The Passing of Seasons

di Selhin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wait for me ***
Capitolo 2: *** Decisions ( for the future ) ***
Capitolo 3: *** Happy Birthday ***
Capitolo 4: *** Can I have this dance? ***
Capitolo 5: *** The Right Choice ***



Capitolo 1
*** Wait for me ***


A Carolina e Cinzia,

perché siamo sorelle di OTP

e perché mi seguite sempre.

Grazie <3

 

 

 

Fandom: Final Fantasy XIII

Pairing: Hope/Lightning

Personaggi: Hope Estheim, Lightning Farron

Tipologia: One Shot ( 742 parole )

Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life

 

8° Argomento: Stagioni
36. Autunno

 

 

Wait for me

 

 

 



"As your hands tremble against the autumn wind

Warm the air with your sighs "



  L’estate era finita e questo era semplicemente un fatto. Non erano le giornate rese più corte a ricordarglielo, non era l’aria che si faceva via a via sempre più fredda la sera, non erano le foglie degli alberi che mutavano in tonalità giallo/arancio. L’estate della sua vita era finita.

Hope Estheim era alla soglia dei 15 anni ed aveva appena salvato il mondo dalla distruzione.

Certo non aveva fatto tutto da solo ed era convinto che i suoi compagni sarebbero potuti riuscire nell’impresa anche senza di lui. Aveva avuto paura, una paura folle all’inizio tanto da impedirgli di dormire. Era stato un ragazzino sciocco e aveva perseverato nella sua stupida idea di vendetta, anche allora aveva paura.

Poi qualcosa era cambiato, un piccolo gesto di una sconosciuta era riuscito a farlo sentire parte di qualcosa, meno spaventato, meno ragazzino. Lei, semplicemente, non lo aveva abbandonato e quello era stato l’inizio di ogni cosa. Grazie a lei aveva imparato a combattere, aveva capito quanto fosse inutile tormentarsi nell’odio e nel desiderio di vendetta. La sua sola presenza, fiera e sicura accanto a lui, lo rassicurava. Con lei si sentiva più forte e senza accorgersene, non aveva più paura.

Lei gli aveva insegnato che la paura doveva essere domata, che poteva essere un’ottima alleata se trattata nella giusta quantità, non doveva semplicemente buttarsi ciecamente fra le braccia dei nemici ma ascoltare e imparare a conoscere le sue paure lo avrebbe reso più forte.

E aveva ragione, dannatamente ragione.

Light aveva sempre avuto ragione.

Ma adesso quella straordinaria avventura che così tanto gli aveva tolto e così altrettanto gli aveva donato, era terminata. Aveva salutato i suoi compagni, una morsa al cuore e allo stomaco, e si era separato da loro tornando su una Cocoon devastata e pronta per essere ricostruita. Aveva guardato Litghning mentre gli sorrideva silenziosa annuendo appena, incoraggiandolo ad andare, a seguire il padre e restare con la sua famiglia. Ma il cuore di Hope era diviso in più parti, anche loro, anche lei, erano la sua famiglia e non gli era sembrato giusto separarsene. Si era così avvicinato alla giovane donna e in un momento di coraggio, o di momentanea pazzia, l’aveva stretta in un abbraccio cercando d’imprimere nella sua mente ogni millimetro, ogni colore e odore di lei. Non aveva nemmeno sperato che lei ricambiasse la stretta, era stato un gesto così fulmineo che a stento riusciva a credere di averlo fatto davvero. Ma quando avvertì le mani guantate della giovane sulla sua schiena e poi ad accarezzargli i capelli attirandolo quasi con più trasporto di quanto volesse dare a vedere, dalle labbra sfuggì un sorriso. Hope desiderò che il tempo si fermasse, lei era così calda, emanava un profumo così buono a metà fra le rose e il cuoio che era semplicemente il suo odore, avvertì il suo cuore rallentare i battiti stringendosi di più sul suo seno, accoccolandosi fra le sue braccia. E si scoprì ad avere nuovamente paura. Ma non era la paura congelante di morire in combattimento o sbranato da qualche mostro feroce. Era la paura di lasciarla e rimanere nuovamente solo, e questa era forse la paura più grande di tutte, quella che lo tormentava da quando aveva iniziato ad affezionarsi a lei.

Poi Lightning abbassò la testa e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, lo allontanò dolcemente e gli sorrise ancora.

 

  - Non dimenticarti di me, promesso? –

 

L’aveva guardata per un istante, poi aveva abbassato gli occhi e stringendo le mani si era chiesto come potesse lei dirgli una cosa come quella. Era assolutamente impossibile che potesse dimenticarla! Lei doveva saperlo.

Arrossendo un po’ aveva nuovamente alzato il viso a guardarla, gli occhi decisi quasi in segno di sfida.

 

  - Tu prometti che mi aspetterai, mi ci vorrà ancora un po’ ma sicuramente riuscirò a raggiungerti! -

 

Si era allontanato in fretta, imbarazzato per quella confessione sfuggitagli dal cuore ma che forse nessuno avrebbe colto e quando trovò il coraggio di voltarsi per guardarla un’ultima volta notò i suoi occhi azzurri ancora confusi. No, non aveva capito, ma andava bene anche così.

 

E adesso Hope era su Cocoon da solo, lontano dai suoi compagni, dalla sua famiglia, da lei e il tempo scorreva con lentezza mentre lui era fin troppo impaziente.

Osservò con noncuranza una foglia ingiallita cadere lentamente ai suoi piedi, la condensa gli usciva a sbuffi bianchi dalle labbra.

Era autunno e l’estate della sua vita era terminata ma aspettava con trepidazione la prossima.

 

 

 

 

Note Autrice : Nyyyyaaaahh lo so sono una scassaballe ma li amoooohhh <3
Abbiate pazienza, non so contenermi.

Dunque, questa sarà una raccolta di One Shot sul tema delle stagioni, basato sul One Hundred Prompt. E’ un po’ diversa da quelle cui siete abituati, questo perché solitamente mi limito a scrivere momenti mai accaduti nella trama originale o comunque cose che sarebbero potute rientrarci benissimo. Questa volta ho optato per una AU ( e facciamolo crescere sto ragazzo suuu ) ambientata dopo gli eventi di FF XIII ma che non tiene conto dei sequel, se non per qualche rara apparizione di personaggi secondari o eventi simili.
E niente, spero mi seguirete perché sebbene questa prima sia cortina le altre le ho già pronte ( mi manca solo il finale ) e se tutto va come ho in testa dovrò aumentare il Raiting u.u
Ora che vi ho narrato tutto posso anche andare!

Buona lettura!

 

Selhin <3

 

 

 


The One Hundred Prompt Project

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Capitolo 2
*** Decisions ( for the future ) ***


Fandom: Final Fantasy XIII

Pairing: Hope/Lightning

Personaggi: Hope Estheim, Lightning Farron, Bartolomew Estheim

Tipologia:  One Shot ( 1172 parole )

Genere: Sentimentale, Slice of life

 

8° Argomento: Stagioni
37. Inverno

 

 

 

 

Decisions ( for the future )

 

 

 

 



"
When the snow melts as winter ends
I’ll be alright "




  L’inverno dei suoi 16 anni Hope lo trascorse quasi tutto nella sua stanza chino sui libri o riflesso nello schermo del computer.

Non che trovasse particolarmente divertente starsene tutto il tempo a studiare ma non riusciva a trovare niente di meglio da fare. Nonostante fosse sempre stato socievole e disponibile con tutti i suoi compagni a scuola non era riuscito a legarsi con nessuno salvo un paio di ragazzi che trovava divertenti, ma con i quali non desiderava passare tutti i pomeriggi. Hope era un ragazzo serio, fin troppo dedito allo studio secondo i suoi professori i quali erano i primi a insistere su quanto dovesse socializzare di più. Persino suo padre iniziava a preoccuparsi quando si svegliava a notte fonda e lo trovava ancora chino sulla scrivania perso nella logica dei suoi esercizi.

  - Perché non esci oggi finita la scuola? E’ una bella giornata.-

Suo padre iniziava così quasi tutte le mattine e Hope rispondeva sempre che preferiva studiare per raggiungere il suo obbiettivo. Quale fosse, Bartholomew non lo sapeva.

  - Comunque sia, un pomeriggio di svago non può che farti bene. Esci con i tuoi amici. -

Allora Hope lo guardava infastidito, nei suoi occhi un goccio di malinconia.

  - Le uniche persone che vorrei vedere sono su Pulse e non ho modo di andare da loro quando e quanto vorrei. -

Dopodiché usciva di casa e l’uomo non lo vedeva fino a tarda sera, quando cenavano. Ed era così quasi ogni giorno.

Bartholomew sentiva che il carattere di suo figlio si stava inaridendo e sapeva che doveva intervenire in qualche modo così, un pomeriggio, si recò su Nuova Bodhum a cercare l’unica persona che poteva aiutarlo.

