Tutti quelli che

di Miky_D_Senpai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 Il Padre ***
Capitolo 3: *** Capitolo aggiuntivo 1 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 La madre ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
 
Avvertiamo la gentile clientela che possibili accenti romaneschi possono
Casualmente comparire nei discorsi dei personaggi.
Il loro utilizzo è prettamente a scopo ironico e per una migliore caratterizzazione degli stessi.
Ricordiamo anche che il salame oggi è scontato dell’80%.
 
Passavo le giornate davanti a quella scuola, non per pedofilia o cose illegali, sono tuttora di poco più grande delle persone che vagano senza meta tra quei banchi. Una massa di pecore che ancora non ha capito cosa fare nella vita e, forti di questa convinzione, vivono la vita fregandosene sia della cultura che del loro corpo. Penso sul serio che il futuro è in cattive mani. Cosa accadrebbe se un giorno provassi a fare un sondaggio e chiedere a chi sta lì dentro se sa qualcosa di politica, se sa come va il mondo o semplicemente se ha già in mente un lavoro che vorrebbe fare da grande? Quanti si dimostrerebbero più pecore di quello che sembrano?
Ma soprattutto esiste qualcuno che è predisposto a diventare un cane da pastore? Per capire la citazione bisognerebbe aver visto almeno i primi venti minuti di ‘American sniper’. Quello che importa in questo momento non è tanto il film in sé, ma quello che si potrebbe tirare fuori da un gregge. Nulla. Per carità, non penso che tutti i ragazzi che vanno al liceo abbiano la testa vuota, ma la maggior parte sì, vuota come l’universo. “Ma l’universo è pieno di stelle” sì, ma calcolate la distanza tra una stella e l’altra, calcolate lo spazio vuoto che si viene quindi a formare, ora aumentatelo di miliardi di unità quando parliamo di galassie.
L’universo è vuoto.
 
Passavo le giornate davanti a quella scuola, forse perché non avevo di meglio da fare, ma sicuramente un obiettivo me lo sono creato. Un passatempo che occupava le mie più grigie giornate, iniziava prima delle lezioni, si fermava all’inizio di queste e continuava quando l’ultima campanella riportava le anime a respirare.
Prendiamo come esempio un ragazzo come me, uno che una volta finita l’agonia delle cinque ore si fiondava a casa e non esisteva più per nessuno. Scommetto che molti lettori si rivedono in lui, ma questo comportamento è da un lato sbagliato, da un altro no, dipende da voi.
Guardiamo secondo chi potreste star sbagliando: (soggetti sui quali avremo modo di chiarire)
1. Il genitore numero uno, il padre. Perché lui l’uno? Perché se fa questi discorsi vuol dire che si crede al di sopra di voi nelle decisioni che vi riguardano. Prendiamo una figura maschile come quella che gira per casa mia. Lui è uno di quelli che per farvi capire che state perdendo tempo nella vita, comincia a raccontarvi di come andavano le cose ai suoi tempi, di cosa lui faceva, di dove lui andava. Voi lo ascolterete con la stessa attenzione di un gatto davanti ai suoi croccantini, un gatto deceduto davanti ai suoi croccantini, ucciso da persone che si perdono in discorsi inutili e non si ricordano di dargli la cosa che più stava aspettando: l’acqua. E, una volta finito il discorso di ore, vi chiederà se avete capito, voi annuirete (mossi soltanto dalla forza di gravità e dalla stanchezza) e tutto continuerà come sempre. Tra le vostre quattro mura.A quel punto sarete voi quelli che non hanno amici, voi quelli che se li hanno li ignorano, voi quelli che non hanno una vita. Magari, per qualche disturbo patologico, qualche seduta dallo psicologo avrebbe fatto meglio che tutte quelle minacce di una morte solitaria, ma ovviamente l’anticamera del cervello di chi vi sta davanti non capta possibili e assolutamente inimmaginabili problemi. “Mio figlio? Qualche problema? Ma cosa dici, è sangue del mio sangue! Non abbiamo mai avuto problemi in famiglia” e poi invece c’erano i problemi eccome.
2. Il genitore numero due, la quale, sull’orlo di quattro crisi isteriche, urla come una matta che nessuno l’aiuta in casa. Ma il soggetto MADRE va analizzato molto più in profondità. Lei è quella del “Esci? Con chi vai? ‘Ndo vai? Fumi? Te droghi? Te prostituisci? Portate il giacchetto che, a luglio, se piji un corpo de freddo te prendi la febbre a mamma”.La madre è quella che se non rispondi al telefono, perché magari non hai fatto in tempo ad arrivarci, ha già chiamato (in ordine): due pattuglie della polizia, quattro stazioni dei carabinieri, l’unità cinofila, i pompieri, sei elicotteri, le pompe funebri e quarantadue parenti sparsi in tutto il mondo per il tuo funerale. Mi chiedi ancora perché non esco, mamma?
Ma soprattutto, o almeno mia madre, è quella che entra in camera (che lei abbia bussato o meno, che tu abbia risposto o meno) e ti chiede “Stai a studià?”. In quel fatidico momento tu puoi stare immerso nei libri o nei videogiochi, ma lei, senza nemmeno preoccuparsi di cosa tu stia facendo, dirà: “Non te ce vedo mai”. Nonostante l’agonizzante espressione da reduce della guerra in Vietnam, nonostante abbiate passato le ultime duecentoventi ore sui libri, nonostante gli occhi di chi ha utilizzato la sola lampadina dell’Ikea per illuminare le pagine e di chi l’ha maledetta quando (per non si sa quale legge fisica) essa cadeva rovinosamente puntando la sua attenzione contro di voi, illuminandovi come una supernova appena esplosa.
La madre, anche lei con due fette di prosciutto ben stagionato davanti le palpebre, ignorerà possibili problemi di comunicazione e pigrizia e andrà a parlare con i professori che, per quello che ne sanno, non riscontreranno segnali negativi nella vostra integrazione sociale o nei vostri voti. Però (e per questo, grazie mille mamma) vi classificheranno come “svogliato” e vi prenderanno di mira in ogni momento possibile.
3. I vostri compagni di classe che sono soliti uscire e tirarsela come i rimorchi nei porti, avete presente quelle piccole navi insignificanti che aiutano costruzioni metalliche milioni di volte più grandi di loro ad uscire o entrare? Quelli. Ovviamente, se per qualcuno i genitori potevano avere un minimo di ragione nel dire che l’aria rarefatta della stanza in cui ponete le radici non vi fa bene, queste persone, se vogliamo chiamarle ancora così, invece non hanno ragione di giudicarvi. Quelli che vi etichettano per “asociali” o per “diversi” e quindi vi sparlano dietro deridendovi devono amabilmente farsi i cosiddetti loro. Se loro hanno fatto una scelta di vita diversa dalla vostra, che continuassero per la strada della droga e l’alcol alle feste in discoteca. Parlerò di loro molto più approfonditamente (più in là), altrimenti ora mi arrabbio e scrivo cose molto cattive.
 
