-, disse Shepard, pentendosi del suo gesto, quando una voce dall’altoparlante disse che Shepard era effettivamente uno Spettro, e perciò poteva portare con sé le armi.
- La bionda, delusa, sbruffò e avvertì loro dicendo di non procurare guai. L’altra, invece, diede loro il benvenuto, invitandoli a parlare con Parasini San.
- Chi è questa Parasini San?- , chiese Tali mentre salivano le scale.
- Non ne ho idea, ma ho come l’impressione che non avremo vita facile.
- Chissà perché…-, sussurrò Wrex.
Arrivarono davanti a un bancone, dietro era in piedi una donna vestita con una tuta magenta, che si presentò come Gianna Parasini, assistente dell’amministratore Anoleis. 
- Grazie per averci fatto passare-, disse Shepard.
- Non c’è di che, il nostro Capitano della sicurezza stava solo facendo il suo lavoro.
- Capisco.
- Avete qualche domanda?
- È venuto qualcuno di… di diverso dal solito, qua?
Parasini parve pensare.
- Sì. è arrivata un’asari, la matriarca Benezia. È andata sulla Vetta 15.
- Come posso raggiungerla?-, chiese Shepard.
- Deve ottenere il permesso dall’amministratore Anoleis. Il suo ufficio si trova al piano principale-, spiegò Parasini. 

Salirono le scale e si trovarono in un'enorme stanza bianca decorata da alcune piante esotiche. C'era un via vai di persone che si occupavano di scambi commericiali e affari, e il tutto era presidiato a vista dalle guardie dell'Elanus, quasi tutte di razza Turian. Nessuno pareva particolarmente felice del loro arrivo, soprattutto i soldati, e Shepard sentiva su di sè vari sguardi ostili e diffidenti. Tali e Qrex rimanevano in silenzio, guardinghi. Sembravano pensierosi. Shepard osservò un'Asari litigare con un commericante, accusandolo di applicare prezzi troppo alti alle merci, mentre lui ribatteva contrito che la Cittadella aveva aumentato le tasse e lui doveva pur pagarle. Per tutta risposta, l'Asari osservava che il commercio recava profitto, e i soldi per le tasse non mancavano. 
Il trio si allontanò, lasciando l'Asari infervorata alla sua discussione, e puntò dritto all'ufficio dell'amministratore Anoleis. 
Dietro a un bancone posto nell'atrio dell'ufficio, era in piedi, le braccia incrociate, Parasini.
- Desiderate parlare con Anoleis?
Shepard annuì.
- Aspettate un secondo. Amministratore Anoleis?-, chiese lei, attivando un microsofono.
- Cosa c'è? Cosa?-, chiese la voce irritata di un Salarian, con la solita parlata veloce.
- Il Comandante Shepard vuole vederla, signore.
- D'accordo, falla accomodare-, disse il Salarian, sempre irritato.
- Nessuno pare felice di averci qui. Sembra proprio che tutti ci siano ostili-, osservò Tali.
- Significa che nascondono qualcosa-, disse Wrex.

Entrarono nell'ufficio. Anoleis era seduto dietro la sua scrivania, con l'espressione mista tra la noia e la rabbia. Ma c'era anche qualcos'altro. Paura? 
Anoleis alzò lo sguardo verso di loro, risentito.
- Mi perdonerà se non mi alzo, non ho tempo da perdere con i vagabondi spaziali.
Shepard tentò di mantenere la calma, d'altronde la pazienza era uno dei suoi maggiori pregi. Tuttavia la voce sprezzante e piena d'odio del Salarian le aveva procurato una stretta allo stomaco non indifferente.
- Ha letto il mio stato di servizio, a quanto pare-, disse Shepard, pacata.
- Prima di iniziare un negoziato è buona regola approfondire la conoscenza del proprio interlocutore. Mere formalità, a mio avviso, sono disposto a collaborare solo perchè lo ha richiesto la commissione esecutiva. Le compagnie si stabiliscono qui solo per sottrarsi alle seccature delle leggi galattiche.
Di nuovo la sua parlata veloce e la sua voce insolente. Chi si credeva di essere? Solo perchè era un amministratore, non doveva trattare in quella maniera i visitatori, soprattutto Spettri. Non sapeva che far adirare uno Spettro poteva essere pericoloso? Fortunatamente, era approdata lei e non...
"Un momento", pensò Shepard, "Poco fa Wrex ha detto che probabilmente Anoleis nasconde qualcosa. E se fosse vero? Se nascondesse... La Matriarca Benezia è qui. E se Anoleis avesse legami con Saren? Si spiegherebbe il disprezzo nei miei confronti. Devo stare calma, non devo dare l'idea di sospettare di qualcosa, o manderò tutto all'aria. Dopo mi conviene parlarne con Wrex e Tali, e sentire anche cosa ne pensa Parasini".
- Sto conducendo delle indagini, è in gioco la sicurezza di tutta la galassia-, spiegò Shepard, mantenendo un tono neutro e diplomatico. 
Sentì Wrex borbottare che se fosse stato per lui, avrebbe risolto il tutto con il metodo Krogan. Shepard non era sicura di voler sapere in cosa consistesse tale metodo. 
- Bene, come al solito-, disse Anoleis, esasperato, -Non le consentirò di molestare i nostri clienti. Questo pianeta è proprietà privata.
- Da queste parti dovrebbe esserci una Matriarca Asari di nome Benezia. Ne sa niente?
Shepard evitò con cura di porre domande su Saren, sapeva che se lo avesse fatto, probabilmente Anoleis la avrebbe contrastata in tutti i modi, se ciò che pensava era vero.
- è arrivata qualche giorno fa con una scorta personale e molto equipaggiamento al seguito. Si è diretta alla vetta 15.
Anoleis non pareva sospettoso nel dire ciò,parlava di Benezia in modo naturale, quasi collaborativo. Che sospettasse dei dubbi di Shepard? O forse lei si era sbagliata sul suo conto?
- Cosa mi sa dire sull'equipaggiamento di Benezia?
- Erano container molto grandi e pesanti, tutti sigillati. Hanno passato il controllo armi, e per noi è stato più che sufficiente. 
Con quella frase pareva essersi incastrato. Benezia, una volta superato il controllo armi, era potuta andare sulla vetta 15 e aveva potuto vagare per la stazione senza problemi: nessuno si era chiesto cosa contenessero quei container, nessuno aveva pensato a controllarli, come di buona norma. Invece, al suo arrivo era stata controllata e veniva osteggiata, quasi tutti ce la avessero con lei. Che Anoleis fosse in combutta con Saren, o perlomeno con Benezia soltanto, appariva evidente. Ma allora come mai dirlo così, perchè non nasconderlo? Che Anoleis non fosse ancora al corrente di ciò che era accaduto su Eden Prime e di ciò che ne era scaturito? Oppure l'amministratore era innocente, solo sincero e arrogante, e tutti i sospetti di Shepard erano fuori luogo? Tuttavia, più ci pensava, più le pareva sospetto. 
- Perchè è venuta fin qui?-, chiese. Se Anoleis non avesse risposto, sarebbe stata la prova evidente che i suoi sospetti erano fondati. O forse no? Forse voleva essere riservato? Ma di fronte ad uno Spettro? ed era veramente a conoscenza dei piani di Saren? Quest'ultimo non era certo così stupido da diffonderli a destra e a manca. 
- Anche se lo sapessi, non sarei certo autorizzato a dirglielo-, disse Anoleis, agitando una mano, - Comunque è qui come delegata dell'agente Saren. è qui su richiesta della Binary Helix. Ci sono stati dei problemi alla vetta 15, che hanno rihiesto l'intervento di Saren.
Anoleis l'aveva spiazzata. Se all'inizio ciò che aveva detto non aveva fatto altro che confermare i suoi sospetti, dopo aveva placidamente parlato di Saren senza troppi problemi. Ma cosa c'entrava Saren con la Binary Helix? E a che gioco stava giocando Anoleis? O non stava affatto giocando? Shepard era sempre più confusa. 
- Cosa c'entra Saren con la Binary Helix?
- Semplicemente è uno dei maggiori investitori della stessa.
Quindi era così. Probabilmente Anoleis non era in combutta con Saren, che sapesse o meno di ciò che era accaduto era un mistero, ma probabilmente stava solo proteggendo un suo cliente, o meglio, i suoi affari. Non pareva certo il tipo di persona a cui importa l'onestà dei suoi clienti. 
- Devo vedere Benezia. Immediatamente.
Anoleis assunse un'espressione contrita.
- Temo non sia possibile-, disse, scuotendo la testa, - La vetta 15 è una struttura privata sui monti Skadi, e comunque su quella zona attualmente sta imperversando una bufera di neve. Le navette non possono decollare e tutti i mezzi terrestri sono inagibili. 
- Ha detto che ci sono degli accessi dalla superficie?
- Ho anche detto che sono inagibili-, disse Anoleis, sottolineando l'ultima parola, probabilmente era un tipo a cui non piaceva ripetersi, -Le strade sono impraticabili. Non insista, Shepard. 
- In tal caso, arrivederci.
- Bene, ho ricevuto un sacco di messaggi urgenti mentre ero qui a perdere tempo con lei.

Shepard e gli altri uscirono dalla stanza e si recarono da Parasini. 
- Il signor Anoleis non è l'unico ad avere un lasciapassare per uscire da Port Hanshan-, disse Parasini.
- Ti ascolto.
- Non ha mai lavorato nel mondo delle corporazioni, vero?
- Temo di no.
- Deve rassegnarsi davanti alla burocrazia. Si rivolga a Lorik Qui'in, si trova al bar dell'hotel. Non posso dirle di più: Anoleis ha orecchie ovunque-, disse Parasini.
- Chi è questo Lorik Qui'in?
- Il signor Anoleis non è l'unico ad aver un lasciapassare. Qui'in è il manager della Synthetic Insights.
- Grazie, davvero. Non sa quanto sia importante. 
Shepard e i suoi uscirono dalla stanza in fretta. l'Hotel si trovava dall'altra parte della stazione. Durante il viaggio il Comandante ebbe occasione di scambiare opinioni coi suoi compagni.
- Ho avuto l'impressione, inizialmente, che Anoleis fosse in combutta con Saren-, esordì.
- Può essere-, commentò Wrex.
- Io penso di no. Alla fine ha parlato di Saren, se fosse stato come tu hai pensato, non lo avrebbe fatto-, disse Tali.
- E se invece avesse voluto depistarci? Se avesse parlato di Saren per fugare ogni dubbio su di lui?-, chiese Shepard.
- Può essere. Ad ogni modo me lo sento, quel Salarian nasconde qualcosa-, disse Wrex.
- E Parasini non si fida di lui-, completò Tali.
- Cosa?-, chiese Shepard.
- Non ci ha aiutati solo per pietà. Anoleis ha orecchi dovunque. Una segretaria non direbbe queste parole. Pare che voglia difenderci da Anoleis, o lo tema in qualche modo-, spiegò Tali.
Non ci aveva pensato. Forse Parasini non era quello che sembrava essere.

Il Turian era seduto in disparte, osservava il suo drink con sguardo perso. Shepard si sedette accanto a lui.
- Lorik Qui'in? Mi hanno detto che potrebbe aiutarmi.
Il Turian la guardò.
- Lei è lo Spettro che è appena arrivato, giusto? A cosa può servirgli un vecchio turian?
- Sto cercando un modo per entrare nel garage. Devo andarmene da Hanshan. 
- Avrà bisogno di un lasciapassare. Che coincidenza. Sono il direttore della sede locale della Synthetic Insights, non so ancora per quanto. Il signor Anoleis ha chiuso il mio ufficio in cerca di alcune prove della mia presunta corruzione. L'amministratore è un uomo molto interessante, è diventato piuttosto ricco, dopo aver ottenuto il controllo diretto sugli affitti delle strutture di ricerca.
- Mi sembra una coincidenza molto strana. 
- Precisamente. io ho ottenuto le prove dei crimini di Anoleis e lui ha sguinzagliato i suoi mercenari nel mio ufficio per sottrarmele. Il suo obiettivo non è in questo spazioporto, mi pare di capire, ma credo che Anoleis non la lascerebbe andar via. Se riuscirà a recuperare le prove dal mio ufficio,  le darò un lasciapassare per il garage e una ricompensa in denaro.
- Mi sembra uno scambio equo.
- Forse bisognerà ricorrere alle maniere forti con gli uomini di Anoleis. Ha ordinato ai membri della squadra di sicurezza di Hanshan di rovistare nel mio ufficio. Li ha ingaggiati illegalmente, il Capitano Matsuo non è al corrente di questi straordinari fatti dai suoi uomini.
- Se si tratta di uccidere le guardie, temo di non poterla aiutare-, disse Shepard, - Qui rappresentano ancora la legge.
- è vero-, ammise il Turian, -Ma mi preme sottolineare che Matsuo non vuole che i suoi uomini facciano i mercenari.


Benezia osservò la Regina Rachni. Era così grande, maestosa. Il suo aspetto dignitoso le incuteva terrore e ammirazione. Lo stesso terrore e la stessa ammirazione che provava per Saren. Ammirazione o qualcos'altro? Lo aveva seguito per controllarlo, inizialmente. Poi... poi si era unita ai suoi ideali. O a quelli della Sovereign? C'era qualcosa in quella nave... No, ma cosa pensava? Quelli erano i suoi ideali. Sospirò. Forse per Saren non provava solo ammirazione. Era trascorso molto tempo dall'ultima volta in cui aveva provato qualcosa per qualcuno, qualcosa che non fosse mera simpatia o empatia, qualcosa che assomigliava seppur vagamente all'amore. Sapeva di non essere corrisposta, sapeva che era solo un'illusa, però lo sentiva nel cuore, nel leggero tremolio dei tentacoli non appena lo vedeva. Ciò che la aveva spinta a seguirlo, prima ancora degli ideali, era stata una fatale attrazione. D'altronde, si era sempre innamorata delle persone sbagliate, come il padre di Liara. Già, Liara. La sua piccola Liara, chissà cosa stava facendo. Chissà se era venuta a conoscenza di tutto. Saren diceva che avrebbero dovuto fermarla, i suoi studi erano troppo ingormbranti. Lo avrebbero potuto intralciare, e Benezia conosceva il buon cuore della figlia, e non voleva pensare a cosa sarebbe accaduto se lei avesse scoperto tutto, a cosa avrebbe fatto. Non voleva combattere sua figlia, l'unica persona che le voleva bene. Ma se Saren glielo avesse chiesto, lei lo avrebbe fatto. Non aveva altra scelta. O forse sì? Benezia scosse la testa velocemente. non voleva nutrire simili pensieri. No, non voleva.
Guardò di nuovo quel grosso ragno. Una volta la sua razza aveva procurato innumerevoli guai, una guerra lunga e logorante. Chiuse gli occhi. Saren si era fidato di lei a tal punto da inviarla lì. Forse provava veramente qualcosa? No, non era così. Non doveva sperarci.   

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Capitolo 7
*** Capitolo 3: Noveria, parte seconda ***


Capitolo 3: Noveria, parte seconda
 
 
 
 
 
Non c’era via di scampo, quindi. Doveva aiutare Qui’in se voleva uscire da lì. Shepard era scocciata: possibile che nessuno si rendesse conto che i propri affari sono meno importanti di quelli degli spettri? Che quest’ultimi lavorano per il bene della galassia? Che se qualcosa va storto, che se ritardo, ne potrebbe andare della loro esistenza?
Si sedette ad un tavolino con Tali e Wrex.
- Cosa ne dite, voi?
- Abbiamo scelta?-, chiese Tali.
- È quello che pensavo anche io-, disse Shepard.
- Non vedo niente di così deprimente nel far volare qualche testa!-, sussurrò Wrex, -Soprattutto se è per il bene comune. A volte è necessario il sacrificio di pochi per la sopravvivenza di molti.
- Forse hai ragione.
Shepard diede un’occhiata stanca e remissiva all’uscita dell’hotel e si alzò.
Uscirono e si diressero verso destra, l’ascensore che conduceva agli uffici della corporazione si trovava nello stesso corridoio che portava all’hangar delle navette. Shepard e gli altri salirono in silenzio. Dentro l’atrio che portava agli uffici v’erano due guardie a presidio. Si profilava già un bel guaio.
- Fermi dove siete. Sicurezza di Port Hanshan. Questo ufficio è chiuso-, disse una donna, mentre il suo compare, un turian, puntava loro contro una pistola con fare non molto diplomatico.
- Lorik Qui’in mi ha autorizzato a passare-, spiegò Shepard, cercando di ignorare la pistola.
- Qui’in? Lavori per lui?-, chiese la donna.
Il tono di disprezzo con cui la guardia aveva pronunciato il nome “Qui’in” non era per nulla piaciuto a Shepard, che iniziava a temere sul serio la pistola puntata contro di lei.
- È attualmente indagato-, puntualizzò la donna.
- Anoleis ti ha pagata per rovistare in questo posto. Il Capitano Matsuo ne è al corrente?
- Ehi, non sono io che voglio la testa di Qui’in. Anoleis è incazzato come un Varren con quel tipo. Facciamo così: voi non avete visto noi e noi non abbiamo visto voi-, disse la donna, andandosene.
Meno male, non voleva certo uccidere delle guardie o ferirle, ma se non si fosse fatta da parte sarebbe stato necessario.  Il respiro di sollievo venne mozzato da un suono metallico e da un proiettile che le centrò in pieno il braccio destro. Shepard si gettò di lato e si nascose dietro un muro. C’erano altre guardie là dentro, e non parevano interessate alla diplomazia.
Wrex aveva già iniziato l’assalto in stile Krogan e gettato per aria un paio di individui, mentre Tali si era nascosto per installare un drone. Come poteva non averli visti? Shepard fece un verso di stizza e dette un’occhiata fugace al suo braccio che sanguinava. Perfetto. Per fortuna ci era abituata. Impugnò il fucile d’assalto cercando di ignorare il dolore al braccio e iniziò a sparare contro due guardie che erano sbucate dietro Wrex che pareva non averli sorprendentemente visti. Il primo bersaglio cadde al suolo dopo che le pallottole gli si furono conficcate tra le giunture delle ginocchia, e venne giustiziato dal drone di tali, il secondo morì sul colpo in seguito a vari colpi sulla testa.
Nel frattempo, Shepard si era spostata verso la parte opposta del salone per fronteggiare altri tre nemici che avanzavano con impeto. Tutti vennero colpiti dalle veloci raffiche di proiettili, e caddero al suolo l’uno dopo l’altro.  Silenziosamente Shepard avanzò, guardandosi di lato, e vide Tali impegnata in un combattimento ravvicinato contro due guardie che erano riuscite a mettere ko il suo drone. Shepard avanzò e si trovò faccia a faccia con Wrex.
- Pare che quei due che stanno assalendo Tali siano gli ultimi. Per ora-, disse il Krogan con voce profonda.
- Già. Non ne vedo altri-, affermò la Quarian, giunta dietro Shepard, -Tutto bene, comandante?
- Oh, sì. non è niente-, disse Shepard guardandosi di nuovo il braccio.
- Conviene togliere il proiettile-, osservò Tali.
- Già fatto.
- E farla vedere in infermeria. Non si sa mai, potrebbe infettarsi, e poi…
- Lo so, Tali.
- Scusami, è che noi Quarian siamo molto deboli di salute e anche per un piccolo taglietto rischiamo di ammalarci seriamente.
- Non ti preoccupare. Ora andiamo, non c’è tempo da perdere.
C’erano delle scale lì vicino e le salirono. Trovarono una guardia nascosta con un fucile di precisione, probabilmente era stata lei a colpire Shepard, e non aveva molta voglia di parlare, visto che aveva già tirato fuori una pistola e stava facendo fuoco, ma Shepard la freddò prima che potesse colpire qualcuno.
Iniziarono a cercare l’ufficio di Lorik Qui’in, e scoprirono che si trovava oltre un lungo corridoio. Scaricare i file fu relativamente semplice, quasi un gioco da ragazzi.
Pensavano che non avrebbero trovato altri inconvenienti, quando, una volta percorso a ritroso il suddetto corridoio, trovarono la bionda slavata che li aveva benevolmente accolti una volta sbarcati dalla Normandy. Se a Shepard non era mai piaciuta, ne capiva solo ora il perché: il sorriso arrogante dipinto sul suo volto aveva un non so che di odioso.
- Non dovresti essere qui, Shepard-, disse con voce quasi soddisfatta, quasi non avesse visto l’ora di coglierla con le mani nel sacco.
- Mi ha colto sul fatto. Vero, signora…?-, chiese Shepard. Il suo lasciare in sospeso la frase poteva sembrare quasi come se il comandante volesse far comprendere che quella guardia non era nulla in confronto a lei, o semplicemente iniziasse a temere per sé,  cosa che parve proprio alla bionda, mentre invece Shepard si era veramente dimenticata il nome della bionda e non c’era alcuna superbia o malcelata ironia nella sua frase.
- Oh, vedo che adesso mostri un po’ di rispetto-, disse la bionda con macabra soddisfazione. Shepard si lasciò inavvertitamente sfuggire una smorfia di dolore per la ferita.
- Oh, ti sei fatta male?-, chiese la bionda con tono fanciullesco, per prenderla in giro, -Sono il Sergente Kaira Stirling-, riprese poi la donna, -Servizio Controllo Rischi Elanus. Anoleis ti avrebbe espulso immediatamente per quello che hai combinato qui. Io no.
Shepard credette di non aver sentito bene, ma non sapeva come avrebbe continuato il Sergente.
- Lo sai come puniamo chi ammazza i poliziotti sul mio pianeta?
- I suoi uomini sono corrotti, sergente-, disse Tali, - Lei è qui fuori servizio violando la legge per intascarsi delle mazzette.
- Non volevo combattere-, disse Shepard con sincerità e costernazione, -Hanno sparato loro per primi. Se mi avessero dato la possibilità, io…
- Beh, io non ho bisogno di una pistola per farti a pezzi-, commentò Stirling, e con un gesto fulmineo colpì Shepard con un attacco biotico, scaraventandola più in là.
Prima di cadere a terra, Shepard sentì Wrex urlare e scaraventarsi contro gli avversari.
Si rialzò in fretta. Stirling era vicino a lei, probabilmente pareva averla presa sul serio in antipatia. Shepard evitò il colpo biotico e si riparò nell’ufficio di Qui’in, dove venne raggiunta dalla bionda. Era l’ora di farla finita. Si accucciò dietro la scrivania, caricò per bene il fucile d’assalto, si sporse e sparò. Una raffica pressoché infinita di proiettili invase il Sergente Stirling che cadde a terra in una pozza di sangue. Shepard la guardò con espressione quasi rattristata, poi corse fuori in aiuto dei compagni.
Tali aveva piazzato due droni che stavano dando del filo da torcere ai soldati, facendo così concentrare Tali e Wrex su altri obiettivi. Non vista, Shepard si riparò dietro il muretto che fingeva da staccionata per il balcone sulla parte laterale e prese il suo fucile di precisione. Strizzò un occhio e guardò con l’altro nel mirino, puntando verso la stanza più in basso. Tutto si ingrandì, dando a Shepard l’impressione che i bersagli fossero lì vicini a lei. Mirò alla testa di un soldato e fece per premere il grilletto, ma desistette. Non doveva morire. Anche se Stirling era una persona ripugnante e abietta, le sue parole la avevano colpita. In vita sua mai aveva ucciso dei poliziotti, e mai avrebbe voluto farlo. Così abbassò un po’ la mira e sparò. Il proiettile si conficcò nella gamba del soldato che si afflosciò al suolo. Poi fu il turno di altre due guardie, e poi di altre tre, così Shepard liberò il piano inferiore. Anche se le persone ferite avrebbero raccontato tutto, lei era uno Spettro, al di sopra della legge. Nel frattempo, Wrex e Tali avevano terminato il proprio lavoro.
Scesero le scale e scesero con l’ascensore.
Al piano inferiore li attendeva Parasini.
- Comandante, pare che alla Synthetic Insights stia succedendo qualcosa di strano. Lei non ne sa niente?
- Forse gli scagnozzi di Anoleis stanno devastando la sede della SI.
- Ha proprio una bella faccia tosta! D’accordo, nessun problema. Incontriamoci all’hotel per avere un drink, ma prima che lei vada a parlare con Qui’in. La aspetterò lì.

