Jack gli sorrideva, Lena percepì un
brivido e sorrise a sua volta. Era un bel uomo, intelligente e affascinante, un
uomo per cui aveva provato un sentimento forte che li aveva legati per molto
tempo. Il suo invito a cena l’aveva elettrizzata, così come il sapere che
sarebbe venuto a National City. Rivederlo avrebbe rivangato vecchi sentimenti e
non era così sicura di non volere che succedesse.
Aveva indossato un abito provocante,
rosso come la passione che un tempo provava per lui, un abito che parlava di
promesse, mostrava e nascondeva, un abito che le stava divinamente e lei lo
sapeva.
Era consapevole che lui amava i
capelli sciolti, ma quella sera li aveva raccolti mettendo in mostra il collo e
impreziosendo l’ovale del suo viso con due orecchini d’oro che cadevano
oscillando appena a ogni suo movimento. Si era vestita così per sedurlo, si era
vestita così per piacergli, forse si era vestita così per fargli capire cosa
avesse perso lasciandola.
Però, ora che era lì e lo ascoltava
parlare, con il suo elegante e raffinato accento inglese, non riusciva a fare a
meno di pensare che avrebbe di gran lunga preferito essere a cena con qualcun
altro.
Sorrise ad una sua battuta e prese il
bicchiere di vino rosso davanti a lei, bevendone un gran sorso. Doveva smetterla di pensare a lei, doveva
smetterla o avrebbe rovinato la sua serata.
“Lena!” Si voltò e fissò gli occhi
proprio su di lei, sbatté le palpebre
sorpresa, chiedendosi come fosse possibile che fosse lì: lo aveva desiderato e lei era arrivata? Poi notò il modo in cui
stringeva al braccio dell’uomo che aveva accanto e provò una fitta di bruciante
fastidio nel ventre.
“Kara… cosa…?” Disse, perdendo la sua
abituale abilità oratoria.
“Io e Mike, passavamo di qua e vi
abbiamo visti! Così… ehm… ci siamo detti: ehi, perché non andiamo a salutare
Lena?” Il tono della ragazza era forzato, le sue guance erano leggermente rosse
e stringeva troppo il braccio del ragazzo che, a sua volta, aveva le mani in
tasca, l’aria imbarazzata e leggermente tesa.
“Oh…” Mormorò, era stata educata a
leggere le emozioni nelle persone davanti a lei, addestrata a coglierle e a
capirle eppure quello che vedeva non poteva essere ciò che credeva...
“Miss Danvers,
dico bene?” Intervenne Jack, salvandola dall’imbarazzante situazione.
“Sì, mi dispiace se abbiamo
interrotto la vostra cena d’affari.” Kara calcò sull’ultima parola e Lena la
guardò con un secondo sussulto di sorpresa, vide gli occhi della donna
sfuggirle e notò subito le sue guance arrossire ancora. Oh! Affermò questa volta nel silenzio della sua mente: Kara era entrata di proposito per…?
Interrompere la sua cena? Era possibile?
“Nessun disturbo.” Affermò Jack,
lanciandole un’occhiata, forse chiedendosi come mai fosse tanto silenziosa.
“No, certo che no. Lo sai che mi fa
sempre piacere vederti.” Si riscosse lei, intercettando gli occhi di Kara e
sorridendole. Aveva parlato al singolare escludendo volutamente il ragazzo che
le stava accanto. “Perché non vi sedete un momento?” Chiese e quasi sentì il
fastidio di Jack per quell’interruzione alla loro cena.
“Certo, molto volentieri.” Kara le
sorrise di riflesso e si scostò dal ragazzo come se improvvisamente non volesse
più essere associata con lui. Stava
vedendo cose che non c’erano?
Jack si alzò per scostarle la sedia
accanto alla propria, come voleva l’etichetta, ma Kara lo anticipò afferrando
quella accanto a Lena e si sedette, sembrava aver perso l’iniziale imbarazzo.
“Mike.” Disse allora il ragazzo
tendendo la mano a Jack che la prese con un sorriso.
Mike degli interni. Risuonò nella mente di Lena come un flash, improvvisamente ricordava il
giovane: perché Kara non le aveva mai
parlato di lui? Forse perché non era importante? O forse perché era riservata?
Vi erano tante cose che Kara non le diceva,
ne era consapevole.
“Jack Spheer.”
Si presentò l’uomo, poi gli indicò la sedia libera e riprese la propria.