La trovò sulla spiaggia, seduta sulla sabbia intenta a lucidare la sua spada. Man mano che si avvicinava e riuscisse a distinguerla meglio notò quanto fosse composta e si chiese come avesse fatto suo figlio ad affezionarsi a tal punto a una donna così rigida e severa. Quando fu a pochi passi di distanza lei alzò lo sguardo sorpresa di vederlo, subito il primo pensiero corse ad Hope e a una preoccupazione che potesse essergli capitato qualcosa. L’uomo intuì il suo disagio e la rassicurò annuendo, sedendosi poi al suo fianco. Per qualche minuto nessuno dei due disse una parola poi l’uomo la guardò alzando un sopracciglio.

  - Non mi chiedi cosa mi porta qui? -

La donna alzò le spalle. - Se vuoi dirmelo me lo dirai senza che io ti chieda niente. -

Per tutta risposta Bartholomew la guardò di sbieco domandandosi ancora quale strano scherzo del destino aveva fatto legare suo figlio a quella giovane arrogante. Ma il suo astio in quel momento era inutile, così lo seppellì nel profondo di sé.

  - Devi parlare con Hope, lui... sei l’unica a cui darà retta. -

Lightning si aggiustò una ciocca di capelli. - A che riguardo? -

L’uomo più anziano sospirò. - Sono preoccupato, non ha nessun amico, non esce mai. So che vorrebbe stare qui con voi ma non è possibile. Credo mi odi per questo, perché lo trattengo su Cocoon. -

Lei appoggiò il peso sulle mani, inarcando leggermente la schiena.

  - Hope è un ragazzo più che intelligente, sa che le decisioni che prendi sono solo per il suo bene. Se ha scelto di studiare che male può fare? Ero convinta che qualsiasi genitore desiderasse questo per i propri figli. -

Bartholomew scosse il capo. - Certo, sono felice che si applichi nello studio ed è vero che è molto intelligente. Ma vorrei solo che riuscisse anche a farsi qualche amico, che vivesse come un normale ragazzo della sua età, ne ha passate così tante. -

Lightning non sapeva proprio come comportarsi, lei stessa era cresciuta senza genitori e con Serah aveva improvvisato per la maggior parte del tempo, sbagliando più di una volta. Non si sarebbe mai aspettata che un padre andasse proprio da lei per chiederle consiglio.

  - Su questo ti sbagli. Non sarà mai un ragazzo normale, poco più di un anno fa ha salvato il mondo e questa è una cosa che ti cambia qualsiasi età tu abbia. Sono sicura tu sia preoccupato ma credo dovresti aver fiducia in lui e nelle scelte che fa. Forse non te ne sei ancora accorto ma è un ragazzo molto forte ed è perfettamente in grado di cavarsela. L’ha dimostrato in parecchie occasioni. Se ha scelto questa strada è perché è sicuramente la più adatta per lui, ci avrà pensato molto, credo dovresti rispettarla. Ha fatto tanta strada, non buttare via ciò che è diventato per il tuo orgoglio. -

L’uomo la guardò mentre parlava di suo figlio, la scrutò attentamente con gli occhi e capì quanto tenesse ad Hope. Non ne parlava come di un ragazzino qualunque ma come un suo pari. Sembrava così orgogliosa di lui, nei suoi occhi azzurri leggeva una gentilezza che non le aveva mai visto. Probabilmente era stato lui il primo a sbagliarsi su di lei.

  - Forse hai ragione, sono però convinto che una tua visita non potrebbe che fargli bene. E forse, tutto sommato, farebbe bene anche a te non credi? -

 

 

  Lightning ripensò alle ultime parole di Bartholomew prima che se ne andasse lasciandola sola sulla sabbia intontita. Ci aveva pensato e ripensato, se le era riascoltate nella mente e alla fine aveva deciso di dare una risposta almeno a se stessa a quella domanda. Si, le avrebbe fatto dannatamente bene rivedere Hope dopo tanto tempo, le mancava molto, probabilmente più di quanto si aspettasse. Questa cosa dapprima la turbò un po’, poi preferì non pensarci e se ne dimenticò.

Quando arrivò alla sua scuola scelse di non entrare e lo aspettò all’ingresso appoggiata a un muro davanti al cancello in ferro. Si accorse che gli altri studenti, quando le passavano davanti, si voltavano incuriositi a guardarla. Probabilmente non era abitudine vedere un ex soldatessa del Sanctum da quelle parti o forse l’avevano riconosciuta come una dei l’Cie che avevano cambiato il loro destino tempo addietro.

  - Light? -

Lei si voltò sorpresa al suono di quella voce familiare ma al contempo leggermente mutata dal tempo. Hope la guardava a metà fra la meraviglia e l’incredulità, i capelli gli ricadevano sulla fronte e dalle labbra uscivano sbuffi di fiato freddi e bianchi. Era cresciuto un po’, nonostante non fosse ancora alto come lei, e prometteva di non smettere ancora per parecchio. Ma in fondo non lo trovava così cambiato.

Gli sorrise appena. - Sorpreso? -

Le guance le si erano arrossate un po’, forse per il freddo invernale o, forse, per un imbarazzo improvviso quando il ragazzo le si era avvicinato e le aveva sorriso ricambiandola.

  - No, sentivo che ti avrei incontrata oggi. Chiamalo sesto senso. -

Lei mise una mano sul fianco nella sua solita posa severa e lo guardò negli occhi cercando di coglierne ogni sfumatura. Poi aggrottò la fronte e gli diede un buffetto sulla guancia.

  - Bugiardo. -

Risero entrambi. Improvvisamente non sentivano più freddo, forse l’inverno stava giungendo al termine?

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Autrice: Ok questo è un po’ un “capitolo di transito”  perché c’è poca OTP. Ho voluto approfondire la trama e l’introspezione attraverso un altro punto di vista: quello del padre che si preoccupa.
Tutti abbiamo avuto quel periodo ( e c’è chi come me lo sta vivendo ancora oggi ) in cui volevamo ribellarci o fare tutto il contrario di quel che ci dicevano i genitori. Quel periodo in cui avevamo per la testa un obbiettivo e non ce ne fregava se loro si preoccupavano per noi. Ho pensato che anche Hope potesse passare un periodo del genere, anche se suo padre non immagina minimamente quale sia la vera ragione ( anche se ci va molto vicino )
E niente, spero comunque abbiate fatto una piacevole lettura.
Non mi piace farlo ma ricordo che una recensione è sempre molto gradita! ( altrimenti ho l’impressione di parlare da sola e non è bello XD )

Alla prossima! ( che sarà molto più OTPiosa *^* )

Selhin <3


The One Hundred Prompt Project

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Capitolo 3
*** Happy Birthday ***


Fandom: Final Fantasy XIII

Pairing: Hope/Lightning

Personaggi: Lightning Farron, Hope Estheim, Serah Farron

Tipologia: One Shot ( 1856 parole )

Genere: Fluff, Slice of life, Romantico

 

8° Argomento: Stagioni
38. Primavera

 

 

Happy Birthday

 

 

 

 



"
Under the warm shining light of the sun
Bloom the flowers of spring "




  Odiava quel giorno. Da sempre.

Da ragazza cercava di non pensarci, da adulta era passato ad essere un giorno come un altro. Quand’era bambina c’erano ancora i suoi genitori, ma era una vita fa e a stento la ricordava. Tre anni prima aveva litigato con sua sorella e successivamente con quello che adesso era suo cognato, un idiota sviluppatosi solo in altezza ( ma no, era meglio non pensarci ). Da allora Serah aveva tentato ogni anno di proporle una festa ma lei si ostinava a fare finta di niente e ad ignorare quel giorno come se non esistesse.

Si può pensare che fosse per vanità, forse semplicemente non voleva invecchiare e cercava di nascondere il fatto che accadesse ma in realtà non era affatto così. Semplicemente per lei non aveva alcuna importanza. I festeggiamenti, i regali, i dolci. A che serviva tutto quello se non a ricordarle che aveva un anno in più e che non aveva ancora trovato il suo scopo nella vita?

Certo aveva salvato il mondo, già quello era qualcosa che avrebbe dovuto renderla fiera e orgogliosa di sé stessa. Aveva ritrovato sua sorella e tra qualche mese sarebbe stata zia sebbene non approvasse ancora l’uomo che aveva sposato. Sperava che i geni della famiglia della madre prendessero il sopravvento, non ce l’avrebbe fatta a sopportare un piccolo Snow che la tampinava di continuo, solo a pensarci le saliva il mal di testa. Eppure le mancava ancora qualcosa.

