Dean

di Spensieratezza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mondo fatiscente ***
Capitolo 2: *** Abbraccio fraterno ***
Capitolo 3: *** La scelta ***
Capitolo 4: *** Dean va a prendere Jared a scuola ***
Capitolo 5: *** La festa di compleanno ***
Capitolo 6: *** La stanza vuota ***
Capitolo 7: *** La festa in albergo - prima parte ***
Capitolo 8: *** La festa in albergo - seconda parte ***
Capitolo 9: *** Se me l'avesse semplicemente CHIESTO ***
Capitolo 10: *** Ubriaco d'amore ***
Capitolo 11: *** Dean e Jared sul treno e le risposte non date ***
Capitolo 12: *** Di strani voci in una lingua sconosciuta e LEI ***
Capitolo 13: *** Terribili ipotesi ***
Capitolo 14: *** Come un fratello ***
Capitolo 15: *** Problemi di droga ***
Capitolo 16: *** La villa e la bambina ***
Capitolo 17: *** Interludio con il clown Misha ***
Capitolo 18: *** Svenimento all'ospedale ***
Capitolo 19: *** Jared vede gli spiriti - prima parte ***
Capitolo 20: *** Jared vede gli spiriti - seconda parte ***
Capitolo 21: *** La persona che ho scelto - Dean e Jared incanto tra i boschi ***
Capitolo 22: *** L'ultimo ricordo di Richard ***
Capitolo 23: *** Tutto per LUI ***
Capitolo 24: *** Una storia d'amore sotto le stelle ***
Capitolo 25: *** Fammi vedere il tuo ricordo peggiore ***
Capitolo 26: *** Jensen e Misha ***



Capitolo 1
*** Il mondo fatiscente ***


“Jared, svegliati!” gli diceva Jensen.

Jared si svegliò e si ritrovò su un lettino sfatto di una camera fatiscente e abbandonata.

“Dio, Jensen..non dirmi che è questa la nostra realtà.” Disse Jared sospirando.
“Io..io non lo so, Jared."

Jared si alzò e cercò di non guardare troppo il pavimento lurido. Andò alla finestra e guardò il panorama desolato, la strada desolata, senza nessuno intorno e stuoli di macchine deserte.
 

“Siamo alla fine del mondo? È questa la nostra epoca?” chiese Jared.

“O almeno così sembra.” Disse Jensen." Non è possibile. Quindi era questa la nostra realtà? Era così che è finito il mondo prima…prima che tu diventassi la Bestia? Ci hanno riportati in un mondo VUOTO? Non era questo che volevamo!!

“Nostradamus ci disse che c’era di più, non penso che ci avrebbe fatti finire in un’altra trappola. Lui sembrava fermamente convinto che c’era qualcosa che noi avevamo rimosso.” Disse Jared.
 




“Okay, ascoltate….vedete questi simboli? Questo è il vostro tema natale. Questi asterischi..sono il vostro karma..questi puntini bianchi..il vostro passato..” disse Nostradamus mostrando loro dei numerosi puntini bianchi.


“E tutti questi puntini neri cosa sarebbero?” chiese Jensen.

“Delle falle. Dei punti oscuri.” Disse Nostradamus.

“P-unti oscuri?”

“Significa che c’è molto di più di quello che voi ricordate. Vedete questi scintillii come stelle? Segna la vita, segna il passaggio da un mondo ad un altro.”


“Ma allora è giusto. Abbiamo attraversato più mondi prima di venire qui..” disse Jensen.

 

“Una Terra che però hai riconosciuto essere molto più simile a un paese delle fiabe moderne. Hai raccontato di una popolazione che aveva la memoria CANCELLATA su quello che fosse successo come se fosse tutta dentro una bolla. Come se fosse resettata. Ma forse è quello che ti ha fatto credere lei. Forse sei direttamente andato a finire in un’altra dimensione ancora. La Terra di cui facevi parte non è mai diventata un paese delle fiabe, non a causa tua soprattutto.”


“Perché avrebbe dovuto escogitare una cospirazione così grande? Cosa ci avrebbe ricavato? E Jensen? Lui è tornato davvero in vita. Come lo spieghi?”


“Infatti mi chiedo se anche Jensen sia veramente morto quel giorno” disse, ma Jared prese male la cosa.

 

 Dato che mettendo per assurda la teoria che il mondo in cui Jared era una bestia, non era la vera TERRA, rimane comunque ancora un MONDO…ed è nero segnato da puntini bianchi..è diverso dagli altri.”


“E questa diversità che cosa starebbe a significare?” chiese Jared sempre più sconvolto.


“Il nero con il bianco in queste circostanze simboleggerebbe una memoria rimossa..qualcosa che deve tornare alla luce.”

 
 
 
“Eppure questa è la mia camera, Jared. La ricordo.” Disse Jensen, accarezzando il letto, poi notò lo sguardo di Jared su di lui e sembrò stranito.
“C-che cosa c’è? Perché mi guardi così.”

“Sembri diverso.” disse Jared sorpreso.

Jensen balzò in piedi, chiaramente spaventato da qualche strana trasformazione.

 “Vieni a vedere.” Disse Jared, portandolo davanti allo specchio impolverato.
 
Jensen si guardò e si vide più giovane. Non aveva più 19 anni, come nell’universo creato dalla fata, in cui vivevano anche Aladdin e Jasmine, ma sembrava più giovane, anche se non di molto. Probabilmente di tre anni di meno. Guardò poi Jared che al contrario suo, sembrava uguale, forse l’unica differenza erano le guance leggermente più scavate.
 

Jensen andò al calendario appoggiato al muro della sua camera e vide che la data era segnata 2006.

Erano nel 2017, quindi fece un rapido calcolo e capì.

“Jared, credo che..siamo tornati a quando io avevo 16 anni e tu 20.”

