Film > La Sirenetta
Segui la storia  |       
Autore: Clara_Oswin    17/06/2015    2 recensioni
Storie di pescatori narrano la presenza nelle acque di Deep Alley, di creature dal corpo per metà umano e per metà pesce. Nuotando un giorno in quelle acque Elena, trasferita da poco in quella città con la madre, terrorizzata vede qualcosa, non sa che quell'incontro cambierà per sempre il corso della sua vita. Segreti e verità mai svelate la catapulteranno in un mondo estraneo dal suo, dove alla fine anche lei si ritroverà a scegliere tra la vita e la morte.
Per saperne di più: Pubblico in questa sezione perché la storia si ispira molto ai personaggi originali di Ariel ed Eric, presenti nel corso della trama e durante la loro storia, questo però è un punto di partenza per qualcosa di nuovo, in cui la fiaba originale della disney si intreccia in un racconto di sirene come non l’avete mai letto.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Eric, Re Tritone, Ursula
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
Deep alley

1. Come tutto ebbe inizio

 

Era un pomeriggio di una soleggiata giornata di primavera, il mare spumeggiava quieto, il sole iniziava a colorare il cielo delle tonalità aranciate e rosate tipiche del tramonto; costruita in cima ad una scogliera, dove una volta sorgeva un antico castello medievale, sorgeva una splendida casa dalle rifiniture moderne, grandi finestre a vetri, cancello in pietra con telecamere di sicurezza, insomma, una vera e propria villa lussuosa. Incredibile dire che Elèna aveva ereditato quella magnificenza da suo padre che, a causa di misteriosi eventi, aveva perso la vita in un tragico incidente. Sua madre, Rachel, aveva divorziato da suo padre Eric, quando lei era ancora in fasce; di lui non ricordava molto e sua madre solitamente non faceva mai cenno né al loro rapporto, né alle cause del loro divorzio. Essendo suo padre molto ricco e avendo Elena come unica figlia, alla sua morte nel testamento aveva lasciato tutto in eredità a lei, forse per lavare la coscienza dal rimorso di non essersi mai interessato a quella figlia.
E così a malincuore, durante il corso dell’anno scolastico, Elena e sua madre si trovarono a traslocare dall’arido e asciutto West Richland al borgo sul mare di Deep Alley.

-“vedrai, farai subito tante nuove amicizie!”- la madre, Rachel era emozionata per l’inizio di quella nuova avventura, lo stesso però non si poteva dire della figlia. –“non voglio nuovi amici, andavano bene quelli vecchi! Mi hai rovinato la vita!!”- Eh si, quando si hanno 17 anni e si è improvvisamente portati via da quella realtà ormai consolidata di amici, scuola, ricominciare quasi alla fine dell’anno scolastico può essere dura e per Elena che aveva perso da poco suo padre cui nonostante il rancore voleva bene, era più che difficile.

Rachel aveva trovato facilmente lavoro presso un ristorante dove faceva la cuoca, non passava giorno in cui non ribadisse alla figlia l’importanza di frequentare e finire il college e quanto ciò avrebbe contribuito a trovare un buon lavoro e costruirsi un futuro felice.

In quel assolato pomeriggio, la tutt’altro allegra famigliola arrivò alle porte del cancello in ferro bianco battuto che stabiliva l’ingresso in quella meravigliosa dimora. Il muro in pietra grigia calcarea era alto qualche metro e riparava la villa dalla salsedine estremamente corrosiva che spumeggiava dal mare. La casa era bianca e grigia, con ampie finestre che davano sul giardino ben potato; la macchina della famiglia Greene (questo era il loro cognome) percorse il sentiero lastricato di pietre fino a fermarsi nell’area per parcheggiare.

“non posso credere che da oggi tutto questo sarà nostro!”- Disse Rachel prendendo le valigie.

Elèna era visivamente di cattivo umore, prese la sua valigia senza dire una parola e attese direttive.

“Bene, dove ho messo le chiavi… vediamo…”- continuò a rovistare nelle tasche. –“ah eccole qui, queste birichine!”-

“Ripetimi ancora una volta mamma, perché papà si è tenuto la villa al mare e noi abbiamo vissuto per sedici anni in quel minuscolo appartamento in Bridge Square nel West Richland dalla parte opposta??”

“Lo sai tesoro che non amo il mare… a lui ho lasciato la villa delle vacanze ed io ho tenuto l’appartamento in città, che poi ho venduto per comprare quel grazioso appartamento in paese”

“Beh, quando stavi con papà avevi un mucchio di foto fatte al mare…” borbottò lei reputando la discussione ancora aperta.

