First Impressions

di EmsEms
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Ciao a tutti :3

Questa fic è un'AU ambientata in Inghilterra a cavallo fra il '700 e l'800. Non so se sia la prima del suo genere, temo di no, ma mi sono sentita fortemente attratta dall'idea di scriverne una e voilà. Inizialmente doveva essere un'OS ( 13 pagine), ma mi è stato fatto giustamente notare che era un po' breve come lasso di tempo per lo sviluppo dei personaggi e della loro relazione... Quindi mo' provo a pubblicare la prima parte. Magari la riprenderò in mano più avanti e colmerò le lacune. Forse non avrei dovuto pubblicarla proprio, ma mi piace troppo come ambientazione. È una vita che sogno di fare una Jane Austen AU, quindi perdonatemi. Scusate ancora, spero non faccia troppo cagare.
Bascio bascioso a chi legge e chi mi fa sapere la sua!
Non è betata, scusate. La mia beta sta avendo un brutto periodo e non voglio caricarla di cose. Per favore abbracciatela anche voi con me, ne ha bisogno <3


 

* * *


 


 

Oikawa liquidò il valletto con un 'grazie, James' e proseguì ad infilarsi da solo i gemelli che il servitore aveva tirato fuori per lui. Era altamente seccato dal fatto che i suoi genitori lo avessero richiamato a casa da Oxford per una quisquilia del genere. Il potenziale fidanzamento di sua sorella lo interessava meno delle chiacchiere sui cani da caccia di suo zio. Era fermamente convinto che Naoko fosse perfettamente in grado di scegliersi un 'cavaliere' meritevole del suo favore. Sua sorella, oltre ad essere la più bella ragazza della contea, era una donna intelligente e non si sarebbe fatta abbindolare dal damerino di turno.
"Tooru!" Esclamò Naoko, una volta che Oikawa ebbe imboccato il lungo corridoio che portava alle scale di quell'ala della casa.
Oikawa affrettò il passo e raggiunse la sorella. Era pronto a congratularsi quando quest'ultima, labbra arricciate in un'espressione di disgusto, si aggrappò al suo braccio.
"Oh, è orribile!" Esordì Naoko, stringendosi a Tooru mentre percorrevano il corridoio illuminato dai candelabri a muro.
"Cosa?" Chiese Oikawa, genuinamente curioso.
"Mamma e papà vogliono che mi sposi con... Con quel..."
Oikawa riuscì a liberarsi dalla stretta della sorella e prese entrambe le sue mani fra i suoi palmi.
"Calmati, Naoko" la pregò Tooru, abbassandosi quanto bastava per fissarla dritta negli occhi.
"Mamma e papà vogliono che sposi il generale, ma io non voglio" sbottò interdetta Naoko, soffiandosi via i capelli acconciati all'ultima moda.
"E chi sarebbe questo generale di cui stai parlando?" Chiese dolcemente Oikawa. La loro conversazione fu interrotta dalla cameriera che era stata mandata a sollecitare i due signorini a scendere al piano inferiore. I rintocchi del grande orologio di Thornfield Hall echeggiarono fra le mura della vecchia abbazia sconsacrata e Tooru e Naoko furono costretti a rimandare la loro conversazione a un'altra occasione.
Scese le scale, i due raggiunsero a passo svelto il salotto, dove i signori Oikawa li stavano così impazientemente aspettando.
"Oh, eccoli qua, menomale! Un altro minuto e vostro padre si sarebbe seriamente..."
Il signor Oikawa lanciò uno sguardo infuocato alla sua consorte, sfidandola a continuare la frase. La signora Oikawa si zittì immediatamente, e, una volta presa a braccetto la figlia, la scortò verso uno dei divanetti disposti presso il caminetto.
"Oh, cara, le tue mani sono gelide, vieni a scaldarti!"
Naoko si lasciò trascinare verso i divanetti, senza smettere neanche un secondo di esibire l'espressione disperata con la quale aveva sorpreso Tooru in corridoio. Ad Oikawa non sfuggì che proprio accanto a quei divanetti si trovava un completo sconosciuto. Si era alzato una volta che i due avevano fatto il loro ingresso nel salotto. Anche dopo che le dame si furono sistemate davanti a lui, lo straniero non accennò a riprendere posto sulla poltrona dietro di lui. Indossava la divisa del suo reggimento, sulla quale svettavano due file di bottoni tirati a lucido. Aveva il portamento di un soldato, testa alta, schiena diritta e braccia nascoste dietro quest'ultima. Tooru emise un sussulto, attirando l'attenzione di tutti su di sé. Anche il generale sembrò perdere l'artificiale compostezza per una frazione di secondo, ma quel dettaglio sfuggì a tutti i presenti che avevano fissato lo sguardo sul viso pallido di Tooru.
"Tutto bene, tesoro?" Chiese gentilmente la signora Oikawa, affacciandosi da dietro lo schienale del divanetto.
"Sì.." pigolò Oikawa, prima di ri-acquistare colore e aggiustarsi il colletto inamidato. La sua gola si era fatta secca tutta d'un tratto.
"Sì" affermò con tono più deciso, evitando di incontrare gli occhi del generale.
"Allora vieni qua e presentati al signore" lo apostrofò la madre, agitandosi inquieta sul posto.
Oikawa non aveva bisogno di presentarsi al 'signore', perché lo conosceva già. Oh, se lo conosceva.
Si erano incontrati per la prima volta nelle Pump Room di Bath, tramite amici comuni. Il generale aveva una decina di anni più di lui, e Oikawa aveva avuto il piacere ( o meglio l'onere) di scambiarci due parole sul tempo, sull'acqua termale che stavano bevendo e su cosa lo avesse condotto là a Bath. Le sue risposte brusche e sgarbate avevano fatto sì che Tooru trovasse un pretesto per congedarsi da lui, nella speranza di non doverci conversare mai più. Quella sera però il generale lo aveva adocchiato fra la folla danzante e da quel momento non lo aveva perso d'occhio nemmeno per un secondo. Oikawa aveva invitato tutte le belle ragazze che si trovavano sedute senza cavaliere pur di sfuggirgli, ma il generale era riuscito ad invitarne altrettante e ad affiancarlo in ogni figura dettata dal ballo. A fine serata Tooru si era allontanato dalle Sale in compagnia dei suoi amici di Oxford, sicuro che il generale non lo avrebbe seguito fino al porticato esterno, dove gentiluomini, agghindate signore e le loro giovani protegée stavano aspettando le carrozze per tornare a casa. Fu una sorpresa terribilmente spiacevole, quella che lo attese all'uscita. Il generale lo aveva seguito, affiancandolo. Obbligato dalla cortesia, Tooru aveva preso il passo del suo interlocutore, e di conseguenza era rimasto indietro rispetto alla sua compagnia di coetanei.
'Lei è veramente molto bello' gli aveva sussurrato in un orecchio il generale. Oikawa era rimasto senza parole. Nessun 'scusi se mi permetto' o 'perdoni se risulterò sconveniente' avevano preceduto quell'audace affermazione. Tooru era abituato a ricevere complimenti, soprattutto dal gentil sesso. Questi complimenti però erano solitamente pronunciati a voce alta, in modo che tutti i presenti potessero intervenire nell'adulare la sua bellezza. Le parole del generale, così sfuggenti e quasi timide, sembravano rivolgersi all'intimo del suo cuore. A quel punto non c'era stato galateo che tenesse, e Oikawa aveva accelerato il passo per raggiungere gli amici. Nonostante si fosse deciso a non dargli peso, il cuore di Tooru non aveva smesso di battere per tutto il tragitto di ritorno, tanto da confondersi con i continui soprassalti che la carrozza faceva sulla pavimentazione sconnessa delle strade di Bath.
Durante il resto della sua permanenza nello stabilimento termale, Oikawa aveva attivamente evitato un qualsiasi tipo di interazione con il generale, cambiando strada ogni volta che lo intravedeva fra la folla. Si era dato per malato tutte le volte che i suoi amici avevano espresso il loro desiderio di andare a ballare, convincedoli ad andare senza di lui. L'unico piacere che continuò a concedersi fu quello di assistere alle rappresentazioni teatrali. Tooru amava il teatro, e per nulla al mondo si sarebbe perso le pièces in programma al teatro di Bath ( sebbene le trovasse decisamente meglio rappresentate a Londra). Più volte però la sua attenzione era stata catturata dagli occupanti del balcone opposto al suo. Il generale si accompagnava a pochi conoscenti, persone ininfluenti nella vita di Tooru ( prevalentemente militari come lui), con cui neanche il generale stesso sembrava interessato ad intraprendere una qualsivoglia conversazione. Oikawa si ostinava a fissare il palco, senza seguire una parola di quello che dicevano gli attori. Infatti, l'idea che il generale lo stesse osservando dal suo balcone, lo rendeva irrequieto. Le poche volte in cui Tooru aveva azzardato una sbirciatina alla postazione del suo -non troppo segreto- ammiratore, aveva incontrato il suo sguardo. Sembrava che qualsiasi rappresentazione annoiasse il generale, visto che i suoi occhi non lasciavano mai il suo balcone. Oikawa non aveva smesso di andare a teatro però: non aveva intenzione di darla vinta a quell'insolente in divisa. Ad essere onesti, Oikawa era abituato a quel genere di attenzioni da parte del suo stesso sesso, e non le trovava rivoltanti, come avrebbe invece dovuto. A Oxford aveva avuto modo di soddisfare la sua curiosità, cedendo alle avances di uno dei suoi più grandi amici, Kuroo Tetsurou. La loro girata su una barca da punting si era trasformata in un'esplorazione dei sensi, dalla quale erano usciti entrambi felici e appagati. Tooru non disdegnava il gentil sesso, ma non si trovava affascinato da tutti quei ventagli, dalle discussioni sull'ultimo romanzo gotico in voga, sui cappellini di paglia e i nastri. Si sentiva irrimediabilmente attratto dal canonico opposto. In poche parole, i suoi interessi gravitavano intorno al suo stesso sesso. Ciononostante, il corteggiamento del generale non lo lusingava ( ammesso che quello fosse il suo modo di flirtare, fra sguardi truci e sentenze sgradevoli). E l'idea di ritrovarselo come cognato non lo entusiasmava.

