Neverland- The Tale She Never Told

di Ria_27
(/viewuser.php?uid=70827)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- Il ricordo di un Ballo Fatato ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2- Voglio darti un Bacio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3- Una vita senza Amore ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4- Vieni Via con Me ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5- Ritorno all'Isola che Non C'è ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- Il ricordo di un Ballo Fatato ***


 

CAPITOLO 1- IL RICORDO DI UN BACIO FATATO 

<<  Il Conte Connolly insiste nel voler praticare la caccia nonostante gli abbia detto più volte che non è un passatempo ideale per lui. Dio, avreste dovuto vederlo nell’ultima battuta, continuava a portarsi dietro il fucile come fosse un ramo secco. Ciò nonostante ci ha invitati a trascorrere nuovamente qualche giorno nella sua tenuta nel Derbyshire, spera ancora di poter catturare qualcosa. Spero vivamente che questa volta sarete anche voi dei nostri, Miss Darling>>
<< Wendy? Cara, avete sentito cosa vi ha chiesto Mrs Bentley?>>
Wendy si riscosse improvvisamente trovandosi addossi gli occhi curiosi di Thomas e Mrs Bentley.
<< Come dite?>> domandò con lieve imbarazzo.
Thomas accennò una risata divertita cingendole le spalle come un braccio << Dovete scusare la mia fidanzata, madame. Si perde facilmente nei suoi sogni ad occhi aperti>>
Mrs Bentely accennò un sorriso educato << Credo proprio che la colpa sia mia, queste conversazioni non sono probabilmente adatte per una giovinetta>> affermò rivolgendole un ulteriore sguardo << Perdonatemi se vi riformulo la domanda Miss Darling, ma con la mia età tendo ad avere una memoria davvero precaria.Quanti anni avete detto di avere?>>
Wendy ricambiò il sorriso della donna più anziana, pur consapevole che in quella espressione ci fosse più falsità che buoni propositi.
 << Sedici>> rispose garbatamente.
Thomas la strinse maggiormente a sé << Una perla di sedici anni a dirla tutta>>
Wendy mise tutta la sua forza di volontà per non roteare gli occhi, ormai avrebbe dovuto esser abituata ai modi di pavoneggiarsi di Thomas. Erano fidanzati da oltre un anno ed il ragazzo non aveva mai perso occasione per esibirla come fosse un trofeo su un caminetto.
<< A quando le nozze?>> domandò Mrs Bentley mentre con gli occhi seguiva avidamente un vassoio ricco di prelibatezze che veniva trasportato da un cameriere verso il fondo della sala.
<< Oh presto! La data è stata fissata per questo giugno>> gongolò Thomas, più interessato a vantarsi che alle portate che finalmente venivano servite nel grande salone.
<< Incantevole>> replicò Mrs Bentley, ma Wendy ebbe l’impressione che la donna non avesse più sentito nessuna parola dopo che la portata principale era stata posizionata al centro del lungo tavolo con le vivande. << Vogliate scusarmi>> si congedò la donna.
Wendy sorrise divertita <<  Penso avesse molta fretta di raggiungere l’arrosto per accaparrarsi la prima porzione>>
Thomas le riservò un’occhiata perplessa << Chi? Mrs Bentley? No cara, sono sicuro che avesse da discutere affari importanti con qualche altro presente. Non potevamo monopolizzare ancora la sua attenzione>>
Wendy si ritrovò a sospirare << Certamente>> .
Per Thomas l’etichetta valeva più di qualsiasi valore al mondo, era impensabile che una donna ben educata come Mrs Bentley potesse correre dietro al cibo senza rispettare il bon ton.
<< Penso di aver visto il Duca di Rochford , avrei giusto alcune questioni da discutere con lui>> le rivolse uno sguardo << Volete accompagnami o preferite attendermi qui cara?>>
<< Oh no, non vorrei intromettermi nelle vostre faccende lavorative, andate pure>> replicò Wendy senza la minima esitazione non avendo la minima intenzione di venire nuovamente coinvolta in lunghi sproloqui economici.
Thomas le baciò la mano prima di allontanarsi nella direzioni in cui aveva individuato il Duca.
Rimasta sola Wendy si ritrovò a guardarsi in giro. Si trovavano all’annuale cena natalizia a casa del Barone Williams che, come al solito, per l’occasione era stato arricchito dai più variegati e costosi gingilli. Ogni cosa in quella stanza, dai broccati alle stoviglie erano stati lucidati per l’occasione in modo da essere degni di essere mostrati alla creme-creme londinese.
Wendy si sentiva sempre fuori posto in occasioni come quella. Circondata da duchi, conti e baroni. Gente che non mancava mai di osservarla come se fosse una strana creatura che i padroni di casa avevamo dimenticato di riporre nella cantina.
Lei che non possedeva un titolo nobiliare o una dote degna di una principessa, e l’unico motivo per cui poteva prender parte a quelle cene era grazie al nome che avrebbe ereditato un giorno, quello del suo promesso sposo Thomas Simon Doyle. Nipote del Duca di Cheimsford nonché unico erede dei suoi possedimenti.
Suo padre non faceva altro che ripeterle quanta fortuna avesse avuto ad accaparrarsi un partito simile. Lei che faceva parte della piccola borghesia non avrebbe potuto aggiudicarsi un consorte migliore. In realtà non avrebbe potuto neanche sperarlo. I gentiluomini come Thomas avrebbero di certo potuto sposare una qualunque giovane donna con un blasone alle spalle.
Sei debitrice alla tua bellezza, bambina mia”  le ripeteva costantemente zia Millicent.
Eppure, nonostante tutti continuassero a ripeterle quanto fosse fortunata, Wendy non riusciva a convincersene.
Sentiva costantemente che ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato nella direzione che stava prendendo la sua vita. A volte le sembrava di guardare dall’esterno le vicissitudini di una persona che non le apparteneva.
Si, si sentiva un’estranea nella sua stessa vita. Ma avrebbe dovuto sapere che la vita da adulta avrebbe portato con se oneri e doveri a cui non avrebbe potuto sottrarsi.
Wendy Moira Angela Darling non era più una bambina e avrebbe dovuto affrontarne le conseguenze.
 
***
 
<< Lo sentite troppo stretto in vita Miss Darling?>>
Wendy si portò una mano sul busto << No, è perfetto >> affermò mostrando un piccolo sorriso.
<< Io direi che andrebbe aggiunto ulteriore tulle>> affermò Mrs Doyle, la sua futura suocera.
Si trovavano nell’atelier di Mrs Holt, una delle più stimate sarte di tutta Londra.
La madre di Thomas aveva insistito affinché la sua futura nuora commissionasse proprio a quella sarta il proprio abito da sposa.
Wendy aveva pensato che non le sarebbe costato nulla esaudire la richiesta dalla futura suocera. Non le era sembrato nulla di tremendamente eccessivo, finchè Mrs Doyle non iniziò ad autoinvitarsi ad ogni prova del vestito, imponendo costantemente quelli che voleva far passare per consigli con al consueta forma del “Io direi”. E anche quella volta Mrs Doyle non sembrava voler fare eccezione. << Proprio qui>> indicò con un dito una porzione di vestito << Andrebbe aggiunta almeno un’altra balza>> concluse annuendo con convinzione.
Wendy abbassò lo sguardo sulla zona menzionata dalla donna; c’erano già così tanti strati di tulle che iniziava a ricordare più una meringa che un abito nuziale.
<< Non credete anche voi Mary?>> domandò rivolgendosi direttamente ad una silenziosa Mary Darling.
Wendy guardò sua madre con  aria supplichevole. Sapeva che non poteva ribattere da sé alla volontà della suocera, ma sperava almeno in un aiuto da parte della madre.
Mary posò la tazza di tè che stava sorseggiando per prestare attenzione all’ennesimo cruccio dell’altra donna senza però lasciarsi sfuggire l’occhiata disperata rivoltale dalla figlia.
<< Non saprei>> rispose in tono garbato << Già così Wendy risulta radiosa>>
Mrs Doyle picchettò il bastone da passeggio sul lucido parquet, era solita fare quel gesto quando non era d’accordo su una questione, << Vostra figlia risulterebbe incantevole anche con un misero straccio addosso, su questo non vi è dubbio.  Ma il giorno in cui indosserà questo vestito diverrà la futura padrona delle tenute del Cheimsford, e non vogliamo che faccia la sua entrata nell’alta società con un vestito appena sufficiente>>
<< Appena sufficiente?>> ripetè incredulamente Wendy. Erano mesi ormai che Mrs Doyle aveva richiesto una modifica dopo l’altra trasformando l’iniziale semplice abito bianco scelto da Wendy in uno che poteva far concorrenza a quelli indossati da Maria Antonietta.
Mrs Doyle arricciò il labro tornando a soppesare l’abito indossato da Wendy << Si mia cara, non lo noti anche tu? Il vestito è bello certo, ma c’è ancora qualcosa che non va. Nulla che un altro strato di tulle non possa risolvere,ovviamente>> concluse con aria soddisfatta.
<< Vado a prendere dell’altro tulle allora>> disse Mrs Holt quando fu chiaro che nessuno avrebbe più osato contraddire il volere di Mrs Doyle.
Mary mostrò un sorriso di sostegno alla figlia.
Wendy sospirò arrendevolmente. Non poteva di certo illudersi che qualcuno riuscisse a contraddire quella vecchia megera. E i problemi per l’abito da sposa erano solo l’inizio, non osava neanche immaginare quali sarebbero stati gli argomenti di discussione dopo le nozze.
Mrs Hole tornò nella stanza reggendo tra le braccia la stoffa richiesta << Voltatevi verso lo specchio Miss Darling, in modo che possa lavorare sul retro del vostro vestito>>
Wendy fece come le era stato chiesto sperando che se si fosse mostrata collaborativa avrebbe ridotto il tempo che avrebbe ancora dovuto passare all’interno dell’atelier in compagnia dell’amabile suocera.
Ma quando si trovò davanti lo specchio ebbe un tuffo al cuore. Non si era ancora vista riflessa per intero con l’abito addosso, non vi era stata occasione. Ma ora, guarda la sua figura riflessa con addosso quella nuvola bianca di tulle il suo cuore mancò un battito.
Non era per le fattezze del vestito, ne per quello che rappresentava in sé. Era una sensazione diversa.
Una nostalgia che credeva di aver sopito ma che ora vedendo il modo in cui il vestito sembrava volteggiare nell’aria la sua mente la riportò ad un momento diverso.
Un momento molto lontano con indosso un abito molto più semplice, con cui si era veramente librata nell’aria.
 
