Father

di luna moontzuzu
(/viewuser.php?uid=222303)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Sam gli posò una mano sulla spalla, un mero tentativo di consolazione sapeva sarebbe stato inutile.

Probabilmente qualsiasi cosa avesse fatto in quel momento non avrebbe avuto altro effetto che far sentire il fratello ancora più miserabile, ma non riusciva a trattenersi dal tentare.

La perdita di Cas aveva colpito entrambi, forte, in fondo al petto. Un dolore sordo come un pugno su un fantoccio di sabbia che pulsava insieme al cuore nelle loro budella, un cancro maligno che spandeva le sue spire venefiche attorno alla loro anima.

Sapeva non sarebbe esistita una consolazione, sapeva avrebbero sofferto a lungo per questo, sapeva questa volta, questa volta, non si poteva andare oltre, Dean non sarebbe andato oltre.

Perché entrambi amavano Cas con tutto il cuore, entrambi ne avevano bisogno nelle loro vite, ma Dean, Dean, aveva il suo tutto in Castiel.

Quel legame più profondo, quello su cui le battutine erano all’ordine del giorno assieme all’arrossire arrabbiato delle guance di Dean che faceva solo risaltare le sue lentiggini, quel filo invisibile che li legava come anime, un incastro dove lui aveva solo una piccola parte.

Dean aveva perso il suo cuore, e non avrebbe potuto recuperarlo, non questa volta, e Sam sperava, sperava, perché era così che lui sapeva fare, sperava in Dio, sperava in una di tutte quelle creature angeliche e demoniache e pagane che avevano incontrato nella loro non tanto lunga vita ma bastante per mille, sperava e pregava chiunque conoscesse l’esistenza, perché loro tornano sempre, e anche Cas doveva tornare, ora, il prima possibile.

Osservò Dean distrutto.

Non riusciva nemmeno ad ammettere, a dire a parole, che l’angelo fosse morto, ma non aveva più speranze nel suo ritorno.

Aveva pregato, anche suo fratello, e non Cas, Dio.

Dean che pregava Dio.

Se glielo avessero detto solo qualche tempo prima gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia.

Chiamare e cercare quell’uomo che per anni aveva lasciato i suoi figli allo sbando, pregarlo solo perché gliene riportasse indietro uno, il più umano, il migliore.

E non aveva funzionato, e loro stavano davanti alla pira, e per una delle prime volte nella sua vita vedeva il fratello piangere, e sembrava così fragile e rotto che voleva solo poterlo ricomporre con le sue mani e donargli un soffio della sua speranza, un motivo per andare avanti, uno scopo.

Quella che lui ora vedeva in Jack e che il fratello invece si rifiutava di trovare.

Capiva Dean, nel non riuscire a sopportare la vista del ragazzo.

Jack era figlio di Castiel.

Ed era così simile a lui, Dio, così simile nel modo di inclinare la testa, nello sguardo perso, nel non conoscere il mondo in cui era.  Aveva tutto di lui nonostante non fossero legati dal sangue, lo rassomigliava nonostante non lo avesse mai conosciuto, lo aveva scelto come padre prima ancora che nascesse.

Ed era la speranza del mondo, e dovevano proteggerlo, per Cas, perché era quello avrebbe voluto, e glielo dovevano, per tutto quello che aveva perso e donato per loro.

Dean invece in lui poteva vedere solo la morte.

Il figlio di Satana che gli aveva portato via il suo angelo, che aveva fatto il lavaggio del cervello a Cas per portarlo ad una missione suicida, che gli schiaffava in faccia di continuo la perdita appena subita con la grazia demoniaca con cui inclinava la testa e corrucciava lo sguardo.

Sam voleva riuscire a salvare entrambi.

Voleva fare da collante tra i due, voleva proteggerli, tenere insieme la sua famiglia, e pensava questo, e a come farlo, e che forse sarebbe dovuto andare in biblioteca a cercare quei libri per genitori e a fare la spesa per riempire quel frigo vuoto del bunker, mentre le fiamme si alzavano lambendo un corpo ormai senza vita, portandosi via le ceneri di quello che sarebbe potuto essere e non ci sarebbe mai stato più.
 
 
 

Angolo Autrice
Io questa cosa l’ho scritta dopo il primo ep della tredicesima stagione. IL PRIMO. Ma al solito l’uni si è messa di mezzo e io sono lenta e la riesco a pubblicare solo ora.
Saranno solo tre capitoli, incentrati su Jack come figlio di Castiel, di Dean, e di entrambi.
Ovviamente il terzo capitolo dipenderà tutto dall’episodio di stanotte che mamminamiadammilapazienza perché qui fino alle due di mattina non reggo ad aspettare e niente, sta stagione sta spingendo tanto sulla destiel e sulla parent!destiel che mi fa stare male.
In caso vi sia piaciuta le recensioni sono sempre ben accette ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Jack era figlio di Dean.

