Quel vestito rosso

di Najara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I: Il ristorante ***
Capitolo 2: *** Parte II: L’antibagno ***



Capitolo 1
*** Parte I: Il ristorante ***


Quel vestito rosso

 

 

Parte I: Il ristorante

 

Jack gli sorrideva, Lena percepì un brivido e sorrise a sua volta. Era un bel uomo, intelligente e affascinante, un uomo per cui aveva provato un sentimento forte che li aveva legati per molto tempo. Il suo invito a cena l’aveva elettrizzata, così come il sapere che sarebbe venuto a National City. Rivederlo avrebbe rivangato vecchi sentimenti e non era così sicura di non volere che succedesse.

Aveva indossato un abito provocante, rosso come la passione che un tempo provava per lui, un abito che parlava di promesse, mostrava e nascondeva, un abito che le stava divinamente e lei lo sapeva.

Era consapevole che lui amava i capelli sciolti, ma quella sera li aveva raccolti mettendo in mostra il collo e impreziosendo l’ovale del suo viso con due orecchini d’oro che cadevano oscillando appena a ogni suo movimento. Si era vestita così per sedurlo, si era vestita così per piacergli, forse si era vestita così per fargli capire cosa avesse perso lasciandola.

Però, ora che era lì e lo ascoltava parlare, con il suo elegante e raffinato accento inglese, non riusciva a fare a meno di pensare che avrebbe di gran lunga preferito essere a cena con qualcun altro.

Sorrise ad una sua battuta e prese il bicchiere di vino rosso davanti a lei, bevendone un gran sorso. Doveva smetterla di pensare a lei, doveva smetterla o avrebbe rovinato la sua serata.

“Lena!” Si voltò e fissò gli occhi proprio su di lei, sbatté le palpebre sorpresa, chiedendosi come fosse possibile che fosse lì: lo aveva desiderato e lei era arrivata? Poi notò il modo in cui stringeva al braccio dell’uomo che aveva accanto e provò una fitta di bruciante fastidio nel ventre.

“Kara… cosa…?” Disse, perdendo la sua abituale abilità oratoria.

“Io e Mike, passavamo di qua e vi abbiamo visti! Così… ehm… ci siamo detti: ehi, perché non andiamo a salutare Lena?” Il tono della ragazza era forzato, le sue guance erano leggermente rosse e stringeva troppo il braccio del ragazzo che, a sua volta, aveva le mani in tasca, l’aria imbarazzata e leggermente tesa.

“Oh…” Mormorò, era stata educata a leggere le emozioni nelle persone davanti a lei, addestrata a coglierle e a capirle eppure quello che vedeva non poteva essere ciò che credeva...

“Miss Danvers, dico bene?” Intervenne Jack, salvandola dall’imbarazzante situazione.

“Sì, mi dispiace se abbiamo interrotto la vostra cena d’affari.” Kara calcò sull’ultima parola e Lena la guardò con un secondo sussulto di sorpresa, vide gli occhi della donna sfuggirle e notò subito le sue guance arrossire ancora. Oh! Affermò questa volta nel silenzio della sua mente: Kara era entrata di proposito per…? Interrompere la sua cena? Era possibile?

“Nessun disturbo.” Affermò Jack, lanciandole un’occhiata, forse chiedendosi come mai fosse tanto silenziosa.

“No, certo che no. Lo sai che mi fa sempre piacere vederti.” Si riscosse lei, intercettando gli occhi di Kara e sorridendole. Aveva parlato al singolare escludendo volutamente il ragazzo che le stava accanto. “Perché non vi sedete un momento?” Chiese e quasi sentì il fastidio di Jack per quell’interruzione alla loro cena.

“Certo, molto volentieri.” Kara le sorrise di riflesso e si scostò dal ragazzo come se improvvisamente non volesse più essere associata con lui. Stava vedendo cose che non c’erano?

Jack si alzò per scostarle la sedia accanto alla propria, come voleva l’etichetta, ma Kara lo anticipò afferrando quella accanto a Lena e si sedette, sembrava aver perso l’iniziale imbarazzo.

“Mike.” Disse allora il ragazzo tendendo la mano a Jack che la prese con un sorriso.