“Ma..perchè? Noi non dovevamo tornare qui! Nostradamus ci aveva detto che avrebbe cercato di capire da che realtà venivamo, ma se aveva intenzione di farci tornare qui, è assurdo! Primo perché avrebbe dovuto chiederci se avessimo voluto e secondo, perché lui disse che rimaneva ancora un mondo da esplorare. Ne parlò come di una cosa NUOVA.” Disse Jensen.
 

 e ora arriva la cosa più interessante..perchè appunto, dato che mettendo per assurda la teoria che il mondo in cui Jared era una bestia, non era la vera TERRA, rimane comunque ancora un MONDO…ed è nero segnato da puntini bianchi..è diverso dagli altri.”
 

“Ma Nostradamus era anche comvinto che era possibile che tu non fossi mai morto e che la fata mi avesse solo fatto CREDERE di avermi trasportato in un altro mondo, insomma, sospettava che fosse tutto un grande complotto allucinogeno, quindi magari ci ha riportati qui per sbrogliare la magagna.” Disse Jared.
 

“No. I punti sono CINQUE, quindi dobbiamo prendere per buono TUTTE le teorie e se questa fata è davvero una grandissima bugiarda come abbiamo avuto modo di capire, dopo la morte di Dean, può averti fatto credere, Jared, che sei rimasto sempre nello stesso mondo, ma forse non era così. 
 

Jensen spalancò la bocca.
“Nostradamus era convinto che ci fossero CINQUE MONDI.”

“Ho fatto una schema e credo di poter dire con approssimazione che i mondi che avete attraversato siano…questi. Questi cerchi tratteggiati con un piccolo sole nero. Sono in tutto CINQUE.”


I ragazzi fecero un rapido calcolo e poi scossero la testa confusi.

“Nostradamus, deve esserci un errore…i mondi che abbiamo cambiato sono TRE. 


“No. I punti sono CINQUE “ aveva risposto lui.
 
 
“NOSTRADAMUUUUUSS. Qualsiasi cosa avevi in mente non ha funzionatoooooo!! Muovi il culo e riportaci lì!!!! Non lasciarci in questa landa desolata, hai capito??? MI SENTIIII?” gridò Jensen.
 

“Jensen, guarda.” Disse Jared, prendendo un piccolo diario dorato.

“Ma quello è…il mio diario di quando…” disse Jensen. Jared lo teneva ancora e lo aprì.
 

Caro diario, ancora una volta papà ha discusso con Jared. Mio fratello è in camera sua che piange. Sento i suoi singhiozzi attraverso la porta e non è giusto…
 

“Jensen, cos’è questo?” chiese Jared sbalordito.

“Come mi sentivo..” disse Jensen triste.

“Non mi hai mai detto che ti sentivi in questo modo!”
Jensen fece una smorfia.

“Credi che a qualcuno importassero i miei pensieri stupidi?” chiese Jensen.

“Ma cosa stai dicendo?”

“Tu eri la celebrità in famiglia.” Disse Jensen triste.  “Eri la pecora nera, ma sempre una celebrità e con tutto il tempo che i nostri genitori pensavano a come gestirti o a lamentarsi di te, io ero praticamente invisibile.”

“Non è vero! Non sei mai stato invisibile per loro e neanche per me!”

“Invece sì. Lo ero per tutti e anche quando..quando successe la catastrofe, per il mondo, ero il fratello invisibile. Nessuno si chiedeva di me, parlavano solo tutti di te!”
 

Jared restò a bocca aperta. Jensen si accorse di quello che aveva detto e si mise una mano sulla bocca.

“Perché ho detto una cosa del genere? Io..io non so cosa mi succede. Perdonami, Jared, non ero me stesso.”

“Jensen..”

Jared fece appena in tempo ad avvicinarglisi, che Jensen gli svenne tra le braccia.
 
 

 






















Note dell'autrice: spero che non vi siate ancora stufati di questa saga ahhah sta diventando come Lost! ahhah xd 

qui vi lascio i capitoli in cui Nostradamus parla con i ragazzi se volete rileggerli, anche se, le parti più importanti, le ho già riportate:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3623743&i=1

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3625127&i=1

volevo anche dirvi che ho messo l'avvertimento incest perchè in questa storia sono fratelli, ma, come forse ricorderete da flashback datati, non si sono mai confessati il loro amore, quindi l'avvertimento incest può basarsi solo su al massimo dei baci, preferisco dirlo subito per chiarire il perchè dell'avvertimento

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Capitolo 2
*** Abbraccio fraterno ***


Un ragazzo quattordicenne, biondo, si svegliò in quel momento nel letto della sua camera, rigirandosi nel letto e godendo dei caldi raggi mattutini di quella giornata.

“Mmmm..” disse, stropicciandosi gli occhi. Si sentiva un po’ strano. Come qualcosa che non riusciva a ricordare, forse un sogno?

Si tirò su a sedere, poggiando i piedi sul pavimento fresco. Era scalzo, ma la frescura non gli dava fastidio e poteva dipendere dal fatto che era ancora giovane.

Quando comincerai a invecchiare, non sarà più così…

Una voce dentro di lui, che non sapeva da dove venisse, non sapeva neanche se era un pensiero vero e proprio, di fatto non aveva nessun senso.
 
Ad ogni modo, le grida abituali tra suo fratello e la madre, arrivarono puntuali a distrarlo, come succedeva sempre.

Aprì la porta e vide suo fratello aggirarsi nervoso, cercando la sua giacca, che era appesa all’attaccapanni all’angolo delle scale al primo piano.
Jared salì le scale in quella direzione, ma incrociò lo sguardo del minore che lo guardò e sorrise.
 
Invece di fermarsi e poi scendere di nuovo, arrivò fino alla sua porta e lo raggiunse.

“Ehi, sei sveglio..” disse, sorridendo.