“Quindi, Mr. Spheer,
resterà molto a National City?” Chiese, Kara, appoggiando le mani sul tavolo e
fissando l’uomo con un sorriso.
Lena inarcò un sopracciglio. Solo lei aveva sentito una nota aggressiva
nella voce solitamente dolce di Kara?
“Non lo so ancora, miss Danvers, dipende da molti fattori.” L’uomo prese il
bicchiere di vino e lanciò un sorriso a lei. Lena sentì quasi fisicamente il fastidio
di Kara. Si voltò a guardarla e incrociò i suoi occhi. Per un istante fu sicura
di vedere del fuoco brillare in essi, presto mascherato.
“Il suo sembra un lavoro interessate,
Jack.” Intervenne Mike e l’uomo fece un sorriso sarcastico.
“Sì, salvare l’umanità inventando una
tecnologia capace di curare ogni malattia si può definire un lavoro
interessante. E lei, di cosa si occupa?”
“Oh, faccio il barista.” Affermò il
ragazzo. “Salvo una vita ogni volta che servo una birra a un uomo stanco!” Lena
vide le mani di Kara diventare bianche sul tavolo, le stava stringendo troppo. Che fosse infastidita da… alzò gli occhi
e osservò il suo sguardo. No, Kara non
era infastidita dal tono leggermente arrogante di Jack e neppure dall’evidente
idiozia del suo accompagnatore. Cos’era allora?
“Lei scrive un blog, non è vero, miss
Danvers? Mi chiedo come siate diventate amiche, lei e
Lena…” Eccolo lì, gli occhi di Kara
brillarono di nuovo di fastidio: era gelosa! Quel pensiero attraversò la
mente di Lena scioccandola e scuotendola, finalmente, dal suo silenzio.
“Kara è la migliore persona che io
conosca, ha saputo stare al mio fianco anche quando tutto mi dichiarava
colpevole, ha saputo guardare al di là del mio nome e ha visto me, per quello
che sono. Spero di non deluderla mai.”
Jack accusò il colpo, l’aveva
lasciata quando il nome dei Luthor era diventato
sinonimo di atrocità e follia, solo perché non poteva sopportare di essere
associato in alcun modo a lei, all’epoca lo aveva compreso, gli affari erano
affari, ma questo non significava che Kara non si fosse dimostrata migliore di
lui.
Con un sorriso Lena si volse verso
Kara e incontrò il suo sguardo felice e luminoso, le guance leggermente rosse
per il complimento, le labbra incurvate in un sorriso timido.
“Tu meriti ben di più che la mia
fiducia e la mia amicizia, vorrei che tutti ti vedessero come ti vedo io.”
Parole dolci, dette con il tono sincero, pacato e leggermente emozionato che a
volte Kara usava con lei. Lena sentì il suo cuore accelerare. Poteva sperare… poteva osare…?
“Desiderate il dessert, signori?” La
cameriera arrivò, posizionandosi tra le loro sedie e interrompendo il loro
sguardo. Lena abbassò il volto, conscia di essere leggermente rossa in viso.
“Oh, non credo che…” Iniziò Jack, ma
Lena lo precedette.
“Kara devi assolutamente provare il
fondant au chocolat, qua lo
fanno divinamente.” Jack inarcò un sopracciglio infastidito, mentre Kara si
illuminava, come succedeva sempre se si parlava di cibo.
“Quello con il cuore caldo e fondente
e l’esterno duro, ma croccante?” Chiese con entusiasmo.
“Quello.” Affermò Lena e non riuscì
ad impedirsi di sorridere. “Io prenderò il cheesecake
al caramello.”
“Tu prendi il dolce?” Chiese sorpreso
Jack, lei distolse lo sguardo dalla cameriera e lo guardò, ma prima che potesse
parlare Kara intervenne.
“Lena prende sempre il dolce.”
Affermò, sicura. “Anche se, effettivamente, ogni volta, lo lascia quasi tutto a
me…” Kara corrugò la fronte rendendosi conto per la prima volta di quella
strana costante e non notò il leggero rossore che colorò le guance di Lena. Come dirle che prendeva il dolce solo per
poi condividerlo con lei?
La cameriera guardò verso Mike e
Jack. Il ragazzo ordinò del gelato, mentre Jack prese un caffè ristretto.
La donna si allontanò e loro rimasero
un istante in silenzio.
“Cosa stavamo dicendo?” Chiese
allora, Jack, cercando di rompere l’imbarazzo.