Mike degli interni. Risuonò nella mente di Lena come un flash, improvvisamente ricordava il giovane: perché Kara non le aveva mai parlato di lui? Forse perché non era importante? O forse perché era riservata? Vi erano tante cose che Kara non le diceva, ne era consapevole.

“Jack Spheer.” Si presentò l’uomo, poi gli indicò la sedia libera e riprese la propria.

“Quindi, Mr. Spheer, resterà molto a National City?” Chiese, Kara, appoggiando le mani sul tavolo e fissando l’uomo con un sorriso.

Lena inarcò un sopracciglio. Solo lei aveva sentito una nota aggressiva nella voce solitamente dolce di Kara?

“Non lo so ancora, miss Danvers, dipende da molti fattori.” L’uomo prese il bicchiere di vino e lanciò un sorriso a lei. Lena sentì quasi fisicamente il fastidio di Kara. Si voltò a guardarla e incrociò i suoi occhi. Per un istante fu sicura di vedere del fuoco brillare in essi, presto mascherato.

“Il suo sembra un lavoro interessate, Jack.” Intervenne Mike e l’uomo fece un sorriso sarcastico.

“Sì, salvare l’umanità inventando una tecnologia capace di curare ogni malattia si può definire un lavoro interessante. E lei, di cosa si occupa?”

“Oh, faccio il barista.” Affermò il ragazzo. “Salvo una vita ogni volta che servo una birra a un uomo stanco!” Lena vide le mani di Kara diventare bianche sul tavolo, le stava stringendo troppo. Che fosse infastidita da… alzò gli occhi e osservò il suo sguardo. No, Kara non era infastidita dal tono leggermente arrogante di Jack e neppure dall’evidente idiozia del suo accompagnatore. Cos’era allora?

“Lei scrive un blog, non è vero, miss Danvers? Mi chiedo come siate diventate amiche, lei e Lena…” Eccolo lì, gli occhi di Kara brillarono di nuovo di fastidio: era gelosa! Quel pensiero attraversò la mente di Lena scioccandola e scuotendola, finalmente, dal suo silenzio.

“Kara è la migliore persona che io conosca, ha saputo stare al mio fianco anche quando tutto mi dichiarava colpevole, ha saputo guardare al di là del mio nome e ha visto me, per quello che sono. Spero di non deluderla mai.”

Jack accusò il colpo, l’aveva lasciata quando il nome dei Luthor era diventato sinonimo di atrocità e follia, solo perché non poteva sopportare di essere associato in alcun modo a lei, all’epoca lo aveva compreso, gli affari erano affari, ma questo non significava che Kara non si fosse dimostrata migliore di lui.

Con un sorriso Lena si volse verso Kara e incontrò il suo sguardo felice e luminoso, le guance leggermente rosse per il complimento, le labbra incurvate in un sorriso timido.

“Tu meriti ben di più che la mia fiducia e la mia amicizia, vorrei che tutti ti vedessero come ti vedo io.” Parole dolci, dette con il tono sincero, pacato e leggermente emozionato che a volte Kara usava con lei. Lena sentì il suo cuore accelerare. Poteva sperare… poteva osare…?

“Desiderate il dessert, signori?” La cameriera arrivò, posizionandosi tra le loro sedie e interrompendo il loro sguardo. Lena abbassò il volto, conscia di essere leggermente rossa in viso.

“Oh, non credo che…” Iniziò Jack, ma Lena lo precedette.

“Kara devi assolutamente provare il fondant au chocolat, qua lo fanno divinamente.” Jack inarcò un sopracciglio infastidito, mentre Kara si illuminava, come succedeva sempre se si parlava di cibo.

“Quello con il cuore caldo e fondente e l’esterno duro, ma croccante?” Chiese con entusiasmo.

“Quello.” Affermò Lena e non riuscì ad impedirsi di sorridere. “Io prenderò il cheesecake al caramello.”

“Tu prendi il dolce?” Chiese sorpreso Jack, lei distolse lo sguardo dalla cameriera e lo guardò, ma prima che potesse parlare Kara intervenne.

“Lena prende sempre il dolce.” Affermò, sicura. “Anche se, effettivamente, ogni volta, lo lascia quasi tutto a me…” Kara corrugò la fronte rendendosi conto per la prima volta di quella strana costante e non notò il leggero rossore che colorò le guance di Lena. Come dirle che prendeva il dolce solo per poi condividerlo con lei?