Si guardò allo specchio, era una cosa che faceva di rado, le procurava un certo fastidio guardare il suo riflesso. La sua immagine era quella di una donna adulta, i capelli più lunghi portati da un lato, gli occhi azzurri erano velati di una leggera malinconia sottolineati da ciglia lunghe e scure. Il fisico era ben lavorato, era quello di un soldato che non aveva mai smesso di allenarsi né di combattere. Sapeva di essere abbastanza graziosa, Serah glielo ripeteva in continuazione accennando al fatto che fosse il momento per lei di trovarsi un ragazzo, che non avrebbe avuto alcuna difficoltà fatta a esclusione per il suo carattere. Ma lei era fatta così e non sarebbe di certo cambiata per un uomo. Forse da qualche parte esisteva qualcuno che potesse apprezzarla per quello che era, che potesse amarla nonostante i suoi difetti. L’immagine di un ragazzo sorridente dai capelli chiari le passò rapida nella mente tanto da sorprenderla e, veloce com’era arrivata, passò. Si domandò perché proprio Hope le fosse venuto in mente, poi pensò che forse, se c’era qualcosa di buono in quella giornata sgradevole, era che l’avrebbe rivisto, lui c’era sempre per il suo compleanno. Erano passati così tanti mesi. Il suo sorriso l’avrebbe aiutata a superare quella giornata.

Scosse il capo denigrando la sé stessa nello specchio per essere così sciocca, si voltò e uscì dalla stanza diretta sulla spiaggia ad allenarsi come ogni mattina.

 

 

  - Mi dispiace davvero tanto, Light! Purtroppo essendo presidente del comitato organizzativo sono bloccato qui per tutta la durata dell’evento. -

Lightning strinse più forte il ricevitore con un gesto quasi nervoso. Restò in silenzio ad ascoltare la voce quasi estranea di Hope dall’altro capo mentre continuava a riempirla di spiegazioni che lei, in tutta onestà, non ascoltava quasi più. Sospirò. - Va bene, non ha importanza. -

Sentì un gran fracasso di musica e voci attraverso l’apparecchio mentre Serah davanti a lei la osservava con aria preoccupata.

  - Non è vero, lo sai. Perdonami ma… - disse ancora lui poi una voce femminile irruppe fra loro.

  - Presidente, cosa stai facendo? Abbiamo bisogno di te! -

Il ragazzo mormorò qualcosa rispondendo che sarebbe arrivato subito e poi la chiamò per nome. Un nome femminile che Lightning non conosceva, una voce di donna che non aveva mai sentito. Perché Hope non le aveva mai parlato di quella ragazza? Lui le diceva sempre tutto quando la chiamava ogni fine mese.

  - Sembri occupato, a presto. - sbottò lei chiudendo la comunicazione senza lasciargli il tempo di rispondere.

Lanciò l’apparecchio a Serah e corse via lasciando la ragazza imbambolata a urlarle dietro domande su cosa fosse successo.

Corse lungo la spiaggia fino a che non si ritrovò fuori dalla cittadina, allora si fermò. Si sentiva il viso accaldato e non era di certo solo per la corsa. Provava una così grande vergogna di sé. Perché diamine aveva reagito a quella maniera? Era più che normale che Hope avesse delle amiche al di fuori di lei, che parlasse con delle ragazze. Anzi era assurdamente stupido che lei non ci avesse mai pensato. Si sentiva così sciocca, probabilmente aveva rovinato ogni reputazione decente che poteva avere e sicuramente in quel momento stavano ridendo di lei.

Però, chi era?

Quella domanda continuava a turbarla, ma ancora di più lo era la risposta che non voleva darsi. Si rifiutò di tornare a casa e così se ne restò seduta su uno dei promontori che risiedevano Nuova Bodhum a tormentarsi sul suo comportamento. Sarebbe stato l’ennesimo compleanno da dimenticare.

 

 

  Un rumore sordo di passi alle sue spalle.

La sorpresa di sentire una voce che conosceva ma che era mutata nel tempo.

  - Finalmente ti ho trovata! -

Lightning non si voltò per conoscere l’identità della persona a pochi passi da lei, lo sapeva già. Arrossì e si impose di non guardarlo, così si rannicchiò abbracciandosi le ginocchia e nascondendo il viso fra le braccia. Lui riprese fiato e dopo qualche minuto di silenzio le si avvicinò. Quando capì il suo ostinarsi a stare in silenzio le si accucciò davanti, guardarla così gli sembrò una bambina piccola e impaurita. Poteva immaginare un lieve rossore sulle sue guance e un’espressione imbronciata. Il forte desiderio di proteggerla che aveva provato quella volta a Palumpolum si ripresentò. Riuscì a malapena a trattenersi dall’abbracciarla.

  - E’ un bel po’ che ti cerco lo sai? Il sole sta tramontando. -

La donna serrò gli occhi come se questo potesse renderla invisibile. - Cosa ci fai qui? -

Hope inclinò un po’ la testa. - E’ il tuo compleanno no? -

Sembrava confuso da quella sua domanda come se fosse ovvio il motivo della sua presenza.

  - Credevo di aver capito che eri occupato. -

Il ragazzo sorrise anche se lei non poteva, e non voleva, vederlo.

  - Sono scappato. -

Vide che lei ebbe un tremito. - Come scappato? - la sua voce gli arrivava flebile alle orecchie.

  - Se la caveranno. Io avevo cose ben più importanti da fare. E c’era un’amica che mi aspettava, anche se sono sicuro non lo ammetterà mai. -

Lightning si rifiutava ancora di alzare la testa, era sempre stata testarda per questo si scontrava così spesso con Snow.

  - Ti va di guardarmi? -

Lei si ostinò nel suo silenzio allora Hope, rassegnato, le si sedette accanto silenzioso. Era stanchissimo, aveva corso per più di un’ora li nei dintorni cercandola, inoltre non appena lei aveva interrotto la comunicazione si era detto che qualcosa non andava. La sua voce gli era parsa strana, più del solito. Aveva detto al vice presidente che era sorto un contrattempo e che doveva correre via lasciando tutti inebetiti a vederlo così agitato. Da quel momento non si era fermato un attimo, Nuova Bodhum non era esattamente dietro l’angolo.

  - Sai, forse questa scappata mi costerà il ruolo da presidente. Solitamente sono tranquillo, una cosa del genere da me non se l’aspettavano di certo. Tanto meglio, dopotutto io non l’ho mai voluto fare, mi hanno obbligato. -

E allora Lightning si lasciò sfuggire una domanda di cui si pentì immediatamente.

  - Anche quella ragazza è nel comitato? -

Lui si spostò i capelli dalla fronte. - Cosa? -

La donna finalmente alzò un po’ la testa rivelando i grandi occhi azzurri ma non ripeté la domanda, sperò che lui non l’avesse sentita per potersene dimenticare. Ma Hope l’aveva udita fin troppo bene, era solo molto sorpreso.

  - Ah, intendi Rika? Si, lei è il vice presidente. -

Ma certo, si disse, una risposta sciocca a una domanda ancora più sciocca.

Voltò lo sguardo davanti a sé, intenzionata a seppellirsi dopo quella conversazione. - Potevi dirmelo. -

  - Che cosa? -

Al diavolo pensò. - Che avevi una ragazza. -

Hope si lasciò sfuggire una piccola risata. - No, non lo è affatto, come sei arrivata a questa conclusione? -

Lightning, per quanto fosse possibile, arrossì ancora di più. - Sarebbe normale, no? Intendo se te ne trovassi una. -

Lui sospirò. - Probabilmente. -

E nuovamente calò il silenzio fra i due fino a che improvvisamente Hope si mosse accanto a lei, sembrava concentrato a giocare con l’erba. Si voltò e le mise una primula fra i capelli. Era primavera, dietro di loro alberi e piante germogliavano e lei non se n’era nemmeno accorta. Veloce e leggero come l’aria le diede un rapido bacio sulla guancia.

  - Buon compleanno, Light! Mi dispiace, non ho un regalo migliore. - poi si corresse - In realtà uno lo avevo, ma è rimasto a casa. Te lo porto la prossima volta. -

Lightning sfiorò il piccolo fiore giallo e poi si voltò a guardarlo. Era vero, lei aveva un anno in più ma sotto ai suoi occhi anche lui stava crescendo. I lineamenti gentili rimanevano immutati ma allo stesso tempo andavano trasformandosi nell’uomo che sarebbe presto diventato. Le era mancato e lei era stata gelosa di una sconosciuta. Ma no, questo non l’avrebbe mai ammesso a voce alta.

  - Non è vero. - disse guardandolo, sorridendo appena.

Hope si sentì quasi preso in giro. - Si invece, ti giuro che è a casa sulla mia scrivania. -

Lei gli sfiorò la mano. - Me l’hai portato invece. -

Il ragazzo non disse niente, si limitò ad arrossire un po’ capendo cosa lei intendesse dire davvero. Rimasero a fissarsi in silenzio per un tempo che sembrò lunghissimo. Il biip del ricevitore spezzò quella strana atmosfera che si era creata. Lui lesse il messaggio poi si alzò in piedi costringendo lei a fare altrettanto. Adesso, anche se di poco, la superava in altezza, ma ancora non bastava.