"Ci siamo già conosciut-"
"Oikawa Tooru" esclamò Oikawa, interrompendo il generale con una vigorosa stretta di mano. La madre di Oikawa sembrò non accorgersi del tono isterico del figlio, ma questo dettaglio non sfuggì a Naoko, che rivolse al fratello uno sguardo interrogativo.
"Bene, ora che siamo tutti qua, direi di avviarci verso la sala da pranzo. Mi sono preso la libertà di ordinare la cena con largo anticipo" dichiarò il signor Oikawa, invitando gli altri quattro a seguirlo nella stanza adiacente. Tooru porse il braccio alla sorella, e quest'ultima accettò di buon grado.
"Lo conosci?" Indagò Naoko, con un filo di voce.
"Sì" sibilò Oikawa.
"Oh, guardali, cari! Sono sempre stati molto uniti, la mia Naoko e il mio Tooru. Non crede che si somiglino?" Domandò la signora Oikawa al generale quando furono in procinto di varcare la soglia della sala da pranzo.
"No" rispose semplicemente l'ospite. La signora Oikawa rimase momentaneamente interdetta, prima di scoppiare in una risata stridula.
"Oh, si diverte a prendersi gioco di me!"
Il generale Ushijima non si unì allo scoppio di ilarità: la sua, contrariamente a quanto creduto dalla signora Oikawa, non era stata una battuta di spirito.

La cena fu servita da uno stuolo di camerieri, che eseguirono silenziosamente il loro compito in modo da lasciare agli Oikawa il privilegio di parlare indisturbati.
"Spero che il viaggio non sia stato troppo faticoso" si augurò il signor Oikawa, rivolgendosi direttamente al generale, che era stato fatto sedere strategicamente accanto a Naoko.
"Non troppo, no" rispose Ushijima. Il suo caratteristico tono brusco non ebbe sul signor Oikawa lo stesso effetto che aveva fatto sul figlio tempo addietro. Era evidente come il padre di Tooru avesse preso in simpatia il soldato, nonostante quest'ultimo non si mostrasse particolarmente caloroso nei suoi confronti.

"Un cavallo magnifico, il suo" notò il signor Oikawa, cercando di strappare all'ospite una vera e propria risposta, che non consistesse in una serie di striminziti monosillabi. Oikawa si concentrò sulla pietanza che stava martirizzando con la punta del coltello, decidendosi ad addentare il boccone. I cavalli non lo interessavano, così come i cani, i nuovi modelli di carrozza e di fucili da caccia. Avrebbe ceduto la sua intera eredità per fuggire da lì. Si immaginava ad Oxford, seduto sul comodo divanetto della sala comune, testa posata in grembo a Kuroo, mentre quest'ultimo leggeva svogliatamente un libro preso dalla biblioteca.
"...una settimana."
Oikawa si risvegliò da quella fantasia in tempo per cogliere le parole di sua madre.
"Una settimana?" Esclamarono Naoko e Tooru all'unisono.
"Sì cara, non è meraviglioso? Il generale Ushijima resterà con noi per una settimana."
Ad Oikawa andò di traverso il pezzo di carne che si era poco elegantemente infilato in bocca. Naoko lanciò sguardi allarmati al fratello, che poté solo scuotere la testa, mortificato.

Una volta che ebbero finito di cenare, il signor Oikawa invitò Tooru e Ushijima a spostarsi nello studio per un sigaro. Naoko e la signora Oikawa furono esonerate da quella che il signor Oikawa aveva chiamato 'una chiacchierata fra uomini', niente che 'potesse interessare le signore'. Tooru aveva seguito malvolentieri suo padre e l'inaspettato ospite nello studio. Quando si furono sistemati sulle pesanti poltrone antiquate, il padre di Oikawa offrì all'ospite uno dei suoi sigari, e fece altrettanto con il figlio, che declinò l'offerta. Il fumo di sigaro lo nauseava, e poco gli importava da quale colonia provenisse e come fossero state trattate le foglie che lo costituivano. Per lui erano tutti uguali, dal sapore disgustoso e dall'odore rivoltante.
"Allora, come le sembra Thornfield Hall?" Domandò il signor Oikawa, gesticolando con la mano con cui non stringeva il sigaro. Ushijima non rispose subito, ma indugiò a lungo con lo sguardo sul viso di Oikawa, seduto davanti a lui.
"Non ho visto molto..." Commentò il generale, aspirando dal suo sigaro.
"Giusto, giusto.." Rimuginò il signor Oikawa, prima che i suoi occhi si illuminassero e se ne uscisse con un "domani potrebbe fare una cavalcata con mio figlio. Tooru, perché non mostri al generale le tenute intorno a Thornfield Hall?". Oikawa impallidì. Non aveva nessuna intenzione di mostrare le loro terre a quel troglodita, che non sapeva nemmeno mettere insieme due parole.
"Il suo cavallo sarà stanco dopo aver viaggiato oggi" obiettò Oikawa, cercando di mantenere un tono amabile.
"Sciocchezze, Tooru! E comunque può cavalcare uno dei nostri cavalli. Tutti purosangue generale."
Oikawa emise un 'tch' carico di disappunto, sventolandosi una mano davanti al naso in modo da allontanare il fumo di sigaro.
"Domani potrebbe piovere" aggiunse, nel tentativo di rimandare i piani di suo padre a un tempo indeterminato ( preferibilmente, a mai).
"La pioggia non mi dispiace" replicò Ushijima. Le sue parole assunsero la consistenza di macigni. Oikawa si sentiva in trappola, legato a una roccia che continuava a precipitare nelle profondità dell'oceano. Nessun paesaggio, nemmeno il più sublime, si sarebbe tramutato in fonte di piacere finché il generale fosse stato al suo fianco, e Oikawa, che godeva della natura intorno a Thornfield Hall, sapeva che non si sarebbe divertito l'indomani. Dopo essersi agitato sul posto e aver accavallato le gambe un paio di volte, Oikawa si alzò. Gli altri due occupanti della stanza avevano cominciato a commentare le ultime notizie da Londra, e Tooru era ben a conoscenza dell'opinione di suo padre.
La sua famiglia era fondamentalmente conservatrice, ad eccezione di sua sorella, che aveva smesso di prendere lo zucchero nel té o bere la cioccolata, per sostenere la sua causa contro la schiavitù nelle colonie.
"Lei che ne pensa?"
Oikawa si voltò verso il suo interlocutore. Non si aspettava che il generale si mostrasse interessato alla sua opinione, ma ciò che lo sorprese ancora di più, fu il fatto che fosse proprio lui il destinatario della prima domanda mai formulata da Ushijima.
Oikawa stava per rispondere, quando suo padre lo fulminò con lo sguardo. I suoi occhi sembravano suggerire a Tooru di non prendere parte a quella conversazione. Ma Oikawa non era disposto a farsi mettere i piedi in testa da quel bigotto di suo padre.
"Oh, vuole sapere cosa ne penso? Le dirò subito cosa penso, signor Ushijima..."