La cameriera guardò verso Mike e Jack. Il ragazzo ordinò del gelato, mentre Jack prese un caffè ristretto.

La donna si allontanò e loro rimasero un istante in silenzio.

“Cosa stavamo dicendo?” Chiese allora, Jack, cercando di rompere l’imbarazzo.

Si ritrovarono a parlare del pericolo delle nuove tecnologie e, ovviamente, degli alieni. Sembrava che Kara non riuscisse a non scaldarsi ogni volta che si toccava l’argomento. Mike interveniva raramente e sembrava piuttosto perso tra le elaborate considerazioni di Jack e Kara, che, neanche a dirlo, non si trovavano d’accordo su nulla. Da parte sua, Lena, non si espose, preferendo osservare il fervore di Kara e la passione che metteva nel perorare la sua opinione: era bella, mio dio, quanto era bella.

“I vostri dessert, signori.” La cameriera posò sul tavolo i piatti e poi si allontanò.

Kara dimenticò la discussione e affondò il cucchiaino nel dolce. Lena, un sorriso sulle labbra, pregustò la scena. Ed eccola: quell’espressione.

Gli occhi di Kara brillarono non appena il cioccolato fuso e caldo si riversò lentamente nel suo piatto. La ragazza si portò alle labbra il dolce e chiuse gli occhi nell’assaporarlo.

“Wow!” Affermò riaprendo gli occhi e fissando lo sguardo su di lei. “Avevi ragione, è delizioso.”

“Sapevo che ti sarebbe piaciuto.”

“Piaciuto? Perché non siamo venute qua prima?” Chiese ed era come se si fosse dimenticata che non erano sole, come se all’improvviso fossero semplicemente loro due, durante una delle loro uscite.

“Se ti piace tanto verremo ancora.” Le assicurò Lena.

“Così, uscite spesso assieme?” Chiese Jack, interrompendo il loro scambio.

“Oh, sì, Kara annulla la metà dei miei appuntamenti per uscire con Lena.” Dichiarò Mike e Jack alzò un sopracciglio, mentre Kara arrossiva un poco.

“Lena non ha molto tempo libero…” Si giustificò la ragazza e lei dovette sorridere di nuovo.

Con la forchetta sbocconcellò un poco il suo dolce, mangiandone un boccone o due.

“Sono contento che tu abbia trovato una così buona amica, qua, a National City.” Affermò Jack e poi fece un gesto che la lasciò spiazzata, si allungò e posò la propria mano sulla sua. Lena si irrigidì, ma non tolse la mano, farlo sarebbe stato un gesto scortese e Jack era… non sapeva cosa fosse Jack, sapeva cos’era stato, ma ora…

Alzò lo sguardo e si ritrovò a guardare Kara, la ragazza aveva la forchetta bloccata a metà percorso, tra il piatto e la bocca.

Allora distolse lo sguardo da lei e lo fissò in quello di Jack, un solo secondo e l’uomo capì di aver osato troppo, ritirò la mano e tentò un sorriso.

“Sì, sono stata molto fortunata.” Affermò, poi si voltò verso Kara, che aveva la testa bassa ora, il volto in fiamme.

“Trovare Kara è sempre una fortuna.” Dichiarò allora Mike e allungò a sua volta la mano.

Sembrava che i due ragazzi avessero deciso che era il momento di marcare il territorio. Lena si preparò a dover sopportare quella sgradevole visione, ma Kara fu più rapida di lei, fingendo di non aver notato il gesto spostò la sedia avvicinandola drasticamente alla sua, sorprendendola. I loro occhi si incontrarono e Kara le sorrise.

“Ti dispiace se assaggio anche il tuo dolce? Ha l’aria invitante…”

“Serviti pure.” Riuscì a dire, ma aveva la gola secca e il cuore che batteva troppo veloce.

Kara, l’innocente, dolce, inesperta e timida Kara le aveva appena posato una mano sulla coscia.

Le dita della ragazza sembravano fatte di fuoco tanto quel contatto era bruciante. Quel tipo di bruciante che vorresti non finisse mai.