  - Forza, sei richiesta a casa per una festa a sorpresa. -

Iniziò a camminare senza lasciarle le dita della mano. - Ma “ a sorpresa ” non significa che io non dovrei saperlo? -

Lui fece spallucce. - Le sorprese non ti piacciono, specie se c’è di mezzo Snow, giusto? -

Lightning sorrise fra sé e pensò a quanto avesse ragione. Forse da quel giorno avrebbe però imparato ad apprezzarle.

 

 

 

 

 

Hope,

spero tu abbia trovato mia sorella, ma

sono sicura di sì. Hai sempre la giusta

intuizione con lei.

Ti prego di non cambiare mai e ti dirò una

cosa che ancora non sono riuscita a dirti.

Grazie.
Grazie per esserti sempre preso cura di lei.

Grazie per volerle così bene anche se forse

pensi che non me ne sia accorta.

So che è dura, ma cerca di resistere

ancora per un po’.

Io faccio il tifo per te.

In bocca al lupo!

 

Ps. La riporteresti a casa? Snow insiste per

farle una festa a sorpresa, ma tu

non dire che te l’ho detto!

 

Serah

 

 

 

 

 

 

 

Note Autrice : Allora, premessa. Non ho trovato niente al riguardo date di nascita dei personaggi ( solo qualche data sempre diversa e non ufficiale, ma forse son solo impedita io ) perciò ho deciso arbitrariamente di fare come volevo XD Poi a fic finita mi sono ricordata che il compleanno di Light era il giorno dopo i fuochi di Bodhum che io ho sempre pensato fossero in tarda primavera/inizio estate ( non so, forse ho sempre sbagliato ) Però diciamo che, siccome questa fic è una AU, è ambientata su Pulse dopo la conclusione di FF 13 e senza i sequel, si può chiudere un occhio XD concedetemelo!
Suvvia, nuova terra, magari le date si sono un po’ confuse, è cominciato un nuovo calendario e lì la primavera arriva dopo che su Cocoon (??) ahahaha ma forse questa cosa è irrilevante, sono l’unica che ci ha pensato XD
Allora, dimenticate tutto u.u

Quando l’ho scritta ero in modalità fangirl esaltata XD urlavo al pc, rendiamoci conto ( no non sto bene lo so ) e forse Light soprattutto, è leggermente OOC ma concedetemi anche questo. Sono passati tre anni, le persone un po’ cambiano ( specie se vivono a stretto contatto con Snow XD ) giusto?

Niente direi che ho parlato fin troppo, perciò me ne vado e vi lascio in pace.

Alla prossima e grazie per aver letto tutto fino alla fine ( siete dei temerari )

 

Selhin <3


The One Hundred Prompt Project

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Capitolo 4
*** Can I have this dance? ***


Fandom: Final Fantasy XIII

Pairing: Hope/Lightning

Personaggi: Lightning Farron, Hope Estheim

Tipologia: One Shot ( 2568 parole )

Genere: Romantico, Fluff, Slice of life

 

8° Argomento: Stagioni
39. Estate

 

 

Can I have this dance?

 

 

 

 

 



"
When your eyes shimmer beneath the summer moon
You will find me "




  Bevve velocemente l’ennesimo sorso di vino bianco nel suo bicchiere.

Il liquido le frizzò in bocca e le bruciò appena mentre scendeva nella gola, una lieve vampata di calore si irradiò dalle sue guance arrossate. Non che fosse ubriaca, era abbastanza abituata a bere alcolici di tanto in tanto, ma quello restava comunque il suo terzo bicchiere. A stomaco vuoto.

Guardò tristemente il bicchiere, lo posò su un vassoio accanto ad altrettanti bicchieri tristemente vuoti e abbandonati e la sua mano si allungò per prenderne uno nuovo, stracolmo. Fissò malamente alcune patatine poco distanti, erano tristi almeno quanto i bicchieri vuoti alla sua destra ma s’impose di mangiarne almeno un paio. Erano comunque del cibo. Si portò ancora il bicchiere alle labbra e tornò a guardare quella miriade di sconosciuti attorno a lei.

La musica era forte e le rimbombava nelle orecchie come un trapano ad alta velocità. Storse la bocca infastidita e mangiò un’altra patatina. Poi un altro sorso ancora.

Si stava annoiando a morte, sapeva che sarebbe accaduto dannazione, tutti lo sapevano, eppure l’avevano obbligata lo stesso a partecipare. In realtà era lì solamente perché sapeva si sarebbe sentita troppo in colpa ma se non si fosse presentata nessuno se ne sarebbe stupido, nemmeno lui. Forse non gliel’avrebbe fatto pesare come aveva pensato, ma sapeva quanto ci tenesse che lei fosse presente.

Lo guardò mentre, qualche metro più lontano da lei, chiacchierava gentilmente con quelli che dovevano essere suoi compagni di scuola. Hope aveva un viso serio e pacato mentre rispondeva educatamente ai ragazzi attorno a lui che lo ascoltavano quasi con ammirazione. Era il più intelligente, era il presidente e il responsabile della classe - lo era stato per 5 anni - e adesso era stato ammesso all’accademia con la votazione più alta perciò tutti lo tenevano in gran considerazione. Mai una pecca sul suo curriculum. Forse avrebbe potuto attirare le invidie dei suoi coetanei ma la sua cordialità e il suo buon carattere lo avevano reso degno del rispetto che tutti gli portavano. Di tanto in tanto i suoi occhi tranquilli la cercavano quasi ad assicurarsi che lei fosse sempre lì, che non se ne fosse andata.

Un altro sorso di vino.

Forse poteva staccare la spina di quella maledetta cassa che faceva fuoriuscire quella dannata musica prima che le spaccasse definitivamente i timpani. Poteva uscire e godersi quella bella giornata estiva, magari combattendo contro qualche mostro tanto per rilassarsi. Poco distante da lei Serah stava ballando accanto a Snow, il viso arrossato e sereno da qualsiasi pensiero. Sembrava così felice. Avevano lasciato la bambina da Lebreau perché non era adatto portarsi una bambina piccola ad una festa di diciannovenni.
Anche Sazh era riuscito a partecipare alla cerimonia di ammissione all’accademia, ma poi non si era potuto trattenere per la festa ed era tornato al suo lavoro. Lightning desiderò aver avuto la stessa idea.

Terzo sorso del quarto bicchiere.

I suoi occhi azzurri vagarono per la stanza leggermente appannati. Vide di nuovo Hope mentre rispondeva gentilmente ad alcune ragazze che gli si erano fatte vicino. Una di loro gli strinse un braccio come fosse la cosa più normale del mondo. Lo vide arrossire un po’ e sorriderle con gentilezza.

Bevve il resto del vino nel bicchiere tutto d’un fiato.

La ragazza sembrava più spigliata delle altre, come se fossero in confidenza. Non era molto alta, i capelli corti e scuri, lo sguardo velato di malizia. Lo guardava come si guarda una preda. Lightning sentì improvvisamente un caldo tremendo, ma attribuì quella sensazione sgradevole al troppo alcol in circolo. La giovane cercò di trascinare il ragazzo sulla pista da ballo ma lui la trattenne scuotendo la testa.

Lightning continuava a fissarli senza riuscire a distogliere lo sguardo, voleva voltarsi ma non ci riusciva. Accartocciò il bicchiere di plastica ormai vuoto senza accorgersene. Alla fine, dopo un’insistenza quasi estenuante, la ragazza sembrò arrendersi e si allontanò da Hope il quale alzò lo sguardo su di lei. I loro occhi s’incontrarono per un attimo e la donna arrossì violentemente. Si voltò in fretta imbarazzata per essersi fatta scoprire intenta a osservarlo, prese il quinto bicchiere e mandò giù il contenuto tutto in un sol colpo. Una mano le si posò dolcemente sulla spalla. Quando alzò lo sguardo e vide il ragazzo osservarla quasi divertito avvampò.

  - Hai intenzione di berli tutti da sola, Light? - le disse indicandole i bicchieri pieni di vino davanti a lei.

Non riusciva a formulare una risposta intelligente, la pelle le bruciava dove lui l’aveva toccata. Che diavolo le stava succedendo? Forse aveva davvero bevuto troppo. Barcollò appoggiandosi al tavolo con finta noncuranza. - Sono grande abbastanza per gestire un po’ di vino. -

Hope spostò la testa di lato sorridendo divertito. - Sei ubriaca? -

Lei lo guardò indignata. - C-Certo che no! -

Lui scoppiò in una sonora risata, sembrava volesse aggiungere qualcosa ma qualsiasi cosa fosse se la tenne per sé. Meglio non farla infuriare oltre il limite, era già felice che avesse resistito così tanto ad una festa di adolescenti, benché aiutata dal vino.