Ovviamente però ci sono persone che vengono anche dalla vostra parte, come parenti fuori dal nucleo familiare ristretto, ma in questo stesso troviamo solamente:
Il fratello più piccolo. Se possedete un qualsiasi tipo di gioco, dai pupazzi alle console da centinaia di euro, quella piccola palla di ciccia e voglia di giocare con voi si agerà sul vostro tempo libero come panna sul gelato, bloccando tutti i progetti che potevate inventare per occuparlo. Perché lui ha la precedenza sulla vostra vita, aizzato dalle grida di vostra madre che vi minaccia di una morte lenta a suon di cucchiarella. Che sia una semplice palletta di spugna, un soldatino di plastica o delle macchinine, giocare con vostro fratello vi farà fare viaggi nella vostra e nella sua fantasia che nemmeno il più drogato di funghi allucinogeni può sognare. Altro che drago davanti al frigo, a guardia dell’agognato e fresco contenitore metallico troverete una giungla di militari, dinosauri, venticinque giri della morte. Il tutto in un vulcano in eruzione.
Alla fine della storia, vostro fratello è l’ultima persona al mondo che si separerebbe da voi, voi non potete uscire senza il suo permesso, non potete lasciarlo solo. Lo stesso diranno tutti i vostri amici. Quali amici? Voi non avevate amici, non mantenete i rapporti con i vostri compagni di classe nemmeno per mezzora dopo il suono della campana, quali persone potrebbero essere arrivate così tanto vicine al vostro cuore da meritarsi quell’appellativo?
Ovviamente gli amici che stanno dietro a questo schermo, persone come me che perdono la loro vita a scrivere dalla mattina alla sera in chat le une con le altre. “Perché allora non esci con queste persone se ci scrivi ogni giorno?” Perché se io sto in una città e loro da tutt’altra parte come faccio me lo spieghi tu! Hai un jetpack da prestarmi? Se sì scrivimi che ti faccio una statua.
I vostri amici virtuali (che in realtà sono veri) saranno l’ancora più pesante che vi tratterrà in camera al computer o al telefono. Sono loro la vostra droga, quello che gli altri vedono soltanto come erbaccia da estirpare dalla vostra vita. Sono loro quelli che vi tengono per mano durante i vostri hobby, durante i momenti difficili, ma sono soprattutto loro che vi strappano un sorriso ogni giorno. Il male peggiore di questi tempi? Internet. La cosa più bella che mi sia mai capitata? Internet.
Apprendere, conoscere, nutrire passioni, sentimenti, amori. Scrivere, soprattutto scrivere.
 