<< Voglio farti vedere una cosa>> Peter tese la mano verso di lei.
Era solito fare quel gesto quando voleva mostrarle qualcosa di unico.
Wendy aveva capito che tenerla per mano era il suo modo di sentirsi l’artefice della sorpresa che le si dipingeva sul suo volto ogni volta che le faceva scoprire qualcosa di nuovo in quel mondo.
<< Dove mi porterai questa volta?>> gli domandò senza però mostrare il minimo indugio mentre lo seguiva nel folto del bosco.
Peter si voltò per mostrarle il suo solito sorriso furbo << Lo vedrai>>
Si inoltrarono tra il fogliame allontanandosi sempre di più dal baccano della festa che si erano lasciati alle spalle.
Ben presto il silenzio di una piccola radura li accolse.
Peter tornò a rivolgerle uno sguardo portandosi un dito alla bocca per indicarle di non far rumore.
Wendy annuì con aria stregata. In quel preciso punto la tiepida luce della luna disegnava delle sagome azzurre tra le fronde dei possenti alberi.
I due ragazzi si avvicinarono lentamente ad un tronco con una piccola apertura cava.
<< Guarda>> le sussurrò accostando la bocca al suo orecchio.
Wendy tremò leggermente per quel contatto, ogni volta che Peter si avvicinava in un modo simile sentiva il proprio cuore sfarfallare.
Stava quasi per regalargli un sorriso imbarazzato quando la sua attenzione venne richiamata dallo spettacolo che si stava animando all’interno del tronco.
Un folto gruppo di fate stava suonando una melodia lieve come un alito di vento, mentre una coppia danzava sospesa nell’aria.
Wendy guardò rapita quello spettacolo, le due fate si libravano nell’aria con tanta eleganza da lasciarla senza fiato.
<< Sono bellissime>> esclamò incantata.
Peter sorrise << Vieni>>
Per un attimo Wendy si trovò a chiedersi perché la volesse già allontanare da quello spettacolo. Ma quando si volse lo trovò davanti a sé con la mano aperta in un invito ed un sorriso ad imperlargli le labbra.
Non le ci volle che uno sguardo per capire che Peter non aveva intenzione di riportarla alla festa.
Prontamente Wendy posò la propria mano in quella del ragazzo.  Lentamente il braccio di Peter le cinse la vita con sicurezza.
Dapprima mossero qualche passo incerto nel fogliame ma ben presto la presa di Peter si intensificò e i due giovani si trovarono a volteggiare a qualche metro dal suolo.
Istintivamente la mano di Wendy corse ad agganciarsi al collo di Peter. Lui parve sorpreso ma quando i loro occhi si incontrarono ogni dubbio svanì.
Volteggiarono accompagnati dalla dolce melodia delle fate.
Si librarono in alto, sempre più in alto roteando a tempo con la musica.
Occhi negli occhi, mano nella mano, petto contro petto.
Fu in quel momento che Wendy Darling aveva capito di amare Peter Pan.


SPAZIO AUTRICE

Beh, che dire?! La storia è basata sulla favola di Peter Pan e Wendy ma con tinte più adulte, uno svolgimento e un finale diverso.

La storia partirà da dove ha inizio il libro ma vi accorgerete voi stessi se mi seguirete, che ben presto le cose prenderanno una piega diversa e accesa.

Non mi resta da dirvi altro se non di farmi sapere cosa ne pensate :)


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2- Voglio darti un Bacio ***


CAPITOLO 2- “VOGLIO DARTI UN BACIO”
 
 
 
Il numero 14 di Howling Lane  era diventato più affollato negli ultimi tre anni.
Dopo il loro ritorno dall’Isola che non c’è, Wendy ed i fratelli avevano portato con sé il resto dei Bambini Sperduti ed i signori Darling- una volta superato lo stupore iniziale- si erano rivelati ben felici di tenerli con sè.
Da allora quella casa era costantemente animata da urla e giochi infantili.
Nessuna sorpresa, quindi, per Wendy quando una volta varcato l’uscio di casa si ritrovò davanti uno spettacolo che molti avrebbero potuto definire bizzarro: Michael, il più piccolo dei fratelli, le sfrecciò davanti agitando le braccia in aria ed urlando a pieni polmoni, dietro di lui la povere Nana cercava raggiungerlo. Nella furia dell’inseguimento la gigantesca coda del cane finiva per rovesciare rovinosamente a terra ogni oggetto che incontrava. Come se non bastasse, ad aggiungersi a quel già troppo vivace corteo, vi erano i gemelli che a loro volta sembravano inseguire il grosso san bernardo.
<< Oh Wendy, sei tornata>> la salutò Ricciolo entrando di gran corsa nella stanza.
<< Cosa è successo questa volta?>> domandò la ragazza senza riuscire a trattenere un sorriso divertito mentre dal piano di sopra arrivavano le urla di incitamento del resto della combriccola.
<< Michael non vuole fare il bagno, così Nana sta cercando di acciuffarlo>> spiegò Ricciolo come se fosse scontato.
<< Ed i gemelli?>>
<< Loro corrono e basta, non credo abbiano un vero motivo per farlo>> sentenziò il ragazzino affrettandosi a togliersi dalla traiettoria di Nana.
<< Credo che sia meglio fermarli prima che Nana ro- >> Wendy non ebbe il tempo di finire la frase che l’antico pendolo in legno venne sbalzato a terra dal grosso corpo di Nana.
<< Troppo Tardi>> affermò Ricciolo guardando la scena con un misto di divertimento ed apprensione.
<< NANA>> la voce di Mr Darling tuonò dal piano di sopra.
<< O-oh qualcuno è nei guai >> disse John scendendo le scala e guadagnandosi un’occhiata ammonitrice dalla sorelle maggiore <> replicò mettendosi sulla difensiva.
Wendy incrociò le braccia sul petto << Ogni volta che ne combinate una delle vostre ci va di mezzo la povera Nana>>
<<  E cose c’entro io?>> protestò il ragazzo con finta ingenuità.
<< Sei il fratello maggiore>> gli ricordò Wendy mentre cercava di risistemare tutti gli oggetti che Nana aveva falciato via << Dovresti almeno provare a tenerli a bada>>
John sbuffò sonoramente << Stavamo solo giocando>>
<< Ed ecco il risultato>> replicò Wendy mostrandogli quello che una volta doveva essere stato un vaso.
<< Potremmo risistemarlo>> si offrì Ricciolo raccogliendo dalle mani di Wendy i cocci di vetro.
<< No che non dovremmo>> insistette John incrociando a sua volta le braccia con aria restia.
Wendy sospirò << Papà si arrabbierà moltissimo>>
<< Un tempo non ti sarebbe importato>>
<< Un tempo potevo permettermi il lusso di non pensare alle conseguenze delle mie azioni >> replicò stizzita riposizionando uno dei cimeli di famiglia su un tavolino che pendeva da un lato <<  Ma si cresce e forse sarebbe ora che anche tu lo facessi>>
Lo sguardo incredulo che si stampò sul volto di John fu sufficiente per far pentire Wendy di quanto appena detto. Per qualche secondo i due fratelli rimasero a fissarsi in silenzio.
Proprio lei, più di chiunque altro, sapeva quanto potesse destabilizzare sentirsi ripetere continuamente di dover crescere.
La prima volta che aveva sentito una richiesta simile aveva preferito seguire un perfetto sconosciuto su un’isola dove il tempo non sembrava avere importanza.
Eppure ora, a soli tre anni di distanza dal momento in cui avevano fatto ritorno, si trovava a bisticciare con il fratello ripetendogli esattamente le stesse parole che aveva tanto odiato.
John sollevò il mento con aria dura <> replicò freddamente prima di voltarsi verso le scale.
<< John >> provò a richiamarlo Wendy .
Il ragazzo si fermò nel mezzo delle scale << Sai, tu si che sei cresciuta>> le rivolse un’occhiata accusatoria <<  non avresti mai detto una cosa del genere prima>>
Wendy non ebbe il cuore di aggiungere altro. Seguì con lo sguardo il fratello finché non scomparve tra i corridoi del piano superiore.
<< Vuoi che provi ad aggiustarlo?>> tornò a domandarle Ricciolo indicando i cocci che reggeva con una mano.
Wendy gli rivolse un sorriso mesto << No tranquillo, ci penserò io. Tu va a giocare con gli altri>>
 
Quando finalmente Wendy entrò nella sua stanza si sentiva stremata.
Preferì attribuire quella sensazione al tempo trascorso a sistemare i danni lasciati da Nana e i bambini, ma infondo sapeva che era dovuto a qualcos’altro.
Come aveva potuto dire a John una cosa simile?
Quel pensiero la stava tormentando.
Lo sguardo di accusa che le aveva rivolto e quelle parole “Tu si che sei cresciuta” continuavano a ronzarle nella testa.
Sapeva di essere cresciuta, o almeno credeva di avere accettato quel dato di fatto. Ma in realtà non si era mai veramente soffermata a pensare a come fossero le cose prima.
Non aveva mai riflettuto sulla Wendy di prima e quella che invece vedeva riflessa nello specchio in quel momento.
La Wendy di un tempo avrebbe accettato di buon grado il matrimonio con un facoltoso uomo per il quale non provava nessun particolare trasporto?!
Conosceva la risposta, e questo le faceva tremendamente paura.
Certo, sapeva bene che certe scelte non potevano essere messe nelle mani di una ragazzina di soli tredici anni. Eppure per certi versi si ritrovò a credere che quella ragazzina avesse molte più certezze nella vita che non questa giovane donna di sedici anni.
Osservò la finestra chiusa davanti a sé.
Quella era la stessa finestra da cui tutto era iniziato.
John e Michael erano stati trasferiti in un’altra stanza dopo il loro ritorno.
Era impensabile che due bambini continuassero a dormire nella stessa stanza con la sorella che si affacciava alla vita adulta.
Ma lei aveva sempre rifiutato l’idea di cambiare camera. I genitori le avevano proposto più volte di far cambio con la stanza in cui risiedevano il resto dei bambini. Una stanza più spaziosa, più adatta ad una giovane donna.
Ma Wendy non aveva mai voluto sentir ragioni.
Si ripeteva che fosse per una questione di abitudini ma in realtà sapeva che non era pronta per lasciarsi alle spalle anche quell’ultimo legame con la Wendy del passato.
Quell’ultimo legame con Peter.
Lentamente un ricordo si fece nuovamente strada nella sua mente.
 