Senza fiatare, i tre raggiunsero Parasini all’hotel. Si trovava sulla destra.
- Lascia che mi presenti. Agente Parasini, affari interni di Noveria-, disse la donna in magenta.
- Cosa ci fa qui un’agente degli affari interni?
- La commissione esecutiva sospetta che Anoleis sia corrotto. Lavoro sotto copertura da sei mesi. Devi convincere Qui’in a testimoniare davanti alla Commissione: grazie alle sue prove questo pianeta tornerà a prosperare legalmente-, spiegò Parasini, mentre ondulava a destra e a sinistra.
- Visto che lavori per Anoleis, non puoi prendere tu i suoi registri?-, chiese Shepard.
- Mph, Anoleis è corrotto, ma non stupido. Di certo non va a scrivere sul suo computer “questo mese ho rubato tre milioni di crediti”. Per incastrare Anoleis mi basterebbero solo i registri e la testimonianza di Qui’in.
- Mi serve il lasciapassare di Qui’in per completare la mia missione-, spiegò Shepard.
- Se mi aiuterai di darò tutto ciò che mi serve. Uno scambio di favori, insomma.
- Anoleis è davvero corrotto! Forse dovremo aiutarla!-, esclamò Tali.
- Ascolta Shepard, neanche a me piace questa storia-, esordì Parasini, -Voi Spettri ve ne fregate della legge, e questo non è un bene per gli affari.
- D’accordo, parlerò con Qui’in e cercherò di convincerlo.
- Grazie. Sai dove trovarmi: quando sarai sicuro che collaborerà, vieni su a dirmelo.
Parasini se ne andò con la sua camminatura leggiadra ed elegante, che un po’ Shepard invidiava: sebbene fosse una femmina il suo portamento e il suo carattere sembravano più quelli di un maschio. Da piccola non giocava quasi mai a bambole con le sue coetanee, ma preferiva andare fuori a giocare alla guerra coi maschi, perciò era sempre stata malvista dalle altre ragazze. E questo suo comportamento, crescendo sulle navi dell’Alleanza dopo che Anderson l’aveva salvata, si era accentuato, vista la pressoché totale presenza maschile sulle astronavi.
Erano arrivati da Qui’in, che stava osservando il suo bicchiere come al solito.
- Spettro, è sempre un piacere vederla-, disse il Turian con voce quasi gioisa, senza distaccare gli occhi dal bicchiere, -Novità su quella questione di cui abbiamo discusso?
- Ho finito il lavoro, ma mi ha contattato un’agente degli affari interni: vuole che lei testimoni contro Anoleis.
- Vuole dirmi come usare delle prove di mia proprietà? Dare spettacolo in pubblico è l’ultima delle mie intenzioni-, disse il Turian, irritato, sollevando un poco il bicchiere.
- Guardi: questo posto è sotto il giogo di Anoleis da troppo tempo! Non vuole che Port Hanshan riesca a crescere economicamente sotto la guida di una persona onesta come lei? Se teme i suoi capi, sappi che la Commissione esecutiva sta indagando su Anoleis, e a pagarne le conseguenze sarà lui. Tu, invece, Lorik Qui’in, sarai un eroe: colui che ha salvato Port Hanshan da un governatore corrotto.
- D’accordo, d’accordo. Mettetemi in contatto con quell’agente, farò come chiesto. Ed ecco la tua ricompensa. 

Shepard e i suoi corsero da Parasini.
- Ehi, Spettro, hai ripensato alla mia offerta?-, chiese lei.
- Ho convinto Qui’in a testimoniare.
- Oh, finalmente posso tirare un sospiro di sollievo. Consegnami le prove, ci penserò io. Mph, non pensavo che tu mi avresti aiutata, sei uno Spettro dopotutto, ma forse alcuni di voi non sono poi così male.
- Non mi sembri particolarmente felice di aver incastrato Anoleis.
- No, sono entusiasta, è solo che mi pare di essere alla fine di una dura giornata di lavoro. Mentre ti occupavi di Qui’in ho ottenuto il lasciapassare per il garage. Fai attenzione, e guarda di curarti il braccio. Pare una brutta ferita. Ora ho un arresto da fare. Come vorrei cambiarmi e mettermi qualcosa di più comodo. Odio le gonne.
Shepard attese che Parasini ritornasse con Anoleis in catene per godersi lo spettacolo, che ovviamente non mancò.
- Questo è un oltraggio! Farò in modo che non metta più piede in questo settore!-, gridava Anoleis.
-  Sì, sì, ora si muova-, disse Parasini, trascinandolo via.
- Ehi, Shepard, esigo che questa sporca traditrice sia messa agli arresti.
- Hai il diritto di rimanere in silenzio e le consiglio caldamente di esercitarlo-, lo ammonì Parasini, - Ci vediamo in giro per la galassia, comandante. Ti devo una birra.Shepard ancora non sapeva che si sarebbero incontrate di nuovo, e che Parasini le avrebbe offerto veramente una birra.
 
Grazie al lasciapassare riuscirono ad entrare nell’hangar, ma ancora non sapevano che li avrebbe accolti qualcosa di inaspettato.
Per prima cosa udirono il suono simile a un continuo gru gru, poi notarono un geth cacciatore che li osservava dal soffitto e altri suoi compari che stavano irrompendo da dentro alcuni container.
- Ecco cosa c’era nei container della Matriarca-, commentò Wrex.
E nessuno se ne è accorto? Shepard decise di non pensarci ulteriormente, non era il luogo né il momento adatto. Si nascose dietro il mako e prese di mira il geth cacciatore, e poi i nemici sul suo lato, mentre Tali e Wrex si occupavano dei geth sul lato opposto. Tali era discreta ad usare le pistole, ma soprattutto era brava a sabotare i geth, abilità che le avrebbe fatto comodo in quelle circostanze.
Una volta terminata la pulizia, salirono sul mako. Shepard non era mai stata capace di guidarlo bene, perciò sperò che il percorso non fosse troppo impervio.
Speranza che si rivelò vana: la via da percorrere era un vero e proprio mega sentiero di montagna, a un lato del quale c’era un grande strapiombo. Oltretutto imperversava veramente una bufera che impediva una vista chiara della strada. Doveva procedere lentamente: se Shepard perdeva il controllo del mako su percorsi tranquilli e piani, allora in una strada come quella rischiava seriamente la vita.
Procedette lentamente come previsto, ma nonostante tutto, al primo dislivello il mako sobbalzò per aria e atterrò con violenza. Tali emise un gridolino, mentre Wrex pareva spaventato per la prima volta.
- Tranquilli, ho guidato spesso questi veicoli, ho una certa esperienza-, mentì Shepard.
Tentò di procedere in linea retta, ma non ci riuscì e si accorse di stare pericolosamente procedendo verso sinistra. Riuscì miracolosamente a ristabilizzare il mako poco prima di rischiare di cadere di sotto.
- Sei sicura di saperlo guidare, vero, Shepard?-, chiese Tali.
- Oh, sì. è che c’è tanta neve.
Doveva riuscirci, o non sarebbero mai giunti a destinazione. Shperad strinse il volante e si concentrò più che poté sulla guida. Finché non giunsero i geth.
Avevano installato vicino a un ponte due torrette che lanciavano piccoli missili, mentre i soldati geth presidiavano la struttura. Uno dei missili in questione colpì in pieno il mako che ebbe uno scossone, accompagnato dall’urlo terrorizzato di tali, che iniziò a pregare i suoi dei.
Bene, adesso basta azionare il cannone pesante e mirare alla torretta. Non deve essere difficile. Aspetta, quale era il comando per azionare il cannone?
Due missili li colpirono.
Shepard premette un tasto verde, e un piccolo cannone del mako iniziò a sparare veloci raffiche in tutte le direzione, facendo indietreggiare il veicolo.
No, non così!
Shepard afferrò la levetta che fungeva da volante del cannone e inizio a centrarla per colpire i soldati geth che si stavano pericolosamente avvicinando.
- Visto ragazzi?
- Che ne dici di colpire le torrette invece dei soldati geth che sono meno pericolosi?-, chiese Wrex, con calma innaturale. Forse aveva capito tutto.
- Giusto.
- Per prima cosa, premi il pulsante. Non quello, quello marrone, più in su, a destra… sì, quello.Shepard premette.
- Adesso gira la leva per guidare il cannone e premi la levetta piccola accanto al volante per sparare.Shepard obbedì. Il cannone del mako sparò un colpo che mandò a pezzi la torretta di sinistra.
- Bene,. Adesso l’altra-, disse Wrex, e fu il turno di quella di destra.
Uccidere il resto dei geth fu un gioco da ragazzi. Il problema arrivò dopo: una volta attraversato il ponte trovarono ad aspettarli una sorta di ragno robotizzato, un camminatore geth.
Shepard lo colpì qualche volta col cannone pesante per distruggere i suoi scudi, poi lo investì con una raffica di proiettili, ma non riuscì ad evitare uno dei potenti colpi del camminatore, che inflisse gravi danni al mako. Per fortuna avevano con loro un kit di emergenza che permise di aggiustare il mako in un tempo relativamente breve, durante il quale patirono di gran lunga il freddo polare che lì regnava.
Altro ponte, altri geth. Il cammino continuò così finché non trovarono davanti a loro la famose Vetta 15.
 
 
La Regina dei Rachni. Così fiera, così maestosa.
Lei era una Matriarca, potente biotica Asari, degna di rispetto e venerazione. Tutti la onoravano e le prestavano ascolto. Ma cosa la aveva spinta ad abbandonare onore e venerazione, a seguire Saren? Perché lo aveva fatto? Se non lo avesse seguito, adesso sarebbe stata su Thessia, circondata da persone che la stimavano, degna dell’amore di sua figlia. E invece si trovava lì, su Noveria, un pianeta freddo e inospitale, come il suo cuore, come quello di Saren. Perché lo aveva seguito? All’inizio per controllarlo. Alla fine, per amore.
Le avevano proposto di lasciare perdere. Lui le aveva chiesto se aveva intenzione di andarsene.
Non ti lascerò mai, se mi prometterai di non svanire, aveva pensato. Certo, non glielo aveva detto. 
Quella nave la aveva portata lontana, lontana dai suoi innumerevoli ricordi, dalle persone a cui non importava se lei fosse morta o meno, luce stellare, era stata in cerca di quella famosa luce stellare, quella luce stellare che Liara le aveva chiesto di portarle. E lei glielo aveva promesso, anche se sapeva che non esisteva. Eppure la aveva trovata. Avrebbe solo voluto stringerla tra le sue braccia, dirle che aveva sbagliato, che in fondo la amava. Voleva stringere lei e… Saren. Perché l’amore le faceva così male? Saren aveva elettrificato la sua vita, le aveva dato quel non so che di nuovo. Per la prima volta, aveva avuto uno scopo. E quello scopo era stato compiacere Saren, il migliore spettro del consiglio. Avevano fatto grandi cose insieme, avevano varcato i confini della vita e della morte, del Paradiso e dell’inferno, insieme, perché loro erano anime che bruciavano solo per sentirsi vive.
Non ti lascerò mai se mi prometterai di non sparire.
Ecco, lo aveva ripensato.
Da quando era su quella nave si era convinta della causa dei Razziatori. Dovevano tornare, ne era sicura. Per il bene della galassia. Eppure, c’era qualcosa in quella nave, qualcosa di malvagio. Quando aveva scoperto il segreto di Saren, aveva tentato di convincerlo a desistere, e c’era quasi riuscita, ma quella nave era stata più forte.
Già, quella nave.
Quella nave l’aveva portata lontana non solo dai suoi ricordi, ma anche da se stessa, adesso era solo un’ombra rispetto a quello che era stata una volta.
E Saren? Avrebbe mai potuto amare un’ombra? Oppure era anche lui stesso un’ombra?
I Razziatori avrebbero distrutto tutto e creato un nuovo mondo, ogni cosa ha un inizio e una fine, la singola vita, una bella storia, e anche l’esistenza delle specie. Prima o poi arriva la fine per tutti, e i Razziatori erano solo gli esecutori di un terribile destino che attende tutti. E lei ne era una fiera servitrice: non serve a nulla combattere contro il proprio destino, contro una fine ovvia e scontata, se era giunta la fine era il momento di avere il coraggio di scontarla, combattere i Razziatori era inutile e insensato.
Pensò a Liara. Lei non sarebbe stata d’accordo. Ma per fortuna non sapeva niente dei suoi piani, non ancora, forse. Le voleva bene e la amava come una madre ama la propria figlia, ma quello era il loro destino. Anche se le Asari avevano una vita molto lunga, lei lo sapeva: noi siamo nati per morire.
Benezia si sedette. Doveva adempire al suo lavoro, ma avrebbe atteso ancora un po’. Aveva tutto il tempo che desiderava: non temeva certo Shepard e la sua ridicola campagna contro i Razziatori. Era solo una donna ingenua, infantile. Eppure ne ammirava il coraggio, forse perché quel coraggio non lo aveva mai avuto, né lo aveva in quel momento, ma represse questi pensieri. A volte le sembrava che la sua mente pensasse una cosa, ma qualcosa glielo impedisse.
Doveva terminare il lavoro, eppure qualcosa le suggeriva che non l’avrebbe mai fatto. Forse era per Shepard? Temeva sul serio di morire per mano di un umano? Davvero lei, la potente e rispettata Matriarca Benezia, temeva Shepard, un umano senza alcune abilità biotiche, quasi uno sconosciuto prima di allora, una ragazza nemmeno troppo matura, con i suoi strani ideali e il suo coraggio che sfiorava il ridicolo? Lei era la Matriarca Benezia, non poteva averne paura. Eppure ne aveva, perché in quell’umana semi-sconosciuta c’era qualcosa, qualcosa che Benezia non aveva mai avuto, o perlomeno non aveva in quel momento, qualcosa che le invidiava. La speranza. Speranza di poter salvare la galassia, speranza per un futuro migliore, quella speranza le permetteva di combattere contro nemici più grandi e forti di lei, come Saren. E forse le avrebbe permesso di vincerli. Ma Benezia l’aveva abbandonata ere prima, la speranza, quando il padre di Liara se n’era andato, quando aveva saputo dei razziatori, quando tutto le era sembrato perso. Eppure, nemmeno Shepard aveva avuto un trascorso semplice: rimasta orfana dopo l’attacco a Mindoir, era stata cresciuta senza un padre e una madre sulle navi da guerra, e aveva affrontato da sola un nemico molto grande, uscendone vittoriosa. Al contrario, di lei, Benezia, che era sempre uscita perdente.
Sì, forse Shepard aveva qualcosa che lei, la Matriarca Benezia aveva sempre desiderato avere. Speranza, forza d’animo, coraggio. Amore.
- Perdonami, Liara…-, sussurò la Matriarca Benezia, prima di ritornare ad osservare la Regina Rachni. 

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Capitolo 8
*** Noveria, parte terza ***


Note: Poiché questa parte di Noveria è un poco noiosa da descrivere per me e da leggere per voi, ho deciso di tagliare alcuni pezzi. Quindi dove troverete il simbolo ‘*’, significa che è stato tagliato qualcosa. Mi dispiace, ma descrivere tutto il percorso della Vetta 15 mi pareva un po’ fuori luogo. Il dialogo con Benezia è stato leggermente modificato. Il finale non è dei migliori. Anzi, è pessimo.
 
 
 
 
 
Capitolo 3: Noveria, parte 3
 
 
 
 
 
La pace durò poco. Appena entrati, dopo un breve corridoio, sulla sinistra c’era un’immensa stanza zeppa di casse, e ad accoglierli trovarono un numero considerevole di geth, un drone, un krogan e addirittura un simpatico juggernaut che non vedeva l’ora di scagliare uno dei suoi missili contro i nuovi arrivati. Wrex, eccitato all’idea di battersi contro il suo compatriota, ingaggiò battaglia contro di lui lasciando a Tali e Shepard l’arduo compito di sconfiggere il resto dei padroni di casa.
Shepard si nascose dietro una grande cassa prendendo di mira il juggernaut che Tali era appena riuscita a sabotare, mentre la Quarian, nascosta dietro una colonna, si occupava dei nemici meno pericolosi.
La piccola guerra contro il juggernaut si rivelò essere più ardua del previsto. Shepard si riparò dietro una colonna solida, ma il missile che il geth lanciò contro di essa la fece tremare, facendo sbilanciare il comandante. Shepard premette il grilletto del suo fucile d’assalto, scagliando una raffica di proiettili contro il suo nemico. Intanto, Wrex aveva fatto ritorno trionfante e stava uccidendo, se così si può dire, una serie di fastidiosi geth che gli stavano bloccando la strada. Intanto, Shepard, era sempre più in difficoltà.
Beh, a mali estremi, estremi rimedi.
Shepard estrasse dalla sua cintura una piccola granata e la lanciò contro il juggernaut. Quando la bomba in miniatura cozzò contro il ferro di quell’essere esplose insieme al geth. Shepard si dette un’occhiata in giro: mancavano ancora pochi nemici. Con velocità eliminò gli ultimi geth rimasti.
- AVVISO UTENTE: TUTTE LE STRUTTURE DELLA VETTA 15 SONO GRAVEMENTE DANNEGGIATE. MATERIALI CONTAMINANTI PRESENTI NELL’INTERA STRUTTURA. INTERFACCIA UTENTE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE FUORI USO-, annunciò una voce meccanica.
- Dobbiamo riattivare i reattori-, esclamò Tali.Speriamo non sia difficile trovarli, pensò Shepard.
Salirono al primo piano e scoprirono che in un corridoio c’erano due torrette puntate nel verso opposto al loro: evidentemente, i lavoratori erano controllati. A sinistra c’era l’ascensore, che Shepard e i suoi non esitarono a prendere.
Attesero in silenzio di arrivare al piano superiore. Chissà cosa avrebbero trovato. Chissà cosa stava nascondendo Benezia! E loro erano veramente pronti ad affrontarla? Era una potente biotica, e in effetti nessuno di loro aveva simili poteri, escluso Wrex, che però non si poteva certo definire un biotico. D’un tratto Shepard sentì una stretta allo stomaco. Paura? In effetti, sì. aveva una discreta paura di morire all’interno della misteriosa Vetta 15. Molti pensavano che un Comandante o un soldato d’alto rango non provasse paura, che in quelle situazioni tenesse un cuore saldo, ma in verità non era così, anche una persona come Shepard aveva paura di morire, come tutti gli esseri umani. Però, una come lei avrebbe affrontato le proprie paure per il bene dell’universo.
L’ascensore si aprì rivelando un piccolo corridoio. Shepard già immaginava che oltre quello li avrebbero accolti altri geth. Guardò il paesaggio innevato fuori dalle finestre. Era bellissimo.
Come previsto, una volta aperta la porta del corridoio, trovarono ad accoglierli un soldato geth che venne ucciso facilmente. Non fecero che qualche passo, che notarono che c’erano altri geth nascosti, tuttavia la loro posizione sopraelevata li aiutò nello sconfiggerli.
Non fecero in tempo a riporre le armi che udirono qualcosa. Un suono metallico, e poi delle voci stridule.
- Animali, una folata di vento?- , chiese Tali, con una nota di paura nella voce.Fu Shepard a notarlo per primo: in una stanza al piano superiore dalle pareti di vetro c’era una sorta d’incrocio tra un ragno e un aragosta che li stava guardando minaccioso.
Quell’essere uscì dalla porta e Shepard notò che era in compagnia. Iniziarono a sparare raffiche di proiettili contro quelle creature che non si rivelarono molto resistenti, ma capaci di espellere dalla bocca una strana sostanza verde, sicuramente tossica.
- E questi cosa sono?-, chiese Shepard.
- Rachni-, rispose Wrex.
- Rachni? Non si erano estinti?
- Evidentemente no. Oppure la Binary Helix sta combinando qualcosa-, rispose Wrex.
- Avanziamo-, disse Shepard.
Oltre la stanza in cui si trovavano c’era un corridoio simile al primo che conduceva ad un altro ascensore.
Il ritorno dei Rachni. Era una cosa alla quale il Consiglio non avrebbe mai creduto, era poco ma sicuro. Aveva un qualcosa di favoloso. Dopo la lunga guerra contro questa specie, che aveva portato all’elevamento dei Krogan, i Rachni erano scomparsi. Come era possibile che alcuni esemplari fossero lì? E cosa aveva in mente, Saren? Voleva usare quelle creature per i suoi scopi, era certo, ma i Rachni erano creature senzienti, potevano benissimo non collaborare.
Arrivarono ad una sorta di sala di comando infestata da rachni. Vicino a loro c’era un generatore che Shepard si accinse ad attivare.
- Errore critico all’avvio. Interfaccia utente e intelligenza virtuale fuori uso. Richiesta attivazione manuale.-, avvisò una voce meccanica.
Shepard sospirò e si diresse più avanti, verso il nucleo.
Il sistema per attivare l’interfaccia utente e l’intelligenza artificiale era una sorta di enigma.
- Pare il problema della torre di Hanoi, solo che i tre paletti sono tutti pieni-, rifletté a voce alta.Shepard scoprì che doveva semplicemente spostare i nuclei della torre di sinistra in una qualunque delle torri di destra, applicando le regole per il problema della torre di Hanoi, il che si rivelò non essere particolarmente difficile per una mente allenata.
L’ologramma di una donna apparve dietro di lei.
- A quanto pare sta cercando di riattivare questa struttura. Posso esserle d’aiuto?-, osservò l’IV.
- Sei l’intelligenza virtuale che controlla questo posto?
- Questo sistema è stato programmato per rispondere al nome di Mira. Posso chiederle come si chiama?Una risposta coerente, pensò Shepard, ironicamente. Ma forse era un ulteriore sistema di sicurezza. Doveva essere cauta.
- Comandante Shepard, Specialista Tattica e Ricognizione della Cittadella-, rispose Shepard, mal celando il suo orgoglio per essere diventata uno Spettro.
- Attendere prego… autorità del Consiglio confermata. Le è stato fornito un accesso riservato per tutti i sistemi. Le faccio notare che le richieste riguardanti segreti corporativi necessitano di un accesso esclusivo. Solo i funzionari della Binary Helix godono di tale privilegio. Questo sistema è pronto ad elaborare le richieste. Può accedere al mio database attraverso qualsiasi interfaccia olografica della Vetta 15.
- Desidero trovare Benezia.
- La signora Benezia si è recata ai laboratori ausiliari della stazione Rift utilizzando il sistema di trasporto passeggeri. Avviso utente: il sistema di trasporto è attualmente fuori uso. Reattore principale disattivato. Riavvio manuale richiesto. Guasto critico. Cavi disconnessi, sistema di trasporto passeggeri fuori uso.
- Grazie-, tagliò corto Shepard, allontanandosi. Dovevano fare in fretta.Salirono sull’ascensore che li avrebbe condotti al tetto, che scoprirono essere pieno di geth. Mentre i compagni le coprivano le spalle, Shepard collegò i cavi. A carneficina terminata, scesero nel reattore e lo attivarono, poi furono in grado di salire sul sistema di trasporto, facendosi strada tra altri Rachni.*
 
Usciti dal sistema di trasporto, trovarono solo un’unica via da percorrere, e giunsero nei laboratori, dove finalmente videro un volto umano, quello di un soldato che impugnava un'arma rivolta contro di loro.
- Non sparare!-, gridò Shepard.
- Mi scusi, non potevamo sapere chi o cosa ci fosse sulla vettura-, spiegò lo scienziato, alzando una mano in segno di scusa.
- Meno male non hanno aperto il fuoco.
- Anche se imbottiti di stimolanti, i miei uomini ricordano la regola di ingaggio: due gambe bene, quattro gambe male. senta, lei è un umano e questa è una ragione sufficiente per non spararle, ma vorrei sapere perchè è venuto qui.
- Mi chiamo Shepard e sono uno Spettro.
- Ah, le sorprese non finiscono mai in questi giorni-, commentò l'uomo con una nota di sarcasmo nella voce, -La scorsa settimana gli alieni hanno devastato i laboratori di massima sicurezza: solo Han Olar è riuscito a fuggire, ma non si è ancora ripreso dal trauma. Poi quei bastardi hanno attaccato la mia posizione di comando facendo strage dei miei uomini.
- Siete stati colti di sorpresa e avevate dei civili da difendere. ha fatto un ottimo lavoro, non deveessere così duro con se stesso. Io posso capirla.
- Ah, sì? Diamine, a me non sembra proprio. Hanno inviato un'Asari a risolvere questo casino, si è diretta ai laboratori di massima sicurezza giusto ieri e da allora non abbiamo più sue notizie.
- Farò il possibile per aiutare lei e i suoi uomini-, promise Shepard.
- Io non posso far altro che mantenere la posizione e proteggere i civili. Vicino alle vetture c'è un ascensore d'emergenza-, disse l'uomo, porgendole una tessera, -Con questa tessera potrà attivarlo. la condurrà direttamente ai laboratori di massima sicurezza. se le serve assistenza medica, si rivolga al dottor Coen, è nell'infermeria al piano di sotto-
Shepard annuì.
- Che genere di ricerche vengono fatte in questo posto?
- Non lo so e non mi interessa. Finchè la gente non crepa, non è un mio problema.
- Bene, vedo cosa posso fare.
- Sì. io ho sentito che...
Il soldato si voltò di scatto. Tutti udirono il suono stridulo dei Rachni.
- Accidenti. Difendere il perimetro!-, ordinò l'uomo ai suoi sottoposti.
Due Rachni uscirono da una sorta di teca e li attaccarono. Non fu difficle difendersi da loro, per Shepard e i suoi compagni.
- Comincio a odiare questi esseri più dei Salarian o dei Turian-, osservò Wrex.
- Grazie dell'aiuto. Fanno assalti dalla galleria a intervalli di qualche ora, ma ora che abbiamo sigillato l'ascendore va molto meglio.
Shepard salì sull'ascensore che portava nella sala dove erano riuniti tutti i sopravvissuti. Come era logico pensare, erano tutti spaventati e inquietati, solo un'Asari che stava immobile appoggiata ad un muro sembrava tranquilla. A Shepard non piaceva per nulla, ad ogni modo decise di non interagire con lei: non aveva annastanza tempo. Così si diresse senza indugio nell'infermeria, dove venne a sapere dal dottore che qualcosa aveva infettato gli uomini del capitano Ventralis, l'uomo col quale Shepard aveva parlato poco prima. Dopo varie insistenze, Shepard scoprì che si trattava di un'arma biologica proveniente da forme aliene trovate alla frontiera.
"Volevano qualcosa che potesse uccidere la creatura", aveva detto. Frase che era suonata criptica a Shepard. La tossina era stata resa efficace anche contro altre specie: essa non poteva però essere trasmessa da un individuo all'altro. Era possibile creare un antidoto, ma l'occorrente era nei laboratori di quarantena, ma essi erano stati infettati dalla tossina e Ventralis non voleva che qualcuno entrasse là dentro. "Ma la tossina non riesce a sopravvivere a lungo fuori dal suo ambiente: dopo si trasforma in una semplice catena proteica", aveva detto. Così Shepard aveva deciso di aiutarlo.
Concincere Ventralis non fu semplice, ma alla fine ci riuscì, a patto che venissero rinchiusi dentro il laboratorio e analizzati approfonditamente una volta usciti e se le guardie avessero riscontrato qualche problema sarebbero dovuti rimanere là dentro.
Shepard si avviò senza esitazione ai laboratori.*
- Speriamo in bene. Ho un po' paura-, ammise Tali.
- Non ti preoccupare. Il dottor Coen pareva convinto di ciò che diceva-, la tranquillizzò Shepard prima di entrare nei laboratori. Trovò subito le indicazioni per l'antidoto e si accinse a prepararlo con l'aiuto di Tali. Quando lo ebbero terminato, la porta si aprì e comparve l'Asari che avevano visto poco prima, quella che pareva irrealmente tranquilla.
- La tua missione finisce qui, Shepard-, disse l'Asari.
Subito, lei, alcuni geth e un commando Asari a lei fedele attaccarono Shepard. Si riparò dove poteva e impugnò il fucile d'assalto, quando provò dolore al braccio. La ferita iniziava a dolerle: il medi gel aveva solo alleviato il dolore. Era proprio il momento sbagliato.
- Qualcosa non va, Shepard?-, chiese Tali, accanto a lei.
- No, va tutto bene. Tu combatti. Acc..
Tali la guardò preoccupata, poi iniziò a sparare.
L'asari comparve davanti a loro e scagliò via Tali con un attacco biotico. Shepard premette il grilletto e colpì l'asari alla testa. Cadde per terra. Tali pareva tramortita.
Shepard corse verso di lei cercando di ignorare il dolore al braccio. Estrasse la pistola, era un'arma più leggera e si pose davanti alla Quarian. Dopo varie sparatorie, il commando asari venne decimato.
- Tali, come stai?-, chiese Shepard.
- Oh, temo che odierò tutti i biotici d'ora in poi. Non ho mai battuto la testa così forte-, scherzò Tali, massaggiandosi.
- Andiamo. Non c'è tempo da perdere-, brontolò Wrex.
Cohen fu entusiasta.
- L'asari nella sala mensa ha cercato di ucciderci.
- Alestia? Non ci posso credere! Non so molto di lei, è arrivata qui circa un mese fa. è stata inviata da un'azionista.
-Saren-, disse Tali.
- Esatto.
Ecco, il compito di Alestia era semplicemente quello di ucciderli. Per ringraziamento, Cohen dette loro una tessera con la quale accedere ai laboratori di massima sicurezza.*
Davanti alla porta, Shepard sospirò, poi la aprì.
 