Passavo le giornate davanti a quella scuola, non per altro, ma per scrivere. Inventare storie su tutti i ragazzi che entravano e uscivano, immaginare come fosse la loro vita oltre quell’attimo, affogare nel mare di informazioni che un essere umano irradia semplicemente camminando. Perché l’ispirazione non è una cosa che si costruisce, è un obbligo, una malattia, la droga più bella di cui uno scrittore possa mai essere dipendente. Non esiste blocco che regga, non ci credete. Non state vivendo abbastanza, non riuscite a fare della vita una cosa migliore perché siete bloccati, ma non siete voi stessi a bloccarvi. Basta uscire, non pensare a tutti i problemi che le altre persone vi addossano e ritrovare l’ispirazione semplicemente guardando un fiore, il vento, le nuvole. Ascoltate la vostra canzone preferita, guardate negli occhi la vostra migliore amica e scrivete. Se non ci riuscite… non sono affari miei, avete un problema serio e fatevi curare.
 
NdA: Tutti quelli che si ritroveranno in questa storia, tutti quelli che penseranno che essa sia un “saggio satirico sulla vita di adolescenti” (invece di capire che è una sottospecie di diario, forma narrativa accettata dal sito), tutti quelli a cui verrà spontaneo farsi una risata, tutti quelli che passano di qui, fatevi sentire!
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’Autore
 
L’autore alza la cornetta e risponde «Sì, mi dica…»
Dopo aver lasciato parlare il suo interlocutore, mormora «Ah, dite che non faccio ridere, bene bene»
Per rispondere ad una domanda, sospirando, annuisce «Sì, certo, nella sezione comica»
Con un po’ di rammarico si incupisce «Ah, dovrei andare in quella suicidi?»
La faccia di un ornitorinco che non ha ancora capito quale animale sia in realtà lo avvolge «Devo andare dove?»
Demoralizzato, comprende le intenzioni finali della persona dall’altra parte del cavo «A morì ammazzato?»
Sentendo il suono caldo e ripetuto del telefono, chiede «Pronto?»
 
Ragazzi, sì… Questa storia non ha la presunzione di essere comica, non penso che lo sarà sempre, ma è una prova. Il vero obiettivo è farvi riflettere riportandovi la mia personale testimonianza, ovviamente non vi faccio fare completamente gli affari miei, ma poco ci manca.
Spero possa essere utilmente divertente :D

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 Il Padre ***


Primo capitolo “serio”
 
NdA: Ho sempre desiderato fare una storia così, facendola nascere su due piedi, scrivendola con uno e condividendo un po’ di disagio con voialtri.
 
IL PADRE
 
La figura paterna, almeno nella mia famiglia, è l’unica forma di reddito che possediamo, gli altri quattro individui sono soltanto sanguisughe che prosciugano l’unico impegno economico che ci mantiene. Tornare a casa solamente alle sei del pomeriggio rende l’attività lavorativa molto stressante, ma la figura che andrò a descrive somiglia molto di più ad un procione che ad una formica operaia. Qualsiasi tipo di lavoro faccia, il nostro genitore è costretto a subire ogni angheria della società odierna. Traffico, capo, suocere e possibili attentati al suo caro divano, rendono ancora più lunga la lista di santi e parenti (deceduti) che tira come dardi sul mondo intero. Circondato da persone che turbano la sua psiche, vanificando le preghiere dei migliaia di frati, cogliendo i migliori nell’albero genealogico, come sassi invece di frutti, e scagliandoli alla velocità delle sue urla.
Il ritorno a casa prevede queste particolari reazioni:
 
“C’è una macchia sul pavimento”
 
«Ma in questa casa non si pulisce mai nulla?»
Non importa quanto la parte femminile, o chi per lei, abbia sgobbato su quel pavimento, non importa il sudore, il sangue e l’olio di gomito che sono stati usati per tentare di pulirla, non importa proprio nulla. Il vulcano, che non aspettava altra scusa per esplodere in uno zampillante litigio che la sua (povera) consorte, riverserà tutta la rabbia, mista a magma, causata dal suo capo su di lei. I figli, che fino a tre secondi fa amava come una gazza ladra ama il luccichio di oggetti metallici, saranno soltanto lo strumento attraverso cui l’insoddisfazione della carriera dell’uomo si riverserà contro la moglie.
 
