Mermaid Melody - Pearls Of Destiny

di Crazy Chick Kelly_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e iscrizione OC ***
Capitolo 2: *** A New Future ***
Capitolo 3: *** A New Beginning ***
Capitolo 4: *** Tropical Storm ***
Capitolo 5: *** Nordic Frozen Star ***
Capitolo 6: *** A Crazy And Talented Girl ***
Capitolo 7: *** Mind Games ***
Capitolo 8: *** Dreams Come True ***
Capitolo 9: *** A Past You Didn't Know ***
Capitolo 10: *** Nice To Meet You ***
Capitolo 11: *** You Shouldn't Play With Fire ***
Capitolo 12: *** Never Give Up... Just Believe That ***
Capitolo 13: *** Prophecy... And The First Day Of School ***
Capitolo 14: *** A Shocking Discovery ***
Capitolo 15: *** Unknown Factors ***
Capitolo 16: *** Let The Curtains Rise ***
Capitolo 17: *** It's Showtime! ***
Capitolo 18: *** The Show Must Go On ***
Capitolo 19: *** The Royal Palace ***
Capitolo 20: *** What You Did Not Hope For ***
Capitolo 21: *** Doubts ***
Capitolo 22: *** Jewel Eyes ***
Capitolo 23: *** Bad Surprises ***
Capitolo 24: *** Let The Games Begin ***



Capitolo 1
*** Prologo e iscrizione OC ***


Hellooooo, everyone!
Questa storia ad OC, scritta a quattro mani da me ed
Elsira, nasce dalla mia follia dilagante ma siccome io non sono una scrittrice ho chiesto aiuto e lei è venuta in mio soccorso (e di questo te ne sarò grata in eterno <3), quindi anche se scriviamo in questo account la storia è nostra: se avete bisogno di qualsiasi cosa rivolgetevi pure a entrambe e se volete sapere qualcosa in più su di noi, guardate pure i nostri profili.
Noi vogliamo creare qualcosa di nuovo, mai visto su questo fandom, rinnovare un po’ la storia di questo anime e renderlo un po’ più pieno di azione, insomma dargli una rinfrescata! Non sappiamo dove andremo a parare ma di certo sarà una bella esperienza!
Si tratta di una storia interattiva, ambientata ai giorni nostri, quindi undici anni dopo la fine della serie. Restano da prendere tre perle e qualche cattivo. In pratica: c’è bisogno di voi!
Ma le spiegazioni a dopo, adesso passiamo alla prima parte della storia!
All’inizio volevo dedicare questo primo capitolo solo alle richieste degli OC ma siccome il regolamento lo vieta metterò un’intro piccolissima. Vi sembrerà fiacca ma vi assicuriamo che inizieremo a entrare nel vivo della storia il prima possibile!
Ci siamo! Enjoy!

 

 


Sono trascorsi undici anni dall’ultima minaccia nel Regno dei Mari, undici anni dal sacrificio di Aqua Regina per salvare Luchia Nanami, la principessa dell’Oceano Pacifico del Nord nonché custode della perla rosa, da una maledizione lanciatale alla nascita da entità sconosciute e che l’avrebbe portata a morte certa se Aqua non avesse dato la propria vita per lei, nominandola in automatico la nuova Regina dei Sette Mari.
Da allora nei regni sottomarini c’è sempre stata la pace.

La stirpe dei Panthalassa è rifiorita grazie ai due nuovi sovrani, che con i loro poteri sono riusciti a localizzarne alcuni sparsi in giro per il mondo; molti di coloro che vivevano sulla terra sono tornati negli oceani, nei loro regni di appartenenza, altri invece sono rimasti sulla terraferma, chi consapevole della sua condizione chi invece no.

Molte altre cose sono cambiate in questi undici anni: Luchia, visti i suoi nuovi impegni di regina, ha deciso di nominare la sua dama di compagnia, nonché ‘sorella’ sulla terra, Nikora nuova custode della perla rosa, per ricompensarla della lealtà e del sostegno da lei ricevuto nel corso degli anni. E in effetti ci ha visto giusto: Nikora si è dimostrata una principessa perfettamente all’altezza del suo ruolo.

Hanon e Rina sono ancora felicemente e rispettivamente fidanzate con Shirai e Masahiro. Hanno fatto credere ai due giovani che le loro assenze siano dovute al loro lavoro, il quale le porta spesso fuori città. Riescono comunque a vedersi e frequentarsi abbastanza regolarmente, grazie anche alla comprensione dei due giovani, i quali non hanno avuto problemi ad accettare una relazione a distanza. Certo, le due principesse sono costrette a mentire e questo ogni tanto crea loro qualche senso di colpa, ma purtroppo non possono fare altrimenti.

Karen, con sua somma gioia ha scoperto che Subaru, il ricercatore di cui si era innamorata anni prima proprio al polo nord, fa parte dei Panthalassa, perciò i due hanno potuto dichiararsi e adesso vivono felici nel regno dell’Antartico.

Noel, che adora la lettura, gira il mondo alla ricerca di nuovi libri con cui deliziarsi e ispirata dai viaggi e dalle sue esperienze ogni tanto si diletta nella scrittura, riuscendo a pubblicare qualche libro che ha avuto discreto successo. Non ha relazioni sentimentali al momento.

Coco, quando non è impegnata con il regno, si occupa di reclutare talenti da inserire nel mondo dello spettacolo, più precisamente in campo musicale e ogni tanto realizza dei servizi fotografici nelle sue amate Isole del Pacifico. Anche lei è single, nonostante sia sempre molto corteggiata sia sott’acqua che sulla Terra.

Seira ha preso molto sul serio il proprio ruolo di principessa e aiutata anche dallo spirito di sua sorella Sara, è diventata una regnante saggia e generosa. Ogni tanto adora andare sulla terraferma per visitare le terre bagnate dal suo Oceano. Non ci è noto sapere se il suo cuore sia impegnato a ospitare qualcuno o meno.

Ma oggi è un giorno speciale per gli Oceani, perché si terrà la nomina delle nuove principesse sirene. La Regina ha deciso che a ricevere tale onore non saranno delle sirene dei regni ma delle discendenti, che risiedono sulla terra da anni, chi consapevole e chi no di essere in parte sirene. Ha deciso così in memoria dei tempi felici che ha passato sulla Terra insieme alle sue amiche.

Tutte le creature del mare, sirene, tritoni, panthalassa e animali vari, si stanno recando nel castello del Pacifico del Nord, luogo in cui si terrà la cerimonia in quanto ex regno dell’attuale regina. Al castello c’è un gran fermento, è quasi tutto pronto, non resta che sistemare gli ultimi dettagli e aspettare l’arrivo dei sovrani e delle altre principesse scortate dalle loro fedeli guardie reali, nonché degli altri ospiti.

Tutto sembra essere perfetto, l’atmosfera di allegria e serenità che c’è nel castello è tangibile, sarà una cerimonia perfetta.

Ma qualcuno, da lontano, nell’ombra, osserva il palazzo con espressione cinica e maligna.

Qualcuno che undici anni addietro si è visto fallire un piano che aveva attuato da tempo immemore.

Qualcuno che in questi undici anni ha avuto modo di potenziarsi e migliorarsi, in modo da non fallire di nuovo.

Qualcuno che, se non verrà fermato, cambierà le cose per sempre.

Nulla sarà più come prima.

 

 
 

L’angolo di Kelly:

Ancora non riesco a credere di averlo fatto! Prima di passare il testimone alla mia commare, voglio fare dei ringraziamenti:
- Il primo va proprio a Elsira per avere accettato di aiutarmi in questa follia <3 thank’youuuuu! Mi raccomando facciamo il possibile!
- Poi ringrazio Colorainbow per il supporto e l’entusiasmo che mi ha infuso, per il la sirena dalla perla rosa e la scelta del titolo <3
- E New Red Eyes (che sta scrivendo un’interattiva di Sailor Moon con un mio pg, ve la consiglio) per il sostegno, la principessa dalla perla viola e per il suo racconto, che è l’unico con una mia OC dentro che sta andando avanti! Grazieeee <3
- E ringrazio le Isole Samoa perché se non avessi la fissa dei loro abitanti non mi sarebbe venuta l’idea di mettermi a scrivere!



E adesso la parola alla mia collega:

 

L'angolo di Elsira:

Ciao a tutti!
Vorrei sembrare intelligente, dato che si dice che la prima impressione è quella che conta, ma non è proprio il mio stile. E poi finirei per dire le solite cose: recensite, mettete la storia tra le 'seguite',
 non siate timidi, mandateci tutti i vostri personaggi... Insomma, la solita solfa che non sto a dirvi. Anche se in realtà l'ho fatto... E vabbe', ormai è troppo tardi e sono troppo pigra per cancellare xD
Dunque, dato che ormai ho iniziato, concludo allo stesso modo noioso: vi incito a non aver timore a farci sapere TUTTE le vostre schede OC, troveremo il modo di ringraziarvi tutti e sfruttare il materiale in qualche maniera. Se non nella long, lo faremo nelle one-shot che abbiamo già in programma di fare. Quindi: proponete, proponete, proponete! ^^
Bene, il mio momento di sclero totale è finito, vi ringrazio di aver letto questo primo capitolo e vi invito a seguirci, perché dal prossimo si entra nella storia! ;)

 

E dopo il nostro sclero-time, passiamo al resto:

Per andare avanti abbiamo bisogno di voi, ergo fatevi sotto!
Ci servirebbero, quindi:

- Tutte le principesse sono prenotate
- Cattivi presi
- Un eventuale fidanzato/a per le ragazze (ma è facoltativo);
- Una mascotte nello specifico un animale marino dell’oceano rappresentato dalla sirena in questione (documentatevi);
- Elementi presi

Detto questo, ecco qua le schede, nell’ordine: scheda principessa, scheda cattivo, scheda mascotte, scheda fidanzato/a (facoltativo). Più sotto la lista dei poteri e delle canzoni rimasti disponibili.

Scheda principessa:
Principessa:
Nome:
Cognome:
Età: (dai 14 ai 17)
Perla:
Aspetto generale: (ossia: alteza, costituzione, come veste di solito, etc.)
Aspetto umana:
Aspetto sirena:
Aspetto idol:
Canzone:
Come scopre di essere una sirena: (preferibile incontro con la sirena originale, così le spiega tutto)
Familiare sirena/tritone:
Storia:
Animale domestico: (non si accettano non amanti degli animali, sappiatelo)
Famiglia: (vanno bene anche se sono orfane o scappate di casa)
Carattere:
Hobby:
Altro: (che so, cibo preferito/odiato, come va a scuola, cosa ama e cosa odia, se fa parte di qualche club scolastico, etc.)
È fidanzata o ha un migliore amico, insomma ha dei legami speciali con una persona del genere opposto?: (se sì, andate alla scheda fidanzato/a, che può anche essere una creatura del mare o un/a cattivo/a, non per forza un semplice umano, come avrete visto accetto anche coppie yuri se volete!)
Vive nella città in cui si svolge la storia o si trasferisce? E se si trasferisce, da sola (finirebbe all’hotel) o con la famiglia? (in questo caso, niente hotel) :

Scheda cattivi:
Nome:
Cognome: (facoltativo)
Nome e cognome sulla terra: (facoltativo)
Età:
Aspetto generale:
Aspetto fisico originale:
Aspetto fisico sulla terra: (facoltativo)
Carattere:
Abilità:
Canzone: (se volete farli cantanti come le BBS)
Storia:
Che rapporto ha col capo:
Che rapporto ha con i colleghi:
Si fissa con qualche sirena in particolare? Se sì in che modo?:
Finale: (se si redime, muore o fugge restando comunque dalla parte del male, in attesa della prossima occasione)

Scheda mascotte:
Nome:
Animale:
Gender:
Aspetto:
Carattere:
Che rapporto ha con la sua sirena:

Scheda fidanzato/a:
Fidanzato/a con:
Nome:
Cognome:
Età:
Aspetto fisico:
Razza: (umano/a, tritone(se del pacifico del nord è meglio che abbia la coda sul rosso piuttosto che rosa/sirena, pantalassa o altra specie inventata da voi)
(Se non umano/a) Aspetto trasformato/a:
Carattere:
Storia:
Come conosce la sua sirena?:
(Se non umano/a) Sa già tutto?:
Fa parte dei buoni o dei cattivi?: (se cattivo/a, compilatemi anche la scheda dei cattivi)
Altro: (famiglia, hobby, animale domestico cosa ama e cosa odia ecc)

Lista perle:
- Rosa: Colorainbow
- Arancione: Scarlett Blue Sakura
- Gialla: Crazy Chick Kelly-chan
- Verde: kioccolat
- Blu: M a d A l i H a t t e r
- Indaco: Elsira
- Viola: New Red Eyes

Lista canzoni:
- Dolce Melodia: prenotata
- Torno All’Oceano: prenotata
- Stella preziosa: prenotata
- Concerto D’Amore: prenotata
- Portami  Con Te: prenotata
- Fantastica Poesia: prenotata
- Assoluto Amore: prenotata
- Battito d’amore è per tutte quante perché rende meglio in coro che in singolo

Poteri:
- Acqua: prenotato
- Fuoco: prenotato
- Terra: prenotato
- Aria: prenotato
- Fulmine: prenotato
- Ghiaccio: prenotato
- Luce: prenotato



 

Piccole regole:

- Per la scheda OC avete tempo una settimana, se proprio non riuscite a mandarmela causa imprevisto dell’ultimo, ma ce l’avete già pronta, fatemelo sapere che vi allungo i tempi, nessun problema;
- Le schede devono essere in un italiano perfetto. Passino gli errori di battitura, per quelli non c’è nessun problema perché io per prima ne faccio a miliardi, ma è tassativamente proibito il linguaggio sms, quello proprio non lo reggo... Non ce la faccio =_= ;
- Una sola persona può prenotare quanti cattivi vuole, ma non più di una perla;
- Non tollero i non amanti degli animali e questo è tassativo! Se non volete che ne abbiano, fa nulla, ma ripeto: è vietato l’accesso a chi non ama queste creature stupende!
- Questa non è una regola ma una supplica che vi faccio: la scheda la vorrei solo ed esclusivamente via mp e non nella recensione (voglio evitare ai lettori di spoilerarsi tutto ancor prima che la storia cominci), in quest'ultima dovrete solo prenotare il personaggio, poi dopo che vi avrò risposto mi manderete la scheda!
- Altra cosa: chi sceglie la sirena mi mandi, nel messaggio di prenotazione in recensione, anche la canzone e l’elemento, grazie!

Ora direte: "quante pretese che hai non essendo nemmeno una scrittrice!" Avete ragione, lo so benissimo! Ma è proprio per questo che vorrei che tutto fosse perfetto!
Ah, altra supplica: so che i primi capitoli saranno un po’ monotoni e magari simili ad un sacco di altre storie, ma vi prego di non darmi recensioni neutre o negative… Ne va della mia autostima, a discapito della mia età pecco molto in questo campo e visto che non sono brava nella scrittura finirei per demoralizzarmi troppo! Grazie per la comprensione!
Aspettiamo con impazienza le vostre schede! :)

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Capitolo 2
*** A New Future ***


Ciaooooo a tutti!
Eccoci tornate con il secondo capitolo! Scusate l’attesa ma la vita fuori da qui prende un sacco, ma finalmente ci siamo!
Piccola premessa: so che avevamo assicurato che dal secondo capitolo si sarebbe entrati nel vivo della storia, mentre invece troverete un altro capitolo ‘di passaggio’ ma davvero, se avessimo tenuto i propositi sarebbe venuto troppo lungo e scoordinato, perciò abbiamo preferito spezzarlo. Qui vedremo cosa fanno le nostre ormai ex principesse mentre si accingono a raggiungere il luogo della cerimonia!
Buona lettura, a dopo con le nostre note!
 
 

A new future


Terraferma
 
Luchia e Kaito, i sovrani dei Sette Mari, si trovavano su una spiaggia sulle coste del Giappone, più precisamente la stessa in cui tanti anni prima si erano rincontrati e da cui era iniziata, tra mille avventure e qualche piccolo segreto, la loro storia che ad oggi procedeva ancora alla grande.
Luchia era cambiata molto. Da quando era regina aveva smesso di portare i capelli raccolti nei suoi soliti codini e adesso la sua chioma bionda le accarezzava la schiena, dolcemente smossa dal delicato vento salmastro che soffiava incessante. Gli orli del lungo abito bianco e dorato che indossava svolazzavano allegramente e un’espressione contenta le decorava in viso, soddisfatta di quanto sarebbe accaduto quella sera, ossia l’incoronazione delle nuove principesse sirene.
Aveva deciso di voler affidare tale ruolo a ragazze discendenti da sirene abitanti sulla terra. All’inizio la sua richiesta era stata accolta in modo non proprio favorevole e la regina era addirittura stata accusata di grande egoismo: strappare delle ragazze alla propria vita per costringerle ad abitare negli abissi? Con che coraggio? Ma Luchia aveva stabilito così, sentiva che quella era la scelta giusta e alla fine persino i funzionari di corte avevano dovuto cedere.
«Sono così entusiasta, sai? Stasera sarà fantastico, sono curiosa di conoscere di persona le nostre eredi. Dopo anni che le osserviamo spero che Thomas,  il nostro emissario, sia riuscito a convincerle a venire al mio… Ehm, cioè… Al castello di Nikora.» Esclamò la regina, puntando i suoi occhi azzurri in quelli castani dell’amato, che la guardò dubbioso.
«Ma sei sicura di non voler celebrare la festa nel nostro castello?» Domandò lui, spostandole dal viso una ciocca che il vento le aveva scompigliato.
«Io sono nata e cresciuta in quel palazzo. Per quanto la nostra nuova abitazione mi piaccia, sarò sempre fedele al mio Oceano di appartenenza e tutto ciò che lo riguarda. Sì, nessun altro posto al di fuori del mio vecchio regno ospiterà la cerimonia.» Proclamò decisa la bionda, abbracciando il suo amato re dei mari, che annuì.
Il palazzo dei regnanti si trovava esattamente al centro degli Oceani, lì le nuove principesse avrebbero trascorso un breve periodo, una specie di ‘stage’ in cui sarebbero state istruite a dovere, grazie all’aiuto di due conoscenze fidate. Al suo castello era tutto sistemato per il loro arrivo, le stanze non aspettavano altro che di essere occupate dalle nuove sirene.
Circa un paio di mesi addietro i sovrani avevano mandato uno dei loro sottoposti sulla terra a cercare le nuove sirene e persuaderle a venire con lui; se non fosse riuscito a convincere le loro prime scelte, avrebbe tentato con le altre visto che avevano una rosa di varie candidate al posto.
«Strano che Thomas non si sia ancora fatto vivo per comunicarci le notizie, aveva promesso che l’avrebbe fatto.» Disse d’un tratto la regina, in tono pensieroso.
«Sono sicuro che Thomas stasera ci porterà le ragazze. Andrà tutto alla grande! Certo, non nego che il tipo sia un po’ strano, potrebbe essersi fermato a fare il farfallone sulla Terra, sai com’è fatto ma è anche un gran persuasore e prende sempre sul serio tutti i suoi incarichi. Non fallirà, credimi.» La rassicurò il ragazzo, attirandola e baciandola a stampo sulle labbra. La giovane donna sorrise sollevata.
«Sarà meglio tornare al nostro regno, prepararci e contattare le altre, che ne dici?» Chiese rivolta al suo amato, che acconsentì. Fece comparire il suo scettro e teletrasportò entrambi nel sontuoso castello situato nel centro di tutti gli Oceani: avevano ancora molti preparativi da fare.
 

Oceano Pacifico del Nord
 
La principessa dalla perla rosa si aggirava per il castello, in cui si sarebbe svolta la cerimonia di passaggio, verificando che tutto fosse perfetto.
Nikora ricopriva quel ruolo da undici anni ormai, ma la sua vena precisa e scrupolosa dovuta agli anni passati come dama di compagnia dell’attuale regina all’epoca principessa prima, come direttrice di albergo in seguito, non l’avevano abbandonata e la donna era certa che non l’avrebbero fatto mai. Spesso aiutava persino le ancelle nei lavori, sotto lo sguardo allibito delle stesse, a cui faceva strano vedere una principessa comportarsi in tal modo.
Lei era già pronta da un pezzo, le sue suddite stavano facendo un ottimo lavoro ma lei non voleva saperne di fermarsi. Era troppo agitata, mille pensieri le affollavano la testa. Erano cambiate così tante cose che spesso faticava a capacitarsene: era stata stupita e onorata di ricevere il passaggio di testimone da Luchia, proprio non se lo aspettava, la cosa l’aveva resa felice anche se adesso stava per passare a sua volta il testimone ad una nuova sirena. “Mi sembra ieri che sia cominciato tutto... Voglio dire, la mia nomina a sovrana del regno, la fine della mia storia con Maki… E invece…”
«Principessa Nikora.» La voce la distolse dai suoi pensieri: si trattava di Philomena Honopura, la responsabile degli animali marini, molti dei quali sarebbero diventati le mascotte ufficiali delle nuove principesse, nonché sua grande amica storica. La donna dai capelli lilla si voltò, la lunga chioma che oscillò graziosamente: in quegli anni si era fatta crescere i capelli e adesso la sua coda di cavallo le arrivava all’inizio della pinna; solo da umana riprendeva la vecchia lunghezza.
Nikora fece segno alla sirena di parlare, un sorriso dolce disegnato sulle labbra. «Quante volte ti avrò già detto di continuare a chiamarmi per nome e darmi del tu? Insomma, siamo amiche da molto prima che diventassi sovrana e avevamo stabilito che le cose tra noi non sarebbero mai cambiate!» Esclamò lei, guardando l’amica, che le mostrò un sorriso rassegnato: purtroppo non poteva farci nulla, le veniva da essere formale quando erano presenti altri membri della corte.
«Sei davvero sicura della tua scelta? Non lo fai solo per favoritismo, vero?» Chiese la custode degli animali, con sguardo preoccupato e ansia nella voce, cosa insolita visto che di solito era sempre allegra, spensierata e con la battuta pronta, sempre disponibile a mettere tutti di buon umore con la sua positività; insomma una persona deliziosa da avere al proprio fianco.
«Sicurissima! Credimi, sono anni che ci rifletto! Questo Oceano non potrebbe essere in mani migliori, lei è un pezzo da novanta!» Disse in tono risoluto, intuendo che c’era dell’altro a preoccupare la sirena.
«Cosa ti preoccupa? Non è solo questo che ti impensierisce, vero? Ti conosco troppo bene, non puoi mentirmi, Philomena.» Le chiese, mettendole una mano sul braccio e fissandola intensamente nei suoi grandi occhi verde acqua.
Philomena sospirò, passandosi una mano tra i soffici capelli castano chiaro, mossi come le onde del mare. «Gli animali presenti a corte sono agitati, non li ho mai visti così, mi sembrano… Irrequieti. Non sanno spiegarmi l’accaduto, dicono di sentirsi strani ma… Non saprei, qualcosa non quadra… Di solito sono abituati al viavai di gente, cosa devo fare?»
«Potrebbe essere l’atmosfera di caos generale, insomma cerchiamo di metterci nei loro panni: stanno arrivando persone da tutti i mari, c’è una gran confusione in giro! Canta per loro, vedrai che riuscirai a calmarli, loro adorano la musica!» Provò a suggerire la principessa, iniziando ad avvertire un senso di disagio che tentò di mascherare: gli animali marini erano incredibilmente intuitivi, se erano così in apprensione significava che qualcosa non andava. Decise che avrebbe segnalato il fatto alla Regina appena fosse arrivata, nel frattempo avrebbe tenuto d’occhio la situazione se il canto della sua amica, che era andata a radunarli e aveva iniziato ad intonare una melodia, non fosse servito a placare gli animi.
Beandosi delle dolci note della canzone che faceva da sfondo, i suoi occhi rosa antico si fecero sognanti e non poté fare a meno di isolarsi per riflettere su quegli ultimi anni. Come spesso le capitava, la sua mente corse ai momenti passati in compagnia del signor Maki e al suo amore finito; lei si era presa una cotta per il titolare di quel bar sulla spiaggia ma la loro relazione non era durata a lungo a causa della differenza di età e al fatto che, vista la situazione della di lui vedovanza e il suo nuovo ruolo, non erano riusciti a mantenere la storia a distanza. Spesso le era venuto da paragonarsi con la sua defunta moglie, sempre al fianco dell’uomo, mentre lei per forza di cose era costretta ad assentarsi. Sapeva che non avrebbero avuto futuro come coppia, ma erano comunque rimasti in ottimi rapporti di amicizia e spesso andava a trovarlo in memoria dei vecchi tempi. Alla fine, erano diventati ottimi confidenti. Certo, lei era sicura di provare ancora qualcosa per lui, ma riusciva a gestirsi piuttosto bene: gli impegni al palazzo la tenevano sempre occupata di modo da non permetterle di cedere alla malinconia.
Di botto si riscosse dai propri pensieri, gli occhi tornarono ad essere i soliti, concentrati e pronti a cogliere ogni minimo dettaglio: doveva controllare il buffet, le decorazioni e soprattutto doveva mettere a proprio agio ogni singolo ospite, nonché prepararsi per l’arrivo della Regina e delle altre ragazze. Non era ancora il momento di fermarsi.
 

Oceano Pacifico Del Sud
 
Comodamente seduta sul pouf davanti alla specchiera della sua sontuosa stanza decorata prevalentemente di giallo, la bella Coco si stava facendo pettinare da una sua ancella la lunghissima chioma dorata, dopo essersi truccata e sistemata l’abbigliamento; gli occhi gialli sfavillanti per l’eccitazione, dato che quella sera avrebbe finalmente conosciuto la sua erede e non vedeva l’ora!
Al contrario delle altre, che seguivano da anni le loro future sostitute, specialmente Karen che aveva iniziato a comparire in sogno alla sua già da tempo immemore, lei ci aveva messo un bel po’ a scegliere tra le potenziali candidate al ruolo. Alla fine era riuscita a decidersi ed era certa di aver fatto la scelta giusta, anche se spesso si trovava a pentirsi di aver ‘scartato’ la seconda candidata, che le sembrava altrettanto valida. Ma era anche più che sicura che sarebbe andato tutto alla grande: il suo amato Oceano e la perla gialla sarebbero stati in ottime mani.
La sua assistente le sistemò una specie di coroncina di perle e stelle marine sulla testa; quella sera voleva essere bellissima e impeccabile, sfoggiare tutto il proprio fascino e la sua personalità effervescente. Chissà, magari avrebbe anche trovato l’anima gemella. Era piena di corteggiatori dovunque andasse ma nessuno di loro osava farsi avanti… Nemmeno quel delizioso tritoncino che aveva visto spesso aggirarsi nei pressi del palazzo: quello le sembrava un bel tipo, ma era sfuggente… Come i loro sguardi si incrociavano, lui nuotava via in tutta fretta… Forse perché non era un membro della corte ma un semplice abitante dell’Oceano? Davvero la gente aveva così soggezione delle differenze di classi sociali?
«Uff… Ma possibile che, gira che ti rigira, non penso ad altro? Ho un compito, una missione e dei doveri sott’acqua, nonché un sacco di talenti musicali da lanciare sulla terraferma... E io mi perdo a riflettere su queste frivolezze? No, non ci siamo, non ci siamo per niente!» Esclamò scatenando una risata allegra nella sua giovane aiutante, che nel frattempo aveva finito di pettinarla. Si ammirò soddisfatta allo specchio, complimentandosi con la ragazza, i cui occhi si illuminarono al ricevere il complimento.
La principessa si alzò di botto, facendo quasi cadere l’altra sirena e precipitandosi fuori dalla stanza, seguita dall’ancella per annunciarsi alle guardie reali che sarebbero partite con lei alla volta del Pacifico del Nord.
«Eccomi, sono pronta possiamo anche andare.» Disse Coco comparendo in tutto il suo splendore.
Alle guardie reali per poco non venne un’epistassi alla vista della sovrana, che quella sera era più bella e radiosa del solito, mentre la sua dama di compagnia le porgeva la gemma del teletrasporto, che lei accettò subito, ringraziando la ragazza che sorrise soddisfatta.
«Bene…» Iniziò lei con sguardo serio: aveva preparato un discorso di commiato. Lo aveva recitato mentalmente molte sere di fila prima di addormentarsi e adesso che stava per pronunciarlo si rese conto, a causa delle mille sensazioni contrastanti che stava provando, di aver dimenticato tutto, quindi decise di lasciar perdere le formalità e di esprimere sinceramente i propri pensieri. «Da stasera io sarò una consigliera della Regina, non più la vostra principessa. È stato bellissimo vivere qui con voi, siete i migliori membri di corte che si possano desiderare, per questo vi ringrazio moltissimo per quello che avete fatto per me e per il Regno. E vi chiedo un favore: siate disponibili e generosi con la mia erede, soprattutto voi...» Disse osservando le sue ancelle, le quali contraccambiarono lo sguardo, visibilmente commosse. Certo, Coco era forse un po’ frivola e per questo le cortigiane speravano non avesse reclutato un’oca vanesia e superficiale, ma era una sirena gentile e generosa, non le aveva mai fatte sentire inferiori nonostante il rango e avrebbero davvero sentito la mancanza della sua allegria e spensieratezza; promisero a Coco che avrebbero fatto del loro meglio per aiutare la nuova custode della perla gialla ad ambientarsi.
«Prometto che ci rivedremo, verrò io a trovarvi e anche voi potrete venire da me quando vorrete. Questo non è un addio ma un arrivederci, mi raccomando: conto sul vostro aiuto per tutto!» Concluse abbracciando una ad una le sue fedeli assistenti, con un sorriso sincero colmo di affetto e gratitudine.
Come sono stata banale e scontata, avrò fatto la figura della perfettina mielosa.” Pensò tra sé e sé, maledicendosi per aver dimenticato il suo discorso. Eppure sulla Terra era una manager e con le parole doveva essere impeccabile…
Decise di non darvi troppa importanza e di rivolgere le proprie attenzioni alle guardie reali che aspettavano sue direttive. Prese la gemma gialla e aprì il portale per il regno dell’Oceano opposto al suo.
«Possiamo andare, adesso.» Disse, non prima di aver rivolto un ultimo saluto ai suoi sudditi e al suo ormai ex regno.
 

Oceano Atlantico del Nord
 
La custode della perla verde stava facendo gli ultimi preparativi, mentre ripensava all’ultimo incontro che aveva avuto con il suo fidanzato, il giorno precedente.
«Rina, va tutto bene? Sembri distratta...» Il ragazzo le aveva sorriso dolce, per poi aggiungere in modo giocoso: «Intendo, più del solito.»
«Piantala, stupido...» Era stata la risposta della principessa dell'Oceano Atlantico del Nord, la quale era arrossita imbarazzata e, per evitare che lui se ne accorgesse, si era voltata dalla parte opposta.
Masahiro le aveva cinto le spalle con il suo forte braccio, per poi voltarla delicatamente verso di sé e baciarla. Nel bacio, Rina si era completamente lasciata andare, non riuscendo nemmeno a reggersi in piedi per l’emozione che la pervadeva, tant’è che era stata costretta ad appoggiarsi al muretto che delimitava l’inizio della spiaggia.
Staccatosi con ancora le mani sui fianchi della ragazza, le aveva sussurrato in un sorriso: «Allora, che cosa volevi dirmi?»
Gli occhi grigi della principessa si erano fatti interrogativi, cosicché il giovane si era allontanato qualche ulteriore centimetro e aveva aggiunto in un sorriso sereno: «Avevi detto di dovermi dire una cosa importante.»
Rina aveva sbattuto un paio di volte le palpebre, nell’evidente tentativo di ricordarsi. Fortunatamente ci riuscì, ma appena rammentò l’informazione il suo volto si rabbuiò. A vedere quell’espressione, Masahiro aveva detto semplicemente, per nulla arrabbiato o deluso: «Per quanto tempo, questa volta?»
Lei aveva alzato lo sguardo, leggermente sorpresa che avesse capito da solo e così in fretta che stesse per dirgli che il suo ‘lavoro’ l’avrebbe tenuta lontana, un’altra volta.
«Ti conosco da anni, ormai riconosco le tue espressioni e so cosa vogliono nascondere.» Le aveva rivelato sereno Masahiro, rispondendo alla sua tacita domanda. Rina non aveva potuto fare a meno di sorridere e poggiare il volto sul petto dell’uomo, sentendosi incredibilmente al sicuro e compresa nell’abbraccio in cui fu presto avvolta.
Si sentiva terribilmente in colpa, per non potergli dire la verità, per non potergli dire tutto di sé, per dovergli mentire ogni volta che il suo regno marino la reclamava; essere sirena era meraviglioso, ma anche estremamente doloroso quando lo si deve nascondere all’uomo che si ama. E gli era grata, gli era eternamente grata per non farle mai troppe domande, per fidarsi di lei, per aver sempre tentato di non farle pesare quell’inconveniente che li teneva separati; per essere così fantastico, perché gli c’era voluto meno di un secondo a capire di non insistere nel sapere sin dalla prima bugia che era stata costretta a dirgli, perché le aveva accarezzato la guancia rigata dalle lacrime e gli aveva semplicemente detto: «Ho piena fiducia in te e nel tuo amore, so che se ti allontani da me è perché sei costretta e non perché lo desideri.»
La sirena prese in mano la gemma verde che la sua migliore amica, nonché Regina dei Mari, aveva creato apposta per le sette principesse.
“Masahiro, ti ringrazio immensamente della tua comprensione. Grazie al nuovo incarico, riusciremo a stare insieme molto più spesso, te lo giuro.”
Pronunciò l’incantesimo ed il portale che l’avrebbe condotta al castello della principessa della perla rosa, apparve dal fascio di luce che scaturì dal gioiello.
Parte della milizia che l’avrebbe seguita in quel viaggio entrò prima di lei, per questioni di sicurezza. Quando arrivò il suo turno, si voltò un’ultima volta verso tutta la servitù del suo palazzo color smeraldo, fece un cenno di saluto con la mano e sorrise: «Mi raccomando, prendetevi cura della nuova principessa della perla verde. Verrò a trovarvi non appena mi sarà concesso.»
Vide le sue fidate ancelle annuire e farle gli auguri per il nuovo incarico, nonché augurarsi un suo ritorno imminente, anche come visitatrice, promettendole che per lei ci sarebbe stato sempre posto in quel palazzo e in quel regno.
Rina sorrise un’ultima volta, sinceramente toccata da tutto quell’affetto, poi si voltò ed entrò nel portale, seguita dal resto delle guardie, il quale si chiuse alle spalle di quest’ultimi.
 

Oceano Atlantico del Sud
 
Dannazione! Sono in ritardo, la cerimonia inizierà tra poche ore e io non sono nemmeno al castello, devo muovermi!
Questi erano i pensieri che frullavano nella testa di Hanon Hosho, attuale principessa sirena dell’Oceano Atlantico del Sud e custode della perla blu, mentre nuotava in tutta fretta per raggiungere il suo castello. Suo, anche se ancora per poco, visto che quella sera al castello del Pacifico del Nord si sarebbe svolta la cerimonia di passaggio che avrebbe nominato le nuove custodi delle perle e principesse dei sette regni marini.
Lei sarebbe diventata consigliera della regina Luchia, la sua migliore amica insieme alle altre future ex principesse e tutte sarebbero andate a vivere nel castello della regina, situato al centro dei Sette Mari.
Hanon era felice di questo incarico perché così avrebbe avuto meno impegni e avrebbe potuto passare più tempo sulla terraferma con Shirai, il suo ragazzo storico. Stavano insieme da anni ormai e la distanza iniziava a pesare a entrambi, anche se mai quanto pesavano a lei le bugie che era costretta a raccontargli ogni volta per giustificare le proprie assenze. Ma non aveva altra scelta, a meno di non voler diventare schiuma di mare.
Ed era proprio perché aveva passato la giornata con lui che adesso era in ritardo. Quel giorno avevano fatto un sacco di cose, molte più del solito e la sirena dalla scintillante coda blu aveva finito per perdere la cognizione del tempo; quando aveva guardato l’orologio, l’ora di partire per il suo ormai quasi ex regno era già passata da un pezzo.
“Non dubitare di me…. Ti prometto che prossimamente potremmo stare insieme molto di più. Oh, come invidio Luchia e Karen, loro non hanno di questi problemi!” Pensò, stringendo tra le mani il ciondolo azzurro a forma di mezzo cuore con le proprie iniziali che il ragazzo le aveva regalato tempo addietro; lui teneva l’altra metà.
Ringraziò il cielo che si erano visti in una spiaggia bagnata dal suo Oceano, quindi l’aver scordato nella sua stanza il ciondolo del teletrasporto creato da Luchia non era un problema, altrimenti non sarebbe mai arrivata. Certo, avrebbe potuto fare una deviazione da Nikora e usare il suo, ma la principessa rosa era meticolosa e di sicuro l’avrebbe rimproverata a lungo per la sua sbadataggine. Meglio così quindi!
“Che bei ricordi…”
Immersa com’era nei suoi pensieri, poco mancò che andasse a sbattere il naso contro le porte della sua abitazione. Sorrise tra sé e sé, arrestandosi di colpo: era arrivata al palazzo.
Non c’era tempo di rattristarsi e perdersi nei ricordi, era ora di prepararsi.
Si stampò sul viso uno di quei sorrisi radiosi che erano soliti caratterizzarla e varcò la soglia, venendo subito raggiunta dalle sue ancelle, che la guardarono interrogativa.
«Ma insomma principessa Hanon, vi sembra questa l’ora di rientrare?» La rimproverò la più anziana delle sue ancelle, una sirena precisa e scrupolosa che non tollerava sgarri di alcun tipo. Persino la zelatezza di Nikora impallidiva di fronte a lei.
«E guardate le condizioni in cui siete!» Proseguì quella, accennando ai bellissimi capelli azzurri tutti sfatti per la corsa, le guance arrossate dalla fatica. I grandi occhi acquamarina erano invece brillanti, grazie alla giornata trascorsa in compagnia della sua anima gemella.
«Scusa, ma adesso non posso! Vado a prepararmi, appena potete mandatemi Meru che devo parlarle.» Disse Hanon liquidando l’anziana sirena, la quale in tutta risposta mugugnò qualcosa di incomprensibile, agitando la coda bluastra, innervosita dall’atteggiamento della giovane e sperando di tutto cuore che la prossima principessa fosse molto più decorosa.
Poco dopo, nella sua stanza Hanon si guardò soddisfatta nel grande specchio decorato da una cornice blu brillante: era riuscita in poco tempo ad avere un aspetto impeccabile.
Sorrise entusiasta, prendendo la foto del suo fidanzato che teneva sul comodino di fianco al letto. Grazie al vetro e ad un incantesimo fatto dalla regina non si era rovinata.
Se la portò alle labbra sfiorandola con un bacio. «Andrà tutto alla grande, me lo sento! E per festeggiare ti offrirò il gelato migliore di sempre…. E poi… Beh…»
Il bussare alla porta la distrasse dal formulare altri pensieri decisamente poco casti. Ad un suo assenso, l’uscio si spalancò e Meru, la sua giovane amica adesso sui ventitré anni e suddita del regno, nonostante i suoi colori sembrassero più tipici delle sirene dell’artico, fece il suo ingresso.
In questi undici anni la piccola sirena era cresciuta fisicamente ma aveva mantenuto il viso infantile, i capelli azzurro chiaro si erano allungati e le arrivavano sotto la vita. Portava una tiara d’argento con perline blu incastonata nella frangetta ed un bracciale alla schiava di perle blu le ornava il polso destro.
«Volevi vedermi, Hanon? È già ora?» Chiese la giovane, in tono rispettoso ma eccitata come non mai: fremeva dalla voglia di assistere alla cerimonia. Inoltre era stata incaricata da Hanon di aiutare le nuove sirene ad accettare il loro ruolo. La giovane era onorata che Hanon avesse scelto lei fra tutte: certo, erano amiche ma lei non era una sirena di corte. La principessa avrebbe potuto scegliere chiunque, magari anche quella vecchia inacidita della capa delle sue ancelle.
«Sì Meru, ci siamo finalmente! Adesso andiamo a prendere le guardie reali e apriremo il portale. Sappi che conto molto sul tuo aiuto e se dovessi avere difficoltà tranquilla, non sarai sola. Vedi…»Ma Hanon venne di nuovo interrotta dal bussare alla porta.
Stavolta la vecchia ancella e il capo delle guardie reali con i suoi sottoposti al seguito entrarono senza attendere il permesso della Principessa. L’anziana sirena aveva un’espressione arcigna come non mai, ma prima che uno dei due potesse aprire bocca Hanon, con un sorrisetto allegro, prese il ciondolo a forma di sfera blu che le aveva dato la Regina e lo posizionò al centro della stanza.
Recitò la formula e un bagliore scaturì dal gioiello. Si aprì un portale scintillante che l’avrebbe condotta direttamente davanti al palazzo.
Si infilarono tutti nel portale, destinazione: castello del Pacifico del Nord.
Le aspettative erano tante.
 

Oceano Indiano
 
La principessa dell'Oceano Indiano vagava senza meta all'interno del suo palazzo, con aria assorta in volto. Sarebbe partita a breve per andare a vivere nel palazzo della Regina dei Mari, come sua consigliera, così come tutte le passate Principesse Sirene. Tutte loro avrebbero ceduto il loro posto a nuove principesse, abitanti della terra ferma bagnata dai rispettivi mari.
Seira aveva scelto da tempo la sua discendente e il fatto di potersi affidare a quella ragazza la faceva stare tranquilla, le faceva pensare che il suo regno era nelle mani migliori che si potessero desiderare, però...
«Principessa Seira, è tutto a posto?»
La voce dolce della guardia la fece risvegliare dai propri pensieri e la principessa si voltò verso di lui, arrossendo lievemente imbarazzata, come se fosse stata scoperta durante un momento intimo. «T-Takeshi...»
Scosse la testa per riprendere appieno la propria capacità di parola e sorrise dolce: «Sì, va tutto benissimo!»
Gli angoli della bocca di lui si alzarono e la sua espressione si trasformò in quella rassicurante del suo protettore più devoto. Quei lineamenti le fecero battere forte il cuore, come sempre e iniziò a sentire un leggero alone rosso prenderle il possesso delle guance.
Restarono in silenzio a osservarsi dritti negli occhi, senza che nessuno dei due volesse interromperlo, quando a spezzarlo ci pensò la voce di una delle ancelle: «Principessa Seira, siete pronta? Partiamo tra pochi minuti.»
Lo sguardo della sirena si rattristò all'istante, tanto che fu costretta ad abbassare il volto per non permettere alla guardia di vedere i lucciconi che le avevano preso il possesso dei grandi occhi.
Prima che potesse voltarsi e dirigersi dalla dama, sentì la voce di lui dire: «La principessa è pronta. Solo...» Seira alzò gli occhi e il proprio sguardo rimase come imprigionato in quello di lui, che continuava a parlare, adesso appellandosi a lei, con il tono dolce con il quale le si era sempre rivolto: «Potreste concedermi qualche minuto del vostro tempo? Vi chiedo solo due minuti, non uno uno di più, principessa.»
La sirena annuì, non riuscendo a trattenere un largo sorriso. Si rivolse alla propria ancella e le disse: «Attendetemi nella sala del trono, arrivo a breve.» Si diresse poi con la sua guardia fuori dal palazzo, nel giardino di coralli.
Rimase ad osservare lo spettacolo che si trovava di fronte e perse qualsiasi cognizione di tempo. Tornò al presente solo quando vide arrivare verso di loro uno squalo pinna nera del reef che conosceva bene.
L'animale si diresse verso il suo padrone e Takeshi lo salutò con un sorriso raggiante, accarezzandogli il muso e ridendo delle feste che la creatura gli faceva.
«Sono contento anch'io di vederti, amico mio.» Gli disse in un sorriso, prendendogli il grosso muso tra le mani e puntando i propri occhi verde smeraldo in quelli neri dello squalo.
A vedere quella scena, una lampadina si accese nella mente di Seira e si avvicinò ai due, rivolgendosi allo squalo: «Hai, me lo faresti un gran favore?»
Due paia di occhi egualmente interrogativi, uno color smeraldo e l'altro color pece, si puntarono nei suoi. La sirena fece una carezza dolce alla creatura marina, appena sopra la pinna dorsale e si spiegò con tono dolce: «Ho bisogno del tuo aiuto per mandare un messaggio a Tadashi. Dovresti dirgli di tener d'occhio le nuove Principesse Sirene, aiutarle e proteggerle. Glielo direi io stessa, ma sai che non ho idea di come raggiungerlo... Tu invece sì e sono certa che riuscirai anche a convincerlo.»
Una luce negli occhi scuri come gli abissi marini, fece capire alla principessa che lo squalo aveva capito. Seira sorrise e la creatura nuotò velocemente verso colui a cui doveva riferire il messaggio della Principessa.
«Grazie mille, Hai!» Gridò la sirena portandosi le mani ai lati della bocca, mentre lo vedeva allontanarsi.
«Tadashi? Ne siete certa, principessa?» Le chiese con tono un poco perplesso la sua guardia. Seira lo guardò sicura di sé: «Certo. È stata la regina Luchia a chiedermelo. E poi che succede? Per caso non ti fidi del tuo fratellino?»
Takeshi si portò una mano dietro la testa, massaggiandosi appena i lunghi capelli bruni. «No, assolutamente, non è questo. È solo che mi chiedo: perché con tutte le creature marine che esistono, proprio lui? Lo conosco bene e non sono affatto certo che per Hai sarà semplice convincerlo.»
«Sì, questo lo penso anch'io. Ma Luchia mi ha detto di averci pensato bene quando ha sentito la sua storia. Non ci sono pericoli, ma qualcuno che istruisca le ragazze su come funziona la vita negli Oceani è necessario. Io e le altre Principesse non abbiamo avuto il tempo materiale di spiegare tutto quanto alle nuove regnanti e una guida sarà loro necessaria. Luchia dice che il fatto di aver abbandonato l'Oceano ed essersi ambientato perfettamente tra gli umani, sia ciò che ha fatto primeggiare Tadashi su tutti gli altri...» Alzò un attimo lo sguardo con fare pensoso, nel tentativo di cercare la parola adatta. Trovata, osservò la sua guardia con un sorriso incoraggiante e disse: «Candidati!»
Dato che Takeshi non sembrava ancora del tutto persuaso, la sirena aggiunse: «Sono certa che farà un ottimo lavoro.» Abbassò lo sguardo e arrossì per ciò che stava per uscire dalle proprie labbra: «Nelle sue vene scorre lo stesso tuo sangue, sarà un ottimo protettore per le nuove principesse. Se sarà capace di svolgere il suo compito solo la metà di te, allora tutto andrà più che bene...»
Takeshi non aveva smesso di osservarla per un solo istante e non gli sfuggì il tenero rossore che avevano assunto le sue guance nel dire l'ultima frase. Sorrise dolce, si schiarì la voce e disse: «Principessa Seira, io volevo dirvi una cosa importante...»
«Principessa, dobbiamo andare!» A chiamarla era stato il capo della milizia reale, colui che era il meno consono alla richiesta di dilazioni di tempo, all’interno del palazzo. Dovevano averlo mandato apposta le sue ancelle, dato che in effetti erano davvero in ritardo sulla tabella di marcia.
Al suono della voce del superiore infatti, Takeshi si bloccò e si mise sull'attenti, rivolto verso di lui. Seira gli lanciò un breve sguardo, dove racchiuse tutte le proprie scuse e la propria tristezza di lasciarlo nell'Oceano Indiano.
La guardia non abbassò gli occhi da quelli del suo superiore, ma lo sguardo della sua principessa non gli sfuggì. Avrebbe voluto rassicurarla, dirle qualcosa, ma il suo compito non gli fece distaccare gli occhi da quelli scuri e severi del suo superiore, lasciandola così andare verso il capo delle Guardia Suprema senza dire una parola.
Prima che Seira rientrasse e vedesse sparire dalla propria vita Takeshi, si voltò verso di lui un'ultima volta, gli sorrise con gli occhi lucidi e gli fece un breve cenno di saluto con la mano.
Lui rimase immobile nella propria posizione, ma lei non gliene fece una colpa, perché sapeva che non poteva muoversi o dire alcunché fino al permesso del suo superiore.
 

Oceano Artico
 
Noel stava osservando assorta il carillon suonare, senza riuscire ad apprezzare la melodia. Non riusciva a smettere di pensare alla sua prescelta. La teneva d’occhio da parecchio tempo ormai, quasi un intero anno e si era già avvicinata alla madre, una volta sirena del suo regno, nonché alle creature marine che la circondavano da sempre. Il fatto era che ancora non era riuscita a trovare una buona scusa o comunque quello che poteva essere il modo migliore per rivelarle il suo destino come nuova sovrana dell’Artico. Temeva davvero un suo rifiuto. Certo, aveva altre scelte, ma se alla fine aveva deciso di scegliere proprio lei, c’era un motivo.
Completamente immersa nei propri pensieri, quasi non si accorse che la porta della sua stanza si aprì, riportandola al presente. Da essa entrarono una delle sue guardie reali e una foca artica, bianca come la neve più pura delle coste del suo regno. Mentre la creatura le si avvicinò e le strusciò affettuosamente il capo sul braccio, il soldato si inchinò profondamente, prima di parlare con rispetto: «Chiedo umilmente perdono per l'interruzione, principessa Noel. Ma la Guardia Suprema mi manda a riferirvi che è tutto pronto per la partenza. Mancate solo voi.»
La sirena osservò il tritone attraverso lo specchio che si trovava di fronte a lei, mentre con le mani dava dei buffetti sul muso dell’animale. Con pacatezza, disse solo: «Bene, ditegli pure che sto arrivando.»
Un altro inchino da parte della guardia e questa uscì arretrando, in segno di rispetto e devozione, non alzando mai lo sguardo e chiudendo la porta della stanza non appena varcata la soglia.
Noel fece un profondo sospiro e si guardò un istante allo specchio.
“Devo convincermi che andrà  tutto bene. Deve andare tutto bene.” Stinse impercettibilmente gli occhi, non distogliendo lo sguardo dal proprio riflesso.
Dopo qualche secondo, si ritrovò ad accennare ad un lieve sorriso, reazione più che comprensibile dato che la foca le aveva accarezzato la guancia con il muso. «Hai ragione Hoshi, accetterà di sicuro.»
Le si rivolse sorridente, inclinando leggermente la testa di lato e guardandola in quel paio d’occhi tinti di nero: «Infondo, se lo dici tu mi posso fidare. Nessuno conosce quella ragazza meglio di te, dico bene?»
L’animale, per tutta risposta fece una capriola su se stessa, mostrando le piccole macchie nere che aveva sulla coda, le quali ricordavano la Costellazione dei Pesci e che le avevano fatto dare il nome di ‘Costellazione’ dalla sirena che presto sarebbe diventata principessa dell’Artico.
Ritrovata un poco di fiducia, Noel chiuse il carillon, che intanto aveva smesso di suonare e si diresse con un sorriso raggiante verso la propria milizia, riunita nel Gran Salone del castello.
I soldati s'inchinarono riverenti appena la intravidero, ma con un semplice gesto della mano la sirena fece loro capire che quelle formalità non erano necessarie. Hoshi si diresse verso la propria padrona, facendo prima un sacco di feste alla principessa. La sirena le accarezzò dolcemente il muso e, prima di vederla nuotare lontano, le disse: «Mi raccomando, tienimi informata.» La creatura mosse il capo in un segno di consenso, si voltò e si allontanò.
«Dov'è la sfera del teletrasporto?» Chiese Noel dopo qualche secondo, senza rivolgersi a nessuno in particolare.
Il capo della Guardia Reale le porse un cuscino sopra il quale si trovava la preziosa gemma color indaco.
«Buona fortuna, principessa. Ci mancherà.» Le disse commossa la sua balia, la quale l’aveva cresciuta sin da bambina. Lei le sorrise teneramente e le si avvicinò. «Non è un addio, verrò a trovarvi appena potrò, è una promessa.» La rassicurò, mentre l’abbracciava forte.
Solo in quel momento si rese conto di quanto le sarebbe mancato il suo regno e i suoi abitanti. Ma doveva credere anche lei alle proprie parole: sarebbe tornata spesso.
«Principessa, è ora di andare. La principessa Nikora sicuramente ci starà già attendendo.» Esordì una guardia, facendole sciogliere con rammarico quell’abbraccio colmo di dolce nostalgia.
Prima di voltarsi, si rivolse ancora una volta all’anziana sirena: «Verrò a trovarvi tutti quanti appena potrò, sono certa che la nuova principessa non ne avrà a male. Ad ogni modo, prendetevi cura di lei, avrà bisogno di tempo e aiuto, soprattutto i primi tempi.»
L’altra le rispose semplicemente annuendo. Le posò una mano sulla guancia e gliela accarezzò con fare materno. Quel dolce contatto fece sorridere la custode della perla indaco, nonché farle brillare lo sguardo di commozione.
Chiuse per qualche istante gli occhi per goderselo appieno, poi si voltò sorridente e facendo l’occhiolino, dirigendosi nuovamente verso la propria milizia.
«Siete pronta, principessa?» Le chiese la Guardia Suprema. Noel gli rivolse un sorriso. «Sì, ma non andremo da Nikora, dobbiamo prima fare visita ad una persona.»
I suoi soldati la guardarono perplessi, mentre lei prendeva la gemma del teletrasporto in mano.
Noel sorrise furba e recitò la formula che l'avrebbe condotta alla meta, decidendo di dirigersi al palazzo della gemella anziché andare direttamente a quello della principessa dalla perla rosa. Sicuramente, Karen sarebbe riuscita a tirarla su.
 

Oceano Antartico
 
“Uffa... Ma quanto le ci vuole?” Si chiese Noel, ferma di fronte alla porta della camera della gemella, in attesa. Tutta l’insicurezza che aveva provato prima di arrivare, si era trasformata in frustrazione per quell’attesa della quale non capiva il significato e che la stava irritando non poco. Con le braccia incrociate al petto, avrebbe battuto il piede a terra se fosse stata umana n quel momento.
Era più di un'ora che attendeva la sorella e che quest'ultima si era chiusa in camera alla ricerca di chissà cosa. Era tutto perfetto, erano sul punto di partire utilizzando la sfera del teletrasporto creata da Luchia ormai tempo addietro, quando la principessa dalla perla viola si era d'improvviso ricordata qualcosa di estremamente importante ed era corsa nella propria camera.
«Karen!» Gridò scocciata la sirena indaco dopo altri interminabili minuti, ormai sul punto di esplodere.
La gemella le rispose dopo qualche secondo con aria indaffarata: «Ho quasi fatto! Solo cinque minuti!»
Noel si portò disperata una mano alla fronte e la scosse, mentre sussurrava in preda allo sconforto: «È quello che hai detto mezz'ora fa...» Posò le proprie dita affusolate sulla maniglia della porta e l'abbassò, non riuscendo più a trattenersi. Odiava fare tardi e proprio quel giorno non era ammissibile.
«Ma si può sapere che stai combinando?» Disse, mentre apriva l'uscio.
«Maledizione!» Gridò la sirena viola, osservando una parte della stanza messa completamente a soqquadro, tenendo le braccia rigide lungo i fianchi magri. L'espressione di Noel, dietro di lei, si fece interrogativa.
«Ma che...» Stava per chiedere, ma la gemella le andò incontro, prendendole le spalle e scuotendola con espressione tra il furioso e il disperato: «Non c'è! Non riesco a trovarle da nessuna parte! Ma dove diamine sono finite?»
«Che cosa?» Chiese in tono comprensivo la principessa indaco, tentando d'intuire la situazione e con tutta l'intenzione di risolverla il prima possibile, così da poter calmare la sorella e poter partire per il palazzo di Nikora.
Karen si portò le mani tra i capelli ed esclamò: «Le foto mie e di Subaru! Non riesco a trovarle da nessuna parte!»
A sentire quelle parole, Noel si sentì la rabbia crescerle dentro. In un sussurro che delineava tutto il proprio tentativo di trattenersi, chiese: «Fammi capire... Tu stai facendo tutto questo baccano... Per qualche foto?»
«Come sarebbe a dire "qualche foto"?» Le chiese scocciata la gemella, con espressione evidentemente offesa. Ma certo, per la principessa indaco quelle erano solo delle fotografie, ma per lei erano importanti ricordi che testimoniavano l’amore tra lei e Subaru, nonché l’elemento essenziale per comporre parte del regalo che voleva fargli per il loro anniversario. Il fatto che mancassero ancora mesi era assolutamente un futile dettaglio: voleva avvantaggiarsi per non giungere all’ultimo minuto e rischiare di far tardi. Cosa che stava accadendo per quanto riguardava l’appuntamento al castello di Nikora.
Fu costretta a tirarsi indietro con la schiena, perché Noel le era ad un palmo dal viso che le gridava fuori di sé: «Ma ti rendi conto di quanto sia importante oggi? Siamo in ritardo assurdo e tu pensi a qualche foto? Dobbiamo andare al castello di Nikora per la nomina delle nuove principesse, adesso!»
Karen fu non poco stupita di vedere quella reazione: non era davvero da Noel perdere le staffe in quel modo, lei che era sempre così pacata, calma e tranquilla. Chissà cosa le era successo da innervosirla fin a quel punto.
Nel tentativo di calmarla, decise di essere lei per una volta ad andarle incontro ed acconsentì; si portò le mani in avanti e disse in un sorriso un poco tirato e occhi dispiaciuti: «D'accordo, hai ragione... Magari ho esagerato, andiamo da Nikora, mi farò portare le foto da qualcuno in un secondo momento.»
Noel si tirò indietro e la precedette, dirigendosi verso il salone, dove si trovava il seguito suo e della gemella, che le avrebbe accompagnate in quel viaggio.
Giunte al centro della scorta, Karen prese la sfera viola del teletrasporto offertale dal capo della milizia e, prima di recitare la formula e attraversare il portale apritasi, lanciò una breve occhiata preoccupata alla gemella. Non poté fare a meno di notare la sua espressione preoccupata, che non le piacque per niente. Decise che le avrebbe parlato non appena terminata la festa, dato che probabilmente sarebbero già state riprese abbastanza da Nikora per il ritardo assurdo in cui erano.
 

 


Angolo delle autrici:

Ed eccoci alla fine del secondo capitolo, come nel primo vogliamo fare dei ringraziamenti, per la cronaca:
- Scarlett Blue Sakura per la perla arancione ^_^
- kioccolat per la perla verde ^_^
- M a d A l i H a t t e r per la perla blu ^_^
Mistero95 per i cattivi, davvero degni di tale nomina ^_^
- Camy25 per… Nooooo, non possiamo ancora rivelarlo ;) Sarebbe un grosso spoiler! ^_^
Grazie mille ragazzi ;) Faremo onore ai vostri OC!


E adesso le note in singolo!
 

L’angolo di Kelly:

Ciaooo ragazzi, anzitutto voglio dire che mi scuso per il ritardo ma come potrete immaginare non è facile scrivere una storia collab per giunta a distanza con tutti gli impegni della vita quotidiana! Ma non disperate perché questa storia avrà il suo corso e la sua fine, quindi stay tuned ;P
Poi voglio rivolgere le mie attenzioni, anche ai lettori silenziosi che di sicuro ci saranno  dicendovi che, come avrete visto abbiamo ancora bisogno di qualche comprimario, quindi fatevi sotto!
Poi, preparatevi perché nel prossimo capitolo si inizia con l’azione! Basta ambienti da Mary Sue e zucchero e miele, qui c’è in atto una vera e propria rivolta! E visto che non mi viene in mente altro, vi lascio, al fondo la fanart di Meru adulta, fatta da me!
 

E ora la parola alla mia collega:
 

L'angolo di Elsira:

Buona domenica a tutti!
Innanzitutto, volevo ringraziare tutti quelli che ci hanno mandato le schede OC, prometto, anche a nome della mia collega, che faremo del nostro meglio per tirar fuori il meglio di ogni personaggio! :D E ne approfitto per scusarmi se abbiamo apportato qualche modifica, ma era ai buoni fini della storia! **
Altra cosa e poi vi lascio alla vostra bella serata: scusate  anche per il possibile OOC che può essere presente in questo capitolo... In questo caso parlo per me, perché se c'è un OOC, è mio! xD Prego dunque di non accanirvi contro la mia collega, che ha una pazienza immensa nei miei confronti... E grazie tante cara, per questo <3
Un bacione a tutti quanti e vi do appuntamento al prossimo capitolo! ;*

 


E per finire, passiamo a mostrarvi la bellissima fanart di Kelly, con soggetto Meru!
Speriamo sia di vostro gradimento
^^
Sappiate che praticamente ad ogni capitolo ci sarà una fanart di un qualche personaggio, avvertiamo già da ora :P


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Capitolo 3
*** A New Beginning ***


Ciaooooo a tutti!
Eccoci tornate con il secondo capitolo! Scusate l’attesa ma la vita fuori da qui prende un sacco, ma finalmente ci siamo!
Piccola premessa: so che avevamo assicurato che dal secondo capitolo si sarebbe entrati nel vivo della storia, mentre invece troverete un altro capitolo ‘di passaggio’ ma davvero, se avessimo tenuto i propositi sarebbe venuto troppo lungo e scoordinato, perciò abbiamo preferito spezzarlo. Qui vedremo cosa fanno le nostre ormai ex principesse mentre si accingono a raggiungere il luogo della cerimonia!
Buona lettura, a dopo con le nostre note!
 
 

A new beginning


La vista dall’esterno del palazzo era sublime: mille luci e decorazioni di ogni tipo lo rendevano ancora più maestoso, i graziosi animali che nuotavano nei paraggi facevano tenerezza e la musica soave che giungeva dall’interno metteva allegria e serenità.
Questi sentimenti positivi si facevano largo nell’animo di tutti, fatta eccezione per tre persone all’esterno, le cui figure si trovavano a qualche metro dall’edificio ed erano messe in ombra dall’oscurità sottomarina, rendendo impossibile delinearne le fattezze.
«Sciocche, insulse, principessine viziate! Ridete pure, divertitevi quanto volete… Per ora! La vostra allegria non durerà a lungo, credetemi. Mi vendicherò di voi, di tutte voi, ma soprattutto di te... Una volta per tutte!» Esclamò in tono solenne e deciso un membro di quel trio, avanzando verso l’entrata posteriore del castello, seguita dalle altre due figure e ripassando il piano d’azione.
L’atmosfera all’interno del castello era indescrivibile. Tutto era magnifico e splendente, Nikora era davvero soddisfatta del lavoro fatto dalle sue ancelle ed era certa che anche la regina e le altre ragazze avrebbero apprezzato.
Mentre sorrideva guardandosi attorno fiera, un bagliore la fece voltare. Si trattava dei portali aperti grazie alle gemme del teletrasporto, ognuno del colore della principessa che lo rappresentava. La prima a presentarsi fu Rina, seguita da Coco, Hanon con Meru al seguito e Seira. Le ragazze si abbracciarono felici di rivedersi, eccitate come non mai mentre le guardie reali si erano radunate e stavano discutendo dei rispettivi incarichi nei propri regni.
“Strano...” Pensò la sirena rosa, portandosi una mano sotto al mento, dopo aver ovviamente finito di accogliere le ragazze. “Avrei giurato sarebbe stata Noel la prima, dopotutto è sempre così ordinata e precisa…” Ma un’altra luce la distolse dai suoi pensieri, un bagliore bianco e molto potente: era arrivata Luchia, seguita dal suo amato Kaito e Hippo nella sua forma umana.
Adesso c’erano tutti, mancavano solo le gemelle. “Ma dove sono finite?” La puntigliosa Nikora iniziava a inalberarsi: quel ritardo era assolutamente inammissibile!
«Maledizione è tardissimo... Nikora sarà certamente su tutte le furie...» Sussurrò Karen, nella muta speranza che la sua gemella non l'avesse sentita.
Speranza vana. Infatti lo sguardo di ghiaccio di Noel la raggiunse in meno di un istante e la sirena indaco le disse: «E di chi è la responsabilità?»
Karen si strinse nelle spalle, non smettendo di nuotare velocemente, chiudendo un occhio con aria colpevole di fronte all'agitazione della gemella. La sirena viola aveva pronunciato male l’ultima frase dell’incantesimo, immersa com’era nei propri pensieri e anziché arrivare nel salone centrale, le due principesse e il loro seguito erano apparsi nelle cucine del castello.
Finalmente, arrivarono di fronte alla porta della giusta meta. Era aperta e riuscirono così a vedere tutte le altre, già pronte per dare inizio alla cerimonia. Purtroppo per loro, l'agitazione di Nikora era già lampante e Luchia stava cercando, invano, di calmarla.
La sirena dalla perla rosa era di spalle, con le braccia incrociate sotto il seno e batteva nervosamente un dito sul proprio braccio, in evidente segno di nervosismo.
La prima a notare le gemelle fu Coco, che alzò un braccio e le salutò raggiante: «Ehilà, ragazze! Finalmente!»
Nikora si voltò all'istante, fulminandole con uno sguardo talmente intenso da far bloccare le due sul posto, mentre dei brividi di puro terrore attraversavano loro le schiene.
«Si può sapere dove eravate finite voi due? Vi sembra l'occasione per fare ritardi? Non capite quanto sia importante questa cerimonia? Mi aspetto una scusa più che plausibile per questo vostro irrispettoso, nonché intollerabile comportamento!» Gridò la custode della perla rosa, avvicinandosi alle due gemelle e puntando loro l'indice al petto con fare davvero aggressivo; vene sporgenti sul collo e sulla tempia, dimostravano che una qualsiasi parola sbagliata da parte delle due sirene sotto accusa avrebbe potuto scatenare la fine del mondo sottomarino così come lo conoscevano.
«Andiamo Nikora, non credi di star esagerando? In fondo, non sono poi così in ritardo... Le nuove principesse non sono ancora arrivate.» Esordì Luchia, nel tentativo di calmare la sirena.
Peccato che, al contrario di Karen e Noel, lei non potesse vedere l'espressione di Nikora e di conseguenza non si rendesse conto della gravità della situazione.
"Non va bene, non va bene, non va bene... Vi prego, ragazze... Tacete, per l'amor del cielo!" Pensò in preda al panico Noel, tentando di farsi capire almeno da qualcuna delle amiche, lanciando loro sguardi preoccupati.
Purtroppo però, la sua supplica non venne compresa e Hanon aggiunse: «E comunque sia, se qualcuna qui ha il diritto di essere arrabbiata è Luchia.»
"È finita... Siamo tutte morte! Hanon, per carità, taci!" Pensò Karen, riuscendo a farsi intendere dalle altre con gesti molto più eloquenti dei precedenti sguardi della gemella.
Hanon fu l'unica a non comprendere e di conseguenza continuò a parlare, convinta della propria idea: «Voglio dire, è lei la regina e...»
La sirena dalla coda blu si zittì ed impallidì all'istante, non appena gli occhi collerici di Nikora si posarono su di lei. Impaurita, nuotò a nascondersi dietro Rina, nella speranza nata chissà dove che quest’ultima fosse immune al potere malefico della sirena rosa.
La predica sarebbe andata avanti ancora per chissà quanto, se un mormorio sommesso e preoccupato non avesse distratto principesse e sovrani, che si voltarono verso la fonte di quel rumore, proveniente da Madame Taki. La donna, seduta ad un tavolo, stava scrutando la sua sfera con le labbra assottigliate in un’espressione che non lasciava presagire niente di buono.
«Strano… C’è qualcosa che non va… Qualcosa nell’aria… Le cose cambieranno...» Pronosticò la vecchia, che come al solito non venne presa sul serio.
«Vorrei ben vedere che c’è qualcosa che non va!» Tuonò Nikora, che dopo il deplorevole ritardo delle gemelle era ancora in vena critica, facendo trasalire tutti. «Le nostre eredi sono ancora chissà dove! E se non dovessero arrivare, nel mentre cosa facciamo?» Chiese rivolgendosi ai sovrani: dopotutto le decisioni più importanti spettavano a loro.
«Le ragazze si sarebbero comunque presentate per ultime, quindi non preoccupatevi del ritardo. Propongo di cominciare dando inizio alla festa, dopodiché procederemo con le prime formalità: quando gli ospiti si saranno ambientati, passerei alla vostra nomina a consigliere.» Disse il re, cercando di celare la preoccupazione che aveva iniziato a invaderlo: non era normale che il loro emissario non fosse ancora arrivato. Decise comunque di lasciar perdere, per il momento.
«Inoltre...» S’intromise Luchia, facendo un passo avanti. «Voi ragazze avrete bisogno di guardie reali che si occupino della vostra sicurezza oltre che della nostra, quindi ne sceglieremo una per ogni Oceano e verranno ad abitare con tutti noi al castello.» Concluse, strizzando l’occhio a Seira che arrossì, mentre i suoi grandi occhi arancioni si illuminavano e il suo giovane cuore iniziava a scaldarsi. Luchia aveva capito tutto? In ogni caso, le sarebbe stata eternamente grata.
«Bene!» Proclamò la regina, attirando l’attenzione di tutti i presenti. «La festa può iniziare! Musica!» Ordinò ai musicisti, tra i quali figurava Rihito Amagi che si trovava lì con la sorella Mikaru, nel frattempo era diventata una bella quindicenne. Iniziarono ad eseguire brani di ogni tipo, rallegrando l’atmosfera; le coppie iniziarono a ballare insieme, i singoli a cercare un partner o mangiare le prelibatezze provenienti da ogni regno.
Karen, dolcemente abbracciata a Subaru, fissava Seira e una delle sue guardie reali mentre ballavano insieme, notando le espressioni entusiaste dei due con un misto di tenerezza e malizia. Coco era come al solito circondata da ragazzi di ogni razza che le servivano stuzzichini e le portavano da bere; Rina e Hanon non ballavano perché non volevano contatti con altri uomini quindi si limitavano a chiacchierare con chiunque, mentre Noel e Nikora sospiravano rassegnate: nessuno aveva chiesto loro l’onore di un ballo e speravano di non passare la serata a fare da tappezzeria. I due sovrani discutevano sul da farsi, seduti su un divanetto con le mani intrecciate.
Dopo che l’atmosfera si fu riscaldata a sufficienza, nonostante ancora delle nuove sirene non ci fosse traccia, il due regnanti si alzarono in piedi e andarono al centro della sala, dove vennero raggiunti dalle ormai quasi ex principesse, mentre le guardie reali si misero sull’attenti.
«Molto bene.» Esordì Luchia. «È arrivato il momento! Iniziamo con la prima parte della cerimonia: ordino alle principesse Nikora Nanami, Coco Sinari, Hanon Hosho, Rina Toin, Seira Hikari, Noel Aiiro e Karen Aiiro di venire qui, davanti a noi per ricevere ufficialmente il titolo di nostre consigliere di corte.»
Le sette sirene, ognuna con uno stato d’animo diverso, fecero quanto loro richiesto. Luchia sollevò lo scettro sopra la testa, da esso scaturirono sette luci dei colori delle principesse e ognuna venne raggiunta dal proprio. Quando il bagliore si esaurì, ogni sirena non aveva più la coda ma le gambe, la stessa acconciatura della forma idol e un lungo vestito senza spalline, allacciato al collo con un fermaglio a conchiglia, una cintura in vita, uno spacco sulla gamba sinistra e scarpe col tacco, ognuna del colore del regno di appartenenza, ai polsi e al braccio i braccialetti della loro forma di sirene. I presenti erano ammaliati da tanta bellezza, il nuovo aspetto delle consigliere era favoloso.
Dopo fu celebrata la nomina delle guardie reali. Con grande gioia di Seira, il prescelto dell’Oceano Indiano fu proprio Takeshi; la consigliera più giovane era al settimo cielo e infinitamente grata alla regina. Tutti i presenti applaudirono entusiasti.
Giunse il momento fatidico, si sentì un rumore di passi e un vociare provenire dall’esterno. Tutti, pensando fosse Thomas con le nuove ragazze, si misero in trepida attesa.
«E adesso, il momento che tutti stavamo aspettando…» Ma le parole morirono in gola alla regina.
Le porte del salone delle cerimonie si spalancarono d'improvviso e prima che le sirene e le guardie riuscissero a rendersi conto di ciò che stava accadendo, furono immobilizzati da della vegetazione che spaccò il pavimento e si avvolse attorno ai loro corpi, stritolandoli pian piano.
«Ma cosa...» La domanda della regina non fece in tempo ad essere completata, che una creatura coperta completamente da un mantello nero tese un braccio verso di lei e decine di saette infransero il soffitto, andando a colpire ognuna delle creature marine imprigionate.
Per lunghi secondi, tutto ciò che si udì e si vide furono le grida dei prigionieri e la luce prodotta dalle scariche elettriche, le quali grazie al controllo di colui che le aveva invocate non si diffondevano nell'acqua, ma si concentravano sui corpi degli sventurati.
«Adesso basta, Ao. Non vorrai sterminarli tutti subito, vero? Lascia divertire anche gli altri.» Disse con tono sereno la creatura che apparve dietro ai due incappucciati, completamente avvolta da un mantello che, assieme all’ombra che sembrava produrre il corpo, impediva di vedere un solo millimetro della sua pelle. Questi, dopo aver fatto una smorfia di disapprovazione per essere stati interrotti, ritirarono i loro incantesimi e la lasciarono avanzare di qualche passo verso il centro della sala, restando immobili e in silenzio.
Le creature marine, non appena furono private del sostegno che veniva loro fornito dalla vegetazione, si accasciarono a terra inermi, ma ancora coscienti.
Con molta fatica, Kaito fu uno dei primi che riuscì a sollevare quantomeno il volto, seguito subito dai soldati che in pochi secondi riuscirono ad alzarsi, pur sorreggendosi sulle loro armi.
«Chi... Chi siete?» Chiese in un respiro strozzato il re.
Fu la figura incappucciata al centro a rispondere, in modo tanto soave da essere quasi ipnotico: «Siamo la vostra fine.»
Non appena terminò la frase, il compare alla sua destra alzò il braccio esterno verso la guardia reale che si era lanciata in un attacco avventato contro i nemici. Un nuovo fulmine colpì in pieno il tritone, strappandogli un grido assordante prima che la saetta si placasse e il suo corpo incenerito crollasse a terra, sotto gli occhi increduli di tutti gli invitati alla celebrazione.
Il carnefice abbassò il braccio, portandolo nuovamente lungo il proprio fianco, come se nulla fosse accaduto.
La figura scura che non aveva ancora attaccato direttamente, parlò. «Non fate gli eroi, altrimenti di voi non resterà che un corpo bruciacchiato dai fulmini o stritolato dalla vegetazione. Passiamo alle cose serie: io e i miei colleghi...» Disse, accennando ai due dietro di lei con un braccio, per poi continuare: «Siamo venuti sin qui per avvertirvi che da questo esatto momento, la mia vendetta ha inizio.»
«Vendetta?» Sussurrò con difficoltà la regina, riuscita solo in quel momento ad aprire gli occhi e puntarli contro colei che parlava, dato che l'unica informazione che avevano era che probabilmente si trattasse di una donna, a giudicare dalla voce.
«Esatto, bel tesorino confettoso: vendetta.» Rispose con tono divertito alla Regina dei Mari, con tanto di mani unite all’altezza del petto e testa lievemente inclinata per rendere la sua irriverenza ancora più palpabile. Tornò di colpo seria e aggiunse minacciosa: «Proprio contro di te.»
I presenti sgranarono gli occhi increduli, mentre Luchia iniziò a tremare di paura e prima che le guardie potessero attaccare, la donna disse solo, rivolgendosi appena con il volto verso la creatura alla sua sinistra: «Tsuchi.»
Colui che rispondeva a tal nome, alzò entrambe le braccia e fra i tre e le guardie si frappose in un istante una muraglia fatta di rampicanti, che le affilate lame dell'esercito non riuscirono in alcun modo a scalfire.
Dopo pochi istanti, si sentì la voce della vendicatrice riecheggiare per tutta la sala: «Ci rivedremo presto, Regina dei Mari e Principesse Sirene. Sappiate che non sarò mai più così clemente con voi.»
Ma invece di andarsene come tutti credevano, la figura incappucciata si voltò. Anche se in penombra  e coperta si poteva comunque intravedere un ghigno sadico sul suo viso. «Oh, a proposito: le vostre inutili eredi non verranno… L’omuncolo che avete mandato in missione, com’è che si chiamava? Thomas, mi pare? Ebbene: è morto. Carbonizzato, subito dopo il suo arrivo sulla terraferma. Povero scemo! Si credeva di potersi difendere… Che illuso! Di lui non resta che questo.» Disse la donna con profondo disprezzo, gettando un oggetto a terra. Tutti lo riconobbero: era un medaglione d’argento con su inciso il simbolo dei Panthalassa, tutti i membri della stirpe che lavoravano a corte ne indossavano uno.
Lo calpestò, ridendo cinicamente e i presenti non poterono che assistere impotenti alla distruzione del gioiello, gesto apparentemente insignificante ma che vista la situazione valeva più di mille minacce.
Poco lontano, Seira si lasciò aiutare da Takeshi a rimettersi in piedi, quando udì l’ordine della regina: «Presto ragazze, dovete trasformarvi!»
Luchia fece comparire il microfono dal suo scettro e le consigliere eseguirono, assumendo il loro aspetto Idol. Nikora era in ansia, non era la prima volta che si trasformava ma non l’aveva mai fatto per combattere, solo per cantare ai concerti nei vari regni.
Il suo vestito era fucsia, lungo con la gonna a campana aperta davanti cui sotto si intravedeva del pizzo rosa chiaro, una fascia rosa con un fiocco dietro e lunghi nastri le cingeva la vita, la scollatura del vestito era fatta di pizzo rosa chiaro, i guanti come quelli di Rina ma fucsia con i bordi di pizzo rosa e le perline, del medesimo colore. Aveva delle cavigliere di perline rosa con del pizzo e scarpe col tacco fucsia; un nastro di perline le teneva ferma la lunga coda di cavallo.
Le otto donne impugnarono i loro microfoni ma prima che potessero aprir bocca, Ao usò i propri poteri per impedirlo: una potente corrente spinse tutte le creature marine, comprese le guardie che si stavano dirigendo all’attacco, contro le pareti della stanza. Solo la regina venne risparmiata, ma ugualmente privata del proprio microfono, rimanendo così completamente indifesa. Senza muovere un ulteriore muscolo, il nemico la colpì con un fulmine per qualche breve istante, atterrandola.
«Dimenticavo…» Aggiunse ancora la donna in nero, tornando sui propri passi. Si avvicinò a Luchia, la quale era in ginocchio e stava tentando di rialzarsi dopo il tremendo colpo appena subito. La afferrò brutalmente per i capelli, in modo talmente violento da strappargliene alcuni e costringendola a sollevare lo sguardo. «Questo è per soddisfazione personale, bambolina.»
Prima che la regina potesse rendersene conto, la donna la mollò di scatto, facendola cadere di schianto con il viso a terra e sferrandole un poderoso calcio nelle costole che la fece rotolare di lato. Il colpo le spezzò il respiro, facendola tossire mentre un lieve rivolo di sangue le colava dalle labbra.
«Spegnerò la luce! Spegnerò la luce! Spegnerò la luce!» Gridò come una pazza, prima di sparire in una nuvola nera assieme ai suoi compari.
Al sentire quelle parole, Madame Taki sbiancò d'improvviso. Nella confusione generale, solo Nikora se ne accorse.
«Io… Devo… Non è possibile, queste parole non mi sono nuove… E quei tipi… N...on saranno… Loro? Devo documentarmi, non c’è tempo da perdere! Se è quello che penso, è un disastro, è l’ecatombe!» Gridò l’anziana veggente, voltandosi verso la regina che si trovava in braccio al suo amato mentre suo marito, il Dottor Calamaro, le stava prestando delle cure.
«I-io…» Disse Luchia debolmente. «Non ho… Scelta… Dov…ete… Andare personalmente… Sulla terra a reclu…tare le ragazze… Parlate loro… Convincetele… Abbiamo bisogno… Di loro…» Disse prima di addormentarsi a causa del sedativo che le era stato dato per lenire il dolore causatole dalle ferite.
Le consigliere annuirono guardando negli occhi il re, promettendo che avrebbero provveduto l’indomani stesso.
«Povere ragazze...» Sospirò Madame Taki. «Ancora prima di diventare principesse, devono affrontare un pericolo più grande di loro. Se quello che credo è vero, sarà difficile, dovranno impegnarsi molto...» Disse mestamente la vecchia, guardando seriamente i presenti.
 

 


Angolo delle autrici:

Eccoci alla fine del capitolo, dite un po’ non vi aspettavate questa fine in tragedia eh? Sììììì abbiamo abusato con la violenza, ma ve l’avevamo detto: dimenticatevi di questo anime come lo conoscevate, qui si fa sul serio, niente Mary Sue tutte latte e miele!Azione, sangue e intrighi!
Chiediamo anche scusa a Mistero95 per aver stravolto un po’ le coordinate che ci ha dato per i suoi cattivi e diciamo subito che in futuro risuccederà ma le esigenze di copione lo richiedevano, ma a parte qualche rarissima eccezione rispetteremo tutto il resto e i personaggi e le scene che ci hai dato ci saranno tutti e li riconoscerai! :)


E adesso le note in singolo!
 

L’angolo di Kelly:

- Allora, anzitutto voglio fare una cosa che ho dimenticato la volta scorsa e cioè ringraziare colorainbow per il personaggio di Philomena, la custode degli animali marini, che nel capitolo precedente ha fatto un cameo nell’intro di Nikora, grazie <3 Continua a seguirci <3
- Poi ci tengo a precisare che il costume di Nikora idol, di cui sotto potrete ammirare il disegno, non è affatto farina nel mio sacco, mi sono ispirata ad una fanart già esistente solo che le ho cambiato i colori: nell’originale il vestito era più sul viola che sul rosa e i colori di occhi e capelli erano quelli della forma umana, io li ho solo arrangiati alla forma di sirena e le ho allungato la coda perché penso che così stia meglio, in pratica ringrazio l’artista della fanart originale che mi ha dato lo spunto chiunque sia!
- E voglio salutare la mia nuova amica di forum community F.angelo17 che anche se non recensisce qui ci segue e supporta dalla tagboard di un forum che non penso si possa nominare (credo venga ritenuta pubblicità?) grazie mille <3 (e non mollare: prima o poi verrai abilitata ;D)
- Dal prossimo capitolo inizieremo a presentare le nuove protagoniste, ogni sirena avrà il giusto spazio e nessuna prevarrà sulle altre! Giusto no? Beh io credo di aver finito, passo il testimone adesso!


 
E ora la parola alla mia collega:

 

L'angolo di Elsira:

Ciao carissimi lettori! ^^
Stavolta abbiamo aggiornato prima, visto? :D Siete sorpresi del capitolo? Beh, sappiate che prima era moooolto meno marysuoso, ma dopo una controllata abbiamo stabilito di rendere il processo un po' più.. Ehm... Graduale (?) Non spaventatevi però, noi abbiamo detto sin da subito che tipo di storia sarebbe stata :3
E non è finita qui! Non avete idea di cosa abbiamo in serbo per questa storia! **
Ringrazio tutti per la visita, le schede OC (abbiamo tutti i personaggi principali ma se volete partecipare alla storia, potete benissimo farlo mandandoci una o più schede OC dei personaggi scritti nell'intro), la comprensione (in alcuni casi, è stata davvero quasi commovente), la disponibilità; e se lasciate una recensione ci fate contentissime! ^^
 

E per finire, la fanart di questo capitolo, made by Kelly, è Nikora in versione idol!
Speriamo sia di vostro gradimento 
^^


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Capitolo 4
*** Tropical Storm ***


Eccoci dopo mesi e mesi di assenza causati dalla vita reale! Come promesso si inizia con le intro delle OC!
Ed ecco a voi la prima!
 
P.S. : Avvertiamo i lettori che i capitoli introduttivi sono relativamente tranquilli, di modo da non essere tutti ripetitivi.

 


Tropical storm
Crazy Chick Kelly_chan ~

 

Apia, Isole Samoa (più precisamente isola di Upolu)

Una nave attraccò al porto della capitale delle meravigliose isole sperse nel Pacifico del Sud. Tra i passeggeri che stavano scendendo, vi era Julia Hemme, newyorkese di sedici anni nonché famosa flautista, nonostante la giovane età.
Era stata chiamata per un concerto in quella zona, si sarebbe esibita insieme a una musicista locale e la cosa la intrigava: era sempre stata attratta da quelle isole. Sin da piccola desiderava visitarle, pur senza sapere il perché, almeno sino all’anno passato anche se visto in seguito a cosa l’aveva scoperto avrebbe preferito non saperlo mai e poi mai. Sua nonna Lydia, l’unica parente che le avesse mai voluto bene, l’avesse supportata nel corso degli anni e scomparsa l’anno precedente, in punto di morte le aveva rivelato di essere una sirena dell’Oceano Pacifico del Sud, innamoratasi di suo nonno che era semplice umano. Stranamente i geni marini non si erano manifestati nelle due figlie ma erano passati alla nipote, a volte questi salti genetici capitavano e l’anziana le aveva raccontato di essersene accorta quando lei, compiuto un anno, si era vista piovere addosso una secchiata d’acqua caduta dal balcone dei vicini, che vivevano nell’appartamento sopra al loro e avevano il vizio di gettare l’acqua sporca saponata nel loro cortile, trasformandosi. La fortuna aveva voluto che in quel momento nonna e nipote fossero sole in casa, se la madre della ragazza avesse visto tutto sarebbe successo un disastro, Lydia sarebbe diventata schiuma di mare, mentre Julia in quanto mezza umana se lo sarebbe evitato ma di sicuro avrebbe passato dei brutti momenti.
Le aveva tenuto il segreto, regalandole un talismano protettivo a forma di gatto bianco che portava attaccato al braccialetto che l’avrebbe protetta dalla trasformazione, in modo da tutelarla dalla stessa madre che, purtroppo per tutti, era una persona non consona al ruolo che le era toccato. Togliere il bracciale non serviva ad annullarlo, per quello era necessario un controincantesimo.
“Non che mio padre sia poi tanto meglio… Scomparso da anni, chissà se è vivo o morto… Ma chissenefrega!” Pensò la bionda, tornando alla realtà. Non doveva pensare a sua nonna, o a quei due bastardi dei suoi genitori, no!
Inoltre, lei non era interessata a essere una sirena, la sua vita attuale le stava più che bene: una bella carriera, un fidanzato bello e adorabile, cosa poteva volere di più? Poi certo, sapere qualcosa di più sulla natura di sua nonna non le sarebbe dispiaciuto, ma non aveva a chi chiedere quindi si accontentava. C’erano cose più urgenti in quel momento, come trovare una certa Coco Sinari, famosa talent scout.
«È un’occasione unica, Julia!» Miléna Varnado, sua storica manager, una bella donna ispanica glielo aveva comunicato con gli occhi scintillanti. «Quella donna è molto conosciuta e stimata, se ti ha contattata ci deve essere un motivo e tu devi tassativamente accettare il suo invito! Vero?» Aveva insistito e alla musicista non era restato che acconsentire, almeno avrebbe visitato quei posti.
Ecco come ci era finita su quell’isola.
I suoi occhi grandi e marroni, che risaltavano sul suo viso infantile e ben si intonavano ai suoi lunghi capelli biondo dorato con un ciocca fucsia, cortesia di sua ‘cognata’, scrutarono ansiosi la gente, quando a un certo punto si sentì chiamare. Una giovane donna dai capelli e occhi color miele, che indossava un abito floreale giallo, stava venendo verso di lei.
«Tu sei Julia Hemme, vero? Bene, vedo ti sei già mischiata alla cultura locale!» Disse, alludendo alla collana di fiori che una ragazza samoana le aveva messo attorno al collo come era scesa dalla nave. Così gli abitanti accoglievano i turisti e lei li trovava molto carini e gentili, stringendole la mano e presentandosi.
«La tua collega arriverà a momenti, non preoccuparti! Intanto andiamo all’ombra, visto che non sei certo abituata a questo caldo!» Proseguì Coco, incamminandosi con Julia che non aveva ancora avuto modo di aprire bocca se non per presentarsi. Notò che la donna stava osservando insistentemente il ciondolo del suo braccialetto e la cosa la mise a disagio. «È un regalo di mia nonna, il mio… Ehm… Portafortuna!» Esclamò, visto che sembrava doverle delle spiegazioni.
Coco annuì con un sorriso. “Ne so più di quanto credi sai?” Avrebbe voluto dirle ma si trattenne, non era ancora giunto il momento anche perché una bellissima ragazza isolana si era avvicinata a loro con un sorriso davvero smagliante. «Talofa!* Eccomi qui! Scusa il ritardo Coco! Tu sei Julia vero? Piacere di conoscerti, io sono Savelina Anoa’i ma se ti sembra troppo lungo puoi chiamarmi Vel o Vili, scegli tu, basta che non mi chiami Lina!» Disse d’un fiato la samoana in un inglese perfetto visto che era la seconda lingua dell’isola, stringendo con enfasi la mano della bionda che ridacchiò.
La ragazza le sembrava a posto, guardandola meglio però iniziò a sentirsi fortemente a disagio. La tipa era davvero stupenda, alta e snella, con la pelle scura, i capelli castani mossi e lunghi sino al sedere, esattamente come i suoi, grandi occhi marrone chiaro contornati da lunghissime ciglia, un nasino piccolo e tondo e un tatuaggio tribale su tutto il braccio destro che le dava un’aria da vera tipa tosta. Non che lei stessa fosse brutta, era il classico stereotipo della bimbogirl* americana, molte ragazze le invidiavano gli occhi grandi e i capelli biondi naturali ma lei non si apprezzava pienamente, perché da bambina era stata molto grassa e anche se adesso non lo era più grazie alle diete e ai duri allenamenti del suo ragazzo, wrestler, era riuscita a ottenere una bella figura, accentuata dalle curve abbondanti, l’insicurezza le era rimasta e probabilmente non l’avrebbe mai mollata. Aveva imparato a conviverci ma non era facile. Per niente.
Ma nemmeno la sua collega scoppiava di autostima, come avrebbe avuto modo di scoprire in seguito.
«Ragazze, so che sembro maleducata ma dovrei andare! Ci pensi tu a mostrarle l’albergo e farle vedere le meraviglie locali vero?» Domandò Coco a Savelina, che annuì.
«Senza dimenticare che oggi alle tre ci sono le prove!» Ricordò alle due. «E mi raccomando, fate amicizia! Ne avete entrambe un gran bisogno!» Disse, salutando le due sedicenni.
«È un po’ matta, eh?» Chiese l’americana. La castana non poté che essere d’accordo. «E non hai ancora visto nulla, aspetta di conoscerla bene!» Fu la sua risposta.
«Suona quasi come una minaccia.» Rispose divertita, prima che l’isolana la prendesse per un braccio e la portasse a fare un giro. Quella ragazza era molto socievole e spigliata e per Julia, che inizialmente era insicura, una persona simile era quello che ci voleva.
 
«Credo che li abbiamo seminati!» Disse Julia. Le due ragazze, una volta concluse le prove erano andate a prendere un gelato al cocco con l’intenzione di goderselo ammirando il tramonto imminente, quando erano state importunate da due ragazzi che ci avevano provato spudoratamente. Le due, per tutta la risposta, avevano spiaccicato il gelato in faccia e dato un sonoro calcio sugli attributi, in perfetta sincronia, per poi fuggire di corsa ridendo come matte e tenendosi per mano.
Entrambe avevano passato una bella giornata, andavano molto d’accordo e si erano confidate un sacco di cose. Sapevano praticamente tutto l’una dell’altra… Beh, forse non proprio tutto, ma quasi!
Il suono di un messaggio sul cellulare attirò l’attenzione della bionda, che sorrise nel leggerlo. «È il mio fidanzato! Verrà il giorno del concerto… Prima non riesce...» Disse con una punta di delusione nella voce.
«Tranquilla! Il tempo passerà in fretta!>> La rassicurò l’amica, dopodiché il suo sguardo si fece malizioso. «Chissà quanti bei baci vi scambierete guardando questi tramonti, eh?» Domandò facendo arrossire l’altra. Nonostante si amassero molto, i due non erano espansivi e non erano soliti manifestare effusioni in pubblico.
«Sai...» Continuò la samoana: «Ho sempre sognato poter dare il primo bacio sulla spiaggia, al tramonto… Ma per adesso niente…» Il suo tono si fece serio. «Tutti credevano che io e lui saremmo finiti insieme… Ma noi dicevamo di essere solo amici, nulla di più! Però chissà… Se lui non fosse…» La voce si affievolì, nel ricordare il suo migliore amico fraterno, morto circa tre anni prima a causa dell’aggressione di uno squalo. Era una ferita che avrebbe sanguinato per sempre.
Julia sapeva la storia perché quella mattina le era stata raccontata. Lei di rimando le aveva parlato di sua nonna, di come per lei fosse stata importante e le aveva consigliato di credere negli spiriti, perché era una cosa di grande aiuto.
Tra una chiacchiera e l’altra le ragazze arrivarono all’hotel in cui soggiornava la bionda e si salutarono dandosi appuntamento per l’indomani.
 
Erano trascorsi vari giorni dall’arrivo della bionda americana sulle isole e in quel momento lei si trovava nella stanza dell’hotel in cui soggiornava, guardando trasognante fuori dalla finestra, pensando all’ultimo desiderio che le era venuto in mente. Lo espresse per l’ennesima volta, mentre andava al tavolino a mettersi le lenti a contatto.
“Ovvio, non mi basta essere bassa e avere il complesso della ciccia, pure una talpa dovevo essere!” Pensava spesso, anche se in tono scherzoso. «Vorrei trasferirmi qui! Il posto è magnifico, la cucina non è da meno e gli abitanti sono deliziosi con noi papalagi**, altro che ‘selvaggi’! Fossero tutti così!»
Quel posto era un vero e proprio paradiso, si era ambientata bene nonostante fosse sempre un po’ prevenuta nei confronti dei ragazzi conosciuti l’altro giorno, le sarebbe piaciuto molto viverci in pianta stabile ma purtroppo qualcuno non era molto d’accordo. Qualcuno che per lei era molto, anzi estremamente importante. Qualcuno che era giunto ad Apia proprio quella mattina e che a causa del quasi-svenimento che aveva avuto all’aereoporto si trovava sdraiato sul letto in preda ad un malessere, a detta sua atroce, abominevole e inammissibile. Qualcuno a cui il condizionatore posto nella stanza e il ventilatore a cui era attaccato non bastavano per trovare accettabile quel clima afoso e perennemente estivo. Quella persona era il suo fidanzato, Robert Blank, meglio detto ‘Gattino’ o ‘Polpettino’, anch’egli americano, diciannove anni e di professione faceva il wrestler. Anche lui come la fidanzata era decisamente famoso, poteva già vantare molte vittorie titolate, anche se in quel momento la cintura di campione assoluto che avrebbe conquistato tra un mesetto circa nell’arena della sua città natale, ossia Jacksonville, in Florida, era l’ultimo anzi l’ultimissimo dei suoi pensieri. In quel momento la cosa più importante era far rinsavire la folle e sclerotica biondina che si era scelto come ragazza. Cosa diamine le era preso per mettersi in testa quest’idea assurda? Trasferirsi nelle Isole Samoa? Questa fonderia vivente, dove l’estate si raggiungevano temperature degne di una fornace e l’inverno, se così lo si poteva definire, non era da meno? Probabilmente il sole, che splendeva sempre tranne che nella stagione delle piogge, ancora molto lontana e non necessariamente più fresca, le aveva fritto il cervello. Non c’era altra soluzione logica. Ma come dirglielo gentilmente senza risultare sgarbato? Sapeva che il passato della sua ragazza era stato difficile e non le piaceva essere rimproverata aspramente e lui non voleva offenderla.
La guardò con i suoi occhi scurissimi, incorniciati da lunghe ciglia che lei trovava assolutamente adorabili, si tirò su dal cuscino ed esordì: «Senti, sai che per te farei di tutto ma io…» Si passò la mano tra i lunghi capelli castano scuro, senza sapere come proseguire. Non era molto bravo con le parole, ma la fortuna volle che la sua sorella gemella, Kitty Blank detta Minikitty a causa della sua bassa statura e del suo fisico gracile, uscì in quel momento dal bagno dove si stava facendo la piega ai capelli freschi di tinta come una furia per intervenire in suo aiuto. Lei non aveva problemi a essere diretta e acidula quando si trattava di difendere il suo adorato fratellino, l’unico nome con cui lo chiamava. «Are you crazy? Sai benissimo che il mio fratellino non riesce a sopportare il caldo! Certo la nostra Florida anche non ci scherza ma tanto viaggiamo sempre e poi non cuoci le uova sulle ringhiere dei balconi! Vuoi che il mio dolce fratellino passi le giornate in apatia sul letto, cotto come una pera e avvinghiato come una piovra all’impianto di condizionamento?» La rimproverò mettendosi le mani sui fianchi magri. Non fu aggressiva ma la sua espressione accigliata fece comparire una goccia dietro la testa della bionda newyorkese, che trovava buffe le sparate della piccoletta.
Lei lavorava nella stessa federazione di wrestling del suo adorato fratellino in qualità di parrucchiera e truccatrice e seguiva il gemello dappertutto, non lo mollava un attimo. Forse perché la madre dei ragazzi era morta tragicamente quando i due erano piccoli e il suo istinto femminile la spingeva a comportarsi così, forse perché lui picchiava sempre chi la prendeva in giro quando erano bambini, forse era l’attaccamento tipico dei gemelli, fatto sta che gli era morbosamente affezionata, era assai protettiva nei suoi confronti e odiava vederlo soffrire, da ogni punto di vista in cui una persona può farlo.
«Allora? Cos’hai da dire a tua discolpa? I’m waiting!» Chiese sbattendo il piede per terra ripetutamente e sistemandosi il suo immancabile fiocco rosso tra i capelli che, come gli occhi, di base erano uguali a quelli del fratello: castano scuro e lunghi. Anche se adesso erano di un color rame con le punte platinate: adorava sperimentare nuovi look.
Julia sospirò spazientita. «Well… Sapete com’è… Questi posti mi hanno sempre attratta… Sono sempre stata collegata a loro in un certo senso… È vero, è caldissimo ma l’atmosfera è splendida… E poi Robert sai che sembri proprio lo stereotipo del samoano con i tuoi capelli lunghi e il pizzetto, insomma ti mischieresti bene! E io potrei insegnare musica, entrare nella banda… Le prospettive non mi mancheranno e nemmeno a te la’u pele!*** Il wrestling qui è molto amato…» Ma Minikitty la interruppe. «E rinunceresti alla fama, ai soldi e al successo? E a tutto quello che ti sei costruita?» Domandò incredula venendo interrotta dal fratello, allarmato. «Io un samoano? Oddio… Non ci avevo mai fatto caso ma…» Esclamò il ragazzo, controllandosi allo specchio e constatando comunque che la fidanzata non aveva tutti i torti: molti ragazzi isolani portavano barba corta e capelli lunghi come lui, certo il suo naso era normale e non schiacciato, anche se non tutti ce l’avevano così e la sua pelle più bianca, ma ci assomigliava proprio!
«Poi, stavo dicendo… Il wrestling è molto amato sai Polpettino? Inoltre..» La sua espressione si fece maliziosa. «Le samoane sono belle ragazze, no Minikitty?» Disse, pensando ai gusti della ‘cognata’ alla quale piacevano le donne e gli unici maschi che non aveva a schifo erano il fratello e il padre. «Potresti trovare l’anima gemella qui!» Concluse.
«In effetti, le isolane… Con i gonnellini… Tutte curve, con le loro danze sinuose...» Minikitty stava riflettendo sulla questione, ma si riscosse subito grazie alla voce del fratello. «Minikitty! Cosa fai, mi tradisci? Questo è ammutinamento!» Gridò il ragazzo, fingendosi offeso.
Tutti scoppiarono a ridere, quando si udì bussare alla porta. «Julia? E fa’ataga?***» La proprietaria di quella bella voce femminile, “Bella come lei, oh invidia brutta bestia…”, altri non era che la sua amica, la quale era venuta a prenderla per le prove. Ne avrebbero approfittato per fare un giro, anche perché i fratelli Blank, essendo arrivati proprio quella mattina, dovevano tassativamente esplorare le bellezze della capitale.
«Ioe!**** Don’t be shy, vieni che ti presento ai miei tesorucci! Ragazzi, vi presento la mia collega, Savelina Anoa’i! Loro sono Robert e la sua gemella Minikitty.» Disse indicando la ragazza appena entrata. Minikitty trasalì, mentre Robert nonostante tutto riuscì a controllarsi, dopotutto era fidanzato e per lui nessuna batteva la sua pazza newyorkese, che però si accorse di tutto.
«Ua ou fiafia ua ta feiloa’i! Ossia piacere di conoscervi!» Disse l’isolana con un sorriso smagliante, stringendo la mano dei due americani che la fissavano inebetiti, ammaliati dalla sua bellezza. Julia si incupì.
«Siete pronti per uscire?» Chiese allegramente, mentre i gemelli ricambiavano il
saluto. «Non aspetto altro!» Disse Julia, afferrando la custodia dello strumento e precipitandosi alla porta, seguita da Minikitty mentre il ragazzo rimase sul letto. «Io non vengo!» Disse afferrando un fumetto appoggiato sul comodino.
«What?! / Ole a?!» Ognuna delle tre ragazze pronunciò la parola ‘cosa?’ nella propria lingua madre.
«Perché non vieni fratellino?» Domandò la sorella.
«Troppo caldo, non ce la faccio.» Spiegò lui. «Andate voi, ci vediamo stasera in albergo per prepararvi ok? Scommetto che mia sorella vi renderà bellissime!» Esclamò per consolarle e le tre, seppur deluse, uscirono lasciando da solo l’atleta, sempre attaccato al condizionatore. “Prima di tornare negli States, esigo di andare in Groenlandia! E non voglio storie!” Pensò il giovane, prima di immergersi nella lettura.
Dopo una lunga passeggiata le due musiciste stavano dirigendosi verso la sala prove del teatro all’aperto in cui avrebbero suonato, dove Coco le aspettava per iniziare, mentre Minikitty le aveva appena lasciate per andare a visitare il mercato di Apia, famoso in tutte le isole.
«Non vorrei sembrare indiscreta» Disse Savelina, spostandosi dietro la spalla una ciocca dei suoi lunghi e sofficissimi capelli castani. «Ma Minikitty… È buffa e simpatica, quello sì… Ma mi guardava in un modo… Non è…» La bionda la interruppe: «Sì, le piacciono le ragazze, ma non è molesta, tranquilla! Al contrario di qualcun altro… E comunque ovvio che ti guardava, sei bellissima! Io invece sono solo un ragnetto smunto!» Ma l’altra la interruppe: «Seeeh bellissima, io! Ma che ti inventi? Bellissima, certo! Con questo naso schiacciato, come no! Come vorrei rifarmelo, per averlo più normale, insomma… Come il tuo! E poi consolati, almeno tu non vieni ritenuta una selvaggia incivile dal resto del mondo! Quando i mass media immaginano noi oceanici pensano sempre alle noci di cocco, le banane e le danze propiziatorie!» Disse la samoana con tono depresso.
«Ahahahah! Non dire così sul tuo naso! Non è così schiacciato se paragonato ad altri, su! E poi anche Robert ti guardava ammirato.» Disse acida: odiava quando lui guardava le altre, lei non guardava gli altri ragazzi, per lei esisteva solo lui. «Sei bella, punto! Ti invidio! E per l’essere selvaggia… Ignorali, sapessi quante ne dicevano a me perché da piccola ero grassa! A volte mi ci vedo ancora, il complesso mi seguirà per sempre, me misera!»
L’altra si fece seria. «Non hai nulla da invidiarmi, te lo garantisco!» Disse osservandola con i suoi occhi marrone chiaro, al ché lei iniziò a sentirsi meglio.
«Sai… Oggi ho detto a Robert che vorrei trasferirmi qui, per poco non chiamava la neuro per farmi ricoverare.» Le confidò con aria divertita, l’amica ridacchiò. «Sarebbe fantastico, dai prova ancora a lavorartelo! Ce la potremmo spassare insieme… Sai quante potremmo combinarne? E poi… Oh guarda siamo arrivate!» Disse di botto, afferrando l’amica per il braccio e trascinandola dentro l’edificio.
Nella sala prove Coco, che aspettava l’arrivo delle due ragazze, stringeva tra le mani la conchiglia contenente la perla gialla. Era preoccupata. La ragazza che aveva scelto per prima, anch’essa già consapevole di essere una sirena purtroppo aveva dovuto rifiutare l’incarico a causa di gravi problemi familiari che l’avrebbero tenuta impegnata, poiché non si sarebbero risolti nel giro di poco. Giustamente voleva dedicarsi alla famiglia e star loro vicino, quindi era stata costretta a ripiegare sulla sua seconda candidata. Sperava vivamente che lei accettasse il compito, nonostante ne conoscesse i precedenti, altrimenti non ne sarebbe uscita mai più e urgeva trovare la sua erede al più presto! Certo, colpa sua che tra mille candidate aveva puntato su di loro, ma non poteva farci nulla se le riteneva le più idonee al ruolo.
Delle risate allegre giunsero alle sue orecchie, le sue musiciste erano appena entrate e sorrise quando le vide arrivare.
«Bene ragazze, siete qui!» Disse accogliendo le due sedicenni e nascondendo la collana in tasca. «Iniziamo con le prove, voglio che sia tutto perfetto per stasera, chiaro?» Disse dolcemente la sirena, guardando le due sedicenni. Esse annuirono, tirando fuori la viola e il flauto e iniziando a suonare quei brani su cui si esercitavano da giorni.
Tutto doveva essere impeccabile quella sera.
Il teatro all’aperto era strapieno di gente, venuta anche dall’isola di Savai’i, la seconda isola che componeva le Samoa. Il vociare del pubblico metteva in ansia le due musiciste, specialmente la samoana che non aveva quasi mai suonato in coppia. Non era solita farlo per sua scelta, lo faceva solo in occasioni speciali perché il suo ricordo la faceva sentire in colpa: sapeva che lui, che suonava il pianoforte non avrebbe avuto nulla da ridire anzi, ma non riusciva a pensarla diversamente.
Le due musiciste sbirciarono tra il pubblico, oltre ai vari parenti e amici della samoana c’erano Robert, che stava bevendo del succo di frutta da una noce di cocco, mentre Minikitty lo sventagliava con una foglia di banano e molte altre persone.
«Ragazze siete stupende!» Coco guardò soddisfatta le due ragazze, che grazie all’intervento di Minikitty sembravano degne di un concorso di bellezza. Quella pazzoide in miniatura era davvero un genio del trucco e parrucco e non c’erano gambe corte, rotoli di ciccia immaginari o nasi schiacciati che tenessero. Le due ragazze si sentivano davvero stupende quella sera.
«Are you ready?» Chiese l’isolana.
«Ioe, ma te oe? ******» Rispose l’americana, ricevendo risposta affermativa.
«E non preoccuparti, ok? Lui è qui e di sicuro è felice per te.» Aggiunse la bionda. L’altra annuì con un sorriso.
«Ou te iloa!*******» Rispose lei.
«Bene ragazze, ci siamo! Vado a presentarvi!» Disse Coco, presentandosi sullo stage. «Signore e signori, vi do il benvenuto al nostro concerto speciale, che mischia la cultura delle nostre splendide isole con quella del resto del mondo: stasera abbiamo con noi una famosa flautista direttamente dall’America, che suonerà con una nostra talentuosa violista! Facciamo tutti un bell’applauso alle bravissime Julia Hemme e Savelina Anoa’i!» Disse stendendo la mano.
Le due ragazze fecero il loro ingresso, salutando il pubblico e prendendo posto. «Ragazze… Ia manuia!********» Disse Coco, ammiccando. Le due sedicenni si guardarono, annuirono e il concerto iniziò.
L’esibizione ebbe un grande successo, le due virtuose vennero letteralmente subissate di applausi e fiori di ibisco, segno che il concerto era stato gradito molto. Con la soddisfazione a mille, entrambe scesero dal palco e andarono a raggiungere le rispettive famiglie, per poi andare sulla spiaggia in cui era stata allestita una piccola festicciola in loro onore. Non che ne avessero voglia, ma gli altri, Coco compresa, ci tenevano e così alle ragazze non restò che rassegnarsi.
Purtroppo per Julia la festa non fu un granché divertente. Come misero piede in spiaggia Robert, che mal sopportava il caldo e non c’era nessuno a sventagliarlo con le foglie di banano, era svenuto subito crollando come un frutto maturo sulla sabbia. All’inizio molti avevano riso della scena, credevano fingesse, ma quando si erano accorti che era realtà la situazione si era fatta seria e adesso le due musiciste, Minikitty e Coco, erano sedute vicino alla sdraio in cui era stato adagiato e tentavano di farlo riprendere con tamponi di acqua gelida, sorsi di succo di cocco e pezzi di frutta fresca. Chiunque avesse assistito alla scena l’avrebbe trovata estremamente surreale.
Il ragazzo iniziò a riprendersi, trovandosi circondato dalle quattro ragazze. La cosa lo lusingò ma non fece in tempo a proferire parola che sua sorella si avvinghiò al suo collo, stringendolo in una presa che a discapito del suo fisico gracile era degna di un’anaconda gigante. «Fratellinoooooooo! Ma che combini, insomma! Farmi prendere questi accidenti!»
Il ragazzo si sentiva debole e strano, ma di una cosa era certo: doveva immediatamente andare via da quella fornace. Era già la seconda volta che sveniva e purtroppo il panico e il malessere scatenarono in lui l’ultima reazione che avrebbe voluto avere: se la prese con la sua ragazza, accusandolo di averlo trascinato lì a forza, anche se non era vero, di essere matta a volersi trasferire in un posto del genere e che mai e poi mai sarebbe tornato in quelle lande. Per cosa poi? Per un cavolo di concerto che avrebbe pure potuto tenere negli States o in qualsiasi altro posto.
La sua reazione lasciò tutti basiti, compresa Minikitty che rimase molto delusa. «Fratellino! Vergogna!» Urlò, agitando il pugno verso il gemello, che non voleva sentire ragioni.
Julia era furibonda, quelle accuse non se le meritava proprio! Lei non l’aveva costretto a venire. Lei forse protestava quando lui, con la sua federazione, faceva delle trasferte in posti
particolari, tipo le basi militari americane dove il rischio di attacchi era all’ordine del giorno e lei lo seguiva nonostante la paura?
Offesissima fece per andarsene, intimando agli altri di non seguirla e si avvicinò a un promontorio. Arrabbiata com’era, non vide delle transenne segnate da del nastro adesivo giallo e nero con la scritta ‘warning’ e si avvicinò al dirupo per osservare il mare, certa che l’avrebbe calmata.
Robert rimase solo con le tre ragazze che lo guardavano malissimo. La predica iniziò.
 