<< Peter, voglio darti un bacio>>
<< Cos’è un bacio?>>
Quel ragazzo davvero non sapeva cosa fosse un bacio?
Wendy si sentì immediatamente una sciocca per quella richiesta, così provò a rimediare.
Si guardò intorno nella stanza sotto lo sguardo curioso di quello strano ragazzo.
Afferrò un ditale d’argento che trovò ai propri piedi << Ecco tieni>> disse posando il ditale nel palmo di Peter.
Il ragazzo lo osservò con aria sorpresa.
<< Voglio darti un bacio anch’io>> affermò sistemandosi il puntale all’interno di un taschino.
Wendy si sentì elettrizzata da quelle parole e senza nemmeno pensarci si ritrovò a chiudere gli occhi in attesa che Peter posasse le proprie labbra sulle sue.
<< Ecco!>> esclamò il ragazzo con tono contento costringendo Wendy a riaprire gli occhi.
<< Questo è il mio bacio>> spiegò mostrandole una specie di ghianda.
Wendy non riuscì a trattenere un barlume di delusione <<  Oh>> mormorò prendendo la ghianda tra le mani.
Peter corrugò la fronte << Non ti piace?>>
<< Oh no no, è bellissima>> gli assicurò tornando a sorridere.
Non era il bacio che si aspettava ma quel gesto di condivisione significava comunque molto.
 
Sorrise a quel ricordo.
Cercando di non tremare per il gelido vento dicembrino si sporse alla finestra per poter osservare le stelle.
<< Seconda stella a destra>> sussurrò osservando con nostalgia quel puntino luminoso nel cielo.
<< Oh Peter>>
 
Mentre Wendy continuava a puntare il proprio sguardo verso il manto stellato, sul tetto del numeri  14 di Howling Lane  un’ombra si mosse furtiva.




SPAZIO AUTRICE

Ed ecco qui il nuovo capitolo! 
Mi sono ripromessa di aggiornare con molta regolarità finchè la storia non entrerà maggiormente nel vivo. So che per il momento tutto sembra procedere terribilmente lento, ma in realtà questi capitoli iniziali servono per inquadrare la figura di Wendy. Per comprendere meglio ciò che sta succedendo ad una Wendy non più bambina ma che affronta le responsabilità di una giovane adulta.
Ad ogni modo, vi assicuro che presto entreremo nel vivo della storia. Per il momento spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Fatemi sapere cosa ne pensate, apprezzamenti, critiche o consigli sono sempre ben accetti.
Vorrei inoltre ringraziare morgengabchiara_centini per i loro preziosi commenti. Mi hanno fatto davvero piacere, vi ringrazio :)




 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3- Una vita senza Amore ***


CAPITOLO 3- UNA VITA SENZA AMORE 

I giardini di Kensington erano popolati dal solito drappello di bambini festanti. Il Natale era alle porte e il clima di dicembre assicurava uno spesso strato di neve da utilizzare per i consueti giochi.
Wendy era intenta ad osservare un piccolo gruppetto di ragazzini affaccendati nella creazione di un pupazzo di neve.
Aveva costretto Thomas ad accomodarsi in una della panchine centrali. Da lì poteva osservare con piacere buona parte del giardino innevato.
Era in quel posto che i bambini caduti dalle carrozzine o dimenticati dalle madri venivano recuperati dalle fate e condotti all’Isola che non c’è.
Era quello che Peter le aveva raccontato per spiegarle le vicende dei Bambini Sperduti.
«Brr si gela quest’oggi» tornò a lamentarsi Thomas. Non aveva fatto altro da quando la sua fidanzata, durante la consueta passeggiata mattutina, lo aveva costretto a soffermarsi lì.
«Forse dovreste comprare un cappotto più spesso» replicò Wendy con tono educato, nonostante ci fosse una marcata espressione di scherno sul suo volto. Ma Thomas era troppo impegnato a sistemare nuovamente la sciarpa che portava intorno al collo per accorgersi di quel particolare.
«Non capisco perché stare all’aria aperta in una giornata tanto gelida»  asserì passando ad occuparsi dei bottoni del proprio cappotto  «Questo posto andrebbe evitato durante questa stagione.»
Wendy sollevò lo sguardo verso il cielo grigio ed un fiocco le atterrò morbidamente sullo zigomo «Io lo trovo incantevole» ammise.
«Vi prenderete una bronchite come minimo» insistette Thomas voltandosi per guardarla «Non vorrei che il giorno del matrimonio la mia bella sposa fosse gravata da un malanno.»
Wendy inspirò a fondo socchiudendo gli occhi «Mancano ancora parecchi mesi per quel giorno, non vi pare?!»
«Le stagioni volano mia cara» il braccio di Thomas tornò a cingerla per le spalle «Prima che abbiate il tempo di rendervene conto, porterete il mio nome» aggiunse con voce carica di entusiasmo.
Wendy arricciò leggermente il labbro badando bene a non farsi notare.
Quella prospettiva continuava a non entusiasmarla più di tanto. Avevano parlato del matrimonio per un tempo talmente lungo che aveva finito per pensarvi più come ad un costrutto teorico che ad un dato di fatto imminente.
Wendy si trovò a soppesare il suo promesso sposo con rinnovata attenzione. Thomas era senza dubbio un bell’uomo, con quei suoi lineamenti raffinati, gli occhi nocciola e la capigliatura rossa pettinata secondo la moda del momento. Per non parlare del titolo nobiliare che gli si prospettava all’orizzonte una volta morto lo zio, attuale Duca di Cheimsford.
Sapeva che vi era un numero spropositato di ragazze che sarebbero state disposte a dare via la mano destra,  pur di portare nell’anulare di quella sinistra il ricercato anello di fidanzamento della famiglia Doyle.
E allora perché per lei non era lo stesso?
«Thomas» lo chiamò nel momento in cui un pensiero fece capolino nella sua mente.
«Si mia cara?»
«Voi mi amate?»
Thomas sussultò come se avesse ricevuto una scossa. «Come dite?» domandò sottraendo il braccio con cui le cingeva le spalle.
Wendy continuò ad osservarlo con spontanea curiosità «Mi amate?» chiese nuovamente aggrottando la fronte.
Il volto di Thomas si accese di una sfumatura rossastra «Io…» balbettò guardandola come se le fosse cresciuta una seconda testa.
In un’altra occasione Wendy avrebbe trovato sicuramente divertente una scena come quella. Non erano certo poche le cose che riuscivano a scandalizzare Thomas Simon Doyle, futuro Duca di Cheimsford, ma erano rare le occasioni in cui fosse proprio lei l’artefice.
«Ecco, io…»> tornò a ripetere Thomas prima di schiarirsi la gola «Io vi rispetto molto Wendy, spero che questo lo abbiate notato.»
«Senza dubbio. Ma non è quello a cui mi riferivo» insistette Wendy.
Se possibile il volto di Thomas divenne ancora più rosso «L’amore dite ?!»
Spostò lo sguardo verso il panorama, che si estendeva davanti a loro, con aria pensante «Allora spero converrete con me mia cara, quando vi dico che l’amore è un’infondatezza» affermò facendosi nuovamente sicuro.
Wendy inarcò un sopracciglio scetticamente «Un’infondatezza» ripeté.
Thomas annuì con vigore, «Ma certamente!»
Wendy avrebbe tanto voluto fargli notare come, fino a qualche momento prima, si era sconvolto solo sentendo parlare di un tema simile, mentre ora fingeva un’infinita saggezza e sapienza sull’argomento.
«Lasciate che vi spieghi mia cara, volete?» si offrì ma non attese nemmeno che Wendy rispondesse per iniziare la sua filippica: « L’unione sentimentale di due persone implica un interesse prima di tutto, e voi mia cara questo interesse lo avete risvegliato con la vostra genuina bellezza. Così come il mio charme si suppone abbia fatto con voi. Ebbene, per come è di giusto, l’unione tra due persone deve poi essere definitivamente sancita con il voto matrimoniale. Da qui con il passare del tempo, l’interesse viene sostituito dal reciproco rispetto che legherà la coppia per il resto della loro vita» sentenziò sorridendo trionfante «Ditemi ora, dove dovrebbe collocarsi l’amore all’interno di questo ingranaggio già perfettamente funzionante?»
Wendy gli rivolse un’occhiata esterrefatta. Aveva sperato che scherzasse, ma l’espressione compiaciuta che gli si era disegnata in volto faceva pensare tutto il contrario.
«Vorreste seriamente sostituire la sicurezza di nobili sentimenti come questi, per un sentimento tanto destabilizzante quanto l’amore?» le domandò in tono scettico.
Wendy si ritrovò a sospirare arrendevolmente, «Certo che no>>  rispose.
Thomas si mostrò soddisfatto e tornò a stringerla con un braccio «Proprio come pensavo» asserì lasciando intendere che la conversazione era giunta al suo giusto epilogo.
Wendy, dal canto suo,  non aveva intenzione di aggiungere altro.
Neanche lei amava Thomas, questo lo sapeva già prima di porre quella domanda. Non era stata neanche tanto sciocca da illudersi che il suo promesso sposo provasse già qualcosa di così intenso per lei. Ma di certo non si era aspettata quella retorica tanto categorica e raziocinante.
Forse avrebbe potuto lasciarsi convincere dalle parole di Thomas se solo non avesse già sperimentato la potenza e la bellezza dell’amore. Per il cuore di una ragazzina di tredici anni poteva essere un sentimento sconvolgente, destabilizzante forse, proprio come aveva detto Thomas. Ma neanche la Wendy di adesso rimpiangeva la vita senza la conoscenza dell’amore.
Dunque, ora la questione era ben delicata. Avrebbe potuto accettare di passare il resto della proprio vita senza amore?
 