Kara fu sul punto di interrompere il contatto, probabilmente conscia che un solo secondo in più e, quel gesto, non avrebbe più potuto apparire come un contatto casuale e spontaneo, dettato dalla loro assidua frequentazione, no, un solo secondo in più e, quell’azione, sarebbe diventata estremamente intima. Lena però non glielo permise, decisa abbassò la mano e la fermò, inchiodando le dita di Kara, lì, sulla sua gamba.

Il cuore le batteva veloce, ma sapeva come controllare le emozioni, lo faceva da una vita, sul suo volto non apparve nulla di più di un delicato rossore. Vide Kara trangugiare a vuoto e poi voltarsi verso i due uomini al tavolo con loro. Lena la imitò: stavano parlando di Supergirl, entrambi ignari.

Strinse la mano di Kara per un secondo ancora, poi lasciò la presa: stava a lei, ora, decidere. Per un istante temette il peggio, ma Kara riprese il controllo di sé prese la forchetta e si preparò un boccone di torta, tutto ciò mentre la sua mano rimaneva lì, leggera e delicata, posata sulla sua gamba.

“Ti piace?” Chiese Lena e dovette trattenersi dal ridere quando vide Kara quasi strozzarsi, non voleva essere un doppio senso, ma la ragazza evidentemente lo aveva interpretato in quel modo.

“Io… era da tanto che…” Mormorò. Lena addolcì il sorriso, i loro occhi corsero a guardare le labbra una dell’altra.

“Non ho mai inteso il perché di questo fanatismo per i supereroi. Noi umani dovremmo bastarci, possiamo bastarci.” Affermò Jack, voltandosi verso di lei e, chiaramente, chiedendole di intervenire nella discussione. Lena, con uno sforzo, distolse lo sguardo da Kara e osservò l’uomo.

“I supereroi devono essere fonte di ispirazione, non invidia. Il genere umano può prenderli come esempio… e poi sono molto più umani di quanto credi.” Jack fece una smorfia a quelle parole che non si aspettava da lei e che contradicevano il suo punto di vista.

“Non ricordo che ti piacesse così tanto Superman quando abitavi a Metropolis.”

“Perché non ho mai conosciuto Superman come conosco Supergirl.” Rispose tranquilla Lena, ma la mano di Kara su di lei era ben più che una distrazione.

“Immagino che, lei, miss Danvers, sia una fan della supereroina, ho letto un paio d’articoli in cui la cita come fonte.”

Supergirl fa ciò che può e ciò che deve per rendere questa città più sicura.” Affermò Kara, ma Lena si rese conto che il suo tono non conteneva il solito entusiasmo nel parlare della ragazza d’acciaio. Era come se Kara fosse… distratta. Sorrise divertita e si spinse un poco in avanti, facendo scivolare la mano di Kara più in alto sulla sua gamba. Non la guardava, ma percepì un fremito nelle dita che la toccavano, poi lentamente, quasi con timore, la mano di Kara scivolò in una lenta carezza verso il ginocchio. Lena sobbalzò quando la sentì arrivare alla sua pelle e poi risalire, con estrema lentezza lungo la sua coscia, sollevando il suo abito rosso. Fu improvvisamente molto felice che la lunga tovaglia la nascondesse.

Supergirl non è sola.” Stava dicendo Mike, mentre Jack la paragonava a Superman, ma lei li ascoltava appena, le sensazioni che le stava dando Kara erano infinitamente superiori a qualsiasi cosa avesse mai provato.

“Kara, non credi che io abbia ragione?” Chiese Mike e la mano si fermò. Era così vicina a… era lì, nel suo interno coscia, immobili, ma vicinissima a…

“Ehm… sì, certo…” Lena alzò gli occhi rendendosi improvvisamente conto del mondo attorno a sé. Kara era rossa in viso.

“Miss Danvers, non sarà allergica a qualcosa?” Chiese allora Jack spostando l’attenzione dal ragazzo a Kara.

“Ehm… forse… io…”

“Allergica? Tu non puoi essere allergica a…” Incominciò Mike e Kara si sollevò in piedi con un sobbalzo. Lena provò un terribile senso di perdita non appena la sua mano non fu più su di lei.

“Sì, ecco, fa caldo qua dentro… vado un istante…” Si allontanò dirigendosi decisa verso le toilette. Un solo istante e Lena fu in piedi.

“Credo che la seguirò.” Affermò e, senza aspettare risposte, si voltò inseguendo la ragazza.