«Ah, non lo sai? Beh, hai esagerato con le accuse! Se persino tua sorella ti ha rimproverato un motivo ci deve essere! Ti ripeto, non ti ho obbligato a venire se non volevi! E adesso lasciami sola per piacere, ho bisogno di riflettere!» Gridò la bionda, al colmo della rabbia. Il ragazzo l’aveva raggiunta pretendendo spiegazioni.
«Sì, ho esagerato e lo ammetto. Mi dispiace, non volevo offenderti, ho perso il controllo ma lo sai che purtroppo ho preso qualcosa dal nonno materno che è un grande stronzo cafone! Ho un caratteraccio, lo so.» Disse lui, a cui dolevano le accuse che si era preso prima dalle tre, specialmente dalla gemella. «Ma ti chiedo di perdonarmi, sai che non lo pensavo veramente… Certo, qui sto male ma non fa nulla… Sai come sono fatto… Sono impulsivo e sono...» Venne interrotto. «Sei fatto male, ecco cosa! Come tutti gli uomini!» Replicò lei, puntandogli contro un dito. «Ed esagerato!» Camminando nervosamente avanti e indietro, non si accorse di aver messo la scarpa su un pezzo di roccia friabile, che franò. Con orrore, i due americani si resero conto che stava per succedere l’irreparabile: la ragazza sarebbe caduta da quell’altezza spaventosa direttamente nell’acqua profonda e se non fosse stato l’impatto con l’acqua ad ucciderla, sarebbe annegata, visto che avendo rifiutato il suo essere sirena non sapeva nuotare e il talismano la proteggeva. Lei ne era certa, stava andando incontro alla sua morte.
“Bene così, se tanto devo essere di peso per tutti, tanto vale che mi tolga di mezzo! Nonna, aspettami!” Chiuse gli occhi, senza nemmeno un grido, aspettando l’impatto con l’acqua.
“Non fa male… Vuol dire che… È la fine…”
Robert assistette impotente alla caduta della fidanzata, lui anche non sapeva nuotare ma doveva arrischiarsi: Julia aveva ragione, era stato esagerato, aveva tirato fuori il lato peggiore del suo caratteraccio e si sentiva in colpa. Incurante del pericolo, fece per buttarsi in mare ma Coco, che li aveva seguiti, lo precedette. «No, ragazzo! Mi butto io che ho fatto nuoto per anni» Mentì. «Tu raggiungi le ragazze e mettetevi a cercare nei dintorni: l’acqua non è profondissima e l’istinto di sopravvivenza avrà la meglio. E’ viva, credimi! Cercatela! Adesso!» Ordinò, buttandosi in acqua con eleganza, mentre lui corse a dare l’avviso a Minikitty e Savelina che erano rimaste indietro, ancora scioccate dalla lite tra i due.
Non vi erano dubbi, la voce che la stava chiamando mentre lei affondava sempre più giù, era quella di sua nonna. Aprì gli occhi e le lenti a contatto si dispersero nell’acqua, mentre la vecchietta sorrideva. Ma c’era qualcosa di diverso in lei. Anzitutto, i suoi occhi invece di essere marroni come i suoi erano gialli e poi aveva… Una coda dello stesso colore?
«Svegliati, hai ancora tanto da dare! E non dubitare dei tuoi affetti, capito?» Disse prima di dissolversi. Chiuse gli occhi, che bruciavano per via dell’acqua di mare e smise di trattenere il respiro, mentre avvertiva un’altra presenza avvicinarsi. Subito dopo ci fu un bagliore giallo così intenso da costringerla ad aprire gli occhi.
La prima cosa che vide furono due occhi giallo vivace e un viso sorridente, appartenente a una sirena dalla coda gialla e lunghi capelli biondi. La ragazza, che stava toccando il fondo sabbioso,
tentò di raddrizzarsi ma non si sentiva bene le gambe, era strano.
«Sono morta? Mi porti da mia nonna?» Chiese alla figura, che scoppiò a ridere. «Che c’è? Pure qui devo essere derisa?»
«Ma no, non dire così! Non posso portarti da tua nonna perché tu sei viva! Io sono Coco, tu sei una sirena per di più la mia erede. E non riesci ad alzarti perché al posto delle gambe hai la coda. Vuoi guardarti?» Disse indicando con l’indice la coda gialla che le era spuntata. Era molto bella, l’attaccatura era giallo chiaro e sulle estremità era decorata da due ‘cavigliere’ di perline.
«Hell, no! Non è possibile, io ho il sigillo…» Ma la sirena più grande negò, dicendo che era stato rotto da poco, come era entrato in contatto con la perla gialla custodita dentro la conchiglia che teneva in mano.
Visto che la giovane pretendeva le dovute spiegazioni, Coco non poté far altro che raccontarle tutto: la storia delle principesse sirene, gli assalti, il rifiuto della prima candidata e il fatto che dovesse trasferirsi in Giappone. Per la copertura non c’erano problemi, ci avrebbe pensato lei.
«E cosa ti fa pensare che io possa e soprattutto voglia prendere il suo posto?» Chiese arrabbiata.
«Hai ragione, ma non so perché in te vedo del gran potenziale! E sinceramente credo che tua nonna approverebbe la mia scelta e sarebbe fiera di sapere che combatterai per i Sette Mari, fallo per lei.»
Colpita e affondata.
Sua nonna era stata importante per lei e non voleva deluderla, inoltre l’idea di diventare un’eroina come quelle dei fumetti e dei cartoni che guardava sempre la intrigava. Non poteva rifiutare. Quindi, anche se con riluttanza, accettò la sua missione.
«E adesso...» Disse Coco, con un sorrisetto. «Non vuoi vedere come sei bella trasformata in sirena?» Le porse un minuscolo specchietto, che teneva nel piccolo marsupio che si era legata sulla coda, cosicché la ragazza che effettivamente era molto curiosa, poté guardarsi meglio. I suoi capelli erano diventati biondo platino, quasi bianchi, lunghi sino alla fine della coda. “Wow, bellissimi...” Pensò estasiata. La frangetta laterale, che portava a destra, si era allungata e le copriva l’occhio. Le iridi erano gialle come quelle che aveva visto poco fa a sua nonna e indossava un reggiseno di conchiglie giallo. Con sommo orrore, notò che aveva la pancia scoperta, cosa che visto il suo passato non amava e si ripromise di cucirsi un bustino il prima possibile.
«Ti piaci?» Chiese alla ragazza, che annuì.
«Sì, anche se i poteri sono deludenti… Cioè… Basta  cantare per sconfiggere i nemici? Dove sono i combattimenti corpo a corpo, i potenziamenti, le sfide all’ultimo sangue e cose simili?» Chiese delusa, ma la più grande non seppe rispondere.
«Non voglio sembrarti frettolosa ma sarà meglio tornare a riva, ti staranno cercando. Anche Robert… Non immagini come si sente in colpa, è a pezzi…»
Julia si sentì rinascere: allora le voleva ancora bene!
«Andiamo!» Disse prendendo per mano Coco. Stranamente, da trasformata riusciva a vedere bene anche senza le lenti.
 
«Julia! Dove sei!» Chiamò Robert, per l’ennesima volta. «Ti prego, dimmi che l’hai trovata!» Disse alla samoana, che era appena ritornata dando esito negativo. Inutile contare su Minikitty, che piangeva disperata accasciata su uno scoglio. «Se è morta è colpa tua! Non dovevi essere così esagerato!» Latrò per l’ennesima volta, ma ad un certo punto la voce dell’oggetto delle ricerche si fece sentire. «Sono qui! Sono viva, sto bene!» Disse, venendo stritolata dai tre che erano preoccupatissimi e non smisero di tempestarla di domande.
«Sto bene, ma non potremmo parlarne in hotel? Ho perso le lenti e non vedo un fico secco e la cosa mi da fastidio.»
Il ragazzo acconsentì subito. Cazzo se aveva avuto paura. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per rimediare al suo errore. «Subito, principessa… Anzi com’è che si dice in samoano? Tama’ita’i?» Disse. “Principessa, eh eh… Se sapessi…”
A sentire quella parola Savelina si intristì, poiché anche lui la chiamava sempre così. Ma in quel momento non poteva pensare alla sua tristezza, c’era un’amica che aveva più bisogno e una pazzoide che andava consolata.
Il quartetto si diresse all’albergo.
Il tramonto era bellissimo, i colori erano molto più belli rispetto a quelli dei tramonti americani e i gabbiani che stridevano e l’aria profumava di mare, lo rendevano ancora più magico.
«Scusami ancora per ieri. E complimenti per la borsa di studio, te la sei guadagnata! E tranquilla, ci vedremo spessissimo!» Disse il ragazzo, prendendo la mano dell’amata mentre il cagnolino che lui le aveva regalato proprio in giornata per farsi perdonare e a cui era stato dato il nome di Sirio, girava intorno ai due, avvinghiandoli con il guinzaglio.
«Va bene, basta non parliamone più! Di ieri, intendo!» Disse lei, che non gli aveva ancora rivelato del suo nuovo segreto. Voleva metabolizzare bene la cosa prima di parlargliene, inoltre le stava venendo in testa un’idea. Un sorrisetto furbo le si dipinse sul volto.
«Ti ho mai detto che hai delle belle ciglia?» Chiese lei, scostandogli una ciocca di capelli dal viso e avvicinando le labbra a quelle del ragazzo. I due erano sempre più vicini… «Fratellinoooooo, fratellinoooo! Eccoti! Si può sapere dov’eri? Il nostro capo ci ha chiamati: ha cambiato idea e la tua vittoria titolata sarà tra due settimane e non il mese prossimo, dobbiamo partire dopodomani!» Disse Minikitty, spuntata dal nulla.
Mentre lei e il fratello discutevano sul da farsi, Julia si rattristò. Le dispiaceva lasciare Apia così presto e soprattutto le dispiaceva lasciare Savelina, a cui si era molto affezionata.
Guardò il tramonto prendendo in braccio Sirio, che le premette il naso sulla guancia come a volerle dare sostegno, mentre la brezza le scompigliava i capelli biondi. C’era una missione da svolgere e non sapeva come sarebbe finita, ma ne era sicura: sarebbe ritornata.
 

 


Dizionario:

*Bimbogirl: le tipiche biondine americane vengono definite così
 
E adesso passiamo alle traduzioni samoano/italiano, un grazie speciale (anzi fa’afetai… ) ai vari tutorial e vocabolari trovati online, di conseguenza ogni singolo eventuale errore e sfondone vario è tutta colpa loro! ^///^ (Che brave che siamo a scarica-barile, eh? ;P Nd. Elsira)
* Talofa!: Ciao!
** Papalagi:  (pronuncia: papalaNgi, esiste anche nella variante palagi) Stranieri, più precisamente bianchi
*** La’u pele: Mio caro / Tesoro mio
**** E fa’ataga?: E’ permesso?
***** Ioe!: Sì
****** Ioe, ma te oe?: Sì, e tu?
******** Ou te iloa!: Lo so!
******** Ia manuia!: Buona fortuna!
 


Angolo delle autrici:

Eccociiii siamo tornate con un capitolo squallido da fare schifo, ma è ovvio, l’ha scritto Kelly che è una capra quindi perdonatela! (Idiota… Non sei una capra, scema! Nd. Elsira) E ascoltate le sue scuse con pietà e comprensione!
Il prossimo capitolo è opera di Elsira e la qualità superiore si nota alla stragrande! (Ribadisco: scema. -.-’  Non credetele, sennò poi vi fate troppe aspettative e ci rimanete malissimo! Nd. Elsira)
E non preoccupatevi se non avete ancora visto il sangue, la violenza e gli sbudellamenti promessi, arriveranno anche quelli! Lasciateci prima presentare le nuove principesse!
A ogni modo ecco la prima OC, la principessa del Pacifico del Sud! Al prossimo con… No, no, lo vedrete! ^_^
Scusate ancora il ritardo, ma la vita fuori dall’online fa schifo, l’ispirazione passa e con tutto quello che stiamo subendo è probabile che in futuro simili momenti di blocco ricapiteranno, ma tranquilli, la storia NON chiuderà! Credeteci!
Thanks for supporting us! <3
 

E adesso le note in singolo:

 

L’angolo di Kelly:

Ehm…*si affaccia per monitorare la situazione*mmmhhhh no non vedo minacce…niente pomodori maturi, uova marce o lame affilate pronte ad infilzarmi(dopotutto vi aspettate molto sangue da questa fanfic…ma non sarà il mio a scorrere copioso, sorry guys :P ) all’orizzonte, posso uscire!Eccomi qua, la ragazza pazza Kelly-chan…
Sirio:”Ragazza” e ”Chan“un tubo visto come sei vecchia, gnà =P e sei pure sposata!Con il mio papà <3
Diiiiicevo:la ragazza pazza Kelly-chan è tornata in tutta la sua follia dilagante, con il suo cagnolino fragolo Sirio che come vedete ha fatto la sua comparsa nella storia!Siiiii, lo so!So già cosa direte e cosa mi chiederete, permettetemi di anticiparvi xD e siate buoni, che sto passando un bruttissimo periodo da cui temo di non uscire mai più e poi mai(sapeste, non ve lo auguro!)
1) E io avrei aspettato mesi per questa m***a di capitolo?
2) Dove diamine è la tempesta tropicale del titolo?
3) E soprattutto perché il Pacifico del Sud, povero Oceano deve avere come principessa una comune biondina americana chiamata Julia Hemme piuttosto che un’originale bellezza samoana di nome Savelina Anoa’i(si, l’apostrofo non è un errore c’è davvero e lo trovo terribilmente affascinante)?Non sarebbe più adatta al ruolo visto che vive nelle isole da esso bagnate ed è anche molto più interessante e particolare?E soprattutto, considerando che tu per quelle isole e i suoi abitanti(soprattutto gli abitanti, visto che…coff coff…lasciamo stare…)hai una vera e propria ossessione cronica, anzi una vera malattia, che se tuo marito non ti ci porta in vacanza prima o poi(seh, quando saremo ricchi, sogna vah!)rischi di finire alla neuro?Perché, perché?
Bene, le risposte:
1) Non ho saputo fare di meglio, sorry…anzi, fa’amalie atu!Ve l’ho detto:l’inesperienza, il periodaccio…siate clementi, fa’amolemole(per favore)pietà per me, misera e incapace, prometto che migliorerò! T_T
2) ’Tropical Storm’ non è altri che il titolo della musica di entrata di una wrestler(si, seguo il wrestling da una decina di anni, bwahah!) di etnia samoana:mi sembrava giusto farle un tributo!Ce ne sono un sacco di atleti di tale etnia sotto contratto(tra cui il responsabile della mia fissa assieme a mio marito, giuro che prima o poi quei due li inzucco!Non so come ma il modo lo troveròòòòò!Farò scontrare le loro belle testoline capellute ahahahahahah!Sperando di non fare troppi danni xP )ma è l’unica ad avere una musica con un titolo adeguato! Ecco spiegato l’arcano :9
3) Vero!Verissimo soprattutto contando che adoro la mia oc isolana, ne sono orgogliosissima!Solo che…ecco…Julia Hemme…c’est moiiiiiiiiii! Si, ok…ringiovanita di dieci anni, professionalmente realizzata(suono e basta, senza essere famosa) e fidanzata invece che sposata(inutile dire che il suo ragazzo è un arrangiamento di mio marito, che veramente soffre il caldo in questo modo e l’estate per lui è uno strazio)ma di base sono io:il mio aspetto è quello soprattutto nei capelli e negli occhi(anche se non sono così ‘cutie’ come nella storia, la mia faccia è più racchia :P ), il nome pure, anche se ovviamente dal vero è in italiano(ma non suona bene in un racconto, e poi amo anche l’America!)e l’idea di essere io in carne ed ossa la principessa del mio Oceano preferito mi intrippava troppo per scartarla!Ho voluto infilarmi nella serie, non vedetemi come abusiva =P E ovviamente Sirio è anche il mio cane nella vita di ogni giorno!Non potevo non metterlo!Ah per la cronaca proprio come nella storia il braccialetto con il ciondolo a forma di gatto bianco ce l’ho davvero ed è il mio portafortuna!Lo adoro!i gatti bianchi sono i migliori! <3 e ultimo, dico sempre a mio marito che ha delle belle ciglia, si!
Prima di passare il testimone vi comunico che al fondo troverete una fanart di Julia umana e una foto di Sirio!Il mio piccolo topo paguro! <3 (e non fate caso al disordine scandaloso della stanza:quella della casalinga non è affatto la mia vocazione, anzi è proprio la mia nemesi!)
Sirio: pasticciona! Ma siccome ci sono anch’io ti perdono! Piuttosto non trovate che sia adorabile?
 

L’angolo di Elsira:

No scusate, io cosa dovrei dire?... Al massimo posso recensire il capitolo da brava lettrice, ma è il massimo che posso fare… Anzi, non posso farlo perché, conoscendomi, rischierei di spoilerare SICURAMENTE qualcosa, quindi… Nulla, ci risentiamo al prossimo capitolo, dove spero di riuscire a scrivere qualcosa di meglio che queste insulse e inutili 3 righe… ^^
En klem til alle!* (Nel prossimo capitolo, capirete la lingua :P)
 
P.S. Ma dico, lo avete visto Sirio quant’è adorabile??? *-*
 
* Un abbraccio a tutti!
 


E per finire, la fanart di questo capitolo, made by Kelly: Julia Hemme in versione umana!
Nonché quel fragolino patatoso adorabile di Sirio, in versione cosplay *-*
Speriamo siano di vostro gradimento 
^^

 
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Capitolo 5
*** Nordic Frozen Star ***


Ciaoooo a tutti!
Siamo tornate con la seconda OC, preparatevi per un bello shock termico! Ci sentiamo a fine capitolo!
 

Nordic frozen star

Elsira ~

 
 

Ornata da pietre preziose,
la stella che cerco dove sarà?
Ma son sicura, la fiducia sempre mi aiuterà,
perché...

«Aisu!»
La giovane ragazza dai capelli dorati smise di canticchiare la sua canzone e si voltò nella direzione della voce che l'aveva appena chiamata.
Suo fratello gemello, dietro di lei, le stava venendo incontro con il suo bel sorriso smagliante in volto, coperto parzialmente dalla sciarpa rossa.
Appena lo vide, si voltò completamente verso di lui e gli mostrò la sua espressione più gioiosa. Pur avendo la stessa età, era raro che i due si trovassero a rientrare insieme dai corsi pomeridiani, perché frequentavano scuole diverse.
Il ragazzo le si mise a fianco e i due proseguirono verso casa assieme.
«La devi smettere di cantare in mezzo alla gente, altrimenti si innamoreranno tutti di te.» Le disse con un sorriso giocoso il gemello specchiandosi negli occhi color indaco della sorella, identici ai propri.
Aisu tirò un sorriso timido e guardò in basso, arrossendo lievemente e sussurrò: «Ma piantala, Eiji...»
In pochi minuti arrivarono in casa e la ragazza, dopo essersi liberata in tutta fretta della pesante mantella e aver lasciato cadere la propria cartella nel mezzo del corridoio, corse in cucina per andare a bersi una bevanda calda.
Con atteggiamento opposto si muoveva invece suo fratello, il quale calmo e diligente posò le chiavi nello svuotatasche posto accanto all'entrata, si tolse il pesante piumino, la sciarpa e i guanti, dopodiché si rimise a spalla il proprio zaino per posarlo in camera propria e raccolse da terra la borsa della gemella per fare lo stesso. Si avviò per portarla nella stanza della ragazza e andarsi poi a bere con lei qualcosa di caldo, ma un bigliettino attaccato allo specchio del corridoio attirò la sua attenzione.
«Eiji, tu vuoi qualcosa da bere?» Chiese la ragazza, tornando sui propri passi, per poi sbattere più volte le palpebre in un'espressione interrogativa quando vide il fratello leggere interessato il foglietto che teneva in mano. Gli si avvicinò curiosa, finché quando gli fu al fianco lui alzò il volto e le mostrò il pezzo di carta con un sorriso furbo, dicendo: «Mi sa che è per te, sorellina.»

Bentornati ragazzi! Com’è andata oggi a scuola?
Aisu, vieni ad aiutarmi in negozio appena ti sarai scaldata, sono arrivati gli abiti della nuova stagione e devi venire a darmi una mano a sistemarli (e non lasciare il tuo zaino in mezzo al corridoio, signorina!)
Eiji, puoi portare Crystal con te quando vai a correre oggi? Aveva voglia di sfogarsi stamattina ma io non ce la facevo a starle dietro, andava troppo veloce!
Grazie tesori!
Un bacione,

Mamma

«Sì, vestiti nuovi!» Trillò entusiasta Aisu, per riprendere la mantella e indossarla.
«Non dimentichi nulla?» Chiese in un sussurro divertito il fratello, quando la gemella era già con una mano sulla maniglia.
La ragazza si voltò interrogativa, per poi vedere lui che teneva il suo zaino in mano e gli fece la linguaccia, colpevole. Si avvicinò, lo ringraziò con un bacio sulla guancia e andò a posare la cartella nella propria camera, per poi uscire di corsa.
Per un attimo pensò di prendere la bici, ma poi rifletté sul fatto che non ne valeva la pena perché avrebbe dovuto poi perdere tempo a trovare dove lasciarla e dato che il negozio d'abiti della madre non era lontano, optò per fare una passeggiata di qualche minuto, durante la quale approfittò per infilarsi le cuffie e ascoltare un po' di musica.
Finito di sistemare i nuovi abiti in negozio, la ragazza si mise alla cassa e tirò fuori dalla borsa il libro che stava leggendo in quel periodo. Aveva appena voltato il cartellino all’uscio su ‘aperto’ e i clienti sarebbero arrivati da un momento all’altro, ma nell’attuale calma non sarebbe mai stata a girovagare a vuoto per il negozio: preferiva di gran lunga approfittare di quell’attesa per immergersi nel mondo di quelle pagine e continuare a leggere l’avventura dei protagonisti.
 
«Salve, posso chiedere a lei per qualche consiglio?»
La voce dolce le fece spostare lo sguardo, con un poco di rammarico, dalle scritte nere per posarlo negli occhi color indaco scuro. Aisu sbatté velocemente le palpebre per tornare in fretta al presente, uscendo dal mondo del libro.
Si alzò e si diresse alla parte frontale del balcone, poi rispose con un sorriso di scuse alla donna elegante: «Sì certo. Chieda pure.»
L’altra le sorrise dolce, poi esordì: «Dovrei andare a breve a una festa molto elegante e voglio essere al massimo dello splendore.»
«Vediamo… Una festa elegante, eh? Beh, allora il meglio è certamente un bel vestito. Farà colpo su tutti, glielo posso assicurare!» Disse con entusiasmo Aisu, dirigendosi verso i nuovi arrivi. «Credo proprio di avere un paio di abiti per lei… Sa, è arrivata con un tempismo perfetto! Proprio questa mattina è giunta la nuova collezione.»
«Per favore, dammi del tu.» Le si rivolse in un sorriso la donna, inclinando la testa e seguendola con calma verso gli abiti. Aisu si voltò e la guardò interrogativa per un istante, al ché la donna le porse la mano e disse: «Mi chiamo Noel.»
Aisu sorrise e strinse la mano, rispondendo: «Aisu, piacere di conoscerti.»
«Piacere mio, cara.» Sorrise enigmatica Noel, per poi aggiungere: «Hai davvero un bel nome. Sai cosa significa?»
«Sì, vuol dire 'ghiaccio'. È stata mia madre a darmelo, perché quando ci ha partoriti fuori imperversava una tormenta. È sempre stata innamorata della fonetica della lingua giapponese, perciò io e mio fratello abbiamo nomi giapponesi.» Rivelò la ragazza, in un sorriso sereno e divertito, mentre con gli occhi cercava l’abito che aveva riposto pochi minuti prima.
«Hai un fratello?» Chiese perplessa l’altra, il cui sorriso era però sempre presente a illuminarle il volto.
«Eccolo!» Esclamò in tutta risposta la giovane, prima di estrarre l’abito, voltarsi, porgerlo alla donna e sorriderle a sua volta, spiegandosi meglio: «Sì, gemello. Si chiama Eiji.»
Aisu indicò i camerini a Noel e questa si andò a provare il vestito, mentre la ragazza cercava un paio di scarpe da abbinarci.
«Aisu, è forse… Un po’ troppo osé… Non credi?» Disse Noel, leggermente intimidita, facendo uscire solo la testa dal camerino. La ragazza sorrise tranquilla, scostando la tenda per vedere l’abito sulla donna: «Ma no… Ti sta che è una meraviglia, hai un corpo fantastico.»
«Sì, forse… Ma non ho più diciotto anni e abiti con questo genere di taglio sono troppo… Giovanili...» Le sorrise Noel, un poco rossa in viso mentre si dava un ulteriore occhiata allo specchio del camerino. Notando poi l’espressione incredula della ragazza, aggiunse: «Ne ho 27.»
Gli occhi color indaco elettrico della giovane si spalancarono increduli, sotto la risata appena accennata della donna. Aisu si portò le mani alla bocca e con tono di scuse disse: «Mi… Mi dispiace… Io credevo… Avevo capito che...»
Si fermò al gesto di noncuranza di Noel, che le rise contenta: «Sta’ tranquilla, non me la sono presa.»
«Vado subito a prendere un altro abito!» Disse la ragazza, voltandosi in fretta con il viso in fiamme per la gaffe appena fatta.
“Non è colpa mia, in fondo… È talmente bella, tranquilla e solare che ne dimostra di meno… Oltretutto, anche se probabilmente non adatto, il vestito le stava davvero una meraviglia…” Pensò la ragazza, mentre prendeva il nuovo abito, che tra l’altro riteneva molto più bello del precedente, lo portava a Noel e glielo porgeva assieme a un paio di tacchi bianchi coi brillanti. “E poi, in fondo, non è un’offesa darle di meno… Giusto?”
«Senti un po’ Aisu, che libro stavi leggendo prima?» Si sentì chiedere da dentro il camerino. Quella domanda la fece destare dai propri pensieri. «“Le Cronache dell’Era Oscura”, di Michelle Paver…»
«Oh sì, l’ho letta quella saga! È davvero bella, non credi? A quale sei arrivata?»
«Al terzo: “Sulle tracce del Lupo”... Piace tanto anche a me. Ho praticamente divorato i libri precedenti in nemmeno due settimane!» Ammise la ragazza con un grande sorriso.
«Il mio preferito è stato “La promessa del Lupo”.» Disse Noel in un sorriso, uscendo dal camerino per guardarsi al grande specchio, sotto gli occhi incantati della giovane e continuare: «Se ti piace il genere, posso consigliarti molti altri libri che credo potrebbero appassionarti altrettanto.»
«Davvero?» Chiese Aisu, con gli occhi che le brillavano dalla gioia. La splendida donna si voltò verso di lei, unì con eleganza le mani al grembo piatto e le sorrise dolce: «Certo!»
La ragazza stava per ringraziarla, ma la voce della madre la interruppe e la fece voltare. «Ah eccoti, Aisu, eri qui allora.» La donna guardò la cliente con un sorriso raggiante, parlando solo dopo un breve accenno d’inchino: «Noel, siete una favola.»
«Grazie Yue, merito di tua figlia. Ha un ottimo gusto, proprio come te.» Rispose lei.
Quel contatto fece un attimo sorprendere Aisu, che non era abituata a sentire la madre dare del ‘voi’ ai clienti e ancor di meno venderla inchinarsi quando li incontrava. Questo pensiero, che sarebbe presto uscito sotto forma di domanda dalle labbra della ragazza, fu interrotto dalle parole di Noel che esclamò: «Bene, allora prendo questo! E anche le scarpe. Quanto vengono?»
«Scherzate, vero? Offre il negozio, non vi preoccupate.» A quella frase della madre, la ragazza spalancò gli occhi incredula. “Offre il negozio? Il negozio offre un abito da 370 corone e un paio di scarpe da 120? Ma stiamo scherzando?”
Prima che potesse ribattere con la maggior gentilezza di cui era capace, Noel la precedette: «Non scherzare Yue, non ti aspetterai davvero che lasci debiti proprio con te.»
«Avrò presto un grande debito verso di voi, in confronto al quale questo non è nulla. E poi davvero, non vi preoccupate, mi posso permettere di farvi questo piccolissimo regalo. Prendetelo come un dono per la vostra nuova carica.» Insistette la donna, poi aggiunse in un sorriso raggiante: «Prego, cambiatevi pure ora.»
Conoscendo la testardaggine di Yue, Noel non continuò quella discussione, ma si rivolse verso la ragazza al suo fianco: «Ti va di venire adesso da me? Per fare la nostra chiacchierata letteraria.»
Aisu la guardò un attimo titubante: dopo quello che era appena successo, aveva una strana sensazione riguardo a quella donna. Mai, mai, mai sua madre si era comportata in quel modo; sembrava quasi che si trovasse di fronte la principessa Mette-Marit di Norvegia anziché una comune donna.
Tentò di ribattere, ma prima che potesse aprire bocca e avere il negozio come scusa, la madre l’anticipò, sorprendendola ancora una volta: «Va’ pure Aisu. Ci vediamo a casa per cena.»
La ragazza guardò appena la madre, confusa più che mai, mentre la donna entrava nel camerino e dopo pochi secondi ne riusciva, con i propri abiti indosso.
“Ma come ha fatto a cambiarsi così in fretta?” Si chiese, mentre seguiva Noel fuori dal negozio.
«Ehm.. Scusa, Noel… Non so se lo sai, ma da questa parte si va verso il mare…» Disse dopo minuti di cammino, con voce leggermente tremante: non voleva rischiare di trasformarsi in sirena per sbaglio.
«Sì, lo so benissimo. Presto vedrai.» Fu la risposta tranquilla della donna, data con un sorriso sicuro. Aisu storse le labbra, ma continuò a seguirla.
Dopo circa mezz’ora, arrivarono in cima a uno dei fiordi norvegesi e la donna si diresse tranquillamente verso la sporgenza. «No, Noel aspetta, è pericoloso!» Provò a dire Aisu, facendo una breve corsetta e afferrandola per un braccio appena in tempo, evitando così di lasciarla cadere in mare. La donna la guardò con un sorriso sereno: «Avanti, Aisu, facciamoci un tuffo. Non ti va?»
La giovane spalancò gli occhi. «Ma sei forse impazzita? Potremmo morire se ci buttiamo da qui!» Solo parte ciò che aveva appena detto era vero. Lei di certo sarebbe sopravvissuta e si sarebbe anche svagata: sin da piccola si divertiva a tuffarsi da grandi altezze e con suo fratello gemello ogni tanto avevano provato il brivido di lanciarsi dai fiordi, di nascosto dalla madre; Noel però, in quanto semplice umana, sarebbe certamente morta, se non per l’impatto, per annegamento.
Ma la donna le continuava a sorridere serena e con aria furba. «Avanti, solo un tuffo.»
Aisu stava per ribadire di no, ma lei fu più veloce: le strinse la mano e si buttò, trascinandola con sé. Durante la caduta, Aisu riuscì solo a pensare a cercare un modo per evitare la morte della donna, quando si ritrovò in acqua trasformata in sirena. Non aveva ancora iniziato a nuotare, che si sentì trascinare per il polso verso il mare aperto.
L’acqua era chiara e calma, perciò le ci vollero pochi istanti per fare mente locale e vedere al suo fianco Noel con una coda da sirena, che la teneva ancora per mano e la portava con sé verso il largo. Lo stupore durò solo pochi secondi, finché non guardò avanti a sé e vide una piccola macchia bianca farsi sempre più grande.
Riconoscendola immediatamente, Aisu si liberò dalla presa e si fiondò a tutta velocità verso la sua migliore amica, abbracciandola entusiasta non appena si sfiorarono.
«Hoshi, Hoshi, Hoshi!» Continuò a chiamarla, felicissima, come se pronunciare il nome della foca artica potesse rendere il riaverla con sé più reale.
La creatura marina le leccò giocosa una guancia, facendole il solletico con i baffi e Aisu, dopo aver riso, la guardò negli occhi neri e le chiese: «Si può sapere dove ti sei cacciata nell’ultimo mese? Hai idea di quanto mi hai fatto preoccupare?»
La foca strusciò la propria guancia con quella della sirena, per poi spostarsi sul suo collo e continuare la carezza, facendole così le proprie scuse, le quali presero voce tra le labbra di Noel: «Mi dispiace, è colpa mia… L’ho chiamata a palazzo per avere più notizie su di te, Aisu.»
La ragazza si voltò verso la sirena e la guardò interrogativa, chiedendo un poco diffidente: «Chi sei tu?»
«Sono la principessa dell’Oceano Artico e custode della perla indaco.» Disse Noel, per poi sorridere e portarsi una mano dietro la chioma: «O meglio, lo ero fino a poco tempo fa… Adesso sono una consigliera della regina dei Mari… Ma la cosa importante che devi sapere è un’altra...» Aprì gli occhi e le si avvicinò; sempre con lo sguardo incatenato nel proprio, le prese una mano rivolgendole il palmo verso l’alto, vi poggiò qualcosa e disse seria: «Sono venuta fin qui per te, Aisu Hansen, perché ho scelto te fra centinaia di altre sirene per essere la mia erede al trono dell’Artico, nonché nuova custode della perla indaco.» Le lasciò la mano e la giovane abbassò lo sguardo: all’interno del proprio palmo, si trovava la perla del suo Oceano.
Guardò la sirena con un misto di sorpresa e scetticismo, tentando di capire se quello fosse un semplice scherzo di pessimo gusto oppure una seria realtà.
Prima che potesse esternare i propri dubbi, la sirena maggiore disse: «Non è finita qui.» Si diresse in avanti, si voltò appena e, prima di iniziare a nuotare con calma, aggiunse: «Vieni, facciamo una nuotata, ho molto da dirti.»
Prima di seguirla, Aisu osservò qualche istante la pietra indaco che teneva in mano, posò poi lo sguardo negli occhi neri di Hoshi, i quali le dissero di seguire l’ex sovrana e così fece. Con l’amica d’infanzia al proprio fianco per avere maggiore sicurezza, si affiancò alla sirena e ascoltò attentamente tutto ciò che le disse. Noel approfittò del momento per spiegarle come funzionava la forma idol, per illustrarle i nuovi poteri, diritti e doveri; alla fine, le raccontò cos’era accaduto durante la cerimonia al palazzo di Nikora e quindi del compito che le nuove Principesse Sirene avrebbero dovuto svolgere con assoluta priorità.
«Quindi… Dovrò trasferirmi in Giappone?» Chiese alla fine Aisu, senza tono.
Noel la guardò un poco sorpresa: davvero di tutto ciò che le aveva detto, era quella la cosa che le premeva di più sapere? Per un istante si chiese se avesse fatto la scelta giusta con lei, ma le bastò vedere i suoi occhi e la sua espressione per rendersi conto delle decine di sfumature di emozioni che invadevano la giovane; nonostante queste, riusciva a trasmettere calma e sicurezza dai grandi occhi e l’appena accennato sorriso.
“Non potevo fare scelta migliore, sarà una regnate perfetta.” Pensò Noel, prima di rispondere serena: «Sì, andrai nell’hotel gestito da una sirena del regno dell’Oceano Atlantico del Sud, presto incontrerai anche le altre principesse: alcune di loro alloggeranno in hotel con te, altre no, ma cercate comunque di restare sempre in contatto. Ricordati, in qualunque momento, che l’unione fa la forza.»
La giovane annuì sorridendo, evidentemente entusiasta all’idea di incontrare le altre ragazze.
Continuarono la loro nuotata per qualche altro minuto, che Aisu impiegò per tempestare di domande l’altra, la quale fu più che felice di rispondere a tutti i dubbi della nuova principessa.
D’improvviso, Aisu si arrestò, seguita da Hoshi. Noel si voltò interrogativa, ma prima che potesse chiedere qualsiasi cosa, la giovane spiegò: «Non posso allontanarmi più di così da casa senza aver prima avvertito la mamma, anche se sono insieme a qualcuno.»
«Capisco, hai ragione.» Disse con un sorriso materno la sirena dai capelli indaco. Con un breve colpo di coda si avvicinò alla giovane, le prese il volto tra le mani e le disse dolce: «È arrivato anche per me il momento di andare, devo tornare al castello della regina. Per qualsiasi cosa, ricordati di fidarti dei tuoi compagni e della tua perla.»
Aisu annuì e Noel si tolse dal collo la seconda pietra color indaco che possedeva, pronunciò delle parole di cui la giovane non conosceva il significato e la lanciò dietro di sé. Dalla gemma venne sprigionata un’intensa luce che costrinse la giovane a chiudere gli occhi.
Quando il bagliore si placò, dopo qualche secondo, Aisu si ritrovò sola con Hoshi in mezzo all’Oceano del Nord.
La sirena osservò la perla indaco nel proprio palmo. Chiuse la mano a pugno, sorrise sicura di sé nonché entusiasta per tutta quella storia e nuotò veloce verso casa, non stando nella pelle per raccontare tutto al gemello, quando lo vide che gli stava venendo incontro. Aumentò la velocità per raggiungerlo in fretta e gli buttò le braccia al collo, ridendo entusiasta.
«Ma che…» Iniziò a chiedere Eiji, con un iniziale tono confuso, rientrando subito nel proprio ruolo e, sempre con la sorella attaccata a sé, le mise una mano sulla testa e assunse un’aria arrabbiata, che non era proprio capace di fare: «Si può sapere dove ti eri cacciata? È tutto il pomeriggio che ti cerco, sono venuto in negozio con Crystal e non c’eri, senza dire dove andavi; che ti è saltato in mente, razza di testaccia?»
Aisu non poté fare a meno di lasciarsi andare in una breve risata. Suo fratello era il migliore, ma non era proprio capace di fare le ramanzine. Inoltre, in diciassette anni, non lo aveva mai visto arrabbiato nemmeno una volta: era la persona più dolce, gentile e premurosa che conoscesse. Sin da quando aveva memoria, si era sempre preso cura di lei come avrebbe fatto il padre che non avevano mai avuto, perché deceduto prima della loro nascita. La madre aveva sempre raccontato loro che si era innamorata del padre, astrologo, durante una notte in cui l'Aurora Boreale danzava nel cielo: era uscita per cantare Stella Preziosa sulla cima di un fiordo e l'uomo l’aveva sentita, dato che era a studiare l'Aurora Boreale lì vicino. La donna non si era trasformata in schiuma di mare perché lui non aveva mai scoperto che era una sirena. Dopo la morte dell’uomo che amava, la madre si era trasferita a Molde, la città natale di lui, aveva aperto un negozio di moda che aveva avuto sin da subito un gran successo e le aveva permesso così di crescere i due figli senza far mai mancare loro niente.
I due gemelli avevano sempre saputo tutto dei propri geni e da piccoli adoravano fare lunghe nuotate assieme. Con il passare degli anni, gli impegni scolastici ed extrascolastici li avevano privati di una buona dose di tempo libero, ma ogni tanto riuscivano sempre a ricavarsi dei momenti solo per loro, in cui esistevano solo loro due e nessun altro; tranne alle volte Crystal, l’husky che da tre anni e mezzo era entrato nella loro casa e nelle loro vite, portato da Eiji un giorno dal rientro da scuola. Era ancora una cucciola ed era denutrita, il ragazzo l’aveva trovata sul lato di una strada, si era tolto il giacchetto, rinvolgendocela premurosamente e l’aveva portata a casa. Dopo un paio di mesi, era diventata la cagnolina più giocherellona, vivace e coccolona che si potesse immaginare.
«Si può sapere che cosa hai da ridere sotto i baffi?» Chiese accigliato Eiji. Aisu posò una mano sulla chioma del ragazzo e disse sorridente: «I tuoi capelli sono buffissimi quando ti trasformi in tritone, bror*.» Il ragazzo si allontanò, leggermente rosso in volto e si portò le mani alla testa, nel tentativo di fermare quegli spaghetti biondi che gironzolavano per conto proprio nell’acqua. Se c’era una cosa che odiava della trasformazione, era come gli diventavano i capelli: allungandosi di pochissimo, non stavano mai ordinati, disperdendosi a casaccio nell’acqua e alle volte, a seconda di come girava la corrente, sembrava che sulla sua testa ci fossero dei tentacoli dotati di vita propria.
«Non è colpa mia…» Borbottò, mentre Aisu gli girava intorno e lo circondava con la propria lunga chioma dorata, perfetta in confronto a quella del gemello, ridendo divertita. «A ogni modo, ho un sacco di cose da raccontarti!»
A sentire l’entusiasmo con il quale venne pronunciata quella frase, Eiji osservò interrogativo la gemella. Abbassò le spalle e disse in un sorriso: «D’accordo, ma sarà meglio che me le dici mentre rientriamo, ti spiace? Devo ancora preparare la cena.»
La ragazza annuì e, nuotando verso casa, raccontò al gemello tutto ciò che era successo durante il pomeriggio. A fine racconto, che lui aveva ascoltato senza dubitare per un solo istante di ciò che sentiva, seppur incredulo, le disse in un sorriso: «Quindi a quando la nostra partenza per il Giappone?»
«Verrai con me?» Chiese Aisu guardandolo con gli occhi che brillavano di una muta speranza.
Lui sorrise raggiante e le scarruffò la chioma dorata. «Ma certo che verrò con te! Altrimenti chi ti terrà a bada? Non posso permettere che la reputazione della pietra indaco venga messa in ridicolo con una delle tue uscite, dovrò tenerti costantemente d'occhio.»
«Simpatico...» Rispose la sirena, chiudendo un occhio e scostandosi la mano del fratello da sopra la testa, con espressione da bambina capricciosa.
«E comunque...» Disse lui, tornando serio di colpo. Aisu lo osservò interrogativa, dopo essersi pettinata i capelli con le mani. «Devo proteggerti. Noel ha parlato di nemici che hanno già iniziato a muoversi e hanno tutta l’impressione di essere tosti. Non posso permettere che tu ti faccia del male.»
Abbassando le spalle a occhi sbarrati, chiese preoccupata: «Vuoi dire che mi farai da guardia del corpo?»
I lineamenti gentili del volto di Eiji si distesero per mostrare il più bel sorriso che possedeva. «Certo. Ti proteggerò per sempre søster**, qualsiasi cosa possa accaderti potrai sempre contare su di me. Siamo una famiglia e non devi temere mai nulla quando sono con te.»
«A ogni modo...» Disse lei, dopo qualche secondo di silenzio, assumendo un’aria da furbetta. Suo fratello la guardò interrogativo e Aisu aggiunse: «Sai che da adesso in avanti dovrai chiamarmi 'princ...» La frase della ragazza fu interrotta da un vortice che circondò le tre creature marine.
Ancora avvolta nella corrente, Aisu sentì la mano forte del gemello stringerle il polso. A fatica, aprì appena un occhio e riuscì a vederlo sorridere e dirle: «Stai tranquilla, ci sono io qui con te.»
«Ma bene, bene, bene… Che carini che siete, devo ammetterlo. È quasi un peccato dovervi separare...» La voce si trasformò in una risata che sapeva di sadico e il vortice si placò, liberando i gemelli e Hoshi. Aisu si strinse al petto del fratello, che guardò serio le due immagini scure che si trovavano di fronte. Con tono fermo e deciso, chiese: «Chi siete voi? E che cosa volete da noi?»
La figura di sinistra inclinò la testa, impossibile vedere la sua espressione perché completamente oscurata dal cappuccio e dal mantello, alto fin al naso per coprirle anche il volto. «Siamo venuti per te, caro mio. Vieni con noi e non faremo nulla alla principessa dalla perla indaco… Per adesso.»
Aisu stava per gridargli di lasciar perdere quell’assurdo proposito, ma la stretta del fratello si fece per qualche secondo più forte. Alzò lo sguardo verso di lui e lo vide sorriderle. Aggrottò le sopracciglia, stando per iniziare a gridargli contro che se lo poteva togliere dalla testa, ma lui la liberò dalla propria presa e le sorrise, dicendole con un sorriso rassicurante: «Non posso permettere che ti accada nulla, søster. Andrà tutto bene, tornerò presto sano e salvo. Non preoccuparti, principessa.» Le dette una forte spinta verso casa, aumentata da una corrente prodotta dai nemici, la quale allontanò anche la foca artica e il secondo dopo Eiji si ritrovò con entrambe le figure nere ai propri fianchi. Gli misero le mani dietro la schiena e gliele legarono in modo strano, come se fosse del liquido a tenergliele bloccate, ma estremamente resistente. La figura alla sua destra, che era quella che aveva parlato per tutto il tempo, gli prese il volto tra l’indice il pollice e gli disse: «Sono manette di sangue, non provare a liberarti o scappare biondino, altrimenti coagulerò quello che ti scorre nelle vene. Molto, molto lentamente… Per non perdermi nemmeno un istante del dolore che ti condurrà alla morte. E farò la medesima cosa alla tua adorata sorellina.»
Eiji fece una smorfia di disprezzo e l’altra rise, prima di rivolgersi al compagno, con un secco: «Rientramo.»
L’istante dopo, svanirono in un vortice.
 
Aisu aprì a fatica gli occhi, ancora intontita. Si guardò intorno nel tentativo di ricordare qualcosa e si ritrovò nel proprio letto. Non capendo nulla, si alzò a fatica tenendosi una mano sulla testa dolorante.
Appena fu a sedere, tutto le tornò alla mente e si guardò attorno alla ricerca del gemello.
Saltò giù dal letto, svegliando Crystal che si era addormentata ai piedi di quest’ultimo e iniziò a chiamare il nome del fratello, cercandolo per tutta l’abitazione.
Cercò disperatamente invano, finché non andò in terrazza e vi trovò la madre che osservava il cielo stellato, con un’aria triste in volto e uno scialle sulle spalle.
La ragazza le si avvicinò piano, sussurrando appena: «Mamma… Dov’è Eiji? È uscito a correre? O a fare una nuotata?»
La donna non rispose. Si voltò verso di lei, come sorpresa, si asciugò gli occhi e le andò incontro, abbracciandola premurosa. «Aisu, stai bene? Torna a letto e prova a dormire, è tardi…»
La ragazza alzò lo sguardo. «Mamma, dove cazzo è Eiji?»
La donna la strinse, poggiandole il volto al proprio petto, una mano alla nuca e il proprio mento sulla testa, lasciando che le lacrime le scendessero sulle guance mentre le diceva che non lo sapeva, che lei era tornata a riva svenuta, portata da Hoshi, la quale l’aveva chiamata e le aveva detto ciò che era accaduto; che adesso tutto ciò che poteva fare era andare in Giappone e incontrare le altre principesse, fidarsi dell’uomo di famiglia e della sua promessa che sarebbe tornato sano e salvo.
 

 


Dizionario:

* bror = fratello, in norvegese
** søster = sorella, in norvegese

 


 

Angolo delle autrici

Ciao! Non vi aspettavate di risentirci così subito eh? E invece… Sorpresa!
Allora? Cosa ne dite? Siamo passate dal caldo afoso di Apia al freddo glaciale di Molde! Speriamo vi siate goduti il viaggio e abbiate apprezzato la nuova erede dell’Artico: Aisu Hansen di Elsira! Di cui potete ammirare il bellissimo disegno al fondo del capitolo, fatto proprio dalla sua creatrice! Ovviamente i protagonisti sono Aisu, Eiji e la dolcissima Crystal!
Visto che qui c’è stata un po’ di azione? Poveri gemelli, cosa ne sarà di loro? Non date nulla per scontato, mi raccomando!
E ora le note in singolo! <3
Vi ringraziamo tutti per il sostegno e la pazienza!
 

E adesso le note in singolo:

 

L’angolo di Kelly:

Bene, siamo ripartite in quarta! Cosa ne dite della principessa dell’Artico? Bella, eh? Si nota la qualità superiore del capitolo rispetto al primo vero? ;P
Anzitutto, io ti voglio ringraziare Elsira <3 Che se non ci fossi stata tu a darmi sostegno e consigli non sarei mai riuscita a esprimermi! E poi di’ la verità: ce la spassiamo a creare capitoli! E grazie anche per sopportare tutti i miei scleri mentali e le mie fisse assurde! ;*
Comunque passiamo al resto: anche la seconda principessa è stata presentata, curioso vedere come le prime due sirene ad aver fatto il loro ingresso siano proprio le eredi delle due che nel anime e nel manga sono state le due più bistrattate e sottovalutate eh? Certo è solo una coincidenza ma alla fine è una cosa che salta all’occhio, sisi! E queste due pazzoidi renderanno molto orgogliose le loro povere sottovalutate predecessore...si dice così? Boh ;P Ad ogni modo preparate le valigie ad ogni capitolo, visto che ognuno di essi è ambientato in posti diversi! Bagagli pronti? Bene! Vi aspetto al prossimo viaggio!
Saluto la mia compagnia di forumcommunity <3 e ringrazio ancora tutti voi per il sostegno e la comprensione che davvero è stata importantissima per noi!  Uh uh! Il mio Sirietto vuole impicciarsiiiiii! Vai fragolo!
 
Sirio: Ciao! La vostra mascotte è tornata! Io ho apprezzato il capitolo, soprattutto….Crystal! *_* Che bella cagnolona, spero di conoscerla <3 sono innamoratoooooooooo! *fa gli occhi a cuore* E non mi importa se è più grossa di me e io sono più piccolo, la conquisterò! Parola di cagnolino! Adesso passo il testimone! Ciao a tutti <3
 
 

L’angolo di Elsira:

Ehilà!
Okay, inizio con il dire che ho la compagna che sclera di brutto... Non fate caso ai suoi complimenti a capitolo e disegno, non è colpa sua poverina... È lo stress… Ma è fantastico scrivere con lei, voi non potete rendervi conto di che spasso sia a ogni capitolo! xD
Detto questo: .... No, non so che dire... Scusatemi, ma io sono un disastro con le note! (Se non si fosse capito...)
Una cosa tengo però a precisarla sin da ora: Aisu e Julia sono state create SEPARATAMENTE, senza che né io né Kelly sapessimo come fosse la ragazza dell’altra… Il che, se ci penso, è quasi agghiacciante… Nel senso… No vabbe’, poi lo scoprirete da voi, sennò faccio spoiler…
Volevo precisare un’ultima cosa e poi vi lascio in pace, promesso: TUTTE (e sottolineo il tutte) le ragazze saranno considerate alla pari. Non ci saranno favoritismi di alcun genere. Uno degli intenti principali è infatti quello di non sottovalutare nessuna delle protagoniste, come purtroppo accade spesso negli anime e nei manga. O almeno, questo è quello che cercheremo di fare. Se la storia non lo permette per qualche motivo, cosa che potrebbe accadere, cercheremo di rimediare coi missing moments, di cui vi parleremo più avanti.
Bene, ora vi saluto ^^
Bli innstilt for neste prinsesse! (A presto con la prossima principessa!)
 

 


E per finire, la fanart di questo capitolo, made by Elsira: Aisu, Eiji e Crystal!
Speriamo siano di vostro gradimento 
^^
 
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Capitolo 6
*** A Crazy And Talented Girl ***


Ed eccoci qui, come avevamo promesso adesso vi presentiamo una principessa con cui il divertimento non mancherà di certo!
 



A crazy and talanted girl

Ziggyssia ~



«Ma uffa Renée! Me l’avevi promesso, che saresti stata al mio fianco!» Comodamente sdraiata a pancia sotto sul suo letto sfatto, nella sua stanza ipertecnologica e disordinata, Harmony Honopura stava parlando al suo nuovo cellulare di ultima generazione con la sua migliore amica. Ella le stava dando buca nonostante quel giorno avesse un appuntamento importante, anzi importantissimo, che pretendeva la sua presenza; avevano preso l’impegno da svariato tempo e in quel momento stava saltando tutto.
«Lo sai che è questione di vita o di morte e io ho bisogno del tuo supporto!» Continuò con lo stesso tono supplichevole la ragazza, giocherellando con una ciocca dei suoi voluminosi ricci rossi, di una tonalità caldissima che contrastava piacevolmente con la sua carnagione candida e i suoi grandi occhi verde acqua scuro.
«Te l’ho detto Moni, non posso farci nulla. I miei genitori hanno deciso che devo andare a quel seminario con loro e così dev’essere, lo sai come sono fatti, no?» Rispose Renée con tono calmo. Certo che lo sapeva com’erano fatti i coniugi Hunterstein, si disse fra sé e sé Harmony, sbuffando sonoramente. Una coppia di esseri benestanti e severissimi che pretendevano di condizionarle la vita, che noia!
«E poi lo sai… Sono giorni che ho la sensazione che qualcuno mi spii, non mi sento al sicuro se sono da sola, non puoi dir loro una bugia? Che so, che devi venire da me a studiare? Eh? Posso parlare io con i tuoi, imiterò la voce di mia nonna.» E all’improvviso la sua voce normale cambiò, diventando tale e quale a quella dell’arzilla vecchietta appena nominata. «Signori, mia nipote non riesce a studiare da sola chimica, ha bisogno dell’aiuto della vostra Renée per prepararsi adeguatamente al rigido programma scolastico imposto dal liceo! E ne ha bisogno oggi, adesso, subito!» Disse in tono drammatico, scatenando una risata della sua amica dall’altra parte del telefono.
«Credimi, non sai come mi dispiace! Ma non devi essere nervosa sai, non tu! Quest’occasione ti aiuterà a realizzare il tuo sogno. Hai mille e più talenti e per quanto riguarda il tuo presunto ‘stalker’, non farci caso… Sarà la tua immaginazione, dopotutto sei sempre svagata e sognatrice. Insomma andrà tutto bene! Quindi, cara la mia Harmony Honopura, adesso tu vai, ti farai valere e poi mi terrai  informata… Adesso devo andare, devo prepararmi per quel seminario… Ciao Moni, ti contatto io stasera, ok? Prepara la webcam!» Disse l’amica, salutandola.
La rossa chiuse la conversazione di malavoglia. Aveva tante preoccupazioni per la testa e la compagnia della sua migliore amica l’avrebbe rassicurata. Ovvio, poteva chiedere a suo padre o alla nonna di accompagnarla visto che sua madre Philomena  in quel momento si trovava nell’Antartico alle prese con una foca leone che aveva da poco partorito, ma Renée, la quale conosceva il suo segreto, era senza dubbio una compagnia migliore.
Mille erano i pensieri che le affollavano la mente, non ultimo il messaggio inquietante a proposito di un attacco agli oceani che aveva ricevuto da sua madre attraverso Aqua, la sua amica delfina tramite la quale sapeva sempre cosa succedeva negli abissi, che aveva lasciato per andare a vivere sulla terraferma con il padre inventore, in quanto stufa dei continui spostamenti di Philomena in giro per tutti gli oceani. Insomma, lei era giovane e voleva vivere come una normale ragazza della sua età, quindi era venuta a stare a casa del genitore e, doveva ammetterlo, la vita da terrestre le piaceva assai! Tranne…
Un rumore proveniente dal laboratorio del padre la distrasse dai propri pensieri la spinse da andare a controllare. Trovò il genitore in piena crisi creativa, circondato da boccette puzzolenti, oggetti non meglio identificati e scartoffie varie totalmente immerso nel suo mondo.
No, non era nel suo momento migliore. Decise perciò di chiedere alla nonna di accompagnarla, ma come scese in cucina trovò un biglietto e un piatto di biscotti appena sfornati.
Trattenne un moto di disgusto: la cucina umana non le piaceva. Certo, alla fine si adattava e finiva per mangiare i piatti che le preparavano per non destare sospetti, ma se poteva scegliere preferiva il cibo sottomarino. Bocconcini di corallo, alghe, piccoli molluschi freschi... Che delizia!
Decise di prepararsi una bella tisana bollente, l’avrebbe messa di umore migliore e l’avrebbe calmata di sicuro. Ignorò i biscotti e mentre la tisana bolliva prese il biglietto e lo lesse:

Jerry, Harmony,
Sono andata alla riunione del circolo di giardinaggio, farò tardi, si mangia al ristorante quindi la cena per stasera è nel forno, non vi resta che scaldarla.
Mi raccomando figliolo, pulisci il laboratorio una volta finito il lavoro e non impiastricciarmi tutta la mobilia con quegli intrugli come l’ultima volta.
In quanto a te, Harmony, prima di andare all’audizione (ti auguro buona fortuna tesorino) ricordati di mettere a posto quel regno del caos che ti ostini a chiamare impunemente camera da letto, e non stare troppo attaccata al computer che ti si frigge il cervello.
Ci vediamo stasera miei cari, baci
Nonna Letty :*
 
“Uffa!” Pensò Moni, posando il biglietto e godendosi la tisana bollente. Nemmeno sua nonna poteva accompagnarla, doveva per forza di cose andare da sola... Vabbe’.
Prese le chiavi, il cellulare e uscì di casa. Sorrise ai gatti che giravano nel giardino e di cui si occupava insieme ai suoi familiari, rammaricandosi della scelta del padre di non volerne in casa per colpa del suo lavoro, ma quando uscì dal cancello, si arrestò: la sensazione di essere seguita era tornata, più forte di prima.
Si voltò ed ebbe l’impressione di vedere le fronde dei cespugli spostarsi, anche se quasi impercettibilmente. “Un gatto!” Pensò, avviandosi verso il teatro del centro città, dove si sarebbero tenuti dei provini per reclutare nuovi talenti nel campo della musica e dello spettacolo. Entrare a farne parte era il suo sogno e sapeva di avere molti talenti, ma tra una storia e l’altra non aveva mai avuto l’occasione di provarci. Adesso però, la fortuna girava dalla sua: era giunta la voce che Elizabeth Bathory, una rinomata agente, stava proprio cercando dei giovani da lanciare e quale occasione migliore per lei, che adorava lo showbiz e desiderava ardentemente farne parte?
Guardò l’ora sul suo smartphone. Era in perfetto orario, tutto a posto, anzi no… Si voltò di scatto, sicura di aver intravisto qualcosa sfuggire nell’angolo. Forse una ciocca di capelli? Una camicetta? La sua mente malata?
Quella sensazione di essere spiata la perseguitava già da un po’ ma si era intensificata da quando c’era stato l’assalto al castello del suo oceano di provenienza. Da allora era diventata sempre più cauta e un po’ paranoica, alle volte si girava di scatto gridando un ‘Chi và là’, attirando le attenzioni dei passanti e facendo fare delle belle figuracce alla povera Renée, che si tratteneva a stento dall’andare a cercare una pala, per dargliela prima in testa e poi per seppellirsi viva.
Come la ragazza svoltò l’angolo, una figura seduta su una panchina nei paraggi abbassò il giornale che stava leggendo e annuì compiaciuta e convinta.
“Chissà Renée come si starà annoiando a quel seminario…” Harmony immaginava l’amica nella situazione in cui si trovava. E dire che la mora trovava strambo suo padre e le sue invenzioni strampalate e sua madre perché viaggiava sempre, ma nonostante le differenze non immaginava amica migliore da avere: una ragazza che aveva accettato il suo segreto e non aveva obiettato quando lei le aveva detto di non poter rivelare chi dei suoi genitori fosse una creatura marina, altrimenti a quest’ora sarebbe stata orfana di madre.
Pensa che ti ripensa arrivò a teatro. Entusiasta come non mai era entrata, si era presentata in segreteria e la giovane donna dietro al banco le aveva dato un foglio e le indicazioni per raggiungere il palco dove avrebbe dato sfoggio dei suoi innumerevoli talenti.
Ignorò le occhiate curiose degli altri concorrenti, certa che fossero dovuti al suo abbigliamento il quale veniva definito ‘da nonna’, composto da maglioncino e scialle di lana con gonna lunga e stivaletti, che di sicuro non passava inosservato. Ma a lei non importava, si piaceva così e
trovava che il suo stile originale fosse indice di grande personalità.
Un’assistente alle quinte le porse una spilla con il numero 3: si sarebbe esibita per terza quindi? Nessun problema!
«I giovani talenti sono invitati a raggiungere il palcoscenico e a posizionarsi secondo il numero di lista!» Parlò la stessa assistente di prima, aprendo le tende e scortando i talenti sul palco, dove stava il tavolo della giuria con tre sedie, quella centrale per Elizabeth e le altre per i suoi assistenti, che si presentarono per primi. Alcune poltroncine sugli spalti erano occupate da amici e parenti di molti dei ragazzi e delle ragazze che si sarebbero esibiti, mentre lei purtroppo non avrebbe avuto nessuno.
“Oddio…Ho un numero troppo basso, entrerò troppo presto… Se solo ci fosse Renée…” Il panico la stava di nuovo assalendo ma le sue paure vennero meno quando la famosa Elizabeth Bathory fece il suo ingresso in scena. Era una bella donna molto fine ed elegante, vestita con un tailleur rosso e un’espressione dolce e gentile. Sorrise ai giovani presenti, introducendo se stessa come una manager in cerca di talenti da lanciare. «Lo showbusiness ha bisogno di nuove leve, giovani capaci di stupire e far sognare e questa è la vostra occasione! I dieci fortunati che passeranno l’audizione si ripresenteranno successivamente per una seconda prova. Bene, che lo spettacolo abbia inizio! Avanti il numero uno!» Parlò la donna, andando a sedersi al tavolo.
Le audizioni erano cominciate.
La prima concorrente, una ragazzina minuta dall’aria vivace, si fece avanti esibendosi in uno stacchetto di danza classica, tra gli applausi degli amici venuti a vederla.
Il secondo concorrente era un ragazzetto che faceva le imitazioni.
“Diamine! Volevo farlo io, mi ha rubato l’idea! Quale dei miei altri talenti posso mettere in mostra? Ho l’imbarazzo della scelta” Si domandò la rossa, trasalendo appena quando Elizabeth comunicò che era arrivato il suo turno.
La ragazza si fece avanti. «Ciao a tutti, sono Harmony Honopura, ho sedici anni e sono la concorrente numero tre!» Disse in tono sicuro e spigliato, quando istintivamente il suo sguardo si posò sulle poltroncine. Fu allora che la vide: certo nella sua forma umana, il suo aspetto cambiava abbastanza, ma dai suoi occhi era perfettamente riconoscibile, dopotutto la conosceva da sempre. Era lei, non c’erano dubbi... Ma cosa ci faceva li la principessa Nikora? E perché nessuno, nemmeno sua madre, l’aveva avvertita della sua presenza visto che le due donne erano molto amiche? Ne era sicura, quella donna era venuta per lei, visto cosa le rappresentava non poteva certo deluderla.
«E mi esibirò cantando una canzone: si intitola ‘Assoluto Amore’ e nella mia famiglia è un motivo tradizionale! Bene, sono pronta!» Comunicò allegramente, impugnando il microfono che gli assistenti avevano messo a sua disposizione. Sia Nikora che Elizabeth sorrisero. La giovane iniziò la sua canzone:
 
Cambierà,
Con l’amore riuscirò
A spegnere il male che c’è qui
Che non può più dividerci
E le bugie
Che qualche volta sentirò
Le trasformerò in gioielli
Di purezza e fedeltà
Mare che
M’incanti come il cielo blu
Le tue principesse lottano
Non le abbandonare mai
Tu guidaci
E il nostro sogno arriverà
Sulla stella del destino
Giustizia tornerà
L’assoluto di un amore può,
Rendere caldo un vento freddo
Vincendo le difficoltà
Che nella vita incontrerà
Riaccende ogni cuore che
Da troppo tempo ormai
Si era spento!
Stringimi
E la paura passerà
Guardiamo le stelle amiche che
Ci sorridono lassù
Mare tu,
Severo e dolce padre mio
Fai placare l’uragano
D’ingiustizia che c’è qui
L’assoluto di un amore può,
Rendere caldo un vento freddo
Vincendo le difficoltà
Che nella vita incontrerà
Riaccende ogni cuore che
Da troppo tempo
Si era spento!
Schiarisce ogni ambiguità
Traduce tutto in verità
L’assoluto di un amore può
Cambiare connotati al mondo
Cancella la fatica tua
Riempiendo di poesia
Un nuovo giorno!
 
Ci mise tutto l’impegno e la passione che aveva nell’eseguire quel brano, mentre cantava la tensione era sparita del tutto e le domande e le ansie che l’avevano attanagliata nei giorni precedenti, fecero la stessa fine.
Al termine dell’esecuzione, dopo un inchino elegante, venne sommersa dagli applausi di tutti i presenti. Notò un sorriso orgoglioso sul viso di Nikora. Moni ne era sicura, avrebbe passato la selezione.
Non badò nemmeno agli altri concorrenti, troppo persa nelle sue fantasticherie: nei suoi sogni si vedeva agghindata come una vera star su un prestigioso palco, circondata da fan adoranti che gridavano il suo nome, sventolando cartelli e gigantografie che la rappresentavano. Si vedeva esibirsi in vari numeri di fronte alla platea esultante che le chiedeva mille bis.
«Harmony! Ehi Harmonyyyyyy!»
Il pubblico esultante la chiamava.
«Grazie, grazie!» Diceva Moni inchinandosi, ma la voce di un concorrente la riportò alla realtà e con essa l’atmosfera di idillio creatasi si spezzò. Il palco prestigioso scomparve e con esso la folla esultante, il vestito rosa che indossava tornò a essere il suo completo della vita di tutti i giorni.
Il ragazzo che l’aveva chiamata la guardava interrogativo. «Si può sapere cosa stai facendo? Guarda che hai passato il turno, dobbiamo andare da Elizabeth!» Disse con aria divertita.
«Cosa? Come? Chi? IO? Oh… Sìììììì! Ce l’ho fatta, evvivaaa!» Esultò la rossa, saltando dalla gioia e lasciando basito il suo interlocutore. Certo che quella ragazza era proprio matta… Si stava inchinando e ringraziando davanti al niente più totale.
«Congratulazioni ragazzi!» Elizabeth diede a ogni concorrente che era passato un biglietto da visita con scritte l’ora e la data del prossimo tryout. «Qui troverete tutto quello che vi serve, vi aspetto qui mi raccomando! Continuate a esercitarvi e buona fortuna.» Augurò allegramente la donna congedandosi.
Con l’entusiasmo a mille, Harmony scese di corsa dal palco e si catapultò fuori, respirando l’aria fresca.
«Complimenti Harmony!» Disse una voce gentile, che lei riconobbe subito. «Oh… Principessa Nikora… A cosa devo l’onore?»
La donna dai capelli viola sorrise alzando una mano. «Tranquilla, non è il caso di essere formali… E poi da oggi non sarò più una principessa. Vorrei parlarti se non ti spiace.» Il tono serio preoccupò la ragazza.
«Si tratta di mia madre?» Chiese scura in volto. «Le è successo qualcosa?»
Venne rassicurata dalla più grande, che la invitò a fare un tuffo in acqua. In realtà parlarle davanti ad un bel cappuccino caldo e una brioche appena sfornata buoni come solo il suo ex, il signor Maki, era capace di fare non le sarebbe dispiaciuto, ma sapendo il rifiuto della giovane, la quale per lei era come una specie di nipote, per il cibo umano non le sembrava il caso.
Le due sirene si immersero così in acqua. Harmony adorava il suo aspetto da sirena: i capelli le si allungavano e diventavano di un rosso più brillante, gli occhi di un verde acqua più chiaro mentre la coda era rosa confetto con l’attaccatura rossa e delle cavigliere di perline fucsia. Il reggiseno era anch’esso rosa chiaro, con i lacci di perline fucsia e ai polsi portava dei braccialetti di perle.
«Avrei tanto voluto che Philomena fosse qui, ma come ben sai è dovuta partire per l’Antartico: la foca leone di Karen qualche settimana fa ha avuto un cucciolo e c’era bisogno di lei... Sai com’è, deve visitarlo e assicurarsi che sia tutto a posto. Il fatto è che, come ben saprai, c’è stato un assalto al Palazzo.»
La rossa annuì. Sapeva dove si trovava la madre e sapeva dell’attentato, era sempre informatissima ma ascoltò comunque tutto quello che aveva da dirle la sirena più grande. La notizia che la colpì più di tutte fu il sapere che lei, Harmony, era stata scelta come nuova Principessa dell’Oceano Pacifico del Nord, poiché Nikora conoscendola e osservando il suo comportamento era certa che non esistesse candidata migliore a prendere il suo posto. Inoltre, venne a conoscenza che una missione complicata la attendeva… Proprio adesso che la strada per il mondo dello spettacolo si era spianata! Ma d’altra parte, il suo spirito avventuroso non poteva restare sopito. Inutile quindi dire che la ragazza accettò di buon grado l’incarico affidatole.
«Te lo prometto, farò del mio meglio per tenere alto l’onore della perla rosa e del nostro Oceano.» Disse prendendo le mani dell’ormai ex principessa e attuale consigliera della Regina, con un sorriso rassicurante, per poi cambiare espressione. Le parole della viola sull’osservazione del suo comportamento l’avevano illuminata. «Ma… Un momento… hai detto che sono giorni che mi tieni d’occhio, no? Quindi la mia stalker sei tu!» Esclamò, lasciandole le mani e puntandole contro un indice accusatorio.
Nikora iniziò a ridacchiare a sentirsi dare della stalker. Non voleva certo sembrare molesta, voleva soltanto studiare il comportamento della sua erede. Insomma, magari il suo modo di agire non era stato esemplare, ma sotto il suo guscio di persona seria e responsabile si nascondeva una voglia di scherzare che quasi nessuno conosceva, avendo sempre avuto una vita piena di doveri e responsabilità, prima come dama di compagnia dell’attuale regina, poi come principessa e infine il suo ultimo incarico di consigliera.
«Scommetto che è stata mia madre a darti l’idea!» La accusò la rossa. L’altra le diede conferma, spiegandole bene ogni dettaglio, parlandole dell’albergo in città in cui avrebbe lavorato insieme alle future colleghe e raccomandandole come si era premurata sua madre di non trasformarsi mai e poi mai a sproposito. «Conosciamo il tuo caratterino ribelle e spensierato, saresti capace di esibirti alle audizioni trasformata… Non farlo mai, mi raccomando. Potresti esporti a rischi inutili e mettere nei pasticci le tue future compagne!» La rimproverò bonariamente Nikora. «Adesso però devo andare, abbiamo una riunione a breve... Sai, vista la situazione dobbiamo stare sempre all’erta!»
Harmony annuì. «Capisco! Salutami mia madre e la mia delfina Aqua. Dille che venga a trovarmi ogni tanto, eh!» Le chiese. Le mancava la sua amica acquatica, chiamata così in onore della precedente Regina che lei ammirava sia per il carattere che per l’incredibile bellezza e leggiadria.
La consigliera la rassicurò: avrebbe provveduto a tutto. Abbracciò la giovane prima di tornare al castello della Regina.
«A presto, Principessa Harmony!» La salutò, sparendo dalla sua vista.
«Principessa Harmony…» Mormorò la rossa. Quelle parole suonavano strane ma bellissime! Non vedeva l’ora di attaccarsi alla webcam con Renée quella sera!
 
«Quindi...» Disse quella sera una ragazza dai capelli neri a caschetto e la carnagione abbronzata, che veniva leggermente sfalsata dalla webcam: «Tu sei anche una principessa da adesso? E devi pure combattere? Oddio!» Renée sgranò i suoi occhi grigi, resi particolari dalla pagliuzza verde che spiccava sul destro.
Era preoccupata per le sorti della sua amica, ma anche per le sue: Moni la cacciava di continuo in situazioni particolari, mettendola spesso nei pasticci e costringendola a fare cose assurde, tipo farle assaggiare i suoi manicaretti in cui mischiava cibo marino e terrestre con risultati davvero tremendi.
Aveva saputo dell’audizione ed era felice per l’amica, ma adesso la rossa stava parlando di tutt’altro. «Esatto! Guardami, Renée! Voce di perla rosa!» Esclamò la rossa, che appena tornata a casa aveva trangugiato la cena talmente in fretta da non aver avuto tempo di disgustarsi e si era precipitata subito in camera, infrangendo la promessa fatta poche ore prima e trasformandosi in idol di fronte alla sua amica, la quale trasalì. E se Letty fosse entrata nella stanza della nipote? O se, parlando di se stessa, fossero entrati i suoi genitori o uno dei domestici? Scosse la testa, Moni non sarebbe cambiata mai e poi mai!
La ammirò nella sua forma idol: i colori di occhi e capelli erano gli stessi della sua forma di sirena, che aveva visto già molte volte quando andavano a nuotare al largo lontane da occhi indiscreti, ma i ricci si erano allungati ed erano raccolti in due code basse, tenute ferme da degli anelli dorati. Il corpetto era corto, rosso fucsia ai lati e rosa davanti, con due strisce di pizzo rosa chiaro, le maniche a sbuffo e una mantellina rosa chiaro; in vita una fascia rosso fucsia e una doppia cintura di perline bianche. Indossava degli shorts a palloncino rosa con del pizzo, mentre gli stivali erano rosa scuro con dei risvolti rosso fucsia e cavigliere di perline.
L’abbigliamento moderno da idol contrastava con lo stile che usava tutti i giorni, ma le stava meravigliosamente.
«Non è fantastico questo outfit? E guarda che splendore il microfono!» L’entusiasmo per la sua missione aveva decisamente messo in secondo piano il discorso dell’audizione. E dire che sino a quel pomeriggio, sembrava essere la cosa più importante del mondo!
«Sì Moni, sei uno schianto!» Disse con gli occhi scintillanti. «E soprattutto adesso non mi tormenterai più con la storia del maniaco-stalker-rapitore e smetterai di farmi fare figuracce ogni volta!» Sospirò sollevata la mora. Almeno un problema era risolto!
«Quindi a breve sosterrai un altro provino?» Chiese, riportando la conversazione sull’argomento da cui era iniziato tutto.
«Esatto! E la prossima volta ti pretendo seduta sugli spalti, non ci sono congressi, seminari o altre baggianate che tengano!» Le ordinò, tornando alla sua forma umana e stirandosi sulla sedia: si era fatto tardi, era ora di andare a dormire e le due amiche si salutarono. Moni si infilò sotto le coperte rosa del suo letto disordinato. “Domani... Domani la sistemo questa stanza, promesso…” Pensò per l’ennesima volta. Contenta della giornata appena trascorsa e di aver risolto il problema dello stalker, chiuse gli occhi e iniziò a fantasticare, prima di addormentarsi.
Ma, appostata davanti al marciapiede di casa sua, una figura sospetta tramava nell’ombra. “Bene! Questa principessina me la prendo io, non sai che bei programmi ho per te carina!” Ghignò prima di sparire nel buio della notte.

 

 

Angolo delle autrici

Ed eccoci qui, con il capitolo dedicato alla terza OC, in cui conosciamo la nuova principessa del Pacifico del Nord! Ed ecco a voi… Harmony ‘Moni’ Honopura, la figlia di Philomena Honopura, la custode degli animali marini che avete avuto modo di conoscere nel cameo che ha fatto nel secondo capitolo, creata da Ziggyssia (f.k.a.Colorainbow)! Che ringraziamo per questa fantastica e pazzoide aspirante idol appassionata di tecnologia e hater del nostro cibo, che con il suo caratterino ne combinerà di belle e di cui sotto potrete ammirare una fantastica fanart di lei nelle sue tre forme disegnata nientepopodimeno che dalla sua bravissima creatrice in persona! Ammirate quindi la custode della perla rosa! ^_^
 

Adesso le note in singolo:

 

L’angolo di Kelly:

Oh… Ehm… Sisi a giudicare da quell’inquietante cesto di pomodori maturi che vedo immagino abbiate intuito che il capitolo l’ho scritto io! Metteteli giù per carità, mi ci manca pure un’appendicite…e dire che i pomodori li adoro…ma sclerotime a parte, ringrazio la mia carissima gemellina Ziggyssia <3 non solo per Moni ma per tutto: per il sostegno, per il seguirmi nei miei deliri di follia più totale con gli isolani selvaggi e per le foto dei deliziosi dolcetti londinesi *_* allora vediamo, pare che Moni non abbia risolto i suoi problemi di stalking eh? Cooomunque, adesso mancano 4 principesse all’appello e poi si passa alla violenza, tranquilli avrete quanto vi abbiamo promesso, sopportate questi capitoli più calmi! ^///^
Poi cos’altro posso aggiungere, ovviamente ringrazio tutti voi lettori e i miei amici di Forumcommunity ;)
E vi rinnovo l’informazione, scriveremo anche una raccolta di missing moments su questa storia, quindi se avete delle idee per i vostri OC o delle richieste in particolare, fateci sapere ok? Se poi volete scriverle voi e poi mandarcele via mp non ci sono problemi, basta che ci avvertiate prima! I missing moments possono trattare temi di ogni tipo: da riflessioni sulla vita dei vostri oc, in cui si scoprono cose del loro background che nella storia vengono dette si, ma qui verrebbero approfondite meglio a semplici giornate passate a divertirsi che so al Luna Park o sulla spiaggia…fate voi! Dai che ci sembra un’idea carina anche per approfondire i personaggi e dar loro spazio senza riempire la storia originale di filler! Certo vi assicuro comunque che ogni personaggio avrà il suo spazio nessuno verrà tagliato fuori, ma ripeto, proponete pure!
 
Sirio: Ziggyssia è la mia zia <3 Non vedo l’ora di incontrare la sua OC nella storia, chissà quanti baci mi prendo sul mio nasone nero! E adesso io e la pazzoide sclerata passiamo il testimone!
 
 

L’angolo di Elsira:

Ah-ah io ho ben poco da dire in questo capitolo, visto che ho solo revisionato. :P Non so voi, ma a me è piaciuto… Abbiamo stabilito, io e Kelly, di non far combattimenti e spargimenti di sangue in tutti i capitoli di presentazioni delle sirene, per evitare di essere ripetitive, quindi qualcuno è venuto un po’ più tranquillo… Ma non lasciatevi ingannare, di cose che bollono in pentola ce ne sono molte… Assai...
Un grazie speciale però, qui va ovviamente a Ziggyssia, che ha creato il personaggio di Moni!
Voglio ringraziare tutti coloro che seguono la storia e che ci sostengono, nonostante le nostre vite private non ci permettano di pubblicare con la frequenza che entrambe vorremmo. Ma come dice sempre Kelly: “la vita vera viene prima di tutto!”
Grazie del vostro appoggio e degli aiuti, ve ne siamo grate e speriamo di ricompensarvi con capitoli di volta in volta sempre migliori!
Approfitto delle ultime righe per incoraggiare i creatori delle schede OC a non aver alcun timore a mandarci i missing moments delle loro creazioni! Ovviamente, per ognuna di esse diremo chi è l’autore/autrice, mi sembra scontato dirlo, ma non si sa mai...
Ora vi lascio ai vostri affari ;P
Buona giornata a tutti, anche ai lettori silenziosi! ^^

 


E per finire, la fanart di questo capitolo, made by Ziggyssia!
Non è fantastica? *-*
Image and video hosting by TinyPic

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Capitolo 7
*** Mind Games ***


Ciao a tutti! ^_^ Ed eccoci qui con il nuovo capitolo della nostra storia, in questo viaggio visiteremo due posti differenti e conosceremo… No no lo vedrete! Vi auguriamo buona lettura!
Ci sentiamo dopo!
 

 
Mind games

New Red Eyes ~


Due Anni prima…

«Forza Robin, corri! Vieni a vedere che spettacolo!» Una ragazza dai capelli castani, non molto alta e dai grandi occhi neri che risaltavano sul suo viso tondo, stava chiamando a gran voce sua sorella gemella, per farle vedere dei pinguini che stavano scivolando a pancia sotto sul ghiaccio finendo dritti nelle gelide acque dell’Oceano Antartico. Uno spettacolo che non avrebbero rivisto tanto facilmente, nonostante le ragazze e i loro genitori viaggiassero spesso in varie parti del mondo.
Sistemandosi meglio la sciarpa viola che portava intorno al collo, la neo-quindicenne Hazelle Swann aspettava l’arrivo della sorella che era rimasta indietro.
Si trovavano nell’Antartide, per un viaggio che era stato il regalo di compleanno per le due da parte dei loro genitori. Le due gemelle di origine tedesca si erano sempre sentite attratte da questo posto, di cui la loro nonna raccontava continuamente mille storie e leggende magiche, che spesso e volentieri avevano accompagnato i loro sogni più belli, quindi i signori Swann avevano deciso di regalare alle loro figlie quell’esperienza unica e inimitabile: una crociera nell’Antartide appunto!
«Che cariniiiii!» Esclamò Robin, raggiunta la sorella, filmando la scena con la sua videocamera di modo da averne per sempre un bel ricordo.
Hazelle, nel mentre, stava osservando il mare. Certo doveva essere molto gelido, ma aveva dei colori fantastici. Si stava godendo ogni singolo momento di quella vacanza, quando la sua attenzione venne subito attirata da qualcosa, che sembrava una coda di pesce, ma una coda… viola? Possibile?
«Ehi, sorellina…» Disse, continuando a tenere d’occhio l’anomalia.
«Sì, Zelle?» Domandò l’altra, riponendo la videocamera e sfregandosi le mani guantate.
«Guarda anche tu, c’è un pesce con la coda viola che…» Ma le parole le morirono sulle labbra, la visione era sparita.
«Pesci viola? Dimmi un po’, il freddo ti ha gelato il cervello?» Rispose Robin, scrutando il mare piatto e calmo, coperto a tratti da enormi blocchi di ghiaccio, i lunghi capelli castani che oscillavano al ritmo di quel vento gelido.
«Ecco, mi sembrava… No, nulla lasciamo perdere...» Disse lei scrollando la testa, le ciocche castane che le incorniciavano il volto. «Stanno arrivando mamma e papà, accampiamoci qui e mangiamo le prelibatezze locali cucinate da me. Sapessi quanti ricettari ho consultato per preparare il menù del nostro compleanno, sono così curiosa!» Concluse Hazelle, accantonando l’argomento. Non lo aveva rivelato a nessuno, ma da quando era arrivata un paio di giorni prima si sentiva strana, come osservata e per quanto riguardava la coda viola, era sicura di non essersela immaginata, così come tutto il resto delle stranezze che le stavano succedendo.
Ma in quel momento non aveva voglia di pensarci. Insomma, era il loro quindicesimo compleanno e dovevano festeggiare.
Dopo il pranzo a base di piatti tipici locali, di cui Hazelle da appassionata di cucina qual’era non poté fare a meno di innamorarsi, le gemelle decisero di andare ancora un po’ in esplorazione del posto, con il consenso dei genitori che invece si erano fermati a riposare.
«Quindi è qui che sostieni di aver visto quel pesce viola, eh?» Domandò Robin puntando le sue iridi blu in quelle nere della sorella. La principale differenza tra le due stava appunto nel colore degli occhi, nell’altezza, difatti la sorella dagli occhi blu superava Hazelle di qualche centimetro, nel taglio di capelli e per il modo di vestire; uno stile un po’ punk per Hazelle, uno decisamente più pratico e sportivo per Robin.
«Esatto! Aveva una forma strana e poi ha fatto un movimento flessuoso tipo… Le code delle balene quando nuotano, hai presente come fanno?»
Lei annuì, ma prima che potesse replicare un urlo allegro della sorella la interruppe. «Guarda, guarda questa femmina di foca leone, che dolce! Non è deliziosa?» Esclamò con gli occhi neri che le brillavano, mentre l’animale le si sfregava contro il braccio. Sembrava gradire molto le attenzioni di Hazelle, a cui non pareva vero potersi divertire un po’ con la fauna locale.
«Ah, come mi piacerebbe poter nuotare con te, sai piccola? Ma l’acqua è gelida e di sicuro rischierei la morte, che peccato!» Disse in tono dispiaciuto,  esprimendo ad alta voce il desiderio che le era venuto così, all’improvviso.
‘E chi ti dice che non puoi?’ Una voce femminile risuonò nella sua testa, facendola sobbalzare. «Hai detto qualcosa Robin?» Chiese alla gemella.
«Chi? Io?» Chiese quella, convinta di nuovo che la sorella stesse vaneggiando.
«No, nulla… Lascia stare, facciamoci una foto con questa foca piuttosto! Come vorrei portarla con noi, mi adora guardala!» Disse indicando l’animale, che si stava godendo le coccole sdraiata a pancia sopra e chiudendo estasiata gli occhietti scuri. «Sei strana Zelle! Ma dopotutto sei mia sorellina, ti voglio bene lo stesso!» Disse allegramente Robin, unendosi alla sorella per coccolare a sua volta la foca.
La giornata trascorse serenamente tra giochi, risate e spruzzi di acqua gelida, senza altre stranezze da parte della gemella Swann dai capelli a caschetto. E così allegramente passarono il resto dei giorni in quelle lande ghiacciate, nei quali non accadde più nulla di strano.
Ma da quell’esperienza, dopo il ritorno a Colonia, la ragazza aveva iniziato a fare degli strani sogni. Sognava spesso una sirena, non riusciva a vederla bene in viso ma aveva una coda viola, della stessa sfumatura che aveva visto nelle acque dell’Oceano Antartico. La ragazza le parlava ma la sua voce le giungeva lontana e ovattata, l’unica cosa che le era chiara era il suo nome, che la figura misteriosa diceva ogni volta. Quando faceva quei sogni si risvegliava con una gran confusione in testa, ma la sua preoccupazione iniziò ad aumentare quando le visioni e la voce indistinta iniziarono a manifestarsi anche di giorno, in momenti molto inopportuni tipo a scuola, in giro con la gente o ai corsi di cucina a cui ogni tanto partecipava.
Iniziò dunque, in gran segreto, una ricerca, una ricerca sulle sirene. Aveva consultato molti libri ma le risposte che aveva ottenuto non la soddisfacevano per niente, non le dicevano nulla di rilevante. Persino le ricerche su internet non avevano dato grandi risultati, nonostante tenesse sempre d’occhio il web.
Nemmeno durante i vari viaggi di piacere che faceva regolarmente con la famiglia, trovava risposte soddisfacenti ai suoi dubbi nonostante indagasse, consultasse molti libri e in certi momenti osasse addirittura chiedere agli abitanti del posto, specialmente i pescatori e i marinai. Certo, spesso qualcosa scopriva ma come al solito il tutto veniva preso per una leggenda locale. Inoltre spesso era limitata nelle indagini, anche perché era difficile restare sola e allontanarsi senza destare sospetti. Aveva provato a confidare alla sorella i sogni ma lei non le credeva, pensava fossero solo la suggestione dovuta alla meravigliosa esperienza vissuta in quelle lande ghiacciate.
“No, tutti si sbagliano. Io non sono pazza e non sto delirando! C’è davvero qualcosa dietro e io lo scoprirò, dov’essero passare decenni!”
 
Oggi…

Si trovava sott’acqua, non sapeva di preciso dove ma era freddo. Nonostante tutto non ne soffriva, non aveva paura e riusciva a respirare normalmente.
Come sempre era in attesa di qualcuno, qualcuno che non tardò a presentarsi. Ormai conosceva la procedura: la figura femminile le sarebbe comparsa davanti, avrebbe tentato di vederla bene in volto ma invano, così come vani sarebbero stati i suoi tentativi di capirne le parole. Eppure non riusciva a ribellarsi al sogno, era più forte di lei.
La figura si avvicinò. «Hazelle Swann…» Disse in tono solenne, come al solito, ma stavolta qualcosa era diverso, la figura era nitida e precisa. La ragazza dal caschetto castano cercò di imprimersi bene i suoi tratti nella mente: aveva dei bellissimi capelli lilla lunghi sino alla fine della coda, con le punte arricciate, grandi occhi viola chiaro e un neo sotto l’occhio sinistro, un viso bellissimo e l’espressione seria ma dolce.
«Ma insomma, chi diamine sei?» Sbottò Hazelle, come ogni volta, il tono che usava era quello di una persona seccata e nervosa, ma era davvero stanca. Stanca di tutti quei misteri, stanca di tutti quei sogni assurdi. Stanca che la gente, a causa delle sue ricerche la prendesse per pazza. Stanca di tutto!
A differenza delle altre volte la sirena sorrise, mostrandole un ciondolo a conchiglia viola in cui dentro brillava una perla dello stesso colore, dopodiché le strizzò l’occhio e iniziò a dissolversi. «Aspetta… Io…»
Ma anche lo scenario marino che la circondava iniziò a dissolversi e lei si svegliò di scatto, trovandosi nel suo letto, nella grande stanza che divideva con la gemella, con solo la sensazione di aver visto un fascio di luce viola.
Stava per risdraiarsi quando qualcosa sul cuscino attirò la sua attenzione “Ma… Questo è… No, non è possibile!”
Sul guanciale c’era proprio la stessa conchiglia mostratale dalla sirena del sogno, era lei senza dubbio, piccola e lucente.
Con mano tremante la afferrò. “Chissà se…” Pensò aprendola. Subito una luce lilla la avvolse e quando si diradò la diciassettenne non credeva ai suoi occhi. I suoi capelli castani erano diventati di un brillante color lilla e pareva aver cambiato pettinatura: originariamente li portava corti, a caschetto ma con le due ciocche davanti più lunghe, adesso invece erano tutti della medesima lunghezza, come quelli di sua sorella e le arrivavano alla vita. Ma la cosa che la stupì di più fu la comparsa di una coda da sirena viola scuro che le era spuntata al posto delle gambe. “Incredibile!”
A completare il quadro, un reggiseno di conchiglie lilla con l’allacciatura a V viola e dei bracciali di perline lilla a entrambi i polsi.
Trattenne a stento un urlo di terrore. “Oh no, e adesso cosa faccio?” Pensò in preda al panico più totale: se non fosse riuscita a sistemare quel pasticcio, cosa sarebbe successo? Cos’avrebbe detto ai suoi familiari?
“Calma, Zelle! Ragiona, rifletti, rilassati, respira!” Facendo come appena impostasi, riuscì a riacquistare un minimo di autocontrollo, quel poco che bastava per riuscire a raccogliere la concentrazione sufficiente a tornare umana.
Sospirò di sollievo, buttandosi talmente di peso sul letto da produrre un rumore così forte che destò la sorella, la quale stranamente pareva non essersi accorta del bagliore viola di poco prima.
«Ehi che succede? Cos’è questo frastuono? Sei caduta dal letto?» Ridacchiò Robin, con tono assonnato e divertito al tempo stesso. Hazelle non poteva vederla, ma avrebbe giurato che i suoi occhi blu avessero un’espressione canzonatoria.
«No, aspetta fammi indovinare… Di nuovo quel sogno assurdo eh?»
«Già… Di nuovo lui...» Mormorò la gemella, stringendo nel pugno la collana a conchiglia e tirandosi su le coperte sino alla testa. Sapeva che l’accaduto sarebbe stato utile alle sue ricerche ma decise di non rivelare nulla a Robin fino a che non avesse avuto le idee più chiare in merito. Nel frattempo era meglio dormirci su. Borbottò la buonanotte, girandosi dal lato opposto e infilandosi di nascosto la collana, che anche nei giorni a venire tenne nascosta sotto i vestiti per evitare domande indiscrete, insospettendo parecchio i familiari, sconcertati dall’atteggiamento strano della castana.
Fortunatamente, quel giorno era sola a casa. Robin era andata ad allenarsi in piscina, i suoi genitori erano al lavoro e i domestici erano impegnati in altre mansioni. Accese il computer canticchiando la canzone che le era miracolosamente entrata in testa dalla notte in cui si era trasformata; da allora aveva iniziato a diventare sirena ogni volta che si immergeva in acqua e tenere il segreto era divenuto troppo complicato.
Recentemente in un sito abbandonato aveva scoperto che in una piccola cittadina marittima del Giappone, più di dieci anni prima, vi erano state delle apparizioni di varie sirene, che avevano combattuto e vinto due guerre per poi sparire nel nulla, tanto da essere diventate, come al solito del resto, niente più che leggenda.
Hazelle voleva indagare meglio su quell’episodio, perciò si era iscritta al forum e aveva chiesto lumi e con sua somma gioia aveva trovato una risposta. Una ragazza, tale ‘Purple Princess K.A.’ le aveva mandato un messaggio privato, invitandola a chiarire tutti i suoi dubbi.
L’utentessa in questione aveva nell’avatar una foto di se stessa e appariva come una giovane donna dai capelli viola scuro e gli occhi marroni. In lei c’era qualcosa di familiare ma non sapeva dire cosa, anche se il suo istinto la spinse a fidarsi. Fu così che, dopo lo stupore iniziale, decise che tanto non aveva nulla da perdere e tentò di spiegare tutto. Ma proprio tutto: dalle strane visioni avute in Antartide, ai sogni indecifrabili, alle ricerche che aveva fatto anche tramite i viaggi che aveva affrontato con la famiglia… Insomma, le parlò di tutto, tralasciando ovviamente la trasformazione. O meglio, glielo aveva detto ma aveva fatto passare anch’esso per un sogno.
La risposta che ottenne la scioccò: la sconosciuta disse che la capiva, che non era pazza e intendeva approfondire la conversazione anche se quel giorno non aveva tempo. Affari misteriosi che non era stata a spiegare la attendevano, ma l’interlocutrice le aveva promesso che si sarebbe messa in contatto con lei presto. Prima di quanto avrebbe creduto.
Quel ‘presto’ si rivelò essere il giorno dopo. La ragazza stava passeggiando per la città e per svagarsi la mente da tutte quelle indagini aveva deciso di acquistare un nuovo libro di ricette. Stava appunto per entrare in negozio, quando sentì pronunciare il suo nome: «Hazelle Swann?»
Una voce femminile, familiare. La ragazzina si voltò, trovandosi di fronte la donna dai capelli viola dell’avatar. «Purple Princess K.A.?»
La donna annuì, presentandosi: «Sono Karen Aiiro»
Sentendo di nuovo la sua voce, la giovane la riconobbe. Guardandola meglio notò anche che, nonostante i colori fossero differenti, i capelli e gli occhi somigliavano proprio a quelli della sirena che aveva visto in sogno: anche il neo sotto l’occhio. Aveva, appesi al braccio, due pezzi di stoffa pesante non meglio identificati.
Finalmente tutto tornava.
«TU!» Gridò additandola. «Sei la donna del sogno, la voce è la tua!» Latrò, attirando delle occhiate dai passanti.
Terrorizzata, Karen la prese per un braccio e la trascinò nel primo vicolo cieco che trovò, guardandola seriamente, chiedendole di stare calma, che sarebbe andato tutto per il meglio e iniziando a frugare nelle tasche.
“Ecco, è la fine!” Hazelle era terrorizzata. “Adesso tirerà fuori un coltello e mi ucciderà! O peggio… Quei cosi che ha con sé… Sembrano dei sacchi… Mi nasconderà lì dentro e mi butterà chissà dove!” Ma con sua sorpresa, la bella donna le porse uno di quei ‘cosi’ e lei notò che si trattava di un cappotto rivestito di finta pelliccia.
Karen le fece cenno di infilarselo mentre lei faceva altrettanto. Dal propriotirò fuori un bel ciondolo viola, aprì un portale e ce la spinse dentro.
«Riconosci questo posto, Hazelle?» Chiese lei con un sorriso.
Lei riconobbe subito il luogo da dov’era iniziato tutto. «Ma… Qui ci sono stata due anni fa, per il mio compleanno! E adesso sarà la mia tomba!»
Bene, la cosa aveva un senso: lì era iniziato e lì sarebbe finita, visto che sarebbe morta congelata dato che comunque sotto il cappotto aveva uno dei suoi soliti abiti punk pieni di strappi e buchi, nonché le calze a rete, abbigliamento decisamente non idoneo a quelle temperature.
Intuendo la situazione, Karen scoppiò a ridere. «Ricordi cosa ti avevo detto all’epoca? Quando avevi espresso il desiderio di nuotare con la mia foca?»
“La sua foca? Non vorrà mica dire… Lei?” La castana si spremette le meningi, ripercorrendo la giornata di due anni addietro e il momento in cui lei e la sorella avevano trovato quella femmina di foca leone. E ricordò.
«E chi ti dice che non puoi!» Esclamò. Karen fece cenno di sì con la testa. «Ebbene, puoi farlo. Anzi, possiamo!» disse. «Non morirai congelata in queste acque. Tu sei una sirena, Hazelle! Tua nonna, che ti raccontava le storie di questi luoghi, era una sirena del mio regno. Ha sposato un umano ed evidentemente i geni marini hanno saltato una generazione passando a te e a tua sorella, è già capitato in passato. Non vi siete mai trasformate a causa del sigillo sui vostri ciondoli, che lei vi ha dato per proteggere tutti, visto che tu in quanto metà umana non rischi niente, ma una sirena purosangue diventerebbe schiuma di mare se la sua identità venisse scoperta.» Disse indicando il ciondolo con le sue iniziali che portava sotto il vestito, Robin ne aveva uno uguale.
«Ma adesso, venendo a contatto con la perla viola che hai trovato, il sigillo si è spezzato e tu puoi finalmente trasformarti. Mentre quello di tua sorella verrà disabilitato proprio adesso, adesso che sai tutto! Perché tu, sarai la mia erede.» Disse recitando subito dopo la formula dettale dalla regina Luchia per rompere il sigillo della sorella, dopodiché proseguì, raccontandole tutta la storia e i fatti accaduti negli ultimi tempi.
«Io? Una principessa? Ma davvero?» Chiese, guardando il mare. «Quindi se mi tuffo...»
Corse verso la riva e, immergendosi, si accorse che stranamente l’acqua non era gelida, che la sopportava senza problemi. Karen si immerse a sua volta e la raggiunse. «Esatto! Questo è il tuo futuro Oceano! Sai, apparendoti in sogno due anni fa ho infranto una regola, ma non ho potuto resistere: da anni ti avevo scelta e sapendo che venivi in vacanza qui io…» Ma non finì, perché la sua erede la aggredì. «E per questi due anni hai giocato con la mia psiche, facendomi andare fuori di testa! Non sai cosa ho passato!» Urlò la giovane, fuori di sé. Aveva una confusione in testa e un’apprensione assurde!
«Mi dispiace! Ho sbagliato lo so, non dovevo! La Regina non si è arrabbiata ma avrebbe dovuto…» Karen distolse lo sguardo, per poi aggiungere: «Capirò se non vorrai accettare il ruolo.»
«No, quello mai! Non sono un’irresponsabile!»
Gli occhi lilla di Karen si illuminarono: era felice che la sua erede, nonostante tutto quello che aveva passato, fosse una ragazza ragionevole.
«A proposito, Karen… Perché hai scelto me e non mia sorella, se è una sirena anche lei?»
A quel punto, la domanda era più che lecita e la consigliera della regina stava per rispondere ma un verso familiare le interruppe. Una foca leone aveva fatto la sua comparsa. La sirena più grande iniziò a ridere contenta. «Sistra! Ciao! Sei venuta da me, che bello! Come stai? Vedo che Philomena ha fatto un ottimo lavoro, sei tornata in forma! Che bella notizia, amica mia!» Esclamò, abbracciando affettuosamente la bestiola.
«Ma… Lei… È….» Balbettò Hazelle, riconoscendo la pelliccia dell’animale. «Esatto è la foca con cui hai giocato! E c’è una sorpresa!» Disse l’altra. Difatti, dietro di lei, c’era un cucciolo di poche settimane, tutto cicciotto e tenerissimo, che guardava timidamente la nuova principessa con i suoi grandi occhioni scuri.
«Ciao...» Mormorò Hazelle incantata, tendendogli la mano. Quello si avvicinò e sfregò il musetto contro di essa. «Ma che tenero che sei.» Incapace di resistere all’impulso, lo abbracciò stretto.
«Sua madre è mia amica, la mia mascotte da compagnia! Dice che se vuoi il cucciolo è tuo. Che ne pensi?» Chiese Karen, sapendo già la risposta: quei due sembravano già essere una cosa sola, il piccolo stava nuotando intorno alla sirena che ridacchiando tentava di acchiapparlo.«Ha già un nome? Se no, vorrei chiamarlo Virgola!» Esclamò Hazelle, ricevendo consensi e sbaciucchiando la testolina di quella creatura adorabile. «Adesso che sai tutto però, sarà meglio tornare a Colonia! Virgola è troppo piccolo, deve stare ancora un po’ con sua madre, inoltre adesso anche il sigillo di Robin si è spezzato e le dobbiamo delle spiegazioni.»
A malincuore, la ragazza si separò dal cucciolo e una volta tornata sulla terraferma insieme a Karen, si introdusse nel portale per tornare a casa sua, non senza aver tempestato la Consigliera di corte di ulterori domande e chiarimenti.
Poco dopo si ritrovarono a Colonia, vicino casa sua.
«Stai dicendo che dovrò trasferirmi in Giappone? Nella cittadina in cui ti ho contattata! Bello, ho sempre desiderato visitarlo! E conoscere delle nuove amiche poi! Però…» E qui la nuova principessa si fece dubbiosa, Karen ne intuiva il perché. «Dovrò lasciare mia sorella, proprio adesso che avrebbe più bisogno di me, visto che non potrà più gareggiare e che scusa mi invento con i miei? Mamma, papà, sono la nuova erede dell’Oceano Antartico e per questo devo trasferirmi! Ah, dimenticavo: io e altre sei ragazze combatteremo dei nemici ostici che hanno quasi ucciso la Regina dei Mari e le sue guardie! Già me li immagino!» Drammatizzò la ragazza.
Karen sorrise. «Tranquilla! Nei prossimi giorni, perché adesso non mi è possibile, verrò da te a casa e parlerò io con i tuoi: diremo che grazie al tuo talento culinario hai vinto una vacanza-studio e che mi occuperò personalmente di tutto. Fidati di me!» Si interruppe, notando lo sguardo storto di Hazelle, che temeva altri giochi mentali.
«Prometto che andrà tutto bene, davvero! Credici!» Continuò a rassicurarla, alché la giovane si convinse abbastanza.
«È per Robin che mi preoccupo... Insomma, il nuoto è la sua vita! Certo, pratica anche altri sport, ma quello è il suo preferito… È come se io dovessi rinunciare alla cucina: non so cosa farei…» Disse mordendosi le labbra.
Karen le mise una mano sulla spalla. «Robin è una ragazza forte e vedrai che capirà, anzi potrà anche aiutarti nella missione.» Sperava di calmarla. «Adesso però devo andare, si è fatto tardi per… Ehm…» La donna arrossì di botto.
«Ah aaaaah! Hai un appuntamento romantico eh? Ihihih! Allora ti lascio andare!» Disse ridacchiando Hazelle, con tanto di occhiolino e gomitata furbetta al braccio della maggiore.
Vedere Karen, che sembrava una persona tutta di un pezzo, così impacciata la faceva divertire all’inverosimile.
«Grazie Hazelle! Conto su di te! Ci rivediamo nei prossimi giorni!» Disse infilandosi nel portale.
“Robin, perdonami. Ma forse…” Furono i suoi pensieri, mentre spariva alla vista della giovane Swann.
Osservando la viola sparire nel fascio di luce, Hazelle si batté una mano sulla fronte: aveva dimenticato di fare a Karen la domanda che le aveva posto qualche ora prima.
«Come mai io e non Robin?» Mormorò perplessa, avviandosi verso casa.
Quel quesito avrebbe mai  avuto la sua risposta?
 
Robin era appena tornata a casa dall’allenamento. Era stato molto intenso quel giorno, ma d’altronde non poteva essere diversamente: la gara a cui avrebbe partecipato di lì a tre mesetti circa era molto impegnativa, c’era un contratto importante in palio e lei era decisa a vincerlo a tutti i costi. Anche se in quel momento un bel bagno caldo con un mare di schiuma era quello che desiderava più di ogni altra cosa.
Entrò nell’ingresso salutando la sorella che era tornata e stava cucinando e prima che questa potesse aprire bocca, sparì dalla sua visuale e si introdusse nel suo bagno. Era da varie ore che si sentiva strana, diversa, ma non sapeva spiegarselo. Lo specchio non rivelava nulla di anomalo, la solita Robin Swann, capelli lunghi castani e occhi blu, tuta sportiva che metteva in risalto il suo fisico perfettamente allenato.
“Non farti suggestionare dalla gara imminente e goditi il bagno!” Pensò infilandosi nella vasca, pregustandosi il tepore dell’acqua e il dolce profumo dei sali da bagno ‘Antartic Freshness’, ma come entrò a contatto con l’acqua una luce violacea la avvolse e vide spuntare una coda viola scuro.
L’urlo della ragazza riecheggiò per tutta la casa, fortuna c’era solo Hazelle che si precipitò in bagno, trovando la sorella trasformata in sirena, con i capelli viola, gli occhi neri come i suoi anziché blu e nel pieno di un vero e proprio attacco di nervi.
«Robin! Io… Io posso...» Tentò di dire la principessa, avvicinandosi a lei e venendo investita da una serie di bolle di sapone.
«Cosa… Diamine…» Ringhiò, il suo istinto di gemella le aveva detto che l’altra sapeva. «Spiegami tutto!» Pretese.
«Beh…» Iniziò quella, sedendosi sul bordo della vasca. «Devi sapere…» Iniziò quindi il racconto. Quando finì, guardò la gemella, che era nella disperazione più totale.
«No, no e no!» Strepitò Robin, agitando la coda e schizzando acqua profumata sul pavimento. «Non potete rovinarmi la vita in questo modo, non voglio rinunciare alle gare di nuoto! Sono il mio sport preferito! Non potete farmi questo! Non lo accetto! Ok d’accordo, tu sei la predestinata, ma cosa c’entro io? Non potevate solo dirmelo e basta? E come torno normale adesso?» Domandò.
«Basta volerlo e concentrarsi a fondo.» Spiegò placida Hazelle, nel tentativo di calmare la sorella, la quale stava avendo una vera e propria crisi di nervi.
«Perfetto! Almeno quello! E adesso lasciami sola per favore e quando tornano di’ a mamma e papà che sono stanca e che stasera non scendo per la cena.» Disse la ragazza in tono stanco.
La sorella obbedì, lasciando la stanza. Non c’era nulla da fare se non aspettare che le passasse, anche se ci sarebbe voluto un bel po’.
Robin si immerse totalmente nella vasca e l’urlo che lanciò venne attutito dall’acqua saponata.
 
«Robin?» Chiamò Hazelle, comparendo nella stanza con un carrellino ove sopra erano poggiati dei vassoi. «Ti ho portato qualcosa da mangiare!»
La voce dolce della gemella si insinuò nelle orecchie della ragazza che, sdraiata a pancia in giù sul letto, non aveva smesso un attimo di pensare ai fatti. Forse non era tutto perduto: se per tornare normali bastava volerlo, magari per evitare di trasformarsi poteva valere la stessa regola. Se si fosse allenata a concentrarsi a dovere, la sua volontà avrebbe prevalso e lei non avrebbe dovuto abbandonare il suo amato sport.
Sì, doveva essere così, non poteva essere altrimenti e quel pensiero l’aveva rallegrata molto, facendole ritrovare il buonumore. E difatti la ragazza aveva promesso a se stessa che dall’indomani si sarebbe impegnata negli esercizi di concentrazione.
«Vedo che il tuo umore è migliorato!» Notò con gioia Hazelle, per chiedere subito dopo: «Ti va di parlarne?»
Robin annuì e le spiegò il piano. La sorella sperò funzionasse.
«Scusami Zelle!» Disse afferrando i piatti che le erano stati portati e tuffandovisi sopra: la fame le era tornata ed era difficile resistere ai manicaretti della sorella. «Ero così presa da me stessa da non averti chiesto come ti senti! Partirai quindi? Raccontami tutto!» Chiese, pulendosi la bocca con il tovagliolo, ascoltando la storia.
Entrambe le castane erano terrorizzate all’idea di allontanarsi ma capivano che non c’era scelta. E poi non era un addio, le due si sarebbero riviste presto.
Da quel discorso passarono presto a tutt’altro. «E poi chissà che a Niijima non troverai l’anima gemella!» Ridacchiò Robin.
«Smettila!» Arrossì la ragazza, tirandole un cuscino che la colpì dritta in faccia. Hazelle si imbarazzava di fronte ai ragazzi e l’argomento le faceva lo stesso effetto.
«Vuoi la guerra? E sia!» Disse Robin, saltando addosso alla gemella e iniziando a farle il solletico, mentre la malcapitata rideva e cercava di difendersi con un cuscino. Togliersela di dosso era difficile, perché la sportiva era molto più forte.
Le ragazze non sapevano cosa le aspettava, ma di una cosa erano certe: niente e nessuno le avrebbe mai separate.
 

 


 

Angolo delle autrici

Ciaoooo! E così avete conosciuto, direttamente da Colonia in Germania, la punk girl Hazelle ‘Zelle’ Swann, la principessa della perla viola e la sua sportiva gemella Robin, queste deliziose OC appartengono a New Red Eyes che naturalmente ringraziamo <3 E che potrete ammirare in tutta la bellezza della loro forma umana nella fanart in fondo.
Ebbene, questa è la quarta OC a fare la sua comparsa e le domande sono: cosa ne sarà di Robin? E Hazelle scoprirà perché Karen ha scelto lei tra le due? Naturalmente lo scoprirete leggendo! E adesso ne mancano tre… Chi sarà la prossima?
Non ve lo diciamo ovviamente, perché dobbiamo passare alle note in singolo!
 

Adesso le note in singolo:

 

L’angolo di Kelly:

Vedo dei secchi… Perché ovviamente avete capito che il capitolo è made by me! *Guarda nei contenitori* Ah bene…Uova marce stavolta!
Ok, lo ammetto: questo capitolo è stato un po’ difficile, ma alla fine ci sono riuscita…credo…vabbe’!
Voglio rinnovare i ringraziamenti agli amici di forumcommunity a voi colleghi e a chi legge in silenzio, oltre a consigliarvi la fanfiction ad OC su Sailor Moon di New Red Eyes, che io personalmente adoro e ogni volta che finisce un capitolo non vedo l’ora di leggere il successivo! <3 Ah ditemi un po’ che ne pensate di Virgola, non è adorabile? Non è dolcissimo? <3 Comunque… *prende un uovo dal secchiello* Certo che… Potevate almeno portarle fresche, così mi facevo l’impacco per i capelli e univamo l’utile (l’impacco, appunto) al dilettevole (tirarmele addosso) ma vabbe’… Anche se sono marce non dovrebbero nuocere al capello, no? *per combinazione l’uovo le cade di mano / mani di pastafrolla! / l’odore pestilenziale si sparge in giro facendola svenire*
 
Sirio: *arriva di corsa* Ma ciao gente! Mentre tento di far rinvenire questa pazza, passo il testimone!
 
 

L’angolo di Elsira:

Ehm... Sì, beh... Io adoro Zelle. Ho una specie di venerazione per lei! Cioè, dai gente, guardatela! E' troppo simpatica e scrivere di lei viene talmente naturale… Non parlo di questo capitolo, ma dei futuri visto che l’incipit l’ha dato proprio Kelly, perché io faccio veramente pena con gli inizi e già mi è venuto un disastro quello di Aisu e un altro… Se non ci fosse stata lei, i capitoli di presentazioni delle OC non sarebbero nemmeno esistiti, molto probabilmente! ^^ Quindi, ringraziatela. u.u Forza!! RINGRAZIATE!!
Ma tornando a noi.. Come si fa a non adorarla? E anche Virgola!! Sono innamorata. *-*
Quindi, grazie grazie grazie grazie
New Red Eyes per questo personaggio fantastico!!!
C'è da dire che Karen è stata abbastanza, ehm... Gehässige... E non aggiungo altro, sennò divento volgare... Però l’ha fatta patire un sacco, io fossi stata al posto di Zelle probabilmente mi sarei già fatta rinchiudere in un centro di cura da tempo ^^' Ma vabbe'... Questi son dettagli...
Ci sentiamo alla prossima, intanto vado a chiamare un’ambulanza che soccorra la nostra Kelly! Ciao ciao!

 


E per finire, nella fanart di questo capitolo le due gemelle Swann by Kelly!
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Capitolo 8
*** Dreams Come True ***


Ciaooooo a tutti! Eccoci qui, con un nuovo fresco capitolo!
Buona lettura, ci sentiamo dopo!
 

 
Dreams come true

M a d A l i H a t t e r ~

 
Una giovane sirena dalla coda di un deciso colore blu mare e gli occhi del medesimo colore, proveniente dal regno dell’Oceano Atlantico del Sud stava nuotando verso una meta imprecisata, vergognandosi di se stessa. Stava per compiere un gesto ai suoi occhi ignobile che l’avrebbe compromessa per tutta la vita, ma purtroppo non aveva scelta.
Sapeva che se ne sarebbe pentita ma di alternative non ce n’erano, aveva vagliato un sacco di possibilità per evitare quel dramma, ma purtroppo si erano rivelate tutte fallimentari. Tra le braccia stringeva un fagotto di seta velata color acquamarina dentro il quale vi era avvolta una neonata, una piccolissima e paffuta sirenetta dalla coda leggermente più chiara di quella della madre e un ribelle e soffice ciuffetto di capelli color azzurro, che dormiva placidamente ignara di quanto stava per accaderle.
Neptiria, questo il nome della giovane donna, si fermò un attimo per riprendere fiato. Le ciocche lasciate libere dalla crocchia che raccoglieva i suoi lunghi capelli bianchi oscillarono dolcemente, mentre osservava la figlia, quella piccola creatura innocente che stava per pagare un prezzo di cui non aveva minimamente colpa, in quanto non sirena purosangue come lei. Il padre della piccola difatti era un umano, di cui la sirena si era innamorata perdutamente, ma la loro storia non aveva potuto avere alcun futuro causa la loro differenza di razza poiché a forzare Neptiria a chiudere con il suo amato erano stati i genitori di lei, che erano anche responsabili dell’atto che stava per compiere. I suoi genitori, discendenti di una nobile famiglia dell’Atlantico del Sud, odiavano dal più profondo di loro stessi la ignobile razza degli umani, in quanto li ritenevano responsabili della morte del primogenito della famiglia, avvenuta ormai molti anni addietro, il quale si era avventurato sulla Terra ed era stato scoperto, trasformandosi di conseguenza in schiuma di mare. Da allora non avevano più voluto saperne di quegli esseri con le gambe ed erano furiosi con la figlia minore per essersi innamorata di un umano, che per giunta l’aveva messa incinta! Erano stati tassativi, o avrebbe rinunciato alla bambina, che in quanto metà umana suscitava in loro un profondo senso di rifiuto e all’amato, il quale ignorava della gravidanza della sirena, o sarebbero stati guai seri per tutti. La giovane dai capelli bianchi sapeva che quelle parole potevano voler dire tutto, ma proprio tutto. Qualcuno avrebbe anche potuto pagarla con la vita e lei non avrebbe mai voluto mettere a rischio la sua piccola o il padre, che in quel momento si trovava chissà dove, visto che a causa del suo lavoro si era trasferito dall’altra parte del mondo.
Distrutta sia fisicamente che, ancor di più, psicologicamente, emerse dall’acqua, notando un’isoletta privata che scoprì trovarsi sulle coste del Giappone e che di sicuro era abitata, visto che in lontananza sembrava scorgersi un’enorme e sontuosa villa e altre abitazioni niente male.
“Sì...” Rifletté la sirena con un sospiro. “Credo… Credo che qui possa andare bene…”
Disgustandosi di se stessa, nuotò fino alla riva, stringendo forte la piccola che nel frattempo si era svegliata e la fissava con due grandi occhioni celesti. Il senso di colpa della madre aumentò a dismisura, ma non c’era scelta.
Con amore improvvisò un nido con alghe e giunchi che la corrente aveva trasportato lì vicino e vi depositò il fagotto, prese un legnetto confidando nella buona sorte, ossia sperando che le onde non cancellassero la scritta e lasciò un messaggio sulla sabbia, con data odierna:

Vi prego di avere cura di mia figlia,
ha fatto tre settimane giusto ieri.
Datele tutto l’affetto che io non posso donarle.
Ringrazio in anticipo chi soddisferà la mia richiesta.
N.
 
Restava ancora una cosa da fare. Prese un braccialetto contenente il sigillo che impediva la trasformazione datole dalla Regina Aqua, alla quale era stato spiegato tutto e lo mise al polso della piccola, che cambiò subito aspetto: occhi e capelli divennero di un intenso blu notte e due gambette minuscole e cicciose sostituirono la codina da sirena. La maglietta bianca che indossava sopra la coda per coprirsi invece rimase.
Diede un bacio lieve sulle guance morbide della bambina che nel frattempo si era nuovamente addormentata, le accarezzò le piume di quel nuovo colore scuro, sentendo gli occhi pungerle e lasciando che quelle gocce salate scorressero sulle sue candide guance. «Spero tanto che un giorno tu potrai perdonarmi piccola mia…» Furono le ultime parole che Neptiria pronunciò, prima di immergersi in acqua senza più voltarsi indietro.
 
Sedici anni dopo...
 