Dean gli sorrise di rimando, dolcemente e con lo sguardo che luccicava.

Lo abbracciò, cercando di metterci dentro tutte le parole che non riusciva a dire a voce:

Mi dispiace che litighi sempre con mamma e papà, mi dispiace che ce l’hanno sempre con te, ma io no. Io non sono come loro, ricordatelo.


Ebbe l’impressione che Jared le capì, perché ricambiò l’abbraccio, stringendolo con affetto.
 
“Devo andare. Non fare tardi.” disse Jared, spettinandogli con affetto i capelli.

Dean rimase a guardare suo fratello scendere le scale e poi uscire con fare nervoso.

Poi si sentì girare di nuovo la testa.
 
Doveva mettersi seduto.

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Capitolo 3
*** La scelta ***


Jensen si risvegiiò con un sussulto che diventò quasi un grido, avvertendo di nuovo il freddo e soprattutto la sporcizia e la desolazione davanti a sé. Jared chino su di lui come se fosse appena scampato miracolosamente ad un incidente.

“Jared…”

“Jensen! Per fortuna sei sveglio! Mi hai fatto preoccupare molto!”

“Che…che cosa mi è successo?”

“Sei svenuto! Ho avuto paura anche perché..non sapevo bene cosa fare. Non ci sono sali in questo posto dimenticato da Dio e non mi fido dell’acqua che c’è qui..”

Jensen si toccò la testa tra le mani e Jared azzardò una domanda.

“Cosa..cosa hai visto?” gli chiese.

Jensen lo guardò stranito. Nell’istante in cui Jared l’aveva detto, lampi di flash gli arrivavano alla testa, come quelle di un sogno.

“Come..come fai a sapere che ho VISTO qualcosa?”

“Andiamo, Jensen, dopo tutto quello che abbiamo passato..”

“No, Jared, non mentirmi. COME lo sai?” gli chiese Jensen. La cosa era già abbastanza difficile senza che ci fossero pure segreti tra di loro.

Jared sospirò e si decise a dirgli tutto.
 
“Quando eri…VIA.. QUALCUNO è venuto a farmi visita..a farci visita.”

“Che cosa? E cosa aspettavi a dirmelo?”

“Che stessi meglio. Ti sei visto? Sei ancora sconvolto.”

“Jared, per l’amor del cielo! Chi è venuto? Nostradamus?”

Jared sospirò.

“Non era Nostradamus..” disse lentamente. “Era..era una DONNA.”

“Che cosa?” Jensen era ancora più perplesso e stranito più che mai. Cosa poteva mai volere una donna in un posto come quello?
 
 
Jared gli raccontò attraverso i suoi ricordi, quello che era successo mentre Jensen era svenuto.
 
 
 



“Jensen, per l’amor del cielo, ti prego, svegliati!!” continuava a dirgli Jared, dal momento in cui lui era svenuto.

“Lascialo riposare un po’, ne ha bisogno. La sua mente ne ha bisogno.” Disse una voce femminile.

Jared ebbe un soprassalto e si voltò verso la voce misteriosa.

Una donna, davanti alla finestra, lo guardava, algida.
 

Era alta, aveva lunghi capelli rossi  e uno sguardo di fuoco, ma non sapeva dire se era cattiva o buona. Aveva un lungo vestito verde.



“Chi sei? Gli chiese Jared.

La donna lo guardò con fare penetrante, inumidendosi le labbra.

“Non posso dirti chi sono..ma posso dirti che sono a conoscenza di quello che vi hanno fatto, di chi ve l’ha fatto.”

“Conosci la fata allora?”

La donna annuì appena.

"Sei..LEI?" gli chiese Jared.

"No, Jared, non sono lei.

“Allora, sei d’accordo con lei?” chiese Jared riuscendo a stento a contenere la rabbia.

“No. O meglio..sono stata manipolata anch’io, per i suoi scopi, ma non posso dire di più.. al momento” disse, tormentandosi le mani.

“Perché ho l’impressione di conoscerti? Dove ti ho già vista?”

La donna lo guardò stupita per un attimo, poi decise di cambiare discorso.
 


“Non parliamo di me..a proposito di cose che non ricordate, parliamo di tuo fratello.”

Jared si stizzì a capire di fatto a chi si riferiva.

“Non è mio fratello. Non in questa vita. E comunque lui che cosa c’entra?”
 
“Oh, ha tutto a che fare con lui..vedi, in questo momento, lui mentre è incosciente, sta facendo un suo personale viaggio all’interno della sua memoria, sta ripercorrendo quella che è stata la vostra storia, quello che vi ha portati a finire dove siete finiti ora..”

“Perché?” chiese Jared, socchiudendo gli occhi.

“Mi sembra ovvio.” Disse la donna, scrollando le spalle. “Per aiutarvi a ricordare. O vuoi forse dirmi che ricordate già tutto? In questo caso il viaggio all’interno della vostra coscienza è inutile.”

La donna vide Jared perdersi nei suoi pensieri e annuì.

“Ma tu non puoi dirlo, non è vero? Neanche tu ricordi.”



“Puoi biasimarmi? Saranno passati SECOLi dal nostro passato. Nel frattempo ho causato la quasi fine del mondo come lo conoscevamo,  mio fratello è morto, sono diventato una bestia, poi ho ritrovato mio fratello reincarnato in un’altra persona, ci siamo innamorati e una fata ci ha introdotti in un altro mondo per farci vivere una vita normale, due anni dopo grazie a un’erba stranissima e una cabina magica, abbiamo cambiato nuovamente il mondo, entrando in quello di Aladdin e Jasmine, dove dovevamo aiutare i suddetti protagonisti della fiaba, a ritrovare il loro lieto fine, quindi SCUSAMI, se sono al momento un po’ confuso, con tutte queste vite di mezzo.”