La sua posizione liberale non era piaciuta al signor Oikawa, che, una volta congedatosi dall'ospite, lo trattenne per mezzora nel salotto. I suoi rimproveri furono parole al vento con Tooru, perché quest'ultimo sapeva di essere il suo unico figlio maschio, e conseguentemente l'unico erede. Mentre risaliva le scale che portavano all'ala dove si trovava la camera però Oikawa si ritrovò suo malgrado a soppesare la situazione. Se il generale Ushijima avesse sposato sua sorella, suo padre avrebbe potuto designarlo come erede e privare Oikawa dei suoi diritti di primogenitura. Era vero che il generale, dopo l'episodio di Bath, gli aveva lanciato messaggi ben precisi circa il suo interesse verso gli uomini, ma poteva anche darsi che si trattasse di un mero passatempo, con il quale ingannare l'attesa di un matrimonio vantaggioso. Ma perché era rimasto scapolo fino a allora? Suo padre gli aveva fatto intendere che era ricco, e il suo aspetto avvenente era il deterrente perfetto per i suoi modi di fare spicci. Oikawa si sentì avvampare le guance, quando si accorse di aver mentalmente espresso apprezzamento nei confronti del generale. Mentre percorreva il corridoio non riuscì a scrollarsi di dosso l'idea che qualcuno lo stesse seguendo, e quando si sentì afferrare per il braccio, per poco non gridò.
"Mi perdoni... Non volevo spaventarla" mormorò una voce profonda, baritonale, che Oikawa riconobbe subito come quella del generale.
"Non... Non fa niente... Mi lasci andare però!" Sbottò Oikawa, battiti ancora irregolari per lo spavento. Ushijima fece come richiesto ed indietreggiò di un passo. Alla luce delle candele il profilo della sua mascella risultava ancora più marcato, quasi tagliente. Quella visione confusa a lume di candela gli conferiva un aspetto spettrale. Se Ushijima fosse stato un personaggio di un romanzo gotico, sarebbe sicuramente stato un qualche monaco corrotto, o un vizioso libertino, pronto ad avventarsi sulla sventurata eroina. Tooru però non era la protagonista di un romanzo gotico, e il generale non gli ispirava terrore, solo fastidio.
"Allora?" Chiese Oikawa spazientito, sistemandosi le ciocche di capelli fuori posto.
"Volevo dirle che nonostante non condivida le sue opinioni, ha articolato la sua argomentazione con un fervore tale, da convincermi... Almeno in parte."
Tooru ci mise un po' a processare le parole del generale, e ad associarle al discorso che era avvenuto dopo cena nello studio.
"Grazie. Ha altro da dirmi o posso ritirarmi...?" Domandò Oikawa, incuriosito dallo strano comportamento. Un complimento sul suo exploit di oratore non gli sembrava un buon pretesto per sorprenderlo così, nella semioscurità del corridoio.
Ushijima spostò il peso da una gamba all'altra, rendendo evidente il suo disagio.
"Mi chiedevo cosa l'avesse portata ad evitarmi a Bath la scorsa estate.
Se il mio complimento le è sembrato sconveniente, me ne dispiaccio. Ho l'abitudine di parlare con troppa schiettezza."
Tooru non sapeva cosa rispondere, un evento più unico che raro. Non si aspettava che il generale avrebbe tirato fuori le vicende di Bath.
"È stato sconveniente, sì" furono le uniche parole che Oikawa riuscì a cacciare fuori. Le gambe avevano preso a tremargli, ed era felice che la luce delle candele si stesse affievolendo.
"Mi rincresce terribilmente."
"Accetto le sue scuse. È quasi mezzanotte, faremmo meglio ad andare a letto" osservò Oikawa, cercando una scusa plausibile per fuggire da lì. Ushijima annuì, e gli voltò le spalle, prima di cambiare di nuovo idea e tornare sui suoi passi.
"Però non posso smettere di pensare che lei è un uomo molto bello"
"Ha detto bene, 'pensare'. È libero di pensare quello che vuole, ma non deve necessariamente dare voce a questi suoi pensieri."
Il generale sembrò riflettere a lungo su quell'affermazione, e Tooru ne approfittò per dileguarsi con un frettoloso 'buonanotte, generale'.


 

* * *

 

Note generali:
 

Per questa storia mi sono ispirata a:
-Northanger Abbey e Orgoglio e Pregiudizio

-Jane Eyre: Thornfield Hall mi piaceva troppo come nome per la residenza degli Oikawa ;)
-Maurice e Another Country: sebbene ambientati nel '900, ho ripreso alcuni aspetti di questi film, soprattutto ciò che riguarda la vita negli all-boys colleges.

 

Grazie a Shikayuki per avermi sopportata anche stavolta <3


 

PS con Ragnarok sono ferma, scusate D:

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Ritoccato sulle note di “An der schönen, blauen Donau” di Johann Strauss (Sohn), ecco il secondo capitolo di questo simpatico sgorbio anglosassone.
 

La seguente fic è stata betata da Shikayuki, che si è sacrificata per questa (ig)nobile causa e di conseguenza si è dovuta sorbire i miei schifi. Grazie ShIwa, sei preziosa <3
 

Scusate se non ho ancora risposto alle recensioni, rimedierò presto! Ovviamente il discorso riguarda anche le recensioni che mi sono state lasciate alle altre storie, e a cui ancora non ho risposto per pesaculismo cronico... Abbiate fiducia, la risposta arriverà *^*
 

Grazie a chi legge, mette la storia fra seguite, ricordate o preferite, mi riempite di gioia gente <3

 

 

* * *

 

 

Quella notte Oikawa non riuscì a prendere sonno. Si rigirò convulsamente nel letto, finché non optò per scendere dall'alto materasso e misurare la stanza ad ampie falcate. A renderlo così inquieto era l'idea che avrebbe passato il giorno seguente in compagnia del generale. C'era la possibilità che Naoko si aggregasse alla loro scampagnata, ma Tooru temeva che avrebbe declinato l'offerta, adducendo come scusa la sua poca destrezza nel cavalcare. Se Naoko si fosse unita a loro, Oikawa avrebbe passato la giornata a prendersi gioco di Ushijima, ma trovandosi senza complice, non poté che vedere quella passeggiata a cavallo alla stregua di una tortura. Fra una congettura e l'altra, l'alba arrivò senza che Tooru avesse chiuso occhio. Il signor Oikawa lo accolse a colazione con un freddo cenno del capo. Probabilmente era ancora arrabbiato per il suo atteggiamento apertamente polemico nei suoi confronti, pensò Oikawa.

"Buongiorno" salutò Ushijima, sbucando da dietro Oikawa e cogliendolo ancora una volta impreparato. Ci si sarebbe aspettati da un uomo della sua statura che un qualche rumore precedesse il suo arrivo, eppure aveva il passo così leggero, che nemmeno il suono dei tacchi degli stivali ne annunciava la venuta.

"Buongiorno" ripeté Tooru, cercando di ricacciare indietro il rossore che si era arrampicato fino alla punta delle sue orecchie. Il padre di Oikawa ripose il giornale che stava leggendo ed accolse calorosamente Ushijima, invitandolo a consumare la colazione con loro. Naoko, che aveva subito espresso il desiderio che il fratello sedesse accanto a lei, si sentì sollevata quando Ushijima si sistemò accanto al signor Oikawa. Naoko e Tooru avevano vissuto un'infanzia piuttosto solitaria, a causa del numero ridotto di cugini e dell'avversione dei loro genitori per i chiassosi figli dei vicini. Di conseguenza avevano sviluppato un attaccamento l'uno all'altra che spesso si palesava come un'alleanza spietata contro chiunque si mostrasse ingiusto nei loro confronti, a partire dai loro proibitivi genitori. Quando furono puniti per aver alzato troppo la voce, i due escogitarono un espediente tanto semplice quanto astuto: un codice segreto che consisteva nel disegnare tratti e punti, ognuno corrispondente a una lettera dell'alfabeto. Fu così che, nel disegnare ghirigori con l'indice sopra il dorso della mano del fratello, Naoko riuscì a ottenere informazioni circa ciò che era avvenuto la sera prima. Tooru rispose con la stessa clandestina trovata, raccontandole con la sola punta dell'indice cosa sarebbe successo quel giorno. Naoko si lasciò sfuggire una risata: non riusciva proprio ad immaginare il fratello a cavallo in compagnia del generale. Sebbene Tooru fosse senz'altro più abile a cavalcare di lei, avrebbe sicuramente sfigurato se messo a confronto con un uomo dal portamento militare quale era il signor Ushijima.

"È una splendida giornata" osservò la signora Oikawa, scrutando l'orizzonte oltre la finestra della sala da pranzo.

"Perfetta per uscire all'aperto" continuò la donna, alludendo alla possibilità che Naoko e il generale potessero fare una passeggiata lontano da occhi indiscreti. Evidentemente suo marito non le aveva comunicato i suoi piani, e Oikawa fu lì lì per tirare un sospiro di sollievo, quando il signor Oikawa dichiarò che Ushijima avrebbe fatto un sopralluogo dei loro terreni quel pomeriggio.

Una volta che ebbero finito di mangiare, Oikawa dovette tornare in camera per cambiarsi ed indossare un abbigliamento più consono all'attività che avrebbe occupato gran parte della sua giornata. La sua mise da equitazione era stata lavata e stirata dai servitori, che erano stati senza ombra di dubbio avvertiti da suo padre la sera stessa in cui quest'ultimo aveva espresso il desiderio che Tooru scortasse il loro ospite in quella visita forzata. Svoltato l'angolo in fondo al corridoio, Oikawa si imbatté in Ushijima. All'iniziale sorpresa si andò a sostituire una certa irritazione: a quanto pare suo padre aveva alloggiato il generale nella stanza che si trovava in fondo al corridoio dell'ala attigua alla sua, e adesso avrebbero dovuto scendere la rampa di scale insieme. Tooru non poté fare a meno di notare come l'ospite sembrasse a suo agio nella sua divisa da equitazione, e quanto quest'ultima gli donasse, abbracciando perfettamente le sue gambe.

