Continued Story

di __aris__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In Pice ***
Capitolo 2: *** Il Vampiro Millenario ***
Capitolo 3: *** Con la Testa sulle Spalle ***



Capitolo 1
*** In Pice ***


Prompt di Charlotte R. Delacroix - Balder Moon

Originale: Sovrannaturale

Coppia: /////

Avvertimenti vari: ////

Rating: Verde

Prompt: Originale| Sovrannaturale| Un fantasma infesta un vecchio castello abbandonato alla ricerca della sua collana, finita tra le mani di A  

 
In-Pice




In Pice, 452 parole
 




Ogni notte tornava al castello cercando l’unico oggetto che avrebbe potuto dare pace al suo sonno eterno: una collana d’oro con un pendente che racchiudeva i loro ritratti. Era diventata la sua ossessione, l’aveva cercata per così tanto tempo da non sapere se fossero passati anni o decadi. Ogni notte tornava in quello che era stato il loro rifugio e vagava sotto i raggi della luna sperano di vedere lo scintillio del monile che aveva regalato a Laura. Tuttavia per quanto attentamente cercasse non trovava mai nulla. Forse avrebbe fatto meglio ad arrendersi all’evidenza che della donna che aveva amato non era rimasto niente; a quel pensiero la ferita sul petto ricominciava a grondare sangue. Così urlava tutto il suo dolore fino a quando il sorgere del sole non gli imponeva di andarsene.
Una notte Victor avvertì la presenza di qualcun altro nel castello, ma non avrebbe saputo dire se fosse un vivente o meno. Oltrepassò le pareti per vedere chi fosse: una donna avvolta in un pesante cappotto camminava nel grande salone da ballo. Dopo pochi istanti si fermò, come se lo avesse sentito arrivare, e iniziò a guardarsi attorno ad occhi spalancati. Grandi occhi castani, identici a quelli di Laura.
C’è qualcuno?” chiese la ragazza al buio che la circondava “Palesatevi, vi prego! Mi state facendo morire di paura.
Io.” Davanti a lei apparve uno spettro con la pelle e i capelli bianchi, le orbite rosso sangue, e gli abiti logori. “Sono Victor, e questo è il mio castello.”
La ragazza tremò ma non scappò come il fantasma aveva immaginato. “Mio padre possedeva questo castello, ma è morto prima che nascessi.” Lentamente portò le mani tremanti dietro al collo, armeggiando con qualcosa sotto alla sciarpa. “Siete voi vero?” La voce era incerta, il sangue lontano dalle gote e le sue mani non riuscivano a stare ferme, ma sopra il guanto di pelle nera c’era il ciondolo di Laura.
Il fantasma sfiorò il monile con un dito credendo di morire una seconda volta. Una morte dolce che gli avrebbe regalato la pace che tanto aveva desiderato. Adesso che sapeva che Laura si era salvata e che addirittura aveva dato la vita alla ragazza davanti a lui. “Come ti chiami?
Victoria.”
Accarezzare sua figlia, toccare ancora una volta un essere vivente, richiese una concentrazione che non credeva più di possedere. D’improvviso tutto attorno a lui cambiò: i tappeti furono sostituiti dalla nuda pietra, i lampadari scintillanti da ragnatele e l’alto soffitto dal cielo stellato. Adesso il suo castello gli appariva per ciò che era realmente e non per come lo ricordava, adesso poteva riposare in pace. “Sei bella come lo era tua madre, Victoria.” Disse Victor svanendo in un respiro di vento.

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Capitolo 2
*** Il Vampiro Millenario ***


Prompt 31 di Elena Fanti - Crateide.

Originale: soprannaturale.

Coppia: nessuna.

Avvertimenti: drammatico.

Rating: libero.

Prompt: A è un vampiro antichissimo, che pentitosi per tutte le vite che ha spezzato, decide di lasciarsi morire nel modo più atroce.

 


 
 
Il Vampiro Millenario, 579 parole

 