“Ci sono avanzi di cibo in cucina”
 
Ecco il procione che si risveglia, in tutto il suo animalesco istinto, percorrendo cautamente la distanza che lo separa da quella forma di nutrimento. Che sia una fetta di pizza fredda, un piatto di pasta avanzato o qualsiasi altra cosa precedentemente morsa dal figlio più piccolo (che è l’unico ad avanzare qualcosa, ammettiamolo), il padre, affamato e nel suo habitat naturale lo attaccherà. La povera carcassa, diventata poi avanzo e in fine preda, viene vista ora come l’unica speranza di sopravvivenza per il povero lavoratore, che sarebbe disposto a recuperarla dalla spazzatura per poter mettere qualcosa nello stomaco.
Ovviamente, come tutti i procioni abituati ad un ambiente umano, sa che quel misero rimasuglio è solo l’antipasto e che il grosso del cibo è tenuto al sicuro nel frigorifero. Il padre quindi si appresta, ancora in fase procionica, a riversarne il contenuto fresco all’esterno e, per non lasciarli in balia delle intemperie, mosso da pietà verso alimenti così indifesi, ne trangugia la quantità maggiore possibile, rendendo vana la spesa da centinaia di euro che aveva precedentemente fatto vostra madre.
 
“Il figlio gioca con la console”
 
«Hai studiato?»
ATTENZIONE: se la risposta, per disgrazia, accenna soltanto ad essere negativa, la conseguente reazione può essere soltanto una.
«Spegni tutto!» ordina l’uomo trasudando rabbia allo stato puro, facendo per andarsene. La povera vittima non sa che nel tempo che sta occupando a salvare le venticinque ore di gioco consecutivo (in cui non ha salvato nemmeno una volta) sta firmando la sua condanna a morte. Ecco il genitore ricomparire con un arnese (la cui dimensione varia da un cacciavite ad un’ascia, dipende da che tipo di padre avete) con il quale percuoterà ritmicamente sia la piattaforma videoludica del ragazzino.
Se la risposta è affermativa, il “capo famiglia” deciderà di chiudere un occhio, uscendo dalla porta sbuffando perché pensa che il vostro scopo nella vita è solo quello di formare più calli possibili sui vostri polpastrelli.
 
“Il figlio è concentrato su qualcosa che non sono libri di scuola”
 
«Hai studiato?»
Ovviamente se la risposta è negativa, scordatevi qualsiasi oggetto che stavate utilizzando in quel momento. Pregate per la sua tragica fine e fatevi accompagnare da vostro fratello al funerale.
Se la risposta è positiva, questa volta, la situazione cambia radicalmente. Purtroppo al vostro genitore non importerà se il vostro sguardo si è appena posato su quel qualcosa, se sono tre giorni di fila che studiate senza sosta, se la scuola è appena finita. Lui penserà che siete un nullafacente, un perdigiorno, che finirete per vivere sotto i ponti e morirete lentamente. Non importa quanto abbia strapagato quell’oggetto il giorno del vostro compleanno, in qualsiasi altro giorno esso corrisponde alla più grande minaccia per il vostro futuro e lui, da salvatore di pianeti, farà di tutto per debellare il problema.
 
_________________________________________________
 
Torniamo all’argomento principale e come esso si rapporta al genitore numero uno. Siete abituati ad amici lontani? Amici che magari avete conosciuto tramite siti come Efp? Io ne ho molti, adoro parlare con le persone che bazzicano in questi bassifondi, ma ovviamente il padre ritiene che questa sia solo una distrazione, che sto andando solo contro di lui e i suoi principi, ma ora cito lui.
“Avevo una ragazza, ma stava in un'altra città e mi capitò più volte di tradirla”
Ecco la spiegazione logica del fatto che non bisogna sempre dare sempre retta a ciò che dicono o prendere per legge morale i loro principi. Hanno più esperienza nella vita di noi giovani, ma non per questo le scelte che hanno compiuto nella loro vita li hanno portato sempre nella buona strada. Soprattutto uscire con gli amici, o averne, non vuol dire sempre che siete sani e avete fatto scelte giuste. Potreste drogarvi, frequentare la malavita, diventare youtubers o scrivere fanfiction. Avete persone con cui far crescere un rapporto, con qui state bene e coltivate le vostre passioni, ma ora che avete delle persone con cui frequentarvi, questo resta comunque inaccettabile da parte del padre.
 
Sembrerà incontentabile, sembrerà cinico nella scelta del vostro futuro (ma fermi tutti, è il nostro futuro!)
Nostro, non implica una terza parte tra “Me” e “Futuro”, è mio e suo, non di altri! (Tranne eventuali fidanzate che potrebbero deviare i vostri programmi in una direzione che si avvicina anche al loro futuro)
Nostro non è deciso da altri, ma da noi stessi, il caso poi ci farà tornare su strade già tracciate oppure ci farà sbandare verso l’ignoto.
 