***
«Che storia è questa Wendy?»  Mr Darling entrò a passo di carica nella stanza della sua primogenita fulminandola con uno sguardo carico di accusa.
Wendy si rintanò ulteriormente sotto lo strato di morbide coperte mentre le narici del padre si dilatavano e sembravano prossime a far fuoriuscire del fuoco.
«Tua madre mi ha appena informato che non verrai con noi alla cena di Mr e Mrs Hammond. Vorresti per favore spiegarmi?»
«Non mi sento bene» provò a giustificarsi simulando un colpo di tosse.
Le orbite del padre sembrarono voler schizzare verso le stelle «E cosa pensi dirà Thomas, quando scoprirà che la sua futura moglie lo ha lasciato da solo ad una cena tanto importante?»
Quella che Mr Darling definiva “cena importante” in realtà altro non era che una delle consuete cene dei coniugi Hammond,  che aveva luogo senza nessuna ragione specifica.
Con ogni probabilità se ne sarebbe tenuta una identica la settimana seguente. Quindi Wendy non si era sentita per nulla in colpa quando aveva deciso di evitare l’evento, fingendo un malore stagionale.
«Ho già avvisato Thomas » asserì Wendy indispettita dalle accuse del padre «Da gentiluomo qual è, ha convenuto che non sarebbe il caso di esporre la sua promessa sposa ad una serata tanto gelida, quando si trova in una condizione di salute simile.»
Quel particolare era vero. Una volta che il messaggio di Wendy – con cui informava il fidanzato della sua condizione- aveva raggiunto casa Doyle, non era passato molto tempo che prontamente le era stata consegnata la risposta del suo promesso sposo. Questo si era dilungato in inutili frasi di circostanza circa il suo rammarico per infine insistere vivamente affinché Wendy non prendesse parte alla cena.
Che uomo tanto apprensivo e premuroso, si potrebbe pensare. In realtà le ragioni della disponibilità di Thomas, nell’accettare l’assenza della fidanzata, risiedevano in una motivazione assai diversa.
Tra le particolarità di Thomas Simon Doyle, infatti, si poteva annoverare anche una vera fobia per le malattie. Il poverino non riusciva neanche a sopportare di trovarsi nella stessa stanza con un individuo che tossisse. Figurarsi, quindi,  trascorrere la serata con una fidanzata febbricitante.
«Se non vuoi credermi la lettera di Thomas si trova sul comodino, leggila pure » aggiunse indicando al padre la piccola busta sul margine del mobile.
«Non mi importa cosa ti abbia scritto. Quel’uomo è fin troppo ben educato per mostrarsi indispettito, ma sono certo che sia così»  tuonò Mr Darling facendosi paonazzo.
Wendy non riuscì a trattenersi dal roteare gli occhi. Per sua fortuna, giusto in quel momento,  Mary Darling fece il suo ingresso nella stanza.
«Cosa succede?» domandò lasciando scorrere lo sguardo dalla figlia alla figura ribollente di collera del marito.
«Mary, fa scendere immediatamente tua figlia dal suo letto e fa che sia pronta in meno di venti minuti!»
Wendy incrociò le braccia al petto «Ti ho già detto che sto male.»
«Non mi importa!»
Mary Darling si frappose tra i due, prima di rivolgere la propria attenzione direttamente al marito.
«George, mio caro, non credo sia il caso di lasciare che Wendy venga alla cena nelle sue condizioni» affermò con voce gentile.
«Cosa potrà mai avere di tanto grave?»  borbottò l’uomo, che però non riuscì a non ammansirsi davanti all’espressione dolce regalatagli dalla moglie.
Mary Darling sorrise affabile, «Nulla di troppo grave per fortuna. Ma è uno di quei giorni da donna . Tu capisci, non è vero?»
George Darling strabuzzò gli occhi con stupore.
«Oh» fu tutto quello che riuscì a replicare.
Senza farsi notare, Wendy rivelò un sorrisetto soddisfatto davanti alla geniale trovata della madre.
Se c’era una cosa su cui George Darling non osava metter bocca erano quelli da lui battezzati giorni della donna. Per lui uno dei misteri più grandi del creato.
«Bene, in questo caso credo che Thomas capirà» bofonchiò con rassegnazione.
Lanciò un ultimo sguardo alla figlia, poi uscì dalla stanza.
Mary attese di sentire i passi del marito sulle scale prima di tornare a rivolgersi alla figlia.
Si avvicinò al suo capezzale posandole un dolce bacio sulla fronte.  «Non farmene pentire Wendy.»
La ragazza emise uno sbuffo divertito . «Ho solo intenzione di passare il resto della serata a leggere un buon libroo» le assicurò.
Mary la osservò per qualche istante prima che la voce del marito la chiamasse a gran voce dalla sala d’ingresso.
«Va » la esortò Wendy dando un’ultima stretta alla sua mano.  «Ci rivedremo al tuo ritorno.»
 
 
Come aveva preventivato, una volta che i suoi genitori ebbero lasciato la casa, Wendy si immerse nella lettura di un romanzo acquistato qualche giorno prima.
Era arrivata a leggere appena qualche pagina,  quando una folata di vento costrinse la finestra ad aprirsi.
Wendy sussultò, colta alla sprovvista, mentre la gelida brezza notturna si infiltrava nella stanza.
Posò il libro sul letto, facendo ben attenzione a non perdere il segno, si accinse ad alzarsi per richiudere le imposte.
Abbassò lo sguardo sul pavimento alla ricerca delle ciabatte, quando un tonfo attutito la colse di sorpresa costringendola a riportare istantaneamente l’attenzione verso la finestra.
«Buonasera Wendy.»
Il cuore le saltò un battito. Per un momento Wendy crebbe di essere sul punto di svenire. Il suolo sembrava inconsistente, tutto ruotava.
Con un ansito Wendy si trovò costretta ad afferrare il pomello del letto. Boccheggiò silenziosamente prima di riuscire a trovare la voce.
«Peter?!»


SPAZIO AUTRICE
Rieccoci qui con il terzo capitolo! Allora, ci tenevo a fare delle premesse: anche questo capitolo scorre lento e senza nessuna particolare sorpresa,anche se il finale ci permette di intuire che nel prossimo capitolo le cose inizieranno a prendere la piega dovuta. Vi assicuro che questo sarà l'ultimo capitolo di "transito", vi chiedo scusa per la sua brevità- come per quella degli altri due- ma appunto, nascono come capitoli introduttivi. Dal prossimo capitolo, invece, finalmente ci addentreremo maggiormente nella storia. Credetemi, come voi anch'io non  vedo l'ora di mettere sul piatto qualcosa di più succoso. FInora mi è stata necessaria questa lentezza per creare un background spicciolo ma comunque fondamentale.
Il prossimo capitolo sarà più lungo, come del resto quelli che lo seguiranno da ora in poi.
Abbiamo terminato l'introduzione, ora passeremo ai fatti veri e concreti.
Detto ciò, passo a ringraziare tutti voi lettori, chi ha aggiunto la storia tra le preferite, chi tra le seguite, chi si limita e leggere e per ultimi, ma non ultimi per importanza, chi si è soffermato a commentare: 
Sophja99 e morgengabeGrazie, perchè i vostri commenti sono veramente importanti per me, mi permettono di capire il riscontro che la mia storia ha sui lettori, inoltre i vostri consigli e piccoli accorgimenti mi permettono di migliorare.
Ora vi lascio. Al prossimo aggiornamento!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4- Vieni Via con Me ***