Rachel strinse strette le chiavi nel palmo della mano, come fosse sul punto di dare in escandescenze, capitava spesso quando si parlava di Eric. “beh, ho cambiato gusti! Odio il mare e tutto ciò che ne deriva!!”- esclamò sbattendo la porta verso l’interno.

Elena capì che era il momento di tacere.

Entrò in casa studiando tutto con occhi nuovi.

L’interno appariva sobrio come l’esterno, i pavimenti erano bianchi e seppur fossero velati da uno strato di polvere si poteva percepire la loro natura riflettente, le pareti erano del medesimo colore e così quasi tutto l’arredamento;

-“Papà aveva una leggera ossessione per il bianco!”- ironizzò la ragazza avvicinandosi al divano del medesimo colore.

-“aveva un ottimo gusto in fatto di arredamento,” – asserì Rachel prendendo in mano un orologio da tavolo incastonato nel corallo rosso.

Quasi tutti i dipinti della casa, come poi noterà Elena in seguito, avevano il tema marino.

-“questo quadro è…bellissimo” – aveva ritrovato la parola rimasta inerme davanti un enorme dipinto posto proprio di fronte al divano.

Sarebbe stato logico trovare in quel posto un televisore, come in tutte le case normali del XXI secolo, invece vi era un quadro enorme, quasi un metro per un metro, raffigurante sul fondo un mare in tempesta e una creatura metà donna e metà pesce in primo piano su una conformazione rocciosa, con i capelli rossi scompigliati dal vento, i suoi occhi azzurri parevano fissare l’osservatore e scavare nel suo Io più profondo, un dipinto malinconico ma anche passionale che pareva gridare, “torna da me”;

-“Eric era un pittore eccezionale ed un grande amante del mare”- disse sua madre prendendo una sedia dal soggiorno. “qui, sarà meglio mettervi un televisore…” disse appoggiando il quadro con la tela rivolta verso il muro. “su adesso, raggio di sole, cerca la tua stanza e inizia a disfare i bagagli, domani sarà giorno di scuola!” parve ritrovare il buon umore subito dopo. La ragazza sapeva che sarebbe stata dura per sua madre, doveva darle del tempo ed accettare tutte le sue bizzarrie, dopotutto suo padre era stato importante per lei, lo poteva capire dalla fede che dopo tanti anni teneva ancora conservata nel suo portagioie.

“raggio di sole”- borbottò in risposta percorrendo il corridoio cercando l’accesso al piano superiore. “non ho più 8 anni…”- proseguì sino a trovare una scala dai gradini insoliti dal colore rosso.

Dopo aver esaminato attentamente tutte le camere da letto ne scelse una non troppo grande ma che aveva un balconcino privato a ovest che le regalava una magnifica vista sulla scogliera e su una piccola striscia di sabbia bagnata dal mare; proprio in quel momento il sole stava tramontando sull’acqua, era uno spettacolo mozzafiato a cui la ragazza non aveva mai assistito, dal piano di sotto sentì sua madre attaccare la fidata aspirapolvere, approfittò di quell’improvvisa ondata di buon umore e scese giù in giardino in esplorazione.

Con il suo Ipod in tasca e le cuffiette nelle orecchie cercò un sentiero per poter scendere su quella spiaggetta che aveva intravisto dal balcone; si accorse che raggiungerla non era così facile come sembrava, vi era un fitto cespuglio di bossi che nascondeva una sorta di stradina ripida che costeggiava tutta la parete rocciosa. Armata di ottime scarpe da tennis e jeans praticamente indistruttibili iniziò la lenta discesa verso quel posto che già aveva promosso a nascondiglio di fiducia, in caso volesse isolarsi o stare in un luogo tranquillo per qualche ora.

I suoi capelli biondi lunghi fino alla schiena con quella luce intensa divenivano davvero raggi di sole, sembravano essere fatti da singoli fili d’oro che rilucevano tra di loro riflettendo la luce dorata,

-“avrei dovuto portare gli occhiali da sole”- mormorò tra se sedendosi sulla spiaggia coprendo con la mano la fronte da quella luce intensa.