"A lei piace cavalcare?" Si azzardò a domandare Ushijima mentre scendevano le scale. Oikawa, che stava lottando contro il desiderio di fissare il suo sguardo su ogni piccolo dettaglio della figura atletica del suo interlocutore, messa in risalto dai capi attillati, si aggrappò al corrimano, in cerca di un qualsivoglia supporto materiale.

"No. I cavalli non mi piacciono, sono creature imprevedibili... E poi sono troppo alti." Il generale emise uno strano suono, a metà fra l'ascesso di tosse e il rantolo strozzato. Quando si voltò verso di lui, Oikawa scoprì che quello strano verso era niente di meno che la sua risata, bassa e rauca. Era riuscito a far ridere il generale, e la cosa lo rese stranamente fiero.

"Scusi è che... Quello che ha appena detto... Sembra l'opinione di un bambino..." Oikawa arrossì violentemente: come al solito quell'uomo non aveva mezzi termini, ed ogni cosa che usciva dalla sua bocca sembrava non essere filtrata da nessun tipo di buona maniera. Non era del tutto sbagliata la deduzione del generale, in fin dei conti. Oikawa era caduto da cavallo da piccolo, e per poco non era stato schiacciato dai pesanti zoccoli dell'animale. Quell'esperienza lo aveva traumatizzato al punto che, oltre a lasciargli una lunga cicatrice sulla schiena, gli aveva impresso nella testa una profonda paura per i cavalli. Dovendosi però spostare molto spesso, e non avendo sempre a disposizione una carrozza, Oikawa aveva dovuto mettere da parte questo ‘puerile capriccio’ (come soleva chiamarlo suo padre), e venire a patti con l’idea che avrebbe dovuto avere a che fare con gli odiati quadrupedi più spesso di quanto realmente desiderato.

"Ha ragione però. I cavalli sono animali nobili ma, sebbene siano molto intelligenti, si possono spaventare per un nonnulla" osservò il generale, quando si accorse di essersi fatto involontariamente scherno della sua 'guida'.

"Sa, non deve necessariamente fare lo sforzo di parlare. Non l'ha fatto a Bath, non vedo perché dovrebbe farlo ora." Solo quando ebbe formulato la frase, Oikawa si accorse di quanto risentimento quest'ultima esprimesse. Era vero che il generale non era stato di molte parole e che innumerevoli sue domande erano finite senza risposta per colpa dell'indisposizione del signor Ushijima, ma era anche vero che per tutta la durata del ballo, quest'ultimo lo aveva cercato, mentre Oikawa lo aveva ostinatamente rifuggito. C'era la probabilità che si fosse fatto un'idea di lui troppo affrettata: d'altronde avevano conversato veramente una volta sola. Il generale rimase in silenzio, sovrappensiero. Tooru ignorava a cosa Ushijima stesse pensando, ma, chiuso nella sua ottusa testardaggine, non addolcì quell'affermazione con una parola gentile o un sorriso. Il buonumore che la risata del generale aveva suscitato in lui, fu ricacciato in un angolo remoto insieme alle poche buone impressioni che gli aveva fatto il generale quella mattina. In men che non si dica si ritrovarono ai piedi delle scale senza aver scambiato più nessuna battuta.

"Eccovi! Ho fatto sellare i cavalli, è tutto pronto per la vostra passeggiata." Oikawa, che aveva ormai la stessa voglia di cavalcare con il generale di Naoko, che se ne stava in un angolo del salotto con un libro in mano, fingendo di essere troppo impegnata per augurare al signor Ushijima una buona giornata, si dovette trascinare fino alle scuderie in un altro penoso silenzio. Ushijima era tornato più serio che mai, ed Oikawa sentiva uno strano sentimento pungerlo all'altezza del petto, che molto somigliava al senso di colpa. Quando arrivarono a destinazione, ad Oikawa non lo sorprese il fatto che suo padre avesse tirato fuori il migliore dei suoi cavalli per il generale. Questa ostentazione della loro ricchezza non piacque ad Oikawa. Ushijima non era stupido, e conosceva già le mire dei suoi ospiti. Era chiaro come il sole che i padroni di casa si stessero sforzando al massimo per mostrargli la vastità del loro patrimonio. Volevano indurlo a credere che sposare Naoko fosse la migliore manovra finanziaria possibile, non tenendo conto dell’opinione della ragazza, totalmente irrilevante per loro.

Oikawa prese le redini del suo cavallo e, dopo essersi portato sulla sinistra dell'animale, tentennò un attimo, cercando di non far trapelare il suo iniziale timore. In preda a mille preoccupazioni, non si accorse che Ushijima si era spostato accanto a lui, finché non sentì le sue mani afferrarlo per una gamba.

"C-cosa sta facendo?" esclamò atterrito Oikawa, guardandosi subito intorno per assicurarsi che nessuno li avesse visti. Fortunatamente i pochi stallieri che si affaccendavano nelle scuderie erano troppo occupati per fare caso a loro.

"La stavo aiutando."

"Non ho bisogno di essere aiutato."

Il generale annuì lentamente, sguardo fisso sull'indispettito 'cavaliere'. Alla fine il generale si decise a montare in groppa al suo cavallo, in un unico, fluido movimento e i due partirono al trotto.

 

La giornata, come si era premurata di specificare la signora Oikawa, era senz'altro una delle migliori che si fossero avute negli ultimi tempi. Il sole brillava alto nel cielo, abbracciando con i suoi raggi le verdi colline che circondavano Thornfield Hall. Gli uccelli cantavano e di tanto in tanto si potevano sentire i muggiti delle mucche che brucavano nei campi e le voci indistinte dei contadini che lavoravano alle dipendenze degli Oikawa. Ushijima alternava momenti in cui si limitava a seguire Oikawa a momenti in cui incitava il suo cavallo ad andare allo stesso passo del cavallo di quest'ultimo. Tooru si limitava a spiegare di quale chiesa fosse il campanile che svettava in mezzo alle case del villaggio più vicino, o a che anno ammontasse la costruzione della suddetta chiesa. Alle poche domande che poneva Ushijima, cercava di fornire una risposta esauriente, senza prolungarsi in digressioni futili. Quando arrivarono nei pressi di un bosco, Oikawa aveva già illustrato l'intera genealogia degli Oikawa e si stava apprestando a concedersi una pausa di meritato silenzio quando Ushijima osservò che 'stava per piovere'.

"Non dica sciocchezze... Il tempo è bellissim-" Oikawa fu interrotto da una goccia, che gli piombò dritta sulla fronte. Alzando lo sguardo si accorse che una coltre di nubi minacciose stava avanzando verso di loro e di lì a poco avrebbe coperto il sole. Tooru fece prontamente dietro-front, ma non fecero a tempo ad uscire dal bosco, che uno scroscio d'acqua si abbatté su di loro. Un lampo squarciò il cielo pochi attimi dopo, seguito dal fragoroso rombo di un tuono. Oikawa sentì i capelli sulla sua nuca rizzarsi, quando il suo cavallo scartò di lato, impaurito. Improvvisamente si ricordò di una vecchia rimessa che si trovava a mezzo miglio da lì, e fece cenno ad Ushijima di seguirlo. Arrivati in riva ad un fiume, che si trovava nel bel mezzo del bosco, Oikawa scorse la vecchia struttura di legno coperta di edera, e non poté fare a meno di sentirsi sollevato. L'idea di aver trovato rifugio in così poco tempo distese i suoi nervi, e una volta che ebbero legato i cavalli, fu il primo a fiondarsi dentro al vecchio magazzino. Ushijima si chiuse la porta alle spalle e i due rimasero per un attimo a fissarsi, zuppi di pioggia e col fiato corto per la galoppata.

"Dove siamo?" Chiese Ushijima, mentre Oikawa si dirigeva con sicurezza verso un angolo della capanna.

"Una vecchia rimessa per le barche. Mio padre si ripromette sempre che la farà buttare giù, ma continua a scordarsene" spiegò Oikawa, accucciandosi davanti a un vecchio baule. Un sorriso gli illuminò il volto quando scoprì che c'era ancora tutto quello che ci aveva messo una manciata di anni prima. Quando si voltò verso Ushijima per mostrargli il suo bottino, si accorse che quest'ultimo aveva cominciato a svestirsi senza tante cerimonie.

"Cosa sta facendo?" si ritrovò a balbettare Oikawa, ringraziando ancora una volta l'ambiente poco illuminato dove si trovavano, perfetto per nascondere la sua espressione.