CAPITOLO 4- VIENI VIA CON ME

Wendy non riusciva a credere ai propri occhi.
«Peter?!» domandò con un filo di voce.
La figura all’altro capo della stanza la osservò con aria divertita.
La mano di Wendy corse a coprire la bocca aperta con stupore.
«Sei proprio tu?» balbettò incerta .
«Chi altri entrerebbe nella tua stanza a tarda notte e per di più attraverso una finestra?» la schernì il ragazzo, ancora fermo all’estremità opposto.
Wendy sbattè le palpebre un paio di volte, voleva assicurarsi che non si trattasse di uno stupido scherzo dei suoi occhi dettato dalla stanchezza.
Peter inarcò un sopracciglio con aria curiosa. «Perché ti sei appena pizzicata il braccio?» domandò perplesso.
«Volevo accertarmi che non fosse solo un sogno» confessò Wendy con estrema franchezza.
«E ora ne sei convinta?»
Wendy si ritrovò a scuotere automaticamente la testa. «No » ammise.
Non era ancora sicura che non fosse tutto frutto della sua immaginazione. Vi erano buone probabilità che si fosse addormentata durante la lettura, e fosse talmente stanca da non riuscire a ridestarsi tanto facilmente.
Ma oltre a quelle ipotesi, c’era altro a confondere terribilmente Wendy. Qualcosa nell’aspetto di Peter che lo rendeva assai diverso dal ragazzino scapestrato che l’aveva condotta con sé tre anni prima.
«Sei cresciuto»  mormorò muovendo qualche passo nella direzione in cui si trovava Peter.
Per un attimo gli occhi di Peter sembrarono rabbuiarsi. Ma Wendy ebbe appena il tempo d’accorgersene, un secondo dopo quel repentino cambio d’espressione venne sostituito da un sorriso carico di scherno.
«Anche tu» replicò .
Wendy ignorò le parole di Peter e finalmente gli fu davanti. «Com'è possibile?» chiese.
La mano corse a disegnare i contorni di quel volto; un tempo tanto infantile, ora con tratti più marcati propri di un giovane uomo. Le spalle erano fatte più larghe, ed i muscoli del petto, una volta tanto acerbo, erano ora visibilmente in tensione sotto la cotta di cuoio.
 Era Peter, ma in qualche modo era diverso, con un aspetto maturo che lo allontanava molto dal ricordo infantile che Wendy aveva conservato gelosamente nel proprio cuore.
Peter le blocco la mano facendosi nuovamente rigido.  «È una lunga storia» asserì scostandola « E non una di quelle belle. Anzi è piuttosto noiosa a dirla tutta .»
Wendy rimase delusa da quel repentino allontanamento. Ma conosceva Peter, o almeno lo aveva conosciuto, abbastanza da sapere come reagiva quando si sentiva esposto.
Lo osservò ispezionare la stanza con rinnovata curiosità.
«Questo posto è cambiato!»esclamò guardandosi intorno con circospezione.
Wendy annuì . « John e Michael si sono trasferiti in un'altra stanza, dopo il nostro ritorno, tre anni fa» spiegò brevemente senza riuscire a smettere di seguirlo con lo sguardo.
Temeva che se avesse smesso di tenerlo d'occhio, Peter si sarebbe volatilizzato. Scomparendo così, com’era apparso.
 «I tuoi fratelli» ricordò Peter.
Una risata divertita fuoriuscì dalla bocca di Wendy.  « Mi sorprende che te ne ricordi, dimenticavi di continuo i loro nomi quando eravamo all'Isola che non c'è.»
Le labbra di Peter si incurvarono in un sorriso spezzato . « È vero»
 I suoi occhi corsero a cercarla ma, prima di raggiungere il volto raggiante,  vennero catturati da un luccichio proveniente dall'anulare. Il sorriso divertito scomparve dal volto di Peter cedendo il posto ad un'espressione di malcelato fastidio.
Wendy seguì il suo sguardo finendo per osservare il proprio anello di fidanzamento.
Prontamente portò la mano dietro la schiena per coprirla dalla vista di Peter. Si maledisse per aver dimenticato di toglierlo giusto quella notte. Non che avesse in programma di ricevere vita dal ragazzo con cui si era detta addio tre anni prima. Non aveva motivo di vergognarsi di ciò che quel l'anello rappresentava, eppure le sembrava enormemente sbagliato indossarlo in quel momento.
Peter abbassò lo sguardo irrigidendo la mascella. «Suppongo che molte cose siano cambiate allora» affermò con un tono che voleva suonare come indifferente.
Wendy si guardò le punte dei piedi, cercando di nascondere la propria tristezza. «Sono passati tre anni Peter» disse sommessamente.
Peter emise una risata priva di allegria. « E tu non vedevi l'ora di crescere!»
Wendy accusò il colpo come se avesse ricevuto uno schiaffo. «Non provarci Peter» lo avvertì con tono duro.
Peter tornò a guardarla inarcando un sopracciglio.  «A far cosa ?»
«Farmi sentire in colpa», con passi veloci Wendy gli fu nuovamente davanti puntandogli il dito contro il petto. «Tre anni da quando hai deciso di rimanere sull'Isola che non c'è, assicurarti l'eterna infantilità, piuttosto che venire qui a Londra con me»  picchietto il dito con furia sulla pelle esposta del ragazzo,  « Hai scelto l'Isola e non me! Quindi ora non provare a biasimarmi se sono andata avanti» affermò sotto lo sguardo sorpreso di Peter.
 «Ahi!» si lamentò lui massaggiandomi il punto del petto che era stato ferocemente attaccato da Wendy. «Per avere delle mani così piccole fai davvero male, lo sapevi ?!»
Wendy ricambiò quella domanda con un'occhiataccia.
 «Dico davvero» insistette Peter regalandole uno dei suoi sorrisetti furbi.
Wendy sospirò. «Cosa ci fai qui Peter?!»
 Per quanto avesse voglia di cedere al suo ritrovato buonumore, sapeva di non poterlo fare.
C'erano delle questioni pregnanti da affrontare che non potevano più esser rimandate.
«Mi faccio attaccare dalle tue piccole dita evidentemente.»
«Dico sul serio Peter» insistette Wendy iniziando a spazientirsi.
Peter la osservò silenziosamente per qualche istante.
 I suoi occhi azzurri guizzarono nervosamente sul volto di Wendy prima di incupirsi. «Hai pronunciato il mio nome.»
 Wendy aggrottò le sopracciglia confusa.   «Come dici ?»
 Peter sembrò perdere la solita sicurezza mentre cercava di evitare lo sguardo di Wendy.
 «Hai pronunciato il mio nome» ripeté semplicemente, avvicinandosi alla finestra ancora aperta, si volse per indicarla alla ragazza. « La scorsa notte ti trovavi esattamente qui, quando mi hai chiamato» concluse sedendosi sul davanzale.
Wendy lo squadrò basita, comprendendo a cosa stesse alludendo. «Non era più di un sussurro»replicò.
Un sorriso divertito torno a incurvare le labbra di Peter.«Ma io l'ho sentito.»
 «Sino all'Isola che non c'è ?»
Peter le riservò un'occhiata scettica «A quella distanza neanche delle urla avrebbero potuto raggiungermi.»
Wendy comprese immediatamente cosa implicasse quell'affermazione. «Ti trovavi già qui>> sentenziò mentre il  cuore iniziava a battere frenetico.
 Peter si limitò a sorriderle silenziosamente.
 «Perché non ti sei mostrato allora ?»
 Il solo pensiero di essere stata tanto vicina a lui, e non averlo potuto vedere,  le risultava assurda.
 Peter scrollò le spalle con noncuranza. «Non era il momento giusto.»
Wendy inarcò un sopracciglio. «E questo lo è?»
 «Suppongo di sì.»
«Certo, ora mi è tutto molto più chiaro» replicò ironicamente Wendy, roteando gli occhi.
Lentamente tornò ad avvicinarsi muovendo piccoli passi cauti, come se si trovasse in presenza di un animale selvatico, pronto a scappare al primo movimento brusco.
«Posso almeno sapere per quale motivo ti trovavi qui, la scorsa notte ?» chiese, quando fu ad un solo passo da lui.
Peter rimase fermo. Per la prima volta in quella sera, sostenne lo sguardo di Wendy, dandole modo di esaminare il suo volto. L'infantile bellezza del ragazzino era scomparsa lasciando spazio ad una nuova fierezza nei  lineamenti. Le sue caratteristiche si erano accentuate, ma una cosa non era cambiata: Peter era rimasto di una bellezza sconvolgente.
Gli occhi di Wendy si posarono sulle labbra leggermente schiuse del ragazzo. Quante volte aveva sognato di poter sfiorare nuovamente quelle labbra.
«Mi capita di venirti a trovare delle volte» asserì Peter.
 Wendy corrugò la fronte. «Questa è la prima volta che mi vieni a trovare»  gli fece notare.
Peter sorrise beffardo.  «Errore. Sono venuto molte volte, solo non mi hai mai visto Wendy.»
Wendy strabuzzò gli occhi. «Non è la prima volta che vieni a Londra ?»
 Peter rise come se trovasse quella domanda divertente, per un motivo che Wendy non riuscì a capire.
 «Lo trovi ironico?» chiese confusa.
«Ti basti sapere che non è la prima volta, no» sentenziò lui, raggirando abilmente la questione insita nella domanda della ragazza.
 «Peter » sospirò Wendy.
Peter emise un gemito spazientito. «Wendy non sono venuto qui per parlare di questo!» esclamò, sollevandosi in modo da fronteggiarla.
 «E di cosa allora?» replicò Wendy indispettita.
Peter la guardò per un lungo istante, prima di tornare a parlare: «Vieni via con me.»
Wendy lo  osservò in tralice.
«Vieni con me» ripeté lui.
Si trovava alla distanza di un sospiro dal suo viso. Le sue iridi azzurre non l'avevano lasciata per un solo istante da quando aveva formulato quelle parole.
La imprigionavano e contemporaneamente sembravano voler scrutare fino all'anfratto più profondo della sua mente.
Wendy si sentì destabilizzata. «Dici sul serio?» chiese in un sussurro.
Peter non si scompose. «Si.»
Una forza magnetica sembrava attirarla sempre più verso di lui. Voleva stringergli le braccia al collo. Respirare il suo odore.
Riassaporare quelle labbra.
Rapidamente l'espressione di Peter si fece tesa. Un barlume di intuizione gli illuminò gli occhi, come se avesse letto correttamente le intenzioni di Wendy.  Ma a dispetto di ciò che Wendy desiderava, Peter si scostò nuovamente.
In un istante mosse qualche passo indietro, ponendo maggiore distanza tra di loro.
Quell'ennesima dimostrazione di reticenza bastò per ridestare Wendy da quell'intorpidimento, che aveva messo a tacere la voce della ragione a beneficio di qualcosa di più profondo e viscerale.
 Wendy deglutì con amarezza. «Non posso» rispose finalmente.
Pronunciare quelle parole le era costato un immenso sforzo, ma sapeva che se non le avesse espresse subito, sarebbe bastato un altro sguardo a quelle orbite azzurre per destabilizzarla nuovamente e mettere a tacere il raziocinio.
Peter sussultò punto sul vivo. «Cosa vorrebbe dire?»  il suo tono fuoriuscì affilato come una lama, mentre i suoi occhi le regalarono squarci di tempesta.
Wendy si sfregò le braccia, nel vano tentativo di recuperare un po' del calore che sembrava averla abbandonata.
«Esattamente quello che ho detto» insistette tornando a guardarlo negli occhi con tenacia. «Non verrò con te, Peter.»
Peter sbuffò una risata amara. «È tutto quello che hai da dire?»
Un moto di rabbia si impossessò di Wendy .«La mia risposta risulta meno assurda della tua proposta» sbottò carica di irritazione.
Le sopracciglia di Peter si inarcarono, conferendogli un'espressione di puro scherno. «Assurda dici?!» chiese retorico,  prima di ridere.
Wendy gli scoccò un'occhiata di puro fastidio. «Dopo tre anni torni qui a propormi di venire con te, in un luogo che ho consapevolmente scelto di abbandonare. La trovi una richiesta lecita?»
 Peter serrò la mascella duramente. «Più lecita dell'alternativa che ti si prospetterebbe se rimanessi qui» asserì a denti stretti.
Wendy allargò le braccia esasperata.  «Di cosa stai parlando?»
Improvvisamente Peter le fu davanti,  inchiodandola con sguardo di pura rabbia. « Del tuo matrimonio» scandì.
Quelle parole arrivarono con la forza di uno schiaffo.
«Come ...» boccheggiò Wendy.
La furia nello sguardo di Peter non sembrava prossima a placarsi.
«Come fai a saperlo?» riuscì finalmente a domandare la giovane, sentendosi improvvisamente vulnerabile.
Un mezzo sorriso privo di gioia disegno le labbra di Peter. «Te l'ho detto, mi è capitato di passare da queste parti di tanto in tanto.»
 Con mano tremante Wendy sistemo una ciocca bionda dietro l'orecchio, provando a placare il nervosismo che l'aveva attanagliata. Aveva stupidamente sperato di poter evitare quell'argomento.
«Credevi che non lo sapessi?» domandò Peter beffardo.
Wendy scosse la testa. «Non so cosa dire» ammise, riuscendo solo a fissare un punto non ben definito nel tappeto.
«Allora di soltanto che mi seguirai sull’Isola che non c'è» la esortò.
Wendy percepì le sue iridi incandescenti su di se e la cosa non riuscì ad incoraggiarla nel proseguire con il proprio rifiuto. Ma era inevitabile.
« Peter, io non posso» ripeté, provando a risuonare sicura.
Ancora una volta il volto di Peter divenne una maschera di durezza. «Io non vedo impedimenti.»
 Wendy emise un gemito di frustrazione, voltandosi per dargli le spalle.«Tu non vedi mai nulla che non si trovi sotto il tuo naso, Peter » lo accusò.
 «Vedo che non sei felice.»
A quelle parole Wendy torno a voltarsi per affrontarlo. «Questo non puoi dirlo» replicò con vigore. Odiava quella situazione. Odiava che lui avesse così maledettamente ragione.
Peter le rivolse un'occhiata ferma. «Non devi mentire Wendy. Non a me, lo sai!» affermò perentorio.
Per la seconda volta Wendy non poté fare altro se non stringersi nelle proprie braccia.
Peter mosse nuovamente qualche passo verso di lei. «Ti ho sentita piangere» ammise, cogliendola di sorpresa. «Dopo aver annunciato le nozze. La cena era appena finita e tu tornasti proprio qui»indicò la finestra con un gesto, «Hai pianto Wendy. Potrei non essere il più esperto quando si tratta di sentimenti, ma persino io sono in grado di capire che quelle lacrime non avevano niente a che fare con la felicità» concluse incatenando nuovamente i loro sguardi.
Wendy ricordava bene quella sera. Thomas si era recato a casa sua per chiedere ufficialmente la sua mano al padre, cogliendo Wendy del tutto impreparata. Thomas non le aveva ancora mai prospettato quella possibilità, si conoscevano da troppo poco. Eppure, quando la notizia fu portata in casa Darling, tutto sembrava essere stato deciso e nessuno si preoccupò del parere di Wendy. Dopo che i festeggiamenti furono conclusi, Wendy poté tornare in camera sua e sciogliere, finalmente, quel sorriso che si era intonacata sul volto, cedendo il posto ad un pianto amaro.
Un sospiro fuoriuscì dalla labbra di Wendy, mentre tornava a concentrarsi sul volto trepidante di Peter. «Non posso ugualmente seguirti» sentenziò, ma questa volta non riuscì a imprimere forza alle parole.
Per la prima volta in quella sera, Peter colmò la distanza che li separava, stringendole le braccia tra le mani. «Cosa te lo impedisce?» chiese.
Wendy socchiuse gli occhi per ricacciare indietro le lacrime, che minacciavano di scalfire le sue barriere. «Non posso lasciare tutto nuovamente» sussurrò.
La presa di Peter si trasformò in una carezza. «Perché?»
«Non posso lasciare i miei genitori, i miei fratelli, Thomas» le sfuggì un singulto, mentre le labbra di Peter si avvicinarono al suo orecchio. «Si che puoi.»
Wendy provò a ritrarsi da quel contatto, ma Peter la trattenne. «Nessuno ti ha chiesto cosa volessi,Wendy. Non hanno fatto altro che importi le loro idee, le loro scelte.»
 Il cuore di Wendy iniziò a battere all'impazzata. «No» scosse la testa serrando gli occhi, «Ne morirebbero.»
«E se resterai qui, ne morirai tu!»
 A quelle parole, Wendy tornò ad aprire gli occhi per incontrare quelli sicuri di Peter.
«Se resterai, non avrai più nulla a evitarti una vita che non vuoi.»
« Io ho scelto di crescere» replicò Wendy, cercando di ignorare il calore che le sue mani gli stavano trasmettendo.
 Peter annuì. «È vero, ma avresti mai pensato di ritrovarti intrappolata?»chiese retoricamente, «Sei cresciuta Wendy, ed ora ti chiedo di tornare sull'Isola che non c'è, con me.»
Le sue mani si posarono sulle gote arrossate della ragazza, provocandole un brivido lungo la schiena.
«Hai avuto ciò che desideravi, ma da ora in poi ti aspetteranno solo cose che non potrai controllare, cose che ti renderanno infelice. Io ti offro un'alternativa.»
 Wendy non riuscì a dire nulla. Nella sua mente continuavano a turbinare immagini del suo futuro al fianco di Thomas, ed immagini del suo futuro con Peter.
«Mi lascerei alle spalle troppe cose» mormorò.
«Ti lasceresti alle spalle l'infelicità.»
 La mano di Peter scese ad agganciare la sua prima di guidarla verso la finestra. «Me e te, insieme» disse volgendo la mano libera in direzione del manto stellato, «Devi solo crederci.»
 Dal piano di sotto la porta d’ingresso venne aperta, segnalando il ritorno dei coniugi Darling.
Velocemente Wendy fece un passo indietro, lasciando la mano di Peter. «No» sentenziò, udendo le voci dei genitori.
 Peter le rivolse uno sguardo ferito, la mano ancora sospesa a mezz'aria. «È la tua risposta definitiva?»
Wendy annuì.
 «Molto bene allora»sentenziò, prima di voltare le spalle.
Wendy lo osservò arrampicarsi sulla finestra, preparandosi a vederlo spiccare il volo per non fare più ritorno. Ma Peter si arrestò, portò una mano nel taschino della cotta, alla ricerca di qualcosa. Con sguardo curioso Wendy lo vide estratte qualcosa e stringerla nel pugno.
«Quasi dimenticavo» aggiunse, tornando a voltarsi verso di lei. Con un salto scese dalla finestra e rapidamente le fu accanto. Le prese la mano e delicatamente vi adagiò l'oggetto che teneva nel palmo. «È meglio che questo lo tenga tu.»
 Wendy abbassò lo sguardo e subito percepì il proprio cuore arrestarsi.
Un piccolo ditale argentato luccicava nella sua mano. Peter mostro un sorriso davanti al suo stupore. «Dopotutto ti apparteneva» concluse.
«Lo hai conservato?» sussurrò lei, continuando a rimirare l'oggetto.
«Sempre» rispose, regalandole un ulteriore sorriso. «Ora è meglio che vada.»
I ricordi sconquassarono la mente di Wendy, portando con se un'ondata di sentimenti che credeva di aver messo a tacere.
Gioia.
Tristezza.
Allegria.
Amarezza.
Rimpianto.
E qualcosa di più profondo, che Wendy non ebbe il coraggio di afferrare.
Peter era stato tutto questo per Wendy.
Questo e molto altro ancora.
Ed ora non ci sarebbe stato mai più.
"Mai è un tempo infinitamente lungo."
«PETER ASPETTA!»
Peter si fermò, con un piede sospeso a mezz'aria, voltandosi giusto in tempo per afferrare Wendy.
La ragazza strinse le braccia intorno al suo collo. Il cuore le batteva forte per il balzo che aveva fatto, ma non aveva temuto neanche per un momento che Peter non la prendesse.
 «Andiamo via» sussurrò, senza riuscire a trattenere una lacrima di commozione.
Peter spalancò gli occhi, prima di tornare a sorridere. «Non ho polvere di fata qui con me, sarai costretta a stringerti a me per tutto il viaggio» le spiegò, passandole un braccio sotto le gambe e issandola su.
Senza aspettare altro, Wendy lo strinse maggiormente.
E Peter prese il volo.