Quella striscia di terra infatti non era più larga di una decina di metri, era circondata ai lati da scogli scuri bagnati ritmicamente dal dolce muoversi delle onde; il mare era calmo e la luce riflessa sull’acqua abbagliante. Elena era sempre stata contraddistinta da una particolarità, sin da quand’era piccola possedeva degli occhi cangianti, alla luce del giorno i suoi occhi sembravano di un dolce color nocciola, bastava però che appena un raggio di sole la colpisse e come per magia la sua iride rilasciava cristalli verde bosco, mutando così il colore.

Proprio mentre si stava alzando per continuare l’esplorazione, il suo ipod si mise a lampeggiare.

-“ohh stupido coso! Non mi puoi abbandonare così!”- guardò il display rosso –“niente da fare… è morto!”- sbuffò riponendolo assieme alle cuffie nella tasca dei Jeans.

-“scommetto che a quest’ora l’acqua sarà caldissima… che darei per fare un bagno!”- si tolse le scarpe e i calzini abbandonandoli abbastanza lontano affinché il ritorno dell’onda non li bagnasse poi, immerse i piedi nell’acqua calda.

-“non posso… no… proprio non posso…”- disse facendo qualche passo avanti sollevando i pantaloni fino alle ginocchia. Arretrò velocemente. –“ohh non m’importa! Tanto non mi vedrà nessuno… solo un minutino…”- iniziò a togliersi i pantaloni ed in seguito anche la felpa e la canotta, rimanendo così solo in biancheria.

C’erano delle volte in cui Elena preferiva entrare in acqua con un tuffo bagnandosi tutta in una volta, alle volte invece entrava più lentamente ed era questo il caso. Avanzò lentamente, i piedi muovevano i primi passi in quel fondale sconosciuto in cui la sabbia bianchissima era fine come polvere, a quel punto s’immerse completamente dandosi una spinta vigorosa verso il largo; le piaceva andare a nuotare dove non toccava, lo trovava eccitante, talvolta le piaceva gareggiare con se stessa nel vedere quanto velocemente riusciva ad andare e venire toccando il fondale. Lo fece anche questa volta.

Dopo aver preso un bel respiro scese giù.                     

Inizialmente scese senza aprire gli occhi, dopotutto si era allontanata qualche metro dalla riva, quanto poteva essere profondo il fondale? Con il passare dei secondi, più spingeva verso giù con le braccia ben protese, più la sua voglia di aprire gli occhi cresceva; eppure Elena aveva paura dei fondali bui, di giorno con la luce tutto è meno spaventoso, ma quando la luce cala, il terrore di trovare qualcosa di brutto sul fondo l’attanagliava lo stomaco. Aprì gli occhi d’istinto. Era davvero buio li giù, percepiva appena i pesci a qualche metro da lei; ostinata nel voler arrivare a tutti i costi sul fondo dopo esser arrivata sin lì, spinse ancora più forte, sentiva che le iniziava a mancare il fiato ma il pensiero di arrivare sul fondo e darsi la spinta con i piedi per risalire le forniva la voglia necessaria per continuare a scendere. Un forte dolore prese a martellarle alla testa, tipico di quando si scende a forte profondità e la pressione inizia a giocarti brutti scherzi.

Ad un tratto si fermò terrorizzata.

Le era appena sembrato di vedere una cosa…una coda di pesce enorme.

Calcò le mani sulla bocca per non fare uscire l’ossigeno.

Poi li vide.

Un paio di occhi chiari la fissavano dall’oscurità.

Elena non ci pensò due volte ed iniziò a nuotare come una forsennata per risalire in superficie e uscire dall’acqua. Ebbe la sensazione di essere inseguita ed allora prese a nuotare ancora più velocemente.

Respirò a pieni polmoni non appena arrivò sulla spiaggia, all’asciutto, lontano dall’acqua.

Era rannicchiata con le ginocchia al petto, tremante di paura e di freddo; il sole era ormai calato del tutto e senza il suo calore spirava un vento decisamente gelido. Continuava a fissare l’acqua, nel punto in cui presumibilmente era scesa. Le parole cadavere e mostro marino le presero a vorticare per la mente fino a quasi stordirla. Strizzò i capelli sgocciolando l’acqua ormai gelida, raccolse i suoi vestiti ancora tutta tremante ed iniziò a salire la scogliera per ritornare a casa.

Una bella doccia calda e un lauto pasto erano quello che ci voleva per schiarirle le idee e se ancora non fosse bastato avrebbe fatto un bel sonno ristoratore, dopotutto domani c’era qualcosa di ben peggiore di un cadavere in fondo al mare…: la scuola.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > La Sirenetta / Vai alla pagina dell'autore: Clara_Oswin