Lightning lo fissò sbigottita per quella reazione. La stava prendendo in giro? Era davvero così ubriaca?

Hope divenne improvvisamente serio e prese a fissarla negli occhi mettendola quasi a disagio. Seppe di arrossire sotto quello sguardo ma cercò di non darlo a vedere contraccambiando l’occhiata quasi con arroganza. Poi lui sorrise disarmando ogni sua difesa, il cuore le mancò un battito. Sì, aveva decisamente bevuto troppo.

  - Grazie per essere venuta, so quanto sia terribile tutto questo per te. Lo apprezzo molto. -

E Lightning si sentì in colpa per aver solo pensato e desiderato di squagliarsela in mille modi differenti da quando quella festa era iniziata. Scosse la testa. - Non potevo mancare. -

Tra di loro calò un silenzio fatto di mille sguardi. Fu lei a spezzare la tensione. - E poi l’unica cosa davvero terribile è vedere Snow ballare. -

Hope rimase interdetto, poi rise. - Mi dispiace, questo non potevo prevederlo. -

Lei assunse la sua solita posa da ramanzina, una mano sul fianco e la testa inclinata. - Dovrai fare molto di più per farmi dimenticare tutto quello che ho visto oggi. -

Questa volta risero insieme guardando alla loro destra Snow intento a muovere i fianchi a ritmo di musica. Mentre Light lo guardava disgustata vide con la coda dell’occhio che Hope aveva spostato la sua attenzione oltre le sue spalle. Incuriosita fece per voltarsi ma lui l’afferrò per i polsi costringendola a guardarlo.

  - Ti va di ballare? -

Aprì la bocca ma parlò solo dopo qualche secondo. - Stai scherzando? -

Per tutta risposta Hope le sorrise e la trascinò qualche metro più in là, lontani da Snow e Serah, completamente in mezzo a una folla che saltava e si agitava a più non posso. Lightning non riusciva a pensare a niente se non alle loro mani intrecciate. Un momento, lei non sapeva ballare e non aveva alcuna voglia di farlo! Con i suoi sorrisi l’aveva distratta.

  - Fermo, che diavolo ci facciamo qui? -

Il ragazzo la guardò senza parlare mentre la musica attorno a loro rimbombava sempre più forte.

  - C’è una ragazza che mi perseguita, fingi di ballare con me, ti prego. - le disse parlandole in un orecchio. Un brivido le corse lungo la schiena mentre rimaneva immobile senza sapere come reagire. Hope la guidò facendole appoggiare una mano sulla sua spalla mentre le faceva fare una piroetta cercando di togliersi dalla visuale della persecutrice. A Lightning girava la testa più del necessario e si maledì per aver bevuto quei quattro bicchieri… o erano cinque? Maledizione.

  - Chi è? - riuscì a formulare dopo qualche minuto di silenzio.

Lui alzò le spalle. - Una mia compagna. -

  - Ah, la ragazza con i capelli corti, quella molto carina… - la frase le sfuggì prima che potesse trattenersi. Era davvero il caso che smettesse con il vino per sempre.

Il ragazzo non rispose subito. - Per essere carina lo è. -

La donna abbassò lo sguardo focalizzandosi sui suoi piedi chiusi in un paio di stivali di pelle.

  - Dovresti essere felice che una ragazza così carina voglia stare con te, no? -

Hope la guardò. - E’ pazza, ok? Quando torno a casa mi segue sempre, in biblioteca prende in prestito tutti i libri che ho prima preso io, mi chiama ogni mattina e ogni sera e continua fino a che non le risponde qualcuno e poi ha uno strano blog dove scrive delle cose che… lasciamo perdere. Sinceramente è molto inquietante. -

Lightning non riuscì a trattenersi dal ridere e lui la fissò.

  - Ehi, non c’è niente da ridere. -

Sicuramente era anche colpa del vino ma la donna non ricordava di essersi mai divertita tanto da un sacco di tempo. Hope ascoltò la sua risata rapito dal suono che produceva, sebbene fosse lui l’oggetto di quel divertimento se ne compiacque. Gli sarebbe andato bene essere lo zimbello del mondo pur di sentirla sempre ridere a quel modo.

  - Scusa, ma è troppo divertente. -

Le mancò il respiro e si dovette fermare cercando di riacquistare un po’ di dignità mentre lui la osservava di sbieco. - Mi vendicherò di questo, sappilo. -

Non si accorsero che la suddetta ragazza gli era arrivata alle spalle in silenzio e ora guardava prima Hope poi Lightning con disappunto. Entrambi fecero un salto nel vedersela lì all’improvviso.

  - Questa chi è? - disse la giovane indicando Lightning a cui era sparito totalmente il sorriso dal volto.

Il ragazzo alzò un sopracciglio e, con noncuranza, riprese le mani di Lightning continuando a ballare. - La mia ragazza, non te l’ho presentata? -

Il tono era così pacato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, che persino la donna rimase confusa. Guardò la ragazza che la fissava con astio, poi irruppe con voce forte.

  - Credevo fosse vero amore il nostro, cancellerò tutto dal mio blog! Te ne farò pentire! -

Si allontanò come una furia lasciando i due senza poter ribattere in alcun modo, poi si guardarono interdetti.

  - Mi sa che non le piaccio più. -

Lightning scosse la testa. - Temo di no signor Estheim. -

Lui fece spallucce. - Forse ne andrà anche della mia reputazione… -

La musica cambiò improvvisamente assumendo una melodia quasi romantica. L’allegria finì improvvisamente quando si resero conto che attorno a loro c’erano solo coppiette abbracciate che ballavano lentamente. Nel trambusto Hope l’aveva stretta più vicina mentre lei si era quasi aggrappata alla sua camicia. I volti vicini, le dita intrecciate. Lightning alzò lo sguardo ad incontrare per l’ennesima volta i suoi occhi verdi. Da quanto aveva smesso di abbassare gli occhi per guardarlo ed era lei costretta ad alzare il mento? Era diventato alto, incredibilmente alto, le spalle si erano allargate e anche le mani, che lei ricordava così minute e tremolanti adesso erano più grandi e più forti.

Cosa le stava succedendo?

Si allontanò un po’ mettendo della distanza fra loro.

  - Va bene, direi che posso tornare al mio tavolo e… -

Impetuosamente lui l’attirò a sé. - Balla con me. -

Il respiro si era fatto più veloce, poteva sentire il suo cuore aver aumentato i battiti. Si inumidì le labbra, la gola era secca e si sentiva accaldata. Scosse la testa.

  - Non… non credo dovrei. Mi gira la testa e probabilmente ho un principio d’infarto perché ho il cuore che va a mille. -

L’aveva detto sul serio? Giurò che mai più avrebbe bevuto del vino, anzi, ne avrebbe cancellato l’esistenza.

Hope sorrise nel vederla così imbarazzata. - Allora temo avremo un infarto in contemporanea. -

Lightning arrossì, si guardò attorno quasi preoccupata.

  - Non c’è nessuno interessato a noi Light, nemmeno tua sorella. -

Le accarezzò i capelli scostandole un ciocca dalla fronte, sapeva quanto potesse sentirsi a disagio con Serah e Snow nelle vicinanze e quando lei alzò nuovamente lo sguardo su di lui si sentì più confusa che mai. Sentiva che c’era qualcosa di diverso dal solito ma il caos che regnava sovrano nella sua testa le rendeva difficile anche il pensiero più semplice. D’improvviso non sapeva nemmeno più darsi un’età, si sentì una ragazzina. E allora, tanto valeva agire come tale.

Appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo e gli circondò il busto con le braccia stringendogli piano la camicia sulla schiena. Lui fece scivolare lentamente entrambe le mani sui suoi fianchi e appoggiò il mento sui capelli rosati. La cullò a tempo di musica mentre lei si sentiva così estranea a se stessa da non riuscire nemmeno a tenere gli occhi aperti. Poteva avvertire la dolcezza con la quale lui la teneva stretta, un piacevole tepore la pervase. Non si era mai sentita così.

Era giusto? Era sbagliato? Non le importava.

Hope le accarezzò i capelli all’altezza del collo, sfiorandole la pelle. Aveva sempre saputo cosa provava per lei, l’aveva capito al loro primo abbraccio, tanti anni prima, a Palumpolum. Aveva aspettato pazientemente che lei si accorgesse di lui, che smettesse di guardarlo come un ragazzino che andava protetto. Adesso voleva essere lui a proteggerla perché non era più quel giovane impaurito che lei aveva conosciuto. Forse quel momento era arrivato, forse il miracolo poteva accadere. Non riusciva ad aspettare ancora. Si chinò e le diede un bacio delicato sulla spalla nuda, leggero come una piuma, quasi timido. Le scostò la spallina e seguì la curvatura del collo, risalendo lentamente continuando a baciarla, a sfiorarle la pelle con le labbra. Le mani cercarono i fianchi, risalirono sulle scapole, le accarezzarono i capelli avvicinandola di più.