 
Non posso lasciartelo fare.” Credeva che l’esistenza dei vampiri fosse priva di dolore, mai avrebbe pensato di conoscere un dolore così assoluto dopo la sua trasformazione.
Cecile sorrise in quel modo enigmatico e triste che Ruben probabilmente avrebbe capito appieno solo tra cinque o sei secoli. Cecile era nata prima di Cesare, aveva visto tutta la storia dell’Uomo svolgersi davanti ai suoi occhi raggiungendo un grado di conoscenza che Ruben probabilmente non avrebbe mai avuto. “Non hai scelta: è un comando del tuo creatore.”
Allora finisce così? Tu muori e io trascorrerò l’eternità da solo?
La nostra è un’esistenza solitaria. Tra qualche tempo il nostro legame si sarebbe sciolto a causa della nostra stessa natura: i vampiri sono cacciatori e non possono dividere lo stesso territorio. In quel momento avremo combattuto e avrei potuto essere io stessa a porre fine alle tue notti.” Erano sempre così i loro discorsi: Ruben ancora troppo umano per comprendere l’esistenza solitaria che lo attendeva e Cecile con tutti i suoi secoli alle spalle e la sua voce gentile e triste.
Non ci credo.” Glielo aveva sempre detto, ma nonostante questo la mente di Ruben non riusciva a credere che avrebbe trascorso l’eternità lontano dall’ultimo legame con la sua vita umana. Loro non erano amanti, non erano una coppia in nessun senso. Assomigliavano più a una leonessa che insegna a cacciare ai propri figli che a altro, ciò non di meno il dolore di quel momento lo stava uccidendo una seconda volta.
Un giorno genererai anche tu e capirai.” Gli occhi di Cecile guardavano sempre lontano, forse in qualche ricordo che non poteva essere dimenticato o in un futuro non sempre prossimo che la sua esperienza le faceva vedere nitido come la luna. “Se vivrai migliaia d’anni come ho fatto io forse capirai anche quello che provo in questo momento. Le vite che ho preso sono rimaste in me, le sento ancora a distanza di secoli. Parlano nelle mie vene pretendendo che mi penta di essere vissuto nel sangue.
Ma noi non abbiamo scelta! Se vogliamo vivere ci serve il sangue degli umani.” Forse Cecile aveva ragione, no lei aveva sempre ragione, ma questo non rendeva più facile accettare che tra pochi minuti si sarebbe consumata alla luce del sole.
Lo so. Ed è per questo che non posso pentirmi, non quanto dovrei. La nostra Fame è qualcosa che loro non potranno mai capire: non siamo vivi ma non siamo nemmeno morti; non vogliamo tornare umani e nemmeno morire. Viviamo un’esistenza a metà, nascosti nella notte ma bramiamo la Vita e il sangue che la porta. Per questo non possiamo nutrisci di cadaveri: perché la Vita ha già lasciato i loro corpi. Se vivessi continuerei a sentire la Fame e se non mi nutrissi impazzirei, nessuna morte verrebbe in mio soccorso. Questa è l’unico modo.”
Non è giusto.”
Una lacrima di sangue rigò il volto di Ruben. Camille la osservò scivolare fino a quando non sporcò la camicia. Separarsi dal proprio creatore era il dolore più grande per un vampiro, in un certo senso voleva dire diventare adulti. Per lei era diverso: c’erano stati decine di Ruben nel suo passato, alcuni li aveva uccisi senza rimpianto. E comunque, anche se fosse stato altrimenti, non avrebbe cambiato la sua decisione. “Poche volte ho incontrato giustizia in questo mondo. Adesso vai, l’alba sta per arrivare.” Disse prima di incamminarsi verso Est tra imponenti grattacieli che sembravano schiarati in picchetto d’onore per dire addio al vampiro millenario.

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Capitolo 3
*** Con la Testa sulle Spalle ***


Prompt 32  Elena Fanti - Crateide.

Originale: soprannaturale.

Coppia: het.

Avvertimenti: fluff.

Rating: libero.

Prompt: X è un fantasma che si diverte ad infestare un asilo, finché non si innamora di Y e decide di mettere la testa a posto... letteralmente.


 
Con la Testa sulle Spalle, 405 parole

 




Avete presente quei vecchi che dicono ai nipoti “quando ero piccolo qui era tutta campagna”?
Fate finta che io sia uno di loro, perché quando io ero piccolo qui era davvero tutta campagna. Certo, sono passati un po’ di secoli da allora, ma non soffermatevi su dettagli così insignificanti!
Io sono un fantasma morto durante un duello clandestino nel millecinquecento e qualcosa. Non fate quella faccia incredula perché non ricordo l’anno della mia morte! Posso assicurarvi che dopo aver trascorso tutta la vita aspettandola nel momento in cui arriva che perde molta della sua importanza.
Dov’ero rimasto?
Ah, si! Alla mia morte. Mi hanno ucciso con una sciabolata al collo. Da allora sono rimasto qui, vicino all’abazia e tendo ancora a perdere facilmente la testa. E non pensiate che perché non sento più il dolore sia una cosa divertente! Provate voi a gioire perché vedete due innamorati appartarsi a tarda notte, concentrarvi per trovare un modo per spaventarli come si deve e finire a cercare la propria testa che si ostina a non rimanere attaccata al collo. Certo quelli sono scappati terrorizzati ma io sono sempre lo zimbello degli altri fantasmi.
Fatto sta che, per aggiungere il danno alla beffa, qualche tempo fa hanno costruito una scuola nella vecchia abazia e l’hanno chiamata asilo. All’inizio pensai che sarebbe stato divertente avere tanti bambini da spaventare. Mi immaginavo già a far rotolare la mia testa per distruggere i loro castelli giocattolo, ma quando ci provai non andò proprio nel modo in cui avevo immaginato: privo della vista il mio corpo iniziò a sbattere contro le pareti e tutti i bambini risero di me mentre io li pregavo di smettere di lanciarsi la mia povera testa l’un l’altro. Da allora ho accuratamente evitato quelle orrende creature come avrei fatto con la peste, trascorrendo le mie giornate nascosto nei ripostigli e nelle cantine.
Poi è arrivata lei, la maestra Lisa.
È bellissima, mi ricorda tanto la donna per cui ho perso la vita.
Ma lei nemmeno mi vede.
Forse è meglio così visto che ogni volta che la vedo la mia testa si nasconde sotto i tavoli o le macchine. Ma io vorrei tanto una testa che rimanga saldamente sulle spalle! E le ho provate tutte per non farla cadere, dalla colla ad ago e filo, ma senza successo. Così la guardo ogni volta che posso sperando che un giorno mi regali lo stesso sorriso che riserva a quei bambini infernali.

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