L'origine del potere

di Clara_Oswin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il giorno in cui la mia vita prende una piega inaspettata ***
Capitolo 3: *** Cambi di programma ***
Capitolo 4: *** La cerimonia del passaggio d'età ***
Capitolo 5: *** La pietra della speranza ***
Capitolo 6: *** Il commiato di un guerriero ***
Capitolo 7: *** Il giorno in cui ti ho incontrato ***
Capitolo 8: *** La crepa nel mio mondo perfetto ***
Capitolo 9: *** Il bacio di un tritone ***
Capitolo 10: *** Sorpresa ***
Capitolo 11: *** Il sentiero d'ombra e l'occhio di tigre ***
Capitolo 12: *** Epilogo - La fine della storia, l'inzio del futuro ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti, questo è il prologo dello spin off che sto scrivendo della mia storia, Deep Alley – il destino di Elena. Per scrivere questa breve intro mi sono ispirata alla canzone degli One Ok Rock – Mighty Long Fall nel caso foste curiosi di sentirla mentre leggete il capitolo vi lascio il link qui sotto.

https://www.youtube.com/watch?v=UjZqcDYbvAE

La storia è scritta in prima persona, Ayla la protagonista racconterà la sua storia che l’ha portata a questa fine così cruenta, tutto verrà spiegato e nulla verrà lasciato in sospeso; non vorrei fare una serie troppo lunga anche perché essendo uno spin off la storia originale rimane l’altra, ma se dovesse piacervi valuterò il da farsi capitolo dopo capitolo :D

Adesso vi lascio al Prologo, buona lettura!

 

Prologo

 

 

Perché?

Questa domanda mi riecheggiava nella mente nonostante quei pochi attimi di vita che mi rimanevano.

Gli avevo dato tutto, avevo rinunciato a tutto, solo per lui.

Nei suoi occhi non lessi alcun timore, alcun rimorso per quello che stava facendo, ed io ero troppo incredula per capire che l’uomo che amavo stava per mettere fine alla mia vita strappandomi via il cuore. Mi sbagliavo, lui non era mai stato un uomo, ma un tritone senza scrupoli, senza anima.

Mi aveva solo usata per tutto il tempo, aveva sempre finto pur di raggiungere il suo scopo, ed io sciocca mi ero fidata e gli avevo reso tutto molto più facile innamorandomene.

Amavo tutto di lui nonostante fossimo così diversi, lui una coda io due gambe, ma i suoi occhi erano bellissimi, le sue labbra sapevano trasportarmi in un altro mondo ogni volta che sfioravano le mie, il suo modo di toccarmi faceva fremere ogni parte del mio essere, persino le sue parole che in fondo al cuore sapevo essere nient’altro che menzogne.

Non avevo da incolpare nessuno, era sempre stata una mia decisione, lasciare tutto, tradire il mio promesso sposo, pianificare quella fuga verso un mondo perfetto, quello che lui mi aveva sempre descritto e dove per noi, due esseri così diversi ci sarebbe stato spazio a sufficienza.

È buffo come negli ultimi istanti della tua vita ti appaiano tutte le cose molto più chiare, e così le parole di Skan, il fidanzato che avevo abbandonato, mi riaffiorarono con un senso completamente diverso ma chissà perché prima ero stata troppo cieca per capirlo.

“Ayla, stai andando da lui… non è vero?”

“cosa te lo fa pensare?”

Mi aveva colta in fragrante mentre uscivo di soppiatto da casa mia e facevo la solita strada per arrivare al lago dove io e il mio tritone ci saremmo incontrati come al solito.

“non hai mai avuto quella luce negli occhi, per me.”

Mi si era avvicinato e ancora una volta cercava di farmi ragionare.

“è tutto un inganno, lui non ti ama, non ti amerà mai…”

“mai come mi ami tu?” l’avevo schernito io. “lui non mi tratta come fossi un essere inferiore, come tutti voi uomini qui trattate noi donne. Mi fa sentire davvero importante.”

“sai che non l’ho mai fatto, non ti considero inferiore. Sai quanto tu sia importante per me.”

“mi dispiace Skan, ho fatto la mia scelta.” gli voltai le spalle e me ne andai.

Ora capisco che quella sarebbe stata probabilmente l’ultima volta in cui l’avrei visto, l’avevo trattato troppo duramente, nonostante avesse scoperto che i miei sentimenti erano forti verso un altro uomo non si era mai arreso e aveva tentato sempre di proteggermi e questa volta non era dal tritone che voleva salvarmi ma da me stessa. Doveva essermi successo qualcosa, io stessa mi sentivo diversa da quando quella creatura era entrata nella mia vita, ero cambiata e nonostante fuori sembrassi sempre la stessa, non ero più io.

I suoi artigli si conficcarono nel mio petto riportandomi dolorosamente alla realtà, sentivo di amarlo ancora ma non più nello stesso modo di prima, come se quell’amore si stesse affievolendo di minuto in minuto.
Sentì le sue dita stringersi attorno al mio cuore, l’acqua del lago in cui eravamo immersi si iniziò a tingere di rosso scarlatto sotto quella luna argentea testimone di quel efferato delitto.

Il dolore era troppo forte, chiusi gli occhi abbandonandomi tra le sue braccia, come una bambola di pezza ormai senza vita; tra qualche istante sarei morta.

Il tritone si avvicinò al mio orecchio e sussurrò le ultime parole che avrei udito in vita mia, il suo alito caldo sulla mia pelle era ancora così piacevole…

“adesso, staremo insieme per sempre.”

Aprì gli occhi di scatto a quelle parole mentre con un unico gesto strappò dal petto il mio cuore,

quindi morì.

 

 

 

 

 

Se vi dovesse interessare vi lascio il link della storia, un breve riassunto dello spin off si troverà nel capitolo 23 prossimamente in uscita. Spero vi sia piaciuto e … aspetto tante recensioni! Un abbraccio!!

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3158948&i=1

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Il giorno in cui la mia vita prende una piega inaspettata ***


 

Capitolo 1. Il giorno in cui la mia vita prende una piega inaspettata

 

 

Mi sveglio di soprassalto, ancora quello stupido incubo si ostina a tormentare i miei sogni, sono già un paio di notti che si ripete non appena sprofondo nel sonno e la cosa inizia ad inquietarmi.

Sto correndo in una radura, sono sicura di non averla mai vista nella realtà eppure nel sogno è come se mi fosse molto familiare, sto scappando da un gruppo di persone che mi inseguono, non so il motivo ma continuo a correre fino a che non arrivo nei pressi di un burrone, il terreno si apre sotto di me e una voce sensuale mi sussurra all’orecchio “vieni da me”. Alle mie spalle qualcuno mi grida di non andare, di restare lì dove sono ma nonostante questo muovo qualche passo verso il baratro, inspiegabilmente affascinata dal nero delle sue profondità, qualche passo ancora e mi trovo a cadere giù, il salto dura qualche secondo prima che io colpisca con un sonoro splash un liquido vischioso che mi avvolge gambe e braccia e mi trascina verso il fondo, sopra di me la luce del sole si offusca e non appena mi rendo conto che quel liquido che mi sta inzuppando è sangue grido disperata, ma ormai è troppo tardi, inesorabilmente affogo. Subito dopo mi sveglio da sola nel mio letto, con i capelli incollati al corpo intriso di sudore, il cuore che batte a mille mi pulsa nel petto e non appena realizzo di aver sognato tutto cerco di tirare un sospiro di sollievo e ricominciare a dormire anche se il sapore del sangue sembra essere ancora nella mia gola.

Finalmente è mattina.

Dalla mia finestra entra uno spiraglio di sole che mi preannuncia l’inizio di una nuova giornata, mi stiracchio nel mio letto contemplando il silenzio che nelle ultime mattine regna in casa. Vivo in un piccolo villaggio all’interno di una radura sempreverde con mio padre e mio fratello, ormai da quasi due anni, mia mamma è morta dandomi alla luce e fino a qualche mese fa sono stata allevata da mia nonna sino a che non ci ha abbandonati tutti passando nel mondo degli spiriti.

Mi alzo lentamente dal letto, ripetendo mentalmente tutto quello che devo fare nell’arco della giornata, mio fratello Kota e papà sono via per alcuni giorni per discutere con il capo di una tribù vicina per stipulare un’alleanza pacifica, (dato che il nostro villaggio è più che altro basato sull’agricoltura e conosce ben poco di armi), ma sono passati già alcuni giorni e di loro non abbiamo avuto ancora nessuna notizia.

Ricaccio indietro l’ansia che ha preso a stringermi lo stomaco dandomi da fare dentro la nostra casa rassettando e mettendo in ordine, in cucina faccio mente locale di cosa potrei preparare per pranzo, visto che sono da sola e la caccia è un abitudine degli uomini di casa sarò costretta a visitare il campo per raccogliere qualche bacca e preparare una modesta insalata, mi appunto mentalmente che la nostra riserva d’acqua dolce è in esaurimento e che questo pomeriggio mi toccherà andare fino al fiume per farne dell’altra scorta.

Poco dopo le undici, come ogni mattina bussa alla porta la mia migliore amica con cui trascorro la maggior parte delle mie giornate, ha due anni in meno rispetto a me ed io la considero come una sorella dato che si può dire siamo cresciute insieme.

“Ayla, sei ancora in pigiama? Non è da te!” si sporge curiosa “ah, ho capito… ancora tuo padre non è rientrato, eh?” tenta di scherzare tirandomi su di morale ma sa perfettamente quanto io sia in ansia.

Mio padre infatti è il capo del nostro piccolo villaggio, gestisce e prende lui le decisioni per tutti noi, così due anni fa quando la radura in cui ci eravamo insediati era diventata troppo piccola per contenere la nostra continua espansione, tutto il villaggio si era spostato insediandosi in questa nuova zona.

“ho paura che le trattative possano andare male… che gli potesse succedere qualcosa…” le dico mentre la faccio entrare in casa. Lei mi segue nella mia stanza dove io inizio a tirare fuori i vestiti e a prepararmi per la giornata, dovremmo passare dal campo assieme perciò decido di legare i miei lunghi capelli biondi in una treccia dietro le spalle che arriva fino alla vita, opto poi per un vestito verde con dei disegni geometrici sull’orlo; è il preferito di mio padre, dice che i miei occhi verdi sembrano più luminosi quando lo indosso.

“se tuo padre fosse qui ti direbbe di stare tranquilla e di non preoccuparti di queste sciocchezze…”dovresti preoccuparti invece di trovarti un marito!” " Anna mi sorride mentre finisco di allacciare i sandali.

“ti sta davvero bene, questo colore ti fa sembrare una fata dei boschi!”

Nella mia famiglia sono l’unica ad avere i capelli di questo colore chiaro, nemmeno mia madre aveva i capelli biondi, tutti al villaggio hanno dei colori simili, capelli scuri e occhi del medesimo colore tranne che qualcuno con gli occhi chiari come mio padre. Lavoriamo sotto al sole e la nostra pelle è bronzea, Anna infatti ha i capelli scuri e due occhi che le incorniciano la pelle olivastra rendendola esotica, io invece mi sono sempre sentita diversa per questi miei colori chiari.

“non a caso tutti sanno tu sia la ragazza più bella al villaggio… scommetto non avrai problemi a trovare un fidanzato,”

“ancora con questa storia?” la prendo sotto braccio e l’accompagno fuori mentre recupero un cestino in vimini dall’ingresso.

“non sono poi così bella, tu invece sei perfetta! Come vorrei essere come te… almeno tutti la smetterebbero di fissarmi ogni volta che esco di casa!”

Lei ride e sento il mio cuore farsi un po’ più leggero. A causa del mio aspetto insolito ho sempre suscitato l’attenzione dei ragazzi e l’invida delle ragazze, nonostante sia triste Anny è l’unica amica che ho.

“oh devi aiutarmi An!” quasi mi ricordo all’improvviso di domani. Speravo papà tornasse in tempo ed invece dovrò celebrare il passaggio d’età da sola… domani sera ci sarà il rito del passaggio d’età e non so proprio cosa fare…tutta quelle gente che mi fisserà… mi sento già in ansia.”

Quando ragazze e ragazzi compiono 17 anni entrano di diritto nel mondo degli adulti diventando giovani uomini e giovani donne, da quel momento in poi come si suol dire, è caccia aperta. I ragazzi e le ragazze devono trovare il partener della vita, con cui costruire una nuova casa e mettere al mondo i figli trovando così il loro posto nella società e dando il loro contributo allo sviluppo. Kota, mio fratello ha compiuto i 17 anni lo scorso anno ma solitamente i ragazzi non si sposano sino a che non hanno raggiunto la loro indipendenza andando a vivere da soli nella casa che si costruiranno con le proprie mani. Per le ragazze invece è diverso, loro scelgono il loro fidanzato in base a tante cose diverse che possono andare dall’amore puro e semplice alla loro condizione economica…

Domani sera sarà allestito un enorme falò dove tutti si raduneranno e daranno inizio alla cerimonia del passaggio all’età adulta, le ragazze prendono parte alla cerimonia accompagnate da un membro maschile della famiglia, altre invece che o per scelta o per un matrimonio combinato vengono accompagnate dai rispettivi fidanzati rendendo ufficiale il loro impegno.

La voce di Anna mi distoglie dai miei pensieri.

“ehi? Ci sei ??”

“si, scusami io stavo solo pensando…”

“non devi essere preoccupata, abbiamo assistito così tante volte alle cerimonie delle altre che sarà una formalità… sei così fortunata, ballerai tutta la sera con tanti bei ragazzi! Devi darti da fare e iniziare a guardarti attorno, altrimenti i migliori saranno già presi.”

“hai ragione amica mia… sei così saggia, e hai solo quindici anni! Quando avrai la mia età sarai una specie di veterana del matrimoni” rido mentre ci addentriamo sul sentiero che porta ai campi.

“già riesco ad immaginarti, avvolta nel tuo splendido abito bianco che volteggi attorno al fuoco con gli splendidi capelli al vento.” I suoi occhi diventano sognanti.

Sono fortunata ad avere un’amica come lei, nel mio cuore spero resteremo amiche per tutta la vita.

Mi ritorna in mente il discorso che Papà mi fece qualche giorno prima di partire, nel caso non fosse ancora tornato per il giorno del rito.

“è importante Ayla che tu scelga bene il ragazzo che ti starà accanto, devi tenere conto della tua posizione di prestigio essendo la figlia del capo.” Il suo sorriso si intenerisce mentre i miei occhi si concentrano su di lui tenendo bene in mente le sue raccomandazioni, “ma tesoro,” mi prende la mano e la guarda teneramente, in quel momento sta avendo qualche ricordo riguardante la mamma. “scegli con il cuore. Se lo farai non te ne pentirai mai.”

Il ricordo svanisce mentre presto attenzione al campo verde e dorato che si estende davanti a noi, ragazzi e uomini si affaccendano correndo avanti e indietro, spesso anche noi veniamo qui a dare una mano ma fino a che non compiamo 17 anni ci è proibito lavorare, o almeno non ve ne è la necessità. Sono tutti in fermento per la festa di domani, ci sarà tanto cibo e vino e la musica riempirà le nostre orecchie con brillanti composizioni.

Tristan, un amico di mio fratello ci corre incontro emozionato. “che cosa ci fate ancora qui?” poi si rivolge a me indicando la strada da cui siamo appena venute “credevo di trovarti in prima fila per l’annuncio!”

“che stai dicendo Tristan?” Anna lo guarda confusa.

“ma quale annuncio, di che parli?” chiedo

“ma come?” mi fissa come se stessi scherzando. “non mi dire che non sapevi che tuo padre è appena arrivato al villaggio con il capo del villaggio vicino? Stanno percorrendo la strada che porta alla piazza avvertendo tutti che ci sono importanti annunci da comunicare e di recarsi tutti lì subito.”

Quasi mi sento svenire mentre le sue parole iniziano ad avere un senso. Sono così sollevata che credo potrei scoppiare a piangere di gioia.

Le trattative devono essere andate bene, altrimenti di certo papà non starebbe portando dentro il suo amato villaggio il nemico!

“dobbiamo andare subito lì” e nello stesso momento in cui formulo questo pensiero Anna lo palesa a voce alta, prendendo me e Tristan per un braccio, correndo per la strada da cui siamo appena arrivate.

 

****

 

“Mia Buona gente, abbiamo visto assai cose in questo nostro breve viaggio, il clan dei Luplit è assai potente, dispone di mezzi che noi non potremmo mai procuraci eppure, nel loro capo ho visto tanta saggezza e la nostra stessa voglia di pace.”

Sento la voce di papà che chiara e profonda parla alla gente che si è radunata nella piazza; io Tristan e Anna ci mischiamo nella massa cercando di avvicinarci il più possibile al grande carro aperto che si è fermato proprio al centro e da cui riesco a scorgere la sagoma di mio padre.

“La loro carenza di donne è un problema che li preoccupa per lo sviluppo della loro società, i loro uomini sono addestrati guerrieri e con la loro arte di guerra e la nostra saggezza e sviluppata agricoltura, insieme potremmo dare vita ad una società che non deve temere nessuno.
Basta fuggire senza reagire, è giunto il momento di raggiungere quell’ideale di vita che per molto tempo abbiamo seguito senza mai completamente raggiungere, oggi ne abbiamo la possibilità.”

Sento un ondata di applausi partire dal fondo fino ad espandersi sempre più, nel tentativo di avvicinarmi perdo le tracce dei miei amici, ma non posso fermarmi adesso; raggiungo la quarta fila e finalmente la mia visione migliora. Su di un grande carro aperto ci sono in piedi quattro uomini, mio fratello e mio padre sulla sinistra e un uomo più maturo ed un altro ragazzo sulla destra, finalmente soddisfatta dal posto raggiunto e dopo essermi accertata che entrami stessero bene mi acquieto ascoltando il resto del discorso.

“Vi presento colui che ha permesso tutto ciò; Armes Luplit il capoclan.” Con un gesto fluido papà indica l’uomo al suo fianco, la sua corporatura massiccia e i suoi capelli ingrigiti legati dietro la nuca esaltano la sua prestanza nonostante l’età, gli occhi scuri, vigili e attenti esplorano le persone tra il pubblico con curiosità.

“oggi è un grande giorno per le nostre due tribù,” incomincia Armes

“il giorno in cui le nostre storie si intrecceranno per dare vita a qualcosa di nuovo. Le nostre società si uniranno completamente, i nostri uomini e le vostre donne saranno i nuovi pilastri della società che creeremo, e per fare questo, per unire le nostre due culture e sancire questo profondo cambiamento saremo proprio noi a darvi il primo segno di cambiamento,”

Il silenzio segna l’aria come una lama invisibile, nessuno osa fiatare mentre attende la rivelazione dell’uomo, il segno del nuovo cambiamento.

 “celebreremo un unione”

Sul mio volto così come su quello degli altri compare un’espressione confusa, mentre mio padre rivela finalmente quello che mai avrei pensato di ascoltare.

“Mia figlia, la mia secondo genita Ayla, sposerà Skan, il primo figlio di Armes”

Si levano degli applausi di esultazione dal pubblico, ma io non riesco ad udire nient’altro del mio cuore che batte come un forsennato nel petto rimbombandomi nelle orecchie.

Mio padre mi ha promessa in sposa ad uno sconosciuto.

Lui che parlava tanto di amore e scelta di cuore non ha tenuto in considerazione nessuna di queste cose mentre faceva il bene del suo villaggio.

Faccio scorrere il mio sguardo su tutti loro, mio fratello è lì in mezzo e mi sento come tradita se penso che non ha fatto nulla per impedirglielo.

Trovo il coraggio finalmente di guardare meglio il ragazzo che avevo completamente trascurato, è alto quanto a mio fratello e la sua pelle è bronzea e tonica, le sue braccia possenti sono frutto di numerosi allenamenti e mostra con fierezza qualche cicatrice che ostenta la sua partecipazione a guerre da cui è tornato vittorioso. I suoi capelli corvini gli ricadono a onde sul collo, quasi mi sembra di sentire tutti i sospiri delle ragazze del villaggio mentre fantasticano su di lui. Poi mi ricordo che adesso hanno un motivo in più per detestarmi e il mio sorriso svanisce all’improvviso.

“Ayla.” Chiama mio padre in cerca tra il pubblico. Il suo tono è un ordine ben preciso.

Qualcuno si accorge della mia presenza e inizio a sentirmi addosso gli occhi delle ragazze che sino a qualche minuto dedicavano la loro attenzione al ragazzo-guerriero sul carro.

Papà spera che io sia lì in mezzo al pubblico e prenda parte a quel teatrino per non farlo sfigurare, prendo un respiro profondo; essere la figlia del capo non è mai stato semplice, ma so quali sono i miei doveri e quindi faccio un cenno per farmi vedere e aprirmi un varco tra la folla.

Salgo i gradini stando bene attenta a non cadere, mio fratello ricorda ancora le buone maniere nonostante sembri imbambolato e così mi aiuta a salire; papà mi prende per mano mentre mi presenta al pubblico come se già non sapesse chi sono… mi guarda di sottecchi, è contento che io abbia messo quel vestito oggi, ai suoi occhi non potevo presentarmi meglio di così… peccato solo per la mia treccia un po’ in disordine e per il mio sguardo ancora confuso…

Il ragazzo che avevo visto dal palco che a quanto pare ha un nome, fa un passo avanti nella mia direzione, papà mi lascia spostandosi un po’ lasciando che l’attenzione ricada su di noi. Non posso evitare di scrutarlo con attenzione sentendomi così piccola e fragile in confronto a lui con quell’aspetto così autoritario, ben diverso dai ragazzi che sono abituata a vedere al villaggio.

Rivolge un cenno verso mio padre, la quale risponde scuotendo impercettibilmente la testa in un segno di assenso, poi punta i suoi occhi, di un blu quasi irreale nei miei, congelandomi all’istante provocando la comparsa del rossore sulle mie guance.

Quello che fa dopo mi congela le vene; mi prende la mano e sotto gli occhi di tutti me la bacia, suggellando così l’accordo.

Tra la soggezione e l’imbarazzo per quello che era appena successo non mi ero resa conto di ciò che quel gesto significasse, con quel piccolo bacio sul mio dorso noi due avevamo acconsentito al fidanzamento ed eravamo adesso di fatto una coppia.

“da domani al nostro villaggio cambieranno tante cose” mio padre ritorna a parlare mentre Skan, con un tocco appena percepibile mi sistema al  suo fianco ricostruendo così quella linea retta quasi militaresca che avevo intravisto dal pubblico.

“Accogliete di buon grado il cambiamento, ci accompagnerà verso una nuova era” papà aveva appena terminato il discorso e le sue parole rassicurarono persino me, accogliete il cambiamento e andrà tutto bene.

La gioia che avevo provato nel rivederli tornare sani e salvi adesso era sostituita da quell’ansia che continuava a crescermi in petto, cosa ne sarebbe stato di me?

 “signori,” mio padre si volta verso Armes e Skan, “per noi la serata prosegue di qua,” poi indica una strada che purtroppo conosco molto bene e mi rendo conto che da quel momento saranno nostri ospiti.

La mia giornata è appena iniziata.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Cambi di programma ***


 

Capitolo 2. Cambi di Programma

 

Percorriamo il sentiero che ci porta a casa in maniera tranquilla, mio fratello mi si affianca ma evita di rivolgermi la parola, spero mi conosca abbastanza bene da capire a cosa sto pensando.

Gli lancio un occhiataccia di sottecchi mentre alla mia destra il mio fidanzato continua a stare al mio passo.

Fino a quella mattina ero una ragazza come le altre in attesa di passare il rito dell’età, adesso sono in procinto di sposarmi con uno sconosciuto, figuriamoci amarlo o meno.

È molto bello, questo gliene si deve dar atto, ma a me queste cose non sono mai importate gran chè, se devo passare la mia vita con una persona voglio che sia compatibile con il mio carattere che abbia delle caratteristiche ben precise…  mi ero fatta un’idea ben precisa di come sarebbe dovuto essere ma ovviamente non importa più nulla di quel che io volessi, adesso mi devo far piacere quel che c’è.

La strada per arrivare a casa non mi è mai sembrata così breve, mentre papà fa girare la sua chiave nella serratura mi sembra che i secondi scorrano a rallentatore.

“è molto graziosa” la sua voce calda mi rimbomba nelle orecchie quasi avesse urlato ed invece è appena un sussurro rivolto solo a me. “ma la casa che costruirò per noi  sarà ancora meglio”.

Rabbrividisco a sentire quelle parole, come fa ad essere così tranquillo? A parlare di un noi  quando io non ho nemmeno idea di chi sia lui!

Mi infastidisco e Skan se ne accorge, se voleva fare amicizia con me ha completamente sbagliato approccio.

Supero stizzita lui e mio fratello che si scambiano qualche parola ed entro in casa dirigendomi a grandi passi verso la cucina, il mio unico rifugio.

“ah, Ayla” mio padre mi ferma a metà della mia fuga, spero proprio veda quanto sono arrabbiata. “ti dispiacerebbe fare del caffè?”

“certamente padre” rispondo a denti stretti voltando spalle irritata da quel suo sorriso sornione.

Ho da poco messo piede in cucina quando la voce di mio fratello mi raggiunge alle spalle.

“ma non c’è pace oggi!” grido furiosa facendo cadere i chicchi di caffè sul tavolo.

Kota fa un passo indietro allarmato, finalmente si accorge che qualcosa che non va.

“tutto bene?”

“tutto bene…!?!” ripeto io furiosa ma sento le lacrime in procinto di uscire. “siete stati via per giorni Kota! Ero preoccupatissima per voi, non una lettera o un messaggio.”

Lui abbassa lo sguardo, sa bene che quando inizio a diventare isterica non c’è nulla da fare se non farmi sfogare, la moglie che lo sposerà sarà fortunata, ha una pazienza infinita.

“poi arrivate qui all’improvviso e nessuno di voi due ha la decenza di informarmi di questa specie di accordo politico. Ho dovuto scoprire di essere fidanzata lì sul palco! Tu come la prenderesti??”

“ah allora è per quello che sei così furiosa…”

Come se ci fosse qualche altro motivo per esserlo…

Mio fratello muove qualche passo e mi si avvicina mettendomi le mani sulle spalle per calmarmi.

“avremo tempo per parlarne, fai passare la giornata, Armes e suo figlio sono qui in visita non appena saranno andati via io e papà ti spiegheremo ogni cosa.” Mi dà un bacio sulla fronte.

“resteranno qui tutta la giornata?!” chiedo ancora sconvolta. La notizia che avrebbero passato il pranzo da noi aveva acceso un campanello di allarme nella mia testa.

“si, sarà meglio che vada a cacciare qualcosa, per quanto tu sia brava con le erbe a questi uomini serve carne!” ride battendosi un pugno sul petto. Il suo intento riesce perché la mia rabbia così come è arrivata inizia a scemare; adesso sono solo preoccupata su cosa dare da mangiare a quattro uomini enormi!

Kota mi lancia un ultima occhiata quasi esortandomi a non mollare poi si allontana, so che sta andando a prendere l’arco e le frecce per andare nel bosco, ormai la nostra conversazione può considerarsi conclusa.

Finalmente da sola in cucina finisco di preparare il caffè, la nostra scorta di acqua scarseggia perciò inizio a fare un promemoria di tutto quello che servirà per il pranzo di oggi.

Non ho mai cucinato per così tanti uomini, solitamente nel nostro villaggio dopo che due ragazzi si frequentano per un certo periodo arriva la proposta di fidanzamento, solo dopo il fidanzato visita la casa della famiglia della fidanzata dove lei dà sfoggio di tutte le sue doti di brava donnina di casa preparando il primo pasto per il futuro marito. Ed invece io mi ritrovo ad affrontare tutte queste cose nello stesso giorno del mio fidanzamento tutta da sola senza neanche sapere cosa fare esattamente visto che sono stata cresciuta praticamente da mio padre.

Questi pensieri iniziano a farmi deprimere così capisco che questo approccio non funzionerà e devo scacciare queste elucubrazioni per concentrarmi sul pranzo e fare un ottima impressione.

Il caffè è ormai pronto, porto in sala da pranzo le tazze con la bevanda scura al suo interno.

“ecco il caffè,” adagio sul tavolo il vassoio.

“vado alla fonte per prendere un po’ d’acqua.” Annuncio a mio padre.

“Kota è appena uscito” papà mi fa un cenno eloquente, sa benissimo che mi devo dare da fare per fare una buona impressione e che Kota mi sta dando una mano.