 

 

 

Note: Eccovi la prima di due parti di una piccola storia ispiratami dalle, lo avrete intuito, foto promozionali del prossimo episodio, il 2x18.

 

Cosa ne pensate? Ho ribaltato i ruoli classici dando a Kara un po’ più di intraprendenza del solito… stona? A me sembra che Lena in quell’abito farebbe perdere la testa a chiunque! ;-)

Cosa succederà ora? Kara sarà semplicemente volata via o Lena potrà parlare con lei?

Vedremo nella parte II!

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Capitolo 2
*** Parte II: L’antibagno ***


Parte II: L’antibagno

 

Entrò nelle toilette con il cuore in subbuglio. Sapeva quello che voleva, ma Kara? Kara come avrebbe reagito a…

Si ritrovò schiacciata contro il muro del bagno, le labbra di Kara che cercavano famelicamente le sue. Un bacio pieno di disperato desiderio, un bacio che aveva sempre sognato, un bacio che le fece girare la testa.

Kara si separò da lei il viso in fiamme.

“Oh Rao, oh Rao, oh Rao…” Iniziò a dire, andando avanti e indietro nel piccolo spazio dell’antibagno.

Rao? Che espressione era mai questa?

“Kara, calmati.” Cercò di dirle.

“Calmarmi? Cosa ho fatto?! Lena, io… mi dispiace così tanto…” Si fermò, la guardò, i loro occhi si allacciarono e l’istante successivo Kara era di nuovo contro di lei per baciarla.

Lena pensò, per un brevissimo e fugace istante che era terribilmente veloce, poi pensò soltanto a quelle labbra morbide contro le sue e a quelle mani, sorprendentemente forti, che si posavano sui suoi fianchi.

Ed ecco che le sfuggiva di nuovo dalle braccia.

Ohhhh…” Mugugnò la ragazza mettendosi le mani tra i capelli. “È così sbagliato e… così giusto… io…”

“Kara, respira.” Le chiese avrebbe volentieri perso il controllo anche lei, ma una delle due doveva mantenere la testa sulle spalle.

“Come fai ad essere così calma?” Chiese allora Kara al bordo della disperazione.

“Non sono calma, Kara, non lo sono affatto, non lo senti il mio cuore? Perché ti assicuro che batte come un pazzo.” Kara fermò il suo andirivieni e la guardò, inclinò la testa come se ascoltasse per davvero e Lena sorrise a quel gesto, poi anche Kara sorrise, mentre un dolce rossore si diffondeva sulle sue guance.

“Quando mi hai detto che lui… che forse tra voi non era finita tanto quanti pensavi e… che forse…” Kara scosse la testa e fu il turno di Lena di inclinare la propria pensierosa.

“Sei venuta qua apposta, non è vero?”

“Io… non lo so… sì. Sì.”

“Perché?”

“Non è chiaro?” Le chiese la ragazza agitando le mani nell’aria nella sua direzione e Lena scosse la testa, seria questa volta.

“Hai portato quel Mike…” Le ricordò e Kara arrossì. “State insieme, evidentemente.”

“Ehm… noi… sì.”

“Ma eri gelosa di me.” Rimarcò lei, riassumendo il motivo dell’improvvisata fatta da Kara al ristorante. “E mi hai baciato.” Questa volta il suo viso si addolcì di nuovo. “Più volte…” Vide lo sguardo di Kara scendere sulle sue labbra e se le morse.

Prima ancora che Kara si muovesse seppe che l’avrebbe baciata e così fu.

Questa volta Lena intrecciò le braccia tra i capelli biondi di Kara attirandola di più contro di sé. Sentì il corpo della ragazza aderire contro il suo, le mani accarezzarle i fianchi, scendendo fino alle sue anche e poi, sorprendendola, Kara la sollevò.

Ebbe appena il tempo di stupirsi che Kara ruotò su se stessa trattenendola contro il proprio corpo, le labbra che scivolavano dalla sua bocca fino a raggiungerle il collo.

Lena si ritrovò seduta sul marmo dei lavandini, le mani di Kara, libere, si appoggiarono sulle sue gambe e lei spinse il bacino in avanti cercando un maggiore contatto contro il corpo della ragazza.