Benezia si voltò in direzione della porta. Era tardi. Doveva sbrigarsi: non voleva deludere Saren. Chissà se lui la stava solo utilizzando, per poi andarsene e lasciarla lì al momento opportuno. "Io non ti lascerò, se solo mi prometterai di non andartene".
La porta si aprì e sulla soglia comparve uno strano terzetto. Sulla sinistra c'era un Krogan dalla testa rossa, pareva molto minaccioso. A destra c'era una giovane Quarian che incuteva tutto se non terrore. In mezzo, il comandante Shepard. Se l'era immaginata diversa. Non sembrava così forte e risoluta, a primo acchito.
- Diventare madre è un grande privilegio. Creare, modellare una vita, infondere una sensazione di potere-, esordì, poi guardò la Regina Rachni.
- Puoi donare tanto la felicità, quanto il dolore-, continuò, -I suoi figli dovevano essere nostri. Li avevamo cresciuti per inseguire e sterminare i nemici di Saren-
La matriarca Benezia si avvicinò a Shepard. Lei per cosa lottava? Per la salvezza del mondo? Non si rendeva conto che era un'utopia? Cosa le dava la forza per combattere, quando tutto sembrava perso? Perché non si univa a loro? era un tale spreco... Benezia provava rancore nei confronti di Shepard, eppure ammirazione. Per quella forza che lei, Benezia, non aveva.
- Non avrò nessuna pietà, non importa chi coinvolgerà questo scontro-, continuò di nuovo, tentando di sembrare ferma e decisa. Ma in realtà esitava: stava pensando a Liara. Non sarebbe stata capace di farele del male. Neppure per Saren.
- Hai mai affrontato un'unita di commando Asari? Pochi umani sono sopravvissuti per raccontarlo.
- Perché stai facendo tutto ciò? Tu sei una matriarca Asari. Molti dicono che eri saggia-, disse Shepard.
- Non è affar tuo, comandante. Anche io combatto per qualcosa.
- Per cosa?
Benezia guardò la rivale con astio.
- La galassia così come la conosciamo non esisterà più fra poco. I Razziatori sono molto potenti. Nessuno potrà sconfiggerli, l'unico modo per sopravvivere è allearsi con loro.
- Ah, è così? Hai paura, allora.
- No, so solo vedere le cose così come sono, senza illusioni né vane speranze-, disse Benezia.
Poi, si accucciò e caricò un attacco biotico. Da alcune porte dietro di lei uscirono alcune Asari.
Benezia lanciò l'attacco contro Shepard, che venne scaraventata violentemente constro la parete. Il Krogan si pose davanti a lei e iniziò a sparare, mentre la Quarian si era nascosta nell'intenzione di montare una torretta.
Benezia colpì il Krogan, che cadde a terra. La quarian allora, con un urlo, le sparò addosso una raffica di proiettili. Perché lo faceva? Non sarebbe stato più saggio fuggire? Perché combattevano, anche quando tutto pareva finito?
Nel frattempo, Shepard si era alzata e Benezia l’aveva persa di vista. Il krogan stava combattendo contro tre Asari, mentre la Quarian tentava di mantenere impegnata Benezia. Ad un certo puntò sentì alcuni proiettili penetrarle nella schiena: la quarian aveva creato un diversivo per aiutare Shepard, e lei c'era pure cascata.
Con un attacco biotico, si spostò metri più in là. La schiena le doleva. Era una potente asari, ma non era invulnerabile. Il suo commando imperversava, tenendo occupato il nemico. Benezia caricò un attacco con cura e lo scagliò contro il krogan, che era il più resistente dei tre. Il bersaglio venne scagliato per aria e fluttuò per un po' prima di essere colpito da un altro attacco, poi cadde per terra, tramortito. Rimanevano solo Shepard e la quarian. Benezia sorrise: metà del lavoro era stato compiuto. Avrebbe dovuto uccidere il krogan, ma a quello avrebbero pensato le sue Asari: lei voleva occuparsi solo di Shepard, avrebbe portato la sua testa a Saren.
In quel momento ebbe una visione: una piccola Liara vestita di rosa la stava guardando coi suoi occhioni grandi. Era sempre stata più forte di lei, più dolce, sì, ma più forte.
Mamma, mamma, Shepard è buono. I prothean sono stati uccisi dai Razziatori. I Razziatori sono cattivi, la Sovereign è cattiva!
Benezia guardò la bambina, che le tendeva una mano.
Mamma, salva Shepard.
Benezia si fermò.
- Non è finita qui-, disse Benezia con un fil di voce, -Saren non può essere fermato, lui illumina la mia mente. Tutto mi è chiaro, ora.
- I Rachni non hanno voluto collaborare. Perchè dovrei farlo io?-, chiese Shepard.
- Io non lo tradirò-, disse Benezia, decisa. Posò i pugni su una mensola sotto la teca della Regina Rachni e si abbassò un poco col busto, stringendo i pugni.
- Tu non...-, disse Benezia, mentre molte emozioni si impossessavano di lei. Terrore? Preoccupazione?
-Tu...-, Benezia si voltò e guardò Shepard negli occhi, -Ascoltami, sento ancora la voce di... di quell'essere nella mia mente. Posso resistere alla sua influenza, ma non per molto: l'indottrinamento è molto potente.
- Indottrinamento?
- è quella nave. Lei dice cosa devo fare e io... io lo devo fare. Non posso resistere.
- Quindi potresti attaccarci ancora?
-Sì, anche se non sarebbe mia intenzione, Shepard. Quella nave può trasformare le persone che gli stanno intorno e obbligarle a obbedirle. La Sovereign è la chiave di tutto, è l'ammiraglia di Saren, una nave immensa dalla potenza straordinaria.
Brava mamma, brava mamma! Sei la mamma migliore del mondo!
- La Sovereign non è una nave qualunque. Da dove è saltata fuori?
- Non saprei dirlo: di certo non la hanno costruita i geth. Nessuna specie conosciuta possiede una tecnologia così avanzata. Più resti a bordo, più le idee di quella strana voce ti sembrano giuste. All'inizio è un'influenza molto sottile, tanto che pensavo di resistere facilmente, invece sono diventata uno strumento, una schiava disposta a tutto. Saren mi ha inviata qui per scoprire le coordinate del portale galattico Mu, scomparso da migliaia di anni.
Brava mamma!
Liara stava applaudendo, e la stava guardando con un bel sorriso. Quanto l mancava quel sorriso.
No! Lei stava tradendo Saren! Lei stava... quelle informazioni avrebbero potuto causare la sua morte e lei non se lo sarebbe mai perdonato. Mai! Gli aveva promesso che non lo avrebbe mai abbandonato, mai tradito, eppure... Eppure si chiese quale fosse la cosa giusta: aiutare Shepard a salvare l'universo, oppure non rivelare nulla? Se avesse scelto quest'ultima opzione, l'universo sarebbe giunto alla fine. Ma Saren, Saren... lei lo amava. Sì, lei amava Saren.
Mamma, mamma continua. Mamma, Saren è cattivo!
- Come si fa a perdere di vista un portale galattico? Sono enormi-, disse Shepard con l'ovvietà di un bambino.
- Circa quattro milioni di anni fa esplose una supernova nei pressi del portale-, spiegò Benezia,- L'onda d'urto lo scaraventò fuori dal sistema, ma senza danneggiarlo. è impossibile stabilire la direzione e la velocità dello spostamento, con il passare dei millenni, la nebulosa formata dalla supernova ha avvolto il portale. Trovare un oggetto fermo nello spazio interstellare non è facile: specialmente in una zona altamente radioattiva e coperta da pulviscolo incandescente.
- Le ha scoperte qualcuno di Noveria?-, chiese Shepard. Ancora le pareva una bambina.
- Circa duemila anni fa, i Rachni vivevano in quella zona della galassia. Furono loro a trovare il portale. I Rachni possono trasmettere i propri ricordi alle generazioni successive, nello specifico, le regine ereditano la conoscenza delle loro madri. Ho ottenuto le coordinate del portale dalla mente della regina. Ma io... io le ho estorte.
- Puoi ancora riparare ai tuoi errori-, disse Shepard, con sincerità,-Dammi le coordinate.
Sì mamma, le coordinate!
- Non avevo il controllo della mia mente, ma avrei dovuto resistere con maggior tenacia. Ho inserito le coordinate in questo DMO, prendilo.
Shepard prese ciò che Benezia le porgeva con un sorriso.
- Non ci basta sapere le coordinate. Sai dove vuole andare Saren?
- Saren non me lo ha confidato, questo lo dovete scoprire da voi, e alla svelta. Gli ho trasmesso le coordinate prima che arrivaste qui.
Lo aveva tradito. lo aveva messo in difficoltà. Perchè? era la scelta giusta? La voce della Sovereign si impossessò della sua mente, rimbombando come un'eco, stordendo Benezia.
-Do-dovete fermarmi! Non ci riesco! Sento sussurrare nella mia mente! Dovete... dovete...
Lanciò contro il comandante un altro attacco, mentre la voce si impossessava della sua mente, ma Shepard riuscì miracolosamente ad evitarlo e a nascondersi. Liara scomparve. Purtroppo il fervore della battaglia impedì a Benezia di tenere sott'occhio Shepard, e la perse di vista. Si spostò un poco per riuscire a guardarla, quando sentì un dolore allucinante alla testa, e sangue caldo cadde sul suo volto, deturpandolo. La vista le si offuscò.
Shepard la aveva colpita con un fucile di precisione, mentre la quarian e la torretta avevano sconfitto il commando.
Benezia aveva fallito: lo sentiva nel sangue che le scorreva sulla fronte, fino agli occhi e dentro la bocca.
Aveva fallito.
Aveva abbandonato Saren.
Shepard aveva vinto, e lo aveva fatto perchè lei la aveva sottovalutata. Aveva pensato di vincere sin dall'inizio, non aveva messo in conto la possibilità di una disfatta. Stava morendo per la sua superbia.
Vide Shepard avvicinarsi, e come una visione, vide anche Liara accanto a lei. Era piccola e indossava un delizioso vestito blu. Stava correndo incontro a Benezia a braccia aperte, e un proiettile la stava seguendo, diretto verso Benezia.
- Mamma, mamma!-, gridava la piccola mentre correva a braccia spalancate.
Poi, a circa un metro da lei, la bambina si fermò.
- Mamma, cosa hai fatto? Shepard vuole sconfiggere i Razziatori. Shepard è buona. Tu sei cattiva. I Razziatori hanno ucciso i Prothean. Tu sei cattiva, cattiva, cattiva!-
- Liara...-, balbettò Benezia.
Poi un proiettile le si conficcò nel cuore, Benezia cadde a terra e Liara scomparve.
- Io non posso farcela. Devi...-, una lacrima calda scese dall'occhio sinistro di Benezia, - Devi fermarlo, Shepard.
Il Comandante la guardò con sguardo compassionevole, quasi comprendesse cosa stava provando.
- Tieni duro, abbiamo del medi-gel, forse possiamo fare qualcosa.
Le pareva proprio una bambina, proprio come la sua Liara.
- No, quella voce è ancora nella mia mente. Non avrò mai più il potere della mia mente.
Stava per morire, lo sentiva.
- Shepard, non ho fatto tutto questo solo per la voce della mia mente, c'è qualcos'altro.
- Tu lo amavi.
- Chi?
- Saren. Tu lo ami. Lo ho capito, prima. Mi dispiace, Benezia.
- Anche a me. Shepard, per favore, dì a Liara che le voglio bene. Dille che... che glien ho sempre voluto.
- Certo. Lascerò a Liara un buon ricordo di te.
- Grazie.
Mamma, mamma!
La piccola Liara le stava ancora sorridendo.
 
Benezia cadde a terra, morta.
Shepard guardò l’asari con sguardo triste. Era una persona buona, ma era stata indottrinata e si era innamorata della persona sbagliata. Shepard pensò con tristezza che molte donne e anche molte aliene a quanto pareva, annullavano loro stesse per il proprio uomo, e lei questo lo trovava triste. Nessuno doveva cambiare nessun altro.  
Shepard si avvicinò alla teca che conteneva quell’immenso esemplare e la sfiorò con la mano.
Udì un rumore dietro di lei ma non ci fece caso. Pensava fosse Tali che stava curando Wrex con il medi-gel.
Poi, ad un tratto, la regina rachni si mosse. Shepard indietreggiò dallo spavento e andò a cozzare contro qualcosa di morbido. Si voltò.
Davanti a lei c’era una Benezia rediviva, o meglio, il cadavere camminante della povera asari.
Istintivamente, Shepard impugnò il suo fucile d’assalto. Cazzo, quanto mi fa male quel braccio. Non posso sostenere molti altri scontri. Devo utilizzare la pistola. No, non c’è tempo.
L’asari si pose davanti alla teca, davanti alle fauci spalancate della regina rachni.
- Questo involucro sarà la nostra voce-, disse il cadavere di Benezia con tonodolce e soave, che echeggiava per tutta la sala. Shepard rimase a bocca aperta nell’udire quelle parole sussurrate, quasi cantate, dette così armoniosamente.
Il cadavere tremò.
- Noi… non possiamo cantare in questi spazi angusti-, spiegò il cadavere,-La vostra musica è monotona-Shepard vide Tali fissarle, poi scuotere la testa e continuare il lavoro.
- Musiche? Cosa stai dicendo? Io non capisco.
- Avete uno strano modo di comunicare, molto piatto, senza tonalità suggestive, quando noi parliamo, tutto inizia a vibrare. Noi siamo la madre-, spiegò il cadavere.Shepard si avvicinò.
- Cantiamo per i nostri caduti.Shepard osservò la teca.
-Per i figli che pensate di aver messo a tacere. Noi siamo i rachni.
- Come fai a parlare attraverso di lei?-, chiese Shepard, come se la cosa fosse rilevante.
- Noi incantiamo emanando i nostri pensieri, tocchiamo le corde e gli altri capiscono, lei è troppo debole per opporsi. Possiede delle tonalità che noi non conosciamo. Ma è prossima alla fine: la sua musica è amara e affascinante al tempo stesso. I figli che abbiamo generato ci sono stati estratti prima che imparassero a cantare. Ora sono condannati al silenzio. Ponete fine alla loro sofferenza! Non possono essere salvati in quello stato.
- I tuoi figli stanno ammazzando la gente!
- Gli esseri con gli aghi-, disse la regina rachni con tono astioso, - hanno rubato le nostre uova, volevano trasformare i nostri figli in macchine da guerra, in artigli incapaci di cantare. I nostri anziani sono in armonia con il silenzio, ma i figli vengono divorati dalla paura se nessuno canta per loro. la paura ha corrotto le loro menti.
- È vero. Anche una bambina rinchiusa in uno stanzino per vent’anni diventerebbe pazza-, commentò Tali.
- Se sei sicura che non possano essere salvati, d’accordo.
- È doloroso, ma necessario. Fate ciò che dovete. Prima che possiate mettere a tacere i nostri figli, dovrete confrontarvi con noi.
Evviva. Non vedo l’ora, pensò sarcasticamente Shepard.
- Cosa canterete?-, proseguì la regina rachni, -ci lascerete andare? La nostra musica dovrà svanire un’altra volta?
- Ricorda cosa hanno fatto quegli esseri alla galassia, Shepard. Dobbiamo eliminarla, lei e tutti i suoi stramaledetti figli!-, esclamò Wrex.
- Lei non ci ha fatto niente. Non sembra cattiva-, disse Tali.
- I vostri compagni hanno sentito la verità. Avete la possibilità di liberarci o di restituirci al silenzio della memoria.
- Se ti lascio vivere, attaccherai di nuovo le altre specie?
- No, noi non sappiamo cosa sia successo durante la guerra. Abbiamo solo sentito delle dissonanze. Dei canti dalle tonalità molto cupe. Cercheremo un posto sicuro dove insegnare l’armonia ai nostri figli. Se capiranno, forse, un giorno, potremmo tornare.
Shepard sospirò. Doveva compiere la scelta giusta.
- Non voglio eliminare un’intera specie: a tutti va offerta una seconda possibilità. sei libera.
- Ci darete l’opportunità di comporre di nuovo! Ce ne ricorderemo: canteremo ai nostri figli del vostro perdono. 
Liberata la regina rachni, uscirono in un corridoio e trovarono un uomo seduto che chiese il loro aiuto per risolvere la situazione, perché lui aveva lasciato andare i rachni, visto che glielo avevano ordinato: la Binary Helix voleva creare un esercito di rachni grazie ad un uovo ritrovato in un’antica nave, che però si era rivelato essere quello di una regina rachni. Loro avrebbero dovuto solamente accendere il dispositivo neutronico, che avrebbe ucciso tutti i rachni nella stanza dietro, ma l’uomo venne brutalmente ucciso da uno di quegli esseri prima di poter lasciare a Shepard il codice. Così i tre dovettero affrontare un altro paio di nemici prima di prendere il codice e attivare l’arma.
Finalmente riuscirono a uscire dalla Vetta 15 e a ritornare sulla Normandy.
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 4. Feros, parte prima ***


Capitolo 4: Feros, parte prima
 
 
 
 
Our hopes and expectations 
Black holes and revelations 
Our hopes and expectations 
Black holes and revelations 

(Starlight, Muse)
 
 
 
Sovereign, dopo la sconfitta di Benezia
 
 
Saren dette un pugno al tavolo con violenza. I bicchieri di cristalli tintinnarono. Uno cadde, frantumandosi. Il liquore rosso sangue scese dal tavolo fino al pavimento.
Benezia era stata sconfitta. Come aveva potuto farsi fottere da Shepard’ non era una matriarca asari? Ah, non si sarebbe mai dovuto fidare! L’aveva inviata in una missione troppo importante. Sarebbe dovuto andarci lui stesso.
Benezia.
C’era un altro motivo per cui era arrabbiato. Un motivo che non riguardava i Razziatori o la galassia: la dipartita di Benezia aveva lasciato nel suo cuore corrotto dal male un buco nero. Un grande buco nero che Saren non riusciva a colmare, né riusciva a comprendere perché si fosse formato.
Certo, Benezia era una formidabile alleata. O meglio, lo era stata, nonostante fosse stata sconfitta. Senza di lei, si ritrovava con un sostegno in meno, ed era evidentemente più debole. La potenza biotica dell’asari gli era sempre stata di grande aiuto. Ma avrebbe potuto fare da solo.
Perché quel buco nero?
Saren guardò oltre il vetro dell’astronave.
Quella nave l’aveva portato lontano. Lontano da tutto, dal suo paese natale, dai suoi simili, dal passato, da chi lo odiava e da chi non importava se lui viveva o meno. La sua vita era su quella nave, e da nessuna parte. Lì si sentiva potente. Lì si sentiva protetto.
Le stelle brillavano di luce stellare. Saren sapeva che gli umani credevano di poterla raccogliere, ma la verità era che essa non esisteva. I Turian erano sempre stati poco poetici, erano un popolo pragmatico. Eppure, ogni tanto, lui guardava le stelle e si chiedeva se quella luce stellare esisteva. Se quella luce avrebbe potuto colmare quel buco nero, se avrebbe potuto rispondere alle sue domande. Alle voci nella sua testa. Si chiedeva se quella luce lo avrebbe potuto rendere libero.
Ma la verità era che quando Benezia era stata con lui, vicina, lui si era sentito libero. Con lei e con nessun altro. La verità era che si era accorto che il suo cuore batteva incessantemente per lei. E avrebbe tanto voluto dirglielo, ma quelle voci erano sempre così insistenti… quelle voci gli dicevano che la sua missione era più importante dell’asari, più importanti dell’amore. Ma ecco, ora che si rendeva conto, quel buco nero stava diventando una voragine, perché lui avrebbe tanto voluto stringerla tra le sue braccia e abbandonare tutto. Sapeva che non avrebbe potuto farlo, perché la Sovereign era molto più potente di lui, ma avrebbe tanto desiderato farlo. Solo stringerla tra le sue braccia. Solo quello. Lei aveva elettrificato la sua vita, più della sua carriera, più delle armi, più del suo odio per gli umani. Sì, la aveva elettrificata, perché loro due erano anime che sarebbero morte per sentirsi vive. Chissà se Benezia si era sentita viva, in punto di morte. Quelle voci, l’influenza della Sovereign, li avevano portati a una morte dei sentimenti e della loro volontà, ma magari prima di moire Benezia si era riappropriata, anche per un piccolo istante, di tutte le sue facoltà cognitive e si era resa conto di amarlo. Chissà. Lui sperava fosse così. Certo, era ironico, che l’Asari si fosse sentita viva solo in punto di morte, ma lui lo sperava, perché se non era così, allora Benezia non aveva mai vissuto da quando lo aveva incontrato. E pensarlo gli faceva male.
Sospirò.
Avrei solo voluto stringerti tra le mie braccia.
 
 
 
Normandy, al termine della missione su Noveria.
 