Dio, non sapeva nemmeno come fosse possibile tutto questo, Jack non aveva niente a che vedere con Cas, figuriamoci con Dean.

Ma il modo in cui lo stava imitando, osservandolo quasi cercando di non farsi notare, con la coda dell’occhio, lo faceva somigliare a un pulcino spennacchiato che segue trotterellando la madre, e non dovrebbe ridere, davvero, ma non può fare altrimenti davanti all’immagine mentale di quel culetto piumato, come lo avrebbe chiamato Dean se ancora fosse se stesso, che quasi scodinzola dietro all’uomo, e a come siano uguali, nonostante tutto, a come siano legati, a come inconsciamente Jack abbia scelto come padre Dean.

L’hamburger, la birra, la mano passata sulla bocca, le mani sfregate l’una contro l’altra, i piedi sul tavolo.

Piccoli gesti, movimenti tipici di Dean, del suo Dean, che il ragazzo cercava di copiare.

Dean che lo ha cercato di uccidere, Dean che non lo sopporta, Dean di cui sta cercando l’approvazione in ogni suo gesto nascondendo la sofferenza del non essere accettato come ogni bravo Winchester – ed è triste pensare sia proprio quello il primo tratto di famiglia abbia preso. Eppure Dean, non Sam che lo aveva salvato, Dean, non Sam che lo incoraggiava e mostrava di tenere a lui, Dean, un legame già formato contro il suo volere.

Il ragazzo cercava un approvazione che non avrebbe ricevuto, e Sam cercava di comprendere come mai proprio lui, perché farsi del male volontariamente, perché un uomo che si tratteneva dal disprezzarlo completamente ed ucciderlo solo perché tenuto sotto controllo dal fratello.

Forse, nel breve momento in cui aveva parlato con Cas, non ancora nato, aveva capito quello che i due uomini non avevano voluto mai ammettere in vita. La purezza di bambino gli faceva vedere Dean nello stesso modo in cui Castiel glielo avrebbe presentato, come quell’uomo a cui era certo sarebbe stato affidato dal padre in persona se ce ne fosse stato il bisogno; l’uomo giusto, l’eroe, l’amico, tutto quello di più espresso tempo prima in un ti amo su cui mai più si era tornati.

E soffriva Sam a dover difendere il fratello, perché stava facendo soffrire Jack, gli faceva del male come John lo aveva fatto a lui, e capiva quello che stava passando, ma non riusciva a scusarlo. Sam era voluto scappare perché il padre era accecato dall’idea di una vendetta contro chi gli aveva portato via l’amata, una battaglia già persa che gli faceva trascurare i suoi stessi figli. E Dean era l’unico che per tutta l’infanzia lo avesse cresciuto e amato, per quanto un bambino in quella situazione potesse fare, con le sue dolorose e innocenti bugie alle festività, le scuse per il padre che non tornava, le fiabe, i letti condivisi, i baci sulla fronte.

Dean sapeva cosa significasse. Lo aveva vissuto. Eppure anche lui era accecato, incapace di vedere l’ovvio, crudele con un innocente.

“Lo ha portato alla morte! E ora potresti anche essere capace di dimenticarti di questo, ma io non posso!” gli avrebbe detto qualche giorno dopo, incapace di ricordarsi quando era stato Sam a essere il neonato, il ragazzo, l’uomo, scelto o prescelto o semplicemente desiderato tanto da portare alla morte dei loro cari.

Sam non poteva accettarlo, e si buttava in mezzo, difendeva Jack, perché era come lui, perché era l’ultimo compito Cas gli avesse donato, e perché Dean non lo riusciva a capire, e li amava entrambi, e cercava di farli ragionare, e voleva trovare una soluzione.

Jack era figlio di Dean, e Dean non faceva altro che riflettere la figura paterna che lo aveva cresciuto e di cui ancora il fantasma lo perseguitava, prima della burbera dolcezza di Bobby, prima della casa famiglia di Sonny, prima che il tempo levigasse le ferite, un uomo distrutto dalla morte del suo amore. Un uomo che vedeva nel bambino solo un’altra possibile vita devota alla causa e infelice.

“Hai fatto un buon lavoro, oggi”

E Jack avrebbe sorriso, perché finalmente sarebbe stato accettato, per aver combattuto, perché era l’unico modo di essere visibili con quel Dean.

E Sam come fratello, amico, famiglia, supporto, tutto quanto era rimasto a Dean, non gli avrebbe mai permesso di ripetere nuovamente la storia. Li avrebbe sostenuti, e avrebbe accettato il ruolo di spalla, di zio, e li avrebbe salvati.

Gli era stato chiesto di sperare per entrambi.