Il procione è un animale protettivo, possessivo, maniacale, espansivo, dispersivo e geloso, la vostra vita sarà sua. Il vostro tempo sarà suo, non ci possono essere distrazioni tra voi e i vostri doveri. Che siano videoludiche, piante o animali, qualsiasi oggetto o organismo pluricellulare vivente dovrà astenersi dall’incrociare il vostro sguardo per più di sette secondi e mezzo.
«Pà, mi so’ messo co’ sta tipa…» mai, ripeto (e permettetemi di utilizzare le maiuscole per dare maggiore enfasi) MAI proferir parola con il vostro genitore di sesso maschile sulla vostra ragazza prima del matrimonio. Nel caso delle donzelle, è meglio dirlo esclusivamente via Skype quando ormai vi siete già trasferite con il vostro Romeo alle Barbados.
Per le reazioni di questa categoria direi di affrontare due luoghi comuni da nord contro sud (NdA: in italiano, senza entrare nei dialetti perché voglio capire cosa scrivo):
 
“Il figlio si fidanza”
“Padre del nord, ragazza del sud”
 
Il padre, distrutto interiormente, corroso dall’ira anti-terronica, preparandosi discorsi mentali che Cicerone in confronto sembra un umile analfabeta, continua a fissare il figlio con un’espressione che sembra urlare tutt’altro. Le palpebre spalancate, la pupilla dilatata, l’incostante tic nervoso che muove contemporaneamente la mano destra e il rispettivo angolo della bocca (quello sinistro, ovvio), l’insieme di questi elementi lo rende simile ad un panda nel pieno di una crisi epilettica.
«Perché mi stai facendo questo?» Si sa, il procione è un animale che tiene molto alla famiglia, la protegge, un membro di essa che lo tradisce è inaccettabile, un affronto alla sua figura, una pugnalata alle spalle, un’onta che vìola le predisposte direttive militari indicate dal dittatore (simpaticissimo) genitore.
 
“La figlia si fidanza”
“Padre del nord, ragazzo del sud”
 
«Un terrone!» e muore d’infarto perché questa notizia, aggiunta al tradimento del figlio, basta e avanza.
 
“La figlia si fidanza”
“Padre del sud, ragazzo del nord”
 
«Tu non uscirai più di casa!» urla il grasso animale peloso, impegnato nello sbarrare finestre, porte ed elettrodomestici per impedire fughe notturne. La visione prolungata di serie televisive americane ha provocato più paranoie in lui che in una ragazza dalla bassa autostima al suo primo appuntamento.
«Se vedo quel ragazzo, io lo ammazzo!» tipica espressione procioniana che lascia trapelare i più sinceri sentimenti: l’ira e l’odio, ma soprattutto la crosta siciliana che racchiude in essa la tenera glassa di protezione ossessiva verso i familiari.
«Niente più telefono, pc, feste e da domani vai in giro con il burka, sei il mio disonore»
 
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IdL: «Ma Michele, questo cosa c’entra con la trama principale? Io ho perso il filo della trama»
R: «Anch’io»
 
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Lo studio dell’individuo che abbiamo preso per nostro nemico assoluto in questo viaggio è la chiave per sapere come combatterlo. Entrare in un conflitto aperto senza essere pronti alle conseguenze delle proprie scelte è più fallimentare di provare a rimorchiare una ragazza con la chitarra avendo in mano un flauto. Potete provare a fare il pifferaio magico quanto volete, ma (tranne un paio di ratti) non attirerete l’attenzione di nessuno. Ovviamente non è questa la storia/tutorial su come litigare felicemente con i propri genitori e andarsene di casa, per quello nessuno può aiutarvi, mi dispiace.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore
 
Seriamente, scusatemi, ma non ho ancora trovato uno spazio nella mia vita per poter continuare questa storia, non che adesso mi stiano minacciando di smettere…
Ehm…
Comunque, se non avrete più mie notizie sappiate solamente che ho voluto bene a chi ha solamente buttato un occhio su questi primi due capitoli, credo che i prossimi saranno diversi, tremendamente diversi, ma non è ancora deciso. Questa storia è nata come uno sfogo, ma questo non so se posso spiegarvelo ora… forse più avanti e perdonatemi in anticipo se non mi spiegherò nemmeno nelle risposte alle recensioni o in ulteriori messaggi.
Grazie a tutti del disagio. Il salame non è più in offerta.
Miky ^^

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Capitolo 3
*** Capitolo aggiuntivo 1 ***