 
La strana compagnia era seduta in cerchio nella sala debriefing. Presto avrebbero dovuto avere un colloquio con il Consiglio, per fare rapporto sulla situazione. Shepard si guardò attorno: le pareva di essere nella leggenda di re Artù e la tavola rotonda, ove tutti i cavalieri erano disposti in cerchio perché avevano, o comunque avrebbero dovuto avere, tutti pari dignità e facoltà di scelta. Una disposizione egualitaria, insomma. Anche loro erano disposti a quel modo.
- Cosa facciamo ora, comandante? Ci dirigiamo verso il portale mu? Oppure conviene cercare la dottoressa T’soni?-, chiese Ashley.
- Oppure recarci su Feros. È una colonia umana, dovremmo difenderla-, disse Kaidan.Shepard tacque.
- E la liberazione della regina rachni non piacerà al consiglio-, intervenne Garrus,- E a dire il vero nemmeno a me. Hai mai pensato che avesse potuto mentire? Che le parole proferite da quell’enorme insetto fossero solo menzogne?
- Ma noi non siamo nessuno per decretare la fine di un’intera specie!-, esclamò Tali con veemenza, - E poi in ogni guerra il torto è in ambo le parti, Garrus. La Regina rachni sembrava davvero benintenzionata.
- Sembrava. Ad ogni modo io la avrei uccisa-, borbottò Wrex, - Adesso ci conviene non prendere più decisioni mossi dalla compassione, bensì dalla praticità.
- Io voto per rintracciare la dottoressa-, disse Tali.
- Meglio andare a vedere cosa c’è oltre il portale-, propose Ashley.
- Senza sapere quale è la diretta destinazione di Saren? Ah, sarebbe una perdita di tempo!
- E se la dottoressa T’soni si rivelasse d’indole simile alla madre?
- Anche tu hai sentito cosa ha detto Benezia, Wrex.
- Non sono solito credere alle parole di una vecchia asari pazza in punto di morte.
- E Feros? Come ha detto Kaidan, è una colonia umana! Dobbiamo difenderla!
- Calmati, Ashley. È del bene dell’universo che parliamo.
- Ah, sì? voi Turian siete tutti uguali! Comandante, intervieni anche tu!
- Ora basta-, disse fermo Kaidan che fino a quel momento aveva taciuto,- il comandante ha già troppi problemi senza che voi vi mettiate a litigare come dei bambini. È del bene dell’universo che si parla. Tocca a Shepard decidere, e sarebbe giusto concederle almeno qualche minuto di silenzio.
- Grazie, Kaidan-, sussurrò Sheprad, con una mano sulla fronte.
Feros o Liara T’soni? Un altro componente del gruppo non avrebbe fatto altro che bene, ma d’altronde Feros era una colonia umana, e lei, prima di essere uno Spettro, era un marine dell’Alleanza.
- Ebbene-, esordì,-Andremo a Feros.
Nessuno ebbe il tempo di ribattere perché arrivò una segnalazione da parte del consiglio. Shepard la accettò. Davanti a lei apparvero gli ologrammi dei consiglieri.
- Questo rapporto è accurato, Comandante?-, chiese la consigliera asari con voce irritata, -Ha trovato dei Rachni su Noveria?
- E poi ha liberato la regina!-, esclamò il Turian, a metà tra lo stupito e l’adirato,- Si rende conto di quello che ha fatto? Quante generazioni passeranno prima che distruggano la galassia?
- Il Comandante ha fatto ciò che riteneva giusto-, s’intromise Kaidan.
- Non è permesso ai sottoposti di parlare. Shepard, insegni al suo equipaggio quali sono i momenti opportuni per tacere.
- Questa regina è diversa-, spiegò Shepard, -Ha compreso perché la sua specie è stata quasi annientata.
- Spero che lei abbia ragione, Shepard-, disse il consigliere Turian, -O i figli dei nostri figli pagheranno il prezzo del suo errore.
- Aspetteremo il suo prossimo rapporto, Comandante-, disse l’asari, interrompendo le comunicazioni. 

- Mi dispiace, Comandante-, disse Kaidan una volta che tutti se ne furono andati.
- Non ti preoccupare. Capisco che sono stati irritanti. Piuttosto, grazie per prima. Con tutta quella confusione non riuscivo a pensare. Spero solo di aver compiuto la scelta giusta.
- Sono sicuro che la hai fatta. Lasciamo la dottoressa T’soni ai suoi studi ancora per un po’.  Io mi fido di te, Comandante- 
- Grazie, Kaidan. Per me è importante.
- Cosa? Il parere del tuo equipaggio?
Shepard esitò.
- Sì-, mentì. In realtà avrebbe voluto rispondere diversamente.
- Sei un buon Comandante, Shepard.La ragazza sorrise.
- E tu un buon amico.

Shepard si avvicinò all’ascensore per rifocillarsi nel suo appartamento, quando qualcuno la fermò.
- Garrus vuole parlarti-, disse Tali.
- Grazie. Vado subito da lui.
- Sì, prima però volevo dirti una cosa. È stato un onore combattere al tuo fianco.
- Anche per me, Tali. Sei davvero brava. Ti hanno insegnato tutto quello sulla flotta?
- In parte sì, ma ho appreso molto anche durante il mio pellegrinaggio. Tuttavia, non ho ancora trovato nulla di utile. Sai, da me viene preteso più dei normali Quarian: mio padre è un generale. Un pezzo grosso, insomma. Io sono sempre cresciuta nella sua ombra, tutti pensano o vogliono che io diventi come lui, ma non sono come lui.
- Tu sei meglio di ciò che credi-, la consolò Shepard posandole una mano sulla spalla, - Te la sei cavata bene in battaglia.
- Grazie, Shepard.
 
Trovò Garrus vicino al motore. Stava guardando di fronte a sé con sguardo perso.
- Qualcosa non va, Garrus?
- No, no-, scosse la testa il Turian, -Mi chiedevo soltanto: perché lo hai fatto? Perché hai salvato quella regina rachni?
- Perché lei era diversa, Garrus, ha promesso che avrebbe saldato il suo debito. Io ho avuto pietà di lei.
- Pietà?
- Voi Turian non la provate?
- No, cioè, può darsi. Sì, la proviamo, Shepard. Ma io non comprendo. Come puoi provare pietà per un individuo appartenente ad una razza che ha tentato di ucciderci tutti?
- Ogni individuo è un soggetto a sé stante. Quella regina è nata dopo la guerra, che colpa ha lei di ciò che è avvenuto? Non la ha nemmeno combattuta in prima persona. È nata da un uovo in laboratorio, invisa, lontana da tutti, senza colpa. La guerra è stata fatta dai suoi antenati, non da lei.
- Quindi tu dici che potrebbe essere buona nonostante tutto?
- Sì, Garrus. Anche tu sei un Turian diverso da quelli che ho conosciuto.
- Davvero?-, Garrus rise.
- Sì. Hai qualcosa di diverso. Hai un innato senso della giustizia, e so che nonostante tu provi a fare il duro, c’è qualcosa dentro di te, hai un animo gentile, Garrus. In genere, i Turian non lo hanno. Ma tu sei Garrus.
- Ho capito. Forse hai ragione, quella sorta di mega ragno gigante può essere diverso. Chissà, magari ci aiuterà veramente un giorno, quando ne avremo più bisogno. 
 

Shepard si svegliò di soprassalto. Avevano appena attraversato il portale galattico. Joker non esitò ad annunciarlo. Shepard si vestì in fretta e raggiunse la cabina di comando. Davanti a loro si stanziava già Feros.
- Fra poco potremo atterrare-, la avvertì Joker.Shepard annuì.
- Garrus, Kaidan, venite con me.
- Comandante, se permetti, voglio venire anche io-, disse Ashley,-Questa è una nostra colonia. Si fideranno più di noi se vedranno tre umani.
- Non tutti sono come te, Williams-, scherzò Kaidan.
- Ad ogni modo, forse Ashley potrebbe avere ragione. Vieni tu al posto di Garrus, e tieni pronto il tuo fucile di precisione. 
 

- Cosa pensi che troveremo, comandante?-, chiese Ashley poco prima di atterrare.
- Non lo so, ma di certo niente di buono. Ho pensato ai motivi per i quali a Saren potrebbe interessare Zhu’s Hope, la colonia su Feros, ma non sono arrivata a niente. Forse c’entra qualcosa la Exogeni.
- Che abbia risvegliato altre creature antiche?-, ipotizzò il tenente Alenko.
- No, non credo-, disse Ashley, scuotendo la testa.
- Vedremo.
Appena scesi, in fondo al lungo corridoio che portava all’uscita dello spazioporto, vera un tale di nome David Al Talaqani ad attenderli.
- Abbiamo visto la tua nave. Phai Dan vuole parlarti immediatamente-, disse, stranamente tranquillo. Anzi, troppo calmo. Decisamente troppo calmo. In fondo, orde di geth li stavano attaccando, non doveva essere almeno un poco preoccupato, o quantomeno turbato?
- Chi?-, chiese Shepard.
- È il nostro capo. Ha bisogno del tuo aiuto per difenderti dai geth-, spiegò il tale con calma socratica, -presto ci attaccheranno di nuovo. Ti prego, Sali le scale oltre il mercantile.
Shepard non fece in tempo a pensare che quell’uomo pareva un pessimo attore alle prese con una scena particolarmente difficile, che alcuni geth sbucarono dal nulla e li attaccarono.
Shepard trovò riparo. Nonostante le cure della dottoressa Chackwas, a volte il suo braccio dava cilecca. E ovviamente, non accadeva mai quando non aveva nulla da fare. Fece una smorfia di dolore cercando di non dare nell’occhio, ma fallì. Sentì uno sparo e poi un’esplosione dietro di lei.
Un geth era stato quasi sul punto di attaccarla alle spalle.
- Comandante, tutto bene?-, chiese Kaidan, riponendo la pistola.
Le si avvicinò.
- Sì, tenente Alenko. Tutto bene.
- Hai un braccio ferito?
- Oh, io… no, assolutamente no.
Kaidan sorrise.
- Ti copro io finché non ti passa il dolore. Vedo come tieni il fucile, non riesci a sostenere il peso. Dovresti utilizzare le pistole.
Shepard voleva rispondergli a tono, ma tacque. Seguì il consiglio, sebbene le pistole non fossero la sua arma preferita.
Cercarono di farsi strada attraverso il corridoio pieno di geth, i quali contavano truppe d’assalto e anche qualche cecchino che diede del filo da torcere a Kaidan e Shepard, schierati davanti ad Ashley, che eliminava i bersagli col fucile di precisione. Shepard non avrebbe mai pensato che fosse così brava. Ad ogni modo, avevano trovato un ritmo: mentre Kaidan faceva volare i nemici per aria grazie ai suoi poteri biotici, il comandante ne approfittava per ucciderli con pochi colpi di pistola ma ben mirati. Ben presto i fastidiosi cecchini geth vennero eliminati da Ashley, che dovette cambiare arma: erano infatti arrivati alle scale.
- Sembra tutto tranquillo-, disse Ashley,-Ehi, ma dove è finito quel tizio?
- Non importa. Merda, ho finito il medigel-, disse Kaidan.
- A cosa ti serve il medigel?-, gli chiese Shepard.
- Per la tua ferita, Comandante. Non vorrei che…
- Cosa c’è, tenente Alenko, ti stai innamorando del comandante?-, scherzò Ashley.
La sua forse ingenua battuta fece calare su di loro un silenzio imbarazzante. Shepard vide Kaidan arrossire.
- Oh, no, io… io… beh, non vorrei che le prestazioni del comandante si riducano, ecco.
- Tranquillo, tenente. Non sarà uno sgraffio a fermarmi-, lo tranquillizzò Shepard.
- Comunque, prima di andare volevo dirti una cosa, comandante.
- Cosa?
- Ti ricordi l’altro giorno, quando hai detto che sono un buon amico?
Shepard annuì.
- Beh, io… io speravo che tu lo dicessi, ecco. Ho sempre avuto speranze, aspettative da parte tua. Quello che voglio dire è che speravo di essere qualcosa di più di un sottoposto per te. Un amico, sì. erano queste le mie speranze, le mie aspettative. Le tue parole sono state una rivelazione.
- Grazie Kaidan, vale anche per me. Ora non perdiamo ulteriore tempo.Arrivati davanti alle scale, udirono un rumore sinistro e metallico.
- Geth cacciatori-, sibilò Ashley,-Facciamo attenzione.Shepard strinse la pistola. Vide Kaidan porsi davanti a lei. Sapeva che non doveva farlo, il suo posto era dietro. Il suo comportamento la irritava. Lei era il comandante, non una fanciulla indifesa! Avrebbe dovuto dirglielo, una volta usciti da lì.
Shepard si guardò attorno con circospezione, trattenendo il fiato.
Ad un tratto udì un grido.
Si voltò di scatto. Un geth aveva assalito Ashley balzandole addosso, e la ragazza non riusciva a scrollarselo di dosso. Shepard mirò a quella che doveva sembrare la testa del geth, riuscendo a tramortirlo. Il sintetico mollò la presa e cadde per terra. Ashley, infuriata, lo martoriò con una raffica di proiettili.
Intanto Kaidan aveva rintracciato l’altro geth, che Shepard riuscì a freddare senza troppo impegno.
- Dietro di me-, disse.
- Agli ordini-, rispose laconico il tenente.
Salirono le scale. Pareva tutto deserto. Sulla destra trovarono un’uscita, e dopo una donna che puntava loro contro l’arma. Probabilmente temeva un attacco geth. Erano arrivati alla colonia.
- Senza tutti questi maledetti alieni o sintetici che siano, le nostre colonie avrebbero prosperato senza problemi. E invece, guarda qui, comandante-, disse Williams.
- Tutto ciò è colpa di Saren e dei geth, Ashley. Di loro soltanto, non dimenticartelo.
Trovare quel Fai Dan in mezzo a quell’ammasso informe di edifici non fu semplice. I coloni erano troppo terrorizzati per fornire al gruppo, e gli scienziati che si occupavano delle risorse erano troppo indaffarati. Alla fine, dopo aver girovagato in tondo per tutta la colonia, trovarono il famigerato Fai Dan. Shepard notò che il radar non riusciva più a trovare il segnale, mostrando a video la solita parola “disturbato”. Chissà cosa stava facendo interferenza. Non sembravano esserci cacciatori geth in giro.
- Comandante! Finalmente hanno mandato qualcuno ad aiutarci!-, esclamò il tale di nome Fai Dan, che aveva un tono più turbato rispetto all’uomo incontrato al momento dell’attracco.
- Siete un po’ in ritardo, eh-, disse una donna al suo fianco, con arroganza.
- Portate rispetto-, disse Shepard. Avrebbe voluto dire che non erano tenuti ad aiutarli, quindi la donna e i coloni avrebbero dovuto quantomeno ringraziarli, ma tacque.
- Arcilia!-, la rimproverò Fai Dan, -Scusa Comandante, questi continui attacchi ci hanno…
- Attenzione!-, gridò Arcilia, indicando col fucile un punto dietro di lei.
- Ci sono dei geth nella torre-, disse il soldato.
Ecco cosa aveva disturbato il segnale. Shepard avrebbe dovuto pensarci. Trovò immediatamente riparo e fece iniziare le danze macabre. I geth si nascondevano nei corridoio perpendicolari a quello centrale della torre. Era difficile attaccarli, da quella postazione, ma uscire allo scoperto era rischioso. I geth, inoltre, avevano eretto degli scudi che li proteggevano ulteriormente. Ashley e Shepard iniziarono a far fuoco a oltranza, riuscendo a distruggere le protezioni, poi Kaidan, veloce, si nascose accanto alla porta e caricò un attacco biotico che sorprese un paio di geth. Gli altri si misero al riparo, spaventati, e dettero l’occasione al comandante e all’artigliere capo di uscire allo scoperto e di avvicinarsi alla torre, posizionandosi in un luogo più consono. Da lì Shepard poteva mirare benissimo ai geth nascosti nei corridoio posti nella parte sinistra della torre, mentre quelli a destra erano a un tiro di schioppo da Ashley. Ergere ulteriori scudi non servì a nulla ai sintetici, che caddero vittima di Shepard e dei suoi.
Entrarono. I corridoi erano liberi, ma al primo piano volavano degli spari. Quindi, Shepard, Kaidan e Ashley salirono, sorprendendo due geth intenzionati a massacrare un uomo. Ma furono massacrati loro.
Ne trovarono altri in una sorta di atrio.
Fu una vera carneficina, ma i veri ostacoli rilevanti che trovarono furono un cecchino geth veramente ben piazzato e un distruttore geth, che venne ucciso da Shepard con la collaborazione di Ashley.
- Chissà cosa vogliono dai coloni…-, disse Kaidan.
- Forse dai coloni poco o nulla-, rispose Shepard, - Forse la chiave di tutto è la ExoGeni. Che stia combinando qualcosa, proprio come la Binary Helix?
- Non mi stupirei: ormi la scienza non ha più un’etica, e questo è quello che ci sorte fuori. Ad ogni modo, a preoccuparmi di più non sono questi ammassi di ferraglia, bensì i coloni. Avete visto come sono strani?
- Cosa intendi dire, Ashley?
- Beh, se io fossi un civile e la mia colonia venisse attaccata da orde di geth, beh, non rimarrei lì impalata a non fare nulla. o comunque, non avrei quella voce pacata con cui loro ci hanno detto “Presto i geth ci attaccheranno. Trova Fai Dan, io non so dove è”. E anche ilo tizio allo spazioporto… naaah, non mi piace.
- Hai ragione, Ashley. Andiamo, ho la sensazione che prima andremo via da questa colonia, meglio sarà.Si avviarono da Fai Dan e da Arcilia, che erano rimasti sul posto.


- La torre è salva grazie a te, Comandante.
- Sono felice che l’avamposto sia salvo, almeno per ora.
- Apprezzo molto il tuo interessamento e i tuoi sforzi contro i geth.
- Abbiamo allentato la loro avanzata, ma torneranno. Loro tornano sempre-, disse Arcilia.
- Aiutatemi a scoprire cosa stanno cercando i geth-, chiese Shepard.
- Noi non sappiamo cosa stiano cercando-, ammise Fai Dan, - Sono venuti qui e ci hanno attaccato. Non sappiamo altro. La loro base però è al quartier generale della ExoGeni. Forse lì troverai le risposte alle tue domande.
- È la compagnia per la quale lavoravamo. L’autostrada conduce al quartier generale dei geth-, spiegò Arcilia.
- Pare che tu abbia fatto centro, comandante-, commentò Ashley. 


Prima di partire alla volta della ExoGeni, si fermarono ad aiutare i coloni feriti. I geth non avevano provato pietà. Ma d’altronde, loro erano sintetici, non potevano provare sentimenti, o almeno era quello che credeva Shepard.
Stava curando una ragazza che stava perdendo molto sangue dal ventre. Era incinta, prima dell’attacco. Poi aveva dovuto abortire. Il suo volto era un misto di lacrime e sangue. Shepard non sapeva cosa dirle o cosa fare per lei, probabilmente non poteva nulla contro quel dolore. Si alzò e si mise a sedere da una parte, distante da tutti. Avrebbe voluto tanto salvare tutta la colonia, ma sapeva che non ci sarebbe riuscita. Saren e la sua stupida guerra. Cosa voleva ottenere? E perché?
- Forse dovremo andare, comandante. Qui ci sono abbastanza medici, noi non possiamo fare nulla per loro.
- Resteremo ancora un po’ qui, Kaidan.Il tenente le si sedette accanto.
- Non puoi salvarli tutti, Shepard.
- Ma lo vorrei.
- Tutti lo vorremmo.Kaidan guardò negli occhi Shepard.
- Sai, comandante, prima ti ho mentito.Shepard tacque, non sapendo di cosa stesse parlando Kaidan.
- Quando mi hai detto che per te sono un buon amico, hai aperto un buco nero dentro di me. Ci ho riflettuto a lungo, sai’ ho pensato alla nostra missione. Ho pensato…-, Kaidan sussurrò dopo questa frase, -A noi due.
- Noi due? Kaidan, non c’è nessun noi due!
Shepard si pentì di aver pronunciato quella frase.
- Appunto. Ho pensato… io provavo qualcosa per te, Shepard. E lo provo. Ed è amicizia, solo amicizia, ma per un momento ho avuto aspettative più ampie. Ho avuto speranze enormi. Non so perché. sono solo un sottoposto, Shepard, e il protocollo… ma tu hai lasciato un buco nero dentro di me. Oh, cosa sto dicendo?
Shepard lo fissò negli occhi, e sentì il suo cuore battere incessantemente. Come sempre, quando lo guardava, perciò lo evitava.
- Anche io ho pensato a queste cose.
- Davvero? Shepard, il protocollo lo vieta. Tecnicamente, non dovremmo nemmeno essere amici o qualcosa di simile. E sai perché? perché se succedesse qualcosa…
- Io non riesco ad anestetizzare il cuore, Kaidan. Mi dispiace.
- Cosa vorresti dire?
- Che non rinuncerei mai  a nessuno di voi. Siete il mio equipaggio. Io vi voglio salvare.
Sentì la mano di Kaidan sfiorarle il braccio. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Voleva dirgli qualcosa, ma non sapeva cosa.
- Sarà difficile. Ma io sarò al tuo fianco.
- Kaidan, di quali speranze e aspettative dicevi prima?
Il tenente aprì la bocca per rispondere, ma venne interrotto.
- Penso sia l’ora di partire, o quei geth attaccheranno di nuovo. È l’ora di sterminarli!-, esclamò Ashley.
Poi si fermò davanti a loro. osservò la mano di Kaidan posata su quella di Shepard.
- Ho interrotto qualcosa?
- No, Ashley, non hai interrotto nulla-, disse Shepard, alzandosi,- Hai ragione. È l’ora di andare. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 4: Feros, parte seconda ***


Capitolo 4: Feros, parte seconda
 
 
 
 
 
 
Come ovvio, la strada pullulava di geth. E non solo soldati, anche distruttori e cecchini, ma la squadra non incontrò particolare difficoltà. Shepard e gli altri si fecero strada senza troppi problemi.
- Sai che invece ho interrotto qualcosa, prima?-, disse Ashley a Kaidan mentre riponeva il fucile d’assalto.
- Ti sbagli, stavamo solo discutendo su questa faccenda.
- Non prendermi per una stupida, tenente. Ho visto come le guardi il… ehm… come la guardi-, sussurrò Ashley.
- Non importa come la guardo. Non stavamo parlando di nulla. non provo nulla!
- Ah! Ti sei tradito!-, esclamò Ashley.
- Silenzio! C’è qualcuno-, li zittì Shepard.
- È per il protocollo, vero?-, chiese Ashley sottovoce.
- Ho detto silenzio.
Shepard si voltò e lanciò un’occhiata di fuoco ad Ashley che si mise sull’attenti.
Svoltarono a sinistra. Shepard aveva ragione: davanti a loro c’era un uomo in palese stato di shock.
- Ti consiglio di non andare laggiù, disse in tono piatto, scuotendo leggermente la testa.
Perché tutti avevano quel tono?
- E tu cosa ci fai qua? È pericoloso!-, disse Shepard.
- Nulla che mi sia impedito fare-, disse l’uomo con un tono di rabbia nell’ultima parola, - ma neanche quello che dovrei fare. NOOOO!
L’uomo iniziò ad avere una sorta di spasmi e si piegò con la schiena verso il basso, tenendosi la testa con le mani.
- AAH
- Ashley, del medigel!-, gridò Shepard.
- No, non male. molto intenso-, disse l’uomo rimettendosi in piedi.
Stava scherzando? Gli sembrava il momento di mettere su uno sceneggiato?
- Secondo me è sotto effetto di droga. non si spiegherebbe altrimenti la sua presenza qua-, le sussurrò Kaidan, - e la sua strana… reazione-
- Cosa hai? Vuoi del medigel?-, chiese Shepard, cauta.
- Stavo solo invocando una punizione- disse l’uomo.
Sì, è evidentemente sotto effetto di qualche sostanza stupefacente.
- Mi aiuta a ricordare che sono ancora vivo. Siete qui per i geth, vero? Non siete gli unici interessati a quelle… cose-, disse l’uomo.
- Chi altri starebbe cercando i geth?
- Non li sta cercando-, disse stizzito.
- Guarda a come parli. Hai di fronte uno Spettro-, gli disse Kaidan, duro.
- Sta cercando di distruggerli-, continuò allora senza arroganza né stizza, - Sono una spina nel fianco per il… AAAAH!
L’uomo ebbe il medesimo spasmo di poco prima. Forse non era droga.
- C’è qualcosa di strano, qui. Di maledettamente inquietante, Shepard. Sono tutti così… voglio dire si comportano tutti in modo maledettamente strano-, disse Ashley mentre l’uomo si riprendeva.
- Convengo. Prestiamo attenzione d’ora in poi.
- Lui vuole…. AAAH!
- Stai tranquillo! Calmati, dirai tutto dopo!-, cercò di tranquillizzarlo Shepard.
Quella situazione stava sfuggendo al loro controllo. L’uomo pareva soffrire sempre di più, e certo non invocava alcuna punizione. La colonia era troppo lontana e il medigel non avrebbe funzionato, ma non potevano lasciarlo lì. Shepard non sapeva cosa fare, e nemmeno i suoi compagni.
A un certo punto l’uomo iniziò a ridere. Era una risata strana. Una risata folle. Una risata invasata.
- Stai indietro, comandante. Non si sa mai. Questo o è pazzo o si fa di qualcosa o è indemoniato-, disse Kaidan.
Shepard non riuscì a non provare stizza. Non sopportava quel comportamento protettivo di Kaidan. Non lo sopportava, eppure in un certo senso le piaceva. Le piaceva che si preoccupasse per lei.
- Posso fare qualcosa per te? sempre che tu voglia essere aiutato-, disse Shepard.
- Aiutarmi? No, nessuno può aiutarmi-, disse l’uomo con voce diversa, con voce preoccupata, quasi spaventata. Forse disperata. E si coprì il volto con le mani.
Poi guardò Shepard.
- Ma preferisco morire combattendo-, disse, traballando, con la voce di poco prima, quella arrogante, quella invasata. Era come se poco prima avesse avuto un momento di lucidità dopo molta follia.
- Combattere cosa?
- Non è… quel tipo… di combattimento. È come correre in mezzo a un cespuglio… pieno di spine… più ti muovi…
Fu lì che Shepard realizzò che qualcosa veramente non andava: l’uomo ansimava tra un paio di parole e l’altro, come se stesse veramente combattendo contro qualcosa che gli voleva impedire di dire quelle parole. Come se fosse stato posseduto da qualcosa.
- Tempo scaduto-, disse l’uomo, - Arriva compagnia. Parla con Fai Dan. Chiedigli del… AAAAH!
Di nuovo lo spasmo. Avveniva ogni volta che voleva pronunciare una certa parola, Shepard ne era ormai certa.
Comparvero dei geth, che i tre riuscirono a sconfiggere grazie ai poteri biotici del tenente.
- No, non lo farò-, disse l’uomo a sé stesso.
Shepard lo guardò.
- Vieni con noi, ti porteremo alla colonia.
- No, è meglio… di… no.
- Ma…
- Starò… qui.
Shepard sospirò e annuì.
Continuarono in silenzio il viaggio, finché non udirono un grido.
- Aiutatemi! Ho bisogno di aiuto!
Una donna era accerchiata dai geth, che non appena videro Shepard e gli altri preferirono avventarsi su di loro piuttosto che sulla sventurata.
Shepard si riparò dietro il muro, Ashley era dall’altra parte. Kaidan sparò pochi colpi di pistola, poi, correndo tra un riparo e l’altro, corse accanto alla donna, accucciata da una parte e la portò in salvo.
- Stai vicina a me-, le disse.
Shepard impugnò il fucile d’assalto e colpì un geth che si era avvicinato troppo al tenente fino a ucciderlo. Ashley era alla preda con un distruttore particolarmente duro a morire. Alla fine toccò a Shepard salvarla, non prima di aver eliminato un geth soldato.
L’area era finalmente pulita: Kaidan si era dato da fare a proteggere la donna.
La aiutò ad alzarsi porgendole una mano.
Shepard sentì una fitta di gelosia.
Stupida.
- Uomini-, disse Ashley.
- Cosa?
- Sempre a fare cose avventate.
- Rispettiamo ancora il codice della cavalleria. Quando c’è una fanciulla in difficoltà…
- Ce ne erano tre di fanciulle in difficoltà!-, sbottò Shepard, -E non dire stronzate, Kaidan. Tu devi obbedire ai miei ordini, e andare lì non era una mia direttiva.
- Mi dispiace, comandante.
- Anche a me-, rispose freddamente Shepard.
Ashley si lasciò sfuggire una risatina, procurandosi un’occhiataccia da ambo le parti.
- Andiamo-, disse Shepard, senza curarsi della donna.
Si addentrarono in quel dedalo di gallerie sotterranee. Shepard era sempre più irritata. Cercava di reprimere quella sensazione, ma non vi riusciva. Kaidan procedeva in silenzio dietro di lei. Era consapevole di averlo trattato in modo ingiusto, che era loro dovere salvare i civili, ma il fatto è che non sapeva cosa le fosse preso. Perciò era arrabbiata. Avrebbe voluto dire qualcosa a Kaidan, ma era troppo orgogliosa per farlo. Quell’episodio le aveva lasciato un buco nero dentro.
 