La donna aveva ascoltato il suo sfogo senza interromperlo mai neanche una volta.

“Che scopo ha tutto questo? Sappiamo già come finisce questa storia, quindi perché riportarci…QUI? Se lo scopo fosse quello di cambiare il passato, avremmo dovuto tornare molto più indietro di adesso..o forse è perchè devo assumermi la responsabilità di quello che ho fatto e consegnarmi alle autorità?”
 
“Lo scopo non è cambiare il passato, né punirti e neanche punire Jensen. Lo scopo è capire. Solo mettendo tutti i tasselli a posto, potrete capire qual è lo scopo di tutto quello che è successo. Alla fine di tutto questo, tutto ti sarà più chiaro, ma devi fare una scelta.”

Jared aveva drizzato le antenne a quella risposta.

“Che scelta?”

“Jensen, il tuo grande amore, sta facendo un viaggio nel viale dei ricordi. Ci sono due vie che lui può intraprendere per questo viaggio, il suo viaggio potrebbe essere interrotto da frequenti risvegli, in cui sarà cosciente e potrà raccontarti quello che ha visto per poi riaddormentarsi, oppure..”

“Oppure?”

“Oppure potrebbe fare un viaggio unico e non risvegliarsi fino alla fine delle tappe, in quel caso dovrai resistere e attendere che si svegli e faccia il suo percorso, senza sapere le sue condizioni e senza poter sapere come sta, senza poterlo rassicurare di quello che sta succedendo, dal momento che il viaggio nei ricordi è almeno all’inizio, inconsapevole, quindi il tuo Jensen potrebbe fare questo viaggio nella memoria senza rendersi conto subito, che sta rivivendo una cosa già vista..”
 
Jared la fissò basito.

“Mi sembra ovvio..che scelgo la prima via. Devo avvisarlo di quello che sta succedendo.”

La donna lo guardò sorridendo, come se il ragazzo davanti a lei, non l’avesse delusa.
 
“Sapevo che avresti scelto questa via, Jared, ora arriviamo alla scelta successiva, che sarà credo più difficile. Scegli la via passiva o la via attiva?”

“Come, scusa?” chiese Jared stranito.

“Ci sono due modi in cui puoi accompagnare tuo fratello in questo viaggio. La prima è la via passiva. Aspetti che lui si risvegli ogni volta, senza sapere quando succederà, aspettando pazientemente che lo faccia e quando succederà, tu sarai pronto ad ascoltarlo, a guidarlo, a capirlo e  a dargli consigli, Sarai come uno spettatore esterno e dovrai avere piena fiducia che lui ne esca da solo e incolume, solo prestando ascolto alle tue parole.”

“Continua..” disse Jared, che stava cominciando a intuire dove volesse andare a parare.

“La via attiva, invece, consisterà nell’accompagnare personalmente il tuo ragazzo, in questo viale dei ricordi. Naturalmente i risvegli ci saranno lo stesso e durante i quali potrete confrontarvi su quello che avete vissuto, vivrete insieme questa esperienza..”

“Sembra fantastico. Dove sta la fregatura?” chiese Jared.
 
“Non c’è nessuna fregatura, c’è solo il rischio, Jared. Il rischio che la mente di uno di voi due possa vacillare e rompersi. Non si sa quello che potrebbe accadere, per una mente fragile che non riesce a sopportare il viaggio, potrebbe succedere qualsiasi cosa. Potrebbe impazzire, finire come un vegetale, chissà che altro ancora. Sei disposto a rischiare anche la vita, pur di non lasciar solo il tuo amore ad affrontare questa esperienza?”

Jared la guardò a bocca aperta.

“Non chiedermelo nemmeno. Io solo che non lo lascerò. MAI.”
 
 
 
*

“Quindi, questo significa che hai visto anche tu quello che ho visto io?” disse Jensen.

“No.” rispose Jared. “L’esperienza in comune, se così la vogliamo chiamare, è valida a partire dal prossimo round. Dai, raccontami quello che hai visto. Sono curioso.”
 
Jensen lo fece. Gli raccontò tutto dell’emozione passata a svegliarsi nella sua camera, senza ricordarsi di niente.
 
“è difficile da descriverti a parole. Mi sono svegliato con questo senso di straniamento, come se ci fosse qualcosa che non riuscivo a ricordarmi. Allo stesso tempo però, mi sentivo in pace, come a casa. E quando ti ho visto..ho provato una sensazione di amore e di affetto incondizionato..per te.”

Jared si commosse a sentire questo. Non ricordava l’evento specifico, perché poteva riferirsi a mille e mille episodi simili che di sicuro c’erano stati quando ancora non era diventata la Bestia. Dopo quel racconto fu ancora più contento della scelta che aveva fatto.
 
“Jared, non voglio che rischi per me. Se uno dei due può non farlo, perché scegliere di farlo?” disse Jensen, stringendogli la mano.

“Perché siamo una coppia e dove vai tu, vado io.” Rispose Jared, semplicemente.
 






















Note dell'autrice: 

rieccomi! Se vi state chiedendo se sono partita in quarta, la risposta è NI xd nel senso che io ci tengo tantissimo a questa storia, finalmente sono riuscita a riprenderla, dopo tipo un anno di pausa e come in tutte le storie che mi decido s scrivere dopo averci pensato su tantissimo tempo, quasi come se inconsciamente volessi recuperare il tempo perduto, arrivo ad aggiornare con frequenza assidua, tipo il sequel precedente che ho finito a tempo record e non me l'aspettavo xd vi rassicuro dicendovi subito che sarà una storia diversa dai prequel precedenti e che eccetto questo capitolo dove erano doverose, non vi tedierò con spiegazioni inutili e noiose, come nelle precedenti storie. Questa storia serve a dare risalto al personaggio di Dean, messo quasi totalmente in ombra, da quello di Jensen nelle precedenti storie e non è giusto. Non voglio dirvi dove questa storia andrà a parare, ma tutto serve, per arrivare alla fine. 