“bene, ci vediamo tra poco allora” rivolgo un saluto educato a tutti, ma Armes sembra molto preso dai suoi pensieri e quasi non fa caso a quello che dico, Skan solleva il volto come se stesse per dire qualcosa ma poi evidentemente ci ripensa e resta zitto. Torno in cucina dove la brocca vuota quasi mi implora di riempirla così, preso il cestino di vimini sotto braccio esco di casa sotto il caldo sole delle mattina per andare al fiume, è una splendida giornata d’estate, gli alberi verdi attorno a me mi danno sempre quella sensazione di gioia e freschezza a differenza dell’inverno dove la neve ricopre tutto ed è una fatica persino percorrere qualche metro.

Sto per imboccare un sentiero tracciato da poco per andare al fiume ma dei passi concitati provenienti dalle mie spalle mi fanno voltare in preda al panico.

Skan con il volto perfetto nemmeno un po’ affannato dalla corsa mi ha raggiunto. “è troppo presto se chiedo di accompagnarti?”

Non so se mi irrita di più il fatto che stia invadendo il mio piccolo momento di privacy o quella domanda idiota a cui ovviamente non posso dire di no.

“siete il mio futuro marito, ne avete tutto il diritto.” Gli rispondo educatamente ma glaciale.

“non sono necessarie tutte queste formalità” che sfacciato, parlarmi in questo modo. “dopotutto come hai sottolineato tu poco fa, sei la mia fidanzata.

Che irritante. Decido di non rispondergli e ignorarlo. Prima o poi si stancherà e se ne andrà.

“posso portare la brocca?” mi si avvicina per prendere il contenitore, un gesto galante per impressionarmi, ma io non ho intenzione di cedere subito o si farà un opinione di me sbagliata.

“magari dopo, quando sarà piena e ci sarà davvero bisogno di tutti quei muscoli.” Mi mordo la lingua per avergli fatto un complimento del genere! Ma cosa mi viene in mente! Dovevo metterlo in imbarazzo ed invece gli faccio i complimenti per il suo aspetto, facendogli capire che non mi è indifferente!

Ride. Ovviamente.

“sei proprio l’opposto di ciò che sembri” dice continuando a stare al mio fianco. Mi sforzo di non guardarlo ma alla fine inevitabilmente vengo catturata da quegli occhi chiari.

“che cosa intendi dire?”

“sembri così chiara e delicata a differenza di tutte le ragazze che ho mai visto, però hai un bel caratterino… mi piace questo in una donna”

Sorride sfiorandomi la treccia che ricade sulla schiena.

Per i miei gusti si sta spingendo un po’ troppo oltre.

Affretto il passo.

“più sono difficili più io mi diverto” aggiunge allungando le falcate senza alcuna fatica, inizia ad infastidirmi e allo stesso tempo a spaventarmi.

“mi meraviglio che tu non sia già impegnato, dopotutto sembri molto più grande di me.”  gli lancio quella frecciatina sperando di pungerlo nell’orgoglio.

Niente. Questo ragazzo sembra fatto di pietra.

“si, in effetti ho 20 anni e ho molta esperienza alle spalle” quella frase mi fa rabbrividire. Nella nostra società solo i fidanzati hanno il permesso di potersi scambiare i baci, ma niente di più, dopo al matrimonio i due sposi hanno il permesso di poter dare sfogo al loro amore in tutti i modi.

“ma non ci sono molte ragazze da noi e francamente nessuna con cui volessi prendermi un impegno tanto grande.”

“questa storia non ti disturba neanche un po’, vero?” finalmente credo di aver suscitato un’emozione in lui, lo vedo fermarsi e sgranare gli occhi davanti al mio sfogo d’ira.

Mi guarda in una maniera del tutto nuova, la sue espressione spavalda diventa ingenua come quella di un bambino, non so se sta fingendo o sono riuscita a far crollare la sua maschera di perfezione e spavalderia. “perché dici così? Il nostro matrimonio unirà i nostri popoli e in più tu sei bellissima ed io non ho di che lamentarmi.”

Come possono le sue parole farmi perdere un battito dall’emozione ma allo stesso tempo farmi infuriare? Ho sempre immaginato l’amore come qualcosa di diverso…

“aspetta, ho capito” mi viene così vicino che il suo respiro sfiora il mio, rabbrividisco desiderando allontanarmi. Si inclina per mettere il suo sguardo all’altezza del mio. Non capisco se sia uno sbruffone o completamente ingenuo oppure un misto di entrambi.

“io non ti piaccio.” Dice sicuro con quell’aria seria.

Beh, almeno non è del tutto stupido.

“io non ti conosco,” cerco di mitigare le parole, se a causa mia saltasse tutto questo accordo tra i nostri due villaggi non me lo perdonerei mai. “e tu non conosci me… il piacersi viene dopo, non credi?”

Mi allontano un po’, facendogli cenno di seguirmi, Skan sembra pensieroso ma da bravo accompagnatore continua a starmi alle spalle, ormai dovrebbe mancare poco al fiume.

“sono solo un po’ infastidita” beh infastidita è proprio un eufemismo, sono infuriata ma più che con lui ce l’ho con mio padre e non è giusto scaricare su Skan la mia rabbia, dopotutto se sarà mio marito non voglio che abbia una brutta opinione di me. “insomma, tu hai potuto prendere parte a tutto questo, a me è stato comunicato questa mattina di essere fidanzata e in procinto di sposarmi, non ti avevo mai visto prima e sono già abbastanza in ansia per la cerimonia di domani... non mi aspettavo tutte queste novità nel giro di poche ore.”

Lui resta in silenzio qualche secondo, lo guardo per tentare di capire cosa sta pensando, forse ho detto troppo e l’ho irrimediabilmente offeso.

“credo che tu abbia ragione” dice dopo istanti che a me sembrano un eternità, tiro un sospiro di sollievo vedendo la sua calma.

“riconosco di essere stato un po’ troppo brusco, ma ero davvero emozionato all’idea di conoscerti,” mi guarda negli occhi e vedo sotto quel velo da duro un animo gentile, sento qualcosa dentro il mio cuore spezzarsi, la mia maschera da scontrosa inizia a vacillare.

“tuo padre e tuo fratello parlavano sempre di te, volevano fare una buona impressione suppongo, ma io ho cercato di conoscerti tramite i loro racconti,”

mi guarda dall’alto in basso e sento che la sua vista si posa su ogni linea del mio corpo. Avvampo improvvisamente sentendomi nuda sotto quegli occhi.

“e credevo esagerassero quando parlavano della tua bellezza, ma so anche che sei molto intelligente e coraggiosa,”

Si ferma guardando la mia espressione, probabilmente ho dipinto in faccia lo stupore sentendo mio padre che canta le mie lodi.

“ma tu ovviamente non sai nulla di me, e suppongo di non averti fatto una buona impressione sin dall’inizio” ride, ma sembra più una forzatura che una risata spontanea,

Gli sorrido sentendo la morsa sulle mie emozioni allentarsi un po’, forse non è mai stato lo sbruffone che voleva farmi credere all’inizio, stava solo cercando di fare una buona impressione…

“quella battuta sulla casa era pessima” rido io porgendogli la brocca affinchè lui la tenga.

“già” sogghigna “e immagino di aver strafatto con la battuta sulle ragazze” prende il vaso con riconoscenza, come se gli avessi concesso chissà quale privilegio, sotto tutta quella apparente spavalderia riesco a intravedere la sua personalità, quella vera stavolta.

“ti avrei rovesciato la brocca in testa se non fosse stata vuota…” gli sorrido amichevolmente.

Skan mi ricambia mentre ormai tra chiacchiere più superficiali arriviamo al fiume, sento l’aria tesa che c’era fino a poco prima alleggerirsi.

Riprendo in mano la brocca e in maniera agile la riempio, è molto pesante e mi viene difficoltoso toglierla dall’acqua.

“aspetta, ti aiuto”

Le sue braccia si immergono nell’acqua fresca e assieme alle mie tirano su la brocca adesso molto pesante.

“vediamo di far lavorare un po’ questi muscoli, non ti pare?” mi lancia questa frecciatina ricordandosi evidentemente la mia battuta precedente, ma non posso fare a meno di arrossire mentre le nostre mani ancora bagnate si sfiorano.

Il sole è alto in cielo, sarà perlomeno mezzo giorno, mi siedo sull’erba fresca all’ombra di un albero, Skan mi si avvicina e appoggia la brocca al tronco dopodiché si siede vicino a me. Le gocce d’acqua brillano come perle sulla sua pelle scura, io colgo l’occasione per rifarmi la treccia, i miei capelli a questo punto saranno più simili a un nido di vespe che ad un’acconciatura e sento il bisogno di essere impeccabile davanti a lui.

“sono stato in guerra.” La sua voce spezza la delicata atmosfera che il fruscio delle foglie e lo scorrere dell’acqua hanno creato. “per questo non mi sono mai impegnato con qualche ragazza.”

Le sue parole mi colpiscono, poteva evitare di darmi spiegazioni, ed invece ha smentito la bugia che a quanto pare aveva detto solo per farmi ingelosire o chi lo sa, sembrare più uomo ai miei occhi.

“so che è presto, e che hai passato talmente tante cose oggi e quest’ennesima richiesta ti infastidirà, ma permettimi di corteggiarti come si conviene, siamo fidanzati ma tutto quello che precede il fidanzamento non abbiamo avuto la possibilità di viverlo.”

È vero, io adesso sono fidanzata ma non ho mai avuto la possibilità di frequentare un ragazzo di conoscerlo, non potrà che solidificare la nostra relazione, non ci vedo nulla di sbagliato, è molto tenero che lui me l’abbia chiesto.

“intendi lanciarsi sguardi furtivi o mandarsi messaggini sdolcinati tramite gli amici?” lo prendo in giro ma la sua aria solenne mi fa intendere che non sta affatto scherzando. Questo ragazzo va dritto al punto…se mio padre potesse vedermi riderebbe di me dicendomi che finalmente ho trovato pane per i miei denti.

La sua mano sfiora la mia per poi intrecciarsi con le mie dita ancora bagnate, guardo prima le nostre mani e dopo lui, non so come reagire. Il mio cuore ha preso a battere forte, la sua mano calda ma fresca allo stesso tempo si unisce con la mia ed in quel contatto c’è molto di più di quello che sembra; nessun ragazzo mi aveva mai tenuto la mano.

“no, intendo vederti ogni giorno, parlarti, uscire assieme, conoscerti.

Inghiotto la saliva che mi si era incollata in gola, non ho idea di cosa rispondergli, poi improvvisamente mi viene l’illuminazione!

“ma noi abitiamo in due villaggi diversi, per quanto la tua idea possa piacermi non è possibile.”

Cerco una scusa per sfilare la mia mano dalla sua, per quanto lui voglia imprimere dell’affetto in quel contatto io mi sento solo molto a disagio.

“l’ho fatto presente ai nostri padri e date le circostanze rimarrò qualche giorno in più per starti vicino, con il primo gruppo pronto a trasferirsi qui verrò anche io. Mi stabilirò ed inizierò i preparativi per la nostra casa, dopodiché ci sposeremo.”

Era tutto già deciso, un piano ben architettato dall’inizio, io non sono che una pedina così come lui d’altronde, siamo il simbolo della fiducia verso lo straniero, io rassicurerò i ragazzi dimostrando il buon cuore di noi ragazze, e le ragazze vedendomi con uno straniero saranno rassicurate dalla gentilezza dei nuovi uomini e saranno persuase a conoscerli meglio sino a che la fusione non sarà completa.

“sembra che tu abbia pensato proprio a tutto…” il mio entusiasmo scema del tutto.

“non a tutto.” Mi sorride gentilmente, mi guarda ma non mi vede realmente, lui non mi potrà mai capire. Sono triste e nascondo tutto dietro il mio finto sorriso ma lui non se ne accorge, come potrebbe visto che non mi conosce?

“domani ti accompagnerò alla cerimonia del passaggio d’età e entro tre giorni dovrei già mettermi in viaggio per tornare a casa.”

“Cosa?”

“fra tre giorni partirò” quasi mi viene da ridere, lui è convinto che a me importi davvero che un ragazzo appena conosciuto già vada via dopo tre giorni… oh no, metto subito in chiaro le cose.

“no, cosa hai detto prima?”

“che ti accompagnerò alla cerimonia?”

Ecco. Era questo il punto.

In pratica il momento che aspettavo da quando ero bambina, di attraversare gli archi tenendo per mano mio padre che finalmente mi accompagnava sul sentiero per diventare donna sarà sostituito da questo sconosciuto. Sento rimontare dentro la furia che con fatica si era lentamente placata.

“chi l’ha deciso questo?” rispondo un po’ troppo bruscamente e credo lui noti il mio cambio di umore.

“ha detto tuo padre qualcosa sul fatto che tu ci tenessi molto, qui a quanto pare è una specie di tradizione a cui siete molto legati, da noi tuttalpiù si organizza una piccola festicciola casalinga…”

Festicciola casalinga? Papà sa quanto io tenessi al fatto che mi accompagnasse lui. Ha deciso per me che fosse giusto andarci con Skan, per fare vedere a tutti l’impegno preso.

Inizio a detestare la situazione in cui mi trovo ma non posso fare a meno di continuare a seguire i suoi voleri, nonostante tutto non sono poi così forte e decisa…

“capisco” riesco a dire solamente, ormai sono completamente in balia degli eventi, non posso fare altro che cercare di godermi la giornata di domani, dovrò comunque sostenere il rito e potrò divertirmi, spero solo che tutto vada secondo i miei piani…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** La cerimonia del passaggio d'età ***


 

Capitolo 3. La cerimonia del passaggio d’età

 

Il cuore mi batte fortissimo, è da questo pomeriggio che sono agitata per la cerimonia di questa sera, la notte prima quasi non sono riuscita a chiudere occhio tanto era l’eccitazione. Negli anni passati io e Anna assistevamo sin da piccole a quelle cerimonie, una delle poche vere occasione in cui si poteva festeggiare liberamente ed eravamo sempre rimaste affascinate da quello splendido falò che veniva acceso la sera e dalle danze che sembravano non finire mai e solo al pensiero mi ritorna il formicolio ai piedi.

La giornata di ieri sembra volata, dopo che io e Skan siamo ritornati dal fiume mi sono rinchiusa in cucina a riflettere su tutto quello che stava accadendo e tra un pensiero e l’altro ho cucinato le tre quaglie che mio fratello avevo cacciato preparando così un bel pranzo. Papà mi ha fatto un occhiolino di apprezzamento mentre Skan si è lanciato facendo un apprezzamento a voce alta, mi ha fatto piacere ricevere dei complimenti visto che dopotutto era una specie di esame e la prima impressione è quella che conta. Dopo cena papà li ha accompagnati in un ostello in via di ampliamento non lontano da casa nostra, le nostre usanze sui fidanzati che dormono sotto lo stesso tetto della fidanzata sono molto severe, non è permesso dormire assieme prima del matrimonio, ed io sono stata felice di avere avuto un po’ di privacy per prepararmi al meglio per oggi.

La cerimonia del passaggio d’età si tiene una volta l’anno il secondo martedì dopo il solstizio d’estate. Tutti giovani che hanno compiuto i 17 anni o che entro la fine dell’anno li compiranno parteciperanno alla cerimonia che li determinerà finalmente pronti ad entrare nel mondo degli adulti.

Anna è qui da me dal primo pomeriggio e mi sta aiutando ad acconciarmi i capelli, in casa adesso ci siamo solo io e lei, papà e Kota sono già nella piazza ad aiutare gli altri con gli ultimi preparativi dato che questa sera il compito di accompagnatore toccherà al mio nuovo fidanzato. Ancora mi devo abituare all’idea di essere impegnata con qualcuno e ancora sto cercando di abituarmi a questa nuova condizione ma ammetto di essere stata fortunata, poteva essere molto più sgradevole ed invece sembra una brava persona… devo confessare però che mi ci è voluto un po’ prima di accettare che oggi non avrei partecipato alla cerimonia con mio padre e se non fosse stata per qualche parola dolce della mia amica non avrei mandato giù questa cambio improvviso così velocemente…

“questi fiori bianchi sono bellissimi sui tuoi capelli, ti danno un aspetto radioso.” Se non avessi avuto lei in mancanza anche di una figura materna mi sarei già sentita molto scoraggiata ed invece riesce sempre a farmi ritrovare il buon umore. Sta intrecciando due ciocche laterali adornandole con dei fiori bianchi, credo siano gelsomini e roselline perché sprigionano un profumo dolcissimo, le ha colte questa mattina nel suo giardino. I capelli ho deciso di lasciarli sciolti lungo le spalle, non voglio sembrare nulla di ciò che non sono, semplicemente me stessa, quindi le morbide onde ricadono sotto l’intricato intreccio fin sotto la schiena come fossero un manto dorato.

“quando verrà il tuo momento Anny, con questi fiori chiari nei tuoi capelli scuri, sono certa sarai bellissima” le sorrido mentre sento le sue mani che abili continuano ad intrecciare.

Il mio vestito è pronto sul letto che aspetta solo di essere indossato, ovviamente è rigorosamente bianco perché oggi tutti noi ragazzi abbiamo l’obbligo di vestire di bianco mentre i nostri accompagnatori saranno in rosso con solo un fiore appuntato in bianco dello stesso tipo della loro accompagnatrice.

“scommetto che tu e Skan sarete bellissimi insieme, siete una splendida coppia, sarete l’invida degli altri.”

“sai quanto ci tenevo ad andare con papà…” sussurrò con un po’ di malcontento

Anna si ferma e ammira la sua opera finita, mi ha proibito di guardarmi sino a che non sarò completamente vestita e sistemata.

“non dovresti lamentarti così, oggi è il tuo giorno, cosa ti importa se è tuo padre o tuo marito… emh il tuo fidanzato, poteva andarti molto peggio ed invece non fai che lagnarti. Skan è forte gentile e pure attraente! Ti poteva capitare un ragazzo mingherlino idiota o un vecchietto presuntuoso, hai tutte le fortune tu e non ti rendi conto di quanto tu sia stata baciata dalla fortuna!”

Il suo tono è severo, so che mi vuole bene ma le sue parole sono dure da digerire, in fondo so che ha ragione, tutto quello che ha detto lo condivido e in effetti sono stata fortunata e non faccio altro che lamentarmi…

“se continuerai a fare la musona si stancherà di trattarti come fossi una principessa e diventerà tutto l’opposto di com’è adesso. Sai come sono fatti gli uomini, se capisce che questo approccio non funziona ne troverà un altro, o potrebbe persino stancarsi. Mettiti nei suoi panni.”

“quando mi ha accompagnato al fiume infatti era molto arrogante, poi ha iniziato a cambiare atteggiamento ed è molto migliorato…” rifletto io.

“visto? Dovete lavorare insieme per far funzionare questo rapporto, mi sembra che stia facendo tutto lui o che tu non ti stia impegnando abbastanza”

“no aspetta, io però non sapevo nulla fino a ieri, non puoi pretendere che inizi a diventare una brava fidanzatina così tutt’a un tratto”

“si, ma adesso lo sai ma non stai facendo lo stesso niente, prova a dargli una possibilità,”

“non esistono i colpi di fulmine, lo sai meglio di me” le rispondo imbronciata mentre mi infilo il vestito, la stoffa fresca mi accarezza il corpo come un abbraccio.

“ok, è vero, ma puoi almeno iniziare ad essere sua amica, no? Quante ragazze che conosciamo si sono sposate con i loro migliori amici? L’amore arriva dopo… dagli almeno la possibilità di essere tuo amico.”

Abbasso il viso e guardo i miei sandali bianchi con i lacci intrecciati fino alle caviglie, dovrei almeno provarci.

Anna si avvicina e mi lega il vestito da dietro, “scusa, non volevo rimproverarti giusto oggi che è il tuo grande giorno… ma sentivo che dovevo dirtelo.”

Le metto una mano sopra la sua, “lo so, hai ragione. Qualcuno doveva dirmelo e sono contenta che tu l’abbia fatto. Rifletterò sulle tue parole.”

La mia migliore amica mi fa un grande sorriso sollevata probabilmente che io non c’è l’abbia con lei, come potrei?!

Mi allunga la sua mano, io la prendo e mi avvicino allo specchio, quando mi guardo stento a credere che quel riflesso sia io.

Il vestitino bianco ha delle bretelline sottilissime, una curva a forma di cuore all’altezza del seno e poi si stringe in vita esaltando la mia silhouette sinuosa, la gonna ricade poi morbida fino alle ginocchia, tre strati di velo chiarissimo bianco rendono la stoffa quasi impalpabile, faccio una giravolta su me stessa quasi fossi una bambina e il tessuto si solleva ad onde seguendo il mio movimento, i capelli lunghi ricadono ad onde e incorniciano il tutto e nella parte alta Anna ha fatto davvero un lavoro eccezionale, gelsomini e rose decorano come un diadema la mia testa. Mi scende una lacrima e non posso fare a meno di pensare a mia mamma.

“sarebbe così fiera di te” mi sussurra Anny intuendo i miei pensieri.

Asciugo rapidamente la lacrima, poi l’abbraccio. “Grazie. Sei la migliore amica che si possa mai avere,” lei ricambia il mio abbraccio.

“vuoi che ti faccia compagnia fino a che non arriva Skan?”

Strofino via altre due lacrime che sono sfuggite al mio controllo.

“no, stai tranquilla, vai pure a prepararti, ci vediamo più tardi dopo la cermonia…”

“sicura?”

Annuisco mentre l’aiuto a radunare le sue cose e poi l’accompagno alla porta.

Una volta finita la cerimonia potremo stare un po’ insieme e finalmente le racconterò cosa si prova a partecipare ad un evento del genere.

Ormai manca davvero poco.

*

Sento bussare alla porta, lancio un ultima occhiata allo specchio per assicurarmi che tutto sia apposto.

Quando apro la porta non sono colpita di vedere Skan vestito splendidamente di rosso e con una rosa bianca appuntata alla divisa.

I suoi capelli spettinati tutti verso un lato con attenta cura sono di uno splendido nero lucente, le ciocche sembrano così morbide e soffici che mi viene la tentazione di affondarci le mani. Il colore rosso gli sta molto bene, la pelle abbronzata mette in risalto i suoi lineamenti e gli occhi azzurri sembrano brillare di luce propria quasi avessero fatto un patto con la luna per catturare tutti i suoi raggi.
Sembra davvero un cavaliere, uno splendido e valoroso cavaliere.
Forse Anna aveva ragione, questa sera tutti gli occhi saranno dedicati a noi due.

“sei bellissima” Ero così concentrata a studiarlo che non mi ero accorta che anche lui stava facendo lo stesso, sento il suo sguardo vagare su ogni mia linea e il rossore salirmi fin alla punta delle orecchie.

“grazie, anche tu stai molto bene” riesco a dirgli sincera mentre spero di essere ritornata ad un colore normale.

Mi sorride e i suoi denti bianchi brillano nella notte poi mi porge la rosa bianca che ha preso per me.

“non potevo rischiare di farti fare brutta figura”

“grazie” la prendo tra le dita e mi accorgo che ha eliminato tutte le spine, non voleva che mi ferissi accidentalmente e ha fatto una cosa davvero inaspettata.

Chiudo la casa e mi avvicino a lui. “aspetta,” mi sporgo in punta di piedi per arrivare al bavero dove è appuntato il fiore tutto storto. Lo raddrizzo rapidamente e poi sorrido. “adesso va meglio”

Quel gesto sembra così intimo, come se ci conoscessimo da anni anziché solo da due giorni…

Mi accorgo che si è imbarazzato anche lui ma non lo vuole dare a vedere, mi spingo oltre e cerco di rompere quella barriera e lo prendo sotto braccio.

“andiamo”

E dopo una breve esitazione ci incamminiamo per la strada principale.

*

L’aria della sera è frizzantina e fresca, oltre le montagne il sole è quasi tramontato ma si ostina a lanciare qualche ultimo raggio che tinge il blu notte di rosso e arancio. Le prime lucciole iniziano a risvegliarsi e ronzano negli alberi vicino a noi. La strada principale è stata adornata per l’occasione con delle lanterne di carta che poste ogni dieci passi ci illuminano la via. L’atmosfera è molto suggestiva e cerco di imprimere nella mia mente ogni singolo istante consapevole che lo ricorderò per tutta la vita.

Per la strada si iniziano a vedere le prime coppie di ragazzi in bianco e in rosso, qualche padre con il figlio e qualche ragazza con il fidanzato, la strada sembra punteggiata di tocchi di colore bianchi e rossi, come margherite e tulipani.

“sei emozionata?”

“un po’” ammetto stringendomi al suo braccio.

“dopo la cerimonia sarai comunque la stessa persona che sei adesso” mi sorride e cerca di rincuorarmi.

“lo so ma… è da quando ero bambina che sogno questo momento, un po’ come quando sin da piccole sogniamo di sposarci con il nostro principe azzurro.”

“beh, spero che la realtà non ti deluda. Non credo di essere proprio il principe azzurro” ride, ma sento nella sua ironia una velo di tristezza, forse senso di colpa, non saprei. Forse pensa di non essere quello che io mi aspettavo e vuole mettermi in guardia.

“beh, solo perché sei vestito di rosso non vuol dire che tu non lo sia.”

Mi guarda stupito, forse è la prima volta da quando ci siamo conosciuti che lo incoraggio e questa sera mi sento particolarmente coraggiosa perciò credo che non mi fermerò qui.

“allora dovrò fare del mio meglio per non deluderti.” Mi risponde seriamente stavolta.

“beh, anche io dovrò fare del mio meglio” gli rispondo per le rime, non è il solo che si deve impegnare per fare funzionare le cose e adesso credo di capire cosa intendeva dire Anna, bisogna cercare di lavorare insieme, di adattarsi l’uno all’altra se vogliamo che funzioni.

“Dopotutto un fidanzamento non si basa solo su un bel visino” gli do una leggera spinta scherzosa.

“e chi ti ha detto che hai un bel visino eh?” i toni della discussione diventano più leggeri e ci mettiamo a scherzare.

“uno dei miei tanti ammiratori” rido io.

“beh, mi sa che si sbagliava proprio.”

Sbuffo facendo finta di essere offesa.

“bello è veramente riduttivo.”

Raggiungiamo il centro della città mentre le altre persone iniziano a radunarsi intorno come a formare un grande cerchio, i primi occhi iniziano a scrutarci curiosi e molte persone iniziano a bisbigliare il mio nome, mi sento vacillare sotto tutta quell’attenzione ma Skan diventa la mia ancora di salvezza e concentrandomi su di lui riesco quasi ad ignorare gli sguardi incessanti.
Camminiamo davanti alla folla di persone radunate per assistere perlopiù parenti amici o solamente curiosi, come è strana la vita, fino all’anno scorso c’eravamo io e Anna lì in mezzo a guardare le coppie sfilare diventare adulte e adesso ci sono io a percorrere quella strada.

Davanti a noi ha preso forma una fila indiana formata da coppie che aspettano con pazienza di attraversare a turno i sedici archi ricoperti di fiori bianchi e rossi che conducono al centro della piazza dove è stato allestito al centro un enorme falò.

Mentre la coppia davanti a noi, una ragazza vestita di bianco e il padre in rosso iniziano a camminare per il tunnel floreale Skan mi rivolge la parola.

“andrà tutto bene” mi rassicura “e se dovessi essere nervosa stringi quanto vuoi.”

Abbasso lo sguardo sul suo braccio, gli ho stretto la camicia tanto da fare delle pieghe, anche volendo non riuscirei ad allentare la presa.

Con la mano libera mi sfiora la mano, ormai è giunto il nostro turno.

Mentre gli mormoro un grazie sottovoce mi prende la mano ed iniziano ad attraversare gli archi, sedici come gli anni di vita che ci lasciamo alle spalle il cui percorso simboleggia l’allontanarsi dall’età fanciullesca per abbracciare il futuro davanti a noi; quello che è rimasto dietro, gli archi superati, sono parte del passato ormai.

Oltrepassato anche l’ultimo arco tiro un sospiro di sollievo mi sentivo estremamente tesa come se qualcosa potesse andare storto da un momento all’altro ed invece per fortuna mi sbagliavo.

Ci avviciniamo alle coppie che si sono già schiarate ai lati per attendere che anche gli ultimi attraversino gli archi così da ritrovarci tutti riuniti a formare un grande cerchio attorno al fuoco. Più in là inizio a scorgere i vari tavoli che sono stati allestiti con il rinfresco, i musicisti che accordano gli strumenti e la tenda bianca dove ci verranno consegnati i nostri doni per il raggiungimento della nostra maggiore età. Solitamente ad ognuno viene regalato un oggetto diverso, ed infine ci viene consegnata una pergamena che è stata scritta al momento della nostra nascita e che ci rivelerà che tipo di futuro ci aspetta. La pergamena è una cosa molto privata, ognuno può leggere e custodire la propria ma solitamente non divulga il suo contenuto, dice solo se è buona o discreta per indicare il suo apprezzamento, rivelarne i segreti porterebbe sfortuna.

Siamo più di una quarantina di coppie e quando anche l’ultima, un padre ed un figlio ci raggiungono il cerchio si chiude sancendo anche l’inizio della cerimonia ufficiale.