Finalmente arrivarono alla sorta di garage dove era posto un Mako. Alcuni droni geth erano in esplorazione nella zona, e i tre dovettero eliminarli.
Shepard si mise di nuovo alla guida del Mako. Qualcosa le diceva che le cose non sarebbero andate molto bene.
Non appena la serranda si aprì, videro una nave geth sorvolare il cielo. Alcune di quelle creature si gettarono giù. Si sarebbe prefissata una dura lotta.
- Comandante, rilevo un segnale-, disse Kaidan.
L’ultimo gruppo si è diretto a sud. Ma cosa staranno cercando?
- È molto debole, ma deve esserci qualcuno là dentro-, disse Kaidan.
Combattere col Mako era molto più semplice, essendo dotati di due cannoni ben più potenti delle armi tradizionali, tuttavia la difficoltà di manovra del veicolo influì non poco sull’andamento della battaglia. Imolti geth vennero spazzati via ma altri, quelli più veloci, riuscirono ad affiancarsi al Mako e a provocargli alcuni danni.
- Altri segnali disturbati, comandante, ma non riesco ancora a individuarne l’origine.
- Non è il momento, Kaidan. Siamo contornati da questi camminatori. Ti pare il caso?
Il tenente non rispose, ma afferrò la leva che muoveva il cannone poco prima di Shepard, la mosse leggermente e premette il pulsante per sparare.
- Cosa stai facendo?
- Distruggo quel camminatore a destra che ti è sfuggito. Dovresti essere più attenta, comandante.
Shepard voleva ribattere qualcosa, ma venne anticipata da Ashley.
- Ascoltate, non mi sembra il momento di litigare. Io non voglio morire a causa vostra, dobbiamo lavorare!
- Concordo con te, artigliere capo-, disse Shepard, uccidendo un geth con un colpo di cannone.
Vedete qualcosa? Lizbeth potrebbe essere ancora lì dentro. Sono passati solo pochi giorni. Lizbeth è mia figlia! Attenderò fiduciosa.
Ancora un altro segnale. Avrebbero dovuto salvare quei coloni, una volta usciti da lì.
Entrarono in una specie di tunnel.
Vedo qualcosa! Una specie di veicolo! Non sono geth!
Se vedevano il mako, significava che i coloni erano lì da qualche parte.
- Dovremmo individuare l’origine di questa comunicazione.
- Penso di averla trovata-, disse Ashley, indicando quelle che sembravano un paio di scale che scendevano verso il basso.
Uscirono dal mako e imboccarono le scale.
Ad attenderli c’erano dei soldati improvvisati che stavano puntando loro delle armi contro.
- Non fate un altro passo!-, disse un uomo, spaventato.
- Rilassati, Jong, non sono geth-, disse una donna al suo fianco.
- Stai indietro, Giuliana. Chi sei, cosa vuoi?-, chiese a Shepard.
- Comandante Shepard, sono qui per risolvere il problema dei geth.
- Visto, Jong? Ti preocupi per niente-, disse la donna, evidentemente felice di vedere dei veri soldati.
- E tu ti fidi troppo della gente, Giuliana-, disse Jong.
- Sono solo felice di vedere un volto amico. Pensavo fossimo gli ultimi umani rimasti su questo pianeta.
La donna il cui volto era solcato da rughe pur non essendo in età avanzata, pareva una persona gioviale e affidabile. Shepard notò che le parole di quei due erano diverse da quelle degli altri coloni. O meglio, sia Jong che Giuliana non avevano quel tono asettico e distaccato degli altri, o almeno così pareva a Shepard.
- Phai Dan e alcuni coloni di Zhu’s Hope sono ancora vivi.
- Ci avevi detto che erano tutti morti!-, gridò Giuliana all’uomo.
Perché Jong avrebbe dovuto inventarsi una menzogna del genere? Per proteggere qualcuno, forse? Oppure aveva un piano?
- Ho detto che probabilmente erano tutti morti-, si difese l’uomo.
- Sono vivi, anche se i geth hanno devastato la loro colonia-, spiegò Ashley.
- Non ne dubito. Quei dannati sintetici sono implacabili!-, disse Giuliana.
- Farò il possibile per tenerli alla larga da voi-, promise Shepard, - Ma vorrei alcune informazioni.
- Che genere di informazioni?-, chiese l’uomo.
- Ignoralo. I geth hanno occupato il QG della ExoGeni. Basta proseguire lungo l’autostrada.
- L’edificio è proprietà privata, soldato. Limitatevi ad uccidere i geth-, disse Jong.
- I vostri segreti aziendali non mi interessano.
Shepard si voltò per andarsene.
- Comandante, aspetta!-, la chiamò la donna, - Mia figlia Lisbeth… abbiamo perso le sue tracce. Al momento dell’attacco, stava lavorando al palazzo della ExoGeni.
- Già. Potrebbero esserci diversi posti nei quali potrebbe essersi rifugiata. Non hanno tempo per queste cose-, disse Jong, freddo, - potremo fare una stima precisa delle perdite solo una volta eliminati i geth.
- Troverò vostra figlia, ve lo prometto-, disse invece Shepard. 

Chissà perché quell’uomo era così reticente all’idea che loro cercassero e trovassero Lizbeth. Forse nascondeva qualcosa. Qualcosa per cui aveva mentito a tutti, qualcosa che Lizbeth conosceva.
Anche in quella strada c’era pieno di geth, ma almeno potevano vedere distintamente il palazzo della ExoGeni.
- Sembra che i geth si siano sistemati per bene-, disse Kaidan, una volta giunti ai piedi dell’edificio.
- All’interno la resistenza nemica sarà spaventosa-, disse Ashley.
Decisero una strategia interessante. Per entrare nella struttura, non c’era una porta, bensì una piccola fessura, abbastanza grande per poter sparare col cannone del mako. Alcuni geth erano facilmente colpibili da quel punto, così non scesero dal veicolo e iniziarono a sparare col cannone pesante, riuscendo ad abbattere qualche soldato geth, un paio di droni e addirittura un geth lanciarazzi. Poi i sintetici si fecero più furbi, e non si avvicinarono all’apertura, così i tre furono costretti a scendere dal mako e a procedere a piedi.
Ashley con un gridpo di battaglia eliminò un geth sulla sinistra, mentre Kaidan fece volare un altro lanciarazzi grazie ai poteri biotici.
Come previsto, la battaglia fu dura: i nemici erano molti e tentavano di accerchiarli: impedirglielo era molto difficile. I poteri di Kaidan furono utili in quella situazione.
Shepard abbatté due droni col fucile a pompa.
La zona sembrava libera.
- Bel lavoro-, disse Shepard.
Esplorarono la zona, finché Shepard non notò una sorta di arco. All’interno di esso fluttuava una sostanza blu.
- Le nostre armi non possono abbatterlo, dobbiamo cercare un’altra via-, disse Kaidan.
Shepard si guardò attorno: l’edificio era diroccato, probabilmente fra le macerie si trovava una via per addentrarsi nell’edificio. Ed era così.
Saltarono giù in un  piccolo tunnel formatosi a causa delle macerie.
Entrarono in una stanza- la prima cosa che videro fu un varren morto.
Qualcuno sparò contro i tre il proiettile quasi sfiorò Shepard e per poco non colpì Kaidan, che lo aveva agilmente evitato, in pieno petto.
- Kaidan!-, esclamò Shepard.
- Tutto bene, comandante-, rispose il tenente.
Davanti a loro, una donna che stava tenendo in mano una pistola.
Shepard impugnò la sua e la puntò contro di lei.
La donna ansimò, si avvicinò a loro e abbassò l’arma.
- Dannazione! Scusatemi, pensavo fosse qualche geth o uno di quei maledetti varren-, disse la donna.
- La prossima volta pensa bene prima di sparare. Stavi quasi per ucciderci-, disse Kaidan.
Shepard le si avvicinò.
- Non ti preoccupare, ora sei al sicuro. Cosa ci fai in questo posto?
- Colpa mia. Gli altri sono scappati tutti mentre io sono rimasta indietro per fare una copia dei dati. La nave dei geth è atterrata sul tetto del palazzo facendo saltare la corrente. Ero in trappola. Ho cercato di fuggire, ma l’uscita era bloccata.
- Ti porteremo via da qui, ma prima dobbiamo scoprire cosa vogliono i geth.
- Il problema non sono i geth, ma il loro campo energetico-, spiegò la donna, -vogliono che nessuno acceda ai…
- Sono venuta qui per i geth. Devo assolutamente scoprire cosa stanno cercando.
- Non ne sono sicura, ma credo che siano qui per il Thorian.
Il Thorian? Che cos’era?
- Thorian? Che diavoleria è questa, adesso?-, chiese Ashley.
- È una forma di vita autoctona. La ExoGeni la stava studiando.
- Cosa altro sai dirmi? Dove si trova questo Thorian?-, chiese Shepard.
- Io… io forse potrei, ma… quei geth prima devono essere eliminati-, disse la donna, - dobbiamo uscire da qui oltrepassando quel tipo di energia.
- Sai come potremo disattivarlo?
- No, non esattamente, ma credo che la nave dei geth lo stia alimentando. Ho visto che i geth hanno installato dei condotti energetici un po’ ovunque. Potresti seguire quei cavi, ma ci sono geth ovunque.
- D’accordo, ma voglio sapere di più sul Thorian.
- Credo sia una specie autoctona vegetale. Deve essere molto antico, deve essere vecchio migliaia di anni. Non so altro.
- Torneremo qui una volta disattivato il campo-, disse Shepard.
- Dimenticavo: mi chiamo Lizbeth, sono venuta qui con mia madre.
Shepard sorrise.
- Tua madre è al sicuro-, le disse.
- Non vedo l’ora di riabbracciarla. Prendi la mia tessera IV, potrai aprire qualsiasi porta grazie a quella. 
 
- Stupida macchina! Accedi ai file criptati!-, sentirono dire dalla voce di un Krogan.
- Impossibile soddisfare la richiesta. Contattare il proprio supervisore-, disse una voce meccanica.
- Dannazione! Dimmelo e basta, altrimenti ti spacco quel muso olografico!-, gridò il Krogan.
- Prego contattare il proprio supervisore per avere un’autorizzazione di livello quattro.
- Stupida macchina!
- Se non c’è altro, la prego di farsi da parte. Dietro di lei si sta formando una coda per l’utilizzo dell’interfaccia.
Il krogan si voltò e vide il gruppo. Dopo un’imprecazione, si accinse ad attaccarli.
Ashley si riparò subito dietro a un muro.
Il krogan saprò col fucile a pompa in direzione di Shepard, che sarebbe stata colpita se Kaidan non la avesse spinta via, facendola cadere per terra insieme a lui.
Ashley sparò, colpendo il Krogan alla spalla.
- Grazie-, sussurrò Shepard.
- Salvo sempre le fanciulle in difficoltà-, disse Kaidan, sorridendo.
Si alzarono e iniziarono la battaglia. Kaidan rallentò il Krogan coi poteri biotici, impedendogli di caricare.
Shepard lo colpì con una raffica di proiettili, e Ashley lo finì con un proiettile in testa.
Si avvicinarono all’IV.
- La Exogeni ricorda ai suoi dipendenti che l’utilizzo di armi da fuoco è severamente vietato-, esordì l’IV,- Benvenuta assistente ricercatore Lizbeth Beinan. Cosa posso fare per lei?
- Che tipo di informazioni voleva l’ultimo utente?
- Recupero dati in corso… l’ultimo utente voleva accedere ai dati relativi al soggetto studio numero 37, Thorian.
- Dimmi tutto ciò che hai detto al Krogan.
- Non sono stato in grado di fornire dati significativi all’utente. Oltre al fatto che è stato impossibile accedere ai dati della struttura di ricerca, non sono disponibili nuovi dati sulla specie 37. Tutti i sensori che osservano Zhu’s Hope sono stati disattivati.
- Cosa c’entra Zhu’s Hope col Thorian?
- La specie 37 si trova sotto le fondamenta della struttura Zhu’s Hope.
- Voglio sapere tutto sul Thorian.
- Il Thorian è una forma di vita vegetale che mostra un comportamento del tutto singolare, assimilabile a quello degli esseri senzienti. Può tentare di controllare gli altri esseri viventi, umani inclusi, tramite la diffusione e l’inalazione delle sue spore. I soggetti di Zhu’s Hope hanno fornito risultati interessanti. Prima della disattivazione dei sensori, quasi l’ottantacinque percento dei soggetti era stato contagiato.
- Soggetti?-, balbettò Shepard, -La ExoGeni sapeva del Thorian… la ExoGeni ha trattato i coloni come cavie da laboratorio?
- Tale esperimento era necessario per studiare meglio la specie 37-, spiegò l’IV.
Alcuni brividi pervasero Shepard. Come potevano i dirigenti dell’ExoGeni trattare dei loro simili come animali? Come cavie? Come potevano fare tutto questo? Erano esseri umani, dannazione! Strinse i pugni.
- Ecco spiegato il loro strano comportamento-, disse Ashley, strascicando la voce.
- Dovremmo contattare Joker-, disse Kaidan.
- Giusto. Joker? Mi senti?-, disse Shepardavvicinando alla bocca il trasmettitore.
- Accidenti, quel campo blocca le comunicazioni. IV, cosa ci sai dire sulla nave geth e il campo che sta alimentando?-, disse Shepard.
- Ho informazioni molto limitate sui geth e le loro azioni. Sono riusciti a disattivare tutti i sensori nella struttura. Ho rilevato delle insolite fluttuazioni di energia, ma non riesco a individuarne la fonte.Dovevano trovare la nave geth, e in fretta.

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Capitolo 11
*** Capitolo 4: Feros, parte terza ***


Capitolo 4, Feros, parte terza
 
 
 
 
 
NDA: Lenti, ma procediamo XD Purtroppo, la trascrizione dei discorsi diretti è un lavoro lungo e anche noioso, ammetto. Anche se comunque il ritardo è imperdonabile. Come vedrete, in questo capitolo, i sentimenti di Kaidan saranno un po' meno nascosti. Anche se non lo vuole far notare!
 
 
 
Imboccarono il corridoio a sinistra e salirono le scale. Dal balconcino su cui arrivarono, videro due soldati geth stranamente sdraiati al piano inferiore.
- Lasciate fare alla vecchia Ashley!
Williams impugnò il fucile di precisione con una strana ghigna. Guardò attraverso il mirino e sparò colpendo uno dei due sintetici alla testa. L’altro, colto alla sprovvista, si voltò in direzione dello sparo, ma venne freddato.
- I geth usano questi artigli per ancorare le loro navi agli edifici-, spiegò Ashley indicando delle enormi mani.
- I geth non ci vanno tanto per il sottile… se l’energia proviene dalla nave, come facciamo ad interromperla?-, chiese Kaidan.
- Sarà dura: possiamo cercare dei punti deboli negli artigli, ma i geth sono molto scrupolosi, a sentire Tali-, disse Shepard.
Saltarono giù dal balconcino con un balzo.
Dietro ad un pilastro, c’era una sfera luminosa.
- Cos’è questa sfera?-, chiese Shepard.
- Sembra che i geth abbiano costruito una sorta di chiesa-, osservò Kaidan.
- I geth sono una forma di vita a metà tra l’organico e il sintetico-, affermò Ashley, - è naturale che credano nell’esistenza di entità superiori.
Si addentrarono in un cunicolo dietro di loro.
- Guai in vista-, avvisò Kaidan.
Dalla stanza alla quale si affacciava il cunicolo uscirono due geth. Altri tre erano a guardia di un campo energetico.
Shepard impugnò la pistola ben salda tra le mani e sparò in direzione di quello che doveva essere il muso dei geth. Ne colpì proprio uno al centro, provocando la disconnessione dell’essere. Gli altri due stavano invece resistendo ferocemente agli attacchi di Kaidan e Ashley. Finalmente, dopo non poca fatica, riuscirono ad abbatterli.
Dopo aver vagato molto all’interno della struttura trovarono un’area che pullulava di geth, i quali facevano evidentemente da guardia ad un altro artiglio.
Bene, divertiamoci.
Fucile d’assalto alla mano, Shepard iniziò a sparare raffiche di proiettili che i geth non riuscivano ovviamente a evitare. Grazie al supporto di Kaidan e dell’artigliere Capo Williams, riuscì a eliminare tutti i nemici nella zona, ad eccezione di un cecchino ben piazzato, che per poco non colpì Ashley. A quel punto Shepard lo freddò con un singolo ma potente colpo.
Adesso dovevano solo eliminare quell’artiglio, e fu semplice, vista la mancanza di nemici.
- Non vedo l’ora di uscire da qui-, disse Ashley, - Ho una strana sensazione.
- Anche io-, sussurrò Shepard. 

Shepard osservò il campo energetico svanire poco alla volta. Ce l’avevano fatta.
- Ora possiamo occuparci del Thorian!-, esclamò Ashley, tutta entusiasta.
- Io non ne sarei così felice. Non sappiamo di cosa sia capace quella creatura-, disse Shepard.
- È una pianta, comandante. Andiamo…
- Bene-, le interruppe Kaidan, - sembra aver funzionato a dovere.
Alcuni bip li diustrassero dai loro discorsi.
- Rispondete, squadra di esplorazione!-, disse la voce di Joker dal dispositivo di comunicazione. Qui Normandy!
- Joker, sei tu? Cosa sta succedendo laggiù?
- Comandante, la nave è in assetto difensivo. I coloni sono… sta succedendo qualcosa di strano. Sono diventati un po’… aggressivi.-, spiegò Joker, incredulo.
- Non possono provocare danni rilevanti-, disse Shepard, -stiamo tornando, mantieni la posizione.
- Agli ordini, Comandante! 

Incontrarono Lisbeth poco dopo.
-Ah, eccoti-, disse la donna, sollevata, - Dovremo andarcene da qui: questo posto non mi sembra sicuro.
- Mi servono delle risposte. Secondo me sai molto di più sul Thorian-, disse Shepard.
- Io avevo paura! Volevo fermare gli esperimenti, ma mi hanno minacciata dicendomi che sarei stata la prossima. Quando i geth hanno attaccato, sono rimasta qui per mandare un messaggio all’ufficio coloniale. Volevo dirgli dove trovare il Thorian! Ma la corrente è saltata poco prima che inviassi il messaggio. Io… tutto questo non doveva succedere-, raccontò Lisbeth, costernata.
- Hai fatto il possibile, Lisbeth. Ora però devi dirmi dove posso trovare il Thoprian, e se riuscirò ad eliminarlo, sarà anche merito tuo. Puoi ancora fare qualcosa.
- Il Thorian è sotto Zhu’s Hope, ma l’ingresso è bloccato, dovete trovare un modo per entrare nei sotterranei. Hanno coperto l’ingresso con un mercantile.
- Bene. Ora andiamo.
 
Qualcuno? Qualcuno mi riceve?
Allontanati da quella radio!
Udirono quelle voci quando erano quasi arrivati all’accampamento dove si trovava la madre di Lisbeth.
- Ma cosa succede?-, chiese Ashley.
- Guai-, rispose Kaidan, - Ricordate quello che ci ha riferito Joker? I coloni sono impazziti a causa del Thorian.
- Bisogna mantenere il sangue freddo-, disse Shepard, - E cercare di non uccidere nessuno.
Sono Giuliana, della colonia di Feros, qualcuno ci aiuti!
- È mia madre! Ferma il veicolo!-, gridò Lisbeth, e scese fulmineamente giù dal mako non appena esso venne arrestato.
Scese imprudentemente giù all’accampamento.
Shepard la seguì.
- Non puoi farlo, John-, disse la madre di Lisbeth.
Stava evidentemente litigando con Jong.
- Fatemi pensare!-, disse lui, tappandosi le orecchie.
Lisbeth si affacciò dal nascondiglio che si era procurata.
- Che succede?-, chiese a Shepard.
- La pagherai cara!-, gridò Giuliana.
- Ora basta, portatela via!-, ordinò Jong.
- Levale le mani di dosso, bastardo!-, gridò Lisbeth, correndo incontro alla madre.
L’uomo che la teneva stretta la lasciò e la madre corse incontro alla figlia.
- Dannazione! Uscite allo scoperto! Tutti!-, urlò Jong.
Shepard ubbidì di malavoglia, seguita da Kaidan e Ashley.
- Shepard! Accidenti! Suppongo fosse troppo sperare che i geth ti uccidessero-, disse Jong.
Kaidan impugnò celermente la pistola e la puntò contro l’uomo.
- Prova a dire di nuovo una cosa del genere o a muoverti!-, gridò.
- Kaidan! Abbassa la pistola!-, ordinò Shepard, ma lui rimase immobile.
- Immediatamente-, aggiunse a denti stretti.Con una smorfia di rabbia, Kaidan ubbidì.
- Ho trovato molte informazioni interessanti su di te-, disse Jong, e fece una risatina nervosa, - nel database dell’ExoGeni. So cosa hai fatto durante l’assalto, ma qui il tuo eroismo non è necessario.
- Possiamo parlarne. Non voglio che si faccia male nessuno.
- Non capisci, non è così semplice-, disse Jong, - le comunicazioni sono state ripristinate. La ExoGeni vuole che questo posto sia cancellato.
- Questa è una colonia di esseri umani, Jong-, s’intromise Lisbeth, - non siamo burattini nelle vostre mani.
- Il problema non siete solo voi, su Feros c’è qualcosa di ben più prezioso di un mucchio di coloni.
Shepard si sentì ribollire la rabbia.
- Vuoi mettere le mani sul Thorian!-, esclamò.
- Sul cosa?-, chiese Giuliana.
Lisbeth le spiegò cosa era il Thorian e cosa aveva fatto ai coloni di Zhu’s Hope.
- La pagherai cara, Jong-, disse Giuliana.
- Puoi pensarla come vuoi, tanto nessuno farà caso a qualche colono scompaso.
Così voleva uccidere i coloni, perché non raccontassero a nessuno cosa era successo né gli impedissero di mettere le mani sul Thorian!
- Facciamola finita! Arrenditi!
- Neanche per idea.
- Butta giù quell’arma o preparati ad usarla!-, disse Shepard.
- Allora fatti sotto!
Jong non fece in tempo a premere il grilletto che era già all’altro mondo. Shepard aveva impugnato la pistola e sparato con una velocità incredibile, tanto che tutti, Kaidan e Ashley compresi, rimasero a bocca aperta.
- Come se non avessimo già abbastanza problemi!-, esclamò Giuliana, -Ora li abbiamo anche tra di noi.
- È colpa mia!-, esclamò Lisbeth, -Sapevo cosa stesse succedendo, e allora non ho fatto niente.
- Non è vero, Lisbeth-, disse Shepard, - Tu ci hai detto dove si trova il Thorian, e noi ora lo distruggeremo. Non potevi fare altro. Hai salvato Feros. Forse hai agito un po’ tardi, ma lo hai fatto, a differenza di tutti gli altri.
Lisbeth sorrise.
- Grazie, Shepard.
- Adesso ci occuperemo del Thorian-, disse Shepard.
- I coloni non vi lasceranno avvicinare. Sono sotto il controllo del Thorian-, disse Giuliana.
- Che cos’altro potrei fare?
- Ci deve pur essere un altro modo-, disse Lisbeth.
Giuliana pensò un attimo.
- Potresti usare un agente nervino per mettere i coloni fuori combattimento.
- Ma è pericoloso!-, esclamò Shepard.
- Quello che teniamo in laboratorio non è un’arma vera e propria: avrà sui coloni solo un effetto paralizzante-, spiegò Giuliana.Se non c’era altra via d’uscita avrebbero dovuto necessariamente ricorrere a quel tipo di arma.
 