“Lena…” Mormorò Kara contro le sue labbra, mentre le accarezzava le gambe.

“Non ti fermare…” La supplicò lei. E Lena Luthor non supplicava mai.

“Non hai idea di quanto io desideri… mi fai impazzire, non capisco… Sei così perfetta e questo vestito rosso… Rao, sembra…” La ragazza si fermò, accarezzando le sue braccia nude, facendo scorrere le dita lungo la sua pelle e provocandole una lunga serie di brividi. “Ho l’impressione di aver aspettato tutta la vita questo momento. No. Non questo momento: te.” Arrossì e il cuore di Lena riprese a battere forte, alzò il braccio e le accarezzò il viso.

“Questo non è il momento giusto, non è neanche lontanamente il posto giusto, ma, Kara.” Si avvicinò di più a lei soffiando le ultime parole nel suo orecchio: “Io, ti voglio.” Sentì il brivido attraversare Kara, vide la sua pelle incresparsi, così come sentì il cuore della ragazza accelerare, erano troppo vicine perché simili dettagli le sfuggissero.

Le baciò, con estrema lentezza, il collo, appena sotto l’orecchio, mentre faceva scivolare le sue mani dai fianchi di Kara alla sua schiena. Non avrebbe resistito, lo sentiva nel suo respiro, lo sentiva come se i loro corpi fossero solo più uno e ogni brivido di Kara si riverberasse in lei.

“Lena…” Disse la ragazza in un sospiro e lei si separò dal suo collo guardandola negli occhi, specchiandosi in lei e leggendo i suoi dubbi, le sue paure, i suoi tentennamenti.

“Posso aspettare…” Mormorò con un estremo sforzo, Lena. No, che non poteva! Un solo istante ancora e sarebbe esplosa! Desiderava Kara, la desiderava con ogni cellula del suo corpo!

Kara le accarezzò il viso poi si separò da lei. Lena sentì il cuore sprofondare e si pentì mille volte delle sue parole.

La ragazza raggiunse la porta e si fermò, senza aprirla. Lena sentì distintamente il rumore della chiave che girava. Quando Kara si voltò a guardarla sul suo viso vi era del rossore, ma anche un’espressione decisa. In pochi passi fu da lei, sulle sue labbra, e la baciò con trasporto.

“Io non posso aspettare.” Mormorò. “Non sono mai stata più sicura di una cosa come di questa.” Lena lasciò che quelle parole scendessero sul suo cuore, mentre catturava le labbra di Kara in un bacio che perse ogni delicatezza diventando in pochi istanti un disperato bisogno.

Kara la attirò di nuovo contro di sé, poi quando lei si fu aggrappata al suo collo posò le mani sulle sue gambe arrotolando l’abito verso l’alto esponendo la sua pelle perlacea.

Ogni centimetro di pelle che Kara scopriva era un nuovo brivido e la sua lentezza era esasperante ed eccitante al contempo.

I pollici della ragazza risalirono il suo interno coscia fino a congiungersi sopra il tessuto delle sue mutandine. Kara esitò e Lena si morse il labbro, sapeva cosa l’aveva sorpresa, ma il suo corpo reagiva al desiderio e in quel momento lei era pazza di desiderio.

Lena infilò le mani sotto la leggera maglia nera di Kara fino a quando non trovò la pelle della ragazza, senza esitare spinse la mano in alto fino a chiudere le dita sul suo seno.

Sentì la respirazione di Kara avere un sussulto e con il pollice passò sul tessuto del reggiseno sentendo l’immediata reazione del capezzolo.

“Non ti fermare…” Mugugnò contro la bocca della giovane le cui mani erano da troppo tempo immobili.

“Io…”

“Non ti fermare.” Le chiese lei, appoggiando la fronte contro la sua e guardandola con occhi lucidi di passione e desiderio. Con un gesto deciso passò la mano sotto al reggiseno della ragazza entrando a contatto diretto con la sua pelle.

Kara ansimò e Lena, a quel suono, sentì una decisa scarica di desiderio nel ventre. Oh, dio, avrebbe implorato di nuove se Kara non si decideva a muoversi!

Non ne ebbe bisogno, Kara sembrava aver ripreso consapevolezza di dove fossero giunte le sue mani. Con decisione spinse i pollici contro di lei facendola gemere dal piacere.