Il sole è tramontato ormai da un po’, la luna è alta nel cielo e le stelle brillano luminose su di noi, tutt’attorno le lanterne e le altre luci creano un atmosfera magica, lucciole e grilli assieme agli altri animali notturni si sono risvegliati ed iniziano la loro attività serale.

Il cerimoniere si avvicina al centro del nostro cerchio ed inizia a camminare in circolo raccontando la tradizionale storia.

“siamo qui oggi per presenziare il passaggio d’età dei nostri figli e delle nostre figlie, oggi entrano di diritto nel mondo degli adulti con tutto ciò che questo comporta. Il vostro passato potrà essere stato gioioso o infelice ma ormai è stato scritto; il vostro nuovo futuro vi attende, pagine nuove della vostra vita tutte da scrivere, un destino diverso per ognuno di voi. Da adulti prenderete il posto nella nostra società ed insieme cresceremo per divenire sempre più forti, saggi e giusti.

Oggi è il tramonto della vostra fanciullezza ed il sorgere della nuova alba.

Lasciate alle spalle il candore della vostra infanzia e accendete la vostra fiamma della vita.”

L’uomo sulla cinquantina ha terminato il giro, per tutto il discorso ci ha guardato tutti negli occhi e quando è toccato a me quasi rabbrividivo dallo sguardo penetrante che mi ha lanciato. Apre le mani verso il cielo e il silenzio cade su tutti noi in attesa del prossimo passo, l’accensione del fuoco.

La prima ragazza fa un passo avanti con la sua calla bianca in mano, accanto al cerimoniere c’è un vaso rosso dove ognuno di noi deve posare il proprio fiore, poi subito accanto in un vaso bianco ci sono le fiaccole intrise d’olio che dovremo prendere. La ragazza si avvicina, fa un inchino verso l’uomo, posa il suo fiore e prende una torcia dopodiché torna indietro da dove è venuta, consentendo così all’altro ragazzo di partire, è un susseguirsi di semplici passi eppure ho il terrore che le gambe mi cederanno sotto tutti quegli sguardi.

Tra non molto tocca a me e sento l’ansia salire sempre di più, per fortuna che Skan ha tolto le spine altrimenti starei già sanguinando abbondantemente.

La ragazza che mi precedeva torna indietro e finalmente tocca a me, lascio a malincuore la mano di Skan, era la mia ancora di salvezza che mi ricordava che non ero da sola, lui mi guarda incoraggiandomi e lo vedo sillabare con le labbra vai .

Raddrizzo le spalle e cammino decisa verso il vaso poi mi inchino e poso il mio fiore, lo stelo è molto lungo e questo lo fa spiccare in mezzo a tutti gli altri già posati, mi accorgo ora di essermi effettivamente tagliata, evidentemente qualche spina sarà sfuggita… il taglio brucia ma la mia ansia è rivolta tutta alla mia rosa bianca adesso macchiata di sangue, non sono particolarmente sensibile a queste cose ma persino io capisco che non è un buon presagio. Il cerimoniere se ne accorge e sgrana gli occhi, mi affretto a prendere la mia torcia e sento gli occhi di tutti puntati su di me o più precisamente sulla mia mano, non oso guardare, torno indietro lentamente e mi rimetto al mio posto come se niente fosse, spero che lo stesso trattamento non sia toccato al mio vestito...

Cerco disperatamente la mano di Skan che si inclina per parlarmi all’orecchio.

“la tua mano sta sanguinando.” Non gli rispondo nemmeno e scendo a controllare la sinistra che stringe la torcia macchiando il legno di rosso cremisi, intravedo un taglio proprio nel palmo e mi chiedo come una rosa possa fare così tanto male, adesso distinguo chiaramente il bruciore ma non posso fare niente per alleviarlo.

“riesci a resistere ancora un po’?”

Annuisco mentre il cerchio si completa.

“non appena accenderai la torcia e sarai libera ti porto subito a fasciarla,”

Gli stringo la mano grata di averlo accanto, il suo carattere calmo mi fa sentire al sicuro, sa quello che dobbiamo fare e non mi ritrovo a gestire quella situazione da sola.

e adesso figli e figlie avvicinatevi.”

Il falò si è acceso all’improvviso, rimanevo sempre incantata quando succedeva ogni anno e anche quest’anno non sono riuscita a trovare una spiegazione di come sia possibile. Il fumo si alza alto nel cielo e il fuoco ha preso a divampare riscaldando tutt’attorno, noi tutti ci avviciniamo di qualche passo, poi contemporaneamente gli accompagnatori vestiti di rosso si avvicinano al fuoco, prendono una torcia e l’accendono.

accendete in loro la fiamma della nuova vita, rischiarate il loro cammino, dissipate le tenebre.”

I nostri accompagnatori voltano le spalle al cerimoniere così ci ritroviamo ognuno con il proprio custode di fronte, qualche passo ancora ed entrambi ci ritroviamo l’uno di fronte all’altra.

A questo punto ognuno personalizza la propria benedizione, sono curiosa di sentire cosa mi dirà Skan.

In un attimo è come se esistessimo solo noi due, tutte le altre coppie sembrano sparire così come il brusio della gente o gli sguardi invidiosi delle ragazze.

“Ayla, accogli la fiamma della vita e i miei auguri più sinceri; che tu possa avere una vita lunga e felice e se il cielo vorrà, rimanere con me per sempre.”

Le sue parole mi commuovono, mi conosce ancora da così poco eppure le sue parole arrivano dritte al mio animo, inclina la sua torcia e non appena viene in contatto con la mia l’olio inizia a sfrigolare per poi accendersi con una vampata.

Sorrido e rispondo in coro con tutti gli altri.

“che il tuo cammino possa illuminare sempre il mio, veglia su di me o mio custode.”

E poi la frase conclusiva del cerimoniere

congratulazioni a tutti! siete adesso ufficialmente adulti!”

Gli applausi iniziano a scrosciare ancor prima che l’uomo finisca, il perfetto cerchio che si era formato si rompe e tutte le persone rimaste ai margini si riversano al centro in cerca dei propri cari a cui rivolgere i loro auguri. Tutt’attorno c’è il caos ma è come se non ci fosse nessuno, davanti a me vedo solo Skan che mi sorride fiero. Mi prende la mano e insieme schivando la folla ci dirigiamo al grande falò dove adagiamo le torce e le facciamo fondere con quel bellissimo tutt’uno di fiamme rosse e gialle.

“e ora, musica!” sento gridare in lontananza.

Prima che nella folla possa individuare mio padre o Anna, Skan mi trascina via. La ferita sta ancora sanguinando ed io me ne ero completamente dimenticata.

“andiamo a sistemare quel taglio prima, non vorrei che ti si macchiasse il vestito” vedo solo le sue spalle mentre apre le fila tra le persone andando nella zona meno affollata. “e sarebbe un peccato visto quanto ti sta bene”

Arrossisco ma fortunatamente lui non può vedermi. Ci avviciniamo ad un tavolo dove vi è acqua vino e del cibo, Skan prende dell’acqua e poi nascoste in un angolo vede dei bendaggi messi lì in caso di bisogno. Si china sulla mia mano.

“potrebbe bruciare un po’” mi avvisa, mi prende il palmo con entrambe le mani e lo volta verso di sé, poi ci rovescia dell’acqua. Il contatto mi fa trasalire, sento un bruciore insopportabile mentre l’acqua lava via il sangue caldo rivelando un taglio a mezza luna.

“è solo un taglietto superficiale” mi rassicura “guarirà presto.” Le sue mani grandi sono incredibilmente abili e delicate mentre si destreggiano con e bende e mi fasciano la ferita.

“mani troppo delicate” mi prende in giro. Certo, in confronto alle sue sembrano fatte di petali di fiore tanto sono chiare e delicate, le sue invece sono scure e forti, callose e con qualche cicatrice superficiale.

“prendimi ancora in giro e queste mani delicate non ti concederanno neanche un ballo” lo canzono io.

“oh, non puoi farmi questo! Sono venuto apposta!” fa finta di supplicarmi ma sembra abbastanza felice.

“forza, abbiamo ancora un po’ di tempo prima del ballo, vediamo se riusciamo a trovare tuo padre e tuo fratello”, dopo gli auguri dei familiari ci si rimette di nuovo in formazione e non appena la musica inizia tutti i ragazzi e le ragazze dopo aver scelto un partner aprono le danze, per i fidanzati è il primo ballo insieme e non è un’occasione da poco.

Mi porge la mano destra e questa volta, senza alcun timore l’afferro sicura.

Avere quel contatto non mi spaventa più.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** La pietra della speranza ***


 

Capitolo 4. La pietra della speranza

 

“auguri piccola mia” mio padre mi bacia sulle guance, dopo aver pensato a medicare il mio taglio ci siamo messi alla ricerca dei miei parenti fino a quando non abbiamo visto mio padre e Kota sbracciarsi per farsi largo tra la folla.

 “anche se forse non dovrei più chiamarti così, ormai sei una donna” Papà mi guarda con un velo di commozione negli occhi, entrambi i suoi figli ormai sono diventati adulti il suo compito di crescerci e renderci persone responsabili e giunto al termine, ormai siamo cresciuti entrambi.

Mi fa un cenno verso Skan che mi ha lasciato qualche momento di privacy da sola con papà e mi guarda serio.

“è molto gentile” rispondo alla sua tacita domanda.

“Ayla” abbassa la voce per non farsi sentire “mi dispiace di non avertene potuto parlare prima, è successo tutto così in fretta e mi spiace non averti potuto spiegare meglio la situazione. So che è troppo tardi per chiedertelo ma vorrei che tu fossi felice e se Skan non dovesse rivelarsi quello che è”

Ecco di cosa ha paura mio padre, che il ragazzo che sto per sposare sia in realtà un uomo diverso da quello che vuole far credere, ma non credo sia questo il caso, sembra sincero e onesto e poi è così gentile che non potrebbe mai essere qualcos’altro.

O almeno credo.

“voglio che tu me lo dica immediatamente.”

Mi volto per cercare Skan e lo vedo parlare con mio fratello, il suo sguardo sereno mi fa sorridere. “andrà tutto bene padre, sono certa che non avrei potuto trovare una persona migliore di lui. Lo conosco ancora da pochissimo ma sembra proprio il tipo d’uomo che avevo intenzione di sposare.”

Vedo le sue rughe comparse per la tensione affievolirsi fino a sparire, le mie rassicurazioni hanno funzionato.

“sono davvero felice” mi risponde sollevato. “ma adesso vai a divertirti, te lo meriti.” Mi dà un altro bacio affettuoso sulla fronte e con la sua benedizione ritorno dal mio accompagnatore scarlatto.

“di che parlate voi due?” mi inserisco tra mio fratello e Skan mentre quest’ultimo nasconde rapidamente qualcosa nella tasca.

“ovviamente male di te, sorellina” Kota riempie l’aria con la sua risata cristallina, la stessa di papà.

“auguri” si sporge per abbracciarmi.

“grazie” nell’aria sento le prime note musicali.

invito tutti i novizi a raggiungere di nuovo il centro per inaugurare le danze”

“non ho ancora visto Anna…” mi sporgo per cercarla ma non riesco a vederla in mezzo a tutta quella confusione, speravo di avere il tempo di salutarla almeno.

“è l’ora di andare o apriranno le danze senza di noi” Skan mi prende per mano e mi guida di nuovo verso il centro, Kota mi guarda sbalordito, si sarebbe aspettato che lo rifiutassi ed invece mi lascio trascinare come se nulla fosse. Gli rivolgo un cenno da lontano poi mi volto del tutto e inizio a seguire il mio fidanzato al centro della pista.

Ci ritroviamo di nuovo tutti al centro, non tutti le coppie adesso sono bianche e rosse, i ragazzi hanno invitato delle ragazze a ballare e le figlie che non aprono le prime danze con il padre che le ha accompagnate sono scortate da altri ragazzi. I musicisti iniziano ad intonare qualche nota lieve, poi via via sempre più intensa fino a che non raggiunge forte e chiara tutti noi.
Guardo Skan, il pensiero che dovremmo ballare così vicini mi mette un po’ in ansia e quando mi appoggia la mano sulla schiena quasi ho un sussulto e la mia prima reazione è quella di allontanarmi; cerco di controllare i miei istinti e appoggio le mani sulle spalle mentre lentamente assieme alle altre coppie iniziamo a volteggiare come fiamme nella notte.

Finita la prima strofa altre coppie si uniscono alle danze fino a che non ci ritroviamo tutti insieme a ballare alla luce del falò. Tra un ballo e l’altro troviamo il tempo di mangiare qualcosa e per la prima volta assaggio anche qualche bevanda dal colore scuro, cocktail di frutta e alcool e talvolta Skan mi fa assaggiare un po’ di vino, devo rimanere lucida visto che ancora devo andare a ritirare la mia pergamena. Non ci sono andata fino ad ora perché dopo il primo ballo tutti si sono messi in fila ad aspettare e dire che quella coda che si era formata era lunga è dire poco. Decido di godermi ancora la festa e solo prima di andare a casa passare a ritirare il tutto, dopotutto prima o poi gli altri si stancheranno di stare in fila.

Sono un tutt’uno con la musica mi muovo senza sapere da dove vengano quei passi agili urtando di tanto intanto qualcuno. Le nostre ombre allungate sul lastricato ruotano girano e rimbalzano da un lato all’altro, non avrei immaginato di potermi divertire così, complice anche l’alcool che ho in circolo che mi fa sentire estremamente sciolta e rilassata, è una sensazione bellissima.

Ad un tratto mi sento afferrare per un braccio e trascinare via dalla folla senza preavviso, prima che mi possa allarmare mi ricordo che quel braccio che mi sta trascinando è di Skan ed allora lo seguo senza fare storie.

“devi andare a ritirare la tua pergamena.” È costretto a gridare per superare tutto quel rumore, guardo verso la tenda e vedo che in fila adesso ci sono solo due ragazzi,

“va bene” grido a mia volta.

“vado a prendere da bere” e detto questo Skan sparisce in mezzo alla folla lasciandomi barcollante da sola.

Sento la gola secca e tutto quello che ho bevuto è come se non mi avesse dissetato, ho perso la cognizione del tempo e non ho idea di quanto tempo sia passato da quando abbiamo iniziato a ballare, sembra notte fonda se non addirittura l’alba.

“Guarda chi si rivede, Ayla!” non mi ero accorta di conoscere i due ragazzi in fila, ma non appena arrivo mi rivolgono subito la parola. Li guardo attentamente cercando di ricordare i loro volti, sono due vecchie conoscenze non troppo amichevoli che giocavano sempre vicino casa mia quando stavamo ancora nel precedente villaggio.

“ciao” li saluto fredda, non ho voglia di parlare con loro.

“ma guarda, non si ricorda più nemmeno i nostri nomi, vero Tim?”

“eh già… che dispiacere, eppure si può dire che siamo cresciuti praticamente insieme.” Risponde quello squadrandomi da cima a fondo.

“come te la passi?”

“sto per sposarmi” rispondo gelida. Li vedo per un momento trasalire ma poi gli ritorna in viso quel sorriso canzonatorio.

“oh e chi sarebbe lo sfig..emh il fortunato?”

Probabilmente non avevano assistito all’annuncio pubblico, credevo che tutti in città lo sapessero.

“beh non sono affari vostri.”

“sempre un bel caratterino eh…?” risponde l’amico dai capelli rossicci, non li ho mai sopportati. Da piccoli andavano a caccia di animaletti indifesi e li torturavano lasciandoli poi morire sotto il mio davanzale.

“beh sei stata fortunata a trovare qualcuno che ti prenda, sarai pure carina, ma sei troppo petulante per essere una buona moglie.” Anche se non dovrei dare peso a questi idioti le loro parole mi feriscono, è vero non ho un carattere facile rispetto ad altre ragazze più remissive ma da qui a dire che non sarò mai una buona moglie… chissà se hanno davvero ragione.

Skan mi arriva alle spalle, ha nelle mani due bicchieri, uno pieno di acqua e uno di vino.

“che succede qui? Tutto apposto Ayla?” gli rivolge un occhiataccia, credo abbia notato il mio viso pallido.

“noi stavamo solo chiacchierando un po’, siamo dei vecchi amici d’infanzia” Skan è più alto di loro di una testa ma ancora non hanno capito che ruolo lui abbia nella mia vita altrimenti quei loro sorrisetti sarebbero già scomparsi.

“gli amici di Ayla sono miei amici” mi porge il bicchiere con l’acqua poi si avvicina per stringergli la mano.

“non sono per niente miei amici” gli dico poco prima di trangugiare avidamente la bevanda trasparente.

“e tu chi saresti?” si fa avanti Tim spavaldo.

Nel frattempo dalla tenda esce una ragazza con in mano una pergamena e un’oggetto stretto nell’altra, Barin, l’altro ragazzo entra lasciando solo l’amico.

Skan mi mette una mano dietro la schiena e mi sospinge di un passo per avanzare con la fila.

“Il suo fidanzato” beve un sorso di vino poi torna a scrutarlo “qualche problema?”

Tim impallidisce, forse ha finalmente realizzato che non sono una bugiarda e che sta per passare un brutto quarto d’ora.

“beh certo che no amico, figurati” alza le mani in segno di resa, sta per andarsene. “solo… li avrai tu un sacco di problemi, dopo il matrimonio ovviamente!” ride ma non fa in tempo che Skan lo afferra per il bavero della giacca sollevandolo da terra e facendolo penzolare come fosse un ramoscello secco.

“se ti sento dire ancora qualcosa di offensivo sulla mia ragazza non mi creerò problemi a rintracciarti e a farti poi sparire. Sono un soldato, ho seppellito migliaia di corpi.”

Le sue parole mi terrorizzano e se non sapessi che sta facendo tutto questo per difendermi ne avrei paura. In lontananza sento delle voci mormorare,

“stanno litigando per la ragazza”

E ancora una volta mi ritrovo sotto le attenzioni di tutti.

“Skan,” mi avvicino e gli sfioro il braccio “basta così” lo ammonisco, lui non dice più una parola, lo riappoggia per terra e non appena Tim tocca il suolo scappa a gambe levate senza più dire una parola.

“andiamo è il nostro turno,” mi accompagna all’inizio della tenda ma io lo fermo.

“credo che tu non possa entrare, sai quanto sono rigidi su queste cose…”

Strabuzza gli occhi poi sospira e mi fa cenno che mi aspetterà lì fuori.

“grazie” gli sussurro buttando il mio bicchiere in un cestino lì vicino.

Prendo un respiro profondo e scosto il telo bianco.

Sono 17 anni che la curiosità mi uccide. Chissà cosa è previsto per il mio futuro, ormai l’attesa è finita.

*

Scosto la tenda e subito un forte odore di incenso mi stordisce, un enorme tappeto bianco ricopre tutto il pavimento facendo sembrare l’ambiente più bianco, qua è la sono sparse della candele del medesimo colore, è bellissimo sembra di entrare in un luogo sacro.

“siediti mia cara” dietro un tavolo basso vi è seduto un vecchietto, quasi non lo vedevo dato che la tunica e la barba bianca lo facevano sembrare un elemento dell’arredo!

Mi accomodo su un cuscino posto lì davanti, non ci sono sedie nel capanno.

Estrae da un baule posto alle sue spalle un rotolo di pergamena legata da un filo rosso e la mette sul tavolo davanti a me. Lo guardo un istante per capire se posso prenderla o se devo aspettare qualche altra cosa, l’anziano mi ignora e continua a cercare stavolta in un altro baule, esce un sacchettino bianco di liuta anche questo legato dal medesimo filo.

Scosta il sacchettino e con dito mi fa cenno di prendere la pergamena.

“coraggio, leggila a voce alta. Ti aiuterò a interpretare le sue parole.”

Srotolo con dita tremanti quel vecchio foglio, sono 17 anni che non viene aperto e nonostante sia stato custodito con la massima cura uno strato di polvere ricopre le parole scritte in corsivo rendendole quasi illeggibili. Evito di soffiare in faccia al saggio e batto qualche colpo leggero sperando che non si arrabbi o non prenda il mio gesto come un insulto, poi inizio a leggere:

 

Mia cara bambina,

Tu fra poche rare creature hai ricevuto in dono un cuore puro e devi proteggerlo da chi vorrà macchiarlo con azioni impure, stai in guardia dagli occhi di tigre esse hanno la luce del sole ma in realtà sono i cimiteri dell’ombra.

Infinite sono le strade della vita che noi tutti possiamo intraprendere, ma nel tuo di futuro il tuo cuore ha due strade tracciate davanti a sé, una forgiata dalla luce ed una dall’oscurità.

Se luce è la via che prenderai avrai una vita lunga ma perderai te stessa lungo il viaggio.
Se oscurità sarà la tua scelta, vivrai appieno ogni istante ma il sentiero s’interromperà bruscamente.

Non permettere che ciò ti influenzi, talvolta è solo percorrendo l’ombra che troverai il tuo sentiero di luce.

 

Finisco di leggere e sono confusa, rileggo rapidamente quello che c’è scritto nella mia mente poi guardo il saggio in attesa di risposte.

“hai qualche domanda?” mi chiede quello come se fosse tutto fin troppo facile. Cerco di far ordine tra i miei pensieri per formulare una domanda appropriata.

“la profezia allude ad un cuore puro, cosa significa esattamente?”

“Un cuore puro è quanto di più raro esista, chi lo possiede è destinato a fare grandi cose e tu cara bambina ne possiedi uno e ne devi aver cura; non permettere alle brutte azioni e alla malvagità di contaminarlo, rimani buona e gentile, persegui la via del bene e non correrai mai alcun rischio.”

“rischio? Intende la seconda parte della profezia quando parla dei due sentieri?”

Nella seconda parte mi piega che esistono molti sentieri, scelte che determinato il nostro futuro e che nel mio ci sono due possibilità, uno buono e uno cattivo ma probabilmente è una cosa che succede a tutti, normalmente si combatte per rimanere sul sentiero buono, sulla retta via ma quello che dice nel secondo verso mi preoccupa.

“La via del bene è la luce, se la percorrerò vivrò a lungo ma perderò me stessa,” continuo io “cosa significa? È ovvio che io voglia percorrere la strada del bene, l’oscurità s’interromperà bruscamente, vuol dire che non vivrò troppo a lungo seppure vivrò appieno ogni istante?”

Cosa vuol dire vivere appieno? Come se io non lo stessi già facendo! Come se stessi lasciano scorrere la mia vita senza fare niente!

L’anziano strabuzza gli occhi, forse l’ho sommerso di domande e adesso mi rimprovererà; si schiarisce la voce poi parla “solo tu puoi dare vero significato a quelle parole. La perdita di te stessa potrebbe indicare la te stessa bambina, lasciata indietro dalla te stessa adulta che percorrerà sicura il suo destino.”

Quell’interpretazione dovrebbe calmarmi eppure sento che non è quella la strada giusta, qualcosa mi sfugge ma non so cosa sia, sono troppo frastornata dagli eventi per pensare a mente lucida.

“e tutta quella storia sugli occhi di tigre? O sul trovare la luce nell’ombra?” questo saggio è davvero inutile, non mi sa dare per niente le risposte che cerco!

“l’occhio di tigre è una pietra gialla screziata di nero, potrebbe indicare il pericolo da cui devi stare in guardia, luce e ombra fanno parte della stessa medaglia, forse per raggiungere la tua luce interiore devi passare dall’ombra e affrontare le tue paure.”

Mi indica il sacchettino e mi fa cenno di aprirlo.

Pensare che qualcuno 17 anni fa abbia scritto queste parole e abbia scelto un dono per me mi fa rabbrividire. Sento che quell’ennesima spiegazione non mi porterà da nessun’altra parte così prendo il sacchetto e lo apro. Perlomeno potrò distrarmi con qualcos’altro…

Tiro il filo e sento un oggetto piccolo rotolare dentro. Rovescio il contenuto sulla mano e resto a fissarlo interdetta. È un ciondolo. È una pietra turchese di forma ovale, un filo bianco la circonda per legarla al filo principale e assicurare che la pietra non cada. È molto bella, e di certo non mi aspettavo un regalo di questo genere.

“interessante” continua l’uomo guardando la mia mano.

“cos’è?” la curiosità mi divora.

“amazzonite, non ne vedevo da tempo.”

La lego al collo e la pietra sfiora fresca la mia gola.

“viene anche chiamata la pietra della speranza. Collega il cuore alla voce affinché le tue parole siano oneste e pure, aiuta a tirare fuori ciò che nel profondo hai paura di esprimere. Hai sempre detto quello che davvero pensavi?”

Sto per rispondere con sicurezza di si quando improvvisamente ci ripenso, forse è vero, non sempre dico quello che penso, ma lo faccio solo per evitare di far soffrire le persone, metto il loro bene davanti al mio.

“bene cara ragazza, penso che questo risponda ad ogni tuo dubbio.”

Mi sorride ed io capisco che mi sta congedando, dopotutto ci sono altri che aspettano fuori di sapere cosa riserverà loro il futuro. Prendo la pergamena e il sacchettino, ringrazio l’uomo e abbandono il suo tempio di incenso. Spero solo che la mia permanenza nella sua tenda non mi abbia impregnato di quell’odore sarebbe terribile sentirselo ancora addosso.

Fuori dalla tenda come potevo immaginare mi sta aspettando Skan, ha nuovamente il bicchiere pieno in mano ed io gli vado incontro con la pergamena stretta in mano ed il ciondolo appeso al collo. Mi guarda un istante e quasi provo l’impulso di annusarmi,

“è l’odore di incenso vero?” sospiro, evidentemente è troppo forte.

“no. In realtà stavo ammirando la tua collana.”

Mi porto istintivamente la mano al collo.

“è il mio dono,”

Skan sbuffa. “beh speravo che oggi non avresti ricevuto altri gioielli.”

Sto per ribattere che non ho ricevuto proprio nessuno gioiello ma poi capisco che c’è qualcosa che vuole darmi e probabilmente è la stessa cosa che ha nascosto proprio prima che io arrivassi, mentre parlava con Kota.

Mi sporgo per guardare il contenuto del suo bicchiere, ho proprio sete e anche se preferirei dell’acqua persino il vino mi andrebbe bene.

“ne vuoi un po’?” mi porge il bicchiere ed io mi mordo un labbro per avergli permesso di cambiare argomento così facilmente. Nuovamente la mia curiosità prende il sopravvento, uno di questi giorni mi porterà alla rovina.

“posso? Davvero?” non sono sicura che a lui vada l’idea che io beva dal suo stesso bicchiere ma prima ancora che possa protestare mi mette il bicchiere nella mano libera e prende la pergamena nell’altra.

“bevi.”

Poggio le labbra sul bicchiere e bevo d’un fiato tutto il suo contenuto, il liquido caldo inizia a bruciarmi per tutta la gola, anziché dissetarmi mi incendia così mi ritrovo a boccheggiare implorando per dell’acqua.

Il mio accompagnatore sparisce ridendo tra la folla e dopo un attimo è di ritorno da me con un bicchiere colmo d’acqua. Gli restituisco il suo vino e giuro di non bere mai più una bevanda del genere quando sono assetata.

Inizia a girarmi la testa, gli effetti sono ancora peggiori del suo sapore.

Mi porto una mano alla testa.

“Ayla, ti senti bene?” mi prende per le spalle e solo adesso mi accorgo di stare barcollando.

“dove… dove sono le” mi sento la lingua pesante e non riesco a parlare bene come al solito, la vista mi si annebbia.

“le tue cose? Ho affidato la pergamena a tuo fratello, la porterà lui a casa e la terrà al sicuro.”

Mi sento le gambe cedere ma sostenuta dalle sue braccia riesco a mantenere l’equilibrio.

“per questa sera credo tu abbia bevuto abbastanza”

Cerco di rivolgergli uno sguardo truce ma purtroppo mi esce un mezzo sorriso ed un’espressione che sono sicura sarà il riassunto della mia goffaggine. La mia solita fortuna, bevo un sorso e sono fuori uso.

“la festa andrà avanti ancora per qualche ora ma sarà meglio che ti riaccompagni a casa.”

“no, sto bennnnnneeeee” i miei occhi si chiudono e le mie gambe decidono di cedere definitivamente.

Sento ancora i rumori della festa tutt’intorno solo molto più lontani, Skan mi sta portando sulle spalle ma credo abbia preso un sentiero alternativo per arrivare a casa evitando così di passare davanti a tutto il resto del gruppo mostrandomi completamente fuori gioco, cerco di appuntarmi a mente quella sua ennesima gentilezza mentre a passi decisi Skan continua a camminare sul lastricato.

“grazie” gli sibilo contro l’orecchio, il mio fiato è caldo e sento l’esatto momento in cui dopo la mia parola lui sussulta. Spero di non averlo infastidito troppo, dopotutto mi sta trasportando come un sacco di patate fino a casa. Questa serata sarebbe dovuta finire diversamente.