"Se ci teniamo i vestiti addosso, prenderemmo sicuramente un raffreddore. È meglio toglierli e farli asciugare" spiegò semplicemente il generale sbottonandosi la giacca. Oikawa emise un sussulto, e si focalizzò sul tirare fuori le candele, il necessario per accenderle e due coperte. Una volta che si fu rialzato, si avvicinò al suo compagno di sventure, incerto sul da farsi. Alla luce delle candele, che si era preso la briga di accendere prima di muovere un passo verso di lui, poté intravedere la schiena solida di Ushijima mentre quest'ultimo si sfilava la camicia. Oikawa si sentì scuotere da un brivido. Faceva terribilmente freddo in quel vecchio deposito, ma Tooru dubitava che fosse quella la motivazione per la quale era rabbrividito.

"Tenga..." mormorò alla fine, porgendo una delle due coperte che aveva trovato nel vecchio baule. Il generale si girò verso di lui ed accettò di buon grado la coperta, asciugandosi i capelli con un lembo di essa. Oikawa rimase immobile, occhi attratti suo malgrado dallo spettacolo davanti a sé. Il paragone con il corpo di Kuroo fu automatico, ed Oikawa si ritrovò a fissare spudoratamente i muscoli ben definiti a meno di un metro da lui. Il suo compagno di università era decisamente più snello e asciutto. Più volte Oikawa aveva scherzato sul fisico androgino di Kuroo, paragonandolo a quello sinuoso di una donna, ma il corpo del generale era completamente un'altra storia. Nessuna clavicola sporgente, nessun filo di grasso in più. Sebbene avesse avuto anche lui l'età di Oikawa, quel tempo era ormai lontano e non aveva lasciato nessuna traccia sulla sua costituzione.

"Non ha freddo?" domandò Ushijima, strappandolo dalla sua fantasia, che stava ormai viaggiando senza redini che potessero trattenerla.

"Io... Sì..." farfugliò Oikawa. Se il generale si era accorto del motivo per cui si era imbambolato, aveva avuto la cortesia di non fare nessun tipo di allusione. Oikawa staccò con riluttanza gli occhi dal petto dell'altro e si voltò verso una delle pareti, alla ricerca di un minimo di privacy. Nonostante si fosse girato, Oikawa poteva comunque sentire il suo sguardo su di sé, grave ed intenso come sempre. Una volta che anche Tooru si fu sfilato la camicia, invitò con un gesto Ushijima a prendere posto accanto alle candele. Mentre il generale si sistemava sulle assi del pavimento, Oikawa fece tappa al baule e ne estrasse una bottiglia polverosa. Dopo averla sommariamente pulita con il bordo della sua coperta, tornò dall'altro, per trovarlo seduto composto, schiena diritta e mani in grembo. Fuori la tempesta infuriava, battendo violentemente contro le piccole finestre che si aprivano sul bosco.

"Cos'è?" chiese Ushijima, quando Oikawa gli offrì la bottiglia.

"Whisky" fu l'unica spiegazione che Tooru diede al suo pedante ospite. Il generale stappò la bottiglia ed attese che Oikawa si sedesse. Quest'ultimo prese posto a un metro da lui, raggomitolandosi su sé stesso. La sua vita era trascorsa tranquillamente finché il generale non era riapparso da dietro le quinte, entrando in scena nel momento più inaspettato. Oikawa adesso si ritrovava a dover recitare una parte per la quale non era preparato, e le sue capacità d' improvvisazione non si erano dimostrate di alcun aiuto. Ed è così che era finito a spartire una bottiglia di whisky con un uomo per il quale nutriva una pessima opinione. D'altronde Oikawa non poteva che pensarla così sui militari. Li trovava sgradevoli palloni gonfiati, se non peggio. Spesso dietro l'uniforme si nascondevano dissoluti libertini, che in terre lontane coltivavano promesse che non avrebbero mantenuto una volta tornati in patria, o viceversa. Ushijima richiamò l'attenzione di Oikawa porgendogli la bottiglia, dopo aver preso un sorso.

"Cosa ci facevano tutti questi oggetti qua, se mi è concesso chiedere?" domandò il generale, con il suo caratteristico tono di voce calmo, pacato. Oikawa buttò giù un sorso di whisky prima di rispondere. Visto che la pioggia continuava a scrosciare con violenza, e il temporale non dava segni di volersene andare, Oikawa non si tirò indietro: in un modo o nell'altro, avrebbero dovuto passare il tempo. Una vocina dentro di sé gli suggeriva passatempi di diversa natura, ma Oikawa era risoluto nel non cedere alla tentazione di darle ascolto.

"Questo posto...è come una specie di rifugio per me. Ogni tanto ho bisogno di allontanarmi dal mondo, di prendere in mano un libro e passeggiare nella foresta, lontano da Thornfield Hall, da Oxford, da Londra... " Ushijima rimase in silenzio ad ascoltare Tooru che, sguardo perso nel vuoto, aveva cominciato a battere i denti per il freddo.

"Lei non può capire..."

"Capisco invece" ribatté Ushijima, fronte corrucciata. Se Tooru avesse conosciuto più a fondo il generale, avrebbe riconosciuto in quella sua espressione una manifestazione di disappunto. Ma per Oikawa era ben difficile distinguere le emozioni quando si trattava di lui. Non era riuscito a 'leggerlo' a Bath, e c'erano poche probabilità che ci riuscisse in quel momento.

"Non le sembra strano che un uomo preferisca la solitudine alla vita mondana?"

"Affatto" rispose prontamente Ushijima, mentre Oikawa buttava giù il secondo sorso di whisky.

"Lei legge?" Chiese Tooru, una volta che il piacevole calore dell'alcol si fu fatto strada dentro di lui, scaldandolo almeno un po' ed incoraggiandolo a porre domande personali al generale.

"A che genere di lettura si riferisce di preciso?"

"Alla più nobile" dichiarò Oikawa, scioccato dall'ingenuità del suo interlocutore. Ushijima sembrava ancora in alto mare, dunque Tooru si decise a concedergli almeno un indizio. "Byron, Shelley....?"

Il generale scosse la testa, storcendo lievemente il naso al primo nome.

"Ha sentito parlare di Byron?" Ancora una volta le labbra del generale si incresparono in una smorfia. Oikawa si infiammò, e gonfiando il petto, eruppe in una serie di sbuffi indignati. "Lei è proprio come padre, sa? Scommetto che si è fatto un'idea dell'uomo senza aver letto le sue poesie. Lo crede un depravato? Un pazzo, forse? Beh, può muovere tutte le critiche che vuole sulla sua vita personale, ma la sua opera è squisita, e nulla mi farà cambiare idea."

Ushijima inarcò un sopracciglio, confuso dalla tirata del giovane seduto davanti a lui. Era diventato così rosso di rabbia, che il generale ritenne opportuno afferrare la bottiglia che stava sventolando sotto il suo naso e sfilargliela di mano.

"Ho conosciuto Byron" spiegò Ushijima, arrestando così il fiume di parole che Oikawa stava riversando su di lui. Tooru si zittì immediatamente e i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa.

"Davvero?"

"Sì. Ho letto la sua opera e l'ho conosciuto in un salotto londinese" concluse Ushijima, fronte aggrottata e folte sopracciglia che adombravano i suoi occhi bruni. "I suoi versi sono sublimi, è un dato di fatto incontestabile. Ma Lord Byron in persona fa mostra di sé stesso come di un immortale, si nutre della fama e temo che ne verrà consumato a sua volta."

Oikawa era convinto che il generale fosse completamente sordo alla poesia, ma a quanto pare si era sbagliato. Forse si era fatto un'idea di Ushijima distorta dal suo desiderio di farne un nemico. Perché in verità Oikawa aveva paura. Nell'arco della sua vita non aveva mai incontrato nessuno che fomentasse emozioni così violente in lui. Si sentiva attratto irrimediabilmente da quel generale dal temperamento così ombroso, quasi scorbutico, e contemporaneamente sapeva bene che, in quelle circostanze, era necessario che reprimesse i suoi desideri. I suoi genitori avevano invitato il generale affinché approfondisse la conoscenza di Naoko e chissà, forse anche sua sorella si sarebbe interessata al generale, una volta conosciuto meglio.

"In poche parole, pensa che il suo ego superi di gran lunga il suo talento poetico."

"Non ho detto questo" ribatté Ushijima.

"Ma lo ha pensato. Le si legge in faccia che lo disprezza."

Il generale non rispose, punto sul vivo. Oikawa si stava comportando in maniera assolutamente sgarbata con lui, accusandolo di pensare ciò che Ushijima non pensava affatto.

"Lei crede di conoscere cosa si cela nell'animo delle persone con un solo sguardo" notò Ushijima. "Ed è qua che si sbaglia" aggiunse, tono sfumato dall'amarezza. "So cosa pensa di me. Pensa che il mio titolo sia frutto del prestigio della mia famiglia, che riponga maggiore importanza nel denaro che negli affetti, ma non è così."

Oikawa aprì la bocca per ribattere, ma Ushijima non gli diede tempo di proferir parola.

"Crede che io sia capace di sposare Naoko per la sua dote, ben sapendo che non provo nessun sentimento per lei."

Stavolta Tooru fu costretto a tacere dalla sua coscienza. Tutto ciò che il generale aveva appena detto era vero, e questo era un dato di fatto inconfutabile.