Il cortille di villa Onihara, una lussuosissima ed enorme costruzione che ospitava la famiglia più ricca e facoltosa di quell’isola, di cui ne era anche proprietaria, era silenzioso; ciò significava che i gemelli erano fuori dai piedi, per fortuna.
Non ne poteva più di averli attaccati come cozze allo scoglio ogni volta che faceva un passo. Quei bambini erano davvero seccanti, non sapeva se fossero peggio loro o i suoi genitori.
Con passo furtivo, Reana Onihara, sedici anni, lunghi capelli lisci blu notte e occhi del medesimo colore che risaltavano sulla sua pelle nivea, uscì di casa e si diresse verso la cassetta della posta, seguita dal suo fedele gattone peloso e color notte che andava dovunque ci fosse lei.
La ragazza non molto alta, cosa la odiava, eccome se la odiava ma ben fatta, aspettava una comunicazione importantissima e l’attesa la stava lentamente e inesorabilmente divorando. Ancora qualche giorno e sarebbe impazzita del tutto.
Aprì lo sportello della cassetta a forma di portapane, come quelle che aveva visto tante volte nei programmi americani e con sua somma gioia vi trovò proprio quello che da un paio di settimane era diventato l’oggetto dei suoi desideri: una lettera indirizzata a lei. I suoi occhi blu si illuminarono quando lesse il mittente ed esultando come una matta afferrò il suo gatto, il quale emise un verso di stizza e iniziò a saltellare da tutte le parti stritolandolo fortissimo, al colmo della gioia.
Se era andato tutto bene, si sarebbe fatta sempre più concreta la possibilità di abbandonare quella lussuosa casa fatta di regole, doveri e costrizioni, quei genitori opprimenti che pretendevano un comportamento impeccabile che contrastava con la sua personalità indipendente e non mancavano mai di sbatterle in faccia l’esempio di Riosei e Buroi, i suoi fratellini gemelli, ai loro occhi sempre perfetti e da imitare, che non inciampavano mai non avevano ‘sogni assurdi’ per la testa e a scuola erano sempre diligenti, ma che in realtà erano solo due mocciosi pestiferi, viziati e invadenti. Odiava quando le veniva rinfacciata loro perfezione e le davano sui nervi i sorrisetti furbi e perfidi dei due bambini, i quali si crogiolavano in quei complimenti e non perdevano occasione di vantarsene pomposamente, mentre lei veniva magari rimproverata. Magari per cose futili come il suo modo di vestire, non classico né tantomeno snob, come uno poteva aspettarsi da una ragazza della sua classe sociale, oppure perché, per l’ennesima volta, aveva fatto di testa sua anche se poi si era rivelata la cosa migliore che potesse fare, dato che raramente il suo istinto si sbagliava. O ancora perché era caduta rompendo o rischiando di rompere qualcosa, per non parlare di quando prendeva un voto più basso del solito perché, secondo loro, perdeva tempo dietro a futilità come tranci di stoffa, ago e filo. Cose che per lei, appassionata di moda e che desiderava diventare stilista più di qualsiasi altra cosa al mondo, erano alla base di tutto.
Ecco, se il contenuto della lettera fosse stato positivo, aumentavano le probabilità di mollare per sempre quella tenuta, sarebbe stato proprio bello e avrebbe finalmente potuto dire addio a villa Onihara, per non parlare del fatto che il sogno si sarebbe realizzato.
Ma il suo idillio non durò a lungo, perché un pensiero negativo le balenò in testa: e se la lettera avesse dato esito negativo?
Tutta la sua allegria sfumò in meno di un battito di ciglia, per lasciare spazio al più totale degli sconforti. Mollò il gatto, che cadde sulle zampe e irritato per quel cambio di umore andò ad arrampicarsi sull’albero più vicino, mentre lei vedeva i propri sogni infrangersi come le onde sugli scogli.
Nonostante la paura però, non vedeva l’ora di leggere quella lettera e c’era solo un posto in cui poteva farlo: la sua camera, al sicuro dai suoi genitori e dai suoi insopportabili fratellini.
Sempre furtivamente, con i nervi a pezzi e l’ansia a mille, si accinse a rientrare in casa e a salire le scale, ma quando arrivò quasi alla fine del suo percorso inciampò sulla moquette, finendo a terra con una gamba in aria e la lettera cadde al suo fianco.
«Ahia... Che botta… Uffa, mai una volta che la scampi! Sarà già la quinta volta che inciampo
oggi!»
Fece per prendere la busta contenente il foglio di carta che avrebbe sancito il suo destino, ma con suo sommo orrore non era più li al suo fianco. Questo perché due paia di manine che a breve avrebbero fatto una brutta, anzi bruttissima fine, l’avevano afferrata e adesso i loro proprietari se la passavano alternativamente, come fosse stata un giocattolo.
«Hey sorellona!» Due acute vocette infantili catturarono la sua attenzione.
«Un’altra lettera della scuola, eh? Pure quando sei in vacanza ti metti nei pasticci?»
«I professori ti schederanno come l’anti-alunna modello per il prossimo secolo, ahahah! Chissà che pasticci combinerai al liceo quest’anno!»
Riusei e Buroi, gemelli identici così come identico era il loro tasso di insopportabilità, ridevano come matti, stringendo la lettera che apparteneva a loro sorella, che oltre al danno di non conoscerne il contenuto stava subendo la beffa di dover sorbire il comportamento irrispettoso dei due fratellini nei suoi confronti. Perse letteralmente le staffe e urlando come una matta iniziò a rincorrerli per il pianerottolo, tentando di acchiappare la busta e sbattendo dolorosamente il ginocchio sullo spigolo del tavolino che decorava l’interno.
Alla fine, grazie alla sua furbizia, riuscì a riprendersi quanto le apparteneva di diritto, inveendo contro i due piccoletti e barricandosi nella sua camera per evitare che entrassero.
Detestava quando Riusei e Buroi criticavano il suo rendimento scolastico. Non che lei fosse una cattiva studentessa, era solo un po’ ribelle: non amava le regole e le imposizioni di alcun tipo e spesso si trovava a discutere con professori e compagni. Ultimamente odiava tutto di quella casa, sentiva di essere diversa dai suoi parenti, così affettati formali e boriosi, la tipica famiglia ricca affamata di lusso che amava ostentare e vantarsi con la gente, mentre lei non la vedeva affatto così. Per lei, nella vita c’erano altri valori, che erano ben al di sopra dello sbattere in faccia a tutto il mondo la propria ricchezza e apparente bravura nel far tutto.
Si sdraiò a pancia sotto sul letto bianco e blu, con il gatto, che dall’albero si era intanto intrufolato dalla finestra aperta, sulla schiena che iniziò a fare il pane con somma gioia di Reana: un bel massaggio rilassante del suo migliore amico pelosetto era proprio quello che ci voleva.
Con mano tremante aprì la busta e lesse d’un fiato il contenuto.
Lo rilesse.
Ancora, più e più volte, incredula: ce l’aveva fatta! Lei, Reana Onihara, con la sua ultima creazione aveva passato la terza prova di un severissimo esame di un concorso che avrebbe messo in palio una borsa di studio per una famosissima e prestigiosa accademia per stilisti situata a Niijima. Da quella scuola erano usciti molti bravissimi professionisti e lei ci teneva moltissimo a vincere.
Iniziò a saltare sul letto, spezzando una delle doghe di legno pregiato che sostenevano il materasso, ma non le importava: i suoi non se ne sarebbero accorti e comunque aveva cose più importanti a cui pensare. L’ultima prova si sarebbe svolta la settimana successiva e lei non aveva la minima idea di cosa inventarsi.
 
«Uffa, dannazione!» Sbuffò la ragazza, gettando sul letto una palla di stoffa.
Erano passati sei giorni dal ricevimento della lettera, la gara sarebbe stata l’indomani e lei non aveva cucito nemmeno un centimetro di stoffa. Cosa ancora peggiore era che l’ispirazione sembrava averle dato buca, in tutti i sensi.
Come le era capitato nei momenti di sconforto causati dalle sue lacune creative, ripensò alla sera in cui aveva comunicato la lettera. I suoi genitori, Ojinaro e Shinza, non si erano mostrati particolarmente entusiasti per la riuscita dell’esame in sé quanto alla prospettiva di portare ancora più in alto il nome della famiglia, visto che non prendevano molto sul serio la passione di Reana, in quanto vedevano la carriera dello stilista come roba da poco, non consona a una famiglia prestigiosa e di lusso come la loro, anche se alla fine avevano finito per accettare.
«Ma non mi impediranno di seguire questo sogno, il mio sogno! Se lo scordano!» Disse rivoltasi al suo gatto che la osservava pigramente. «Ma diamine, se non trovo l’ispirazione come faccio? Aiutami!» Esclamò disperata, uscendo sul balcone della portafinestra della sua stanza, da cui naturalmente si godeva di una splendida vista mare.
Il vento salmastro, una delle poche cose che amava di quel posto, iniziò a scompigliarle i capelli, facendole ritrovare la calma di cui aveva estremo bisogno. Mentre si rilassava, le parve di sentire una voce melodiosa e soave che intonava una melodia…
 
Lo sguardo mio
è rapito ormai
da un cielo che ha
milioni di stelle
accese nel blu
che mi spingono
nell'oceano.
 
Di chi sarà
la voce che
tra venti e maree
mi chiede un aiuto.
Il grido di chi
ha bisogno di
una luce nel buio.
 
Dal destino non puoi scappare mai
ed il cuore mi dice di non arrendermi.
Proteggerò chi,
più puro sarà.
La paura non vincerà!
 
Torno nell'oceano più blu,
tra le onde a cui davo del tu.
Creature del male,
vi posso fermare ancora
e non vedervi più.
 
Torno nell’oceano più blu,
tra i ricordi che amo di più.
Con questa mia perla,
difenderò il mare ancora.
Cantiamo insieme e non molliamo mai...
 
Cercò con lo sguardo la fonte di quella voce meravigliosa e quello che vide la lasciò basita: appollaiata su uno scoglio, di spalle, c’era una giovane donna dai lunghissimi capelli mossi di un brillante color azzurro, di una lunghezza innaturale, ma ciò che la lasciò senza parole era che, dalla vita in giù non aveva delle gambe bensì una coda da sirena sulla tonalità del blu.
Si stropicciò gli occhi un paio di volte ma la figura rimaneva sempre li, a cantare beata.
Anche se la vedeva di spalle era semplicemente bellissima. Chissà se anche il viso lo era altrettanto. Voleva assolutamente vederlo.
«Ehi tu! Chi sei, fatti vedere!» Urlò alla sirena, ma quella come udì la sua voce smise di cantare, si voltò per un breve, fugace istante che non le permise di distinguerne i lineamenti del volto e si immerse in acqua, sparendo alla sua vista.
“Peccato… Sono sicura di non essermelo immaginato! E la canzone, era così bella, vorrei sentirla ancora… Com’era quella frase che mi ha colpita particolarmente?” Si chiese la blu, sistemandosi i capelli arruffati. Le parole le risuonarono prepotenti nella testa.
Dal destino non puoi scappare mai
ed il cuore mi dice di non arrendermi.
Giusto, il suo destino era quello di partecipare al concorso e possibilmente vincerlo, non poteva scappare da quello e giustamente non poteva arrendersi così!
Rivide nella sua testa la sirena che cantava e l’ispirazione che in quei giorni l’aveva lasciata navigare alla deriva, tornò prepotente come non mai.
Lanciando un urlo atavico di gioia, si sedette al tavolo e iniziò lo schizzo su carta del capolavoro che avrebbe presentato l’indomani. Essendo in ritardo, la probabilità di passare la notte in bianco era altissima ma non le importava proprio niente. Per inseguire il suo sogno, questo e altro!
 
Come da pronostico, l’indomani Reana era stanchissima. Si sentiva le palpebre pesanti e le gambe molli, anche se ciò poteva essere dovuto alla tensione, ma nonostante tutto era ottimista. Aveva indossato  il suo completo preferito e i due oggetti che lei stessa soleva definire il suoi portafortuna: uno scialle di seta color acquamarina con cui aveva legato i capelli, che stando ai racconti dei suoi aveva sin dalla nascita, così come quel bracciale blu che portava sempre.
L’imbarcazione privata della sua famiglia, una piccolo yacht che traboccava di lusso, era appena arrivato nel porticciolo della cittadina in cui si svolgeva il concorso.
Non stava più nella pelle. Scese e si diresse verso l’edificio, salutando il conducente dello yacht nonché fidato maggiordomo e giardiniere della famiglia, il quale non sarebbe venuto a prenderla perché doveva scortare i gemelli a comprare le cose per il loro rientro a scuola. Poco male, si sarebbe arrangiata da sola.
«Salve a tutti emergenti stilisti!»
Colui che si scoprì essere il preside dell’accademia iniziò il suo discorso d’introduzione: «Benvenuti al quarto ed ultimo esame. Come ben sapete, colui o colei che vincerà il bando riceverà una borsa di studio che gli permetterà di frequentare la prestigiosa accademia per stilisti Royal Collage of Art di Niijima, che sforna ogni anno numerosi talenti! Ebbene, siamo curiosi di vedere le vostre creazioni, ma prima lasciatemi presentare la giuria...» Passò dunque a presentare i membri, tra i quali spiccava una persona speciale, la nota fashion designer e make-up artist Hanon Hosho, una bella donna dai capelli mossi azzurro scuro e grandi occhi marroni. Sorrise calorosamente a tutti, soffermandosi qualche istante in più su Reana, la quale si sentì a disagio. “Devo avere un aspetto davvero orribile e agli occhi di una truccatrice devo sembrare davvero uno spaventapasseri!” Pensò lei, stringendo tra le braccia la scatola che conteneva la sua ultima creazione, ispirata alla sirena che aveva visto il giorno prima e che venne accolta con grandissimo entusiasmo. Il perfetto abbinamento di colori, il design sinuoso e seducente e la giusta combinazione di gioielli e decorazioni varie, non avevano lasciato spazio a dubbi. Dopo una lunga discussione da parte dei giudici, la bella Reana venne decretata come vincitrice del concorso.
Inutile dire della sua contentezza quando ritirò l’attestato. Strinse la mano a tutti i giudici, avvertendo una strana sensazione quando entrò in contatto con Hanon. L’unico momento di imbarazzo, fu costituito dallo scivolone con tanto di botta sul naso che fece davanti a loro, mentre si apprestava a scendere dal palco che era stato allestito.
Reana stava esplorando la spiaggia della cittadina, gustandosi uno street food molto piccante che aveva acquistato ad un baracchino.
“Che stupida che sono, che figuraccia! Inciampare davanti tutti!”
All’improvviso, lo scialle di seta che portava tra i capelli si slegò e volò via trascinato dal vento, così lei iniziò a rincorrerlo, quando...
 
Un sole c'è nel cuore mio
che riscalderà chi mi sta vicino
e chi come me sa combattere
un attacco nemico.
 
Dal destino non puoi scappare mai
ed il freddo non riuscirà a confondermi.
Difenderò chi un grido alzerà,
la sua mano mi tenderà.
 
Torno nell’oceano più blu,
tra le onde a cui davo del tu,
creature del male
vi posso fermare ancora
e non vedervi più.
 
Torno nell’oceano più blu,
tra i ricordi che amo di più.
Con questa mia perla
difenderò il mare ancora,
cantiamo insieme
e non molliamo mai...
 
Torno nell’oceano più blu
tra le onde a cui davo del tu,
creature del male
vi posso fermare ancora
e non vedervi più.
 
Torno nell’oceano più blu,
tra i ricordi che amo di più.
Con questa mia perla
difenderò il mare ancora,
cantiamo insieme
e non molliamo mai...
 
Non vi erano dubbi, era la stessa sirena del giorno precedente.
Si lasciò guidare dalla voce e la vide, di nuovo, esattamente come il giorno prima, ma stavolta non l’avrebbe lasciata sfuggire. Inoltre, doveva ringraziarla perché se aveva vinto e sarebbe riuscita a fuggire da casa, era merito suo.
Le si avvicinò cauta, per evitare che si accorgesse di lei e scappasse, ma prima che potesse aprire bocca, si sentì dire: «Ciao, Reana! Ti stavo aspettando.»
La sirena si voltò, mostrando un sorriso dolcissimo e facendole segno di sedersi accanto a lei. «Ma come sai… Aspetta… Questa voce…» Disse la più giocane, sentendola familiare, come familiare le era il bel viso della donna.
«Non mi riconosci? Sono Hanon, ci siamo viste poco fa! Sono venuta qui per te, per aiutarti, in quanto mia erede.» Disse pacata la sirena, catturando lo sguardo della giovane con il proprio.
Quest’ultima era confusa: cosa intendeva dire Hanon?
Con occhi sbarrati, interrogativi e ancora sorpresi, chiese: «Erede? Io? No aspetta, spiegati!»
Hanon acconsentì a quella richiesta più che giusta, raccontandole tutto, del suo essere principessa, del nuovo incarico di consigliera e del fatto che avesse scelto lei come erede in quanto mezza sirena. Detto questo, spezzò la magia del sigillo del braccialetto che portava al polso da sempre.
«Io mezza sirena? Come sarebbe?» Domandò Reana, ancora sotto shock.
«Sì, mezza sirena… Più precisamente… Tua madre Neptiria.» Le spiegò l’altra, venendo interrotta: «Tiria chi? Mia madre si chiama Shinza!»
Lo sguardo ceruleo dell’ex principessa si oscurò. «Vuol dire che i tuoi non ti hanno detto la verità?»
Reana si spazientì, alzandosi con tanto impeto che scivolò dallo scoglio, cadendo inesorabilmente in acqua e dato che il potere dell’amuleto era stato annullato, si trasformò in sirena. I suoi capelli si allungarono e divennero più chiari, così come i suoi occhi. Il reggiseno era azzurro chiaro e la coda blu mare, all’avambraccio sinistro portava un bracciale d’oro, così come dorati erano i braccialetti sul polso dello stesso braccio. Al polso destro e sulle ‘caviglie’ dei bracciali di perline azzurre.
Hanon le porse il suo scialle, che aveva precedentemente raccolto quando era stato portato via dal vento. A Reana venne un’idea: lo prese e se lo annodò alla vita, per aggiungere un tocco di classe. “Davvero niente male!”
La ragazza era incredula, mentre ascoltava il racconto di Hanon. Ella le rivelò come sua madre fosse stata costretta ad abbandonarla, per colpa della sua famiglia, una nobile famiglia che viveva nella boria nei pregiudizi e nel lusso. A sentire quella parola Reana scosse la testa.
Lusso, lusso, lusso... Non ne poteva più di quelle odiose cinque lettere! Formavano una parola in cui lei era cresciuta e che non le aveva mai portato nulla di buono, solo l’abbandono da parte di sua madre e le liti con quelli che ormai sapeva essere i genitori adottivi.
«Tutto bene Reana?» Chiese premurosa Hanon, notando un poco sorpresa che la sua erede sembrava non soffrire della notizia.
«Sì, sì! Sinceramente non so cosa pensare… So solo che non provo né rabbia né tristezza... È strano...»
Hanon annuì. «Immagino. Se vorrai potremmo parlarne, magari vorrai conoscere tua madre?» Ma la giovane la interruppe, negando: in quel momento non se la sentiva di conoscere nessuno e nemmeno le importava di aver vinto il concorso con un aiuto. Tutto ciò che voleva era solo tornare a casa e parlare con la famiglia adottiva, anche se ovviamente confermò ad Hanon la sua partecipazione alla missione, chiedendole comunque tutte le informazioni del caso, alle quali l’ex principessa rispose più che volentieri.
Venne poi il momento per Reana di tornare a casa e decise di farlo a nuoto, piuttosto che prendere un traghetto, di modo da avere tempo di riflettere.
Mentre, accompagnata da Hanon, nuotava verso la sua isola, si impose per il momento di non pensare a niente che non fosse il suo sogno, perché stava iniziando a realizzarsi e lei doveva mettercela tutta per riuscirci per davvero. Si, il suo sogno sarebbe diventato realtà!

 

 

Angolo delle autrici

Ed eccoci qui, oggi vi presentiamo Reana Onihara, la pasticciona aspirante stilista nonché principessa dell’Atlantico del Sud e voce di perla blu! Questa OC appartiene a M a d A l i H a t t e r che ovviamente ringraziamo <3 e di cui potrete ammirare la bellezza nell’immagine a fondo della pagina!
Rinnoviamo i ringraziamenti a tutti i nostri affezionati!
E adesso mancano solo due principesse all’appello: la perla arancione e quella verde! Fremete dalla voglia di conoscerle?
Benissimo, allora ci vediamo nel prossimo capitolo!
 

Adesso le note in singolo:

 

L’angolo di Kelly:

Ciaooooooo! Eccomi qui sono arrivata! Bene, altro capitolo tranquillo ma vi avviso manca poco! Presto si inizia con l’azione e magari qualcuno di voi potrebbe rimpiangere questi capitoli calmi! Sapeste cosa abbiamo in serbo! *risata cinica!* Bene, credo sia tutto? Boh! Passo il testimone!

Sirio: *arriva di corsa* Ma ciao gente! Mentre tento di far rinvenire questa pazza, passo il testimone!
 
 

L’angolo di Elsira:

Ecco! Bravissimo Sirio, meno male che ci sei te a ricordarle le cose… ;P
Come già introdotto da Kelly (e il suo cagnolino) nel prossimo capitolo saranno introdotte le ultime due principesse! ;D E ci rimane davvero ancora poco tempo di tranquillità, prima che comincino i guai… E che guai! Sarà davvero dura, per le principesse, riuscire a scamparla… Un po’ mi dispiace per loro, le abbiamo messe davvero a dura prova… Chissà se tutti i personaggi saranno in grado di reggere la pressione… Mah… :P
Continuate a seguirci e non mancate di farci sapere le vostre opinioni, ci teniamo davvero moltissimo!!
A presto con le principesse dalla perla arancione e dalla perla verde! ;D
 

 


E per finire, Reana umana by Kelly!
 
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Capitolo 9
*** A Past You Didn't Know ***


Ed eccoci con l’ultimo capitolo introduttivo! Venite a conoscere le sirene rimanenti!
Buona lettura!
 

 
A past you didn't know

Scarlett Blue Sakura ~
Kioccolat ~


Il suono irritante della sveglia inondò in pochi istanti l’intera camera da letto della ragazza, costringendola a girarsi dall’altra parte e tapparsi con forza le orecchie con il cuscino, abbandonando di malavoglia la posizione comoda in cui aveva dormito fino a quel momento.
Pochi secondi e la sveglia finalmente tacque, ma la giovane non poté tirare alcun sospiro di sollievo perché delle mani le avevano preso la spalla che la nuova posizione appena assunta la costringeva a rivolgere verso l’alto, scuotendola prepotentemente.
«Yumi! Yumi avanti svegliati!»
La giovane che rispondeva a tale nome, per tutta risposta a quell’esortazione fastidiosa di scendere dal suo comodo letto, obbiettò con un mugolio privo di significato compiuto ma che stava a indicare un chiarissimo: “altri cinque minuti”.
L’altra, già sveglia e pimpante da più di mezz’ora, si portò le mani ai fianchi e sbuffò, guardando la figura della sorella minore e riuscendo a intravedere appena qualche ciocca dei capelli verde scuro, completamente in simbiosi con le lenzuola sfatte.
A volte non riusciva davvero a comprenderla, sua sorella: come si faceva a stare a dormire quando fuori splendeva il sole? Oltretutto, Yumi sapeva perfettamente che quello era l’ultimo giorno di vacanze estive, l’ultimo giorno che avrebbero potuto passare assieme prima che lei tornasse ad abitare con il padre per tutto il periodo scolastico. Voleva davvero passare la giornata a dormire?
Le sopracciglia ad ala di gabbiano della rossa si abbassarono verso al centro del volto, appena sopra al piccolo naso leggermente socratico e i grandi occhi verde smeraldo si incupirono. No, non le avrebbe permesso di passare la giornata a poltrire.
Il tono di voce della ragazza divenne severo: «Yumi, conto fino a tre, dopodiché ti voglio giù da quel letto! Uno...»
L’altra tentò di tapparsi meglio le orecchie con il cuscino, invano.
«Due…»
Un nuovo mugolio indistinto e particolarmente prolungato dalla tana candida in cui si trovava il volto della più giovane.
«Tr…» Non fece in tempo a terminare di pronunciare il numero che la voce della madre, proveniente dalla cucina, la interruppe: «Yumi! Resha! La colazione è pronta!»
Resha fece appena in tempo a voltarsi verso la madre e a riposare lo sguardo sul letto della sorella minore, che questo era stato abbandonato in tutta fretta da quest’ultima, la quale si era diretta a corsa e affamata verso la colazione. Uno sbuffo di leggera disapprovazione, dopodiché la maggiore la seguì e si unì a lei.
Dopo essersi riempite li stomaci con le prelibatezze cucinate dalla madre e averla salutata con un doppio bacio contemporaneo sulle guance, le due andarono a indossare la tuta e le scarpe da ginnastica per la loro solita corsetta di jogging mattutino.
In quanto entrambe membri attivi e importanti dei rispettivi club sportivi studenteschi, dovevano tenersi in allenamento anche e soprattutto durante le vacanze, per non rischiare di tornare a scuola e fare pessime figure di fronte agli altri.
La casa della madre delle due si trovava a pochi passi dalla costa della cittadina di Niijima e le sorelle adoravano il percorso che prevedeva l’attraversamento proprio di quest’ultima. Non era pericoloso, grazie alla pista laterale che divideva la carreggiata mai troppo frequentata dal passaggio per pedoni, né troppo corto o affollato; in poche parole era perfetto.
Quando giunsero a circa metà strada del ritorno però, Yumi si arrestò si colpo. L’altra si fermò pochi passi dopo, guardandola interrogativa: «Che è successo?»
La minore posò i propri occhi color smeraldo in quelli della sorella, identici ai propri e le chiese: «Non senti anche tu queste voci?»
Lo sguardo di Resha si fece ancor più perplesso, ma dopo pochi istanti udì effettivamente delle voci, a lei estranee. Esse cantavano una lieve melodia e sembravano provenire da… I loro bracciali?
La rossa scosse la testa, dandosi della sciocca. Alzò lo sguardo e si rivolse alla sorella: «Andiamo, probabilmente il caldo ci sta dando alla testa.»
Yumi annuì e le due ripresero a correre, dirigendosi verso casa e ignorando quelle voci che, nonostante tutto, continuavano a sentire.
Durante il percorso, entrambe acuirono l’udito e parve loro che esse intonassero una lieve melodia, che si accorsero aumentare d’intensità quando passavano, seguendo il percorso, vicino al mare.
Tuttavia, decisero di non farci caso e continuarono a guardare avanti a loro, mettendo un piede davanti all’altro e pensando che il caldo faceva davvero uno strano effetto.
Tornate a casa, passarono buona parte della mattina ognuna immersa nei propri pensieri, entrambe incapaci di non pensare a ciò che era accaduto appena qualche ora prima. Poco prima di pranzo, le due si trovavano in camera loro che stavano preparando le valige della maggiore, quando Resha sbuffò apparentemente senza motivo e prese sua sorella per un polso, trascinandola fuori di casa.
Appena all’aperto, prese a correre verso la spiaggia, la sorella che si muoveva al suo fianco in perfetta sincronia, desiderosa di liberarsi da quell’ossessione opprimente.
Arrivarono dunque al limitare della costa e sentirono nuovamente le voci provenire dai loro bracciali. Quegli stessi bracciali che la madre aveva consegnato loro quand’erano appena delle bambine, quando si era separata dal padre, facendosi promettere di non toglierli mai.
‘Perché così sarete sempre assieme, unite, anche se non abitate sotto lo stesso tetto.’ Queste erano state le parole della donna, quando aveva lasciato che la figlia maggiore andasse ad abitare lontano da lei e dall’oceano, assieme al padre indiano.
Yumi scosse la testa per cacciare il ricordo e si voltò, lo sguardo sicuro che si rifletteva in quello della sorella al suo fianco.
«Anche tu pensi quello che penso io?» Le domandò Resha.
Yumi annuì, capendo all’istante ciò a cui stesse alludendo la rossa. Le voci erano più chiare di prima e man mano che le due camminavano sulla sabbia dorata della spiaggia, dirette verso l’oceano, aumentavano ancor di più la loro comprensibilità.
Vola la mia mente
è scintillio suadente
che libera
mi libera e va.
Le due vennero come catturate dalla bellezza di quelle note, che ormai risuonavano nelle loro menti incessanti e avevano un effetto come ipnotico. Con gli occhi incantati e senza avere più padronanza dei loro corpi, completamentesoggiogatig da quella melodia, si immersero nelle acque dell’oceano.
Gioia incandescente,
il cuore mi si accende
magicamente amore sarà.
Compirono i primi movimenti camminando, affondando le scarpe nella sabbia bagnata, fino a che il livello dell’acqua non arrivò loro alla vita e le due iniziarono a nuotare verso il largo.
Sciolgo le mie vele
al vento del mio cuore
tu stai con me,
con me!
Si immersero completamente in acqua, iniziando a nuotare verso il fondo degli abissi.
Come una carezza
mi sfiora già l'ebbrezza
se amore sei
amore sarai!
Dopo pochi metri di profondità, quando ormai le voci provenivano dall’esterno, entrambe videro di fronte a loro due ragazze, una con lunghi capelli verdi lisci, l’altra con una chioma color arancio talmente brillante da poter far invidia al fuoco stesso. Erano loro due, dalle quali provenivano le voci che avevano udito per tutta la mattina.
Sogno non c'è più grande di te
mare in tempesta dentro di me
è melodia
fantastica poesia
questo bisogno di te!
Le due donne si avvicinarono a loro e ne accarezzarono appena i volti con tocco estremamente delicato, continuando a intonare la canzone mentre le guardavano negli occhi con fare materno.
Sogno non c'è più vero di te
cielo d'argento dentro di me
è melodia
fantastica poesia.
Ho bisogno di te
Entrambe posarono la loro mano libera sui bracciali delle due ragazze ed essi vennero avvolti da una luce bianca, prima di spezzarsi del tutto e svanire nel nulla.
Rina e Seira portarono le loro labbra alle orecchie delle giovani, sussurrando l’ultima strofa della canzone.
Di te...
Yumi e Resha spalancarono appena i loro occhi, divenuti verde acquamarina nella prima e arancioni con riflessi smeraldo nella seconda. Per entrambe fu come se le loro menti si aprissero e videro come in un allucinazione il mondo sottomarino dei regni dell’Oceano Indiano e dell’Oceano Atlantico del Nord.
Era stato un attimo, un breve istante in cui le due avevano preso consapevolezza di un intero mondo al quale appartenevano ma che non avevano mai conosciuto.
Le sirene adulte si allontanarono appena da loro, che sbatterono più volte le palpebre in modo da tornare presenti a loro stesse e riacquistare il controllo dei propri corpi. Nessuna delle due aveva ancora metabolizzato ciò che era appena accaduto, che Seira si rivolse loro con sguardo materno: «State tranquille, è tutto a posto. Non vi accadrà nulla di male.»
«Yumi, Resha. Capiamo che per voi tutto questo è uno shock, ma ci vediamo costrette a chiedervi di riprendervi in fretta e ascoltarci attentamente. Il tempo non è dalla nostra parte.» Aggiunse Rina. Le due sorelle si guardarono negli occhi, entrambe sorprese della trasformazione che avevano subito, non capendo quando questa fosse avvenuta.
I loro occhi non erano infatti l’unica parte del loro aspetto fisico ad essere mutata. I capelli di Yumi si erano allungati fino al bacino, tenuti legati in due code con fermagli a forma di conchiglia. Al seno le conchiglie color smeraldo, pigmento riperso dalla coda da sirena in cui si erano trasformate le sue gambe snelle.
La bellezza della sorella non era da meno: i capelli di Resha si erano allungati sino a metà coda e, dalla coda alta, si dividevano in tre ciocche che andavano ad arricciarsi su se stesse sulle punte, dando l’illusione di conchiglie. La chioma, diventata arancione, si era riempita di perline rosse che brillavano non appena la luce vi si rifrangeva. Una fascia incrociata color arancio con al centro una spilla a forma di stella le copriva il seno, mentre le sue gambe erano divenute una coda di un arancione brillante, con l’attaccatura al dorso bronzea.
Resha guardò negli occhi Seira e, ritrovata la propria grinta, le disse sicura: «Diteci tutto.»
Fu così che le due giovani vennero a conoscenza dei segreti che per tutta la vita erano stati tenuti loro nascosti, del potere del sigillo dei loro bracciali, i quali erano stati espressamente richiesti dai loro genitori alla regina dei mari per impedire loro di trasformarsi. Entrambe rimasero scioccate da quelle notizie, non comprendevano il perché di tutta quella segretezza e quando chiesero spiegazione alle due sirene adulte, queste si guardarono negli occhi qualche secondo, prima che Rina si rivolgesse loro e dicesse: «Questo dovrete chiedervelo ai vostri genitori, mi dispiace ma noi non possiamo dirvelo.»
«Ciò che possiamo e dobbiamo dirvi, è invece che voi due siete le nuove principesse del regno dell’Oceano Indiano e dell’Oceano Atlantico del Nord. E queste…» Seira prese la mano di Resha e Rina fece lo stesso con quella di Yumi, poggiandovi sui palmi rivolti verso l’alto qualcosa. Non appena le mani di coloro che stavano cedendo i troni dei due regni sottomarini si ritirarono, le due nuove principesse videro dei pendenti a forma di conchiglia con delle piccole ali poste sulla sommità, ognuno contenente la propria perla del proprio colore.
«Sono le vostre perle. Proteggetele a qualunque costo e non perdetele mai.» Concluse la sirena arancione.
Dopo di ciò, le due spiegarono la nuova situazione di squilibrio che aveva invaso gli oceani, non tralasciando ciò che era accaduto alla cerimonia, tenuta pochi giorni prima al palazzo della perla rosa.
Quando ebbero finito di spiegare tutto ciò che le due dovevano conoscere, le lasciarono tornare a casa, in modo da poter chiarire con la madre il perché fossero state tenute all’oscuro della loro natura.
Appena furono svanite alla loro vista, Seira si rivolse all’amica un poco perplessa: «Dici che stiamo sbagliando a lasciarle andare da sole?»
La maggiore rifletté qualche secondo a occhi bassi per pochi istanti, prima di dirigere lo sguardo verso riva e rispondere: «No, hanno bisogno di tempo per metabolizzare la cosa.» Si voltò verso l’amica e aggiunse: «Ma teniamole comunque d’occhio per un po’, in caso avessero ancora bisogno di noi.» L’altra annuì, semplicemente.
Arrivate all’abitazione della madre, dopo essere tornate senza alcuna difficoltà in forma umana, le due ragazze si diressero in cucina, dalla quale sentivano provenire l’inconfondibile rumore delle stoviglie in azione e il profumo dei manicaretti della donna. Si fermarono sulla soglia della porta della stanza, entrambe con sguardi decisi e desiderosi di conoscere la verità.
«Ragazze, finalmente! Ancora un po’ e avrei chiamato la polizia per sapere dove foste fin…» La donna si voltò verso di loro e perse tutta la propria aria scherzosa, notando le espressioni serie delle figlie. Le studiò per qualche istante, poi notò i ciondoli al collo e capì che le due sapevano tutto.
Posò la padella sul fornello, spense il fuoco per evitare che il cibo si bruciasse e si mise seduta sul tavolo della cucina, invitando le figlie a fare lo stesso.
Si era preparata a quella situazione, da anni ormai, dallo stesso giorno in cui aveva dato i bracciali a quelle che all’epoca erano ancora due bambine. Con gli occhi puntanti in quelli delle due figlie, iniziò a parlare, mettendole finalmente a conoscenza di tutto e sentendosi sollevata come non mai, per il fatto di non dover più mentire loro e poter abbracciare quella parte del loro essere, come aveva desiderato da sempre.
Le due vennero così a conoscenza che la madre, Jade, era una sirena verde e che probabilmente il padre era un vecchissimo discendente di qualche creatura marina della stirpe arancione in quanto Resha portava in sé l’eritaggio del regno della perla arancione. La donna era arrivata da sola a tale conclusione, dovuta al fatto che una volta, per sbaglio, lui l'aveva vista trasformarsi e lei non era divenuta schiuma di mare.
I due si erano incontrati a una mostra da giovani, poiché lei era sulla terra per conto di Rina e lui in viaggio di studio. Si erano innamorati e avevano deciso di sposarsi. Quando Shaka aveva scoperto la natura della futura moglie era rimasto scioccato, ma aveva accettato la cosa poiché amava la donna, la quale era rimasta incinta.
Resha, dopo tre mesi, aveva sviluppato la parte acquatica della propria natura e per Shaka era un altro, durissimo, colpo, poiché era vissuto nella convinzione che la figlia sarebbe stata umana al cento per cento.
Dopo alcune incomprensioni, Rina e Seira avevano suggerito alla coppia di applicare un sigillo a entrambe le bambine e la situazione pareva essersi stabilizzata.
Purtroppo, alcuni impegni inderogabili avevano portato Jade nel suo mondo natio per alcuni giorni e, temendo che le figlie avessero potuto separarsi per sempre da lui, Shaka aveva chiesto il divorzio. Era stato così che Resha era andata a vivere con lui e Yumi con la madre, entrambe vivendo all’oscuro dei loro geni marini.
 
«No! Non se ne parla!» Due possenti mani maschili chiuse a pugno sbatterono sul tavolo della cucina, facendo saltare le stoviglie ancora mezze piene. Forse, rifletté la ragazza, non era stata una buona idea parlargliene all’ora di cena, ma prima non era stato possibile: suo padre era commerciante, aveva un’attività sia da loro in India che in Inghilterra e quel giorno quando non era stato chiuso nel suo ufficio, circondato da scartoffie, era sempre rimasto attaccato al cellulare per parlare con i fornitori.
La ragazza dai capelli rossi trasalì, perché mai, mai si sarebbe aspettata un simile gesto violento da parte del genitore. Certo, i due non erano in rapporti eccelsi e che le litigate fossero all’ordine del giorno era risaputo, ma non avrebbe mai immaginato un simile scatto d’ira. Dopotutto lei si era solo limitata, una volta tornata a casa sua, a riferire al padre quanto era successo il giorno precedente a Niijima, non aveva mica ucciso qualcuno.
«Tu non accetterai l’incarico, è fuori discussione! Non voglio saperne nulla di sirene, tritoni, principesse, regine o stupidate simili! Che Sira, Soiria o come diamine si chiama quella sirena svalvolata cerchi un’altra erede, tu per favore tieniti fuori dalla faccenda! Non ti manderò incontro a morte certa per il capriccio di una donna-pesce!» Shaka Shell, padre delle due ragazze e di origine anglo indiana pronunciò quelle parole di diniego con tono talmente secco, furioso e deciso che chiunque avrebbe abbassato lo sguardo, sentendosi insignificante e cedendo senza nemmeno provare a combattere. Chiunque, ma non certo lei.
«Spiegami almeno il perché, papà!» Esclamò arrabbiata la figlia, che una volta saputo da Seira e da sua madre il disprezzo e il rifiuto dell’uomo per  le loro origini voleva una spiegazione logica da parte sua, visto che giustamente pretendeva anche la sua versione dei fatti. «Una buona volta!» Aggiunse poi in tono di sfida, alzandosi dalla sedia e sostenendo fieramente lo sguardo del padre con i suoi occhi verdi. Perché lei era fatta così, lei non abbassava mai lo sguardo di fronte a nessuno, lei era schietta e non aveva problemi ad affrontare le faccende in modo diretto, specialmente se coinvolgevano in prima persona lei medesima o qualcuno a cui teneva particolarmente. Lei combatteva sempre per quello in cui credeva e non tollerava le ingiustizie, come quella che stava vivendo in quel momento.
«Reesham Shell!» Gridò l’uomo, usando il nome intero della ragazza, anche se la cosa non la spaventò minimamente. «Anzitutto te l’ho già detto: non dobbiamo avere nulla a che vedere con il mondo di tua madre! È una follia, toglitelo dalla testa! Secondo, ma non meno importante: non rivolgerti così a tuo padre! Devi portare rispetto a chi è più grande di te e soprattutto a chi ti ha cresciuta e allevata...» La figlia lo interruppe, gli occhi fiammeggianti: «…Allevata nelle menzogne vero? Hai costretto nostra madre a sigillare i nostri poteri e a dirci un sacco di bugie, ma per cosa? Per cosa papà? Pensi che la mamma, io o Yumi potessimo volerti meno bene? Cosa cambia? Ti fa così schifo la nostra natura, eh? E comunque, se la principessa Seira, questo è il suo nome, ha scelto me tra tutte un motivo ci dev’essere e tu non puoi impedirmi di adempiere al compito che mi è stato affidato! Non sarebbe responsabile! E tu, papà...» Continuò imperterrita, sottolineando l’ultima parola: «Mi hai sempre insegnato a essere responsabile di me e delle mie azioni, a fare la scelta giusta senza farmi condizionare dagli altri! E adesso pretendi di venirmi a dettare legge e sottrarmi ai miei compiti nel momento del bisogno, senza nemmeno darmi una spiegazione logica?»
Lo affrontò duramente, sbattendo a sua volta i pugni sul tavolo, gesto che irritò profondamente Shaka, il quale, tornando a sedersi, si vide costretto a pronunciare parole che avrebbero cambiato per sempre la vita di entrambi: «Da questo preciso momento non andrai mai più da tua madre da sola. Basta, hai chiuso.» L’uomo continuò con tono flemmatico, tornando a sedersi. «Non ti impedirò di vedere Yumi, perché anche lei è mia figlia, ma puoi scordarti di trovarti da sola con loro. D’ora in avanti io verrò in vacanza con te e mi assicurerò che tu ti tolga queste sciocchezze dalla testa. E con questo l’argomento è chiuso.»
Il cuore di Resha si spezzò. Possibile che il padre fosse veramente così vile? Impedirle di vedere due dei suoi affetti più cari, sua madre e sua sorella, due persone di cui aveva un bisogno esistenziale, senza la sua sorveglianza?
Non poteva sopportarlo, quello proprio no! Quell’uomo era pazzo, ecco qual’era la verità! Ma la cosa che fra tutte l’aveva offesa di più, era che non voleva darle un motivo logico e razionale di quella decisione crudele. Aveva semplicemente detto di no. Conciso e tassativo.
«Siediti e finisci di mangiare, Reesham.» Disse il padre in tono calmo, posando i suoi occhi scuri sulla figlia, che lo guardò colma di rabbia.
La rossa perse il controllo e gli sputò contro tutto il proprio disprezzo: «Al diavolo la cena! Non ho fame, me ne vado in camera mia! Sei davvero una delusione papà, non voglio più parlarti, ho finito!» Si alzò di scatto e, già di spalle, si lasciò andare in un ultimo grido: «Ho finito del tutto!»
Pochi istanti dopo, la porta della sua stanza sbatté con tale violenza che l’uomo chiuse gli occhi per un attimo.
«Resha… È per il tuo bene…» Sussurrò l’uomo, prima di iniziare a sparecchiare. La cena sarebbe finita in pasto ai cani e ai gatti randagi del quartiere, quella sera.
 
Mentre a casa del padre si stava consumando la tragedia, Yumi stava camminando sulla spiaggia della mattina precedente, riflettendo su quanto la sua vita e quella di sua sorella si sarebbero complicate ulteriormente da quel giorno in avanti.
Non sapeva ancora se era pronta a quel compito. Sicuramente lei non si sentiva preparata all’avventura nella quale era stata inserita senza che potesse dire nulla a riguardo. Certo, avrebbe potuto rifiutare l’incarico, ma sapeva che poi se ne sarebbe pentita amaramente se lo avesse fatto.
Un’onda giunse a sfiorarle la pianta dei piedi nudi e la ragazza abbassò lo sguardo verso di essa, per poi portarlo dietro di sé. Osservò le impronte che aveva lasciato sulla morbida sabbia umida venir cancellate e inghiottite dall’oceano.
Quell’immagine le fece comparire un piccolo sorriso sulle labbra, facendole pensare che ce l’avrebbe fatta. Non importava ciò che era stata fino a quel giorno, gli errori che aveva fatto in precedenza. Lei adesso era la custode della perla verde e aveva il compito di proteggere il proprio Oceano dalla minaccia che si era manifestata. Il passato non importava più.
Strinse la collana con la perla del suo regno all’interno della propria mano, portando lo sguardo in avanti ad ammirare la luce del faro di Niijima che splendeva nel buio, illuminando il percorso delle navi a largo.
In quel momento decise che quella luce sarebbe stata lei, che non sarebbe più stata l’ombra della sorella, che si sarebbe fatta valere e avrebbe protetto le sue nuove compagne a ogni costo. Non importava cosa sarebbe accaduto, lei sarebbe stata la loro luce.
Senza nemmeno accorgersene, cominciò a intonare una canzone che non credeva nemmeno di conoscere.
Luce brillante di stelle,
fari luminosi lassù,
vi chiamiamo tutti a raccolta,
costruiamo un mondo migliore insieme noi…
Da qui…
Ripariamo terra e mare perché
lo scrosciare della pioggia così
si fermerà,
finirà…
Gli occhi di Resha si riempirono del pianto che la ragazza si costrinse a sopprimere, perché certa che il padre non meritasse nemmeno una delle sue preziose lacrime. Con le gambe al petto e le braccia a circondarle, osservava ancora colma di rabbia la parete della propria stanza, non riuscendo e non volendo in alcun modo comprendere il pensiero del genitore.
È un concerto d’amore per
vivere e sperare in una grande emozione,
da un palco di luci e ombre
sentirò la melodia
del nostro cuore.
Di una cosa però era certa: niente le avrebbe impedito di compiere il proprio ruolo di principessa dell’Oceano Indiano e protettrice della perla arancio, né i nemici che si erano presentati né tanto meno suo padre.
Stringimi ancora più forte,
seguimi nel mare perché
mi trasmetti tutto il coraggio
di lottare e continuare a vincere
io e te…
Emozioni sempre più magiche
questo amore vero supererà
le avversità,
volerà…
Si alzò dal letto e in silenzio, seppur ancora colma d’ira, iniziò a rifare la propria valigia. Non sapeva ancora come, ma sarebbe riuscita ad andare via da quella casa, da suo padre, dalle sue regole assurde e avrebbe compiuto il proprio destino.
Non importava dove sarebbe dovuta andare, era pronta a trasferirsi anche sott’acqua piuttosto di non stare più in quelle mura che l’avevano vista crescere e formarsi.
È un concerto d’amore per
far suonar la Luna e le costellazioni,
da un palco di luci e ombre
canterò la libertà
di un cuore puro.
Era in procinto di chiudere la borsa, quando udì battere un sassolino alla finestra della camera da letto che era pronta ad abbandonare per sempre. Resha l’aprì e si affacciò, sgranando gli occhi verde smeraldo nel vedere Seira che le sorrideva, in piedi sul prato con le mani unite dietro la schiena.
«Che cosa ci fai qui?» Le chiese la giovane. L’altra inclinò appena la testa e le rispose in un largo sorriso: «Sono venuta a darti man forte. Tua madre mi ha detto che probabilmente avresti avuto qualche problema a convincere tuo padre.»
Lo sguardo della minore si rabbuiò.
Anche se nel fondo del mare
il terrore ancora si insidierà
l’energia ci unisce al cielo stellato,
ci trascinerà al destino,
più che fortunato.
Seira non poté non notare quel cambio repentino d’espressione negli occhi della sua pupilla, così si guardò un attimo attorno e utilizzò il grande albero a pochi passi da lei per arrampicarvisi e avvicinarsi alla ragazza, sorprendendo persino se stessa per l’agilità dimostrata.
Si protrasse su un ramo vicino alla finestra e con l’aiuto di Resha riuscì a entrare dentro la stanza senza fare danni. La donna si diede delle pacche energiche sui jeans che le fasciavano perfettamente le gambe snelle, in un tentativo che era più psicologico che altro di pulirsi, dopodiché posò la mano sulla spalla della giovane e, con voce estremamente dolce, le disse: «Dimmi tutto.»
È un concerto d’amore per
vivere e sperare in una grande emozione,
da un palco di luci e ombre
sentirò la melodia
del nostro cuore.
Resha tirò un sospiro profondo, dopodiché si lasciò andare e sputò fuori tutto il veleno che aveva nascosto fino a quel momento nei confronti del padre.
Restarono a parlare per del tempo, fino a quando la diciassettenne non rivelò il proprio piano di fuga alla donna. Questa avrebbe voluto incitarla a provare a instaurare un nuovo dialogo con il genitore, ma il tempo scorreva velocemente e non era dalla loro parte. Si vide perciò costretta a offrirsi di aiutarla nella fuga, a patto che lasciasse almeno una lettera al padre dove gli lasciasse per iscritto tutto ciò che provava, così come lo aveva rivelato a lei pochi minuti prima e dove gli spiegava che la salvezza degli Oceani dipendeva anche da lei, che era un elemento indispensabile per la riuscita di quella missione.
Un concerto d’amore per
far suonar la Luna e le costellazioni,
da un palco di luci e ombre
canterò la libertà
di un cuore puro.
Fu così che Resha scrisse una lunga lettera al padre, dove gli spiegava tutte quelle cose. La lasciò sul cuscino del proprio letto ancora fatto, accanto alla valigia che avrebbe lasciato in quell’abitazione, aggiungendo che non doveva cercarla mai, che sarebbe stata lei a rifarsi viva quando e se avrebbe desiderato riavere un contatto con lui. Per evitare che attaccasse la madre, gli scrisse l’unica bugia della lettera, ovvero che si trasferiva sott’acqua, nel suo regno.
Fu così che Resha uscì dalla finestra della propria stanza, abbandonò il proprio passato inoltrandosi nel buio della notte e corse con Seira fino all’Oceano, dove entrambe si tuffarono e raggiunsero la costa di Niijima, dove si trovava la casa della madre.
Puliamo il mondo così,
un paradiso sarà
per noi,
per chi
la giustizia vorrà.
E mai
dovrà
piangere.
Mai più
follie,
mai più
bugie,
ma verità.

 

E fu così, che l’avventura delle nuove sette principesse sirene iniziò.

 
 

Angolo delle autrici

Ed eccoci qui con le ultime due eredi: le sorelle Shell. La maggiore, Reesham (seta) detta ‘Resha’ e la minore, Yumi, rispettivamente di Scarlett Blue Sakura e kioccolat :) Che ringraziamo e che vi salutano in forma umana dal fondo della pagina ^_^
Ebbene, adesso conoscete tutte le nuove principesse, ma le sorprese non sono finite! Altri OC vi aspettano!
Cosa succederà adesso che le principesse sono venute allo scoperto?
Just stay tuned! ;)
 

L’angolo di Kelly:

Ed eccoci qui con un capitolo doppio in quanto le due protagoniste sono sorelle, bel mix di razze eh? ^_^ ma si sa...tutto è possibile!
E adesso si può passare alla storia vera e propria, preparate le ultime valigie perché per un pò non si viaggerà più e ci fermeremo momentaneamente nella stessa città del Giappone in cui si ambienta la storia originale in cui per adesso le uniche a viverci sono proprio Yumi e Harmony e che non avendo nella storia originale una locazione precisa abbiamo deciso di metterla a Niijima...ma appunto questo ultimo viaggio non è definitivo, quindi non abituatevi alla vita sedentaria :P Sirio, vuoi dire qualcosa?
 
Sirio: Ma certo!Ringrazio tutti quanti, visto che tu sei troppo presa dai tuoi deliri per farlo, ah che madre pasticciona mi è toccata in sorte! T_T meglio che non pensi a questa tragedia (per fortuna che c’è il mio papà <3) e passi la parola!
 

L’angolo di Elsira:

E dopo questa (e un paio il prossimo, sinceramente) tutto è pronto per entrare nel vivo più vivo della storia! “Vivo più vivo”?... Ma che cavolo dico?... Ah, Goten sta prendendo il possesso di me troppo spesso! >.< Colpa sua! Oppure è la febbre?....
Vabbe’ comunque! Appuntamento al prossimo capitolo, dove vedremo le ragazze in procinto di partire e altri due piccoli spezzoni! Ma vi avverto, i personaggi che devono entrare in scena non sono ancora finiti :P Per non parlare del fatto che i cattivi si devono ancora “presentare”... Aaah già godo!! xD
Buon week end gente, ci risentiamo presto!

 



E per finire: le due sorelle Shell nella fanart di questo capitolo, made by Kelly!

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Capitolo 10
*** Nice To Meet You ***


Ciao a tutti!
Ebbene, eccoci all’ultimo viaggio delle nostre sette ragazze, speriamo che le valigie che abbiate preparato bastino perché ci fermeremo per un po’!
 

 
Nice to meet you

Pearl Piari - Niijima, Giappone
 
Nella reception dell’albergo ‘Pearl Piari’ che già in passato aveva ospitato le principesse sirene, Meru stava finendo di dare gli ultimi ritocchi.
Dopo undici anni il locale era stato rimodernato e ampliato, divenendo ancora più originale e suggestivo. La voce della sua riapertura era già stata sparsa e molte stanze erano state prenotate.
Tra tutte le candidate al titolo di principessa, solo tre ragazze si sarebbero trasferite all’hotel e cioè le custodi della perla indaco, della viola e della gialla. La blu avrebbe alloggiato nell’Accademia e le restanti ragazze già vivevano in città. Ma ciò non voleva dire che solo loro vi avrebbero lavorato, anzi. Tutte, e Nikora, che le fatto da istruttrice, aveva sottolineato il tutte, avrebbero partecipato alla conduzione dell’attività. Chi in cucina, chi come cameriera e chi come intrattenitrice, visti il talento musicale di molte di loro.
La giovane sirena dai capelli ciano era nervosa, non aveva mai gestito un albergo e la sua mente corse al giorno in cui la regina Luchia e Hanon avevano deciso di affidarle l’incarico.
 
Era passato qualche giorno dal pericoloso attentato che aveva seminato morte e distruzione nel Regno, le condizioni fisiche della Regina si erano ristabilite anche se era ancora un po’ debole, così come tutte le sue consigliere.
Luchia aveva chiesto ad Hanon di far venire la giovane Meru al castello, poiché doveva parlarle. Le nove sirene e il Re erano seduti al tavolo della Sala del Consiglio, i sovrani a capotavola e le altre ragazze quattro per lato. Dietro di loro le immancabili guardie reali tra cui Takeshi, che si era discretamente piazzato dietro a Seira per darle sostegno morale e per starle il più vicino possibile.
La discussione si era subito incentrata sul da farsi imminente.
«Dobbiamo rimandare lo stage delle ragazze, non possiamo farle vivere qui a palazzo con la minaccia che incombe.» Proclamò la regina, stringendo forte il suo scettro. «Per combinazione, alcune ragazze abitano già nella stessa città in cui abbiamo vissuto noi, ma per quelle ‘straniere’ non vedo altra soluzione che la riapertura dell’albergo. Meru…» Disse seriamente, puntando i suoi occhi azzurro cielo in quelli azzurro ghiaccio della sirena più giovane. «Su consiglio di Hanon, di cui mi fido ciecamente...» Disse, sorridendo alla Consigliera dell’Atlantico del Sud. «Avresti dovuto far loro da ‘educatrice’, ma visto che non è possibile, vorrei chiedere a te di gestire il Pearl Piari, come ha fatto in passato Nikora. So che non hai esperienza in merito, ma sono sicura che lei ti insegnerà a dovere e in caso di bisogno urgente sarà disposta ad aiutarti, vero? Inoltre Hanon dice che potrai usare il suo cognome e sulla terra passerai per sua cugina. Te la senti dunque? Tu, Meru, di prenderti l’incarico e tu, Nikora, di darle una mano?» Domandò alla ex principessa della perla rosa, che annuì. «Ovviamente, non c’era nemmeno bisogno di chiederlo.» Nikora si rivolse poi con un sorriso rassicurante alla più giovane: «Avevo un paio d’anni meno di te, quando gestivo l’albergo e me la sono sempre cavata alla grande. Credo che farai un ottimo lavoro. E mi raccomando: non permettere che le ragazze poltriscano, fa in modo che si diano da fare.»
Meru annuì, mentre Nikora, guardando in cagnesco la Regina e le restanti consigliere che impallidirono nel sentire le accuse a loro rivolte, aggiunse serafica: «Tutte quante.»
Con quel sottolineamento Nikora, riferendosi ovviamente ai vecchi tempi, non poté fare a meno di scatenare una risatina di Meru, la quale si ricompose subito e accettò l’incarico, orgogliosa di poter rendere contenta la Regina e soprattutto la sua sirena preferita, Hanon.
 
«E così mi sono ritrovata a gestire un albergo… Io che non ho mai fatto nulla del genere e che con questa faccia da bambina non verrò minimamente presa sul serio...» Constatò la sirena dell’Atlantico del Sud, pensando che fosse ovvio che la vecchia gestrice, con il suo aspetto molto più maturo, la sua autorità e la puntigliosità che l’avevano sempre caratterizzata, non aveva avuto problemi.
«Miaoooooo!»
La vocina che la distolse dai suoi complessi apparteneva alla sua gatta, adottata subito dopo essere arrivata in città. Era una bella micetta bianca con le orecchie rossicce, medesimo colore che le adornava le estremità di tutte le zampe e della striatura sulla coda.
«Sunset! Ecco dov’eri! Avevo giusto bisogno di te!» Esclamò, prendendo in braccio la gatta che iniziò a fare le fusa e la fissò con i suoi enormi occhioni arancio tramonto; a essi la
giovane sirena si era ispirata per trovarle il nome.
«Sarà tutto perfetto, me lo sento. Tutte le ragazze saranno qui a breve, spero solo andranno d’accordo! So che alcune hanno dei bei caratterini...» Si agitò di nuovo, baciando la testa della gattina per calmarsi. Quest’ultima, per tutta risposta, iniziò a farle il pane sulle gambe.

 
New York
 
«Ecco fatto! Adesso ti faccio anche l’autografo!» Disse la ragazza bionda con un sorriso smagliante mentre consegnava lo smartphone alla proprietaria, con cui si era appena scattata un selfie, per poi prendere un pennarello e firmare il foglio che la fan le aveva porto. La cosa rese estremamente felice la ragazzina, che dopo aver avuto dal suo idolo più di quanto avesse chiesto, si allontanò felice con il giovane cuore che scoppiava dalla troppa gioia. Cose come quella erano per Julia ormai all’ordine del giorno e probabilmente l’unico impatto che avrebbero dovuto avere su di lei era quello di normale routine. Eppure la bionda era sempre disponibile per quei piccoli episodi, anche mentre andava di fretta, proprio come in quel momento. A breve sarebbe dovuta partire per Niijima e doveva assolutamente finire di prepararsi e passare le ultime ore con il suo fidanzato. Sebbene all’inizio fosse stata riluttante nell’accettare il ruolo, alla fine la voglia di conoscere delle nuove amiche, di vivere un’avventura straordinaria e soprattutto di rendere orgogliosa sua nonna, che stava andando a trovare, avevano avuto la meglio e la ragazza era ormai impaziente di partire.
Entrò in quel posto triste e vuoto, pronta a ciò che le si sarebbe mostrato davanti. Non importava quante volte ci fosse già stata, quante volte avesse varcato quel cancello scuro, quel luogo le metteva sempre un’angoscia terribile. Ma purtroppo, la vita era anche questo.
Si immerse nel silenzio del cimitero, camminando con passo lento, quasi fosse riluttante a mettere un piede di fronte all’altro, anche se la realtà era che voleva godersi quegli istanti. Sapeva che non sarebbe potuta andare a trovarla per molto tempo e la cosa le faceva mancare il fiato, perciò percorreva i viali selciati senza fretta, accompagnando con la propria calma la profonda quiete del cimitero.
Arrivò davanti al loculo di sua nonna e la foto della vecchietta la guardò sorridendo dolcemente, come faceva solo con lei.
«Ciao nonna. Non posso rimanere molto perché oggi parto, sono venuta a salutarti. Ti chiedo solo un favore: se puoi proteggere Robert e Minikitty in mia assenza... E concedermi un po’ della tua autostima per dare il meglio di me. So che lo faresti in ogni caso, ma mi sembra educato chiedere.» Strinse le labbra in una riga sottile, mentre i ricordi dell'ultimo incontro con lei ritornavano a galla nella sua memoria. Desiderava poter affondare in essi, poter rivedere il suo volto, anche se solo in un ricordo, ma si fece coraggio e cacciò tutto indietro nel proprio cuore. Sapeva che se avesse ceduto, non avrebbe avuto più il coraggio di tornare alla realtà che la reclamava.
Indossò perciò nuovamente la propria maschera e osservò da dietro di essa la foto della donna sorridente, affermando in tono monotono: «Grazie, nonna. Ti voglio tanto bene… E ti penserò sempre.»
Esternare i sentimenti in qualsiasi modo non era da lei e se capitava si sentiva terribilmente stupida. Inoltre, credere negli spiriti l’aveva aiutata a superare la perdita meglio di quanto avesse mai sperato. Certo, la sua presenza fisica le mancava molto, ma spesso riusciva a sentirla e ciò se l’era fatto bastare.
Lasciò la tomba della nonna pensando al suo fidanzato che la stava aspettando.
Uscendo dal camposanto, andò a sbattere proprio contro il soggetto dei suoi pensieri, che immaginando dove si trovasse la ragazza era venuto a prenderla, con tanto di Sirio al seguito, ma senza sua sorella.
«Andiamo a fare un giro prima di andare all’aereoporto.» Propose il ragazzo e lei accettò. Avrebbe voluto dirgli la verità, ma al momento non era possibile. Prima doveva attuare quel piano. Certo, il senso di colpa la schiacciava ma ciononostante era decisa a provarci.
I due erano arrivati a un pontile, da cui si godeva la vista del mare scintillante. L’atmosfera era suggestiva e i due avvicinarono le loro labbra. Stavano per scambiarsi un tenero bacio a stampo, quando: «Fratellinooooo, fratellino!» Minikitty spuntò come un fungo, come al solito. «Finalmente ti ho trovato! Io… Io…» Non riuscì a finire la frase, talmente piangeva disperata. La ragazza odiava gli addii e l’idea che il suo fratellino soffrisse la faceva stare male, difatti Julia si era beccata una predica enorme da parte della cognata, la quale pensava che fosse uscita di testa.
Visto che l’atmosfera romantica era sfumata del tutto, i tre decisero di tornare a casa, per finire di preparare gli ultimi dettagli prima di dirigersi all’aereoporto dove Coco li stava aspettando.
Dopo i saluti dei due fidanzati, che miracolosamente riuscirono a scambiarsi un bel bacio e la promessa che si sarebbero comunque rivisti tra tre giorni circa, i pianti teatrali di Minikitty e un altro bel bacione, un’orda di sirene e tritoni in forma umana assoldati da Coco, la quale li aveva pagati per fingersi fan del ragazzo, si precipitarono sull’atleta per assalirlo e trascinarlo via, così da permettere alle due sirene e a Sirio di infilarsi nel portale giallo. Un modo di salutarsi triste e squallido, certo, ma la separazione non sarebbe durata a lungo.

 
Casa Swann - Colonia, Germania
 
Hazelle e Robin erano nella loro stanza, a preparare le valigie della prima.
«Bene» Esordì Robin. «Ripassiamo il piano un’ultima volta: l’autista ci condurrà all’aereoporto, noi scendiamo, Karen ti viene a prendere e ti teletrasporti.» Alzò gli occhi dalla valigia per posarli in quelli della gemella, catturandone lo sguardo. «Quando arrivi fammi sapere ok?»
«Sì… Speriamo funzioni… Karen mi ha fatto vivere due anni assurdi, nella follia più totale. Ancora non riesco a crederci… Voglio dire… Io una principessa!» Ridacchiò, portandosi una mano alla fronte e abbassando il volto, ancora incapace di credere che fosse tutto reale.
«Mi chiedo solo…» Hazelle tornò a guardare la sorella, il cui tono si era fatto serio. «Al momento non ci pensavo e in questi giorni ho avuto da fare… Ma come mai Karen ha scelto te e non me?» Domandò Robin, buttandosi sul letto della stanza, realizzando solo in quel momento che a breve sarebbe stata solo sua e percependo un senso di vuoto mai provato prima dentro di sé. Le sarebbero mancate le loro ‘litigate’ su chi dovesse sistemare la stanza, spesso condite da ricatti scherzosi, o lo scambiarsi vestiti e accessori nonostante i loro stili differenti.
«Sinceramente non lo so.» Rispose Hazelle, sedendosi di fianco a lei. «Gliel’ho chiesto ma poi siamo state interrotte e me ne sono scordata…»
A Robin parve che la gemella volesse aggiungere dell’altro, ma la voce del padre fuori dalla porta mise fine alla loro conversazione: «Ragazze, è ora… Vieni qui Hazelle, vogliamo parlarti mentre ti accompagno alla macchina.»
«Uffa! L’ennesima predica che mi avranno fatto mille volte in due giorni!» Sbuffò lei, preparandosi alla solita ridondante solfa e uscendo dalla stanza con la sorella, che non la invidiava per niente. Fortuna la sapeva a memoria, quindi poteva permettersi tranquillamente di pensare ad altro e rispondere semplicemente ‘sì’, ‘no’, ‘va bene’ al momento giusto.
Mentre Hazelle ascoltava pazientemente il discorso trito e ritrito, Robin si sedette su una poltroncina a riflettere. Certo essere sirena era bello, ma aver dovuto rinunciare alle gare di nuoto la faceva soffrire un sacco. Quello sport era tutta la sua vita e adesso non poteva praticarlo più. Aveva provato a esercitarsi per evitare la trasformazione, si era concentrata più che mai, procurandosi anche dei dolorosi mal di testa, ma non c’era stato nulla da fare. Perciò si era dedicata ad altri sport, con ottimi risultati, ma l’adrenalina e il senso di completezza delle sue amate gare erano impareggiabili. Il destino voleva però così, non c’era nulla da fare e non le restava che rassegnarsi.
Dopo l’abbraccio dei genitori, le due ragazze salirono in auto, con meta l’aereoporto. Il tragitto fu breve e dopo aver salutato l’autista, le due entrarono nell’edificio dove ad attenderle c’era Karen, esattamente come da programma.
«Ben arrivate ragazze!» Le salutò in tono contento, conducendole poi in una zona appartata e tirando fuori il ciondolo del teletrasporto.
«Sei pronta, Hazelle?» Chiese alla castana, che annuì, nonostante la tristezza: le sarebbe mancata la sorella. Le due si abbracciarono a lungo commosse, promettendosi di rivedersi il prima possibile, ma prima di infilarsi nel portale la donna dai capelli viola scuro consegnò un ciondolo a Robin. «Te lo manda la regina, per immergerti in acqua senza trasformarti. Così non dovrai più rinunciare alle tue gare di nuoto, Robin! Se lo indosserai resterai umana, quindi non dimenticartene quando dovrai esibirti!»
Gli occhi blu della giovane si illuminarono, colmi di gioia e gratitudine: avrebbe potuto riprendere gli allenamenti e partecipare alla gara di nuoto che tanto sognava.
«Grazie Karen! E grazie anche alla regina! Oh che bello! Siete fantastiche, vero Zelle?» Chiese alla nuova principessa, la quale annuì felice per la sorella, che non aveva mai visto più entusiasta.
Dopo l’ennesimo abbraccio le due si introdussero nel portale, lasciando sola Robin che dopo averle salutate restò per qualche istante ad ammirare il suo regalo con aria estasiata. Era sicura che il mister l’avrebbe riammessa in squadra subito, prima di ritornare dall’autista.

 
Casa Hansen - Molde, Norvegia
 
«Oh Crystal, come vorrei portarti con me!» Esclamò Aisu, abbracciando la sua bella cagnolona che per risposta le leccò la faccia, strappandole un piccolo sorriso. A cose normali, con un saluto del genere sarebbe scoppiata a ridere e avrebbe iniziato a giocare con lei, sdraiandosi per terra incurante di tutto e tutti e lasciandosi lavare la faccia, cercando di intervallare risate e respiri. Ma da qualche giorno, da quando Eiji era stato rapito, la massima gioia che riusciva a provare era rappresentata da quei rari, piccoli e tirati sorrisi, i quali fornivano sempre un’espressione di amarezza al volto della giovane.
«Dopotutto ti ha trovata Eiji, averti al mio fianco sarebbe stato un po’ come avere lui. Saresti una rassicurazione...» Continuò a dire all’amica, con tono malinconico, mentre le grattava dietro l’orecchio. Crystal lanciò un flebile guaito, andando ad appoggiare il muso sulle gambe della principessa, seduta sul bordo del proprio letto.
«Manca anche a te, vero?» Le domandò dopo molto tempo, sentendo le lacrime premerle dietro gli occhi. La cagnetta alzò il muso e la guardò seria con i suoi grandi occhioni espressivi, sguardo che valeva più di mille parole.
La bionda si lasciò cadere all’indietro sul letto, seguita da Crystal che si acciambellò accanto a lei posandole la testa in grembo. Aisu chiuse un istante gli occhi, nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime, in quanto era stufa di piangere, ma tutto ciò che ottene fu che la sua mente portò a galla una delle prediche più frequenti del gemello, facendole risuonare la sua voce nella testa: “Aisu, non far salire Crystal sul letto! È appena tornata dalla passeggiata e le sue zampe sono tutte sporche!”
Glielo diceva ogni volta e, regolarmente, lei ogni volta non lo stava a sentire. Non poteva farci nulla: accoccolarsi sul letto con Crystal era una delle sensazioni più belle per lei e non le importava nulla se la cagnolona fosse appena uscita da un bagno di fango anziché di sapone. Sul momento trovava il gemello addirittura seccante, per non dire irritante, ma in quell’istante avrebbe dato qualsiasi cosa per sentire di nuovo quelle parole, quella voce, anziché solo immaginarle.
“Chi l’avrebbe mai detto che sarei arrivata a desiderare un rimprovero?” Pensò la norvegese, portandosi un braccio sugli occhi, mentre questi si lasciavano scappare due lacrime. Le sue labbra si serrarono, inclinandosi verso il basso e le sue sopracciglia chiare si avvicinarono, mentre le immagini del rapimento del gemello si fecero vive nella sua mente.
Si costrinse a smettere di piangere, affondando la propria tristezza nell’unico sentimento che era riuscita a trovare negli ultimi giorni: l’ira. La rabbia di voler a tutti i costi vendicare quel torto subito e farla pagare cara a chiunque ci fosse dietro a quell’affronto, che non poteva in alcun modo accettare.
Serrò la mascella e i suoi denti scricchiolarono, mentre riapriva gli occhi e il suo sguardo diventava più ostinato che mai. L’avrebbe pagata cara, chiunque fosse stato, l’avrebbe pagata molto cara.
Bussarono alla porta e la ragazza si riscosse dai propri pensieri truci. «Aisu? Tesoro posso entrare?» Senza attendere risposta, Yue si introdusse nella stanza e trovò la figlia che osservava il soffitto, sdraiata sul letto con Crystal al fianco e le valigie ai piedi, pronte.
«Noel arriverà a breve, sei pronta?» Chiese la donna. Lei annuì, restando in silenzio.
«Vedrai, ce la farai… Ce la farete, tutte insieme.» Le disse la madre per l’ennesima volta, sedendosi sul letto accanto a lei. Aisu ne sentiva il profumo dolce, ma non riusciva a sentirne il calore, o forse era proprio lei che si rifiutava di percepirlo. Da quando Eiji era stato rapito, aveva eretto un muro tra sé e il mondo, un muro che solo l’husky e Hoshi erano riuscite in qualche modo a superare appena.
«E non preoccuparti per Crystal. Starà bene vedrai... E se dovessi averne bisogno, te la manderò con il teletrasporto, un modo lo troveremo! E adesso basta tristezza, ok? Sii allegra e pensa che non sarai sola, le tue nuove compagne saranno con te e ti aiuteranno a riportare indietro Eiji!»
Niente di nuovo in quelle parole dette con finto tono entusiasta. In fondo, la madre non soffriva certo meno di lei per il rapimento di Eiji. “Ma lei è più forte, riesce a nascondere il suo dolore dietro a un sorriso… Anche se finto.” Pensò la ragazza, voltandosi verso la madre e osservando i lineamenti sofferenti della donna, il cui volto era, nonostante tutto, attraversato da un sorriso rassicurante.
Madre, figlia e cane si unirono in un bell’abbraccio, che venne interrotto dal suono del campanello di casa: Noel era venuta a prendere la sua erede. Yue andò ad aprirle, mentre Aisu prendeva i bagagli.
Prima di andare in salotto dove le due donne stavano conversando amabilmente, passò a dare un’occhiata alla stanza di Eiji. Pulita, ordinata e terribilmente vuota. Ebbe una visione di lui seduto alla scrivania che la lasciò incantata fino a che la madre non la chiamò. Si riscosse, andò a salutare Noel e dopo essersi scambiate due parole di circostanza, l’ex principessa aprì il portale.
Aisu salutò la madre e Crystal, promettendo loro di farsi viva il più possibile, dopodiché si infilò nel passaggio assieme a Noel, mentre dentro di sé si ripeteva il proprio obiettivo, preparandosi psicologicamente a tutto ciò che esso avrebbe implicato: “Giuro che ti salverò Eiji, fosse anche l’ultima cosa che faccio.”
 

Casa Shell - Niijima, Giappone
 
Yumi era in cucina che stava preparando una torta da portare all’albergo: voleva fare una bella figura di fronte alle sue colleghe. In realtà non è che in cucina fosse un gran fenomeno, l’unico che riusciva a mangiare i suoi esperimenti era Maxime, il suo cavalluccio marino, però la verde si impegnava molto e si divertiva a cucinare, quindi perché negarselo? E poi stavolta non poteva sbagliare, aveva seguito tutto alla lettera, senza improvvisare e l’impasto crudo era buono. Lo sapeva, lo aveva assaggiato con un dito, perciò sarebbe andato tutto a meraviglia.
Con un sorriso di soddisfazione che le illuminava il viso, infilò la torta nel forno e regolò il timer. Quindi si diresse verso la sua camera, volendosi preparare per bene in vista dell’incontro. Si era ripromessa di farsi valere ed era intenzionata a mantenere il suo proposito.
Si diede una bella sistemata, il tutto a passo di danza poiché amava il ballo e quando fu pronta si diresse nella stanza della sorella, la quale viveva con loro da circa una settimana, dopo la tragica sera in cui era scappata di casa.
Resha si stava esercitando e le note del suo sassofono risuonavano melodiose nella camera. Aveva saputo che una delle sue colleghe era una musicista famosa e la cosa, anche se non l’avrebbe mai ammesso, la irritava un poco, pur sapendo di non aver nulla da temere: quella ragazza sarà stata anche famosa, ma lei era Reesham Shell e niente e nessuno l’avrebbe ostacolata. E poi fama non voleva necessariamente dire talento.
Assorta com’era nella sua musica, non si accorse che la sorella era entrata nella stanza fino a che ella non le mise una mano sulla spalla, facendola trasalire.
«È già ora?» Chiese la rossa, che aveva pregato la minore di venirla a chiamare quando fosse giunto il momento di partire. Voleva, anzi doveva, essere la prima a varcare la soglia dell’hotel.
Yumi confermò notando poi lo sguardo della sorella, perso nel vuoto. «Tutto ok, Resha?» Chiese premurosamente, guardandola in faccia.
Resha si riscosse. «Sì, certo! Sistemo il sax nella custodia e scendiamo ok?» Esclamò, cercando di sviare l’argomento. «Certo…» Rispose l’altra, mentre un odore di bruciato iniziò a spargersi nell’aria, provocando un grido nella più piccola: «La torta! Oh no!»
Si precipitò giù per le scale a corsa, spegnendo il forno ed estraendo il dolce, ma ormai era troppo tardi e il suo capolavoro culinario era ridotto a un informe ammasso marrone scuro e fumante. “Accidenti…” Pensò Yumi, con espressione triste, mentre poggiava quella che della torta che si era immaginata non aveva più nulla sul tavolo della cucina, con un sospiro sconsolato. Ci teneva così tanto a fare quel regalo alle future compagne di squadra. Voleva dire che il povero Maxime a cena avrebbe mangiato torta carbonizzata.
Resha arrivò in cucina, consolò la sorella e insieme uscirono di casa. Mentre Yumi fantasticava su cosa sarebbe successo a breve, Resha era immersa nelle sue riflessioni. Perché il pensiero dei fatti degli ultimi giorni la preoccupava, temeva che nonostante la lettera il padre sarebbe venuto a cercarla, mettendo nei guai anche sua sorella e questa era l’ultima cosa che voleva. Doveva proteggerla a tutti i costi.

 
Casa Honopura/Wizmon - Niijima, Giappone
 
Seduta sulla sedia in cucina, Moni si stava subendo il rimprovero della nonna perché la sua stanza era di nuovo il caos più totale, aveva promesso che l’avrebbe riordinata, le buone intenzioni c’erano tutte, veramente! Ma combinazione, proprio mentre stava iniziando, un raggio di sole entrato dalla finestra si era posato sulla sua adorata arpa, come se fosse un segno del destino, come a voler dire: “Sono qui, Moni! Guardami, tutta luccicante, pronta per essere suonata! Non è quello che vuoi veramente? Toccare le mie corde, sentire il mio suono dolce e soave… Avanti vieni, vieni da me! So che non desideri altro, cosa aspetti? Suonami!” E la ragazza ovviamente non aveva potuto resistere al richiamo, aveva mollato le coperte del letto che stava sistemando e si era precipitata dal suo amato strumento. Aveva suonato per molto, moltissimo tempo, perdendone totalmente la cognizione, assorbita com’era da quel passatempo che amava e che non avrebbe mai trascurato, difatti aveva tutte le intenzioni di iscriversi alla banda della scuola.
«Ma insomma Harmony, cos’hai da dire in merito?» La voce della nonna la riportò alla realtà, anche se a dire il vero la rossa non stava prestando molta attenzione alle parole di Letty, che ormai sapeva a memoria. Da molti giorni era di ottimo umore, tutto sembrava andare per il verso giusto e aver passato l’audizione l’altro giorno la faceva sentire realizzata. Inoltre, una delle sue future colleghe era famosa, la conosceva di nome e di vista, di sicuro le avrebbe chiesto un sacco di consigli, sperando ovviamente non si trattasse di una bambina viziata e presuntuosa dalla testa montata. Certo per come si presentava al pubblico non sembrava, ma le apparenze spesso ingannano e i cosiddetti ‘VIP’ devono spesso fingere in pubblico per ingraziarsi i fans.
“In caso...” Aveva pensato “Non si creda di essermi superiore, gliela farei vedere io! Nessuno può prendersi gioco di Moni!” Si disse tra sé e sé in silenzio, decisa e risoluta, balzando in piedi dalla sedia e ribaltando quest’ultima.
«Ma… Mi stai ascoltando Harmony?» Domandò la vecchietta, pur conoscendo già la risposta.
«Sì, sì.» Rispose in modo molto vago la ragazza. «Però adesso devo andare! Ciao nonnina!» Si defilò allegramente, correndo fuori di casa, ma non prima di aver dato un bacio sulla guancia della nonna, alla quale passò subito l’arrabbiatura: nonostante fosse una pasticciona disordinata, voleva un gran bene alla nipote e a gesti di affetto come quelli non sapeva proprio resistere.
Harmony uscì di corsa, prendendo dei biscottini per i gatti del quartiere. La sirena aveva appuntamento con Renée prima di andare all’albergo: dopotutto non poteva tenere la sua migliore amica all’oscuro delle sue vicende e soprattutto non poteva trascurarla, altrimenti che migliore amica sarebbe stata?
Trovò la mora che la aspettava all’angolo della via, poiché era venuta a prenderla per acquisire minuti extra per stare insieme. Harmony la raggiunse salutandola con un braccio alzato ancor prima di arrivarle di fronte, dopodiché non perse tempo e la sommerse di chiacchiere, mentre si dirigevano verso il centro della città.
Mancava ancora un’oretta all’appuntamento e le due volevano godersi un po’ di relax, passeggiando per le vie del centro, attività che Renée si godeva molto di più da quando i problemi di ‘stalking’ dell’amica si erano risolti, anche se le occasioni in cui veniva messa in imbarazzo continuavano a non mancarle di certo, ma ormai ci era abituata. In fondo, avere Mony per amica, significava accettare di avere gli occhi dei passanti addosso, per un motivo o per un altro. Era spesso imbarazzante, certo, ma anche molto divertente.

 
Accademia per Stilisti Royal Collage Of Art - Niijima, Giappone
 
Reana osservò soddisfatta il paesaggio che le si mostrava di fronte dal balcone del dormitorio dell’Accademia. Era lì già da tre giorni e si trovava splendidamente, anche se i corsi non erano ancora iniziati non le pareva vero di poter studiare, quasi, solo ed esclusivamente materie che le piacevano e dedicarsi interamente al suo hobby preferito. Le sembrava un sogno poter stare lì, in quella scuola prestigiosa e soprattutto lontana da quei rompipalle dei suoi genitori adottivi e da quelle pesti di Riosei e Buroi. Chiuse gli occhi, in modo da godersi la brezza marina che le accarezzava il volto e il silenzio che la circondava. Si stava così bene senza nessuno dei suoi parenti acquisiti.
La camera era ampia e doppia, la divideva con una compagna di stanza un po’ troppo precisina che la rimproverava spesso quando inciampava, combinava un macello dei suoi o faceva troppo shopping online, ma nel complesso era simpatica e le aveva ceduto volentieri il letto vicino alla portafinestra con vista mare, nonostante fosse arrivata per prima.
L’ambiente era caldo e accogliente, non freddo e snob come quello di casa sua e, soprattutto, lì nessuno la vedeva come una figlia di papà viziata e da tenere alla larga. Insomma non poteva chiedere di meglio.
Mancava ancora un po’ all’appuntamento e l’idea di dare un’occhiata alle vetrine dei negozi era troppo stuzzicante per essere abbandonata, perciò decise di uscire prima per compiere la sua missione. Sorrise furbescamente, dirigendosi verso l’armadio per prendere le scarpe e inciampando sul suo gattone, che si era portata dietro e sarebbe franata rovinosamente sul pavimento se non si fosse aggrappata al cassetto della scrivania. Fu difatti lui a sfilarsi dall’incasso e cadere per terra, sparpagliando tutto il proprio contenuto, composto prevalentemente da fogli con disegnate sopra alcune delle sue creazioni, con sommo sgomento della ragazza dai capelli blu.
«Dannazione, pure questa ci mancava! I negozi mi stanno aspettando!» Disse, mettendo alla rinfusa le sue carte dentro il cassetto e risistemandolo.
Una volta pronta fece una carezza al gatto, salutò frettolosamente la sua compagna di stanza che stava entrando con un mucchio di stoffe in mano, rischiando di travolgerla e si apprestò a scendere le scale, ma con calma per evitare di inciampare. Non poteva permettersi di rompersi un osso: come avrebbe fatto ad adempiere alla sua missione se si fosse ridotta in mille pezzi?
Una volta fuori dalla struttura, si diresse in centro città per mantenere il suo proposito: girare i negozi, sperando di non restare delusa, cosa comunque difficile per una fanatica come lei.
“La responsabile dell’albergo è una sirena del mio Oceano, chissà cosa penserà di me… E chissà come saranno le mie compagne… Spero non siano delle perfettine boriose!” Pensò, incamminandosi e pregustandosi le bellissime vetrine dei negozi.

 
Da qualche parte negli Oceani
 
«Bene, bene, bene... Così quelle insulse ragazzine si incontreranno oggi per la prima volta...» A parlare era stata la stessa donna che aveva inflitto il pestaggio alla Regina dei Sette Mari, poco tempo addietro. «Ottimo lavoro, sapevo che sarebbe stata una buona idea mandarti sulla terra a spiare le loro mosse. Quelle mocciosette inesperte non immaginano minimamente i piani che abbiamo in serbo per loro…» Ghignò cinicamente, annuendo soddisfatta verso una delle cinque figure che si trovavano al suo cospetto. «Adesso non ci resta che architettare un piano d’azione per vedere come se la cavano quelle principessine da strapazzo… Confido che, concentrandoci su di loro, la Regina e le sue Consigliere decidano di abbassare le difese. Cretine come sono, sarebbero capacissime di farlo! Quella lurida sciacquetta, frignona e malata di vittimismo della Regina poi… Sempre a voler vedere il buono in tutti, sempre a credersi chissà chi e a pensare di essere in ragione… Ma lo vedrai, mia cara Luchia, tu e il tuo faccino d’angelo...» Proseguì schifata, sistemandosi la maschera che le copriva il volto. «Avete qualche piano voi?» Chiese ai suoi sottoposti.
Uno di loro si fece avanti, esclamando perfidamente: «Capo, lascia fare a me, ho un’idea geniale per testare le loro capacità e spargere un bel po’ di sangue.»
«Eh no carino, non rubarmi le battute!» Si intromise seccata l’unica donna del quintetto. «Io sì che avrei un piano perfetto…» Iniziò, innervosendo non poco l’uomo che si era offerto antecedentemente: «Senti, il tuo atteggiamento da primadonna…»
Ma un cenno della loro leader uccise la lite sul nascere: «Basta, Elementali! Non voglio sentire discussioni!» Appena acquietati i due, si rivolse all’uomo: «Bene, adesso voglio vedere cosa ha elaborato la tua mente.»
Egli sorrise soddisfatto, lasciando la sua collega nel più totale disappunto per quell’occasione persa. «Insulso fiammifero da quattro soldi!» Sbottò irritata, scrollando la testa con rabbia e disgusto.
«Lo vedrai, capo. Non resterai delusa!» La rassicurò l’uomo, congedandosi in un vortice di fiamme.
 

 



Angolo delle autrici:

Eccoci, siamo giunti finalmente alla fine del viaggio che avevamo iniziato a intraprendere! Capitolo decisamente tranquillo in cui vediamo come le nostre eroine si preparano a vivere un’avventura che stravolgerà per sempre le loro vite. Nulla sarà più come prima per queste sette ragazze, nulla! Specialmente perché negli abissi qualcuno trama… E la minaccia che incombe su di loro sembra essere inquietante...Ma di cosa si tratta? Non vi resta che restare collegati e scoprirlo nel prossimo capitolo! A proposito al fondo del capitolo potete ammirare le chibi delle nuove sette principesse in versione sirene e adesso le note in singolo:
 

L’angolo di Kelly:

Eccoci qui, tre delle nostre care sirenette stanno per arrivare a Niijima, le altre ci sono già, vediamo cosa succederà!In questo capitolo abbiamo scoperto qualcosa sulla vita delle ragazze ed  è tornata Minikitty che nel suo capitolo si è fatta notare per la sua follia dilagante, inoltre con somma gioia dei suoi supporter Robin ha trovato una soluzione al suo problema...ebbene, spero siate pronte all’azione del prossimo capitolo...ioe, ou te iloa, ou te iloa!(ossia: si, lo so, lo so! in samoano :P )siamo state perfide a spezzarlo così, sul più bello...ma che volete farci...l’abbiamo detto che siamo cattive e dispettose no?E anche matte, il che non guasta mai!E tutte queste qualità sono un mix pericoloso ed imprevedibile!E adesso penso che non mi resti che passare la parola a Mr Sculettone a.k.a. Sirio:

Sirio: no, ma dico...ci sono anch’io nel capitolo, non trovate che sia dolcissimo?Per rinfrescarvi la memoria sulla mia faccia da fragolo andate pure a vedere il capitolo 4!Ma adesso basta parlare di me, anche se ve lo dico:due grattini dietro le mie orecchiette a punta sarebbero gradite *_* dicevo...state tranquilli che anche se nel prossimo capitolo ci sarà azione io starò al sicuro in albergo...e che dite, diventerò amico della gatta Sunset?Anche se continuo a sperare in un incontro con quella gnoccona di Crystal <3 sono innamorato!Che volete farci?Magari se sfodero le mie armi migliori convinco quelle due pazze a farmela conoscere?Supportate la causa mi raccomando!Credo di aver detto tutto!Passo il testimone <3 E godetevi il disegno!
 

L’angolo di Elsira:

Ehilà! Questo è uno degli ultimi con questo schema a spezzoni, promesso! xD Dal prossimo le ragazze si incontreranno finalmente e dovranno far subito fronte al nemico (che si toglierà quel benedetto mantello! xD)
Non aggiungo altro, se non che ci sentiamo presto! Un bacione a tutti!
 


E per finire, ecco a voi le sette principesse sirene in versione chibi, ovviamente made by Kelly!
 

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Capitolo 11
*** You Shouldn't Play With Fire ***


Ed eccoci qui, come promesso si inizia a fare sul serio!
Buona lettura ci vediamo dopo!

 


You shouldn't play with fire
 
Pearl Piari - Niijima, Giappone
 
«Siamo arrivate Resha, l’insegna è questa! E tranquilla, siamo le prime per forza!» Disse Yumi, annuendo convinta e facendo ondeggiare i codini. Sperava vivamente che lei e la sorella fossero davvero le prime a essere arrivate, altrimenti chi l’avrebbe sentita la rossa, in caso una delle loro future colleghe fosse già stata lì ad attenderle?
«Benissimo!» Proclamò la sorella Shell più grande, afferrando il gomito della minore. «Entriamo!» Esclamò, salendo lo scalino e aprendo la porta. La campanella che vi era attaccata suonò dolcemente e le due entrarono nella hall dove ad attenderle trovarono Meru, che le accolse con un sorriso. «Suppongo voi siate…»
«Io sono Reesham Shell ma potete chiamarmi Resha. Questa è mia sorella Yumi.» La interruppe la custode della perla arancione, presentando entrambe.
«Piacere di conoscervi ragazze, voi siete le principesse dell’Oceano Indiano e Atlantico del Nord, nonché prime arrivate.» Disse la donna, basandosi sullo schema che aveva.
«Esatto… Meru Hosho?» Chiese la più giovane, con un sorriso che le illuminava gli occhi azzurri, alla sirena blu che fece cenno di assenso.
Le due sorelle iniziarono a esplorare l’albergo soddisfatte, soprattutto Resha, visto che erano arrivate prime: ci teneva molto a essere precisa, Yumi invece era molto meno puntigliosa. A lei non sarebbe importato nulla di arrivare per prima o per ultima, non stava dietro a quelle sottigliezze.
Il suono della campanella distrasse la minore dalle proprie riflessioni. Era arrivata una ragazza alta, dai lunghi capelli rossi ricci e dall’abbigliamento un po’ particolare; era, come dire, da nonna.
Harmony era arrivata di corsa, anche se il tragitto era relativamente breve l’uscita con Renée le aveva un po’ ritardato i programmi, ma lei non aveva alcuna intenzione di trascurare la sua migliore amica, nonostante la missione.
“Sarà meraviglioso: combatteremo contro i nemici, vivremo avventure e di certo riuscirò a entrare nel mondo dello spettacolo!” Aveva concluso fiera, prima di aprire con sicurezza la porta dell’albergo.
«Harmony Honopura, nuova principessa della perla rosa e figlia di Philomena Honopura, guardiana degli animali marini! Chiamatemi pure Moni!» Si presentò la rossa alle tre sirene presenti, precipitandosi ad accarezzare la gatta Sunset e a offrirle un biscotto che aveva in tasca. La gatta accettò subito con gioia.
Concluse le presentazioni, anche lei iniziò a girare per l’albergo, tenendo la gatta in braccio e stordendo le due sorelle di chiacchiere.
La porta si aprì ancora una volta e una bella ragazza alta, dai capelli biondo dorato con occhi indaco si unì alle altre.
«Aisu Hansen, principessa dell’Oceano Artico.» Si presentò, ma nonostante il tono allegro, alle ragazze non sfuggì la tristezza nei suoi bellissimi occhi. Tuttavia nessuna osò dire nulla, perché non volevano sembrare invadenti.
La bionda si unì al tour dell’albergo insieme alle altre, rimanendo incantata da un dettaglio nel salone. Un dettaglio che le fece momentaneamente dimenticare la tensione e la tristezza di quei giorni e spuntare un meraviglioso e sincero sorriso sul volto.
«Wow, bellissimo! Posso provarlo, vero?» Esclamò con gli occhi scintillanti, indicando lo stupendo pianoforte a coda. Senza attendere risposta, corse a sollevare il coperchio, scoprendo la lucente tastiera. Dal profumo si capiva che lo strumento era di ottima qualità.
«Quindi anche tu suoni?» Chiese Resha. “Un’altra musicista…” Era curiosa di sentirla suonare e poi l’idea di un gruppetto non le dispiaceva del tutto; sarebbero di sicuro diventate le migliori della scuola, sotto la sua guida e la sua sicurezza.
Dei passi risuonarono nella stanza. «Ehi! Ci sono anch’io!» Esclamò una ragazza dai capelli castani a caschetto e un curioso abito in stile punk lilla, Hazelle, che era appena arrivata e, non trovando nessuno nella hall, aveva seguito le voci. Si presentò alle altre, stringendo loro la mano.
«Cosa dicevate di bello?» Domandò per curiosità. Quelle ragazze le sembravano interessanti, voleva assolutamente conoscerle meglio.
«Che adesso all’appello mancano solo le principesse dalla perla gialla e blu.» Constatò Meru, che aveva seguito le ragazze, per poi rivolgersi ad Aisu e rispondere alla sua domanda di prima: avrebbe potuto suonare ogni qualvolta lo desiderava, anche in quello stesso momento. Le ragazze acconsentirono entusiaste, pregando la bionda di far sentire loro qualcosa.
Con gli occhi scintillanti di gioia, la norvegese si sedette, poggiò il piede sul pedale di risonanza e le sue dita stavano per sfiorare i tasti bianchi e neri, quando un rumore assordante proveniente dall’entrata deviò l’attenzione di tutte quante, che si voltarono giusto in tempo per vedere un delizioso cagnolino bianco e marrone scuro arrivare di corsa e tentare di saltare in braccio a tutte. La gatta, terrorizzata, scese di corsa dalle braccia di Moni e andò a nascondersi sotto uno dei tavoli.
Le ragazze si chiesero da dove fosse spuntato il cucciolo e, guardando nel corridoio, trovarono sia la risposta che un buffo spettacolo.
 
«Pista, pista, pista! Sono in un ritardo mostruosoooooo!»
Reana correva come una forsennata per le vie della città, incurante della gente che affollava la zona, attraversando le strade di corsa e scampando per miracolo a potenziali incidenti.Ovviamente il ritardo era dovuto all’essersi incantata di fronte alle vetrine dei negozi, rammaricandosi di non aver potuto comprare nulla. Odiava limitarsi a guardare anche se in un certo senso era contenta: aveva aggiunto un sacco di roba alla sua wish-list e già fremeva dalla voglia di acquistarla.
Appena intravide l’hotel e una ragazza dai lunghi capelli biondi e fucsia con un cane al guinzaglio che stava entrando dentro, aumentò la velocità, cosa che la fece inciampare sullo scalino davanti alla porta, crollando rovinosamente addosso alla malcapitata con il risultato che entrambe precipitarono a terra in un groviglio di braccia, gambe e capelli.
Tutte le sirene presenti nell’albergo, attirate dall’insolito rumore, si fiondarono all’ingresso giusto in tempo per vedere le nuove principesse degli Oceani del Sud spianate a terra, mentre il cane, ossia Sirio, che era tornato indietro, stava annusando il groviglio vivente.
Nessuna riuscì a trattenere una risata sincera.
«Scusaaaaaa! Sono la solita sbadata, una pasticciona, un disastro!» Esclamò dispiaciuta la blu, tendendo la mano all’altra per aiutarla a rialzarsi, ma senza riuscire a trattenere una risatina.
«No problem! Siamo in due, è bello non essere soli!» Replicò l’americana, accettando la sua mano e ridacchiando a sua volta.
«Io sono Meru, titolare dell’albergo e sirena dell’Atlantico del Sud.» Si presentò la giovane donna, rivolgendosi ad entrambe. “Andiamo bene… La mia futura principessa è un’imbranata… Ma siamo solo agli inizi, diamo una possibilità a tutte.”
«Piacere di conoscervi, sono Reana Onihara e studio all’accademia per stilisti Royal Collage Of Art!» Si presentò la blu con un sorriso allegro, che contagiò un poco anche la norvegese, alla quale quella ragazza ispirava già enorme simpatia.
«E io sono…» Iniziò la bionda, ma Harmony la interruppe con enfasi, facendo una breve biografia della nuova principessa del Pacifico del Sud tutto d’un fiato: «Julia Hemme, la virtuosa flautista, nonché fidanzata del  famoso e avvenente wrestler americano Robert Blank, in arte Dark Nemesis e “cognata” di Minikitty Blank, che gestisce un noto blog sulla bellezza! Tu sei una VIP!» Guardò la diretta interessata con gli occhi verde acqua scintillanti, presentandosi e stringendole la mano piena d’entusiasmo.
«Eh eh, vip… Esagerata…» Rispose quella con imbarazzo, tormentando la ciocca fucsia.
«Sai mi piacerebbe far parte dello showbiz, è così che lo chiamate voi americani vero? Mi daresti qualche dritta?» Moni avrebbe continuato a oltranza, ma venne interrotta dalle altre sirene che si presentarono alle ultime arrivate.
Dopo le varie presentazioni, dove tutte le ragazze notarono una vaga somiglianza tra Aisu e la ragazza americana, cadde un silenzio un po’ imbarazzante. Le sirene si scrutavano tra di loro ma nessuna osava parlare, nonostante avessero mille domande da farsi, prime fra tutte: chissà come sono da trasformate? Chi tra loro diventerà la mia migliore amica?
“Dunque… Ecco le nuove reclute… Speriamo bene...” Pensò Meru, invitandole nel salotto dove c’era il banchetto che aveva allestito apposta per loro e togliendo le principesse dall’imbarazzo che regnava all’entrata dell’hotel.
Lo stomaco di Moni fece un triplo salto mortale.
«Spero ci siano le patatine fritte!» Trillò Yumi, cercando di non pensare alla sua povera torta.
«Io voglio il gelato invece!» Esclamò Julia, che era più golosa di una bambina.
«Gelato, buono!» Confermò Resha.
«Sì, in mancanza del multekrem* il gelato potrebbe andare! Mi ricorderà la mia amata Molde, con la sua neve, il suo ghiaccio!» Disse Aisu.
«In realtà io preferirei qualcosa di decisamente piccante!» Hazelle diede la sua opinione, subito supportata da Reana che entusiasta afferrò la castana per il braccio, esclamando: «Sìììì! Anch’io, anch’io! Abbiamo una cosa in comune, che bello!»
Meru sospirò sconsolata: quelle ragazze sembravano incontentabili, avevano tutte gusti contrastanti ma quando credeva di averle sentite tutte, si intromise Harmony: «Non è che ci sarebbero dei bocconcini di corallo con salsa di pastura**? No, eh?»
Meru cadde a terra, mentre le altre si immobilizzarono all’istante, osservando Moni con espressioni stupite sui volti, in silenzio.
«Non mi piace il cibo umano…» Disse lei, cercando di togliersi da quella situazione imbarazzante e scrollando le spalle. «Cioè se proprio devo lo mangio… Ma in generale preferisco il cibo subacqueo.»
«Si mangia quel che c’è!» Esclamò decisa Meru appena ripresasi, sull’orlo di una crisi. Le condusse in salotto, dove le ragazze iniziarono a fare un gran chiasso, mentre lei si accasciò sul divano con Sirio e accese la tv, con aria distrutta.
Stavano trasmettendo un cartone animato, quando la programmazione si interruppe all’improvviso. Era partita un’edizione speciale del telegiornale che dava notizie inquietanti: una foresta aveva preso fuoco, nessuno riusciva a domarla e delle anomalie erano state avvistate. Se le fiamme si fossero espanse, sarebbe stato un vero disastro.
Meru ebbe una strana sensazione, il suo sesto senso le diceva che c’era qualcosa sotto. Era certa di non sbagliarsi perciò chiamò le ragazze che, vista l’espressione seria della giovane donna, mollarono subito il banchetto per andare ad ascoltare il notiziario.
«Cosa ti fa pensare che ci sia sotto qualcosa, scusa?» Chiese Resha incredula, osando esprimere la domanda che frullava in testa a tutte.
«Non lo so, me lo sento… Non è normale un incendio che divampa dal nulla e che nessuno riesce a gestire… Inoltre, mi è parso di aver intravisto un’ombra sospetta e di aver udito delle risate… Noi sirene purosangue abbiamo un’udito più fine rispetto a voi ibride, sentiamo molto meglio di voi e ovviamente degli umani! Fossi in voi andrei a controllare… Il bosco non è molto lontano da qui, a nuoto dovreste arrivarci in fretta! Presto, andate!» Ordinò Meru, prima di guardarle un’ultima volta. «Mi raccomando, in caso i miei timori fossero fondati… Restate unite, cercate di non litigare e seguite l’istinto per ottenere il meglio dai vostri poteri: sono più forti di quanto pensiate, basta crederci e non arrendersi!» Le ragazze annuirono prima di uscire dall’albergo.
«Conosco una scorciatoia per arrivare prima e non dare nell’occhio!» Disse Moni, mentre correvano fuori, la quale ovviamente conosceva il posto. «Il promontorio del tramonto!» Aggiunse Yumi, capendo dove volesse andare a parare la rossa, che annuì.
Il posto venne raggiunto in fretta e Moni, Yumi e Resha si tuffarono per prime, seguite da Hazelle e Reana.
«Ehm… Ho paura, soffro di vertigini! Scenderò e mi immergerò dal basso…» Tentò di dire Julia, arretrando, i ricordi della sua caduta dal promontorio ad Apia vivi nella testa.
«Non se ne parla neanche, non c’è tempo!» Esclamò Aisu, che abituata a buttarsi dai fiordi non temeva nulla. Afferrò la ragazza per mano, costringendola a buttarsi con lei.
Tutte le ragazze nella loro forma da sirena iniziarono a nuotare. Avrebbero voluto osservarsi meglio, ma non c’era tempo.
La foresta venne raggiunta in breve e le sirene uscirono dall’acqua, guardando con orrore lo spettacolo che si parò loro davanti: il bosco, che con le sue piante rendeva pura l’aria del paese, stava bruciando velocemente. Gli alberi carbonizzati cadevano immersi nel fuoco, composto da fiamme molto più spesse e calde del normale. Meru aveva visto giusto: c’era sotto qualcosa di losco.
Lo spettacolo era agghiacciante, specialmente per Hazelle, Moni e Resha che, appassionate di giardinaggio quali erano, soffrivano più delle altre nel vedere la bellezza della natura venire deturpata in quel modo atroce.
L’aria ondeggiava da quanto era bollente e Aisu, abituata a tutt’altro clima, ebbe un leggero mancamento, che la costrinse per qualche secondo in ginocchio.
«Ehi, tutto bene?» Chiese Reana, avvicinandosi a lei e cercando di aiutarla ad alzarsi. La norvegese fece segno di assenso con la mano, sussurrando: «Tutto a posto… È solo che… Fa parecchio caldo qui e non sono abituata a queste temperature.»
«Ma bene! Proprio come avevo immaginato! Siete così sciocche e prevedibili, pescioline!»
La voce che aveva parlato aveva fatto voltare di scatto tutte e sette le ragazze. Era maschile e matura, appartenente a una figura che dava loro le spalle, impegnata a osservare trionfante le fiamme, avvolta in un mantello nero.
«Cosa stai facendo? Smettila all’istante! Chi ti ha dato il permesso di compiere un gesto così degradante e vile?» Gridò Hazelle, incapace di sopportare oltre lo spettacolo della foresta che ardeva brutalmente.
«Sì, esatto! Nessuno e sottolineo nessuno, ti da il diritto di devastare la natura, lurido essere! Ti ordiniamo di smetterla subito con questo gioco!» Stavolta era stata Resha a mettersi in mezzo, impavida come sempre.
«E soprattutto dicci chi sei, immediatamente!» Yumi, incoraggiata dal fervore della sorella, si intromise puntando l’indice contro la figura.
«Io?» Disse l’uomo in tono serafico, voltandosi.Nel farlo il suo mantello prese fuoco, rivelando la figura di un uomo dai capelli composti da pure fiamme rosse, sparanti all’insù. Una pelle bianca e due iridi che parevano soli infuocati, vestito con un impermeabile nero che riluceva di tanti bagliori e dava l’idea di essere composto da tizzoni ardenti. «Sciocche principessine. Io sono Pyro, l’Elementale del fuoco! E nessuno si permette di darmi ordini e decidere per me, soprattutto delle ragazzine con il latte alla bocca come voi!» Disse alle sirene, che si innervosirono nel sentire quell’affermazione.
«Latte alla bocca a chi, fucking asshole!» Lo provocò Julia, irritata tanto quanto le altre. «L-Latte alla bocca...» Ripeté Aisu in un ghigno, che detestava quell’affermazione da tempi immemori, alzando nervosamente il sopracciglio sinistro. Pochi secondi ed esplose, dando manforte all’americana. «Te le stai cercando di brutto, sai?»
Pyro rise sguaiatamente, mentre i suoi capelli di fiamme crepitavano. «A quanto pare, oltre a essere delle mocciose insolenti…» Assottigliò gli occhi e le guardò una a una, aggiungendo dopo qualche secondo di studiato silenzio: «Siete pure ignoranti. Non conoscete quel vecchio proverbio… Com’è che diceva? Ah sì.» Le labbra gli si distesero in un ghigno malefico. «Chi gioca col fuoco…» Mentre le mani si mossero eleganti, come in un gioco di prestigio. «Finisce per scottarsi!» Concluse, creando un piccolo tornado di fiamme. «Anzi, correggo.» Il vortice crebbe, fino a diventare della grandezza di un uragano. «Finisce per diventare un arrosto umano!» Ringhiò infine, lanciando il vortice contro le ragazze, che riuscirono a schivarlo per un soffio, bruciacchiandosi leggermente i vestiti o i capelli. Nulla di irreparabile, ma ai loro occhi fu un affronto terribile.
«Inoltre… Vista la vostra insolenza.» Continuò Pyro, mentre gli occhi si facevano ancora più sottili e minacciosi. «E che amate tanto la musica, vi farò il piacere di deliziarvi con la melodia soave delle vostre giovani carni che bruciano sfrigolando nelle fiamme del mio inferno!» Concluse il discorso facendo spuntare delle fiamme dal terreno che le principesse non riuscirono a evitare subito, scottandosi leggermente le gambe.
«Adesso basta!» Gridò Reana, che ne aveva avuto abbastanza e soprattutto odiava vedere bruciati i suoi adorati vestiti. «Ma lo sai che sei proprio un gran chiacchierone? Oltretutto, riesci a immaginare quanto ho impiegato stamattina per scegliere gli abiti da mettermi? E tu me li hai rovinati tutti!» Incassò la testa tra le spalle coi pugni serrati, decisamente stufa di quella situazione, dopodiché si voltò verso le compagne. «È ora di passare all’azione, basta subire, non siamo diventate principesse per niente! Difendiamo il nostro onore!»
Le altre ragazze annuirono, mentre la sicurezza tornava a impossessarsi di loro.
«Trasformiamoci ragazze! Subito!» Disse entusiasta Moni, che fremeva dalla voglia di reindossare di nuovo il suo outfit della forma idol.
«Agli ordini!» Esclamò Reana che, come tutte le altre ragazze, non si era mai trasformata prima e, appassionata di moda com’era, voleva vedere il suo aspetto.
«Voce di perla rosa!»
«Voce di perla arancione!»
«Voce di perla gialla!»
«Voce di perla verde!»
«Voce di perla blu!»
«Voce di perla indaco!»
«Voce di perla viola!»
Dopo che i vari fasci di luce colorati si furono dissolti, le ragazze poterono osservarsi meglio.
«Wow! Sìììììììì! Sono cresciuta in altezza, evviva! Sono alta come te Aisu!» Disse Reana, che trasformandosi aveva acquistato una quindicina di centimetri. Inoltre i suoi capelli, blu notte da umana e azzurri da sirena, erano diventati bianchi e si intonavano agli occhi blu intenso. Anche il suo vestito era elegante, sui toni del bianco e del blu.
«Oh, damn! Too sexy! Se Robert mi vedesse vestita così mi salterebbe addosso in mezzo secondo!» Commentò sgomenta Julia, che indossava un abito giallo molto corto e scollato che le metteva in risalto le curve generose.
«Su dai, non dire che ti dispiacerebbe!» Ridacchiò Hazelle, avvolta in un lungo abito viola scuro aperto sul davanti, i capelli raccolti in uno chignon mezzo sfatto.
«Il tuo look da idol contrasta con lo stile punk gotico che adotti quotidianamente! Proprio come succede a me!» Le fece notare Moni, osservando poi le altre ragazze. Aisu era stupenda, in un abito corto di varie sfumature indaco che si intonavano con la sua lunghissima chioma dorata, morbidamente legata al fondo. Yumi indossava un abito in stile spagnolo verde, lunghi guanti e i capelli le erano diventati biondi sulle punte, mentre Resha aveva un lungo abito arancione, decorato con pizzo rosso e spalline di perle. Tutte le ragazze avevano un aspetto sbalorditivo.
«Che noia!» Disse il nemico con aria tediata. «E vi credete di far paura indossando quelle tende colorate da mal di testa? O di sembrare più temibili e rispettabili? Ma per piacere...» Sibilò con disprezzo l’uomo, gli occhi fiammeggianti mentre continuava sprezzante: «E cosa vorreste fare ora, voi pesci canterini?»
Le ragazze dovettero dargli ragione: come si poteva pensare di vincere cantando? Tuttavia, l’unica era provarci e sperare che il consiglio di Meru sul fatto che bastasse credere in se stesse, restare unite e non mollare la speranza, fosse veritiero e permettesse loro di cavarsela. “Se riusciremo a non diventare fritto misto?” Pensò Hazelle, trattenendo la battuta ritenendo che non fosse il momento adatto.«Ragazze, abbiamo un problema...» Si intromise Yumi. Aisu mugugnò, cacciando la testa in avanti, un poco demoralizzata. Di problemi ce n’erano già abbastanza, non c’era davvero bisogno di crearne altri. «Di cosa si tratta?» Chiese seccata alla verde.
«Cosa cantiamo? Abbiamo tutte una canzone esclusiva, non possiamo cantarle tutte, verrebbe un’accozzaglia impossibile…»
Iniziò così una lunga e accesa discussione, in cui ogni singola idol spiegava il perché si dovesse cantare la propria canzone.
La lite venne bruscamente interrotta da un ulteriore albero carbonizzato, che cadde ai piedi delle ragazze, come a dir loro di smetterla. «Sembra un segno!» Confermò Moni, mentre a tutte vennero in mente le parole di Meru:restare unite, non litigare e crederci. Le ragazze si placarono, si disposero a cerchio e unirono i loro microfoni. Le perle iniziarono a illuminarsi e una luce bianca avvolse le cantanti, mentre le parole di una nuova canzone nacquero spontanee nelle loro menti.
Intanto Pyro, per nulla scoraggiato ma decisamente divertito dalla futile lite, si apprestava a lanciare della lava contro le ragazze, le quali avevano appena iniziato a cantare...
 

Anche se il mare è in tempesta e mi spinge violento verso la sconfitta,
guardo negli occhi l’Amore che mi fa lottare, con la forza che da.

Per ogni volta che cado io posso rialzarmi e così mantenere
quella promessa che ho fatto con voce sincera, credendo all’Amore.

È una luce incandescente

che riscalda più del sole
così chiara che rivela la realtà.

Voci unite per cantare
per sconfiggere il silenzio.
Sarà forte, sarà chiara, la verità!

Guarda in uno specchio, il tuo riflesso è limpido...



...Tutto questo ci sarà...

Sarà quel battito forte lamore che

ci da la forza e la speranza di affrontare

questa tempesta che porta con sé

il vento forte che ci sorprende dal mare.

Unendo le nostre voci in un canto che

si sentirà nel profondo più vero del cuore



Io voglio lottare soltanto per te

e voglio essere il battito forte damore con te

Puoi sentirlo...

Puoi sentirlo.

Se lo vuoi...



È una luce incandescente

che riscalda più del sole
così chiara che rivela la realtà.

Voci unite per cantare
per sconfiggere il silenzio.
Sarà forte, sarà chiara, la verità!

Guarda in uno specchio, il tuo riflesso è limpido...



...Tutto questo ci sarà...

Sarà quel battito forte lamore che

ci da la forza e la speranza di affrontare

questa tempesta che porta con sé

il vento forte che ci sorprende dal mare.

Unendo le nostre voci in un canto che

si sentirà nel profondo più vero del cuore



Io voglio lottare soltanto per te

e voglio essere il battito forte damore con te

Puoi sentirlo...

Puoi sentirlo.

Se lo vuoi!