*

Il mio letto è fresco e comodo, e nonostante la voglia di continuare ad assopirsi sempre di più sia fortissima mi sveglio.

Seduto accanto al mio letto c’è Skan, il volto sprofondato nella mano, si sarà addormentato vegliando su di me? Mi guardo un momento ricordandomi com’ero vestita e noto che sono nelle stesse condizioni in cui sono arrivata, l’idea che potesse aver fatto qualcosa per un momento mi aveva agghiacciata ma probabilmente neanche lui aveva troppa voglia di mettermi un noioso pigiama.

Mi alzo dal letto e mi trascino verso il mio armadio dove prendo i miei vestiti da notte e mi cambio agilmente dietro il paravento, sarebbe un peccato rovinare questo bel vestito e poi tutti i ferrettini nei capelli iniziano a farmi tremendamente male.

Indossata la mia camicia da notte e liberati tutti i capelli da quella tortura mi avvicino alla sedia dove sta dormendo Skan, non vorrei svegliarlo ma è giusto che anche lui vada a casa a riposare.

Lo scuoto leggermente chiamandolo, “Skan,” e dopo qualche carezza e qualche parola finalmente i suoi occhi neri nel buio della notte si aprono.

“scusami, credo di essermi addormentato.”

Mi siedo sul letto proprio davanti a lui. “non scusarti, è colpa mia.” Mi guarda un attimo e poi capisce che sono in vesti da notte e distoglie lo sguardo.

“volevo accertarmi che stessi bene,”

Il suo sguardo vaga per la stanza poi però ritrova i miei occhi e si concentra su quelli.

“non volevo andare via senza averti prima dato il mio regalo.”

“oh, ma Skan non dovevi, non dovevi proprio far nulla, sono stata io a recarti tantissimo disturbo” agito le mani in avanti ma ormai lui ha tirato fuori lo scatolino che avevo visto per qualche istante quella stessa sera.

“speravo di potertelo dare in altre circostanze, ma so che se non te lo do subito non avrò più né il coraggio né un'altra occasione...”

Non ho neanche il tempo di reagire che lo apre rivelando così il suo contenuto.

Un anellino brilla richiamando su di sé i pochi raggi della luna che filtrano dalla mia finestra. Sembra un dischetto di metallo con qualcosa disegnato di sopra, ma vista la poca luce sarebbe impossibile vedere qualcosa in più.

Il fatto che sia un anello però, è ineluttabile.

 “nonostante il poco tempo che abbiamo prima che io riparta, voglio lasciarti un buon ricordo dei nostri momenti assieme,” prende una pausa mentre lo sfila dal suo involucro “e vorrei che durante la mia assenza tu pensi a noi, a me.”

Si inginocchia e vederlo così esposto fa sentire anche me nella stessa situazione, ma cosa cavolo sta facendo?? Mi sento tremendamente in imbarazzo, per fortuna la poca luce copre la mia faccia rossa paonazza.

“e per fare questo voglio che tu abbia qualcosa che ti possa ricordare quanto io tenga a te, in ogni momento.”

Mi prende la mano e fa scorrere un l’anellino, il mio cuore perde un battito quando solo dopo alcuni minuti, colpa dell’alcool ancora in circolo mi rendo conto di che cosa sia davvero.

Un anello di fidanzamento.

Ok, forse non avevo proprio realizzato cosa stesse succedendo nella mia vita sino a quel momento, ma vedere quel dischetto al mio dito mi ha letteralmente paralizzato.

“non ti piace?” mi chiede preoccupato mentre io continuo a fissare il cerchietto al mio anulare.

“è…è bellissimo” e non sto mentendo quando dico queste parole, al villaggio nessuna poteva mai sperare di ricevere un oggetto del genere, noi non siamo dei bravi plasmatori del ferro tra l’altro non abbiamo ancora trovato nessuna miniera da cui estrarlo quindi il massimo in cui possiamo aspirare è un anellino intrecciato di corda,

“sono davvero senza parole….”

“beh, sarebbe la prima volta.” Mi sorride e quel suo sorriso per la prima volta mi scioglie. Vorrei sprofondare nel letto e cadere addormentata perché adesso non so proprio come reagire.

Esito, avanzo un po’ a scatti inginocchiandomi per riportare il mio viso alla stessa altezza del suo, prendo un po’ di coraggio e poi gli do un bacio sulla guancia.

Il contatto dura davvero poco, di più non mi sento ancora pronta a fare, spero che basti ugualmente a fargli capire tutta la mia vicinanza e la mia gratitudine.

Mi guarda e leggo nei suoi occhi la sorpresa di quel gesto.

“lo farò” rispondo alla sua domanda di prima. – solo non mettermi troppa fretta – vorrei dirgli ma tengo per me quei pensieri.

È bello avere qualcuno che pensi a te, ma sarà davvero possibile trasformare questo sentimento in amore?

Solo il tempo potrà darmi la sua risposta.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Il commiato di un guerriero ***


 

Capitolo 5. Il commiato di un guerriero

 

Guardo il mio anello scintillare sotto la luce del sole pomeridiano, due fili metallici con delle foglie sono intrecciati e al di sopra è incastonata una piccola pietra verde luccicante, quella sera in cui Skan me lo regalò era parecchio buio ed inoltre ero troppo assonnata per farci caso; adesso a mente fresca e con la luce del giorno mi ritrovo più volte durante la giornata a guardarlo al mio dito. Non mi sono ancora abituata a questa strana sensazione di quest’oggetto a contatto con la mia pelle e mi capita di rigirarlo nel dito ritrovandomi a pensare a quanto vorrei togliermelo anche se so che non mi è possibile, ormai mi è stato regalato e toglierlo sarebbe un brutto segno e una mancanza di rispetto. 

Mi ritrovo a pensare a quanto sia bello sapere di contare davvero molto nella vita di qualcuno, non avevo mai provato nulla del genere prima e mi fa sentire speciale. Non so se io mi stia innamorando o meno, certo Skan sta guadagnando il mio rispetto giorno dopo giorno poco a poco e il fatto che al momento non mi metta fretta o pressione alleggerisce la tensione che sento crescere in questi ultimi giorni.

Ormai ne sono passati quattro da quando c’è stata la cerimonia del passaggio d’età, Skan è riuscito a rimandare la partenza ma so che da un giorno all’altro ormai dovrà ritornare al suo villaggio, i preparativi sono stati quasi ultimati.

Come ogni giorno, ormai è diventata un abitudine, gli preparo qualcosa e glielo porto nel luogo in cui stanno organizzando i carri per il viaggio; ho iniziato con dei biscotti e cose più facili anche perché non conoscendo i suoi gusti non volevo mangiasse qualcosa solo per fare piacere a me, così anche oggi mi sto industriando su cosa portargli.

“come sta andando tra di voi?” Anna mi cammina a fianco con il cestino pieno di mirtilli mentre facciamo la strada di ritorno verso casa, il mio cestino è colmo di frutti di bosco e per oggi ho intenzione di preparare una torta.

“credo bene. Ultimamente sto andando a trovarlo al cantiere, sai stanno preparando i carri per il rientro e c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile. Non abbiamo avuto molto tempo da trascorrere insieme dopo la cerimonia così vado a trovarlo ogni giorno per stare un po’ in sua compagnia.”

“credi sia cambiato qualcosa tra di voi? Insomma dalla cerimonia ti vedo meno tesa quando parliamo di lui”

“beh non saprei dirti davvero” mi concentro a guardare verso il cielo in cerca di qualche nuvola. “non credo ci sia stato davvero un cambiamento, forse si tratta più di accettazione… credo di avere accettato quest’idea e sto cercando di entrare nel ruolo; forse è per questo che le cose vanno meglio.”

“ovvio, non remi più contro” mi dà una spintonata alla spalla sorridendomi ostentatamente, da quando siamo uscite questa mattina non ha smesso un minuto di farmi domande praticamente su tutto.

“il tuo anello è bellissimo!”

“sarà la milionesima volta che te lo sento dire” sospiro io.

“ma è la verità! E oltre ad essere bellissimo il tuo fidanzato sembra uscito da una fiaba, è romantico e gentile e ovviamente bellissimo. Se non fossi tua amica ti invidierei tantissimo.”

I suoi occhi si tingono di mille sfumature sognanti.

“cosa darei per avere un quarto della tua fortuna!”

Sarà meglio non tirare in ballo la fortuna, mi sento tutto tranne che fortunata!  Sto cercando ancora di dare un senso alla profezia scritta da uno sciamano al momento della mia nascita, ovviamente non posso parlarne con nessuno e da sola non riesco a venirne a capo. Perdere me stessa per trovare la mia strada, sembra un destino orribile accompagnato da una morte prematura, se solo ci penso mi vengono i brividi.

“per non parlare della bellissima pietra al collo che hai ricevuto in regalo! È di un azzurro stupendo, sembra che qualcuno abbia catturato una goccia d’acqua e te ne abbia fatto un dono.”

“sono sicura che anche i tuoi regali saranno magnifici e per il tuo fidanzato, non avere troppa fretta, vedrai che quando arriverà il momento giusto lo capirai.”

Io e Anna su una cosa siamo sempre state d’accordo, per noi non esiste alcun colpo di fulmine, quell’innamoramento che ti colpisce in un istante solo guardando una persona negli occhi è solo frutto di fantasie per bambine, come puoi non conoscendo qualcuno innamorartene così su due piedi? Per noi non può esistere amore se non dopo la conoscenza e l’affetto, superati questi passi allora ci si può innamorare ma prima è impossibile. Non esistono quelle scene da fiaba in cui lei incontra lui si guardano negli occhi e capiscono di essersi innamorati perdutamente, questa è la realtà non la fantasia e ci sono cose che non possono essere cambiate.

Chiacchierando di frivolezze o perse nel silenzio dei nostri pensieri giungiamo a casa mia; saluto la mia amica avendo molto da fare con la preparazione del dolce e dopo averle promesso di rivederla presto mi metto subito al lavoro.

 In casa nell’ultimo periodo mi ritrovo sempre più spesso da sola, Kota e papà hanno un gran daffare con quest’imminente fusione e grazie al cielo hanno un occupazione altrimenti credo che il loro interesse ricadrebbe sul mio matrimonio, ed io ancora non sono pronta per una cosa del genere. So bene che molto presto mi toccherà affrontare tutto questo, solo che adesso il solo pensiero mi terrorizza e mi blocca; spero che anche Skan non abbia troppa fretta dopotutto le cose stanno andando nella giusta direzione ed un ulteriore forzatura dei tempi non so cosa causerebbe… Di una cosa posso stare sicura, fino a che la casa dove dovremmo andare a vivere non sarà ultimata il matrimonio è ancora lontano e per quanto ne so non si è ancora deciso nemmeno il luogo dove iniziare a costruire.

*

La torta è venuta proprio benissimo, i frutti di bosco con tutti quegli splendidi colori le donano un aspetto appetitoso, la avvolgo con cura e la deposito nel mio cestino e dopo aver dato una ravvivata ai capelli lasciati liberi alle spalle mi incammino per la via del villaggio ormai ben pratica sulla strada da percorrere.

Fare il sentiero da sola mi annoia, non è molto distante ma avere qualcuno con cui chiacchierare non mi dispiacerebbe, strano da dire per me ma in questi giorni sto patendo la solitudine, tutti sono così presi dai loro lavori che non mi sembra il caso di lamentarmi e così me ne sto zitta e buona facendo finta che vada tutto bene; nessuno riesce a vedere quanto io in realtà ci stia male.

“Ayla!” Skan mi vede subito e si congeda dal gruppo con cui sta parlando per venire da me.

“buongiorno” gli sorrido cordialmente, lui come ogni volta che ci incontriamo è gentile e premuroso.

“quasi iniziavo a preoccuparmi, ormai ogni giorno aspetto il momento in cui verrai a trovarmi, mi stai facendo prendere delle brutte abitudini” mi sorride scherzoso ma quello che dice dopo lo fa rabbuiare e sospetto abbia visto la stessa reazione anche sul mio viso.

“Non appena sarò partito e non potrò vederti più ogni pomeriggio sarà una triste sofferenza.”

“parti?” lo interrompo forse troppo bruscamente ma non mi aspettavo la sua partenza così repentina.

“l’ultimo carico è pronto perciò è giunta l’ora di partire,” la sua voce si abbassa “ho fatto il possibile ma ormai non posso più rimandare, devo finire di sbrigare delle faccende a casa e poi potrò tornare.”

“quando… quando lasci il villaggio?”

Lo vedo esitare mentre si scompiglia in un gesto rassegnato i capelli corvini.

“questa sera”

Cosa? Così presto?? Non posso credere di saperlo solo adesso, in pratica oggi è l’ultima volta che lo vedo e poi chissà quanto tempo passera prima del suo ritorno. Mi sento furiosa per averlo scoperto così ma cerco di reprimere tutta la mia rabbia, ci sarà tempo e modo per sfogarmi in seguito. Nervi saldi, continuo a ripetermi in testa, ma ho paura che la mia furia prenda il sopravvento.

Prendo un respiro profondo per tentare di calmarmi.

“capisco… mi dispiace averlo saputo così all’improvviso.” Sono l’ultima a sapere le cose ogni volta, a sapere davanti a tutti che sono appena stata fidanzata per un patto politico, che i tradizionale passaggio d’età dovrò affrontarlo con il mio fidanzato, ed infine poche ore prima la sua partenza.

“ti giuro che non ne sapevo nulla nemmeno io fino a qualche ora fa, si è deciso tutto in un attimo e…” la sua frase si spegne a metà lasciando il periodo incompleto.

Apro il cestino e lascio che l’odore del dolce si diffonda nell’aria.

“Ti avevo portato una torta ai frutti di bosco, li ho raccolti questa mattina e speravo di poterla mangiare assieme ma” prendo una pausa e gli porgo il cestino. “sarei più contenta se la portassi con te, se durante il tragitto ti dovesse venir voglia di qualcosa di dolce…”

Non me l’aspettavo.

Skan mi lascia con il cestino sospeso a mezz’aria e mi abbraccia. Il suo tocco è caldo e rassicurate ed io mi sento colta alla sprovvista; prima che io possa avere il tempo di reagire si stacca da me con uno sguardo pieno di gratitudine, forse si aspettava che lo respingessi o forse sono io che intendo male i suoi gesti e sta per chiedere da me qualcosa di più.

“verrai a salutarmi questa sera? So che è una cosa dell’ultimo minuto ma ci terrei molto a vederti un ultima volta.”

Uscire di sera non è proprio consigliato, specialmente per una ragazza sola.

“forse potrebbe accompagnarmi mio fratello.” rifletto a voce alta.

“no, non credo, ci sta aiutando davvero molto con i lavori per la… per un progetto a cui tengo molto.”

“di che si tratta?”

“non dovresti fare certe domande curiose” mi ammonisce e questo mi reca un po’ di fastidio, se mio fratello c’entra qualcosa ho il diritto di saperlo.

“tu fidati quando ti dico che verrà bene. È meglio se non sai nulla.”

Quest’ultima frase mi infastidisce ulteriormente.

E tu fidati quando ti dico che questa sera non ci esco proprio di casa! Vorrei gridargli in faccia ma non lo faccio.

“cosa verrà bene? Skan, odio le sorprese.” Non è vero ovviamente, mi piacciono le sorprese ma non le bugie e voglio sapere cos’è questo famoso progetto a cui mio fratello sta lavorando. “se rimango tutto il giorno sola in casa perché la mia famiglia non c’è, avrò pure il diritto di sapere che state combinando o no?”

Skan mi sembra infastidito dalla mia insistenza ma io non ho intenzione di mollare, non questa volta. Gentile sì ma non stupida.

“diciamo che… i lavori per la nostra casa sono a buon punto.”

“che cosa?” ogni volta che questo ragazzo parla ha il dono di lasciarmi interdetta.

 La provvidenza fa sì che qualcuno lo venga a chiamare e addio alle risposte che volevo!

“Skan! Abbiamo dei problemi, puoi venire ad aiutarci?” un ragazzo lo chiama da fuori e Skan sembra non essersi accorto del mio malumore.

“Arrivo subito, dammi un minuto” risponde lui con l’urgenza nella voce.

Mi prende per le braccia “ne riparleremo quando tornerò, non dovrei stare via a lungo farò il possibile per ritornare qui al più presto.”

“mi troverai qui ad aspettarti.” Gli rispondo con lo stesso tono solo più neutro anche se in realtà sono infuriata, avremmo dovuto scegliere insieme dove far costruire la casa, volevo partecipare a qualcosa che in fondo riguardava anche me! Per non parlare del fatto che se i lavori sono iniziati e la casa è a buon punto questo vuol dire che il matrimonio è più vicino di quel che pensassi!

Gli porgo il cestino con il dolce. “tienilo. La prossima volta che ci vedremo mi dirai se ti è piaciuto o meno” spero gli vada di traverso!

 “Grazie Ayla, è quello di cui avevo bisogno.” Non so se si riferisce all’abbraccio di prima o alla sicurezza delle mie parole, ma lo vedo in parte più sicuro di sé nonostante un velo di tristezza continui a ricoprirgli il viso, non capisco il perché dopotutto sono io che sto scoprendo che lui e tutta la mia famiglia hanno tramato alle mie spalle!

 “fai buon viaggio” non ho intenzione di vederlo questa sera e non sono affatto dispiaciuta.

Gli sorrido e spero di non sembrare troppo arrabbiata, in questi pochi giorni a parte Anna lui è stato l’unico con cui potessi parlare, vederlo ogni giorno stava quasi diventando per me un abitudine e mi stavo abituando alla sua presenza e ai suoi modi di fare, la mia famiglia è sempre più distante purtroppo ed io sono relegata al mio ruolo di fidanzata che attende a casa il ritorno del futuro sposo.  Mostrarmi in pubblico da sola mi fa sentire a disagio visto la serie di pettegolezzi che ogni volta si scatenano al mio solo passaggio.

Skan prende il cestino ed annuisce, non so che altro poter fare così lo saluto e faccio per andare via.

“Ayla…?” mi ferma toccandomi per un braccio, la situazione rimane sospesa tra di noi.

Si aspetta qualcosa da me, qualcosa che non mi sento pronta a dargli; si china su di me ed io lo guardo per un lungo istante, so quanto sia importare ma non me la sento, non sono ancora pronta per baciarlo e dopo le ultime rivelazioni e aver scoperto che in questi giorni mi ha tenuto allo scuro di qualcosa che mi riguardava mi fa passare la voglia di qualsiasi contatto con lui. Appoggia la fronte contro la mia, lo sento così vicino che sento il suo respiro sulla faccia non è così romantico come mi aspettavo mi sembra sgradevole addirittura, so che è il nostro ultimo momento insieme e di più proprio non riesco a fare, non posso forzarmi fino a questo punto, non può farmi questo adesso. Lo spingo leggermente per le spalle allontanandolo, lui pare contrariato così meccanicamente mi alzo sulle punte e gli lascio un bacio sulla guancia; il massimo che posso dargli adesso anche se non se lo meriterebbe.

“Abbi cura di te.”  Sono le mie ultime parole prima di voltarmi e andarmene definitivamente, non so cosa sia successo né quale sia stata la sua reazione al rifiuto del bacio ma non sono rimasta lì per vederlo, quasi come fossi una ladra sono scappata via.

Corro non voltandomi indietro, ogni tanto qualche lacrima mi scende sul volto, non è tristezza ma rabbia.

Senza accorgermene ho preso a correre verso casa, non riesco nemmeno a capire come mi sento, sono confusa agitata ed è come se avessi un macigno sul cuore, mi sento bloccata ed incapace di reagire. Tutti si aspettano qualcosa da me ma io non mi sento in grado di soddisfare le loro richieste. Persino Skan con i suoi silenzi inizia a fare le sue mute richieste, ed è forse da lui che mi sento più tradita, credevo che non fosse quel genere di uomo ed invece anche lui alla fine pretende ciò che gli spetta e non si pone scrupoli per ottenerlo.

Sono quasi arrivata a casa quando improvvisamente un’illuminazione mi coglie alla sprovvista.

Sto facendo quello che tutti si aspettano da me, sto seguendo il sentiero di luce che è stato tracciato senza il mio consenso e lo sto percorrendo ma ogni passo, ogni azione che faccio mi fa soffrire sempre un po’ di più; inizio a capire il significato delle parole Perdere te stessa perché oggi, davanti a quegli occhi che mi chiedevano una prova d’amore ho sentito qualcosa rompersi nel mio cuore, ho capito che nonostante la mia buona volontà, nonostante volessi davvero essere una brava figlia, una brava fidanzata, non sono pronta per tutto questo. Non posso seguire delle scelte fatte da qualcun altro.

Ci si aspetta da me troppo, sono solo una ragazza non posso accontentare tutti, non posso.

Sono giunta davanti al portone di casa ma non lo apro. È quasi un gesto di sfida ma nessuno può vedere il mio moto di ribellione, non so cosa mi sia preso ma la pietra fresca che ho al collo sembra darmi tutta l’energia che mi serve per correre dalla parte opposta del villaggio, senza meta.

Per qualche ora voglio vivere l’illusione di essere libera.

*

Non so quanto tempo sia passato dalla mia fuga, sembra pomeriggio inoltrato e la luce del sole rimbalza sulle foglie del bosco in cui mi sono addentrata distrattamente, continuo a camminare non sapendo dove sono ma in lontananza sento un rumore d’acqua così continuo a seguirlo sperando di poter trovare un posto dove poter stare da sola. Voglio potermi sfogare e urlare come una forsennata se anche fosse il caso, voglio poter piangere senza che nessuno inizi a ricamare storie sulle mie lacrime, per un pomeriggio voglio solo essere una ragazza di 17 anni che odia tutti.

Arrivo ad uno splendido piccolo lago, era così ben nascosto nella foresta che se non mi fossi persa dubito sarei mai riuscita a trovarlo. Dalle rocce più alte scende dell’acqua che si riversa nel lago di un blu limpido, non ho mai visto niente di più bello e quella visione ha un effetto benefico sul mio cuore distrutto. Muovo qualche passo verso la sponda più vicina, sono incantata da quella splendida melodia composta dall’acqua e il fruscio delle foglie è così suggestivo che sembra avvolto da un alone di magia.

L’acqua è fresca nonostante sia una calda giornata d’estate ed il suo contatto con la mia pelle è parecchio piacevole, se solo fossi in grado farei una lunga nuotata ma così come la maggior parte della mia gente non so nuotare quindi mi contenterò di sedermi sulla riva affondando le mani nei sassi della sponda.

Prendo qualche sassolino ed inizio a lanciarlo il più lontano possibile.

“questo è per avermi fatta fidanzare con il primo che ho incontrato!” grido tirando il primo.

Un leggero plic mi conferma che è caduto abbastanza lontano, il poter gridare da sola e sfogare tutto quello che sto tenendo dentro mi alleggerisce il cuore e sento montare dentro un’immensità di frasi che vorrei urlare, adesso sono libera e chissà se avrò mai un altro momento del genere.

“Questo è per non avermi accompagnata alla cerimonia!” grido contro mio padre.

“per avermi usata come fossi una pedina!” segue un altro sassolino e la mia foga si fa più intensa.

“questo è per aver costruito la nostra casa senza di me!” mi alzo raccogliendo un altro sasso.

“per aver preso tu le decisioni per entrambi!”

Mi sfilo l’anello dal dito mentre ogni secondo scorre come fosse a rallentatore.

“e questo è per aver preteso che ti baciassi!” Scaravento l’anello nel punto più lontano del lago,

Non ti amerò mai! Formulo questo pensiero dentro di me alla ricerca di un altro sassolino da accompagnare a questa frase, poi mi blocco non appena mi rendo conto di cosa ho appena gettato nel lago.

Il mio anello di fidanzamento, il pegno d’amore di Skan è appena volato e poi sprofondato in fondo ad un lago.

E sono stata io a lanciarlo.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Il giorno in cui ti ho incontrato ***


 

Capitolo 6. Il giorno in cui ti ho incontrato

 

“che cosa ho fatto?”

Sono sulla riva del lago dove sono arrivata da una buona oretta, ero arrabbiata con Skan, ho scoperto questo pomeriggio che stava per partire e non mi aveva avvisata, poi la mia rabbia è giunta al suo massimo quando ho scoperto che lui assieme alla mia famiglia ha iniziato la costruzione della nostra casa tenendomi allo scuro di tutto; quando poi si è chinato su di me quasi pretendendo un bacio d’addio quasi non ci ho visto più dalla furia!

Se in un primo momento sono riuscita a mantenere la calma non appena sono arrivata davanti casa per un moto di ribellione sono scappata senza meta correndo nel folto della foresta incappando in uno splendido lago dove, presa dalla rabbia oltre a lanciare sassolini gridando contro le ingiustizie della vita, ho scagliato lontano il mio anello di fidanzamento.

È da circa un’ora che rifletto sulle scuse che potrei usare, ma nessuna è abbastanza valida da giustificare l’assenza del mio anello. Ovviamente io non so nuotare e non ho idea di come potrei riprenderlo, chiedere aiuto a qualcuno è fuori discussione, tutti così saprebbero che mi è accidentalmente caduto in mezzo ad un lago il mio anello, nessuno ci crederebbe e sospetto che persino il calmo e paziente Skan perderebbe le staffe se sapesse cosa ho fatto intenzionalmente.

Sollevo il vestito fino alle ginocchia e provo ad entrare in acqua, potrebbe esserci la remota possibilità che il fondale sia basso e magari potrei riuscire a recuperarlo con le mie mani…
Mi addentro nell’acqua, il vestito rosa pallido si bagna irrimediabilmente, ma continuo la mia lenta avanzata; non sono nemmeno arrivata a metà dal punto in cui ho visto cadere l’anello e già l’acqua mi arriva alle spalle, in un momento di coraggio, mentre ancora sfioro con le punte il terriccio mi lancio in quella direzione.

Annaspo nell’acqua dimenandomi come una forsennata, l’acqua inizia già a riempirmi la bocca, faccio qualche metro quando capisco che non ce la potrò mai fare, sperare di imparare a nuotare così all’improvviso è stata una follia, così come pensare di poter recuperare l’anello. L’acqua è salata e più io la butto fuori più lei entra dentro, lotto con tutte le mie forze ma sono stremata e gli indumenti sul mio corpo mi trascinano sempre più verso il basso fino a che, esausta non mi lascio prendere da quell’abbraccio freddo dell’acqua smettendo di lottare.

Ormai sono spacciata.

La mia vita è finita, appena 17enne sto per morire.

*

L’aria mi rientra in gola, ho gli occhi chiusi e tossisco fuori quello che resta dell’acqua inghiottita. I miei capelli mi circondando come alghe bianche, stringo forte la presa e mi rendo conto che qualcuno mi sta portando in braccio.

O meglio, sta nuotando verso la riva portandomi in braccio.

Il mio pensiero va subito al mio fidanzato, ancora una volta quando ho bisogno di lui eccolo che arriva. Avrà visto tutto? Saprà che ho tirato il suo anello in fondo al lago? Di quanto ero arrabbiata?uella qqi

 

Apro gli occhi per scusarmi aspettandomi di vedere i suoi capelli lunghi e neri ricadermi sulle mani, ma la verità è che quei capelli non sono neri ma biondi, proprio come i miei.

Il mio cuore prende a battere all’impazzata in petto, sarà lo shock la paura di affogare, non può essere nient’altro…dopotutto io non ci credo a quelle cose…

Senza sapere cosa fare impietrita da ciò che sto vedendo, osservo il suo volto a pochi centimetri dal mio, respiro affannata mentre le mie mani rimango aggrappate al suo collo, questo ragazzo mi ha appena salvato la vita.

Non ho la più pallida idea di chi sia.

Dovrei abbassare lo sguardo ma mentre riprendo fiato non riesco a non fissare i suoi occhi di un colore così particolare che ne resto incantata. Morbide ciocche di capelli dorati ricadono disordinate sul suo viso rigandolo d’acqua, i suoi occhi d’oro liquido sono puntati nei miei fissandomi in maniera imperscrutabile.

“beh, potresti anche ringraziare” la sua voce è calda e avvolgente, ha un chè di melodico e armonioso nonostante l’arroganza delle sue parole. Mi tiene ancora stretta a sé nel bel mezzo del lago ed io sono ancora troppo stravolta per iniziare a farmi delle domande sul perché si trovi lì e come ha fatto a trovarmi…

“grazie” gli rispondo schiarendomi la gola intorpidita dal bruciore dell’acqua.

Il ragazzo sbuffa e poi alza gli occhi al cielo, sento i suoi muscoli tendersi sotto i suoi movimenti mentre lentamente mi riporta verso la riva.