La ragazza sembrò rivalutare la loro posizione perché allontanò una mano e le avvolse la schiena con il braccio per poi attirarla ancora di più contro di sé, mentre la seconda mano si posizionò con sicurezza tra le sue gambe. Lena rovesciò la testa indietro, incapace di fare altro se non assaporare il piacere delle dita di Kara che premevano sul tessuto bagnato delle sue mutandine. Le labbra della giovane scesero lungo il suo collo, poi baciarono le sue clavicole e infine la morbida e bianca pelle dei suoi seni.

Il piacere si espandeva come calore nel suo corpo, partendo dal suo centro e dalle dita di Kara, ma lei voleva di più.

Si sollevò di nuovo e aprì gli occhi.

“Kara…” Pronunciò. La ragazza sembrò capire i suoi desideri, perché con gesto deciso le sue dita spostarono di lato l’inutile indumento che le separava. Lena tremò nel suo abbraccio, tremò nel vedere gli occhi azzurri di Kara ormai diventati quasi blu, limpidi e decisi.

Le dita della giovane scivolarono su di lei, una, due, tre volte. La pressione era decisa, ma non bastava. Non bastava neanche lontanamente!

Lena gemette tra il piacere e la frustrazione.

“Kara!” Esigette, spingendo il bacino contro la sua mano, in un bisogno ormai inarrestabile. La ragazza non l’assecondò, invece la attirò contro le proprie labbra baciandola con delicatezza, la mano posata su di lei era immobile, contro il suo centro: caldo, bagnato e pulsante.

“Non è solo… non è solo una…” Era seria nel guardarla, era seria eppure arrossì incapace di pronunciare certe parole. Lena sentiva il cuore battere veloce e il desiderio offuscarle la mente, ma capì che Kara aveva bisogno di parole.

“Non è solo una sveltina in un bagno.” Assicurò. Lena sfilò la mano da sotto la sua maglia e le prese il viso tra le mani. “Tra me e te non sarà mai: solo.” Affermò ancora, poi posò un bacio sulle labbra della ragazza, gli occhi chiusi, sperando che capisse, che sentisse non il desiderio carnale che di certo provava, ma anche il desiderio di essere completa, il sentimento di appartenenza che la dominava ogni volta che erano assieme.

Kara esitò ancora un istante assaporando le sue labbra con lentezza, come se avessero tutto il tempo del mondo.

“Sì.” Affermò allora e sorrise, un sorriso che le fece brillare gli occhi. Lena rovesciò la testa indietro, gemendo senza ritegno, mentre due dita di Kara entravano in lei, decise e ferme. Era dannatamente in attesa di questo e al contempo così profondamente impreparata.

Averla dentro di lei superava qualsiasi cosa avesse mai provato, non era solo piacere, era l’unione di due anime. Kara si mosse, una, due volte e lei si lasciò andare, mentre il piacere la sommergeva, con una rapidità e un’intensità che non aveva mai provato.

Si aggrappò alla ragazza nascondendo il volto nel suo collo, mentre i sussulti dell’orgasmo si calmavano, Kara le baciò la tempia, accarezzandole la nuca, con dolcezza, poi lentamente sfilò le dita da lei facendola rabbrividire.

Mancanza. Ecco quello che provava: un acuto senso di perdita. Strinse i pugni sulla schiena di Kara, consapevole che non poteva dare voce ai proprio pensieri, erano sciocchi e…

“Sono qui…” Mormorò però la ragazza avvolgendo entrambe le braccia attorno alla sua schiena. “Sono qui e non vado via.” Le posò un altro bacio sulla fronte. Lena lasciò che quel caldo abbraccio spegnesse quel senso di allontanamento che per un poco le aveva tolto il respiro. Kara era lì, la teneva stretta, non sarebbe andata via. Un senso di profondo benessere l’avvolse e lei sospirò.

Kara si tirò leggermente indietro, cercando il suo sguardo.

“Stai bene?” Chiese e Lena le sorrise con dolcezza.

“Sì.” Dichiarò e la ragazza annuì, rassicurata più dal suo sguardo che dalle sue parole.