 
L’energia sprigionata dalla voce delle sirene aveva creato una specie di barriera di luce, che respinse l’attacco del nemico, rispedendolo al mittente. Egli, pur non essendo stato intaccato dal loro canto, si era distratto quel poco che bastò per realizzare troppo tardi che la lava stesse tornando indietro. Frettolosamente, si accinse a riassorbirla dentro di sé, ma il contraccolpo fu tale che l’uomo andò a sbattere contro un albero e cadde a terra, mentre dei pesanti tronchi gli caddero sopra, incenerendosi nell’istante che sfiorarono la sua pelle.
«Ragazze voi dite che… È morto?» Chiese Moni, avvicinandosi al corpo di Pyro, sdraiato immobile a terra. Non appena giunse a pochi passi da lui, però, una colonna di fuoco circondò il nemico e Moni fece appena in tempo a ritrarsi di quei pochi millimetri per non finire incenerita.
Dall’interno della colonna si udì una risata serafica e le ragazze ebbero un brivido. Le fiamme si abbassarono, rivelando la figura di Pyro in perfetta forma che ancora sogghignava divertito. «Ma veramente credevate di potermi anche solo dar fastidio con una canzoncina? Ma per chi mi avete preso?»
«I knew it! L’avevo detto a Coco che questa storia delle canzoni come armi era una cretinata!» Esclamò Julia, battendo stufata il piede a terra.
«Beh… In effetti…» Dissero le sorelle, guardandosi.
«Pure io son rimasta abbastanza dubbiosa quando Noel me ne ha parlato.» Aggiunse Aisu, osservando la perla all’interno del proprio microfono.
«La cosa migliore che potremmo fare con questi aggeggi in battaglia, sarebbe tirarli e sperare che procurino un trauma cranico al nemico.» Esclamò Hazelle, con un tono serio che fece voltare le altre verso di lei. Agli occhi interrogativi e perplessi, la viola mise in avanti le mani e disse, ridendo nervosamente: «Eddai ragazze, stavo solo scherzando!»
Un palla di fuoco stava per colpire Reana, che saltò di lato appena in tempo e restò a osservare le fiamme che pian piano si riducevano con occhi fuori dalle orbite. Ripresa a respirare normalmente, si rivolse scocciata verso l’uomo: «Ma… Ma sei impazzito per caso? Avresti potuto colpirmi!»
«Ma siete cretine o cosa?» Esclamò esterrefatto Pyro. «Lo volete capire che qui si fa sul serio?»
Tutte storsero le labbra, mettendosi automaticamente in posizione di difesa. «E quindi? Qualcuna ha un’idea su cosa fare adesso?» Chiese Yumi.
«Potremmo provare ad attaccarlo direttamente.» Rispose Resha. Aisu la guardò storto: «Stai seriamente proponendo un corpo a corpo contro un tizio che governa il fuoco?»
«Tu hai un’idea migliore, per caso?» Ribatté l’altra. La principessa dell’Artico non fece in tempo a rispondere che con la coda dell’occhio vide Moni correre veloce verso Pyro. «Placa subito le fiamme! Ci sono degli animali nella foresta!»
«Tsk. Mi sembri quell’insopportabile di Tsuchi...» Sibilò l’uomo. La custode della perla rosa tentò di dargli un pugno, che lui evitò senza problemi.
«Sei solo un mostro!» Gridò schifata Moni, dandogli un altro pugno, mirando al volto. Pyro lo bloccò con la destra, spostò la mano di lato in modo da poter guardare negli occhi la ragazza e le sorrise serafico. «No, errore. Sono l’Elementale del fuoco. E io non sto giocando.»
Moni sentì la mano intrappolata cominciare a scaldarsi sempre di più. Tentò di tirar via la mano, prima che le prendesse fuoco, ma la presa era ferrea e con già gli occhi lucidi per il dolore dovuto all’ustione, riconobbe appena l’immagine di una gamba oltrepassarle la spalla e venir parata dall’altra mano dell’Elementale, mentre la voce di Aisu sibilava minacciosa: «Molla. Subito. La mia amica.»
Pyro strinse lo sguardo, puntandolo in quelli indaco della giovane. «Quegli occhi…» Si lasciò poi andare in una risata divertita, esclamando: «Tu devi essere la principessa dell’Artico, vero?» Smise di ridere e le sorrise serafico, aggiungendo: «Sì, sei proprio tu. Non è vero, stjerners***?»
A sentirsi chiamare così, come solo suo fratello faceva, Aisu non ci vide più per la rabbia. Senza nemmeno sapere come stesse facendo, si voltò su se stessa e assestò un potente calcio sul collo di Pyro, evitando la testa di Moni solo perché questa aveva avuto l’accortezza di abbassarsi in tempo. L’Elementale mollò la presa sulla mano della custode della perla rosa, cadendo in ginocchio a terra per la violenza del colpo. Non fece in tempo a realizzare di essere appena stato colpito, che la custode della perla indaco gli si fiondò addosso, fuori di sé dalla rabbia ma con abbastanza controllo da sussurrare, per non farsi sentire dalle altre: «Dimmi immediatamente dov’è mio fratello.»
«Tu… Insignificante ragazzina… Hai osato colpirmi!» Gridò Pyro, perdendo le staffe e venendo circondato dalle fiamme, costringendo così Aisu ad allontanarsi di qualche passo.
L’Elementale, completamente infuocato, si avvicinò alle ragazze con passi lenti e furiosi, in entrambi i palmi, rivolti verso di loro, fiamme che non aspettavano altro che venir lanciate. «Nessuno osa colpirmi e pensare di passarla liscia.»
«Ecco, ora siamo nei guai...» Sussurrò Hazelle, arretrando con le altre.
«Ti sembra il momento per una battuta?» La riprese Resha. Lei le lanciò uno sguardo fulminante e stava per risponderle, ma Julia la precedette: «Girls!» Attenuta la loro attenzione, continuò: «Dobbiamo curare la mano di Moni…»
«Non mi pare il momento di pensare a fare la bella croce rossina, qui c’è un tizio che tra un po’ ci incenerisce tutte.» Rispose Resha, guadagnandosi altre occhiate fulminanti dalle ragazze, che durarono però a breve. In fondo, aveva ragione.
«Qui le cose sono due.» Iniziò Reana. «O restiamo e diventiamo cenere… Oppure ce la diamo a gambe e, forse, ci salviamo.»
«Ritirata? No way! Non ci si ritira mai da u...» Julia non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò a terra con sopra Moni, la quale le aveva appena fatto evitare di finire avvolta da una colonna di fuoco.
«Grazie…» Sussurrò la bionda, l’altra le sorrise: «Ma figurati.»
«Adesso basta giocare.» Sibilò Pyro, aumentando la potenza del fuoco del suo corpo e alle sue spalle, facendo diventare l’aria quasi irrespirabile. «Mi sono stancato di voi, è l’ora di finirla.»
«Pyro!» Una figura in cielo, con il mantello nero a coprirne le fattezze, richiamò l’Elementale del fuoco, che sussurrò scocciato: «Che cosa vuoi, uccellino? Non lo vedi che ho da fa...» Un fulmine, che lo aveva sfiorato appena, gli impedì di terminare la frase. «Non osare mai più chiamarmi in quel modo, fiammella ambulante.»
Con un ghigno, Pyro si voltò verso il compagno e si alzò in cielo su una colonna di fuoco, arrivandogli a pochi centimetri dal volto: «Vuoi farmi arrabbiare, Ao? Non è davvero giornata oggi, fringuello.»
Ao si controllò dall’invocare un nuovo fulmine o farlo investire da un tornado e gli disse, a denti stretti: «Il capo ti vuole. Devi rientrare.»
«Adesso?» Chiese scocciato l’altro.
«Adesso.» Rispose secco lui. Pyro si voltò verso le ragazze, che erano rimaste a osservare la scena basite. Stava per dir loro qualcosa, quando un fulmine lo colpì in pieno.
Durò pochi secondi, al termine dei quali l’Elementale del fuoco si voltò fuori di sé verso Ao, ma questi era già svanito. «Brutto cardellino, ora te la faccio vedere io!» Gridò colmo di rabbia, avvolgendosi in un turbine di fiamme e svanendo alla vista delle sette ragazze rimaste a terra, più confuse che mai.

 
Cronulla Beach - Sidney, Australia
 
La costa era deserta. Era ancora troppo presto per qualsiasi attività e le uniche presenze umane erano date da qualche surfista che sfidava le onde del mar di Tasmania, particolarmente idonee alla tavola quella mattina.
Se si osservava la spiaggia, si notavano solo loro, i cui corpi venivano inghiottiti dalle onde che li inglobavano. Si notavano loro, dopodiché l’occhio ricadeva inevitabilmente sulla figura di un giovane sui vent’anni a dorso nudo, abbastanza distante dal mare per non rischiare di venir bagnato senza che fosse lui a volerlo.
I muscoli definiti del corpo che guizzavano sollecitati dallo sforzo sempre maggiore, le gambe che si muovevano al massimo della loro potenza, in perfetta armonia con le braccia, il volto contratto in un’espressione concentrata e gli occhi chiusi, impegnati a osservare l’avversario immaginario contro il quale stava combattendo. I suoi erano movimenti precisi, studiati, agili e potenti che richiamavano le arti marziali più complesse.
Il giovane si chiamava Tadashi Corr ed era arrivato nella capitale australiana da sei anni ormai, mantenendosi con diversi lavori stagionali durante i primi tempi, finché non era stato assunto come insegnante di arti marziali nella palestra vicino alla spiaggia, permettendogli di mantenersi senza problemi.
Grande appassionato di sport, a ogni sorgere del sole non riusciva a fare a meno di quelle sessioni di allenamento private, prima di entrare in palestra e istruire alla difesa personale il primo gruppo di allievi della giornata. Gli piaceva insegnare, ma si doveva sempre trattenere con i nuovi arrivati e la cosa alle volte lo irritava, perciò aveva imparato a sfogarsi completamente quando era da solo, in modo da poter dare poi il massimo in palestra, come maestro.
Quella mattina però, non era ancora a metà del proprio sfogo che sentì un richiamo famigliare provenire dall’Oceano appena dietro di lui. Abbassò perciò la gamba sinistra, impegnata in un calcio alto, appoggiando il piede sulla sabbia fine della spiaggia di Cronulla e si voltò verso le acque, verso Shark Island, per essere sicuro di non essersi sbagliato.
Intravide una pinna grigia bordata di nero emergere per qualche breve secondo dall’acqua. Ciò significava che no, non si era sbagliato.
Si guardò attorno per vedere che non ci fossero occhi indiscreti a osservarlo e assicuratosi di ciò, salì sugli scogli, saltando agilmente da uno all’altro, in modo di arrivare a un livello accettabile di profondità marina, dopodiché si tuffò.
Appena sfiorò il liquido salato, le sue gambe si tramutarono in una coda da tritone di un vivace color arancio e Tadashi si avvicinò alla rete di protezione delle acque australiane con velocità incredibile. La superò senza difficoltà, per arrivare di fronte allo squalo che lo aveva chiamato e salutarlo con un sorriso sul volto, mentre gli accarezzava energico il dorso. «Piacere di rivederti, Hai.» Esclamò, con la voce ancora un poco roca della mattina. «Tutto bene?»
Lo squalo pinna nera del reef lo guardò dritto negli occhi verde smeraldo, che risaltavano sulla pelle leggermente abbronzata dal sole del ragazzo e i corti capelli neri. Bastò quello sguardo perché il “padrone” dello squalo capisse che c’era qualcosa che non andava.
Non fece in tempo a chiedergli cosa fosse accaduto, che l’animale gli passò mentalmente i propri pensieri, riferendo il messaggio che l’ex principessa dell’Oceano Indiano gli aveva affidato, nonché i disordini che avevano invaso i diversi mari.
Tadashi ascoltò con attenzione l’amico, ma non poté fare a meno di assumere un’aria scocciata e perplessa all’idea di dover fare da guardia del corpo alle nuove principesse. Alla fine, sbuffò e si voltò con un breve colpo di coda verso la spiaggia, corrucciato e dando le spalle a Hai. «Non ho intenzione di fare da babysitter a sette ragazzine viziate. Di’ alla regina e a chiunque altro di trovarsi qualche d’un altro. E che non mi cerchino mai più, io ho chiuso con il mondo marino. E tu lo sai.»
Fece per dirigersi verso riva, ma lo squalo si frappose tra lui e la terraferma, impedendogli il passaggio e guardandolo coi propri occhi penetranti. Tadashi serrò i pugni, mentre il volto gli si deformava in un’espressione di rabbia. Senza volerlo, si mise a urlare: «Scordatelo Hai! Ho detto di no e non cambierò idea! Nemmeno fosse mio frat…» Si interruppe di colpo, comprendendo il messaggio di quegli occhi neri come gli abissi più profondi.
Scostò lo sguardo di lato, voltandosi, mentre stringeva i pugni con tanta forza che i muscoli delle braccia tremarono. Pochi istanti e un sorriso sarcastico si dipinse sulle sue labbra. Tadashi si portò il polso destro, adornato da un braccialetto nero regalatogli dal fratello maggiore anni prima e che non si era mai tolto, di fronte agli occhi, allentando entrambi i pugni.
«Già… Nemmeno fosse Takeshi a chiedermelo…» Ripeté con tono riflessivo, immerso nei propri pensieri, più a se stesso che a Hai.
Si perse per un attimo nei propri ricordi d’infanzia, più precisamente a quando il fratello maggiore era andato via di casa con il desiderio di diventare una guardia reale, lasciandolo solo nelle mani dei loro rigidissimi genitori. Era solo un bambino all’epoca, un piccolo tritone che aveva una voglia incredibile di visitare il mondo degli umani e lui lo aveva lasciato solo. Solo ad affrontare quei genitori che gli impedivano in tutti i modi di realizzare quel sogno e a subire inerme tutte le loro stupide restrizioni, dettate dall’ignoranza e dalla paura.
Appena aveva compiuto diciassette anni, diventando un adulto, aveva abbandonato con estrema gioia quella prigione sottomarina e si era trasferito a Sydney. Aveva scelto l'Australia per via delle reti di protezione vicino alle coste, le quali impedivano ai suoi due mondi di incontrarsi. Durante tutti quegli anni non aveva mai voluto sapere nulla di ciò che accadeva nel mondo sottomarino e aveva mantenuto uno straccio di rapporto solamente con Hai.
Ma Takeshi, quel fratello maggiore al quale non riusciva a non voler bene e che era l’unico del quale chiedeva sempre notizie all’amico acquatico, era sempre presente nei suoi pensieri come un modello da seguire, una rappresentazione di onore, rispetto e orgoglio impossibile da raggiungere.
Il tocco di Hai, che si intromise con il muso sotto il suo braccio sinistro, lo fece riscuotere dai propri pensieri, facendolo tornare al presente. Presente nel quale la regina dei sette mari e l’ex principessa del suo vecchio Oceano gli venivano a chiedere un aiuto, chiedendogli di diventare la guardia delle nuove principesse sirene e di aiutarle a integrarsi nel mondo sottomarino. Sarebbe stata un’occasione unica per essere all’altezza del fratello, ma lui si era stancato ormai da tempo di seguire quel modello di perfezione.
Ma per cosa l’avevano preso? Un babysitter? Una balia? No, non aveva intenzione di accettare quel compito e niente sarebbe mai riuscito a fargli cambiare idea.
Guardò il suo amico negli occhi, deciso: «Di’ loro di trovarsi un altro che faccia da scudo e maggiordomo a quelle ragazzine da strapazzo. Io non ne ho intenzione.» Si allontanò con un potente colpo di coda, dirigendosi a riva.
Stavolta Hai non provò a fermarlo, in quanto sapeva perfettamente che sarebbe stato inutile. Ma non si era dato per vinto. Aveva fatto una promessa a Seira e Takeshi che avrebbe mantenuto, a costo di portare Tadashi dalle nuove principesse con le cattive. E lui era uno squalo, aveva sei file di denti affilati che sapeva benissimo come usare, se necessario.
 
 

 

Dizionario:

* Multeckrem = Dessert norvegese di more artiche e panna montata
** Pastura = Una sostanza a base di vari mangimi per pesci mischiata a pane ammollato, usata dai pescatori come esca
*** Stjerners = Stella (in norvegese)
 

 

Angolo delle autrici:

Ed eccoci qua con tutte le nostre ragazze, in ordine di comparsa e non di importanza: Julia, Aisu, Harmony, Hazelle, Reana, Resha, Yumi! Secondo voi, queste sette sclerate (che potrete ammirare in forma idol e chibi nella fanart in fondo) avranno imparato che, come da titolo “non si scherza con in fuoco”? Mah, noi ne dubitiamo… Questo Pyro di certo tornerà alla carica presto, per finire l’opera iniziata e interrotta dal ‘cardellino’... Anche lui avrà il suo perché nella serie!
Che ne dite, un combattimento come questo non ha nulla a che vedere con l’anime originale eh? Visto la qualità dei nemici? La guerra è appena iniziata, le nostre hanno vinto per miracolo, se non fosse stato per Ao...mangeremo grigliata di pesce xP
E poi, da non trascurare il pezzo finale… Tadashi, Tadashi… E Hai… Vi dicono nulla? I lettori più attenti, che ricorderanno il secondo capitolo, avranno già intuito. In caso contrario vi invitiamo a rinfrescarvi la memoria.

Adesso passiamo alle note singole:

 

L’angolo di Kelly:

Oooooordunque!Ci siamo ci siamo, questo è il capitolo più lungo e succoso che sia stato scritto finora e speriamo che sazi la vostra sete di azione!Vediamo interagire le ragazze sia come umane che come idol, hanno dei bei caratterini vero?E di sicuro ne succederanno...voi non avete la minima idea di cosa bolle in pentola!E poi?Che ne dite del tritone dell’Oceano Indiano che ha fatto la sua comparsa, accetterà l’incarico si o no?sarò banale ma lo scoprirete leggendo ;) Sirio vuole parlare!
Sirio: Non disperate miei adorati fan*sculetta*qui non sono comparso ma sentirete parlare di me...e poi si, ho convinto le due matte a farmi incontrare quella gnoccona di Crystal...che coppia che saremo...Crystal e Sirio, Sirio e Crystal...uuups il mio papà dice che fa tanto Cavalieri dello Zodiaco...ma vi assicuro che è un puro caso!Bene, ci vediamo al prossimo capitolo...ah importante:Aspettiamo di sapere se volete i missing moments:se avete idee suggerite! ^_^


 

L’angolo di Elsira:

Sì, beh… Io amo Pyro. Credo sia il mio Elementare preferito. Anzi, anzi, anzi… Forse è Ao… Non lo so, devo ancora decidere. Sicuramente è un bello scontro, quello per il primo posto. C’è da dire però che Pyro non è apparso per primo perché è il più debole, anzi… Io ho subito appoggiato il fatto che sarebbe stato il primo a fare la vera e propria comparsa perché, che vi piaccia o meno il personaggio, dovete ammetterlo: HA STILE! Anche solo per come si è “liberato” del mantello, ha stile. Ed è simpaticissimo, il re dei nomignoli xD Ci credete se vi dico che mi son dovuta andare a cercare su internet un elenco dei soprannomi da fargli affibbiare ad Ao perché a me ne venivano in mente sì e no uno o due? Sì lo so, devo farmi una cultura… Poi il fatto che sia stato a giocare e chiacchierare anziché attaccare e sconfiggere subito le ragazze è dovuto semplicemente al fatto che io e Kelly siamo sadiche, tutto qui ;P
Ora vi lascio ai vostri affari e alla fanart di Kelly, ci sentiamo al prossimo capitolo :P Bye bye!

P. S.: Secondo me, Tadashi farebbe meglio a non far innervosire Hai e fare come gli dice… Poi faccia come gli pare… u.u Voi che dite?
 
 
E come ciliegina sulla torta, ecco a voi le chibi delle ragazze in versione idol, by Kelly!
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Capitolo 12
*** Never Give Up... Just Believe That ***


Ed eccoci qui!
Il capitolo 12 è molto riflessivo, ovvio dopo una battaglia come quella...
Buona lettura!

 


Never give up... Just believe that!


Le ragazze tornarono all’albergo, depresse e sconsolate per la sconfitta appena subita. Meru notò le loro espressioni sconsolate non appena varcarono la soglia dell’hotel e andò loro incontro, già capendo che non era andata bene. Loro evitarono tutte di incrociare il suo sguardo, affrante e amareggiate, andando nel salone e sistemandosi, chi sedendosi e chi appoggiandosi semplicemente da qualche parte, tutte con gli sguardi bassi e colpevoli.
«Scusami…» La voce pacata che le aveva rivolto la parola era quella di Moni, con un tono quasi irriconoscibile rispetto a quello allegro con cui l’aveva sentita fino a poche ore prima. La ragazza si stava tenendo la mano ferita e, senza alzare lo sguardo, lucido per il dolore che sentiva, chiese: «Non è che avresti qualcosa per curare questa bruciatura?»
Meru le prese con delicatezza l’estremità dell’arto ferito e, tentando di assumere un tono rassicurante, le rispose: «Vista la gravità dell’ustione, credo che dovresti andare all’ospedale a fartela controllare. Potremmo inventare una scusa coi medici e dire che ti ho bruciata io per sbaglio mentre cucinavo, o qualcosa del genere…»
Moni annuì mestamente. Dopo qualche secondo di silenzio, in cui Meru osservò la ragazza che aveva di fronte e tutte le altre, prese le chiavi e si congedò con un semplice: «Torno subito, porto Harmony al pronto soccorso e dopo a casa, voi aspettatemi tutte qui per favore.» Non ottenne risposta, ma d’altronde non se ne aspettava nemmeno una.
Appena sentirono la porta chiudersi, tutte tirarono un sospiro. Seguirono secondi di silenzio, dove gli unici suoni erano quelli prodotti da Sirio e Sunset, dato che il cane cercava di accoccolarsi vicino a lei per fare un pisolino ma la gatta, ogni qualvolta che questi le si avvicinava, si scansava di qualche passo per poi tornare ad accoccolarsi su se stessa. E ogni volta, lui le andava nuovamente appresso, emettendo ogni tanto un lieve mugolio, come a pregarla di stare un po’ assieme.
«Saremmo dovute andare con lei.» Disse in un sospiro Hazelle, seduta al tavolo al centro della stanza, continuando a disegnare piccoli cerchi sul bordo del bicchiere che aveva di fronte.
«Saremmo state inutili, avremmo solo creato scompiglio all’interno dell’ospedale e alimentato ancor più domande del necessario.» Ribatté Resha, appoggiata allo stipite della porta d’ingresso al salone, lasciandosi scivolare verso il basso e mettendosi seduta a terra. Sua sorella le diede subito ragione: «Sette ragazze, di cui quattro straniere… Nell’ospedale di Niijima… Avremmo solo attirato attenzioni indesiderate…»
Scese di nuovo il silenzio, che restò a far da padrone fino a che la porta dell’albergo non si riaprì e Meru entrò nel salone. Aveva chiesto ad Harmony di raccontarle cos’era successo mentre la riportava a casa e ciò che aveva sentito non le era affatto piaciuto. Doveva informare subito i sovrani e le consigliere, ma prima doveva trovare un modo per risollevare un poco il morale alle ragazze, davvero a terra in quel momento.
«Allora.» Esordì con un sorriso raggiante la giovane donna, tentando di smorzare la tensione. Gli occhi di tutte, tranne Aisu, si puntarono su di lei, senza la minima ombra di sollievo. «La mano di Moni si rimetterà a breve, ha un’ustione di secondo grado ma grazie al sangue misto e a dei rimedi marini non le dovrebbero volerci più di un paio di giorni a tornare come nuova. Voi invece…» Continuò Meru, andando a sedersi sul divano tra Julia e Reana che si spostarono appena per farle posto. Sospirò, dopodiché continuò, guardandole una a una: «Come state?»
«Come vuoi che stiamo?» Rispose mogia Yumi, immergendo la testa tra le gambe che si era portata al grembo e aveva avvolto con le braccia.
«Like shits…» Commentò Julia, prendendo in braccio Sirio e concedendo così un poco di pace a Sunset. Inoltre, accarezzare il cagnolino la faceva stare un poco meglio.
«Ragazze…» Tentò di dire Meru, cercando di consolarle. «Non è stata colpa vostra… Il nemico che vi si è presentato è molto più forte di quel che ci aspettavamo e…»
«E con questo?» Sbottò Resha, il ricordo delle fiamme che avvolgevano la foresta ancora vivide negli occhi. «Chi se ne frega se non è quello che ci aspettavamo, il punto è che abbiamo perso… Perso! E non è solo questo, ma di mezzo c’è andato un intero bosco che ora non esiste più e noi non siamo riuscite a fare niente per salvare né le piante né gli animali che vi vivevano!»
«Come potremo mai governare degli interi regni sottomarini, se non riusciamo nemmeno a spegnere un incendio?» Chiese amareggiata Reana, gli occhi fissi sul pavimento.
«L’unica arma che avete sono le vostre voci, evidentemente per questa volta non sono bastate ma sono certa che sia solo perché dovete ancora trovare il vostro gioco di squadra, grazie al quale…» Provò a dire la giovane donna, che venne prontamente interrotta di nuovo, questa volta da Julia: «Oh, come on! Come possono delle canzoni vincere su dei cattivi come questi?»
Hazelle la appoggiò: «Dobbiamo trovare un modo di combattere serio, che sia con armi o con qualche altro potere… Questa storia delle canzoni è una buffonata e non ci serve a niente.»
«Dite così solo perché siete amareggiate dalla sconfitta. Il canto è la vostra arma più potente, dovete solo imparare come usarlo, dopodiché non ci sarà nessun nemico che non riuscirete a sconfiggere.» Disse con un sorriso Meru, sicura di ciò che stesse dicendo. Le ragazze si guardarono perplesse per qualche breve istante. Resha stava per controbattere, ma la giovane donna si alzò in piedi e disse: «Forza, adesso è ora di tornare a casa. Reana, tu doveresti avere anche il coprifuoco o sbaglio?»
La ragazza dalla chioma blu notte alzò la testa ed esclamò: «Oddio è vero, il coprifuoco! Me ne ero completamente dimenticata!» Si alzò in fretta e imboccò l’uscita correndo, voltandosi indietro per dire: «Devo scappare, ci vediamo domani rag…» Fu costretta a interrompersi, perché aveva appena sbattuto contro la porta della hall, dato che non stava guardando dove andava.
«Si è fatto tardi, meglio che rientriamo anche noi.» Disse Resha, alzandosi in piedi e si avviandosi alla porta anche lei, seguita dalla minore. «A domani, ragazze!» Salutò Yumi con un sorriso, rivolta alle tre che sarebbero restate in albergo. Le due sorelle uscirono insieme a Reana e con lei fecero un pezzo di strada, prima di separarsi e imboccare la via che le avrebbe portate in pochi minuti a casa loro.
Rimaste in albergo, Julia e Hazelle dettero una breve occhiata a Meru, la quale si rivolse a tutte e tre con un sorriso e un: «Allora, come preferite sistemarmi per le stanze?»
Hazelle abbassò un istante lo sguardo, lo fece scorrere poi su Julia e Aisu, dopodiché lo riabbassò e disse: «Io… Io preferirei non stare da sola. Sono abituata sin da piccola a condividere la stanza con mia sorella e averne ora una tutta per me temo mi farebbe sentire ancor di più nostalgia di Robin.»
«No problem! Anch’io preferirei non essere in camera da sola.» Sorrise raggiante l’americana, facendo un passo verso la sua nuova compagna di stanza.
«E tu, Aisu?» Chiese Meru.
La diretta interessata non rispose, dato che da quando i due nemici erano spariti nel nulla non aveva più proferito parola e si era rinchiusa nel proprio mondo. “Quel tizio sa di mio fratello… E io me lo sono lasciato scappare da sotto il naso… Dannazione!” Pensava con lo sguardo rivolto al soffitto del salone e i pugni serrati, quando la voce di Meru la richiamò ancora: «Aisu!»
A quel punto la norvegese scrollò la testa per tornare al presente e con fare confuso disse: «Come?»
Tutte e tre le sirene alzarono un sopracciglio, dopodiché Meru le richiese: «Tu vuoi dormire con Julia e Hazelle o preferisci avere una stanza per te?»
La ragazza rifletté qualche secondo, dopodiché rispose: «Sinceramente preferirei essere per conto mio… Non ho nulla contro di voi ragazze, ma ho sempre avuto la mia stanza e preferirei continuare così, se possibile.» Le due sorrisero e fecero un gesto con la mano a significare che non gliene facevano alcun cruccio, dopodiché Julia le strizzò l’occhio e disse: «Anche se non dormiamo nella stessa stanza, non significa che non potremmo fare qualche pigiama party e passare del tempo tutte e tre assieme.»
«Sì, sarà uno spasso!» Concordò Hazelle, raggiante. Aisu annuì, sorridendo.
«Bene, allora venite con me che vi mostro le vostre nuove stanze.» Disse Meru, facendo loro cenno di seguirla e imboccando le scale che portavano al piano di sopra, dove avrebbero alloggiato le tre principesse sirene.
 
Se a Niijima l’umore non era dei migliori, nel castello della regina e negli Oceani in generale la situazione non era da meno. Tutti al palazzo avevano seguito il combattimento tramite la sfera di Madame Taki, ancora impegnata nei suoi studi, aiutata da Noel la quale amando la lettura e l’istruzione si era offerta di darle una mano. Entrambe l’avevano vista illuminarsi e poco dopo la visuale di una foresta in fiamme aveva fatto la sua comparsa nell’oggetto magico, assieme a una figura incappucciata che l’anziana aveva subito capito essere l’artefice di tutto. Avevano chiamato d’urgenza i sovrani e le restanti consigliere e tutti quanti avevano assistito allo scontro, incapaci e impossibilitati a intervenire. Erano soprattutto rimasti molto male, non tanto per la sconfitta delle ragazze, visto che anche loro non avrebbero certo fatto di meglio, quanto per la depressione che aveva assalito le loro eredi una volta conclusosi lo scontro.
«Le ragazze sono proprio giù di corda...» Commentò Karen, preoccupata quanto le altre, osservando le giovani sparse nel salone, alcune sedute sul divano, altre al tavolo e chi per terra, ma indubbiamente tutte depresse e scoraggiate.
«Spero che un’avventura del genere non le demoralizzi troppo…» Aggiunse Noel, premurosa come sempre.
«Io mi sento in colpa...» S’intromise Seira, per poi concludere la frase: «Quelle ragazze si conoscono da poco, non sanno ancora nulla e sono coinvolte in una cosa non solo più grossa di loro, ma anche di noi!» L’ansia la stava assalendo, perciò promise a se stessa che più tardi avrebbe cercato la compagnia della sua guardia reale e confidente Takeshi, il quale di sicuro l’avrebbe allietata anche solo con la sua presenza.
«Non abbiamo scelto le nostre eredi così dal nulla, ognuna di loro ha delle ottime qualità e del gran potenziale! Ci abbiamo pensato su per anni prima di compiere la decisione finale! Dobbiamo fidarci di loro e in caso serva, daremo una mano!» Disse decisa Nikora, preoccupata per la sua erede nonché figlia di una delle sue più care amiche, visto che in quello scontro aveva avuto la peggio, riportando delle ferite.
«Chissà come sarebbe andata se la mia prima scelta avesse accettato…» Pensò vaga e a voce alta Coco, visto che era quella che aveva avuto più problemi, beccandosi un rimprovero di Rina: «Esattamente come adesso: se una è inesperta è inesperta, punto! Credo nella mia erede per quanto pecchi di sicurezza, sono sicura migliorerà!» La verde pronunciò le parole in tono speranzoso, sentimento che non poteva essere più adatto visto il colore che rappresentava.
«Spero sinceramente che Reana si impegni, ho molte aspettative su di lei!» Hanon si espresse e stava per aggiungere altro ma Luchia si mise di mezzo: «Questi nemici sono serissimi. In confronto quello che abbiamo passato undici anni fa è nulla e forse l’erede di Coco ha ragione, il canto non basta più.» Guardò preoccupata il suo amato, che le cinse la vita con un braccio per rassicurarla e chiese: «Ma come possiamo fare?»
«Forse...» Esordì Madame Taki dal nulla. «La soluzione c’è ed è a portata di mano, anche se non sarà facile… Le ragazze dovranno impegnarsi duramente per riuscirci…»
Luchia alzò un sopracciglio e domandò, ansiosa di saperne di più tanto quanto le altre: «Di cosa stai parlando? Spiegati!»
La regina non ottenne risposta: la vecchia stava fissando la sfera come in trance, totalmente assorta nel proprio mondo, bisbigliando tra sé e sé e annuendo di tanto in tanto. Quando si comportava in quel modo, tutti sapevano che era meglio lasciarla sola. E così fu.
«Devo contattarla… Solo lei può aiutarci… Solo lei…»
 
In un antro in profondità, negli abissi più neri, ossia la base dei nemici, la donna mascherata annuì con soddisfazione: «Perfetto! Le principessine sono terrorizzate e depresse… E le difese ai castelli stanno pian piano abbassandosi… Proprio come avevo programmato! Adesso non mi resta che vendicarmi di quella troia della regina, poi mi impossesserò delle perle!»
La donna rise cinicamente, dopodiché la sua attenzione venne catturata da un turbine di fiamme che era appena sopraggiunto, illuminando il rifugio a giorno.
Non appena apparve, Pyro non fece in tempo a cercare con gli occhi Ao che fu colpito in pieno volto da un potente pugno di Tsuchi.
L’Elementale della terra gli si avvicinò fino ad arrivargli a un palmo dal viso, minaccioso. «Non potevi proprio evitare di dar fuoco a qualche pianta, non è vero fiammifero impazzito?»
«Tu… Brutto ramoscello che non sei altro...» Ringhiò Pyro, massaggiandosi la mascella e sputando sangue, che l’unica donna tra gli elementali richiamò immediatamente a sé.
«Piantatela di fare chiasso, mi state facendo venire il mal di testa.» Si intromise Ao atono, facendo solo aumentare la rabbia di entrambi gli Elementali. Pyro gli si avvicinò, minaccioso: «Quasi dimenticavo, io e te abbiamo un conto in sospeso, ghiandaia azzurra!»
«Modera parole e tono quando ti rivolgi a me, torcetta!» Gli si rivolse Ao, arrivandogli a pochi millimetri dal volto.
«Altrimenti che fai, passerotto? Non lo sai che il vento alimenta il fuoco?» Sibilò Pyro, guardandolo coi due soli degli occhi al colmo del loro ardore.
«E tu non sai che una tempesta lo spegne definitivamente?» Rispose Ao, altrettanto minaccioso, con le scariche elettriche che già gli attraversavano le braccia.
«Silenzio!»
Il grido riecheggiò per tutta la stanza e le pareti lo riportarono alle orecchie dei sei presenti più volte, prima di lasciarlo svanire nel nulla. Il capo continuò: «Perché non riuscite ad andare d’accordo? Anzi, nemmeno andare d’accordo perché non vi ho mai chiesto ciò. Vi ho ordinato però, più e più volte, di tenere un comportamento esemplare quando vi trovate di fronte a me e non scannarvi a vicenda! Volete forse che vi rispedisca nei santuari dove vi ho trovato?»
L’Elementale del fuoco, quello dell’aria e quello della terra impallidirono alla sola idea di venir reimprigionati in quelle conchiglie. Abbassarono il capo e, mesti, dissero all’unisono: «No...»
Il capo si sedette pesantemente sul proprio trono e si massaggiò le tempie. Tutte quelle grida da bimbetti isterici le avevano fatto venire un gran mal di testa.
«Se posso permettermi…» Iniziò Pyro, facendo un passo in avanti. Lo sguardo, attraverso la maschera, lo gelò ma il breve accenno successivo a proseguire gli diede il permesso di parlare. «Ho potuto constatare che le nuove principesse sono davvero inesperte, sarebbe un gioco da ragazzi distruggerle adesso. Dovremmo farlo prima che trovino il modo di diventare una minaccia.»
«E come potrebbero fare? Imparare una nuova canzoncina?» Sogghignò la figura femminile, mentre giocava con una nuova appendice del proprio corpo a cui aveva dato la forma di una lama, appena creata per intrattenimento. Ma, al contrario di ciò che pensava, fu il capo a rispondere: «No, acquisendo i sette elementi.»
Tutti e quattro drizzarono le orecchie. Ao parlò per primo: «I sette elementi sono andati dispersi tempo addietro. Nessuno sa dove si trovino.»
«Non è possibile che delle ragazzine qualunque li trovino. E anche se dovessero riuscirci, non ce la farebbero mai a controllarli.» Aggiunse Tsuchi.
«È comunque una possibilità che non possiamo permetterci di ignorare. È troppo pericolosa.» Disse il capo, intrecciando le mani davanti al volto.
Calò il silenzio, fino a che la donna si alzò in piedi e proclamò: «Bene, non abbiamo niente da aspettare. Organizzeremo l’attacco al castello, ma voglio mandare alle nuove principessine qualcuno con cui intrattenersi...» Si voltò verso la figura rimasta in disparte fino a quel momento e le rivolse quello che era più un ghigno che un sorriso: «Ti va di andare a far loro visita?»
Pyro posò lo sguardo sul volto che il cappuccio nero del mantello nero copriva quasi completamente e notò due occhi spenti. Il personaggio svanì, circondato dalle tenebre, mentre un ghigno appariva sulle labbra dell’Elementale del fuoco, mentre si massaggiava il collo. «Buon divertimento, stjerners...»
 
Il giorno dopo, a Niijima sette ragazze di origini e pareri diversi si stavano preparando per l’inizio della scuola: prima liceo per Julia, Harmony e Yumi, seconda per Aisu, Hazelle e Resha e Accademia di Stilisti per Reana, l’unica che non avrebbe frequentato le scuole pubbliche con le altre.
«Io invidio Reana che ha la possibilità di studiare quello che le piace, ho sentito dire che la scuola giapponese è pesantissima… Voi che ne dite ragazze?» Chiese Hazelle alle due bionde, quella mattina a colazione. Quest’ultima era stata preparata proprio da lei con l’aiuto di Meru la quale, seduta a capotavola, ascoltava le conversazioni sentendosi un po’ esclusa.
Le tre ragazze che risiedevano all’albergo avevano iniziato da poco la convivenza, eppure andavano molto d’accordo, nonostante le loro diversità. Certo, ogni tanto cadevano dei silenzi tra di loro, ma presto si sarebbero ridotti sino a scomparire del tutto. Bastava solo lasciar passare il tempo.
La bionda americana alzò gli occhi dal flauto che stava pulendo accuratamente con la pezza; sarebbe entrata a far parte della banda della scuola e ci teneva che il suo strumento avesse un aspetto impeccabile. Cosa che non si poteva dire di lei, visto che i suoi capelli sparavano in tutte le direzioni, per non parlare degli occhiali che le stavano scivolando giù dal naso, dato che la ragazza era miope come una talpa e in quel momento non portava le lenti.
Certo che anche le altre due erano buffe: Aisu, che si era svegliata presto per dedicarsi alla pittura, aveva delle macchie di vernice sulla fronte e sulle mani mentre Hazelle, che la sera prima si era addormentata senza togliersi un braccialetto borchiato e aveva dormito con la mano sotto al viso, si trovava con i segni delle punte stampati sulla guancia, anche se per fortuna stavano svanendo e per l’ora di uscire sarebbero completamente scomparsi.
Inoltre, più che ragazze-sirene sembravano tre zombie. Avevano passato buona parte della notte a parlottare tra loro e ridacchiare, un po’ per stemperare la tensione del giorno successivo, un po’ per conoscersi meglio.
«Non saprei… Ho fatto solo le elementari, il resto della mia formazione scolastica è stato affidato all’insegnante privato… Pensa che negli States alla mia età si va in terza liceo. Mi sarebbe piaciuto frequentare una High School americana, ma il destino ha voluto diversamente! Spero solo che eventuali fan non mi assaltino...» Rifletté Julia, riponendo con cura il suo strumento perfettamente lucido nella custodia.
Aisu disse la sua: «Il sistema scolastico norvegese non è dei più bonari, quindi penso di essere abbastanza preparata. Voglio proprio vedere cosa mi aspetta! E poi so che ci sono un sacco di club interessanti nelle scuole giapponesi e non vedo l’ora di iscrivermi a quelli di lingue, musica e arte!» Sorrise e diede un pezzo di pane tostato a Sirio, che guardava tutte le ragazze con gli occhioni sgranati e il ‘musetto a fragolina’: impossibile resistere.
Il cagnolino accettò il regalo e andò a piazzarsi sul divano accanto alla gatta Sunset, che lo guardò altezzosa ma rimase dov’era. I due convivevano decisamente bene, nonostante l’esuberanza del cane mettesse in seria crisi la pazienza della gatta.
«Ragazze.» Meru si intromise nel discorso: «Vedete di non prendere troppi impegni con la scuola, ricordatevi il motivo per cui siete qui. Questa prima settimana l’avrete libera, anche se non disdegnerei comunque un piccolo aiutino da parte vostra, ma dalla prossima ci mettiamo sotto con l’albergo chiaro? Hazelle alla cucina e voi due biondine...» Le due interessate si scambiarono uno sguardo complice e ridacchiarono a quell’appellativo. «Al piano e al flauto! Quando non dovrete servire ai tavoli, ovvio. E naturalmente le altre ragazze vi aiuteranno, Reana compresa! Solo perché studia altrove, non vuol dire che debba essere esente dal dare una mano!» Disse risoluta la sirena dell’Atlantico del Sud prima di sorridere soddisfatta: Nikora sarebbe stata fiera di lei.
«E adesso filate a prepararvi, le divise sono appese nell’armadio. Di corsa, non vorrete fare tardi il primo giorno?» Le incitò la ragazza più grande, alzandosi dalla tavola. Le tre principesse eseguirono l’ordine tassativo e andarono nella stanza a cambiarsi. Anche se erano lì da poco, avevano già imparato che disubbidire a Meru non era mai una buona idea.
 
Il campanello di casa Wizmon/Honopura trillò allegramente. Ad aprire la porta a Renée però non fu la sua migliore amica ma la nonna di quest’ultima. «Buongiorno signora Wi… Ehm volevo dire Letty!» Si corresse la mora, ricordandosi che la vecchietta odiava le formalità e mille volte le aveva detto di chiamarla per nome. «Sono venuta a prendere sua nipote… È sveglia?» Chiese, pur sapendo già la risposta.
«Vado a vedere… L’ho chiamata mezz’ora fa ma scommetto che quella pasticciona disordinata sta ancora dormendo! Intanto se vuoi entra e accomodati cara.» La invitò la donna, spostandosi per farla entrare, cosa che la giovane fece ringraziando, mentre l’anziana signora si precipitava con incredibile agilità su per le scale.
«Harmony Honopura!» Gridò energica, entrando a grandi passi nella camera e inciampando negli stivali della nipote, abbandonati nel bel mezzo della stanza la sera prima dall’adolescente.
«Non solo non ti sei ancora alzata, ma la camera è un macello! Renée ti aspetta, pigrona! Sei in prima liceo, questo comportamento è inammissibile!» Esclamò strappando via le coperte dal letto.
«Cosaaa? Renée è già qui? Oh no, oh no, oh no!» Strillò la rossa, uscendo dal letto e correndo in bagno, per poi tornare nella stanza, indossare la divisa scolastica e sistemarsi i ribelli capelli ricci. Poco dopo era pronta, aveva sceso le scale correndo come un fulmine, alla stessa velocità aveva scolato una tisana calda e afferrato una fetta di pane tostato con qualcosa di non ben definito spalmato sopra.
«Io vado, ciao papà, ciao nonna! Presto Renée!» Esclamò in fretta, afferrando l’amica per un braccio e trascinandola fuori. Questa, che fino a pochi istanti prima stava conversando con il padre della migliore amica, tentò di protestare ma per tutta risposta si sentì dire: «Ehi! Non vorrai arrivare in ritardo il primo giorno?»
«Io, eh? Certo! Se non fossi arrivata… Com’è che mi avevi detto ieri? “Tranquilla, domani quando verrai sarò già pronta.”» Esclamò in un sorriso, rammentando all’amica la solenne promessa fatta il giorno precedente, dopodiché aggiunse scrollando la testa divertita: «Pronta per il ritardo, principessa! Ma ormai ci sono abituata, non ti cambierei con nessun…» Interruppe quella frase dolce e sentimentale perché aveva notato un particolare assai macabro e inquietante. Puntò il dito sullo spuntino della sua amica, cadaverica in volto: «Oh… Ehm… Ma scusa un attimo: cos’è quella schifezza spalmata sul toast?»
La rossa stava addentando il pane con gusto mentre l’altra stava iniziando a sudare freddo, temendo le prossime parole della giovane di casa Honopura. Renée doveva ammetterlo: visti i gusti particolari della sirena, aveva paura della risposta.
«Gelatina di medusa!» Disse la diretta interessata con disinvoltura, come fosse la cosa più normale del mondo, al ché il bel viso della mora perse il suo tipico colorito abbronzato per diventare come quello della pagliuzza del suo occhio sinistro: verde.
«Ge-ge-gelatina di… Di medu… Medusa?» Balbettò. Certo che i manicaretti della sua amica erano originali, ma quello li batteva tutti!
Harmony annuì. «Non era esattamente quello che mi andava stamattina ma… Beh… Che vuoi farci… La marmellata al nero di seppia era finita!»
Renée era sgomenta e decisamente nauseata ma non disse nulla, limitandosi a sistemare il cravattino rosso della sua migliore amica che nella fretta era stato allacciato, oltre che malissimo, anche al contrario. Dopotutto, alle sue stranezze ci era abituata. Chissà cosa conteneva il suo bento, non vedeva l’ora di scoprirlo… Ricci di mare in pastella? Riso con molluschi e una spolverata di plancton? Stelle di mare arrosto? Mistero più totale!
«Sai Renée… Oltre alla flautista famosa ci sono anche una pianista e una saxista, anche loro entreranno nella banda insieme a noi! Pensa, loro con quelli, io con l’arpa e tu con il tuo violino: che ne diresti di creare una banda tutta nostra?» Propose Moni, con gli occhi che scintillavano.
«Sì…» Rispose vaga la mora, mentre la sua espressione si faceva triste. «Ma io cosa c’entro? Voi siete tutte sirene, io sono di troppo, sarei un’intrusa e…» Moni la interruppe subito: «Toglitelo dalla testa ancor prima di subito! Tu non sarai mai e sottolineo mai un’estranea o un’intrusa dove ci sono io! Chiaro? Mai! E lo sai bene! E alle altre non importerà di sicuro questa differenza! E se così dovesse essere, beh addio gruppetto! Non ti lascio sola, Renée! Non lo farò mai!» Moni aveva pronunciato quelle parole con fermezza, stringendo la mano della sua migliore amica.
«Grazie Moni.» Disse commossa l’altra, abbassando lo sguardo contenta e ricambiando quella stretta d’affetto, seppur con più dolcezza visto che la ferita della rossa era ancora in fase di guarigione.
Quelle due erano diverse come il giorno e la notte: Moni era il giorno, sempre allegra, solare e spensierata, frenetica e intraprendente mentre Renée era la notte, decisamente più introversa, calma, pacata e riflessiva. Ma proprio come in natura entrambe avevano bisogno l’una dell’altra. Anche se la mora spesso finiva nei pasticci per colpa della rossa, non avrebbe mai potuto vivere senza di lei.
 
A casa Shell, Resha si stava ammirando soddisfatta nello specchio della sua stanza: quella mattina si era svegliata presto per prepararsi al meglio, voleva essere impeccabile, come sempre. Sorrise compiaciuta, mentre per l’ennesima volta controllava che fosse tutto perfetto e confermando che fosse tutto pronto: la custodia con il suo sassofono, la cartella con tutti i libri, tanto entusiasmo e voglia di mettersi in gioco. Restava solo di dare da mangiare a Kachua, la sua tartaruga e controllare che sua sorella fosse pronta, prima di andare a fare colazione e uscire di casa dato che come al solito voleva essere in largo anticipo.
Yumi, seduta davanti allo specchio, si stava spazzolando i suoi capelli verdi, che avrebbe raccolto nei suoi soliti codini, indecisa sugli orecchini da indossare: quelli lunghi con il filo dorato e le gemme tonde verde scuro o quelli fatti a fili d’argento? Alla fine scelse i primi, dopotutto il verde era il suo colore ed era convinta che le avrebbe portato fortuna, che questo nuovo anno scolastico e la sua nuova vita l’avrebbero aiutata ad acquisire un po’ di sicurezza. Non pretendeva il miracolo ma almeno un pizzico, quel poco che bastava per non sentirsi oscurata dalla più esuberante sorellona.
Gettò un’occhiata al suo cavalluccio marino Maxime nella teca: l’animale stava divorando il suo ultimo ‘capolavoro culinario’, un soufflé che purtroppo dopo pochi secondi che era uscito dal forno era diventato tutto sgonfio e molliccio.
La porta della stanza si aprì. «Allora sorellina, sei pronta? Vedo che lo sei, bene anzi perfetto. Nostra madre non c’è ma ci ha lasciato un biglietto, dice che è uscita a fare una nuotata e ci ha lasciato tutto pronto, vieni andiamo su! Non voglio aspettare!» Esclamò tutto d’un fiato e con un sorriso smagliante, controllando che anche la sorella fosse a posto; per fortuna la minore superò l’esame a pieni voti.
Le due andarono in cucina e, pensando al discorso della maggiore, a Yumi scappò un sorriso amaro, mentre pensava a ciò che avrebbe voluto risponderle: “Non essere pignola come l’altro giorno all’albergo, non è il caso di essere sempre così fanatici e soprattutto lasciami un po’ di respiro…” Ma non riuscì a farlo. Il momento della sua ribellione era ancora lontano.
«Ok, ok andiamo allora, sia mai arrivare in orario!» Scherzò la minore, afferrando il cestino del pranzo e uscendo insieme alla sorella, che già pensava in grande: “Entrerò nella banda della scuola e, perché no, anche nel club di giardinaggio!” Mentre i pensieri della verde invece erano totalmente diversi…
 
All’accademia Royal Collage Of Art l’atmosfera era in fermento: i corridoi erano super affollati e il vociare degli studenti era quasi insopportabile. Reana stava facendo colazione a un tavolo della mensa insieme alla sua compagna di stanza e altre due ragazze loro vicine, che stavano commentando la divisa: camicetta bianca con lo stemma della scuola, i bordi del colletto azzurro vivace e cravatta di un azzurro più tenue, con bottoncini argentei, gonna color panna con bordi grigi e calze a righe bianche e grigie. A Reana non dispiaceva affatto, anzi la trovava di suo gusto: il bianco era uno dei suoi colori preferiti assieme al blu, inoltre trovava si intonasse ai suoi capelli.
Era ansiosa di iniziare le lezioni, che avrebbero comportato il secondo passo verso la realizzazione del suo sogno.
«Avete già dato un’occhiata ai vostri orari? Chi avete alla prima ora?» Chiese in fermento Natsumi Yorukawa, una delle ragazze che stava facendo colazione al tavolo con lei e la sua compagna di stanza. Reana tirò fuori dalla tasca della cartella un foglietto, osservando il proprio orario mentre si portava maldestramente il cucchiaio con lo yogurt alle labbra.
«Io ho laboratorio di taglio e cucito.» Esclamò Minako, dando poi un morso alla mela e strizzando l’occhio alla ragazza che aveva di fronte, la quale le stava mostrando il proprio orario con un sorriso smagliante in volto: avevano lo stesso corso.
«Io storia del costume… E tu Reana?» Chiese alla blu Natsumi, speranzosa di avere almeno una persona conosciuta nel proprio corso.
Reana strinse le labbra attorno al cucchiaio, osservando perplessa il foglio che teneva in mano, sforzandosi di capirci qualcosa e  riuscire a leggere la prima lezione della mattinata. Peccato che le macchie di caffè avevano annerito la carta e sbiadito gran parte delle parole che vi erano state accuratamente stampate sopra fino alla sera precedente. “Devo smetterla di bere caffè quando sono stanca…” Pensò Reana, mentre il ricordo della sera precedente le tornava in mente. La ragazza, infatti, dopo la sconfitta subita nel pomeriggio, appena era rientrata nella propria camera aveva preso carta e penna, nel tentativo di disegnare un nuovo abito per distarsi un po’. Quando l’ispirazione era arrivata, era giunto anche il sonno, così aveva preso del caffè per poter mettere nero su bianco quanto aveva in mente ed evitare di cadere addormentata sulla scrivania, peccato che mentre rientrava in camera fosse inciampata nel tappeto e la bevanda fosse finita sulla sua cartella aperta, andando a rovinare tutto il contenuto. Era riuscita a salvare i libri e a togliere le macchie dalla stoffa, ma per il foglio con su scritto il suo orario non era riuscita a fare nulla.
“Forse è meglio fare un salto in segreteria, prima che suoni la campanella...” Si disse la blu, scrutando con maggior attenzione la carta scura, nel vano tentativo di vedere quel che c’era scritto. Reana salutò velocemente le ragazze e si alzò dal tavolo, decisa a dirigersi in segreteria per prendere un nuovo orario, quando per girarsi inciampò nei propri piedi e finì faccia a terra dopo nemmeno tre passi. Le tre ragazze che erano al tavolo con lei, si alzarono per guardarla e chiederle se stesse bene, quando la campanella suonò per tutto l’Istituto, invitando gli studenti a entrare in classe e iniziare il nuovo anno.
 


Angolo autrici:

Eccoci qua... Abituatevi a qualche capitolo di passaggio, che ci crediate o meno servono tanto quanto quelli pieni di azione: anzitutto per far respirare un pò queste povere ragazze, ma soprattutto per non cadere sempre nel solito monotono schemino stereotipato tipico degli anime majokko:interazione a caso tra le ragazze, il nemico attacca, combattimento, vittoria o sconfitta delle protagoniste e dopo la battaglia tutti a casa e buonanotte! No, no questo proprio no! Non qui! Sarebbe tutto troppo banale!Inoltre come possono le ragazze imparare a convivere e migliorarsi e soprattutto come potete fare voi a conoscerle bene se non gli diamo capitolucci come questi?
Dunque, cosa ne pensate di come si preparano le ragazze? Noi adoriamo l’intro di Harmony, è perfettamente IC e decisamente folle! E Sirio col musetto a fragolina? <3 Non è dolcissimo? Come si può pretendere di resistere ad un faccino simile? E soprattutto... Madame Taki ha nominato una certa ‘lei’...chi sarà mai? 

Ringraziamo di cuore tutti i nostri lettori che recensiscono, i nuovi arrivi e anche i lettori silenziosi! E rinnoviamo l’invito a suggerire o scrivere dei missing moments per i vostri OC: sono indispensabili sapete? Ah, a proposito, in fondo al capitolo vi aspetta Hazelle in forma sirena... Certo l’avete già vista due capitoli fa in stile chibi, ma rivederla non fa mai male *_*

Bene, adesso le note in singolo!

 

L’angolo di Kelly:

Here we go!Anzi...O loo tatou i ai!Almeno così dice google translator...non prendetevela con me in caso di errore xP
E si, fatevene una ragione, io il samoano lo metterò spesso, non posso certo rinnegarlo! U_U
Ma adesso basta delirio:so che, visto il capitolo precedente vi aspettavate molta più azione...ma suvvia, anche qui non è male e c’è stato un pò di tutto...insomma abbiamo visto cosa fanno le ragazze, come va nel castello della regina sotto i mari e i rapporti tra i nemici!Insomma tutto è utile alla fine!Tutto!Boh non so più cosa dire, passo la parola al mio fragolo che recentemente ha acquistato un nuovo fan! 
Sirio:Eccomi!Visto che sono contento nasone nero premuto sulla guancia per tutti i miei fan!Visto comunque come mi tratta Sunset?Spero che prima o poi cambi opinione su di me e mi permetta di dormirle vicino...in attesa della mia gnocchissima Crystal*occhi a cuore*comparirò molto molto spesso nella storia, per vostra somma gioia! <3 Adesso passerò il testimone, e vi invito a rimanere con noi!
 

L’angolo di Elsira:

Tadaaaa! Eccoci tornate! Contenti? Ma certo che siete contenti!
Okay, la pianto.
Capitolo di passaggio ma comunque che porta qualcosa, no? Bene, al prossimo attacco si scoprirà un nuovo nemico mentre al prossimo capitolo vedremo le ragazze alle prese con il primo giorno di scuola! Andrà tutto liscio? Pff… Ma per favore… Se andasse tutto liscio senza nessuna novità non saremmo noi le autrici. Quindi, vi aspettiamo al prossimo capitolo!
Ha det*!
 
*Bye bye! (norv.)
 

P. S.: Sì, dovete avere taaaanta pazienza con me e Kelly… Lei con il samoano e io con il norvegese... Ormai siamo partite di testa, con le lingue :P
 
P.P.S (by Kelly): Non è colpa mia se lui a parte il colore degli occhi e un pochino quello della pelle di viso è il ritratto di mio marito...sono loro che mi hanno messo in testa la fissa dei selvaggi vista la somiglianza...prima o poi li inzucco xP come dice lui: believe that! (si, l’ultimo pezzo del titolo del capitolo è preso proprio da una delle sue catchphrases xP )
 
P. P. P. S. (by Elsira): Io adoro questa ragazza! xD
 
P.P.P.P.S. (by Kelly): Ricambioooooo <3
 
P.P.P.P.P.S. (by Sirio): Sono matteeeeeeeeee!Non fateci caso e godetevi la fanart di Hazelle! *_*
 
 
E ora per voi, una fighissima Hazelle sirena! By Kelly, ovviamente u.u
Zitti, muti e godetevela u.u


 
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Capitolo 13
*** Prophecy... And The First Day Of School ***


Ciaoooo! Eccoci qua, siamo tornate con un nuovo, lungo capitolo!
Buona lettura e ci vediamo dopo ;P
 


Prophecy... And the first day of school

Castello della Regina dei Mari
 
Il tavolo della stanza dell’anziana sirena era invaso da rotoli di pergamene, antichi testi e carte che riportavano alle leggende più antiche, dimenticate dallo scorrere del tempo. Madame Taki stava consultando l’ennesima iscrizione, preoccupata più che mai dalla frase fatidica che la nemica aveva pronunciato. “‘Spegnerò la luce…’ Eppure, sono certa di aver già sentito questa frase! Da qualche parte... In qualche racconto, leggenda... Deve pur esserci!” Pensò angosciata, mentre i suoi occhi stanchi ispezionavano ogni riga di ogni documento, alla ricerca di spiegazioni.
Dall’attacco al castello, la veggente aveva passato giorni e notti alla ricerca di risposte che sembravano volersi celare con tutte le loro forze. Non importava quanto cercasse su carte, tavole, documenti, quanto invocasse l’aiuto della propria sfera di cristallo e di ciondoli magici, quanto chiedesse alla gente che popolava il mondo marino. Le risposte che cercava disperatamente, sembrano non volersi mostrare a lei.
Tutte le sue fatiche erano state vane, fino a che il suo sguardo esausto non cadde sulla costola di un libro anonimo, situato in fondo alla pila di documenti che aveva ritenuto più importanti e ricchi di informazioni. Nonostante l’incantesimo che proteggeva la carta dall’acqua, i caratteri del tomo erano pressoché illeggibili, probabilmente per colpa degli anni che avevano dovuto superare. Un brivido le percorse la spina dorsale, mentre apriva il libro e osservava la prima pagina. In essa, vi trovava spazio una profezia antichissima, risalente a tanti millenni prima da essersi persa nelle sabbie del tempo sino a finire nel dimenticatoio e quei pochi anziani saggi che ne avevano sentito parlare, la consideravano al livello di una filastrocca.

Un giorno, la Luce che illumina il mondo sottomarino
si spegnerà inevitabilmente, ma se le perle del destino
troveranno i Regni della Vita,
il loro splendore riporterà la Pace
e la Luce tornerà a brillare come un tempo.

L’anziana donna scrisse su un foglio il risultato di tutte le sue ricerche, riflettendo sul significato di quelle parole che non le erano nuove, tentando con tutte le proprie forze di ricordare.
«È terribile!» Esclamò di colpo la vecchia, ereggendosi di scatto sulla schiena, non appena la sua memoria aveva esaudito le sue richieste e le era venuta incontro, facendole rammentare i primi tempi dei propri studi, quando aveva udito per la prima volta quella profezia dal più anziano tra i saggi del regno. «E se non fosse solo una diceria? Sarebbe un disastro immane, bisogna intervenire immediatamente!» Madame Taki chiamò il guardiano delle vecchie principesse, che in pochi secondi entrò nella stanza. «Presto Hippo, chiama subito i Sovrani e le Consigliere e di’ loro di recarsi nella Sala del Consiglio: non c’è tempo da perdere!» Il pinguino annuì, allarmato dal volto preoccupato della donna. Uscì di corsa dalla stanza e l’anziana sirena lo seguì, portandosi dietro i libri, la sfera e altre scartoffie varie, dirigendosi verso la Sala del Consiglio per mettere in allerta i Sovrani e le Consigliere della rovina immane che stava per abbattersi sugli Oceani.
 
Niijima, Giappone
 
«Ehi ragazze!» Gridò Hazelle, sbracciandosi per richiamare su di sé l’attenzione di Yumi e Resha, di fronte a loro, che stavano per entrare nell’edificio scolastico. Le sorelle si voltarono e salutarono le amiche con un sorriso, mentre Hazelle le raggiungeva con una breve corsetta. «Buongiorno!» Esclamò raggiante la castana, mentre veniva raggiunta da Julia e Aisu.
«Che sono quelle facce da zombie?» Chiese Yumi in una mezza risata, non potendo fare a meno di notare gli occhi evidentemente stanchi delle tre ragazze. Queste si guardarono per qualche momento, prima di iniziare a ridere nervosamente in modo colpevole.
«Diciamo che forse avremmo dovuto concederci qualche ora in più di sonno stanotte…» Sorrise l’americana, giocherellando con la ciocca colorata dei capelli, prima di voltarsi al richiamo di Moni e vedere lei e un’altra ragazza che correvano verso di loro. La custode della perla rosa arrivò di fronte alle nuove amiche che si piegò sulle ginocchia per la corsa appena terminata, mentre Renée si portò la mano al petto, incurvandosi appena con la schiena, entrambe con il fiatone.
«Visto?... Te l’avevo… Detto… Siamo… In perfetto… Orario…» Sorrise Harmony, tra un respiro e l’altro. La mora rispose con una risata spezzata.
Harmony fece un ultimo respiro profondo, dopodiché si alzò in piedi e salutò le ragazze, gioviale come sempre: «Buongiorno a tutte ragazze!»
«Buongiorno.» Sorrise la mora, un istante prima che Moni facesse le presentazioni: «Ragazze, questa è Renée, la mia migliore amica. Renée, queste sono le principesse degli Oceani del Pacifico del sud, dell’Antartico, dell’Artico, dell’Atlantico del nord e dell’Indiano.»
«Piacere di conoscervi, Moni mi ha parlato un sacco di voi.» Salutò gioviale la ragazza, stringendo la mano a tutte man mano che l’amica le indicava dicendone il titolo, al quale loro aggiungevano il proprio nome.
«Ma… Quindi tu sai tutto? Sei una sirena anche tu?» Chiese Aisu. Renée arrossì leggermente e si affrettò a spiegare la situazione: «No no, io sono una comunissima terrestre. È solo che conosco Moni da una vita e lei mi ha sempre detto tutto…»
La principessa del Pacifico del nord fece la linguaccia, pronta a prendersi delle riprese sull’aver spifferato gli affari degli Oceani a un’umana, ma invece ricevette solo dei sorrisi rivolti all’amica e questo le fece enormemente piacere, convincendola ancor di più su quanto sarebbero andate tutte d’accordo. Dopotutto, fino a poco fa, quasi tutte loro erano convinte di essere semplici umane.
«A proposito Moni…» Disse Hazelle, rivolgendosi alla rossa. «Come sta la tua mano?»
La custode della perla rosa alzò la mano fasciata e sorrise raggiante: «Benissimo, già domani potrò togliermi la fasciatura! La medicina che mi ha dato Meru fa miracoli.»
Stavano per cominciare un nuovo discorso, quando la campanella dell’istituto suonò, chiamando gli alunni in classe.
«Si inizia.» Sorrise soddisfatta Resha, avvicinandosi entusiasta alla porta ed entrando.
 
Castello della Regina dei Mari
 
Nei suoi appartamenti privati del castello della Regina, Seira, che era appena stata convocata nel salone del consiglio, si stava guardando allo specchio, cercando di trovare un modo per nascondere la tensione che le deturpava il bel viso. Era indubbio che la tensione degli ultimi giorni avesse influito parecchio su tutti gli abitanti del castello ma lei, in quanto membro più giovane dell’intero consiglio, ne risentiva più di tutti. In quei momenti di paura e insicurezza, c’era solo una persona che poteva rassicurarla anche solo con uno sguardo, la cui presenza per lei era essenziale e riusciva sempre a farla stare meglio, anche nei momenti più neri, proprio perché… Arrossì al pensiero e, scrollando la testa, uscì dalla porta alla sua ricerca. La ricerca del suo punto di riferimento, perché aveva bisogno del suo sostegno prima che la riunione iniziasse.
Nuotò nei lunghi corridoi illuminati ma senza esito, l’aveva cercato dappertutto ma non riusciva a trovarlo.
“Forse è già nella Sala del Consiglio… Che sciocca che sono, ovvio che è così… Mica può aspettare i miei comodi…” Si scoraggiò Seira, accingendosi ad andare nel luogo della riunione, ma mentre svoltava l’angolo immersa nei suoi pensieri, andò a sbattere contro qualcosa di metallico e scintillante… Anzi, non qualcosa, ma qualcuno: Takeshi Corr, nella sua armatura dorata che indossava da quando era diventato guardia reale della Regina e che si intonava ai suoi profondi occhi verdi. Era proprio lui la persona che stava cercando e che la stava fissando con dolcezza, accompagnata dal suo solito sorriso.
«Qualcosa non va, principessa?» Chiese gentilmente, puntando il suo sguardo di smeraldo in quello arancio brillante della sirena. Gli era bastato guardarla per intuire che ci fosse qualcosa che la turbava. E lui era deciso ad aiutarla, perché…
«Io… Ti stavo cercando…» Iniziò Seira, tentando di non arrossire, poiché la situazione le creava imbarazzo e la faceva sentire una perfetta imbecille. Anche se il giovane che aveva davanti non le aveva mai fatto pesare la faccenda anzi, i suoi occhi si intenerivano ogni volta che la vedeva in quello stato. Ma lei era un’ex principessa e attuale consigliera, il ruolo che la vita le aveva riservato era sempre stato importante e voleva riuscire a mantenere un certo contegno.
«Va tutto bene?» Chiese lui dolcemente, allungando la mano con l’intenzione di sfiorarle la guancia, gesto che uccise sul nascere perché gli parve subito troppo confidenziale. Certo, avevano ballato insieme più volte e spesso si erano tenuti per mano mentre nuotavano, ma in quel momento la soggezione prese il possesso di lui: dopotutto, lei era comunque di rango superiore.
«Io… Ho paura, Takeshi… Tanta! Hai visto anche tu cosa è successo l’ultima volta e le nuove eredi sono così inesperte… Le mie colleghe sono così sicure, almeno questa è l’impressione che danno, ma questa riunione improvvisa… Hippo sembrava così nervoso… Ma io… Io…» Non seppe finire la frase, rendendosi conto di sembrare una bambina viziata e lamentosa.
«Principessa Seira… Anche a costo di sembrare banale, voglio dirvi di stare tranquilla: le difese al castello sono altissime e le nuove ragazze sono comunque toste e sapranno farsi valere, combatteremo tutti insieme. Non dovete temere nulla, perché io vi proteggerò sempre… Sempre. Non dimenticatelo mai, principessa!» Concluse, temendo di aver osato troppo, ma lo sguardo arancio di Seira lasciava intendere che non era così e sembrava stare meglio.
«Grazie, Takeshi… Sei sempre così saggio e rassicurante…» Disse posandogli la mano sul braccio, per poi aggiungere in un sussurro: «E… Io...»
Senza nemmeno accorgersene, i due si stavano facendo sempre più vicini. Ma le risatine di Hanon e Karen, arrivate davanti alla porta in quel momento, li fecero tornare al presente.
«Ehi piccioncini!» Karen si rivolse ai due, che si allontanarono, rossi come coralli.
«Non vorrei guastare la festa ma dobbiamo entrare!» Disse infilandosi nella porta, seguita da Hanon, che strizzò l’occhio ai due.
La sirena e il tritone si guardarono e annuirono. «Vieni, andiamo!» Esordì lei, facendo oscillare la chioma fluente e seguendo le amiche, seguita dalla guardia. «A proposito...» Aggiunse Seira con un sorriso, mentre prendeva posto al tavolo, rivolgendosi alla sua guardia, sistematasi dietro di lei: ogni guardia reale si sarebbe piazzata dietro alla Consigliera del proprio regno di appartenenza.
«Non sono più una principessa, puoi anche chiamarmi per nome!»
Il ragazzo sorrise, annuendo, mentre osservava la giovane donna sedersi sulla sedia a forma di conchiglia bivalve chiusa. “Per me sarete sempre una principessa, mia dolce Seira.” Pensò con aria trasognata, prima di mettersi in posizione d’attenti: la riunione stava per iniziare.
 
Niijima, Giappone
 
«Sapete già che sezione siete?» Chiese Resha, rivolta ad Aisu e Hazelle, mentre salivano le scale. Si erano già separate dalle altre, che essendo in prima avevano le classi al piano inferiore.
Le due si guardarono interrogative, dopodiché riposarono i loro occhi in quelli scuri della principessa dell’Oceano Indiano. «Ci sono delle sezioni?» Chiese confusa Hazelle.
Resha, arrivata in cima alla gradinata, si voltò verso di loro e alzò un sopracciglio: «Sì… Ogni anno è diviso in più sezioni, altrimenti sarebbero troppi studenti in una sola classe… Non funziona così anche da voi?»
«La scuola superiore che frequentavo a Molde era una delle più complesse e non c’erano molti studenti, avevamo solo una classe per anno.» Si giustificò Aisu, dannandosi per non essersi informata prima e meglio. Odiava fare la figura dell’ignorante.
«Come si fa a sapere in che sezione siamo finite?» Chiese Hazelle. Resha fece loro cenno con la mano di seguirla e le portò davanti al cartellone posto accanto alla sala comune, spiegando poi: «Qui c’è l’elenco di tutte sezioni con i nomi degli studenti di appartenenza, fate presto che dobbiamo entrare in classe o faremo tardi.»
Aisu si sentì stringere la mano e guardò al proprio fianco un Hazelle evidentemente nervosa. Gli occhi della custode della perla viola cercarono il proprio nome, mentre la ragazza sperava con tutto il cuore di non finire in una classe dove non conosceva nessuno e in cui nessuno parlava la sua lingua. Si dette della stupida per l’ennesima volta, ma non riusciva a farci niente: per quanto fosse sempre se stessa, allegra e giocosa, da quando era arrivata a Niijima si sentiva sola. Certo, il fatto di vivere in hotel con Aisu e Julia, avendo quest’ultima anche come compagna di stanza, l’aveva fatta sentire molto meglio e anche con le altre ragazze vi era un buon rapporto, ma nonostante tutto Robin e la sua Colonia le mancavano moltissimo e non riusciva a fare a meno di sentirsi in un luogo completamente sconosciuto. Aveva viaggiato molto nella sua vita, aveva visitato dozzine di luoghi meravigliosi e meno, ma ovunque era andata Robin era sempre stata con lei. Non era mai stata sola. “Mentre qui… Non ho nessuno…”
La principessa dell’Antartico sentì stringersi la mano in una presa rassicurante, scostò lo sguardo al suo fianco e i suoi occhi neri s’immersero in quelli indaco della principessa dell’Artico. Il sorriso rassicurante sulle labbra di Aisu la fecero sorridere a sua volta, mentre sentiva uno strano legame con quella ragazza. Forse era perché entrambe venivano da paesi nordici, forse perché entrambe avevano lasciato le loro famiglie e i loro affetti lontani, forse perché le passate principesse dei loro Oceani erano gemelle e loro avevano a loro volta dei gemelli che in quel momento mancavano a entrambe come l’aria, forse perché semplicemente avevano caratteri compatibili; nessuna delle due seppe spiegarsene il motivo, ma quella stretta rasserenò incredibilmente entrambe.
«Ah, eccovi qua!» Esclamò Resha, rompendo il momento delle due e indicando i nomi della tedesca e della norvegese sul cartellone. «Siete fortunate, siamo tutte nella stessa sezione. Ora muoviamoci, avanti!» Le prese per mano e corse per i corridoi della scuola come se li conoscesse già a memoria, trascinandosi dietro le due, arrivando in breve davanti alla porta dell’aula “anno 2 sezione A”. Aprì la porta scorrevole, mostrando l’aula perfettamente pulita. Entrò disinvolta, mollando le due sulla soglia e andandosi a sederei nel banco vicino alla finestra, non riuscendo a trattenere una piccola smorfia di disapprovazione dovuta al fatto che non era stata la prima. “Poco importa.” Si costrinse a pensare la custode della perla arancione. “Tanto il posto che volevo sono comunque riuscita a prenderlo.” Si voltò verso la finestra e si mise ad ammirare il giardino della scuola, iniziando a pensare a come migliorarlo grazie al club di giardinaggio.
«Signorine?»
Una voce maschile profonda fece voltare Aisu e Hazelle, cogliendole alla sprovvista. Videro un uomo massiccio con il volto arcigno, dalla bocca tirata in una smorfia di disapprovazione. «Dovreste essere già sedute, la lezione sta per iniziare. Muovetevi se non volete iniziare male l’anno.»
«Ecco… Noi…» Balbettò Hazelle, pregando con ogni cellula del proprio corpo che quello non fosse il loro insegnante. «Stavamo giusto andando a sederci!» Le corse in aiuto Aisu, prendendola per le spalle e dirigendosi di filata ai due banchi vuoti vicino a Resha.
 
Castello della Regina dei Mari
 
Il Re e la Regina erano appena arrivati, avevano preso posto al tavolo in fretta, evidentemente ansiosi. I Sovrani guardarono seriamente tutti i presenti: consigliere, guardie reali, Hippo e ultima ma non ultima Madame Taki, da cui aspettavano notizie riguardo alla sua scoperta, una scoperta che non poteva assolutamente essere sottovalutata.
«Madame Taki ci ha riuniti tutti qui perché finalmente le sue ricerche hanno trovato un riscontro. Aggiornaci dunque.» Esordì Luchia, con un tono serio che aveva assunto davvero poche volte e guardando la veggente, che stava seduta tra Nikora e Noel. L’anziana annuì e riferì loro l’antica profezia, per poi informare tutti i presenti delle proprie preoccupanti conclusioni. Lo sguardo dell’anziana era preoccupato e triste, i presenti intuirono che stava per far loro una rivelazione scioccante e stava cercando dentro di sé la forza e il coraggio di esporla.
«La Luce è destinata a spegnersi? Cosa vuol dire? Parla, Madame Taki!» Disse il re, prendendo la parola e stringendo la mano della sua amata consorte, mentre le altre sirene si unirono a lui per spronarla a parlare.
La donna sospirò. Senza dire una parola, si alzò dalla tavola e si avvicinò alla Regina con aria talmente solenne che la stessa non osò aprir bocca. Quando le fu vicina, allungò una mano e le fece una carezza sulla guancia, guardandola con profondo affetto e tanta tristezza: «Piccola mia…» Le si rivolse con il tono tipico affettuoso che ha una nonna nei confronti della nipotina preferita. Le prese il viso tra le mani, guardandola negli occhi ed esordì seriamente: «Luchia Nanami… Luce Dei Sette Mari…»
A quelle parole tutti i presenti, guardie reali comprese, trasalirono. Avevano capito tutto: avevano capito che la Luce che era destinata a spegnersi altri non era che la loro amata regina. Quella profezia si riferiva a lei, non c’erano dubbi, gli indizi erano troppo precisi, chiari ed evidenti.
Cadde un silenzio tombale, che fu interrotto da Seira, la quale trovò il coraggio di prendere la parola per prima, avendo perso il controllo di sé: «No! Non può essere vero! Luchia non deve… Non può! Non esiste!» Avrebbe continuato a gridare la sua rabbia ancora a lungo se non fosse stato per Takeshi, che molto discretamente le aveva sfiorato la spalla con la sua mano. Tale semplice gesto la calmò, anche se il suo sconforto era ancora evidente, così come quello delle altre, che non sapevano cosa dire. Erano veramente terrorizzate, perché se era vero quanto recitavano quelle parole, la loro Luchia sarebbe… Morta? Era questo che voleva dire la profezia?
Fu Karen a chiederlo, trovando il coraggio di esternare il pensiero di tutte.
«Non possiamo permettere che Luchia muoia!» Esclamò Rina, battendo un pugno sul tavolo. Hanon e Seira avevano gli occhi lucidi, Coco diede la sua opinione: «Le profezie e i pronostici possono essere cambiati e sovvertiti, bisogna solo trovare un modo!»
Noel, che fino a quel momento era rimasta in silenzio a riflettere, prese la parola: «Madame Taki… La profezia dice che le perle del destino e Regni della Vita sono la soluzione, ma cosa sono i “Regni della Vita”, esattamente? Dove si trovano?»
La vecchia disse lentamente: «Le perle del destino sono le vostre eredi… Ma i Regni della Vita…» Scosse la testa. «Nessuno nel corso dei secoli ha mai capito di cosa si trattasse. Nonostante i molti studi effettuati, nessuno li ha mai trovati. Non si è mai riuscito a sapere dove siano allocati, quindi sono diventati solo una leggenda metropolitana. Ma io credo fermamente che esistano, anche se potrebbero benissimo trovarsi sulla terra, non per forza sotto il mare.» Trasse le conclusioni.
«Non importa dove siano o cosa siano!» Nikora si espresse. «Dobbiamo muoverci, informare le nostre eredi e partire alla ricerca di questi famigerati Regni della Vita prima che la profezia possa avverarsi. Se riuscissimo a trovarli in tempo, potremmo ribaltare il destino ed evitare che la Luce si spenga e che Luchia…» La voce le morì in gola, mentre guardava la regina che piangeva sconfortata, schiacciata dall’ansia e dalla paura, mentre il suo amato cercava di consolarla come meglio poteva. «Non preoccuparti, va tutto bene! Non morirai, andrà tutto bene, troveremo quei Regni in qualsiasi posto siano.» Sperava di tranquillizzarla e al contempo di riuscire a calmare se stesso. «Forse sarebbe meglio che mi trasferissi per un po’ sulla terraferma con te, Kaito…» Ma l’idea della regina non venne accolta molto bene, come fece notare Hippo: come avrebbe fatto il regno senza i sovrani? Certo, potevano lasciare disposizioni che tutti avrebbero seguito alla lettera, ma in caso di assalto? Li avrebbero raggiunti subito ma la fuga non era comunque un’idea intelligente. Era meglio tenerla come ultima spiaggia, visto che i poteri dei sovrani erano essenziali e che senza di loro le difese sarebbero diminuite drasticamente.
«Piuttosto...» Disse Luchia, asciugandosi discretamente gli occhi con un fazzoletto bianco e rivolgendosi alla veggente: «L’altra volta parlavi di una certa ‘lei’: di chi si tratta? E come potrebbe aiutare noi e le nostre eredi?»
La vecchia si risedette. «Sì, sto parlando di una creatura molto importante, la guardiana del tempio in cui una volta erano custoditi i sette elementi.» Taki iniziò a narrare la storia risalente a milioni di anni fa, quando addirittura il regno di Aqua era agli albori. Raccontò di come la vecchia custode degli elementi fosse scomparsa dopo una tragica battaglia, lasciando i suoi poteri sotto la custodia della sua mascotte, una creatura marina dall’aspetto dolce e ingenuo ma tosta come nessuna, in attesa di trovare custodi degni. Nel frattempo, gli elementi, su ordine della loro precedente padrona avrebbero obbedito ciecamente alla loro custode provvisoria, l’unica in grado di controllarli sino all’arrivo di custodi degne di tale onore. Cosa che finora non era ancora successa, nessuno ne aveva avuto bisogno e l’esistenza del tempio era stata trascurata nel corso dei secoli.
«E dove si trova questo posto?» Volle sapere la Regina.
«Non lontano da qui, ma in un luogo ben nascosto: solo pochi ne conoscono l’ubicazione e io sono una di questi, grazie ai miei studi e alla mia conoscenza secolare! Se me lo permetti, Regina Luchia, vorrei partire per il tempio e parlare con la custode!» Chiese il permesso la vecchia, permesso che le fu accordato, sarebbe partita il prima possibile.
«Maestà… Ragazze… Mi raccomando: fate attenzione! Chiamate le vostre eredi! E informatele di quanto sta accadendo: torno il prima possibile!» Suggerì, congedandosi.
Dalla finestra del palazzo tutti osservarono l’anziana illuminarsi di una luce bianca, trasformarsi in una conchiglia bivalve per non dare nell’occhio e dirigersi verso una meta sconosciuta
«Andrà tutto bene Luchia!» La rassicurò Nikora, avvicinandosi a lei, spostandole una ciocca di capelli dalla faccia e sorridendo dolcemente, proprio come faceva ai vecchi tempi. Non fosse stato per la drammaticità del momento, le due avrebbero riso al ricordo, iniziando a rievocare quegli attimi che all’epoca erano per Luchia tristi, ma paragonati a quanto stava accadendo in quel momento venivano schedati come tempi felici.
 
Niijima, Giappone
 
«Vi dico che quel tizio non sembra nemmeno giapponese, dove sono finiti i professori eleganti, belli e gentili che si vedono sempre negli anime? Voglio uno di loro!» Esclamò disperata la castana durante la pausa pranzo, seduta con tutte in terrazza, non riuscendo a credere di dover passare l’intero anno scolastico con l’insegnante che era toccato a lei, Resha e Aisu, il quale, era appena venuta a sapere, aveva la fama di essere il più burbero dell’intero istituto.
«La nostra insegnante invece è fantastica, vero ragazze?» Disse in un sorriso Moni, sorridendo alle sue compagne di classe. Lei, Julia e Renée erano capitate nella stessa classe, mentre Yumi era in quella accanto.
«Sì… Tanto fantastica da volerla mettere sotto un tir…» Sbuffò Julia, scostando lo sguardo e occupando la bocca con il pranzo squisito preparato quella mattina dalla custode della perla viola.
Hazelle, Aisu e Resha divennero interrogative, spingendo Renée a spiegare in breve cosa fosse successo: «Diciamo che non è propriamente una fan della nostra Julia… L’ha già mandata fuori dalla porta, stamattina.»
«Fosse solo che non le piace la mia musica potrei capirlo e accettarlo, ma quella là si è messa a discutere sui miei capelli!» Ribatté Julia, seccata.
«Beh… Tu le hai detto che dovrebbe ficcarsi il gesso in quel posto… Il tuo urlo si è sentito persino da me.» Le ricordò Yumi, cercando di trattenere le risa.
«Ma perché quella vuole che d’ora in poi io venga a scuola coi capelli legati in modo da nascondere perfettamente la mia ciocca fucsia!» Controbatté l’americana. «Ma glielo faccio vedere io… Domani arriverò coi capelli completamente color rosa shocking, voglio vedere cosa mi viene a dire!»
«Potrebbe sospenderti, se non espellerti. Sai questo, vero?» Le disse Resha, in una risata.
«E con quale scusa? Avere i capelli colorati?» Ribatté lei, tutt’altro che divertita dalla situazione, come invece sembravano esserlo le altre, tant’è che Hazelle stava facendo addirittura fatica a respirare in un disperato tentativo di trattenersi dal ridere.
«In effetti non sapevo che non si potesse avere i capelli tinti a scuola.» Sussurrò Aisu, rivolta alle ragazze del posto. Fu Renée a risponderle: «In effetti la signorina Asakawa è piuttosto tradizionalista e rigida. In realtà non c’è nessuna norma scolastica che vieti i capelli tinti, anche se sarebbe buona regola portarli legati se lunghi, ma d’altra parte ciò che dice l’insegnate deve essere preso un po’ come fosse una legge, perché il suo ruolo gli permette di far passare davvero dei pessimi momenti.»
«Rivoglio l’insegnante privato…» Sospirò l’americana, tra i sorrisi comprensivi delle amiche.
 
«È stato tutto così fantastico! E siamo solo al primo giorno! E per giunta oggi abbiamo avuto solo mezza giornata!» Esclamò Reana al colmo dell’entusiasmo, afferrando il braccio di Minako e saltellando; la voce, complice la troppa gioia, le era uscita con un timbro più acuto e infantile del solito. La delusione per la sconfitta del giorno precedente sembrava essere scomparsa, complice il suo primo giorno, che si era rivelato pieno di piacevoli sorprese.
«E ti sei fatta subito notare.» Le rammentò l’amica, ricordandole della caduta che aveva fatto appena entrata in aula e degli utensili che aveva rovesciato e fatto cadere dal banco
«Uffa!» Sbuffò lei, tornando alla sua vocetta infantile. Nonostante non lo desse mai a vedere, essere maldestra la frustrava un pochino. Quando ci ripensava, si sentiva davvero in imbarazzo e c’era una sola cosa che la tirava su: lo shopping, di qualsiasi tipo esso fosse.
Le ragazze erano appena entrate che già la blu si era piazzata davanti al computer, il gatto sulle ginocchia e guardava le ultime offerte sui siti di shopping online.
«Possibile che non pensi ad altro? Dobbiamo fare i nostri compiti adesso, i capolavori che creeremo non si disegnano da soli!» La sgridò bonariamente Minako, sedendosi alla scrivania, inforcando gli occhialetti che usava per leggere o cucire e iniziando a elaborare un cartamodello, compito assegnato loro dall’insegnante quella mattina. Ma Reana non la sentì: con le cuffie nelle orecchie era già totalmente persa nel proprio mondo, ignara che, di lì a poco, negli Oceani si sarebbe scatenato il finimondo.
 
Quel giorno la scuola finì prima, ma non tutte le ragazze sarebbero tornate all’albergo.
«È davvero assurdo… Vogliono chiudere il club di giardinaggio solo perché il presidente ha finito gli studi e adesso va all’università! Non ci siamo!» Resha scosse la testa incredula, mentre un’idea iniziava a balenarle in testa. «Potrei prendermi l’impegno… Perché no! Sì, credo sarebbe fattibile…» Si rivolse poi alle ragazze: «Qualcuna di voi è interessata a questo club?»
Moni e Hazelle si dichiararono interessate. «Però purtroppo oggi non posso prendere iniziative, mi spiace! Meru ha bisogno di me in cucina… Aspettiamo ospiti!» Disse la castana, ammiccando maliziosamente a Julia, che arrossì, mentre Moni accettò senza problemi.
«Grandioso!» Esultò l’angloindiana, afferrando la rossa per un braccio e correndo in segreteria: c’erano un mucchio di affari da sbrigare ed era meglio iniziare il prima possibile.
«Io devo andare a prendere Robert e Minikitty all’aereoporto! Quindi vado direttamente lì! See you later!» Disse Julia.
Le tre sirene restanti tornarono quindi all’albergo, dove ad attenderle trovarono Reana, che spazzava dei cocci mentre Sirio annusava dappertutto: la blu aveva rotto un soprammobile e quindi stava ripulendo il disastro.
«Hazelle, come ben sai, oggi avremo ospiti speciali quindi ho bisogno di te in cucina. Aisu, vorrei ti esercitassi con il pianoforte, mentre Yumi e Reana, avrei bisogno di alcune commissioni in città ma non posso muovermi, l’apertura dell’hotel è imminente e devo gestire gli ordini! Vi affido l’incarico… Yumi, assicurati che Reana non combini pasticci e mi raccomando non perdete tempo!» Ordinò la più grande. Una volta ricevuti i ‘compiti’, le ragazze si accinsero a svolgerli.
 
L’aereoporto era affollato come sempre, la bionda stava aspettando il volo dalla Florida, impaziente: voleva tornare a casa e mettere abiti civili, le piaceva la seifuku ma era ora di cambiarsi.
Aveva già firmato qualche autografo nel mentre, quando si sentì bussare sulla spalla. Si voltò, trovandosi faccia a faccia con il suo ragazzo. Finalmente la ragazza sorrise, una faccia amica le ci voleva.
«Hey, Babygirl*! Finalmente! Wow sei uno schianto con la divisa!» Ottenendo per tutta la risposta un abbraccio stritoloso e un bacio sulla guancia.
«Era ora! È stata una giornataccia, sapessi… Ma… Dov’è tua sorella? Non è venuta?» Chiese, non vedendo in giro quella pazza in miniatura. «Beh, ecco… È allo smistamento… Come siamo scesi e ti ho vista sono corso subito! Non resistevo senza di te!» Esclamò lui in uno dei suoi rari momenti romantici. I due si avvicinarono.
«FRATELLINO!»
Quell’urlo isterico, che fece voltare tutti i presenti, li bloccò.
Minikitty si trovava a pochi metri da loro, circondata di valigie, dritta come un fuso, le mani sui fianchi esili e l’espressione furibonda: «Si può sapere come mai mi hai lasciata sola allo smistamento bagagli? Come pensi che possa portare da sola queste valigie che sono grosse il doppio di me? Ok che sono quasi tutte mie, ma diamine! E poi mi sparisci così, da un secondo all’altro… Che ne so io che non ti fosse successo qualcosa? Magari potevi venire assalito dai fan… O sentirti male… E io ne sarei rimasta all’oscuro! Sei il mio fratellino e devo occuparmi di te!» Concluse in tono preoccupato Minikitty,  puntando un dito indice contro il gemello e attirando ulteriori occhiate da parte dei presenti. Dopotutto una ragazza straniera dai capelli colorati, minuta ed esile che strillava in inglese con voce acuta, gesticolando e additando, attirava parecchio l’attenzione.
Per evitare altre figuracce, i due fidanzati presero qualche valigia e si defilarono in fretta dalla struttura, mentre Julia raccontava loro del primo giorno di scuola. Minikitty rimase incredula e sotto shock per la faccenda dei capelli. Per lei, che era parrucchiera, non c’era abominio peggiore. Si ripromise di aiutare la ‘cognata’ a trovare una pettinatura adatta, visto che non aveva nessuna intenzione di decolorare la ciocca.
 
Intanto, all’albergo, Meru stava organizzando la sistemazione delle stanze per gli ospiti che sarebbero arrivati la settimana successiva, con l’effettiva riapertura dell’hotel, quando udì il campanello della hall suonare e alzò lo sguardo, trovandosi di fronte un ragazzo giovane, alto e dagli occhi color verde smeraldo, che teneva una borsa da palestra sulla spalla.
Dopo un primo istante di smarrimento dovuto alla sorpresa, Meru salutò cordialmente, mentre i suoi occhi lo ispezionavano in modo tanto discreto che lui non se ne accorse nemmeno. Fu così che notò il braccialetto nero che il giovane portava al polso destro e capì di chi si trattasse.
Un sorriso raggiante le si disegnò sulle labbra e, tornata eretta sulla schiena dopo l’inchino di benvenuto, prima che lui potesse dire una parola, esordì: «Sono contenta tu abbia accettato l’incarico e che tu sia arrivato così in fretta. Ti stavamo aspettando tutti, Tadashi.»
«Beh, non è che ho avuto molta scelta…» Rispose lui in un sorriso tirato, scostando lo sguardo e ripensando per un istante ai metodi assai ortodossi di Hai. Si massaggiò d’istinto il braccio sinistro, ancora riportante i segni dei denti dell’amico acquatico, dopodiché aggiunse, guardandosi intorno: «Ma grazie comunque…»
I suoi occhi verdi stavano ispezionando l’ambiente, quando un rumore di pesanti passi provenienti dal piano di sopra, accompagnato dal suono di risate gioviali, attirò la sua attenzione e lo fece voltare verso le due ragazze che si stavano sparando con delle pistole ad acqua.
«Arrenditi, sei spacciata!» Gridò divertita Hazelle, inzuppando Aisu. Questa si stava riparando malamente con un braccio, mentre rideva e scendeva le scale a corsa.
«Mai!» Rispose la bionda, tra una risata e l’altra. Con un salto oltrepassò agilmente la ringhiera e si riparò dietro le gradinata, caricando celere la propria arma, mentre la principessa dell’Antartico scendeva in fretta le scale per continuare il proprio attacco.
Entrambe vennero fermate dal richiamo di Meru, mentre si trovavano una di fronte all’altra pronte a far fuoco, che le guardava con occhi severi: «Ragazze!»
Le due posarono i loro sguardi verso l’entrata, terminando il loro svago. Si accorsero così della donna e del giovane al suo fianco, il quale le osservava con occhi interdetti e la bocca aperta.
Dopo un sospiro di rassegnazione, Meru fece le presentazioni: «Principessa Hazelle, principessa Aisu, questo è Tadashi Corr ed è colui che ha ricevuto l’incarico dalla Regina e dalla consigliera Seira di accompagnarvi e proteggervi durante il vostro compito. Tadashi, queste sono la principessa dell’Oceano Antartico Hazelle Swann e la principessa dell’Oceano Artico Aisu Hansen.»
«Protettore?» Chiese acida Aisu, alla quale il tipo non piaceva affatto. Le dava l’aria di essere un gran sbruffone, a pelle. E poi loro non avevano bisogno di alcun protettore, sapevano difendersi benissimo da sole.
«Problemi, ragazzina?» Rispose lui, accigliandosi.
Aisu lo fulminò con lo sguardo, nei suoi occhi color indaco era chiaro ciò che pensava: “Vuoi la guerra? Bene, la avrai.” Alzò la propria arma caricata e la puntò con studiata lentezza e aria di sfida verso di lui, per poi premere il grilletto di plastica e sparare.
Tadashi si parò dal getto con la borsa che aveva a spalla, con occhi altrettanto di sfida rivolti verso di lei, che non staccava il suo sguardo impertinente dal proprio.
Quando la carica si esaurì, il giovane scostò la borsa da davanti al proprio petto e si diresse a lunghi passi verso la ragazza, con sguardo affatto pacifico, ringhiando: «Tu, piccola…»
Meru e Hazelle si frapposero tra i due, per tentar di portare quiete. La principessa indaco non attese un istante di più; incapace di stare nella solita stanza di quello sbruffone, si diresse con aria scocciata nella propria camera, alzando poi la musica a tutto volume per cercare di calmare il sangue che le ribolliva nelle vene.
«Vado a calmarla…» Sussurrò Hazelle, facendo per seguire l’amica, ma fu fermata dalla voce di Meru: «Aspetta, prima porta Tadashi nella sua camera, è quella di fronte ad Aisu… Fagli fare una visita dell’hotel e poi vieni in cucina, ho bisogno di te, Julia e gli ospiti staranno per rientrare e non ho intenzione di servire la cena in ritardo!»
Con un sospiro rassegnato, la principessa dell’Antartico fece cenno affermativo con il capo e ubbidì, scortando il giovane prima nella sua nuova stanza e facendogli fare di seguito una breve visita della struttura, scoprendo con gioia che non era affatto così antipatico com’era sembrato all’inizio.
 
 

Dizionario:

Babygirl = Bambolina
 

 

Angolo delle autrici:

Ed eccoci qui con il tredicesimo capitolo! Cosa succederà adesso che Madame Taki ha scoperto che la minaccia della donna a capo dei cattivi, ossia ‘spegnerò la luce’ sembra essere dedicata a Luchia? E chi sarà la creatura da cui si sta recando?
Poi:non sono deliziosi Seira e Takeshi? Ragazzi si vive una volta sola, mandate a far friggere le questioni rognose delle classi sociali, si vede che siete cotti a puntino! E sempre parlando di new entry, ecco che arriva il suo fratellino Tadashi… Alla fine Hai l’ha convinto! Cosa ne pensate di lui? E poi… È tornata Minikitty e la sua follia dilagante! Si prevedono guai in vista… A proposito, la fanart di oggi, opera di Elsira (Kelly non disegna personaggi maschili) raffigura proprio i due fratelli Corr, Takeshi (capelli lunghi) e Tadashi (capelli corti)… Facile intuire chi sia uno e chi sia l’altro! Fateci sapere come vi sembrano...
 

L’angolo di Kelly:

Talofa tagata uma! ^_^ (Ciao a tutti! ^_^ )
Dopo aver ricevuto una notizia sconcertante(lasciamo perdere...dovrei smettere di illudermi, ma non ci riesco) non so quanto riesco a delirare oggi ma ci provo...inizio a dire che come cura per un’anima in pena non c’è nulla di meglio che postare un bel capitolone succoso e pieno di domande!Cosa ne dite del primo giorno di scuola delle sirene?E della profezia?Eh eh non vorrei essere nei panni di Luchia...Oddio...No...Cioè, ad onor del vero io personalmente non vorrei esserlo già a condizioni normali, per carità!E figuriamoci adesso...no grazie, passo!Luchia, tieniti pure tutte le minacce il tuo adorato Re e la paura, ihih!
Ok basta cinismo, passiamo al delirio!Anzitutto una nota di merito va a Seira e Takeshi...da strasuper shippare quei due...lui è delizioso nei suoi confronti...Sono adorabili e devono tassativamente fidanzarsi, concordate?Eh?Eh?Siiiiii, vero?
Poi...Mia cognata Minikitty is back!A grande richiesta è tornata tra noi con un paio di capitoli di anticipo...E che vi piaccia o meno non se ne andrà per un bel pezzo, signore e signori!Cosa dire per il prossimo capitolo?Di prepararvi allo sclero time, a fare nuove conoscenze e non dare nulla per scontato!Vi passo Sirio Fragolo
 
Sirio: *sgranocchia il naso di maiale soffiato*gnam gnam...chomp!
 
Kelly: Sirio, sei in diretta...molla quel diamine di naso e saluta i tuoi fans!Povero maiale...
 
Sirio: Di-Diretta?Oooops!Scusate!*Posa il naso*Ti finisco dopo, gustosa delizia!Ebbene, io qui ho fatto solo una misera comparsa...ma meglio che nulla!Non ho molto da dire, visto che la deficiente sopra di me ha già detto tutto!Voglio salutare e ringraziare tutti i nostri supporter <3 e ordinarvi tassativamente di farci sapere tutto e restare con noi!Adesso passo il testimone e torno al mio spuntino!*Addenta di nuovo il naso di maiale soffiato*Molto buono!
 

L’angolo di Elsira:

MINIKITTY MINIKITTY MINIKITTY!!! *-* Okay, non so voi, ma io non vedevo l’ora tornasse u.u E ora me la godo tutta :3
In questo capitolo, personalmente parlando, mi son partite le ship… Ma tipo, un sacco di ship… Voi non avete idea. Voglio terribilmente che Seira e Takeshi si fidanzino, cribbio! E poi tanto altro, perché io so ciò che voi non sapete ma che so che vorreste sapere perché non si può non voler sapere anche se non potete ancora sapere!
Dai che si è capito tutto xD
Comunque u.u Voglio un gelato. Ma a parte questo… No, non posso dirlo. Uffa però, che rottura doversi trattenere… Mi sto rodendo in un modo che voi non avete idea. -.-* Non so tenere i segreti… :P
Ah, dovete dare una mancia straordinaria a Kelly per il pezzo di Luchia, perché è stata buona :) Sì, lo è stata davvero, fidatevi...
Innitil neste gang, kjære leseren*!
 
* Alla prossima, cari lettori
 

E per concludere, ecco i fratellini Corr di Elsira! Scusate per la pessimicità dei colori, ma non è riuscita a fare di meglio... 
 

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Capitolo 14
*** A Shocking Discovery ***


Eccoci qua, siamo tornate con un nuovo capitolo!
Preparatevi a varie scoperte... Alcune esilaranti... Altre gravi... Non ci sbilanciamo oltre, ci vediamo al fondo!

 

 
A shoking discovery

Dedicato a Lidia ~


Niijima, Giappone

La porta dell’hotel si aprì e Minikitty entrò in tutta la sua esuberanza, impaziente di conoscere di persona le ragazze di cui la cognata le aveva parlato nel viaggio dall’aeroporto all’albergo.
«Questo posto è fantastico!» Esclamò la ragazza, guardandosi estasiata attorno, mentre Julia entrava e Robert faceva dentro e fuori con le valigie; i più viaggi erano necessari, vista la quantità.
«Sono felice che ti piaccia.» Esordì con un sorriso Meru, arrivando alla porta elegante e facendo un breve inchino. «Io sono Meru Hosho, direttrice dell’hotel Pearl Piari. È un piacere conoscervi.»
«Il piacere è tutto nostro! Io sono Minikitty e lui è il mio fratellino!» Esclamò allegra la ragazza, indicando poi il gemello dietro di sé, il quale aveva appena finito di portare dentro l’albergo l’ultima valigia. Si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore dovuto al sole cocente che quel giorno aveva deciso di risplendere sulla cittadina giapponese, per poi fare un cenno alla giovane donna e presentarsi: «Robert Blank, piacere.»
Meru stava per dire qualcosa a Julia, ma Aisu e Hazelle scesero per le scale e si presentarono ai due nuovi arrivati con dei sorrisi raggianti, interrompendola.
«Ma… Vi siete portati dietro l’intera casa?» Chiese ironica la castana, notando la montagna creatasi all’entrata. Minikitty vi lasciò una breve occhiata, per poi rivolgersi smagliante alla tedesca: «Solo lo stretto necessario!» Dietro di lei, Robert e Julia risero nervosamente, conoscendo assai bene “lo stretto necessario” della ragazza.
«Sarà meglio portare le valigie nelle stanze.» Propose Meru, per poi guardare le tre custodi delle perle e dir loro: «Andate a chiamare Tadashi, così vi potrà dare una mano.»
«Chi?» Domandò interrogativa Julia, voltandosi verso le amiche e non potendo fare a meno di vedere l’espressione irritata di Aisu e il sorriso tirato di Hazelle.
«Uno spaccone…» Sbuffò la principessa dell’Artico.
«Eddai… Non fare l’esagerata, non è poi così male.» Ribatté la principessa dell’Antartico, confondendo ancor di più le idee di quella del Pacifico del sud.
«Aisu, cerca di essere più accondiscendente per favore. Dovrebbe essere in camera sua, forza andate tutte e tre.» La riprese bonariamente Meru, un poco preoccupata: se già non lo sopportava a cose normali, si chiedeva cosa sarebbe successo in combattimento.
Le tre ragazze salirono le scale, con Hazelle che spingeva per la schiena un’imbronciata Aisu e Julia che intanto se la rideva, chiudendo il trio.
Appena arrivarono di fronte alla porta del tritone, Hazelle sogghignò e disse, rivolta alle due amiche: «Ora gli facciamo un bello scherzetto.» Bussò energica, chiamando il nome del ragazzo con tono di aiuto. Tempo due secondi, la porta era spalancata e le tre si trovarono di fronte Tadashi con solo un paio di pantaloni indosso e l’asciugamano sui capelli, che esclamò allarmato ma risoluto: «Che succede?» Accorgendosi che non c’erano pericoli, guardò male il sorriso divertito della custode della perla viola, sussurrando a denti stretti: «Ti sembrano scherzi da fare, vista la situazione?»
Lei rispose mostrandogli la punta della lingua e inclinando la testa, per prendersi uno sguardo fulminante. Tadashi sospirò, dopodiché spostò i propri occhi sulla principessa dell’Artico, la quale gli stava beneamente dando le spalle, per poi passare alla ragazza che non conosceva e offrirle la mano: «Tadashi Corr.»
Lei gliela strinse e sorrise appena: «Julia Hemme, principessa dell’Oceano Pacifico del sud.»
«Oh, quindi tu sei Julia. Piacere di conoscerti, Hazelle mi aveva accennato a te durante la guida introduttiva.» Disse lui, tornando ad asciugarsi i capelli con l’asciugamano che, intanto, gli era caduto sulle spalle larghe. «Tu sì che hai il portamento di una principessa, al contrario di qualcun’altra…»
Aisu colse il velato commento rivolto alla sua persona, perciò si voltò e fulminò il giovane con sguardo assassino, che lui non ci mise mezzo secondo a ricambiare. Julia sorrise con aria divertita. “Portamento da principessa… Se sapesse che tempo fa ho vinto una gara di rutti si rimangerebbe tutto, ci scommetto.” Pensò la bionda.
«Comunque…» Disse Zelle, cercando di smorzare sul nascere la tensione appena creatasi. «Devi venire giù a dar una mano con le valigie del fidanzato e della cognata di Julia. Muoviti che così poi andiamo a fare uno spuntino prima di cena!» La castana non gli diede il tempo di ribattere, che prese per mano le due amiche e tornò al piano inferiore.
Tempo di infilarsi una maglietta, scendere le scale e il giovane aveva la mano stretta a quella dell’esile Minikitty e poi del wrestler, per presentarsi.
«Hai una buona stretta…» Commentò Robert, prendendo due valigie da portare in camera, restato solo nella hall con lui dato che tutte e cinque le ragazze si erano dirette nel salone per intrattenersi con le due musiciste. «Combatti?»
Tadashi sorrise e prese a sua volta un paio di valigie, dicendo: «Non proprio, insegnavo arti marziali prima di venire qui. Mi è sempre piaciuto combattere.» Di certo non poteva dirgli che ruolo ricopriva all’interno del gruppo appena formatosi: Hazelle lo aveva avvertito che i due gemelli americani non sapevano nulla. «Ti andrebbe di mostrarmi quel che sai fare? Non ho mai guardato il wrestling, mi piacerebbe imparare qualche mossa. Potrebbe essermi utile qualche nuova presa.» Disse il ragazzo, mentre scendevano nuovamente le scale per fare il secondo viaggio.
«Volentieri.» Sorrise l’americano, risalendo la rampa. Il tritone ricambiò il sorriso.
Stavano per fare il quarto carico, quando vennero interrotti da Hazelle e Minikitty, che li raggiunsero allegre nella hall. «Ehi fratellino, Tadashi! Venite a mangiare, Hazelle è una cuoca fenomenale!»
«Esagerata…» Commentò arrossendo lievemente la castana, con la mano dietro la testa china. L’altra esultò: «Sì, fenomenale! Ha preparato un gelato alla vaniglia squisito, se non vi muovente non ne troverete più! Aisu e Julia hanno persino smesso di suonare per poterlo mangiare!»
Tadashi si fermò all’istante, balbettando con l’acquolina in bocca: «G-gelato… Alla… V-vaniglia?» Mollò di peso le tre borse che aveva in braccio, che caddero disordinatamente a terra con un tonfo e si diresse di corsa da Hazelle, lasciandole un bacio sulla fronte e dicendole con gli occhi che brillavano estasiati: «Ti adoro Zelle!» Corse poi veloce come un fulmine verso la sala pranzo, per gustarsi il suo cibo preferito in assoluto, lasciando i tre nella hall immobili, ancora perplessi per la scena a cui avevano appena assistito e che li aveva colti di sorpresa.
Vennero tutti rinsaviti qualche secondo dopo da Sirio, il quale era andato a chiamarli scodinzolante, fiondandosi sul padrone e venendo accolto entusiasticamente da quest’ultimo con un biscottino e tante coccole.
«Ehi, aspetta! Lo voglio anch’io il gelato!» Esclamò Robert di punto in bianco, prendendo la stessa direzione del giovane con il cagnolino ancora in braccio, per venir seguito anche da Minikitty e Hazelle.

 

Tempio dei sette elementi

Un grosso mollusco bivalve si fermò di fronte a un tempio bianco e dorato, dall’aria solenne e maestosa. Nonostante i segni del tempo e l’abbandono gli conferissero un’aria triste e desolata, si poteva facilmente intuire come tantissimo tempo prima quel luogo fosse stato di uno splendore e di una magnificenza ineguagliabili.
Il mollusco si guardò intorno con aria circospetta, per poi sospirare di sollievo e riassumere il suo aspetto originario. Osservando quelle colonne di pregiatissimo marmo, che un tempo ricordava fossero candide come la neve e adesso ricoperte qua e là di alghe e stelle marine, Madame Taki si fece coraggio e si decise a varcare la porta d’oro e corallo che conduceva all’interno del tempio.
Contrariamente all’esterno, l’interno era ancora come nuovo, splendente e lussuoso, anche se leggermente più buio del normale. L’anziana veggente era leggermente nervosa, era la prima volta che osava entrare in quel posto e soprattutto era la prima volta che chiedeva udienza all’attuale Custode degli elementi, lei e gli altri vecchi saggi sapevano che la creatura non aveva un carattere facile, era molto ligia al suo dovere e non avrebbe mai e poi mai deluso la precedente custode, sua più cara amica da secoli.
La richiesta che stava per farle era un grosso azzardo, sapeva che già in passato qualcuno aveva chiesto il suo aiuto fallendo miseramente nell’impresa. Certo la situazione non era così drastica, ma questo non la rassicurava.
Si fermò quando vide la creatura che stava cercando venirle incontro, probabilmente i suoi poteri percettivi l’avevano avvisata del suo arrivo. La creatura dall’aspetto simile a un gatto, non fosse stato per il guscio di una tartaruga, si fermò di fronte a lei. Guardò l’anziana, che conosceva di fama con rispetto, occhiata che venne ricambiata e disse con voce dolce ma ferma: «Madame Taki. Perché siete venuta?»
Madame Taki chinò il capo in segno di rispetto, per poi dire: «Hikari-sama, sono venuta sin qui per richiedere il vostro aiuto. Le nuove principesse sirene hanno bisogno di voi.» Fu così che l’anziana sirena spiegò la situazione alla guardiana, il cui guscio rimase sempre su una chiara tonalità di giallo: ciò stava a significare che la creatura fosse tranquilla. «Vi prego, aiutate le ragazze e la regina.» Concluse Madame Taki, non riuscendo a trattenere un velo di tensione.
Qualche secondo di silenzio, dopodiché a custode si pronunciò: «Mi spiace, ma io non posso impedire alla Luce di spegnersi. Ciò che è dettato dalla profezia è destinato a realizzarsi, non c’è nulla che io possa fare a riguardo, non possiedo un tale potere.» Un brivido percorse l’anziana, che temeva quelle parole più di ogni altra cosa. «Ciò nonostante…» Disse in un sorriso la piccola creatura, facendo sollevare il volto alla sirena. «Questo non significa che dovete abbattervi. “Le perle del destino troveranno i Regni della Vita...”» Hikari volse un palmo della propria candida zampa verso l’alto e a pochi millimetri da esso, si materializzarono frammentariamente i sette elementi che la guardiana custodiva da tempo ormai immemore: acqua, fuoco, terra, aria, fulmine, ghiaccio, luce. Tutti e sette perfettamente sotto controllo e con una tale armonia fra loro da mozzare il fiato. «“Il loro splendore riporterà la Pace e la Luce tornerà a brillare come un tempo”. E’ questo che dice la profezia, perciò non dovete temere per la regina Luchia.» Hikari chiuse il palmo e tornò a guardare gli occhi della sirena che aveva di fronte, la quale era ancora incantata per lo spettacolo di pochi istanti prima, assumendo un’aria seria. «Per quanto riguarda le nuove principesse sirene, le terrò d’occhio. Le metterò alla prova e, se si dimostreranno degne, concederò loro il potere dei sette elementi.»
“I sette elementi…” Rifletté Madame Taki. Le ci volle qualche secondo per far incastrare tutti i pezzi e risolvere finalmente il puzzle: “Ma certo! I Regni della vita non sono altro che i sette elementi!” Guardò con occhi ancora leggermente sbarrati la guardiana, che annuì, fortificando così la propria convinzione. Un sorriso prese il possesso dell’anziana. “Quelle ragazze sono destinate a grandi cose…”
 

Niijima, Giappone

«Incredibile, li hai convinti in tre secondi! Fantastico!» Moni, che camminava sottobraccio con Renée e si stava dirigendo con le due all’albergo, stava complimentandosi con Resha per essere riuscita a prendere in mano le redini del club di giardinaggio a una velocità davvero disarmante. L’angloindiana sorrise soddisfatta, un lampo d’orgoglio nei suoi occhi verde scuro. «Beh, grazie… E grazie anche a voi per aver supportato la causa! Faremo grandi cose, fidatevi di me!»
«Comunque...» Esclamò la rossa, sistemandosi dietro l’orecchio una ciocca dei suoi ribelli ricci. «Non vedo l’ora di conoscere di persona la famosa Minikitty! Sono un’assidua frequentatrice del suo blog e non mi pare vero di vederla di persona! Chissà se è davvero così minuta come dicono! Sarà grandioso!» Esclamò entusiasta, allargando le braccia e mancando di poco Renée e Resha, che si scansarono appena in tempo: seppur consce che non l’avrebbe fatto apposta, non era nei loro programmi ricevere una sberla improvvisa.
«È fatta così, lei è fissata con lo showbiz… Ha partecipato anche a un provino di recente, passandolo! Devi scusarla se ogni tanto delira in questo modo… È maniaca, che vuoi farci!» La giustificò la mora, spingendosi gli occhiali sul naso, notando lo sguardo stranito di Resha.
 
Nel mentre Reana e Yumi erano in città.
«Ma Reana...» Si lamentò la verde, che stava portando tutti i sacchi della spesa, mentre la blu aveva un’indefinita quantità di pacchi e pacchettini vari che provenivano da negozi di tutt’altro genere. «Adesso basta, dobbiamo tornare all’albergo da Meru! E poi ho fame!»
L’altra gonfiò le guance. «Ma uffa, quando la scuola sarà a tempo pieno non potrò più dedicarmi allo shopping a mio piacimento… Inoltre sono secoli che fremo dalla voglia di comprare queste cose…»
«Sì, secoli... Da ieri!» La interruppe Yumi. «E comunque sei fortunata ad avere due genitori ricchissimi, altrimenti chi te la pagherebbe tutta questa roba?»
Lo sguardo di Reana si fece serio. «In realtà questi sono i soldi del mio conto… Poi userò quelli che guadagnerò in albergo… I miei genitori adottivi non mi hanno lasciato nulla da quando sono partita…» Spiegò la blu, distogliendo lo sguardo. «Ci sentiamo davvero poco, giusto per due formalità… Inoltre… Non so cosa fare con la mia madre biologica…» Si voltò verso l’amica e chiese: «Tu che dici, dovrei provare a conoscerla? Hanon dice che non si è scordata di me… Ma io non so...»
Yumi, che aveva ascoltato l’amica in silenzio, si espresse: «Sì, assolutamente! Secondo me dovresti incontrarla e parlarle, devi affrontare la situazione in prima persona e sapere le sue motivazioni direttamente da lei! Perlomeno… Io avrei un po’ di paura ma mia sorella Resha direbbe così! Lei lo farebbe subito senza pensarci su due volte! E ha ragione! Seguire i suoi consigli per me è sempre stato molto istruttivo, anche se a volte vorrei tanto avere più iniziativa… Ma questo è un altro discorso, lasciamo stare!» Glissò l’argomento la verde. «Provaci, Reana!» Disse in tono convinto all’amica, che nonostante tutto era d’accordo. «Sì, però non subito… Per ora non me la sento, ma ci rifletterò… E… Grazie, Yumi!» Sorrise alla ragazza, che ricambiò il gesto.
 