“non ringraziarmi, non faccio mai nulla senza un ritorno…”

Sgrano gli occhi pensando al mio anellino, se lo perdessi Skan ci rimarrebbe molto male, quello rappresenta il simbolo del suo affetto non posso lasciare che cada nelle mani sbagliate.

“oh ti prego,” inizio a supplicare il ragazzo mentre mi riaccompagna “ti darò quello che vuoi ma non prendere il mio anello!

Il ragazzo distoglie lo sguardo e si concentra su di me. I suoi occhi adesso sono castani e quelle pagliuzze dorate che avevo visto prima sembrano essersi attenuate, sento il mio cuore perdere un battito mentre quasi mi alita sul volto la risposta. “di cosa stai parlando?”

Sbatto le palpebre un pò per ridestarmi da quella sensazione un po’ perché non capisco. “non hai preso tu l’anello che mi è caduto nel lago?” cerco di allontanarmi dal suo viso, mi sento troppo vicina a lui, così esposta e vulnerabile…

“l’unica cosa che ho visto sul fondo era un impertinente ragazza bionda che anziché ringraziarmi di non averla lasciata affogare fa domande stupide” mi appoggia ormai sulla riva, i vestiti sono appicciati alla pelle in una sensazione sgradevole.

“e poi, riscuoterò il mio credito in altro modo, ne puoi star certa.”

Non so in qual altro modo ma a quanto pare il suo aiuto ha un prezzo. Mi deposita sulla riva ed è in quel momento che mi rendo conto che, oltre ad avere il torso nudo e liscio come seta al posto delle gambe ha una lunga coda verde.

Si allontana, io sono ancora sconvolta per quello che ho visto, un uomo metà umano e metà pesce, non ho mai visto niente in vita mia.

Tento di fermarlo gridandogli alle spalle

“ti prego, quell’anello è molto importante per me, potresti…?”

“potrei cosa?”

“potresti riprenderlo? Mi è caduto in acqua e mi sono lanciata per recuperarlo ma il lago è troppo profondo…”

“se hai rischiato di morire per riprenderlo dev’essere molto importante.” Si gira verso di me e mi rivolge uno sguardo penetrante.

“ti darò quello che vuoi” cerco di convincerlo

“sei già in debito con me per averti salvata”

“è l’anello che mi ha regalato il mio fidanzato” grido ancora “se lo perdessi lui non avrebbe più fiducia in me…” non è che poi si fidi così tanto di me…

“ah” solleva gli occhi al cielo “motivo in più per lasciarlo lì dov’è” si immerge fino alla testa mentre io continuo a supplicarlo di aiutarmi.

“di che ti preoccupi” sono le sue ultime parole. “dopotutto…nemmeno lo ami.”

E con quelle ultime parole mi lascia da sola nella radura, mentre la sua testa sprofonda giù e una lunga coda smeraldo mi spruzza addosso qualche altro schizzo d’acqua.

Quella lunga coda non può essere reale. Quel ragazzo non può essere davvero un … pesce?

Che razza di scherzo è mai questo, un ragazzo umano e un pesce??

Ma soprattutto… come è possibile che gli sia bastato uno sguardo per capire che non sono innamorata?

Mi porto una mano all’altezza del cuore come se quel gesto potesse calmarmi, sento le guance scottare e non riesco a togliermi dalla testa gli occhi penetranti di quel ragazzo.

Ho paura. Cosa mi sta succedendo?

*

“Di che ti preoccupi, dopotutto nemmeno lo ami” le sue parole riecheggiano ancora nella mia testa la mattina dopo, non ho fatto che pensare a lui per tutta la notte, è stato facile schivare mio fratello e mio padre e correre subito a letto una volta arrivata a casa, ma scacciare dalla mente gli occhi e le parole di quel ragazzo è stato quasi impossibile.

Tralasciando il suo aspetto così simile al mio, quei capelli così biondi da sembrare raggi del sole, quella pelle cosi candida e liscia così diversa dai ragazzi abbronzati e pieni di ferite o cicatrici, quegli occhi così particolari screziati di oro liquido, sembra che la sua immagine si sia marchiata a fuoco nella mia mente così come le sue parole hanno colpito il mio orgoglio. Un ragazzo, un pesce, qualunque cosa sia, chiunque sia, appena conosciuto e in circostanze insolite a cui è bastata una sola occhiata per leggermi dentro; le persone con cui vivo mi conoscono da una vita, mio padre mio fratello, neppure loro riesco a leggere tante sono fitte le barriere di emozioni che ergo per non farmi scoprire, eppure come è possibile che abbia capito che non sono innamorata?

La prossima volta che ci vedremo glielo chiederò, non so se ci sarà una prossima volta ripensandoci, ma se vuole il suo compenso proprio come dice, sarà costretto a darmi prima quello che voglio e adesso che so che c’è una speranza di poter recuperare il mio anello senza che nessuno lo venga a scoprire e farò di tutto perché lo recuperi.

“Ayla?” mio padre entra nella mia stanza mentre finisco di mettere in ordine.

“è successo qualcosa ieri?” si avvicina e mi guarda dall’alto in basso, detesto quando fa il suo sguardo indagatore con me.

“nulla.” ovviamente mento, nonostante sia rientrata a casa prima di loro e mi sia potuta cambiare con dei vestiti asciutti evidentemente deve aver notato qualcosa.

“ieri sera eri insolitamente taciturna” porta le mani dietro la schiena, segno che sta meditando su qualcosa.

“C’entra per caso con il fatto che non indossi più il tuo anello?”

La mia mano corre subito al dito, non credevo se ne sarebbe accorto in così breve tempo.

“no” continuo a rispondere a monosillabi ma ho paura che se mi sbilanciassi di più potrei tradirmi.

“ieri sera Skan è partito. Credevo venissi a salutarlo. In realtà ce lo aspettavamo tutti.” la sua frase suona come un rimprovero.

“sono andata a salutarlo nel pomeriggio.”

“beh, mi è sembrato comunque deluso dalla tua assenza”

Ho voglia di stringere i pugni e mettermi a gridare che le mie decisioni sono comunque una mia scelta, la gola mi pizzica e mi ricordo del potere della pietra che ho al collo, sono sempre stata molto più calma e remissiva prima, ma da adesso, dal giorno in cui l’ho ricevuta sento che è cambiato qualcosa in me anche se non ho la forza per parlare chiaramente.

“mi dispiace” mi ritrovo a scusarmi per qualcosa che non ho fatto.

“fai bene a scusarti, ma credo che sia più utile che tu faccia qualcosa per farti perdonare al suo ritorno, mi sembrava un po’ confuso quando è partito.”

Scusarmi? Farmi perdonare? Di cosa poi? Di non averlo voluto baciare? Di essere scappata per via delle sue pressioni?

“è tutto qui quello che mi dovevi dire?” gli rispondo stizzita e giuro sto facendo un enorme sforzo per autodisciplinarmi.

“cosa sono questi toni bruschi?” anche la sua voce si alza. Rimango in religioso silenzio e abbasso lo sguardo.

“Ayla, so che stai attraversando un periodo difficile” no non è vero, non ha idea nemmeno lontanamente di cosa io stia affrontando “le nozze, la costruzione della nuova casa, ma devi portare pazienza, contiamo tutti su voi due.”

“non sapevo che avessero iniziato i lavori della casa, avrei voluto prendere parte anche io a quelle decisioni”

“Skan non te l’ha detto? Credevo ne fossi al corrente, mi dispiace. Magari doveva essere una sorpresa ma è già da un po’ che ci si sta lavorando. Potrebbe darsi che sia finita prima del suo ritorno così da poter celebrare questo matrimonio entro la fine dell’estate.”

No, Skan non mi ha detto nulla, e ne ha avuto tempo per farlo. A quanto pare è stata una sua scelta non dirmelo e questo mi ferisce ancora di più.

“devo andare.” Lo supero senza troppo cerimonie.

“aspetta Ayla!” mio padre mi corre d’appresso ma io ho già raggiunto l’ingresso e sto per fuggire.

“perché non indossi l’anello?”

“è al sicuro.” E questo è tutto quello che deve sapere o almeno le ultime parole che ho il tempo di dirgli prima di correre via, è un abitudine recente questa, solitamente non faccio cose del genere eppure quella voglia che mi spinge a stare da sola mi guida sul sentiero che ho percorso ieri, fuori dal villaggio all’interno di un bosco fino a che non raggiungo il lago.

È mattina e la luce è forte, mi siedo all’ombra di un albero vicino al lago con le ginocchia raccolte contro il petto.

Entro la fine dell’estate mi sposerò.

Con un uomo che nemmeno conosco e a cui non riesco nemmeno a dare un bacio.

Skan non è stato onesto con me, doveva dirmelo, non doveva tenermi nascosto il lavoro alla casa, adesso mi spiego perché l’ultimo pomeriggio in cui sono andata a trovarlo si era preoccupato fossi in ritardo, non appena io andavo via lui andava da un'altra parte, il suo lavoro lì era solo una copertura. Ed io stupida mi preoccupo per un anello nel lago quando ci sono cose ben più gravi che lui non mi dice.

Non mi fido di lui. Deluso o no sono contenta di non essere andata a salutarlo.

Piango lacrime amare in completa solitudine, sono intrappolata da obblighi e scelte che non ho fatto io e da cui non ho possibilità di fuga. Da un lato penso che tutto ciò sia mia dovere essendo la figlia del capo, ma dall’altro penso che se non fossi stata chi sono avrei potuto vivere una vita differente, chissà magari sposarmi davvero con qualcuno che avevo scelto io. Noi non ci siamo scelti, o almeno se lui ha scelto me la cosa non è reciproca, per come stanno le cose se non fossi costretta non lo sposerei.

Dopotutto quel ragazzo misterioso aveva ragione, non lo amo.

“Chi non affoga si rivede eh?”

Avevo la testa sprofondata nelle ginocchia e piangevo così tanto che non mi ero accorta che appollaiato su una roccia con le braccia conserte mi osserva il ragazzo di ieri.

“che vuoi?” mi asciugo le lacrime con i polsi colta alla sprovvista dalla sua presenza, doveva essere lì già da un pò.

“non c’è bisogno di piangere così tanto, era solo uno stupido anello, vedrai che te ne regalerà un altro!” il suo sorriso tranquillo mi irrita.

“non è certo questo il motivo per cui piango” rimbecco asciutta e non so da dove venga fuori questo mio carattere così acido, sono sempre stata tranquilla e ora mi stupisco di me stessa.

“e allora, di grazia” inclina la testa e un ciuffo di capelli gli cade sulla fronte lasciando gocciolare l’acqua sul suo zigomo destro “qual è il motivo della tua disperazione?”

Lo guardo attentamente in silenzio.

“bene, non dirmelo” alza le mani in segno di resa “volevo solo fare conversazione”

“perché non te ne vai invece? Non hai nulla di meglio da fare?”

“oh-oh, qualcuno ha la luna storta oggi. Beh mia cara si dà il caso che questo posto sia mio e che quindi sei tu che dovresti andartene e per rispondere alla tua domanda, no, non ho nulla di meglio da fare.”

“bene” mi alzo di scatto e tolgo dal mio vestito le foglie che vi sono rimaste attaccate. “tolgo subito il disturbo”

“ehi dove stai andando?” si sporge dalla roccia e per la prima volta scorgo nel suo sguardo provocatorio della sorpresa unita al suo tono allarmato.

“me ne vado” dico come fosse la cosa più ovvia del mondo. “vado a cercare un altro posto senza pesci parlanti che si mettono a sputare addosso le loro sentenze!”

“Ehi Ehi! Non credi sia offensivo chiamarmi pesce parlante?”

Mi volto verso di lui ma non oso avvicinarmi.

“ah si? E che cosa saresti di grazia?”

“un tritone mi pare ovvio!”

“non ho mai sentito nulla del genere…” sospiro e faccio per andarmene anche se vorrei restare e sapere qualche altra cosa in più, mi sento attirata da una forza magnetica ma tento di fare resistenza.

“beh, parlerò con te solo se resterai”

“questo sembra un ricatto.”

Ma cosa mi prende, dovrei voltare spalle e tornarmene a casa, chiedere scusa a tutti e confessare dell’anello!

“mi devi ancora qualcosa per la gita sott’acqua” il suo sorriso è magnetico e quasi non riesco a staccare gli occhi.

Torno indietro e mi siedo proprio davanti alla roccia su cui è appoggiato. Mi sembra strano che voglia la mia compagnia ma forse come me anche lui si sente solo.

“e con questo il mio debito sarà saldato?”

“oh no per nulla. Diciamo solo che non posso permettere di essere scambiato per un pesce parlante, ne va del mio orgoglio, e tu cara ragazza devi essere istruita.”

“ti stai proponendo come mio istitutore?” e tuttavia quest’idea mi fa sfuggire una risata.

qualcosa del genere”  sogghigna.

 

Non è possibile perché non ho mai creduto a queste cose, ho sempre rinnegato persino l’idea,

eppure,

perché quando lo guardo

sento il mio cuore battere in petto come un tamburo?

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve a tutti! Finalmente sono quasi giunta alla fine della stesura di questa storia che si concluderà tra 5 capitoli con in più un epilogo finale siamo quindi al giro di boa! Essendo uno spin off non volevo essere troppo prolissa ma spero comunque di avervi incuriosito abbastanza e che nel complesso la storia vi sia piaciuta. Sono una scrittrice dilettante perciò so di non essere perfetta nei miei scritti ma spero comunque di migliorare grazie ai vostri consigli e alle vostre recensioni! Era la prima volta che scrivevo in prima persona ed è stata una vera sfida per me, ma spero di essermela cavata in maniera sufficiente! (eh si, mi autopromuovo con un 6 ahahah) Non vi annoio ulteriormente!

A Prestissimo!!

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** La crepa nel mio mondo perfetto ***


 

Capitolo 7. La crepa nel mio mondo perfetto

 

La foresta con tutti i suoi rumori ha un effetto calmante sul mio spirito, di fronte a me con le braccia conserte su di una roccia vi è appoggiato un tritone; i suoi capelli sono di un biondo dorato ormai asciugati dai raggi del sole che filtrano qua e là dalle foglie, i suoi occhi sono castani ma a tratti diventano dorati, non ho mai visto niente di simile e non riesco a fare a meno di fissarli incantata. La sua coda verde si muove ogni tanto tranquilla sotto l’acqua cristallina, per quanto sia curiosa di guardarla meglio il suo viso cattura tutta la mia attenzione, sembra davvero uscito da un sogno con la sua pelle chiara che sembra così liscia che da farmi venire voglia di accarezzarla.

Piangevo da sola disperata, lui mi ha trovata e si è messo a parlare con me, non so se gli facessi pena o non avesse davvero di meglio da fare ma da quel momento ha iniziato a raccontarmi di lui; più lui parla più mi acquieto, forse avevo davvero bisogno di stare con qualcuno.

Il tritone mi spiega che la sua coda e le sue branchie gli permettono di respirare sott’acqua ed è lì che lui vive, il lago è collegato tramite un canale sotterraneo ad una foce del mare dove lui e i suoi simili vivono ed un giorno risalendovi ha trovato questo bellissimo posto così qualche volta ritorna per stare in tranquillità.

“fino a quel pomeriggio in cui non ti ho trovata quasi morta sul fondo.” Mi spiega in seguito.

“non ti ho ringraziato a sufficienza per avermi salvato la vita e mi dispiace, ma adesso penso se non sia stato meglio lasciarmi morire laggiù…” appoggio la testa sulle ginocchia strette al petto.

“perché dici così? Non sei felice della tua vita?” i suoi occhi sono curiosi e per il tempo che ho passato con lui ho iniziato a scoprire un po’ la sua personalità, vispa e curiosa attenta ai particolari che potrebbero sembrare insignificanti.

Evito di rispondere direttamente “ho combinato un grosso guaio, ho perso l’anello del mio fidanzato” gli riporto alla mente l’incidente.

“non c’è solo questo però… la gente non desidera morire per un anellino di scarsa fattura perso infondo ad un laghetto.” Le sue parole sono taglienti ed anche arroganti, un altro aspetto del suo carattere così diverso da Skan, mi ritrovo a paragonarli senza neanche farci caso.

“non era di scarsa fattura.” Gli rispondo incerta, “E non desidero morire” la mia voce si fa più sicura e il mio sguardo cerca il suo. “è solo che… non sono certa di volermi sposare così in fretta, tutti decidono della mia vita ed io non ho il controllo su niente.”

Anche io gli ho raccontato qualcosa su di me, il mio nome tanto per cominciare e come appena una settimana prima la mia vita fosse cambiata radicalmente. Ho raccontato dell’accordo politico, del matrimonio combinato, e di come io, figlia del capoclan sia obbligata a seguire gli ordini di mio padre senza obbiezioni.

 “il tuo sposo sarà sicuramente un vecchietto decrepito o un bimbo magari” ride e la sua risata cristallina mi arriva alle orecchie, non ho mai sentito un suono più piacevole, vorrei essere stata io la causa di quella ilarità.

“non è affatto così, Skan è un ragazzo poco più grande di me, è gentile coraggioso e sicuramente è anche un bellissimo ragazzo, insomma ha degli splendidi occhi azzurri che risaltano moltissimo con i suoi capelli neri come la pece” mi perdo nella sua descrizione.

“sarà anche bello ma…non lo ami” mi ferma prima che io possa continuare a tessere le sue lodi.

“lo conosco da poco e sto cercando di far funzionare le cose” è la verità.

“ma far funzionare le cose non equivale ad innamorarsi di qualcuno, se non lo ami adesso non potrai mai amarlo in seguito, non è una cosa che puoi forzare” le sue parole sono così sagge ed è la prima volta che sento qualcosa del genere, sia io che Anna siamo fermamente convinte che sì, si può imparare ad amare qualcuno ma adesso sento che le sue parole mettono in discussione tutto quello in cui ho sempre creduto.

“io ho sempre pensato che si può imparare ad amare qualcuno, ci serve del tempo tutto qua.”

Mi lancia uno sguardo scettico che io schivo guardando verso l’alto.

Dopo un po’ lo sento allontanarsi dalla roccia spingendosi verso la parte più profonda “che stupidaggini… tu sei l’unica persona che può decidere della tua vita.”

Le sue parole mi colpiscono di nuovo, un'altra caratteristica della sua personalità è l’onesta, ed è molto franco quando deve dire qualcosa, anche se questa potrebbe ferire o mettere in disaccordo.

“sarebbe bello se fosse davvero così, ma per il mio popolo io sono solo la figlia del capo che deve sposare uno sconosciuto per politica.” Non posso oppormi.

“e tu non sposarlo allora” sorride come se fosse la cosa più banale del mondo.

“non è così semplice.”

“ma non lo ami, non si dovrebbe stare con qualcuno che non si ama.” Parla come se avesse chissà quanta esperienza.

“non è vero che non lo amo, imparerò… un giorno forse.” ribatto decisa.

Il tritone si avvicina di nuovo e punta di nuovo i suoi occhi magnetici nei miei,

“vivere senza amare equivale a non vivere affatto.”

Mi zittisco alla sua affermazione. Gli voglio bene o forse non voglio tradire la fiducia che tutti ripongono in me e forse un giorno potrei imparare ad amarlo, ma nemmeno io sono più tanto convinta delle bugie che inizio a raccontarmi da sola.

“bene… cambiando argomento, mi devi ancora qualcosa per averti salvato la vita perciò ho deciso come potrai ripagarmi.”

Non parlo, il mio sguardo scettico fa da sé esortandolo a continuare.

È abbastanza sicuro di sé quando pronuncia la sua richiesta. “un bacio e saremo pari.”

Strabuzzo gli occhi abbandonando le braccia sull’erba. “bacio? Sei impazzito?! Nemmeno ti conosco! Non so nemmeno il tuo nome!!”

È una delle cose più assurde che mi sia successa in vita mia.

Nonostante tutto quello che gli ho detto mi guarda seriamente mentre mi dice il suo nome. “ah già, mi chiamo Aidan”

“non puoi dire sul serio.” Prendo una ciocca di capelli e l’arriccio attorno alle dita nervosamente.

“perché cos’hai contro il mio nome?” ride quello.

“ma figurati se parlo del tuo nome! Mi riferisco al bacio… e ti dico subito che non posso darti quello che vuoi.”

Si sposta nuovamente dalla roccia facendo qualche nuotata avanti e indietro.

“su avanti, non c’è bisogno di fare tutta questa scena, è un bacio figurati!”

“è molto importante per me, per noi. Il primo bacio è destinato al mio sposo, baciarti vorrebbe dire tradirlo, tradire me stessa e le nostre tradizioni, non posso.”

“ah, allora sarebbe il tuo primo bacio?” mi guarda con una strana luce negli occhi, qualcosa ha catturato il suo interesse.

Annuisco sperando che cambi idea.

“credevo che tu e lui… a quanto pare mi sbagliavo.” Per un momento si fa pensieroso, poi torna di nuovo irriverente.

“allora ritratterai?”

“no, per nulla.”

Mi alzo in piedi, sono decisa ad andare via, non posso dargli quello che vuole, ma non posso o non voglio davvero? Se le cose fossero state diverse avrei voluto baciarlo? Perché mi sento così confusa dalle parole di uno sconosciuto!?

“non posso darti quello che vuoi.” Ribadisco decisa.

“nemmeno se ti dicessi che potrei recuperare il tuo anello…?” mi blocco mentre sto per imboccare il sentiero per tornarmene a casa.

“allora potresti davvero recuperarlo…?” perché mi sono fermata? So già qual è il suo prezzo ed io non posso pagarlo perciò è meglio andare via prima che mi cacci in un milione di guai.

“certamente, visto che si tratta del tuo primo bacio potrei fare questo strappo alla regola, ma ho già fatto qualcosa per te perciò fino a che non avrò ottenuto quello che chiedo puoi scordarti l’anello”

Rimango in silenzio per alcuni minuti. “puoi lasciarmi del tempo per pensarci?” suona molto stupida come frase ma ho bisogno di valutare tutte le ipotesi possibili.

Esita un momento, sembra rifletterci “va bene,” dice alla fine poi si allontana nuovamente dalla roccia e questa volta penso se ne stia davvero per andare.

Poi mi stupisce con un ultima frase.

“ma se non ti farai viva entro domani al tramonto non disturbarti a tornare.”

E con questo ultimatum tutto finisce, Aidan si immerge e scompare dalla mia vista mentre io rimango lì a fissare il punto dove fino a poco prima c’era lui, come una stupida.

Non sono certa di cosa sia successo ma qualcosa deve averlo fatto infuriare, quando è andato via aveva un’espressione strana, non ne sono sicura ma credo riguardi qualcosa che ho detto o fatto.

Non può prendersela con me se gli ho chiesto del tempo, è una cosa molto importante; sulla strada mentre ritorno a casa continuo a tormentarmi, recuperare l’anello richiede un prezzo, il mio primo bacio ad un altro, un ragazzo che non sia Skan, ma se teoricamente baciassi prima Skan un bacio rubato dato ad uno sconosciuto in mezzo ai tanti che dovrò dare a lui non sembrerà poi così grave, no? Cerco di convincermi che questa soluzione possa andare bene, se a quest’ora avessi baciato Skan prima di partire non avrei avuto problemi e avrei affrontato le cose in maniera diversa… chissà quando tornerà Skan e se Aidan vorrà aspettare tutto questo tempo poi!
Per quanto mi piacerebbe credere che con questa soluzione tutto andrà bene so che non può funzionare. Aidan non aspetterebbe mai e Skan non ho idea di quanto starà via o di quando tornerà, se penso che mi ha tenuto nascosta la costruzione della nostra casa penso si meriti una punizione del genere ma d’altra parte ha fatto tutto questo perché pensava di farmi un piacere, una sorpresa, che razza di fidanzata sarei se mi comportassi così?

Una pessima di sicuro.

*

“Ayla, mi stai ascoltando?”

“come scusa? Mi sono distratta un momento”

Mio padre mi rivolge uno sguardo severo mentre continua a mangiare l’arrosto che ho preparato per la cena.

“stavo dicendo che dovresti iniziare a pianificare il matrimonio, la tua amica Anna potrebbe darti una mano…”

“dopotutto sono cose da donne, io o papà ci sentiremmo a disagio” Kota fa un mezzo sorriso.

“non credi sia troppo presto?” mano a mano che il tempo scorre sento franare la terra sotto i piedi, tutto sta andando troppo velocemente ed io ho paura.

-Non sposarlo -  sento la voce di Aidan rimbombarmi nella testa come un disco rotto.

“siamo in ritardo se è il caso Ayla, la casa è quasi ultimata e una volta tornato Skan vorremmo festeggiare queste nozze il più presto possibile, suo padre aveva proposto una cerimonia informale e molto rapida ma io ho detto che tu ci tenevi molto a fare le cose secondo le nostre usanze e ho recuperato questo tempo per te”

“recuperato del tempo? Papà se non fosse stato per te io non mi sarei mai sposata così presto!”

Non so cosa mi sia preso ma mi ritrovo shockata da quello che ho appena ammesso, non avevo mai avuto il coraggio di dire nulla fino a questo momento…

“Lo devi fare! È tuo dovere!” papà sbatte le mani sul tavolo in maniera autoritaria, poi mi fulmina con gli occhi.

“mio dovere? Non vuoi ammettere che mi hai venduta! Hai venduto la felicità di tua figlia per il bene del tuo popolo!” mi alzo da tavola e la sedia quasi cade all’indietro.

Mi aspetto una sua brutale reazione ed invece la sua voce si calma e capisco che chi mi sta parlando adesso non è più mio padre ma il capoclan.

“è di questo allora che si tratta, il tuo anello e il cattivo umore…
Ayla, tu sposerai Skan per unire i nostri clan, così è stato deciso  e così sarà.
Adesso và in camera tua e rifletti sul tuo egoismo, dovresti essere grata con il carattere che ti ritrovi ad averlo trovato un marito ed invece ti dimostri egoista e viziata; mi hai molto deluso.”

Persino mio fratello mi guarda stravolto, per lui deve essere una rivelazione scoprire davvero come la penso visto che non ho fatto altro che mentire sembrando felice per tutto questo tempo.

Mi avvio verso la mia stanza ferita e umiliata ma papà ha ancora qualcosa da dire.

“e non ti fare più vedere senza il tuo anello o dovrò prendere seri provvedimenti.”

Le sue ultime parole mi trafiggono come una spada nel cuore, a testa china vado in camera mia e richiudo la porta alle mie spalle poi mi accascio sul pavimento e solo allora inizio a piangere fino a non avere più una goccia d’acqua in corpo.

*

Ho pianto tutta la notte, dopo diciassette anni di vita scopro solo adesso che agli occhi di mio padre non ho mai contato nulla, ero solo una figlia da usare e quando si è presentata l’occasione ha colto l’opportunità fidanzandomi contro il mio volere. Non ho mai voluto Skan ma per mio padre così come per tutti gli altri il mio carattere è difficile ed irrequieto quindi ero un problema a differenza delle altre ragazze e dovevo essere sistemata al meglio.

È mattina finalmente, non so quando né come ma durante la notte devo essermi addormentata e i rumori della casa che si risveglia mi avvisano che la mia famiglia è sveglia e che tra poco scomparirà per il resto della giornata. Non mi arrischio nemmeno a mettere il naso fuori dalla mia camera e aspetto con pazienza che tutti siano andati via, non ho ancora deciso cosa fare con Aidan ma so che voglio vederlo, nemmeno le parole di Anna potrebbero risollevarmi, inizio a pensare che per quanto bene mi possa volere non mi capisca abbastanza, non abbastanza almeno come lui, uno sconosciuto con cui sin dal primo momento ho sentito un’intesa speciale, a cui è bastata una sola occhiata per capire la verità. O forse perché anche lui come me è solo.

Perché Skan non è Aidan?

È un po’ come chiedere perché il giorno non è la notte, perché una rosa non sarà mai un lillà, una domanda assurda che può solo confermare quello che ho pensato sin dal primo momento in cui l’ho visto e che ha iniziato ad incrinare il mio mondo perfetto basato su bugie.

Non ne sono sicura perché non ho mai provato nulla di simile, ma se non ho mai sentito questi sentimenti, questa voglia anche solo di vederlo con Skan un motivo ci deve essere.

In un battibaleno sono di nuovo al lago nel nostro posto ad aspettarlo.

Non so cosa gli dirò ma ho solo voglia di vederlo perciò aspetterò paziente.

Mi siedo sotto il mio solito albero e mi appoggio al tronco in attesa di sentire la sua voce risuonare nell’aria. I miei occhi arrossati si chiudono e senza accorgermene mi ritrovo a dormire.

Ad un tratto una mano fresca mi sfiora la guancia e una voce familiare mi risveglia

“hai pianto ancora” mi arriva alle orecchie come un sussurro.

Apro gli occhi lentamente ed il suo volto è proprio davanti a me mentre ritira il suo braccio per ritornare in equilibrio sulla roccia.