Lei fremette allungandosi, inarcando appena la testa di lato, le dita si strinsero più forte sulla sua schiena. Era così caldo, il suo respiro le procurava dei brividi piacevoli lungo la spina dorsale.

Hope si spinse più in alto baciandola dietro l’orecchio, poi si spostò sullo zigomo diretto verso la sua bocca. La pelle di lei era tiepida e il suo odore era così buono, sembrava non riuscisse a farne a meno. Le cercò le labbra con le sue, dischiuse appena gli occhi verdi per essere certo di non star sognando e intravide le sue lunghe ciglia scure. Assaporò quel momento indugiando appena, il respiro accelerato, poteva ascoltare il suo cuore impazzito tamburellargli fin nella gola. Le prese il mento fra le dita accarezzandogli le labbra rosate, la baciò di lato sfiorandole appena la bocca già leggermente dischiusa.

Poi quella musica dolce finì lasciando il posto ad un’altra più energica, risvegliandoli da quel torpore che li aveva avvinti.

Lightning spalancò gli occhi improvvisamente conscia di cosa stava accadendo, i visi vicini, le labbra che si sfioravano, il suo sguardo verde fisso su di lei. Lo allontanò da sé con più forza di quanto avesse voluto. La pelle le bruciava dove il ragazzo l’aveva toccata, il respiro era più veloce di quanto volesse dar a vedere e desiderava solamente poter ritornare fra quelle braccia.

Ma non poteva.

Non poteva proprio.

Hope la guardò confuso mentre lei gli voltava le spalle e si allontanava senza dire una parola, correndo via chissà dove. Aveva bisogno d’aria, aveva bisogno di allontanarsi da tutto questo. Lui non riuscì a fermarla. Si portò una mano fra i capelli mentre attorno a lui tutti continuavano a ballare inconsapevoli di cosa fosse accaduto. Si morse le labbra e si diede dello stupido.

Aveva rovinato ogni cosa.

 

 

 

 

 

 

Note Autrice : COSA HO APPENA SCRITTO????? AIUTO!!!
Ok mi calmo, MI CALMO!

No sul serio, scusatemi se l’avete trovata terribilmente OC o sdolcinata, o la parte comica vi ha disturbato insomma, sono confusa io stessa @@ personalmente sono soddisfattissima di come mi è riuscita anche se, ovviamente, nella mia testa era partita in tutt’altra maniera!
E adesso ho dei seri problemi col finale perché ve lo giuro, HOPE HA FATTO TUTTO DA SOLO non volevo io, ecco, non doveva succedere niente ANCORA diamine! ( si che in effetti non è successo proprio un accidenti però, insomma, secondo la mia mente malata SI )

Comunque, per aiutarmi un pochino ho fatto passare due anni fra questa fic e la precedente invece che uno solo come le altre ( ho accennato che la festa sia piena di diciannovenni di proposito, Hope è stato ammesso in un accademia non “nell’accademia” perché nella mia fic non esiste, almeno per adesso ma boh ) perciò Hope va per i 20 AIUTO ecco perché ha reagito così… va bene la smetto di parlare da sola.
E niente, ora son tutti cavoli miei che devo trovare una soluzione e gestire tutto, sperando di farne uscire qualcosa di buono. Son già in crisi AIUTO
Spero tanto vi sia piaciuta e vi abbia fatto salire lo shipping almeno il 20% di quanto sia salito a me, sono in hype aiuto, basta me ne vado.
Grazie per aver letto anche questo mio sfogo >3<


Selhin


The One Hundred Prompt Project

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Capitolo 5
*** The Right Choice ***


Premessa : per la lettura di questo capitolo è pressochè indispensabile aver letto anche il precedente poichè sono profondamente legati.
Detto questo, ci si rilegge alla fine, nelle note d'autore.
Buona lettura!



Fandom: Final Fantasy XIII

Pairing: Hope/Lightning

Personaggi: , Serah Farron, Lightning Farron, Hope Estheim

Tipologia: One Shot ( 3147 parole )

Genere: Sentimentale, Triste, Romantico

 

8° Argomento: Stagioni
40. Nessuna Stagione

 

 

 

The Right Choice

 

 

 

 



"
Remember the way things used to be
Four seasons with your love, will stay within me "




  Quando più tardi, quella sera, Snow e Serah rientrarono a casa trovarono Lightning sdraiata sul suo letto, nella sua stanza, completamente al buio. Sulle prime pensarono dormisse ma la mattina seguente, quando si alzarono, lei era ancora lì nella stessa identica posizione. Se ne stava rannicchiata su un fianco, una mano stringeva con forza il cuscino, il viso rivolto verso il muro, immobile.

Era strana, dannatamente strana.

Non l’avevano mai vista in quello stato e si spaventarono.

Serah le si avvicinò dolcemente, in silenzio le posò una mano sulla spalla. La sorella non reagì. Le parlò piano, le chiese cosa fosse successo ma l’altra si rifiutò di rispondere. Dopo parecchi minuti d’insistenza la più giovane delle Farron uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Snow aveva in braccio la loro figlioletta di appena un anno e la guardò sinceramente preoccupato. Lei scosse la testa e sospirò.

Non avevano idea di cosa fosse accaduto fino a che non squillò il telefono.

Serah afferrò il ricevitore, alle sue orecchie arrivò la voce stanca e avvilita di Hope.

  - Posso parlare con Light? -

La ragazza rimase silenziosa per un po’, scrutando attenta la porta della stanza della sorella come se potesse attraversarla con lo sguardo. Scosse la testa anche se il ragazzo non poteva vederla.

  - Ho paura non sia un buon momento, è da ieri che è strana. Tu sai cosa le sia accaduto? -

Certo non poteva immaginare che fosse proprio lui la causa di tutto. Lo sentì sospirare preoccupato.

  - Sì, è colpa mia. Serah, devo parlarle, ho fatto un casino. -

Oltre ad apparirgli chiaramente preoccupato le sembrò anche spaventato. Cosa poteva mai aver fatto? Non credeva possibile che potessero litigare, Hope era sempre così premuroso e gentile, avrebbe fatto di tutto pur di non far soffrire Lightning, lo sapeva bene.

  - Ascolta, non so cosa sia successo ma se anche adesso te la passassi non ti ascolterebbe. Lasciale qualche giorno, va bene? -

Il ragazzo rimase in silenzio, Serah poteva avvertire tutta la sua ansia attraverso il ricevitore.

  - Sono sicura che si risolverà tutto, stai tranquillo. - lo rassicurò premurosa, passò qualche altro secondo di silenzio fatto di respiri pesanti, poi le sembrò quasi di poterlo vedere annuire poco convinto.

  - Va bene. - le rispose mentre si passava una mano sulle tempie e chiudeva la conversazione. Non aveva chiuso occhio quella notte e adesso era tormentato dall’emicrania. Un senso di colpa gli gravava sul cuore. Perché non l’aveva capito, perché si era lasciato trasportare? Doveva saperlo che lei non era pronta, non ancora.

Forse non lo sarebbe mai stata.

 

 

  Lasciò passare tre giorni consumandosi tra il senso di colpa, la paura di perderla e la voglia di correre da lei. Il telefono non squillò mai, nemmeno una volta. Non sapeva più cosa pensare, non sapeva più com’era giusto comportarsi. Serah gli aveva detto di darle tempo ma quanto ancora avrebbe dovuto aspettare?

Forse se si fosse precipitato da lei sarebbe stata costretta ad ascoltarlo. L’avrebbe persino implorata se glielo avesse chiesto. Non sarebbe mai riuscito a cancellare quello che provava, ma avrebbe provato a seppellirlo purché lei lo perdonasse. Ma poi, perdonarlo per cosa? Per essere innamorato di lei? Dentro di sé imprecò.

Voleva vederla, voleva sentire la sua voce, aveva bisogno di vedere quel sorriso appena accennato che riservava solo a lui. Lo avrebbe visto ancora? Sarebbe stato ancora lì per lui quel sorriso?

Riaprì gli occhi ritrovandosi a fissare il soffitto della sua stanza, ancora.

No.

Non poteva permettere che accadesse.

Non voleva rinunciare a vederla sorridere per una sua momentanea debolezza, per aver ceduto al desiderio di stringerla a sé. Si alzò e si vestì in fretta. Non l’avrebbe persa, non poteva aver faticato e aspettato tanto per rinunciare al primo ostacolo. Lightning era una che si teneva tutto dentro, che non si sfogava mai con gli altri, che non esternava mai il suo malessere. Era una di quelle persone che alla fine cedeva e crollava. Doveva fare qualcosa prima che fosse troppo tardi.