Quando arrivarono all’uscita dell’autostrada, trovarono ad attenderli un umanoide simile ad un mutante ma senza i tubi blu che percorrevano il suo corpo e con dei lunghi artigli al posto delle dita. Senza esitare, Shepard lo freddò. Quando morì, il suo corpo si decompose in un liquido verdognolo che a Shepard ricordava molto del vomito.
- Che cosa è quello? Non può essere un umano, e nemmeno un umano infetto-, chiese Kaidan, preoccupato.
- Non lo so. Ad ogni modo, non colpite i coloni, neppure se il Thorian ordina loro di spararci addosso. Useremo le granate a gas piuttosto.
Ad attenderli dentro l’hangar, accucciati e in assetto di battaglia come un piccolo, ripugnante esercito, stavano altri mostri simili a quello davanti all’entrata.
Si alzarono con un moto sincronizzato, tetramente teatrale (NDA: ho appena inventato uno scioglilingua XD).
L’errore del piccolo esercito improvvisato fu non mantenere l’assetto, e disporsi in fila indiana come se dovessero prendere un pasto alla mensa. Shepard iniziò a sparare raffiche col fucile d’assalto, uccidendo uno ad uno tutti gli umanoidi. Oltre a essere deboli erano anche stupidi.
Shepard sentì vibrare l’aria proprio in quel momento. Evitò la pallottola con destrezza. Dietro alcuni ripari c’erano due coloni che stavano dando loro il benvenuto. Il Comandante prese una granata in mano e con velocità la gettò nella loro direzione. Esplose subito, e gli spari cessarono.
I coloni erano per terra, paralizzati.
Il percorso fino a Zhu’s Hope fu tutto uguale: incontravano i mostri accucciati, in genere in schieramenti di due o quattro, e in retroguardia, ben nascosti, i coloni.
Il problema giunse quando arrivarono a Zhu’s Hope.
Lo schieramento, infatti, non era più lo stesso: mostri e umani erano tutti mescolati, e uccidere i primi senza ferire i secondi era una cosa davvero difficile, tanto che alla fine ci furono ben tre morti.
Due vennero eliminati dal fucile d’assalto di Ashley. L’altro dalla pistola di Shepard. Kaidan, più cauto, usava solo poteri biotici per indebolire i nemici senza ucciderli, in modo tale che se avesse colpito i coloni, li avrebbe messi soltanto ko. Di certo la tattica peggiore era quella di Ashley, che col fucile d’assalto non riusciva bene a sparare ai mostri e non agli umani, vista la carenza di precisione dell’arma.
Una volta terminata la carneficina, era la volta di spostare il container grazie ai comandi della gru. Grazie a Kaidan non fu difficile, sembrava avere una dote naturale per quel genere di cose.
Il container rivelava un passaggio sotterraneo. Stavano quasi per scendere, quando udirono dei passi dietro di loro.
- Ho cercato di resistere, ma ti entra nella testa-, disse un colono che stava zoppicando verso di loro, - Un dolore che non immagini-
Quando fu più vicino lo riconobbero: era Phai Dan.
- Dovevo essere il loro capo-, continuò.
A Shepard parve di vedere una lacrima sgorgare dagli occhi scuri dell’uomo, una lacrima che era più forte di qualsiasi influenza, una lacrima più forte delle capacità del Thorian.
- La mia gente si fidava di me!
Shepard poteva capire cosa stesse provando Phai Dan in quel momento. O forse no. Lei era sempre riuscita a salvare chiunque ne avesse bisogno, ma non era mai stata posseduta da qualcosa. Certo, qualcosa era sempre andato storto, un dettaglio, una piccola cosa, ma nulla di grave. A parte Jenkins. Era per quello che capiva Phai Dan. Perché Jenkins era morto, e lei avrebbe dovuto salvarlo, quel ragazzo si fidava di lei! Kaidan aveva ragione, era stato avventato, ma lei avrebbe dovuto salvarlo. O forse non avrebbe comunque potuto?
Phai dan impugnò la pistola e la puntò contro Shepard.
- Vuole che … ti … fermi … ma non lo farò!
- Non lo farò!-, ripeté, e si puntò la pistola alla tempia.
- No! Phai Dan, aspetta, io posso…
Ma Shepard non fece in tempo a finire la frase che l’uomo sparò. Il suo corpo si afflosciò a terra, privo di vita.
Shepard si inginocchiò davanti a lui. Anche dai suoi occhi sgorgò una lacrima.
- Tu eri veramente il loro capo. Non li hai traditi. Tu li hai salvati, Phai Dan. Sei stato coraggioso. E forte. Più forte del Thorian. Riposa in pace, Phai Dan.
La lacrima cadde giù, sull’armatura di Phai Dan, laddove si trovava il suo cuore, e risplendette sotto il cupo cielo plumbeo.
Shepard si morse un labbro.
- Ti vendicherò. Vi vendicherò tutti. 

- Bene! Ora dobbiamo solo trovare quella creatura e capire cosa…-, disse Ashley, una volta scese le scale della struttura che nascondeva il Thorian.
-Che cosa è quella?-, chiese Kaidan, indicando una strana pianta che assomigliava ad una sorta di enorme cuore vegetale che penzolava dal soffitto.
- Mai vista una pianta del genere in vita mia-, disse Shepard, sorpresa.
Si avvicinò e notò che quella pianta pulsava proprio come un cuore e che aveva dei tentacoli coi quali si appigliava ai vari piani della struttura. Non stava quindi penzolando dal soffitto come le era sembrato al primo sguardo. Ora che era ben vicina, riusciva a notare anche una sorta di bocca, in basso, dalla quale spuntavano altri tentacoli che sfioravano il pavimento. Una cosa abbastanza orrifica, ma ormai Shepard si era suo malgrado abituata a tali visioni.  Una cosa le fece però rivoltare lo stomaco. Dalla bocca, se così la si può definire, la creatura sputò della saliva, o almeno qualcosa di simile, e oltre alla saliva vomitò una Asari verde. Shepard stava per vomitare a sua volta a quella visione, ma represse il conato cercando di mostrarsi per niente colpita e schifata.
- Invasori! Ogni vostro passo è un insulto imperdonabile!-, disse l’Asari.
- Secondo voi è malata?-, chiese Kaidan.
- Ti sembra il momento di fare certe osservazioni? E comunque, io sono più colpita dal fatto che quell’affare la abbia vomitata. Non so se ci hai fatto caso-, puntualizzò Williams.
- Beh, poteva esserci pieno di tossine, là dentro.
- Ora basta! Non è il momento di scherzare!-, li rimproverò Shepard.
- Siete solo degli ammassi di carne-, continuò l’Asari.
- Anche tu, vorrei farti notare.
- ORA BASTA!
- Destinati a decomporsi-, continuò l’Asari, - Parlo per conto del Grande Immortale, come ho fatto con Saren. Siete al cospetto e all’interno del Thorian. Dovete inginocchiarvi a lui.
- Di fronte a una pianta?-, esclamò Ashley.
- Hai dato una cosa a Saren, una cosa che mi servfe-, disse Shepard, ignorando la sua compagna.
- Saren voleva informazioni su coloro che sono scomparsi. Il Grande Immortale ha dato retta a della carne per la prima volta in tutto il lungo ciclo. Hanno stretto un accordo. Poi gli esseri freddi hanno iniziato a uccidere la carne che sarebbe servita nel prossimo ciclo, questi erano i patti. Il Grande Immortale riconosce le vostre menzogne. Non vi ascolterà più.
- Non hai il diritto di schiavizzare i coloni. Lasciali andare, subito!-, esclamò Shepard, pur sapendo che era tutto inutile.
- Il Thorian non tollererà altre insolenze. Le vostre vite sono brevi. Sono durate fin troppo a lungo. Il vostro sangue bagnerà le sue radici, alimentando la sua crescita!
Così quei cosi erano radici. Ma Shepard non ebbe il tempo di riflettere a lungo sull’anatomia vegetale, perché l’asari verde era già pronta ad ucciderli.
Non era armata, utilizzava solo i poteri biotici, solo che evidentemente, forse perché era rimasta troppo a lungo nell’apparato digerente del Thorian, erano molto deboli. Perciò fu semplice per i tre renderla innocua, bastò solo qualche attacco biotico di Kaidan.
Tuttavia, la guerra non era finita.
Uno squadrone di mostri del Thorian accorsero verso di loro, ma in mezzo a sparatorie ed esplosioni di muco verde, Ashley vide qualcosa di interessante. In una stanza c’era una radice del Thorian, perfettamente arpionata alla parete.
- Perfetto-, disse Shepard.
Puntò la pistola contro la radice e iniziò a fare fuoco. Dopo qualche colpo, parte della radice esplose rilasciando del muco verde.
- Quella dovrebbe essere linfa, se non vado errando-, disse Ashley.
- A me sembra ancora vomito.
- Basta parlare! Andiamo alla prossima radice, dobbiamo eliminarle tutte!-, ordinò Shepard.
Salirono al primo piano.
- Comandante, guardate là-, disse Ashley indicando il Thorian.
- Sta vomitando di nuovo-, osservò Kaidan.
Il Thorian si gonfiò un poco e sputò di nuovo la Asari, che aveva evidentemente riassorbito mentre loro erano impegnati a distruggere la radice.
Decisero di continuare a percorrere il corridoio, in cerca delle radici: prima uccidevano quella creatura meglio era. Arrivarono in fila indiana una decina di mostri del Thorian, e dietro il loro comandanti, la Asari verde, comparsa lì magicamente. Shepard decise di non indagare sul come ella avesse potuto raggiungerli in pochi secondi e iniziò a sparare col fucile d’assalto, aiutata da Ashley, mentre Kaidan si occupava di nuovo della Asari, che venne sconfitta facilmente ancora una volta.
Trovarono facilmente l’altra radice, che altrettanto semplicemente venne distrutta. Il lavoro non era difficile, soltanto molto lungo: l’ora seguente trascorse così, con la Asari che si rianimava, i mostri del Thorian che li attaccavano e con la distruzione delle radici, in un ciclo continuo. Alla fine, dopo aver eliminato l’ultima radice, il Thorian perse forza nelle radici e cadde giù con un boato.
L’Asari, stesa davanti a loro, si rialzò.
- Guardate, è blu!-, esclamò Kaidan.
- Sono libera!-, esclamò l’Asari senza far caso a Kaidan, - Io credo che dovrei ringraziarvi per avermi liberata.
- Va tutto bene, sei ferita?-, chiese Sheaprd.
- Sto bene. O lo starò, col tempo. Mi chiamo Shiara. Sono, anzi, ero, la servitrice della matriarca Benezia. Quando si alleò con Saren, io feci altrettanto: Benezia si accorse subito del potere di Saren, quindi si unì a lui per convincerlo a seguire un’altra strada-, spiegò.
Quindi era vero. Benezia non era cattiva, il male non aveva ottenebrato il suo cuore, era solamente stata vittima di un potere insidioso più forte di lei. Questa cosa sollevò in qualche modo Shepard, che vide finalmente una volta per tutte Benezia e l’episodio della sua morte sotto un’altra ottica, ed era felice di poter dire a tutti, Liara compresa, una volta trovata, che Benezia era un’eroina.
- Ma l’influenza di Saren è troppo forte-, continuò Sharia, -Alla fine, anche Benezia ha ceduto. Io e la matriarca lo avevamo sottovalutato: alla fine eravamo pronte a sacrificarci per la sua causa. Il potere di persuasione di Saren è incredibile.
- Come è possibile che una Matriarca Asari, uno tra gli esseri più potenti e intelligenti dell’universo, abbia ceduto al potere di Saren?
- Saren possiede un’enorme nave da guerra. Una nave che non avevo mai visto prima, lui la chiama “Sovereign”. Grazie ad essa può controllare la mente dei suoi seguaci, vengono obbligati a seguire la volontà di Saren, questo processo di indottrinamento può durare giorni, settimane, ma è infallibile. Quando Saren mi condusse su questo pianeta, non ero altro che una docile schiava, ma aveva bisogno dei miei poteri biotici per comunicare col Thorian, per carpirne i segreti. Saren mi offrì come merce di scambio, un sacrificio per siglare un’alleanza tra lui e il Thorian.
- Saren non ci pensa due volte a tradire i suoi fedeli alleati-, osservò Shepard.
- E ha tradito anche il Thorian: una volta ottenuto ciò che voleva, ha ordinato ai geth di eliminare ogni traccia della sua esistenza.
- Non capisco…-, disse Shepard.
- Saren sa bene che vuoi trovare il Condotto-, spiegò Sharia, -Sa che stai seguendo i suoi movimenti, e ha attaccato il Thorian per impedirti di ottenere il cifratore.
- Il che…?
- La sonda di Eden Prime ti ha fatto avere delle visioni, ma sono visioni confuse, indecifrabili: i Prothean comunicavano così: per comprendere a pieno queste visioni bisogna pensare come un Prothean.
- Ed è a questo che serve il cifratore-, completò Shepard, - A dare un senso alle mie visioni.
- Esatto. Il Thorian esisteva prima dei Prothean. Li ha osservati, li ha studiati e quando morivano se ne cibava. Diventavano parte di lui. Saren ha preso il cifratore, che gli ha fornito tutta la conoscenza Prothean. Tuttavia, quando sono stata inglobata dal Thorian, le nostre menti si sono fuse. Posso trasferire la conoscenza dalla mia mente alla tua, come ha fatto il Thorian con Saren. Rilassati, Comandante. Voglio respiri lenti e profondi, lascia che la mente si separi dal corpo, apriti all’universo, Comandante.
Shepard si avvicinò.
- No!
Kaidan la afferrò strettamente per un braccio. Shepard si voltò di scatto nella sua direzione. Vide, attraverso il casco, un’espressione preoccupata e spaventata.
- Kaidan, cosa fai?
- Ci voleva uccidere! Poco fa ci voleva uccidere!-, esclamò lui, - è pericoloso. Non fidarti di lei, Comandante! Potrebbe…
- Kaidan, calmati. E lascia il mio braccio. Non vedi? Era posseduta dal Thorian. E anche se stesse mentendo… Kaidan, è l’unico modo che abbiamo per capire, per sapere dove è il condotto. È l’unica soluzione.
- Ma potrebbe essere pericoloso…
- È un rischio che devo correre.
Kaidan esitò, ma non mollò il braccio.
- Comandante… Shepard… io…-, Kaidan la guardò, - Io volevo dirti che…
- Non c’è tempo per le chiacchierate, Alenko. Lascia il Comandante-, lo interruppe Ashley.
- Oh, sì…
Kaidan mollò la presa e guardò Shepard avvicinarsi all’Asari.
Shepard vide molte cose: principalmente morte e distruzione. Visioni di macchine intervallate da figure di organici, perlopiù morenti. Poi alcuni pianeti, e infine… una macchina. Anzi, una astronave, Shepard non sapeva che cosa era esattamente, ma era uguale alla nave di Saren.
Shepard riaprì gli occhi e la prima cosa che vide fu lo sguardo preoccupato di Kaidan, poi vide Ashley che puntava la pistola contro Sharia.
Realizzò solo in quel momento di essere sdraiata per terra, tra le braccia di Kaidan che la tenevano stretta, con la schiena leggermente sollevata. Shepard si sorprese nel provare uno strano sentimento a quel tocco, come se volesse rimanere per sempre così, tra le braccia del tenente, co. Suo sguardo preoccupato posato sul suo.
- Ashley, sta bene. Abbassa la pistola-, disse il tenente.
- Kaidan… sei dolce-, sussurrò Shepard.
- Ti ho dato il cifratore come è stato consegnato a Saren. Ora i ricordi ancestrali dei Prothean sono nella tua mente.
Shepard si alzò, aiutata dal tenente.
- Stavi per lasciare un nuovo buco nero dentro di me. All’altezza del cuore-, sussurrò lui.
- Ho visto qualcosa-, disse Shepard, - Ma non aveva alcun senso.
- Ti è stato fatto un grande dono. L’esperienza di una intera civiltà: la tua mente ha bisogno di tempo per elaborare tutte quelle informazioni.
- Ora che sei libera dal Thorian che hai intenzione di fare?
- Se per te va bene, vorrei restare qui coi coloni, per aiutare.
- Te ne saranno tutti grati.
- Allora addio, Shepard.
- Addio, Sharia
 
- Comandante, hai un’aria pallida-, disse Tali, preoccupata.
Erano seduti in cerchi, durante il briefing che seguiva la missione.
- Il cifratore mi ha scombussolato-, ammise Shepard.
Ho inviato il rapporto su Feros, Comandante. Vuoi che apra un canale di comunicazione col Consiglio?
- Sì, Joker.
Gli ologrammi dei consiglieri apparvero davanti a lei.
- Comandante, la ExoGeni avrebbe dovuto avvisarla del Thorian-, disse la Asari, -avrebbe reso più facile il suo lavoro.
- Avrebbe potuto catturarlo per studiarlo, invece di distruggerlo-, osservò il Salarian.
Ormai Shepard aveva capito che qualunque cosa facesse, era sbagliata.
- Il Thorian riesce a controllare le menti-, disse con rassegnazione, mentre le fischiavano gli orecchi, - chiunque avesse cercato di studiarlo sarebbe caduto vittima del suo potere.
- Forse le cose sono andate davvero per il meglio-, disse la Asari, - almeno la colonia è salva.
- Certo, è stata salvata. Shepard farebbe qualunque cosa per salvare una colonia umana-, disse il Turian.
Shepard strinse i pugni per non reagire.
- Il fatto che fossero umani non c’entra. Erano dei civili in pericolo-, disse.
Cercò di non singhiozzare. D’un tratto, dopo le parole del Turian, aveva ricordato la sua vita passata: tutta la paura, tutto il dolore passato. Però non riuscì a trattenere una lacrima, che cadde giù.
- Shepard…
Kaidan era accanto a lei. Non si era accorta che era rimasto lì. Di tutti non voleva che fosse lui a vederla così, debole, fragile.
- Ammirevole. A volte gli Spettri, però devono fare sacrifici. Spero che lei ne sarà in grado, quando sarà il momento-, disse il Salarian.
Le tremarono le labbra. Continuò a stringere i pugni.
- Certo. Sacrifici. Per il bene comune. A chi importa se per il bene complessivo centinaia di bambini perdono i genitori? Se per il bene collettivo viene versato il sangue di centinaia di bambini, se per il bene di tutti alcuni di essi non vedranno mai la luce? A chi interessa se verranno sacrificati uomini, donne, anziani, bisogna fare sacrifici. Per il bene di tutti. E se le strade vengono riempite di sangue e le menti dei lavoratori corrotte da un vegetale millenario? Sono sacrifici da farsi. Tutti i morti che ci sono stati, tutto il dolore, le femmine Krogan che non possono portare un bambino in grembo, la genofagia… erano tutti sacrifici da fare, vero? Voi non avete pietà, siete macchine. Tutti sono sacrificabili per voi, voi state nei vostri splendidi palazzi, sulla cittadella, e che importa se altrove la gente muore?
Ormai Shepard non tratteneva più le lacrime. Stava piangendo, singhiozzando, in una scena patetica.
- Dovete scusarla… il cifratore… Joker, interrompi il contatto-, disse cupo Kaidan.
Poi la strinse a sé, mentre le ginocchia le cedevano, e la tenne salda tra le sue braccia. Shepard strinse gli arti muscolosi dell’uomo e affondò il volto nell’incavo della sua spalla, continuando a piangere, mentre Kaidan le accarezzava dolcemente la schiena e lei fremeva a ogni carezza.
Poi le accarezzò i capelli neri.
E Shepard gridò.
Gridò per tutti i morti inutili.
Gridò per tutto il dolore che aveva provato.
E gridò, gridò per tutto l’amore che non poteva dare né ricevere.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 5: Vecchie amicizie e antichi dolori ***


Vecchie conoscenze e antichi dolori
 
 
 
 
 
         Hold you in my arms,
I just wanted to hold
You in my arms
(Starlight, Muse)
 
 
 
 
 
 
Shepard si mise a sedere a gambe incrociate sul letto e sospirò. Non avrebbe dovuto mostrarsi così debole davanti ai membri del consiglio, quella scena doveva essere stata davvero patetica.
 
“Diventeremo Spettri, Jill! Spettri! Entrambi, e combatteremo il male insieme, faremo squadra”
“Sì, Elanos!”
“E gli Spettri non piangono mai!”, esclamò Elanos, impettito, guardando Shepard che singhiozzava.
“M..ma mi hanno preso in giro, di nuovo”, singhiozzò la piccola Shepard.
“Nessuno prenderà in giro uno Spettro, Jill! E poi, ci sarò sempre io a proteggerti, proprio come poco fa!”
Shepard sorrise.
“Mi proteggerai sempre?”
“Sempre”
 
Shepard singhiozzò. Di nuovo. Ora lui non c’era più a proteggerla, anzi, tutt’altro. Perché le ritornavano in mente quei ricordi?

- Tutto bene, Shepard?
Il Comandante alzò lo sguardo. Kaidan era arrivato con piatto di dolci in mano.
- Pensavo che degli zuccheri ti facessero bene… perdonami se sono entrato senza chiederti il permesso, ma la porta era aperta e pensavo che…
- Non fa nulla.
Shepard tirò su col naso e Kaidan posò vicino a lei il piatto.
- Allora io vado-, disse, triste.
Poi si fermò accanto alla porta. Si voltò e sorrise.
- Adesso basta, Shepard. Lo sai che gli Spettri non piangono?
Quella frase, invece di tirarla su di morale come doveva, la fece singhiozzare ancora di più come una patetica bimbetta. Era la stessa frase che le aveva detto Elanos.
- Shepard…
Kaidan tornò indietro e si sedette accanto a lei.
- Mi sono venuti in mente brutti ricordi. Scusami. La tua frase… la ha pronunciata anche il mio migliore amico di quando ero piccola. Era il mio unico amico. Poi… poi, dopo Mindoir non ci siamo più visti. Anzi, no. Ci siamo rivisti, quando lui ha tentato di uccidermi.
- Shepard… io… perdonami, non volevo. Ma adesso hai molti amici. Tutti noi che siamo qui siamo legati a te, Shepard, e non solo perché sei il Comandante, ma perché sei anche una persona speciale. Una persona col cuore, e ce ne sono poche di questi tempi. Shepard, tu sei la nostra amica.
- E per te?
- Cosa?
- Nulla, Kaidan, perdonami.
Shepard sorrise e guardò quel volto bello, dolce e sicuro. Kaidan. Si era affezionata a lui più degli altri e tremava all’idea che anche lui avrebbe potuto lasciarla sola, un giorno.
Shepard addentò una fetta di torta, degustandola lentamente. Poi si alzò, imitata da Kaidan.

- Grazie, Kaidan. Io vado a fare un giro, voglio sentire che aria tira fra l’equipaggio.
- Non c’è di che.
- Kaidan, cosa volevi dirmi su Feros, poco prima di ricevere il Cifratore?
- Io… oh, ehm… nulla. Nulla di che.
Shepard accennò ad un sorriso e uscì. In realtà sapeva bene cosa gli voleva dire, ma lei conosceva Kaidan abbastanza per sapere che non avrebbe violato il protocollo lucidamente. Ma su Feros c’era una situazione di emergenza.
Shepard scese all’Hangar navette, dove trovò Ashley intenta a riparare un veicolo.