Si ritrovarono a parlare del pericolo
delle nuove tecnologie e, ovviamente, degli alieni. Sembrava che Kara non
riuscisse a non scaldarsi ogni volta che si toccava l’argomento. Mike
interveniva raramente e sembrava piuttosto perso tra le elaborate
considerazioni di Jack e Kara, che, neanche a dirlo, non si trovavano d’accordo
su nulla. Da parte sua, Lena, non si espose, preferendo osservare il fervore di
Kara e la passione che metteva nel perorare la sua opinione: era bella, mio dio, quanto era bella.
“I vostri dessert, signori.” La
cameriera posò sul tavolo i piatti e poi si allontanò.
Kara dimenticò la discussione e
affondò il cucchiaino nel dolce. Lena, un sorriso sulle labbra, pregustò la
scena. Ed eccola: quell’espressione.
Gli occhi di Kara brillarono non
appena il cioccolato fuso e caldo si riversò lentamente nel suo piatto. La
ragazza si portò alle labbra il dolce e chiuse gli occhi nell’assaporarlo.
“Wow!” Affermò riaprendo gli occhi e
fissando lo sguardo su di lei. “Avevi ragione, è delizioso.”
“Sapevo che ti sarebbe piaciuto.”
“Piaciuto? Perché non siamo venute
qua prima?” Chiese ed era come se si fosse dimenticata che non erano sole, come
se all’improvviso fossero semplicemente loro due, durante una delle loro
uscite.
“Se ti piace tanto verremo ancora.”
Le assicurò Lena.
“Così, uscite spesso assieme?” Chiese
Jack, interrompendo il loro scambio.
“Oh, sì, Kara annulla la metà dei
miei appuntamenti per uscire con Lena.” Dichiarò Mike e Jack alzò un
sopracciglio, mentre Kara arrossiva un poco.
“Lena non ha molto tempo libero…” Si
giustificò la ragazza e lei dovette sorridere di nuovo.
Con la forchetta sbocconcellò un poco
il suo dolce, mangiandone un boccone o due.
“Sono contento che tu abbia trovato
una così buona amica, qua, a National City.” Affermò Jack e poi fece un gesto
che la lasciò spiazzata, si allungò e posò la propria mano sulla sua. Lena si
irrigidì, ma non tolse la mano, farlo sarebbe stato un gesto scortese e Jack
era… non sapeva cosa fosse Jack, sapeva
cos’era stato, ma ora…
Alzò lo sguardo e si ritrovò a
guardare Kara, la ragazza aveva la forchetta bloccata a metà percorso, tra il
piatto e la bocca.
Allora distolse lo sguardo da lei e
lo fissò in quello di Jack, un solo secondo e l’uomo capì di aver osato troppo,
ritirò la mano e tentò un sorriso.
“Sì, sono stata molto fortunata.”
Affermò, poi si voltò verso Kara, che aveva la testa bassa ora, il volto in
fiamme.
“Trovare Kara è sempre una fortuna.”
Dichiarò allora Mike e allungò a sua volta la mano.
Sembrava che i due ragazzi avessero
deciso che era il momento di marcare il territorio. Lena si preparò a dover
sopportare quella sgradevole visione, ma Kara fu più rapida di lei, fingendo di
non aver notato il gesto spostò la sedia avvicinandola drasticamente alla sua,
sorprendendola. I loro occhi si incontrarono e Kara le sorrise.
“Ti dispiace se assaggio anche il tuo
dolce? Ha l’aria invitante…”
“Serviti pure.” Riuscì a dire, ma
aveva la gola secca e il cuore che batteva troppo veloce.
Kara, l’innocente, dolce, inesperta e timida Kara le aveva appena posato
una mano sulla coscia.
Le dita della ragazza sembravano
fatte di fuoco tanto quel contatto era bruciante. Quel tipo di bruciante che vorresti non finisse mai.
Kara fu sul punto di interrompere il
contatto, probabilmente conscia che un solo secondo in più e, quel gesto, non
avrebbe più potuto apparire come un contatto casuale e spontaneo, dettato dalla
loro assidua frequentazione, no, un solo secondo in più e, quell’azione,
sarebbe diventata estremamente intima. Lena però non glielo permise, decisa
abbassò la mano e la fermò, inchiodando le dita di Kara, lì, sulla sua gamba.
Il cuore le batteva veloce, ma sapeva
come controllare le emozioni, lo faceva da una vita, sul suo volto non apparve
nulla di più di un delicato rossore. Vide Kara trangugiare a vuoto e poi
voltarsi verso i due uomini al tavolo con loro. Lena la imitò: stavano parlando
di Supergirl, entrambi ignari.