“vieni da me”

Sono sveglia o forse ancora mezza addormentata ma quelle parole mi sembrano le più confortevoli che mi siano mai state dette e quando mi porge la mano per farmi entrare in acqua io la seguo senza aggiungere nulla.

Aidan nuota verso il largo mentre io, passo dopo passo, entro in acqua. In un istante si avvicina di nuovo a me prendendomi le mani e guidandomi ancora verso la parte più profonda.

“non so nuotare.” Gli dico prima che l’acqua mi sommerga le spalle.

“fidati di me” le sue mani abbandonano le mie mentre mi sostengono per la vita e mi stringono contro il suo petto, mi ritrovo nuovamente fra le sue braccia solo che questa volta sono consapevole delle mie azioni.

Volta le spalle alla riva e al bosco e nuota verso la cascata, involontariamente mi ritrovo a stringermi di più contro il suo petto, sento i muscoli tesi nello sforzo pulsare contro la mia pelle, il mio cuore ha accelerato il suo battito ma cerco di ignorarlo.

Dietro la cascata con mia grande sorpresa c’è una grotta, negli anni si è creata un’insenatura direttamente scavata nella roccia, Aidan mi fa sedere su dei gradini sommersi e così mi ritrovo per metà ancora immersa nell’acqua trasparente, poi mi imprigiona con le braccia.

Mi accarezza la guancia con una dolcezza di cui non lo facevo capace mentre l’acqua fresca mi fa rabbrividire, arretro ma lui trova di nuovo il modo per catturare il mio sguardo prendendo il mio mento e riportandolo davanti al suo viso.

Sono in trappola, e non parlo della grotta in cui mi ha portato, quello sguardo mi incatena e tra le sue braccia ho trovato la mia prigione, appoggia la sua fronte contro la mia, per un attimo ho avuto paura che volesse baciarmi, paura o forse trepidazione…

Si allontana creando lo spazio per inserire tra i nostri sguardi un cerchietto di metallo, lo riconosco subito, è l’anello di Skan.

“deve significare molto per te” le sue parole mi solleticano le labbra, è così vicino che i nostri respiri si confondono.

“Te l’ho detto, è un regalo del mio fidanzato.” Guardo l’anello che tiene tra le dita davanti ai miei occhi, l’ha ripreso davvero, lo ha fatto per me. Ed io non gli ho dato nulla in cambio.

“ed io te l’ho detto; non lo ami.” Come quella volta le sue parole mi colpiscono come un lampo a ciel sereno.

“non è come pensi tu.” Ma so che ha ragione, non lo amo ma non lo ammetterò mai, se lo facessi quel minimo di timore o rispetto che mi spingono a perseverare le scelte fatte da mio padre, a mantenere le sue promesse sposandomi, tutto quello crollerebbe ed allora non saprei più cosa fare.

“si invece,” mi prende un ciocca e la infila dietro il mio orecchio, poi le sue dita poggiano sotto il mio mento. “e se lo ammettessi a te stessa soffriresti di meno”

Sento gonfiarsi i miei occhi di lacrime. Gli sbatto i pugni contro il petto arrabbiata con me stessa e con lui.

“Perché?” quasi grido. “perché tu, uno sconosciuto metà pesce riesce a leggermi dentro come nessun altro? Perché tu più di chiunque altro con una semplice frase riesci a mandarmi in confusione”

Abbasso il viso sul suo petto, sconfitta e stanca di mentire a me stessa. “sono così confusa.”

Non so cosa fare, quale sia la via giusta da percorrere, se continuare ad insistere con questa farsa o lasciare che le cose vadano a ruota libera senza nessun controllo.

“non posso farlo, non posso deludere tutti.” Dico arrendendomi.

“tu puoi fare quello che vuoi, ma quando sei con loro,” indica verso la foresta e poi torna a guardare me “non sei davvero te stessa.”

“cosa ne sai tu di me?” gli sussurro mentre una lacrima mi sfugge ed è come se rispondesse ad ogni cosa.

“molto più di quanto ne sappiano tutti loro,” mi prende il viso tra le mani e cerca il mio sguardo visto che sto cercando di evitare di guardarlo negli occhi.

“e se ti amassero un quarto di come dicono, saprebbero che tu stai soffrendo reggendo questa farsa.”

“sembra che tutti sappiano quello che debba fare o come dovrei sentirmi.”

“nessuno può dirti cosa fare, Ayla”  è la prima volta che pronuncia il mio nome a voce alta.

“se pensi che sia la cosa giusta, prendi questo anello e sposalo.” Mi porge l’anello sul palmo della sua mano, sono tentata dal prenderlo.

“vorrei che le cose fossero diverse” sconfitta, alla fine lo prendo.

“ma tu puoi renderle diverse” il suo tono sembra quasi una supplica velata e non capisco il perché, non può sentire le stesse cose che sento io, non può davvero ricambiare il mio disperato bisogno di affetto.

Stringo la mano attorno all’anello adesso nel mio palmo, è come se il metallo mi ustionasse la pelle. Le regole, le imposizioni, questo matrimonio, vorrei che nulla di questo fosse mai esistito, vorrei stare con lui per sempre. Mi ci è voluto molto per capirlo, i miei sentimenti sono sempre stati in secondo piano schiacciati da quello che dovevo essere, che era più giusto facessi. I colpi di fulmine esistono, l’amore esiste, ed io sto spezzando il mio cuore a metà tra quello che dovrei essere e quello che vorrei fare, luce e ombra che combattono, adesso ne capisco davvero il significato.

“è quello che devo fare.” Mi porto una mano per asciugarmi una lacrima ma Aidan mi prende un polso e mi blocca prima che io possa farlo.

“certo, quello che devi… però non è realmente quello che vuoi.”

“non è vero” nego.

Si avvicina a me tanto che i nostri nasi quasi si sfiorano, poi punta i suoi occhi giallo-castano nei miei e pone quella domanda a cui non vorrei mai rispondere.

“e allora perché sei tornata qui oggi? Potevi startene a casa e non ci saremmo mai più rivisti.”

“ma non sarebbe stato giusto, io ero in debito con te,  anzi sono in debito.” Mi correggo.

Aidan ride ed io non capisco cosa gli abbia provocato questa sua risata in un momento del genere.

“sei proprio ingenua piccola Ayla; se fossi stata una qualunque ti avrei lasciata andare, quello del debito era un pretesto per costringerti a tornare.” Ammette senza alcuna vergogna.

“allora non esiste nessun debito?” chiedo ancora incredula.

Scuote la testa per dire di no.

Ha fatto tutto questo per rivedermi ed io ho fatto tutto questo per rivederlo, non ho mai desiderato vedere Skan come quando vedo Aidan.

“allora, perché sei tornata?” la sua domanda non ottiene risposta, resto in silenzio a fissare l’acqua che bagna per metà i miei capelli lunghi trasformandoli in corde dorate.

“non lo so” ammetto. “ero convinta di saperlo, adesso non più.”

Sollevo lo sguardo. “dimmelo tu, perché credi sia tornata?”

La sua fronte tocca di nuovo la mia, lo guardo disperata, se solo potesse vedere la battaglia che in questo momento sta avvenendo dentro di me, se solo potessi dirgli quanto davvero tengo a lui e quanto lui ha ragione!

“Aidan” sussurro il suo nome, le mie mani adesso sono sulle sue spalle in un vano tentativo di spingerlo via anche se non è quello che voglio.

Con le dita sfioro le punte dei suoi capelli e la mia mano scivola sulla sua guancia in una carezza disperata.

“per una volta, lasciati andare” le sue parole sbattono contro le mie labbra, la sua bocca è vicina così vicina che non posso più oppormi, non voglio.

Per una volta, solo per questa volta.

Poi le nostre labbra si incontrano, ed il mio primo bacio è la cosa più bella che mi sia mai capitata.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Il bacio di un tritone ***


 

Capitolo 8. Il bacio di un tritone

 

Le sue labbra si posano sulle mie, sono fresche e hanno un sapore dolce come di lamponi, indescrivibile. Sento nello stomaco un milione di farfalle che si muovono tutte attorno, la sua mano dietro la nuca mi guida in quel bacio in maniera pacata, le mie braccia quasi fatte di vita propria si intrecciano attorno al suo collo, ad ogni bacio sento i nostri respiri fondersi come se fossero un unico fiato.

Sembra una magia e non posso fare a meno di lasciarmi andare a quell’incantesimo.

Secondi, minuti, ore, non saprei quanto tempo è passato dal bacio, so solo che ad un tratto non ho più fiato in corpo e sono costretta a separarmi da lui, è come se il mio cuore fosse strappato a metà nel momento in cui perdo il contatto con la sua bocca, non mi sarei mai aspettata che un bacio potesse provocarmi simili emozioni, sono scossa da brividi di piacere che mi attraversano come corrente elettrica, il mio naso sfiora il suo e lo sento ansimare proprio come sto facendo io.

“anche tu …. allora….hai bisogno….d’aria” gli sorrido sulle labbra provocando un ennesimo sfioramento.

“sfacciata….ti sto dando….. solo il tempo……. di riprenderti” mi sorride sornione soddisfatto.

Appena realizzo cosa ho fatto mi allontano bruscamente, lo spingo via con le braccia e mi porto le mani sulla bocca, ma ormai quello che ho fatto non cambierà.

“questo non doveva succedere” non avrei mai dovuto baciare un altro, figuriamoci dargli il mio primo bacio. È stato indescrivibilmente bello, ma è stato un bacio rubato. Non apparteneva a lui.

“avrei dovuto dare il mio primo bacio al mio fidanzato, questo non sarebbe mai dovuto accadere…”

“dubito che lui ci avrebbe saputo fare, probabilmente eri la prima ragazza che baciava, credimi ti ho risparmiato un bel po’ di scocciature” sorride e nonostante io mi senta in colpa lui non sembra per nulla sconvolto. Lo guardo ma non so cosa provare, gelosa nei confronti delle ragazze che ha baciato prima di me? Senso di colpa nel sapere che il nostro primo bacio, mio e di Skan non sarà mai più lo stesso?

Sono una pessima persona, mi sono fatta incantare dai suoi sguardi dalle sue parole di conforto e gli ho dato esattamente quello che voleva, bacio o non bacio ormai sono una traditrice, non riuscirò mai a lavare questa colpa dalla mia coscienza

“ho tradito tutti, il mio fidanzato, la mia famiglia, il mio popolo” cado lentamente nello sconforto, Aidan abbandona il suo compiacimento e si rende finalmente conto di come io mi senta in questo momento.

“Ayla non è successo nulla di così grave, è stato solo un bacio e lo sappiamo solo io e te.”

“Solo un bacio? Allora era questo che era per te, ma certo che stupida che sono stata! Chissà quante ne hai baciate prima di me e ormai ha perso di significato il valore di un bacio, ma te l’avevo detto quanto significava per tutta la mia gente, per le mie tradizioni. Ho dato il mio primo bacio ad un ragazzo che non è il mio fidanzato e per te non avrà mai nessun significato questo.”

“non è così, ti sbagli.”

“ah davvero? Ti conosco da due giorni e sei praticamente uno sconosciuto”

“non dovrebbe essere un problema visto che hai conosciuto il tuo fidanzato il giorno stesso in cui è stato dato l’annuncio.” Mi risponde a tono ed io non so ribattere.

“è diverso, il nostro è un accordo politico.”

“e tu mi piaci Ayla.” Mi guarda intensamente negli occhi e nonostante provi rabbia e paura le sue parole mi rendono felice perché so che in un parte remota del mio cuore anche io condivido lo stesso sentimento.

“hai dato una possibilità ad un matrimonio combinato e ad un ragazzo che fin dal primo momento sapevi di non amare, dal primo momento in cui ti ho incontrato ho sentito qualcosa e so che anche per te è lo stesso ed allora ti chiedo, perché non puoi dare una possibilità anche a me?”

Mi sta chiedendo di dargli una possibilità? Cosa vuol dire?

“cosa intendi?”

“non ti chiedo di lasciare il tuo ragazzo o metterti contro la tua famiglia per qualcosa di insicuro come questo rapporto, ti chiedo del tempo e di provare a costruire qualcosa insieme. Io credo che possa funzionare tra di noi.”

“non posso fare così Aidan, che razza di persona sarei, stare con due ragazzi contemporaneamente è assolutamente sleale.”

Mi accarezza il braccio il con il dorso della mano. “non credere che a me stia bene questa situazione.”

“io sono già fidanzata.” Ribadisco.

“sei ancora in tempo per cambiare idea, per cambiare il corso degli eventi,” si avvicina e mi bacia nuovamente.

Mi sta chiedendo di riconsiderare le mie scelte, posso ancora cambiare la mia vita non tutto è prestabilito ma…

“perché dovrei scegliere te?” gli domando scostandolo leggermente da me. è la domanda che mi tortura dal primo momento in cui l’ho visto, perché lasciare il mio sentiero di luce, un uomo che mi può proteggere, il rispetto della mia famiglia per uno sconosciuto?

“Perché tu non potrai mai amare lui.”  E la sua risposta è così chiara che non posso faare a meno che convincermi anche io finalmente di non potere amare Skan. Ma sarà davvero amore quello che invece sento di provare per lui?

Mi stringe le braccia attorno alla vita come se mi volesse riprendere in braccio. Adesso il suo volto si fa più dolce e nonostante la sua ultima frase sia arrogante è carica anche di qualcos’altro, forse gioia.

“presuntuoso fino al punto da credere che io ti ami?”

“allora negalo se hai il coraggio ed io prometto che ti lascerò in pace”

Mi mordo la lingua. Ha maledettamente ragione.

Mi sono innamorata della persona sbagliata.

Un irritante manipolatore dagli occhi magnetici.

Adesso sì che sono nei guai.

“non te lo dirò mai” lo guardo convinta negli occhi, l’ultima cosa che sentirà uscire dalla mia bocca è un’ammissione del mio tradimento.

Mi accarezza le braccia e un brivido mi percorre da capo a piedi, poi mi punta quello sguardo suadente nei miei occhi, sono sul punto di cedere.

“mai dire mai” si avvicina pericolosamente alle mie labbra, ho ancora le mani intrecciate ai suoi capelli, basterebbe il minimo sforzo per tirarlo nuovamente a me e ripete quel bellissimo istante in cui la mia coscienza si è persa all’interno del suo bacio, ma so che è sbagliato e non posso fare una cosa del genere a Skan, non ha fatto nulla per meritarsi tutto questo.

Sembra quasi che lui percepisca i miei pensieri e quello che dice dopo mi stupisce, credevo fosse egoista e manipolatore.

“puoi stare tranquilla” mi sorride con quel suo aspetto enigmatico “non ti toccherò più.

Nonostante dovrei essere felice per quello che mi ha appena detto mi sento colpita dalla tristezza, sapere che non ci sarà una seconda volta mi dispiace, non dovrebbe essere così.

“a meno che non sia tu a chiedere” s’affretta ad aggiungere. La sua frase mi fa scappare una risata

“cosa ti fa credere che te lo chiederò?”

Solleva la mano e mi accarezza una guancia, il suo tocco è leggero come se mi stesse sfiorando tramite una piuma, le sue mani sono perfettamente lisce a differenza di quelle di Skan, callose e piene di vene sporgenti…. Mani da guerriero.

“Diciamo un settimo senso…” sorride a sua volta, avrei voglia di spingerlo via e attirarlo nuovamente a me, emozioni contrastanti che non riesco a decifrare, la sua vicinanza è in grado di confondermi. Quando sono con Skan sono sempre lucida e ogni cosa che dico è studiata e piena di filtri che non possano mai lasciare intendere ciò che voglio dire davvero, lui invece anche quando non dico nulla sembra sapere cosa provo ancor prima che io possa realizzarlo. Questa cosa mi spaventa e mi eccita allo stesso tempo.

Trascorre qualche istante in silenzio poi il suo sguardo scherzoso ritorna serio.

“Pensi di potermi dare una possibilità?”

Mi chiede molto, potrei tornare indietro e dimenticare tutto l’accaduto, fare finta di niente e interpretare il ruolo della brava ragazza; se lo facessi avrei rimpianti per tutta la vita, perché purtroppo mi ha instillato il dubbio, così come sono sicura di non potere amare Skan adesso inizio a pensare che potrei essere davvero felice, magari con Aidan al mio fianco, ma se non gli darò una possibilità non potrò mai scoprirlo. Questo è quello che si chiama corteggiamento o fase della conoscenza, completamente saltato da me e Skan. Voglio vedere cosa succede. Voglio darmi una possibilità.

Cerco il suo sguardo e annuisco, sarà una situazione difficile da gestire ma l’affronteremo ugualmente.

“direi che possiamo provare.”

Sorride e lo vedo felice per la prima volta. “menomale, temevo che avresti detto il contrario, e per la cronaca, la precedente promessa non vale più.”

“quale promessa?”

Ma non faccio in tempo a parlare che Aidan mi bacia e così capisco che non c’è più bisogno di dire altro.

 

*

Il tempo sembra essersi fermato per noi, e questa grotta dove ho dato il mio primo bacio suppongo sia divenuto ufficialmente il nostro ritrovo segreto. Adesso che sto intraprendendo una relazione con Aidan devo stare attenta, non devo lasciare indizi su questo posto o ancora peggio farmi scoprire da qualcuno o per me sarebbe la fine.

Una carezza sui capelli disturba i miei pensieri, quando il suo tocco mi sfiora tutto il resto sembra non esistere più.

Guardo l’anello che ho ancora stretto nella mano.

“puoi lanciarlo via tutte le volte che vuoi se questo può farti sentire meglio.”

Rido, perché ne ho davvero voglia.

Si siede accanto a me e lascia che la sua mano mi attiri al suo fianco.

Appoggio la testa sulla sua spalla come se fosse la cosa più semplice del mondo, come se l’avessi fatto chissà quante volte.

“è ora che tu impari a nuotare Ayla”

Mi aiuta a scendere e mi guida verso il lago.

Inizio ad annaspare battendo in piedi sotto di me ma proprio non riesco a stare a galla, Aidan mi sorregge e mi prende in braccio vedendo che sono proprio un caso disperato. È fondamentale che io adesso impari così da poterlo aspettare nella nostra grotta e non destare sospetti…

“credo che ti serviranno un paio di lezioni di nuoto…” mi guarda malizioso.

“e conosci qualche bravo istruttore per caso?”

Si china sulle mie labbra e mi lascia un altro bacio. “il migliore…” sussurra.

La magia ci circonda, ogni parola persino ogni sguardo adesso assumono un significato diverso.

Mi accompagna a riva dove finalmente i miei piedi poggiano sulla terra solida.

“ci vediamo domani.” Mi dice sicuro

“come fai sapere che domani ritornerò?”

“infatti non lo so…” alza le spalle neutro. “mi fido di te.”

“anche io mi fido di te” gli rispondo sicura.

“solo…?” arrossisco e gli schizzo addosso dell’altra acqua.

“finiscila!”

“tanto prima o poi lo dirai, dovrai ammetterlo.”

“lo dirò dopo che lo farai tu.” Dichiaro decisa.

“bene.” Il suo sguardo si tinge di decisione e sicurezza.

Risalgo le sponde del lago, intravedo il sentiero da cui sono venuta, ormai è diventato così familiare…

“ciao” lo saluto avviandomi verso il sentiero, dalle mie spalle sento il suo saluto e poi uno schizzo d’acqua che mi avvisa che anche lui ormai è andato via.

Improvvisamente mi sento tremendamente sola e non vedo l’ora che arrivi già domani.

Questa giornata è stata la più speciale della mia vita, forse ancora di più del mio passaggio d’età e penso non la dimenticherò mai più, tornare a casa seppure casa mia è quasi una tortura, perché so che lì mi aspettano solo problemi e che questo sentimento di gioia che sento crescere ogni volta che entro nel bosco mano a mano che mi avvicino al villaggio viene rimpiazzato dall’angoscia.

Sono appena arrivata a casa mentre vedo Anna che mi corre incontro da una stradina parallela, il mio anello ha ripreso il suo posto al dito ed è come se mi avessero incatenata.

“Ayla è arrivata questa per te!” mi porge sorridente un sottile foglio di carta, è una lettera e sono meravigliata che qualcuno possa aver scritto proprio a me. La carta ci è ancora molto difficile da creare e quei pochi fogli che abbiamo li preserviamo per scopi importanti come ad esempio la scrittura delle profezie dei nuovi nati.

Prendo in mano la busta sigillata ancora meravigliata.

“è successo qualcosa nel bosco? Sembri così…felice”  per una volta vorrei che Anna fosse un po’ meno attenta alle mie emozioni.

“come sai che sono stata nel bosco?” le chiedo sospettosa.

“stavo venendo a casa tua questa mattina quando ti ho vista correre come un fulmine verso il sentiero che porta al bosco, ho tirato a indovinare che fossi andata proprio lì”

“mi hai seguita?!” sono terrorizzata al pensiero che abbia potuto vedere qualcosa e la mia voce tradisce le mie emozioni facendomi apparire allarmata.

Anna fa un passo indietro e mi guarda di traverso. “no…ma che sta succedendo?”

“nulla.” mi affretto a inventare una scusa. “ mi era scivolato l’anello ieri nel bosco e stamattina sono andata a cercarlo e l’ho trovato fortunatamente.”

La mia scusa sembra veritiera ma lei è ancora sospettosa. “e cosa ci facevi ieri nel bosco?”

“raccoglievo delle bacche”

Mi rivolge uno sguardo penetrante poi si convince che forse non sto mentendo e allenta la presa della sua morsa psicologica. “vedi di stare attenta allora, se lo scoprisse tuo padre sarebbero guai.”

“si, certo.”

Rigiro la lettera tra le mani.

“non la apri?”

Non mi va di aprirla davanti a lei in verità. “no, penso lo farò più tardi.” Abbasso la mano contenente la busta.

“credo sia del tuo fidanzato” dice dopo qualche istante lei.

“forse” ammetto neutra.

“ma non sei curiosa nemmeno un po’ di sapere quello che ti ha scritto?”

“guarderò a casa” ribatto infastidita. “Anna, non è che per caso ti sei presa una cotta per Skan?” lei subito abbassa gli occhi e nega vistosamente dicendo che essendo mia amica non potrebbe mai fare una cosa del genere ma poi improvvisamente ha dimenticato di avere un impegno e scappa via. La cosa è sospetta e suppongo che se mi fosse piaciuto davvero avrei avuto una fitta di gelosia ed invece non sento nulla.

Mi avvio verso casa mentre ripenso alla gelosia che ho provato pensando ad Aidan mentre baciava altre ragazze e se provo ad immaginare Skan nella stessa situazione invece non sento nulla, questo dovrebbe essere un chiaro segno e dovrebbe farmi capire una volta per tutte come stanno davvero le cose.

*

In casa non c’è nessuno, sarà da poco passato mezzogiorno ed io sono curiosa di vedere quale sia il motivo per cui Skan possa volermi scrivere. Mi siedo sul mio letto ed inizio a spacchettare il pacco, dentro ci sono dieci fogli di carta bianchissima e due fogli scritti.

“mia carissima Ayla”

L’inizio non promette proprio bene…

“Mi è dispiaciuto non poterti salutare alla partenza ma so che sicuramente la tua assenza aveva gravi motivazioni.”

Che presuntuoso! Come se io non avessi potuto decidere semplicemente di non venire, visto poi come si è comportato ne avevo tutto il diritto!

“manca poco ormai alla nostra unione, volevo farti una sorpresa iniziando i lavori della nostra casa in anticipo ma alla fine sei venuta a saperlo perciò l’unica cosa che posso ancora tenerti segreta è la sua ubicazione… so che sei un tipo curioso ma non fare domande e lasciati sorprendere una volta tanto. Mio padre vorrà sicuramente conoscerti meglio e suppongo che la prossima volta che ritornerò avrò il piacere di godere della sua compagnia.

Nella busta che ti ho fatto consegnare ci sono dei fogli di carta affinchè tu possa scrivermi, affida le lettere a tuo fratello, sarà lui a trovare un modo per farmele avere, ne abbiamo discusso durante la cerimonia del tuo passaggio d’età.”

Ecco di cosa discutevano quei due… Adesso Skan ha anche la pretesa che io gli scriva, cosa vuole che gli dica?

Ciao Skan come stai? Ho baciato un tritone mentre stavo affogando nel tentativo di recuperare l’anello di fidanzamento che mi avevi regalato e che è accidentalmente stato lanciato in mezzo ad un lago!

“ti scriverò ogni qualvolta ne avrò l’occasione, non sentirti troppo triste in mia assenza, pensa allo splendido futuro che ci aspetta insieme e soprattutto ricordati di me ogni tanto.

Tuo Skan”

E dopo questa lettera la voglia di pranzare mi è completamente passata.

*

I sensi di colpa che avevo soffocato per tutta la giornata durante la cena iniziano a risalire a galla, mi sento una persona pessima, tradire così il mio fidanzato che anche se non amo si preoccupa per me e per il nostro futuro, costruisce la nostra casa mentre io trascorro il mio tempo a pensare a quanto non lo ami innamorandomi di un altro. Forse dovrei finirla con questa stupida storia, fare finta che nulla sia mai accaduto e fare quello che tutti si aspettano da me, sposarmi, avere dei figli e condurre una vita monotona come tutte le altre.

“hai ricevuto la lettera?” mi chiede Kota durante la cena.

“si”

“… e quindi? Contenta?” si aspettava maggiore entusiasmo forse.

“non ho più fame.” Mi alzo da tavola per andare nella mia stanza, mio padre mi blocca per il braccio voltando la mia mano, l’anello è ritornato al suo posto e tra il suo sguardo severo si fa largo un tiepido cenno di approvazione. Non mi dice nulla, forse non osa visto le mie ultime reazioni, ha capito che in quest’ultimo periodo sono di cattivo umore ed è meglio che mi lascino da sola.

Il sole tramonta ed anche questa giornata giunge al termine, riesco solo a pensare al mio bacio con Aidan, al mio rapporto con Anna che a causa di questi segreti potrebbe rovinarsi, al rapporto seppur minimo che avevo con la mia famiglia ma che più passa il tempo più sento scivolare tra le dita. Poi, in mezzo a tutte le mie preoccupazioni ritorna quella sensazione, quella che Aidan mi ha fatto provare quando mi ha accarezzato la guancia e si è avvicinato a me sfiorando la mia bocca, faccio scorrere le dita sulle mie labbra ed è come se potessi risentirlo.

Appoggio la testa sul cuscino desiderando che sia già domani, perché nel mio mondo che inizia a crollare Aidan è il mio unico punto fermo.

 

 

 

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Capitolo 10
*** Sorpresa ***


 

Capitolo 9. Sorpresa!

 

È trascorso un mese da quando Skan è partito ed io ho incontrato Aidan; ogni giorno è diventato per noi un appuntamento fisso quello di vederci al lago e incontrarci per trascorrere il tempo assieme nonchè il mio momento preferito della giornata.

All’inizio ero ancora sospettosa e un po’ diffidente ma con il passare del tempo ho imparato a fidarmi di lui come di nessun altro raccontando segreti che non avrei mai rivelato a nessuno, persino ad Anna. Parlare con lui è semplice e spontaneo, Aidan mi ha lasciato quello spazio di cui avevo bisogno, del tempo affinché poco a poco potessi diventare sicura di quel che provavo, ma sono convinta che questo importi poco visto che ci sarà sempre un intralcio alla nostra “storia”;

Il mio fidanzato

e ovviamente,

tutto il contorno della mia famiglia.

Skan ha tentato di tenere vivo il suo ricordo scrivendomi quasi tutti i giorni, io non sapevo proprio cosa fare, non volevo rispondergli e in cuor mio lo volevo ignorare facendo finta che quel problema non esistesse, rifugiandomi nel mio posto sicuro con la persona che amavo.

Ma le sue lettere si fecero insistenti ed io ero sempre più turbata così, anche se avevo deciso di non parlarne con Aidan, alla fine gli chiesi consiglio.

Quello fu l’inizio della mia fine.

 

*

 

 “Sei pensierosa in questi giorni”

É una fresca giornata estiva e mi trovo al lago più precisamente accoccolata nel mio solito angolino con Aidan che mi spruzza con le dita l’acqua fresca sul viso. È un invito ad andare a nuotare con lui, lo so bene visto che ormai conosco i suoi trucchetti, ma non ho molta voglia di nuotare in questi giorni, penso troppo spesso alle lettere che continuano ad arrivarmi ed ai toni di Skan che iniziano ad alzarsi diventando sempre più irritati non ricevendo le mie risposte.

“non ho voglia di nuotare oggi. Scusami.” Abbassò la testa sulle ginocchia nascondendomi, ho il terrore che con una sola occhiata possa leggermi dentro.

“se non me ne vuoi parlare non te lo chiederò.”