Con questi pensieri raggiunse Nuova Bodhum quasi senza accorgersene, tormentato dal conflitto che covava dentro. Parlarle a cuore aperto, dirle la verità oppure tacere?

Raggiunse la sua abitazione e bussò, era terrorizzato. Serah gli aprì, la figlia fra le braccia, lo guardò ma non sembrava sorpresa di vederlo lì. Abbassò lo sguardo e sospirò.

  - Ti avrei chiamato questa sera. -

Perché? Perché avrebbe dovuto essere lei a chiamarlo? Non riuscì a rispondere e rimase immobile a fissarla mentre gli voltava le spalle e spariva all’interno dell’abitazione. Tornò poco dopo, una busta fra le mani. Gliela porse.

  - Non l’ho letta ma so che è per te. -

Il ragazzo prese la carta, la mano gli tremava mentre estraeva un unico foglio.

 

Hope,

non mi dilungherò in frasi di circostanza.

Sono stata spostata d’istanza con la mia squadra,

devo recarmi nella parte più interna di Pulse.

Non ho idea di quando tornerò.

Non so cosa sia successo l’altro giorno,

ma qualsiasi cosa fosse va dimenticata.

Prima o poi so che capirai.

Per favore, non cercarmi.

A presto.

 

Lightning

 

No.

Non poteva capire.

Strinse il foglio nella mano, la carta si strappò in più punti. Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi mentre fissava quelle parole nella speranza che mutassero. Che scomparissero. Non poteva essere vero, aveva sicuramente capito male. Continuava a leggere quelle parole ma non poteva fare niente per cambiarne il significato. Perché era stata così dura?

Perché non aveva cercato lei di capirlo?

Perché non lo aveva aspettato?

Era scappata. Aveva avuto paura ed era scappata.

Lei che avrebbe affrontato il Sanctum da sola una volta, lei che lo aveva addestrato a combattere, lei che si era buttata in battaglia mille volte.

Era scappata da lui.

  - … codarda. - la parola gli sfuggì dalle labbra.

Si voltò senza dare alcuna spiegazione a Serah che era rimasta lì a fissarlo e se ne andò.

Non aveva fatto in tempo.

Non era riuscito ad afferrarla.

 

 

  Aprì il cassetto con forza, prese alla svelta alcuni indumenti senza curarsi di quali fossero e li gettò quasi con rabbia all’interno di una grossa borsa scura. Fece la stessa cosa per il cassetto successivo e per quello dopo ancora. Nemmeno l’armadio fu risparmiato.

Sentiva qualcosa pungerle gli occhi, una rabbia incontrollata la pervase. Non poteva farsi sopraffare così, doveva reagire e fare quel che andava fatto. Sapeva che era la decisione più giusta eppure qualcosa dentro di lei sembrava volerle dire il contrario.

Forse si era sbagliata.

Strinse una maglietta color lavanda come se quel gesto potesse darle conforto. A Hope piaceva quella maglietta, le diceva sempre quanto le donasse quel colore anche se lei non era d’accordo.

Forse poteva ancora rimediare.

No, non era il momento per i ripensamenti, oramai aveva deciso. Era per il suo bene e prima o poi l’avrebbe capito anche lui. Lo sperava davvero.

  - Vai da qualche parte? -

La donna si voltò di scatto presa in contropiede. Avrebbe preferito non incontrare nessuno ma sua sorella aveva deciso di tornare a casa prima dal lavoro. Serah se ne stava sulla porta della sua stanza, immobile, negli occhi quasi un’accusa verso di lei.

Lightning si girò sospirando, non poteva sopportare quello sguardo, e riprese ad armeggiare con i vestiti in silenzio. Ripose nel cassetto la maglietta color lavanda, quella era meglio se restava lì.

  - Rispondimi Lightning! -

La rabbia nella voce della sorella minore la costrinse a voltarsi nuovamente. Sospirò.

  - Amodar ha deciso di spostare me e la mia unità. A quanto pare ci sono alcuni mostri che infestano non so quale parte di Pulse e… -

  - Stronzate. -

Lightning guardò la sorella incredula, non le si era mai rivolta in quel modo, mai.

  - Come scusa? -

Serah alzò le spalle. - Hai capito benissimo. Credo siano tutte stronzate, ammetti che stai scappando. -

La maggiore scosse il capo e non rispose tornando ad occuparsi del suo bagaglio. Non aveva affatto voglia di discutere con lei in quel momento.

  - Credi quel che ti pare, ma io devo andare. -

La ragazza la raggiunse, il tono della voce sempre più alto - Perché? -

  - Come perché? E’ il mio lavoro, sono un soldato ricordi? Vado dove mi dicono di andare. -

L’altra sospirò scuotendo il capo. - Cazzate, se volessi restare Amodar non te lo impedirebbe. Ma invece ti torna comodo andare, non è vero? Così puoi scappare da tutti, puoi evitare di affrontare i problemi. -

Il rumore sordo dell’impatto della propria mano sul viso della sorella irruppe per tutta la stanza. In tutta la sua vita, in anni di litigi mai, mai l’aveva colpita. Perché non era riuscita a trattenersi?

La guancia della ragazza si arrossò, gli occhi le si riempirono di lacrime ma non abbassò lo sguardo nemmeno per un secondo.

  - Sai Light, io non so cosa sia successo con Hope e francamente, non mi importa. Sono affari vostri. Ma quel ragazzo si sta corrodendo a causa di questo e credo si meriti delle spiegazioni da parte tua. Dimmi cos’ è che ti fa così tanta paura? Dici sempre che sei sola eppure quando qualcuno cerca di avvicinarsi tu lo cacci via. Perché? -

La donna tremò, sentiva gli occhi inumidirsi ma non avrebbe pianto.

  - Non lo so, va bene? So solo che sono io il problema. Per questo devo andare, è la cosa più giusta che possa fare, credimi. Devo farlo soprattutto per lui, questa cosa non va bene, non porterebbe nulla di buono. Anche se non vorrei, non vorrei proprio ma devo, devo andare! E’ per lui… -

Serah la guardò con tenerezza. Lightning le apparì fragile come non lo era mai stata e spaventata. Non l’aveva mai vista così indifesa. Istintivamente si allungò ad abbracciarla e si sentì per un momento come fosse lei la maggiore. La donna ricambiò la stretta ancora tremante incredula per quella confessione inaspettata.

  - Light, se adesso te ne vai lo rimpiangerai. Questo lo sai, non è vero? -

 

 

  Lightning sospirò appoggiandosi ad un muretto mentre osservava il sole tramontare dietro il mare. Stava aspettando il resto della sua squadra che ormai doveva arrivare a momenti. Avrebbero preso dei Chocobo e sarebbero partiti per chissà dove.

Non sapeva nemmeno tra quanto sarebbe tornata.

L’idea che partendo avrebbe definitivamente distrutto la sua amicizia con Hope la faceva impazzire ma continuava a ripetersi che quella era sicuramente la cosa migliore che potesse fare, come fosse stato un mantra per la sua salute mentale.  Chissà se sarebbe mai riuscito a perdonarla.

  - Così, è questa la tua decisione. -

Si voltò sorpresa da quella voce inaspettata. Era la seconda volta che si faceva cogliere alle spalle in quella maniera, doveva proprio essere la sua giornata no.

Hope la guardava fisso ad un paio di metri di distanza, l’espressione indecifrabile non le permetteva di capire cosa stesse pensando.

  - Pensi che tornerai? -

Lei abbassò lo sguardo, non riusciva a guardarlo direttamente negli occhi. - Probabilmente. -

  - Probabilmente. - ripeté lui lasciandosi sfuggire un sospiro.

Dopo un lunghissimo minuto di silenzio le si avvicinò, la lieve brezza che soffiava dal mare agitò i suoi capelli rosati nella sua direzione portando con sé il loro profumo. Avrebbe voluto poterli toccare per sentirne la consistenza morbida sotto alle dita ma si trattenne. Non sapeva cosa dirle, ogni frase che gli passava per la testa finiva in un’imprecazione o in un goffo tentativo di trattenerla. Non voleva apparirle ancora come un ragazzino immaturo. Fu lei a interrompere il silenzio.

  - Perché sei qui? -

Aveva cercato di mantenere la voce ferma e distaccata come sempre ma non era certa di esserci riuscita. Gli istanti di silenzio che preannunciavano una sua risposta le sembrarono infiniti. Voleva solo andarsene a porre fine a quella tortura.

  - Potrei farti la stessa domanda. -

Lightning ebbe un fremito. Credeva di esser stata chiara nella sua lettera, gli aveva scritto di non cercarla eppure lui era lì. Che fosse venuto per trattenerla? Non osava nemmeno pensarlo.

Che stupidaggine, perché dovrebbe?