Avrebbe cucito quel rapporto già nato.

Per tutti, per la famiglia.
 
 


Angolo autrice
Sto amando parecchio come questi 5 episodi abbiano mostrato le relazioni tra i personaggi, dandogli una nuova profondità, e sono sinceramente terrorizzata dal terribile dubbio che ora che si riuniranno faranno come se nulla fosse successo e tutto tornerà esattamente come prima dimenticandoci di tutto quanto successo finora.
Non so davvero se ho più speranze, più hype o più terrore per l’ep di oggi t.t
Al solito le recensioni sono sempre un piacere ^^.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Dean e Castiel erano i padri di Jack.

E si erano finalmente ritrovati.

Sam aveva dovuto alzare gli occhi al cielo davanti a quell’ “amico” detto alla loro riunione, mentre si abbracciavano trattenendo le lacrime; aveva dovuto assistere nuovamente agli sguardi infiniti l’uno verso l’altro, in macchina, nel bunker, mentre preparavano qualcosa da mangiare, che quasi quasi stava meglio col Dean depresso, e ovviamente stava scherzando, e ovviamente avrebbe sopportato tutti i loro eyefucking, persino quelli più porno, solo per vedere ancora il fratello felice così; aveva dovuto sorridere felice e imbarazzato, cercando di non scoppiare a ridere, quando Dean aveva chiamato riavere Cas indietro “grande vincita”, quando tutti sapevano che non era solo quello, cazzo, non solo quello.

Finì a ridere poco dopo quando il fratello uscì dalla stanza e lui chiuse l’armadio, comunque.

Dean e Castiel erano amanti, e anche se non volevano ammetterlo quei cappelli da cowboy e quei riferimenti ai film e quella felicità che sprizzava ad entrambi da tutti i pori erano segni così palesi che manco si poneva più domande, e sempre loro erano padri, e si erano finalmente riuniti al loro figlio, che ora per la prima volta poteva volta sentirsi tale.

Castiel si dimostrò il padre di Jack in una notte, le mani impacciate nell’abbracciarlo e gli occhi curiosi d’interesse per lui, cercando di recuperare il tempo perso e le esperienze del figlio, così orgoglioso, così felice di poterlo vedere, così desideroso di proteggere quel ragazzo così puro e sorridente e così tanto simile a lui.

Dean si dimostrò il padre di Jack interessandosi per la prima volta da che lo avevano in carico a lui, per davvero, lui come Jack, non come figlio di satana, lui che sorrideva per essere capace di far volare una matita, lui che vedeva Star Wars non simpatizzando con Anakin, lui che lo guardava alla ricerca di un consenso, lui, il bambino ½ angelo, il figlio di Castiel.

Dean e Castiel divennero i padre di Jack quando gli parlarono, si preoccuparono per lui, si trovarono a vivere assieme; quando decisero di dedicare del tempo a loro stessi lasciando il figlio a divertirsi nelle mani dello zio; quando davanti ad un fallimento cercarono di difenderlo, e consolarlo, quando vennero zittiti da lui stesso, perché un figlio non può seguire sempre i genitori.

E Jack si dimostrò loro figlio nell’osservarli, nel seguirli, nel voler imparare, nel copiare l’abbigliamento, nel cercare di essere il migliore per loro, nel voler fare tutto come ogni buon Winchester e nel fallire e trovarsi nel dolore, nel colpevolizzarsi, come tutti loro prima, quasi fosse una triste caratteristica acquisita col divenire parte di quella famiglia.

E poteva essere tutto strano, e rotto, e rattoppato, e potavano essere nei casini, perché loro lo erano sempre, ed era inutile pensare di scapparne.

Ma la famiglia non dipende dal sangue.

Il figlio di satana e di un umana che considerava suoi genitori un angelo caduto e un uomo prescelto che aveva voltato le spalle al suo destino, e il fratello di quest’ultimo.

Tre uomini morti e tornati in vita troppe volte e un bambino nel corpo di un ragazzo.

Il team free will 2.0, come ci aveva tenuto a specificare Dean quella giornata.

Una famiglia.
 
 



Angolo autrice
E anche questa è finita. Yeeee.
Ammetto di esserci rimasta malissimo all’ultimo episodio, perché quel “pal” proprio non si poteva sentire, e nonostante tutti quei momenti in cui l’unico svolgimento possibile era un bacio hanno continuato a buttarci palate di destiel senza mai raggiungerla e niente, gli scrittori dovrebbero decidersi e basta, anche solo per il nostro bene.
Ciononostante finalmente si sono riuniti! E qui il mio compito finisce con quest’ultimo capitolo sulla famigliola finalmente completa di tutti i membri.
Spero questa storia vi sia piaciuta almeno un po’, al solito le recensioni sono sempre gradite ^^

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3721113