“Dobbiamo parlare.” Le disse e Lena assentì, ma rimase in silenzio, ancora nell’abbraccio di Kara, ancora in preda a quel caldo senso di benessere. “Avrei dovuto capire molto tempo fa cosa provavo per te… mi dispiace che sia stata solo la gelosia a farmi… esplodere.” Lena ridacchiò a quelle parole e all’imbarazzo di Kara. “Non ridere.” La rimbrottò lei, ma continuò a tenerla stretta, al sicuro. “E poi forse è stato questo vestito a farmi impazzire… perché… insomma, dovrebbe essere illegale!” Questa volta Lena alzò gli occhi a guardarla, un sorriso divertito sulle labbra.

“Se avessi saputo che bastava indossare questo vestito per… averti, beh, lo avrei indossato molto, molto prima.” Kara arrossì e Lena rise di nuovo. Quel senso di calmo benessere non l’abbandonava. Sarebbe sempre stato così con Kara? Così vero, così intenso? O era solo la situazione, la liberazione per un gesto tanto spesso immaginato, l’idea di proibito, il posto così inopportuno, i due uomini che le aspettavano?

Con dolcezza Kara le accarezzò il viso, seguendo, con occhi adoranti, la curva della sua guancia, poi la forma del suo orecchio, tracciò il contorno dei suoi zigomi, poi scivolò lungo il suo naso.

“Sei così bella…” Mormorò piano, come se osservasse un’opera d’arte. Il cuore di Lena sussultò davanti a tanta semplice dolcezza. Oh, no, con Kara sarebbe sempre stato speciale. Perché lei era speciale.

“Va tutto bene?” La voce era quella di Mike, il bussare deciso del ragazzo aveva fatto sobbalzare entrambe.

Lena guardò Kara negli occhi, sicura che avrebbe fatto un passo indietro, certa che si sarebbe scostata da lei con  la colpa sul viso, arrossendo, ma non nel suo modo carino. Lena fu pronta a sentire una fitta al cuore. Ma non successe nulla di simile. Kara sussultò, sì, ma sembrò stringersi a lei un po’ di più, come se temesse di vederla andare via. Il cuore di Lena non avrebbe potuto gioire più intensamente.

“Ehm… arriviamo…” Rispose e Lena appoggiò la fronte contro la sua tempia. Sapeva che avrebbe dovuto lasciarla andare, che tra loro vi era ancora un problema, che Kara non era libera, non ancora. Ma sapeva anche che ora Kara sapeva, sapeva cosa provava e aveva scelto: aveva scelto lei.

“Non andrò da nessuna parte.” Mormorò all’orecchio della ragazza poi depose un bacio lì dove ormai sapeva che l’avrebbe fatta rabbrividire e infatti eccolo, quel sussulto, quell’incresparsi della pelle, quel leggero mancamento nel respiro. “Solo… non metterci troppo… il discorso che abbiamo iniziato qua, deve essere finito.”

Sorrise perché il cuore di Kara palpitò sotto le sue labbra appoggiate alla giugulare. Sorrise perché non avrebbe mai immaginato che scegliere di indossare, quella sera, quell’abito rosso, sarebbe stata la migliore decisione che avrebbe mai potuto prendere. Sorrise, perché sapeva che, ora, il suo cuore apparteneva a Kara e lei non lo avrebbe mai spezzato.

 

 

Note: Buona Pasqua ragazze! (E eventuali ragazzi, non sia mai che dimentico i miei lettori maschietti!)

Lo so che oggi dovrebbe essere un giorno santo e che certi pensieri probabilmente non dovrebbero essere fatti… ma… eccovi un bel capitolo acceso di passione! ;-)

 

E so anche che un bagno di ristorante non è il massimo per una prima volta, anzi proprio non si fa… ma vallo a dire a Kara e a Lena accecate dal desiderio! E poi… sono sicura che Lena abbia ancora la sua da dire, insomma povera Kara, merita anche lei un po’ d’attenzione e questa volta sarà ai loro termini… insomma, vi lascio immaginare il resto altrimenti non è divertente! ;-)

 

Spero vi sia piaciuta la mia piccola sorpresa pasquale, magari la leggerete tra una portata e l’altra al pranzo di famiglia e vi toccherà spiegare perché state soffocando o siete improvvisamene rosse in viso! Io lo spero! Insomma: fatemi sapere se questa parte II vi ha soddisfatto! Ciao ciao :-)

 

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