So anche che questa saga non ha fatto il successo che speravo, ma secondo me perchè ancora voi lettori non avete bene in mente il quadro completo della situazione, e va bene così, sono io che sbaglio, perchèa volte mi dimentico che è normale che sia così, perchè sono IO l'autrice e non voi, quindi voi non potete sapere che la cosa che sto scrivendo in quel momento, anche se un pochino noioso, fa tutto parte di una cosa che poi alla fine sarà bella e intrigante, perchè da lettori chiaramente non potete sapere cos'ho in mente tra venti capitoli per esempio. Secondo me quando avrete riunito tutti i pezzi, l'amerete di più, io lo spero xd baciii

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Capitolo 4
*** Dean va a prendere Jared a scuola ***


Un’altra giornata infernale. Dio, ti prego, fa che finisca presto. Ma che cos’hanno da gridare in quel modo, tutti. Non riesco a sentire la lezione, non riesco a sentire neanche i miei pensieri.
 
Era un’altra lezione da dimenticare per il dodicenne Jared. La scolaresca faceva un chiasso immenso, quel giorno aveva mal di testa, come tutti gli altri giorni e l’unica cosa che la sua mente era in grado di fare, era vagare a casa, a quando avrebbe visto i cartoni animati con il suo fratellino Dean.

L’unico momento della sua giornata in cui si sentiva felice.

Il suo fratellino aveva solo otto anni, ma era l’unico amico che avesse, il migliore.

Lo guardava con affetto, lo abbracciava, accarezzava e soprattutto desiderava la sua compagnia.

Faceva sentire Jared l’amico migliore del mondo e a Jared piaceva averlo accanto.

Non era come con la scuola, dove tutti trattavano Jared come un’appestato fuori di testa, sempre con il muso e la testa tra le nuvole.
 


Durante la ricreazione, l’umore di Jared peggiorò notevolmente. Cercando di calmarsi, aveva cercato di girovagare nei corridoi della scuola, facendo merenda, ma aveva solo incrociato altri gruppetti di ragazzi, che cospiravano tra di loro e ridacchiavano, guardandolo.

Ridono di me , pensava Jared.

Questo gli fece peggiorare notevolmente l’umore.
 
Andò in bagno in cerca di un po’ di solitudine, per rigenerarsi e permettere alla sua mente di vagare libera, lontano dai giudizi dei suoi maledetti compagni di scuola, ma il bagno era pieno di ragazzi.

Frustrato e arrabbiato, buttò via il succo di frutta che aveva appena finito di sorseggiare.

Stette a guardare il movimento del piccolo cartoncino che cadeva nel cestino della spazzatura, come se fosse un evento interessante e da qualche parte nei recessi della sua mente, lo era.
 
Squillò la campanella e mentre Jared tornava in casse, si accorse di avere sete. Il succo di frutta gliela aveva accentuata. Mettendosi seduto, sempre per primo, stava a guardare i suoi compagni di scuola, prendere posto, mentre beveva dalla sua bottiglietta, ancora miracolosamente fredda, dopo tante ore.

La frescura della bottiglietta gli rischiarò per qualche secondo la mente. Il freddo delle bevande aveva sempre un effetto strano sul suo cervello, piacevole. Aumentava la sua soglia di attenzione e rendeva tutto così interessante, per pochi secondi, meno grigio.
 
 
 
Quando finalmente arrivarono le 16:30, Jared sentiva nelle sue vene, quella sensazione familiare di euforia mista a sollievo, che accompagnava la fine delle lezioni e la ritrovata libertà.

Quando poi vide che davanti la familiare macchina di sua madre, insieme a sua madre stessa, c’era in piedi anche il suo fratellino Dean, ad aspettarlo, non potè fare a meno di lasciar andare un sorriso sincero e rigenerante.
 
Gli corse incontro e lo sollevò, abbracciandolo, mentre suo fratello gli si gettava tra le braccia, contento di vederlo.

L’unico. Era l’unico che era sempre contento di vederlo.
 
“è il tuo fratellino?” gli chiese qualcuno dei compagni, sorridendo.

“Sì.” Disse Jared, contento.

Era così felice quando sua madre portava anche Dean a prenderlo, le volte in cui non andava a scuola o quando non faceva l’orario scolastico pieno. Gli piaceva che tutti vedessero l’affetto sincero che lui provava per il suo fratellino o anche solo il fatto che c’era qualcuno che DAVVERO gli volesse bene, in maniera disinteressata.
 
Poi anche quel ricordo svanì.
 
 
 
 
Jensen e Jared si risvegliarono nella comune stanzetta, ancora abbracciati, sul lettino.

“Mmm..” disse Jared, alzandosi piano.

“Siamo tornati?” gli chiese Jensen, senza tuttavia lasciargli le braccia dal suo collo. Aveva ancora dentro di sé un tono vagamente infantile.

Jared non riusciva neanche a rispondere. Sentì di volerlo baciare e lo fece.

Jensen ricambiò dolcemente per poi continuare a guardarlo con aria sognante. Erano tornati entrambi ad avere 16 e 20 anni.
 
“Perché abbiamo visitato quel ricordo?” gli chiese infine, sapendo che era inutile discorrere delle solite cose. Della serie: abbiamo rivisto ancora il passato? Ora ricordo, eccetera, eccetera.

“Perché tu che mi venivi a prendere a scuola, è tra i miei migliori ricordi, dopo le giornate pesanti che passavo lì dentro.”

Jensen gli accarezzò la guancia con quella dolcezza che usava quando era bambino.

“Credo che la mamma lo sapesse che ne eri contento, per questo a volte mi diceva di venire.” Disse semplicemente, per poi tornare ad abbracciarlo e lasciare che Jared si cullasse nell’ebbrezza e dolcezza di quei ricordi e di quella nuova e strana consapevolezza.






