Come nasce una storia da (non) raccontare ai nipoti
 
Regole da (non) seguire:
  1. Decidere di aggiornare la storia un giorno, scordarsene e provare comunque tre giorni prima (possibilmente di notte, con ancora qualche tonnellata di pagine da studiare e qualche rimpianto per la cena troppo pesante appena consumata), scordarsene di nuovo e riprovarci mesi dopo
  2. Pensare ad una trama e scordarsela. Ora, io non ho la memoria di un criceto, che a mala pena riuscirà a ricordare dove sia la ruota su cui correre, e tendo a non dimenticare le trame di storie che ormai hanno un’età come minimo uguale alla metà della vostra. Se avete 14 anni. Altrimenti fatevi un calcolo e poi riparliamone.
Fatto sta che questo punto è abbastanza inutile in una storia come questa, qui non c’è una trama!
  1. Utilizzare materiale sensibile. Attenzione: sensibile non vuol dire fragile, quelli sono i pacchi che arrivano di solito per vostra nonna, quella che si riempie di così tanti medicinali da curare le malattie per lei, per vostro nonno e le VOSTRE. Finché non raggiungerete i 30 anni, ecco perché si è pieni di acciacchi appena superati i 29.
Il materiale sensibile sono cose etniche che non si capiscono, il conflitto tra Palestina ed Israele e i propri genitori. Per il semplice motivo che sono sempre loro i primi a finire “per caso” sul vostro pc e, dopo aver controllato la vostra cronologia e la cartella download, essere finiti “per caso” proprio sulla storia che state scrivendo su di loro. Le strade del fato sono sempre e solo tre: la prima, ti beccano; la seconda, pure
 
Se siete stati attenti e (non) avete seguito le regole, allora avrete il vostro foglio bianco di Word (o qualsiasi foglio su cui scrivete), la paghetta revocata per la vita e tutte le vostre cose intestate a vostro fratello, se non ne avete il gatto sarà felicissimo.
 
Formato da utilizzare? Il post-it.
 
Bruciate il tutto.
 
Ai nipoti potrete anche leggere la lista della spesa, tanto che importa? Non gli serviranno chissà quali grandi avventure, quelle imprese alla Bilbo Baggins tra nani e draghi. Gli basta un po’ di prosciutto, il salame che è sempre in offerta, il formaggio che vi piace tanto e la pastina, quella che tutti i vecchi mangiano, ma mai in presenza dei nipoti (ai quali devono dare il buon esempio). Perché tutti i nonni italiani vi fanno abbuffare (e se non lo fanno sperate almeno che alla rottamazione ve li paghino bene) e quello che loro non riescono a mangiare danno al drago che tengono nascosto in cantina ;)
 
 
 
 
 
Angolo (non) dell’autore
 
Capitolo corto, lo so, non vogliatemene male. Che già ho seri problemi!
Visto che l’ho pure scritto in fretta e furia probabilmente c’è qualche errore, giocate a chi ne trova di più! Uno dei prossimi lo farò appositamente pieno di orrori narrativi. “Uno dei prossimi” xD se volete invecchiare con me, benvenuti a bordo della “NEVERENDINGSTORY
Va bene se li pubblico con un carattere un pochino più grande direttamente?
Il prossimo capitolo è quello della madre, quindi ci ritroviamo lì sotto! Portate il salame al vostro nonno di fiducia, mi raccomando!

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 La madre ***


Secondo capitolo (?) dopo solo due anni?!
 
NdA: Come si fa a tornare ad aggiornare una storia dopo solo un’eternità? Ci si arma di una grandissima faccia da culo voglia di scrivere e si continua a blaterare delle stesse cazzate cose ^^
 
LA MADRE
 
Allora ammettiamolo, quanti dei nostri padri sono il vero fulcro della famiglia? Forse mezzo, forse chi ha vissuto l’insolita esperienza di essere cresciuto da un padre single (o vedovo), forse chi ha due padri come ci si aspetta dalle nuove famiglie lgbt, ma in quel caso chi è dei due ad essere la madre? (Mi dispiace, ma questo capitolo non funzionerebbe per loro) Facciamola breve, la madre o mamma o genitore due… no aspetta, non torniamo sul discorso lgbt e stupide canzoncine parodistiche di politici.
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NdA: Con un incipit come questo vedo già le torce e i forconi in lontananza che nemmeno per cacciare Shrek dalla sua palude
 