SPAZIO AUTRICE

Lasciatemi dire che penso di aver trattenuto il fiato durante buona parte della stesura di questo capitolo.
Si, Peter è tornato! Direi che ha fatto il suo rientro in scena con il botto.
Ora, a parte bearci della bellezza di Peter, ci sono alcune cosine a cui bisogna prestare attenzione in questo capitolo. Prima fra tutte: Peter è cresciuto!
Come lui stesso dice:  anche Wendy è cresciuta, e in realtà, vi svelo che in qualche modo la loro crescita fisica è andata di pari passo. Personalmente mi immagino un Peter con le fattezze di un diciottenne (ho sempre pensato che fosse qualche annetto più grande di Wendy, già durante l’opera di Barrie e poi nelle varie trasposizioni).
Ma a parte questa piccola curiosità,  la vera domanda è: com’è  possibile che Peter sia cresciuto?
Ora, sappiamo che era un elemento centrale al fine di una narrazione che permettesse temi più adulti. Ma vi posso assicurare che non ho buttato questa informazione lì a caso, dandola per assodata.
Avete notato la strana reazione che ha, quando Wendy gli domanda come sia possibile?!
Ecco, vi dò un indizio, c’è una spiegazione dietro la sua crescita. Una spiegazione che lui conosce bene ma che, evidentemente, non sembra disposto ad affrontare.
Ogni cosa verrà svelata a suo tempo, ma se avete qualche ipotesi scrivetemela pure. Sono curiosa di vedere cosa ne pensate!
Detto ciò, passo a ringraziare chi mi segue, chi ha aggiunto la storia tra le preferite/seguite e, in particolare, chi si è soffermato a lasciarmi un commento per farmi sapere direttamente le proprie impressioni. Ringrazio quindi: Sophja99 e morgengabe.
Grazie ragazze, i vostri commenti sono veramente preziosi per me :)
Bene, dopo questo lungo -ma dovuto- spazio autrice, vi lascio informandovi che il prossimo capitolo tratterà del viaggio e dell’arrivo sull’Isola che non c’è.
 Qui verrà presentato un personaggio centrale per la storia! Riuscite a indovinare di chi si tratterà? J
Vi auguro una buona vigilia :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5- Ritorno all'Isola che Non C'è ***


CAPITOLO 5- RITORNO ALL'ISOLA CHE NON C'E'