All’albergo, Hazelle aveva appena portato in tavola un’enorme vaschetta di gelato alla vaniglia e tutti stavano seduti nella sala da pranzo in spasmodica attesa che il dolce venisse servito, soprattutto Tadashi, che guardava il contenitore con gli occhi scintillanti e l’espressione innamorata, mentre saltellava entusiasta sulla sedia, incapace di stare fermo.
“Fa tanto lo sbruffone, saputello e presuntuoso e poi guardalo, peggio di un bambino dell’asilo...” Pensò Aisu sgomenta, scuotendo la testa. Di tutt’altro tipo erano i pensieri di Minikitty, che stava valutando le ragazze una a una. “Molto carine le compagne di Julia, sì sì! Voglio dire...” Pensò, guardando per l’ennesima volta le due ragazze che Julia le aveva detto essere altre studentesse in vacanza studio, mentre quelle che stavano aspettando erano state introdotte come compagne di classe ultrasimpatiche. “Aisu ha i capelli tipo i suoi, potrebbero sembrare sorelle o cugine ma è più alta ed elegante, ha classe… Sìììì, è molto bella! Hazelle è irresistibile e simpatica come nessuna, mi ha anche fatto assaggiare in anteprima il gelato… A me e solo a me! Quindi che dire, mi piace! Chissà come saranno le altre… E chissà se tra di loro c’è la mia anima gemella… Insomma il mio fratellino è fidanzato, mi ha soffiato la ragazza che mi piaceva ma non gliene faccio una colpa… È il mio fratellino dopotutto! Ma a me non mi si fila nessuno… Anzi, nessuna!” Chiarì subito l’americana, visti i suoi gusti. La porta dell’albergo si aprì e la distolse dai suoi pensieri. «Ragazzeeeee, dove siete? Siamo tornate, c’è anche Renée!» Moni, non sapendo dove fossero le ragazze e fremendo dalla voglia di conoscere i due Vip arrivati da poco, si era messa a chiamare a gran voce, imbarazzando Renée, che arrossì vistosamente. «Calmati!» Sibilò la mora, dandole una gomitata nelle costole, che la rossa ignorò.
«Sono in sala da pranzo, andiamo!» Resha, che al contrario della custode della perla rosa era andata a indagare, vi condusse le due ragazze.
«Aaaaaahhhhh! Robert Blank, in arte ‘Dark Nemesis’ e Minikitty! Oddioooooo! Piacere di conoscervi ragazziiiiii!» Disse con gli occhi luccicanti Harmony, precipitandosi a stringere le mani dei due. «Ti posso chiamare per nome, vero Robert?» Lui annuì. «Ma lo sai che dal vero sei meno grosso di quello che sembri in TV? Sei ‘videoshoppato’?» Lui restò allibito, scambiandosi un’occhiata con la sua ragazza che gli diceva sempre le stesse cose. Moni intanto, tornò a focalizzarsi sulla sclerotica Minikitty. «Sai, io amo il tuo blog! Sono ‘Pink Moni-Chan’, a volte abbiamo interagito! Ogni volta che mi rispondevi ero così entusiasta! Sono così contenta di conoscerti sai? Però, lasciatelo dire, senza offesa: sei così piccina!» Disse ridacchiando rivolta a Minikitty, che dal vero era ancora più gracile che in foto. Gli occhi dell’americana si sgranarono dalla sorpresa: non le piaceva forse?
«E anche così carina!» Aggiunse, facendola arrossire. “Bella ragazza, sembra anche simpatica… Dovesse essere lei la mia anima gemella, non mi dispiacerebbe!” Pensò.
«Senti…» Iniziò a chiedere Moni, unendo gli indici imbarazzata. «È vero quello che dici nel tuo blog, nella sezione ‘10 cose che non sai di me?’» Minikitty arrossì per l’audacia della ragazza: sperava non le chiedesse nulla di imbarazzante. Certo tutti sapevano i suoi gusti, ma non era quello il momento di parlarne.
«D-dimmi…» Riuscì a balbettare, sperando di non doversi mettere a parlare della sua sessualità davanti a tutti.
«È vero che se ti si tocca la punta del naso starnutisci?» Chiese la custode della perla rosa con un sorriso divertito. Nella stanza calò il silenzio.
«Sì, assolutamente, confermo!» Robert si intromise: adorava la sua gemella, ma farle i dispetti era troppo divertente, li faceva  sempre anche alla loro sorella maggiore Christina, causandole spesso gravi esaurimenti nervosi. «Puoi provare se vuoi, avanti!» La invitò il ragazzo, mandando nel panico la gemella. «Ma fratellino! Ma… Dico, insomma! Lo sai che… Eeeeeccìììì!» Moni non aveva resistito e aveva sfiorato il naso della ragazza, che di conseguenza aveva starnutito sonoramente. Tutti i presenti scoppiarono a ridere: non avevano mai visto una cosa simile.
«Eeeeccììììì! Eeeecccììì!» Continuava Minikitty dato che, divertita dalla cosa, Moni le aveva premuto la punta del naso ancora qualche volta. «Basta ti prego!» La supplicò la biondo-ramata, con gli occhi lucidi e il naso arrossato. «Stavamo per mangiare del gelato fatto da Hazelle, vi va?» Domandò, sperando di distogliere l’attenzione e che la lasciassero stare.
«Certamente! Al gelato o a una buona tazza di tè non so proprio dire di no!» Esclamò Resha, che adorava quella pietanza.
«Sì, ho giusto voglia di provare qualcosa fatto da te.» Sorrise Renée alla chef, la quale ricambiò e guardò preoccupata Harmony: in quel momento non ci aveva pensato, altrimenti avrebbe preparato qualcosa anche per lei. “Gelato di alghe? La prossima volta, magari...”
Moni esitò: sapeva che i fratelli Blank non erano ancora a conoscenza del segreto e per quel che ne sapeva nemmeno quel ragazzo dagli occhi verdi. “A proposito, chi è?”
«Io… Non ho molta fame, scusate… Magari un cucchiaio! Però prima… Questo! Scusate, non resisto!» Disse toccando di nuovo il naso a Minikitty.
«Eccì! Povera meeeee!» Si lamentò lei, tirando su col naso, per poi mettersi le mani sui fianchi, guardare tutti con aria di rimprovero dal basso del suo metro e cinquanta e strillare: «Bravi, bravi! Io sto male e voi ridete!»
«Ciao ragazze!» Reana e Yumi, appena arrivate e attirate dalle risa, avevano raggiunto tutti, squittendo di fronte all’idea di avere altri due vip con loro: non capitava tutti i giorni.
“Anche queste ragazze sono carine... E molto: così come Resha e Renée, sono persone interessanti! Che bella compagnia, credo che mi piacerà un sacco stare qui!” Pensò con due dita sotto al mento e l’espressione seria Minikitty.
Un certo ragazzo alto, dai capelli neri e gli occhi verdi, decise che era giunto il momento di smettere di fare la bella statuina e si alzò in piedi. «Ah, comunque io sono Tadashi Corr… Molto piacere!» Disse il tritone, con tono sarcastico: non solo era stato bellamente ignorato, ma tutte quelle smancerie da fangirl degne delle ragazzine che quelle sirenette erano, oltre a essere irritanti, avevano ritardato il momento del gelato. Ed era soprattutto questo a infastidirlo: lui aveva una fame da lupi e odiava aspettare, specialmente se in ballo c’era il suo cibo preferito!
«Allora, questo gelato?» Chiese alla cuoca, riportando l’attenzione generale sulla cosa più importante: il cibo.
«Oh no!» Gridò Hazelle, guardando nella ciotola. «Il mio capolavoro… Si è squagliato! Adesso è una brodaglia, è immangiabile!» Piagnucolò la castana: da brava chef, odiava i disastri in cucina, la facevano sentire davvero male.
Tadashi trattenne a stento un grido di orrore: ma cosa aveva fatto di male nella vita? Prima veniva forzato a fare da balia a delle mocciose impertinenti e birichine, poi veniva ignorato in favore di quella piccoletta stramba e dalla voce squillante e, come se tutto ciò non fosse stato abbastanza, adesso non poteva nemmeno mangiare il gelato tanto atteso.
«Lo rimetto in fresco e lo mangeremo dopo cena! Perché siete tutti invitati, anche tu Renée!» Disse Hazelle.
«Sì, resta ti prego! Può, vero Meru?» Implorò Moni alla più grande, che confermò con un sorriso: «Ma cert...» Non fece in tempo a finire la frase, che si alzò e guardò fuori dalla finestra a parete del salone dell’albergo, seguita da tutti gli altri. «Che sta succedendo?»
«Il cielo si è scurito di colpo… Sembra calata la notte…» Disse Julia.
«No, nemmeno la notte è così scura.» Constatò Moni sottovoce, in modo da non farsi sentire da nessuno, se non dalle amiche.
Aisu si accigliò: «Ho una brutta sensazione…»
Julia impallidì e si pentì di non aver detto al suo ragazzo di tutto: come avrebbero fatto ad uscire senza insospettirlo? Maledisse lei, la sua gelosia e i suoi complessi del cavolo.
Per fortuna Renée, che aveva intercettato il suo sguardo e aveva capito al volo tutto, intervenne in aiuto della bionda. «Ehm… Io… Ho dimenticato una cosa a casa, che mi serve assolutamente prima di cena… Una medicina! Decisamente essenziale, sì!» Improvvisò, tenendo le dita incrociate dietro alla schiena e sperando che funzionasse. «Però con questo buio… Non me la sento di andare da sola… Robert, Minikitty, non è che mi accompagnereste?» Guardò il ragazzo e arrossì per ciò che stava per chiedere, perché si vergognava, ma si fece coraggio e disse: «Tu… Sei forte e in caso potresti difendermi…» Si rivolse poi alla gemella di quest’ultimo, improvvisando la prima scusa che le venne in mente: «E tu… Minikitty potrai controllare il tuo fratellino e farmi compagnia, ti va?»
“Renée è una ragazza sveglia e intelligente! E quegli occhi sono particolari, anche lei, così come tutte le altre ragazze, mi piace! Non sarebbe male averla come anima gemella! Vorrà conoscermi meglio?” Pensò Minikitty, per poi dire in meno di mezzo secondo: «Accettiamo! Ti accompagneremo e non devi preoccuparti! Con me e il mio dolcissimo fratellino non correrai rischi!» La rassicurò, prendendo sottobraccio sia lei che il fratello, per poi rivolgersi arzilla ai presenti, mentre già trascinava i due con sé fuori dalla porta. «Noi andiamo! Ci vediamo presto!»
Julia e Renée incrociarono lo sguardo e l’americana annuì; doveva molto a Renée e si ripromise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
«Scusate il rallentamento… Glielo dirò al più presto!»
Resha annuì convinta: «Avrai i tuoi motivi, ma adesso non pensarci… Abbiamo già perso troppo tempo.» Stava per aggiungere altro, ma fu interrotta dalla sorella. «Ragazze…» Iniziò Yumi. Non ebbe bisogno di dire altro, tutte annuirono e si trasformarono in idol.
«Finalmente, non vedevo l’ora di sgranchirmi un po’!» Sogghignò Tadashi, alzandosi di scatto e dirigendosi euforico verso l’origine di quelle tenebre, perfettamente individuabile dal movimento di queste ultime, impaziente di affrontare gli avversari che gli si sarebbero mostrati.
Le ragazze guardarono dubbiose la direzione che aveva preso, in silenzio per qualche secondo, fino a che Reana non si pronunciò: «Siamo sicure che abbia capito la gravità della situazione?»
«Non gli abbiamo parlato abbastanza di lava, fuoco, fulmini e quant’altro?» Chiese Hazelle, per venir appoggiata dal sincero parere di Aisu: «Secondo me quello è completamente pazzo…»
«Da quando la pazzia è una cosa negativa?» Le sorrise Moni, per poi iniziare a correre nella stessa direzione di Tadashi. «Avanti, non facciamoci seminare da lui!»
«Sia mai!» Esclamò Resha, iniziando a correre più veloce che poteva, nel vano tentativo di raggiungere il tritone del proprio Oceano.
Le ragazze raggiunsero Tadashi che questi si era appena fermato, arrivato alla spiaggia, con di fronte un personaggio che indossava lo stesso mantello dei nemici che avevano visto fin a quel momento.
«Sei tu…» Sogghignò il giovane, le mani che gli prudevano e l’adrenalina a mille. Senza attendere niente e nessuno, si lanciò sull’avversario a corsa, desideroso di saggiarne la forza.
«Ma che fa?» Esclamò incredula Reana, vedendolo avvicinarsi al nemico senza nemmeno sapessero che genere di poteri questi avesse.
«Credo tu abbia ragione, quel tipo è davvero pazzo.» Disse sconvolta Yumi, rivolta ad Aisu.
Resha si fece avanti e incitò le altre: «Andiamo, non possiamo lasciarlo fare da solo. Quel tizio potrebbe anche essere Pyro e se usasse il fuoco, Tadashi sarebbe spacciato.»
Tutte annuirono e si avvicinarono allo scontro, tranne Aisu che fece appena in tempo a fare qualche passo e sentì come una morsa al cuore, la quale la costrinse a fermarsi: una brezza di vento spuntata di colpo le aveva portato un lieve profumo che conosceva. Solo una persona aveva quel profumo, che lei avrebbe riconosciuto tra mille. Con il terrore dentro, osservò i movimenti del corpo del nemico, riconoscendo le mosse che aveva visto eseguire per buona parte della sua vita durante le giornate di neve in cui erano stati chiusi in casa, mosse che venivano sempre accompagnate dalla sua domanda a cosa potessero mai servire, soprattutto a qualcuno a cui non piaceva combattere e che venivano sempre accompagnate dalla spiegazione: “Bisogna sapersi difendere, non si sa mai chi potresti incontrare per strada.”
«No… Non è possibile…» Sussurrò Aisu, sgranando gli occhi colmi di terrore. Il corpo della principessa dell’Artico fu colto da potenti brividi, che la costrinsero ben presto in ginocchio. Il volto le si coprì di copiose lacrime, mentre la voce le moriva in gola e gli occhi indaco elettrico erano incapaci di distogliersi dalla figura che stava combattendo contro Tadashi, che lei aveva perfettamente riconosciuto.
«Non è vero…»
Tadashi posò il proprio peso sul piede che teneva indietro e scattò in avanti, caricando un gancio destro diretto all'addome del nemico. Questi lo evitò spostandosi all'ultimo secondo; cercò di contrattaccare con uno shuto* sinistro al lato del collo, ma il ragazzo dai capelli corvini gli assestò una gomitata allo stomaco nella quale concentrò tutta la propria forza, evitando così la mano avversaria.
«Fermatevi…»
Il nemico non si mosse, come non fosse stato mai colpito o non provasse alcun dolore, pronto ad attaccare nuovamente. Tadashi fece appena in tempo a scansare una ginocchiata, spostandosi velocemente dietro di lui e infliggendogli un'ulteriore gomitata al centro della schiena. Il colpo non andò a segno, perché l’avversario si rigirò e tentò di colpire il giovane con un calcio diretto al fianco, che però quest’ultimo parò con l’avambraccio.
«Vi prego…»
Il protettore delle principesse assestò un pugno con la mano libera alla mascella dell’avversario, che lo costrinse a voltarsi dall’altra parte e sputare del sangue per la violenza del colpo. Stava per rincarare la dose, quando il grido disperato di Aisu lo arrestò mentre stava ancora caricando il colpo: «Tadashi fermati per l’amor del cielo!»
Tutte si voltarono interrogative verso di lei, compreso il giovane, dando così la possibilità all’avversario di schivare il pugno fiacco e posare il palmo della mano sul suo petto, all’altezza del cuore. Tadashi fece appena in tempo a voltarsi verso il nemico e stringergli d’istinto il polso, che la gemma sulla fronte del ragazzo si illuminò e il tritone si sentì paralizzato, il cuore stretto in una morsa letale. La presa sulla mano del ragazzo divenne fiacca, il respirò iniziò a mancargli, tutti i muscoli gli parvero star per implodere mentre la vista iniziava ad affievolirsi sempre più. Proprio mentre pensava di essere sul punto di morire, lo sguardo gli cadde sul braccialetto che aveva al polso destro. L’immagine del fratello maggiore gli apparve come in un’allucinazione e riuscì a radunare quel tanto di lucidità da poter raccogliere le energie necessarie per allontanarsi dall’avversario, stringendo la stretta al polso e utilizzando l’esplosività delle gambe e la schiena per atterrarlo di fronte a sé con una rovesciata.
Arretrò in fretta senza mai perderlo di vista, fino ad arrivare alle ragazze e chiedere, furioso come era stato rare volte in vita sua: «Si può sapere che ti è preso? Perché mi hai gridato di non colpirlo? Quello è un...» In quel momento, Tadashi si voltò appena per guardare storto la norvegese, ma vedendo quel volto distrutto dal terrore e quegli occhi colmi di lacrime, non ce la fece a dire altro. Non seppe perché, ma quella visione lo turbò molto. Non avrebbe mai creduto che quella ragazzina viziata potesse avere un comportamento del genere, soprattutto perché, seppur insopportabile, in quel poco tempo passato sotto lo stesso tetto gli era parsa quantomeno combattiva. In quel momento, invece, gli sembrava totalmente indifesa e devastata, per un motivo che gli era completamente oscuro e, viste le espressioni delle altre sei ragazze, non credeva nemmeno di essere l’unico.
L’avversario si rialzò e nel farlo il cappuccio del mantello gli scese sulle spalle, scoprendone il volto, mostrando dei capelli, dei lineamenti e degli occhi a tutti i presenti sin troppo familiari.
«Ma… Che diamine…» Iniziò a dire Moni, guardando incredula prima l’avversario e poi la custode della perla indaco, come tutti gli altri.
«Eiji…» Sussurrò flebile Aisu.
Hazelle e Julia sbarrarono lo sguardo nell’udire quel nome e fecero entrambe presto a fare due più due. Ricordavano bene quando l’amica aveva raccontato loro di avere un gemello di nome Eiji, durante le loro chiacchiere notturne della prima notte passata assieme, nonché la foto che la norvegese teneva sul proprio comodino, la quale rappresentava la principessa dell’Artico assieme a un husky e a un ragazzo che era identico a quello che si trovavano in quel momento davanti.
«Dobbiamo andarcene da qui!» Gridò Hazelle, rivolta al giovane che stava per scattare nuovamente verso l’avversario. Tadashi né nessun’altra fece in tempo a ribattere, che Julia appoggiò immediatamente la compagna di stanza, prendendo Aisu sotto braccio e alzandola in piedi a forza: «Right now!»
Tadashi fece una smorfia, dopodiché diede loro le spalle e ordinò in un modo che non ammetteva repliche: «Tornate all’albergo, lo tengo impegnato per un po’, dopodiché vi raggiungo là.»
«Ma…» Tentò di dire Resha, la quale fu fermata dalla sorella, che le posò una mano sul braccio e da un’occhiataccia del ragazzo. Questi guardò poi Aisu e le fece un sorriso che voleva essere rassicurante: «Tranquilla, lo stordisco solo per un po’. Ci rivediamo all’hotel tra poco, ho un gelato che mi aspetta.» Tornò a guardare l’avversario, che intanto si era pulito il rivolo di sangue che gli era sceso dal labbro inferiore e si stava dirigendo verso di loro, per poi dire, prima di scattare in avanti e scontrarsi con lui a metà strada: «Andate!»
Julia e Moni si occuparono di Aisu, aiutandola a camminare, lasciando a Yumi, Reana e Hazelle il compito di convincere Resha a venir via e, dato che quest’ultima non ne voleva sapere di lasciare il campo di battaglia, le tre si scambiarono un’occhiata d’intesa e la presero di peso, trasportandola via in mezzo a mille lamentele.
Giunte in albergo, fecero sedere Aisu sul divano nel salone, ancora sotto shock, alla quale Meru portò una bevanda calda e attesero il ritorno di Tadashi.
 
 

Dizionario:

* Shuto = “Mano a coltello”, è una mossa di karate
 

 

Angolo delle autrici

Ciaooooooo a tutti! In questo capitolo abbiamo conosciuto una certa Hikari, una deliziosa creatura dal carattere tosto e custode dei sette elementi,  che potranno aiutare le ragazze a salvare la regina Luchia dalla profezia che incombe minacciosa su di lei... Questo fantastico personaggio è opera di Camy25 a cui vanno tutti i meriti e i ringraziamenti <3 <3 Riusciranno le nostre a superare le prove? E questa parte è quella saliente, poi beh... Per il resto... Minikitty ha monopolizzato l’attenzione... Ogni volta ne spunta una nuova su di lei... Che dire è una pazza in miniatura tutta da scoprire! Oggi la vediamo in versione single alla disperata ricerca dell’anima gemella, ma... Non ditele nulla sennò sta male e piange, ma temiamo che con le nostre eroine non concluderà mai nulla... Eheheheh poverinaaaaaa! E poi abbiamo un combattimento... Un combattimento vero, altro che la magia della voce pichi pichi! Inoltre avete visto chi è tornato, dato che eravate tutti in ansia per lui? Che effetto vi fa rivederlo, eh? Ditelo, ditelo, ditelo! E... Tadashi, povero disgraziato, riuscirà questo ragazzo a godersi questo benedetto gelato alla vaniglia? Ehehehe chissà... Visto il nostro cinismo, non datelo per scontato :P Mille note di merito vanno allo scherzetto di Hazelle ai danni di questo malcapitato tritone! Hazelle è un personaggio davvero mitico!
Ah dimenticavamo... Doppia fanart oggi: vi aspettano Minikitty e Hikari, la pucciosissima custode degli elementi, disegnata dalla sua creatrice Camy25!
 

L’angolo di Kelly:

Ciao a tutti! Scusate il ritardo ma questo periodo è stato proprio no! Ho il cervello ko vado avanti a lexotan e questo credo spieghi tutto!
Adesso penserete che la mia OC sia una deficiente, ovvio non ha ancora detto al suo polpettino del segreto...ma adesso non può farlo perché prima deve attuare un piano che le frulla nella testa bacata da un bel  pò! Per fortuna c’è Renée che ha salvato capra e cavoli!Grande Renée meriti un monumento!
Approfitto per dire una cosa... Voglio dedicare questo capitolo a mia nonna Lidia, l’unica nonna che io abbia mai avuto, che purtroppo è morta a luglio e ancora non riesco a farmene una ragione... È impossibile... Glielo dedico perché oggi avrebbe fatto 97 anni e l’idea che se non fosse stato per una certa persona sarebbe ancora con me. Quindi, nonna questo capitolo è per te! Grazie di tutto, grazie di essere stata con me per i miei primi 26 anni, grazie perché, nonostante l’ultimo periodo non riconoscevi quasi nessuno nemmeno me le occhiate che comunque mi rivolgevi valevano più di mille parole, grazie! Ti voglio tanto bene <3
Scusate la tristezza ma... Sapete com’è! Sto comunque bene, non preoccupatevi ^_^
Passo la parola a Sirio:
 
Sirio: Eccomiiiii! Che dire... Io qui non sono apparso molto ma spero di esservi piaciuto! Finalmente ho rivisto il mio papà nel capitolo! Però a me il gelato non lo vogliono dare! E ho pure finito i nasi di maiale soffiati! Credo proprio che andrò a consolarmi con la gamba di papà e vi saluto tutti <3 <3 a presto!
 

L’angolo di Elsira:

Okay... Mi asciugo le ultime lacrime e... Parto con il dire che so già che io verrò linciata per quanto scritto qui sopra e… Beh, se non mi succede adesso, dubito che qualcos’altro potrà mai uccidermi. Chiedo scusa per il ritardo, buona parte è colpa mia, ma ho avuto un piccolo incidente alla mano che non ne ha permesso l’utilizzo per un po’ e beh anche la storia qui ha subito dei ritardi… Ma ora son tornata e dovreste tremare, perché non sapete cosa io e Kelly abbiamo in serbo per voi :3 Ovviamente non posso spoilerare nulla e non vi rendete conto di quanto questo sia difficile per me ma, per il bene della storia, me ne sto zitta zitta… :-X
Lo voglio anch'io il gelato di Zelle!! T-T Come capisco Tadashi... Per quanto mi riguarda, lui è la vera vittima del capitolo... T-T
Non è fantastica Minikitty? *-* Che carina, starnutisce quando le si preme il naso! È fantastico!! Potrei benissimo passarci le giornate… Anzi, quasi quasi… >:] Scusate, devo andare, ci si sente al prossimo capitolo, eh! :-P Bye bye!
 
Minikitty: Eeeeecccccììììììì! T_T Fratellinoooooooooo! Aiutoooooooo!
 

La prima fan art di quest'oggi, è Hikari! Direttamente dalla sua amorevole padroncina Camy25 :3



E poi, ladies & gentlemen, a grande richiesta solo ed esclusivamente per voi.... *RULLO DI TAMBURI* Minikitty! Da quella pazza di sua cognata, Kelly ;P


 

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Capitolo 15
*** Unknown Factors ***


Pronti a fare delle nuove esperienze? Godetevi il capitolo, ci sentiamo alla fine :)
Intanto, vi segnaliamo la pubblicazione del primo missing moment dellla nostra storia: Nascita di un'Armonia , che viene direttamente dalla creatrice di Harmony e Renée, ovvero Ziggyssia! Correte a leggerla, ci raccomandiamo! ;)
 

 
Unknow factors


Niijima, Giappone

Passarono i minuti, le ore, finché non si fece sera e Meru iniziò a osservare le lancette dell’orologio con l’angoscia che le cresceva dentro. Erano tutte in ansia e, tra Aisu che non riusciva a parlare e Tadashi che non rientrava, nell’albergo la tensione era tanta che si poteva tagliare con un coltello.
Intanto, Julia e Harmony erano andate incontro a Renée per intercettarla e convincere i due gemelli ad andare con loro a cena fuori, perché c’era stato un imprevisto con gli ordini all’hotel: un gruppo di turisti era arrivato all’ultimo minuto con una prenotazione molto consistente e le altre ragazze erano tutte impegnate a sistemare le stanze e preparare la cena per l’arrivo dei nuovi ospiti. Seppur un poco dispiaciuti, i due avevano accettato senza fare troppe domande e la loro serata era proseguita tranquilla, anche se le due principesse si scambiavano ogni tanto qualche occhiata preoccupata.
«Adesso basta!» Esclamò di colpo Resha, scattando in piedi e dirigendosi alla porta: «Io vado da Tadashi!»
«Tadashi ha ordinato di aspettarlo qui!» Ribatté Hazelle, fulminando la custode della perla arancione con lo sguardo. Questa si voltò e sentenziò: «Quello è un tritone del mio oceano, sono io semmai che gli dò ordini e non ho intenzione di restare con le mani in mano ad aspettare che mi consegnino quel che resta di lui! Come sua principessa ho il diritto e il dovere di proteggerlo!»
«Tadashi non appartiene al tuo oceano, Resha… Anche se vi è nato, non appartiene più a nessun regno sottomarino da anni. Assicurati di non fare mai un discorso del genere in sua presenza, se non vuoi inimicartelo a vita.» Disse in tono calmo Meru, avvicinandosi alla ragazza e poggiandole una mano sulla spalla, nel tentativo di calmarla. «Ciò che dovete fare adesso è avere fiducia in lui e, se vi ha detto di aspettarlo al sicuro all’hotel, mettervi sedute e attendere. Non c’è altro che possiate fare.»
La rossa guardò negli occhi la giovane donna. Stava per chiederle cosa volesse dire con il discorso dell’inimicarsi a vita il tritone, quando la campanella posta sulla porta dell’hotel tintinnò, facendo voltare le quattro principesse e la donna verso di essa.
Un Tadashi barcollante, che si reggeva a stento in piedi, ebbe appena le forze di alzare il volto e sorridere strafottente che perse i sensi e cadde sul pavimento, venendo in poco circondato da Hazelle, Resha, Meru e Reana, mentre Yumi era rimasta accanto ad Aisu, la quale appena aveva udito il suono della campanella aveva versato altre lacrime silenziose, mentre il senso di colpa si mischiava al tumulto di emozioni che provava in quel momento.
«Fate spazio, lasciatelo respirare!» Esclamò autoritaria Meru, allargando le braccia e cercando così di allontanare le ragazze dal giovane, mentre ne osservava il volto e il corpo segnati da ferite più o meno gravi. D’improvviso, il suo occhio esperto cadde sul pavimento a contatto con il fianco destro del ragazzo, che si stava macchiando del sangue del giovane. Sgranò appena gli occhi, dopodiché ordinò: «Hazelle, corri a prendere la cassetta del pronto soccorso. Resha, aiutami a portarlo in camera e stenderlo sul letto. E attenta al fianco destro, deve avere una ferita piuttosto profonda. Reana, pulisci il pavimento che il sangue è terribile da mandar via…» Le dispiacque dare alla propria principessa quel compito, ma la sua sbadataggine sarebbe potuta essere davvero pericolosa in quel momento, perciò aveva preferito non correre rischi. Per suo sollievo, la ragazza sembrò non essersela affatto presa. Prima di aiutare la rossa a trasportare il giovane al piano superiore, Meru si rivolse un’ultima volta alla blu: «Ah e, Reana… Di’ a Yumi di non far salire Aisu. Viste lo stato in cui è, penso sia meglio non mostrarle le condizioni di Tadashi, dato che potrebbe essere stato suo fratello a ridurlo così.» La ragazza annuì, dicendo: «Manderò Yumi su, resto io con Aisu.» Dopodiché corse nell’altra stanza, mentre Meru si prodigava ad aiutare Resha a far superare le scale al ragazzo, con Hazelle subito dietro.
 
Nel frattempo, in città due sirene e tre umani erano appena usciti dal grazioso locale di specialità marittime in cui Renée e Moni, da esperte della zona, avevano portato i tre americani. Robert era sollevato che la serata stesse giungendo al termine perché Minikitty, forse provata dal lungo viaggio e dalle nuove conoscenze, era più svalvolata del solito e aveva catalizzato l’attenzione su di sé tutto il tempo: come erano entrati nel locale, aveva subito iniziato a esaltarsi per qualsiasi cosa e la sua voce acuta con tanto di accento americano marcato, avevano attirato l’attenzione di tutti i presenti: «Che carina quella cameriera… Che buon profumo di frittura... Ma che diamine ha da guardare allupato quel tipo insomma?»
E poi il gran finale: una volta seduti al tavolo, con la cameriera pronta a prendere gli ordini, aveva gridato nel suo giapponese stentato, davanti a tutti: «Tu cosa prendi, dolce fratellino?» Persino Renée di fronte a una simile figura era impallidita, per non poter fare a meno di pensare che l’americana e Moni sarebbero state un duo pericoloso, anche se sotto sotto divertente. Ma non l’avrebbe mai ammesso. Nemmeno sotto tortura.
La serata era comunque giunta al suo termine e il quintetto si stava dirigendo a casa Hunterstein per accompagnare Renée, il cui coprifuoco sarebbe scaduto a breve.
«Si può sapere perché tutte le occhiate delle belle ragazze sono sempre per il mio fratellino?» Chiese delusa Minikitty, giocherellando con la cannuccia della bibita che stava sorseggiando e facendogli notare con tono vispo: «Prendi quella cameriera… Ti ammiccava di continuo!»
«Non ricordarmelo! Stavo per scannarla, oca insopportabile!» Sbottò Julia, incrociando le braccia.
«E allora quel tizio che vi guardava tutte quante annuendo compiaciuto? Io che devo dire?» Fu la risposta del ragazzo. Moni e Renée si scambiarono un’occhiata, sperando che i fidanzati non si mettessero a litigare, cosa che per fortuna non accadde grazie all’intervento di Minikitty, la quale venne supportata anche da loro. In fondo non era successo nulla di concreto, solo una cameriera un po’ frivola e uno sfigato in cerca di attenzioni. Ma la gelosia dei fidanzati non mancava mai di farsi viva in momenti come quellii e poteva costituire un guaio, anche se grazie a Minikitty le litigate morivano sul nascere.
“Quella cameriera sarà stata anche più alta, carina, procace e sicura di sé di quanto lo sia io, molte sue fan idem, ma non permetterò a nessuna di soffiarmelo via!” Pensò Julia, tornando a guardare avanti a sé con occhi decisi.
 
«Si è svegliato…» Sussurrò Resha, al fianco del letto, qualche minuto dopo.
«Ehi, Tadashi, come stai?» Chiese Meru in un dolce sorriso.
Lui si guardò attorno fino a che le immagini delle ragazze in cerchio a lui non si fecero distinte, per poi tentare di sorridere. «Benis…» Fece per tirarsi a sedere, ma la fitta al fianco lo fece ricadere sul materasso con una smorfia di dolore.
«Sta fermo, o riaprirai la ferita!» Esclamò Yumi.
«Questa è una cosa da nulla.» Biascicò lui in tutta risposta.
«Oh davvero?» Disse Hazelle, alzando le sopracciglia. «Allora se faccio così…» Allungò la mano verso il fianco fasciato del ragazzo e lo sfiorò appena, ottenendo delle imprecazioni da parte del giovane, seguite dal grido: «Sei impazzita per caso? Fa un male cane!»
«Hai detto tu che era una cosa da nulla!» Ribatté lei con sguardo determinato, le braccia tese lungo i fianchi coi pugni chiusi e il tono di voce alto. «Quindi ora piantala di fare lo stupido guerriero spaccone e fa come ti diciamo noi: sta’ fermo!»
«Hazelle…» Provò a dire Meru, ma venne interrotta dalla castana: «Hazelle un accidente! Tadashi!» Esclamò con gli occhi lucidi, rivolgendosi nuovamente verso di lui e dicendo con voce tremante, abbassando il tono fin quasi a un sussurro: «È stato davvero Eiji a ridurti così?»
Lo sguardo del giovane si abbassò di lato.
«Aisu mi ha parlato molto di lui... Da come lo ha sempre descritto, Eiji dovrebbe essere un ragazzo dolce, protettivo, affidabile e che mette i propri affetti avanti a tutto… Non posso credere che l’Eiji di cui mi ha parlato così affettuosamente, possa fare una cosa del genere!» Concluse Hazelle, guardando il corpo di Tadashi.
«Non è stato Eiji.» Disse Tadashi in un soffio, dopo alcuni secondi. Tutte sbarrarono gli occhi, incredule.
«A ridurmi così…» Continuò lui, cupo. «È stato un tizio che comanda il vento.»
«Un tizio…» Sussurrò riflessiva Resha, per lasciar finire i propri pensieri dalla sorella: «...Che comanda il vento?»
L’immagine del personaggio incappucciato che le aveva praticamente salvate nello scontro contro Pyro apparve nelle menti di tutte, che spalancarono gli occhi e dissero incredule: «Ao!»
Lui iniziò a raccontare: «Dopo che siete andate via, lo scontro con Eiji si è fatto più violento. Quel ragazzo sembra non provare alcun tipo di dolore, né stanchezza... Mi ha davvero stremato. A ogni modo, ero riuscito a farmi venire in mente un piano: volevo atterrarlo per poi colpire qualche nervo e farlo svenire, immobilizzarlo in un modo o nell’altro e portarlo qui per cercare di capire cosa fosse successo. Ci ero quasi riuscito, quando un potente colpo di vento mi ha scaraventato contro la scogliera e quel tizio incappucciato si è parato tra me e lui. Ho potuto fare ben poco, dei fendenti d’aria mi hanno colpito a ripetizione e quando sono riuscito nuovamente a muovermi, quei due erano spariti nel nulla, così sono tornato qui.»
Nella stanza calò il silenzio, che venne interrotto dopo poco dalla voce premurosa di Meru: «Comunque, ciò che conta adesso è che tu ti riprenda. I graffi più lievi già domani saranno completamente guariti, ma per il fianco e le costole rotte credo che ci vorrà almeno qualche giorno.»
«Ah, tranquilla… Ho subito di peggio, già domani sarò perfettamente in grado di adempire al mio compito. Possono attaccarci quando vogliono, così avrò la mia vendetta!» Sogghignò lui, sicuro di sé.
«Piantala di fare lo spaccone, non si addice proprio a uno nelle tue condizioni.» Disse Resha, guardandolo con un sopracciglio alzato. Lui stava per ribattere, ma Hazelle, con espressione impassibile, gli sfiorò nuovamente il fianco e fu costretto a zittirsi, in mezzo a mille imprecazioni.
Mentre le ragazze sorridevano divertite, non per il dolore del giovane quanto per il modo in cui la principessa dell’Antartico lo avesse zittito e Meru riprendeva bonariamente quest’ultima, Tadashi fissò il braccialetto che aveva al polso, ripensando all’agghiacciante sensazione di quando Eiji era riuscito a sfiorargli il petto. “Grazie per avermi salvato, fratellone… Anche stavolta…”
 
Intanto, al piano di sotto, Reana si stava affaccendando per cercar di far sentire meglio la custode della perla indaco. Aveva intavolato una specie di spettacolino con Sirio e Sunset, ma mentre il cane partecipava attivamente e collaborava, rincorrendo il giocattolo radiocomandato da Reana e scodinzolando allegramente, la gatta pareva molto più interessata ad accoccolarsi su se stessa e tentare di riposare un po’, in attesa della notte per andare a cacciare qualche animaletto e portarlo fieramente alla sua padrona.
«Avanti Sirio, prendi la macchinina!» Esclamò allegramente Reana, facendo fare al giocattolo una pericolosa curva a U, mossa che venne ripresa anche dal cagnolino, il quale quasi scivolò sul pavimento liscio della stanza. «È buffissimo, vero Aisu?»
La bionda osservò lo spettacolo e tirò un breve sorriso. Apprezzava che l’amica cercasse di tirarla su di morale, ma nonostante ciò non era davvero in vena quel giorno di giochi. L’immagine del fratello che le diceva che sarebbe andato tutto bene non faceva che tormentarle la mente, per poi mostrarlesi avvolto in un mantello nero che combatteva contro Tadashi.
In quel momento, la macchinina telecomandata venne fermata dal piede di Robert, che era appena rientrato con la gemella, Julia e Harmony. I quattro guardarono interrogativamente il giocattolo, per poi ritrovarsi Sirio di fronte che scodinzolava allegramente con negli occhi la richiesta di continuare a giocare. «Eccovi tornati finalmente!» Esclamò Reana, andando all’ingresso e porgendo il telecomando al wrestler con un sorriso raggiante. «Tieni, portalo in camera e giocateci quanto volete.»
Lui la guardò per un attimo stranito, ma vedendo come Sirio si divertisse decise di accontentare il cagnolino e si diresse al piano superiore.
«Julia, Moni, potete venire di là? Aisu e le altre sono… Stanche e c’è bisogno di aiuto per sistemare le ultime cose.» Disse la ragazza, rivolta alle due, le quali annuirono.
«Vengo anch’io, due mani in più fanno sempre comodo!» Esclamò arzilla Minikitty, pronta a dare una mano e facendo sobbalzare le tre. Fortuna che Julia ebbe in tempo un lampo di genio: «Ma no, non ti preoccupare, bastiamo io e Moni. Tu va pure in camera a riposarti, hai fatto un lungo viaggio e poi ricordati cosa mi dici sempre: l’oggetto indispensabile per poter dare il meglio di sé, è una buona dose di sonno!»
La ragazza, vedendosi una delle proprie frasi più celebri ritorta contro, non poté fare altro che annuire e avviarsi di sopra, sperando che Hazelle venisse a dormire presto in modo da avere qualcuno con cui fare quattro chiacchiere. Intanto, avrebbe aggiornato il blog.
Le tre principesse sirene tirarono un sospiro di sollievo, dopodiché chiesero a Reana di Tadashi e Aisu.
«Aisu non ha ancora detto una sola parola, mentre Tadashi è rientrato in condizioni davvero pessime, nemmeno mezz’ora fa. In questo momento è in camera sua con le altre, Meru lo sta medicando. Ha una bruttissima ferita al fianco, ho impiegato un quarto d’ora per pulire tutto il sangue dal pavimento e…»
«Aisu…» Sussurrò Moni, interrompendo l’amica, il cuore piccolo nel vedere la custode della pietra indaco in quello stato: sembrava la personificazione della sofferenza. Reana e Julia si voltarono di scatto.
La principessa dell’Artico abbassò lo sguardo e sussurrò tremante, stringendo i pugni e gli occhi. «È colpa mia… Tutto quello che è accaduto è solo colpa mia…»
«Non dire così, non è vero.» Cercò di rassicurarla Reana, andandole incontro sulla sogli del salone. La norvegese scosse la testa in senso di negazione e disse, alzando il tono di voce: «Sì invece! Eiji è stato catturato per colpa mia, oggi ci siamo ritirate per colpa mia, Tadashi è quasi morto per colpa mia…»
«Piantala Aisu, ciò che è successo…» Iniziò Moni, per venir interrotta da Julia: «Isn’t absolutely your fault!» L’americana le mise le mani sulle spalle, dopodiché la costrinse a guardarla negli occhi e, con tono deciso, disse: «Niente di ciò che è accaduto è colpa tua, mettitelo bene in testa!»
«Ma…» Provò a ribattere la norvegese.
«Niente ma!» Sottolineò Moni, arrivata di fronte a lei e incrociando le braccia sotto al seno, in volto un sorriso rassicurante. «Non hai niente da rimproverarti.»
«Non siamo scappate, non abbiamo perso. Certo, non abbiamo nemmeno vinto, oggi…» Iniziò Resha scendendo le scale con le altre in quel momento, per venir interrotta da Yumi, che temette potesse dire qualcosa di troppo brusco: «Ma siamo tutte vive e tra poco anche Tadashi sarà nuovamente in perfetto stato. È una pellaccia, sai?» Concluse, strizzandole l’occhio con fare incoraggiante.
Hazelle si mise di fronte alla principessa dell’Artico e, con gli occhi lucidi e un sorriso, disse: «Non posso comprendere il dolore che stai provando in questo momento, ma posso immaginarlo. Soltanto l’idea che qualcuno possa far del male a Robin mi spezza il cuore e mi sento svuotata di tutto.» Le strinse le mani nelle sue, per poi dire: «Ti aiuteremo a riportalo indietro, salveremo Eiji. Hai la mia… Anzi, la nostra, parola.»
Guardando negli occhi le sue nuove amiche, le parole di sua madre tornarono alla mente di Aisu: “Non sarai sola, le tue nuove compagne saranno con te e ti aiuteranno a riportare indietro Eiji!” Un morbido sorriso le prese il possesso del volto, mentre il peso che aveva sul cuore si faceva un poco meno opprimente.

 

Castello della Regina dei Mari

Madame Taki era tornata al palazzo della regina, alla quale aveva chiesto subito udienza, ricevendola immediatamente e interrompendo di conseguenza una tranquilla passeggiata tra Seira e Takeshi, sempre più prossimi alla grande rivelazione.  Luchia si trovava seduta sul suo trono accanto al suo amato Kaito, intorno a loro Hippo, le consigliere e le immancabili guardie reali, compite come sempre.
«Parla, Madame Taki! Hai trovato i regni della vita?» La incitò la bionda regina, fissandola molto seriamente con i suoi grandi occhi azzurri.
L’anziana donna fece un passo avanti, guardandola con i suoi occhi marrone chiaro. «Ho parlato con la custode degli elementi. Non è stata molto esaustiva, come suo solito. Lei personalmente non potrà far nulla per evitare che la Luce si spenga, ma non dobbiamo disperarci: conosce una soluzione che potrebbe sovvertire la profezia e salvare l’incolumità di tutti.» A quelle parole Luchia si sporse in avanti, mentre gli altri presenti drizzarono le orecchie. Seira incrociò per un solo fugace istante lo sguardo del suo Takeshi, che annuì con aria comprensiva, facendola stare subito meglio: il suo supporto era proprio quello che le ci voleva.
«La custode mi ha spiegato che tramite la conquista dei sette elementi, di cui tutti voi siete a conoscenza, da parte delle vostre eredi, c’è speranza di salvezza.» Il sospiro di sollievo che stava per uscire dalle labbra di tutti i presenti si spezzò, poiché lo sguardo serio di Taki lasciava presagire che le cose non sarebbero state così semplici. «Solo che, come ben sapete, gli elementi sono entità a sé stanti, hanno una vita loro e un’indipendenza… Solo i predestinati possono riuscire a controllarli senza rischiare conseguenze irreversibili. Loro obbediscono solo a chi ritengono degno… Hikari stessa riesce a comandarli perché la custode precedente, che aveva con lei un legame speciale prima di scomparire, aveva ordinato loro questo.»
Tutti pensarono alla vecchia custode: si raccontava fosse una donna di rara bellezza, molto legata alla regina Aqua, che si era sacrificata dopo una lunga ed estenuante battaglia proprio per salvare quest’ultima, affidando i suoi poteri a Hikari, che per lei era l’equivalente di Hippo per Luchia e le ragazze.
«Gli elementi le obbediscono da secoli: la stimano e la considerano una Dea… Mi ha detto che non sarà facile per le ragazze gestirli e soprattutto vuole accertarsi che le nuove principesse siano all’altezza del compito, visto che finora, nel corso dei secoli nessuno si è rivelato tale. Ha detto che le sottoporrà a delle prove, non mi ha voluto svelare di più. Si metterà all’opera il prima possibile. Questo è quanto. Non ci resta che sperare.» Furono le sue ultime parole e tutti ammutolirono.
Fu Nikora, la più saggia e matura delle consigliere, a prendere la parola per prima: «Dobbiamo avvertire le ragazze e far loro sapere più dettagli possibile! Qualcuno deve andare sulla terra ad avvisarle. Io mi offro...» Ma l’altra ragazza dai capelli lilla, Karen, la interruppe: «No, Nikora, vado io! Devo giusto recarmi per qualche giorno sulla terra.» Guardò i sovrani, che annuirono, sapendo già tutto. Aveva chiesto il permesso da giorni e l’aveva ottenuto senza problemi, tenendosi comunque pronta a tornare immediatamente al castello in caso di emergenza.
«Ne approfitterò per spiegare loro tutto quanto. E dar loro sostegno morale!» Questa fu la decisione e non ci fu bisogno di discuterne oltre.
«Mi raccomando, Karen: sii comprensiva, l’hai visto anche tu cosa è successo l’altra sera.» Si raccomandò Noel guardando bene in faccia la gemella, che asserì.
«Perfetto! Sono sicura che le ragazze ce la faranno e ovviamente noi non staremo a guardare! Daremo loro aiuto in ogni modo, teniamoci pronti a scendere in campo in caso di bisogno.» Esclamò il re, alzandosi dal trono. «Consigliere, guardie. Amore mio...» Disse guardando Luchia con affetto smisurato. «Hippo, tutti quanti! Diamoci da fare! Tutti insieme!» Disse ottenendo il consenso unanime. E con questo la riunione finì.

 
Da qualche parte negli Oceani
 
Una risata cinica e sguaiata risuonò in un antro sinistro. «Il re è ancora più patetico, inutile e ridicolo della sua amata faccia d’angioletto… Quella baldracca in calore! Se credono di puntare tutto sull’amore e la speranza si sbagliano di grosso! Ma sapete cosa?» Chiese, rivolgendosi ai suoi cinque sottoposti. «Tanto meglio per me… E per voi!» Concluse, sorridendo convinta ai suoi alleati, che ghignarono.
«Adesso, mentre ci prepariamo al gran colpo di grazia al palazzo… Tu tornerai sulla terra per controllare le principessine.» Disse rivolgendosi all’unica donna presente, che si accinse subito a prepararsi. «Va’ con lei!» Disse poi rivolta a Eiji, fissando i suoi occhi indaco vuoti e inespressivi. Anch’egli fece come la sua collega, senza dire una parola.
«Tsuchi... Voglio vederti all’opera… Sorprendimi!» Continuò la donna rivolta a un uomo dai capelli castani, che a giudicare dall’aspetto sembrava avere poteri legati alla terra.
L’elementale sorrise, sibilando in tono maligno, soddisfatto di poter dare finalmente libero sfogo al suo odio nei confronti delle creature marine: «Non aspettavo altro, quelle luride pescioline colorate pagheranno la loro esistenza!» Non ne tollerava proprio la presenza. Che fossero sirene, panthalassa o tetidi, gli era indifferente: erano creature meschine, false che non meritavano altro che la morte, tutte, dalla prima all’ultima.
Delle liane grandi come anaconde spuntarono dal pavimento, avvolgendone la figura, per poi sparire alla stessa velocità con cui erano comparse, lasciando un posto vuoto dove prima c’era lui.
A quel punto, di fronte alla donna mascherata, rimanevano solo Ao e Pyro.
«Una volta che il trono sarà mio, prenderemo anche quelle sette bambinette… E ci divertiremo molto con loro! Io voglio anche le loro perle… Voglio strappargliele via assieme alle loro teste vuote e piene di stupidaggini… E poi estirperò via i loro cuori puri e li userò per soggiogare il resto degli esseri viventi! Voi due, aiutatemi a studiare un piano…» Ordinò lei, conducendo i due uomini in un’altra stanza, i quali si stavano già guardando storto.
«Tsk… Collaborare con questo insulso lorichetto blu… Peccato che tu non ci abbia rimesso le penne contro quel tritone. Te lo saresti meritato, visto che hai rovinato il mio piano!»
Ao, che sino ad allora era rimasto impassibile come suo solito, reagì: «Ringrazia che l’Elementale dell’acqua non esista più… Altrimenti saresti stato spento da un pezzo, stufa ambulante!» I suoi capelli d’aria iniziarono a turbinare, mentre quelli di fuoco del collega a crepitare, gli occhi di entrambi mandarono scintille.
«Basta! Finitela! Non ne posso più di sentirvi discutere ogni volta come due odiosi e schifosi bambocci dell’asilo! Le vostre stupide dissidie non mi interessano, risolvetele fuori da qui! Fate funzionare i vostri cervelli e collaborate per il bene comune, altrimenti…» Il loro capo lasciò in sospeso la frase, conscia che i due sapessero benissimo come sarebbe finita: le conchiglie dentro le quali erano stati rinchiusi per millenni erano sempre pronte per loro.
Ao tornò pacato e impassibile con estrema facilità, mentre Pyro con uno sforzo sovrumano si diede una calmata. La donna annuì compiaciuta, prima di chiudere la porta dietro di sé. “Presto tutto quanto sarà mio!”

 
Niijima, Giappone
 
Erano passati un paio di giorni dall’ultimo assalto e quella era una giornata di pioggia. Non era forte, ma il cielo era grigio e l’aria fresca.
Le ragazze e Robert erano nel salone a fare colazione tutti insieme, mentre Tadashi riposava in camera sua, ormai quasi ripresosi del tutto. Per spiegare la sua impossibilità ai due americani, le ragazze si erano inventate che era caduto per le scale, inciampando su Sunset.
«Si stava bene a letto… Più del solito, stamattina.» Borbottò Julia, inzuppando un savoiardo fatto in casa nel latte al cioccolato, per mordersi la lingua subito dopo: involontariamente aveva fornito ad Hazelle il pretesto per una battutina imbarazzante delle sue, che non tardò ad arrivare. «Ci credo!» Sghignazzò la castana, con aria ammiccante. «Chi non starebbe bene al calduccio nel letto tra le forti braccia del proprio ragazzo, eh?» Insinuò, dando delle gomitate a Robert che per poco non si strozzò con il caffè, mentre la custode della perla gialla arrossiva, maledicendosi e Minikitty iniziava a ridacchiare. Persino Aisu, nonostante la tensione dei giorni precedenti, accennò una risata nel vedere l’americana in imbarazzo.
«Comunque, per la faccenda dei tuoi capelli: voglio parlare con la tua professoressa, non è giusto che tu debba portare una pettinatura che non vuoi!» Si impicciò Minikitty, con la voce che le si alzava di un’ottava a ogni parola e che vedeva la storia del dover nascondere la ciocca colorata tramite un complicato sistema di treccine ben nascoste tra i capelli normali come un affronto personale. «Stamani vi accompagno a scuola, mi dici chi è l’insegnante e gliene dico quattro!» Sentenziò, per aggiungere subito dopo in modo deciso, vedendo l’occhiata perplessa di Robert: «E no, dolce fratellino! Non guardarmi storto e non tentare di impedirmelo! Ho deciso, ci vado! E subito anche!» Si eresse in tutta la sua bassa statura con il dito indice della mano destra puntato in alto e quella sinistra chiusa a pugno che sbatté prontamente sul tavolo .
Hazelle e Aisu iniziarono a ridacchiare e i due americani sbiancarono, mentre l’immagine della giovane Blank che strepitava contro quella donna, mettendo Julia ancora più nei guai, si faceva strada nella mente di tutti. Perché, ne erano sicuri, sarebbe andata proprio così.
Ci volle un bel po’ per far desistere la ragazza dal suo proposito.
 
Yumi salutò Julia, Moni e Renée, dopo aver dato la buona fortuna all’americana e preparandosi a sentire altre grida quella mattina: la principessa del Pacifico del sud sembrava pronta alla guerra.
Entrò in classe e andò a sedersi al suo posto, notando un banco in più in aula. “Un nuovo arrivato?” Pensò la verde, per poi alzare lo sguardo verso il professore appena entrato e la ragazza dall’aspetto piuttosto gracile, coi capelli corti biondi e gli occhi color acquamarina.
«Ragazzi, questa è la vostra nuova compagna di classe: Hibana Hikari.» La presentò l’insegnante, per poi indicarle il banco libero dalla parte opposta a quella dove si trovava Yumi, vicino alla finestra. Mentre la ragazza vi si avvicinava in silenzio, i loro sguardi si incrociarono per un istante.
«Bene, ora iniziamo la lezione. Aprite il libro di letteratura.» La voce del professore fece tornare Yumi al presente, mentre dentro le si mischiavano sensazioni contrastanti.
 
I gemelli Blank stavano visitando la città, lei riparandosi con un ombrello, attaccata come una cozza al braccio del fratello e saltellando tutta arzilla, lui camminando sotto la pioggia. Non perché la sorella non lo riparasse, ma perché era lui che non voleva in quanto quelli erano solo “due schizzi”.
Strada facendo, Minikitty non aveva fatto altro che entusiasmarsi per qualsiasi cosa, appiccicandosi alle vetrine, schiacciandovi il naso contro con tanto di starnuti, mentre il ragazzo era stato fermato per firmare qualche autografo: anche in Giappone il wrestling era molto amato e seguito.
«Guarda fratellino!» Strillò all’improvviso la gemella con maggior impeto del solito, additando un cartello sulla vetrina di una cartoleria dall’altra parte della strada e trascinandovi il malcapitato davanti. «Un concorso dei talenti! Se riesco a leggere bene gli ideogrammi… Dice che si svolgerà qui in città e che la vincitrice otterrà una bella somma di denaro… Fratellino, pensa, le ragazze potrebbero iscriversi… Io potrei truccarle e farle belle…» La piccoletta era già partita in quarta con aria sognante, immaginandosi all’opera sulle bellissime amiche della cognata: magari qualcuna di loro, grata da tanto interesse, avrebbe ricambiato diventando la sua anima gemella.
«Qui dice anche che cercano uno sponsor e dei giudici.» Lesse lui, per poi tentare di riportare la gemella nel mondo reale con una domanda realistica: «Ma chi ti dice che le ragazze siano interessate?» Gesto inutile, visto che la ragazza non si scompose minimamente. «Non capisci fratellino? L’albergo sarà lo sponsor… E i giudici, beh… Quello è un problema minore! È deciso, ci penso io! Vado in negozio a chiedere informazioni! Aspettami qui!» Gridò, piantando in asso il ragazzo ed entrando come un tornado nel locale. Lui scosse semplicemente la testa, raccogliendo l’ombrello che la sorella aveva lasciato cadere a terra nell’euforia generale.
Dalla vetrina, l’americano vide sua sorella che gesticolava a più non posso e quel povero commesso con un enorme gocciolone sulla testa.
 
Resha stava mettendo in ordine le ultime scartoffie per il club di giardinaggio, quando una voce alle sue spalle la fece voltare: «Ehi, ciao. Non credevo di rivederti qui.»
La ragazza sbarrò gli occhi non appena lo vide. «E tu che ci fai qui?» Riuscì a dire dopo un tempo che le parve infinito, con ancora gli occhi spalancati.
«Frequento questa scuola. Tu piuttosto, pensavo saresti stata in Giappone solo per le vacanze.» Disse il ragazzo, avvicinandosi a lei con un sorriso malizioso. «Ah, ho capito… Ti mancavo così tanto che hai deciso di venire a scuola qui nella speranza di incontrarmi di nuovo.»
«Tsk, continua a sognare!» Ribatté la ragazza, voltandosi con le braccia incrociate e una smorfia in volto.
«E allora cosa ti ha spinto così lontana da casa?» Chiese lui. Resha si voltò appena per guardarlo e gli rispose alzando un sopracciglio: «Da quando sarebbero affari tuoi, scusa?»
«Sempre gentile vedo…» Sussurrò lui in un sorriso, al quale lei rispose con un tono altrettanto sfrontato: «Esattamente come te.»
I due si scambiarono sguardi fulminanti, carichi di energia, che vennero interrotti dopo un tempo infinito dalla voce di Hazelle, che chiamò l’amica con tanto di braccio alzato oltre la porta della segreteria: «Ehi Resha! Noi torniamo in albergo, vieni?»
La rossa si voltò e rispose: «Sì, arrivo!» Dopodiché raggiunse le ragazze a corsetta. Quando arrivò loro di fronte, esultò raggiante: «Andiamo!»
Loro, invece, guardarono perplesse oltre le spalle dell’amica, spingendo questa a voltarsi e dire con tono scocciato: «Che cosa vuoi ancora?»
«Non mi presenti alle tue amiche?» Chiese il ragazzo, per ricevere una secca negazione da parte di Resha.
«Ma tu…» S’intromise Yumi, che lo osservava con sguardo scrutatore. «Tu sei quel tizio del concerto, dico bene?»
Il ragazzo sorrise e annuì, dopodiché osservò le ragazze una a una con un sorriso malizioso in volto e disse, facendo un breve inchino: «Piacere di conoscervi bellezze, sono Raito Tethys.» Alzò il volto e aggiunse: «A sapere che c’erano così tante meraviglie in questa scuola, avrei portato dei fiori da donarvi, anche se non avrebbero mai potuto equiparare la vostra bellezza.»
«Ma piantala!» Esclamò Resha. Raito la guardò di sottecchi, sogghignando: «Gelosa, per caso?»
La custode della perla arancione lo squadrò malamente con gli occhi, per poi bofonchiare: «E di chi? Di te? Ma per favore.»
Lui la prese in giro: «Ah ah… Sei gelosa.»
«Non sono gelosa!» Sbottò Resha per poi prendere per mano la sorella e Moni, trascinandole a forza dietro di sé, mentre alle altre ordinò di seguirla e andare di filata all’hotel.
Quando furono a pochi passi di distanza, Resha udì il saluto del ragazzo: «Ci vediamo domani qui a scuola, bellezze!»
Un grugnito di rabbia morì nella gola della principessa sirena dell’Oceano Indiano, mentre Julia, che lo conosceva di vista e di fama, non certo piacevole, scosse la testa schifata. Ormai fuori dall’edificio, Hazelle batté una mano sulla spalla di Yumi, la quale si voltò, cercando spiegazioni su chi fosse quel ragazzo, ma la verde le fece cenno che glielo avrebbe spiegato dopo, quando Resha non sarebbe stata presente. Moni, Aisu e Hazelle si guardarono a vicenda, più confuse di prima, mentre tutte continuavano a seguire la rossa verso la struttura alberghiera, dove di lì a poco le avrebbe raggiunte anche Reana.

 


Angolo delle autrici

Ed ecco qua, come da titolo un capitolo pieno di incognite, cioè ragioniamoci su! Abbiamo Tadashi ferito, la pazza di Minikitty che ha visto un concorso e ha deciso per le ragazze che non si sa se accetteranno… E poi vediamo una riunione al palazzo che nonostante tutto è finita con il livello morale pari a zero… Perché non si sa cosa aspetta le ragazze! A proposito, la riunione ha interrotto Seira e Takeshi... Poveretti, ce la faranno a dichiararsi? Incognita appunto! Inoltre a scuola c’è una nuova compagna e viene introdotto un nuovo OC, Raito Tethys, che appartiene esclusivamente a Scarlett Blue Sakura e sembra intortato con le sorelle Shell… Ma appunto, chi è costui? E poi, last but not least, abbiamo i nostri cattivi che stanno preparando delle belle sorpresine per le nostre ragazze e i Sovrani!
Un capitolo che lascia tensione e spinge a chiedere: cosa succederà nel prossimo?
Ah importante: Ziggyssia ha scritto un missing moment sulle sue Oc Harmony e Renée, potete leggerlo qui anzi che diciamo, potete: DOVETE! Dovete leggerlo e lasciare la vostra opinione! Chiaro ragazzi? Perfetto! ^_^
Vi lasciamo con la fanart delle principesse più Renée in divisa scolastica, tutta opera di Elsira!
 
 

L’angolo di Kelly:

Ciao!Eccoci qui, non ho molto da dire se non che vi consiglio di leggere la storia di Ziggyssia!Altrimenti...beh ve la vedrete con un personaggio un pò speciale la cui identità è segretissima e che a condizioni normali è un tesoro di ragazzo, veramente!Ma se si inferocisce...sono guai!Perché una One-Shot così graziosa deve essere letta!Sono certa che la apprezzerete, sia lo scritto che la fantastica opera d’arte(fanart è troppo poco)ad esso dedicata!
Quindi, dopo questo consiglio vi dico...oh no aspettate un momento*si rivolge al personaggio segreto*posa quella lancia e quelle armi contundenti! *il ragazzo obbedisce, ma assicura che in caso è sempre pronto a rispolverarle* detto questo io e il personaggio segreto vi salutiamo augurandovi buona lettura del Missing Moment! Ciaooooooooooo ^_^ E grazie a tutti! <3
Torno a litigare con quella dannata mosca che mi si posa sempre sul naso...gnè =_= 
 
Sirio: Ciaooooo a tutti!Non sono adorabile mentre gioco con la macchinina? Qualcun altro vuole giocare con me? Sono disponibile a farmi fare di tutto! Sono pure io a corto di idee, quindi ribadisco il consiglio, leggete il racconto della mia dolce zietta! E godetevi la fanart! <3
 

L’angolo di Elsira:

E… Io stavolta son davvero a corto di idee su cosa scrivere nelle note… Ma proprio zero. Quindi, facciamo una bella cosa: voi ora vi andate a leggere il missing moment di Ziggy, lo recensite e poi tornate qui. Okay? Bene, bravi. Andate. Su su…
Detto questo, io sono completamente andata. A dimostrarlo è che stanotte l’ho passata in bianco a scarabocchiare con la mano sinistra chibi, perché non riuscivo a dormire e la destra mi faceva un male cane! xD
Bene… Non ho nient’altro da dire… Ciao ciao! *ciao con la manina* :3
 

Oggi nella fan art ci sono le sette principesse sirene e Renée in versione chibi con le uniforme scolastiche! ^-^

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Capitolo 16
*** Let The Curtains Rise ***


Come dice il titolo del capitolo… Si alzi il sipario!

 
Let the curtains rise


Niijima, Giappone

«Io lo conosco quello.» Esordì Julia, giunte in albergo con Resha che era impegnata con Meru a sbrigare dei conti, posando la tazza di tè che stava bevendo. Ovvio che l’americana lo conoscesse, essendo entrambi membri dello showbiz. «Non di persona, ovviamente, ma di fama… È un idol e ballerino emerso di recente… Sta scalando le classifiche molto in fretta per essere in questo mondo da poco! Però devo dire la verità, come artista non c’è nulla da ridire, ma come persona non mi piace per niente! Non mi ispira nessun sentimento positivo.»
«Raito Tethys… Mi pare di aver letto di lui in una rivista di gossip… Ha una fama di donnaiolo sciupafemmine, un vero e proprio… Come dite voi americani? Ladies Man!» Commentò Moni, che sotto gli occhi di tutte stava inzuppando nella bevanda delle striscette di alghe essiccate invece dei tipici biscottini al burro. Per quanto le ragazze si fossero abituate ai suoi gusti originali, la cosa era pur sempre curiosa da vedere.
«Insomma, il tipico galletto presuntuoso che si pensa di usare le ragazze per i suoi porci comodi e vantarsene in giro per sentirsi grande, che non rispetta minimamente i loro sentimenti! Una persona da evitare!» Diede la sua opinione Aisu, in tono disgustato, per poi aggiungere mentalmente con il biscotto in bocca: “Tutto il contrario di mio fratello.”
«Sinceramente, non è il mio tipo ragazze… Non capisco cosa ci trovino tutte…» Commentò Reana, che come la maggior parte delle ragazze non sopportava i tipi troppo sbruffoni e presuntuosi. Lei non pensava molto spesso ai ragazzi, ma se doveva immaginare il suo tipo ideale, sognava di trovare un ragazzo un po’ pazzerello e allegro. Un ragazzo dolce e premuroso che vedesse lei e lei soltanto, uno per cui le altre non esistevano nemmeno. E uno che ci provava sempre con tutte, indipendentemente dallo status di queste ultime e non voleva impegnarsi, ma solo flirtare, non era decisamente nelle sue grazie.
«Mi chiedo come si siano conosciuti lui e Resha… Yumi, aspettiamo delucidazioni!» Hazelle diede di gomito alla verde, con sguardo curioso e leggermente malizioso. L’amica si riscosse e posò sul tavolo la tazza di tè che fino a pochi istanti prima era stata poggiata sulle sue labbra, per poi spiegare a tutte come fosse avvenuto l’incontro: «Lo abbiamo conosciuto durante le vacanze di primavera di quest’anno, lo abbiamo incontrato sulla spiaggia ed è stato lui ad avvicinarci. Dopo averci provato un po’, ci ha regalato due biglietti per andare a vederlo in concerto la sera stessa. Non era male, ma ad un certo punto ci dev’essere stato un corto circuito o qualcosa del genere e tutti gli spettatori sono rimasti imprigionati nella sala… Capite che di lì a poco si è scatenato il panico. Raito ha tentato di calmare la gente con un’esibizione, inutilmente, perciò Resha ha preso l’iniziativa ed entrambe abbiamo provato a dargli una mano. Abbiamo cantato tutti e tre assieme e siamo riusciti a calmare la folla. Quando sono arrivati i soccorsi, che ci hanno fatti uscire dall’auditorium, Raito ci ha ringraziate e poi è sparito…»
«Fino ad oggi…» Terminò per lei Hazelle, ricevendo un segno di assenso dalla verde.Reana stava per obiettare ma il ritorno dei gemelli Blank, specialmente quello di Minikitty, catalizzò l’attenzione generale. «Ciaoooooo!» Trillò con la sua vocetta acuta, gli occhi scuri che brillavano in modo strano. «Ho delle grandi novità per voi!»
“Quegli occhi non promettono niente di buono…” Pensò Hazelle, per poi lasciar apparire un sorriso che le attraversò da parte a parte il volto, concludendo il pensiero: “Si prevede un gran divertimento in arrivo!”
 

Castello della Regina dei Mari

Al castello della regina, Karen si stava preparando per andare sulla terraferma. Ad aiutarla c’erano la gemella e le altre ragazze, eccetto Seira, la quale era assieme a Takeshi nel giardino di corallo. La regina invece, vista l’ansia per i giorni seguenti, si trovava nella sala del trono stretta forte al suo amato Kaito, il quale la stava tranquillizzando per l’ennesima volta, mentre aspettavano che Karen finisse i preparativi per la partenza.
Nel frattempo, Madame Taki stava comunicando mentalmente con la custode dei sette elementi: la tenera creatura, che da giorni seguiva le ragazze, controllando ogni loro movimento, stava aggiornando la vecchia sugli ultimi eventi.
«Luchia… Io sarei pronta!» La bella donna dai capelli lilla si rivolse alla regina, la quale si staccò dal suo amato che si allontanò con discrezione e sorrise all’amica: «Bene, Karen! Viste le circostanze non avrei dovuto lasciarti partire, ma tu stessa mi hai insegnato a rispettare gli impegni, quindi non posso fare altrimenti. Mi raccomando amica mia, fai attenzione e tieni la gemma del teletrasporto sempre pronta. Inoltre...» Afferrò il suo scettro, la cui sommità iniziò a illuminarsi. Il fascio di luce entrò nella pietra che la Consigliera dell’Antartico portava al collo. «Adesso la gemma funziona come le perle: in caso di pericolo, si illuminerà e potrai raggiungerci. Inoltre, vi ho racchiuso un po’ della mia energia: se dovessi trovarti in pericolo, non esitare a utilizzarla per difendere te e le ragazze.»
Karen ringraziò Luchia, la quale annuì, osservando la viola infilarsi nel portale che l’avrebbe condotta sulla terraferma.
«Speriamo bene… Karen, stai attenta! Se dovesse mai succederti qualcosa a causa mia, non me lo perdonerei mai.» Disse, alzandosi dal trono e affacciandosi alla finestra. Sorrise intenerita nel vedere Seira e Takeshi fuori dal palazzo che nuotavano talmente vicini che le loro mani si sfioravano.
Coco e Nikora, le uniche sirene che non avevano nulla da fare, visto che Noel stava leggendo mentre Rina e Hanon pianificavano il prossimo appuntamento con i loro amati, la raggiunsero. Coco, la cui vista dei due piccioncini aveva iniziato a far brillare gli occhi, non poté far altro che esaltarsi e sperare che quei due si dichiarassero al più presto, prima di esplodere del tutto. “Che mandino al diavolo la classe sociale, diamine! Se la situazione non si sblocca in fretta, ci penserò io stessa!”
Nikora invece, molto più pragmatica, si era avvicinata a Luchia, avendo sentito la sua ultima frase. «Karen è una tosta… Sa il fatto suo, ricordi quando eravate voi a combattere contro il male? Il coraggio non le mancava allora e nemmeno adesso. E neppure quel pizzico di follia che l’ha sempre caratterizzata!» Le scappò un sorriso divertito, nel ricordare i vecchi tempi. «Vi ha salvate un sacco di volte e anche da sola se l’è sempre cavata… Vedrai, tesoro, andrà tutto bene! Tornerà sana e salva con le principesse!» La rassicurò la donna.
Luchia annuì, tornando a sedersi sul trono in attesa del suo Re ed esprimendo il suo desiderio a voce alta: «Non vedo l’ora di conoscerle di persona queste ragazze.»
 

Niijima, Giappone

«E questo è quanto!» Minikitty sbatté con forza una pila di dépliant sul tavolo del salotto, con una forza discreta per una scricciolina gracile come lei, dopo aver spiegato chiaramente le sue intenzioni. «Voi che ne dite ragazze, partecipate? Inoltre, se facessimo noi da sponsor potremmo portare molta pubblicità all’albergo!» Propose speranzosa la piccoletta, che adorava il Pearl Piari e l’idea che tra qualche giorno sarebbe dovuta ripartire assieme al suo fratellino la intristiva terribilmente. Meru la guardò sconcertata: quella ragazza aveva deciso tutto senza nemmeno interpellarla.
Julia si oppose: «Io no, non partecipo! Voglio dire… Sono già famosa.» Guardò le altre, sperando che non se la prendessero, specialmente Resha che era la più competitiva del gruppo. «Non sarebbe giusto! Certo non sono obbligata ad esibirmi suonando e soprattutto non è detto che vinca eh, visto che ci saranno concorrenti altrettanto valide, se non di più… Ma ripeto, non è leale! Io mi taglio fuori…»
E una potenziale concorrente aveva dato buca.
«Io partecipo, assolutamente! Il mio prossimo provino è imminente, è vero… Ma tentare la fortuna anche qui non mi dispiacerebbe!» Moni prese l’esile manina di Minikitty e le disse con occhi scintillanti: «Conta pure su di me!» Era comunque evidente che la rossa fosse più interessata a esibirsi, che al premio.
«Bella idea, io sono d’accordo! Mi iscrivo, è deciso! Ora devo solo pensare a cosa proporre, ho così tanta scelta...» Come c’era da immaginarsi, Resha aveva accettato la proposta senza indugi, seguita a ruota da Yumi, sicura che la partecipazione al concorso avrebbe giovato alla sua autostima.
«Contate pure su di me!» Esclamò Aisu, alla quale era venuta un’idea: supponendo che Eiji fosse nei paraggi, visto che i nemici le tenevano d’occhio, se avesse suonato al piano la sua melodia preferita magari l’avrebbe aiutato a rinsavire. Anche Hazelle si dichiarò d’accordo a partecipare. «Combinazione, verrà Robin in quei giorni! Iscriverò pure lei!» Disse la castana entusiasta, sia del concorso che di rivedere l’amata gemella, mentre Reana promise a tutte che, dato che Minikitty si era presa l’incarico di truccarle e pettinarle, lei si sarebbe occupata del vestiario: aveva in mente di creare gli abiti perfetti per l’occasione.
 
Sulla spiaggia di Niijima, un uomo dall’apparente età di trent’anni, dai capelli lunghi e raccolti in una coda laterale, stava esaminando un palcoscenico in legno, tentando di non respirare l’aria salmastra dell’oceano. Gli dava la nausea, come tutto ciò che riguardava il mare: come facesse a vivere nelle sue profondità, al momento ancora non lo sapeva. Probabilmente, la prospettiva di riuscire a realizzare il suo sogno sulla terra gli rendeva il tutto vagamente sopportabile.
«Ma dimmi te… Se si può essere più sciocchi e irresponsabili di così… Invece di tenere alta la guardia, queste bambinette deficienti pensano a un concorso per talenti… Ma si può? Beh, d’altronde da delle ibride mezze sirene non posso aspettarmi altro. Il loro sciocco lato marino ha preso il sopravvento. Disgustoso!» Sputò per terra, pieno di disprezzo. «Questa frivolezza… Passi negli umani, ma nelle sirene è inammissibile… Specialmente per chi ha degli impegni seri come loro! Principesse un cazzo!» Ragionò ad alta voce Tsuchi, girando intorno a quello che sarebbe diventato lo stage che avrebbe ospitato il concorso, attualmente deserto in quanto gli operai erano in pausa, valutando ogni millimetro della struttura per studiare il piano d’attacco migliore. Aveva delle idee geniali in mente e le stava vagliando tutte, in cerca della migliore. Non riusciva a decidersi, gli sembravano tutte troppo buone, ma di una cosa l’Elementale della terra era certo: il giorno del concorso, lo spettacolo migliore lo avrebbe offerto lui. Sperava solo che la sua collega, la quale attualmente girava sulla terra in incognito e stava tramando anche lei contro le ragazze, non rovinasse i suoi piani come aveva fatto Ao con Pyro nel primo scontro. Un brivido lungo la colonna vertebrale, seguito da una grande rabbia lo assalirono: il ricordo del vile gesto di Pyro gli faceva ancora venire la nausea e così sarebbe stato per sempre. Di un’altra cosa era certo: anche quel pazzo l’avrebbe pagata, prima o poi.
 
Dalla parte opposta della città, in pieno centro, una figura femminile stava osservando con aria seria un gruppetto di sette ragazze molto speciali, capitanate da una stramba, minuta e gracile ragazza straniera che non faceva che parlare gesticolando senza tregua, con voce acuta e squillante, attirando le attenzioni dei presenti e fermandosi ogni tanto per firmare degli autografi.
La giovane scosse la testa, delusa. “Che sciocchezze… Pensare a una specie di gioco piuttosto che alla missione… Mi spiace ragazze, ma non ci siamo per niente. Come potete anche solo minimamente sperare di controllare gli elementi, se vi riempite la testa di certe frivolezze?” Si morse il labbro, conscia che l’impresa sarebbe stata più ardua del previsto. Cosa avrebbe fatto la sua predecessora in quel caso? L’immagine della splendida donna le attraversò la mente: le mancava terribilmente la sua padroncina e amica, le mancava la sua presenza, la sua risata e le carezze che le faceva sul guscio. Chiuse gli occhi, immaginandosi nei suoi panni: lei avrebbe atteso pazientemente, non si sarebbe fermata alle prime apparenze, cosa che comunque nemmeno Hikari avrebbe fatto e soprattutto avrebbe cercato di stabilire un contatto con loro, per poterle motivare e spingerle a dare il meglio. E avrebbe dato loro aiuto e sostegno morale in caso di non riuscita. Ecco, anche lei avrebbe seguito il consiglio della sua padrona e avrebbe fatto esattamente così.
All’improvviso qualcosa di umido e freddo le sfiorò il braccio, facendola trasalire. Ma come si voltò a vedere cosa l’avesse toccata, un sorriso ampio le illuminò sia il volto che gli occhi.
«Kurai!» Esclamò allegra, riconoscendo subito il grazioso, tenerissimo cagnolino bianco, morbidoso come un batuffolo di cotone e iniziando a grattarlo dietro le orecchie, sorridendo dolcemente nel vederlo scodinzolare. “Se lui è qui, allora dovrebbe esserci anche…”
«Hikari! Sei proprio tu! Cosa ci fai da queste parti? Sono davvero felice di rivederti.» Esordì entusiasta un ragazzo dai capelli blu e gli occhi verdi, decisamente carino.
«Hiro!» Esclamò lei, trattenendosi dall’abbracciarlo, consapevole del fatto che per colpa del suo ruolo e del suo orgoglio non poteva lasciarsi andare troppo ai sentimenti. Gli occhi chiari le brillarono: «Beh, io... Sono appena arrivata in città, stavo facendo una passeggiata… Che bello rivedervi!»
«Dobbiamo raccontarci molte cose, noi due!» Disse in un sorriso il ragazzo, per poi aggiungere: «Vuoi una bella fetta di torta al triplo cioccolato? Offro io!» Hiro conosceva bene il punto debole di Hikari, che amava i dolci e a quella torta non era proprio capace di dire di no: la custode degli elementi si vergognava di questa sua debolezza, ma non poteva fare altro che accettarla. In quel momento però, le venne un’idea per continuare a studiare le ragazze senza dare nell’occhio e per giustificare a Hiro la sua presenza sulla Terra, così i due ragazzi e il delizioso cagnolino si avviarono verso un bar pasticceria.
Aveva perso di vista le ragazze e a condizioni normali si sarebbe autorimproverata, ma per quella volta decise di passarci su: l’idea le sembrava troppo buona per scartarla, anche se avrebbe dovuto adattarsi a delle scelte a suo dire futili. Ma per la buona riuscita del suo compito, quello e altro.
 
«Buongiornoooo!» Minikitty entrò esuberante e sicura di sé nella segreteria dell’edificio in cui si facevano le iscrizioni al concorso, seguita dalle sette principesse sirene. Alla fine Julia aveva deciso che, se ci fosse stato ancora un posto disponibile, avrebbe fatto parte della giuria; era sicura che il suo palmarès le avrebbe garantito il posto.
L’americana dai capelli ramati si fermò di colpo, notando una persona familiare. «Renée! Cosa ci fai qui?» Strillò come sempre, facendo voltare tutti i presenti, notando la migliore amica di Moni che, seduta su una poltroncina di velluto rosso, aveva l’aria di una che voleva essere dappertutto tranne che lì. Spiegò alle ragazze che Moni l’aveva supplicata di partecipare al concorso e che al momento aveva accettato per farla felice, nonostante un concorso non fosse cosa adatta a lei, ma una volta arrivata sul posto ci aveva ripensato e non intendeva gareggiare, ma partecipare come membro della giuria. Le sembrava comunque un buon compromesso, che Moni seppur all’inizio dispiaciuta accettò senza problemi.
Ma Renée non era l’unica figura famigliare che le ragazze videro. «Karen!» Gridò Hazelle, riconoscendo la sua predecessora, che le aveva fatto passare due anni d’inferno.
«Hazelle, ragazze!» Disse la viola con un sorriso, presentandosi alle due umane come un’amica di Meru, mentre le sirene già la conoscevano, anche se non tutte di persona.
«Cosa ci fai qui?» Domandò la castana alla consigliera dell’Antartico.
«Beh… Dovete sapere che ho vinto il primissimo concorso che è stato fatto, circa dodici anni fa… In quanto prima vincitrice assoluta, ogni anno partecipo come membro speciale della giuria.» Disse, guardando le presenti con i suoi occhi marrone-dorato. In realtà aveva sperato di beccare le sirene da sole, visto che doveva parlare loro, ma pazienza, non poteva pretendere facessero tutto insieme in esclusiva: sarebbe andata all’albergo e avrebbe chiarito tutto più tardi.
Niente male la ragazza… Longilinea, abbronzata, occhi di un colore raro… Bei capelli, quei boccoli al fondo sono naturali, lo so! È un dono di natura molto raro ed enfatizza ancora di più la sua bellezza!” Pensò una certa parrucchiera statunitense.
«Siete venute ad iscrivervi al concorso?» Domandò curiosa la giovane donna, sorridendo alle ragazze. Minikitty fece un passo avanti, sicura di sé. «Sì, si iscriveranno tutte le ragazze tranne lei!» Disse spigliatamente, additando la cognata. «Che vorrebbe fare parte della giuria assieme a te e a Renée, se c’è posto.»
Per fortuna non c’erano problemi, anzi dopo la sua iscrizione rimanevano ancora due posti per i giudici di gara. Ma confidavano nel fatto che avrebbero presto trovato altri candidati. «Bene!» Disse la segretaria, consegnando i moduli di iscrizione alle ragazze. «Compilateli, presentatevi il giorno stabilito e buona fortuna!»
 
L’aereo proveniente da Colonia, Germania, stava atterrando all’aereoporto della piccola cittadina marittima giapponese. Tra i tanti passeggeri a bordo, vi era una bella ragazza di diciassette anni dai lunghi capelli castani e grandi occhi blu: Robin Swann, atleta di talento, stava andando a trovare la sua adorata sorella gemella Hazelle, che viveva a Niijima da un bel po’ di tempo ormai. Le due sorelle, nonostante si sentissero tutti i giorni sia per telefono che tramite webcam, sentivano terribilmente la mancanza l’una dell’altra. La distanza stava iniziando a pesare a entrambe le tedesche e quindi Robin, che aveva vinto la famosa gara a cui grazie al talismano di Karen era riuscita a partecipare, aveva deciso di approfittare del periodo di vacanza scolastico andando a trovare la gemella, mentre i genitori delle due non avevano potuti unirsi a causa del loro lavoro. “Meglio così, visti i fatti che Zelle mi ha raccontato a proposito delle battaglie recenti... In fondo, mamma e papà devono restarne all’oscuro.” Pensò la tedesca, scendendo dall’aereo con un balzo atletico e atterrando elegantemente al suolo, i capelli che oscillarono armoniosamente, accompagnando i suoi movimenti.
Attese pazientemente di ritirare il proprio bagaglio, dopodiché si diresse nella sala d’attesa, guardandosi intorno in cerca di una tale Meru Hosho, che era venuta a prenderla e della quale sino a quel momento aveva visto solo una fotografia. Fortunatamente, la castana non dovette attendere molto perché la giovane sirena dai capelli azzurri l’aveva individuata e raggiunta subito. «Robin vero? Sono Meru, piacere di conoscerti! Vieni cara, sarai stanca dopo questo viaggio!» Disse stringendole la mano e prendendo una delle valigie, maledicendo la mancanza di Tadashi e Robert: i due ragazzi, dopo essersi categoricamente rifiutati di accompagnare quelle pazze a iscriversi al concorso, visto che erano cose da ragazzine frivole, avevano deciso di allenarsi un po’ insieme, perciò Meru non aveva potuto contare su di loro.
«Tua sorella non c’è al momento, ma ti ha lasciato qualcosa da mangiare!» Disse la blu, mentre saliva con Robin sullo stesso taxi che l’aveva portata all’aereoporto: essendo sulla terra da poco, non aveva avuto modo di prendere la patente, ma si ripromise che a breve avrebbe tentato quell’impresa.
Arrivate all’hotel, Robin si affacciò al balcone della stanza in cui avrebbe dormito con la sorella e momentaneamente con Minikitty, mentre Sirio stava appollaiato sul letto della padroncina. Inspirò a fondo l’aria profumata di salmastro, estasiata: quel posto le sembrava un piccolo paradiso, il mare che si intravedeva, leggermente mosso a causa del maltempo degli ultimi giorni, era un bello spettacolo per gli occhi e quella spiaggia sembrava perfetta per il jogging mattutino.
“Hazelle è così fortunata… Continuo a chiedermi perché Karen abbia scelto lei e non me.” Pensò disfacendo le valigie, senza comunque il minimo rancore nei confronti della gemella: qualsiasi fosse stato il motivo, lei ne avrebbe compreso le ragioni e si sarebbe impegnata per aiutare il più possibile la sorella.
«Penso proprio che andrò a farmi un bel bagno caldo prima di scendere a mangiare un boccone! Tu cosa ne dici? Lo metto l’amuleto o lo tolgo?» Chiese ammiccando a Sirio, che annusava incuriosito i bagagli della ragazza di Colonia, esibendosi in uno dei suoi tipici sorrisi canini. Robin sorrise a sua volta. «Dici che devo tenerlo? E così sia!» Decise allegramente, dando un buffetto al cane e dirigendosi verso il bagno: quando faceva la doccia, preferiva immergersi senza trasformarsi.
Sirio salì sul letto, sbadigliò e nel farlo gli si arricciò la punta del naso, caratteristica che tutti in lui trovavano deliziosa.
 
La campanella dell'hotel suonò e Meru sollevò il volto con un sorriso, vedendo rientrare le nove ragazze, capitanate da Minikitty e Reana. “Quelle due sono un pericoloso concentrato di energia distruttiva.” Pensò con un sorriso la giovane donna, mentre le ragazze in questione camminavano all'indietro, parlando con tono alto di come avrebbero vestito e truccato le amiche per il fantomatico concorso.
«Deve essere qualcosa assolutamente in grande! Dovete vincere!» Continuò entusiasta la custode della perla blu, mentre Minikitty si era fermata di fronte a tutte e aveva aperto le braccia. Mimò poi la scritta immaginaria con una mano, mentre esclamava squillante: «“Il mondo impazzisce di fronte al talento e alla bellezza delle ragazze di Nijiima!” Sarà questo il titolo sul mio blog!»
«Datevi una calmata, ragazze. Ricordatevi che solo una potrà vincere e non è detto che sia una di voi.» Commentò realista Karen, entrando in quel momento in albergo.
«Karen ha ragione, ci saranno tantissime altre ragazze in gamba. La vittoria non ce la assicura nessuno.» Sussurrò Yumi. Moni prese la parola, esclamando energica con un pugno stretto di fronte al volto: «Ma è proprio questo il bello! Vincerà solo la migliore, ecco perché dobbiamo impegnarci tutte quante e dare il nostro massimo!»
«In fondo, l’importante non è vincere...» Sorrise enigmatica Resha, per poi fare l'occhiolino e aggiungere, non appena tutti gli occhi si furono puntati su di lei: «Ma stracciare gli avversari!»
Le leggere risate invasero la hall. Hazelle si voltò verso il balcone intravedendo Meru e gli occhi scuri le si sgranarono raggianti. Senza dire una parola, imboccò le scale dirigendosi verso la propria stanza, sotto gli occhi interrogativi delle ragazze.
«Ma dove va?» Chiese Renée dopo qualche secondo di silenzio, dando forma all’interrogativo di tutte.
«Probabilmente da sua sorella. Siamo rientrate giusto qualche minuto fa.» Rispose Meru, raggiunto in quel momento le ragazze.
Aisu e Julia si scambiarono uno sguardo d’intesa, prendendo le scale subito dopo, entusiaste di conoscere finalmente la gemella di cui l’amica aveva tanto parlato loro, esortando le altre a seguirle.
Hazelle arrivò sulla soglia della sua stanza ed esitò qualche istante nell’aprire la porta, durante i quali aveva udito la voce della sorella che canticchiava e un largo sorriso le attraversò il volto da parte a parte. Conoscendola, sapeva benissimo che si stava facendo un bagno, perciò decise di darle un benvenuto “speciale”. Abbassò lentamente la maniglia, in modo da non fare alcun rumore, per entrare silenziosa e andare a posizionarsi dietro la porta del bagno, rasentando il muro con la schiena.
Non dovette aspettare molto, perché pochi secondi dopo la serratura scattò e Robin uscì dal bagno canticchiando, mentre si tamponava i lunghi capelli castani con l’asciugamano candido. Giusto il tempo di lasciarle fare quei pochi passi che le permettessero di averla di fronte, che Hazelle le saltò a cavalluccio sulla schiena, gridando entusiasta e con tutta la voce che aveva in corpo il nome della gemella.
In quel momento, le altre arrivarono alla stanza e si trovarono ad assistere alla scena della custode della perla viola che strusciava la guancia entusiasta sull’asciugamano che copriva i capelli della gemella, mentre quest’ultima era ancora faccia a terra.
Karen e Meru scossero divertite la testa, con una mano sulla fronte, mentre tutte le altre si lasciarono andare in risate sincere.
«Sono così contenta che tu sia qui!» Esclamò Hazelle, sempre sdraiata sopra la gemella. Questa si riprese in quel momento e si alzò di scatto, facendo ritrovare la principessa dell’Antartico seduta a terra con un sorriso a 32 denti in volto e le mani chiuse dolcemente sulle labbra in un'espressione dolcissima. «Ma sei impazzita? Volevi farmi prendere un coccolone, saltandomi addosso in quel modo?»
«Che cos’è successo?» A parlare era stata la voce di Robert, arrivato assieme a Tadashi in quel momento perché entrambi richiamati dalla botta che aveva interrotto i loro allenamenti e seguito subito da quest’ultimo: «Cos’era quel tonfo?» Robin si voltò verso di loro e si strinse nelle spalle, arrossendo lievemente per essere coperta solo da un misero asciugamano in presenza dei due sconosciuti.
«Beh, dato che siamo tutti qui, tanto vale fare le presentazioni…» Sorrise Hazelle, alzandosi in piedi. Si voltò verso la sorella e presentò uno a uno i presenti, dopodiché si voltò verso il gruppo che si trovava sulla soglia della camera e introdusse la gemella agli amici, avvolgendole nel mentre le braccia al collo, incapace di trattenere la propria gioia nel riaverla con sé.
«Piacere di conoscervi…» Sussurrò la ragazza, ancora leggermente imbarazzata.
«Piacere nostro. Beh, noi allora torniamo giù…» Iniziò Robert, rivolgendosi a Tadashi, che annuì e lo precedette, salutando velocemente.
“Niente male questa Robin! Ha lo stesso bel viso di Hazelle, ma i capelli lunghi e gli occhi blu… Ottimo connubio… E quell’asciugamano che le fascia così perfettamente il fisico atletico e flessuoso... Sì sì, anche lei promossa… Mi voglio trasferire qui!” Pensò Minikitty con occhi scintillanti.
Karen rimase a guardare il tritone qualche secondo in più degli altri, seguendolo con gli occhi finché non imboccò le scale, pensando che somigliava davvero molto a Takeshi. “Ma decisamente non ha la sua compostezza. In più, ha qualcosa di strano… Chissà…”
«Concorso?» La domanda di Robin fece distogliere la Consigliera dell’Antartico dalle proprie riflessioni, facendola intervenire sorridente: «Già. Sarà divertente, vedrai. Tutte le ragazze che vedi qui parteciperanno in qualche modo, chi attivamente, chi in giuria e chi nel backstage.»
«Anche Karen fa parte della giuria.» Aggiunse Hazelle, sempre rivolta alla sorella ed estraendo dalla tasca dell’abito la copia del foglio d’iscrizione della gemella. «Questa è la tua iscrizione, non sapendo cosa volevi fare ho scritto che ti saresti esibita in un numero di ginnastica, ma se se cambi idea abbiamo fino a 24h prima del concorso per modificarla.»
«No, ginnastica artistica va benissimo! Tra quanto sarebbe?» Sussurrò Robin meditabonda, andando a comporre mentalmente il numero nel quale si sarebbe esibita.
«10 giorni.» Disse Renée, mostrando il numero con le dita delle mani. In quel momento si udì un grido che fece voltare tutte quante, allarmate, verso Reana, la quale si era portata terrorizzata le mani alle guance. «Come sarebbe a dire che mancano solo 10 giorni? Ho solo 10 giorni per confezionare tutti gli abiti? Dannazione, non ce la farò mai!» Urlò in preda al panico. «Non c’è tempo da perdere, devo iniziare subito i bozzetti! Ci vediamo!» Salutò in fretta, correndo velocemente verso l’uscita. Dopo poco si udì un suono come di vetri rotti, seguito dal grido colpevole della custode della perla blu: «Successo niente!»
Il sospiro rassegnato di Meru non tardò ad arrivare, mentre già metteva in conto di dover sostituire il terzo soprammobile della settimana.
 
«Fratellinoooooooooooo! Fratellino adoratooooo! Dove ti sei nascostoooo?»
«Accidenti…» Sussurrò Robert, poggiando il bilanciere sul sostegno e posando le mani sul volto, con accenno sconsolato. Quell’atteggiamento insolito gli fece guadagnare un’inevitabile occhiata interrogativa da parte di Tadashi, in piedi dietro di lui per sostenere il bilanciere durante l’esercizio, alla quale l’americano rispose mugolando: «Guai in arrivo. Brutti, noiosissimi, guai…»
Lo sguardo di Tadashi si fece ancora più interrogativo, mentre l’esile figura di Minikitty apriva la porta della stanza adibita a palestra per i due giovani. La ragazza aveva le gambe leggermente divaricate, le mani a pugno sugli esili fianchi con gli avambracci pieni di enormi borse vuote e in volto un sorriso maligno. Estremamente maligno, da far invidia al loro peggior nemico.
Robert si alzò a sedere e guardò scoraggiato la gemella, già sapendo di essere incastrato ancor prima che questa rivelasse i propri intenti. «Andiamo a fare spese!» Esordì l’americana, sicura di sé e con un tono che non ammetteva repliche.
Robert sbuffò e si alzò dalla panca, dirigendosi verso l’esterno e borbottando arreso: «Mi faccio una doccia e sono pronto…»
Minikitty lo osservò con un sorriso soddisfatto in volto. Il rumore dei pesi la fece poi voltare verso il giovane rimasto nella stanza, al quale chiese senza fronzoli: «E tu? Che fai ancora qui?»
Tadashi si voltò verso di lei senza staccare le mani dal bilanciere per gli stacchi, alzando un sopracciglio: «Come?»
Minikitty lo guardò seria, incrociando le braccia sotto il seno con fare da comandante. «Non mi hai sentito? Oggi si va in giro per negozi, le ragazze hanno bisogno di un sacco di cose per poter partecipare al concorso. Vatti subito a fare la doccia!»
«Come scusa?» Esclamò incredulo lui, per poi aggiungere: «Guarda che io non ho nessuna intenzione di venire con voi!»
Gli occhi della ragazza si ridussero a due fessure serafiche, le labbra si abbassarono e la voce si fece più autoritaria, mantenendo comunque il suo caratteristico tono squillante: «Tadashi Corr, fila subito a farti la doccia! Tu devi venire con noi!»
«Tu non puoi darmi ord…» Il giovane si interruppe, perché Minikitty gli si era parata davanti e lo stava fissando autoritaria dritto negli occhi. I due smeraldi del ragazzo sostennero lo sguardo, rendendolo più intenso.
Rimasero immobili a gareggiare per un tempo che entrambi non seppero quantificare, finché Minikitty non distolse lo sguardo con cipiglio offeso e si voltò di scatto, dirigendosi verso la porta. Un sorriso vittorioso attraversò le labbra del giovane. “Nessuno può darmi ordini.” Pensò Tadashi, alzando il mento per guardare avanti a sé e assumere la posizione corretta per l’esercizio, iniziando a contare mentalmente le ripetizioni.
«Se non vieni e non ci dai una mano, stasera ti puoi scordare la cena.» Sentenziò Minikitty, giunta alla soglia della palestra. Si voltò appena verso di lui, aggiungendo seria: «E Zelle aveva preparato il gelato.»
Un rumore di pesi che veniva lasciati cadere a terra rimbombò nella stanza e prima che terminasse, Tadashi si era diretto di corsa a farsi il bagno, esclamando quando già non si vedeva più: «Fuori dall’albergo tra massimo 2 minuti, vedete di non farmi aspettare!»
Un sorriso soddisfatto prese il possesso delle labbra di Minikitty, mentre questa si chiudeva la porta alle spalle. “Nessuno può pensare di disobbedirmi.”
 


Angolo delle autrici

Ok, ok so che ormai vi aspettavate il tipico aggiornamento del sabato già 2 o 3 settimane fa, abbiamo perso la cognizione del tempo, ma... Beh... Non dimenticatevi che fuori da qui abbiamo tutti una vita, che non è certo rose e fiori e quindi spesso impedisce TUTTO! Ma l’importante è farsi vive e non sparire nel nulla!
Ordunque, come potete vedere Minikitty comanda, decide una cosa ed è quella, non ci scappi! Abbiamo inoltre saputo come va sotto i mari e sappiamo che il concorso sarà movimentato, potete crederci! E le nostre ragazze sono stalkerate! Ma stavolta è per il loro bene! E finalmente è tornata la bellissima Robin Swann, la gemellina di Hazelle! E naturalmente Minikitty inizia a pensare anche a lei come anima gemella! Ordunque questo capitolo serve ad introdurne uno pieno di azione, la voglia di spoilerarlo è tanta perché il prossimo capitolo è particolarmente succoso, vedrete! Ahahahahah!
Piuttosto: per i numeri che presenteranno le vostre OC, visti i talenti scritti nelle schede abbiamo già deciso ma ci manca quello di Reana... Invitiamo M a d A l i H a t t e r a farsi viva e dirci cosa deve fare la sua bella OC o se qualcuno la conosce fuori da qui per piacere può contattarla? Vi saremmo grati! Ah e chi non l’avesse fatto, corra subito a leggere ‘Nascita Di Un’Armonia’ di Ziggyssia! È il missing moment dedicato a due ragazze speciali come Harmony e Renée! Leggete chi non l’ha fatto e lasciate un commentino! E non dimenticatevi di ammirare le sorelle Shell, Resha e Yumi, nella forma sirena!
Adesso si passa alle note singole.
 

L’angolo di Kelly:

Ebbene...le scuse per il ritardo sono già state fatte...per me è un periodo nero, ma nero...come se non bastasse la mia miseria, ho la mia perfetta bravissima bellissima e dolcissima gattina Bimba che sta male, non abbiamo idea di cos’abbia!E naturalmente questa ricaduta deve averla avuta oggi che i veterinari sono tutti chiusi, la mia solita fortuna!E questo mi deprime facendomi passare la voglia, voi non immaginate quanto bene io voglia alla mia piccola e vederla così è davvero ma davvero deprimente =_=
Comunque alla fine siamo tornate, scommetto siete curiose di sapere come andrà il concorso, e chi vincerà...Queste bellezze sono tutte talentuose, la vincitrice potrebbe tranquillamente nascondersi tra loro!Lo sappiamo solo noi!Non ve lo diciamo!Adesso vi saluta Sirio
Sirio: Il mio umore non è dei migliori...Sono in apprensione per la mia sorellona gattina!Mandiamole un salutino e pensiamo a lei, che è la gattina più dolce che esista!Sostenete l’hashtag #unbacinoounacarezzaperBimba e ci vediamo al prossimo capitolo!
 

L’angolo di Elsira:

Ehilà! Quanto tempo eh?... Se vabbe’, tanto chi mi conosce lo sa già, quindi non sto ad aggiungere altro. Cercheremo di aggiornare ogni sabato, perché ci teniamo alla storia e a essere puntuali e di parola, ma anche i capitoli man mano che si va avanti diventano sempre più complessi da scrivere (soprattutto da gestire per via dei tantissimi personaggi e situazioni ci siamo messe proprio in un bel guaio con le nostre stesse mani) e se ci si aggiunge tutto il resto, si fa davvero presto a far tardi. Non è una scusa, è la verità!
Riguardo al capitolo, non vi dico nulla perché sennò spoilero, dato che io sono biologicamente incapace di trattenermi quando comincio… Perciò… Nulla, godetevi la fan art e noi ci risentiamo al prossimo capitolo!
 

Ecco a voi le sorelle Shell in versione sirene, dalla nostra Kelly <3

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Capitolo 17
*** It's Showtime! ***


Il titolo dice che... Inizia lo spettacolo!
Attenzione: capitolo più lungo del solito.

 
It's showtime!

Dedicato a Bimba ~


In un pomeriggio soleggiato, undici persone si stavano dirigendo verso il centro commerciale della cittadina di Niijima: certo, Reana si era presa l’incarico di creare i vestiti di tutte le ragazze, ma scarpe e accessori vari dovevano essere acquistati. Inoltre, la blu aveva chiesto se potevano fare quante più foto riuscivano agli abiti che più piacevano a ognuna, in modo tale da avere un po’ d’ispirazione e creare qualcosa che sarebbe andato incontro ai gusti delle amiche.
Il sostanzioso gruppo proseguiva a passo tranquillo, fermandosi ogni tanto in modo che i tre americani avessero modo di firmare gli autografi e fare foto coi rispettivi fans.
Quasi arrivati alla meta, dopo l’ennesima interruzione, Tadashi si rivolse con un sorriso malizioso a Robert: «Certo che ne hai di fans carine…» L’americano sorrise di contraccambio, mentre nessuno dei due notò l’occhiata inceneritrice di Julia nei confronti del tritone. Questa, colta invece da amiche e cognata, fece scattare Minikitty: la ragazza si frappose tra i due, separandoli quel poco che bastava per mettercisi in mezzo, dopodiché si rivolse secca e squillante a Tadashi: «Non gliene importa nulla! Il mio fratellino è innamorato perso di Julia! Loro due si sposeranno e vivremo tutti e tre per sempre felici e contenti!»
«Tutti e… Tre?» Chiese perplesso Tadashi, ma la sua domanda ottenne come risposta un altro quesito, da parte di Moni: «E tu invece? Hai una cotta per qualcuna? O qualcuno?»
Tutti si fermarono: in parte perché erano arrivati all’entrata del centro commerciale, in parte perché si voltarono verso il diretto interessato del quesito di Moni, curiosi chi più chi meno dell’argomento.
Tadashi sbatté velocemente le palpebre, colto evidentemente di sorpresa da quella domanda e messo in imbarazzo da tutti quegli occhi che lo fissavano indagatori. Un paio in particolare, lo mandò in confusione. Finse un colpo di tosse, per poi guardare la custode della perla rosa: «Allora, primo: sono etero. Al cento per cento, mettiamolo bene in chiaro. E secondo… Beh…» Abbassò d’istinto lo sguardo, si passò nervosamente una mano sui capelli scuri e guardò da tutt’altra parte con un’espressione che ne delineava l’intero disagio. «No… Nessuna…» Sussurrò alla fine, per poi imboccare la porta del centro commerciale e stabilire: «Non dovevate fare acquisti? Muoviamoci che voglio rientrare e cenare… E il gelato…»
Minikitty e Hazelle si scambiarono un breve sguardo d’intesa e l’americana si avvicinò a corsetta verso il tritone, per sussurrargli con tono basso, decisamente inusuale per lei, in modo da non farsi sentire da nessun altro: «Sicuro? Nemmeno di una certa ragazza con la quale hai passato la notte qualche tempo fa?»
Lui si sforzò di darsi un tono e fingere di non sapere di cosa stesse parlando, ma il suo volto aveva già attraversato tutte le sfumature del rosso: «Cosa?»
«Niente…» Sogghignò Minikitty, lanciandogli però un’occhiata che valeva più di mille parole. Quando la ragazza era già dentro al primo negozio, Tadashi le urlò dietro: «Non abbiamo fatto nulla! Non è assolutamente come pensi!»
 
Qualche mattina dopo, uscendo per la sua solita corsa, Tadashi si trovò davanti il postino che stava per suonare alla porta dell'albergo. «Prego?»
L'uomo guardò con un sopracciglio alzato il ragazzo che si trovava di fronte, il quale era con solo dei pantaloni a mezzagamba e un paio di scarpe da tennis indosso. Ancora perplesso per il vestiario del giovane, disse pacato: «Un pacco per Aisu Hansen.»
«Sì, abita qui... Ma a quest'ora starà dormendo.» Rispose il moro, con fare frettoloso mentre iniziava a saltellare appena sul posto, desideroso di togliersi in fretta il tizio dai piedi e poter andare a correre in pace. Ne sentiva seriamente il bisogno, sia fisico che mentale.
L'uomo fece finta di nulla e porse al tritone un touchpad. Sotto lo sguardo interrogativo del ragazzo, spiegò flemmatico: «Mi serve una firma.»
«Ah sì, certo...» Balbettò l'altro, per sentirsi rivolgere un frettoloso e apatico augurio di buona giornata e ritrovarsi con il pacco tra le braccia. «A lei...» Rispose distrattamente lui, quando il postino era ormai troppo lontano per sentirlo. “Beh… L'allenamento oggi può aspettare…” Pensò il ragazzo, mentre un sorriso fanciullesco gli appariva sul volto, impegnato a scrutare ciò che aveva tra le mani, curioso di scoprirne il contenuto. Si diresse perciò a corsa verso la camera della principessa dell'Artico, sperando che glielo mostrasse. Non poteva farci nulla, era più forte di lui: quando aveva un pacco tra le mani, doveva a tutti i costi scoprire cosa celava. Per forza.
«Aisu, svegliati! C’è un pacco per te! Mi fai vedere cos'è?» Esclamò allegro, di fronte alla porta della norvegese. Attese non più di due secondi e non udendo alcuna risposta, entrò e vide la custode della perla indaco rannicchiata nel letto, con il volto coperto di lacrime. “Avrà sognato suo fratello… Di nuovo.” Posò il pacco sulla scrivania e le si avvicinò silenzioso. Le arrivò di fronte e le asciugò le lacrime con il polpastrello, accarezzandole delicatamente la guancia e sentendosi il cuore stringere a quella vista.
La ragazza aprì lentamente gli occhi e, quando si accorse di Tadashi, saltò per lo spavento, ritrovandosi con la schiena al muro, rossa in volto. «Che cosa stavi facendo?» Gridò con una voce stridula che non le apparteneva.
Lui, colto in pieno imbarazzo, si portò una mano dietro la testa e spostò lo sguardo a terra, sbattendo più volte le palpebre e tentando di giustificarsi: «Ehm… Io… Nulla…» Si alzò e si diresse fuori dalla stanza, dicendo sbrigativo: «C’è un pacco per te.»
«Un pacco per me?» Sussurrò confusa Aisu, quando l’altro era già uscito dalla camera, posando lo sguardo sulla scatola che si trovava sulla sua scrivania. La prese in mano, leggendo il mittente, scoprendo che veniva da casa sua, dopodiché lo aprì. Vi trovò un biglietto, un paio di scarpe e un abito lungo color ghiaccio, del suo stilista preferito.

“Per il concorso di talenti. Sono sicura che sarai bravissima tesoro!
Un bacio dalla mamma e Crystal.”

Un sorriso colmo di nostalgia e gioia si disegnò sulle labbra della ragazza. Diede un bacio leggero al pezzetto di carta, indossò subito l’abito e si ammirò felice allo specchio.
«Quello sì che è un abito meraviglioso, degno di una principessa. Fossi in te, indosserei quello per il concorso. Reana capirà, vedrai, altrimenti una botta in testa e si risolve tutto.»
Aisu si voltò di scatto, udendo la voce di Tadashi. Il ragazzo era appoggiato di schiena allo stipite della porta, con le braccia incrociate al petto e un sorriso enigmatico sulle labbra.
«Sempre il solito manesco!» Esclamò scherzosa la norvegese dopo qualche secondo, prendendo il suo cuscino e lanciandoglielo contro. Lui lo ributtò sul letto con espressione divertita, dopodiché si voltò e, prima di chiudersi la porta alle spalle, le rivolse un sorriso dolcissimo: «Ti sta davvero una favola.»
Aisu abbassò gli occhi, arrossendo lievemente, imbarazzata dal complimento. Poco prima che la porta si chiudesse completamente però, resasi conto di una cosa, alzò il volto di scatto, domandando in un grido indignato al tritone: «Ma... Mi hai vista spogliarmi? Tadashi!»
 
Circa un’ora dopo, nella sala da pranzo, Robin stava cincischiando con la sua colazione: i cereali nella tazza ormai erano diventati una pappa tutta informe e insapore, ma la ragazza non sembrava farci caso, impegnata com’era a rimestare il tutto con il cucchiaino.
«Non ti piacciono? Eppure sono i tuoi preferiti!» Le chiese apprensiva la sorella, sapendo quanto l’altra fosse famelica dopo la corsa mattutina, a maggior ragione dopo essersi allenata sulla spiaggia visto che l’aria di mare è da sempre ritenuta un ottimo stimolante per l’appetito.
«No, Zelle, non è questo. È che… Pensavo al concorso… Il mio numero… Non sono sicura di voler presentare solo un numero di ginnastica artistica… Voglio qualcosa in più, capite?»
Robert e Tadashi sbuffarono rassegnati: erano giorni che non sentivano parlare d’altro che di quel concorso, erano persino stati costretti con la forza ad accompagnare tutte a comprare accessori vari per un intero pomeriggio. Quanto sarebbe durata ancora quella storia? Non avevano già sofferto abbastanza? Possibile che una cosa così sciocca come un concorso di talenti, potesse condizionare così tanto una persona?
“Ah… Le ragazze….” Pensò il moro, addentando il pancake e scambiandosi un’occhiata con l’amico, che terminò il suo pensiero: “...Che enigma.”
«Sì può sapere cosa avete da fare quelle facce, voi due?» Gridò Minikitty ai due ragazzi, intuendone il pensiero: pur non essendo amante cultrice della natura maschile, conosceva suo fratello e aveva inquadrato discretamente bene l’altro, abbastanza da capirne i pensieri e il loro ragionamento la innervosiva. Puntò contro di loro il dito indice, per riprenderli subito con voce sempre più acuta: «Possibile che non sappiate fare altro che lamentarvi? Un sacco di ragazzi pagherebbero oro per trovarsi circondati di così belle signorine e voi che avete questa fortuna vi lamentate? Ah, uomini!» Disse, scrollando la testa. “E poi mi chiedono perché preferisco le ragazze… Questo è un motivo più che valido!” Pensò, tornando a sedersi.
«Beh… In effetti anch’io non so ancora bene che ricetta proporre…» Mugugnò Hazelle, lasciandosi andare sullo schienale della sedia e lasciando che i suoi occhi si perdessero sul soffitto alto dell’albergo.
Al tavolo calò il silenzio, rotto qualche secondo dopo dal suono del telefono di Aisu. La bionda spense la sveglia che avvertiva le tre custodi delle perle di uscire dall’albergo e si alzò dal tavolo, rivolta alle due compagne di scuola: «È ora, dobbiamo andare o faremo tardi a lezione.»
«Eccoci… Ed è così che io vengo lasciata beneamente sola…» Sussurrò Robin, a sguardo basso. Incredibile: era arrivata dall’altra parte del mondo per stare un po’ con la gemella e questa le spariva dalle mani pressoché ogni mattina, per via della scuola. Non gliene faceva una colpa diretta, ma ciò non toglieva che le dispiacesse quella separazione temporanea, anche perché a lei non erano rimasti molti giorni di vacanza e avrebbe voluto spendere tutto il tempo rimanente in compagnia della gemella.
«Perché non stai un po’ coi ragazzi? Avete così tanto in comune!» Propose Hazelle, cercando di trovare qualcosa per impedire che l’adorata sorella soffrisse di solitudine.
«Perché non unisci al numero una coreografia di arti marziali? Tadashi e Robert sono bravi combattenti, potrebbero aiutarti.» Intervenne Meru, arrivando al tavolo per sparecchiare il posto delle principesse, le quali si stavano già dirigendo verso l’uscita.
«Se vuoi… Io non ho problemi. In quanto a conoscenza di arti marziali, sono il numero uno!» Sogghignò Tadashi, guadagnandosi subito una frecciatina da parte di Aisu, ancora memore di quanto accaduto qualche ora prima: «Modesto come non mai…» Il tritone la guardò con le sopracciglie alzate e le fece la linguaccia in modo saccente, alla quale lei rispose roteando gli occhi e facendo un ulteriore passo verso l’uscita.
«Il mio fratellino non è un grande esperto di arti marziali, ma di sicuro può esserti utile. Quindi è deciso: la aiuterai, d’accordo?» Si intromise Minikitty, afferrando un biscotto dal piatto del gemello, che la guardò in modo storto ma scherzoso.
Lo sguardo di Julia si oscurò. Certo, si fidava di Robin e sapeva fosse una ragazza a posto, ma le dava fastidio lo stesso: lei forse si esibiva con dei ragazzi? No, anzi rifiutava sempre e non solo per principio. Ma Robin era alta e atletica, aveva in comune con lui la passione dello sport, mentre lei era una pigrona cronica: se si fossero trovati bene insieme? E se durante l’allenamento lei fosse inciampata e finita accidentalmente in braccio a lui? E se presi dal momento, avessero avvicinato i loro volti sempre di più, sempre di più… «Ehi… Terra chiama Julia! Ci sei?» Hazelle, vedendo l’amica sovrappensiero, le agitò la mano davanti al viso facendola riscuotere.
«Io…» Riuscì a biascicare l’americana, seguendo le amiche su per le scale. «Niente, sì sto bene.» Disse più a se stessa che alle altre. “Cazzo, devo smettere di farmi tutti questi complessi!”
«Ciao Hazelle, ciao ragazze, a dopo!» Robin salutò la sorella e le amiche fuori dalla porta.
«Non preoccupatevi!» Gridò Minikitty sbracciandosi, poiché aveva notato l’occhiata preoccupata della sua connazionale. «Al mio fratellino ci penso io, chiaro? Guai a sgarrare, capito?» Disse con le mani sui fianchi guardando il castano con aria di rimprovero. Lui ricambiò l’occhiata, rassegnato: ma cosa aveva fatto stavolta? Mica aveva chissà quali intenzioni con Robin. Non negava che la ragazza fosse molto carina, ma lui voleva solo la sua babygirl.
«Adesso voi vi allenate e state buoni mentre io vado in profumeria a ordinare dei trucchi davvero ottimi! Ciao ragazzi, ciao fratellino!» Si congedò pimpante Minikitty, infilandosi la giacca.
«Ottimo!» Disse Robin, sfregandosi le mani emozionata. «Ma… Scusa una cosa, “fratellino”...» Mimò le virgolette con le dita, per poi chiedergli divertita: «Tua sorella fa sempre così? È matta, lo sai?» Non attese risposta e saltellò allegramente fuori dalla stanza, per andare a indossare la sua tuta da ginnastica. C’era una bella coreografia da studiare e poco tempo per impararla.
«E non hai ancora conosciuto il suo lato da ricattatrice, tu…» Mugugnò Tadashi, ripensando a quanto accaduto pochi giorni prima e alzandosi da tavola per dirigersi in palestra, seguendo Robert, ma entrambi vennero interrotti dalla voce severa di Meru: «Beh? Potreste aiutarmi anche a sparecchiare eh, visto che di solito vi ingozzate come maiali e poi vi dileguate! Che c’è, vi fa fatica sollevare due stoviglie?» Li riprese, punzecchiando loro le braccia e i fianchi con i rebbi della forchetta.
 