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La mamma è sempre la mamma, ogni scarrafone è bello a mamma sua, insomma, lei. Sa quello di cui il figlio ha bisogno e quello di cui una figlia non ha bisogno, è la versione più aggiornata del prototipo di essere umano e ci nutre. Hai dei dubbi?
Il latte che produceva il suo seno gonfio (per la gioia di tuo padre che in quegli istanti rischiava la vita distraendosi ad ogni poppata e l’unica cosa che riuscivano a mettere insieme i suoi neuroni era “tette”) ti ha sfamato per i primi mesi di vita. Le pappette del supermercato che riuscivi a sbrodolarti a tempo record sul bavaglino te le dava lei (perché tuo padre ti avrebbe conficcato il cucchiaino negli occhi, distratto ancora una volta dal profilo mammario della sua consorte). E, per il resto della tua inutile convivenza nel suo territorio, era lei a procacciare, cucinare e tirarti appresso cibo inutilmente grasso come il marito (che intanto si era depresso sul divano per anni dopo che l’effetto magico della gravidanza era svanito nel nulla).
Insomma, tette! lei era presente al tuo primo giorno di scuola, alla caduta del tuo primo dentino, alla prima volta in piscina e pure alla tua prima volta se non sei abbastanza furbo da chiuderla quella dannata porta.
(NON È TRATTO DA UNA STORIA VERA, ALTIMENTI CI SCRIVEVO UN LIBRO NON TROVI?!).
 
Come il coniuge, anche la madre si aggira nel suo territorio simile ad un animale, molto più feroce del procionato e rotondo orsacchiotto da divano, ma racchiude in sé molte altre “personalità” che spuntano fuori nel momento del bisogno. Facciamo qualche esempio.
 
La pantera dal manto nero
 
L’esemplare di milf donna è insieme alle sue colleghe, o alle sue amiche, in un bar e parlano beatamente alle vostre spalle di tutti i vostri difetti (se è una giornata no) e dei vostri pregi (che non vedono nemmeno a pagarle), mentre il barista di turno applica lo sconto “belle signore” e loro godono del classico caffè macchiato freddo in tazza grande con brioche. Si scorda così di quanto le abbiate rovinato l’esistenza, anche se il suo sesto senso per le stronzate è sempre attivo, soprattutto se alzando gli occhi vi vede girovagare fieri e sprezzanti del pericolo, con lo zaino ancora in spalla, dopo aver marinato la scuola.
 
La iena che ha molto poco da ridere
 
Che siate voi e il vostro zainetto da liceale stronzetto yo o l’idraulico che ha toppato il lavoro nel vostro bagno, sarà impossibile (almeno una volta nella vita) non raggiungere questo stadio. Una calamità di livello drago, ma non sperate di essere Saitama (in questo caso sareste l’idiota senza patente) proporzioni bibliche si sta per abbattere con tutta la sua potenza sulle vostre chiappe (o quelle dell’idraulico) perché per la iena che è dentro vostra madre non c’è un CAZZO da ridere. Se doveste mai farle ribollire così tanto il sangue, state sicuri che la vostra carriera da idraulico finirà lì. Tratto da eventi realmente accaduti:
[Inserire voce del narratore di “Mille modi per morire”]
Era una mattina come le altre per l’idraulico di un piccolo e ridente quartiere di Roma, aveva appena finito di aprire il suo negozio di ferramenta e i primi clienti già entravano per rimediare strumenti che non avrebbero mai usato. Quello che non sapeva era che una tempesta stava per abbattersi sulla sua vita.
[Inserire voce del tipo a caso intervistato con quella del doppiatore che gli parla sopra]
“Lo conoscevo da anni, ma mai mi sarei aspettato una fine del genere”
Nei giorni precedenti il nostro idraulico era stato assunto per un lavoro molto difficile: installare una doccia. Fatta la sua opera di ingegneria edile e avendo chiesto una cospicua somma di denaro, si sentiva quasi soddisfatto del suo lavoro.
Per farla breve, aveva sistemato il piatto doccia utilizzando una livella che non era in bolla (non il piatto doccia, la livella) e aveva fatto un intreccio di tubi così complesso che credo possa essere paragonato al mio albero genealogico. Ma la perla, l’opera più bella e generosa che abbia mai visto è stata l’aver attaccato l’acqua calda allo sciacquone del water, quindi se tiravi la catena usciva acqua perfettamente riscaldata a 100°C.
“Ricordo quella sera come se fosse ieri” il sig. Alberto, intervistato il mattino seguente.
Era una serata come le altre per l’idraulico di.. ah, no aspetta, l’ho già detto. Ma in quel ridente quartiere, per una signora non c’era un CAZZO da ridere. Adirata e scatenata, la iena entrò nel negozio della vittima, ignorando i clienti e lanciando maledizioni, la iena si scagliò in un attacco feroce facendosi risarcire della stronzata e stendendo una reputazione pessima sull’uomo di cui non si hanno più notizie.
 
NdA: A quanto riferito da mio padre, anche lui ha smesso di fare l’idraulico da quel giorno, finché non mi è esploso un tubo in faccia, ma quella è un’altra storia.
 