Non riesco a guardarlo in viso perciò butto fuori quello che devo dire nascosta come una vigliacca.  “Skan mi scrive delle lettere”

Silenzio.

Forse non ha sentito perché ho parlato troppo piano.

Dopo qualche minuto arriva però la sua risposta, non abbiamo più parlato di lui da molto, molto tempo. “e cosa vuole?”

Non riesco a trattenermi, il suo tono è talmente aspro che solo vedendo la sua espressione dura riesco a comprenderne il motivo.

“ultimamente vuole soltanto che gli risponda” il suo sguardo si fa interrogativo e allora decido di proseguire “non gli ho mai scritto. È più di un mese che continua a mandarmi lettere ogni giorno e credevo che si sarebbe stancato di farlo se non gli avessi risposto…ed invece è sempre più seccato. Lo percepisco da cosa mi dice.”

Abbassa le mani nell’acqua togliendole alla mia vista, i suoi muscoli contratti mi dicono che non è così calmo come vuole farsi vedere.

“sei arrabbiato?” gli chiedo dopo alcuni minuti di ennesimo silenzio.

 “No, per nulla” si volta dall’altra parte per non mostrarmi la sua espressione, so che sta mentendo.

“dopotutto io sono solo l’altro, non ho nessuno diritto di avanzare delle pretese.” È triste mentre lo dice. “ma dovresti scrivergli.” Lo guardo meravigliata dato che mi aspettavo mi dicesse il contrario.

“tu dici?”

Aspetta qualche istante poi mi risponde deciso. “certo, se non lo facessi si insospettirebbe, poi parlare del più e del meno non costa nulla, no? Non gli devi mica raccontare che ti vedi con me tutti i giorni…” mi porge una mano ed io a scanso di quanto avessi in programma entro lentamente in acqua accanto a lui. Sento quasi che devo farlo visto quest’aria improvvisamente tesa che si è creata nel giro di qualche istante.

“ma non sei…come dire, geloso? Dopotutto è una cosa piuttosto intima scriversi…” Aidan si siede sulla battigia accanto a me, l’acqua ci lambisce dolcemente fino alla vita, per oggi niente lezioni di nuoto.

“Beh, considerando che sono io che passo tutti i giorni con te,” si avvicina e mi accarezza con le dita bagnate le labbra disegnandone il contorno “e rubo tutti i baci che dovrebbero essere suoi,” sorrido a quella frase “qualche piccola concessione gliela posso pure fare…”

 Mi bacia e rimaniamo così per un po’. “a patto che”

Lo interrompo subito posando un mano sulla sua guancia “non sei nella posizione di poter dettare condizioni” rido pensando a tutto quello che già sto facendo per stare con lui.

“ah – ah” scuote la testa facendo cenno di no, mi imprigiona fra le sue braccia e mi trascina verso il largo, ancora non so nuotare così bene da avventurarmi in zone dove non tocco, ma il brivido del momento mi fa stringere di più a lui, sono sicura che non mi farebbe mai nulla di male.

“adesso, posso dettare io le condizioni” mi sorride con quel suo volto angelico. “domani sarà un mese che ci conosciamo. Voglio che passiamo tutta la giornata insieme. Niente scuse”

In questo periodo ho passato meno tempo con Aidan perché molte volte dovevo sbrigare delle cose per il matrimonio o solo dare una mano nei campi, mi sento in colpa per averlo trascurato e aver dimenticato addirittura che giorno fosse domani!

“va bene” dico semplicemente. Sul suo volto compare un’espressione stupita.

“ma come? Non ribatti? Non dici che hai qualcosa di importante da dover fare a tutti i costi?”

Ignoro lui e la sua imitazione di me… “porto il pranzo, ok?”

Il mio tritone diventa serio.

“Dici sul serio allora?” sono quasi scioccata! Non mi credeva!

“certo che dico sul serio! Perciò guai a te se mi fai affogare oggi!”

Mi guarda divertito e il suo sguardo mi scioglie come solo lui sa fare. “nel caso non lo sapessi, amore, sono un ottimo nuotatore”

È la prima volta che mi chiama in quel modo e non posso fare a meno di arrossire e anche dopo esserci salutati, continuare a pensare al suo sguardo dolce e a quella parolina che ha scacciato tutte le mie angosce.

 

*

 

Cammino nel bosco, percorro la solita strada come ogni giorno, nel cestino ho portato qualche cosa per il pranzo visto che oggi è un giorno speciale per noi. Trascorrerò tutta la giornata con Aidan sperando che nessuno faccia troppe domande su dove sono andata, oggi è una specie di anniversario visto che esattamente un mese fa ci siamo conosciuti.

Il bosco è più rumoroso degli altri giorni, solitamente sono sempre attenta ai rumori nel caso venissi seguita da qualcuno ma temo ormai che gli animali si siano talmente abituati alla mia presenza in quelle parti che quasi si divertano a fare tutto quel baccano e spaventarmi. Un rumore di ramo spezzato mi fa voltare terrorizzata, poi un tenero batuffolo grigio un coniglietto piccolo e tenero, saltella via da un cespuglio e come sempre mi do della stupida per essermi preoccupata per una bestiolina innocente.

La mia radura è bellissima come sempre, il lago è maestoso e mi avvicino nel mio punto preferito, un albero e una roccia che delimita i margini del fiume sono veramente vicinissimi, giusto lo spazio per un corpo seduto, ed è lì che mi piace accoccolarmi quando non ho voglia di fare il bagno, Aidan si appoggia sulla roccia ed io all’albero; quasi non sento la differenza tra noi due.

Mi siedo e sistemo ad arte il mio vestito sulle foglie dell’erba, oggi ne indosso uno giallo e mentre mi preparavo volevo essere particolarmente carina…

Aspetto qualche istante, quando mi siedo sotto l’albero è il segnale che non entro in acqua e che la via è libera quindi tra un po’ dovrebbe arrivare Aidan…

Un ennesimo rumore alle mie spalle mi fa agghiacciare, passi.

“e così è questo il tuo posto segreto…” quella voce, anche a distanza di settimane sarei ancora in grado di riconoscerla.

“Skan…!?!” spero con tutta me stessa che Aidan non si faccia vivo. Scatto in piedi ed il mio vestito a balze ondeggia a quel repentino vento che ho generato.

“beh sorpresa” sussurra avvicinandosi. Non è cambiato di una sola virgola, sempre alto e abbronzato, i capelli sono un po’ più lunghi dell’ultima volta e gli occhi azzurri sempre attenti e vigili.

“ma come…? Perché…?” non riesco a parlare, vorrei solo andarmene dal lago, se Skan vedesse Aidan non ci metterebbe molto a capire che le cose non sono esattamente come sembrano.

Mi abbraccia e lo sento parlare da sopra i miei capelli. “mi mancavi troppo.”

Si allontana ed io rimango immobile pietrificata a quelle sue manifestazioni d’affetto. “non ti ho scritto perché volevo farti una sorpresa, sono arrivato questa mattina presto e sono subito andato a casa tua a cercarti, ti ho vista uscire, bellissima più di quanto ricordassi e così ti ho seguita. Non volevo spaventarti, perdonami.”

“si, sono solo molto sorpresa.”

“già, non ami le sorprese, me ne ricordo bene.” Sorride prendendomi la mano. “porti ancora il mio anello”

Beh, come potrei sbarazzarmene… “no, in realtà l’avevo gettato via in fondo al lago…” lo guardo seria e lui scoppia a ridere, ovviamente non ci crede per ben due motivi, 1, non potrei mai farlo, non mi reputa capace; 2 non so tecnicamente nuotare quindi non avrei mai potuto recuperarlo.

“non hai perso il tuo umorismo vedo…”

“eh già… torniamo a casa, preparerò un bel pranzo per tutti, papà sarà sicuramente contento di vederti.” Il mio unico pensiero adesso è farlo andare via di lì!

“in realtà anche mio padre avrebbe piacere di rivederti,” ah già, mi aveva avvisato che sarebbe ritornato con suo padre, Armes se non sbaglio...

“bene, non vedo l’ora di rivederlo anche io!” prendo il cestino e quasi lo spingo verso il sentiero di ritorno, ma Skan si ferma e mi prende per mano.

“Ayla, perché non mi hai mai risposto?” Mi guarda serio e i suoi occhi azzurri mi trafiggono, improvvisamente sento freddo.

“io…io non sapevo cosa scriverti.” Quasi mi stupisco della sincerità della mia risposta.

Pare pensarci un po’ su. “sai, ho iniziato a preoccuparmi davvero, così ho deciso di ritornare”

La colpa era mia, non gli avevo risposto e avevo combinato un gran casino! Avevo rovinato il nostro anniversario e la giornata non può che andare peggio…

Mi volto un attimo, alle sue spalle vedo dei capelli biondi brillare sotto la luce del sole, è solo un istante prima che si allontanino verso le cascate, all’ombra e più al riparo. Aidan sussurra delle parole “vieni stanotte” ed io annuisco debolmente, nei suoi occhi vedo tanta tristezza, l’uomo di cui non parliamo mai è venuto a prendermi e mi sta portando via da lui, ma la cosa che forse lo rattrista di più è che non può lottare per me, perché io non voglio che loro due lo facciano, per quanto mi è possibile voglio tenere separate queste due parti della mia vita.

“cosa stai guardando?” Skan si volta e Aidan scompare sott’acqua.

“nulla, solo un riflesso sull’acqua. Torniamo a casa.” tiro un sospiro di sollievo e prendendolo sotto braccio ritorno a casa con lui, questa notte sarà molto difficile per me uscire di casa, ma non mancherò all’appuntamento, te lo prometto Aidan.

*

“Cara Ayla, che piacere rivederti!” Armes il padre di Skan mi saluta cordialmente, quando rientriamo a casa loro sono già tutti lì ad aspettarci. Anche suo padre non è cambiato, stessi capelli lunghi e striati di bianco abbronzatura di chi lavora molte ore sotto al sole e le stesse rughe da “comando” che ha mio padre sotto gli occhi.

“buongiorno” saluto tutti.

“ed eccoli, non potevano che essere insieme, questi due ragazzi sono proprio inseparabili” Armes fa l’occhiolino a mio padre.

“ancora poco e sarete per tutta la comunità la coppia perfetta da cui prendere esempio” non lo ricordavo così loquace e soprattutto così attento a tutto, mi scruta come se dovesse riportare la mia descrizione su qualche pergamena.

“la prossima settimana sarebbe perfetto” aggiunse mio padre. “la cerimonia si potrebbe svolgere proprio a casa dei novelli sposi, ormai è praticamente terminata, poi potremmo allestire un rinfresco…”

“la prossima settimana??” stringo le mani attorno al paniere per paura di lasciarlo cadere per terra.

“Pensi che sia troppo tardi cara?” Skan mi rivolge un occhiata preoccupata.

“no…no. Devo parlare con il sarto per vedere il vestito… queste cose richiedono del tempo…”

“ho già fatto un salto io questa mattina” continua papà, “è tutto pronto, ti aspetta per l’ultima prova”

Sono scioccata, mi sento tradita e pugnalata alle spalle davanti a tutti, vorrei correre tra le braccia di Aidan, tutte le persone in questa casa sono mie nemiche…

“ti senti bene? Mi sembri pallida” Skan mi sorregge mentre evidentemente stavo per cadere per terra.

“non è nulla, solo un capogiro, vedrai che adesso starò meglio.” Mi raddrizzo sulle mie gambe e mi avvio verso la mia stanza, faccio cenno di voler stare un momento da sola.

“ho detto qualcosa che non va?” Skan mi sussurra mentre arrivo davanti alla porta della mia stanza.

“credo di aver preso troppo sole oggi, mi distendo un momento e poi vedrai che starò…meglio.”

“va bene” mi risponde, ma non sembra poi molto convinto… come dargli torto, credo di avere una pessima cera, quella notizia non ci voleva proprio.

*

Sono sola, completamente sola se non considero Aidan e il suo lago lontano anni luce dal mio mondo, la verità è che non so cosa fare, come poter affrontare una cena con tutta la famiglia riunita senza crollare in lacrime e confessare tutto. I minuti passano e quando sento Skan bussare alla mia porta per assicurarsi che io stia bene capisco che è giunto il momento che io mi alzi e mi dia da fare.

La cena è il momento che temo di più, ho avuto modo di incontrare Armes solo due volte, quando sono salita sul carro assieme a tutta la famiglia e quando è venuto a casa mia per il pranzo dello stesso giorno, ricordo fosse abbastanza tranquillo e silenzioso ma evidentemente in questo periodo ha pensato ad un lista di domande da farmi durante questa fatidica riunione.

“allora tutto pronto per il matrimonio? Sei emozionata Ayla?”

“suppongo di si…insomma chi non lo sarebbe” rispondo come dovrebbe o potrebbe rispondere una ragazza normale del villaggio.

L’uomo guarda mio padre e sorride. “questa unione era ciò che ci voleva per consolidare il nostro potere… faremo grandi cose assieme”

“ma non dimentichiamoci anche di questi ragazzi, senza di loro niente di tutto questo avrebbe mai potuto venire alla luce” papà alza un bicchiere per fare un brindisi, eccezionalmente del vino è versato anche nel mio giusto per l’occasione, “ad Ayla e Skan!”

“Ad Ayla e Skan” ripetono tutti in coro tranne me.

Questa serata è una delle più lunghe della mia vita, non vedo l’ora di sgattaiolare via per andare al lago e parlare con Aidan ma Armes sembra non perdermi d’occhio un’istante e sospetto che mi guardi con circospezione quando non presto attenzione. Impossibile che sospettasse qualcosa, non avevo fatto scoprire quella faccenda ad anima viva!

Mentre tutti gli uomini sono presi a raccontarsi storie sulla guerra mi alzo da tavola per tornarmene in camera mia.

 “vado a dormire si è fatto un po’ tardi per me” Skan mi si avvicina mentre sto per andare via e mi attira a sé baciandomi sulla guancia.

“buonanotte” mi dice teneramente, mentre io colpevole come una ladra scappo via in camera.

Forse non dovrei andare, tutti sono così buoni con me mentre io sono un’ingrata, cosa dovrei fare? E se non andassi al lago? E se non vedessi mai più Aidan? Potrei davvero essere felice con Skan?

E mentre questi pensieri mi si affollano in testa ho già scavalcato la finestra di camera mia, diretta verso il mio solito rifugio. Il lago.

*

Prendo un respiro profondo mentre l’acqua gelida inizia ad abbracciare la mia pelle come affamata, non posso correre rischi, devo andare dietro la cascata ad aspettare Aidan nel caso non sia già arrivato, quando oggi Skan mi è spuntato davanti credevo sarei potuta morire d’infarto.

L’acqua è fredda e cerco di non bagnare i capelli che rimangono legati con delle forcine tutti attorno alla nuca, avevo dimenticato però la cascata che irrimediabilmente bagna quel che io avevo salvato dal gelo dell’acqua.

Quando entro ho appena il tempo di scostare il sale dagli occhi che Aidan è lì davanti a me, chissà da quanto aspettava…

“mi dispiace! Mi hanno tenuta sotto stretta sorveglianza e non riuscivo a venire via prima” mi scuso prendendo posto accanto a lui, la sua espressione è cerea, scuro in volto dalla rabbia spero non ce l’abbia con me per il ritardo.

“quello che ho visto stamattina, accanto a te… è lui Skan vero?”

Lo disse con tale freddezza che quasi mi venne la pelle d’oca.

“Si è lui. Non so come abbia fatto a non sentirlo nella foresta, ti giuro che non volevo portarlo qui!” mi bruciano gli occhi, non so se sia colpa del sale o altro.

“oh ne sono sicuro, ma vedi c’è un problema…” guardò dietro di me, attraverso la cascata.

“che problema?” mi giro per capire di cosa stia parlando.

“nulla, lascia stare, te ne parlerò dopo. Adesso devo chiederti una cosa davvero importante”

“che cosa?”

“Quanto tieni a me, Ayla?” come quella volta sono intrappolata, le sue mani non mi sfiorano ma il suo sguardo si è incatenato al mio.

“noi ci frequentiamo già da un po’” inzia serio. “voglio sapere se è cambiato qualcosa tra te è lui. Voglio sapere la tua scelta AYLA, non posso più aspettare, non chiedermelo.”

“no, non si può” gli faccio eco io pensando al matrimonio tra tre giorni.

“tra tre giorni mi devo sposare” e quelle parole gli arrivano come degli schiaffi in faccia.

“Capisco…. a quanto pare mi sbagliavo” sento che gli costa molto ammetterlo, allontana il viso dal mio facendo ricadere le punte dei suoi capelli ormai asciutte sugli occhi.

Vederlo così ferito, mi fa star male.

Lo amo. Ne sono certa. Questo tritone presuntuoso, irriverente, inquieto ha fatto crollare tutto quello in cui ho sempre creduto. La vita adesso vacilla, se lo fermassi adesso che cosa ne sarebbe di me? Del mio orgoglio? Della mia onestà?

L’unica cosa che so è che se lo lascerò andare non me lo perdonerò per tutta la vita, l’unico uomo che ho mai amato.

“Aidan” pronunciare il suo nome a voce alta mi provoca un brivido. Gli afferro il braccio, è ancora abbastanza vicino da poterlo fermare.

“mi hai chiesto quanto tengo a te… ”

Il suo sguardo si solleva, sta cercando di capire dove voglio arrivare.

“Skan non è spavaldo o presuntuoso nè arrogante, impulsivo e” lo vedo irrigidirsi mentre elenco seccatamente tutti i suoi difetti ma mi fermo, sto per dire la verità, per quanto mi sforzi… “semplicemente non è te.”

Mi guarda negli occhi, leggo nel suo sguardo la confusione, non capisce cosa io voglia dire.

Il mio tono si addolcisce, mai avrei pensato di dirgli quelle cose, “per questo”

Mi avvicino cercando la sua mano “non lo amo.”

Trovo la sua mano nello stesso istante in cui lui l’afferra e me la stringe, vedo in lui di nuovo quella luce che prima si era spenta.

Mi stringe a se, sento il suo petto caldo, il suo cuore battere forte come il mio, i miei capelli mi ricoprono la schiena ed io sento le sue mani stringermi i fianchi, avevo giurato a me stessa di non ammettere mai i miei sentimenti, non prima che l’avesse fatto lui ed invece mi ritrovo a perdere questa battaglia, perché è proprio quello che sto facendo, ma quando ho visto i suoi occhi incupirsi ho capito che tutto l’orgoglio del mondo non vale nulla in confronto al suo amore e che questa battaglia è necessario che io la perda.

“perciò…”

Sento le sue dita intrecciarsi nei miei capelli, mi volto per rimproverarlo ma quando mi trovo quegli occhi contro, le mie lamentele si spengono ancor prima di uscire dalla bocca.

“dillo” mi soffia contro.

“ti amo Aidan.” E questa è la mia sconfitta.

“ti amo anch’io, dal primo momento il cui ho preso tra le mie braccia il tuo esile corpicino pieno d’acqua” sorride ricordando quando stavo rischiando di annegare se non fosse stato per lui…

“ed eccoti la mia proposta, Ayla della terraferma.”

Mi sfiora la bocca con l’indice accarezzando le labbra.

“Vieni via con me. Vivremo insieme per sempre.”

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Il sentiero d'ombra e l'occhio di tigre ***


Capitolo 10. Il sentiero d’ombra e l’occhio di tigre.

“ti amo Aidan.”

“e allora vieni via con me, vivremo insieme per sempre.”

“ma la mia famiglia…?” chiedo più a me stessa che a lui. Non avrei mai pensato potesse chiedermi una cosa del genere, non l’avevo contemplato nei miei piani.

Aidan mi accarezza il viso rassicurante. “non gli è mai importato nulla di cosa volessi tu.”

“ma come…? Come potrei sopravvivere nel tuo mondo?”

“ci sono pozioni, rimedi, non ti devi preoccupare di questo. L’unica cosa che voglio sapere è se davvero lo vuoi. Non si torna indietro.”

Lo guardo negli occhi. Non sono sicura di nulla in realtà, è tutto troppo confuso e vago, come potrei dare una risposta così definitiva?

“lo so che può essere difficile per te accettare una nuova realtà, ma riflettici bene… tra tre giorni sposerai lui e allora sarà troppo tardi.”

Nascondo il viso sulla sua spalla. Tutto questo mi sta confondendo, se Skan non fosse arrivato avrei continuato la mia solita vita ma la verità è che sto solo facendo finta che tutti i problemi non esistano e per un po’ di tempo tutto è andato bene ma adesso mi ritrovo alle strette e devo prendere una decisione.

Passano alcuni minuti lunghi come un’eternità poi le mani di Aidan mi allontanano da lui.

“scusa, ho sbagliato a dirti di scappare con me.” si rimangia in un attimo tutte le cose che mi ha detto prima, senza lasciarmi nemmeno il tempo di pensare “è solo che… credevo che anche tu lo volessi.”

“ma io lo voglio.” Dico in un sussurro ma lui è già sparito.

Esco dalla grotta senza nemmeno pensarci un secondo e rientro in acqua per seguirlo. Non ho imparato ancora molto bene a nuotare, diciamo che riesco a stare a galla ma in quanto a velocità lui mi batte di gran lunga. Non appena esco fuori lo vedo, è a qualche metro da me e nonostante mi affretti a stargli dietro sembra irraggiungibile.

Lo chiamo. Grido il suo nome.

Sono esausta e non riesco più a nuotare. Inizio a bere un po’ di acqua salmastra mentre mi sento trascinare verso il basso.

In un attimo lui ritorna da me allacciando le sue mani attorno alla mia vita per sostenermi.

“sai che non so nuotare” mi aggrappo al suo collo mentre sento ancora in bocca il sapore salato dell’acqua.

“e allora non dovevi seguirmi” me lo dice con tono serio eppure non mi sta riportando a riva, rimaniamo sospesi in mezzo al lago con la luna che ci accarezza, sotto questa luce magica i suoi lineamenti sono splendenti.

“non voglio che finisca così.” Ho gli occhi lucidi, non voglio che mi abbandoni, non voglio che mi lasci.

“hai scelto di restare sulla terra ferma. Hai scelto lui.” dalla sua espressione trapela la sua rabbia ma anche il suo dolore, è arrabbiato e ferito.

“ma io non ho mai detto nulla del genere! Se fossi rimasto un altro istante avresti sentito la mia risposta, ma non fai che scappare e a questo punto non so se sia un bene…!”

Il suo volto cambia espressione sorpreso.

“è quello che hai sempre voluto tu. Non hai idea di quanto avessi voglia di uscire allo scoperto stamattina stessa! Avevamo detto che avremmo passato la giornata insieme e quando arrivo vedo quello che ti porta via. Come credi mi sia sentito? Un’idiota in mezzo alla radura! L’ho fatto solo per te, tu non vuoi che mi intrometta e ti ho lasciato fare, ma non riesci a vedere quanto io ci stia male…”

Lacrime calde escono dai miei occhi ma quasi non le sento scendere. Quanto dolore, ho fatto soffrire tutti per il mio egoismo.

Non avrei mai immaginato che potesse provare tutte queste cose, tutto per causa mia e della doppia vita che ho iniziato a condurre. Senza di me starebbero tutti molto meglio. Lui non soffrirebbe più.

“mi dispiace. Io…” singhiozzo, sotto di me sento l’acqua che si sposta spinta lentamente dalla sua coda che ci mantiene a galla entrambi; sto per abbandonare la mia ancora, ma se ami qualcuno devi lasciarlo andare.

“non merito nulla. Se puoi, perdona tutto il dolore che ti ho causato. Dimenticami.” mi divincolo dalla sua presa che nel frattempo si era allentata, forse finalmente si sente libero, mi dirigo sola verso la riva con la mia andatura goffa e lenta.

È finita, sono certa che ormai sia finita. Aidan sarà già sparito dietro di me ed io sarò completamente sola per il resto della mia vita.

Come ho fatto ad essere così cieca? Tutte le sue occhiatacce all’anello di Skan, i cambi di discorso repentini quando si entrava in argomento, tutte le volte che gli ho detto di starne fuori perché era una cosa tra me e lui. L’ho fatto sentire inutile, sono sempre stata io a farlo sentire “l’altro”.

Perdonami se puoi.

Scorgo un movimento dietro le foglie di un albero, sono quasi arrivata a riva ma la sua voce mi ferma.

“poi dici che sono io che scappo.”

“perché sei ancora qui?” e non lo sto rimproverando solo che ero convinta fosse andato via visto come mi sono comportata.

“non ho molta altra scelta” sorride ed il suo sorriso mi scioglie e rassicura allo stesso tempo, in un attimo è come se la burrasca di prima fosse passata. Continuo a piangere mentre sento le sue parole.

“Ayla della terra ferma, sei l’umana più cocciuta che io abbia mai incontrato.” Mi abbraccia ma io non faccio altro che continuare a piangere, ho la vista annebbiata e non capisco cosa stia succedendo.

“e ne hai conosciute tante di umane?”

Sorride “può darsi” e sento una morsa stringersi sul mio petto, i miei muscoli si irrigidiscono mentre ritorna a sostenermi, mi accarezza la schiena e sento la tensione sciogliersi così come è arrivata.

“ma non ho conosciuto mai nessuna ragazza come te, sirena o umana. Tu sei unica.” Il suo sguardo e la sua espressione diventano dolci, non l’ho mai visto guardarmi in questo modo, non ho mai visto nessuno farlo. Mi sento sempre più in colpa, sto precipitando in un baratro.

“ti ho causato solo dolore, sarebbe stato meglio che non ci fossimo conosciuti.” Dico così eppure continuo ad abbracciarlo appoggiando la fronte contro la sua spalla.

“scherzi? Prima la vita era così noiosa!”

Cosa ho fatto per meritarmi tanto amore? Avrebbe potuto voltarsi e andarsene con il suo mondo e tutti i suoi misteri ma è rimasto con me.

“te lo richiederò un’altra volta visto che la prima è andata un po’ male…” mi prende le mani e se le allaccia attorno al collo costringendomi così ad un faccia a faccia. Mi accarezza le guance cancellando le lacrime, si avvicina lentamente osservando la mia bocca, io guardo la sua desiderando colmare quello spazio.

portami via da qui

Il suo sguardo si illumina. “dimmi solo quando”

”ora”

Mi bacia.

Qualche istante rubato al tempo e le nostre labbra e i nostri cuori ritornano a battere all’unisono.

Stringo le mie braccia attorno al suo collo mentre le mie mani accarezzano i suoi capelli soffici e umidi, Aidan mi sorregge stringendomi a sé, la sua mano è intrecciata nei miei capelli e mi guida attraverso quel bacio da capogiro.

Appoggia la fronte contro la mia senza fiato e chiude gli occhi.

Qui, stretta fra le sue braccia, in mezzo ad un lago dall’acqua salata, mi sento finalmente a casa.

Un altro rumore dietro agli alberi, questa volta più forte ci costringe a girarci entrambi.

“sapevo che c’era qualcosa sotto. Ma non potevo pensare che…” Skan è in piedi, furioso e con un grosso tronco in mano tenuto in maniera piuttosto minacciosa.

“aspetta Skan, non fare cose di cui potresti pentirti!” pallida cerco di avvicinarmi a riva, Aidan mi trattiene da dietro, sembra turbato ma non sorpreso quanto me.

“è pericoloso” mi sussurra nell’orecchio.

“non mi farà del male” cerco di avvicinarmi piano mentre Aidan parla “quanto ancora avevi intenzione di starci a spiare, eh Skan? Non credere di essere poi così silenzioso…”

“esci dall’acqua damerino, vediamo quanto sei spiritoso quando ti spaccherò tutti i denti!”

Minaccioso si avvicina all’acqua, io con le mai alzate in segno di resa cerco di calmarlo, è arrabbiato ma non voglio che faccia del male ad Aidan, deve vedersela con me, è colpa mia dopotutto.

“non credere che non lo farei se potessi,” alzò una pinna della coda brillante e Skan vacillò.

“demone” sussurrò a labbra strette.

“è un tritone, mi ha salvato la vita” sono abbastanza vicina adesso.

SPACK

Uno schiaffo di una forza inaudita mi arriva sulla faccia ed io cado dentro l’acqua stordita per aver perso l’equilibrio.

“Sgualdrina!” mi grida addosso.

“solo un animale primitivo può alzare le mani su una ragazza!” Aidan mi si avvicina mentre io tengo una mano sulla guancia dove sento pulsare ancora la sua mano. Non avrei mai creduto potesse essere violento, che potesse farmi del male, non lo amavo ma di certo mi fidavo di lui.

“non ho certo paura di un demone con la coda, se non vuoi uscire tu allora sarò io a venire a prenderti.”

“va via Aidan!” gli grido preoccupata mentre Skan inizia a farsi largo per entrare in acqua.

“fatti sotto bestione, è il mio regno questo, non il tuo.”