- Oh, Shepard. È stato bello partecipare ad una missione con te e Kaidan.
- Grazie, artigliere capo.
- A proposito di Kaidan… c’è del tenero fra voi, vero?
Shepard arrossì di istinto, senza sapere perché. In effetti non c’era nulla tra loro.
- Ti sbagli.
- Davvero? Secondo me provi qualcosa per lui, ed è ricambiato. Insomma, non mi dire che non hai notato come ti guarda? Non mi dire che non hai visto lo sguardo del tenente posato su di te, l’altra sera, quando indossavi quel succinto vestito nero.
- Io, beh,.. è probabile, ma non c’è nulla tra noi.
- Cosa si sta dicendo? Non le starai mica esponendo le tue teorie, Ashley?
Tali era comparsa all’improvviso dietro di loro.
- Tu non sei d’accordo?
- In realtà lo sono, ma non voglio mettere in imbarazzo il Comandante.
Shepard le sorrise, grata.
Comandante, segnale in arrivo dal quartier generale della quinta flotta sulla Cittadella. Lo passo direttamente nella radio della tua tuta.
Shepard attivò la radio.

- Comandante Shepard, abbiamo appena ricevuto una notizia importante-, esordì l’ammiraglio Hackett, - Durante la guerra del primo contatto, abbiamo inviato numerose sonde spia nello spazio Turian. Il problema è che una di esse ha appena inviato il segnale “Missione Compiuta”.
- Cosa significa?-, chiese Shepard.
- Al momento di lanciare quelle sonde, non sapevamo contro chi stavamo combattendo. Non potevamo permettere che gli alieni esaminassero la nostra tecnologia. perciò in ogni sonda è stata messa una testata nucleare tattica da venti chilotoni. Più o meno la stessa potenza della bomba che è stata sganciata su Hiroshima nel ventesimo secolo. Se qualcuno trovasse quella sonda e volesse darci un’occhiata, non serve aggiungere altro, Comandante.
La vera domanda era perché non la avessero rimossa prima, ma decise di non esprimerla a parole.
- Affronterò questo problema, ammiraglio. Tuttavia, i miei uomini non sono addestrati per risolvere tali problemi.
- Lo so, ma non mi sarei mai rivolto a lei se non pensassi che sia così importanti. L’esistenza di quelle sonde è rimasta nascosta per ventisei anni. Il consiglio ha sempre considerato le trappole bomba pericolose e irresponsabili. Se trovassero quella sonda, la reputazione dell’Alleanza andrebbe a pezzi. Si trova nell’ammasso Voyager.
Ecco perché avevano celato tutto.
- Ce ne occuperemo subito senza dare troppo nell’occhio-, disse Shepard. 

Salì sul mako insieme a Garrus e Kaidan, gli unici due, oltre a Tali ad aver conoscenze tecnologiche ma anche i soli ad avere una conoscenza seppur rudimentale di come disinnescare bombe.
Per precauzione, fu Garrus a guidare il mako. Trovarono la struttura con non poca fatica. Sembrava un bunker scavato nella roccia, e probabilmente lo era. Diversamente da come aveva pensato, la porta si aprì con facilità, senza dover decriptare i sistemi di sicurezza.

- È una miniera!-, esclamò Garrus. Quindi si erano sbagliati, non era un bunker, ma una miniera.
- Molto sospetto…-, osservò Kaidan.
- Già. La bomba non si è schiantata, è stata portata qui da qualcuno!
Da qualcuno? Garrus aveva ragione. Ma da chi, e perché? Se Shepard avesse saputo chi si celava dietro tutto quello, probabilmente non avrebbe accettato quella missione.
Dietro una stanza piena di casse trovarono un corridoio che portava ad un’ampia area pieno di pozzanghere. L’esplorazione proseguiva stranamente bene. Non pareva esserci nessuno nella zona. Il gruppo trovava assai strana tutta quella faccenda, ma riuscirono a dipanare il nodo della matassa solo poco dopo.
Dopo un corridoio trovarono una piccola area apparentemente vuota.
Poi prese forma qualcosa.
Un ologramma.
L’ologramma di una persona conosciuta. Una persona da lei amata, una volta. Una persona con cui una volta era solita sognare.
Uno scossone.
Garrus tossì.

- Quello era un detonatore, Comandante.
Ma Shepard era ormai proiettata in uno spazio-tempo lontano. Sentì le sue ginocchia tremare, mentre un uomo muscoloso dai capelli biondi la guardava sotto forma di ologramma. D’un tratto tutto si ovattò attorno a lei, non riusciva più a sentire nulla, neppure le voci di Garrus, né quella di Kaidan, non sentì neppure le sue braccia sorreggerla.
- Jill Shepard-, disse l’uomo.
Solo allora il Comandante scrollò la testa e si riprese. Si divincolò dalla presa e si alzò.
- Finalmente-, proseguì l’uomo.
- E… Elanos-, balbettò Shepard.
- Elanos? Vi conoscete?-, chiese Kaidan.
- È l’uomo di cui ti ho parlato-, rispose laconica Shepard.
- E lui chi è? Il tuo nuovo amichetto? Quello che ti aiuterà a prendere la luce stellare?
Elanos scoppiò in una risata diabolica.
- Perché lo hai fatto? Perché, Elanos? Quando ti ho visto… quando ti ho visto, prima di scoprire cosa eri diventato, volevo solo stringerti tra le mie braccia. Mi eri… mi sei mancato. Non ho bisogno di spiegazioni?
​- Chi credi che comandi il clan di Terminus? Quelle centinaia di pirati e schiavisti di ogni sorta?
- Di tutte le organizzazioni criminali, il leader è quello considerato più forte-, disse Shepard, - Però tu non eri così. Non capisco. Il capo di quei farabutti? Tu eri un ragazzo buono, gentile…
- Hai ragione, Shepard. Io ero un ragazzo stupido e ingenuo, proprio come te. Solo che poi io ho capito. Ho capito quanto sia importante il potere, ho capito che esso è l’unica cosa che conta, che in questo universo non c’è spazio per i bonaccioni e gli ingenui che rincorrono polvere stellare. Lo sai che non esiste, Shepard? La polvere stellare, dico. Non esistono cose buone, solo il potere, e il denaro. Ma tu sei stupida e ingenua, Shepard. E non c’è spazio in questo mondo per te.
- Elanos, tu non sei così, tu…
- Sai chi mi ha salvato a Mindoir? Una nave Batarian. Ironico, non è vero? Hanno preso alcuni ragazzi, fra cui me, e ho capito tutto, grazie a loro. Tre anni fa ero io il più forte, ero riuscito anche a costruire una flotta, sai? Io ero il motivatore, l’istigatore, colui che aveva promesso un grande bottino dal saccheggio della più grande colonia umana, Elysium. Se sapevo che c’eri tu, lì? No. Assolutamente no. Ma non ti illudere, avrei attaccato ugualmente. Come ho detto, esiste solo il potere. Sentimenti come l’amicizia o i ricordi struggenti del passato sono solo cose per deboli. Per persone come te.
- Il Comandante non è un debole. È riuscita a sconfiggere tu e la tua inutile flotta, tutta da sola. Fossi in te abbasserei la cresta. Non ti permetterò di insultare oltre il mio Comandante. Anzi, no, la mia amica!-, esclamò Kaidan.
Shepard rimase senza parole e guardò il volto fiero e l’espressione adirata di Kaidan, che stava puntando la pistola contro l’ologramma, come se fosse servito a qualcosa.
- Giusto! Ben detto!-, disse Garrus, deciso.
Anche lui. Shepard si morse un labbro e strinse i pugni. Fu in quel momento che capì. Che capì che non era più sola, che non doveva più guardare al passato, perché ora era circondata da amici, che non la avrebbero abbandonata. Mai.
- Vedi, Elanos? Tu avrai avuto la tua stupida flotta, il tuo fottuto potere, ma ora? Ora sei solo. Ora hai perso tutto. Io invece ho degli uomini che sono pronti a dare la vita per me, e non solo perché sono il loro comandante, ma perché sono anche loro amica. E tu? Chi è disposto a sacrificarsi per te? Chi ti rimane, ora? Nessuno, Elanos. Né il tuo potere, né tantomeno alcuna flotta o colonia ti è servito. Sei solo col tuo odio e il tuo rancore, e lo stupido sei tu, che non hai mai capito nulla.
- Sei sempre stata ingenua, Shepard. Ad ogni modo, sono stato incolpato del fallimento. Hai ragione, però. Nessuno tra di loro era mio amico, io ero solo il loro capo. Ma è meglio essere un capo, avere potere, che avere dei patetici amici come i tuoi.
- Non ti permettere di offendere i miei amici!
- Quanto sei patetica!
- Garrus è mio amico, e non importa se è un Turian e io sono umana! E Kaidan…
- Kaidan? Dici l’umano? Quell’imbecille che ha puntato la pistola contro il mio ologramma?
- Sì. Lui. Kaidan… Kaidan non è semplicemente un mio amico-, Shepard prese fiato, -Io lo amo.
Non sapeva nemmeno perché lo avesse detto. Se qualcuno, poco prima, le avesse chiesto se amava Kaidan, gli avrebbe risposto di no. Ma forse in quel momento così difficile, i suoi sentimenti avevano preso il sopravvento, e si era resa veramente conto di cosa provava. Si era resa conto che amava quell’uomo. E lo aveva detto senza pensare alle conseguenze, al protocollo, allo sviluppo del loro rapporto. Lo aveva buttato là, e si era pentita subito dopo. Non avrebbe mai pensato di dire a qualcuno una cosa del genere e in quel modo.
Kaidan, dal canto suo, si era paralizzato, e teneva ancora in pugno la pistola, ma non sembrava avere la presa così salda. Sembrava stupito. Anzi, probabilmente lo era. Forse non credeva nemmeno alle sue orecchie. Fatto sta che non spiccicò parola. Non commentò. Si limitò a rimanere immobile.

- Ahahah! L’amore… una cosa da bambini. Ad ogni modo, avevo fallito per colpa tua, a causa della tua stupida ostinazione. Perciò ora porrò fine alla tua vita.
- Possiamo trovare un accordo, Elanos.
- Non credo proprio. Sono parole insignificanti per una donna già morta. Addio, Shepard.
- E adesso che facciamo, Shepard?-, chiese Garrus.
- Abbiamo abbastanza luce, e la Normandy è ancora in orbita. Cerchiamo una via d’uscita.
- Io non credo che ce la farete. Sai, ho piazzato proprio qui la bomba, ed è pronta a esplodere fra dieci secondi.
- Bastardo! Era tua amica!-, gridò Kaidan, mentre l’ologramma stava scomparendo.
- Forza, diamoci da fare! Dobbiamo disinnescare le bombe o ci rimarremo secchi! Kaidan, occupati del punto critico a sinistra. E tu, Garrus, di quello a destra!
Garrus e Kaidan corsero velocemente nei punti indicati e cercarono di darsi da fare, ma le loro conoscenze erano scarse. Kaidan riuscì per primo a trovare il pannello di decrittazione, che serviva per disinnescare la bomba, ma non conosceva bene il procedimento. cercò di pensare velocemente, mentre migliaia di numeri gli scorrevano davanti agli occhi, sul pannello. Doveva riuscire a inserire il codice giusto, e doveva riuscirci al primo tentativo, o la bomba sarebbe esplosa. Fu a due secondi prima della presunta fine che si ricordò. Aveva letto su un libro alcuni codici che erano stati usati durante la guerra del primo contatto, e ce ne era uno ricorrente, che veniva usato perlopiù nelle bombe. Mancavano due secondi, tanto valeva provare. Con celerità selezionò i numeri 43416 mentre correvano sullo schermo. Si fermarono e non accadde nulla, quindi li gridò a voce alta, perché anche Garrus li digitasse.
Sul monitor comparve la scritta: “Bomba disattivata”.

- Missione compiuta!-, annunciò Kaidan, fiero.
- Grazie a Dio! Adesso usciamo di qui, e in fretta!-, gridò Shepard. 

Una volta fuori, Shepard si fermò un attimo, prima di salire sul mako. Era stata davvero una brutta esperienza. Voleva rimanere un attimo in silenzio a pensare, ma Garrus la distrasse dai suoi pensieri.

- Perdonami, Comandante, so che questa è una situazione difficile per te, ma vedi, quando parlavi con quel tipo, il mio factotum è riuscito a localizzare il luogo dove si trova quel poco di buono, ed è poco distante da qui. Penso che dovremmo… finire il lavoro.
Shepard rimase in silenzio per un paio di minuti, poi rispose.
- Hai ragione, Garrus. Andiamo.
Proseguendo a ovest, videro un piccolo accampamento, ove si erano situati Elanos e alcuni mercenari, fra cui alcuni cecchini, che però non parevano averli notati.
- Lascia fare a me-, disse Garrus.
Prese il suo fucile di precisione e lo impugnò. Guardò nel mirino e sparò, freddando un cecchino posizionato dietro un mako. Gli altri si rivolsero in loro direzione, ma vennero uccisi presto.
Nel frattempo, Kaidan e Shepard si erano riparati davanti agli altri mercenari. Elanos era tra loro, e aveva un fucile d’assalto.
 

- Elanos, prometti che non ci separeremo mai?
- Te lo prometto. E un giorno prenderemo la polvere stellare insieme.
- Sì, insieme! 

- Avrei solo voluto stringerti tra le mie braccia, ancora, per un’ultima volta.-, sussurrò Shepard.
Poi prese la pistola e la puntò alla testa dell’ignaro Elanos.
- Vuoi che lo faccia io?-, le chiese Kaidan.
- No. È un mio fantasma del passato. È mio dovere. Devo farlo io, solo così sarò libera dal mio passato, dai miei incubi.
Shepard strinse la pistola, sospirò, si fece coraggio e sparò. Il proiettile colpì in pieno Elanos, che cadde a terra morto.
- Mi dispiace, Elanos. Eri mio amico, ma è stato necessario. Non potevo permetterti di far del male alle persone a cui voglio bene.
Shepard osservò triste Kaidan e Garrus occuparsi degli ultimi rimasti.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 6: Un'archeologa su Therum, parte prima ***


Capitolo 6: Un’archeologa su Therum parte prima
 
 
 
Far away
The ship is taking me far away
Far away from the memories
Of the people who care if I live or die
(Starlight, Muse)


 
 
 
- Stai bene Comandante? La voce di Kaidan era arrivata quando Shepard stava osservando l’ammasso di Artemis Tau, precisamente il pianeta Therum, dove si trovava Liara T’Soni.
Shepard si morse un labbro. Dalla vicenda con Elanos, aveva cercato di stare alla larga da Kaidan. Sapeva che aveva fatto una corbelleria quando aveva confessato il suo amore per lui, e in quei giorni si era detta che non provava assolutamente nulla per il Tenente, ma che aveva detto tutto ciò per far ingelosire Elanos. Era una cosa da bambini, ma Shepard non se ne ravvedeva.
- Bene, grazie-, rispose, laconica.
- Io vorrei parlarti dell’ultima missione.
Era arrivato dritto al punto. Non era da lui. Shepard tacque.
- Precisamente di cosa hai detto a Elanos. Quando hai… hai detto di amarmi.
Ecco, erano arrivati al punto della situazione.
- Io volevo dirti, che, ecco…
- Ho mentito-, lo interruppe Shepard, senza pensare. Non voleva sapere cosa avrebbe detto Kaidan. Non voleva rovinare la loro amicizia per una stupida infatuazione.
- Ah, beh…-, Kaidan tentennò e si morse un labbro, - Allora… ne sei sicura?
- Sicurissima.
Forse Kaidan aveva notato la voce tremante di Shepard. O forse no. E Shepard sperò fosse così.
- Beh allora… meglio così. Ero venuto a dirti, appunto, che… che non provo nulla per te, e che i rapporti sul lavoro sono severamente vietati.
- Lo so, Kaidan.
- Bene. Allora, io vado.
- A più tardi.
Shepard attese che Kaidan se ne andasse e chiamò Wrex e Garrus.
- Pronti per l’atterraggio? 

Il pianeta Therum era formato praticamente solo da rilievi rocciosi ricoperti da terriccio rosso. I fiumi e i laghi, normalmente composti d’acqua, lì erano fatti di lava. Non era certo un pianeta ospitale. Mentre Garrus non faceva altro che protestare, Wrex stava rimanendo in silenzio. Il caldo non pareva infastidirlo, stranamente, oppure semplicemente non aveva voglia di lamentarsi. Ma quello che più li inquietò fu l’avviso di Joker, trasmesso loro appena avevano messo piede sul pianeta.
Comandante, sto ricevendo delle strane letture. Molto strane. Anzi, quasi assurde. Pare che provengano da una struttura sotterranea a qualche chilometro di distanza dalla zona di atterraggio.
E adesso di cosa si trattava? Ancora di geth? No, altrimenti Joker non sarebbe stato così preoccupato.
A distrarli dai loro pensieri fu una squadriglia geth che li attendeva al termine del piccolo fiume di lava che stavano costeggiando. Un buon punto, vista la massiccia presenza di rilievi che potevano essere utilizzati come ripari. I geth si erano fatti veramente intelligenti.
I nemici più rilevanti furono due noiosi camminatori geth, che riuscivano a colpire il mako a distanza, mentre alcuni geth tenevano impegnati Shepard e i compagni. Tuttavia non fu una battaglia particolarmente dura: i cannoni del mako erano molto più potenti delle semplici pistole o fucili d’assalto, e grazie a pochi colpi di cannone pesante i camminatori vennero abbattuti, senza che il mako riportasse ingenti danni. Ma trovarono la vera sorpresa poco dopo.
Avevano appena terminato una via in salita quando videro una sorta di roccaforte piena zeppa di geth, con tanto di torrette e cecchini.
- Affrontare un’intera flotta è commettere una pazzia. Dovremmo prenderli alle spalle e sistemarli a dovere-, disse Wrex.
Shepard fu d’accordo e svoltò a destra, in una piccola rientranza tra due collinette rosse, non prima di aver sistemato un paio di torrette geth che li stavano attaccando.
Anche in quella piccola strada erano state piazzate delle fastidiose torrette, che recarono alcuni danni al veicolo. Riuscirono a vedere una apertura della roccaforte dove poter entrare col mako, ma non appena vi si avvicinarono vennero attaccati da alcuni Juggernaut e un numero indefinito di soldati geth. Quella era davvero una roccaforte. Shepard iniziò a sparare col fucile leggero a più non posso, cercando di eliminare i soldati geth, più deboli sia in attacco che in resistenza, ma alquanto fastidiosi in guerra. I Juggernaut continuavano a sparare missili contro il mako che sobbalzava ad ogni colpo. Non c’era modo di evitarli, nemmeno muovendosi.
- Di questo passo il mako subirà ingenti danni!-, esclamò Garrus.
- Cosa possiamo fare? Se usciamo non potremo sopravvivere. Sono in troppi!
Shepard continuò a sparare a più non posso, finché finalmente tutti i soldati non furono distrutti. Mancavano solo quei juggernaut. Col cannone pesante Shepard sparò un paio di colpi, riuscendo a eliminarne uno, poi procedette con gli altri. Finalmente, dopo una strenua battaglia, i nemici vennero apparentemente tutti eliminati. Tuttavia, non c’era modo di proseguire, se non tornare indietro.
- Voi cercate un modo per uscire da qui, io sistemerò il mako-, propose Garrus.
Furono tutti d’accordo, anche perché non c’era altro da fare.
Tuttavia, quando scesero dal veicolo, notarono con costernazione che alcuni geth erano usciti da chissà dove, pronti ad ucciderli. Non c’era tempo per salire sul veicolo, né sarebbe stato utile, ridotto come era dai Juggernaut.
Velocemente, dopo essersi riparata dietro il mako, Shepard imbracciò il fucile d’assalto e fece fuoco contro i nemici, mietendone molti. Il resto fu eliminato da Wrex, che, adirato, si era lanciato nella mischia in una sorta di combattimento corpo a corpo.
- Con cinquanta gradi in più inizierei a stare male. Voi mammiferi come state, Shepard?-, chiese Wrex, di ritorno alla battaglia.
Gli sembrava il momento opportuno?
- Noi mammiferi stiamo già molto male-, disse Shepard, - Ma non è questo il momento. Dobbiamo capire come uscire da qui. Garrus, tu sistema il mako, Wrex, vieni con me.
All’interno di due strutture trovarono alcuni comandi che permisero di aprire una serranda, la quale permetteva loro di uscire. Ovviamente, all’interno delle strutture c’erano dei geth guardiani, che vennero però messi subito a tacere da Wrex.
Raggiunsero così Garrus.
- Ci vorrà ancora un po’ di tempo-, ammise.
Shepard sospirò. Non ci voleva.
- Shepard, posso chiederti una cosa?-, domandò il Turian.
La ragazza annuì, distratta.
- Fra te e il tenente Alenko c’è qualcosa?
- Assolutamente no-, rispose frettolosamente Shepard.
- Mmh. Meno male. Non penso che faccia al caso tuo-, ammise Garrus.
- Ti sembra il momento, Turian?-, sbottò Wrex.
- Non mi sembra nemmeno il momento di discutere delle differenze tra rettili e mammiferi.
- Adesso basta. Smettetela. Entrambi.
Il resto del tempo che Garrus impiegò per riparare il veicolo venne trascorso in silenzio, tra sguardi in cagnesco che ogni tanto Garrus e Wrex si lanciavano. Shepard, dal canto suo, era distratta, e non ci faceva caso. Garrus le aveva appena ricordato qualcosa che non doveva ricordare. Forse la aveva vista distratta o con la testa tra le nuvole, oppure aveva notato qualcosa in Kaidan. Fatto sta che erano in missione, e non c’era tempo per pensare a quelle cose. Solo che Shepard non poteva fare a meno di pensare a lui.
- Fatto!-, esclamò Garrus, facendola sobbalzare.
- Bene. Proseguiamo.
La strada che portava alla roccaforte successiva pullulava di geth, o meglio, di camminatori geth. Fortunatamente il mako era stato riparato, o non ce la avrebbe fatta.
Quella specie di costruzione contava una galleria che sembrava essere stata costruita apposta per far impazzire Shepard alla guida del mako. Tutte le curve che conteneva contribuivano, infatti, a farle perdere il controllo del veicolo. Fortunatamente incontrarono nemici solo all’uscita di quel tunnel infernale, o avrebbero avuto la peggio. Anche le altre gallerie furono simili.
Fermarono la loro corsa solo quando incontrarono un punto ove era impossibile procedere col mako. C’era solo una piccola strada tra due rilievi, troppo stretta per il veicolo, anzi, così stretta che i tre dovettero procedere in fila indiana per passarvi, e questo fu a loro svantaggio. Il radar, infatti, già aveva un segnale disturbato, ma la vera sorpresa la trovarono alla fine della gola.
All’inizio furono solo due geth lanciarazzi a ostacolare il loro cammino. Poi venne il bello.
In una sorta di struttura molto alta, che a Shepard ricordava tanto un’antenna, stava un cecchino geth alquanto fastidioso, che riouscì a colpire Wrex ad un braccio, senza procurargli però molti danni. Intorno a quella strana costruzione, era di presidio quasi un’intera flotta geth.
- Io mi occupo del cecchino, voi eliminate quanti più geth potete.
- Agli ordini!-, gridò Wrex, iniziando a darci dentro col fucile.
- Comandante, lascia a me il geth sulla struttura. Sono un cecchino Turian, lo eliminerò in un batter d’occhio.
- D’accordo, Garrus. Fai presto.
Shepard iniziò a sparare raffiche di colpi col fucile d’assalto, mentre Garrus sistemava il fucile di precisione. E on la deluse. Guardò attraverso il mirino e in una manciata di secondi sparò un colpo che annientò all’istante il geth. Cecchino eliminato. Garrus lasciò da parte l’arma e impugnò le pistole, dedicandosi ad aiutare i compagni contro i geth.
I juggernaut, ovviamente, furono i più insidiosi. Ce ne era uno in particolare, del quale si occupò Garrus, che sparava missili da una posizione sopraelevata, e mancò poco che colpisse i tre in pieno. Il suo missile, infatti, colpì il terreno a poca distanza da loro, e subirono anche alcune ferite dovute allo scoppio. Tuttavia, Garrus, una volta individuato ilo nemico, lo neutralizzò nel giro di poco tempo.
Eliminati tutti i nemici, si inerpicarono su per una ripida salita. Il radar indicava che il luogo dove si trovava la dottoressa T’soni era vicino.
Arrivarono al sito archeologico. E non furono i soli.
Arrivarono anche un cacciatore geth, un fantasma geth, qualche soldato, un paio di juggernaut di contorno, e, soprattutto, una sorta di mega camminatore geth davvero grosso. Che dovevano sconfiggere senza il mako.
Ben presto tutti quei soldati geth li accerchiarono. Shepard riuscì a scavalcare il riparo dietro il quale si erano nascosti, esponendosi però ai missili del camminatore. Corse dietro una parete, inseguita da alcuni geth, che eliminò col fucile d’assalto. Udì Garrus urlare.
- Garrus!-, gridò lei.
- È ferito. Shepard, cerca di eliminare il camminatore!-, gridò Wrex.
Shepard assistette con orrore alla sconfitta del krogan, che cadde a terra, anche esso ferito. Era rimasta da sola. Come a Elysium. Prese aria e uscì dal nascondiglio, sparando a più non posso col fucile di assalto, decimando i soldati geth. Evitò per miracolo un paio di missili, poi corse verso sinistra, cercando di mettere distanza tra lei e il camminatore, ma si trovò faccia a faccia con un juggernaut. Scartò velocemente verso destra, salvandosi da un missile, poi corse via correndo a zig zag per confondere il geth. Trovò riparo dietro una sorta di barriera di metallo. Alcuni geth si erano radunati davanti a lei, ad alcuni metri, accanto al juggernaut. Shepard prese una granata dalla cintura e la lanciò. Una volta toccata terra, la bomba esplose. Sopravvisse solo il Juggernaut. Da sinistra, intanto, avanzava il camminatore. Era scoperta.
Corse via, in cerca di altro riparo, ma un missile cadde proprio dietro di lei. La spinta dovuta all’esplosione la fece saltare per aria e poi cadere con la schiena per terra. Prontamente, Shepard allungò le braccia, col fucile d’assalto puntato contro il juggernaut, e sparò. Lo eliminò dopo pochi colpi. Ora erano solo lei e il camminatore.
Si alzò velocemente, prese le ultime due granate rimaste e le lanciò entrambe contro il camminatore. Approfittò dell’esplosione per correre ai ripari.
Il camminatore era ovviamente sopravvissuto, ma aveva gli scudi danneggiati. Shepard prese il fucile di precisione e iniziò a sparare. Non fu precisa, ma colpì sempre l’avversario.  Finalmente, quando il nemico era a pochi metri da lei, riuscì ad abbatterlo.
Shepard si lasciò cadere per terra. Prese aria e sistemò il fucile. La aveva vista davvero brutta.
Si alzò e corse verso i compagni.
- Sei stata veramente strabiliante. Nessuno sarebbe sopravvissuto da solo contro quei nemici-, mormorò Garrus.
Shepard sorrise, mentre si accingeva a curare i compagni col medi-gel.
 