Strinse la mano di Kara per un secondo
ancora, poi lasciò la presa: stava a lei, ora, decidere. Per un istante temette
il peggio, ma Kara riprese il controllo di sé prese la forchetta e si preparò
un boccone di torta, tutto ciò mentre la sua mano rimaneva lì, leggera e
delicata, posata sulla sua gamba.
“Ti piace?” Chiese Lena e dovette
trattenersi dal ridere quando vide Kara quasi strozzarsi, non voleva essere un
doppio senso, ma la ragazza evidentemente lo aveva interpretato in quel modo.
“Io… era da tanto che…” Mormorò. Lena
addolcì il sorriso, i loro occhi corsero a guardare le labbra una dell’altra.
“Non ho mai inteso il perché di
questo fanatismo per i supereroi. Noi umani dovremmo bastarci, possiamo
bastarci.” Affermò Jack, voltandosi verso di lei e, chiaramente, chiedendole di
intervenire nella discussione. Lena, con uno sforzo, distolse lo sguardo da
Kara e osservò l’uomo.
“I supereroi devono essere fonte di
ispirazione, non invidia. Il genere umano può prenderli come esempio… e poi
sono molto più umani di quanto credi.” Jack fece una smorfia a quelle parole
che non si aspettava da lei e che contradicevano il suo punto di vista.
“Non ricordo che ti piacesse così
tanto Superman quando abitavi a Metropolis.”
“Perché non ho mai conosciuto
Superman come conosco Supergirl.” Rispose tranquilla
Lena, ma la mano di Kara su di lei era ben più che una distrazione.
“Immagino che, lei, miss Danvers, sia una fan della supereroina, ho letto un paio
d’articoli in cui la cita come fonte.”
“Supergirl
fa ciò che può e ciò che deve per rendere questa città più sicura.” Affermò
Kara, ma Lena si rese conto che il suo tono non conteneva il solito entusiasmo
nel parlare della ragazza d’acciaio. Era
come se Kara fosse… distratta. Sorrise divertita e si spinse un poco in
avanti, facendo scivolare la mano di Kara più in alto sulla sua gamba. Non la
guardava, ma percepì un fremito nelle dita che la toccavano, poi lentamente,
quasi con timore, la mano di Kara scivolò in una lenta carezza verso il
ginocchio. Lena sobbalzò quando la sentì arrivare alla sua pelle e poi
risalire, con estrema lentezza lungo la sua coscia, sollevando il suo abito
rosso. Fu improvvisamente molto felice che la lunga tovaglia la nascondesse.
“Supergirl
non è sola.” Stava dicendo Mike, mentre Jack la paragonava a Superman, ma lei
li ascoltava appena, le sensazioni che le stava dando Kara erano infinitamente
superiori a qualsiasi cosa avesse mai provato.
“Kara, non credi che io abbia
ragione?” Chiese Mike e la mano si fermò. Era
così vicina a… era lì, nel suo interno coscia, immobili, ma vicinissima a…
“Ehm… sì, certo…” Lena alzò gli occhi
rendendosi improvvisamente conto del mondo attorno a sé. Kara era rossa in
viso.
“Miss Danvers,
non sarà allergica a qualcosa?” Chiese allora Jack spostando l’attenzione dal
ragazzo a Kara.
“Ehm… forse… io…”
“Allergica? Tu non puoi essere
allergica a…” Incominciò Mike e Kara si sollevò in piedi con un sobbalzo. Lena
provò un terribile senso di perdita non appena la sua mano non fu più su di
lei.
“Sì, ecco, fa caldo qua dentro… vado
un istante…” Si allontanò dirigendosi decisa verso le toilette. Un solo istante
e Lena fu in piedi.
“Credo che la seguirò.” Affermò e,
senza aspettare risposte, si voltò inseguendo la ragazza.
Note: Eccovi la prima di due parti di una piccola storia ispiratami dalle, lo avrete intuito, foto promozionali del prossimo episodio, il 2x18.
Cosa ne pensate? Ho ribaltato i ruoli classici dando a Kara un po’ più di intraprendenza del solito… stona? A me sembra che Lena in quell’abito farebbe perdere la testa a chiunque! ;-)
Cosa succederà ora? Kara sarà semplicemente volata via o Lena potrà parlare con lei?
Vedremo nella parte II!