Londra appariva sempre più piccola sotto di loro.
Wendy abbassò lo sguardo ritrovandosi incantata. Da quella distanza poteva scorgere i tetti delle abitazioni, ricoperti da candore della neve. Le sembrò di osservare una di quei globi contenenti, all'interno, una miniatura.
« È uno spettacolo bellissimo» mormorò estasiata.
Aveva dimenticato cosa significasse volare. Provare l'ebbrezza di librarsi nell'aria. Sentirsi leggera, mentre rincorreva le stelle splendenti, luccicanti di una silenziosa promessa.
 E tra le braccia di Peter ogni emozione le sembrava più intensa; il volo, le stelle sopra di loro e la città al di sotto. Tutto le risultava più vivido.
 «Ricordi ancora la strada?» domandò Peter, abbassando il proprio sguardo su di lei.
Wendy gli rivelò un sorriso di genuino entusiasmo. «Seconda stella a destra, se non vado errato.»
 Peter ridacchiò prima di calare il volto verso il suo. Il respiro caldo le stuzzicò  l'orecchio, facendole saltare un battito. « Ora tieniti forte, dovremmo velocizzare un po'.»
Prontamente Wendy seguì le sue direttive, nonostante il cuore continuasse a sfarfallarle. Ebbe appena il tempo di scorgere un accenno del sorriso sghembo di Peter, prima che lui si impennasse ulteriormente. Istintivamente Wendy serrò gli occhi, mentre le sue mani si aggrapparono ulteriormente al collo del ragazzo.
Il petto di Peter vibrò scosso dalla sua risata. «Puoi aprire gli occhi ora, abbiamo preso sufficientemente quota, per il momento.»
 Wendy schiuse un occhio sbirciando il volto sornione di Peter.  «Quanto in alto siamo?»
« Diciamo solo che se fossi in te non proverei a lasciare la presa»  rispose spicciolo.
Wendy gettò uno sguardo verso il basso. La città non era più visibile. I tetti erano stati sostituiti da una coltre di nuvole.
 « Pensavo non avessi paura di volare» asserì Peter, guardandola con curiosità.
Wendy ricambiò il suo sguardo. «È diverso quando vieni portata in braccio. Essere totalmente priva di controllo è qualcosa di leggermente spiazzante» si giustificò.
 Un ulteriore sorriso imperlò le labbra di Peter.  « Hai paura che ti lasci?» chiese divertito.
Wendy gli scoccò un'occhiata di sbieco. «Non scherzare.»
Peter sbuffò una nuova risata.
Volarono così, semplicemente in silenzio. Le braccia di Peter la sorreggevano saldamente facendola sentire più al sicuro di quanto sarebbe stata disposta ad ammettere.
Lì, avvolti dalle stelle e dalle nuvole, il tempo sembrava già non avere più alcuna importanza.
Così Wendy non ebbe minimamente idea di quanto ore o minuti fossero trascorsi, prima che Peter esclamasse: «Eccolo».
 Wendy corrugò la fronte, gettando un'attenta occhiata al panorama, alla ricerca di ciò che aveva destato l'attenzione del ragazzo.
«Cosa?» domandò. Per quanto meraviglioso, lo scenario non sembrava cambiato granché.
Solo l'aria era divenuta più frizzante, quasi elettrica.
 «La nostra porta d'accesso» spiegò Peter, abbassando lo sguardo su di lei. «Non ricordi?»
 Ricordare. Wendy non aveva mai creduto di poter dimenticare nulla di ciò che riguardasse Peter o l'Isola che non c'è. Ma, davanti a quella domanda, si ritrovò spiazzata.
Vi era come una coltre nebulosa tra i suoi pensieri. Quell'informazione sembrava essere stata preclusa dal suo accesso.
 «È strano» ammise, facendosi pensierosa, «Non riesco a ricordare come arrivare all'Isola che non c'è.»
Peter la osservò per qualche istante, prima di sospirare. «Credo sia normale. Non so bene come funzioni, non mi sono mai allontanato dall'Isola per un tempo tanto lungo, ma certi ricordi tendono a svanire dalla mente dopo qualche tempo» le mostrò un sorriso incoraggiante, «Penso si tratti semplicemente del modo che l'Isola ha trovato per proteggersi e celarsi.»
 Wendy inarcò un sopracciglio. « È solo un'Isola, come potrebbe farlo ?!»replicò critica.
Peter le diede un'occhiata ammonitrice. «Non è mai solo un'Isola, Wendy» affermò. «Ad ogni modo, guarda lì»  mosse la testa verso un punto non ben definito nel drappello di stelle, «Quello è il nostro accesso per l'Isola!»
Wendy seguì il suo sguardo. In un primo momento non riuscì a scorgere nulla di diverso. Assottigliò ulteriormente lo sguardo, cercando di mettere a fuoco quanto più possibile.
Stava quasi per rinunciare quando, finalmente, lo vide.
 Dapprima fu solo un lieve tremito nell'aria. Lo avrebbe facilmente potuto scambiare per uno scherzo dei suoi occhi. Ma ben presto quell'unico e impercettibile movimento tramutò in una vera e propria onda. Le stelle sembravano nuotare come sabbia tra le onde.
Oscillavano, tremolavano, con un movimento terribilmente lento ma costante.
 Wendy osservò quello spettacolo stupefatta.
 «Non allentare la presa» le ordinò Peter, prendendo sempre più velocità nella direzione in cui, quello che era iniziato come un movimento ondulatorio, si trasformava in un vero e proprio vortice.
Automaticamente le dita di Wendy si serrarono maggiormente intorno al collo di Peter.
«Preparati!»
 Wendy avrebbe voluto chiedergli a cosa di preciso. Ma le sue parole vennero inghiottite da un forte sbalzo. Il vortice li avviluppò.
 Le stelle sembrarono turbinare intorno a loro.
I contorni divennero sfocati, luminosi, iridescenti. Faceva quasi male tenere gli occhi aperti.
Le viscere di Wendy si contrassero, mentre percepiva una sensazione di caduta libera.
Nonostante fossero già in volo, in quel momento le sembrò di divenire ancora più leggera, quasi inconsistente.
Ben presto quel turbinio divenne più intenso. Tutto prese a vorticare velocemente.
Wendy non era più tanto sicura di trovarsi ancora tra le braccia di Peter. Non sapeva neanche se stesse respirando. L'aria la avvolgeva in modo insistente, quasi a volerla comprimere.
Wendy avrebbe voluto urlare, ma tutto ciò che riuscì a fare fu serrare gli occhi.
Udì un rumore simile ad uno schiocco e tutto tornò alla normalità.
 Velocemente Wendy tornò ad aprire gli occhi trovando lo sguardo divertito di Peter su di sé.
«Non male come viaggio di ritorno, non credi?» la schernì.
Wendy espirò sollevata. «Non credo di volerlo ripetere.»
 «Non ce ne sarà bisogno» la rassicurò Peter. «Guardati intorno.»
 Seppur controvoglia, Wendy fece come le era stato chiesto, preparandosi ad osservare nuovamente il luccichio delle stelle e null'altro. Ma, quando abbassò lo sguardo, non riuscì a contenere un'espressione di puro stupore. «L'Isola che non c'è.»
 Il familiare paesaggio che aveva rincorso più volte nei suoi sogni, si estendeva ora sotto di loro.
Le verdi montagne, talmente alte da torreggiare su tutto il resto.
 Il mare cristallino che si infrangeva sulla spiaggia dorata.
I mille e mille ettari di foresta incontaminata.
Al loro paesaggio il ghiaccio, che ricopriva l'oceano come un manto, si scioglieva docile, permettendo alle onde di tornare ad incresparsi.
 Nonostante l'oscurità della notte calasse sull'Isola, il chiarore dell'enorme luna rischiarava abbondantemente i contorni di ogni cosa. Persino le imponenti vele nere del Jolly Roger erano visibili al largo.
Wendy sospirò estasiata prima di volgere uno sguardo di pura gioia verso Peter.
 Peter ridacchiò. «Bentornata a casa Wendy!»
 
***
 
Le pareti della Jolly Roger tremolarono, facendo repentinamente destare l'uomo che, fino a pochi momenti prima, giaceva addormentato nell'imponente letto al centro della stanza.
Il Capitan James Hook scoccò uno sguardo irritato in direzione del piccolo oblò posto all'altra estremità della stanza.
Odiava esser svegliato nel bel mezzo del sonno. Erano rare le volte in cui riusciva a godersi una dormita per come si doveva.
 Le uniche volte in cui poteva beneficiare di una ricca dormita, era quando ricorreva al l'ausilio dei fumi dell'alcol. E la sera prima vi aveva ceduto senza troppi indugi.
Dunque non apprezzava particolarmente quel repentino risveglio non richiesto.
Hook fece una smorfia di puro fastidio, prima di rigirarsi nuovamente tra le lenzuola color cremisi.
Nulla si sarebbe frapposto tra lui ed il mondo onirico.
Percepì l'armoniosa ebbrezza soporifera rimpossessarsi di lui, quando la porta venne aperta con un tonfo. «CAPITANO» urlò Spugna precipitandosi nella stanza, senza attendere un invito.
Hook serrò gli occhi, indeciso se fingersi morto o palesare apertamente il proprio fastidio per quell'intrusione.
 «CAPITANO»  tornò a gridare Spugna con quanto fiato aveva in corpo.
«Ti ho sentito già la prima volta,Spugna» sbottò Hook ,decidendosi ad aprire gli occhi, senza però voltarsi per osservare il proprio sottoposto.
«Abbiamo grosse, grossissime novità!»
 Hook roteò gli occhi davanti al tono trafelato dell'altro.
«Pan è tornato!» annunciò questo a gran voce.
«Ma va?»  replicò ironicamente il capitano.
«I ghiacci si sono sciolti, l'Isola si è svegliata » proseguì Spugna che non sembrava aver fatto caso al tono al vetriolo del suo capitano.
Hook inspirò a fondo, sapeva che la pistola si trovava da qualche parte per terra, avrebbe potuto raggiungerla e porre fine alla vita di Spugna. Almeno avrebbe potuto tornare a godersi quella meritata dormita. Alla fine si trovò costretto a desistere, in qualche modo aveva bisogno di Spugna.
 Era un uomo fidato! Per quanto si potesse parlare di fiducia in mezzo ad una ciurma di pirati.
 «Avete sentito quello che vi ho detto?» insistette Spugna, «Pan è tornato!»
 «Ho sentito,Spugna» replicò monocorde Hook, continuando a dargli le spalle.
Quella conversazione aveva luogo con una cadenza settimanale ormai; Pan si allontanava dall'Isola, per andare Dio solo sa dove, la sua partenza veniva annunciata dall'Isola stessa che entrava in una sorta di glaciazione. Tutto procedeva con più lentezza. Ogni abitante si lasciava andare ad una tranquilla routine. Finché Pan non faceva il suo ritorno e allora la frenesia riprendeva vita.
Un tempo Hook accoglieva con grande fervore il disgelo dei ghiacci che annunciavano la presenza di Pan. Odiava i giorni che si trascinavano lenti quando lui era via. Non vedeva l'ora di riprovare l'ebbrezza della caccia dell'eterno ragazzo. Ma, ormai, anche quella pratica aveva perso il suo fascino.
Hook aveva iniziato a non provare più alcun interesse per il luogo in cui si trovava Pan.
Sull'Isola o fuori, non aveva importanza. Le giornate sarebbero state comunque tutte uguali, almeno quando quel moccioso si trovava lontano da quel posto, poteva godersi il riposo tanto agognato, lontano dalle incessanti richieste della sua ciurma.
 «Non mi importa» aggiunse quando fu chiaro che Spugna non aveva alcuna intenzione di abbandonare la stanza. «Nulla ha più importanza Spugna.»
 «Oh, ancora con questa storia Capitano?» si lamentò l'altro.
«Io e quel ragazzo non facciamo altro che rincorrerci e scontrarci da secoli e secoli, e continueremo a farlo per ancora molti secoli, finendo sempre in uno snervante impasse. Non riesco più a trovare giovamento  in tutto ciò» asserì laconico.
«Ma, Capitano, voi avete bisogno di riprendervi» replicò Spugna.
 «Non credo che vi sia alcun modo, caro mio» borbottò Hook.
«Forse vi servirebbe una nuova sfida!»
 «Si, servirebbe proprio» convenne,  senza particolare entusiasmo.
 Spugna si avvicinò al suo capezzale. «Una sfida che vi rinvigorisca» suggerì con tono cospiratorio.
«Proprio così.»
 Spugna sorrise, rivelando una bocca sdentata. « E se vi dicessi che ho quello che fa al caso vostro?!»
 A quelle parole Hook si decise, finalmente, a voltarsi per scrutare l'altro uomo. «A cosa ti riferisci?» chiese, inarcando un sopracciglio.
Il sorriso sul volto di Spugna si accentuò. «Pan è tornato.»
 Hook sospirò. «Questo lo avevo capito.»
 Spugna annuì. « Si, ma si dà il caso che sia tornato portando qualcosa con se» annunciò. «O sarebbe più corretto dire: qualcuno.»
 Quelle parole fecero brezza nella mente di Hook.
 In un secondo il capitano si rivolse totalmente verso il suo sottoposto, rivelando un'espressione di totale interesse. « Ti ascolto.»
 Spugna si sfregò le mani. « Lo hanno avvistato sorvolare la baia portando con se una giovane donna.»
 Le sopracciglia di Hook si sollevarono automaticamente. «Pan con una giovane donna?» domandò, per assicurarsi di non aver udito male. Quell'affermazione era talmente inaspettata da risultare assurda. Spugna annuì con forza. «Oh sì, Capitano. Una giovane donna»  ripeté.
Hook si diede qualche momento per soppesare quelle nuove informazioni.
Pan aveva portato sull'isola una misteriosa ragazza?!
 « A quale pro?» si trovò a domandare.
«Non saprei» ammise Spugna, prima di mostrare un sorriso ricco di macchinazioni, «Ma suppongo che potreste aver voglia di scoprirlo da voi» concluse.
Una risata liberatoria riempì le mura della stanza. Hook si sollevò dal letto con ritrovata energia.
Un sorriso mellifluo gli incurvò le labbra. «Oh mio caro Spugna, puoi starne certo!»
 Quella che era iniziata come una giornata come tante altre, si era appena trasformata in qualcosa di molto più ghiotto.
Ed il Capitan James Hook era pronto a rimontare in sella all'avventura .
 