"Perché, non è così che stanno le cose?"

Il boato di un tuono, seguito dal nitrito dei cavalli fu l'unica risposta che Oikawa ricevette. Ushijima si alzò, facendo scivolare la coperta sul pavimento, e si incamminò verso il punto in cui aveva steso i suoi vestiti. "Non può uscire, sta piovendo a dirotto. Si bagnerà di nuovo." Ushijima continuò a dargli le spalle, ma si immobilizzò al suono tenue della voce di Oikawa. Tooru si sentiva in colpa per quello che aveva detto, o meglio, quello che Ushijima aveva estrapolato dal suo comportamento. Tutti i suoi pregiudizi su di lui, le sue supposizioni, erano uscite allo scoperto, e Oikawa si sentiva improvvisamente vulnerabile.

"Il fatto è che... A Bath...Il suo complimento... Io..." farfugliò Oikawa, dita che avevano preso nuovamente a tremargli. Stavolta non era il freddo a fargli venire i brividi, ma la confessione che gli stava montando nel petto. Nonostante l'alcol lo avesse aiutato ad abbattere le barriere dell'inibizione, Oikawa non riuscì a finire la frase. Fu Ushijima a rovesciare completamente la situazione, tornando sui suoi passi ed inginocchiandosi davanti a lui. Tooru socchiuse le labbra per dire qualcosa, una qualsiasi cosa, ma era già troppo tardi. Sentì le dita di Ushijima scivolare fra i capelli alla base della sua nuca e i loro respiri confondersi. Il generale si tuffò sulla sua bocca come un naufrago affamato si sarebbe avventato sul cibo miracolosamente ritrovato nel relitto della nave. Era un bacio nuovo per Oikawa, disperato, sofferto.

"Aspetta" mormorò Tooru, frapponendo una mano fra le loro labbra ed arrestando l'impeto con il quale Ushijima si era fiondato su di lui. Era la prima volta che si rivolgeva al generale dandogli del 'tu', ma la maschera della cortesia si era infranta in mille pezzi ormai. "Non posso... Naoko..." Ushijima circondò la vita di Oikawa con un braccio e lo strinse a sé.

"Non sono venuto fin qui per lei. Sono venuto per te" sussurrò il generale. Oikawa sentì la testa leggera per un momento. Ci mancava solo un capogiro!

"Ma i miei genitori…"

"Non mi hanno invitato loro. Sono venuto di mia spontanea volontà." Oikawa si sciolse nel respiro caldo di Ushijima contro il suo orecchio, alla sua voce profonda, che vibrava dall'emozione. Forse il generale lo stava illudendo, ma Tooru non aveva più le forze per combattere contro la tentazione, non quando la sapeva ricambiata. Ushijima tornò a guardarlo dritto negli occhi, carezzando con il pollice la guancia dove aveva riposato il palmo della mano che non teneva fra i suoi capelli.

"Ha smesso di piovere" osservò Oikawa, quando un raggio di luce filtrò oltre il vetro delle finestre, imperlato di gocce di pioggia. Rimasero un attimo così, abbracciati ad ascoltare il battito dei loro cuori, in attesa che l'altro parlasse. Alla fine il generale lasciò andare delicatamente la vita di Oikawa e si alzò nuovamente in piedi. Tooru rimase a sedere sul pavimento irregolare del capanno, confuso dal comportamento contraddittorio del generale. Si aspettava che Ushijima si forzasse su di lui, che lo prendesse in quell'esatto istante. Dentro di sé ci aveva quasi sperato: in quel modo avrebbe saziato la sua curiosità, placato la sua fame, estinto ogni dubbio. E forse quella strana attrazione se ne sarebbe andata, e sarebbe potuto tornare ad odiarlo.

"Unirmi all'esercito è stato l'unico modo di sfuggire alle continue pressioni dei miei genitori. È vero che fin da subito sono entrato fra le sfere più alte, grazie al nome della mia famiglia, ma la strada che ho scelto è stata l'unica via di salvezza per uno... come me. Può darmi del codardo se vuole, dell'assassino o dell'egoista, ma alla fin fine io sono come lei, alla ricerca di un modo per fuggire lontano dall'Inghilterra, da questa società spietata."

Ushijima non aveva bisogno di fornirgli nessun'altra spiegazione. Entrambi erano a conoscenza del rischio che correvano ogni giorno a causa della loro 'perversione', punibile per legge.

"Mi dispiace se le ho mancato di rispetto. Non succederà mai più" concluse Ushijima, infilando la manica della camicia ancora umida di pioggia. Oikawa si alzò a sedere, occhi bassi per la vergogna di aver giudicato il generale un mostro insensibile.

 

Ripercorsero il sentiero che avevano fatto all'andata, stavolta senza soffermarsi ad osservare il paesaggio. Oikawa amava l'odore che si sprigionava dai campi dopo che la pioggia li aveva battuti, ma preso com'era dal senso di colpa, non fece neanche caso a ciò che lo circondava, lasciando che il cavallo ritrovasse da solo la strada per Thornfield Hall. Ushijima dietro di lui si era chiuso di nuovo in sé stesso, e il silenzio regnava sovrano. Tooru non vedeva l'ora di arrivare a casa per potersi confidare con Naoko. Non c'era nessuno che conoscesse il suo cuore come sua sorella.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Ed ecco l'ultimo sudato capitolo. Grazie a chi ha recensito la storia, siete state carinissime <3

Btw, ho un account fb, se volete venire a molestarmi lì mi trovate come EmsEms EFP.

Sono sempre super felice di fare nuove conoscenze *^*


 

* * *

 

Naoko era seduta nel salotto a ricamare, con la testa del vecchio Charles posata sulle ginocchia, quando Oikawa fece la sua entrata. Il cane alzò gli occhi umidi e cisposi su di lui e scodinzolò debolmente. Il padre di Oikawa aveva più volte espresso il desiderio di sopprimerlo, dato che ormai, invalido com'era, non poteva essergli più utile nella caccia. Naoko si era opposta con tutte le sue forze, ottenendo che il padre risparmiasse Charles, all'unica condizione che lei stessa si prendesse cura del terranova moribondo. Per la fretta con cui era entrato, Tooru non si era accorto della madre, seduta anch'ella sul divano a ricamare.

"Tooru!" Esclamò la signora Oikawa, lanciando uno sguardo allibito alla camicia spiegazzata del figlio.

"Per l'amor del cielo, siediti qua con noi. Cos'è successo? Faccio subito preparare del tè caldo" esclamò la donna, posando il fazzoletto che stava laboriosamente decorando.

"Non ce n'è bisogno, maman. Vorrei parlare con Naoko un attimo" dichiarò Oikawa, irremovibile. Tooru fece cenno alla sorella di seguirlo nella biblioteca. Dopo aver seminato la signora Oikawa, Naoko si decise a chiedere quale fosse il motivo di tanta agitazione, ma Tooru le fece cenno di tacere, mettendosi in ascolto alla porta. La signora Oikawa aveva il vizio di origliare.

"Il generale dov'è?" Domandò Naoko, mettendosi a sedere su una sedia accanto agli scaffali ricolmi di libri, e protetti da spessi vetri.

"Con papà" rispose Tooru, rilassando le spalle contro la porta, quando fu sicuro che la signora Oikawa si fosse allontanata.

"Ebbene? Com'è andata con il Generale Pomposo?" Scherzò Naoko, aspettandosi che il fratello rincarasse la dose con un altro subdolo commento al cattivo temperamento del signor Ushijima. Tooru si passò una mano fra i capelli che, ancora bagnati per l’acquazzone, rimasero acconciati come li aveva distrattamente pettinati con le dita.

"Naoko, devo confessarti una cosa. Ti sembrerà irragionevole, ma ti prego di ascoltarmi fino a quando non avrò finito di parlare."

Dal viso di Naoko scomparve il sorriso canzonatorio con cui si era presa gioco del generale, per lasciare posto all'espressione del giudice pronto ad ascoltare l'arringa dell'avvocato.

"Ho incontrato il generale tempo fa, a Bath" cominciò la sua storia Oikawa, passeggiando avanti e indietro per la stanza. "Non posso negare di averlo preso in antipatia seduta stante, con quel suo brusco modo di fare e quel suo atteggiamento sprezzante, odioso..." Sbuffò Oikawa, pestando i piedi sul tappeto persiano che ricopriva il pavimento della biblioteca. Naoko annuì: sembrava condividere appieno l'avversione del fratello.

"Eppure..." Tooru si appoggiò languidamente al mappamondo in mezzo alla stanza facendo una pausa, prima di avvicinarsi alla sorella ed inginocchiarsi davanti a lei. Naoko prese a giocare con le ciocche afflosciate dei suoi capelli.

"Non è affatto come pensavo... È... Gentile... E capace di amare a modo suo..." aggiunse Oikawa, posando la testa in grembo alla sorella, proprio come faceva il vecchio Charles.

"Ti piace" affermò Naoko, divertita dalla teatralità del fratello. Oikawa alzò il viso verso Naoko. Risplendeva di luce propria e di quella determinazione incurante del galateo che caratterizzava la sua affascinante persona.