Note dell'autrice: 

quando ho la mente lucida e non stanca, io divento molto romantica e dolce, credo che questo capitolo ne sia la prova :D devo però dirvi che tutta la storia, salvo cambiamenti strani, sarà strutturata così, nasce proprio dalla mia voglia di raccontare il dolcissimo rapporto tra Jared e suo fratello, che, ricordiamolo sempre, è Jensen. La parte della scuola, comprende alcuni miei ricordi personali molto spiacevoli, cui, voglio davvero sensibilizzare un pò di gente, infatti è mia volontà fare, appena possibile, proprio una storia che parli del problema di certi ragazzini che sono costretti a subire il periodo della scuola come un vero e proprio inferno a causa dei compagni di scuola :D 

bacii

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Capitolo 5
*** La festa di compleanno ***


Pov Dean.


È il quattordicesimo compleanno di mio fratello Jared. Mamma ha deciso di organizzare una festa di compleanno. Abbiamo mangiato la torta e si sono serviti i pasticcini.

Di solito, arrivati a questo punto, io vado con Jared a giocare. Infatti anche se è più grande, non mi ha mai impedito di raggiungerli.

Ora però è diverso. La mamma mi ha preso in disparte e mi ha detto di non andare da Jared, che lui è andato in soffitta a giocare con i suoi amici e vuole restare da solo.

Ho cercato di protestare. “Non gli rompo le scatole. Lui vuole che io vado.” Lei però mi ha guardato con aria scettica e mi sono ammutolito.

E quindi come un bravo bambino, io mi metto a giocare con i palloncini, sotto il tavolo.
 
 
 


*
Pov Jared.

Una strana ansia mi assale. Vedo che Dean non mi raggiunge, come fa sempre, quando sono in compagnia dei miei compagni di scuola, eppure gli altri anni lo faceva.

Non riesco proprio a capire come mai. Forse non si è accorto che ho lasciato il salotto?

Non mi importa di cosa possano dire gli altri, o di mia madre.
 
 
 
 
*
 
Cerco di distrarmi, ma un senso di colpa mi attanaglia. Spero davvero che Jared non ce l’abbia con me, perché non sono salito.

Scusami, fratello.

È giusto che tu ti diverti senza di me.
 
 
 
“Dean, che stai facendo? Vieni.
Dean alza lo sguardo, vedendo la sagoma famigliare di suo fratello.

Jared è sulla porta, nel viso dipinta un’espressione incuriosita e a tratti un po’ come se avesse voluto rimproverarlo.

Dean si sente di nuovo incredibilmente felice e sollevato, quindi lascia tutto e si precipita da suo fratello.
 
“Jared! Non vorrai farlo venire su? Lascialo qui. Ci sono i tuoi amici di sopra, non..”

Jared però, si prende più vicino Dean e guarda male la madre.

“Quindi eri te che lo tenevi qui? Avrei dovuto immaginarlo. Dean viene di sopra con me! E poi ti ho già detto che piace ai miei amici!”

La madre lo guardò con un’aria scettica, ma sospirò e li lasciò andare.
 
Dean capiva la madre. Dubitava fortemente infatti sia che quelli, per Jared, fossero davvero AMICI, sia che nutrissero davvero una simpatia sincera per un moccioso quale poteva essere lui, senonchè poteva essere annoverata come “simpatia” quella sottospecie di ipocrisia facciale stampata in volto dei ragazzi e ragazze come loro, ogni volta si trovavano davanti un marmocchio.

Era buffo pensare a sé stesso in quei termini, ma, forse grazie a suo fratello, che lo trattava come un suo pari, non si era mai sentito piccolo. Di sicuro si sentiva molto più amico lui di suo fratello, che quel branco di ipocriti.






















Note dell'autrice: 

forse noterete che questi ultimi due capitoli sono un pò troppo precisi per essere totalmente inventati, o almeno spero che i più argiti abbiano intuito che sono raccontati da un punto di vista un pò personale xd beh, confesso, negli ultimi due capitoli, anche se non volevo dirlo, ho preso ispirazione da fatti realmente successi, a me, in particolare. Da piccola sono stata una bambina molto sola e come unici amici avevo il mio cuginetto di sei anni più piccolo e la mia cuginetta quando poi è nata due anni e mezzo più tardi. Erano i miei amichetti diciamo, fino a quando non si sono trasferiti lontano xd a partire dal prossimo capitolo però prenderò situazioni inventate ^^ 

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Capitolo 6
*** La stanza vuota ***


“Vieni a fare un giro sulla mia moto, Dean? Dai.” Chiese Jared al suo fratellino quattordicenne, alla fine delle lezioni.

“Ma sei con i tuoi amici…” disse Dean un po’ vergognoso.

“Non dai disturbo. A loro fa piacere conoscerti. Dai, sali.” Disse Jared, facendolo salire dietro con uno scatto.

Dean abbracciò la schiena di Jared, mentre lui sgommava a tutta velocità.

“Tieniti stretto a me, Dean!!” diceva Jared allegro.

“Wow, è così bello…” diceva Dean.

“Te l’avevo detto.” Ridacchiò Jared.

Dean pensò che Jared sapeva proprio di buono. Il profumo del giubbotto di pelle sulle sue labbra, gli dava alla testa. Abbracciarlo mentre sfrecciavano via, gli dava alla testa.

Non pensava che suo fratello alla fine sarebbe riuscito ad avere della complicità con qualcuno, al di fuori di lui, ma ne era contento, perché suo fratello era sempre così dolce, che non lo faceva sentire mai escluso, neanche quando era con altri.
 
 


Dopo pochi minuti, si fermarono ad un bar, insieme agli amici di Jared, che scese da quella moto, aiutando anche Dean a scendere.
 