Minako entrò nella camera e trovò la sua compagna di stanza assopita sulla scrivania, così le si avvicinò e la scosse dolcemente la spalla, sussurrandole: «Ehi Reana… Sveglia…»
«Eh? No… Che… Cosa?» Balbettò confusa la blu, alzando la testa e mostrando gli occhi scuri contornati da un leggero alone nero dovuto alla stanchezza.
L’altra scosse la testa con un sorriso rassegnato, dopodiché tolse il pezzo di stoffa che era rimasto attaccato alla fronte dell’amica e le disse: «Ma buongiorno bella addormentata! Si può sapere a cosa è dovuta tutta questa stanchezza?»
«Mmmh… Il concorso di talenti è tra soli un paio di giorni e io non ho ancora finito di confezionare gli abiti per le mie amiche.» Rispose la custode della perla blu, stropicciandosi assonnata l’occhio.
«Fa vedere…» Minako prese il quaderno coi bozzetti dei vestiti creati dalla ragazza, con l’espressione che si faceva sempre più sconcertata man mano che scorreva i disegni e gli appunti. Alla fine, esclamò: «Reana, ma tu sei completamente pazza! Ma roba un po' più complicata no, eh? Si può sapere che ti è saltato in mente? Non ce la farai mai da sola!»
«Lo sooooo!» Si lamentò la ragazza, lasciando cadere la testa tra le mani con fare disperato. «Ma non posso tirarmi indietro. Mi sono presa questo compito e devo riuscire a tutti i costi a portarlo a termine.»
Minako la guardò apprensiva, per poi lasciarsi andare in un sospiro, prendere dalla scrivania della blu un pezzo di stoffa dove andava finito di applicare il pizzo e mettersi alla propria macchina da cucire, dicendo, mentre iniziava a lavorare: «È la prima e ultima volta, sia ben chiaro. E che ti serva da lezione per il futuro: mai accettare un compito se non si è certi di poterlo portare a termine.»
A Reana si illuminarono gli occhi, colmi di gratitudine verso l'amica.
«Forza, rimettiti a lavoro. Non vorrai mica farmi fare tutto da sola, vero?» La rimbeccò bonariamente e con un sorriso dolce, a cui la principessa dell’Oceano Atlantico del Sud rispose annuendo energoca e rimettendosi a cucire.
 
Era passata circa una settimana dall’iscrizione delle ragazze al concorso e in questo lasso di tempo ognuna si era impegnata nella preparazione del numero da esibire. Ognuna aveva fatto una scelta precisa e tutte ci tenevano a dare il meglio.
In quel momento, le note dolci del pianoforte risuonavano per tutto l’albergo: Aisu stava suonando il suo amato strumento mentre Meru, Hazelle, Robin, Reana e Yumi la ascoltavano affascinate sbocconcellando dei salatini, comodamente sedute sul divano assieme a Sirio e Sunset. Stavano tutte aspettando l’arrivo di Minikitty, che le avrebbe aiutate a farsi belle per il concorso, il quale si sarebbe svolto quella sera, andata in profumeria a ritirare dei prodotti speciali che aveva ordinato apposta per loro. All’appello mancavano Resha, Julia e Moni: la prima, in quanto presidentessa del club di giardinaggio, era stata trattenuta a scuola e sarebbe arrivata a breve, la seconda era andata a fare una registrazione e aveva portato la sirena rosa con sé, vista la passione di quest’ultima e il desiderio di voler assistere a quella che lei chiamava ‘vita da star’. Tadashi invece era stato mandato da Meru, con non poca fatica, a fare qualche commissione per l’albergo e ne avrebbe avuto fino a tarda serata.
Il campanello della porta suonò e la persona che stavano aspettando fece la sua comparsa, sbracciandosi per attirare l’attenzione: «Eccomiiiiii! Ciao a tutte ragazze, io sono tornata! Il mio dolce fratellino non c’è ma arriverà a breve con mia cognata, è andato a prenderla! Allora, siete pronte? Vi trovo in splendida forma, sì sì! Cioè, vi ho viste sino a poco fa, ma sapete com’è...» Minuta, arzilla e chiacchierona come sempre, Minikitty salutò allegramente tutte le sirene presenti, soffermandosi a guardarle per capire come meglio avrebbe potuto valorizzare la loro bellezza adesso che aveva i prodotti giusti, faccenda su cui comunque rifletteva da giorni.
Mentre l’americana rifletteva, il campanello suonò ancora e la ragazza esclamò: «Fratellino, final…» Ma il sorriso le morì sulle labbra quando vide che ad aprire la porta non era il suo adorato gemellino, ma quel ‘ladies man’ di Raito accompagnato da Resha: la ragazza se l’era ritrovato davanti all’uscita di scuola e l’aveva invitato a passare in albergo per offrirgli qualcosa di buono.
Resha salutò i presenti, mentre il ragazzo scorse Minikitty e si avvicinò ammiccante. Sapeva della sua presenza perché l’amica lo aveva avvertito e lui naturalmente la conosceva, frequentava anche il suo blog, non era certo il primo ragazzo a farlo e seguire molti dei suoi consigli sulla cura del proprio aspetto. Ma per i gusti di Minikitty, le si era avvicinato troppo.
«Allora, gattina? Ti conosco sai, il tuo blog è molto famoso! Dimmi un po’. come te la passi? Che mi dici di bello? Sai che fai tenerezza, così piccolina e minuta?» Chiese disinvolto, mettendole una mano sulla gracile spallina.
«Ehm...» Lei lo liquidò, spostandosi. «Scusa ma se conosci i miei gusti sai che non mi piacciono i ragazzi… E a proposito, adesso che Resha è qui. noi ragazze dobbiamo discutere di una cosa importante.» Disse allontanandosi da lui. Quel tipo la inquietava, c’era qualcosa di strano nel suo sguardo, mentre Resha iniziava ad incupirsi.
«Perché sei così distaccata gattina? Proprio come Julia! Difetto di voi americani? O…» Ma qualcuno lo strattonò da dietro, costringendolo a voltarsi. Il ragazzo si trovò così faccia a faccia con il gemello della ragazza che, tornato assieme alle due principesse del Pacifico, sembrava piovuto dal nulla. Era stato avvertito da Julia e Moni che una loro amica era intortata con quel ragazzo e lui che lo conosceva di nome e di fama si era ingelosito e non voleva che quel tizio si avvicinasse ai suoi affetti. Nessuno, impegnato com’era a seguire la vicenda, aveva sentito la porta aprirsi e l’assalto era arrivato a sorpresa.
Tutti osservavano la scena in attesa di sviluppi.
Raito trasalì: conosceva il ragazzo che aveva di fronte e sebbene dal vero fosse molto meno grosso rispetto a quando appariva in tv o in foto, sapeva che sul ring, per quanto in quello sport fosse tutto prestabilito, quel ragazzo era davvero potente e se lasciato libero poteva fare molto male.
«Uno: non chiamarla gattina. Due: lasciala stare. Tre: già che ci sei, lascia stare anche la mia fidanzata.» Disse Robert, mollandogli un poderoso pugno che gli lasciò il segno sulla guancia e per poco non gli spaccò il naso.
«Ehi, dico…» Esordì il moro, passandosi una mano sulla zona lesa.
«No, io dico! Non tu! E non provocarmi, a meno che tu non ne voglia ancora! Perché ne ho da vendere, sai?» Lo minacciò l’americano, sollevandolo da terra e preparandosi a rincarare la dose, ma Meru lo interruppe, parandosi davanti ai due ragazzi con le braccia incrociate e il cipiglio severo: «Assolutamente no! Niente violenza nel mio hotel: volete scannarvi? Ottimo, ma tassativamente fuori di qui!» Ordinò decisa la più grande, mentre Resha andava nelle cucine a prendere del ghiaccio per il suo amico.
«Bene!» Disse Robert, lasciandolo cadere a terra come un sacco di patate. «Se sei l’uomo che ti credi di essere, vieni fuori e dimostramelo!»
Resha, tornata nella stanza, si intromise: «No, basta!» Applicò del ghiaccio al ragazzo, fulminando con gli occhi l’americano: «Perché lo tratti così?»
«Non immagini la risposta, Resha?» Chiese Julia, che malsopportava quel tipo e i ragazzi marpioni come lui. Non capiva cosa la sua amica, che era una ragazza intelligente e sveglia, potesse trovare in una persona del genere. «Ci prova con tutte, è importuno e insistente, si pensa di poter usare le ragazze come oggetti e ci prova anche se sono fidanzate o disinteressate… Come pretendi che reagisca?» Giustificò appieno il fidanzato, mentre Aisu e Reana annuivano energicamente, dando retta alla bionda.
«Secondo me…» Tentò di dire la custode della perla arancione, ma Moni le interruppe con tono riappacificatorio: «Invece di litigare ragazze, prepariamoci per il concorso: abbiamo poco tempo e tante cose da fare!» Afferrò Minikitty per un braccio, la quale aveva osservato la scena con gli occhi scintillanti, dato che adorava vedere il suo fratellino che la difendeva, portandola in un’altra stanza. Tutte le seguirono, ma a nessuno sfuggì l’occhiataccia che Resha regalò ai due fidanzati, i quali la ignorarono bellamente. Nel mentre Raito, respirando atmosfera ostile, andò a sedersi in una poltrona.
«Sai...» Iniziò il ragazzo. «Sarà meglio che venga a stare qui per un po’, almeno finché non dura la tua vacanza-studio… Quel tipo non mi piace… Voglio proteggervi!»
«Sarebbe fantastico! Qui c’è una piccola federazione di puroresu*, potresti lavorarci per un pochino! Andiamo subito ad iscriverci!» Gli propose entusiasta.
«Si certo! Ma prima dammi un bacio...» Disse lui, avvicinandosi alla bionda.
«Fratellinooooo, fratellinoooooo!» Minikitty era arrivata energica nella hall, dove si trovavano ancora i due, ma si arrestò subito con l’espressione perplessa. «No, nulla… Boh… Non mi ricordo più, te lo dirò quando mi viene in mente!» Disse in tono smarrito. «Che testa che ho… Come ho potuto dimenticarmene? Cosa volevo mai dal mio fratellino?» Mormorò puntandosi la fronte con l’indice e tornando da dove era venuta: non c’era tempo da perdere, doveva decidere il look delle ragazze. Ci teneva a tenere alta la sua fama, inoltre le foto delle ragazze sarebbero state perfette per aggiornare il suo blog personale.
 
La spiaggia di Niijima, dove era stato allestito il palco, era piena di gente che andava e veniva: partecipanti al concorso, amici e parenti, membri dello staff che finivano di dare gli ultimi ritocchi. Grazie a questo viavai di gente, nessuno si accorse di due figure nell’ombra, una maschile e una femminile che ghignavano sinistramente. Sapevano, visto che le avevano precedentemente spiate, che tutte le sirene erano bene o male coinvolte ed erano certi che le sette perle sarebbero state nelle loro mani entro la fine della giornata.
Altro che quello stupido concorso per galline bollite e senza cervello, il vero spettacolo l’avrebbero offerto loro. E allora sì che ci sarebbe stato da divertirsi.
E con lui, sarebbe iniziato un altro spettacolo. Quello vero.
 
Proprio come all’esterno, anche dietro le quinte l’atmosfera era in fermento. Molte ragazze, alcune sicurissime di loro stesse altre un po’ più incerte, si guardavano attorno studiando attentamente le concorrenti. Nel gruppo delle sirene, tutte bellissime come non mai grazie a Minikitty e Reana, le più tranquille e sicure di loro erano Resha, Moni e Robin, abituate a esibirsi.
Al tavolo dei giudici, Karen stava parlando con Julia e Renée, rassicurandole: dovevano votare come si sentivano senza fare nepotismo, le loro amiche avrebbero di certo capito la situazione.
Robert e Minikitty erano accanto a loro, sarebbero andati a sedersi raggiungendo Tadashi sugli spalti nel giro di poco. Lui era rimasto per stare ancora un po’ con la fidanzata, lei per dare una sbirciatina alle concorrenti, tutte ragazze decisamente carine e graziose, speranzosa che tra di loro si nascondesse la sua anima gemella.
«Salve a tutti colleghi giudici! Sono Elizabeth Bathory e faccio la talent scout… Di sicuro mi conoscete.» Si presentò una donna fine ed elegante, vestita di rosso, la stessa che aveva diretto il provino di Harmony qualche tempo prima e che a breve avrebbe presenziato al prossimo, ormai imminente. Strinse la mano a Julia, Renée e Karen, con un dolce sorriso sulle labbra rosse. Minikitty la guardò ammaliata “Che portamento, che grazia! E quel tailleur avvolge le sue curve in modo perfetto… Non c’è nulla da fare… Le manager hanno sempre il loro fascino, ma io voglio una storia seria! E questa donna è troppo grande per me!”
«Ehi, ciao bellezze! Eccomi qui! Sono l’ultimo membro della giuria!» Disse spavaldo un ragazzo che tutti conoscevano bene. I presenti si voltarono nella sua direzione.
«Raito!» Ringhiò Robert, vedendosi davanti colui che nel pomeriggio aveva avuto l’onore di diventare il suo nemico numero uno in soli due secondi.
«Cosa ci fai qui? Non mi dirai che sei tu l’ultimo giudice?» Disse, afferrandolo d’istinto per la maglietta: non aveva dimenticato le sue avances alla sorella e le occhiate alla sua ragazza.
Deglutendo, il moro lo sfidò, dicendo provocatorio: «Ehi… Hai mica problemi, Mister America?» Nonostante tutto, non era certo un fifone.
«Sì, ne ho uno: tu! Prova ad avvicinarti di nuovo alle mie due donne...» Disse, mollandolo e cingendo le spalle di fidanzata e sorella, per poi terminare la minaccia: «…Ed entrerai a far parte del coro delle voci bianche di Niijima!»
Probabilmente sarebbe scoppiata una rissa, se non fossero intervenuti gli addetti alle quinte per annunciare che il concorso stava per cominciare e che quindi chi non era partecipante attivo del concorso doveva andare a sedersi.
Il sipario si aprì e una giovane donna si presentò sul palco. «Salve a tutti! Sono Sachiko Muramatsu e sono la vostra presentatrice! Vi do il benvenuto al concorso di bellezza e del talento di Niijima, quest’anno sponsorizzato dall’Hotel Pearl Piari, che ha riaperto di recente e in cui vi consiglio di soggiornare in caso di bisogno. Prima di presentare le concorrenti, voglio introdurre la giuria. Come ogni anno, ecco a voi Karen Aiiro, vincitrice del primo concorso. Quest’anno abbiamo anche quattro new entries: Julia Hemme, virtuosa del flauto, Elizabeth Bathory, nota talent scout, Renée Hunterstein, giovane rampolla di una delle famiglie più facoltose della nostra città nonché violinista di talento e Raito Tethys, idol in rampa di lancio. Bene, adesso potete andare a sedervi al tavolo!» Sachiko indicò con un elegante gesto della mano la postazione dei giudici. Raito fece per sedersi accanto a Julia, dirigendosi verso la sedia con un sorriso tronfio e sicuro ma Robert, con cui aveva incrociato lo sguardo casualmente, gli aveva fatto il gesto del taglio della gola. E il suo sguardo non prometteva nulla di buono. Il moro, memore delle botte ricevute e ancora leggermente acciaccato, impallidì e lasciò che Elizabeth si sedesse accanto alla ragazza americana, che con somma gioia sua e del fidanzato, al quale prudevano le mani in modo terribile e urgeva di una sessione di allenamenti con Tadashi, si trovava tra la donna vestita di rosso vestita e Karen, la quale aveva accanto Renée.
Era tutto pronto e il concorso poteva iniziare.
Nel frattempo, dietro le quinte, Yumi, seduta su una delle panche messe a disposizione per offrire alle concorrenti una seduta prima delle esibizioni, si stava mordendo nervosa l’unghia del pollice, mentre il piede batteva ritmicamente sul suolo come dotato di vita propria. Era evidentemente in preda all’ansia: quella non si trattava di una gara del club di corsa, ma in ballo c’era una coreografia che si era inventata di sana pianta e l’idea di mostrarla a degli estranei, nonché ai giudici, la metteva non poco sotto pressione. Come se non bastasse, sarebbe anche stata la prima a esibirsi.
«Ehi…» Sussurrò dolcemente Moni, sedutasi al suo fianco. La verde la guardò stranita, riscuotendosi dai propri pensieri di colpo. «Nervosa?» Chiese la rossa in un sorriso comprensivo, voltandosi verso di lei e guardandola negli occhi. Yumi abbassò lo sguardo e annuì con la testa, facendo sorridere la custode della perla rosa e spingendola a circondarle le spalle con un braccio, per poi avvicinare le loro teste fino a che non si sfiorarono. «Stai tranquilla, andrà bene. Ti sei esercitata tanto, conosci i passi e la musica su cui dovrai muoverti. Sarai fantastica!»
Un sorriso rincuorato apparve sulle labbra della principessa dell’Atlantico del Nord, per poi prendere voce in un timido ringraziamento appena sussurrato.
Udirono la presentazione di Sachiko e Yumi si alzò dalla panca, ancora leggermente nervosa ma più tranquilla. Poco prima di salire sul palco, si voltò verso il gruppo delle amiche, le quali le augurarono incoraggianti la buona fortuna.
«Stendili tutti, sorellina!» Sussurrò Resha, mostrandole il braccio flesso, seguito da un occhiolino incoraggiante. In un’ondata di adrenalina, la verde contraccambiò il gesto con un sorriso a trentadue denti, prima di voltarsi e correre sul palco senza più alcun dubbio dentro di sé.
«Salve a tutti, io sono Yumi Shell e mi esibirò in un numero di danza moderna. Spero vi piaccia.» Si presentò, la voce vibrante e sicura di sé, dopodiché la musica partì e tutte le sue insicurezze svanirono nel nulla. Sin dalla prima nota, tutti scomparvero: per Yumi non esisteva più alcun pubblico, nessun giudice, c’erano solo lei e i passi che accompagnavano quella melodia energica.
A numero concluso, durante gli applausi, si sorprese di rendersi conto che non le importava nulla se avesse vinto o meno: si era divertita, si era sentita libera e con il pieno controllo di sé durante quel pezzo, inebriata da una scarica di adrenalina che avvertiva ogni volta che il suo corpo si dava forma alle note delle canzoni che accompagnava e non avrebbe potuto desiderare niente di meglio.
Tornò dietro alle quinte con un sorriso soddisfatto e raggiante stampato in volto, dove venne accolta dalle amiche con un abbraccio e mille congratulazioni.
«Sei stata bravissima!» Esclamò Robin, per venir subito seguita dalla gemella, la quale saltò in un moto di entusiasmo al collo della custode della perla verde, rischiando di far cadere il proprio capello, esclamando: «Fenomenale!»
Aisu le batté il dieci alto. «Mai visto niente del genere!»
«Ma davvero hai creato tu la coreografia? Tutta da sola?» Si unì Reana, per venir raggiunta suvito da una Moni più che entusiasta: «Te l’avevo detto che saresti stata fantastica!»
Yumi si voltò verso sua sorella maggiore, la quale aveva il volto decorato da un sorriso appena accennato, ma colmo di orgoglio. Lei la conosceva bene, sapeva benissimo che Resha non era il tipo che ti salta addosso appena finita la competizione per farti le feste, come potevano essere Harmony e Hazelle; era competitiva oltre ogni limite, ma se c’era una persona di cui non sarebbe mai stata gelosa, solo orgogliosa, era proprio la sorella minore. E proprio perché la conosceva bene, sapeva che quei sorrisi erano i più rari e speciali che ci si potessero aspettare da lei. Erano come un bucaneve, che sboccia per poco tempo, di una bellezza semplice e discreta. Si fa attendere, perché primo segnale della primavera, così come quel sorriso e quando lo si vede ci si sente pervadere il cuore di una felicità quasi commovente.
 
Dopo qualche esibizione, Aisu udì la presentatrice chiamare il suo numero. Non era nervosa, perché al contrario di tutte le altre concorrenti, lei si era iscritta a quel concorso con l’unica intenzione di far uscire allo scoperto il gemello. Era certa che, se si fosse trovato nei paraggi come supponeva, avrebbe udito la sua melodia e sarebbe tornato in sé.
Salita sul palco, la norvegese si portò un braccio a schermarle la vista, per proteggersi gli occhi sensibili dalle potenti luci, dopodiché si soffermò a scrutare il pubblico, alla ricerca di iridi nascoste identiche alle proprie. Non le vide, ma il suo sguardo venne catturato da due smeraldi accessi, che la osservavano sorridenti e incoraggianti. Le labbra le si distesero dolcemente, mentre si avvicinava allo strumento del proprio cuore, l’unico capace di dar voce alla sua anima.
Si sedette e sfiorò i tasti bianchi e neri, facendo danzare leggere le proprie mani su quel complesso di perfezione e creando una melodia dolce, nostalgica ed eterna. Una sinfonia che sembrava narrare di una storia che non aveva fine, di un affetto che andava ben oltre quello tra due semplici persone innamorate. Era un’armonia che struggeva il cuore e raggiungeva direttamente l’anima di chi l’ascoltava, accarezzandola dolcemente e facendo soffrire l’ascoltatore tanto quanto la pianista. Molti chiusero gli occhi, per bearsi maggiormente di quella ninnananna e lasciarsi andare ad essa.
Quando le dita della pianista si allontanarono dai tasti dello strumento, il silenzio risuonò sovrano per qualche lungo secondo, interrotto poi dal battere delle mani di Julia, seguita poi da Karen, Renée, l’intera giuria e il pubblico.
Aisu sollevò le palpebre solo in quel momento, dato che era sua abitudine suonare brani come quello a occhi chiusi: conosceva talmente bene la conformazione del pianoforte e ogni sua singola nota, che non aveva bisogno di vedere i tasti per suonare. Si voltò verso il pubblico, che ancora la applaudiva, cercando nuovamente gli occhi del gemello, senza risultato. Le scappò un breve sospiro di rassegnazione, mentre si alzava, ringraziava con un semplice inchino e tornava dietro le quinte.
Si esibirono altre tre ragazze, ognuna proponendo un numero diverso e decisamente spettacolare.
«Ed ora…» Esclamò Sachiko con charme, quando la ragazza che si era esibita come giocoliera aveva abbandonato il palco. «È il turno di Hikari Hibana!»
A sentire quel nome, Yumi trasalì, voltandosi verso il palco con occhi sbarrati per la sorpresa: «Ma… È la mia nuova compagna di classe!»
Al sentirla, tutte le sue amiche si avvicinarono a lei. « È quella di cui vi ho accennato… Si è seduta accanto a me. Non la facevo tipa da concorsi, è così chiusa!» Commentò poi, osservando l’esile ragazza bionda presentarsi al pubblico con tono deciso: «Sono Hikari Hibana, ho sedici anni e mi esibirò con il mio cagnolino Kurai!» Si voltò verso il piccolo batuffolo candido, esortandolo con tono dolce: «Su Kurai, saluta il pubblico!»
Il cagnolino abbaiò sculettando e sollevando la zampa in direzione dei presenti, mentre la ragazza sistemava vari ostacoli e prendeva in mano dei hula hoop. Il numero di Hikari era divertente e tenero al tempo stesso: il cagnolino, seguendo le sue indicazioni, saltava ostacoli, faceva acrobazie, si infilava nei cerchi e si scambiava la palla con la sua padroncina. A un certo punto, sempre a ritmo dei movimenti e delle espressioni di Hikari, saltò sul tavolo dei giudici e diede la zampina a ognuno di loro, lasciandoli incantati.
Quando il numero finì, i presenti applaudirono divertiti e inteneriti. Hikari sorrise, fece un inchino e sparì nel backstage assieme al suo piccolo compagno peloso. Si sedette da sola in un angolo, iniziando a percepire qualcosa nell’aria. Qualcosa di strano. Si mise in allerta, pronta ad intervenire in caso di bisogno.
 
«Ma perché sono venuto anch’io?» Bofonchiò Tadashi, incrociando scocciato le braccia al petto e affondando nella sedia, dopo l’ennesimo numero di qualcuna che non conosceva. Quel concorso sembrava aver attirato tutte le ragazze di Niijima, pareva non finissero più e lui iniziava seriamente ad annoiarsi.
Minikitty lo guardò, lasciandosi scappare una risatina, per poi dire squillante: «Beh, mi pare ovvio: anche Aisu sta partecipando… E direi che con quel vestito color ghiaccio e le extension fa davvero la sua figura, eh? Che ne dici? Confessa, su! Don’t be shyyyyyyyy...»
Il tritone la guardò sbarrando gli occhi, iniziando a balbettare: «Ma… Ma no! Non è vero! Ma che diamine vai a pensare, pazza!»
Minikitty stava per rispondere con un sorriso malizioso, ma la terra iniziò a tremare e la ragazza si aggrappò al braccio del gemello, iniziando a urlare: «Il terremoto!»
Tadashi strinse gli occhi, scendendo dalla sedia e poggiando una mano a terra. Il punto che aveva sfiorato si sgretolò sotto il suo tocco leggero e da ciò capì che non si trattava di un terremoto normale. Si alzò in piedi, per poi rivolgersi con voce sicura a tutti i presenti: «Restate tutti quanti ai vostri posti, è solo una scossa temporanea!»
«È vero, avevano avvertito questa mattina che era possibile accadesse!» Lo appoggiò Renée, utilizzando il microfono della giuria, scambiandosi un’occhiata d’intesa con lui e Julia, che prese la parola: «Riprenderemo il concorso non appena si sarà arrestato, non vi muovete.»
Se c’era una cosa da evitare, era che la gente iniziasse a scappare disordinatamente, facendo ancora più confusione del necessario. Una scossa di maggior potenza scosse la terra e Tadashi si ritrovò a sorridere. «E ora mi vendico!» Sogghignò entusiasta, salendo sul palco e sorridendo alla ragazza che si stava esibendo fino a un momento prima: «Scusami cara, ma ho bisogno di queste per un attimino. Te le riporto appena ho fatto, eh?»
«Ma che…» Tentò di protestare lei, ma lui non la lasciò finire e le tolse le shuang dao** di mano, per poi correre velocemente verso l’origine del nuovo attacco, sotto gli sguardi indagatori e interrogativi di tutti.
«Dite che dovremo seguirlo?» Chiese in un sussurro Hazelle, da dietro le quinte, guardandolo allontanarsi, mentre le scosse iniziavano a placarsi.
«L’ultima volta che lo abbiamo lasciato solo non ne è uscito granché bene…» La appoggiò Reana, nel backstage con le amiche per controllare loro l’outfit prima di salire sul palco.
«No.» Disse Moni, guardando verso il pubblico e la giuria. Resha capì al volo il significato di quell’occhiata e la sostenne: «Se Robert, Minikitty e Raito ci vedessero sparire tutte quante dietro a Tadashi, non potrebbero che farsi delle domande.»
Il terremoto terminò definitivamente e Aisu e Yumi si guardarono un istante, per annuire subito dopo. Superarono le loro amiche, voltandosi con un sorriso e facendo loro l’occhiolino: «Noi ci siamo già esibite.»
«Se andiamo solo noi, a nessuno verrà da chiedersi nulla, no?»
Non le lasciarono rispondere e corsero nella stessa direzione che aveva preso il ragazzo, mentre le altre le guardavano, chi perplessa e chi sorridendo.
 
 
 

Dizionario:

* Puroresu = Westling giapponese: non è altri che la traslitterazione di pro-wrestling
Shuang dao Sciabole gemelle
 

 

Angolo delle autrici

Eccoci, con un capitolo molto ricco di eventi tutti contrastanti tra di loro ma essenziali ai preparativi per il concorso, che come vedete è stato interrotto: cosa succederà adesso?
E passando alle prime fasi del capitolo… Abbiamo visto Minikitty stuzzicare Tadashi su una presunta ragazza… Ma sarà una delle nostre belle protagoniste o un’esterna che non c’entra nulla? Abbiamo pure visto chi sono i membri della giuria e che tra Robert e Raito pare non correre buon sangue, chissà se il tempo appianerà questi ostacoli! Ma soprattutto, visto che il nemico sembra sapere il fatto suo, cosa succederà alle ragazze che sono andate a combattere? Ce la faranno stavolta? O qualcuno di speciale dovrà intervenire ad aiutarle? Boh! Lo scoprirete solo in un modo: leggendo!
Ah, una cosa importante! La fanart di oggi è per voi lettori, raffigura i vostri idoli: Hazelle, Moni e Minikitty a.k.a “il trio delle meraviglie”... Devono ancora combinarne queste tre pazze! Intanto godetevele disegnate ;)
Ora passiamo alle note singole.
 
 

L’angolo di Kelly:

Io non ho molto da dire, se non che probabilmente riterrete eccessiva la reazione di Robert nei confronti di Raito, cioè, dargli un pugno così, dal nulla...ma vi ricordo che nella vita reale lui è mio marito e Julia sono io e che lui non sopporta i marpioni e soprattutto chi ci prova con me o con le ragazze non interessate...nella vita vera non arriverebbe mai a fare a botte per non passare grane, ma in una storia può starci...no, non ho sposato un delinquente assolutamente!E nemmeno un maniaco possessivo, ma una persona seria!Che odia i galletti marpioni!
Poi voglio ringraziare tutti quelli che hanno supportato l’hashtag #unbacinoounacarezzaperBimba...purtroppo come avrete letto nelle risposte alle recensioni la storia  è finita male e il 6 giugno, la mia piccolina, la mia bambina, bravissima dolcissima e bellissima, insomma la perfezione fatta gattina adesso è tornata nel paradiso dei gatti e sono in grave lutto, voglio dedicare a lei questo capitolo, il primo che posto senza lei sulle ginocchia, per ringraziarla di questi meravigliosi 14 anni insieme e ricordarla con una delle sue foto più coccolose in attesa di trovare il coraggio di farle il video tributo...è la musica da inserire il problema, so cosa metterle, la Lullaby di Brahms in versione strumentale, che era la sua canzone preferita(ebbene si come la sentiva diventava ancora più coccolosa di quanto già non fosse) ma come la ascolto mi sento soffocare, devo prendermi un pò di tempo!
Scusate per questo ma è un periodo orrendo, una sofferenza che non passerà mai e devo imparare a conviverci, non è facile! #thankyouBimba
E adesso, torniamo allegri, che c’è una fanart tanto richiesta che vi aspetta qui e un finale in sospeso da lasciarvi con l’hype a mille nel prossimo capitolo! ;)
 
Sirio: qui non ci sono stato io ma il mio futuro amico Kurai:delizioso eh?Poi lo vedrete, tranquilli!Chissà cosa combineremo noi e Crystal in futuro...magari accompagnando Moni Hazelle e Minikitty nelle loro scorribande xD

L’angolo di Elsira:

Allora, io per prima cosa devo ringraziare lo staff della regia di Ziggyssia, perché mi ha risolto il dilemma del fiore: grazieeeee!
Poi, dovrei tenere un po' su il morale ma non è granché semplice… Vediamo… Uh, lo so lo so! Una barzelletta: Che cosa vince la persona più brutta del mondo? Un NO-BEL!
…*stridio di grilli*...
Okay. Mi ritiro. Non sono brava con queste cose, però ci provo…
Ci vediamo al prossimo capitolo, colmo d’azione! :D
Bye bye!
 
#thankyouBimba ❤
 

 

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Capitolo 18
*** The Show Must Go On ***


Lo spettacolo, continua... Ma inizia anche il vero spettacolo!
Attenzione: capitolo più lungo del solito.

 
The show must go on

 

Tadashi arrivò davanti al nemico e non trattenne una smorfia dovuta al non trovarsi davanti l'avversario che desiderava, non facendosi problemi a esternare questo suo disappunto: «Uffa... Ma tu sei uno nuovo...»
Il volto di Tsuchi di oscurò, evidentemente offeso da tanta sfacciataggine, imperdonabile per una creatura marina. Con la sola forza del pensiero, stringendo leggermente gli occhi, lanciò contro il giovane alcune pietre più pericolose di proiettili. Controllarsi dall'ucciderlo subito era assai difficile per l'Elementale, ma lui non valeva tanto scomodo. E poi, Tsuchi voleva le principesse e quel tritone che giocava a proteggerle da qualcosa che non era in grado affrontare, era un'ottima esca.
«Ah ah… Mi spiace, ma stavolta sono venuto preparato.» Sogghignò Tadashi, parando i colpi dell'avversario con la parte piatta delle alabarde posizionate a x. L'Elementale sorrise appena, sussurrando: «Se pensi davvero di salvarti grazie a delle lame da quattro soldi come quelle, allora sei proprio uno stupido.» Un attacco più potente, stavolta da parte di rampicanti sbucati dal terreno sotto il giovane, lo fece volare all'indietro, facendolo andare addosso ad Aisu e Yumi, arrivate in quel momento.
«Guarda che è lui quello che devi colpire, non noi…» Sussurrò Aisu, mentre si massaggiava l’addome, dove aveva ricevuto la gomitata del ragazzo.
Tadashi si voltò, guardandole entrambe sorpreso. «Che cosa ci fate voi due qui?»
«Come sarebbe a dire? Siamo venute ad aiutarti, mi pare ovvio!» Ripose Yumi.
Lui alzò un sopracciglio, per poi indicarsi con fare tra l’offeso e lo spaccone: «Aiutarmi? Guardate che io non ho bisogno del vostro aiuto, me la so cavare benissimo da solo!»
«Sì certo, come no! Di fatti l’ultimo scontro lo hai vinto tu, vero?» Lo riprese Aisu, testarda. Quell’atteggiamento strafottente di Tadashi le dava sempre più sui nervi.
«Ehi, ascoltami bene, principessina! L’ultima volt… Attente!» Le abbracciò strette, perché con la coda dell’occhio aveva visto l’attacco di Tsuchi venir loro addosso, in modo da ripararle il più possibile con il proprio corpo. Venne colpito lungo tutta la schiena e l'attacco ridusse a brandelli la camicia che aveva indosso, procurandogli un nuovo livido per ogni frammento che veniva a contatto con la sua pelle.
«Tadashi…» Sussurrò preoccupata Yumi, vedendo il ghigno sul volto del giovane.
«Signore e signori, volete lo show? Allora vi darò il più grande show che abbiate mai visto!» Esultò l'Elementale della terra, con le braccia al cielo, circondato da pietre di diverse dimensioni che volteggiavano attorno a lui a velocità sempre maggiore e venivano scagliate con la potenza di proiettili. “Ora possiamo finalmente dare inizio allo spettacolo, quelle due perle saranno mie.”
Quando la raffica cessò, le labbra del ragazzo si distesero in un accenno di sorriso sfacciato, che durò per pochi istanti. «Maledizione… Nemmeno Reana sarebbe in grado di sistemare questo guaio…» Constatò con una smorfia triste il giovane, guardandosi come meglio poté le condizioni della schiena e dell’indumento ridotto a brandelli. Fece un sospiro, togliendosi ciò che rimaneva della camicia e lanciò uno sguardo assassino all’avversario, gridandogli contro: «Ehi, tu! Questa era la mia camicia migliore, hai idea di quanto mi sia costata? Quasi metà del mio primo stipendio!»
Tsuchi, per tutta risposta, alzò il mento con fare insofferente, incrociando le braccia al petto.
«Ragazze…» Sussurrò il giovane, rivolgendosi alle due, dietro di lui. Dato che erano lì, tanto valeva che lo aiutassero, sempre ammesso che ne fossero in grado. «Voi siete in grado di combattere, in qualche modo?»
«Beh, finora l’unica cosa che sappiamo fare è cantare…» Sussurrò la custode della perla verde, con una mano davanti alla bocca, quasi vergognandosi di ciò che stava dicendo.
L’altro strabuzzò gli occhi, guardandole da sopra la spalla, incapace di credere a ciò che aveva appena sentito: «Cantare? E come pensate di vincere uno scontro cantando?»
«Questo è ancora in discussione in effetti…» Bofonchiò Aisu, scostando lo sguardo di lato e gonfiando le guance.
«Però riusciamo a creare delle barriere con il nostro canto!» Aggiunse Yumi, speranzosa.
«Ah davvero? Beh, potrebbe tornarmi utile una barriera…» Tadashi tornò a guardare avanti a sé, per poi dire, mentre già correva: «Avanti, cantate allora, io vado!»
«No aspetta!» Yumi alzò la mano per riabbassarla subito dopo, sussurrando poi: «Non ho mai detto che sappiamo come fartela avere a te…»
«Quello è un idiota, tutto muscoli e niente cervello...» Disse Aisu, lasciandosi cadere scoraggiata le braccia lungo il dorso. Si rivolse poi all’amica: «Beh, non ci resta che provare… Forse se ci concentriamo su di lui, la barriera lo avvolgerà. Pronta Yumi?»
L’altra annuì: in effetti, l’idea poteva funzionare.
«Voce di perla verde!»
«Voce di perla indaco!»

Anche se il mare è in tempesta e mi spinge violento verso la sconfitta,
guardo negli occhi l’Amore che mi fa lottare, con la forza che da.

Per ogni volta che cado io posso rialzarmi e così mantenere
quella promessa che ho fatto con voce sincera, credendo all’Amore.

È una luce incandescente
che riscalda più del sole
così chiara che rivela la realtà.

Voci unite per cantare 
per sconfiggere il silenzio.
Sarà forte, sarà chiara, la verità!

Con piacevole sorpresa delle ragazze, l’idea funzionò e Tadashi venne avvolto da un mix di luci verdi e indaco.
Tsuchi alzò un braccio e intercettò l’attacco delle lame con dei rampicanti che si intrecciarono a scudo di fronte a lui, iniziando poi a combattere con il giovane utilizzando il proprio potere per controbattere alle shuang dao. La barriera che avvolgeva il tritone lo proteggeva, seppur parzialmente, dagli attacchi che le lame non riuscivano a parare.

Guarda in uno specchio, il tuo riflesso è limpido...

...Tutto questo ci sarà...

Sarà quel battito forte lamore che
ci da la forza e la speranza di ffrontare
questa tempesta che porta con sé
il vento forte che ci sorprende dal mare.

Un fendente che non era riuscito a prevedere sfiorò il petto di Tsuchi, procurandogli un lieve taglio dal quale uscì un liquido denso di un verde brillante, simile alla linfa delle piante.
«Tu…» Un ghigno si mostrò sul volto dell’Elementale, mentre pietre di varie dimensioni iniziarono a sollevarsi da terra intorno a lui. «Hai osato colpirmi, schifosa creatura marina…»
Sollevò furioso le braccia verso il cielo e Tadashi sgranò gli occhi, guardando in alto: quella che fino a pochi secondi prima era stata parte della scogliera sopra la quale si trovava il faro di Niijima, stava in quel momento lievitando sopra le loro teste, a pochi metri da terra.

Unendo le nostre voci in un canto che
si sentirà nel profondo più vero del cuore.
Io voglio lottare soltanto per te
e voglio essere il battito forte damore con te...

«Muori!» Gridò l’Elementale, abbassando le braccia e scagliando la roccia sul giovane, la quale si frantumò in mille pezzi e alzò un polverone che impedì la vista a tutti per interminabili secondi.

Puoi sentirlo…
Puoi sentirlo
Se lo vuoi...

La nuvola di fumo si dissolse, mostrando la figura di Tadashi, quasi completamente incolume non fosse per un po’ di polvere e dei leggeri graffi qua e là, con le spade incrociate sopra la testa, avvolte interamente da una luce blu.
«Non è possibile… Come hai fatto a sopravvivere?» Chiese inorridito Tsuchi, incredulo a ciò che i suoi occhi gli stessero mostrando.
Tadashi tornò eretto e si voltò verso le tre ragazze dietro di lui: «Appena in tempo, Reana!»
La custode della perla blu alzò la mano con il segno della vittoria a fatica, mentre si trovava ancora chinata in avanti colta dall’affanno della corsa appena fatta.
«Bene allora… A che punto eravamo?» Sorrise Tadashi mettendosi in posizione d’attacco, mentre le tre luci lo avvolgevano nuovamente e gli fornivano maggior protezione rispetto a poco prima.
Tsuchi ringhiò e strinse gli occhi in un moto di rabbia, ma l’istante dopo un sorriso maligno gli prese il possesso delle labbra e sibilò: «Finalmente, si può sapere perché ci hai messo tanto?»
Gli occhi di Tadashi si ridussero a due fessure, Reana e Yumi ebbero qualche istante di difficoltà nel mantenere la barriera mentre ad Aisu la voce morì in gola, facendola zittire completamente: dalla foresta alle spalle dell’Elementale, si mostrò Eiji.
«Di’ un po’, ti sei goduto lo spettacolo appollaiato sul quel ramo?» Sorrise ironico l’Elementale della terra, mentre Eiji si parava tra lui e il tritone. «Ah già, dimenticavo che non sei di molte parole… A ogni modo, occupati di lui mentre io penso alle principessine. È questo il compito che ti ha affidato il capo, no?»
Nessuna risposta. Tsuchi sbuffò, infastidito dalla presenza del tritone del nord tanto quanto da quella dei loro attuali avversari. Con evidente svogliatezza, alzò un braccio e andò a creare un’arma per Eiji che aveva l’aspetto di nunchaku. «Prendili, non puoi combattere a mani nude con questo tizio e non ho intenzione di essere punito solo perché ti sei fatto ammazzare prima che io potessi impadronirmi delle perle.»
Eiji alzò la mano e impugnò l’arma, senza distogliere lo sguardo dagli occhi dell’avversario.
«Tsk… Non crederai che mi lascerò sconfiggere un’altra volta da te…» Sibilò il tritone dell’Oceano Indiano, per poi iniziare uno scontro senza esclusione di colpi con Eiji.
Perdonatemi…” Aisu portò il microfono alle labbra, stringendolo convulsamente. “Ma io… Non posso permettere che si faccia del male…”

Cambierà,
con l’amore riuscirò
a spegnere il male che c’è qui,
che non può più dividerci.

E le bugie,
che qualche volta sentirò,
le trasformerò in gioielli
di purezza e fedeltà.

Una barriera, esattamente come quella che fino a poco prima aveva avvolto e protetto Tadashi, si andò a formare attorno a Eiji, difendendo il ragazzo.
Il tritone dell’Oceano Indiano, Reana e Yumi strabuzzarono gli occhi increduli, osservando la principessa dell’Artico tentare di proteggere con tutte le proprie forze il nemico.
«Interessante…» Sussurrò Tsuchi, con un piccolo sorriso incuriosito ad adornargli le labbra. Decise di restare fermo, per ammirare lo spettacolo che probabilmente gli si sarebbe mostrato: “Queste principessine sono davvero insulse... Non avevo mai visto proteggere l'avversario, a danno dei propri compagni. Si distruggeranno l'un l'altro, è questo che volevi, capo? Tsk... Queste ragazze non meritano nemmeno quei pochi poteri che hanno.”

Mare che
m’incanti come il cielo blu,
Le tue principesse lottano:
non le abbandonare mai.

Tu guidaci
e il nostro sogno arriverà
sulla stella del destino,
giustizia tornerà!

Yumi smise di cantare, seguita subito da Reana, entrambe completamente spiazzate dall’atteggiamento dell’amica.
L’espressione di Tadashi, ormai privo di protezioni, divenne ben presto furiosa: «Adesso basta, piantala di proteggerlo!»
Il corpo di Aisu venne attraversato da un lieve tremore, ma continuò comunque a cantare, mentre Tadashi faceva sempre più fatica a pararsi dai colpi di Eiji.

L’assoluto di un amore può
rendere caldo un vento freddo,
vincendo le difficoltà
che nella vita incontrerà.

Riaccende ogni cuore che
da troppo tempo ormai,
si era spento…

Non ci volle molto, prima che l’estremità inferiore di uno dei due bastoni colpisse Tadashi in pieno stomaco, facendogli sputare del sangue e con una potenza tale da farlo cadere in ginocchio, gli occhi sbarrati e le braccia strette all’addome nel vano tentativo di mitigare il dolore.
Eiji gli alzò il mento con la punta del piede, facendogli posare gli occhi di smeraldo nei propri.

Stringimi…
E la paura passerà.
Guardiamo le stelle amiche che
ci sorridono lassù.

Mare tu,
severo e dolce padre mio,
fai placare l’uragano di ingiustizia che c’è qui...

«Ora basta Aisu, ti prego!» Esclamò Yumi, allontanando il microfono dalle labbra dell’amica, seguita da Reana: «Così non fai altro che peggiore la situazione! Vuoi forse che Tadashi muoia?»
La custode della perla indaco s’interruppe, abbassando il volto, la lingua che veniva morsa ferocemente all’interno della bocca. Nessun coraggio di aprire gli occhi per vedere come si stesse sviluppando lo scontro.
La gemma che Eiji portava sulla fronte si illuminò e Tadashi ebbe appena la lucidità per rendersi conto che se la mano dell’avversario gli avesse nuovamente sfiorato il cuore, per lui sarebbe stata la fine. Con uno sforzo incredibile, riuscì a liberarsi dalla parziale paralisi che l’incrociare lo sguardo con Eiji gli aveva procurato e andargli alle spalle. Veloce, strinse il nervo del collo del biondo e questi cadde ai suoi piedi: era svenuto, ma quello stato di incoscienza non sarebbe durato più di qualche minuto.
Tadashi si voltò furibondo verso Aisu e le si avvicinò fuori di sé per la rabbia, con i rivoli di sangue che ancora gli scorrevano dal labbro e dal naso.
«Si può sapere tu da che parte stai?» Le gridò contro, scostando malamente le due ragazze e parandolesi di fronte, togliendole con forza e rabbia il microfono dalle mani per poi lanciarlo lontano.
Aisu si strinse nelle spalle. Si sentiva colpevole e terribilmente indifesa di fronte allo sfogo più che ragionevole del tritone, ciononostante non riusciva a sentirsi in colpa per aver tentato di proteggere il gemello.
Lui continuò l’attacco, in volto un’espressione che avrebbe terrorizzato chiunque, indicando Eiji temporaneamente privo di conoscenza dietro di sé: «Quello è un nemico! Non puoi proteggerlo! Non me ne frega nulla se è tuo fratello o quel che ti pare, adesso è un avversario, chiaro? Il tuo compito è quello di proteggere il tuo Oceano e l’equilibrio del mondo sottomarino, non puoi lasciarti prendere dalle emozioni! Vedi di combattere seriamente, oppure lascia l’incarico a un’altra più capace!»
«Adesso basta, Tadashi! Stai esagerando!» Intervenne Reana, recuperando il microfono dell’amica e parandosi tra i due nel tentativo di metter quiete. Venne subito raggiunta da Yumi, che sfiorò il braccio del tritone nel tentativo di fargli comprendere la situazione: «Cerca di capirla… Quello è suo fratello, non può fargli del male!»
Tadashi fulminò con lo sguardo anche Yumi: era evidente che non approvasse quella scelta. Si voltò nuovamente verso i due nemici, sibilando a denti stretti: «Io ho accettato l’incarico di proteggervi e ho intenzione di dare tutto me stesso per riuscirci, dovesse costarmi la vita. Ma non ho nessuna intenzione di farmi uccidere perché una di voi protegge l’avversario. Questo non è un gioco, vedete di mettervelo in testa una volta per tutte e non fatemi perdere tempo. In ballo c'è molto più di ciò che credete voi. E adesso sparite dalla mia vista, non voglio più vedervi almeno fino a stasera. A questi due ci penso da solo.»
«Ma…» Tentò di ribattere Yumi, vedendosi zittita prima che potesse aggiungere altro.
«Ho detto di sparire!» Ringhiò Tadashi con gli occhi furiosi, facendo percorrere le schiene delle tre ragazze da un brivido incontrollato di terrore.
Reana, Yumi e Aisu si allontanarono a corsa, tornando dalle altre.
 
Nonostante il combattimento nei paraggi, il concorso continuava ad andare avanti e a placare gli animi agitati dei presenti ci aveva pensato Harmony con il suo numero. La ragazza, avvolta in un vestito da cabarettista rosa e glitterato, con tanto di cappello a cilindro e bastone ricurvo, aveva cantato una canzone suonando in contemporanea la sua preziosissima arpa e la sua voce, già fantastica di suo, unita al potere della perla rosa era riuscita nell’intento che si era prefissata. Non era nei suoi piani: all’inizio voleva solo esibirsi in un numero di cabaret, difatti così aveva iniziato la sua esibizione, eseguendo complicati passi di danza e cantando, ma vedendo che il pubblico, pur guardandola ammirato sembrava comunque teso, le era venuto in mente di cambiare programma all’improvviso. Ringraziando la sua buona stella, che le aveva suggerito di portarsi dietro anche l’arpa che inizialmente pensava di usare come parte dello scenario, aveva accompagnato la canzone che stava intonando con il dolce suono delle corde del suo strumento preferito. Un’esibizione particolare che venne molto apprezzata e diede sicurezza alla sua esecutrice: dopotutto  nel mondo dello spettacolo era utile saper fare un po’ di tutto, saper anche improvvisare, adeguarsi alle esigenze dell’ultimo minuto e lei era riuscita nell’intento.
Gli applausi erano stati fragorosi, anche al tavolo della giuria: Renée era orgogliosissima della sua amica, Julia ed Elizabeth, che già la conosceva visto che a breve avrebbe tenuto un altro provino per lei, erano sicure che sarebbe riuscita a sfondare.
E mentre Robin, bellissima nella sua tuta-vestito blu scuro che le risaltava gli occhi, si esibiva in una complicata coreografia studiata a lungo che mescolava mosse di karate e acrobazie di ginnastica artistica, che per la sua originalità nell’unire due discipline sportive così contrastanti in modo così armonioso venne molto apprezzata da tutti i presenti, con somma gioia della ragazza tedesca che ci aveva lavorato a lungo, un’altra, dai corti capelli biondi, stava uscendo di soppiatto senza che nessuno se ne accorgesse: sentiva che doveva intervenire e il suo istinto non avrebbe sbagliato.
 
«Sai cosa fare. Non deve salvarsene nemmeno una.» Sussurrò Tsuchi a Eiji, prima che questi, appena ripresa conoscenza, iniziasse a seguire le tre ragazze.
«Tu non vai da nessuna parte, il tuo avversario sono solo io.» Ringhiò fuori di sé Tadashi, parandoglisi davanti a metà strada, con le alabarde appena recuperate strette in mano, puntandogli una delle due lame alla gola.
«Non posso permettere che tu interferisca con il mio piano, mi sei già stato sin troppo d'intralcio.» Disse Tsuchi, lanciando contro il tritone dell’Oceano Indiano una serie di rocce.
Tadashi, per schivarle, fu costretto a lasciar svanire nel nulla Eiji. «Maledizione…» Sussurrò, iniziando poi a correre verso la direzione che avevano preso le tre principesse sirene.
«No, tu ora stai qui con me.» L’Elementale della terra gli sbarrò la strada, facendo spuntare dal terreno una roccia alta quanto un palazzo che impedì il passaggio al giovane.
«E va bene…» Sibilò Tadashi a denti stretti, voltandosi verso l’avversario e lanciandosi contro di lui, ormai pressoché completamente privo di autocontrollo: «Vorrà dire che farò fuori prima te!»
Tsuchi sogghignò, sinceramente divertito: «Continua a sognare…»
 
«Sono Hazelle Swann e ho una sorpresa speciale per voi: vi farò vedere quanti deliziosi pretzel sono capace di fare in tre minuti!» Esordì la castana, avvolta in un abitino bianco e lilla, in testa un cappellino da cuoca in stile gothic lolita, annodandosi un grembiulino tutto pizzi intorno ai fianchi. Aveva portato con sé vari utensili da cucina e un forno elettrico portatile, che collegò, mentre con fare sapiente iniziava a mescolare veloce gli ingredienti, improvvisando trucchetti da giocoliera con questi ultimi e le posate per rendere il tutto più divertente.
Mentre gli sfiziosi salatini tedeschi, talmente tanti da risultare impossibile infornarli tutti, si doravano ed emanavano il loro sublime profumo, la ragazza sparecchiò la tavola, sempre esibendosi in giochetti.
Quando il pane fu cotto, ne prese cinque e li porse ai giudici, i quali apprezzarono moltissimo.
«Ne voglio uno anch’io!» Gridò con tutta la voce che aveva Minikitty dagli spalti, alzandosi sulla sedia e attirando l’attenzione di tutti i presenti, che iniziarono a ridere divertiti mentre il suo gemello sprofondava dall’imbarazzo: prima era stato portato lì a forza, poi Tadashi, l’unico che capiva il suo stato d’animo, era scomparso e adesso ci mancava sua sorella che delirava come suo solito.
Senza scomporsi, Hazelle afferrò un paio di pretzel e li lanciò ammiccando ai due americani, i quali li afferrarono al volo tra gli applausi dei presenti.
Purtroppo nemmeno la bocca piena servirà a zittirla, lo so...” Pensò lui, sgomento.
Ottengo sempre ciò che voglio!” Pensò lei, soddisfatta.
L’originalità del numero venne accolta da grandi applausi così come, da grandi applausi, venne accolta l’esibizione di Resha. La ragazza angloindiana si era presentata con un bellissimo abito di pura seta che ricordava molto un sari*, ma dal taglio più moderno, in linea con la sua personalità. La rossa aveva magistralmente suonato una canzone con il suo adorato sax: il brano era molto complesso, l’aveva studiato a lungo e sapeva di aver fatto un’esibizione impeccabile, che venne confermata dagli applausi del pubblico. La ragazza sorrise sinceramente soddisfatta, orgogliosa dei frutti del suo lavoro, salutò il pubblico e con la coda dell’occhio notò che Karen aveva appena chiesto un attimo di permesso, mentre Julia e Renée si scambiavano sguardi interrogativi, per recarsi dietro le quinte. “Cosa sta succedendo? Meglio che vada a vedere.” Pensò la custode della perla arancione, mentre un’altra ragazza stava facendo il suo ingresso sul palcoscenico: mancavano ancora un paio di numeri e il concorso sarebbe finito.
 
«Allora? Non avevi detto che mi avresti fatto fuori?» Sogghignò Tsuchi, completamente incolume e assai divertito dal nuovo intrattenimento che si era trovato, al tritone che, in quel momento, stava tentando di rialzarsi in piedi con il petto scosso dal fiato irregolare.
Tadashi alzò il capo, mostrando il volto tumefatto dai colpi subiti dall'Elementale della terra, i capelli mischiati al sangue che aveva da poco smesso di fuoriuscire dai diversi tagli sul cranio e viso. «Non hai... Ancora... Vinto...» Sussurrò testardo, con il fiato spezzato e stringendo la presa sulle impugnature delle alabarde, divenute ormai vischiose per via del fluido vitale scarlatto che vi era colato abbondantemente. «Io... Sono ancora... Vivo...»
Tsuchi scosse la testa, commentando: «Voi creature marine siete tutte uguali... Non riuscite mai a capire quando è il momento di arrendersi e lasciar perdere.» Alzò il capo, mostrando un ghigno soddisfatto, per poi alzare il braccio con il palmo aperto. «Ma se ci tieni tanto a morire, ti accontento subito. Il mondo sarà certamente migliore senza di te, infimo pesce.» L'Elementale della terra alzò la mano verso l'alto, per poi chiudere il pugno. Il terreno obbedì a questo suo movimento andando a circondare e immobilizzare Tadashi in una prigione di roccia a forma di piramide, che pur lasciandone fuoriuscire la testa gli impediva qualsiasi movimento. Quando la mano dell'Elementale si chiuse, anche la roccia si chiuse lentamente su se stessa, andando a stritolare il corpo massiccio del ragazzo, dal quale fuoriuscirono delle grida di dolore disumane man mano che la terra ne spezzava le ossa, mentre anche la poca aria che ancora aveva nei polmoni andava piano piano consumandosi.
Quando era ormai per lasciarci la vita, la terra si fermò di punto in bianco, disubbidendo al suo padrone e sgretolandosi come si fosse trattato di un semplice castello di sabbia, lasciando il corpo del ragazzo moribondo accasciarsi al suolo, incapace di muoversi.
«Che cosa...» Iniziò a dire Tsuchi, per poi vedere comparire tra lui e il suo avversario una creatura che conosceva bene.
«Ne è passato di tempo Tsuchi, Elementale della terra.» Disse la piccola creatura.
Il nemico strinse in pugni nervoso, in quanto quell'arrivo inaspettato era certamente un imprevisto da non sottovalutare. «Hikari... La custode dei sette elementi...» Sussurrò a denti stretti l'Elementale, per poi aggiungere, con un lato delle labbra appena alzato e preparandosi ad attaccare: «Che cosa fai qui? Pensavo te ne stessi nascosta al tuo tempio da qualche parte nei fondali marini.»
Hikari sorrise a sua volta, dicendo con tono deciso che quasi stonava con il suo aspetto: «La vita al tempio è così noiosa negli ultimi secoli, volevo vedere come...» Non fece in tempo a finire la frase, che l'attacco dell'Elementale stava per raggiungerla e colpirla, non fosse stato per i riflessi pronti che le permisero di ripararsi con uno scudo di roccia. Appena terminato l'attacco, Hikari non diede il tempo al nemico di reagire che lo colpì con una combinazione di fuoco e fulmini, ma l'Elementale era già svanito nel nulla, imprecando come mai aveva fatto prima. Il dolce volto della custode dei sette elementi venne deturpato da un ghigno insoddisfatto per qualche secondo, per poi voltarsi verso il tritone a terra e avvicinarglisi. Tadashi alzò lo sguardo a fatica e fece appena in tempo pronunciare qualche parola confusa e biascicata: «Un gatto... Con il guscio?»
Hikari alzò un sopracciglio e incrociò le braccia, dicendo stranita al ragazzo, ormai svenuto: «Tutto qui quello che sai dire? Nemmeno un grazie per averti salvato la vita?» Non ottenne risposta, perché l'altro perse i sensi. “Ma tu guarda cosa mi tocca fare per quelle principesse... Di certo, se tu morissi già ora, sarebbe un bel guaio... Tu servi vivo, Tadashi. Devi portare le principesse da me, in modo da sottoporre loro le prove degli elementi e realizzare il mio sogno.” Tirò un sospiro e utilizzò i propri poteri curativi per far tornare in salute il giovane, dopodiché sparì nel nulla con lui.
 
Reana, Aisu e Yumi arrivarono di corsa nel backstage, che vennero subito raggiunte dall’intero gruppo di amiche, le quali chiesero subito loro cos’era successo.
«Dov’è Tadashi?» Domandò Hazelle notando l’assenza del giovane. Le tre stavano per rispondere, quando vennero interrotte dall’imprecazione di Resha, appena tornata dopo la sua esibizione: Eiji era appena apparso dal nulla a pochi passi da loro.
Tutte e sei le ragazze arretrarono un passo per istinto, mentre lui invece si avvicinava loro lentamente, in volto nessuna espressione. La gemma sulla sua fronte si illuminò di una luce rosso sangue, quando d’improvviso le ragazze udirono la voce di Karen alle loro spalle che intimava all’avversario di stare lontano. L’ambiente venne immerso il secondo dopo da un’accecante luce bianca, proveniente dalla gemma che la donna teneva in mano ed Eiji fu costretto a schermarsi gli occhi. Un ghigno gli deturpò per meno di un istante il volto, dopodiché svanì nel nulla così com’era arrivato.
La luce si spense e Karen cadde a terra in ginocchio con il fiatone, mentre tutte l’accerchiavano.
«Cos’è successo? Come hai fatto a farlo scappare? Cos’era quella luce così intensa?» Chiese Hazelle, mentre aiutava la sua predecessora a mettersi in piedi.
«Questa è la pietra che mi ha dato la regina prima di partire… Vi è racchiuso parte del suo immenso potere, ma per poterlo attivare devo usare la mia energia vitale e credo di aver un po’ esagerato… Ma l’importante è che voi stiate tutte bene.» Rispose Karen, dopo essersi messa a sedere su una sedia che aveva appena portato Reana, mentre tutte la guardavano ancora un poco stranite. «Devo tornare immediatamente a palazzo, i sovrani devono sapere di questo attacco. Spero solo che sia stato a senso unico…» Sussurrò preoccupata Karen, temendo che i nemici avessero attaccato allo stesso momento sia loro che il castello, stringendo convulsamente nella propria mano la pietra.
«E il concorso? Non puoi sparire così nel nulla, alimenteremo troppe domande.» Rifletté a voce alta Moni, portandosi meditabonda indice e pollice al mento.
«Il concorso è quasi finito, mancano le ultime concorrenti. Puoi tranquillamente andare a palazzo e tornare, Consigliera Karen, noi giudici abbiamo richiesto una pausa all’unanimità.» La voce di Raito fece voltare tutte verso di lui, con occhi sbarrati. Il ragazzo si lasciò scappare un sorriso furbo. «Allora siete davvero voi… A essere sincero, faccio tutt’ora fatica a riconoscervi come le principesse sirene dei sette regni sottomarini.»
«Ma… Tu come…» Sussurrò Resha, incredula. Il sorriso del giovane si allargò, mentre mostrava alle ragazze il simbolo del regno del Pacifico del Sud e diceva con tono sicuro di sé: «Io sono un emissario della consigliera Coco, mandato sulla terra per aiutare le sette principesse sirene nel loro compito.»
«Allora sei tu il pupillo di Coco… Il famoso tetide del quale si vanta tanto…» Sussurrò in un mezzo sorriso Karen, ricevendo come risposta un cenno d’affermazione da parte di lui.
La donna si alzò in piedi, aggiungendo subito dopo: «Allora io vado, torno subito.» Detto ciò, pronunciò la formula per il teletrasporto e aprì il portale, sparendovi all’interno il secondo dopo.
 
«Sono appena stata informata che Karen Aiiro ha avuto una complicazione che l’ha costretta ad assentarsi…» Sachiko stava informando i presenti. «Tuttavia, adesso che tutte le partecipanti si sono esibite, possiamo passare alle votazioni!» Sorrise lei, avvicinandosi al tavolo della giuria che, senza esitare, consegnò alla conduttrice una busta.
«Vince questa edizione del concorso dei talenti di Niijima…» Tutti i presenti trattennero il fiato, mentre la ragazza apriva la busta. «Hikari Hibana e il suo cagnolino Kurai!» Esclamò in tono squillante la speaker, mentre invitava la vincitrice a salire sul palco.
Hikari, stupita dalla decisione dei giudici, venne incoronata e le venne consegnata una busta con un assegno sostanzioso. Non ebbe bisogno di riflettere mezzo secondo sulla fine che avrebbe fatto quest'ultimo: sarebbe stato devoluto in beneficenza nei canili, perché di quei soldi ne avevano più bisogno gli animali, di quanto ne avesse lei. Ma la bionda, che stava salutando il pubblico ancora incredula perché non si aspettava di vincere, essendosi iscritta per spiare le principesse, aveva la testa altrove. Il suo intervento aveva salvato tutti, ma aveva avuto modo di analizzare il carattere di tutte le ragazze e vedere alcune di loro in azione: adesso che aveva capito i punti forti e deboli di ognuna di loro, sapeva perfettamente come agire. Non sarebbe stato facile per le ragazze superare la prova e non era detto che riuscissero, ma quello che aveva in mente era il test perfetto per saggiare le abilità delle principesse e verificare se fossero degne di controllare i sette elementi.
Sorrise soddisfatta, sapendo che anche lei, la sua amata padrona, lo sarebbe stata altrettanto. E se fosse andato tutto bene, avrebbe potuto finalmente realizzare il suo sogno e soprattutto prendersi una pausa per stare un po’ sulla terraferma, visto che la vita al tempio alle volte era davvero noiosa.
Diede un bacio sulla testa di Kurai, preparandosi pazientemente a sopportare tutte le formalità che la sua vittoria avrebbe comportato.
 
Si era fatta sera e tutte le ragazze, tranne Reana e Renée che avevano il coprifuoco ed erano dovute andar via, si trovavano all’albergo e stavano gustando i pretzel avanzati di Hazelle. Erano davvero buoni, persino Harmony era riuscita a mangiarne un paio: certo, l’aveva fatto principalmente per non dare nell’occhio davanti ai gemelli Blank, ma per essere cibo terrestre non era affatto vomitevole. Solo un po’ nauseante.
I gemelli, che in quel momento si trovavano nella loro stanza a fare le valigie, avevano appreso con somma tristezza, soprattutto di Minikitty, che nel giro di un paio di giorni sarebbero dovuti ripartire. Sarebbero stati fuori un pochino, prima di tornare in pianta stabile, visto che le trattative per la momentanea firma del contratto con la federazione di wrestling della cittadina vicino Niijima si sarebbero dilungate un po': dopotutto, si trattava pur sempre di un trasloco oltreoceano.
Julia giurò a se stessa che la sera prima della partenza avrebbe messo in atto il suo piano e il giorno del ritorno avrebbe rivelato il segreto al ragazzo e alla cognata, la quale prima di salire di sopra aveva guardato tutti con la faccia triste e gli occhi lucidi, perché non voleva partire, mentre il fratello sperava che ella non esplodesse in una crisi isterica come era solita fare.
Tadashi era accasciato su una poltrona: nonostante le cure di Hikari, aveva perso molto sangue ed era ancora debole e provato.
«Tieni, una tisana rinvigorente… Aiuta il cuore a stimolare la produzione del sangue.» Disse Moni, porgendogli una tazza contenente un liquido non propriamente invitante. Lui arricciò il naso e stava per protestare, ma l’occhiataccia della custode della perla rosa lo zittì all’istante: non era nelle condizioni di ribellarsi.
Nel mentre Meru aveva raccontato alle ragazze di come quel pomeriggio, nel salone dell’albergo, c’era stato un bagliore accecante e una creatura dall’aspetto felino con un guscio di tartaruga, la cui identità ovviamente le era conosciuta, si era presentata con il ragazzo esanime e l’aveva mollato nel mezzo della stanza, guardandola seriamente. Le aveva riferito un breve resoconto dell’accaduto e, prima di teletrasportarsi, aveva dato a intendere che le ragazze si sarebbero dovute recare al castello della Regina il prima possibile, altrimenti sarebbe finita male, per tutti. Poi era sparita, senza aggiungere altro.
Le ragazze avevano accettato con entusiasmo la notizia, specialmente le cinque che avevano scoperto di essere sirene di recente. Visitare il castello e rivedere le loro predecessore era una prospettiva davvero allettante.
«Così potrò rivedere mia madre e la mia del…» Moni si interruppe di colpo, perché una fitta l’aveva colpita, seguita da una sensazione strana. Si sedette, passandosi una mano sulla fronte.
«Tutto ok?» Le chiese Resha, avendo notato per prima l’anomalia nel comportamento dell’amica.
«Sì, adesso va meglio! Ho avuto un attimo… Un giramento di testa e un lieve malessere, non so… Sarà la stanchezza, questi giorni sono stati davvero impegnativi! Anche se è passato e adesso va molto meglio, credo che andrò a casa, ho bisogno di riposo! Buonanotte, ragazze! Salutate Minikitty per me!» Chiese alle altre, mentre già si dirigeva fuori dall’albergo. Aveva mentito, non si sentiva bene per niente, avvertiva una sensazione strana e molto spiacevole, che non la abbandonava. Sperava fosse lo stress e che una bella tisana aiutasse i suoi poveri nervi.
Anche le sorelle si apprestarono a lasciare l’albergo, commentando la giornata ed esprimendo l’entusiasmo per l’imminente gita sotto i mari.
 
Renée svoltò l’angolo della strada, nonostante le luci dei lampioni che illuminavano il lussuoso quartiere in cui viveva non era tranquilla: percepiva qualcosa di strano, si sentiva osservata e non si trattava di frivolezze come le occhiate curiose che la gente le rivolgeva quando Moni in pubblico sparava qualche uscita delle sue o quando venivano a sapere chi fosse, viste le sue discendenze. No, quella sensazione era diversa, decisamente più inquietante.
Un brivido le percorse la schiena, mentre iniziò a sentire una strana sensazione alla bocca dello stomaco, ma dato che lei era una persona razionale, tentò di dare una logica a quanto le stava accadendo. “È la tensione di oggi, fare il giudice non è affatto semplice… Per non parlare dell’assalto: sapere di Moni e le altre in pericolo è davvero inquietante! Per non parlare dell’aver dovuto sviare l’attenzione generale… Eh sì, avevo tutti gli sguardi puntati addosso… Ne starò risentendo adesso, a scoppio ritardato, a volte queste cose capitano… Sì, è senz’altro quello!” Se lo ripeté mentalmente molte volte, fino a che non ne fu abbastanza convinta.
Alla fine arrivò davanti alla sua villa, sana e salva. Stava per aprire il cancello, quando all’improvviso qualcosa la fece trasalire così forte che perse l’equilibrio e le caddero occhiali.
«Ciao, ragazzina! Bella serata, eh?» Una figura femminile non meglio definita, le era comparsa improvvisamente alle spalle. Non riusciva a vederla bene per via del buio e della miopia, che in quelle condizioni veniva accentuata.
«C-Chi sei… Cosa vuoi da me...» Riuscì a balbettare, appiattendosi contro l’imponente cancello. Tentò di allungare la mano verso il campanello, ma la donna allungò il braccio per bloccarle il polso, intimando: «Non lo farei se fossi in te, sai carina?»
Al contatto, la mora rabbrividì: c’era qualcosa di strano nella pelle di quella figura… Era calda e viscosa, una sensazione terribile. Iniziò a tremare dallo spavento, tentò di aprir bocca ma la voce aveva ormai dato forfait.
«Sì, tesoro! Sei terrorizzata! Che sensazione deliziosa, sentire lo scorrere del sangue nelle vene di una persona nel tuo stato… Mmmmhhh, inebriante! Le tue vene tesissime, il sangue che pompa a mille… Pronto ad esplodere a un mio minimo cenno!» Disse la donna con tono soave, leccandosi le labbra con fare voluttuoso.
«Ti prego…» Riuscì a pigolare Renée, che non riusciva a muoversi e non solo per la paura:c’era qualcosa che non andava in lei,non riusciva a controllare bene i suoi movimenti, si sentiva pesante e intorpidita, come se qualcuno la stesse possedendo.Inoltre sentiva caldo, molto caldo. «Lasciami, non farmi del male… Non voglio...» La nemica scoppiò a ridere e qualcosa di caldo e appiccicoso le coprì la bocca, impedendole di gridare: un cerotto di sangue le era stato applicato sul viso. Era disgustoso.
«Bambina, non dettarmi la legge… Se vuoi avere salva la pelle, devi fare quello che ti dico, capito?» Fece comparire delle spire di sangue che si avvolsero intorno a lei, immobilizzandola del tutto. Tentare di liberarsi era inutile: più Renée tentava un movimento, più gli anelli le si stringevano intorno. Inoltre, la puzza del sangue le stava facendo venire la nausea.
«Posso ucciderti in un secondo sai? E il bello è che la scelta è ampia, posso fare così tante cose con il tuo giovane sangue. Tu cosa mi consigli: coagulazione, avvelenamento o esplosione delle vene? A te la scelta piccina.» Le domandò, facendo sciogliere il cerotto che le tappava la bocca, il quale si spiaccicò sui suoi vestiti. «Lo immaginavo: non sai scegliere… Ma sai, cocca… Stavolta ho deciso di essere buona e ti propongo un patto: se farai quello che ti dico, potrai salvarti… Altrimenti, sceglierò io per te… Ci stai?» Le propose conciliante. «Voglio che mi porti la tua amica Harmony! Voglio la sua perla, voglio il suo cuore puro! Allora, cosa ne dici?» Chiese sollevandole il mento con due dita.
«No, mai! Non posso tradirla… Non ho intenzione di farle una cosa simile, no! Mi rifiuto!» Sentenziò Renée, in un impeto di coraggio dovuto all’affetto che provava per l'amica.
La donna la fissò contrariata. «Tsk… Lo immaginavo… Tsuchi dice che voi terrestri siete migliori degli abitanti sottomarini e tu ne sei una prova. Fedele, devota, leale… Ma non mi commuoverai per questo! Mi disgustate tutti, a prescindere! Io ti avevo avvisata… Peggio per te!» Le puntò contro una lama creata dal suo corpo. «Addio, piccola Renée Hunterstein!» Furono le ultime parole che quell’essere pronunciò.
«Cosa… Cosa vuoi…» Balbettò flebile, prima di lasciarsi andare in un urlo lancinante che risuonò prepotente nell’aria. Renée fece appena in tempo a vedere la porta di casa sua che si apriva. Poi, fu il buio.

 

 


Dizionario:

* Sari = Tipico abito femminile indiano 



Angolo delle autrici

Ebbene, eccoci qui! Che ne dite dello spettacolo? Cruento, eh? Bisogna ringraziare Hikari altrimenti Tadashi diventava zuppa di pesce! Sempre più nei guai si mette quel pazzo!Per fortuna c’era lei!Poi...parlando del concorso… Moni ha salvato la situazione, Yumi Aisu Robin e Resha hanno deliziato gli occhi e le orecchie del pubblico, Hazelle il loro palato e il loro olfatto e Hikari giustamente ha vinto… Ve lo aspettavate? No? Nemmeno lei! Ma è stato adeguato! Chi non vuole vedere un batuffolone come Kurai avere un momento di gloria? Poi abbiamo scoperto che Raito è un tetide protetto da Coco… Ma cosa vuol dire tetide? Lo scoprirete… E adesso passiamo al boccone migliore… Il finale pieno di suspance! Chi è quella figura, e cosa vuole da Renée… E soprattutto l’amica di Moni… Sta bene? I domestici sono riusciti a salvarla o è stata presa?
Ci scusiamo con le creatrici delle OC che qui sono state messe un po’ in disparte, ma cercate di comprendere: non è facile gestire il tutto e poi come detto in precedenza, meglio non destare sospetti in situazioni simili!Esoprattutto tranquille, nei prossimi capitoli avranno il loro riscatto!
E adesso… Vi lasciamo le speculazioni! E vi informiamo che le fanart delle ragazze in tenuta da concorso saranno pronte a breve, intanto godetevi Julia sirena e Kurai!
 

L’angolo di Kelly:

Eccociiiii siamo tornate all’aggiornamento del sabato...Ne è valsa la pena aspettare?Si, vero? xD
Personalmente Tsuchi ha dei poteri interessanti!Perchè la terra è un elemento pieno di risorse!Qualsiasi cosa può essere sfruttata a suo vantaggio!Qualsiasi!Vedrete cos’altro combinerà quest’uomo!E poi si abbiamo scoperto altri segretucci…
Ah, mi unisco a mia cognata Minikitty, che di sicuro nel suo sclero vi avrà divertiti:Voglio anch’io un pretzel di Hazelle!Non è giusto che ne abbia goduto solo il mio alter ego T_T
Ma mettendo da parte lo sclerotime...La cosa che mi preme di più è sapere cosa ne pensate del finale...Che spiega anche il malessere di Moni!La parte che ci intriga di più!Ale tesoro non odiarci per quello che abbiamo fatto a Renée!So che un finale simile ti avrà lasciata piena di dubbi e paure, ma era necessario!Scoprirai cosa è successo nel prossimo capitolo!Intanto ti manderò le foto di Sirio per consolarti!
Credo sia tutto oggi sono in tilt, troppo caldo!Passo il testimone a Sirio!
 
Sirio: Ciao!Sono molto orgoglioso che il mio amico Kurai abbia vinto!Merita!Pure io ero un potenziale vincitore, ma sono stato tagliato fuori...Pazienza Kurai merita!Adesso vi lascio che vado a mangiare un bocconcino!Nasone nero per tutti! <3
 

L’angolo di Elsira:

Eccoci qua con questo nuovo capitolo! Anzitutto, si ringrazia Mistero95 per i consigli sullo stile di combattimento di Tsuchi e, non temere, le altre idee non sono state gettate, verranno solo sfruttate più in là ;) Come dice sempre Kelly: “mica possiamo bruciarci tutto subito!” Ovviamente, i ringraziamenti vanno fatti anche per la creazione del personaggio che è Tsuchi. E che personaggio... Ancora non avete visto nulla di lui!
Io devo dire che descrivere questo combattimento è stato abbastanza complicato. Questo perché non ho una buona fantasia per quanto riguarda l'elemento della terra, di conseguenza il modo in cui Tsuchi la utilizza può risultare un po' monotono, o comunque non molto originale. Chiedo scusa, ma ho davvero fatto del mio meglio e anche Kelly. Pure il carattere dell'Elementale forse è venuto un po' storpiato... Oddio, mi rendo conto solo ora che ho fatto probabilmente un gran casino! D:
Ehm ehm... Sono un disastro con la terra... Parliamo d'altro, eh? xD
Avete visto che figata di finale? *^* Ho l'onore di scrivere con un genio u.u E i vincitori del concorso? Non ve lo aspettavate che fossero Hikari e Kurai, ammettetelo ;) E Hikari ha anche salvato le chiappe a Tadashi! Questo ragazzo non imparerà mai... Ed è un po' irato con quella con cui voi lo shippate maggiormente (io supporto ancora la TadashixGelato)... Per me, ha ragione lui u.u Ma io son di parte, quindi (tra tutti i personaggi “principali” che ho creato io, Aisu è quella che m’ispira di meno… Che ci posso fa’? È la triste realtà… Per l'amor del cielo, non è che non mi piaccia, altrimenti l’avrei fatta diversa; solo che preferisco i miei due fanciulli, Tadashi e Eiji, tutto qui)...
Oltre a questo... Si è scoperto anche la vera identità di Raito! Che ne pensate? Ve lo aspettavate?
Beh, vi ho annoiato abbastanza a 'sto giro... Vi saluto!
Bacione e al prossimo capitolo, dove torneremo sotto i mari!
Intanto, godetevi la fanart! ^-^ Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic

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Capitolo 19
*** The Royal Palace ***


Eccoci qua! Pronti a visitare il castello della regina?
Si parte!


 
The royal palace

 

Dedicato a Tigretta ~

Da qualche parte negli Oceani

«Ah ah… Il ramoscello è tornato. Hai fallito, non è vero?» Sorrise sarcastico Pyro, non appena vide apparire Tsuchi alla base.
«Bada a come parli, tu.» Ringhiò in risposta l’altro, non degnandolo di altra parola e guardandosi attorno per vedere se fossero tutti presenti. Vide Eiji, ma l’unica donna tra gli Elementali non era ancora rientrata. Tsuchi torse le labbra e decise che non c’era tempo da perdere, perciò si rivolse frettoloso al capo: «Abbiamo un problema. Un grosso problema.»
La donna si voltò verso di lui, scostando la mano dalla fronte del tritone dell’Oceano Artico, facendo svanire di conseguenza l’alone di oscurità con il quale stava ricaricando la gemma che il ragazzo portava sulla fronte e osservò l’Elementale della terra, sorpresa dalla tensione che ne riscontrava nella voce. «Parla.» Disse, in modo secco, facendosi subito attenta.
Tsuchi raccontò brevemente ciò che era accaduto durante lo scontro, parlando dell’arrivo imprevisto di Hikari. A sentire che la Custode degli Elementi si era schierata dalla parte delle sirene, Ao e Pyro si scambiarono un’occhiata nervosa, rimembrandosi dello scontro avuto con la predecessora della creatura e della loro successiva prigionia.
«Non mi aspettavo che la Custode degli Elementi si schierasse dalla parte delle principessine…» Sussurrò il capo, meditabonda.
«Questo complica le cose.» Rifletté a voce alta Ao.
«Per una volta, siamo d’accordo.» Affermò Pyro, altrettanto nervoso.
«Che cosa facciamo?» Chiese Tsuchi, rivolto alla donna seduta sul trono. Lei rimase in silenzio per qualche secondo, dopodiché i suoi occhi caddero sulla lama del pugnale che aveva preparato per un evento molto speciale e un sorriso andò a delinearsi dietro la maschera. «Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Accelereremo i piani.» Si voltò verso i suoi sottoposti e li squadrò uno per uno, per poi stringere il manico del coltello nella mano, alzarsi e proclamare entusiasta: «Domani attaccheremo il castello, sarà la fine della regina e di tutti coloro che oseranno intralciarci!»
 

Niijima, Giappone

L’esibizione si era conclusa con un successo strepitoso, la folla urlante era in delirio totale: era una sensazione inebriante.
«Grazie mille ragazzi, siete fantastici!» Esclamò Harmony, inchinandosi e mandando baci al pubblico.
Una deliziosa bambina dai grandi occhi dorati salì timidamente sul palco in cerca di un autografo, che la rossa firmò immediatamente. «Grazie, Moni! Ti voglio bene! Questo è per te!» Disse abbracciandola e consegnandole un pacchetto. La ragazza lo aprì con un sorriso, ma il suo viso assunse un’espressione stupita nel vederne il contenuto: un campanello tondo con un pulsante, simile a quello che si trovava alla reception del Pearl Piari.
Incuriosita, lo prese in mano e quello iniziò a suonare, sempre più forte…
...Il campanello che suonava incessantemente svegliò da quel bellissimo, quanto strano, sogno la ragazza dai capelli rossi, che mugolò rigirandosi nel letto. «Mmmmhhhh… Nonna, perché non vai tu?» Biascicò con voce impastata, ricordando che in casa c’erano solo loro perché il padre era a una convention fuori città. Ma Letty non si decideva ad aprire.
Preoccupata che le fosse successo qualcosa, si alzò di scatto precipitandosi in corridoio e, passando davanti alla finestra che dava nel giardino sul retro, vide sua nonna chinata nell’orto, intenta a piantare dei bulbi, con le cuffie dell'i-pod nelle orecchie.
Harmony sorrise: nonostante l’arzilla vecchietta la criticasse per il suo attaccamento alla tecnologia, a suo dire eccessivo, anche lei ogni tanto ne usufruiva. Il che era un controsenso e la nipote si divertiva a prenderla in giro.
Il campanello continuava a trillare animatamente e quindi la custode della perla rosa andò alla porta. Come la aprì, si trovò davanti il viso stravolto della sua migliore amica. «Renée!» Esclamò stupita, vedendo la ragazza irriconoscibile: aria sconvolta, occhiaie, respiro affannoso e viso pallido.
«Oh Moni!» Proferì la mora, gettandosi tra le braccia dell’amica. «È terribile, è terribile!» Gemeva, abbracciandola sempre più stretta. Moni ricambiò l’abbraccio, invitandola in casa e preparando due tisane: alla malva per l’amica, all’infuso di corallo per lei.
«Va meglio adesso?» Chiese la rossa, posando la tazza, preoccupata per l’amica, perché non era davvero da lei perdere il controllo delle proprie azioni. La mora annuì, finendo di bere l’ultimo sorso, per poi vedere le mani di Harmony afferrare le sue e stringerle con calore. «Dimmi tutto, cosa succede? Litigato con i tuoi?» Chiese dolcemente.
«No, magari!» Renée scosse la testa, prendendo un respiro: in confronto una lite con i suoi sarebbe stata uno scherzo. «È… Successo tutto ieri sera… Mentre rincasavo… Una donna misteriosa, fatta di sangue… Mi ha immobilizzata e minacciata… Mi ha detto che se non le consegnavo te e la tua perla mi… Mi avrebbe uccisa… Io mi sono rifiutata, sai che non potrei mai tradirti e allora lei mi ha puntato contro un coltello insanguinato, fatto spuntare dal suo corpo… Io ho urlato e sono svenuta… Mi sono risvegliata nel mio letto, Irin mi ha raccontato che come hanno sentito l’urlo sono usciti e mi hanno trovata svenuta… Di sicuro la donna misteriosa come ha visto il personale uscire è scappata! Irin era nel panico più totale, piangeva come non mai… Per calmarla le ho detto che un tizio voleva aggredirmi e per fortuna mi ha creduta e la cosa è finita lì… Per adesso! Io ho paura che possa attaccare ancora… Sei nei guai Moni, devi stare attenta! Capito?» Il viso di Renée era il ritratto dell’ansia e della paura più nera. Quello di Moni il ritratto della serietà: ecco a cosa era dovuta la strana sensazione che l’aveva assalita la sera precedente.
«Dobbiamo avvertire le altre! La situazione inizia a farsi critica e…» Ma prima che potesse aggiungere altro, Letty rientrò, interrompendo le ragazze e notando subito l’espressione dell’amica della nipote. Moni le raccontò dell’aggressione, ovviamente la versione falsa che Renée aveva sbolognato alla sua tata e al resto del personale di servizio.
«Povero tesoro...» Disse con affetto la vecchia, accarezzando la guancia della mora, che sorrise: Letty era davvero dolcissima. Gli occhi dell’anziana donna, colmi di gentilezza nei confronti di Renée, si fecero severi incontrando quelli della nipote. «Prima di venire in cucina sono passata dalla tua stanza: è un pasticcio informe!» Enunciò aggrottando le sottili sopracciglia grigie e mettendosi le mani, ancora infilate nei guanti di gomma, sui fianchi. «Prima di andare in quell’hotel, esigo che tu la metta a posto! Renée, per favore dalle una mano!» Esclamò, vedendo la nipote che sbuffava alzando gli occhi al cielo. La mora sorrise, prese per mano l’amica e la portò nella stanza, sotto lo sguardo serio di Letty. Le due avrebbero finito di parlare in privato.
 
«Ecco… Questo è il vostro, dovete andare.» Disse Julia, senza trovare il coraggio di mollare la mano del suo fidanzato: dopo la conferma avuta la sera prima, quello che fino a poco prima riusciva a fare facilmente, ossia salutarlo con la promessa di rivedersi presto, era diventata un’impresa.
«Si può sapere cos’è questo tono sbrigativo?» Gridò isterica Minikitty, un fazzoletto stretto nel pugno, mentre piangeva disperata. Aveva iniziato appena arrivati in aeroporto, visto che le dispiaceva lasciare le ragazze a cui si era affezionata terribilmente e nessuno, nemmeno il gemello, avrebbe saputo stabilire quando avrebbe smesso.
«Si direbbe che tu voglia liquidare il mio fratellino! Cosa c’è, non lo vuoi più? Perché se è così devi dirlo subito! Così mentre tu ti godi la vacanza studio qui, lui potrà rifarsi una vita in America! Con una fidanzata che non si possa definire… Quitter!» Strillò con la voce ormai arrochita e l’indice puntato contro la cognata, alla quale comparve un enorme gocciolone sulla testa: sapeva che le parole della piccoletta erano solo dovute all’isteria e che a breve le sarebbe passato tutto, ma sentirsele dire non era decisamente piacevole.
«Tu non hai idea di quanto il mio povero e dolce fratellino stia soffrendo! Lui fa tutto l’orgoglioso ma dentro si strugge! E ti pare che il mio adorato fratellino meriti tutte queste angosce?» Continuò a voce alta, indicando il gemello che era al colmo della vergogna. «Minikitty adesso basta, datti una calmata: stiamo andando a sistemare dei documenti, nel giro di poco torneremo e staremo qui fino alla fine della vacanza studio, non mi sembra il caso di fare tutte queste tragedie greche!» Disse il ragazzo esasperato, afferrandola per un braccio e costringendola a guardarlo: sua sorella stava esagerando con tutte quelle accuse, aggiungendo deciso: «Calmati ok? E scordati che possa scegliere un’altra ragazza!»
Minikitty tirò su col naso, annuendo e rimproverandosi perché non riusciva a controllarsi. Dopo le dovute scuse, abbracciò la cognata e salì a bordo per permettere ai due di salutarsi.
«Spero che quella strega in giallo non ti segua sino in Florida…» Disse in tono vago, cercando di nascondere un sorriso.
«Eh già… Sennò chi ti sente poi!» Commentò lui con un sorrisetto allegro. «Dammi un bacio piuttosto!» Pretese, avvicinandosi alla fidanzata.
«Fratellinoooooooooooo! Fratellinoooooooooooooooooooo!» Minikitty era tornata indietro sbracciandosi. «Questo!» Disse con tono secco sbattendogli sotto il naso un il biglietto. «È il tuo! C’è il tuo nome sopra! Cosa penserebbero tutte quelle deliziose hostess in gonnellino e camicetta se mi vedessero con un nome maschile sul biglietto?»
«Che sarà meglio che stiano alla larga da lui!» Disse Julia, indicando il fidanzato, che sospirò di nuovo, rassegnato.
«Tranquilla! Ci penso io a tenerle lontane dal mio fratellino!» La rassicurò Minikitty, tutta impettita e indicandosi con espressione orgogliosa. Quelle due erano pazze, mentre Robert era sgomento.
I due fidanzati si salutarono come si doveva, mentre Minikitty mordeva il fazzoletto per non esplodere di nuovo.
Una volta rimasta sola, la bionda si accinse a tornare all’albergo.
 
«Buongiorno Meru! Buongiorno ragazze!» Una preoccupata Moni e una stravolta Renée fecero la loro comparsa all’albergo. Tutte le ragazze tranne Julia che non era ancora tornata si accerchiarono intorno alle due ragazze, non le avevano mai viste così.
«Cosa vi è successo? Sedetevi, soprattutto tu Renée! Avete una faccia…» Disse Robin, che come le altre non aveva mai visto Harmony così seria e Renée così smarrita, prendendo la mora per un braccio e aiutandola a sistemarsi su una poltrona.
Confortata dalla premura delle amiche nei loro confronti la ragazza si sistemò meglio gli occhiali sul naso e iniziò il suo racconto.
«E questo è quanto. Ho quasi rischiato la vita… E non voglio che accada a voi...» Concluse, prendendo la mano della sua migliore amica, alzando lo sguardo verso le principesse che la guardarono con terrore e apprensione: se il nemico si comportava così, arrivando a minacciare pesantemente una persona decisamente estranea alla faccenda, la situazione era grave.
Tutte le ragazze, a turno si avvicinarono per abbracciare Renée e darle sostegno. Harmony fissava la scena con le braccia incrociate e un sorriso mesto sul volto, che non era dovuto alla situazione appena capitata, ma ad un sentimento strano, che non aveva mai provato prima e riguardava proprio la sua facoltosa amica: “Sono felice che lei e le altre si intendano bene, mi fa piacere ma… Ecco… Se dovesse legarsi a un’altra delle ragazze? Renée è la mia migliore amica, non sopporterei dovesse allontanarsi da me… Non voglio perderla, non voglio che la nostra amicizia cambi! Ci conosciamo da anni, abbiamo resistito alla distanza…” Il campanello che annunciava l’arrivo della custode della perla gialla la distrasse. Scrollò la testa, vergognandosi dei suoi pensieri. “Da quando in qua sono così gelosa e possessiva? Ovvio che non mi abbandonerà mai, siamo migliori amiche!” Si autoconvinse la rossa, preoccupata per se stessa, mentre aggiornava Julia sull’accaduto.
«Ragazze, oggi dovrete partire per il castello della Regina…» Si intromise Meru, riportando l’attenzione generale al motivo del raduno.
«Meru… Se non ti spiace, Renée può rimanere qui? Mi sentirei più tranquilla a saperla in tua compagnia. Non ti spiace, vero?» Chiese all’amica, che sorrise, felice della proiettività della rossa. Per Meru non c’erano problemi, anzi l’avrebbe fatta lavorare un pochino.
«Non riesco a credere che verrò anch’io!» Disse eccitata Robin, gli occhi blu che le brillavano.
«Sì, sarà fantastico!» Si esaltò Reana, afferrando la sportiva per il braccio e iniziando a saltellare.
Meru sorrise, dolcemente.
 

Castello della Regina dei Mari

 «Le nuove principesse verranno qui?» Chiese con gli occhi sbarrati Takeshi, dimenticandosi di tutte le regole che richiedeva il suo ruolo e rivolgendosi direttamente a Hanon, informata da poco da Meru mediante la sfera di Madame Taki. La guardia personale della Consigliera dell'Atlantico del Sud fece per riprendere il collega all'ordine, ma la sirena si lasciò andare in un sorriso e fermò il tritone del proprio Oceano, per poi rivolgersi al maggiore dei fratelli Corr: «Sì, esatto. Arriveranno a breve, giusto il tempo di riprendersi dallo scontro.»
“Quindi... Rivedrò Tadashi...” Pensò il tritone, il cuore che gli batteva a mille per l'emozione di rivedere il fratellino dopo tanti anni. Era talmente perso nei propri pensieri, che non si accorse nemmeno della regina che proclamava il termine della riunione.
«Takeshi? Dobbiamo andare.» Lo riscosse la voce di Seira, dolce come sempre, quando tutti stavano lasciando la sala. Lui sbatté velocemente gli occhi, in modo da tornare al presente, chiuse scusa e la scortò fuori.
Mentre nuotavano tranquillamente per i corridoi, Seira guardava serena l'espressione colma di gioia che il tritone al suo fianco aveva in viso. Non ricordava di averlo mai visto così entusiasta e quei lineamenti rilassati la rasserenarono incredibilmente, facendole distendere un dolce sorriso sul volto, mentre chiedeva, ormai giunta con lui nel giardino del castello: «Ti manca tanto tuo fratello. Vero?»
Takeshi si riscosse dopo qualche secondo, tempo che le parole della Consigliera dell'Oceano Indiano formassero un senso compiuto nella sua mente. Dopodiché guardò verso la superficie dell'acqua, sussurrando: «Sì...» Si voltò verso la sirena e il suo tono divenne malinconico: «Da quando sono diventato una guardia reale, non sono più riuscito a vederlo. All'epoca aveva appena 9 anni, adesso ne avrà ventitré... Chissà com'è diventato... Com'è cresciuto... Non l'ho mai protetto… Deve odiarmi, per non essergli mai stato accanto… Sono un pessimo fratello maggiore...»
«Questo non è assolutamente vero.» Si affrettò a correggerlo la sirena: «Sei un angelo di fratello, tu sei diventato una guardia per proteggere il tuo regno, dunque la tua famiglia e in primis Tadashi. Io non credo proprio che tuo fratello sia arrabbiato con te, anzi. Sinceramente, penso sia molto orgoglioso di te.»
Un sorriso prese il possesso delle sottili labbra del giovane, mentre gli occhi chiari riflettevano per intero le sue emozioni. «Io lo sono certamente di lui. È diventato la guardia delle sette principesse, ha rischiato la sua vita per loro e ha dimostrato di essere un vero uomo. Certo, magari deve imparare a ragionare prima di andare incontro al nemico, ma il suo atteggiamento è dovuto all'inesperienza.»
«In fondo, lui non ha mai seguito un addestramento da guardia come te. Ci sono alcune cose che non può saper fare già da subito.» Gli diede ragione lei, sorridendogli non solo con le labbra ma anche con gli occhi. «Ma sono certa che le imparerà con il tempo! Migliorerà in fretta, lo sta già facendo. E sarà la migliore delle guardie per le ragazze.» Seira abbassò lo sguardo, arrossendo lievemente a ciò che stava per dire ma comunque bisognosa di esternare il proprio pensiero alla guardia: «Proprio come tu lo sei per me...»
«Grazie per le vostre parole…» Sussurrò lui, guardandola intensamente. Si ritrovò di colpo a pensare come fosse cresciuta: quando gli era stata presentata, era una piccola sirena infantile il cui principale desiderio sembrava essere giocare e scoprire ciò che la circondava. Solo con il tempo, aveva compreso l’enorme sofferenza e peso che portava su quelle sue gracili spalle, troppo fragili per le responsabilità che vi gravavano. Ciononostante, era riuscita a portare a un nuovo splendore il regno dell’Oceano Indiano, completamente distrutto da Gaito, ricostituendo ordine e una splendida pace. E lui le era enormemente grato per questo.
«Sentite Seira... Io è da molto che... Vorrei dirvi una cosa... Molto importante...» Le parole gli erano uscite dalle labbra senza che ne avesse davvero il controllo, ma quando si rese conto di ciò che stava dicendo, era ormai troppo tardi per rimangiarsi il discorso. Anche perché Seira si era voltata verso di lui, catturandone lo sguardo e dicendo con uno dei suoi sorrisi dolcissimi: «Dimmi tutto.»
«Io...» Takeshi serrò convulsamente i pugni, mordendosi le labbra, per poi farsi coraggio e iniziare a dire tutto d’un fiato: «È da tempo che, anche a costo di sembrare inappropriato, io voglio dirvi che…» Non fece in tempo a terminare la frase, perché entrambi vennero richiamati all’interno del castello. Prima di rientrare, la guardia si voltò un’ultima volta verso la superficie, pensando con un sorriso: “Fratellino... Non vedo l'ora di riabbracciarti...”
 

Niijima, Giappone

«Come sarebbe a dire che non hai intenzione di venire con noi?» Esclamò indignata Resha, rivolta al ragazzo di fronte a lei, il quale si stava dondolando annoiato sulla gambe posteriori della sedia nel salone. Tadashi socchiuse un occhio per guardarla appena, riabbassando la palpebra subito dopo e dire con tono pacato, come se l'argomento non lo interessasse minimamente: «Beh? Che c'è di strano? Non ho mai avuto intenzione di tornare nei regni sottomarini, io ho chiuso con quella società. Ergo, non verrò alla vostra gita subacquea. Se mi viene voglia di nuotare, lo faccio per conto mio, non certo per andare a qualche stupida riunione da regnanti. Oltretutto, questa è una cosa che riguarda voi principesse, io sono la vostra guardia, non il vostro babysitter. Chiedete a quel tetide di accompagnarvi.»
«Lui si è già autoinvitato...» Bofonchiò Julia, per nulla entusiasta all'idea di trascorrere del tempo con quel soggetto: ogni giorno che passava, le ispirava sempre meno simpatia. In più, il fatto che Robert e Minikitty fossero partiti quella stessa mattina, la metteva ancora più a disagio. Sperava il tempo volasse.
«Ma che razza di guardia del corpo sei? E se ci attaccassero? Non ci hai pensato?» Si intromise Reana alla quale, così come la custode della perla gialla, non andava a genio che fosse Raito soltanto ad accompagnarle.
A quel punto Tadashi sospirò esausto, si alzò dalla sedia e guardò le ragazze una a una. «Anche dovesse esserci un attacco, il castello è il posto più sicuro che c'è. Al suo interno si trovano le guardie migliori di tutti e sette i regni, in confronto a loro io sono un poppante in quanto a capacità protettiva.» Non lasciò a nessuna il tempo di replicare, che si intrecciò le mani dietro la testa e si diresse fuori, concludendo con aria annoiata: «E poi ho troppo da fare qui, sulla terra ferma. Quindi non vengo, mettetevi l'anima in pace e partite.»
«Sono l’unica a cui è sembrato esserci dell’altro sotto?» Chiese dopo qualche secondo di silenzio Hazelle, con gli occhi scuri ancora puntati sulla porta del salone, chiusa.
«Anche fosse, non mi pare possiamo farci granché. Se c’è una cosa che sono riuscita a capire di Tadashi, è che è un gran testardo.» Rispose Resha, scuotendo la testa con le mani a pugno sui fianchi.
«Questo è certo.» Concordò Yumi, stiracchiandosi, ancora indolenzita per le strane posizioni in cui doveva aver dormito quella notte. “Chissà cosa stavo sognando…”
Moni sospirò, dicendo poi dopo: «A ogni modo, io dico che ormai per questa volta è andata. Proveremo a convincerlo per la prossima gita.» Un largo sorriso le attraversò il volto da parte a parte, mentre si voltava verso le amiche ed esclamava con il suo solito tono pieno di entusiasmo: «Adesso muoviamoci ad andare! Non vedo l’ora di arrivare e vedere il castello della Regina dei Mari, voi no?»
Tutte risposero vivaci, alzando il pugno in aria e lasciandosi andare in un allegro: «Sì!»
Il richiamo all’ordine di Meru arrivò prontamente, facendo tappare a ognuna le labbra, tutte distese in un sorriso divertito che sussurravano delle flebili scuse rivolte alla più grande.
Il telefono di Resha suonò, interrompendo le risate sommesse delle sette custodi delle perle: era Raito, che avvertiva tutte di andare su una specifica spiaggetta di Niijima, dove lui e Karen le stavano aspettando per utilizzare la gemma del teletrasporto in modo da arrivare al palazzo reale in pochi secondi. Le otto ragazze salutarono dunque Meru, la quale sarebbe rimasta all’hotel assieme a Renée, proprio come richiesto da Harmony, dopodiché uscirono e si avviarono in fretta verso il punto di incontro, fantasticando tutte assieme sulla struttura e la magnificenza dell’edificio cui si sarebbero presto trovate all’interno.
 

Castello della Regina dei Mari

 “Wow…”
Questa era il pensiero comune delle otto giovani sirene, appena attraversato il portale assieme a Raito e Karen, giungendo direttamente nel gran salone del palazzo della Regina dei Mari.
«Benvenute.»
Una voce maschile, a loro sconosciuta, fece tornare le ragazze al presente e le fece voltare verso il Re dei Mari, il quale stava sorridendo loro, scortato da due guardie armate di tutto punto. Distolsero così i loro sguardi curiosi dall’esterno, perfettamente visibile grazie alle immense vetrate; fuori dal palazzo, oltre l’enorme e curato giardino di coralli, la luce creata dalle meduse fluorescenti creava un’atmosfera decisamente suggestiva.
Robin notò l’occhiata omicida di Raito nei confronti del Re, non appena questi apparve, ma fece finta di nulla perché, qualsiasi cosa fosse mai successa tra i due, non erano affari suoi.
«È un piacere vedervi tutte assieme, ragazze.» Disse Nikora, arrivata in quel momento con le altre precedenti custodi delle perle e le rispettive guardie.
Harmony nuotò veloce ad abbracciare la propria predecessora, saltandole letteralmente al collo, ignorando completamente chi le era al seguito e le regole di etichetta sottomarina. Ma prima che Nikora potesse riprendere bonariamente la propria erede, questa fu richiamata da una voce alle sue spalle: «Beh… E me non mi guardi neanche?»
A parlare era stata una sirena dai capelli lunghi, mossi e castani, che guardava la principessa dell’Oceano Pacifico del nord con una finta espressione scocciata dipinta sul volto dai bei lineamenti. Moni non ebbe bisogno nemmeno di guardarla per riconoscerla: non attese un secondo di più, staccandosi da Nikora e andando veloce dalla nuova arrivata, trillando entusiasta: «Mamma!»
«Mamma?» Gridarono all’unisono le altre ragazze, assai sorprese dall’apparizione così improvvisa della madre della loro amica. Harmony si voltò verso le amiche con un sorriso che le attraversava il volto da parte a parte: era evidente la sua immensa gioia di ritrovarsi nel mondo dov’era nata e cresciuta, nonché rivedere il proprio genitore. «Scusate, scusate! Ragazze, vi presento mia madre: Philomena Honopura! Mamma, queste sono le mie nuove amiche!»
«Piacere di conoscervi, Altezze.» La sirena, dopo un breve inchino, rivolse un sorriso speciale dal sapore materno a ognuna di loro; d’altra parte, quelle sirene avevano tutte l’età della sua bambina e, visto il rapporto che avevano con Moni, per lei era più che naturale pensare a loro un poco come a delle figlie. Poggiò una mano sulla chioma indomabile della custode della perla rosa, sorridendo scherzosa: «Spero che la mia diavoletta rossa non vi abbia creato troppi guai.»
«Mamma, ma che dici!» La riprese Harmony, le mani a pugno davanti al volto, il quale stava prendendo un colorito simile a quello dei suoi ricci.
«È la verità, tu hai una naturale predisposizione per cacciarti nei guai. Ricordi quando sei scappata di casa per andare a vivere da tuo padre?»
«Ma quella è una vecchia storia…» Mugolò imbarazzata la giovane, ancora più rossa in volto, provocando le risate delle sue colleghe.
Hazelle stava ancora ridendo per la scena, quando si ritrovò spinta con la schiena sul pavimento di madreperla. Non fece in tempo a realizzare la situazione, che percepì dei baffi farle il solletico sul collo, mentre Virgola le faceva entusiasto le feste, felice di rivederla. «Anche te mi sei mancato tanto! Ma quanto sei cresciuto! Sei ancora più bello!» Esclamò la sirena, una volta ripresasi, stringendo forte a sé la non ormai così piccola foca.
In breve tempo, anche gli altri animali marini arrivarono e ogni ragazza ebbe la possibilità di riabbracciare la propria mascotte. Pochi secondi e pure le vecchie custodi si avvicinarono alle loro eredi, chiacchierando del più e del meno, nel tentativo di smorzare un poco il nervosismo, nonostante tutto palpabile, delle giovani per la chiamata improvvisa al palazzo della Regina dei Mari.
Mentre le altre chiacchieravano allegramente, Noel concesse una leggera carezza sul volto della propria erede, la quale stava facendo dei piccoli buffetti alla foca artica. «Come ti senti?»
Aisu puntò i propri occhi in quelli della maggiore, scoprendoci nuovamente un che di materno e colmo di una dolcezza infinita. Tirò un sospiro, dopodiché si sforzò di sorridere e dire: «Abbastanza bene… Nonostante tutto…»
Il cuore di Noel si strinse, mentre osservava la bionda cercare conforto negli occhi di Hoshi, la quale aveva preso ad accarezzarle affettuosamente il volto con il naso, facendola quantomeno sorridere.
La sirena maggiore le si avvicinò ulteriormente, avvolgendole il collo in un dolce abbraccio. Attese qualche secondo poi, con tono pacato, nel tentativo di infondere un poco di calma in quel cuore che sapeva a pezzi, sussurrò: «Mi dispiace molto… È tutta colpa mia, se soli fossi stata più cauta, Eiji adesso sarebbe al tuo fianco e nulla di tutto ciò…»
«Noel.» La interruppe Aisu, con voce ferma. Con il volto sulla spalla della più grande, fece un sorriso sincero e chiuse gli occhi, prima di avvolgere a sua volta la schiena della Consigliera dell’Artico e dire: «Non hai niente da rimproverarti. Diventerò più forte, io e le ragazze riusciremo a sconfiggere questi nemici, chiunque essi siano. E io potrò riabbracciare presto Eiji. Non ho dubbi sulla riuscita della nostra missione. Puoi stare tranquilla, io non ti incolpo di nulla perciò, ti prego, anche tu non incolparti di niente e sii serena.»
L’abbraccio si sciolse e le due generazioni di custodi della perla dell’estremo Nord si guardarono dritte negli occhi. «Ti dimostrerò che hai fatto la scelta giusta, affidando a me la perla indaco e il trono dell’Artico.» Asserì con fermezza Aisu. Noel rimase sinceramente colpita da quelle parole, ma ancor di più, rimase colpita dalla forza che trasmettevano quegli occhi, nonostante il loro visibile tremore.
Sorrise, sentendosi fiera come si trattasse della sua stessa figlia. La strinse a sé ancora una volta, con più energia, sussurrandole orgogliosa: «Non mi sono mai pentita di aver affidato a te la mia perla e il nostro regno. Grazie, di essere così forte.»
Dall’altra parte del salone, Seira stava scrutando attentamente il gruppo ormai diviso delle seconde generazioni di Principesse Sirene, impegnate a chiacchierare con gli appartenenti al proprio Oceano.
«Resha… Siete solo voi?» Chiese alla fine la giovane, ricevendo uno sguardo interrogativo da parte della sua erede, costringendola a spiegarsi meglio: «La vostra guardia… Tadashi Corr… Dov’è?»
«Quel testardo non è voluto venire!» Si intromise Reana, al loro fianco, guardando la vecchia custode della perla arancione con un broncio infantile che fece sorridere divertita Hanon.
Resha strinse gli occhi e incrociò le braccia al petto, ancora frustrata: «Abbiamo provato a convincerlo, ma è stato irremovibile.»
«Ha detto cose assurde, come che il mondo marino non ha più nulla a che fare con lui e roba così.» Aggiunse Yumi, poco distante, ripensando allo strano comportamento del giovane.
«Oh… Capisco…» Sussurrò Seira, sinceramente dispiaciuta, mentre lanciava un’occhiata veloce a Takeshi che, sempre sull’attenti al suo fianco, era rimasto immutevole. Ma sotto quell’atteggiamento dettato dal protocollo reale, Seira riuscì a vedere il velo di tristezza che si era posato sui suoi occhi di smeraldo e la mascella serrata fino allo spasmo. “Mi dispiace molto… Avevi desiderato così tanto poterlo rivedere oggi…” Avrebbe voluto potergli prendergli la mano e stringergliela, abbracciarlo, fare qualcosa per rincuorarlo, ma si dovette trattenere per via dell’ambiente in cui si trovava e si costrinse a riportare la propria attenzione sulle ospiti di quel giorno. “Parleremo appena saremo soli…”
«Ragazze, seguiteci da questa parte. È arrivato il momento di incontrare la Regina.» Disse Kaito, dopo essere stato avvertito dalla propria guardia che tutto era finalmente pronto, interrompendo le chiacchiere e dirigendosi verso la Sala del Trono, per venir poi seguito da tutte quante.
 
«Ancora poco… Ancora poco e la mia vendetta potrà finalmente compiersi…» La donna mascherata si sfiorò il fianco, ove si trovava il pugnale preparato appositamente per quell’evento, mentre ogni fibra del suo corpo fremeva per l’adrenalina. «Undici, interminabili, anni… Quasi non posso credere di aver avuto tutta questa pazienza…» Si sistemò meglio la maschera sul volto, gesto che ormai le era diventato abituale e che faceva anche quando non ce n’era veramente bisogno. «Ma adesso, finalmente, riesco a vedere con chiarezza assoluta il momento della tua morte, maledetta…»
Un sorriso andò a delinearsi dietro la copertura rigida posta sul suo viso, mentre avvertiva i propri sottoposti di tenersi pronti a entrare in scena non appena avesse dato il segnale.


 


Angolo delle autrici:

Siamo tornate siamo tornate siamo tornate! Dopo lunghi mesi di assenza per i quali ci scusiamo sentitamente le due pazzoidi sono di nuovo tra voi!
Bene… Nel precedente capitolo avevamo avuto un combattimento crudo e abbiamo scoperto chi ha vinto il concorso ma il ‘touch of class’ è stato illustrato finale… Chiarito in questo capitolo di passaggio.
Per sommo sgomento di molti Minikitty è partita ma tranquilli/e tornerà più pazza di prima… Anche perché sennò… Davvero… Tadashi come farebbe senza i suoi ricatti e deliri?
Poi vediamo come le sirene sono giunte al palazzo e la reunion madre-figlia tra Moni e Philomena… Deliziose vero? E poi come avrete visto… Ci sono molti drammi in arrivo… Che intenzioni avranno i nemici e la donna mascherata? Restate sintonizzati!
 
Ringraziamo di cuore:
Shiori Lily Chiara
Sarika Cantabile
 
Per essersi unite alla nostra crew, per le deliziose recensioni per il sostegno e per TUTTO!
Cogliamo anche l’occasione per ricordare ai creatori di OC che se non si fanno vivi per la prossima serie vedranno i loro personaggi liquidati… Ormai qui li teniamo ma per la prossima non saremo così clementi! Ci spiace sembrare brusche ma diamine abbiamo le nostre ragioni! Come possiamo gestire personaggi di altri se i creatori spariscono? Facendo fare la stessa fine al personaggio?non volevamo fare nomi ma a questo punto siamo costrette a farlo, così da rendere bene l’idea: il personaggio a rischio è la bellissima protagonista della fanart di oggi, ossia Reana la principessa della perla blu in forma idol: M a d A l i H a t t e r...Noi amiamo il tuo pg e vorremmo tenerlo...Non vogliamo liquidarla, ci spiacerebbe moltissimo e con lei anche tutti gli altri OC...Ha un bel background che se non riuscissimo ad approfondire qui vorremmo farlo nella prossima serie...Non costringerci a liquidare questa bellezza per favore...Capiamo gli impegni, pure noi ne abbiamo da vendere, credici...Ma almeno farci sapere qualcosa, per favore?Te ne saremmo grate e ci piacerebbe continuare la seconda serie con Reana!
Detto questo, ammiratela in tutta la sua bellezza e aiutateci a salvarla!Passiamo alle note in singolo

 

L’angolo di Kelly:



Bene...Capitolo che segna il nostro ritorno, dedicato alla mia gattina Tigretta che quel dannato 3 dicembre ha deciso di raggiungere la sua sorellina Bimba nel paradiso dei gatti, in cui era volata a giugno...In sei mesi sono rimasta senza gatte...Sadness!Ti voglio bene Tigretta, mi manchi tantissimo <3 Guardate come era bella!
E ora torniamo a noi...Beh che dire, il capitolo tranquillo che rischia di sfociare in tragedia...o no?Come andrà?Boh!
Speriamo possiate scoprirlo presto, ancora non garantiamo il quando ma ce la faremo!saprete anche più di quello che volete sapere, farete scoperte alcune sensazionali altre invece amare, amarissime!E come abbiamo già detto in coppia, Minikitty tornerà!Eccome!
Passo il testimone a Sirio ricordandovi che per qualsiasi domanda noi siamo a vostra disposizione ma NON chiedeteci spoiler!