L’elefante nel laboratorio di ceramiche
 
Cosa fa un elefante in un negozio di ceramiche? Un bordello micidiale. Con cosa la mamma fa di solito un casino assurdo? Mette in imbarazzo davanti agli amici? Davanti alla persona che mi piace? I parenti? Le mamme degli altri? La tecnologia! Quante volte abbiamo dovuto “mettere in pausa” un gioco online? Quante volte ha sfondato la porta della vostra camera sfoggiando il nuovissimo modello di ASPIRATUTTO9000 aspirandovi un lego o un cavo? E quante, invece della playstation, è arrivata la “giocostazione” (modello lituano con un singolo gioco: “Call of Rudy”) o invece dell’iphone, l’iofono (modello per anziani con due tasti e schermo da tre pollici slow-screen)?
Insomma, la vostra sanità mentale è a rischio, non riuscite a fare una partita che la console di prima generazione lituana comincia ad emettere un cattivo odore e non riuscireste a contattare un operatore perché l’azienda è fallita il giorno stesso in cui è uscito il primo modello (e l’iofono non prende nemmeno sotto un’antenna). Non potete rassegnarvi e, fautori del vostro destino, decidete di affrontare il problema di petto: la prossima volta, soldi.
 
La gazza ladra
 
Attirata dagli oggetti luccicanti e preziosi, la gazza si aggirava vicino lo smartphone del figlio che aveva appena finito di squillare, il nome di un ragazzo o una ragazza proiettato sullo schermo come un allarme al suo monopolio sulla vostra vita. Soprattutto se non conosce la persona che ti sta chiamando, o è sciaguratamente del sesso opposto al tuo, comincerà una caccia alle streghe tentando di ghermire informazioni, ma sempre in maniera del tutto velata e furtiva.
Cominciando da una serie di frasi del tutto innocue e vaghe:
“Comunque se trovassi una ragazza la porteresti a cena, vero?”
“Sai che Clarissoberta, la figlia del vicino, si è appena mollata? Tu sei arrivata in seconda base?”
“Usa il preservativo!”
“Guarda che secondo me Piergeraldo ce l’ha piccolo!”
Domande che, rimbombando nel palazzo, appaiono come un monito e un invito più alla vita da eremita, che a procreare. Ma la prossima volta ditele subito, come faccio io: “Mamma, la tua pizza non la batte nemmeno Cracco, con chi vuoi che ti sostituisca?”
 
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Lei è al comando della nave e, se affondasse, stai sicuro che il primo a venire giù con lei sarai TU. Perché parlo al maschile? Perché le figlie hanno il potere del triangolo, ma di questo ne parlerò più tardi.
I ragazzi sì, sono belli a mamma loro, ma hanno un difetto di fabbricazione che è impossibile da ignorare: più si va avanti più ai suoi occhi diventerai simile a quel grizzly dall’aspetto stanco che occupa il divano.
Certo, aiutandola a pulire e ogni tanto prenderle una cosa dalla mensola (che ogni volta ti fa pensare se ci sia mai arrivata o aveva già in mente di sfornare un figlio 15cm più alto di lei) potresti anche ripulirti dal peccato originale e andare a liberare il Wall Maria uccidendo tutti i giganti.
Potresti pensare che tuo padre abbia finito di pagare il suo debito da pene-munito, ma se dopo vent’anni di matrimonio, tre mutui, chissà quanti anniversari e feste di San Valentino/Natale/compleanni con annessi regali sempre meno smielati e sempre più utili (a lui), ancora riesce a litigarci, la tua vita sarà un inferno.
Ogni festa della mamma/donna/nonna (per voi che le avete dato un nipote, state tranquilli che la sua felicità è lui), ogni Natale lontano dai parenti, ogni Pasqua che non ricordate mai quando si festeggia, voi dovete essere là. Consiglio: armati di faccia imbambolata da mammone cronico, lascia la tua donna chissà dove e digiuna le settimane precedenti, devi essere pronto ad assaggiare di nuovo tutte le gioie della tua infanzia.
 
Per ora godiamoci i momenti di pace e tranquillità, che se passa un’altra volta l’aspirapolvere la domenica alle sette, sono cazzi.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore
 
Non sapevo più come chiudere il capitolo, erano giorni che ce l’avevo pronto a partire per essere pubblicato, ma lo guardavo sempre con aria “Manca qualcosa o sono io che dovrei fare qualcosa nella mia vita?”
Per quanto riguarda aggiornamenti vari della storia non saprei dirvi, il prossimo capitolo sarà incentrato sul “triangolo” di cui tanto parlavo e sarà breve, ma non so quando arriverà (quest’anno mi sto impegnando a sistemare le cose, giuro!)
Per il resto, benvenuti a tutti i nuovi lettori e un ben tornati a quelli che si erano persi per strada cercando tra gli scaffali altre meravigliose offerte!
(I nutella biscuits sono una truffa!)

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