“Un bar! Che cosa originale!” ridacchiò Dean, facendo ridere anche Jared. In realtà trovava eccitante quella piccola gita fuori programma. Jared era l’unico che aveva la moto e di tanto in tanto gli permetteva un piccolo giro, ma così apertamente sulla strada non era mai successo. Inoltre gli piaceva da matti stare insieme agli amici di suo fratello, sentirsi grande insieme a loro.

“Che cosa prendi, Dean?” gli chiese mentre si sedevano al tavolino.
“Un..solo un cioccolato. “ disse Dean, imbarazzandosi, pensando che non aveva soldi con sé.
 
Gli amici di Jared facevano domande a Dean, guardandolo con curiosità. Gli chiedevano come andava la scuola, se aveva la fidanzatina..

“Lasciatelo un po’ in pace.” Disse Jared, intervenendo a salvarlo. Dean gli lanciò uno sguardo di gratitudine.

“Bagnalo con il cappuccino, il caffè con il cioccolato è da leccarsi i baffi.” Disse Jared.

Dean obbedì e dovette ammettere che aveva ragione.

Era il tempo e l’ossessione per i cappuccini. Jared e i suoi amici amavano berli.

“Tieni, finisci il mio.” gli suggerì Jared, porgendogli la tazza.
 
Gli amici risero.

“Hai intenzione di tagliargli anche la carne al tuo fratellino?” gli chiesero.

“Shun up!” li rimbeccò Jared, scontroso, ma divertito.

Dean prese la tazza di Jared, con un sorriso timido e bevve un pò del suo cappuccino, arrossendo un pò. Suo fratello era sempre così premuroso con lui. Gli piaceva come i suoi occhi si socchiudevano quando lo guardava, quasi in modo seducente.
 
 
 
 


*

“Quindi hai degli amici, adesso.” Diceva Dean, mentre passeggiavano per le vie della città, una volta riportata la moto a casa.

“Suppongo di sì.” Ridacchiò Jared. “Ti da fastidio?” gli chiese tranquillo, senza criticarlo.

“Cosa? Ma che dici? No, è solo che..non sono abituato, suppongo, Per mamma e papà sei sempre stato l’asociale della famiglia.”

“Senti chi parla..” lo prese in giro Jared.

“Non sono asociale.” Disse Dean chiudendosi a riccio a forma di difesa.

Jared rise.

“Credo che..beh, suppongo che dopotutto le persone possano cambiare. Mi piace abbastanza come sto reagendo alla vita, adesso.”

Dean lo guardò sorpreso a questa affermazione.

“Non fraintendermi, credo che parte di me..non potrà mai cambiare del tutto, ma..in fondo adesso sto bene e..mi va bene così. Devo proprio parlare delle mie difficoltà o non difficoltà di adattamento, con mio fratello minore?” lo prese in giro, scrollandogli i capelli.

“No, suppongo di no.” disse Dean, appoggiando la testa contro la sua spalla. Jared gli diede un bacio sui capelli e poi ripresero a camminare.



Dopo un po’, tuttavia, ricominciò a parlare.

“Senti, Dean..io devo andare un attimo via. Lukas mi ha chiesto di accompagnarlo da una parte. Ti va di..venire?” gli chiese titubante.

Dean credeva di sapere il perché di quella titubanza.

“Io non so se..”

“Sarà solo per poco. Davvero. Lo prometto.” Sorrise.

Dean guardò in basso e sospirò.

“Ehi. Tu sei mio fratello. E devi venire dove vado io, chiaro?” gli chiese, prendendogli le dita della mano tra le sue.

Dean sorrise, sentendosi riscaldato da quella possessività. “Okay.” Disse solo.
 
 
Il viaggio dentro la macchina di Lukas, fu un po’ duro. Dean guardava fuori dal finestrino, sentendosi cupo e triste, mentre Jared ogni tanto gli lanciava delle occhiate preoccupate dal sedile davanti.

Quando tornarono  a casa, Dean con una scusa, andò in camera sua e si sdraiò sul letto a testa in giù.

Due lacrime scesero piano sul suo viso.

Se le asciugò senza drammi, ma l’espressione più triste che mai.

Prese il suo diario e la penna e iniziò a scrivere.
 
 
 
 



*

“No! Cosa..cosa stavo scrivendo?” gridò Jensen, svegliandosi in quel momento. Erano di nuovo nella lurida stanzetta. Di Jared non c’era neanche l’ombra.

Corse alla scrivania, prese il suo vecchio diario, ma le pagine erano tutte bianche. Con uno scatto di rabbia, lo buttò a terra.

“Mi state prendendo in giro!!” disse, spettinandosi i capelli.

“Dov’è Jared??” chiese ancora urlando. Si sentiva furibondo e non ne capiva il motivo. Forse era perché non aveva potuto leggere quello che aveva scritto. Non lo ricordava e…
 
“Calmati, Jensen.” disse la donna di prima.

“Dov’è Jared?” chiese ancora lui. “ Sei la donna che ha parlato con lui, vero? Avevi promesso che ci saremmo svegliati insieme.”

“è ancora così” lo rassicurò lei. “Ma non sarà sempre così. Ci sono delle cose di cui non siete ancora pronti a parlare insieme.” Disse lei misteriosa.

“Tipo?” chiese Jensen sgranando gli occhi.
“Facciamo una passeggiata, vuoi? Così, parliamo.”
 
 
 



Così, per la prima volta, Jensen e la signora, uscirono da quella stanzetta. Fuori si stava bene, c’era un sole caldo. Jensen si accorse di trovarsi in un giardino molto vasto, coperto di fiori e di piante con vasi. Poco più in là c’era una specie di serra per le piante.
 
“Chi sei tu veramente? Devo pur chiamarti con un nome.” Disse Jensen.
La donna convenne che aveva ragione. “Chiamami Will.”

