Sam gli posò una mano sulla spalla, un mero tentativo di consolazione sapeva sarebbe stato inutile.
Probabilmente qualsiasi cosa avesse fatto in quel momento non avrebbe avuto altro effetto che far sentire il fratello ancora più miserabile, ma non riusciva a trattenersi dal tentare.
La perdita di Cas aveva colpito entrambi, forte, in fondo al petto. Un dolore sordo come un pugno su un fantoccio di sabbia che pulsava insieme al cuore nelle loro budella, un cancro maligno che spandeva le sue spire venefiche attorno alla loro anima.
Spoiler tredicesima stagione per chi non è in pari con gli episodi

Le pareti bianche asettiche lo soffocavano in quei corridoi infiniti dalle mille porte.
Lo stringevano come il paradiso che ormai da anni aveva perso utilità e beltà ai suoi occhi, che rigettava nel dolore di uno strappo da una casa a cui si è legati ma di cui non si condivide gli ideali, quella casa le persone che amava abitavano senza capirla, alla ricerca di una guida, la casa che zampillava sangue e Dio sembrava non voler salvare, come se la nuova crocifissione fosse un modo per espiare le colpe del luogo, e il dolore quelle di Castiel, e il non essere più creduto e amato le sue, Dio errante che non vuole prendere responsabilità mascherandosi in un umano ubriaco e perso.

Dean era stanco.
Quella stanchezza che ti assale quando torni da una caccia sapendo di non essere riuscito a salvare tutti, la spossatezza dell’aver visto innocenti, forse con una vita felice, dei sogni già disegnati nel futuro, un motivo per cui vivere, amati, morire davanti a te mentre tu resti ancora vivo, e tutto quello che ti chiedi è perché, perché anche di fronte alla morte ritorni, continuamente, innumerevoli volte, perché sei costretto a vedere tutti gli altri essere uccisi crudelmente e scomparire per sempre, loro, e tu rimanere qui, solo.
Quella stanchezza che attacca la muscolatura in un dolore sordo che divora il tuo interno e che sembra essere placato solo dall'alcol che scende bruciante giù per la gola e dal sesso facile che annebbia la mente e soddisfa i sensi e per qualche momento ti fa scordare chi tu sia, cosa abbia fatto, che vita di merda porti avanti.
Wincestiel, se non piace non leggete

C’è la bellezza nel modo in cui Castiel guarda Dean.
Come se tutti i peccati da lui compiuti non fossero altro che un lieve strato di polvere sopra il diamante più luminoso, una pioggia di asteroidi che cade nella più bella stella del cielo cercando di distruggerla ma venendo irrimediabilmente bruciata dalla sua luce. [...]
Agli occhi di Dean Castiel era puro.
Il candore dello sguardo che gli posava addosso come un guanto, la trasparenza degli occhi espressivi, il dolore che lo investiva ogni volta che per il suo bene si immergeva nell’oscurità e da lei si sentiva sporcare.[...]
Dean era perfetto agli occhi di Castiel quanto Castiel agli occhi di Dean.
Ma è il destino degli eroi restare soli

Come fosse riuscito ancora a farsi incastrare era un mistero al limite del soprannaturale a cui non riusciva a trovare soluzione.
Quando il suo adorabile fratellino, nonostante l’appellativo ormai un armadio a tripla anta adulto e vaccinato, si era preso la briga di alzare il cellulare e chiamarlo, aveva immaginato fosse giusto per un saluto, o un invito ad un uscita solo tra uomini in qualche bar a bere in nome dei vecchi tempi, quando ancora la professione da avvocato e l’adorabile mogliettina non lo avevano allontanato dai divertimenti di gioventù.
Non aveva sicuramente pensato di ritrovarsi con un fagotto urlante tra le braccia, più specificatamente il suo adorabile nipotino di qualche mese, mentre il suo amatissimo fratellino scappava sorridente con l’amata Jessica per la loro serata di anniversario.
E certo non si aspettava, aprendo la porta per prendere la pizza ordinata poco prima, di rimanere folgorato da un paio di occhi blu che lo osservavano fisso.
Da quando i fattorini delle pizze fossero passati da adolescenti acneici in cerca di mance a uomini adulti tremendamente sexy, non riusciva a ricordarselo.
E invitandolo ad entrare non sapeva quale risvolto aveva appena dato alla serata.

Due figure danzavano al centro di una pista vuota.
Lasciate sole, nessun altro sembrava voler seguire le dolci note provenienti dal pianoforte poco lontano, che solo muoveva i tasti senza più mani affusolate a percorrere quell'avorio ormai consunto.

Marceline era sicura che il rosa fosse un colore da sfigate.
Solo una melassa zuccherosa da carie sui denti di cui si ricoprivano le barbie, il tessuto sbralluccicoso dei vestiti da principessa che indossavano le bambine a carnevale, un atmosfera festosa di compleanni che aveva sempre visto solo nelle vetrine, nelle vecchie pubblicità di cui erano costellate le città ora scomparse.
Un colore che le ricordava troppo ciò che non aveva avuto, rimpiazzato da tinte di grigio, fumo, incubi che ancora la perseguitavano.

Vi avverto già,questo non è che uno sclero che mi passa per la testa da un pezzo e che finalmente ho deciso di scrivere. Da quando ho scoperto i Vocaloid,poco da fare,li ho sempre associati a Host Club. Non so come mai,in teoria non centrano niente,ma se ascolto delle loro canzoni mi viene quasi spontaneo sovrapporre questi personaggi.
dal primo capitolo:
venite,principesse,sbrigatevi,che altrimenti lo spettacolo inizia senza di voi,non possiamo mica fermarci ad aspettare tutte. Entrate nel tendone colorato,scoprite cosa nasconde! Venite a vedere i segreti del nostro circo,celati da questa enorme facciata felice e variopinta,da questa misera maschera di cristallo dai mille riflessi,uno splendido gioiello troppo fragile per durare a lungo.

Luna,ti stai forse annoiando?
Ci sono forse troppe poche vittime stasera?
Non ti basta forse quel liquido denso e rosso che digrigni tra i denti?
Il suon sapore caldo e metallico ti invade il palato,la tua lingua schiocca estasiata da quella goduria.
Sei assuefatta da quei cruenti spettacoli,il tuo sorriso sadico ne è la prova.

Si stava annoiando. Come facesse la ragazza piatta e secchiona,maister del ragazzo più fico e da sbavo della scuola,appartenente alla classe che aveva salvato il mondo dalla follia del kishin(con un pugno!volevo il maka-chop!buu),a sua volta appartenente alla scuola più strana,più grande,con più scalinate e più simmetrica(visto che ci siamo,perché non vanno al guinnes dei primati?)del mondo,ad annoiarsi,è una cosa complicata da capire.