***
Peter atterrò con eleganza, giusto all'estremità della foresta.
Quando Wendy fu finalmente libera di adagiare i piedi al suolo, trasse un sospiro.
 «Tutto bene?» le domandò Peter, lisciandosi i vestiti.
«Si, solo che tutte quelle ore passate senza potermi muovere mi hanno lasciato un po' intorpidita» ammise, tastandosi le ginocchia traballanti.
Peter sorrise. «Fortuna che non dovremo camminare allora.»
Wendy sollevò lo sguardo per puntarlo in quello del ragazzo. «Vuoi rimanere qui?» allargò le braccia, «Al centro del nulla?!»
 Peter le si avvicinò, senza smettere di sorridere. Delicatamente le posò le mani sulle spalle, prima di costringerla a voltarsi.
«Cosa fai?» chiese Wendy, criticamente.
«Ti mostro la direzione giusta dove guardare.»
Wendy inarcò un sopracciglio poco convinta. «Guardare cosa, esattamente?»
Peter portó la bocca all'altezza del suo orecchio. «Ricorda, Wendy: devi solo crederci.>>
 A quelle parole la terrà sembrò prender vita davanti alloro. Tremò e si contrasse, mentre dalle sue radici andava prendendo forma una struttura a più piani. Questa di districava verso l'alto, come la quercia di un albero che svetta alta alla ricerca della luce solare.
In un primo momento, Wendy pensò si trattasse di una semplice casa. Ma questa continuò a crescere ed allungarsi, fino a raggiungere le dimensioni del più alto degli alberi della foresta.
Wendy guardò davanti a se basita.
La struttura che si ergeva ora imponente, davanti ai loro occhi, ricordando vagamente la forma del tronco di una quercia. Ma, a rivestirla, rilucevano vetri splendenti.
Wendy non aveva mai visto nulla del genere. Più alta di una qualunque fabbrica londinese, ricordava maggiormente una torre di qualche antico castello. Ma era molto più spessa e articolata nel suo snodamento centrale.
Un albero di cristallo, questo era quello che le richiamava alla mente.
Improvvisamente Wendy si sentì strana. Per quanto sbalorditivo fosse stato quello spettacolo, era come se non le risultasse del tutto nuovo.
 «Cosa c'è?» chiese Peter, posandole il palmo sulla schiena tesa.
«Ho una strana sensazione» sussurrò lei.
«Di cosa si tratta?»
 Wendy scosse la testa lentamente. «Non saprei come spiegarlo.»
 Le braccia di Peter si mossero a cingerle la vita. «Prova.»
 Wendy si mordicchiò nervosamente il labbro. «È come...»  si soffermò per riflettere, «Come se non fosse la prima volta che vedessi questo posto.»
 Peter emise una piccola risata, facendo vibrare il petto contro cui si trovava la schiena di Wendy. «Davvero?» chiese, per nulla sorpreso.
Improvvisamente, un ricordo si fece strada nella parte cosciente della mente della giovane.
Wendy spalancò la bocca con sorpresa mista a gioia. «Ora ricordo!»
 
«Benvenuti sull'Isola che non c'» > aveva annunciato Peter mostrando un ampio sorriso soddisfatto.
Wendy ed i fratelli si guardarono intorno circospetti. John rivolse alla sorella uno sguardo carico di confusione.
Si trovavano nel bel mezzo del nulla, alle loro spalle si ergevano miglia e miglia di foresta selvaggia. Per il resto nulla era visibile.
«Ma tu dove dormi Peter?» domandò Michael, che con la sua innocenza, propria di un bambino di quella età, trovò il coraggio di porre la stessa domanda che frullava nelle menti dei fratelli maggiori.
A dispetto di quanto potessero pensare, il buonumore di Peter non vacillò minimamente. «Oh, questa è la parte più bella»asserì, portandosi alle loro spalle. «Guardate» disse, indicando la radura vuota davanti ai loro occhi, «Riuscite a vederlo?»
«Cosa dovremmo vedere?» domandò John,  sempre più perplesso.
Wendy gli scoccò un'occhiata ammonitrice. Non voleva che l'allegria di Peter venisse intaccata.
Certo, era anche vero che il ragazzo continuava ad indicare loro un punto vuoto, attendendo che mostrassero entusiasmo.
Peter ridacchiò. «La mia casa» spiegò, come se fosse ovvio.
A quelle parole persino Wendy si ritrovò a sospirare. «Non c'è nulla lì, Peter» cercò di farlo ragionare.
Peter scosse la testa risoluto. «È per questo che non riuscite a vederlo. Non ci state credendo!»
 Nella radura calò il silenzio. I quattro ragazzi continuavano a mantenere lo sguardo dritto davanti a loro, quando Michael esclamò: «ECCO, ORA LO VEDO.»
 «Dici sul serio?» domandò John,  volgendo velocemente il capo dal fratello minore al punto vuoto davanti a sé.
Michael agitò le braccia euforicamente. «Si sì, lo vedo. È bellissimo!»
 «WOW» esclamò John, strabuzzando improvvisamente gli occhi. «Riesco a vederlo anch’io.»
Wendy si voltò ad osservare i fratelli, con aria contrita.
Peter sembrò rendersene conto e le si avvicinò. «Devi crederci, Wendy» le sussurrò.
Wendy rimase a fissare quelle grandi orbite azzurre per qualche secondo. «Ma non vedo nulla »  si lamentò. Peter le strinse la mano. «Credici Wendy.»
 Ed improvvisamente apparve.
Come se fosse emerso dal nulla. Un imponente edificio si stagliava davanti ai suoi occhi. Interamente ricoperto di vetro, l'edificio si ergeva verso il cielo, ricordando il tronco maestoso di un albero.
«Bellissimo» sussurrò Wendy rapita.«Ma come è possibile?»  si trovò a domandare, tornando a voltarsi in direzione di Peter.
Il ragazzo le sorrise furbamente. «Sull'Isola è possibile ogni cosa. Basta solo avere molta fantasia, e tutto ciò che desideri apparirà davanti ai tuoi occhi!»
 «Dici davvero?» chiese John entusiasta.
Peter annuì soddisfatto.
«Vuol dire che anch'io potrei far comparire qualcosa del genere?» lo interrogò Wendy, indicando l'edificio. «No»  ammise Peter, riducendo immediatamente l'entusiasmo di Wendy. «Solo io sono in grado di far apparire cose tanto complicate» concluse.
«Oh» sospirò Wendy, palesemente delusa.
 «Ma puoi fare tanto altro»  la rassicurò Peter.
 «Per esempio?»
 Il ragazzo sollevò la mano che le stringeva, rivolgendo il palmo verso l'esterno. «Fa apparire un fiore!» le suggerì.
Wendy aprì bocca per affermare di non esserne capace, ma Peter le mise un dito sulle labbra.
«Devi solo crederci» le ripetè.
Wendy annuì prima di tornare a concentrarsi sul proprio palmo.
«Immaginalo, Wendy» proseguì Peter.
Wendy si sforzò di visualizzare l'immagine di un candido fiore. Riuscì ad immaginarlo nei minimi dettagli, dal pistillo verde, alle foglie larghe e bianche, screziate di piccole venature rosa.
In un attimo, nel suo palmo sbocciò un fiore identico a quello che aveva immaginato.

SPAZIO AUTRICE

Ed ecco il nuovo capitolo fresco fresco di revisione.
Allora, siamo finalmente tornati sull'Isola. Ora comincia il bello!
Intanto, appare per la prima volta la figura di Hook (Capitano Uncino), ho deciso di mantenere il nome originale per una questione di preferenza personale, spero non me ne vogliate.
Alcune cosine da sapere su questo personaggio: in questa storia Hook è un giovane uomo, di una decina di anni più grande di Wendy e Peter, ma comunque giovane.
Personalmente per il suo personaggio mi sono ispirata a quello presentato nella serie "Once Upon a Time" ma, ovviamente, siete liberissime di immaginarlo come più vi aggrada.
Per quanto riguarda il viaggio verso l'Isola, so che la forma solita è di un viaggio fino al mattino, ma personalmente ho preferito inserire l'idea di un portale intermondi. Anche in questo caso spero che non me ne vogliate per essermi scostata dall'originale.
Infine, ultimo punto e poi vi lascio, la struttura a forma di albero e il riuscire a creare con la fantasia ciò che si vuole; questa idea l'ho ripresa un pò dal film "Hook", chi lo ha visto ricorderà la scena della cena dove i bimbi sperduti spiegano a Peter che se vuole far "apparire" il cibo deve immaginarlo e crederci, ed un pò mi sono ispirata ad Inception con la storia del creare intere città nei sogni.
Bene, detto ciò, fatemi sapere cosa ne dite di queste piccole modifiche.
Come sempre, ringrazio chi mi segue ed in particolare: Sophja99.
Piiiiccola informazione di servizio finale, sto scrivendo una nuova storia nella sezione "Romantiche", il titolo è "BelGrave-Istituto Correttivo".
Vi lascio il link, se vi cliccateci sopra e date un'occhiata: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3605213&i=1

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3598235