Tofa Soifua, che in samoano vuol dire ‘A Presto!’
 


Sirio: Eccomiiiii!Un saluto speciale alla mia sorellona Tigretta =’(
Per me questo è stato un capitolo deprimente U_U io non ci sono stato, il mio papà è partito...Che perdita di tempo...Ma non preoccupatevi miei fan, tornerò con la mia faccina da fragolo!
 

L’angolo di Elsira:

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Eccoci tornate! Contenti? Ma certo che siete contenti, che domande u.u

Tadashi non è voluto andareeee T-T Povero Takeshi… Tada’ è cattivo. La deve pagare: Minikitty!!!
Ah, già… È andata via… No, non mi piace questo capitolo T-T
Questo chappy è un po’ così ma i prossimi vedrete che belli! Pian piano tutte le ragazze avranno sempre più il proprio spazio, è questo ciò che stiamo cercando di fare nei prossimi capitoli. All’inizio non credevamo sarebbe stato così complicato gestire tutti questi pg, ma adesso inizia la vera sfida perché succederanno un sacco di cose e per noi sarà una bella sfida far finalmente vedere il carattere delle ragazze e degli altri pg!

Io dico solo una cosa: a un certo punto, ho pianto.
Detto ciò, si torna felici e contenti e ci si rivede alla prossima! Bye bye!!
 




 

Ed ecco a voi Reana idol(aiutateci a salvarla!) e Tigretta <3 =’(!

 

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Reana idol by Kelly
Kelly & Elsira chibi by Ziggyssia @FARBERS
Thanks for the support to

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Capitolo 20
*** What You Did Not Hope For ***


SIAMO TORNATE!!!!
Tremate gente, questo capitolo è horror.
Muahahah

Nah, dai. A parte gli scherzi… Salve a tuttiii! Benvenuti ai nuovi arrivati e bentornati a chi ha la meravigliosa pazienza di non abbandondonarci nonostante la pausa (costretta) da efp! Ci scusiamo per l’attesa di quasi un anno dall’ultimo aggiornamento, ma siamo state travolte da altri progetti, di cui vi parleremo nei prossimi mesi/aggiornamenti (che non tarderanno ad arrivare, parola di scout)! Per adesso, godetevi questo chappy e noi ci risentiamo per le note autore!

Attenzione: capitolo più lungo del solito.
 

 

What you didn’t hope for

 

 

Castello della Regina dei Mari

Il gruppo si stava dirigendo nella sala del trono. Principesse, consigliere e guardie erano capitanati dal Re, che non la smetteva di decantare le lodi della Regina Luchia, ribadendo quanto fosse bella e di buon cuore e di quanto fosse rimasta umile nonostante l’incarico che rivestiva ormai da anni.
«Ma quando chiuderà la bocca questo bastardo…» Mormorò Raito a denti stretti, venendo sentito solo da Julia e Resha.
«Strano a dirsi, ma stavolta sono d’accordo con lui… Non lo biasimo! Il Re non mi ispira per nulla…» Mormorò la bionda all’amica. «Da come la descrive, mi sta molto più antipatica la Regina sinceramente…» Replicò l’arancione aggrottando le sopracciglia.
«Vi sbagliate! Luchia è un cuore puro, una donna di una bontà e di una bellezza unica. La sua luce è così luminosa, ama tutti… Le devo molto.» Si intromise il moro, che stimava la Regina almeno tanto quanto odiava il Re.
«Se lo dici tu.» Sussurrò l’angloindiana, scrollando le spalle.
«Ci siamo!» Esclamò Kaito, chiamando vicine le consigliere. «Principesse… Ecco a voi la Regina Luchia.» Disse orgoglioso, indicando la donna bionda che era comparsa al suo fianco.
Luchia osservò con interesse tutte le ragazze, sempre con un sorriso sulle labbra, dopodiché fece cenno di entrare nella sala con un gesto elegante della mano. «Benvenute future principesse dei Sette Mari! Sono felice di fare la vostra conoscenza. Prego, accomodatevi.»
Le sette custodi si andarono a sedere dove indicato loro dalle guardie. Al loro fianco, si sistemarono le loro predecessore e dietro a loro, la guardia personale assegnata più una scorta di altri tre tritoni pesantemente armati.
All’ordine della Regina, tutte si misero sedute e solo dopo qualche attimo di silenzio, Luchia iniziò a parlare. Raccontò loro della vita nei mari, di come era diventata Regina undici anni prima e le avventure che aveva affrontato fino a quel giorno.
Durante il discorso di presentazione, Resha e Julia si scambiarono uno sguardo d’intesa: «Che oca egocentrica», mormorarono in simultanea. «Invece di preoccuparsi delle sorti del regno pensa a fare una festa e parlare di se stessa…»
Le altre ragazze ascoltavano le parole della donna, chi con interesse, chi con la speranza che finisse presto per esplorare ancora un pochino l’ambiente.
«Concludo l’introduzione dicendo che sono onorata tanto quanto voi del fatto che siamo tutti assieme qui al castello!» Esclamò Luchia, accennando a un sorriso, che però si spense dopo poco. Raccontò loro del giorno che doveva essere la cerimonia di passaggio, ma che si era rivelato come l’inizio della guerra, per proseguire ai vari attacchi, anche se di poco conto comunque presenti, che si erano susseguiti da quel momento nel regno sottomarino.
«Allora è davvero così… Siamo davvero in guerra…» Rifletté Yumi, ancora un poco incredula e spaventata. Rina le posò una mano sulla spalla magra per mostrarle conforto e, con piacere di entrambe, funzionò.
«Sì… Purtroppo, ormai è inutile nascondere la verità a noi stessi. Siamo in guerra, dobbiamo rendercene conto.» Disse Luchia, abbassando lo sguardo leggermente tremante, per cercare di evitare ai presenti di vedere la propria insicurezza e paura. Per quanto cercasse di combatterlo, quel sentimento che aveva provato sin da quando aveva incontrato il capo dei nemici, non la voleva abbandonare.
La sirena scosse impercettibilmente il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi. Alzò lo sguardo sui presenti e, con quanta più fermezza riuscisse a imprimere nella propria voce, disse: «Ed è per questo che ho deciso di riunirvi qui oggi. Voglio che lavoriamo tutte insieme per cercare di fermare questa guerra e far tornare la pace nel mondo sottomarino e terrestre.»
Seguì un momento di silenzio generale, impiegato da tutti per riflettere. A prendere per prima la parola fu Nikora: «Non sarà affatto facile. Abbiamo già constatato che il canto non ha effetto su questi nemici, dobbiamo quindi trovare un altro modo di combatterli.»
«Abbiamo sentito parlare dei sette elementi e abbiamo conosciuto la guardiana del tempio. Se conquistassimo quel potere, potremmo combattere ad armi pari.» Intervenì Julia, guadagnandosi l’occhiata preoccupata della sua predecessora: «Gli elementi non sono così semplici da ottenere, bisogna affrontare una prova della cui natura non sappiamo assolutamente nulla. Credo sia troppo rischioso per voi prendere quella strada al momento, sarebbe un salto nel vuoto.»
«Coco ha ragione, anch’io ho paura che gli elementi siano troppo per voi. E se dovesse succedervi qualcosa? A quel punto sarebbe davvero la fine.» Annuì Hanon.
«Io credo invece che dovremmo provare!» Si intromise Harmony, battendo una mano sul tavolo. Alzò il volto e mostrò a tutte uno sguardo deciso: «Ci avete scelte per un motivo, non siamo delle bambine e possiamo prenderci carico delle responsabilità che ci avete affidato.»
«Se gli elementi ci permetteranno di avere una possibilità in più contro i nostri avversari, allora andremo a prenderceli, costi quel che costi!» Continuò Resha, convinta della propria forza e di quella delle sue compagne.
Calò di nuovo il silenzio, in cui tutti gli sguardi si spostarono sul volto riflessivo della Regina, in attesa della sua opinione e, in caso, decisione. Quando però Luchia stava per aprire bocca, una luce improvvisa e tanto potente da accecare i presenti, fece irruzione nella sala del consiglio.
Yumi fu una delle prime a riuscire a guardare verso l’origine del suono e la vista le fece gelare il sangue. I suoi occhi vennero riempiti dalla vista dei corpi di quattro guardie infilzate al petto, come non avessero indossato alcuna armatura. Le punte si ritirarono e lasciarono cadere a terra quelli che ormai erano cadaveri. Non fece in tempo a riprendersi dallo shock, che l’uomo parlò: «Ma che noia!» La figura maschile alzò il volto, ancora celato, per guardare dritto negli occhi la Regina, avvicinandosi con andatura pigra al centro della sala. «Cara Luchia, sei proprio una noia tremenda… Mi sorprende che i presenti siano ancora svegli o non siano fuggiti. Ma tranquilli, non temete ci penso io. Lo sapete chi ci vuole per movimentare una cerimonia pallosa come questa?»
Le espressioni dei presenti erano stupite, ansiose, spaventate. Un vero mix di negatività che per l’uomo era una vera goduria. «Ci vogliono gli animatori!» Proclamò, uscendo dall'ombra ed esponendosi ai presenti, domando con un ghigno: «Vi sono mancato, ragazzine?»
«Ma… È lui lo riconosco! È lo stesso tizio del concorso, quello che ha causato il terremoto!» Disse Yumi, con voce ancora tremante, mentre le varie guardie si frapponevano tra i nemici e i nobili. Alla sua vista, Aisu sentì il sangue iniziare a ribollirle nelle vene per la rabbia, quando Reana rincarò la dose, puntandolo con l’indice: «E che ha ridotto Tadashi a un colabrodo!»
«Esatto carine, sono venuto qui per finire il mio spettacolo, dato che l’ultima volta siamo stati interrotti sul più bello.» Disse, guardando con disgusto tutti i presenti. «A cominciare da voi tre!» Delle liane più dure dell’acciaio spuntarono dal pavimento, avvolgendo totalmente le tre sirene che lo avevano già affrontato.
«Lascia stare mia sorella, sottospecie di albero malriuscito!» Gli intimò Resha, superando la milizia e nuotando verso di lui.
«Stupida, insolente e presuntuosa.» Commentò Tsuchi, immobilizzandola con dei rovi spinosi. La sirena arancione cercò di liberarsi, ma più si muoveva più i tentacoli si stringevano, bucandole la pelle.
Le guardie non fecero in tempo a intervenire, che i loro corpi, così come quelli della precedente generazione di sirene e dei sovrani, vennero percorsi da scariche elettriche. Esse non erano abbastanza forti da uccidere, ma bastavano e avanzavano per far perdere loro il controllo del corpo e immobilizzarli. Nel mentre, la Regina Luchia in preda al panico, corse a rifugiarsi dietro al trono gridando con voce tremante il nome del marito e delle sue amiche.
«Vedi di muoverti, non abbiamo tutto il giorno.» Commentò Ao, apparso al fianco del compare una volta sistemate definitivamente le guardie fuori dalla porta della sala del consiglio.
«Lasciami divertire un po’, una volta ogni tanto.» Ribatté acido Tsuchi, guardando poi avanti a sé e sussurrando: «Rimanete voi quattro: le gemelline e le principesse del Pacifico… Dove credete di scappare?» Le legò tutte insieme con delle radici, per poi lasciarsi andare in un ghigno. «E adesso mi diverto!» Dalla vegetazione che intrappolava ogni singola sirena, spuntarono dei fiori e da essi venne emanato un odore nauseante, il quale iniziò a indebolire gradualmente le ragazze.
«Prima vi stordirà, poi il polline tossico vi seccherà i polmoni. Non riuscirete più a muovervi e nemmeno a respirare. E di voi non resterà che viscida e disgustosa schiuma di mare.» Disse deliziato dalla prospettiva.”Cazzo!” pensò Robin, preoccupata: se la sua trasformazione si fosse annullata mentre era nelle spire del nemico? Hazelle ancora non sapeva nulla, non gliel’aveva ancora detto e se ne pentiva amaramente. Era venuta perché pensava di riuscire a far conciliare i tempi, certa che sarebbe tornata prima che la trasformazione si annullasse, non immaginava un assalto del nemico. Si diede della stupida per non averlo preventivato.
«Tu! Schifoso…» Resha non riuscì a finire la frase, perché troppo debole. Un ghigno deformò il viso dell’Elementale: «Osi insultarmi, pesciolina? Ebbene, morirai per prima! Te lo sei voluto tu.» Dal suo palmo comparve uno spuntone di legno acuminato che di diresse velocissimo verso la ragazza angloindiana. Resha chiuse gli occhi, ma tutto ciò che percepì fu un breve graffio sulla guancia. Sollevò le palpebre, confusa, quando vide Raito sulla schiena di Tsuchi: la sua mossa a sorpresa era bastata per distrarre l’Elementale e virare la direzione dell’attacco.
«Lascia stare subito le principesse, mostro!» Urlò il tetide, stringendo la presa su di lui, che si rivelò però una mossa inutile. Tsuchi, infastidito, se lo scrollò di dosso come una pezza, facendolo sbattere violentemente contro il pavimento. «Schifoso aborto vivente di una stirpe inferiore! Chi ti credi di essere?» Tuonò furibondo, guardando il ragazzo con occhi spiritati, mentre Raito si stava rialzando malconcio: «Chi sono non ti è dato di saperlo! Ma non ti permetterò di fare del male a tutte queste bellezze!» Rivolse poi un fugace sguardo ammiccante alle sirene.
Ecco… Ora ce n’è un altro che si mette a fare l’eroe! Ci mancava solo questa…” Pensò Aisu, alzando gli occhi al cielo. Seppur stordita e con il respiro spezzato dal polline, la principessa dell’Artico era riuscita, grazie all’ira che ancora la invadeva, a conservare un vago briciolo di lucidità. Sentì Julia e Reana schioccare la lingua, al suo fianco; probabilmente anche loro avevano pensato la stessa cosa.
«Uh, ha coraggio però, lo scarto della società… Ma adesso tocca a me. Visto che hai salvato la sirenetta arancione, morirai tu al suo posto.» Tsuchi strinse le mani a pugno e dalla parete comparve uno spuntone affilatissimo uguale a quello che poco prima stava per colpire Resha.
Il tetide non fece in tempo a spostarsi che si ritrovò la spalla sinistra trafitta da parte a parte, il sangue che fuoriusciva abbondante, mentre le urla di dolore gli percuotevano il petto. Non fece in tempo a portarsi la mano alla ferita, che un altro rampicante gli trapassò la spalla destra, impedendogli l’utilizzo delle braccia e inviando al suo cervello nuovi stimoli dolorosi. Nel mentre, delle liane si avvolsero intorno alle sue gambe, paralizzandolo del tutto e appendendolo a testa in giù. Il sangue macchiava l’acqua che li circondava, mentre si sentiva in procinto di perdere conoscenza per il dolore. Non aveva mai provato nulla di simile. In confronto, le sofferenze subite prima di incontrare Coco erano nulla.
L’idea che sarebbe morto iniziava a insinuarsi nella sua mente, mentre il sangue che abbandonava il suo corpo martoriato non accennava a diminuire.
«Non… Crederti… Che finisca così!» Tossì Raito, utilizzando quella poca lucidità rimastagli e sputando sangue.
«Giusto!» Annuì Tsuchi, stringendo le liane. «Non finirà così…» Mosse le dita in modo elegante e magistrale, comando che fece fuoriuscire delle spine lunghe quanto una mano dalla vegetazione. «Ma così!» Queste andarono a posizionarsi sulle tempie del giovane, iniziando ad avvicinarsi alla pelle di quest’ultimo. «Spiedino di cervello di tetide! Alla mia collega piacerà un sacco!» Affermò l'Elementale della terra, ridendo sguaiatamente.
«No, lascialo!» Yumi, seppur debolmente, tentò di salvare il ragazzo.
«Intendi… Lascialo morire? Molto volentieri.» Le spine si avvicinarono talmente che il ragazzo percepì le punte acuminate sfiorargli la pelle. «Io… Non… Posso permettere che… Finisca così!» Urlò in un ultimo tentativo di salvarsi, illuminandosi di una luce bianca, che di sicuro avrebbe allentato la presa delle liane se non fosse stato così debole.
«Ma lo voglio io. E in caso tu non l’abbia ancora capito, sono io che comando!» Sogghignò l’Elementale, gustandosi ogni istante di sofferenza che infliggeva a quelle creature.Raito chiuse gli occhi con forza, ormai in attesa della propria fine, quando percepì gli aculei come svanire nel nulla, accompagnati da un immenso calore. Sollevò le palpebre e si rese conto dei frammenti di vegetazione era rimasta solo cenere che fluttuava nell’acqua.
«Scusate il ritardo, cosa mi sono persa?»
Tutti i presenti che ancora erano coscienti si voltarono verso l’origine della voce, appartenente a Hikari. Sul tenero volto un sorriso che stonava con la fermezza del tono utilizzato, mentre sui volti di Ao e Tsuchi si poteva leggere tutta la loro indignazione.
«Ancora tu?» Sbraitò l’Elementale della terra, allungando il proprio braccio, conferendogli una forma appuntita, diretto verso la custode. «Colpo fiacco, Elementale.» Sghignazzò lei, che con un movimento della zampa destra creò una barriera di fuoco e fulmine attorno a sé: il fuoco bloccò l’attacco, il fulmine percorse in meno di un istante il prolungamento dell’arto per arrivare a scaricarsi interamente su Tsuchi, facendogli digrignare i denti per il dolore e intrappolandolo momentaneamente in una gabbia elettrica.
Allo stesso tempo, Ao approfittò del momento per apparire alla schiena di Hikari e tentare un attacco a sorpresa, che andò però a vuoto, grazie ai riflessi della tenera ma implacabile creatura. Hikari usò il fulmine e la luce, così da muoversi velocemente per schivare e accecare l’avversario. Approfittando poi della posizione di vantaggio e rispedirlo a terra, lo bloccò con dei rampicanti.
Si andò poi a posizionare di fronte ai due Elementali, a terra, sogghignando: «Non male essere intrappolati l’uno dai poteri dell’altro, che dite?» Nessuno dei due rispose, se non mediante smorfie di disapprovazione.
Hikari divenne improvvisamente seria e, con le zampe incrociate davanti al guscio, esclamò: «Ho delle domande per voi, quindi vedete di starmi bene a sentire e rispondermi in fretta, che non ho tempo da perdere!»
Tsuchi fece per sputarle addosso, ma Ao lo interruppe, concentrandosi e avvolgendo entrambi in due turbini. «Oh, no, non mi sfuggir…» Esclamò la custode degli elementi, ma prima che potesse completare la frase, i due erano già svaniti nel nulla.
Hikari strinse le zampe, maledicendosi di non aver previsto la mossa e aver utilizzato il gelo per bloccarli ulteriormente. Il suo guscio non fece in tempo a cambiare colore, che la custode degli elementi riacquisì la propria compostezza e si rivolse alle sue spalle. Osservò le attuali custodi delle sette perle svenute a terra, per via del polline. Si lasciò scappare un sospiro tra lo scoraggiato e il frustrato, alla loro vista. “E queste credono davvero di essere in grado di poter ottenere e padroneggiare gli elementi? Ma chi vogliono prendere in giro? Nemmeno tra un centinaio d’anni!”
«Hikari-sama!»
La voce della regina fece tornare Hikari al presente. Alzò il muso da gattina verso di lei, proclamando: «Riporto le ragazze e questo tetide al Pearl Piari. Non preoccupatevi, ci penso io a loro.» Non lasciò a nessuno il tempo di rispondere, che lei e i nove passeggeri vennero avvolti da una potente luce bianca, per poi svanire con essa.

Pearl Piari - Niijima, Giappone

«Secondo te come se la passeranno le ragazze al castello?» Disse Meru, sistemando il pacco dello zucchero dentro la credenza e ottenendo in risposta un sorriso della mora. Le due erano andate a fare la spesa e adesso stavano sistemando le provviste.
«Beh ecco… Di certo Moni si sarà fatta notare! Ne sono sicura!» Renée non sapeva che la blu fosse una sirena purosangue, ma come per la sua migliore amica che non poteva rivelarle chi dei genitori fosse una creatura marina, non faceva domande in merito, che fosse chi voleva.
Stava per aggiungere altro, quando una forte luce proveniente dal salotto quasi non la accecò. «Ma che diamine…» Schermandosi gli occhi corse nella stanza, e dalla cucina la maggiore ne udì il grido preoccupato: «Sono le ragazze! Meru, presto! Sono ferite!»
Appena varcata la soglia della sala, Meru vide le ragazze distese a terra, con al loro fianco Hikari in versione umana.
«Moni! Parlami!» Renée si era lanciata subito sull’amica, prendendole con delicatezza la mano, non notando nemmeno la presenza della vincitrice del concorso di talenti. «Tranquilla, morettina! È solo svenuta, sono arrivata appena in tempo.» Un sospiro sprezzante, poi puntò i propri occhi in quelli di Meru, sapendo che la blu avrebbe intuito il significato di tale sguardo. «Le ho salvate da morte certa.»
Hikari spiegò l’accaduto, mentre Renée e Meru la aiutavano a sistemare le ragazze svenute in una posizione comoda. «Hanno delle brutte ferite ma relativamente superficiali, si riprenderanno presto.» La bionda fece scaturire una luce perlacea dal palmo della mano, che andò ad abbracciare le otto sirene. Le due ragazze notarono con sollievo che i loro volti iniziavano a riprendere colore. La guardiana degli elementi, tuttavia, si ritrovò poco convinta mentre passava l’energia a Robin. “C’è qualcosa di strano qui… Dovrò indagare.”
Per non far notare i propri dubbi, cambiò discorso: «Mentre per quanto riguarda lui…» Indicò il tetide, passando dell'energia anche a lui. «Si è fatto avanti, ha provato ad attaccare il nemico per difendere le ragazze. Le ha prese, ma si è fatto valere. Ha ferite più gravi ma se la caverà. Un paio di giorni di riposo assoluto e tornerà come nuovo.»
Le vittime stavano iniziando a muoversi, perciò decise che perlomeno al momento il suo tempo all’hotel era concluso. «Adesso scusate, ma devo tornare al castello. Probabilmente c’è ancora bisogno di me.» Riassunse la sua vera forma e si smaterializzò in una luce bianca, prima che Meru e Renée potessero trattenerla.
Aisu fu la prima a riaprire gli occhi, seguita da Robin e Yumi. Le altre ci misero un po’ di più.
«Corro a preparar loro qualcosa di caldo!» Esclamò Renée correndo in cucina, sollevata nel vedere le ragazze svegliarsi una a una.
«Dove siamo...» Chiese Aisu, ancora stordita, prima che i suoi occhi riuscissero a mettere a fuoco ciò che la circondava. Vide il maestoso pianoforte del salone dell’hotel e si sentì subito un poco calmata.
«Siamo di nuovo al Pearl Piari.» Mormorò debolmente Hazelle. Si teneva la testa che ancora le girava tra le mani mentre aspettava, come tutti, le spiegazioni di Meru. La donna attese che tutte fossero in grado di riconnettersi con il mondo circostante, dopodiché riferì ciò che le era stato detto da Hikari. Intanto, Renée era tornata con le nove tisane.
«Ma prima dell’assalto… Com’era il tutto? Che impressione vi ha fatto?» Domandò la blu, curiosa di conoscere le impressioni delle principesse.
«Ho un leggero vuoto di memoria...» Ammise Harmony, borbottando. «È stato tutto decisamente troppo rapido…» Si mise le mani nei ricci disordinati, cercando di dar loro una forma, così come ai propri ricordi. «Mamma!» Gridò all’improvviso, alzandosi di scatto e iniziando a girare per la stanza in preda all’ansia. «Vi prego, ditemi che sta bene! Non può esserle successo qualcosa, vi prego no!»
Renée le si avvicinò e riuscì in qualche modo a farla calmare, sussurrandole qualcosa all'orecchio e poi facendola sedere sul divano.
«My impressions? La Regina è un’oca!» Biascicò l’americana a situazione calmata, accarezzandosi un graffio sulla guancia. «Non ha fatto altro che parlare di sé e delle sue imprese e quando il nemico è arrivato invece di agire è scappata a nascondersi, l’ho vista! Non ci ha difese, non ha attaccato, nulla! È fuggita e basta… Very good!»
«Julia!» Il rimprovero di Meru non tardò ad arrivare. «Non puoi dire così della nostra Regina, te lo proibisco! Lei non…»
«Ha ragione!» Si intromise Resha, mentre aiutava Reana ad applicarsi un cerotto. «Non sta mentendo, te lo assicuro! Io l’ho vista, è corsa a nascondersi dietro il mantello di suo marito! Gridando come una pazza! E pure lui ovviamente non ha mosso un dito.» La bionda sorrise grata all’amica, che ricambiò il gesto.
«Ma cosa volete che faccia quel pusillanime pappamolle raccomandato!» Disse Raito con profondo disprezzo nella voce e negli occhi. «Non fosse il marito della regina sarebbe ancora meno che niente! Un essere più inutile al mondo non esiste! Lo odio!» Concluse con lo stesso tono, bevendo un sorso di tisana calda e rigenerante preparata da Renée su ricetta di Moni. Non era la prima volta che il cantante esprimeva il suo astio nei confronti del Re e la curiosità generale era tanta, ma in quel momento l’argomento principale da affrontare era un altro: la conquista degli elementi. E le ragazze si chiedevano se davvero sarebbero state all’altezza visto che finora le premesse erano state sconcertanti.
«Dobbiamo provare a conquistare gli elementi!» Disse decisa Resha, di punto in bianco, supportata dalle altre. Aisu le diede immediatamente il proprio appoggio. «Altrimenti sarà la fine per tutti. Noi comprese!»
“Sono stata fortunata! Ma non posso rimandare a lungo e a breve dovrò tornare a Colonia… Devo dirglielo!” Rimuginò Robin, sfiorando la mano della gemella. Hazelle la guardò e lei fece per aprire bocca, quando la voce di Reana la interruppe: «Scusate ma… Dov'è Tadashi?»

Castello della Regina dei Mari

Si stava cercando di fare mente locale su quanto appena accaduto, quando l'atmosfera nella sala si fece improvvisamente opprimente e, d'improvviso, tutti i presenti furono costretti in ginocchio. Era come se la pressione fosse tutto d’un tratto aumentata e stringesse loro i cuori, impedendo i movimenti volontari del corpo.
Luchia si costrinse a farsi coraggio, ancora incapace di capire cosa le fosse preso durante l’attacco precedente: come aveva potuto nascondersi anziché attaccare? Non riusciva veramente a capacitarsene, così come non comprendeva quella paura che le stringeva il cuore.
Cercò di controllarsi e di raggiungere il proprio scettro, cadutale a pochi passi da lei a causa del tremore che l’aveva attanagliata, ma non riuscì. Si udì il suono di una delle vetrate andare in mille pezzi e, coloro che erano rivolti verso di essa, riuscirono ad alzare lo sguardo verso le figure che avevano appena fatto irruzione nella sala.
Due erano i nemici che tutti pensavano essersi ritirati, ma a loro si erano aggiunti altri due soggetti. Noel, che era una dei pochi a poter avere una visione completa di ciò che stava accadendo, sentì il proprio cuore andare in pezzi nel riconoscere, a fianco della donna con la maschera, il gemello della propria protetta.
Alcune guardie riuscirono, grazie alla propria ferrea volontà, a liberarsi della prigione invisibile e tentare un attacco per difendere gli occupanti della sala, ma le loro armi non arrivarono a sfiorare i nemici.
«Tienili buoni.» Sussurrò la figura mascherata. Un lieve cenno del capo per dire che aveva capito ed Eiji alzò entrambe le braccia, portando le mani all’altezza del volto. L’oppressione ai petti dei presenti aumentò, rendendo loro difficile persino respirare. Solo una lancia arrivò a sfiorare la guancia del biondo, scagliata prima che questi aumentasse l’intensità dell’incantesimo. Il ragazzo mosse lentamente il volto per puntare gli occhi su colui che lo aveva ferito, mentre Ao si avvicinava tranquillo al suo fianco. «Vuoi che lo uccida?»
«No…» Sussurrò Eiji. «È mio.»
L’Elementale dell’aria fece un breve cenno col capo e andò ad affiancare la propria padrona assieme a Tsuchi, la quale aveva estratto un pugnale rosso e si stava avvicinando con passi cadenzati alla Regina.
«Bene, bene, bene… Finalmente ci rivediamo.» Si chinò sulle ginocchia, in modo da avvicinarsi all’altezza del volto della donna. Fece passare la mano libera nei capelli lucenti della bionda, smorzando un respiro. «Non meriti davvero tutto questo…» Disse amaramente, indicando intorno a loro. «Non ti perdonerò mai per avermelo portato via.» Sussurrò con voce colma d’odio. Si rivolse poi al norvegese, provocatoria: «Liberala! Vediamo se la faccina d’angelo merita un minimo il potere di Regina.»
Lui ubbidì, consentendo a Luchia di riavere il pieno controllo di sé. «Avanti, fatti sotto.» Disse il nemico, allargando le braccia. «Vediamo cosa sei in grado di fare!»
Luchia ebbe appena il tempo di afferrare il proprio scettro e creare una barriera per contrastare il raggio di tenebra che l’avversaria le aveva appena lanciato contro. Pochi secondi però, che la barriera venne ridotta in frantumi dalla potenza dell’attacco nemico, e la Regina venne scaraventata contro una delle vetrate del palazzo a causa del contraccolpo, mandandola in frantumi e finendo nel giardino.
Prima di uscire a sua volta, il capo degli intrusi si voltò verso i propri sottoposti e disse: «Ora potete intrattenervi quanto volete, ma non fate troppo tardi e non uccidete tutti. Avrò bisogno di sudditi.»
«Quando ce ne potremo andare da qui?» Chiese Tsuchi, scocciato dall’idea di non poter fare piazza pulita. E poi era troppo tempo che si trovava in acqua, alla fine di quella missione aveva decisamente bisogno di andarsene per qualche giorno sulla terraferma e non essere disturbato da niente e nessuno di quella roba marina.
La donna mascherata sorrise sadicamente. «Oh, vedrai. Lo capirete subito quando sarà il momento per poter ritirarci.» Detto questo, non aggiunse altro e si diresse verso quello che sarebbe stato il suo giocattolo.

Confine tra Oceano Pacifico del nord e Oceano Indiano

“Una pausa… Ho solo bisogno di una pausa di poche ore…” Questa la scusa che si continuava a ripetere nella testa Tadashi, mentre varcava la soglia dell’hotel con occhi spenti. “Le ragazze hanno chi le protegge, andrà tutto bene.” Poco prima che le principesse attraversassero il portale infatti, il giovane si era già tuffato da una spiaggia poco distante, nel tentativo di placare la spiacevole sensazione che lo tormentava dentro, lasciandosi avvolgere dall’acqua come nel dolce abbraccio di una madre.
Nuotò senza meta per delle ore, restando sempre a occhi chiusi e godendosi la sensazione di benessere che gli offriva il trovarsi nella forma in cui era nato. Essere umano non gli dava problemi e si trovava benissimo ad avere le gambe e potersi muovere liberamente, ma per quanto avesse provato a mentirsi in passato, essere tritone gli regalava una sensazione di libertà e benessere che non riusciva a provare nella forma umana.
“Le ragazze a quest’ora sicuramente saranno già alla presenza della Regina dei Mari, circondate dalle loro predecessore e dalle rispettive guardie…” Aveva detto che non gliene importava nulla, ma ormai non riusciva a crederci nemmeno lui. Perché, per quanto provasse a convincersi di quella menzogna, era da quando aveva accettato quell’incarico che in realtà non vedeva l’ora di rincontrare suo fratello maggiore. Quando gli si era offerta occasione, però, una morsa gli aveva preso il petto e gli aveva fatto provare paura. Abbastanza da fargli declinare l’invito e farlo scappare per una nuotata solitaria. “Avrò altre occasioni per rivederlo… Sì, sicuramente.”
Immerso nei propri pensieri, aveva vagato senza meta per tutto il giorno, ma la cosa non lo preoccupava affatto. Non si era mai perso in vita sua e, anche in quel momento, gli bastò aprire gli occhi, osservarsi attorno e fare mente locale per rendersi conto che stava per rientrare nelle acque dell’Oceano Indiano. Si arrestò di colpo, esitando se continuare e andare avanti oppure fare dietrofront e tornare a Niijima.
Stava per procedere, quando notò delle chiazze scure indistinte venirgli incontro. Fece appena in tempo a spostarsi, scendendo di qualche metro, che un branco di delfini gli passò sopra la testa, facendogli inevitabilmente accarezzare la mente dal ricordo della prima volta che aveva assistito a una vista simile.

«Tadashi!» La voce preoccupata di Takeshi era rieccheggiata nell’Oceano, chiamando il suo nome e venendo portata dall’acqua all’interno della piccola grotta dove lui si era andato a nascondere.
Non gli aveva risposto, era restato seduto sulla roccia con la braccia avvolte attorno alla piccola coda, a mordersi il labbro mentre gli occhi continuavano a far uscire le lacrime di rabbia. Il motivo per cui si trovava lì era semplice: niente di nuovo, aveva litigato coi suoi genitori perché lo avevano trovato troppo vicino alla terra ferma, mettendolo in castigo, perciò lui si era infuriato ed era scappato.
«Fratellino!» La voce del fratello maggiore che gli avevano portato le onde iniziava a farsi più vicina al suo nascondiglio. Lui si era rinchiuso maggiormente in se stesso, con una punta di speranza di non farsi trovare, pur sapendo che probabilmente Takeshi lo stava cercando da quando era scappato, ovvero due giorni prima.
Si era portato le mani alle orecchie per non sentirlo più, così da non essere spinto a uscire dal suo nascondiglio da quella strana sensazione che provava ogni volta che si trovava vicino al fratello, la quale gli faceva venir voglia di prendergli la mano e non lasciarla più, ma nel giro di pochi secondi si ritrovò trascinato a forza fuori dal suo nascondiglio. Ancora non del tutto presa conoscenza di ciò che lo circondava, percepì la mano del maggiore premergli sulla testa e arruffargli un poco i capelli. «Ma sei impazzito? Si può sapere che ti salta in mente in questa zucca vuota? Vuoi farmi morire di crepacuore, per caso?» La voce di Takeshi era severa, ma allo stesso tempo lasciava trasparire tutta la preoccupazione che lo aveva assillato in quei due giorni di ricerca.
Lui non aveva risposto, il volto paffuto sempre contorto nel broncio infantile migliore del suo repertorio.
Takeshi aveva ritirato la mano, tirando un sospiro scoraggiato, per poi poggiare il palmo sulla sua schiena e, con tono dolce, dire: «Avanti, torniamo a casa. Mamma e papà ti stanno aspettando, sono davvero preoc...» Come svegliatosi all'improvviso, si era ribellato, allontanandosi dal fratello maggiore con un colpo di coda e, con gli occhi lucidi puntati nei suoi e la voce rotta, aveva gridato: «Non voglio più tornare là!» Takeshi lo aveva osservato per qualche lungo secondo, restando in silenzio di fronte al suo sfogo di rabbia.
Lui aveva chinato il capo e stretto i piccoli pugni fino a farsi male, le braccia tese lungo il dorso, mentre le parole ancora colme di ira gli erano uscite dalle labbra martoriate sotto forma di sussurri: «Non voglio tornare a casa… Io voglio andare sulla terra…»
«Vieni con me.» Takeshi gli aveva offerto la mano, in volto l’espressione che lui aveva sempre definito “da guardia”. L’amava e la odiava allo stesso tempo, quell’espressione. L’amava perché lo faceva sentire al sicuro, protetto come fosse la persona più importante e preziosa al mondo; la odiava perché non riusciva mai a resistere e a disubbidire al fratellone, quando questi la sfoggiava.
Ma quella volta decise di puntare le pinne, dando le spalle al maggiore e borbottando, ormai già terribilmente indeciso: «No... Non ci torno a casa...»
«Non ti porto a casa.» La voce rilassata, lo sguardo dolce, un sorriso in volto a cui nessuno avrebbe saputo dire di no e la mano destra al cui polso ondeggiava appena il bracciale nero, ancora tesa verso di lui.
Lo aveva guardato per qualche secondo, tentando ancora di reprimere quel desiderio di seguirlo, perché sapeva che alla fine lo avrebbe convinto a tornare dai genitori. Alla fine si era arreso, lo aveva preso per mano e si era lasciato condurre da lui ovunque lo avesse voluto portare.
Per la prima volta da giorni, sentiva come se fosse riuscito nuovamente a calmarsi. La sensazione di oppressione al petto se n’era andata non appena la presa, salda e dolce allo stesso tempo, del fratello lo aveva accolto.
Non gli aveva chiesto nemmeno una volta dove fossero diretti, non ne aveva bisogno: si fidava ciecamente di Takeshi e quando questi assumeva l’espressione da guardia, sentiva che lo avrebbe seguito in capo al mondo e che non se ne sarebbe mai pentito.
Dopo qualche tempo che ormai stavano nuotando nell’Oceano, Takeshi aveva iniziato a risalire verso la superficie. Mentre lui si schermava gli occhi, non abituati alla luce del sole che si rifrangeva sul blu cangiante, il suo sguardo venne improvvisamente riempito da delle macchie scure che attraversarono il frammento d’Oceano sopra di loro. Li passarono velocemente, per allontanarsi con altrettanta agilità ed eleganza, mentre lui era rimasto paralizzato a quella vista.
Si era sentito trasportare verso l’alto e, prima che se ne fosse potuto rendere conto, si era ritrovato fuori dall’acqua, seduto sulla spalla destra del fratello, riemerso fino alle scapole.
Avrebbe chiesto qualcosa, fosse stato capace di articolare qualche parola. Ma in quel momento, i suoi occhi e la sua mente erano completamente catturati dalla meraviglia dello spettacolo di leggerezza, eleganza e agilità offerto loro dal branco di delfini che saltava e giocava allegramente, mentre si allontanava. Conosceva i delfini, ma li aveva sempre visti nelle profondità poco distanti della loro casa, spesso a singoli esemplari. Mai e poi mai aveva assistito a qualcosa del genere. Era come se quegli animali non sentissero minimamente la pressione dell’acqua che percepiva lui, erano un tutt’uno con essa e riuscivano a uscirne e lasciarsi nuovamente accogliere dall’Oceano Indiano, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Era restato ad ammirare lo spettacolo anche quando le creature si erano ormai allontanate troppo per essere viste a occhio nudo, rimanendo a bocca aperta e occhi sgranati per tutto il tempo, finché suo fratello non gli aveva schioccato le dita davanti al volto e lo aveva fatto tornare al presente. Lo aveva guardato con un sorriso, dopodiché erano tornati entrambi in acqua e lui si era lasciato condurre verso casa senza altre storie.
«Voglio essere come loro…» Aveva sussurrato con tono ancora frastornato, quando erano ormai quasi arrivati. Takeshi lo aveva guardato, affatto confuso. Pochi secondi e gli aveva sorriso come solo lui era in grado in fare: «Un giorno, sono certo che riuscirai a essere libero come un delfino. Potrai andare dove più desideri.»
Aveva guardato avanti a sé, decretando con voce ferma: «Non fuggirò mai da te, però. Non voglio mai allontanarmi da te, fratellone.» Gli aveva strinto la mano, come per sancire meglio quella promessa. Takeshi gli aveva regalato una breve risata, rispondendo con tono sincero: «Ma certo! Non riuscirai mai a liberarti di me, Tadashi. Non te lo permetterei mai.»

Chinò la testa, in volto un'espressione sofferente, i pugni stretti tanto che le corte unghie gli lasciarono segni rossi nei palmi. Diede le spalle al suo Oceano madre e nuotò velocemente verso l’hotel, mentre le lacrime che gli scendevano dagli occhi andavano a mescolarsi all’acqua salata che lo circondava.
Uno strano dolore al cuore, di cui non seppe trovare origine, lo accompagnò per l’intero tragitto.

Castello della Regina dei Mari

«Bene ragazzo.» Esclamò Tsuchi, ruotando una spalla con un ghigno sul volto. «Hai sentito quello che ha detto il capo? Liberali.»
«Ti ricordo che non puoi uccidere tutti.» Disse Ao, muovendo appena il collo, ancora un poco indolenzito dall’attacco di Hikari.
«Tranquillo, l’ho capito.» Ribatté l’altro, scocciato dalla puntualizzazione.
Eiji abbassò le braccia e fece terminare il proprio potere, dopodiché si voltò verso colui che lo aveva attaccato poco prima. Gli apparve davanti come si fosse materializzato da un’ombra e non gli diede tempo di accorgersi di nulla, che gli posizionò la mano sul petto, all’altezza del cuore. «La tua morte porta il mio nome.» Sussurrò, privo di sentimenti. La gemma che portava sulla fronte si illuminò di un violento color cremisi e il cuore della guardia aumentò i battiti, per poi placarsi di colpo. Il corpo si accasciò a terra, mentre l’eco della battaglia che gli altri membri del palazzo stavano affrontando contro Tsuchi e Ao riecheggiava nella sala.

Ormai a terra senza più energie in corpo, Luchia aveva perso ogni speranza di uscirne viva. Aveva però ancora il desiderio che i suoi cari potessero uscirne sani e salvi. Udì il nemico avvicinarlesi, mentre il pensiero le andò alle nuove principesse sirene. “Ragazze… Come farete a combattere un nemico del genere…”
«Sei così inutile… Non sai nemmeno difendere te stessa, quale assurda mente può davvero pensare tu sia in grado di difendere i Sette Mari.» La donna mascherata la prese per il collo e la alzò da terra, non preoccupandosi di lasciare spazio per il passaggio della voce. «Il mondo sarà decisamente migliore una volta che sarai morta.»
«C...hi… se...i...» Sussurrò Luchia, cercando di far uscire quelle parole con tutte le proprie forze. Avrebbe quasi giurato di riuscire a vederlo, il sorriso malefico che veniva celato dalla maschera, prima di ritrovarsi ad occhi sbarrati. «Per i miei sudditi sarò la Regina Davina.» Un lieve sussulto nel corpo della bionda, mentre la lama del coltello le affondava nello stomaco. «Ma per te, sono semplicemente la tua morte.»
L’arma venne ritirata, lasciando dietro di sé una macchia di sangue che andava a espandersi sulla veste candida della Regina dei Sette Mari. I suoi luminosi capelli biondi e il prezioso abito si tinsero di un color cremisi, man mano che questo fuoriusciva dal corpo.

All’interno della sala, Tsuchi si stava dando alla pazza gioia, mentre Ao e Eiji si limitavano a guardare in attesa di poter rientrare, uccidendo solo coloro che si mettevano tra i piedi, finché il norvegese non sentì un respiro strozzato dietro di sé. Si voltò appena e osservò senza espressione il corpo di una guardia morente, tenuto sollevato solo da un ramo che gli spuntava da sopra l’addome, riconoscendo colui che credeva di aver già ucciso.
«Beh, nemmeno un grazie per averti salvato la vita?» Ridacchiò ironico Tsuchi, da dietro il tritone ferito a morte, ritirando il proprio arto e lasciando che la guardia cadesse a terra. Eiji non gli rispose, ma il richiamo del loro capo li fece voltare entrambi e allontanarsi.
La guardia, ancora viva, trattenne per la base del soprabito nero il proprio assassino, lanciandogli uno sguardo testardo; un colpo di tosse gli percosse il corpo e macchiò di sangue il mantello del nemico. Questi, prima di andarsene coi compagni e pieno d’ira per quell’ignobile gesto, infierì su di lui trapassandogli un’ulteriore volta il corpo, all’altezza della trachea e sussurrando colmo d’odio: «Muori una volta per tutte, bastardo!»
Nel movimento d’estrazione, un piccolo ciondolo a forma di cuore che il tritone teneva al collo venne strappato e fluttuò nell’acqua, cadendo lentamente al suo fianco.
La guardia, con gli ultimi istanti di vita che gli rimanevano, allungò la mano per stringere il ciondolo dal quale non voleva separarsi in alcun modo, quando riuscì appena a percepire una mano elegante e soffice sfiorargli la pelle. Alzò a fatica lo sguardo vitreo e con difficoltà riuscì a distinguere la sagoma di una sirena dai lunghi capelli sciolti.
«Takeshi…»
“Questa voce…” Nonostante si sentisse come in una bolla, riconobbe subito la voce della sua principessa. Si sforzò con tutto se stesso di fare un sorriso rassicurante, che sapeva averla sempre rincuorata.
Seira si portò la mano del soldato al volto, ormai rigato da abbondanti lacrime che non riusciva a placare in alcun modo. Tutta la gioia provata fino a qualche settimana fa, da quando era venuta a conoscenza che nonostante il suo trasferimento Takeshi sarebbe stato comunque al suo fianco, si era trasformata in senso di colpa per averlo condotto lì e averlo portato alla morte, nonché in un immenso dolore per quest’ultima.
Voleva dirgli qualcosa, voleva dirgli di resistere e che presto sarebbero giunti gli aiuti che l’avrebbero salvato, ma non riusciva ad aprir bocca.
D’improvviso lo vide sorriderle e il dolore si fece ancora più profondo e lancinante, se possibile.
Dopo aver tossito del sangue, il soldato tentò di parlare: «Seira... Io… Ti…» La vita spirò da quel corpo lacerato, prima che il suo padrone potesse completare la frase, lasciando la precedente custode della perla arancione privata per sempre della possibilità di udire le parole che tanto aveva sognato.
 
 


Angolo delle autrici:

Sì. Lo sappiamo. E ci facciamo schifo da sole. Non tanto per il ritardo mostruoso (abbiamo un progetto esterno in ballo, molto succoso di cui vi parleremo a breve) ma per il finale del capitolo. La colpa è un po’ di entrambe… Vi spieghiamo… La scheda di Tadashi, personaggio di Elsira, all’inizio parlava di un fratello morto… Nulla di più! Ma a quella malata mentale di Kelly è venuta la pessima idea di dargli un’identità e far sì che tra lui e Seira ci fosse del tenero… E non poteva immaginare che sarebbero diventati la ship della storia T_T Ma la sua collega non ha voluto cambiare il finale… Ma in sostanza forse… è colpa di Kelly? Oddio… Meglio che scappi lontano… Lontanissimo…

E mentre la metà più grande a livello anagrafico del team fugge nelle sue amate Isole Samoa dai suoi Cuccetti, vi facciamo qualche appunto: si è visto che Raito odia a morte il re mentre venera sua moglie… Come mai tutto questo astio nei confronti di quell’uomo? E poi si è fatto cenno allo spin off ‘A Journey In The Past’ di New Red Eyes (chi non l’ha letto, anche se è incompleto provveda subito), ebbene il capitolo che avete appena letto è ambientato dopo il viaggio di Robin, in cui ha scoperto un’amara verità sul suo segreto che però non ha ancora rivelato alla sua gemella per non allarmarla ulteriormente! Come finirà? Stay tuned! E adesso si passa alle note in singolo!

 

L’angolo di Kelly:

 
*Nascosta su una palma* Meglio me ne stia zitta... Ho creato anche troppi danni! T_T Ma come potevo immaginare che quei due sarebbero diventati la Ship per eccellenza e soprattutto che lui avrebbe avuto i capelli lunghi... I capelli lunghiii (per me l’uomo coi capelli lunghi è il top) T_T Avessi saputo… Vabbè dai...
Che ne dite di Hikari cazzuta? Fichissima eh? E Luchia? Non ha avuto quanto meritava quella pusillanime frignona? Secondo me si! Anche se questo non mi fa star meglio... Affatto T_T Una nota di merito agli elementali e la capa dei nemici che è un pg concepito (nome e aspetto) da mio marito... Diamo anche a lui qualcosa dai! Però si sempre male mi sento -_-

 
???: Capo smettila... Piantala... Che sei cattiva si sa... Non serve che ti lagni... Pensa a noi piuttosto! Chi sono io? Chi siamo noi? Lo scoprirete, fidatevi! Restate collegati!
 
 
 


Sirio: certo che un cameo con me che premevo il mio grosso nasone nero sulla guancia delle ragazze poteva starci eh... Ma vabbè, resto un fragolo comunque! Ci vediamooooo <3

L’angolo di Elsira:

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Woah… È… È passato davvero un sacco di tempo, eh? ^^’ Sorry. Mmh… Beh, io avrei tante cose da dire e allo stesso tempo nessuna, quindi è un po’ un casino… Però ci tengo a dire questo: riguardo Takeshi… NON È COLPA DI KELLY. Lei ha provato a salvarlo… Davvero, ci ha provato! Fino a pochi giorni prima della pubblicazione di questo capitolo, mi ha continuato a chiedere se c’era un modo di salvarlo. Ma, mi spiace… Nella mia testa, ci sono personaggi che sono stati creati per svilupparsi/finire in un certo modo e lui era uno di questi. Ma non si smetterà di parlare di lui! Ogni tanto apparirà, soprattutto nei ricordi di Seira, anche se probabilmente questi saranno più che altro missing moments. E Tadashi avrà un sacco da rimuginare per quanto accaduto, quindi…
Approposito di missing moments… Stavolta ve ne segnalo io un paio! Uno è proprio su Seira e Takeshi, scritto da moi sotto ispirazione divina, che si chiama Pioggia di Stelle. L’altro è a più capitoli e scritto dalla “mamma” di Resha e Raito, Scarlett Sakura, e parla proprio delle due sorelle angloindiane e dell’idol! Si chiama Come seta e cotone, se non lo avete ancora letto, correte a farlo!
E ora, non-mi-uccidete-per-l’immagine-che-vi-ho-messo-per-questo-chappy… A presto!!!

 

 
 



 

Presto arriverà l'immagine completata, per ora godetevi (si fa per dire lol) lo schizzo!

Takeshi death tribute (WIP)
 


 


Takeshi death tribute (WIP) by Elsira
Kelly & Elsira chibi by Ziggyssia @FARBERS
Thanks for the support to

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Capitolo 21
*** Doubts ***


Capitolo introspettivo ma utile, studiate bene ogni singolo gesto dei protagonisti poiché ogni riflessione o comportamento dei nostri eroi avrà un’importanza chiave nei prossimi capitoli! Buona lettura!


Doubts


Niijima, Giappone

«Non vogliooo…» Mugolò con faccino dolce Hazelle, stretta alla gemella, mentre questa aspettava il proprio turno per fare il check in all’aeroporto. La sorella non l’aveva mollata dal momento in cui si erano svegliate.
«Dai dai… Ci rivediamo presto.» Provò ancora a consolarla Robin, facendole qualche carezza sulla testa. «Non eravate costretti a venire anche voi.» Aggiunse, voltandosi verso il sostanzioso gruppo al suo fianco, in quanto erano venuti tutti a salutarla. La prima a rispondere fu Reana: «Ci stai prendendo in giro! Certo che dovevamo!»
«Già… E poi non si sa mai quando i nemici potrebbero attaccarci, no?» Aggiunse Tadashi con tono sovrappensiero, continuando a guardarsi nervoso attorno.
«Si può sapere perché sei così nervoso da quando abbiamo messo piede qui dentro?» Chiese Resha, con un sopracciglio alzato. Non era l’unica ad essersi accorta dello strano comportamento del tritone da quando erano entrati all’interno dell’aeroporto, che si guardava attorno nervoso e con atteggiamento restio. Era evidente il suo desiderio di andarsene il prima possibile.
«Non so di cosa tu stia parlando.» Rispose scostando lo sguardo, mentre pochi passi più in là la fila si muoveva e il turno di Robin era arrivato.
«Beh, ci vediamo alla prossima allora.» Sorrise la ragazza, facendo un cenno con la mano. Le sette principesse si scambiarono in silenzio uno sguardo complice, sotto le espressioni interrogative della ragazza in partenza e dell’unico ragazzo del gruppo.
Hazelle fece un profondo respiro chiudendo gli occhi e, appena li riaprì, tutte e sette si lanciarono su Robin, immobilizzandola in un abbraccio di gruppo all’interno del quale la ragazza scoppiò a ridere per la gioia. «Che carine che siete!» Esclamò felice. Diede poi un’occhiata sopra la spalla di Yumi, di fronte a lei, e aggiunse: «Non dovreste consolare me però, ma quel ragazzo là dietro che sta tremando come una foglia per la paura.» Disse in un sorriso divertito la tedesca, indicando con lo sguardo il tritone dell’Oceano Indiano, il quale ribatté subito: «Non sto tremando! Solo che gli aerei non mi piacciono, okay?» Tadashi si voltò dall’altra parte, aggiungendo con fare offeso: «L’aria non è il mio elemento, non ci tengo a sfidarla.»
Robin fece un sorriso: anche se erano stati poco insieme, aveva ben chiaro come lavorasse la mente del ragazzo ed era abbastanza certa di averlo capito più di quanto lui credesse. Gli si avvicinò e gli diede un pugno giocoso sul braccio, affermando: «Vedi di proteggere bene la mia sorellina e le altre, ragazzone.»
Tadashi rispose con aria sufficiente, alzando un sopracciglio: «Dubiti di me? Sappi che ciò che ti ho mostrato mentre ti addestravo, non è nemmeno un decimo di ciò che sono capace di fare.»
«Lo voglio ben sperare.» Il sorriso di Robin si allargò, mentre univa le mani e si inchinava rispettosamente di fronte a quello che era stato il suo insegnante di arti marziali. Tadashi sorrise e si inchinò a sua volta.

Castello della Regina dei Mari

«Luchia! Luchia stai calma! Andrà tutto bene, ti prego!» Nikora cercava di sovrastare le urla della regina, il cui corpo era straziato da dolori insopportabili. La bionda si sentiva bruciare, aveva la nausea e la sensazione che qualcuno la stesse friggendo viva. Da quando era stata accoltellata con quel pugnale avvelenato, le sue condizioni peggioravano di giorno in giorno, nessun medico o mago era ancora riuscito a trovare un rimedio definitivo; tutti i farmaci e le pozioni facevano effetto solo per poco, dopodiché le scariche e i malesseri riprendevano inevitabilmente, come non fossero mai andati via.
Una volta che i nemici si erano ritirati, Consigliere e superstiti si erano radunati attorno alla regina, la quale stava per morire dissanguata tra le urla di dolore disumane. Era stato subito chiaro ai medici che il l’arma con la quale era stata trafitta non si trattasse di una lama normale, ma che avesse su di sé un qualche veleno o composizione della quale non si riusciva in alcun modo a decifrare l’origine, né l’antidoto.
Le perdite erano state considerevoli, ma si restringevano al solo manipolo delle guardie. Nessuna Consigliera e pochi civili, quelli che avevano provato ad apporsi ai nemici, erano stati uccisi o feriti. Molti avevano deciso di abbandondare il castello, sotto consiglio delle stesse ex principesse, le quali invitarono chiunque non fosse strettamente necessario per la ripresa della regina ad andare a vivere sulla terraferma, almeno fino a quando non fossero riusciti a poter nuovamente garantire la loro sicurezza.
«Ci terremo in contatto con gli animali.» Nikora abbracciò Phiphi, la quale aveva fortunatamente riportato solo qualche graffio. Sarebbe andata a stare al Pearl Piari e, grazie alle proprie conoscenze, sarebbe stata il modo più veloce per i contatti tra le ragazze e il Castello.
Nikora stava ancora salutando l’amica, quando venne richiesta la sua attenzione per la regina. «Vai, ci sentiamo presto.» La consigliera annuì, per rientrare nella stanza della bionda, sul quale volto si poteva leggere tutto il dolore che stava provando. Le pozioni antidolorifiche avevano una durata sempre minore. Hikari le aveva curato la ferita fermando l’emorragia, ma non aveva potuto fare nulla contro l’avvelenamento.

Castello dell'Oceano Indiano

Al contrario delle altre consigliere, le quali erano rimaste al fianco della regina, Seira si era recata nel proprio Oceano madre, per dare l’ultimo saluto alle guardie del proprio lignaggio. Non riusciva ancora a rendersi pienamente conto della morte di Takeshi e in quel momento non le importava di altro. Tantomeno di Luchia.
I suoi occhi spenti non si erano distanziati nemmeno un istante dai coralli sotto i quali si trovavano le spoglie dell’amato, e la sua mente non riusciva in alcun modo a riprendere il contatto con la realtà che la circondava. Il tritone era stato temporaneamente seppellito nel suo luogo di nascita, i veri funerali si sarebbero svolti solo una volta che fosse tornata la pace. “Sempre se mai tornerà…”
Assistere alla sepoltura era stato devastante. La cerimonia era stata breve e concisa. I tempi non permettevano di elogiare le anime delle guardie che avevano perduto la vita in modo sfarzoso. “Non è giusto. Queste persone hanno perso la loro vita per salvarne un’altra. Sarebbe il minimo elogiare le loro anime come si deve, invece…”
Quando era arrivato il turno di deporre il corpo di Takeshi, Seira non aveva potuto fare a meno di smettere di piangere e provare sentimenti contrastanti. “Al diavolo il protocollo… Ci siamo trattenuti entrambi anche troppo, per colpa degli altri.” Si era avvicinata al corpo privo di vita della guardia e ne aveva sfiorato dolcemente le labbra.
Strinse nella mano il ciondolo a forma di cuore che fino a poche ore prima aveva portato al collo la guardia, non curandosi dei mormorii che si stavano espandendo alle sue spalle per quel suo ultimo saluto al tritone. “Non riesco a credere di quanto sono stata codarda nei nostri confronti… Ma pensavo… Di avere ancora molto tempo da spendere con te.” Avrebbe abbandonato tutto ciò che aveva per lui, senza rimpianti, ma il tempo non era stato clemente con loro e Takeshi ormai non avrebbe nemmeno mai potuto udire i sentimenti che provava nei suoi confronti. “Che ingenua sono stata.”

Pearl Piari - Niijima, Giappone

«Ora che siamo di nuovo solo tra noi, vorrei chiarire una cosa.» Disse Resha, chiudendosi la porta dell’hotel alle spalle. Tutti si voltarono verso di lei e la rossa fece un breve cenno di seguirla, diretta alla palestra. Decise di andare lì, perché era l’unica stanza dove solo lo staff poteva accedere, inoltre era abbastanza appartata, in modo da impedire a clientela e persone varie di sentire la discussione che aveva intenzione di iniziare.
Una volta entrati tutti e otto, Resha chiuse la porta e, con sguardo tenace, si rivolse all’unico ragazzo presente: «Chi sei tu, in realtà?»
Quella domanda fece voltare gli occhi, fattisi confusi, di tutti su di sé. La custode della perla arancione non indietreggiò, anzi, diminuì la distanza che c’era tra lei e Tadashi. Pronunciò poi le domande che più volte le erano passate per la testa in quegli ultimi giorni: «Una volta Meru mi disse che, se non volevo inimicarti a vita, non avrei mai dovuto dire nulla riguardo al fatto che sei un tritone del mio regno, né tantomeno chiederti del tuo passato prima di arrivare in questo hotel.»
Gli occhi di Tadashi si strinsero appena, sempre puntati in quelli della ragazza. Nel suo sguardo, Resha riusciva a vedere il nervosismo che iniziava a percorrerlo, ma non sarebbe certamente bastato a fermare i suoi quesiti: «Cosa voleva dire? Dovremmo temerti, per caso? Sei un esiliato dell’Oceano Indiano? Un assassino?»
«Resha! Ma che stai dicendo!» Scattò Yumi, incredula che la sorella stesse davvero ponendo domande del genere. La maggiore le rispose, senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Tadashi nemmeno per mezzo attimo, con la voce che cresceva in arroganza man mano che esponeva i propri punti interrogativi: «Sto solo facendo delle ipotesi più che ragionevoli. Noi non sappiamo nulla su di lui e ci è stato intimato di non chiedergli niente, come se nascondesse chissà quale segreto. Con la situazione attuale, credete davvero che possiamo fidarci di qualcuno di cui passato non sappiamo nulla? Non credete che, almeno tra noi otto, non dovrebbe esserci nessun segreto? Possiamo davvero permetterci il lusso di fidarci di qualcuno che non vuole mettere piede nell’Oceano se non da solo e che si è rifiutato di accompagnarci dalla Regina? E guarda caso, proprio durante quell’incontro, siamo state attaccate e ci siamo salvate per puro miracolo.»
«Vorresti dire che non ti fidi di me?» Chiese a bruciapelo il giovane, in volto un’espressione completamente neutrale.
«Tad…» Provò a intervenire Hazelle, venendo però interrotta dal gesto e dalla voce del tritone: «No! Lasciala parlare.» Il giovane fece quel paio di passi che ancora lo separavano dall'angloindiana, mentre sul suo volto si andava a dipingere uno strano e inquietante sorrisetto irrisorio: «Allora? Come stanno le cose, Principessa Reesham?»
«Non ho detto che ho perso la fiducia in te, voglio solo sapere perché sei stato scelto proprio tu dalla Regina per proteggerci. Esigo di conoscere il passato della persona alla quale devo affidare non solo la mia vita, ma anche quella di tutte le future regnanti del mondo sottomarino.» Disse Resha, convinta della propria posizione. “Se pensa di intimidirmi chiamandomi con il mio nome intero e il titolo, si sbaglia di grosso.”
«Perché? Cosa cambierebbe? Se io fossi un assassino, se fossi un esiliato del tuo regno o ancor peggio di tutti quanti i sette regni per aver, che so, rubato qualcosa di inestimabile valore, condannato delle vite o qualsiasi altro reato, che cosa faresti?» Il sorriso scomparve dalle labbra di Tadashi, mentre i suoi occhi emettevano fulmini, i quali andavano a scontrarsi e schioccare con quelli della giovane che aveva di fronte: «Non ti faresti più difendere da me? Proveresti a cacciarmi?»
Le sopracciglia di Resha si avvicinarono e il suo sguardo si fece più tenace che mai: «Che tu lo voglia o meno, finché non saprò la verità sul perché non vuoi più avere nulla a che fare con il tuo mondo di nascita, ti puoi scordare di non essere un mio suddito. E come tale, sei sotto la mia responsabilità. Quando saprò, potrò valutare tutto ciò che avrà bisogno di essere preso in considerazione. Ma finché ti ostinerai in questo tuo silenzio, non ti permetterò di tagliare i ponti con il nostro regno.»
Calò un silenzio pesante, prima che Tadashi lasciasse ricadere il capo in avanti e sorridesse mesto. Quello stesso piccolo sorriso, andò subito a svanire nel nulla nella manciata di pochi istanti, con uno schiocco di lingua sul palato. Il tritone si diresse verso l’uscita, dicendo semplicemente con tono cupo: «Avresti fatto meglio a dare retta a Meru, Principessa dell’Oceano Indiano.»
Le sette ragazze rimasero immobili e in silenzio, anche dopo che la porta si fu chiusa alle spalle del giovane. La tensione era tanta che tutte, in quella stanza, si sentivano come pressate a terra da una forza a loro invisibile, ma non per questo meno potente.
A rompere l’assenza di suoni, fu il sussurro triste di Moni: «Resha… Credo che stavolta tu abbia davvero esagerato…»
«Io invece sento di darle in parte ragione…»
Tutte si voltarono verso la custode della perla indaco, mentre le labbra di Reana furono le uniche a esternare il pensiero generale: «Cosa?»
«Aisu! Come puoi dire una cosa del genere?» Hazelle, con gli occhi sorpresi più fra tutte, accennò a un passo verso l’amica. «Proprio tu che…»
«Proprio io, cosa?» La interruppe la norvegese, brusca. Tese poi il braccio verso la principessa dell’Oceano Indiano, aggiungendo: «Resha ha ragione. Non possiamo fidarci di nessuno in questa guerra, nemmeno dei nostri familiari! Come possiamo davvero affidare la nostra vita a qualcuno di cui non sappiamo assolutamente nulla?»
«Tadashi è una brava persona! Io mi fido ciecamente di lui!» Sbottò la tedesca, i pugni serrati all'altezza del petto. Yumi abbassò il proprio sguardo, sfiorandosi il ciondolo che portava al collo, come per farsi forza e far uscire la propria voce: «Ci ha sempre protette fino a ora, mettendo a repentaglio la sua stessa vita, eppure voi…»
«E guarda caso, durante l’attacco più pericoloso, lui non c’era!» La interruppe la sorella maggiore. Aisu tirò un sospiro, in modo da calmare la propria voce per non sembrare troppo dura, dopodiché cercò di spiegare il punto di vista suo e della rossa al suo fianco: «Stiamo solo dicendo che, forse, dovremmo tenere più alta la nostra guardia e cercare un modo di difenderci per i fatti nostri, anziché affidarci completamente a lui. Non è per essere cattive, ma non possiamo sapere se sia davvero dalla nostra parte.»
«Basta, non ho più intenzione di stare a sentire.» Esclamò Hazelle, battendo il piede a terra e imperterrita nello spalleggiare l’amico. «Tadashi è il nostro guardiano, rischia la sua vita per noi e voi osate davvero accusarlo di stare dalla parte dei nemici?» Perso il controllo, si mise a urlare: «Ma siete uscite di testa, per caso?»
«Hazelle, calmati…» Julia cercò di farle riaquistare la calma, poggiandole le mani sulle spalle, ma l’europea si scansò con un gesto. «Col cavolo che mi calmo! Le persone possono avere i loro segreti e le loro cose di cui non vogliono parlare, è un loro sacrosanto diritto!»
«Si può sapere perché ti stai alterando così tanto? Noi stiamo solo cercando di risolvere la situazione.» Disse Resha, ripresasi dalla sfuriata a sorpresa della sirena viola.
«Mettendo alla gogna un nostro caro amico!» Ribatté questa.
Per tutta risposta, ricevette il tono glaciale di Aisu: «Da quando è diventato nostro amico?»
Mentre le altre ancora guardavano incredule il dibattito delle tre, Resha riprese la parola: «Siamo in guerra, ce lo vogliamo mettere bene in testa tutte quante?»
«Amicizie, alleanze, gli stessi rapporti di sangue in guerra sono solo effimeri. Non contano più nulla, anzi vengono sfruttati per ottenere la vittoria. Che ne sappiamo che il piano di Tadashi non sia quello di farci fidare di lui per poi consegnarci ai nemici?»
Calò nuovamente il silenzio, che stavolta venne rotto dalla voce incrinata di Hazelle, prima che uscisse dalla stanza, seguita da Julia e Moni. «Io so solo… Che non vi riconosco più. Però, questa Resha e questa Aisu, sappiate che non mi piacciono affatto.»

Castello dell'Oceano Indiano

«Dobbiamo tornare al castello, adesso.» La voce di un altro guardiano la riscosse. «La Regina Luchia ha bisogno di voi.» Seira non si mosse minimamente. I suoi occhi erano spenti e le lacrime che ancora le scorrevano sul volto ne rendevano i lineamenti sofferenti.
Quando i nemici erano svaniti nel nulla, dall’interno del castello si era udito un urlo straziante provenire dal giardino, dove si trovava la regina. Tutti erano corsi da Luchia, nessuno si era curato di lei e di Takeshi, che magari poteva ancora essere salvato.
Una volta riottenuto il controllo della situazione, gli anziani l’avevano anche ripresa per non essere accorsa dalla regina. Nessuno aveva mosso un dito o sprecato una parola per lei o Takeshi e i due erano rimasti soli a loro stessi. “È tutta colpa sua… Solo sua… È tutta colpa di Luchia…” La regina è più importante. La regina ha diritto alle prime cure. La regina ha bisogno di tutte le sue consigliere. “La regina ha bisogno di me, certo… Anche io ho bisogno, ma nessuno mi ha sostenuta… Anche Takeshi aveva bisogno, ma nessuno si è fatto avanti… Luchia di qua, Luchia di là…” Venne trascinata via dalle guardie come fosse stata una bambola, in quanto non si sarebbe mai mossa di sua volontà dalla tomba di Takeshi per andare da Luchia. In quel momento, un sentimento mai provato prima, nemmeno quando era stata imprigionata nel corpo del nemico anni addietro, si stava insinuando in lei. Un sentimento brutto e pesante, freddo e triste, che portava con sé una certezza assoluta, la quale si faceva sempre più sicura nella sua mente. “Se solo lei non fosse mai esistita, ora Takeshi… Takeshi…”
Che fosse odio, quel sentimento?

Niijima, Giappone

«Hey, Zelle. Possiamo entrare?» Fuori della stanza, Julia e Harmony aprirono la porta rimasta accostata. La custode della perla viola si trovava stesa sul letto, con il volto immerso nel cuscino. Un lieve mugolio di approvazione fece entrare le due. Moni si chiuse la porta alle spalle e andò a sedersi sul letto accanto all’amica, Julia restò in piedi con le braccia sotto il seno.
Attesero qualche secondo e la tedesca liberò il volto dal cuscino, fissando la testata del letto senza davvero vederla. «Sono certa che Tada’ sia una brava persona. Anche Robin ne era certa. E io mi fido ciecamente dell’istinto di mia sorella.» Borbottò, guadagnandosi due occhiate interrogative, ma comunque d’accordo con la sua opinione. Hazelle si tirò su a sedere e ripensò alla prima volta che aveva incontrato il tritone. «Quegli occhi di smeraldo… Quegli occhi portano con loro un’enorme sofferenza. Me ne sono resa conto la prima volta quando l’ho portato a fare il giro dell’hotel, il giorno in cui è arrivato da noi. All’inizio mi aveva fatto la stessa impressione che aveva fatto ad Aisu, ovvero quella di un gran sbruffone scontroso, ma mentre gli mostravo la struttura è successa una cosa che mi ha fatto completamente ricredere.»
Il fatto di appartenere, seppur solo in parte, al mondo marino, era ancora una forte novità per lei, perciò aveva deciso di chiedere al purosangue nato e cresciuto in acqua informazioni a riguardo.
«Cosa vuoi sapere?» Tadashi aveva un tono disponibile, ma allo stesso tempo leggermente frustrato. “Non avrei mai creduto che le due cose potessero essere compatibili…”
«Prima di tutto, dov’è la tua collana?» Aveva chiesto la tedesca, indicando il proprio shell locket. Lui l’aveva guardata un istante, per poi fermarsi e mostrarle il braccialetto che portava al polso destro. «Solitamente, i tritoni non tengono le proprie perle nelle collane. Preferiamo decisamente accessori dall’aspetto più sobrio.» Aveva abbassato il braccio e nascosto la mano nella tasca dei jeans. «I braccialetti di questo tipo sono i più comuni… Ma c’è anche chi incastona la perla in un orecchino o un ornamento per la testa, o semplicemente in un anello. O in oggetti che si portano sempre dietro per lavoro.» Aveva fatto una pausa di qualche secondo, scostando lo sguardo, per poi aggiungere: «E quando si cambia accessorio, si è soliti regalare il vecchio contenitore, anziché gettarlo, se ancora utilizzabile. Quando si diventa soldati, ad esempio, si è soliti far divenire la propria perla un tutt’uno con la propria arma. Durante le cerimonie di passaggio, i nuovi soldati donando i loro accessori ad altri.» La voce era diventata flebile, tanto che sul momento Hazelle non era nemmeno sicura di aver udito bene l’ultima parte del discorso. Quando i sussurri del tritone erano diventate parole con significato, nella sua testa, aveva chiesto: «Quel bracciale te lo ha regalato un soldato?»
Lui non aveva risposto, ma alla custode della perla viola non era sfuggito quello sguardo. Vi aveva riconosciuto un tumulto di emozioni paragonabili solo a un oceano in piena tempesta. Nonostante ciò, quella più evidente era stata certamente la sofferenza. E non una sofferenza comune, ma quella di qualcuno che si è sentito e si sentiva tuttora in colpa non per aver fatto, ma per non aver fatto qualcosa in un dato momento della sua vita.
«Non so nemmeno bene io perché ho dato tanta importanza a quella cosa, ma mi ha colpita. E nel corso del tempo, l’ho rivisto spesso lanciare occhiate a quel bracciale, ognuna contenente un oceano di emozioni. Credo che per lui quel braccialetto sia la cosa più importante, un qualcosa che lo lega al suo passato e, che per quanto si sforzi a trattenersi, il suo desiderio di tornare nei regni sia incredibilmente potente. Forse, è persino il suo più grande desiderio.»
«E allora perché non è tornato prima? Perché non è voluto venire con noi dalla regina?» Domandò Julia, mettendosi a sedere sul bordo del proprio letto. La custode della perla viola scostò lo sguardo prima di rispondere, dirigendolo verso la finestra della stanza. «Non ne sono sicura, ma… Credo che abbia paura.»
«Paura?»
Hazelle annuì. «Penso che, questo suo desiderio sia tanto grande e forte, quanto pauroso. Io almeno, mi sono fatta quest’idea. Lui vuole tornare, ma la paura lo blocca e non ha ancora capito come riuscire ad affrontarla.»
«Perché tutto questo non lo hai detto giù alle altre?» Chiese la rossa, lanciando un’occhiata perplessa all’amica.
«Perché mi era presa la rabbia!» Esclamò la tedesca, lasciandosi cadere con un mugolio frustrato all’indietro sul proprio letto e portandosi il cuscino sul volto. Sui volti di Julia e Moni si dipinse un sorriso quasi materno, dovuto al sollievo di riavere la “normale” Zelle con loro.
Dopo pochi istanti, la castana abbassò il cuscino fino al petto, sussurrando con occhi pensierosi: «Sentire Aisu e Resha parlare così di Tada’, mi ha davvero fatta arrabbiare…»
«Pensi che se fosse pericoloso, ne avrebbero fatto la nostra guardia?»
La discussione non era ancora finita per le due sorelle Shell, nel mentre percorrevano la via di casa. Si erano già da un po’ separate da Reana, che era dovuta rientrare in collegio per via del coprifuoco, mentre avevano lasciato Aisu poco prima, in quanto la bionda se ne era andata a fare un tuffo, per schiarirsi le idee.
Da quando erano rimaste solo loro due, erano restate in silenzio. Tempo durante il quale Yumi era riuscita a raccogliere coraggio per porre quella domanda alla sorella.
«Già, bella guardia. Ci lascia da sole nei momenti più critici.» Sbuffò la maggiore per risposta, aumentando l’andatura. Yumi, invece, si arrestò. La rossa si voltò verso di lei pochi passi più avanti, ma prima che potesse incitarla a muoversi, la minore parlò: «Mi dispiace Resha, stavolta non ce la faccio proprio a essere d’accordo con te.» Scrollò appena la testa, lasciandosi andare in un respiro di disaccordo, prima di ricominciare a camminare verso casa.
“Mi dispiace Yumi, ma io devo proteggere te prima di tutti”, pensò la custode della perla arancione, guardando di sottecchi la sorella. “E non posso permettermi di fare errori.”

Da qualche parte negli Oceani

«Soffri troietta, soffri!» L’immagine della di Luchia agonizzante nel proprio letto era una vista meravigliosa per colei che si professava come la futura regina dei mari. «Tu soffri, io ci godo!»
Attraverso la sfera, studiò le reazioni dei presenti in sala: quel mollusco del re che non si schiodava dal capezzale della moglie, quelle insulse di Hanon e Rina che mentre cantavano le tenevano le mani e tutte le altre ragazze attorno al suo letto a cantare. Solo Seira, appena tornata al castello, se ne stava in apatia a fissare fuori dalla finestra.
«Quella giovane consigliera arancione si sta comportando in modo molto interessante.» Commentò ad alta voce con la mano sotto al mento. «E’ debole e indifesa, magari potrei portarla dalla mia… L’incantesimo del cuore nero potrebbe avere dei risultati interessanti se unito al potere della sua perla...» Si voltò verso Eiji, al suo fianco, sorridendogli da dietro la maschera. «Non ti piacerebbe un po’ di compagnia?» Il ragazzo non rispose, né si mosse. Non che lei si aspettasse diversamente.
Tornò a osservare la regina, in preda al dolore più assoluto, mentre i medici si affannavano a somministrarle in fretta forti dosi di antidoto. «Devo ammetterlo, il suo attaccamento alla vita è immenso, un altro al posto sarebbe già morto… Questo può essere un problema… Dannazione!» Si interruppe di botto. «Elementali! Al mio cospetto, subito!» I suoi sottoposti arrivarono immediatamente. «Ho voglia di divertirmi un pochino, l’assalto ormai è un vago ricordo! E ho avuto un’idea geniale in merito.» Si fregò le mani, mentre l’unica donna presente prese la parola: «A proposito di quanto ho iniziato tempo fa… Posso andare avanti? Sono stufa di rimandare in eterno…» Permesso che le venne accordato.
Dopo aver dato delle dispositive agli altri, tornò a guardare la sfera e un’espressione di disappunto le si formò sul viso deturpato perchè sì, la regina aveva appena perso i sensi, ma purtroppo era ancora viva.

Pearl Piari - Niijima, Giappone

«Sai, ho l’impressione che Robin mi stia nascondendo qualcosa.» Disse Hazelle, versandosi del succo. Quell’affermazione sorprese molto Julia, che posò il proprio sguardo sull’amica.
In cucina quel mattino erano rimaste loro due, oltre a quel fragolone di Sirio che stava sculettando allegramente alle ragazze posando di tanto in tanto la testolina sulle loro ginocchia. Dopo la discussione iniziata da Resha il giorno precedente, l’atmosfera all’interno del gruppo non si era ancora calmata. Aisu stava suonando il piano, nel tentativo di calmare i nervi decisamente a pezzi, mentre Tadashi si stava allenando al piano di sotto; se Robert fosse stato in hotel, molto probabilmente gli avrebbe chiesto di potersi sfogare con qualche incontro, ma visto che era da solo si doveva accontentare con pesi ed esercizi vari. La situazione tra lui e le ragazze era però decisamente peggiorata: si era rinchiuso nella sua bolla e non aveva praticamente più parlato a nessuna di loro. Solo la tedesca riusciva, in un modo o nell’altro, a far uscire dalla sua bocca frasi morfologicamente più complesse di “vado ad allenarmi, non cercatemi” o, nel peggiore dei casi, meri monosillabi.
Oltre ai problemi all’interno del gruppo, si andavano ad aggiungere quelli esterni. Meru era in camera sua a comunicare con il regno, la cui situazione era decisamente grave ma stazionaria. Luchia non era migliorata, ma i nemici non si erano più fatti vedere e questo per ora era l’unico lato positivo.
Le sorelle e Reana erano impegnate con le loro attività, mentre Moni era andata a far compere con sua madre. Le due volevano approfittare il più possibile del tempo che avrebbero trascorso insieme.
«Probably non vuole che tu ti preoccupi, visto che abbiamo già molte grane. Don’t worry, prima o poi ti dirà tutto! E poi tua sorella è una ragazza fortissima.» Julia si zittì un momento, pensando che invidiava la sicurezza della tedesca, ma poi riprese con un sorriso: «Se la cava sempre! Tranquilla!> Azzannò l’ennesimo biscotto al cocco, da poco uscito dal forno. Al diavolo la dieta, al diavolo la ciccia e i vari complessi, era nervosa e aveva bisogno di forti dosi di serotonina.
«A proposito di segreti...» Nel mentre, Hazelle stava sfornando ancora biscotti. «Come mai non hai detto al tuo ‘Orsacchiotto asociale’ e tua cognata del tuo segreto?» La castana aveva avuto da sempre quel dubbio, ma non aveva mai osato chiedere per discrezione. Ormai però erano tutte abbastanza in confidenza, perciò non riuscì più a trattenersi.
«Perché sono una cretina! Non lo so nemmeno io in realtà…» Borbottò, appoggiando la guancia sulla mano e facendo cenno a Sirio di saltarle in braccio. «Forse perché… Boh! Forse perché conoscendolo avrebbe cercato di impedirmi di accettare per la mia sicurezza, già in passato mi ha consigliato di rifiutare certi ingaggi. A volte ho fatto bene ad ascoltarlo, altre me ne sono pentita amaramente… Adesso so impuntarmi meglio, come quando sono andata ad Apia, ma una volta tendevo a fidarmi di più delle persone maggiormente esperte e la cosa non mi piaceva affatto.» Ammise con vergogna, mentre l’altra annuiva con comprensione, mentre faceva un grattino dietro le orecchiette a punta del cane che per tutta la risposta inclinò la testa di lato sgranando gli occhioni. «E ti dirò… Io sono stata una seconda scelta perché la ragazza originariamente voluta da Coco ha dovuto rifiutare a causa di gravi problemi familiari, sennò non sarei nemmeno qui adesso! Ho accettato per esclusione, Coco non aveva una grande rosa di candidate.» A quella rivelazione, Hazelle sgranò gli occhi. Quel dettaglio proprio non lo sapeva, né se lo sarebbe mai immaginato.
«Ma ho fatto la cazzata del secolo a non dirglielo!» Addentò un altro biscotto.
«Quindi adesso ti senti in colpa ed è per questo che sei nervosa e ti stai ingozzando?» Chiese divertita la custode della perla viola, mentre l’amica faceva cenno di sì.
«Come sei buffa, sembri un criceto!» Rise, alludendo alle guance piene dell’americana. «Comunque!» Proclamò, buttando giù d’un fiato il boccone. «Quando tornano glielo dirò, vada come vada! E se non capirà, sono certa che Minikitty provvederà a metterglielo in quella testa!» L’ennesimo biscotto sparì nella sua bocca.
«Brava! Non oso immaginare Minikitty che si intromette…» Sogghignò la tedesca. «Sarebbe divertente e inquietante al tempo stesso!» Immaginare le varie reazioni di quella piccola pazza era sempre divertente, perché non sapevi mai dove andare a parare.
«Farà mille domande, poco ma sicuro!» Confermò Julia. ”Proprio come ne sto facendo io...Essere principessa è davvero quello che voglio? E non lo dico perchè sono un ripiego o peggio ancora perchè sono succube del mio ragazzo… Quello mai, sono troppo femminista per ridurmi ad essere un’appendice di un uomo… È proprio per me personalmente! Voglio veramente tutto questo?” Ci pensava da giorni, ma non era ancora pronta per parlarne con le amiche.

 


Angolo delle autrici:

Dopo un violento assalto al castello un capitolino di riflessione ci stava! Una Resha grintosa e decisa così ci andava proprio, nessuna meglio di lei poteva adattarsi bene al contesto! E poi scopriamo parte del motivo che ha impedito a Tadashi di andare al castello, cosa frulla nella testa di quel tritoncino ostinato? Ci sarebbe voluta MInikitty in questo caso (tranquilli torna prestissimo) E vediamo anche Julia che sembra indecisa sul suo futuro… Ci scusiamo se non tutte le ragazze hanno avuto spazio, ma ci rifaremo nei prossimi, non dubitatene! Ah poi… Sappiate che ci vergognamo come ladre delle nostre vecchie fanart fatte con paint da parte di Kelly e a matita da parte di Elsira… Adesso abbiamo entrambe Clip Studio Paint e anche se la tavoletta al momento ce l’ha solo Elsira anche i disegni della Pulcina Pazza hanno avuto un netto miglioramento! Le vedrete in futuro, promesso! Ora alle note in singolo~

 
 

L’angolo di Kelly:



Allora eccomi!Per una volta non ho idea di cosa dire! T_T Se non che, come la mia controparte nella storia voglio pure io i biscotti al cocco con gocce di cioccolato, li ho assaggiati freschi di forno industriale e sono illegali :Q___________ E che mi sento una materia marrone sia per Seira ma anche perché molte ragazze qui non hanno avuto spazio mentre non mi sento così per Luchia!Vabbè, il prossimo capitolo inizia col botto, nel delirio più totale quindi ci vediamo li!Ora vado nelle mie Isole Samoa a spupazzare i miei Cuccetti!Cuccettiiiii, cuccettini adoratiiiii!Dove siete?Venite quiiiiiii!*Sparisce dal radar visivo dei lettori*

 
Sirio: Finalmente una comparsata!Non sono adorabile, non sono dolcissimo?Con il mio musetto a fragolina!Voglio comparire ancora e ancora!






L’angolo di Elsira:

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Lo devo ammettere: sono parecchio soddisfatta di come stanno venendo fuori questi capitoli e i successivi. Non me lo sarei mai aspettata, fino a qualche tempo fa. Detto questo… RIVOGLIO MINIKITTYYYYY!!!!!!!!!!!!!! T-T T-T T-T T-T Sto soffrendo di una nostalgia nei suoi confronti che è impossibile da spiegare… E poi qui ci vuole seriamente qualcuno che faccia sbattere la testa a Tada’ nel muro, e chi meglio di lei?

L’unica cosa è che mi dispiace un po’ per Seira… E Robin è partita, per tornare a casa… Mi mancherà… Buon volo tesoro!

Un saluto a tutti, ci vediamo al prossimo chappy (shiiiiiiiippissimoooooo~) ❤️

 

 




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Renée e Moni by Ziggyssia
Kelly & Elsira chibi by Ziggyssia @FARBERS
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Capitolo 22
*** Jewel Eyes ***


Ship ship ship ship ship ship shiiiiip!!!!
Questo è forse uno dei capitoli più shipposi di questa serie… Questo e il successivo, che in origine dovevano essere un tutt'uno ma poi siamo state costrette a dividere (Elsi triste.) T_T Evviva le ship!!!
E godetevi il momento folle dell’inizio!

 

Jewel eyes

Jacksonville, Florida

«Here is the winner and still your Infernal Champion… Dark Nemesis!»
E con questo è tutto cari telespettatori! Il campione in carica ha mantenuto con successo il suo titolo e settimana prossima scopriremo insieme quali altre sfide lo attendono! Restate con noi!
«Uffa!» Sbuffò annoiata una ragazza, spegnendo la tv e gettando di malavoglia il telecomando sul divano. «Se nemmeno rivedere il match del mio fratellino mi aiuta, sono proprio messa male!» Pensò a voce alta Minikitty, preoccupata per le sue condizioni psicofisiche. Erano tornati in America solo da pochi giorni, “giusto il tempo di firmare il contratto temporaneo con quella federazione giapponese vicino a Niijima, una volta sbrigate tutte le pratiche, torneremo!” Così l’aveva rassicurata suo fratello, una volta saliti sull’aereo che li aveva ricondotti nella loro città natale. Solo che, come entrambi già sapevano, la firma di un contratto e tutto ciò che ne consegue non era certo una cosa da poco, dietro ci stava molto di più, considerato che il tutto comportava pure un momentaneo trasloco oltreoceano. Almeno, di questo il presidente della federazione era stato entusiasta: uno dei suoi atleti più promettenti avrebbe combattuto in Giappone per una federazione in rampa di lancio e nel mentre, un loro atleta sarebbe venuto a lavorare per lui; si trattava di uno scambio decisamente fruttuoso.
D’altra parte, tutta quell’attesa stava seriamente minando alla salute di una persona che rischiava di impazzire e diventare ancora più svalvolata. Minikitty sbuffò di nuovo: le mancava Niijima, l’albergo, le nottate passate a chiacchierare con Hazelle, le follie con Moni… Persino le discussioni con Tadashi! L’allegria e la spensieratezza delle ragazze, l’atmosfera che vi era in quel posto, le mancava tutto quanto. In quei giorni la ragazza, sull’orlo dell’esaurimento, era di umore instabile e sempre pronta ad esplodere per nulla, con sommo sgomento di chiunque la circondasse.
«Minikitty?» Il gemello entrò nel suo campo visivo e mentale, facendole prendere un colpo.
«Che vuoi fratellino?» Chiese, notando la faccia del gemello.
«Ecco… Ho appena finito di parlare via webcam con Julia… Ha detto che come torno deve dirmi una cosa importante, anzi di più… Sai cosa ti avevo detto in aereo, no? Ho l’impressione che le due cose siano collegate… Credo mi stia nascondendo un segreto… E la cosa sinceramente parlando non mi piace. Sai com’è… Sono il suo ragazzo e venire tagliato fuori non è che mi faccia molto cont…» Sua sorella si alzò in piedi con slancio, le sopracciglia aggrottate e le mani a pugno sui fianchi, gesto semplice che bastò a zittirlo.
«Beh… Senti da che pulpito!» Strillò, puntando minacciosa l’indice contro il fratello, per poi continuare: «Che stia nascondendo qualcosa lo sospetto pure io, ma anche tu caro fratellino i tuoi altarini ce li hai! E qualsiasi cosa ti stia nascondendo lei, non è di certo schifosa e vergognosa come la tua menzogna! Non crederti che non lo sappia sai… Sarò pazza ma non stupida, lei non mi ha detto nulla di quello che prova, ma io me ne sono accorta!» Continuò, infilzandolo con l’indice e fissandolo dritto negli occhi, identici ai propri.
«Ma… Di cosa…» Di nuovo, lo sguardo di lei lo zittì. «E non fare lo gnorri!» Gridò ancora, la voce che si era leggermente arrochita. «Io ho avuto delle ragazze, io qui, io lì…» Scimmiottò le parole del gemello con tono tronfio, per poi affermare con le braccia allargate platealmente: «Quando entrambi sappiamo benissimo che Julia è la prima ragazza in assoluto che ti degna della sua considerazione! Che prima di lei, nessuna ti si era mai avvicinata e che tu, da bravo orso asociale quale sei, non hai mai considerato nessuna e che lei è il tuo primo e voglio sperare unico amore!» Si interruppe un attimo, mentre il fratello la guardava imbarazzatissimo. «E tu le hai mentito su una cosa importantissima ed essenziale, ti spacci per quello che non sei perché ti vergognavi ad ammettere che alla tua età non hai mai avuto una ragazza quando…» Prese un bel respiro, la predica non era ancora finita: «NON C’È NULLA DI MALE! DOVRESTI VERGOGNARTI!» Gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, le guance rosse e gli occhi lucidi dallo sforzo. «C’è da meravigliarsi che sia così ritrosa? Una ragazza insicura come lei… Farle credere che è l’ennesima fidanzata… Per che cosa, poi? Per farti grande ai suoi occhi? E cosa hai ottenuto? Credi che ti ritenga un grande? Ecco cosa hai ottenuto: che l’hai delusa, millantando avventure che magari sono esistite solo nella tua mente bacata, nella tua mente di uomo!» Nulla da ridire, la ragazza aveva ragione. «E io cretina che non le ho detto nulla, avrei dovuto farlo e subito anche! Ma questo compito spetta a te, non a me… Perché tu l’anima gemella al contrario mio ce l’hai! IO NO!» Si fermò, per riprendere fiato, mentre il fratello la guardava di sottecchi. Purtroppo le parole di Minikitty erano vere, anche lui stava nascondendo un segreto importante e avrebbe dovuto dirglielo, ma gli mancava sempre l’occasione. Se solo avesse immaginato che la sua ragazza era diversa dalla massa… Ma la paura di venire giudicato uno sfigato era troppa e aveva commesso quell’errore non certo irreparabile, ma che la metteva parecchio a disagio.
«E intanto io sono costretta qui, ad aspettare, aspettare e aspettare…» Cambiò argomento la ragazza, apparentemente calmatasi. Ma persino lui, nonostante in sentimenti non capiva nulla nemmeno a pagarlo, si accorse che c’era anche dell’altro a turbare quella pazza in miniatura. Decise perciò di chiedere, ansioso di accantonare l’argomento precedente: «Qual è il vero problema, Minikitty? Sarò anche “un orso asociale e un bruto insensibile che non capisce i sentimenti”.» Mimò le virgolette con le dita, guardandola. «Ma sono pur sempre il tuo gemello e non mi freghi.»
Vinta, Minikitty si decise a buttare fuori tutto lo stress accumulato in quei giorni, con voce più acuta del solito da tanto era esaurita: «Che problema c’è? C’è che qui mi annoio, ecco cosa c’è! Queste pratiche burocratiche del cavolo! Sono giorni che siamo piantati qui in attesa, sono stufa! Voglio tornare a Niijima dalle ragazze! Ecco qual è il vero problema! Sento odore di anima gemella, laggiù! E poi non sono tranquilla sapendo di mia cognata in terra straniera e per giunta in compagnia di quell’aspirante showman galletto! E non dovresti esserlo nemmeno tu!»
«Tu lo senti dappertutto l’odore di anima gemella…» Commentò lui, veritiero. Dovunque andassero, in ogni momento Minikitty pensava sempre a cercare una compagna.
«Sì ma stavolta è diverso… È… È… NON LO SO!» Latrò, presa dallo sconforto. «Mi sono trovata benissimo! Quelle ragazze mi vedono come un’amica, come una di loro… So solo che voglio tornarci! Partirei subito ma non posso lasciarti solo, dopotutto sei il mio dolce fratellino… Non posso lasciarti solo con le tue ragazze immaginarie.» Ribatté acida, incrociando le braccia.
«Dai andiamo… Ancora qualche giorno… Sopporta, poi staremo laggiù finché non termina questa sospetta “vacanza studio”.» Aggiunse Robert preoccupato, ripromettendosi di non prendersela quando lei gli avrebbe rivelato questo segreto. Di una cosa era certo: non era coinvolto nessun altro ragazzo e questo lo rassicurava, molto anche.
«Uffa! Spero che il tempo voli! E per quanto riguarda te, fratellino.» Riprese Minikitty, assottigliando gli occhi, minacciando il gemello con l’indice rivolto verso il proprio petto: «Se non glielo dici tu lo farò IO! E non mi prendo responsabilità! Quindi vedi di non continuare a portare avanti questa farsa vomitevole! Ah, uomini!» Scrollò la testa, la voce leggermente stridula a causa delle grida di poco prima. «E poi mi chiedono perché preferisco le donne!» Concluse secca, intrecciando le mani dietro alla testa e tornando nella sua stanza, lasciando così il gemello basito.

Niijima, Giappone

Tadashi si svegliò come suo solito molto presto, con l’intenzione di allenarsi. Quelle sessioni d’allenamento, e isolamento, mattiniere gli erano utili a liberare la mente e negli ultimi tempi erano diventate un bisogno sempre maggiore.
Si alzò dal letto e indossò in fretta un paio di pantaloncini a mezza gamba, dopodiché uscì di corsa dalla propria stanza e si diresse veloce fuori dall’albergo, per chiudersi la porta alle spalle e voltarsi verso l’Oceano.
Chiuse gli occhi e respirò.
L’aria sapeva di salmastro e, ancora fresca d’alba, gli attraversò il corpo. Si sentì rinascere. Il sangue iniziò a galoppare, trasportando adrenalina in ogni più piccola fibra del suo essere, facendolo sentire più vivo che mai.
Riaprì gli occhi e iniziò a correre verso la spiaggetta deserta che aveva scovato appena arrivato a Niijima, per potersi sgranchire un poco le ossa.

Nonostante quel giorno non ci fossero state lezioni a causa di un’assemblea, la scuola era aperta, poiché le attività dei vari club sarebbero comunque proseguite. Non tutti gli studenti erano però andati, molti club infatti erano quasi del tutto vuoti.
La gara di atletica sarebbe stata tra meno di un mese e Yumi, così come tutte le sue compagne di squadra, era decisa a vincere e dimostrare, proprio come faceva ai tempi delle medie, di rappresentare degnamente la sua scuola. Stava esercitandosi per la staffetta, mettendoci tutto l’impegno del mondo, ma proprio mentre stava per raggiungere la sua compagna, iniziò di colpo a sentirsi debole, stanca. Era una stanchezza diversa da quella data dal semplice dolore dell’acido lattico che invade le gambe e le fa sentire pesanti; era una sensazione più generalizzata, di quelle che prendono il controllo dell’intero corpo e fanno sentire come paralizzate.
Decise di ignorare tale segnale che reputò di semplice stanchezza, visto che mancava una manciata di metri al cambio con la compagna. Fece un ultimo sforzo e si impegnò con tutta se stessa a fare quei pochi passi che la separavano dalla schiena della ragazza di fronte a sé, pronta a scattare e con già la mano tesa verso di lei. D’improvviso però tutto si fece nero, il suo corpo divenne troppo pesante perché lei potesse continuare a muoverlo e cadde inesorabilmente a terra, tra le grida delle compagne e il fischietto del mister che cercava di ripristinare l’ordine. Yumi fece appena in tempo a vedere il viso preoccupato di una sua amica, che perse i sensi.
Percepì una mano sfiorarle delicatamente le ciocche verdi che le ricadevano sul volto. Aprì lentamente gli occhi per incontrare il viso sorridente di sua sorella, che si trovava a scuola a sbrigare alcune pratiche per il club di giardinaggio e si era precipitata subito in infermeria, non appena era stata informata del malore della sorella.
«Resha… Ma cosa…» Mormorò ancora intontita.
«Sei svenuta mentre ti allenavi. È colpa della battaglia dell’altro giorno, nessuna di noi si è ancora ripresa del tutto e tu non sei da meno… Hai preteso troppo da te, sforzandoti in quel modo.» La rimproverò con dolcezza la rossa. «Adesso prendi questa.» Le porse una barretta di cioccolato con un sorriso rassicurante in volto, per poi continuare la frase: «E poi andiamo a casa, ci facciamo un bagno caldo e ci riposiamo per bene!»
“Un programma decisamente allettante!” Pensò Yumi con un sorriso, mentre scartava la barretta e vi dava il primo morso.

Aisu aprì gli occhi ore dopo, al suono odioso del suo cellulare. Si tappò il volto portandosi pigra il lenzuolo a coprirle la testa, con l’irrealizzabile desiderio che il telefono si spegnesse da solo. Alla terza chiamata consecutiva, la custode della perla indaco si arrese e si portò il cellulare all’orecchio, mugolando con voce ancora impastata dal sonno: «Pronto?»
«Sveglia sveglia sveglia, bella addormentata! Il sole è alto da un pezzo e la colazione è quasi pronta!» La voce euforica apparteneva ad Hazelle, che probabilmente era già ai fornelli da chissà quanto. La mora continuò, con una risatina di sottofondo proveniente da Julia, che le era affianco: «Forza! Scendi dal letto, prima che mandi qualcuno di nostra conoscenza a prenderti di forza e buttarti di sotto!»
Aisu non comprese ciò che le due amiche intendessero e in quel momento non voleva nemmeno capirlo. Tutto ciò che desiderava era tornare a dormire. Quella era la sua mattinata libera e aveva tutta l’intenzione di passarla in camera sua, a dormire e dipingere.
«Non far freddare la colazione, che sennò la cara Zelle te la fa pagare...» Canticchiò Julia, stranamente tutta allegra. Delle altre risate le arrivarono mediante il ricevitore e, mentre lei era ancora impegnata a cercare di aprire gli occhi, udì un nuovo sollecito da parte della tedesca, prima che chiudesse la chiamata: «Muoviti!»
Aisu lasciò cadere svogliatamente il proprio braccio sul materasso, mentre dalle sue labbra usciva un lieve mugolio.
Un sospiro frustrato e la ragazza si alzò dal letto, dirigendosi nell’altra stanza per farsi un bel bagno, prima di iniziare una qualsiasi altra attività. Nel tragitto, mentre si spogliava, lanciò una breve occhiata di scuse alla tela bianca posta sul cavalletto, davanti alla finestra della camera, che pareva attendere solo lei. “Io e te ci vedremo prima di andare a letto stanotte, è una promessa.”
Si buttò a peso morto nella vasca colma di schiuma, rilassandosi all’istante e riuscendo finalmente a dimenticarsi dell’ennesimo incubo fatto quella notte. Completamente nel proprio mondo, iniziò a intonare la sua canzone preferita senza neanche accorgersene.

Nessuno l’ha vista sparire
la stella che un giorno ritroverò.
Ma se il mio cuore è triste,
la speranza non perderò.
Lo so.

La pioggia non posso fermare,
ma sempre più forte io canterò.
Cercando sette luci, tutto il mondo io girerò
e le troverò...

Tadashi rientrò in albergo completamente distrutto fisicamente. Si era davvero spaccato in due quella mattina e sperava vivamente che quel giorno i nemici li lasciassero tirare un respiro, altrimenti sarebbero stati guai. D’altronde, non era stato capace di fermarsi. Troppi pensieri per la testa.
Ancor prima di passare di camera sua per farsi un bagno, si diresse in cucina, guidato dal proprio stomaco che reclamava cibo da più di due ore ormai.
Leccandosi i baffi al sol profumo delle prelibatezze cucinate da Hazelle, venne fermato proprio da quest’ultima che, con una spatola poggiata sulla mano a intimazione di mollare il pancake che si stava portando alla bocca e uno sguardo serio in volto, ordinò: «Fermo lì.»
Tadashi osservò interrogativo la principessa dell’Antartico, la bocca già aperta, pronta a ricevere al suo interno il cibo delizioso.

Pioggia di smeraldo,
grido al vento un desiderio:
stella a cui appartengo, fatti vedere!

Destino che mi guida,
col tuo aiuto so,
che non mi arrenderò.

Più fortuna avrò.

«Oh, fortuna che sei arrivato! La colazione è pronta, ma potresti andare a chiamare Aisu? Temo si sia riaddormentata, sai com’è…» Esclamò Julia, entrando in cucina per portare altre pietanze sul tavolo del buffet della sala da pranzo e osservando con un sorriso divertito la scenetta tra i due.
Lui sbuffò, chiedendo: «Non potete andare voi?»
«Ci abbiamo provato, ma si ributta dentro al letto. Serve qualcuno che la porti giù a forza e tu sei di certo il più forte tra noi.» Rispose Hazelle, tentando di nascondere un sorriso furbo e liberando la sua mano.
«E va bene…» Mugolò il ragazzo, facendo per dirigersi al piano superiore, nella camera della principessa dell’Artico e recuperarla.
«Tadashi...» Lo richiamò la custode della perla viola. Lui si voltò con finta aria innocente in volto, parlando in falsetto e gli occhioni dolci: «Sì?»
Hazelle tese verso di lui il braccio con il palmo rivolto verso l’alto, dicendo con un largo sorriso: «I pancakes, prego.»
Il giovane sbuffò e, dopo aver dato un’ultima occhiata rammaricata al piatto che aveva in mano, lo poggiò sul palmo della cuoca, per poi girare i tacchi e dirigersi di sopra.

Ornata da pietre preziose,
la stella che cerco dove sarà?
Ma son sicura la fiducia sempre mi aiuterà
perché...

Sorride serena la Luna.
Promette che ancora mi salverà.
E il sole acceso
questa mia passione non spegnerà,
che forza mi dà...

«Non credi che abbiamo esagerato?» Chiese in un sorrisetto enigmatico Julia all’amica. Questa alzò un sopracciglio e la guardò appena, per tornare poi a osservare la direzione dove era sparito il ragazzo. «Ehi, io l’avevo avvertita che avrei mandato qualcuno di nostra conoscenza a buttarla giù dal letto, se non si fosse data una smossa.» Trattenne una risatina, compiaciuta dalle proprie azioni, mentre si accomodava con Julia a tavola e iniziavano a mangiare, scommettendo su come sarebbe potuta evolversi la storia tra i due.

Raggi di brillante
il mio sogno è importante,
mare che mi avvolge
non mi tradire.

Destino che mi guida,
col tuo aiuto so,
che non mi arrenderò.

Più fortuna avrò.

Tadashi arrivò a corsetta di fronte la camera della principessa dell’Artico. Posò la mano sulla maniglia e aprì l’uscio, parlando al contempo: «Aisu, sveglia! La colazione è pront…» S’interruppe, assumendo un’espressione perplessa, con la quale osservò la stanza vuota.
Un vago senso di preoccupazione stava per accendersi in lui, finché non sentì una voce provenire dal bagno della camera.

Pioggia di smeraldo,
grido al vento un desiderio:
stella a cui appartengo, fatti vedere!

Destino che mi guida,
col tuo aiuto so,
che non mi arrenderò!

Più fortuna avrò.

Si avvicinò con passo felpato, come ipnotizzato, incantato da quella voce che conosceva ma che allo stesso tempo gli sembrava di non aver mai udito.
Poggiò cauto l’orecchio all’uscio, continuando ad ascoltare la melodia, mentre brividi gli percorrevano per intero il corpo, facendo in modo che stare in piedi divenisse sempre più difficile man mano che la voce gli entrava dentro.
Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare in un mondo a lui completamente sconosciuto, incapace di fare altro.

Raggi di brillante
il mio sogno è importante,
mare che mi avvolge
non mi tradire.

Destino che mi guida,
col tuo aiuto so,
che non mi arrenderò!

Più fortuna avrò.

Pioggia di smeraldo,
grido al vento un desiderio:
stella a cui appartengo, fatti vedere!

Destino che mi guida,
col tuo aiuto so,
che non mi arrenderò!

Più fortuna avrò!

Tadashi si riscosse quando udì il rumore inconfondibile che faceva l’acqua quando si usciva dalla vasca e, per evitare di venir scoperto e che Aisu fraintendesse la situazione, corse fuori dalla stanza, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.
Fece qualche respiro profondo, in modo da calmarsi, chiudendo gli occhi e accasciandosi al muro. Si portò una mano ai capelli corvini e tirò un sospiro, mentre cercava di fare chiarezza nel miscuglio di emozioni che aveva provato nel sentire cantare la ragazza.
Erano strane. Non si era mai sentito così… Catturato, da una voce. Eppure di canti di sirene ne aveva uditi molti e anche Aisu l’aveva già sentita cantare durante i combattimenti, ma delle emozioni del genere non le aveva mai provate.
Scosse la testa, cercando di cacciare il tutto e tornare in sé. Non era davvero il momento di perdersi in pensieri da adolescenti smielati, quello. Erano nel bel mezzo di una guerra.
Quel pensiero lo fece riprendere completamente e voltare verso la stanza della ragazza. Bussò alla porta, chiedendo educatamente: «Aisu? Posso entrare?»
«No che non puoi, sono nuda!» La sentì gridare da dentro la stanza.
Gli scappò un sorriso, mentre si immaginava la custode della perla indaco coprirsi come poteva, alla bell’e meglio, come se lui avesse potuto vederla attraverso la porta. Scosse la testa, dopodiché disse: «Beh, vestiti. Ti aspetto per fare colazione. Avanti, muoviti e vieni giù!»
Andò poi in camera sua, si fece il bagno in meno di due minuti, per togliersi le tracce dell’allenamento mattutino di dosso, si vestì in ancor meno tempo e scese velocemente le scale, per andare a sedersi a tavola e fissare sofferente il banchetto prelibato che Hazelle aveva preparato quella mattina.
Diamine, se aveva fame.
Il suo stomaco glielo ricordò per l’ennesima volta, brontolando animamente, tant’è che Julia, sentendolo, andò a sederglisi di fronte e gli chiese perché non si fiondasse sul cibo squisito, come ogni mattina.
Tadashi abbassò lo sguardo sul piatto vuoto che aveva di fronte, per poi dire quasi sottovoce: «Sto aspettando Aisu… Le ho detto che l’avrei aspettata per mangiare…» Il suo stomaco si fece nuovamente sentire. “Mannaggia a me e alla mia lingua che parla prima di lasciarmi pensare… Ma pure a lei, quanto le ci vuole?”
Un largo sorriso prese il possesso del volto di Julia, che si alzò dicendo con tono furbo: «Ah ah… Capisco, capisco…» La ragazza si diresse con le mani unite dietro la schiena da Hazelle, pronta a dirle che aveva vinto la scommessa e che Tadashi aveva ceduto per primo.

Davanti casa Shell, Raito e un ragazzo dai capelli blu elettrico, sui quali spiccava uno scompigliato ciuffo biondo e occhi acquamarina, stavano aspettando pazientemente il ritorno delle sorelle. A dire il vero, era il tetide ad attendere, l’amico si trovava con lui per puro caso.
Avevano suonato alla porta, ma nessuno aveva aperto loro, perciò i ragazzi si erano seduti sul muretto in attesa.
Il giovane idol, grazie a Hikari, si era ripreso bene dall’attacco di Tsuchi avvenuto qualche giorno prima e, a parte alcuni lividi, non aveva riportato nulla di grave.
«Ma sì, Victor! Ti dico che ne vale la pena! Sono ragazze simpatiche alla fine, oltre che molto carine. Non a caso sono le future principesse! E sono pure tutte libere, tranne quella del Pacifico del Sud… Il suo ragazzo è un vero mastino con le mani lunghe! Però queste due sorelle sono due bei bocconcini… Specialmente la custode della perla arancione, ha un gran carisma!»
L’amico scese dal muretto, guardando il compare di dimostrava il suo interesse uguale a zero. «Sinceramente, le sirene non mi interessano e lo sai… Non voglio più saperne del mondo sottomarino…» Tono vago e sguardo incerto, di cui solo Raito conosceva il motivo. «E poi dovresti smetterla di flirtare con tutte. È vero che metti sempre in chiaro le cose, ma non penso sia giusto!»
Raito sollevò gli occhi al cielo: ci mancava pure la predica, contando pure che Victor un tempo adorava flirtare almeno quanto lui; insieme era imbattibili.
«E andiamo, cos'è questa morale… Siamo giovani, di bell’aspetto, abbiamo diritto a divertirci, no?»
Victor fece appena in tempo a lanciargli un'altra occhiata affatto convinta, che Raito si sbracciò con aria ammiccante verso le due ragazze che stavano venendo verso di loro: «Heyyyy, bamboline!»
Resha sbuffò, levando gli occhi al cielo: dopo una giornata pesante come quella, tutto ciò che voleva era infilarsi nella vasca da bagno e rilassarsi, non aveva certo voglia di sorbirsi quel tipo appiccicoso e vanitoso. Yumi ridacchiò nel vedere l’espressione della sorella, conscia dei pensieri che avevano attraversato la mente della rossa, per poi sgranare gli occhi nell’accorgersi che il loro ospite non era solo.
«Cosa vuoi, Raito?» Chiese Resha, con tono seccato.
«Hey bambolina! Io ti salvo la vita e tu mi attacchi così? Non è galante da parte tua, no!» Rispose con tono allegro lui, spostandosi una ciocca di capelli dal viso.
«Ma…» Esordì Yumi, sconcertata: non erano soli, c’era un estraneo, era davvero sicuro parlare di quelle cose?
Raito notò la sua espressione interrogativa e, con nonchalance, indicò l'amico alle sue spalle: «Tranquilla… Lui è Victor, il mio migliore amico. È un tritone blu, non correte rischi. Non sono uno sprovveduto io.» Aggiunse poi indicandosi, con tono orgoglioso e un occhiolino: «Credeteci o meno, non sono un traditore!»
«Non ne sarei sicura. Forse in ambito segreti, ma per il resto non ti credo!» Sbottò Resha, incrociando le braccia imbronciata e evitando di incontrare le sue iridi violacee. Non si fidava ancora del tutto neppure di lui, anche se comunque lo reputava più affidabile di Tadashi.
«Beh comunque…» Yumi si intromise, tendendo la mano al nuovo arrivato con un sorriso: «Io sono Yumi Shell e lei è mia sorella Resha!»
Victor si presentò a sua volta, ricambiando anche il sorriso.
“Oddio… Avrò un aspetto orribile dopo lo svenimento, con i capelli disordinati, il viso smorto e l’espressione stanca!” L’idea la mise in imbarazzo, facendola di colpo invadere il viso da un'onda di rossore. Per tentare di sviare l’attenzione, chiese: «Così sei un tritone dell’Atlantico del Nord?»
«Sì… Ma sono molti anni che vivo sulla Terra… Non ho più avuto occasione di tornare nel mio regno…» Rispose vago il blu, iniziando a sentirsi a disagio a causa degli occhi curiosi della ragazzina. Per fortuna l’amico gli venne in aiuto: «Comunque ero venuto per darvi questi!» Ammiccò Raito, porgendo alle ragazze due biglietti per il suo prossimo concerto, per poi aggiungere sincero: «Spero di vedervi!»
«Magari! Perché no!» Acconsentì Yumi, senza staccare gli occhi dal tritone del regno di Reana, il quale al contrario cercava di evitare gli sguardi di entrambe ragazze.
«Raito, è tardi…» Il blu prese l’amico per il braccio, sforzandosi di tirare un ultimo sorriso in direzione delle Shell: «Dobbiamo andare… È stato un piacere conoscervi principesse. Magari ci rivedremo.»
«Sì… A presto, buona serata!» Esclamò Yumi come in trance, prima di venire trascinata dentro casa da Resha: secondo la sua scaletta, avevano tardato anche troppo per colpa di quei due e il bagno caldo non si faceva di certo da solo.
«Però… Quel Victor non mi sembra così male sai?» Commentò la verde, lo sguardo ancora in trance mentre seguiva la sorella in camera da letto.
«Scherzi? Sarà anche carino ma non mi stupirei fosse uno sbruffone presuntuoso come Raito! Non lo sopporto proprio, lui e la sua spavalderia...» Replicò Resha, sciogliendosi i capelli e iniziando a pettinarsi.
«Però… Sarà anche sbruffone, ma ti ha salvato la vita. Saresti diventata uno spiedino se non fosse intervenuto. Si è fatto avanti per difenderti…» Disse Yumi sognante, sciogliendosi la chioma a sua volta e accettando il pettine che la sorella le offriva. «Secondo me ti piace e anche tu gli piaci, altrimenti non verrebbe sempre da te. Julia a parte, noialtre siamo tutte single, la scelta sarebbe ampia.»
La maggiore lasciò cadere la spazzola. «A me invece non potrà mai piacere un montato come lui, mai e poi mai! E non diventerò certo la sua ennesima conquista! Non sono un oggetto da collezione io. E nemmeno tu!» Sorrise e il suo tono si addolcì. «Tieniti alla larga da tipi come quelli, lo dico per te credimi.»
«Perché non potresti piacergli? Sei bella, intelligente, talentuosa...» Una punta di tristezza le velò gli occhi. «Magari sarai proprio tu a rimetterlo in riga, chissà!» Fantasticò, sdraiandosi sul letto della sorella.
«Tu sei pazza… Se vuole divertirsi e svuotarsi i “gemellini” vada altrove, io non sono quel tipo di ragazza.» Il tono non ammetteva repliche. «E quel Victor mi convince proprio poco… C’è qualcosa di sospetto in lui e se è amico di quello…»
“Vedi nemici ovunque ultimamente, sorellona…” Yumi tirò un sorriso. «Sì ma… Non ti nego che mi piacerebbe rivederlo. Non so, ha un qualcosa… Mi interesserebbe conoscerlo sai?» Gli occhi azzurri della custode della perla verde si illuminarono. «Potremmo uscire tutti e quattro! Magari una gita subacquea… Se non ti piace Raito fa nulla, ma se lo rivediamo voglio chiedergli di lui!»
«Mah, se ne sei sicura… Io però non intendo uscire con quel donnaiolo. Non sono una ragazza oggetto, non cadrò nella sua trappola. Non mi intorterò con un tizio senza cuore e sentimento.» La più grande scrollò le spalle. “Anche se devo l’essere viva a lui… E non l’ho nemmeno ringraziato… Lo farò, senz’altro… Sì, appena lo rivedo.”
«Terra chiama Resha! Hey sorellona, ci sei?» Yumi ridendo, agitò la mano sotto gli occhi della rossa, che si riscosse. «Stavo…» Un rumore di serratura dal piano di sotto interruppe entrambe.
«Ragazze, sono tornata! Vi ho portato una sorpresa, venite a vederla!» Esclamò Jade in tono allegro. Coi sorrisi sulle labbra, le due ragazze scesero al piano di sotto per raggiungere la madre.