Sospirò alzando le spalle senza guardarlo direttamente negli occhi, non trovando una risposta decente alla sua replica.

  - Hope, va’ a casa. -

Il ragazzo inclinò leggermente la testa corrucciando la fronte.

  - No. Non ti libererai di me così facilmente Light. -

Lei arrossì un po’ ma si voltò in fretta nascondendo il viso. Perché era così testardo? Non lo capiva che più faceva così più peggiorava la situazione?

Hope rimase a fissarle le spalle immobile, poteva sentire il suo sguardo su di sé.

  - Senti, non ho voglia di discutere anche con te. Dammi retta e tornatene a casa. -

Ma lui scosse la testa deciso. - No, adesso ascoltami tu. Forse vuoi delle scuse da parte mia e sono anche pronto a fartele. Mi scuso per essere stato avventato. Ma non ho alcuna intenzione di scusarmi per il gesto perché lo rifarei. -

Lightning rimase immobile, sorpresa per quella confessione che non si sarebbe mai aspettata di ascoltare. Si sentiva infuriata eppure, da qualche parte dentro di sé, provava uno strano miscuglio di sentimenti contrastanti. Era felicità quella?

Scosse la testa scacciando via quel pensiero.

  - Non mi interessa, ti sei comportato come un ragazzino. -

Doveva essere fredda, tagliente. Era l’unico modo, l’unica soluzione che aveva trovato.

  - Non capisco… - disse lui abbassando un po’ il tono della voce. -… sei arrabbiata con me per averti quasi baciata o lo sei con te stessa per aver quasi risposto? -

Come faceva a leggergli così dentro? Non era riuscita nemmeno ad ammettere con sé stessa il perché di quel suo atteggiamento e adesso lui pretendeva di capirla. Si voltò e finalmente alzò lo sguardo ad incontrare i suoi occhi verdi. L’azzurro dei suoi risaltava con il sole al tramonto e, nonostante lo sguardo duro, Hope non poté fare a meno di pensare per l’ennesima volta a quanto fosse bella.

  - Vuoi sapere quello che penso? - disse lei trattenendosi. Strinse le dita facendo sbiancare le nocche delle mani. - Penso che sei ancora un ragazzino nonostante ti atteggi ad adulto. Penso che non sai un bel niente di me né di quello che mi passa per la testa. Penso che dovresti crescere e trovarti una ragazza della tua età perché, francamente, questo tuo attaccamento nei miei confronti inizia a preoccuparmi. -

Lightning prese fiato, sentiva le lacrime pungerle gli occhi ma le ricacciò indietro. Avrebbe creduto a quelle bugie? Avrebbe capito che le diceva solo per allontanarlo?

  - E sai cos’altro penso? Penso che sono affari miei quello che faccio con la mia vita e se ho deciso di andarmene non è per causa tua, non sei il centro del mio mondo. Perciò fammi un favore, vattene a casa e lasciami in pace Hope. -

Lo guardò negli occhi e capì di aver ottenuto ciò che voleva, lo aveva ferito.

Ecco, adesso è tutto finito.

Dietro di loro, in lontananza, vide gli altri membri della sua squadra arrivare in groppa a dei Chocobo. Era il momento per lei di partire.

E poi, senza che potesse quasi accorgersene, Hope la attirò a sé e la baciò.

Una mano sulla vita, l’altra dietro la nuca, le dita affondate nei suoi capelli. Era un bacio lieve ma allo stesso tempo quasi disperato, un sapore familiare si aggiunse a quello delle sue labbra. Era il sapore amaro delle lacrime. Lightning dischiuse le labbra rispondendo a quelle del ragazzo, non sapendo più se era lui a piangere oppure se era lei. Provava così tanti sentimenti contrastanti che si sentì sul punto di esplodere.

Rabbia, felicità, tristezza, paura. Erano tutte mescolate assieme e per un istante le sembrò che fosse tutto così stupido, così insensato.

Fu lui il primo a rompere quel contatto, la guardò attraverso occhi velati di lacrime e poi la strinse in un abbraccio che diceva più di qualsiasi parola che fosse mai esistita. Lei si sentì incapace di fare qualsiasi cosa che non fosse rimanere immobile fra quelle braccia. Ma se era così difficile separarsi da lui perché lo stava facendo?

Perché non è giusto.

Hope le sussurrò piano continuando a tenere il viso fra i suoi capelli.  - Resta. Non andare ti prego. -

Lightning sentì la disperazione nella sua voce, la stessa che aveva avvertito sulle sue labbra.

Non è giusto.

Chiuse gli occhi mentre, finalmente, si decideva a rispondere al suo abbraccio.

Lo sai che non è giusto.

Sospirò stringendosi a lui per un secondo di più. Poi, contro la propria volontà, sciolse l’abbraccio. Alzò gli occhi nei suoi, erano così verdi, così limpidi, così carichi di aspettativa. Come poteva deluderlo ancora?

Ma devo farlo, è per il suo bene.

Scosse la testa. - Non posso restare. -

Il ragazzo non nascose la sua delusione, abbassò gli occhi rassegnato staccandosi da lei completamente. Sentiva già mancargli quel contatto. Poi estrasse qualcosa dalla tasca della sua giacca e gliela porse a palmo aperto. Era una piccola scatola scura. Lightning lo guardò senza capire.

  - Ricordi quando dimenticai a casa il tuo regalo di compleanno? Bè, eccolo qua, un po’ in ritardo. Avrei voluto dartelo prima ma più lo guardavo più mi dicevo che non ti sarebbe piaciuto, così ho fatto passare un sacco di tempo. -

La giovane prese la scatola non senza esitazione, il contenuto la sorprese. All’interno, appoggiato su un tappeto di stoffa leggera, c’era un braccialetto argentato. Dalle maglie pendevano alcuni ciondoli di forme diverse. Una serratura, un fiore, un piccolo fulmine.

Alzò lo sguardo verso di lui, non sapeva cosa dire.

  - Puoi anche non indossarlo se non ti piace, ma vorrei che lo portassi con te. Come ricordo di casa. -

Lei annuì senza parlare e ripose la scatola nella borsa che portava a tracolla. Il suo sguardo vagò oltre le spalle di Hope, soffermandosi sui suoi compagni d'armi. Stavano aspettando solo lei. Arrossì.

  - Devo andare adesso. -

Il ragazzo annuì appena senza smettere di guardarla, i loro occhi sembravano non volersi staccare l’uno dall’altra.

  - A presto, Hope. -

Lightning si allontanò da lui che era rimasto in silenzio, montò sul suo Chocobo e s’incamminò dietro la sua squadra. Non si voltò nemmeno una volta ma sapeva che lui era rimasto a guardarla fino a che non sparì dall’orizzonte. Fu allora che permise ad una singola lacrima di scenderle lungo la guancia. Non un lamento uscì dalle sue labbra.

Prese la piccola scatola ed osservò ancora il braccialetto al suo interno, poi se lo agganciò al polso. Non se ne sarebbe separata, mai.

 

 

- Light, se adesso te ne vai lo rimpiangerai. -

 

 

Si, forse lo avrebbe rimpianto per tutta la vita, ma era ancora convinta di star facendo la scelta giusta. Non sarebbe tornata indietro sui suoi passi.

Sperava solo che lui, un giorno, potesse capirla e magari perdonarla.

Lo sperava con tutto il cuore.

 

 

 

 

 

 

Fine…

 

 

 

 

Note Autrice : Ohibò, non so cosa dire.

La storia era partita seguendo uno schema ben preciso ma poi, come già mi era capitato, i personaggi hanno agito di testa loro così ho dovuto accantonare l’idea con la quale ero partita ( anche perché avevo iniziato a scriverla ma a 2500 parole mi son resa conto che la cosa sarebbe stata troppo lunga per un capitolo solo ). In realtà questo finale molto angst non mi dispiace ( e lo so che voi in compenso mi odierete ) ma state tranquilli… non è finita qua!

Cioè, è finita la prima parte u.u

Ebbene sì, siccome non mi piace l’idea di accantonare le cose ho deciso di fare un “sequel” chiamiamolo così… ma solo se vi interessa! ( perciò fatemelo sapere >< )

Altrimenti la storia finirà così e CIAONE!

Detto questo, spero davvero con tutto il cuore che almeno un po’ vi sia piaciuta, anche con questo finale così triste ( ragazzi, avevo i lacrimotti IO mentre scrivevo ) e niente, da un lato spero mi chiederete di continuare, dall’altro ho paura perché non ho idea di cosa possa succedere XD

Vi lascio, così la smetto di assillarvi!

Ringrazio tutti coloro che si sono soffermati a leggere, e ringrazio tanto tutte le persone che hanno buttato via due minuti del loro tempo per scrivermi una recensione ç_ç

Grazie per il vostro supporto!

 

Selhin <3


The One Hundred Prompt Project

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