L’entrata della struttura portava a un tunnel, alla cui fine c’erano scale di ferro che portavano in profondità. I geth avevano invaso anche quella struttura, così il gruppo dovette farsi strada tra i nemici, che non erano molto pericolosi. Garrus e Wrex stavano meglio, ma le loro condizioni fisiche non erano ottimali. Tuttavia, la loro capacità in battaglia non era certo peggiorata, le ferite ne ostacolavano solo i movimenti. Farsi strada non fu difficile, visto che l’impalcatura contava numerose celle di contenimento di ioni, che esplodevano se colpite dai proiettili. Molti geth furono colpiti da quelle esplosioni.
Arrivarono ad un ascensore.
- Guarda, Shepard!-, esclamò Garrus, indicando un punto sulla destra.
In basso, c’era una sorta di parete energetica di colore azzurro.
- Cos’è?-, chiese Shepard, più a se stessa che agli altri. Non ottenne risposta.
Salirono sull’ascensore, e una volta arrivati sul corridoio inferiore furono accolti da alcuni soldati geth e un paio di droni.
Scesero con un altro ascensore, ma il viaggio fu più travagliato: la macchina, infatti, si guastò per aria e il trio dovette saltare su alcune lamiere e scendere poi con attenzione sull’impalcatura.
Erano arrivati davanti alla parete celeste, che si rivelò essere una sorta di gabbia, visto che all’interno, con le braccia spalancate, c’era Liara T’soni.
- Non vedo come una Asari che si è lasciata intrappolare possa esserci utile-, commentò Wrex, - Non deve essere molto forte.
- Ma conosce più cose di noi-, lo mise a tacere Shepard.
- C’è qualcuno lì fuori? Sono intrappolata! Mi serve aiuto!-, gridò la Asari.
- Cosa ti è successo? Cosa è quella… roba celeste?-, chiese Shepard.
- Questa cosa dove mi trovo è un dispositivo di sicurezza. Non posso muovermi, perciò mi devi aiutare tu da fuori.
- Un’archeologa che rimane intrappolata in un antico sistema di sicurezza… sicura di meritarti quel titolo?
Evidentemente a Wrex Liara non andava a genio.
- Stavo esplorando le rovine, quando sono comparsi i geth. Quindi mi sono nascosta qui dentro. Non mi credi, vero? Ho attivato le difese della torre. Sapevo che la barriera li avrebbe tenuti fuori, ma quando la ho attivata devo aver toccato qualcosa per sbaglio, e così mi sono trovata bloccata qui. Devi tirarmi fuori, ti prego.
- Tua madre lavorava con Saren. Tu da che parte stai?
- Lavorava?
Shepard sospirò.
- Tua madre è morta sul pianeta Noveria, mentre cercava di appropriarsi della Regina Rachni.
- Cosa? Oh, no… madre…-, una lacrima solcò la guancia destra di Liara, - Però era quello che meritava. Saren era malvagio. Io la avevo avvisata. Sapevo che avrebbe incontrato la morte per colpa sua, un giorno. Ma non ha voluto sentir ragioni. Prima lo voleva riportare sulla retta via, poi se ne era innamorata. Io però non sto dalla parte di nessuno. Liberami, ti prego!
- Farò il possibile-, disse Shepard.
- Qui dentro c’è un pannello di controllo che dovrebbe disattivare quest’affare, ma prima dovrai superare la barriera-, spiegò Liara, - E questa è la parte difficile, perché le difese non possono essere disattivate dall’esterno. Io non so come potrai riuscire a passare. Fai attenzione. C’è un krogan lì dentro.
- Sicura che sia conveniente aiutarla?-, chiese Wrex.
- Non possiamo lasciarla lì. Andiamo! 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 7: Gelosie ***


Capitolo 7: Gelosie
 
 
 
 
 
Iniziarono a perlustrare la zona in cerca di qualcosa che potesse far breccia attraverso la parete di roccia. Dovevano assolutamente scavare un tunnel per riuscire ad arrivare dall’altra parte, ma come farlo restava ignoto. Tuttavia, come aveva osservato Garrus, quella era una miniera, quindi da qualche parte ci sarebbe dovuto essere un macchinario per lo scavo di gallerie. Quindi decisero di scendere dall’impalcatura per raggiungere il punto più basso della miniera.
Come sempre, i geth arrivarono al momento meno opportuno. Doveva essere una loro caratteristica.
Scesero in fretta e si ripararono dietro alcuni detriti di grandi dimensioni, e iniziarono a sparare raffiche di proiettili in direzione dei nemici.
Mentre combattevano, Shepard notò i comandi per scavare un tunnel. Li indicò frettolosamente a Garrus, che si trovava alla sua sinistra. Con fare esperto, il Turian freddò un geth grazie al suo fucile di precisione.
Shepard si avviò ai comandi e azionò la procedura per lo scavo di una galleria. Il laser, puntato davanti a loro, distrusse la terra davanti a loro, creando un varco, oltre il quale si intravedeva un’altra galleria precedentemente costruita.
Bene. Adesso mancava poco. Shepard non vedeva l’ora di parlare con Liara: forse sarebbero arrivati a capo della situazione.
Scesero giù e attraversarono il nuovo tunnel, arrivando a un ascensore che li portò dalla dottoressa T’Soni.
"Come avete fatto?", chiese lei non appena li sentì arrivare.
"Te lo spiegheremo dopo. Intanto, bisogna portarti fuori di qui prima dell’arrivo di altri geth.
"Sì, hai ragione! Ne ho già visti fin troppi di quei mostri. Quel pulsante laggiù dovrebbe disattivare questo campo di contenimento.
"Hai qualche idea di come uscire da questo posto?", chiese Garrus alla asari, mentre Shepard si accingeva a premere il pulsante.
"C’è un ascensore al centro della torre", spiegò Liara dopo essere liberata, " O almeno credo sia un ascensore.
"Andiamo bene", commentò Wrex, "Secondo me questa tipa non ci sarà molto utile.
"Potrebbe portarci fuori di qui. Andiamo!", disse Liara ignorando il Krogan.
"Non riesco ancora a crederci. Perché i geth ce l’hanno con me?", chiese Liara non appena iniziarono ad avviarsi.
"Saren sta cercando il condotto e tu sei un’esperta dei Prothean", spiegò pacatamente Garrus, " Probabilmente vuole che tu lo aiuti a trovarlo.
"Il condotto? Ma io non…Un suono prima abbastanza ritmato e poi sempre più incessante li distrasse.
"Queste rovine sono instabili. Il laser deve aver provocato un evento sismico", ipotizzò Liara, "Dobbiamo sbrigarci: questo posto sta crollando!Shepard chiamò Joker, che la avvisò che sarebbe giunto in otto minuti.
Salirono sulla piattaforma che si rivelò essere realmente un ascensore, ma trovarono ad attenderli al piano superiore ben tre krogan accompagnati da un numero di geth che Shepard non riuscì a contare. Fortunatamente avevano anche Liara con loro.
O sfortunatamente.
L’Asari, infatti, non pareva essere molto audace, e anche quando combatteva non pareva possedere grandi capacità, tanto che Garrus dovette salvarla almeno un paio di volte, cosa che Wrex non si sognava nemmeno di fare.
La sala circolare offriva pochi ripari, perciò le capacità di cecchino di Garrus erano abbastanza inutili, e il Turian dovette difendersi grazie all’ausilio della sua pistola. A Wrex, invece, non pareva importare molto della situazione creatasi, tanto che si era lanciato all’attacco di un suo simile con una carica da far invidia al più possente dei Krogan. Shepard, dal canto suo, aveva ben saldo in braccio il suo fucile d’assalto con il quale cercava di eliminare i geth, che pur essendo più deboli, erano alquanto fastidiosi.
Con rammarico vide Liara cadere a terra. Shepard corse verso di lei e attaccò il Krogan che voleva trascinarla via per portarla da Saren.  Iniziò così uno scontro tra il fucile del Krogan e quello di assalto di Shepard, che riusciva a scansare gli attacchi dell’avversario, che al contrario doveva incassare la raffica di pallottole che lo investivano, sebbene avessero una potenza minore rispetto ai suoi colpi.
Dopo una situazione di stallo, Shepard fece finta di tentare la fuga da quel combattimento, iniziando a correre verso i muri. Il Krogan le sparò contro, poi cercò di prendere Liara, ma era troppo tardi.
Shepard era corsa velocemente alle sue spalle. Azionò il factotum come arma da mischia, e trafisse il krogan, riuscendo a penetrare la sua armatura.
"Avanti, Liara, rialzati!", gridò alla asari, che ubbidì incerta.
Finalmente le sue abilità biotiche si rivelarono abbastanza utili. Dopo aver eliminato l’ultimo krogan, Garrus rinfoderò le armi.
Il sisma li sorprese subito dopo il combattimento, e dovettero procedere alla cieca tra nuvole di polvere, massi che precipitavano e piattaforme pericolanti, finché non videro l’uscita. Si inoltrarono in un tunnel precario che portava all’esterno e corsero come mai prima di quel momento, fino a che non riuscirono a respirare l’aria pulita. Per fortuna la Normandy era arrivata.
 
"Ti sono grata, Comandante. Mi hai salvato la vita là fuori, non soltanto nel vulcano. Quei geth mi avrebbero uccisa. ", disse Liara durante la riunione.Tutti la stavano squadrando diffidenti: chi, come per coloro che erano rimasti sulla nave, perché non la conoscevano e chi perché aveva notato le sue scarse capacità belliche.
"Che cosa voleva Saren da te?", chiese Kaidan.Liara lo guardò incuriosita, squadrando il suo fisico asciutto. Lo stomaco di Shepard si contrasse.
“Al diavolo! Cosa sto pensando?”, pensò Shepard.
Non fece a meno di stringere i pugni e guardare torva Liara.
"Sai qualcosa sul condotto?", continuò Kaidan.
"Soltanto che è in qualche modo legato all’estinzione dei Prothean", rispose Liara, sistemandosi sulla sedia. Se l’Asari fosse stata umana, Shepard avrebbe giurato che sarebbe arrossita.
"Io sono esperta in questo campo", si vantò poi, " Ho passato gli ultimi cinquanta anni a capire cosa fosse loro successo.
“Che oca! Si sta vantando dei suoi studi!”, pensò Shepard.
Ma cosa stava pensando? Shepard non riusciva a reprimere quei pensieri, e probabilmente lo dava a vedere, perché notò che Garrus la stava osservando con uno strano sorriso sul volto.
"Ma quanti anni hai esattamente?", chiese Shepard a Liara, per non far notare a tutti il suo malessere.
"Mi vergogno a dirlo, ma ho soltanto centosei anni.
"Dannazione! Spero di essere ancora in forma come te quando avrò la tua età!", esclamò Ashley, ironica.
"Un secolo può sembrare un periodo molto lungo per una specie dal ciclo vitale molto breve come la vostra", spiegò Liara con la sua voce dolce e pacata, " Ma fra le Asari sono considerata poco più di una ragazzina.In effetti, dalla voce si notava.
“E dagli ormoni”, pensò Shepard. 
"Per questo le mie ricerche non hanno goduto delle attenzioni che avrebbero meritato", proseguì Liara.
"Mi sono fatta anch’io qualche idea sulla scomparsa dei Prothean", disse Shepard, tanto per vantarsi anche lei. O per non passare da meno intelligente di Liara. Si pentì subito di averlo detto: la conversazione si stava trasformando in una sorta di guerra tra donne, e un comandante non avrebbe dovuto comportarsi in questo modo.
"Con tutto il rispetto, Comandante, ho sentito molte teorie. Il problema è trovare delle prove che le avvalorino. I Prothean non hanno lasciato molto dietro di loro. Sembra che qualcuno abbia voluto lasciare irrisolvibile questo mistero. Sembra che qualcuno abbia distrutto tutte le tracce lasciate dai Prothean nella galassia, ma ecco la parte più incredibile: secondo le mie ricerche, la civiltà Prothean non è stata la prima a scomparire dalla galassia misteriosamente. Il ciclo è iniziato molto prima di loro.Forse Liara non si stava vantando, forse erano sue fantasie. In fondo, la voce dell’Asari era quella di una persona calma e gentile.
"Ciclo?", chiese Shepard.
"Secondo i miei studi, la galassia si regge su un ciclo di estinzione: non appena una grande civiltà si sviluppa, finisce in modo improvviso e violento, lasciando solo rovine. Le conquiste dei Prothean, come i portali galattici, derivano dalle tecnologie di razze provenienti prima di loro.
"Sono stati annientati da una sorta di macchine senzienti, i Razziatori", affermò Shepard.
"I razziatori? Ma non ho mai saputo che… come puoi saperlo? Che prove hai per confermare ciò che dici?", chiese Liara.
"Su Eden Prime c’era una sonda Prothean danneggiata. Ha trasmesso nel mio cervello una visione che sto ancora cercando di comprendere appieno.
"Visioni? Sì, ha senso", disse Liara, " Le sonde erano state progettate per inviare informazioni direttamente nella mente dell’utilizzatore. Solo che trovarne una ancora funzionante è incredibilmente raro. Inoltre vera progettata per funzionare con i Prothean. È incredibile che tu sia sopravvissuta!
"Tutto questo non ci aiuta a trovare Saren né il condotto", disse Ashley.
"Purtroppo non ho informazioni utili per localizzare Saren o il condotto.
"Ad ogni modo, le tue conoscenze sui Prothean potranno essere utili", ammise Shepard, " Perché non vieni con noi?
"Ti ringrazio, Comandante. Non vedo l’ora di rendermi utile.L’equipaggio si allontanò per dare l’opportunità a Shepard di comunicare col Consiglio.
 
"Abbiamo ricevuto il suo rapporto, Comandante", disse la consigliera Asari, " La Dottoressa T’Soni è a bordo della Normandy, immagino.
"Ha preso le necessarie misure di sicurezza?", chiese il Turian come un padre troppo apprensivo.
"Liara è dalla nostra parte", disse Shepard, " I geth stavano cercando di ucciderla.
"La missione è riuscita", disse conciliante il Salarian.
"A parte la distruzione di una rovina Prothean. Era davvero necessario, Shepard?", chiese il Turian.
"I geth erano ovunque in quelle rovine. Siamo fortunati ad essere ancora vivi", rispose piatta Shepard. Quanta pazienza occorreva!
"Certo, Comandante. La missione ha sempre priorità su tutto", affermò il Salarian. Almeno a lui stava simpatica.
"Buona fortuna Comandante. Si ricordi: contiamo su di lei", disse l’Asari. 

Shepard uscì dalla sala riunioni con la testa che le doleva. Il Consiglio riusciva sempre a farla impazzire. Prima di recarsi nel suo alloggio, la ragazza passò dal piano dell’infermeria. E sarebbe stato meglio se non lo avesse mai fatto.
Davanti alla porta dell’infermeria, Kaidan e Liara stavano parlando. Sembravano così presi dal discorso da non notare l’ambiente esterno. Il cuore di Shepard iniziò a martellare e di nuovo si impossessò di lei quella strana sensazione allo stomaco. Voleva andare là e dire qualcosa a Liara, ma era indecisa se andare via. Shepard osservò i due parlare e Liara ondulare col busto.
No, non glielo avrebbe permesso!
La parte umana di Shepard prese il sopravvento sul Comandante freddo e super partes.
Andò loro incontro.
" È ora di andare a lavorare. C’è ancora molto da fare! Dobbiamo trovare nun modo per rintracciare Saren, non c’è tempo per futili discorsi!", ordinò a voce più alta del dovuto.
"Mi spiace, Comandante. Vado subito, io stavo solo…
"Non mi importa cosa stavi facendo. Va’ al tuo posto, e anche tu, tenente. Non ho spazio per gli scansafatiche.Detto ciò, Shepard girò i tacchi e si diresse al suo alloggio.
 
"Posso entrare?"
Shepard si voltò. A dispetto della domanda, Garrus era già entrato.
"Liara non ti sta proprio simpatica, eh?"
"Voglio che tutti lavoriate. Anche tu, Garrus.
"Comandante, non nascondere i tuoi sentimenti."
"Sentimenti?
Garrus annuì con espressione esasperata.
Shepard guardò fuori dall’oblò le stelle scorrere veloci.
"Questa nave… questa nave mi ha portato così lontana da casa, dalle persone che amavo e da coloro che mi volevano solo sconfitta. Da coloro a cui non importavo e pensavo che beh… che mi avrebbe condotto verso qualcuno che mi avesse voluto bene. Evidentemente mi sbagliavo.Le stelle brillavano e rilasciavano polvere stellare.
"E avevi ragione. Qui ti vogliamo tutti bene, Shepard. Perché prima di essere il nostro Comandante, tu sei nostra amica. Anche Liara lo capirà. Ma c’è qualcuno su questa nave, qualcuno che tiene a te, e non come noi.
"Piantala, Garrus.
"Tu e Alenko siete due testardi.
"Forse dovresti prendere in considerazione il fatto che lui preferisca Liara.Garrus scoppiò a ridere.
"La nostra Asari non si sentiva bene, e stava chiedendo a Kaidan dove si trovasse l’infermeria.
"Era lì davanti a lei", disse Shepard.
"Già. Forse hai ragione, forse Liara prova attrazione per Kaidan, ma ti posso assicurare che lui non ha occhi che per te. L’ho visto come ti ha guardata, quando te ne sei andata dopo la sfuriata. Forse dovresti chiedergli scusa. E non solo a lui.Shepard sospirò. Non sapeva se avrebbe avuto il coraggio di ammettere i suoi sentimenti ma Garrus aveva ragione: non si era comportata bene. Non si era atteggiata da Comandante di una nave.
Shepard sorrise a Garrus e uscì dalla stanza.

Trovò Kaidan al solito posto.
Era voltato di spalle, perciò non poteva vederla.
Shepard si schiarì la voce.
"Kaidan…
"Sto lavorando, Comandante.Shepard provò l’istinto di fuggire via. Perché si stava sentendo in colpa? In fondo aveva solo impartito un ordine.
"Perdonami", disse con voce roca.Kaidan si voltò.
"Per cosa?
"Per la sfuriata di prima. Perdonami. Davvero. Il Consiglio mi aveva pressato, e…Ecco, ancora una volta era stata incapace di dire la verità. Chissà cosa avrebbe detto Garrus non appena lo avesse saputo.
"Capisco. Non preoccuparti, Comandante", disse Kaidan.Shepard avrebbe voluto aggiungere altro, ma si limitò ad andarsene in cerca di Liara.
Come aveva detto Garrus, si trovava in infermeria.
"Spero tu stia meglio", le disse Shepard con un tono di voce piatto e indifferente.
"Sì. La dottoressa Chackwas è davvero un medico competente. È anche molto simpatica.
"Sono felice, mi servite tutti in forma. Sono venuta a chiederti scusa per il mio comportamento di poco fa. Il Consiglio non è stato molto felice di ciò che abbiamo fatto, e tutto quello che sta accadendo è così snervante…
"Non ti devi scusare: sei il Comandante. Impartire ordini è il tuo lavoro, e poi ognuno di noi ha dei sentimenti. Anche se cerchiamo di reprimerli, prima o poi usciranno fuori…Liara sorrise. anche Shepard. Non le disse altro, ma almeno adesso tra lei e Liara c’era finalmente pace e tranquillità.
 
 
Quando atterrarono sulla Cittadella per fornire il rapporto completo a Udina e il Consiglio, Shepard aveva una brutta sensazione. Non avevano idea di dove fosse Saren, né avevano molte prove contro di lui, né conoscevano a fondo le sue motivazioni. Non voleva certo che la mettessero da parte nelle indagini, o che essere occupassero più tempo del dovuto.
Udina, come sempre, fu pronto a criticare.
"Il suo rapporto su Noveria ha destato non poche perplessità in seno al Consiglio", esordì l’ambasciatore, " Non posso credere che abbia lasciato in vita la Regina. Quella specie era stata quasi del tutto estinta per un motivo ben preciso! Avrebbe dovuto annientarli!
"La regina non è come tutti gli altri. Non è interessata alla guerra o alla conquista", spiegò Shepard.
"Davvero? Beh, sono felice di vedere che conosci a fondo una specie di cui nessuno sa niente", la canzonò Udina, " Spero che tra cinquanta anni saremo entrambi qui per vedere se aveva ragione o no.
"Il genocidio di un’intera specie è un’immensa tragedia, ambasciatore", s’intromise Anderson, in piedi accanto a Udina, con tono di rimprovero.
"Shepard ha preso la decisione giusta", concluse Anderson.
"Bene, dirò a tutti che permettere che una regina rachni fertile libera di aggirarsi liberamente su Noveria è stata una buona idea. sono sicuro che nessuno avrà nulla da ridire.Detto questo, Udina se ne andò palesemente irritato.
“Eppure gli Spettri non dovrebbero render conto a nessuno delle loro azioni”. pensò Shepard.
Non aveva ricevuto alcun ordine riguardante Saren, e ciò irritava Shepard, che iniziava ad essere impaziente.
 
“Trasmissione in arrivo dalla cittadella, massima priorità”
La voce di joker si propagò nella nave poco dopo che se ne erano andati dalla Cittadella.
"Arriva dall’ambasciatore?", chiese Shepard. Forse udina aveva delle notizie per lei.
"La firma non è la sua. Credo che arrivi dal Consiglio, la trasferirò in sala comunicazioni", spiegò Joker.Shepard sorrise. forse avevano rintracciato Saren e la stavano inviando a catturarlo! Se lo avesse fatto confessare, forse tutti avrebbero creduto ai razziatori. Tuttavia, la brutta sensazione che aveva provato alla Cittadella, ancora non la abbandonava.

"Comandante Shepard, abbiamo ricevuto informazioni che potrebbero rivelarsi vitali nella sua missione contro Saren", comunicò il consigliere Asari.
"Ci serve tutto l’aiuto possibile.
"Abbiamo ricevuto un messaggio urgente da un nostro reggimento infiltratori nella fascia", spiegò il consigliere salarian.
"Vuol dire spie, vero?
"Gli Spettri tendono ad attirare l’attenzione, comandante, e sono soltanto uno degli strumenti del Consiglio. Spesso dei gruppi delle forze speciali sono la scelta migliore per tenere sotto controllo una situazione", spiegò l’Asari.
"Al momento abbiamo diverse unità di infiltratori situate nelle regioni di confine dello spazio della cittadella. Questa particolare unità stava raccogliendo informazioni su Saren", esplicò il Salarian.
"Che cosa hanno scoperto?
"Purtroppo abbiamo ricevuto un messaggio quasi incomprensibile. La squadra degli infiltratori probabilmente non ha accesso a delle strutture di comunicazione interstellari adeguate. Il messaggio, però, è arrivato su un canale riservato alle comunicazioni di importanza critica. Qualsiasi cosa volessero dirci, sappiamo per certo che è importante. Considerato il suo ionteresse verso Saren, abbiamo pensato che forse vorrai indagare, scoprire che cosa è successo alla squadra. Il messaggio ha avuto origine dal pianeta Virmire.
"Mi recherò subito lì.
"Il Consiglio preferisce evitare un coinvolgimento diretto nelle operazioni degli spettri. Vogliamo solo che lei sia a conoscenza di tutte le sue opzioni, Virmire compreso.  Buona fortuna, comandante Shepard. Se scopriremo qualcos’altro, la contatteremo immediatamente", disse l’Asari.Certo, aiutare una squadra di infiltratori non era quello che aveva immaginato, ma forse poteva rivelarsi davvero utile.
 

 

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