Non ho idea di cosa stia facendo ma ha attirato tutta l’attenzione su di se e adesso Skan è davvero furente.

Ho paura per quello che può succedere.

Skan mena dei fendenti con la mazza improvvisata verso Aidan, grido gettandomi in acqua, non mi importa se può colpire me, non voglio che gli faccia del male!

“è con me che devi vedertela Skan! Lascialo in pace!” mi metto proprio davanti a lui nonostante Aidan mi stia gridando di andarmene via di lì.

Skan abbassa la mazza con mio sollievo. “sei diventata completamente matta Ayla? Non è un umano, è una bestia feroce e pericolosa, ti ha fatto il lavaggio del cervello!”

“bene, se è così feroce come dici allora dimmi… perché sulla mia guancia livida mi ritrovo l’impronta delle tue mani e non delle sue?” sono arrabbiata e nonostante stia piangendo tento di mantenermi autoritaria. Devo allontanarlo dal lago perciò mi addentro nella foresta correndo, non so che fine farò e sono terrorizzata a morte se penso che potrebbe picchiarmi ancora ma non permetterò più a nessuno di dettare ordini sulla mia vita, la prossima volta che vedrò Aidan fuggirò con lui.

Non ho più motivi per restare in questo mondo di falsità.

*

“Ayla!” il mio piano sta funzionando, la voce di Skan mi ha quasi raggiunta, ho paura che mi possa fare del male, spero che quella mazza di legno gli sia sfuggita di mano…

Ad un tratto sento uno strattone, la sua mano si è stretta attorno al mio polso fermando bruscamente la mia corsa.

Ho il fiatone e la vista annebbiata, ma una cosa la so, sono in trappola.

Lo guardo senza dire una parola, dopotutto mi ha visto baciare un altro uomo, cos’altro potrei dire?

“fuggi via così, senza nemmeno darmi una spiegazione, non pensi lo meriti almeno?”

È severo ma dalla sua voce sento anche che è distrutto, forse in fondo, mi amava davvero.

“Cosa vuoi che ti spieghi?” gli grido contro.

“vi ho visti. All’inizio ti ho seguito nella foresta, sapevo ci fosse qualcosa di strano, insomma portare il pranzo per due in una foresta semisconosciuta… ho pensato ti dovessi incontrare con qualcuno. Poi questa notte ti vedo sgattaiolare via di casa per ritornare in quella radura, ho aspettato molto dopo che ti ho vista sparire dentro la cascata, quasi non credevo ai miei occhi. C’era un altro uomo con te. Ho tentato di capire la situazione ma dal modo in cui ti toccava, e come ti ha baciato.”

Freme ricordandosi di quel momento

“non c’erano dubbi.”

Rimango in silenzio senza sapere come giustificarmi, cosa dirgli, ma non posso negare nulla del suo racconto.

“a me non hai mai permesso nemmeno di avvicinarmi” la sua ultima frase è quasi un rammarico ma mi colpisce in pieno petto, è vero a lui non l’ho mai permesso, ogni volta che mi sfiorava mi tiravo indietro e avevo sempre quella sensazione sgradevole di aver fatto qualcosa che non dovevo, ma con Aidan era diverso. Con lui non mi sentivo sbagliata ma me stessa. Ero davvero libera.

“da quanto va avanti?” chiede secco.

“da quando sei partito”

“quindi lo hai conosciuto dopo?”

“dopo cosa?” lo guardo stranita.

“dopo la cerimonia, dopo la mia partenza, non fingevi quando eri con me è questo che voglio sapere. Tutta la tua timidezza e il tuo timore… facevi sul serio?”

“Certo che facevo sul serio Skan! Non l’ho deciso io!” mi allontano facendo qualche passo indietro, “io ci ho creduto davvero, ho creduto in noi e in questo matrimonio ma è stato uno sbaglio sin dall’inizio.”

“non ci hai dato abbastanza tempo” ribattè lui. “e non appena sono andato via hai trovato qualcun altro in cui buttarti tra le braccia!”

“non mi sono buttata tra le braccia di nessuno! È capitato e basta. L’amore non si programma.” Ripenso a quando ho visto Aidan ed il mio cuore è preso a battere all’impazzata. “e poi, certe cose si capiscono sin dal primo momento. Ed io avevo capito che noi non eravamo fatti per stare assieme ma ho voluto chiudere gli occhi davanti all’evidenza.”

“quando ti ho vista la prima volta ho capito che ero già innamorato perso di te, ma per te non è stato così.”

Lui mi amava? Sin dal primo momento ha avuto davvero un colpo di fulmine e si è messo in gioco per me. Come se non bastasse ricomincio a sentirmi in colpa, in colpa stavolta di non poterlo ricambiare.

“non puoi dire sul serio Skan, tu non puoi amarmi perché noi nemmeno ci conosciamo!”

“chiamalo istinto o come diavolo vuoi tu, ma non dire a me cosa posso o non posso provare!” si altera.

“io non posso continuare con questa farsa… non posso sposarti.” Ecco, finalmente l’ho detto.

“che ne sarà di tutti i piani che abbiamo fatto? L’unione dei nostri clan? Non pensi a tuo padre, al tuo villaggio?!”

“certo che ci ho pensato! Non è una scelta presa alla leggera, ma non posso vivere per accontentare gli altri!” finalmente l’Ayla tranquilla e sottomessa è stata ricacciata indietro e posso esprimere quello che penso davvero.

“siete stati sempre pronti a dirmi cosa fare e quando farlo, mio padre ha sempre creduto che fossi una figlia da far sistemare e ha trovato un accordo più che vantaggioso per risolvere tutti i suoi problemi, pensi che qualcuno abbia chiesto la mia opinione? NO, certo che no. Dopotutto io sono solo una donna e non conto nulla, il mio unico obiettivo nella vita è sposarmi e mettere al mondo i figli. Ma io non sono questo, io voglio di più per me. Per questo non posso legarmi a te.”

Resta in silenzio mentre io riprendo fiato, ho detto tutto in fretta prima che le parole fuggissero via, fa qualche passo avanti e indietro mentre lo vedo riflettere, poi mi risponde con calma.

“Non possiamo fare finta che tutto questo non sia mai successo? Io adesso sono qui, sono tornato e non ti lascerò più. Non puoi provare a stare con me così come stai con lui?” il suo tono diventa più cedevole quasi disperato e vederlo così mi sta lacerando il cuore, piango lacrime amare perché ancora una volta lui non capisce e tocca a me dirglielo.

“non posso Skan” dico tra un singhiozzo ed un altro, le lacrime che si erano fermate giusto per farmi parlare in maniera lucida hanno ricominciato a scendere.

“perché?”

Perché non lo capisce?

“io lo amo.”

Mi guarda fisso per un lungo minuto “non ci sarà nessun accordo così, ne sei consapevole?”

Annuisco cercando di capire come ha preso la situazione.

“devo tornare indietro, informare gli altri e tutto il resto.” Si volta verso il sentiero da cui siamo arrivati, la sua calma mi fa rabbrividire.

“perché è andata così?” sussurra.

“era scritto nel mio destino, era solo questione di tempo.”

****

Scivolo con la schiena contro il tronco e mi raggomitolo su me stessa. Sono bagnata dalla testa ai piedi e sento tutte le foglie appiccicarsi addosso fastidiosamente ma ormai non mi importa. Non credevo potesse finire tutto così rapidamente, nonostante i primi tentativi di ucciderci entrambi Skan sembra aver preso bene la rottura anche se gli ho spezzato il cuore irrimediabilmente. Alla fine anche quell’ultima profezia sul mio conto si è avverata, gli splendi occhi screziati di Aidan mi hanno condotto alla fine della mia vita ma adesso sono finalmente libera, possiamo star insieme davvero e posso andare via con lui! Non mi pento di nulla, certo le cose sarebbero potute andare meglio ma sono ugualmente soddisfatta.

Con questi pensieri che mi riempiono di gioia mi alzo traballante stringendomi le braccia sul corpo, inizio a sentire freddo senza nemmeno il sole a potermi riscaldare, rabbrividisco stringendomi al mio vestito bagnato e m’incammino verso il lago con il cuore più leggero. La giornata che è appena passata è stata l’ultima in cui ho potuto vedere la mia famiglia, la mia amica, senza nemmeno che lo sapessi oggi gli ho rivolto le mie ultime parole.
Ma non mi importa più, voglio solo ritornare da lui, gettargli le braccia al collo e farmi portare dovunque lui vorrà.

“povera, piccola, Ayla.” Una voce sinistra riempie l’aria alle mie spalle, la serata non è ancora finita e sembra non finire mai. Armes, il padre di Skan è fermo nel centro del sentiero dove poco prima era scomparso suo figlio.

Ma che sta succedendo?

Da quanto è lì?

Sbatto furentemente gli occhi pensando di essermelo solo immaginato ed invece quando li riapro è ancora lì, a fissarmi con i suoi occhi ridotti a due fessure sinistre.

“serata insolita per andare a spasso nella foresta completamente zuppa, non trovi?” mi scruta dall’alto in basso senza neppure muoversi. “Sapevo che avresti causato guai dal primo momento che ti ho vista, occhi come i tuoi sono più pericolosi di un intero bastimento di guerrieri e sai perché?”

Continuo a guardarlo mentre prosegue nel suo monologo, a quanto pare non ha bisogno che io intervenga.

“perché chi pensa con la propria testa è un pericolo, per se stesso e gli altri. Sei più intelligente di quanto tuo padre non creda, che peccato… saresti stata una valida aiutante nel nostro grande piano ma ahimè, tuo padre anziché coinvolgerti ha preferito escluderti e sei diventata ancora più pericolosa.” Muove qualche passo mentre continua a parlare in tono lento e calmo “creature interessanti ed estremamente incomprese le donne.”

“non sposerò più suo figlio” metto subito in chiaro quasi sulla difensiva, quell’uomo ha un aria malvagia e non vorrei trovarmi da sola con lui.

“oh non ti preoccupare cara, so già tutto.”

“ma come…?” come poteva saperlo? Doveva essere nascosto lì nei paraggi mentre io e Skan discutevamo, doveva essere l’unica cosa plausibile.

Scacciò la mia domanda come fosse una mosca che lo stesse infastidendo. “non importa, dobbiamo porre rimedio a questo spiacevole disguido… vedi non ho intenzione di far saltare tutti gli accordi presi, i nostri popoli dovranno unirsi perchè solo insieme potremo crescere e diventare più forti. Ma senza di te, come potremo mai fare?”

“non ho intenzione di aiutarvi, dovrete fare a meno di me!”

“temo purtroppo che tu ci aiuterai lo stesso, sai saresti stata più utile da viva,” sgrano gli occhi non capendo quali siano le sue intenzioni. “e non proverò neppure a convincerti a cambiare idea, leggo dai tuoi occhi che non potresti mai tornare sui tuoi passi… oh quest’orgoglio prima o poi ci ucciderà tutti…”

Si avvicina pericolosamente a me poi si sporge verso il mio orecchio.

“mi dispiace molto, ma è l’unico modo.”

Sento una fitta di dolore spargersi dal mio stomaco fino al mio petto mentre qualcosa di duro freddo metallo mi dilania la carne. Armes mi si allontana mentre mi porto le mani al petto, sento un enorme calore provenire dallo squarcio e del sangue iniziare a sgorgare come un fiume in piena. Gli lancio un’occhiata di tradimento e di orrore.

Cado sulle mie gambe mentre sento le forze venire meno. Il cuore mi batte in petto come un tamburo mentre il sangue continua a colare.

“è così che vi ricorderò per sempre, come un vile e un assassino.” Sibilo notando al suo collo una pietra screziata di giallo e nero, come ho fatto a non averla mai notata prima eppure ce l’ha dalla prima volta che la vidi sul carro. Un’altra delle profezie si avverava, l’occhio di tigre mi aveva portata alla morte, ma non si trattava di Aidan ma di Armes.

L’uomo si allontana da me con in mano ancora il pugnale sporco di sangue, mi volta le spalle e se ne va come se nulla fosse successo, probabilmente pensa che io possa morire di lì a poco ma si sbaglia, non morirò in quella foresta.

Cerco le forze per non tremare e riesco a rialzarmi trascinandomi a tentoni lungo il sentiero che porta al lago tenendo ben premuta la ferita che ad ogni passo mi toglie il fiato.

Ancora poco continuo a ripetermi, ancora qualche passo e arriverò da lui, sarò salva.

Sono quasi arrivata mentre le gambe iniziano a cedere, mi bruciano gli occhi mentre sento il respiro farsi più veloce, crollo sulla riva con il suo nome ancora sulle labbra.

“Aidan!”

Una figura in lontananza mi si avvicina e mi prende con cautela tra le braccia, il suo volto persino per la mia vista appannata è una maschera d’orrore.

“è stato Skan?!” quasi mi grida disperato.

Le parole mi muoiono in bocca, chiudo gli occhi, mi sembrano così pesanti…

Le sue labbra si posano sulle mie, andrà tutto bene, adesso siamo insieme e dovunque andremo sicuramente potrò salvarmi, non è una ferita letale…no? Sarei già morta a quest’ora, o forse sono già morta ma non ne sono consapevole. Sento delle gocce d’acqua cadere sul mio viso, piove? Sta piovendo? No, qualcuna è salata, sono lacrime.

Perché piangi? Vorrei dirgli. Perché siamo ancora fermi nella radura? Ma sembra che respirare mi costi molto così risparmio le mie energie concentrandomi sul quel semplice movimento, inspira espira.

È buffo, sembrerà strano ma ho già immaginato la mia morte, di solito ero sempre abbastanza vecchia e ormai pronta per andarmene, distesa in un letto attorniata dai miei nipoti, una morte lenta ma pacifica e priva di dolore con i ricordi di una vita che mi scorrevano davanti mentre aspettavo di addormentarmi per sempre.

Ma la visione che ho adesso della morte è molto diversa.

Morire non è come mi aspettavo.

Fa male. Ed è sbagliato.

Non voglio morire, non adesso.

Ci sono troppe cose che vorrei fare e che ancora non ho fatto in vita mia. Non sono pronta a tutto questo.

La mano di Aris scivola sulla mia ferita e mi ridesta dai miei pensieri, l’accarezza lievemente, poi lo sento sfiorarmi la testa mentre l’appoggia alla sua spalla, è come se fossi una bambola di pezza appesa a metà tra la coscienza e l’oblio.

Un ultima carezza sul mio viso come ad asciugare le mie lacrime, poi la sua mano scende sul mio petto e sento dalle sue dolci mani che molte volte mi hanno accarezzata, mi hanno protetta, affondare nel mio petto mentre un urlo strozzato risale dalla mia gola.

Lo amo ma allora perché? Cosa sta succedendo?! È la persona di cui mi fido, che mi è stata sempre accanto per tutto questo tempo! La voce grida nella mia testa ed io con uno sforzo estremo mi dimeno tra quelle braccia che molte volte mi hanno accolto ma che stavolta mi stanno strappando la vita, voglio impedirglielo.

Un dolore lancinante mi preme sul petto mentre sento le sue dita ora artigli, scavare dentro alla ricerca di qualcosa.

“smettila, ti farà solo più male” non so se quella voce ha risuonato nella mia testa o era davvero lui che mi stava parlando, ma il dolore è troppo forte ed io non posso fare altro che abbandonarmi tra le braccia della persona che avevo amato di più in tutta la mia vita, di quella che mi sta uccidendo.

“Se oscurità sarà la tua scelta, vivrai appieno ogni istante ma il sentiero s’interromperà bruscamente.”

Le ultime parole di quella profezia riecheggiano nella mia mente, è ormai troppo tardi per ulteriori ammonimenti, ho scelto la mia strada e ne pagherò le conseguenze a testa alta. È sempre stato questo il suo piano? Skan aveva sempre avuto ragione quando mi accusava di essere stata soggiogata? Sento di amarlo ancora ma il dolore mi stordisce e non riesco a capire perché una persona che ami dovrebbe farti qualcosa di simile. Il dolore diventa insopportabile, le mie mani chiuse a pugni si rilassano, sento la vita che ormai mi sta abbandonando; tra qualche istante sarò morta.

Aidan preme la sua bocca sulla mia fronte poi si avvicina al mio orecchio e sussurra le ultime parole che sentirò in vita mia, il suo alito caldo sulla mia pelle è ancora così piacevole…

adesso, staremo insieme per sempre.”

Apro gli occhi di scatto a quelle parole mentre con un unico gesto fluido strappa il mio cuore dal petto.

Quindi, morì.

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Capitolo 12
*** Epilogo - La fine della storia, l'inzio del futuro ***


 

 

Epilogo

 

 

Il tritone stringeva tra le sue mani sporche di sangue il corpo della sua amata con gli occhi spalancati in un’ultima espressione di dolore e orrore allo stato puro.

L’acqua attorno a loro si era tinta di un rosso vivo e aveva macchiato la sua purezza cristallina con una cosa tanto oscena come il sangue di un’innocente. Le avvicinò la mano libera per chiuderle gli occhi, non riusciva a lasciarla andare, sembrava quasi che stesse dormendo, se non fosse per tutto quel sangue e per quello squarcio enorme nel petto che gli rammentava cosa aveva appena fatto.

Ayla era già morta nel momento in cui era caduta sulla riva, una ferita come quella non poteva essere curata, lei stava morendo e lui non sapeva nemmeno chi fosse da imputare per quel gesto. L’aveva guardata correre via mentre quel ragazzo le correva dietro e dopo qualche minuto lei era ritornata morente ed era crollata a riva.

Le accarezzò la testa mentre piangeva silenziosamente, sapeva di dover andare via per mettere al sicuro quello che era rimasto di lei, ma non riusciva ancora a credere a quanto fosse appena successo. Aveva dovuto prendere quella decisione nell’arco di pochi istanti, il suo cuore doveva essere estratto mentre ancora batteva o tutto sarebbe stato inutile.

Lacrime amare solcarono il suo volto mentre stringeva la ragazza al suo petto un’ultima volta. Quella mattina non avrebbe mai immaginato che l’avrebbe vista morire fra le sue braccia in così pochi istanti. Non aveva avuto nemmeno il tempo per dirle addio, nemmeno un ultimo bacio da strapparle prima che il freddo della morte venisse a reclamare il suo ultimo respiro. Ayla era un’anima troppo pura per quel mondo corrotto di umani, la strinse più forte a sé mentre silenziosamente si maledì per essere stato così debole e non averla strappata a quel mondo crudele quando ancora poteva farlo. Ed ormai era troppo tardi.

Ayla era morta, e lui stringeva ancora fra le mani il suo cuore caldo.

Un cuore che ancora batteva.

Quando un cuore cessa di battere tutto muore, il corpo e l’anima; ma esisteva un’antica pratica magica che consentiva di salvare quest’ultima strappando il cuore ancora vivo al corpo ormai distrutto.  Tra le sue mani quel grumo di sangue continuava a battere, la sua anima poteva ancora salvarsi e anche se in maniera diversa, potevano ancora stare insieme per sempre.

Trovare la forza di lasciare andare il suo corpo però non era per niente facile.

Affondò la sua testa nei capelli di lei, cercò di ispirare il suo profumo ed imprimere per un’ultima volta quel ricordo nella sua mente. Non voleva ricordarla in quel modo, morta dissanguata fra le sue braccia, no.

Voleva ricordare il suo sorriso, i suoi baci, le sue carezze e quel modo che solo lei aveva di tenerlo sempre con il fiato sospeso, in bilico fra il tormento o felicità.

Sapeva che doveva andare via, avrebbe dovuto affrettarsi per tornare nel suo regno e sigillare il suo cuore in un nuovo involucro, non avendolo mai fatto non sapeva quanto tempo ci sarebbe voluto alle streghe. Eppure non riuscì ad abbandonarla sul pelo dell’acqua nemmeno quando sentì dei passi riavvicinarsi al lago.

La strinse più forte a sé, nell’ennesimo disperato abbraccio ma ormai non poteva più proteggerla e avrebbe portato con sé quel senso di colpa fino a che sarebbe stato vivo.

Un uomo di mezza età comparve dall’ombra dei cespugli, il suo volto era sconvolto dall’orrore della scena.

“tu creatura degli inferi! L’hai uccisa!” si teneva a debita distanza dall’acqua, forse aveva paura di lui.

Il tritone sollevò lo sguardo ancora lucido e notò i vestiti del vecchio sporchi di sangue, strinse il pugno libero in un moto di rabbia, “tu sei l’unico assassino qui!” gli gridò contro. “che genere di vigliacco può pugnalare al petto una ragazza innocente!”

“ma vedi, di innocente in Ayla non era rimasto niente, tu l’hai plagiata mostro, sei tu l’unico responsabile della sua morte!” Armes sputò per terra per manifestare il suo ribrezzo.

Aidan strinse il cuore di lei delicatamente, era la cosa più preziosa che possedesse adesso.

“lei non morirà mai. Non nel mio mondo”

Appoggiò il suo corpo sulla superficie dell’acqua con la massima cura, come se la ragazza stesse dormendo. Non avrebbe voluto lasciarla lì ma non poteva fare altro che separarsi da lei. Le fece un’ultima carezza sulla guancia gelida, non avrebbe mai più rivisto i suoi occhi, il suo sorriso, non avrebbe più sentito la sua voce a tratti imbarazzata o scherzosa. L’amava e non era riuscito a strapparla via a quel mondo crudele che come un cancro l’aveva consumata lentamente fino a spegnere la sua luce.  

Non aveva più nulla da fare sulla terra, troppo dolore e sofferenza.

 

“Giuro sulla mia vita, sui miei discendenti, che voi umani la pagherete per questo.”

 

Si allontanò dalla riva lasciandosi alle spalle un vecchio confuso e frastornato, il cuore di lei stretto contro il suo petto batteva ancora, lentamente si immerse sott’acqua dove ad attenderlo c’era il suo regno e la possibilità di poter salvare l’anima della sua amata.

Lui, il principe di Atlantica, avrebbe trovato un modo per salvarla ad ogni costo e mentre quel cuore batteva lentamente come un piccolo passerotto, nel cuore di Aidan l’amore venne sostituito dall’odio, che per generazioni, come una maledizione, avrebbe perseguitato la sua linea di sangue.

 

****

Armes nascosto tra le foglie aveva assistito inorridito a quella scena, Ayla era arrivata tremante al lago dove una creatura squamata le aveva squartato il petto alla ricerca del suo cuore. Vederla in quegli ultimi istanti, morire in quel modo, persino lui che era stato il suo assassino provò del rimorso per la fine di quella fanciulla, un destino ancora più atroce se l’era ghermita.

“Ayla!” delle torce e delle voci in lontananza si avvicinarono sempre di più. Rimase nascosto nell’ombra per accertarsi di vedere chi stesse arrivando. Cosa avrebbe potuto dire? Di certo l’avrebbero incolpato della sua morte se l’avessero trovato con i vestiti sporchi di sangue, così fece la cosa più intelligente che gli potesse venire in mente, iniziò a gridare aiuto a gran voce e si gettò nel lago di sangue verso la ragazza di cui lui stesso era stato l’assassino.

“aiuto! Ayla, è qui, venite presto!” continuava a gridare dando sfoggio di un abile recitazione.

Un brusio si mosse nella foresta, le torce accese si fecero sempre più vicine. Skan, Kota, il Capoclan e altri uomini del villaggio stavano sbucando dalla radura, i volti pallidi mentre illuminava il lago completamente cremisi.

Il padre di Ayla mosse qualche passo sotto shock, mentre Armes prendeva in braccio il corpo della ragazza e lo trascinava a riva, non c’era più traccia della sua antica bellezza, il corpo rigido e pallido giaceva inerme fra le braccia dell’uomo.

Skan esitò davanti a quella scena, uno squarcio le aveva aperto il petto e fra le costole rotte e le membra spappolate sembrava evidente che le mancasse il cuore.

“cosa…?” tentò di biascicare inutilmente,

Armes appoggiò il corpo della ragazza sulla riva. “l’ha uccisa” disse lui tranquillo sapendo che il figlio avrebbe capito. “le ha strappato il cuore dal petto, mi dispiace figliolo, sono arrivato troppo tardi.” Gli diede una pacca sulla spalla per rincuorarlo. Il ragazzo crollò sulle sue ginocchia davanti al corpo della fanciulla che era stata la sua promessa sposa.

“chi?” riuscì a dire mentre guardava il suo corpo dilaniato.

“credo tu sappia la risposta” suggerì Armes. “i mostri hanno preso ad infestare anche i mari adesso, ma nascondo la loro natura dietro sembianze umane, questo non cambia la realtà dei fatti, bestie sono e bestie rimarranno”

Armes avrebbe addossato tutta la colpa su quel tritone fino al giorno in cui sarebbe morto, avrebbe raccontato un migliaio di volte la storia di come da lontano aveva visto quel mostro emergere dal lago e strappare il cuore di quella ragazza innocente, e di come lui non aveva fatto in tempo a salvarla.

Nessuno avrebbe mai saputo la verità, neppure suo figlio.

Le voci attorno a loro si mischiarono in un sommesso borbottio, Kota, il fratello della ragazza gridò tentando di trovare l’uomo che le avesse fatto quello, che a parer suo doveva essere ancora nelle vicinanze. Skan sapeva che non era così, quella creatura era già mille miglia chissà dove, lontano da tutto quello.

“ti avrei amata e protetta.” Prese il corpo tra le braccia nella maniera più delicata possibile, “non doveva finire così” le sussurrò come se potesse ancora sentirlo.

“dobbiamo riportarla al villaggio e organizzare un degno funerale” suggerì Armes, l’unico che sembrava non essere sotto shock per quanto accaduto. Il padre di Ayla non riusciva a parlare, continuava ad annuire a qualunque cosa gli venisse detta, sua figlia era morta, niente aveva più importanza per lui.

Ma non per Skan; mentre stringeva a sé quel corpo riportandolo al villaggio di una cosa era certo, avrebbe dato la caccia a quelle bestie marine e le avrebbe sterminate fino all’ultima, fino a che il loro sangue non avrebbe tinto il mare di rosso così come quello di Ayla aveva tinto il lago.

 

Quella fu l’inizio di una guerra che sarebbe andata avanti per secoli dove i cacciatori e le sirene si sarebbero uccisi a vicenda, finchè qualcuno un giorno avrebbe ristabilito la pace fra i due popoli.

Ma chi mai avrebbe potuto riportare la pace fra quei due popoli consumati dall’odio?

****

Alcuni secoli dopo

 

Il giovane tritone dai capelli rossi era ben nascosto dietro uno scoglio lì vicino, nessuno avrebbe potuto vederlo, nemmeno quella ragazza che si trovava ad alcuni metri da lui sulla spiaggia. Era insolito, veniva in quella spiaggia da anni eppure era la prima volta che la vedeva, non aveva mai visto una ragazza umana in vita sua, suo nonno l’aveva sempre messo in guardia dagli umani.

Quasi gli sembrò di sentire nella testa la sua voce che gli ripeteva : “esseri senza scrupoli e privi del cuore, non sono in grado di provare sentimenti, sono malvagi”

Eppure più la guardava più non riusciva a credere che una creatura tanto bella potesse essere così malvagia, che fosse solo una sua impressione?

La ragazza alzò il volto scrutando l’orizzonte in lontananza, il mare era proprio bello a quell’ora di pomeriggio, era come se nell’aria ci fosse sempre un po' di magia quando il sole tramontava sull’acqua. Eppure quel pomeriggio c’era qualcosa di diverso, una brezza gelida le scompiglio i lunghi capelli biondi, il profumo del mare le arrivò dritto in faccia assieme a qualche altro odore, un profumo che non aveva mai sentito prima…

Il suo sguardo si perse nella contemplazione del lento movimento delle onde, e per un momento le parve di scorgere un guizzo laggiù in fondo al mare, ma probabilmente era stato solo un riflesso del sole o qualche pesce che giocava sul fondale marino.

La ragazza fece due passi in avanti, quell’acqua era così invitante quel pomeriggio che forse avrebbe fatto un bagno…

Ma questo, è l’inizio di un’altra storia…

 

 

A.A

Confesso che avevo lasciato questa storia incompiuta per così tanti anni, mi ero persino dimenticata della sua esistenza, oggi, per chissà quale volontà divina, ho trovato l’ispirazione per concludere questo prequel, per chi non lo sapesse o avesse letto prima questa storia, “Le origini del potere” è un prequel spin-off della mia storia “Deep Alley, il destino di Elena” per chi avesse la curiosità di leggerla vi lascio il link qui sotto, per chi invece viene da quella storia, saprà già come finisce, e per chi invece l’ha trovata solo adesso, spero di avervi intrattenuto e fatto passare delle piacevoli ore.

Dalla vostra Clara Oswin, passo e chiudo! Ci si vede in giro!

 

Link Deep Aleey: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3158948&i=1

 

 

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