Aisu scese dalle scale e andò direttamente in cucina, per prendere qualcosa da mangiare. Era abituata a fare colazione lì quando faceva tardi, così non mangiava da sola e poteva intrattenersi nel vedere Hazelle che cucinava, la cui maestria ai fornelli poteva essere considerata un vero spettacolo. Sperava solo che fosse un desiderio realizzabile. Dopo la discussione di qualche giorno precedente avevano fatto pace, le altre avevano capito le motivazioni sue e di Resha, ma nonostante ciò la custode della perla indaco percepiva un vago senso di disagio quando si trovava con Tadashi o le ragazze. Aveva come la sensazione che qualcosa fosse irrimediabilmente cambiato, anche se non era in grado di dire se in positivo o negativo.
Quella mattina, non appena varcò la soglia della stanza e si diresse dall’amica tedesca, questa, anziché accoglierla con una tazza di caffelatte fumante come suo solito, la fulminò con lo sguardo e le intimò: «Va subito a mangiare di là!»
Lo sguardo di Aisu si fece all’istante amareggiato, ma non fece in tempo a proferire parola che Julia la spinse per le spalle nella sala da pranzo e, giunte sulla soglia, le disse con un sorriso raggiante: «Zelle è solo scocciata perché ha appena perso una scommessa, stamani ti toccherà mangiare in sala.»
«Ehm… Okay…» Sospirò per nulla convinta Aisu, mentre si avvicinava al tavolo del buffet, prendeva un piatto e lo riempiva. «Julia, tu hai già…» Si voltò e si interruppe, non vedendo l’amica. «Mangiato…» La custode della perla indaco tirò un sospiro, preparandosi a fare colazione in solitudine. “La discussione dell’altro giorno ha davvero minato così a fondo il nostro rapporto?” Quella faccenda la stava preoccupando seriamente. “Ho già perso Eiji, non ho alcuna intenzione di perdere anche loro.” Ritrovato il coraggio, posò il piatto con la colazione e fece dietrofront, con tutta l’intenzione di andare a chiedere scusa alle due amiche. Il suo percorso venne però interrotto dopo nemmeno due passi, quando si vide comparire una tazza con del cappuccino fumante sotto gli occhi. «È bollente, che ustiona la lingua. Esattamente come piace a te.»
Aisu spostò il proprio sguardo al fianco e vide Tadashi, che le stava sorridendo in un modo che non aveva mai visto. Era… Gentile. Stranamente gentile. Inquietantemente gentile. “Che sta architettando?” Scosse energicamente la testa al termine di tale pensiero, riproponendosi di tentare di avere fiducia nel tritone, come si era ripromessa, a discapito di tutti i dubbi che potevano attraversarle la mente per via dell'esperienza con il gemello.
«Grazie…» Sussurrò confusa, prendendo in mano la tazza e portandosela appena alle labbra. Il gustoso liquido bollente le invase la bocca, facendo saltare di gioia le sue papille gustative. La ragazza spalancò appena gli occhi, pensando: “Non ci credo, è pure dolce al punto giusto! Solo Eiji riusciva a farlo così perfetto!”
Alzò lo sguardo e vide due smeraldi brillanti osservarla e delle labbra distese in un sorriso morbido come il burro. Quegli occhi le fecero per un istante venire in mente la sua canzone, lasciandola incantata, ma scosse la testa e si diresse a passo veloce verso uno dei tavoli vuoti, sentendosi improvvisamente a disagio.
Fece appena in tempo a sedersi, che si ritrovò Tadashi al fianco che le posizionò il piatto che aveva riempito con il resto della sua colazione poco prima e che aveva lasciato sul tavolo del buffet. Aisu lo ringraziò in un sussurro, cercando in tutti i modi di evitare quegli occhi color smeraldo.
«Posso unirmi a te?» Gli chiese con voce dolce lui. Lei annuì e si portò nuovamente la tazza di cappuccino bollente alle labbra, sorseggiandola e cercando di terminare così la secchezza che le invadeva la bocca, mentre il ragazzo le si sedette accanto e iniziò a mangiare una quantità di cibo incredibile.
Lei gli lanciò una breve occhiata, non potendo fare a meno di pensare come avrebbe fatto a pranzare se divorava tutta quella roba solo la mattina.
«Con l’allenamento si bruciano molte calorie e alla fine viene fame, inoltre sono sempre stato una buona forchetta.» Rispose lui, sorridendole furbo e intuendo la sua muta domanda. Lei, scontrosa e imbarazzata per essere stata scoperta con tanta facilità, si voltò dall’altra parte e sussurrò solo: «Non ho detto niente…»
Dalla cucina, Julia osservava con un sorriso i due scambiarsi frecciatine che pian piano si trasformarono sempre più in battute, risate e sguardi sempre più rilassati. Hazelle le arrivò a fianco e osservò la scena con lei per qualche secondo in silenzio, finché l’americana non le avvolse le spalle teneramente e le chiese: «Still mad?»
L’amica rise e fece cenno negativo con il capo, osservando la custode della pietra indaco far cadere per sbaglio un biscotto dal tavolo e il tritone dell’Oceano Indiano prenderlo al volo, grazie ai riflessi incredibili, per poi porgerlo alla ragazza che aveva di fronte con un sorriso unico disegnato in volto, sfotterla il secondo dopo e ritrovarsi una fetta di torta in faccia quello successivo.
Tadashi si ripulì il viso, sussurrando: «Me lo sono meritato…»
«Sì, infatti.» Sogghignò Aisu, trattenendo a stento una risata per la faccia alla panna di lui. «E vedi di impar…» Non riuscì a finire la frase, che Tadashi l’aveva sollevata per le gambe e l’aveva caricata sulla propria spalla come fosse stata un sacco di patate, proclamando divertito: «E ora vedo di far imparare a una principessa le buone maniere.»
I due uscirono dalla sala e poi dall’albergo, seguiti da Julia e Hazelle, le quali non si sarebbero perse lo spettacolo per nulla al mondo, facendo già fatica a non ridere per le ingiurie in norvegese che Aisu stava gridando al ragazzo.
Tadashi arrivò nella spiaggia che sfruttava per gli allenamenti mattutini e, dopo aver controllato che nessuno li potesse vedere, si rivolse alla ragazza stesa a pancia in giù sulla sua spalla: «Pronta?» Non attese risposta e si tuffò in acqua.
Riemersero entrambi fino le spalle, con lui che rideva come un matto e Aisu che faceva di tutto per non ridere.
«Dovresti davvero vedere la tua espressione, principessa!» La schernì lui, per poi ritrovarsi il secondo dopo sott’acqua a giocare con la custode della pietra indaco come fossero dei bambini.
Dagli scogli, Julia e Hazelle stavano guardando la superficie del mare in silenzio, entrambe con le mani dietro la schiena ed espressioni maliziose in volto.
«Io volevo solo che Aisu capisse che di Tada’ non dobbiamo preoccuparci, ma… Ora vogliamo scommettere su chi darà il primo bacio all’altro?» Chiese con ottimismo la castana. L’altra sorrise complice, dopodiché tornarono all’albergo, lasciando soli i due.

Castello della Regina dei Mari

Seduta accanto ad una finestra nella stanza della regina, Seira fissava con sguardo inespressivo la donna bionda che si contorceva e urlava in preda al dolore, colei che riteneva in parte responsabile della morte dell’uomo che amava. “Dannazione, è la regina eppure si era spaventata come una pivella di fronte all’attacco nemico. Se si fosse difesa con i suoi poteri, invece di esplodere in uno dei suoi soliti pianti per la paura, a quest’ora Takeshi sarebbe stato ancora al mio fianco, anziché seppellito in fretta e furia nel cimitero dell’Oceano Indiano.” Da quando era tornata non aveva ancora parlato, rispondeva a monosillabi e, nonostante la situazione, non riusciva a celare le occhiate di disprezzo nei confronti dei sovrani, ai quali non erano sfuggite.
“Anni fa ha lasciato che venissi imprigionata e se non fosse stato per Karen, Noel e Coco venute a motivarla, nessuno avrebbe mosso il culo per salvarmi… Adesso ha lasciato morire Takeshi… Che regina è mai questa?” Pensò amaramente, stringendo il ciondolo a forma di cuore. Lo aveva regalato alla guardia anni addietro, ma ora le era tornato tra le mani e, dal giorno dell’attacco, non era più riuscita a separarsene.
Aveva odiato Luchia perché era morto per colpa sua e aveva odiato le sue colleghe per aver messo la sua sofferenza in secondo piano. “Va bene che la regina ha bisogno di supporto, ma anche io non sono da meno. Perché tutto deve ruotare sempre intorno a Luchia? Non è giusto, regina o meno.” «Seira…» Hippo in forma umana fece la sua comparsa, strappandola dai suoi pensieri. «Luchia vorrebbe parlarti… Ha bisogno che canti assieme alle altre, la nostra regina è dispiaciuta e dice che…» Seira scattò d’istinto, il nodo alla lingua si sciolse e tutta la sua rabbia si riversò sul biondino: «Lei cosa? Sai che me ne faccio delle scuse e dei “mi dispiace?” Te lo dico io: niente me ne faccio, niente! E anche Takeshi non se fa nulla! Le sue scuse non serviranno a riportarlo indietro! Sparisci, lasciami stare! Tu e tutti voi!» Urlò aspra, sedendosi di nuovo e tornando a guardare fuori per evitare di incrociare lo sguardo azzurro di colei in cui Sara confidava tanto. «Ho chiuso, sono stanca! Non voglio più essere una consigliera, non voglio più essere una sirena!» “Ma nemmeno ‘solo Seira’… Ma allora chi sono?” Pensò, distrutta, portandosi le mani nei capelli.
«Come preferisci…» Il biondo si congedò, la sirena arancio sentì che parlava con le altre e un momento dopo Noel e Coco la raggiunsero. Provarono laddove Hippo aveva fallito, riuscendo nell’intento, perché di fronte alla dolcezza di Noel e la sicurezza di Coco non riuscì a fare altrimenti, nonostante avrebbe voluto dir loro cose non adatte a una persona della sua classe sociale.
Si accostò freddamente al letto di Luchia, che stringeva la mano del re mentre Hikari la illuminava di una luce candida. La sua energia non riusciva a guarirla del tutto, perché il suo caso era troppo grave, ma la aiutava a sopportare meglio i dolori.
«Seira… Mia piccola… Seira… Mi… Mi dispiace…» La voce della regina era fioca. Una fitta terribile le deformò il viso pallido. La minore non ebbe alcun tipo di reazione. «Hai ragione… Sono stata una stupida e una codarda… I sette mari meriterebbero una regina migliore di me…» Sussurrò debolmente, chiudendo gli occhi.
«Non dire sciocchezze!» Gridò Hanon, terrorizzata da quelle parole che suonavano come le ultime. Non doveva e non voleva che finisse così. «Guarirai e vinceremo la guerra!» Cercava di convincere tutti, ma specialmente se stessa.
«Hanon…» Mormorò Luchia, sorridendo appena alla sua migliore amica. Poi tornò a rivolgersi alla più giovane. «Capisco se mi odi, me lo merito… Tutto! Io stessa mi detesto per non aver avuto il coraggio di difendermi… Odiami, disprezzami, scegli la vita dei tuoi sogni una volta finito tutto, ti capirò… Ma non dimenticare il tuo compito, non dimenticare l’amicizia, anzi la fratellanza che ci unisce, tutti noi! Se non vuoi cantare per me, canta per le altre ragazze, fallo per loro…»
In seguito, non seppe mai dire cosa la convinse ad unire la voce a quella delle colleghe.

Niijima, Giappone

«Stai facendo un ottimo lavoro sai? Sono veramente soddisfatta!» Una figura di donna immersa nell’ombra osservava un’altra figura femminile, che sorrideva con aria compiaciuta. «La vittoria è mia, ce l’ho in pugno! Manca poco finalmente!» Dopo aver pronunciato queste parole, le due sparirono nell’oscurità.


 


Angolo delle autrici:

Alloraaaaa… Questo è stato un capitolo da ship estrema non trovate? Sembra ancora più lungo a causa della canzone ma ogni tanto queste poverette devono canticchiare, sennò non sarebbe Mermaid Melody! Ci voleva un po’ di sano shipping, per compensare l’addio alla ship più amata! Questi due nuovi piccioncini sono deliziosiiiiiii! E sembrano aver ritrovato un punto d’incontro, per fortuna! E sempre in tema ship entra in campo il best friend di Raito ossia un tritone blu! Victor Sysh appartiene a kioccolat, che invitiamo cortesemente a recensire o farti sentire per mp, grazie! Anche un capitolo alla volta, non è necessario che te li tracanni tutti di botto, fai con calma basta ti fai sentire, ci piacerebbe sapere la tua opinione! Sappiamo che sei attiva ^_^ Già rischiamo di perdere un membro del team, non vogliamo perderne due...
E perché il tritone blu sembra non voler avere nulla a che vedere con la sua natura marina? Abbiamo un nuovo personaggio con un passato scabroso? Restate con noi e lo saprete!
E finalmente c’è Minikitty e due figure di donna che tramano… Ma cosa tramano? Non ve lo diciamoooo
! Per quanto riguarda Luchia: soffri pure con comodo ci raccomandiamo!
 

Apriamo una piccola parentesi nella quale approfittiamo di dirvi che la storia verrà pubblicata anche su wattpad, con il profilo di Elsira! Cliccate qui per iniziare a leggerla e aggiungerla ai vostri elenchi di lettura, vi aspettiamo anche su questa nuova (per noi) piattaforma! <3
Il racconto verrà aggiornato ogni lunedì e giovedì, fino a quando non sarà in pari con questo su efp, dopodiché i due verranno aggiornati in contemporanea.

 

E dedichiamo il capitolo a Sirio, il cane di Kelly che delizia i lettori nel racconto, poiché oggi è il suo compleanno (14 anni) e ieri ha fatto una visita particolare, un ecocardio e oltre ad essere in ottima salute è stato anche dolcissimo e bravissimo, sì è proprio un cane speciale <3 Auguri Fragolone <3 Ti adoriamo tutti! Tanti baci sul tuo nasone nero, tante tirate alle pieghine di ciccina sul collo e tante palpate alle tue belle coscette cicciose <3

E ora alle note singole

 

L’angolo di Kelly:

AUGURI SIRIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO <3 TI VOGLIO BENE TI ADORO TI MANGIO DI BACI <3

Ooook!Ho vinto una scommessa con Hazelle!No va bene, è Julia che l’ha vinta ma essendo ispirata da me...Beh lasciamo stare e analizziamo il capitolo!Tenerelli Aisu e Tadashi eh?E si, non dubitatene, un ragazzo di 23 anni può essere più che giocherellone, diffidate dagli stereotipi che vedono gli adulti seriosi e noiosi!Anche a noi grandi(e lo dico da vecchia decrepita)piacciono i giochi e i pigiama party!Ok off topic vergognoso a parte, beh!Zelle e Julia hanno fatto un’altra scommessa, chi ha puntato su chi e chi la vincerà?SHIIIIIIP!E poi che dite, Resha sarà tranquilla dalla presenza di Victor nella vita di sua sorella?Vi ricordo che, anche se non lo da a vedere per lei la sua sorellina è tutto, lo potete vedere chiaramente nel missing moment a loro dedicato, leggetelo assieme a tutti gli altri MM di questa fanfic!Perché ne arriveranno altri, anche nella seconda serie c’è molto di cui parlare!Benissimo, vi alsciamo con l’attesa del prossimo capitolo in cui vedremo chi trama nell’ombra!Ci sarà un altro pochino di sano shipping che non guasta mai e un bel colpo di scena!Ricordatevi che qui nulla è quello che sembra!e con questo alla prossima!Vado ad Apia dai miei cuccetti(di cui detengo ogni diritto e chi osa sfruttarne l’immagine per una fanfic ad OC verrà seriamente castagnato xP)che me li voglio stritolare tutti!
 

 
Sirio: E io dove sono?Perché compaio così poco?Bello, è il mio compleanno e manco appaio...Vabbè comunque siccome sono il cane perfetto vi regalo il mio nasone nero da baciare e una sculettata!Ciaooooooooooooooooooooooooo <3 E godetevi la mia foto <3
 


L’angolo di Elsira:

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Mhmhmhmmh… Aisu e Tada’.... COME SE AVESSI DAVVERO INTENZIONE DI FAR AVERE UN HAPPY ENDING A QUEI DUE!!! AH. Ma vedremo come andrà a finire. Per ora non stanno insieme, è solo lui che ha questa piccola cottarella, mentre lei deve ancora fare chiarezza su troppe cose, prima di potersi impegnare in una relazione… E pure Tada’ ha i suoi demoni che deve ancora affrontare e non è assolutamente pronto. Vedremo come si svilupperà la storia~ Anyway, Zelle è la migliore <3
Parlando d’altro: MINIKITTY *-* Mi manca troppo, voglio farla tornare anch’io dalle ragazze T-T Stupidi tempi burocratici… -.-
E vogliamo parlare delle sorelle e dei due ragazzi? Un tritone e un tetide… E’ già un miracolo che riescano ad andare d’accordo tra loro, vedremo come si comporteranno con le due donzelle! Anche se mi pare che Resha abbia messo le cose ben in chiaro xD
Sinceramente, vi dirò, io stessa mi sto pure un po’ seccando di fare una Aisu angosciante a questo modo… Vorrei potervela mostrare per com’è realmente, ma d’altra parte mi rendo conto che non è possibile per lei in questo momento del racconto. Quindi non mi resta che attendere. E approfittare di questo suo momento di crisi per farla riflettere su alcune cose… Vi dico questo perché ci tengo che sappiate che l’indole di Aisu non è oscura, di norma non sarebbe così catastrofica e sfiduciata nel prossimo, anzi, in realtà sarebbe una ragazza piuttosto ottimista e allegra, ma il fatto che le abbiano strappato via metà del suo cuore (aka Eiji) la rende così.
Bene, ora si torna a lavorare sui capitoli futuri, che di lavoro da fare ce n’è ancora taaaaaaanto e le ship di questa storia non sono ancora nemmeno a metà!
Bye bye!
 


E godetevi Minikitty arrabbiata con le mani a pugno sui fianchi (come piace tanto ad Elsi e fa spaventare tanto Tadashi~)!
Disegnata da Kelly e colorata con Clip Studio Paint! Si nota la differenza eh?​

 

 




E il festeggiato più fragoloso del mondo, cioè Sirio!

 
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Minikitty by Kelly
Kelly & Elsira chibi by Ziggyssia ©FARBERS
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Capitolo 23
*** Bad Surprises ***


Attenzione: capitolo più lungo del solito.


 

Bad surprises

 

Pearl Piari - Niijima, Giappone

Un’adorabile, quanto tosta gattina bianca dal guscio di tartaruga stava per emergere dalla superficie del mare che bagnava le coste di Niijima. Il suo tenero musetto fece capolino dall’acqua. Guardandosi in giro con circospezione e accertatasi che nessuno la vedesse, nuotò sino a degli scogli, si issò su uno di essi e si sedette, assumendo subito la sua forma umana.
Restò per un tempo imprecisato a fissare l’orizzonte, mentre la brezza le smuoveva gentilmente i corti capelli dorati, persa in un sacco di pensieri e preoccupazioni. “La situazione negli oceani è più grave del previsto, accidenti! E io devo fare la spola tra il Palazzo Reale, la Terra e il mio tempio, non posso permettermi di lasciarlo incustodito troppo a lungo… Non deve rimanere sola, lei… Necessita della mia energia… Ma prima o poi verrà quel giorno, Madame Taki dice che avverrà prestissimo, speriamo! Voglio riabbracciarla, voglio di nuovo la sua compagnia!” Hikari odiava lasciarsi andare ai sentimentalismi, ma a volte era inevitabile. Le capitava spesso quando pensava a lei o ad una persona che aveva conosciuto qualche anno prima e che aveva catturato il suo interesse. Una persona speciale, con la quale aveva fissato un appuntamento qualche giorno prima, cui non intendeva rinunciare assolutamente. Dopotutto se la cosa si incastrava bene con i suoi impegni, perché no? “Diamine, pure io ho il diritto di godermi la vita ogni tanto!” E di godersela appieno, senza limitarsi solo ad ammirare tramonti dalla superficie dell’acqua. Bello, bellissimo spettacolo certo, ma la custode degli elementi voleva decisamente qualcosa di più di una vita di soli doveri. E per ora Hikari era sempre riuscita perfettamente ad incastrare doveri e svago. “Spero di riuscire a continuare su questa strada.”
«Oh, Hiro…» Si accorse di aver pronunciato ad alta voce il nome della persona a cui era dedicato il suo interesse e con cui aveva appuntamento, ma purtroppo per lei non era sola: due bambini che ad occhio e croce frequentavano le elementari e che si erano avventurati sugli scogli, la stavano fissando incuriositi. “NO!” Pensò la bionda, andando nel panico. ”E adesso?” Purtroppo c’era solo una cosa da fare. «Beh? Che cosa avete da guardare voi due?» Chiese secca, celando la vergogna dietro uno sguardo omicida.Balbettando delle scuse i due piccoli si eclissarono terrorizzati. Hikari sorrise: nonostante in forma umana fosse piccolina e gracile, sapeva farsi rispettare. Si alzò in piedi, diretta verso il centro, dove il ragazzo la stava aspettando.
 
A casa Wizmon, una Harmony in fibrillazione stava delirando, eccitata da ore ed ore.
«Calmati Moni! Altrimenti ti prenderà un infarto!» Le disse per l’ennesima volta Renée, spingendosi gli occhiali su per il naso.
«Ma ci pensi amica mia!» Replicò quella, mentre eseguiva una giravolta dietro l’altra, le braccia allargate che sferzavano l’aria mettendo a rischio sia la vita dei soprammobili che le guance di Renée, la quale la seguiva passo passo, in quanto era l’unico modo che aveva per parlare a quell’uragano antropomorfo.
«Questo è il provino finale! Quello finale! Se lo passo la mia strada nel mondo dello showbiz è spianata! Julia mi ha sempre portata con sé alle registrazioni, mi ha dato i contatti giusti, mi ha raccomandata, il mese prossimo io canterò al suo concerto ed Elizabeth mi ha notata più volte! Ho la vittoria in pugno!» La sua mano colpì un prezioso vaso contenente dei fiori, che sua nonna Letty aveva amorevolmente raccolto e che la morettina afferrò in tempo, prima che si frantumasse al suolo.
«Peccato che mamma non possa venire!» Si intristì un attimo al pensiero di Philomena, che aveva ricevuto un ordine dal regno che poteva tranquillamente svolgere dalla terraferma.
«Tranquilla, Moni! Ci sono io stavolta. Andremo insieme, io e te da sole!» La rassicurò, guadagnando un sorriso sul volto dell’amica. «E andrà tutto per il meglio, sì!»
 
Hiro e il piccolo Kurai, fiero vincitore del concorso dei talenti, erano arrivati con lieve ritardo all’appuntamento. Ma alla bionda non interessava, le bastava essere lì tutti e tre assieme.
Il ragazzo aveva proposto di andare a mangiare un boccone e ad Hikari non era parso vero, il cibo terrestre era molto più buono di quello marino. Senza nemmeno dargli modo di realizzarlo, aveva afferrato il suo braccio e l’aveva trascinato davanti alla gelateria, i cui prodotti soffici e colorati sembravano guardarli in modo tentatore.
Alla loro vista, Hikari perse tutto il proprio contegno. «Io voglio una cialda al triplo cioccolato con topping alla nutella, panna montata, zuccherini e granella di nocciole!>> Ordinò tutto d'un fiato, sotto gli occhi sbalorditi del gelataio, mentre Hiro prendeva un cono molto più contenuto.
I due ragazzi iniziarono a passeggiare, raccontandosi un po’ gli ultimi giorni, anche se lei dovette un po’ inventarsi qualcosa, scatenandole un piccolo senso di colpa. Si sedettero su una panca e iniziarono a mangiare il gelato in silenzio, ma ad un certo punto Hiro iniziò a ridere. «Cosa c’è?» Domandò lei allarmata. «C’è che sei buffa!» Sghignazzò lui, per poi zittirsi subito. Forse aveva osato troppo con quell’aggettivo, non voleva offenderla. Si affrettò ad aggiungere: «Hai preso un gelato più grosso di noi due messi insieme.» Non poté fare a meno di riprendere a ridere, sinceramente divertito dalla situazione: quella ragazza faceva tutta la sostenuta, ma di fronte ai dolci si esaltava come Kurai davanti alla sua pallina preferita.
Hikari arrossì leggermente, cosa che odiava all’inverosimile, cercando disperatamente un appiglio. «Oh beh…» Disse con finta noncuranza, cercando di darsi un contegno: con un sorriso birichino, affermò: «Almeno non ho il naso tutto sporco di panna, io!»
«Cosa? Io… Ma… Oddioooo!» Esclamò allarmato iniziando ad ispezionarsi la faccia.
«Come sei spassoso!» Adesso era Hikari a sbellicarsi dal ridere, mentre il ragazzo era rosso come un pomodoro per la vergogna.
«Bene!» Esclamò la bionda, alzandosi di scatto e regalando la punta del cono a Kurai. «Non avevi detto che volevi mostrarmi un posto speciale? Andiamo allora!»
Si misero in cammino uno a fianco all'altro, mentre le loro mani si sfioravano.
 
«Quindi versi il latte caldo ma non bollente nel composto di uova amido di mais e vanillina e fai cuocere a fuoco dolcissimo girando lentamente finché non rassoda, vedi?» Nella cucina di casa Shell Hazelle stava mostrando a Yumi come fare una deliziosa e profumata crema pasticcera: Yumi, che amava cucinare tanto quanto ne era negata aveva chiesto alla sirena viola di darle lezioni di cucina cosa che la castana aveva accettato con entusiasmo.
«Cosa succede se le uova sono fredde e il latte troppo caldo?» Domandò interessata dai piccoli dettagli. «Succede che la crema impazzisce e fa i grumi:il sapore non cambia ma la consistenza è terribile! Ma non è il nostro caso!» Disse orgogliosamente estraendo la pentola dal fornello e rimestando per l’ultima volta.
«A vederlo così sembra facilissimo!» Piagnucolò la verde assaggiando una cucchiaiata della crema più buona del mondo. «E se la volessi al cioccolato? A Resha la crema gialla proprio non piace, non le va giù per niente!» Sorrise all’idea della faccia scandalizzata che faceva la maggiore ogni volta che quel dolce veniva menzionato. «Ci metti qualche cucchiaio di cacao amaro ed è fatta!»
Yumi sospirò. «Sai… Il giorno in cui ci siamo conosciute tutte avevo preparato una torta per voi ma… Non so come è bruciata quasi subito e il mio povero Maxime ha dovuto mangiarla… Lui è l’unico che riesce a mandar giù i miei fallimenti!» Intenerita dall’espressione mesta sul suo volto Zelle le mise una mano sulla spalla. «Anzitutto, sii fiera di avere un grazioso maschietto che apprezza la tua cucina! Cosa puoi volere di meglio?» Yumi ridacchiò. «E poi… Io che ci sto a fare qui?» Le disse amichevolmente strizzandole l’occhio. Una sensazione di benessere invase la più giovane. «Adesso mi insegni qualche ricetta per rendere più gustose le verdure?» Le due sirene si rimisero all’opera.
 
Resha, Aisu e Julia erano all’albergo e stavano suonando. A breve le bande delle varie scuole avrebbero tenuto una gara tra di loro e quindi era d’obbligo provare sino alla perfezione assoluta, cosa che, secondo la rossa erano ben lungi dal rappresentare. «My Heart Will Go On è la best song ever da suonare in gruppo.» Commentò Julia staccando le labbra dalla boccola del flauto «Non mi capita spesso ma adoro farlo! Non si smette mai di imparare!» Aggiunse osservando Resha che stava maledicendo l’ancia del sax che si era spezzata «Proprio sul più bello!» Aveva gridato frustrata l’angloindiana trattenendosi dal lanciare lontano lo strumento e giocandosi la possibilità di sapere se avrebbe potuto spiccare in qualche sport a tema «Peccato per Moni e Renée… Con arpa e violino sarebbe venuto meglio.» Disse Aisu risistemando lo spartito sul leggio e pensando alle due amiche e al provino della riccia.
«Va bene lo stesso!» Biascicò Resha mentre levigava una nuova ancia.Aggrottò le sopracciglia «Per oggi ovvio! La prossima volta vedremo! E ora rimettiamoci all’opera che la perfezione non si raggiunge da sola! E la tua presenza, Julia, non ci garantisce la vittoria! Mi maggiore, tempo quattro quarti, cominciamo!» La sua grinta coinvolse le altre due colleghe.
 
«Ecco il teatro! Ecco il teatro!» Trillò Moni con gli occhi luccicosi. «Andiamo!» Si diresse a passo di marcia verso l’edificio, ma all’ultimo si fermò, esitando sotto lo sguardo confuso di Renée. «Io…» Iniziò a mordersi la punta del dito indice. «Non posso… Ansiaaaaa!» Esplose scrollando la testa. Strinse con forza il braccio della sua amica, notando un particolare. «Da quando il tuo braccio è così molle?»
«È tutto il viaggio che me lo strizzi!» La mora si accigliò, parlando in tono sbrigativo. «Me lo hai spremuto in tutti i modi, è già un miracolo se è ancora attaccato, non ricordi?»
«Non lo so… Non ricordo!» Scosse la testa la rossa.
«Come sempre! Quando sei agitata fai le cose d’istinto e poi te ne scordi! E ora basta parole, al teatro ci aspettano… Voglio dire ti aspettano! È la tua occasione di brillare come la stella che sei!» Parlò con insolita enfasi, afferrandola per le spalle e spingendola all’interno del teatro.
Harmony riconobbe alcuni dei ragazzi che erano al provino con lei. Accennò un gesto di saluto che venne ricambiato, mentre Renée si accomodava sugli spalti con un sorriso sornione.
«Buongiorno ragazzi!» Elizabeth, con la sua solita andatura elegante e sinuosa, aveva appena fatto la sua comparsa. «Benvenuti al provino finale, vi informo che abbiamo un improvviso cambio di programma e quindi uno solo di voi passerà la selezione. Ma non temete, se venite scartati», sorrise rassicurante: «Terrò altri provini e sarete invitati. Detto questo, cominciamo! Numero uno sul palcoscenico per favore.» Sorrise dolcemente, incrociando lo sguardo di Moni che si sarebbe esibita per sesta. «Si alzi il sipario.»
 
«Aaaahhhhhhhhhh! Queste scarpe sono fantastiche! Ma se le prendo poi non avrò borsette e cappellini da abbinarci… Che disastrooooo!» Reana era uscita per comprare delle stoffe da utilizzare per i compiti che le erano stati affidati ma al suo solito si era distratta ad osservare le vetrine e adesso era nel dubbio più totale «Ma sono troppo belle! Blu e glitterate! Devo comprarle assolutamente!» Gridò decisa prima di dirigersi verso la porta ma dalla fretta inciampò e cadde per terra finendo lunga distesa dentro al negozio.
 
Le audizioni erano finite e la manager stava per comunicare il vincitore. «Difficile, è stato davvero arduo, ma alla fine passa la prova… La numero sei, Harmony Honopura! Complimenti tesoro!» La donna applaudì, accompagnata dall’urlo di gioia della rossa che aveva iniziato a danzare dappertutto e dai mormorii di delusione degli scartati ai quali Elizabeth aveva promesso un’altra opportunità. Si avvicinò alla vincitrice, leccandosi le labbra rosse e sorridendo. «Vieni nel mio ufficio, ti farò firmare il contratto.» Disse ad una Moni ancora in estasi.
«Complimenti amica mia!» Renée le era comparsa improvvisamente al fianco, abbracciandola stretta. «Che ti avevo detto? Andiamo adesso!» Incalzò, afferrando il braccio della sirena.
«Può venire anche lei?» Domandò Moni alla donna, che annuì dolcemente. «Ma certo cara, la tua amica deve venire assolutamente. È un momento importante dopotutto, no?» Disse guardando la mora. Indicò alle due ragazze la strada per il suo ufficetto. «Non solo per te, ma per tutti quanti. Me compresa, credimi!»
Una volta dentro, invitò le due a sedersi, mentre lei si dirigeva alla scrivania. Ma c’era qualcosa di strano nell’aria e Moni iniziò a sentirsi inquieta.
«Allora tesoro…» Elizabeth esordì con il suo solito sorriso dolce, porgendole il contratto. «Firma e splendi!»
La rossa fece quanto le venne chiesto, ma quando fece per posare la mina della penna sul documento iniziò a sudare freddo. Si sentiva a disagio, poiché l’espressione della donna era diventata un ghigno tremendo.
«Complimenti, stellina! Hai appena firmato…» Il ghigno si allargò sul suo viso in modo assolutamente innaturale. «La tua condanna!» Elizabeth iniziò a ridere sguaiatamente e mutare il proprio aspetto, trasformandosi in una creatura fatta di quello che sembrava sangue. Indossava un abito stile vittoriano, anch’esso costituito dal medesimo materiale vischioso, mentre delle corde di sangue legavano la custode della perla rosa alla sedia, stringendola sempre più forte ogni qualvolta tentasse un movimento.
«Ma che cosa…»
A peggiorare la situazione, un’altra risata si unì a quella della donna. Tremando, Moni si voltò e vide che veniva dalla sua migliore amica. «Renée! Ma cosa...» Ma quella la guardava inespressiva. «Tu… Tu sapevi… No, non è possibile! Aiutami ti prego!» Esclamò disperata alla sua amica, ma quella, sempre con occhi vacui, non le rispose. Anzi, iniziò a ribollire e deformarsi in modo surreale fino a squagliarsi in una pozza di sangue rosso vivo, mentre gli occhiali che era solita indossare caddero a terra.
«Renée!» Sconvolta, alla giovane sirena fu facile mettere insieme i pezzi e realizzare che la donna che si trovava davanti non era una manager in cerca di talenti, ma uno dei loro nemici, nonchè la donna che aveva aggredito Renée qualche giorno prima. E quella che era stata con lei sino a quel momento non era la vera Renée.
Iniziò ad agitarsi, mentre le corde iniziavano a farsi lievemente taglienti. «Parla mostro! Dov’è la mia amica! Se l’hai uccisa io… Io ti…» Ma le mancò l’aria e dovette zittirsi per non soffocare.
«Silenzio, sirenetta!» Tuonò la nemica. «Parlo io adesso, non tu.» Si inchinò elegantemente. «Sono Elizabeth, l’elementale del sangue, la più potente fra tutti. Quello che posso fare rispetto ai miei colleghi non lo immagini nemmeno.» Si sedette con noncuranza sul bordo della scrivania, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli di sangue. «Voglio le perle e i vostri cuori puri… Specialmente il tuo… Consideralo un onore, bambolina!» Prese tra le mani il viso della ragazza, che rabbrividì schifata come la sua pelle venne a contatto con le dita viscide della nemica.
«Credevi, anzi credevate davvero che avrei lasciato andare Renée solo perché urlando ha attirato la servitù?» Schioccò la lingua. «Per me è stato un gioco da ragazzi prendermi quella vera e sostituirla con una copia che io medesima ho creato dal suo stesso sangue.» Scese dalla scrivania, con la sua solita grazia. «Comunque la tua amichetta sta bene, per ora… È ancora viva, ha ancora abbastanza sangue in corpo, se la porti in ospedale potrebbe salvarsi.» Con un gesto della mano fece comparire una specie di specchio fatto di sangue, al cui interno si poteva vedere Renée. Era priva di sensi, legata ad una parete da delle spire di sangue, mentre delle specie di viticci color cremisi erano piantati nella sua pelle. Moni trasalì sentendo gli occhi farsi lucidi.
«E potrai farlo, in cambio voglio solo la tua perla rosa. Niente di più, niente di meno. Scegli tesoro… La tua amica o la tua perla!»
 
«Ecco, adesso puoi aprire gli occhi!» Esclamò Hiro, lasciando la mano di Hikari. I due avevano fatto un pezzo di strada come se nulla fosse, ma ad un certo punto lui si era fermato, le aveva imposto di chiudere gli occhi e l’aveva guidata, mano nella mano. Aveva solo avvertito molti gradini e un corridoio buio, ma si era fidata del suo amico e si era lasciata portare nel suo posto speciale. E ora si trovavano sul tetto di un edificio abbandonato, dal quale si poteva ammirare una bellissima panoramica della città e del mare scintillante.
«Oh… Wow…» La custode era senza parole
«In realtà sono solito venirci di notte, a guardare le stelle, ma ho pensato che ti sarebbe piaciuto… Anche se siamo di giorno. Magari prima o poi…» Hikari lo guardò meglio, mentre parlava. Certo che Hiro era proprio carino, anche da imbarazzato. Con quei ribelli capelli blu scompigliati dal vento e i suoi vivaci occhi verdi che scintillavano. Non immaginava potesse avere un lato così. Si rese conto che c’erano molte cose che non sapeva di lui, chissà se le avrebbe mai scoperte. Purtroppo venivano da mondi all’opposto, lui era umano e lei una creatura centenaria, avrebbe vissuto per i secoli a venire mentre lui no. “Purtroppo per noi non c’è futuro, Hiro…” Tuttavia, la custode degli elementi era decisa a viversi il presente, nonostante la triste realtà.
«Hey Hikari… Tutto bene? Voglio dire… Perché sei così pensierosa?» Domandò lui, fissandola con i suoi occhioni verdi. La bionda trasalì un attimo, cosa inventarsi? Per sua fortuna, o meglio dire sfortuna, iniziò ad avvertire qualcosa di strano. Il suo istinto le diceva che c’era bisogno di lei.
«Scusa Hiro io… Non sto bene… Per niente… Io devo correre… Mi dispiace, ci vediamo! Il prossimo gelato lo offro io!» Lo congedò in fretta e furia, fuggendo via dall’edificio e lasciando soli ragazzo e cane.
«Ma… Io…» Mormorò lui, scivolando lungo la parete e prendendo il cane in braccio. “Cosa le ho detto di male? Si è offesa? Forse mi trova troppo poco interessante?” Pensò mestamente, accarezzando il batuffolo di cotone ambulante. Kurai gli premette il naso sul braccio, per consolarlo.
 
Lo shell locket di Reana, l’unica sirena nei paraggi iniziò a brillare di luce propria ”Qualcuna è in pericolo...” Pensò allarmata «Harmony!» Urlò colpita da un flash «Posso aiutarla signorina?» Chiese gentilmente una commessa attirata dalle grida «Io... Sì, no cioè… Devo correre, non posso aspettare!» Si guardò in fretta attorno, senza vedere realmente cosa la circondava, con in testa il pensiero che doveva muoversi. «Tenetemi questa da parte, verrò a pagarla appena riesco!» Disse di fretta, cacciando la prima cosa che le capitò sotto tiro nelle mani della dipendente sbigottita. Si precipitò fuori dalla porta scorrevole così di fretta che perse per un attimo l’equilibrio e, nel recuperarlo per evitare di finire nuovamente faccia a terra, andò a sbattere contro un lampione. Non ebbe però tempo di preoccuparsene, perché il ciondolo iniziò a tirare in una direzione ben precisa. “Sarà meglio telefonare alle altre.” Pensò, mentre si lasciava condurre dalla conchiglia.
 
«Sì, la verdura così non è male…» Commentò Yumi assaggiando la torta salata che avevano preparato «Però sempre di verdura si tratta!» Aggiunse gonfiando le guance ma un messaggio sul suo cellulare impedì all’altra di replicare «È Reana! C’è un attacco, probabilmente al teatro dove Harmony si sta esibendo! Non c’è tempo da perdere!» Disse afferrando l’amica per il braccio. Frusta e terrina caddero a terra sparpagliando il contenuto sul pavimento, ma non c’era tempo di preoccuparsene, se Jade fosse rientrata prima avrebbero giustificato tutto più tardi «Chiamo mia sorella!» Esclamò la verde mentre correva a perdifiato assieme ad Hazelle.
 
«Direi che ci siamo quasi! Ancora un paio di volte!» Disse orgogliosa Resha, dopo l’ennesima prova del brano per il concorso e sistemando di nuovo lo spartito dall’inizio. Ma le altre non erano dello stesso avviso. «Basta mi sono stufata!» Esclamò Julia, che aveva le labbra secche e una strisciata argentea sul mento lasciatale dalla testata del flauto, mentre l’altra aggrottava le sopracciglia, serissima: «Mi sono stufata non esiste nel mio dizionario! E non dovrebbe nemmeno nel tuo! Cosa direbbero i tuoi fan nel sentirti parlare così?»
«Che anch’io sono umana alla fine! Essere famosa non mi rende più speciale degli altri anche io ho i miei limiti sai? Sono una persona come voi dopotutto! Non sono più utile o fantastica di una qualsiasi delle persone normali che passano per strada o dei nostri clienti! Anzi vi dirò chi sono le persone più utili alla comunità, una classe che spesso viene snobbata e derisa ossia…»
«Ragazze!» Aisu interruppe il diverbio, prima che sfociasse in una lite assurda. «C’è la tua tasca che vibra, Resha. Ti conviene vedere.» Le consigliò, mentre chiudeva lo spartito sul leggio: anche lei ne aveva avuto abbastanza per quel giorno e non intendeva rischiare una tendinite. La sua attenzione andò su Tadashi, sdraiato sul divano del salone dopo uno dei suoi allenamenti. Si stava rilassando ascoltando le loro prove, mentre gustava una coppa di gelato, che sicuramente aveva fregato dalla scorta che Zelle lasciava in cucina per ricompensarlo quando, parole della tedesca, “si comportava bene con Minikitty”. In quel momento Julia fece per riprenderlo, ma venne interrotta dalla voce di Resha: «Arriviamo subito!» La custode della perla arancione chiuse la chiamata, guardando le amiche più seria che mai. «Era Yumi! Al teatro, presto!» Non ebbero bisogno di dirsi nulla; i quattro mollarono tutto quello che avevano in mano e partirono in quarta. Fogli, strumenti e cibo giacquero abbandonati in salotto.
 
«Io… Non… Non posso…» Singhiozzò Harmony, chinando la testa in avanti e stringendo le labbra. Avrebbe voluto, desiderava più di ogni altra cosa al mondo poter salvare la sua Renée ed era pronta a sacrificare se stessa, ma non poteva consegnare ai nemici la sua perla. Il suo regno dipendeva da quella perla e, se fosse mai riuscita a portare in salvo Renée accettando quel baratto, sapeva che l’amica si sarebbe incolpata a vita.
Chiuse con forza gli occhi per un attimo, dopodiché rialzò lo sguardo, divenuto di fuoco, puntandolo sull’Elementale. «Non ti darò mai la mia perla!» L’adrenalina le galoppò in corpo, dandole la giusta dose di energia per trasformarsi in idol.
 
Reana era appena arrivata al teatro quando scorse una figura familiare correrle davanti. «Hikari! Ci sei anche tu?» Domandò ansimando. «Ovvio!» Disse quella con noncuranza, aggiungendo con tono malizioso mentre entrava in teatro con la blu. «Non poteva di certo mancare la vostra salvaculi preferita o sbaglio?» Appena varcata la soglia, Hikari le ordinò di trasformarsi subito e Reana non se lo fece ripetere due volte.
«Voce di perla blu!»
 
«Voce di perla rosa!»
L’energia sprigionata dalla principessa dell’Oceano Pacifico del Nord le permise di liberarsi dalla prigionia creata dall’Elementale del sangue, la quale sogghignò con il volto sorretto tra indice e pollice: «E così hai deciso di lottare, eh? Beh, bambolina, sappi che mi rendi il tutto solo più divertente.»
«Io fossi in te non scherzerei!» Le gridò contro la rossa, indicandola con la mano che impugnava il microfono. «Renée è quanto di più importante ho, sono pronta a tutto pur salvarla! Non sto scherzando!»
«E vediamo, come penseresti di fare ora che ti sei trasformata? Cantare?» Sogghignò l’altra, irrisoria. «Non lo avete ancora capito che cantare non serve a nulla contro di noi?»
Lo sguardo di Moni tremò un istante. “Anche se non posso cantare… Ci deve pur essere un modo per uscire di qui e andare a cercare Renée!”
Elizabeth la guardò con un sorriso vezzoso. «Sei così carina da impaurita, che ho deciso di concederti qualche istante per pensare alla tua mossa.» Si portò le mani di fronte al petto e generò delle manette con le quali le legò. «Hai un minuto di tempo nel quale hai la mia parola che non muoverò un dito.» Sorrise raggiante, come le stesse dando la notizia migliore del mondo, aggiungendo: «Dopodiché per te sarà la fine.»
Harmony si stava scervellando, nel tentativo di farsi venire in mente qualcosa. Si guardava attorno frenetica, non riuscendo a pensare razionalmente e con le gambe che iniziavano a tremarle. Stava andando nel panico, quando sentì la voce di Reana provenire dal palco del teatro.
 
Lo sguardo mio
è rapito ormai
da un cielo che ha
milioni di stelle
accese nel blu
che mi spingono
nell'oceano.
 
Di chi sarà
la voce che
tra venti e maree
mi chiede un aiuto.
Il grido di chi
ha bisogno di
una luce nel buio.
 
«Oh, ne è arrivata un’altra!» Sorrise estasiata Elizabeth, applaudendo delicatamente. Il suo sguardo si fece immediatamente malefico. «Altro sangue a mia disposizione.»
Un nuovo brivido attraversò la custode della perla rosa, ma stavolta le sue gambe furono più forti della paura, facendo correre Harmony dall’amica.
 
Dal destino non puoi scappare mai
ed il cuore mi dice di non arrendermi.
Proteggerò chi,
più puro sarà.
La paura non vincerà!
 
Appena varcata la soglia del piccolo ufficio, Moni unì la propria voce a quella di Reana. “In due, siamo più forti”, pensò. Se l’amica in quel momento era lì, significava che anche le altre principesse sarebbero state in grado di raggiungerle a breve. “Ce la possiamo fare, quantomeno a rallentarla in attesa delle altre!”
 
Torno nell'oceano più blu,
tra le onde a cui davo del tu.
Creature del male,
vi posso fermare ancora
e non vedervi più.
 
Torno nell’oceano più blu,
tra i ricordi che amo di più.
Con questa mia perla,
difenderò il mare ancora.
Cantiamo insieme e non molliamo mai...
 
«Tempo scaduto principessina!» Esclamò l’Elementale, a voce abbastanza alta perché la sentissero entrambe. Aprì le braccia, mandando in frantumi le manette che si era generata senza alcuna difficoltà e, con un ghigno mostruoso, sogghignò: «È ora che mi diverta anch’io.»
Elizabeth fece per creare dei viticci che, prolungandosi dal suo corpo, si diressero verso le due principesse sirene. Queste continuarono a cantare, contando sulla forza protettiva che la barriera che si generava dalle loro voci aveva dimostrato contro la lava di Phyro.
 
Un sole c'è nel cuore mio
che riscalderà chi mi sta vicino
e chi come me sa combattere
un attacco nemico.
 
Dal destino non puoi scappare mai
ed il freddo non riuscirà a confondermi.
 
Con loro sgomento, però, il sangue dell’Elementale attraversò la bolla senza alcuno sforzo, legandosi alle loro caviglie. Entrambe si ritrovarono presto a terra, con i prolungamenti dell’Elementale che si arrampicavano loro su per le gambe.
«Sì… Adoro quelle espressioni colme di terrore…» Sussurrò con tono dolce, mentre osservava i volti delle due giovani ragazze. Quando però fu arrivata alle loro ginocchia, percepì una sgradevole sensazione alla schiena. Si voltò, spalancando gli occhi incredula quando si incontrarono con quelli chiari della custode degli Elementi. Hikari le sorrise, con la mano poggiata al centro della schiena dal quale stava scaturendo il potere del ghiaccio, sogghignando: «Sai, anche questa tua espressione non è niente male.» Il volto dell’Elementale si deformò, in un impeto di ira furiosa. «Molto divertente.»
Fece per attaccare la custode, ma il potere di quest’ultima fu più veloce e lei si ritrovò imprigionata nel ghiaccio.
In quel momento, mentre i viticci si squagliavano al suolo lasciando le due giovani libere, entrarono nel teatro anche le altre principesse sirene, precedute da Tadashi, che spalancò la porta con un grido: «Harmony!»
Il moro rimase un attimo stupito da ciò che vide e si avvicinò all’Elementale, temporaneamente innocuo, con fare curioso e circospetto. Le altre, intanto, erano accorse da Harmony e Reana, seguite da Hikari.
«Come state ragazze?» Chiese Hazelle, mentre aiutava la rossa ad alzarsi. Nel mentre, Reana stava constatando con orrore le orribili macchie color cremisi che il sangue le aveva lasciato sulle scarpe.
«Ora bene… Grazie di essere arrivate…» Sussurrò la custode della perla rosa, ancora un poco scossa.
«Che cosa è successo qui?» La voce di Tadashi, ancora vicino al nemico, risuonò nel teatro, facendo voltare tutte verso di lui.
«Oh, ma tu guarda, c’è anche il ragazzino stavolta.» Esordì Hikari, lanciando una breve occhiata a giovane, che la guardò irritato: «Ci conosciamo?»
«Non c’è tempo, dobbiamo andare a salvare Renée!» Li interruppe Harmony, in preda alla preoccupazione per la sua amica. «Come facciamo Hikari?» Agli occhi confusi dei compagni, la riccia spiegò brevemente cosa fosse accaduto quel giorno: che il provino era una trappola, che la Renée con cui erano stati fino a quel momento era un’esca fatta di sangue e che colei che aveva architettato tutto era Elizabeth, l’Elementale del sangue.
«Renée dove è rinchiusa? Nel covo dei nemici?» Chiese Yumi. «Come facciamo a raggiungerlo?»
«Non potete. Non sappiamo dove sia il loro covo.» Rispose Hikari, la sua mente iniziava a lavorare. Resha la interruppe: «Ma non possiamo lasciare Renée nelle loro mani!»
«Mi lasci finire?» Fulminò la maggiore delle sorelle, dopodiché fece un sospiro per riportare calma alla propria voce e disse: «Stavo dicendo… Noi non sappiamo dove sia la base dei nemici, ma sappiamo per certo che è sott’acqua, quindi non è lì che si trova Renée.»
«Beh, quindi siamo al punto di partenza. Come facciamo a trovarla?» Chiese stufa l’americana.
«Elizabeth prima mi ha mostrato Renée. Era in una grotta.» Resha non riuscì a non commentare: «Bell’indizio. La terra è piena di grotte.»
Aisu si voltò verso la rossa. «Moni, hai notato nulla che possa aiutarci a rintracciare quel posto?»
«Io non…» Non riuscì a finire la frase, perché le mancavano le parole. Le altre, intanto, continuarono a commentare. «Non possiamo cercare in ogni singola grotta del pianeta.»
«Harmony…» Sussurrò la tedesca, mentre la custode della perla rosa si prendeva la testa tra le mani e si sforzava di ricordare. A un certo punto, un dettaglio le colpì la mente. «Era illuminata.»
«Come?» A chiedere delucidazioni era stata Yumi, verso la quale si voltò la ragazza, mentre spiegava gesticolando: «Era illuminata. La grotta, dico. Era piena di piccole chiazze di luce attorno alle pareti, erano come tanti puntini che illuminavano il posto e rendevano possibile vedere Renée.»
«Sei sicura che non fossero semplici torce o provenisse da una luce artificiale?» Chiese Julia, ma l’altra scosse la testa in segno negativo. «No, era proprio attaccata alle pareti. Pareva come se ci fosse un cielo stellato su quelle rocce.»
«Waitomo Glowworm Cave.» Esordì Tadashi, ancora meditabondo. Le altre lo guardarono confuse, allorché lui spiegò: «È l’unica grotta che mi viene in mente a poter mostrare una cosa del genere. È attraversabile solo in barca, ma molti cunicoli ospitano anche dell’aria. Si trova nell’Isola del Nord della Nuova Zelanda, a creare la luce sono delle larve di moscerini che emettono bioluminescenza per cacciare.»
«Come fai a conoscerla?» Chiese Resha, ricevendo come risposta una semplice alzata di spalle. «Ci sono stato.»
«Davvero? E quando?» Ribatté lei.
«Non è il momento.» Si intromise Hazelle, voltandosi poi verso il tritone. «Sei sicuro che sia quello il posto?»
«È l’unico che mi viene in mente.» Affermò lui, scrollando le spalle.
La voce di Hikari fece voltare tutti verso di lei: «Bene, allora il portale vi porterà nelle acque della caverna. Trovate Renée e richiamate un portale con questa gemma, vi ricondurrà in albergo.»
«Come facciamo ad evocare un portale?» Chiese Reana, ottenendo risposta da Aisu: «Io sono in grado di farlo, Noel mi ha insegnato quando sono venuta la prima volta a Niijima.»
«Perfetto allora, cosa stiamo aspettando? Muoviamoci!» Esclamò Julia, venendo appoggiata subito dalle altre. Ma bastò l’interrogativo di Tadashi a frenarle: «Con Elizabeth cosa facciamo?»
«Ci penso io a lei, voi andate.» Disse in un sospiro la Custode degli Elementi, pronunciando la formula per attivare il potere della gemma, che aprì il portale. “Lo faccio sempre, d’altronde.” Lanciò il gioiello alla norvegese, che lo prese al volo.
Moni si volse verso la bionda e la strinse di slancio in un abbraccio, sussurandole riconoscente: «Grazie mille Hikari.» Si infilò poi a corsa nel portale, non vedendo il rossore che aveva colorato le guance della Custode per via di quel gesto così spontaneo e, sinceramente, inaspettato.

Waitomo Glowworm Cave, Nuova Zelanda

“Accidenti che fisico…” Ritrovandosi nelle acque sotterranee, le ragazze si erano erano trasformate in sirene e come loro anche Tadashi, che vedevano in forma di tritone per la prima volta. Il giovane, sentendosi osservato, si volse verso la custode della perla blu con un sopracciglio alzato. «Perché mi stai fissando così?»
L’altra si riscosse. «Eh? Ah, no non è nulla!» Mosse le mani come per enfatizzare le proprie parole, ma l’altro la ignorò completamente, attento invece alle parole di Resha: «E ora da che parte andiamo? Qualcuna di voi ne ha un’idea?»
Mentre le altre cercavano di osservarsi attorno per capire dove si trovassero, Tadashi si concentrò. Dopo pochi istanti, indicò una direzione. «Da quella parte c’è un vago odore di sangue, direi essere la direzione giusta visto il potere di quell’Elementale.»
«Hai… Appena annusato l’acqua?» Chiese perplessa Julia.
«Davvero hai sentito l’odore del sangue?» Proseguì Yumi, venendo poi appoggiata da Moni, che tentò di individuare anche lei l’odore. «Io non sento nulla…»
«Ma cosa sei, un cane?» Domandò Aisu, ricevendo un piccolo pugno privo di forza sulla testa dal diretto interessato. «Non sono un cane, sono un purosangue…» Si voltò verso le altre e proseguì, iniziando a nuotare nella direzione che aveva indicato loro poco prima. «I miei sensi sono molto più sviluppati dei vostri, soprattutto quando siamo sott’acqua. Muoviamoci ora.»

Pearl Piari - Niijima, Giappone

“Questo è il massimo che posso fare, per ora…” Hikari aveva il respiro spezzato, a causa dell’enorme dispendio di energia che le era costato intrappolare l’Elementale del sangue, seppur solo temporaneamente. “Questa creatura è a un livello troppo alto, non mi sorprende che sia rimasta illesa dalla Antica Guerra.” La ragazza si guardò le mani. “Nemmeno io riesco ad avere un effetto duraturo contro di lei… Non posso farcela da sola.” Le strinse in pugni, chiudendo gli occhi frustrata. “Se solo lei fosse ancora qui, saprebbe cosa fare!”
Risollevò le palpebre e si accorse che era tornata nella sua forma base. Si concentrò per far schiarire il proprio guscio, in modo da non cedere al potere che più la infastidiva in quei momenti e riprendere controllo di sé. “È arrivato il momento che quelle ragazzine si mettano davvero sotto e crescano. C’è bisogno di loro, non si può più aspettare.”
Creò un portale e lo oltrepassò, arrivando al proprio Tempio. Lì, iniziò i preparativi.

Waitomo Glowworm Cave, Nuova Zelanda

«Hey segugio, quanto manca?» Chiese la custode della perla viola, a fianco al tritone. Erano passati già un paio di minuti da quando avevano iniziato a seguirlo e, oltre al nervosismo lampante di Moni, anche le altre volevano arrivare in fretta da Renée.
«Zelle, se mi chiami un’altra volta in quel modo, giuro che ti becchi un nocchino.» Ringhiò Tadashi, voltandosi verso l’amica. Lei non si scompose. «Gelato alla vaniglia.» Il tritone si serrò le labbra con forza, mordendosene l’interno, mentre sul volto dell’altra si andava a dipingere un breve sorriso vittorioso. Julia li osservò un attimo, pensando un poco divertita: “Zelle sta imparando davvero bene da Minikitty. Se continua così, Tadashi non avrà più un attimo di respiro.”
Il tritone stava per aprire bocca, ma venne preceduto da Yumi, che aveva lo sguardo rivolto verso la superficie: «Guardate, si iniziano a vedere delle luci.»
«Siamo quasi arrivati», asserì il giovane. «Iniziamo a salire, tra poco dovrebbero apparire le prime sporgenze di roccia.»
Una volta con le teste fuori dall’acqua, le ragazze rimasero catturate qualche momento dalla bellezza che le stava circondando: nessuna di loro aveva mai visto uno spettacolo del genere. Era veramente come trovarsi sotto un cielo stellato. Sulle pareti rocciose si trovavano centinaia, migliaia di piccole creature, simili a lucciole, che regalavano alla grotta bagliori che variavano dal verde al blu.
«Ragazze, una smossa.» La voce del tritone riportò le sette principesse alla realtà, Moni per prima, Julia per ultima. Mentre continuavano a nuotare, la custode della perla gialla non riusciva a staccare gli occhi dalla meraviglia che le circondava. “Non avevo la minima idea che esistesse una cosa del genere… E proprio nel mio regno! Come potevo non saperne nulla? Che razza di principessa sono?” I dubbi tornarono a martellarle la mente. “Sono certa che la prima scelta di Coco conosca tutti questi posti meravigliosi, mentre io…”
«Julia, stai rimanendo indietro.» La incitò la voce di Resha, distogliendola dai suoi pensieri. L’americana fece un breve cenno con la testa e aumentò l’andatura.
Passarono pochi altri minuti di nuotata, dopodiché anche le altre ragazza riuscirono a sentire l’odore di sangue. Tadashi e Reana furono costretti a tapparsi il naso con una mano, l’uno per l’odore fattosi troppo forte per i suoi sensi, l’altra perché decisamente non era abituata a miasmi del genere.
Pochi istanti e, dopo l’ennesima svolta, Moni passò avanti a tutti con un potente colpo di coda. «Renée!» Il suo grido disperato rimbombò sulle pareti, mentre lei si issava sulla roccia e andava a corsa verso l’amica. Venne presto seguita dalle compagne, che una a una salirono sulla piccola penisola dove si trovava la mora.
Moni tentò di liberare l’amica dai vari viticci di sangue che la intrappolavano, ma quelli erano più duri del metallo più resistente. E la cosa che la preoccupava da morire era che Renée non aprisse gli occhi. “Per non parlare del suo volto, è tanto pallido che pare avere la pelle trasparente!” Stava per farsi prendere dal panico, le lacrime le pungevano dietro gli occhi, quando la mano di Yumi le sfiorò gentile la spalla. La principessa del Pacifico del Nord la guardò e, sorprendendosi, riuscì a trovare la calma in quelle iridi.
«Facendoci prendere dal panico non risolviamo nulla, cerchiamo di riflettere bene su come possiamo liberare Renée.» Propose Resha, venendo appoggiata dalla sorella: «Insieme troveremo un modo.»
Si misero dunque tutte e sette a pensare, fino a quando Zelle schioccò le dita, proponendo: «E se provassimo a cantare?»
«Le nostre canzoni non hanno mai avuto granché successo…» Le smontò l’entusiasmo l’americana, trovandosi d’accordo con Harmony: «Con Elizabeth poi, paiono davvero inutili. Il suo sangue riesce a passare anche la barriera di luce che le nostre voci creano.» Reana fece un paio di brevi saltelli sul posto, in volto un’espressione disgustata: «Per l’amor del cielo, non mi ci far ripensare!»
«E se provassimo a unire le perle?» Propose Resha. «L’energia sprigionata l’ultima volta ci ha insegnato una nuova canzone, che era praticamente quello di cui pensavamo avere bisogno. Magari stavolta se pensiamo intensamente a un modo di liberare Renée da quel sangue, funziona.»
«Tentar non nuoce.» Accolse subito l’idea Aisu, prendendo il proprio shell locket e porgendolo verso Renée, la sua perla indaco ben visibile. Le altre la imitarono nel giro di pochi istanti e le sette perle iniziarono a brillare di luce propria, mentre ogni principessa pregava la propria di sciogliere la prigione nella quale era rinchiusa l’umana.
La luce color arcobaleno divenne tanto potente che anche Tadashi, ancora in acqua, fu costretto a pararsi gli occhi per evitare di venir accecato. Quando li riaprì, vide che Renée era libera.
Moni si fiondò subito sull’amica, abbracciandola e chiamandola con voce dolce. Con suo enorme sollievo, Renée riuscì ad aprire gli occhi, anche se pareva costarle una fatica immane. Il cuore le parve esplodere nel petto per la gioia, mentre accarezzava dolcemente la guancia pallida dell’amica. Notò che voleva provare a dirle qualcosa, ma lei la fermò: Dovette trattenersi molto per non scoppiare a piangere, ma la sua voce non poté fare a meno di tremare un poco, causa il nodo alla gola che le si era creato.
A interrompere il momento idilliaco delle due, fu la domanda di Reana rivolta al tritone che le stava osservando con il mento poggiato sul palmo della mano, ancora immerso in acqua fino ai pettorali. «Che cosa stai facendo ancora lì, te?»
«Sei parole: io non ho la forma idol.» Ribatté lui, contando i termini con le dita delle mani. Le ragazze si guardarono un istante, realizzando solo in quel momento che si erano trasformate quasi in automatico appena uscite dall’acqua. Ormai era una cosa che scattava d’istinto il trasformarsi quando erano in un certo livello di allerta, quasi fosse un sesto senso involontario.
«E con ciò?» Domandò Resha, un sopracciglio alzato in modo saccente, tornando a guardare il tritone. Aisu distolse lo sguardo, occupandosi di tirar fuori la gemma datale da Hikari poche ore  prima; ci era arrivata da sola, avendo un fratello mezzosangue.
Alle altre, Tadashi rispose guardando la principessa della perla arancione con aria di sufficienza: «E con ciò, divento direttamente umano. Senza vestiti. Completamente nudo. È più chiaro così?»
«Sì. È decisamente meglio che tu resti in acqua.» Sentenziò secca Julia, che come le altre scostò lo sguardo, osservando le pareti illuminate della grotta come fossero la cosa più bella del mondo. Ancora una volta le iniziarono a turbinare nella mente mille dubbi sul suo volere di essere principessa, ma la voce di Aisu la fece tornare al mondo reale ancora una volta.
«E come torni all’hotel?» Chiese la norvegese, per poi sussurrare le parole magiche sfiorando con le labbra la gemma e aprendo il portale.
«Mmmh… A nuoto, direi?» Suggerì Tadashi, passandosi una mano sul collo.
«A nuoto?» Gridarono all'unisono le principesse, inorridite. Yumi aggiunse: «Ma saranno più di 10000km!»
«Tranquille, ora voi dovete muovervi a portare Renée in ospedale.» Mentre Harmony e Renée varcavano il portale, precedute da Resha e Reana e seguite da Julia e Yumi, il giovane lanciò un’occhiata significativa ad Hazelle: «Sarò in hotel domani per pranzo.»
«Afferrato, ragazzone.» Gli sorrise complice la tedesca, per aggiungere prima di attraversare il passaggio con un sorriso, seguita a ruota da Aisu. «Ti farò i tuoi piatti preferiti, vedi di non farmeli sciupare!»
Non appena vide il portale svanire, Tadashi si reimmerse e iniziò la sua lunga nuotata verso l’albergo.

Pearl Piari - Niijima, Giappone

L’ambulanza era partita, portandosi via una Renée molto debole, seppur cosciente, e una Moni che non osava schiodarsi dal suo fianco. I paramedici le avevano concesso di seguire l’amica, vista la situazione di emergenza, in attesa dei genitori della ragazza, per poter compilare le varie scartoffie con i dati della mora. Mentre parlava, Harmony non aveva mollato la mano della sua amica né spostato lo sguardo dal suo, per l’intero tragitto.
«Si riprenderà?» Domandò Yumi, mordendosi il labbro preoccupata mentre osservava il mezzo di trasporto allontanarsi. «Certo che sì!» Asserì sua sorella, prendendola sottobraccio. Prese la sorella sottobraccio e aggiunse: «Rientriamo in albergo adesso, non serve a nulla stare qui fuori. Ci telefonerà, lo ha promesso.»
Una volta varcata la soglia dell’hotel assieme alle amiche, che vennero accolte da uno sculettante Sirio, si voltò verso la custode della perla gialla. «Hey Julia… Ma ti sei imbambolata?» L’americana aveva lo sguardo e la testa da tutt’altra parte. «Julia!» Gridò a voce più alta, sporgendosi verso di lei, preoccupata: «Si può sapere cos’hai? È da quando siamo entrate nella grotta che sei assente.»
«E soprattutto hai ignorato il tuo fragolone preferito.» Aggiunse Aisu, prendendo in braccio il cagnolino. Sirio le premette il naso sulla guancia, provocandole un sorriso. È proprio adorabile! Chissà come si svolgerebbe un incontro tra lui e la mia Crystal.”
«What? Ah… No, niente!» Julia agitò le mani davanti al petto. «Pensavo alla grotta e beh… Se fosse stata una circostanza diversa, visto che eravamo in zona mi sarebbe piaciuto portarvi ad Apia, dalla mia amica samoana. È molto simpatica e mi sarebbe piaciuto presentarvela…» Sperò vivamente che quella mezza verità funzionasse.
«Ma non pensi che le sarebbero venuti dei sospetti a vederci arrivare in sette e senza preavviso?» Si domandò Reana, che come Aisu aveva afferrato il cane lei aveva preso in braccio Sunset.
«Beh ecco… Io...» Iniziò la principessa del Pacifico del Sud, ma Meru e Philomena interruppero la conversazione. Preoccupate dall’aria stravolta delle ragazze, chiesero loro informazioni. L’espressione delle due adulte nell’apprendere l’accaduto divenne grave e seria.
«Sarà meglio avvertire subito i sovrani. I nemici adesso conoscono il vostro aspetto umano, questo è molto grave.» Sentenziò la sirena blu. «Non c’è tempo da perdere. Li avvertirò io personalmente.» Si offrì la più grande, mentre nella stanza calava il silenzio.
«Ragazze, restate a cena?» Chiese Hazelle, per smorzare l’atmosfera di tensione. Nonostante nessuna avesse particolarmente fame, la proposta venne accolta volentieri.
 
Renée aprì gli occhi a fatica. Si sentiva pesante, legnosa nei movimenti e oppressa da qualcosa nella zona addominale. Con calma, riuscì a mettere a fuoco quello che la circondava e si rese conto che si trovava in una stanza di ospedale, attaccata a varie flebo. Il peso che percepiva veniva dalla sua migliore amica, che sonnecchiava al suo capezzale, con la testa appoggiata sul suo fianco.
L’orologio appeso alla parete le segnalava che erano passate le dieci di sera. Da ciò capì che Moni avrebbe trascorso la notte con lei e niente e nessuno l’avrebbe schiodata dalla stanza.
La mora fremeva dalla voglia di sapere cosa fosse successo, poiché lei ricordava solo di essere svenuta e di essere stata portata in una strana grotta dove aveva di nuovo perso conoscenza, ma non se la sentiva di svegliare la rossa, aveva un’espressione troppo tenera. La guardò con occhi colmi di affetto, prima di decidere di tornare a dormire. Mise una mano sulla testa dell’amica e chiuse gli occhi con un sospiro. Le spiegazioni potevano aspettare ancora qualche ora.
 
Hiro stava fissando in apatia il soffitto, sdraiato sul letto. Non riusciva a prendere sonno, cosa aveva sbagliato con Hikari da spingerla a mollarlo lì? Non riusciva a togliersi il momento dalla testa, proprio no.
La suoneria del cellulare si insinuò prepotente nelle sue orecchie. Svogliatamente lo prese e, nel leggere il messaggio, sorrise.

Scusami per oggi. Troppo gelato! La prossima volta andrà meglio!
Ci sentiamo prestissimo! Salutami Kurai!
Dolce notte, Hikari ☺

Ps: in caso te lo chieda, adesso sto bene!

“Dolce notte anche a te…”
Adesso sì che poteva dormire tranquillo.
 


Angolo delle autrici:

Ebbene! Vi siete goduti le ‘brutte sorprese’? Come dice Elizabeth… Sul serio pensavate che sarebbe bastato così poco per evitare il rapimento a Renée? Una nemica come lei avrebbe fatto fuori il personale della villa senza il minimo problema, non basta certo questo a fermarla! Ammettetelo, nessuno di voi pensava che quella che è stata in compagnia di Harmony tutti questi giorni in realtà era una copia eh? Eddai, ditelo ditelo ditelo, non ve lo aspettavate! Così come non sospettavate che la dolce talent scout vestita di rosso fosse in realtà l’elementale del sangue, la più potente e spietata del gruppo, colei che da sola vale più degli altri e che sarebbe potente quanto il capo stesso!

Ringraziamo Mistero95 per questa bella donnina sanguinaria e chiediamo scusa a Ziggyssia, noi adoriamo tantissimo Renée, purtroppo erano esigenze di copione ma sapremo farci perdonare!

Poi cosa abbiamo avuto: un momento Hikahiro, altra ship che merita i suoi spazi, la custode degli elementi ha tutto il diritto di avere una cottarella alla fine, poi Hiro fa tenerezza così impacciato, fortuna adesso è tranquillo! Julia continua a non essere sicura di voler regnare un oceano perché la sua vita terrestre le piace, gli attacchi non c’entrano nulla. Poi cos’altro abbiamo dimenticato? Ah sì, scappa Tadashi! Come Minikitty si accorgerà che hai rubato le scorte di gelato succederà il finimondo, non ti credere… Lei e Hazelle hanno contato le coppette una ad una, mi sa che non la scampi stavolta xD Poverello!

 

Dedichiamo il capitolo a Shiori Lily Chiara, che recensisce e ci segue sempre e soprattutto perché è fan di Renée, a questo proposito ci scusiamo per quello che le abbiamo fatto ma come vedi adesso sta meglio! Non garantiamo la sua sicurezza per il futuro (lol) ma questo discorso vale per ogni singolo personaggio del racconto! Grazie ancora di tutto e continua a restare con noi!

E ora alle note singole~

 
 
 

L’angolo di Kelly:

 

Eccoci qui!
Sorpresi eh?Lo sappiamo che non immaginavate una cosa simile e invece ecco qua!Lallallero, siamo tremendamente birichine xP E decisamente ehm...s*****e, mi sento in colpa povera Renée
Scusate se vi propongo una Julia così diciamo lamentosa ma è colpa del periodo, ne ho passato uno complicato e dubbi che ho avuto li ho ritorti sul mio personaggio anche se penso che questo dia un tocco di realismo alla vicenda, alla fine sono state catapultate tutte in una situazione che cambierà per sempre le loro esistenze!Qualche incertezza è d’obbligo!
Una nota di merito alla HikaHiro, fidatevi e shippateli, non ve ne pentirete, questi due tenerelli meritano!No tranquilli non disconoscerò mai i miei Cuccetti che prima o poi conoscerete e speriamo amerete, quello non esiste al mondo, però diciamo che con loro c’è seria concorrenza!Ah ovviamente le Waitomo Gloworm Caves non potevano non essere splendide essendo del mio adorato Pacifico del Sud, voglio andarci pure io sperando non mi cadano i vermi in testa!

 
Sirio:  Non sono adorabile mentre arrivo tutto sculettante?Per fortuna c’è Aisu che mi apprezza, beh che ne dite, firmate la petizione per farmi conoscere quella gnoccona di Crystal?Vi prego!Continuo a sculettare e sculettando vi aspetto al prossimo capitolo!Ciaoooooooo <3
 


L’angolo di Elsira:

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Checcariniiiiiiiiiiiiiiiiiii *-* Sì, beh… Io ho un debole per la HikaHiro. Sono una delle coppie che mi viene così dannatamente spontaneo shippare… Che poi ovviamente, come dice anche Hikari, non potranno avere un lieto fine, MA CHISSENEFREGA!!! Io li adoro lo stesso.
Per il resto, non ho molto da dire… Se non che quelle grotte esistono veramente e che sono uno spettacolo, a me piacerebbe un sacco visitarle.
Il prossimo capitolo si può dire che è di passaggio, ma poi ce ne saranno alcuni moooolto interessanti e che metteranno ognuna delle ragazze davvero alla prova. Curiosi di saperne di più? Allora continuate a seguirci!!

 





 

HikaHiro. HikaHiro everywhere.

HikaHiro
 

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Capitolo 24
*** Let The Games Begin ***


Let the games begin

 
 

Niijima, Giappone

Un rumore di vetri rotti e finalmente la barriera di ghiaccio esplose in mille pezzi, liberando Elizabeth da quella prigione infernale.
«Maledizione! Quelle piccole idiote e quell’insetto col guscio me la pagheranno, non accetto una sconfitta così umiliante! Non io! Né ora né mai!» Gridò, iniziando a ribollire pericolosamente. Odiava aver perso, ma quello che la irritava di più era il pensiero che i suoi tre colleghi, quei pusillanimi che in confronto a lei erano nulla, l’avrebbero derisa. E la probabile ramanzina del suo capo, altra persona meno potente di lei.
Ma mentre in preda alla rabbia faceva a pezzi tutto quello che c’era nel teatro, le balenò in testa un dettaglio, un dettaglio essenziale che le avrebbe risparmiato derisioni e prediche.
Ghignando soddisfatta, tornò alla sua base.

Castello della Regina dei Mari

Nonostante fossero passati giorni e avesse ricevuto molte cure, la regina Luchia non dava molti segni di miglioramento e il dolore provocato dal sangue avvelenato era per lei insopportabile. Lo sentiva a tratti bollente e a tratti gelido, spesso aveva l’impressione che le sue vene e tutto il suo corpo sarebbero esplosi, altre volte invece aveva dolori e nausee tremende. E nonostante il viavai di medici provenienti da ogni parte del mondo, anche terrestre poiché molte creature marine avevano studiato sulla terraferma, ancora nessuno aveva trovato un rimedio. Le uniche cure che la facevano stare un po’ meglio erano le infusioni di energia curativa di Hikari, che si palesava regolarmente al palazzo per somministrargliela in dosi massicce, la vicinanza del marito e il canto delle sue amiche, che passavano ore al suo capezzale.
La bionda gemette, mentre si sforzava di articolare qualche parola, ma ad ogni tentativo scariche di dolore atroce la attraversavano, impedendole qualsiasi movimento o pensiero. Con molta fatica, riuscì ad articolare qualche parola:  «Le perle… Il loro potere… Chiamate le ragazze… Portatele al tempio…» La voce si affievolì sino a sparire del tutto e Luchia chiuse gli occhi, tanto che ogni membro presente nella stanza temette il peggio.
L’unica a rimanere tranquilla fu Hikari, che aveva finito di passarle l’energia. «Vi assicuro che è viva, ha solo bisogno di stare tranquilla… Basta. Luchia ha ragione. Il momento è giunto, devo mettere alla prova le ragazze… Non posso affrontare gli Elementali da sola, ho bisogno anche di loro.» Proclamò risoluta la gattina dal guscio di tartaruga.
«Ho un’idea.» Intervenne il re, che era rimasto in silenzio sino a quel momento. «Hikari, contatta Mikaru e dille di chiamare le ragazze, di portarle qui. Poi, vai al tuo tempio e aspettale là.» Ordinò l’uomo.
«Le ragazze sono in ospedale, dall’amica di Harmony.» Disse assorta Madame Taki, che stava sempre attaccata alla sua sfera.
«Vai Hikari, contiamo su di te!» Disse il sovrano in tono serio. La custode non poté far altro che obbedire. «Agli ordini, maestà.» Si inchinò solennemente, prima di sparire.
Le consigliere ripresero il loro canto.

Niijima, Giappone

«Non se ne parla, io non vado da nessuna parte!» Ripeté Harmony per l’ennesima volta, allo sgocciolare dell’orario di visita dell’ospedale. A Renée scappò un sorriso, mentre alzava e spingeva la mano dell’amica, sempre stretta nella sua, verso di lei, verso l’uscita. «Vattene a casa!» Le ripeté, di nuovo. «Non fai altro che passare il tempo qui con me. Ti ho detto che sto benissimo, non c’è bisogno che ti rovini così. Guarda che lo vedo che stai struggendo dalla stanchezza, non sono mica cieca.»
«Non è vero, sto benissimo!» Ripeté Harmony, conscia di star mentendo alla grande. «Sei tu che devi star buona e non fare sforzi. Piuttosto, sicura che due cuscini siano abbastanza? Ne chiedo un altro all’infermiera…» Fece per alzarsi, ma l’altra la trattenne. «Devi riposarti anche tu, Moni.»
«Ti ho detto che non ne ho bisogno. Voglio stare con te!» Non poteva farci nulla: il senso di colpa nei confronti di Renée era ancora troppo prepotente dentro di lei. Non riusciva e non voleva in alcun modo lasciarla sola. Aveva come la terribile sensazione che se avesse scostato lo sguardo anche solo mezzo secondo, sarebbe successo qualcosa di irreparabile. «Devo proteggerti!»
La mora chiuse un momento gli occhi e fece un lungo respiro, poi parlò con voce calma, ma autoritaria: «Harmony Honopura, io starò benissimo. Tu hai bisogno di riposare un po’, non puoi passare le tue giornate qui. Sei la principessa dell’Oceano Pacifico del Nord, hai delle responsabilità anche verso il tuo popolo e la tua missione, non solo verso di me!»
La rossa abbassò lo sguardo, combattuta. Renée aveva ragione, e lei lo sapeva. “Però…”
«Okay, ascoltami.» Un sorriso comprensivo stese le labbra della mora, mentre il suo sguardo si addolciva. «Se proprio non vuoi lasciarmi sola, che ne dici di fare almeno a turni con le altre? Prima Hazelle mi ha mandato un messaggio chiedendomi se poteva passare a trovarmi con Aisu e del buon cibo, potresti darti il cambio con loro. Vai a casa, ti fai un bel bagno, ti rilassi un po’ e poi nel pomeriggio torni. Che ne dici? Puoi prenderti una pausa di qualche ora, per me?»
La custode della perla rosa fece un respiro profondo per scacciare tutti i brutti pensieri, poi si rivolse all’amica. Se stava sotto la custodia delle sue compagne di avventura, allora lei poteva sopportare l’idea di allontanarsi per un poco. «D’accordo.»
Al suo accettare, Renée le regalò un sorriso bellissimo, che la ragazza si impresse nel cuore.
 
Da qualche parte negli Oceani
 
Una furibonda ed umiliata Elizabeth aveva fatto ritorno alla base. Si era beccata un’inevitabile sfuriata da Lady Davina, la quale non ammetteva errori simili da lei. Il tutto, con suo sommo imbarazzo, era avvenuto alla presenza degli altri Elementali, i quali a vedere la loro collega in difficoltà non avevano potuto fare a meno di divertirsi: lei era sempre pronta a criticarli, ma stavolta aveva sbagliato tanto quanto loro e aveva quello che si meritava. Ma la donna di sangue non era disposta a farsi prendere in giro in quel modo, non da degli insulsi come quei tre; passi il capo, ma aveva i suoi limiti. Stava per cedere alla rabbia più profonda, quando un’illuminazione la colse, facendola sorridere orgogliosa: «Ridete pure, sciocchi… Anzitutto, non mi sembra che voi abbiate fatto tanto meglio. Al contrario! E poi, anche se non sembra, io rispetto a voi ho vinto!»
«E sulla base di cosa puoi permetterti una simile insinuazione?» Si intromise Pyro, i cui capelli crepitavano pericolosamente.
«Perché io al contrario vostro so molte cose di loro! Non soltanto ne conosco anche io la forma umana...» Rispose melliflua all’Elementale del fuoco, l’unico fino a poco prima a sapere quel fatto. «Ma grazie alla copia di quell’insulsa ragazza tanto amica della sardina in rosa, ho carpito molte informazioni utili su di loro: so dove studiano, i posti che frequentano e soprattutto…» Fece una pausa ad effetto, per aumentare la suspance, mentre guardava negli occhi il suo capo con un sorriso perfido. «Conosco tutti i loro punti deboli, le paure e le insicurezze! Ognuna di loro ne ha un sacco, più di quanto vogliano dare a vedere… Dopotutto cosa vi aspettate da delle teenager sempliciotte!»
«Questo è decisamente interessante.» Considerò Lady Davina, annuendo interessata. «Esigo di saperne di più!» Ordinò poi, mettendo una mano sulla spalla dell’Elementale.
«Naturalmente, Milady! Tuttavia…» Guardò con sufficienza i tre uomini dietro di lei. «Desidererei conferire con te in privata sede, questi pappamolli non sono graditi.» Il capo accolse la richiesta senza problemi, facendo voltare Elizabeth mentre si avviava verso un’altra stanza. «Mi dispiace tesorini…» Sogghignò divertita, sentendo le proteste dei tre. «Se volete scoprire i loro segreti, arrangiatevi! Muovete le chiappe, inventatevi qualcosa, quello che vi pare, ma per conto vostro!» Continuò in tono borioso, mentre i volti degli uomini si contraevano in smorfie colme di rabbia e disprezzo.
«Non sei nessuno per parlarci così, stupida!» Esclamò Tsuchi facendo un passo avanti, ma un gesto aggraziato della donna di sangue lo interruppe: «Devo forse ricordarvi che, al contrario vostro, nessuno è mai riuscito a imprigionarmi in una conchiglia e sotterrarmi in uno sperduto santuario?» L’atmosfera attorno a Pyro diventò talmente calda da essere irrespirabile, attorno ad Ao iniziarono a formarsi nuvole crepitanti di elettricità e il terreno sotto a Tsuchi tremava leggermente, tuttavia Elizabeth ignorò tali segnali. «E non ci riusciranno mai, ricordatevelo! A prescindere da quanto succederà, io sarò sempre un passo avanti a voi.» Concluse seccamente, allontanandosi elegantemente al fianco del suo capo e canticchiando sottovoce una canzone, la sua canzone.

Niijima, Giappone

“Accidenti ai compiti di chimica e alle maniache dei lavori domestici! Che palle… È la mia stanza dopotutto, potrò tenermela come mi pare! Io mi trovo benissimo nel mio disordine e se mi ci oriento io, che problema c’è?” Pensava Harmony mentre entrava nell’ospedale, seccata dall’essere stata rallentata da due delle cose che odiava di più al mondo, ossia la chimica e riordinare la stanza. Quasi che il cibo umano in confronto era il paradiso.
Ad irritarla era il fatto che Renée la stesse aspettando e non voleva arrivare tardi, visto che negli ultimi tempi per forza di cose la sua migliore amica era stata inevitabilmente messa un po’ da parte e questo la faceva sentire in colpa.
Avvicinandosi alla porta della stanza singola della ragazza, udì delle risate allegre provenire dall’interno. Una strana sensazione le attorcigliò lo stomaco, mettendola a disagio. Sensazione contrastante che aumentò una volta aperta la porta, nel vedere l’amica ridere spensierata assieme a Yumi e Resha. Le due erano arrivate da poco per dare il cambio alle europee, in quanto queste ultime avevano chiesto di assentarsi un attimo. A quanto pare, dovevano parlare di una cosa importante, perciò avevano chiesto alle sorelle di anticipare il loro arrivo di una mezz'oretta: sarebbero rientrate con Reana e Julia, da un momento all’altro.
«Ciao ragazze! Renée, come stai?» Harmony si precipitò dalla sua migliore amica, dandole un bacio sulla guancia e ricevendo, per fortuna, risposta positiva, nonostante si sentisse ancora debole e sarebbe stata dimessa solo tra qualche giorno.
La rossa sorrise forzatamente. Era felice che l’amica stesse bene e che le altre ragazze la considerassero come una di loro, quello sì, ma vederla così spigliata e a suo agio le metteva in testa dubbi atroci. Temeva sempre che qualcuno potesse portargliela via, non avrebbe sopportato di vederla migliore amica a qualcun’altra.
«Le ho portato un po’ di quei biscotti che ho fatto con Hazelle l’altro giorno, quelli a chiocciola!» Esordì Yumi, per rompere il silenzio. «E le altre ragazze arriveranno a breve! Resha ha avuto un’idea geniale per aiutarla a star meglio e serve l’aiuto di tutte.» Spiegò, venendo interrotta dalla custode della perla arancione: «Appena arriveranno ve la comunico… Niente di doloroso, tranquilla Renée!» La rassicurò sorridendo, gesto che venne ricambiato.
«Bene…» Disse Moni, cercando di controllare la gelosia che sentiva crescere.
 
«Adesso che ci siete tutte, vi espongo la mia idea!» Disse Resha orgogliosamente, scrollandosi la coda. «Canteremo per Renée e le infonderemo un po’ di energia! Anche senza trasformarci, le perle ci aiuteranno.»
La sua idea venne approvata all’unanimità. Moni prese per mano la sua amica, convinta che un contatto avrebbe aiutato. A loro volta, tutte le sirene si presero la mano, invocando l’energia delle perle che si illuminarono.
 
Vola la mia mente
è scintillio suadente
che libera
mi libera e va.
 
Fu Resha a prendere l’iniziativa, intonando la sua canzone. Ben presto fu seguita da tutte le altre, che si unirono.
Dalle perle delle ragazze si crearono dei fasci di luce colorata, che entrarono nel corpo di Renée, facendola sentire sin da subito più energica. “Resha è geniale, il suo piano è fantastico!”
Quando la canzone terminò e le perle si spensero, il cuore di Moni fece salti di gioia nel vedere che la sua amica aveva ripreso colore e i suoi occhi erano decisamente più vispi.
«Visto? Cosa vi dicevo? Siamo grandi ragazze!» Esclamò Resha, strizzando l’occhio alla mora.
La porta della stanza si aprì di colpo, facendo prendere un colpo alle ragazze: probabilmente si trattava di qualche membro dello staff ospedaliero che, richiamato dal fracasso, era corso per buttarle fuori a calci. O peggio.
Con l’ansia a mille si voltarono, per poi sospirare di sollievo quando videro una graziosa ragazza più o meno loro coetanea. La conoscevano di vista, specialmente Yumi e Moni che avevano frequentato le medie con lei, anche se erano un anno avanti. Era la sorella minore del loro attuale professore di musica e maestro della banda della scuola, che aveva accettato l’incarico per sorvegliare le sirene.
«Mikaru, ciao!» Le sorrise Reana, sollevata.
«Qual buon vento?» Si intromise Hazelle.
«Vengo per ordine della regina. Il momento è giunto ragazze, Hikari vi aspetta al tempio per la prova. Ma prima dovete fare una deviazione da Luchia. I sovrani vogliono parlarvi, io vi porterò da loro, ve ne parlo meglio strada facendo.» Spiegò brevemente la castana, guardando le custodi una a una e studiando le loro reazioni: Aisu e Resha decise, le altre un misto di curiosità e disagio. «Salutate Renée e andiamo… Ah, a proposito», la panthalassa sorrise alla mora. «Questa.» Estrasse una scatoletta contenente una sfera di luce bianca. «Te la manda Hikari: dice che così guarirai del tutto… Il tuo caso è nulla in confronto a quello della regina, dovrebbe bastare.» Porse la sfera a Renée che la prese, commossa e grata di tutto l’affetto che stava ricevendo, così diverso da quello che provava a casa sua.
Le ragazze salutarono la mora e Harmony chiese solo un attimo di poter stare sola con lei. «Renée io…» Iniziò, stringendole la mano, che non le aveva ancora mai lasciato. «Mi scuso con te… Per averti trascurata ultimamente, per averti cacciata in questo pasticcio, è solo colpa mia se sei qui al momento. Non volevo metterti nei guai, davvero! Io voglio solo che tu stia bene, capito? Nient’altro! Sappi che farò di tutto per proteggerti e che sarai sempre tu la mia migliore amica anche se dovessi starti lontana per mesi! Capito? Tu e nessun’altra!»
La mora iniziò a ridere. «Sembra tu stia andando a morire, Moni!» Non riusciva a placare le risate. Una volta ripresasi, le sorrise piena d'affetto e di speranza. «Adesso ti dico una cosa io: vai e spacca, scopri il tuo elemento e non tornare fino a che non l’avrai conquistato! Mi raccomando, eh?»
La rossa annuì, convinta. «Ti voglio bene, Renée!» Le lasciò la mano e le rivolse un ultimo gesto di saluto, prima di uscire dalla stanza e unirsi alle altre.
«Oh Moni…» Sospirò Renée, una volta rimasta sola. «Non era necessario incolparti… So tutto… Tutto… Ti voglio bene anch’io!» Disse convinta, convinta della loro amicizia e del fatto che la sua Moni sarebbe uscita vincitrice dalla prova.
Restò a fissare la porta a lungo, prima di ricordarsi della scatoletta di Hikari. La prese e la aprì, assorbendo la sfera all’interno. Si sentì immediatamente ancora meglio, seppur molto stanca. Decise quindi di concedersi un pisolino e si stese bene sotto le lenzuola bianche e asettiche. Prima di addormentarsi, mormorò leggera: «Buona fortuna ragazze… Buona fortuna amica mia…»

Castello della Regina dei Mari

«E questo è quanto.» Durante il tragitto, Mikaru aveva spiegato tutta la faccenda alle ragazze. Ciò che veniva loro richiesto era di cantare assieme alle loro predecessore, poiché erano tutti sicuri che il potere della perla avrebbe dato ulteriore aiuto, cosa a cui le ragazze accondiscesero senza problemi.
Appena entrate al castello, le guardie reali e la corte presente si inchinarono rispettosamente al passaggio delle sette sirene che, non abituate a tutte quelle riverenze, rimasero lievemente stupite. Nel caso di Julia, Reana e Yumi, pure un poco imbarazzate.
Vennero scortate nella stanza della regina, la quale sembrava stare un po’ meglio ed era tranquilla. Le Consigliere corsero incontro alle loro eredi, ma il loro umore era all’opposto rispetto a quello di pochi giorni precedenti.
Non ci furono sorrisi e abbracci, ma solo sguardi seri che valevano più di mille parole, mentre si avvicinavano al letto di Luchia e si inchinavano rispettosamente.
La donna sorrise debolmente. «Le perle… Ragazze, tutte insieme… Cantate per me… Come avete fatto con la vostra amica…»
Le ragazze si trasformarono in idol e ognuna di loro prese per mano la propria predecessora, condividendo il microfono con lei. Le voci delle quattordici sirene, sublimi, decise ma dolci, iniziarono ad espandersi nella stanza e ben presto anche la regina, seppur debolmente, si unì a loro. Quel gesto riempì tutti di ottimismo: se si sentiva di cantare, voleva dire che stava iniziando un breve recupero.
«Maestà… Io avrei questa con me…» Moni si fece avanti, porgendo un’ampolla alla Regina. «L’avevo preparata per Renée, ma alla fine non gliel’ho data… È una tisana disintossicante, magari vi aiuterà a star meglio…» Nikora annuì, prendendo la boccetta dalle mani della più giovane.
«Bene… Adesso che il vostro l’avete fatto, potete recarvi al tempio. Madame Taki è l’unica che conosce l’ubicazione, quindi vi guiderà lei. Andate e buona fortuna.» Si intromise il re, senza lasciare la mano della moglie.
Silenziosamente come erano arrivate, le ragazze lasciarono il castello, accompagnate dall’anziana veggente.

Tempio dei Sette Elementi

Hikari stava in meditazione, in una stanza situata in un’area segretissima del tempio, la cui porta era invisibile a tutti tranne che a lei. Chiunque l’avesse vista, con gli occhi chiusi, le manine paffute chiuse a pugno e il guscio giallo chiaro, l’avrebbe trovata tenerissima e coccolosa. Ma se qualcuno avesse osato esprimere tale pensiero a voce, il guscio sarebbe diventato rosso per la rabbia e per il malcapitato sarebbero stati guai seri, poiché la piccola creatura odiava essere disturbata mentre meditava: quei momenti in cui riusciva a isolarsi nei suoi pensieri e nei suoi ricordi, per lei erano sacri.
La custode stava aspettando l’arrivo delle nuove principesse, che avrebbero affrontato la prova che aveva scelto per vedere se sarebbero state degne di custodire i suoi preziosi Elementi, una cui piccola parte del loro potere sarebbe comunque rimasta a lei in caso di bisogno: non si fidava ancora del tutto di quelle ragazzine. Non che le giudicasse male o le odiasse, anzi, in altre circostanze sarebbero magari potute diventare pure amiche, ma in quel frangente la questione era differente. Durante l’ultimo periodo aveva avuto modo di studiarle e il loro atteggiamento non l’aveva molto convinta: certo, erano inesperte, per loro la situazione era del tutto nuova e questo era un valido scusante, tuttavia non era sicura che la scelta di Madame Taki fosse giusta. Ma siccome si era messa di mezzo anche la volontà della Regina, che attualmente stava lottando tra la vita e la morte e la cui salvezza era essenziale, non poteva rifiutare. Ciononostante voleva essere certa che le ragazze sapessero comportarsi e dimostrassero la giusta dose di grinta, determinazione e volontà; solo allora avrebbe dato il via alla vera prova. Per iniziare a testare le loro abilità aveva bloccato tutte le entrate del tempio, giusto per divertimento. Sapeva di sembrare cinica, ma visto che doveva rinunciare a una parte di sé molto importante, voleva essere davvero sicura.
Un vociare proveniente dall’esterno si insinuò prepotentemente nelle sue orecchie feline. Inevitabilmente, visto che era stata disturbata mentre era assorta, il guscio iniziò a scurirsi passando a una tonalità di arancione, ma Hikari riuscì a riacquistare il controllo prima che potesse diventare rosso.
Con un sospiro lasciò la stanza segreta, i suoi contenuti misteriosi e sconosciuti al resto del mondo, avvicinandosi all’entrata: le principesse erano arrivate.
Madame Taki aveva appena scortato le ragazze davanti al tempio e si stava accingendo a lasciarle. «Ragazze… Mi raccomando, impegnatevi e non date nulla per scontato! Voi siete le Perle del Destino ed è tutto nelle vostre mani! Io devo andare, al palazzo c’è bisogno di me. Ci vediamo presto ragazze!» Disse la vecchia, aggiungendo poi mentalmente: “Spero…” Era preoccupata per loro e per Luchia, inutile negarlo o nasconderlo.
«Secondo voi ce la faremo?» Chiese dubbiosa Yumi, la cui ansia era visibile nei suoi occhi azzurro-verdi.
«Certamente! L’ha detto Madame Taki! Noi siamo le Perle del Destino e…» Ma un suono gutturale interruppe le parole di Resha. «Bene bene, “Perle del Destino”!» Hikari era comparsa sulla soglia e le osservava seriamente, agitando la coda. Tutte le ragazze, che la vedevano nel suo vero aspetto per la prima volta e la riconobbero solo dagli occhi azzurro brillante, si inchinarono con rispetto di fronte alla sua figura; tutte tranne Reana, che da brava gattofila alla vista del suo musetto felino si era sciolta. «Ooooooooohhhhh! Aaaaaahhhhh! Che amore che seiiiiiiiii!» Squittì la sirena blu, con gli occhi a cuore e la vocetta stridula. «Che teneraaaaa, vieni qui fatti coccolareeeeee!» Continuò, afferrando la povera Hikari, che presa alla sprovvista non riuscì a reagire. Si ritrovò stretta tra le braccia della ragazza che la avvolgevano sempre di più, stritolandola in una presa tentacolare, rischiando di soffocarla. Le guance erano sempre più gonfie, stava per esplodere.
«Basta, lasciami! Non sono un giocattolo!» Riuscì a biascicare con voce strozzata dal fiato corto, lasciandosi sfuggire una scarica di elettricità non letale ma sufficiente ad allontanare la sirena, che vi rimase malissimo.
«Ma cosa fai? Volevi uccidermi? Beh, sappilo: niente Hikari, niente Elementi, niente salvezza!» Sentenziò la tartarughina, ritrovando la compostezza.
«Scusami, Hikari-sama… Non volevo mancarti di rispetto, ma io amo i gatti e il fatto… È che sei così graziosa!» Disse inginocchiandosi a sua volta. Le scuse erano sincere e Hikari se ne accorse, tuttavia aveva un contegno da mantenere. «Va bene, va bene!» Disse sollevando la zampina, come a zittirla. Inclinò la testa di lato, un mezzo sorriso le increspò le labbra e una scintilla le illuminò gli occhi. «Quindi voi siete qui perché volete conquistare gli Elementi, giusto?» Le domande ovvie erano parte della prova che avrebbero dovuto affrontare, in modo da vedere la reazione che le ragazze avrebbero avuto.
«Esatto!» Parlò Resha per tutte, alzandosi. «Siamo qui per questo, è il compito che ci è stato affidato e abbiamo intenzione di adempiere a questa responsabilità, a ogni costo. Quindi, dicci cosa dobbiamo fare e noi ci impegneremo, vero ragazze? Sì, ce la faremo! Ne abbiamo discusso a lungo prima di venire qui e ti comunichiamo che siamo pronte: mettici alla prova! Non ti deluderemo!» Concluse sicura, guardando le altre che, pur non avevano mai tolto gli occhi dalla tartaruga felina, annuirono, cercando di sembrare il più decise possibile. Hikari assottigliò gli occhi: quella ragazza era molto sicura di sé e questo era un bene, tuttavia c’era un che di sbagliato e superbo nel suo atteggiamento che andava assolutamente limato.
«Non così in fretta, custode della perla arancione! Non sono così sprovveduta da lasciare i miei Elementi in mano alle prime capitate per caso: voi non avete idea di quanta gente nel corso dei secoli abbia tentato nell’impresa, fallendo miseramente! Cosa vi fa pensare di riuscirci?»
“Ottima domanda...” Constatarono mentalmente le altre. Chi erano loro per riuscire così facilmente in un’impresa che molti più esperti di loro avevano fallito?
«Esatto!» Rispose Hikari, avendo perfettamente perfettamente il pensiero delle sirene. «Nulla è facile e niente è regalato! Gli Elementi sono dotati di una loro essenza, per conquistarli bisognerà soffrire molto! E non è detto che voglia mettervi alla prova adesso: siete troppo spavalde e arroganti, così non arriverete da nessuna parte! È bene essere sicuri di sé…» Ammise, visto che lei spesso non lo era e odiava quella sua lacuna. «Ma non bisogna nemmeno dare per scontato di essere le migliori!» Concluse secca, voltandosi. «Tornate quando avrete abbassato la cresta!» Fece per chiudere la porta del tempio, ma una coda azzurra le impedì di compiere tale azione. «Aspetta un momento!» Reana si fece avanti, offesa. «Non puoi dire di conoscerci veramente basandoti solo su qualche sottospecie di missione di spionaggio! Ci stai sottovalutando, e di brutto anche!»
Hikari la guardava indifferente, pronta a sentire le altre darle retta e seguirla a ruota. Osservò le ragazze fissarsi a vicenda nel silenzio generale, che venne interrotto dalla custode della perla gialla. «Hikari ha ragione!» Alle parole dell’americana tutte, la custode degli Elementi in primis, si stupirono.
«Julia!» Gridò Resha. «Cosa diamine vai dicendo?»
La bionda la guardò seriamente. «La verità indiscussa… Rifletteteci bene, cosa cavolo abbiamo combinato di buono finora, eh? Esatto, niente di niente, anzi al contrario. Le abbiamo sempre prese di brutto, siamo scampate alla morte solo grazie a fattori esterni… Non siamo nemmeno in grado di difenderci con il combattimento fisico, nulla! Siamo solo buone a farci mettere KO e salvare il culo da Hikari… Non fosse per lei saremmo già morte e sepolte da un pezzo. La verità è un’altra e la sapete.» Continuò con il solito tono, mentre la custode degli Elementi ascoltava attentamente ogni parola.
«Ma…» Provò a dire la verde.
«No, Yumi… No! Niente ma. La verità è che facciamo semplicemente schifo, non valiamo nulla, se la salvezza degli oceani dipende da noi allora possono stare tutti freschi! Non abbiamo mai potuto fare nulla per risultare credibili e non posso biasimare Hikari se non si fida di noi! E se non ci ritiene all’altezza, è più che comprensibile!» Concluse seccamente incrociando le braccia, mentre le altre riflettevano sulle crude parole della loro amica.
«È vero purtroppo… Dovremmo solo vergognarci…» Mormorò a voce bassa Hazelle, ritrovando la voce.
«Esatto! Siamo al livello della regina: vi ricordo che durante l’ultimo assalto invece di combattere si è fatta prendere dal panico. Se si trova così adesso, è anche colpa sua! Non soltanto non è riuscita a difendere molti suoi sudditi, ma nemmeno se stessa! Io non voglio essere come lei! Non sono sicura di essere la persona giusta a rappresentare il Pacifico del Sud, ultimamente ho molti dubbi sul mio ruolo di principessa ma ormai in questa guerra ci sono dentro e non voglio tirarmi indietro fino all’ultimo! Non voglio essere come Luchia!» Protese il braccio con la mano in avanti. «E sono certa nemmeno voi!»
«Come sarebbe ‘dubbi sul tuo ruolo di principessa’? Cosa intendi esattamente?» Chiese Resha, aggrottando le sopracciglia.
«Non è il momento di pensarci adesso!» Si intromise Aisu, scrollando appena il capo in senso di negazione. Certo, anche lei come probabilmente tutte era rimasta un po’ così dalle parole dell’amica, ma le priorità al momento erano altre. E poi, in quell’attimo, non voleva nemmeno lontamente pensare di poter perdere l’amica. Non lo avrebbe sopportato.
«Io sono d’accordo con lei, su ogni singola parola!» Disse decisa, guardando negli occhi le compagne. «È vero, finora abbiamo fatto pena, ma possiamo fare qualcosa, migliorare e crescere. Comportarci come delle degne sovrane! Non solo per noi stesse, ma per i nostri regni e le creature che vi abitano.» Sovrappose la sua mano a quella della sua amica, gesto che fu imitato a breve da tutte.
Ormai non restava che tentare di nuovo di convincere Hikari, la quale aveva assistito alla scena con un piccolo sorriso che aveva nascosto bene alla loro vista. «Ok… Bene. Dato che avete avuto il coraggio di ammettere i vostri errori e le vostre debolezze, vedo della speranza in voi. Voglio provare a fidarmi. Spero solo di non pentirmene, venite con me.» Esclamò, aprendo la porta del tempio. «Seguitemi!» Le invitò con un gesto della zampa.
Iniziarono a nuotare per un lungo corridoio leggermente derelitto, guardandosi intorno interrogative.
«Hikari, una domanda… Ma quando otterremo gli Elementi…»
«No Harmony, non quando… Ma se otterrete gli Elementi!» La corresse la gattina.
«Sì insomma, quando, se… Qualsiasi cosa, dai… Tu cosa farai dopo?» Diede voce al pensiero di tutte.
«Io sono comunque la Custode… Governerò comunque tutti i Sette Elementi, a prescindere. Anche se voi li conquisterete, parte di essi è parte di me e lo resteranno per sempre. È complicato da spiegare e adesso non c’è tempo, ma nessuno resterà senza. Anche perché dovrete poi imparare a controllarli, e io personalmente vi allenerò!» Sospirò, pensando a quanto sarebbe stata ardua.
«Ma se sei così forte, perché non combatti direttamente tu?» Domandò Yumi.
«Scherzi? Durante l’ultima battaglia con gli Elementali eravamo moltissimi ed è finita male… I nemici sono stati sconfitti sì, ma lei ha dovuto sacrificarsi. Sola non posso farcela, insieme avremo più speranze. E poi ricordate la profezia!» A nessuna sfuggì la nostalgia negli occhi della creatura. Era così pacioccosa che Reana avrebbe voluto abbracciarla, ma si trattenne, preferendo ripiegare su una domanda. «Lei chi? Quale sacrificio?»
Hikari si irrigidì. «Non è il momento adesso! Ne riparliamo in altri ambiti.» Chiuse il discorso, il suo tono secco non ammetteva repliche. «Siamo arrivate.»
Aprì una porta cigolante e condusse le principesse vicino ad un altare, posto al fondo della stanza in cui erano entrate. Pronunciò delle parole in una lingua a loro incomprensibile e in un attimo l’atmosfera cambiò completamente.
«Ecco qua! Sette Elementi per sette sirene! Guardateli, ammirateli!» Esclamò, mostrando loro gli Elementi in tutto il loro splendore: uno spettacolo fantastico di magnificenza, equilibrio ed eleganza.
«Domande, ragazze?» Inquisì la creatura, incrociando le braccia.
Hazelle alzò la mano, come fosse a scuola: «Io, io! Hikari-sama: le prove per conquistare gli Elementi… In cosa consistono esattamente? Sono personalizzate?»
«Dipende… Ci sono tanti modi di affrontare la prova, la scelta è ampia, sono tutte prove difficili e dolorose e la vostra non è da meno… Ci ho messo un po’ per sceglierla ma sono sicura sia quella giusta!» Disse misteriosamente mentre tratteneva un sorriso divertito a causa del gesto della viola, aumentando la curiosità delle ragazze.
Yumi prese la mano della sorella che, avvertendone la tensione, strinse con calore per rassicurarla.
«E… Come facciamo a sapere quali sono i nostri Elementi? Gli scegliamo noi o saranno loro a sceglierci?» Fu la domanda di Aisu, che iniziava davvero a stancarsi di tutti quei segreti e prolungamenti: che bisogno c’era di protrarre le vicende così a lungo? Non c’era tutto questo tempo, c’era in ballo la vita di suo fratello, lei voleva iniziare il prima possibile e quella situazione di stallo inutile la innervosiva non poco.
Hikari finse di non accorgersene. «La seconda, Aisu Hansen, la seconda! Gli Elementi sceglieranno la potenziale custode, in base alle affinità. Ve l’ho detto, loro hanno una volontà propria! E pregate di avere i requisiti da essi richiesti, perché se loro non vi riterranno degne di tale onore, dovrete tornarvene a casa con le pive nel sacco! E conoscendoli, potrebbero non ritenervi tali nemmeno a fine prova. Sono imprevedibili i miei piccolini.» Concluse, scrollando le spalline.
«Acqua, fuoco, terra, aria, ghiaccio, fulmine e luce… Chissà quale sarà il mio! Non vedo l’ora di scoprirlo!» Esclamò Moni, le mani sulle guance e gli occhi scintillanti: ora che Hikari aveva accettato di sottoporle alla prova, il suo ottimismo era alle stelle ed era pronta a impegnarsi a dare il meglio di sé.
«Sorry se sembro maleducata, Hikari-sama, but… Cominciamo? L’attesa mi uccide!» Disse Julia esprimendo il pensiero delle altre. Alzando gli occhi al cielo, Hikari ordinò alle ragazze di aprire i loro shell lockets. Nonostante la perplessità, le sette eseguirono il compito, mostrando alla custode le perle scintillanti. Lei annuì, sfiorandole una a una e perdendosi qualche istante ad ammirarle. Dopodiché, dalla sua zampa si creò una sfera luminosa enorme che la custode lanciò in aria. Essa si divise in sette sfere le quali, ingrandendosi, assunsero i colori delle principesse.
«Sono i portali che vi condurranno al luogo della prova, che sarà individuale. Nessuno potrà aiutarvi e dovrete contare solo su voi stesse! Entrate nel portale del vostro colore e che la fortuna vi assista.» Ordinò Hikari. Abbozzò un sorrisetto, nel vedere le ragazze entrare dentro i portali: Resha, Aisu e Moni sicure e decise, Julia e Yumi in ansia, Reana e Hazelle curiosissime.
«Dicevo… Sette Elementi… Sette sirene… Sette Peccati!» Aggiunse Hikari in tono criptico, dopo che le ragazze furono inghiottite dal portale. «Vi auguro di uscirne quantomeno vive.» Fu l’augurio di Hikari. La guardiana del tempio fece comparire sette piccole sfere di cristallo, dalle quale poteva assistere allo svolgersi delle prove e, rammaricandosi di non avere uno di quei deliziosi snack terrestri, si sedette su una poltrona, in attesa di sviluppi.
 


Angolo delle autrici:

Anzitutto chiediamo scusa a Sarika Cantabile che sta scrivendo anche lei un’interattiva sul fandom per la storia dei sette peccati, possiamo assicurarti che al contrario della tua fanfic che si basa su di loro qui compariranno solo come prova per le ragazze, dopo non verranno mai più nominati, insomma non sono alla base della storia, non sono loro i nemici che le sirenette dovranno affrontare! Ci teniamo a precisarlo per senso di giustizia e per evitare casini inutili. Nessuna idea è copiata e l’uso e lo sviluppo dei Peccati ha scopi totalmente diversi. Dopo la missione, dalla quale non garantiamo che tutte le sirene usciranno integre o vive visti i precedenti, nessuno li nominerà più!

Detto questo, scusate il ritardo ma il lavoro prende, chi non ha mai lavorato non può minimamente immaginarlo, purtroppo la povera Kelly il lavoro ce lo avrà fino ad ottobre dopo non sa se lo rinnovano, mentre Elsira ha appena iniziato e le ci sta volendo un po’ per prendere il ritmo… Comunque nel prossimo si entra nel vivo dell’azione, sottoporremo le ragazze alle prove e si inizia con… Lo vedrete! Chi ne uscirà integra, chi ferita sia fisicamente che moralmente, chi ancora viva? Cosa farà Julia adesso che ha espresso i suoi dubbi alle amiche? E ora che Elizabeth conosce i punti deboli delle ragazze? Restate connessi! Ah, altro annuncetto: al momento abbiamo terminato le fanart, di quelle vecchie fatte con paint da parte di Kelly e a matita da parte di Elsira non vogliamo saperne, sono oscene e ci vergognamo come ladre xD Ma il tempo non ci è amico… Comunque non finiscono qui, ci stiamo lavorando su per migliorarle grazie al nuovo stile e anche al fantastico Clip Studio Paint e torneranno! 

E ora alle note singole~

 
 
 

L’angolo di Kelly:

 



SI, purtroppo dovete abituarvi ai ritardi, sappiamo che non è professionale ma appunto il lavoro su turni prende, il primo ti cuoce il cervello, il secondo ti mangia il giorno...Ma meglio questo che nulla, comunque: Come vedete, Luchia sta soffrendo moltissimo, guarirà?Potete contarci, potete dubitarne!Lo sapremo prima o poi!

Renée sta meglio e le ragazze inizieranno la missione!Al prossimo capitolo con la prima ragazza che verrà sottoposta alla prova!Scusate se sono di poche parole ma ho il cervello fuso a livelli assurdi!

 


 
Sirio: Eccomiiiiii!Mi sono stancato, non compaio mai!Me ne sto buono buono all’albergo ogni giorno!Vi saluto e torno a divorarmi vivo, questa stagione mi mette addosso un prurito assurdo!Però vi piaccio, vero?
 
 


L’angolo di Elsira:

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Ehiya’, gents and lads!
… Scusate ma non lo so più manco io che cosa dico. Quindi andiamo a casaccio.
1) Aaaaahhh ci sono un sacco di missing moments da pubblicare nei prossimi capitoliiii!
2) Ho sonno.
3) Devo trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata (e quindi scrittura, disegno, etc.). Perché attualmente la mia vita privata è pari a ZERO. E quindi anche le pubblicazioni ne risentono…
4) Voglio dormire.
Bon, ci si sente alla prossima che devo andare a prepararmi per domani… CIAO!

 

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