"Sì" ammise Oikawa, più a sé stesso che alla sorella.

"Mi odi?" Chiese Tooru, con un filo di voce, viso sepolto fra le pieghe del suo vestito.

"Perché dovrei odiarti? Il generale ti piace, e mi fido del tuo giudizio, anche se ammetto che talvolta mi sembra affrettato..."

"Mi sbagliavo sul suo conto, ma adesso capisco. Il suo desiderio e la sua desolazione sono profondi quanto i miei."

Naoko annuì ancora una volta, carezzando i capelli di Oikawa e scacciando la malinconia dal suo cuore.

"Quindi non mi odi?" Chiese ancora una volta Tooru, cercando una riconferma negli occhi dolci della sorella.

"Non ti odio, no. Non è mai stata mia intenzione sposare il generale, ad ogni modo. Checché tu ne dica, lo trovo estremamente noioso!" Oikawa sorrise, consolato dalla concitata sincerità di Naoko. Prima che potesse ringraziare la sorella però, la governante li chiamò da dietro la spessa porta di mogano: la cena stava per essere servita.

Dopo cena gli Oikawa insistettero affinché la figlia suonasse loro un pezzo al pianoforte. I suoi deboli rifiuti furono messi a tacere dal padre, che la invitò ( o meglio le ordinò) di prendere posto sul panchetto e suonare. Naoko acconsentì, a condizione che il fratello cantasse. Il padre, dopo aver interrogato Ushijima e aver scoperto che quest'ultimo non cantava, e che non sembrava esattamente contrario all'idea che Tooru cantasse al posto suo, accettò. Oikawa rimase in piedi, appoggiando solo un braccio sullo strumento, in attesa che la sorella attaccasse con una delle sue bellissime sinfonie. Naoko era particolarmente brava a suonare. Difatti, brillava in tutte le 'qualità' del suo sesso, dal ricamo alla pittura, dalle lingue alla musica. Oikawa riconobbe subito le prime note della canzone che stava suonando, e cominciò a cantare, seguendo con lo sguardo le dita della sorella che correvano sulla tastiera. Quando, a metà canzone, rialzò gli occhi, la voce gli tremò per un attimo: il generale si era spostato accanto al pianoforte. Sembrava che quella melodia lo avesse ipnotizzato, attraendolo irrimediabilmente verso lo strumento musicale. Per un brevissimo attimo Oikawa provò invidia per la sorella: saper suonare così bene da irretire un uomo doveva essere un dono di pochi. Quando le dita di Naoko sfiorarono delicatamente l'ultima scala di note, il padre si complimentò con la figlia, mantenendo quell'aria austera di chi si era aspettato una performance impeccabile fin da principio.

"Canta molto bene." Oikawa sbiancò. Il generale non sembrava essersi accorto di aver pronunciato quelle parole a voce alta. La signora Oikawa e suo marito rimasero momentaneamente in silenzio, confusi dal destinatario del complimento di Ushijima.

"Sì, mia sorella suona molto bene" lo corresse Tooru, posando una mano sulla spalla della pianista, più per sostegno che per reale apprezzamento. Ci fu una pausa durante la quale Oikawa si sentì quasi per svenire. La testa gli girava, e l'atmosfera nella stanza si era fatta soffocante.

"Sono molto stanco, scusate..." mormorò alla fine, prima di uscire il più in fretta possibile da lì. Quindi il generale trovava gradevole la sua voce? Quel commento era stato così diretto, così sincero, che Oikawa si sentiva avvampare solo a ripensarci.

"Aspetti."

Tooru cercò di ignorare quell'imperativo, imboccando la rampa delle scale senza voltarsi. Dopo non più di quattro gradini gli fu però impossibile continuare. Rimase immobile, in attesa che Ushijima lo raggiungesse.

"Ha idea di quello che ha appena detto?! Davanti ai miei genitori per giunta!" Esclamò fuori di sé Oikawa, girandosi verso il suo inseguitore. "Eppure pensavo che ci fossimo chiariti. Non può comportarsi così! Ci scopriranno..."

Ushijima, due gradini più in basso di lui, accolse il suo tono tagliente con la stessa espressione dura ed impenetrabile di sempre.

"Ha sentito cosa ho detto?" Indagò Tooru, tremante di rabbia. Stava piangendo. Odiava piangere davanti agli altri, ma era fatto così. Fin da piccolo era stato troppo sensibile, tanto che la sorella si era rassegnata a doverlo difendere dai dispetti dei pochi bambini che avevano avuto l'onore di visitare Thornfield Hall. Oikawa aspettava ansiosamente le sue scuse, ma stavolta il generale non sembrava intenzionato a rimangiarsi il complimento.

"Lei è decisamente l'uomo più ottuso che abbia mai conosciuto" sentenziò Tooru, asciugandosi le lacrime con la manica della giacca a doppiopetto.

"Potrei denunciarla a mio padre. O alla polizia."

Le parole del giovane non sembrarono avere nessun effetto su Ushijima, che, più impassibile che mai, rimase ad ascoltare quelle inoffensive minacce.

"Può denunciarmi se vuole, ma niente di quello che farà cambierà i miei sentimenti per lei. La sua bellezza, il suo buongusto, la delicatezza della sua voce, il modo in cui declama con trasporto le sue opinioni... Sono tutte qualità che ammiro. È da quando ci siamo incontrati a Bath che non riesco a smettere di pensare a lei..."

Oikawa respinse il fazzoletto che Ushijima gli aveva porto e, afferrato il suo polso, si lasciò cadere fra le sue braccia. Il generale rimase immobile sul gradino, nonostante il notevole contraccolpo provocato dall'impatto dei loro corpi. Non ebbe tempo di chiedere a Tooru se si fosse fatto male, perché quest'ultimo lo trascinò in un bacio tanto impulsivo quanto passionale.

"Pensavo che mi odiasse..." ammise Ushijima, disorientato, una volta che le loro labbra si furono separate.

"La odio, sì. Odio la sua testardaggine, la sua arroganza, la sua totale assenza di tatto. Ma quando sono in sua compagnia, non sembro capace di controllare le mie azioni..."

Il viso di Oikawa era diventato illeggibile, attraversato da così tante emozioni diverse che nemmeno una riusciva a rimanere impressa per più di un attimo. Il generale scostò una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio di Tooru, sguardo sempre fisso nel suo, in attesa di un esplicito rifiuto. Oikawa però non lo fermò, si lasciò carezzare dolcemente dal palmo caldo di Ushijima, inclinando la testa per seguire ogni singolo movimento della sua mano. Nessuno lo aveva mai toccato così, nemmeno Kuroo. La disarmante lentezza di quel gesto sembrava trasmettere tutti i sentimenti che la facciata impenetrabile di Ushijima non faceva trapelare. Oikawa non si aspettava che un uomo all'apparenza così insensibile potesse essere capace di toccare qualcuno con tanta delicatezza. I baci di Ushijima gli facevano palpitare il cuore, ma le sue carezze gli infondevano una sicurezza tale, che per un attimo aveva l'impressione che ci fossero solo loro due al mondo. Tooru aveva smesso di piangere. Uno strano calore si era diffuso nel suo corpo, risvegliando urgenze che Oikawa avrebbe preferito si manifestassero una volta tornato in camera. Quando Ushijima premette il suo corpo contro quello di Tooru, quest'ultimo riaprì gli occhi e l'imbarazzo velò le sue guance di porpora. Tooru non riuscì a fare a meno di emettere un sussulto alla prospettiva che il generale avesse preso coscienza della sua involontaria reazione fisica, e, senza aspettare un minuto di più, si liberò dall'abbraccio per correre su per le scale.

Chiusa la porta della sua stanza, Oikawa si lasciò cadere sul letto, stremato dagli avvenimenti della giornata. Il suo desiderio era scemato, e adesso ad affollare la sua mente c'erano solo domande a cui Tooru non sapeva dare una risposta. Come avrebbe spiegato ai suoi genitori quell'improvvisa fuga? Come sarebbe riuscito a controllarsi in presenza del generale? Oikawa decise di rimandare il momento in cui avrebbe dovuto rispondere al giorno dopo, e finì per addormentarsi felice al pensiero che l'indomani avrebbe incontrato di nuovo Ushijima.

 

* * *

 

"È quasi mattina, fra poco si sveglieranno tutti" mormorò il generale, passandosi distrattamente le ciocche ramate dei capelli di Oikawa fra le dita.

Tooru emise un sospiro, prima di affondare nuovamente il viso nel petto del generale. In quegli ultimi giorni aveva tentato di resistere, ma alla fine era capitolato comunque, cedendo ai suoi istinti e ormai conscio dei suoi sentimenti. A che pro lottare, quando sapeva che quel piacere effimero sarebbe durato quanto un batter d'ali di farfalla? Presumibilmente una volta che le loro strade si sarebbero separate per non ricongiungersi mai più, da lì a poche ore, avrebbe riacquistato la sua lucidità, ma per il momento gli andava bene così, con quel calore solido e confortante contro la sua pelle.

"Se James non ti trova in camera..." aggiunse Ushijima, preoccupazione che tingeva il tono altrimenti rilassato della sua voce.

"Dirò che ero andato a fare una passeggiata" bofonchiò Oikawa, cullato dal calore del corpo a cui si era stretto sotto le coperte.

"A quest'ora del mattino?" Tooru si decise ad alzare lo sguardo sul generale. Aveva i capelli in disordine e le clavicole costellate di segni rossi dove Oikawa lo aveva marchiato con i suoi denti.

"Credimi, si aspettano stranezze del genere dal loro figlio irrispettoso" scherzò, tracciando con la punta dell'indice cerchi concentrici sul petto nudo di Ushijima.

"D'altra parte, è la tua ultima notte qua. Poi te ne andrai chissà dove e io tornerò ad Oxford. Se avremo fortuna, ci rivedremo a Bath un giorno e tu sarai accompagnato da una bella giovane vestita di mussolina pregiata. Me la vedo già davanti, la signora Ushijima."

Il generale smise di carezzare i capelli di Tooru. Entrambi sapevano che quella, per quanto dolorosa potesse suonare, era la verità.

"Se sposassi tua sorella ci vedremmo più spesso..." rimuginò Ushijima.

"Fuori questione" tagliò corto Oikawa, inorridendo alla sola idea di avere Ushijima come cognato, oltre ad avere una sorella profondamente infelice. Tooru si alzò sui gomiti per portarsi col viso al livello dell'uomo sotto di lui, e lo baciò.

"Tornerò" mormorò il generale, labbra a un soffio da quelle di Oikawa. Quest'ultimo sorrise, divertito dalla serietà con cui il suo amante aveva appena pronunciato quella promessa.

"Vorrei poterti credere, sul serio..." sospirò Oikawa, scivolando via dal suo abbraccio ed afferrando i pantaloni che si trovavano in fondo al letto. Ushijima rimase in silenzio ad osservare Tooru che si rivestiva per tornare nella sua stanza. Dopo qualche minuto, il generale si alzò a sedere e prese a baciare la nuca di Oikawa mentre quest'ultimo si abbottonava la camicia.

"La prima cosa che mi colpì a Bath fu il tuo profumo." Oikawa sorrise, ripensando ai tempi in cui sgattaiolava di nascosto in camera della madre per provarsi la sua cipria e cospargersi il collo delle sue essenze profumate, provenienti direttamente dalla Francia.

"Ah, sì? A me colpì la tua espressione perennemente annoiata. Ero una compagnia così spiacevole?" Domandò Oikawa, voltandosi di tre quarti e afferrando saldamente i capelli di Ushijima per fare in modo che le sue labbra rimanessero premute contro il suo collo. Il generale riuscì a liberarsi dalla presa di Tooru e gli rivolse uno dei suoi sguardi indecifrabili.

"Il tuo amico... Continuava a guardarci con un'insistenza tale, che non sono riuscito a trovarmi a mio agio in quell'occasione."

Oikawa non ci aveva fatto caso, ma non biasimava Ushijima per essersi sentito osservato. Kuroo era famoso per la sua acuta capacità di deduzione, e con molta probabilità si era accorto dell'interesse che il generale provava per lui prima ancora che Oikawa stesso se ne accorgesse.

"Tetsurou è fatto così."

Non sentendo il respiro di Ushijima sul suo collo, Oikawa si voltò per indagare cosa avesse distolto il generale dalle previe occupazioni.

"Tetsurou..." ripeté l'altro, con un certo disgusto.

"Ah, non essere geloso adesso. Kuroo è un amico. Nulla di più" lo rassicurò Tooru, prima di alzarsi e incamminarsi verso la porta.

"A più tardi, generale."

 

Tooru uscì dalla camera di Ushijima ai primi bagliori dell'alba e raggiunse la sua in tempo per aprire la porta a James, che era venuto a 'svegliare il signorino'. A colazione suo padre si profuse in una serie di rammaricate scuse per non poter ospitare il generale più a lungo. La loro partenza per Londra non poteva essere rimandata, e gli Oikawa dovevano di conseguenza accomiatarsi dal loro caro ospite. Il generale non parlò, se non per rispondere con brevi monosillabi a quella farsa. Naoko, seduta accanto ad Oikawa, si accorse che quest'ultimo non riusciva ad alzare gli occhi dal piatto. Dopo la passeggiata a cavallo e la confessione del fratello, il loro scambio di sguardi fugaci non era sfuggito al suo spirito d'osservazione. I due scomparivano spesso, adducendo le più creative motivazioni, che riuscivano a convincere solo i due signori Oikawa. Naoko non poté fare a meno di posare la mano su quella del fratello seduto accanto a lei, per confortarlo un poco. A mezzogiorno erano state fatte le dovute preparazioni: la carrozza degli Oikawa era pronta, e Tooru si apprestava a partire per Oxford. Al generale era stato consigliato di viaggiare con loro almeno fino ad un certo punto, ma Ushijima aveva declinato l'offerta. Le sue valigie sarebbero state spedite all'indirizzo da lui fornito ai servitori, e lui sarebbe andato a cavallo. Naoko, con la scusa di aver perso una sua preziosa collana, riuscì a mobilitare sia la madre che le sue cameriere per cercare il gioiello. Il padre di Oikawa dal canto suo era troppo preso a dirigere i preparativi, e Tooru e il generale furono così lasciati momentaneamente soli.

"Addio allora." Ushijima, dopo aver controllato che nessuno li stesse osservando, si chinò su Oikawa e posò brevemente le labbra sulle sue.

"Non deve essere per forza un addio. Ci rivedremo, ne sono sicuro. Nel frattempo ti scriverò, ovunque io vada."

Tooru lanciò un ultimo sguardo al generale, prima che quest'ultimo gli voltasse le spalle. Dopo aver salutato gli Oikawa, Ushijima spronò il cavallo a percorrere velocemente il viale che portava fuori dal cancello principale.

 

* * *

 

Era passato già un mese dalla visita del generale a Thornfield Hall, e Oikawa era tornato alla sua monotona vita a Oxford. Di tanto in tanto si calava dalla finestra della biblioteca e girovagava senza una meta nel verde che circondava l'università.

Questo era uno di quei giorni.

"C'è posta per te" esordì Kuroo, lasciandosi cadere sull'erba accanto a Oikawa. Tooru restò ad occhi chiusi, e si limitò ad alzare un braccio e rivolgere il palmo della mano verso di lui, in attesa che Tetsurou gli consegnasse la lettera. Quando Oikawa si accorse dal peso che non si trattava di una lettera, si decise ad aprire gli occhi. Con un po' di fatica, si tirò su a sedere e cominciò a scartare l'involucro che nascondeva il misterioso oggetto. Il mittente era scritto sulla busta, ed era, come sospettato da Oikawa, il Generale W. Ushijima, del *** Reggimento.

"E' il tuo generale?" domandò Tetsurou, sdraiandosi ed appoggiando la testa in grembo ad Oikawa.

"Sì" borbottò Tooru, strappando i lacci che tenevano chiuso un secondo strato di carta. "E comunque tieni il tuo muso di gatto fuori dalla mia posta" sbottò indispettito Oikawa, riducendo la confezione in brandelli e lasciandoli cadere sull'erba, accanto alla sua giacca. Era un libro. Oikawa se lo rigirò fra le mani un paio di volte, e quando scorse il titolo in minuti caratteri dorati, il cuore prese a battergli furiosamente nel petto.

"Ma ce l'hai già una copia del Child Harold's Pilgrimage..." commentò Kuroo, leggendo a sua volta il nome dell'opera riportato sulla copertina. Oikawa rivolse una linguaccia all'amico ed aprì con dita tremanti il libro. Non era un'edizione nuova, ma sembrava decisamente più completa e meglio tenuta della sua vecchia copia con le pagine consumate da continue riletture.

"C'è la firma... Di Byron..." osservò Oikawa incredulo, passando le dita su quest'ultima, in venerazione. Dietro al frontespizio si trovava un appunto che recitava:

 

Questa è la mia copia. Sono sicuro che tu ne abbia già una, ma ho pensato che potesse rivelarsi un'ottima compagna per le tue passeggiate.

Tuo, W. U.

 

Oikawa strinse il libro al petto e cadde riverso sull'erba.

"Tutto bene?" chiese Kuroo, allarmato dal comportamento insolito dell'amico.

"Sì. Adesso sì."

 

* * *

 

Allora, volevo ringraziare Shikayuki ancora una volta per il betaggio fantastico (e per la consulenza 24/7). Grazie di tutto buba, è stato bellissimo collaborare con te <3

E così si chiude il capitolo anglosassone. Spero si sia rivelato all'altezza delle aspettative...Per me è stato un piacere aprire questa parentesi Jane Austeniana nella mia vita d'autrice. Ho una passione poco segreta per gli inglesi ;)

Dispenso bacini sul capino a chi, anche senza lasciarmi scritto niente, ha letto la storia. Grazie <3 

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