Jensen era inteligente e capì che “Will” non era il suo vero nome, ma non ribattè.

“Questa non è davvero casa mia..casa mia e di Jared. la stanza potrà pur sembrare uguale..ma questo non è il NOSTRO giardino. Pensavi non ce ne saremmo accorti?” gli chiese ancora.

“Non sono io a fare questo, Jensen.” disse lei.

“Cosa? E allora CHI?”
“Ma VOI, ovvio.”

Jensen rimase senza parole.

“è la vostra mente a farlo.” Spiegò Will. “Quello che stai vedendo, compresa la…stanza.. non è altro che una maschera che la vostra mente usa per nascondere qualcos’altro. Per te e Jared, la tua stanza è un simbolo molto potente. Entrambi la vedete fatiscente, perché appartiene a un passato molto antico, morto, per voi, ma per entrambi ha ancora un valore molto forte. Era lì che passavate la maggior parte del tempo. Le emozioni più intense.”

Jensen si sentì arrossire a sentire questo.

“E il giardino perché?”

“Beh, qualcosa deve pur esserci fuori dalla stanza, no? questo è quello che la tua mente vorrebbe vedere. Tante piante e fiori, alcune rinsecchite…ed è per questo che tu hai immaginato una serra, credo, no? Una serra per ridare nuova linfa e vita ai tuoi ricordi MORTI.” Disse Will, indicandogli la serra distante da loro.
 
Queste frase non fecero altro che intristire di più Jensen.

“Perché ho come la sensazione che vengo trattato da tutti, come il cattivo qui?” chiese Jensen, malinconico.


“Tu ti senti in questo modo?” chiese Will, accompagnandolo finalmente dentro la serra.
 


La serra era bella, piena di fiori rosa e arancioni, ma anche blu. Non era una serra magnifica, ma normale, tutt’altro che brutta, però.

“Forse perché nonostante quando lo vivevo, sembravo saperlo, non riesco a ricordare perché nel ricordo che ho appena rivissuto, ero tanto triste. Non so se fosse gelosia o..o altro. Credo che sapere di essere geloso, sarebbe forse la parte minore dei mali.” Disse Jensen, toccando un fiore arancione con delicatezza.

“Perché non mi fai la domanda che avresti voluto farmi da quando mi hai visto, Jensen?”

Jensen non aveva bisogno di chiedergli a cosa si riferiva.



“Perché ero triste in macchina? Ero con mio fratello. Avrei dovuto essere felice.”

Will lo guardò con attenzione.

“Perchè Jared ha fatto quello che ha fatto, se lui stesso mi aveva detto, di stare per uscirne? “

Will stette zitta.

“E perché io..sono tornato a casa piangendo? Maledizione, rispondimi!!”

“Non posso, Jensen!”
“Perché no?”

“Perché non sei pronto. Non è un caso che ti sia svegliato prima di sapere cosa avevi scritto. Non è un caso che quando hai preso il diario, le pagine erano bianche. C’è qualcosa di troppo scioccante, che il tuo subconscio ha rimosso, forse perché il ricordo era troppo doloroso.”
 
Jensen si sentì mancare dal dolore che provava. Si piegò sulle ginocchia, abbracciandosele e cominciò a piangere.

“Quale tremendo segreto, cela la mia morte? Non potrei sopportare di scoprire di aver in qualche modo fatto male a mio fratello. Preferirei morire.”
 
La potenza di quelle parole lo scosse come una scossa elettrica. Jensen era tornato a pensare a Jared come a SUO FRATELLO e aveva appena detto una frase che, ne era certo, aveva già detto in passato. Era morto poi davvero e non aveva nessun dubbio sul fatto che avrebbe potuto dirgli benissimo che pur di vivere senza di lui o abbandonarlo, avrebbe preferito morire.

Will si inginocchiò vicino a lui, poi gli alzò il mento, guardandolo dolcemente.
 
“ Gli hai voluto così tanto bene. Potresti mai avergli voluto far del male?”

E con quest’ultima frase, enigmatica, Jensen sparì di nuovo in un fascio di luce gialla.
 
 
 






















Note dell'autrice: 

Ragazzi rieccomi!! Avete notato come piano piano lo stile e il clima cambia? ^^ scusate il ritardo ma non è perchè la storia non mi convince o non mi piace, ma è tutto il contrario. Ci tengo così tanto a questo ciclo, che voglio che sia tutto perfetto e penso si capisca come mi sono emozionata a questo capitolo ^^ è da tanto tempo che volevo approfondire la storia di Dean e Jared quando ancora non era successo tutto e vi posso dire che se viene come voglio che venga, sarà molto struggente e sentimentale, spero vi emozionerà ^^

ps il ricordo a inizio capitolo, l'avevo già scritto nella mia prima storia, quando Jensen si ricordò di essere DEAN e quindi poi riuscì a ritrasformare in umano la bestia, ho pensato fosse una cosa carina ricollegarmi a quel ricordo, con questa storia ^^

ps la frase: hai intenzione di tagliargli anche la carne? In originale finiva con "Carl?" era una frase che la mamma o non so chi, del fidanzato di Rose, diceva, nel film Titanic :D

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Capitolo 7
*** La festa in albergo - prima parte ***


“Ti dico che è così, mamma, devi ascoltarmi. Dean ha…lo stesso problema che ho avuto io, ma…”

“Sono cose da ragazzini. Gli passerà. Come è passato a te.” Disse la donna, continuando a fare quello che stava facendo, cioè mettere a posto la cucina.

“Io non sono..sicuro, mamma. Potrebbe anche non passargli. Ha degli atteggiamenti..strani…

La donna smise di fare quello che stava facendo e lo guardò con un’aria minacciosa.

“è tutta colpa tua. È condizionato da te. Tu sei il fratello maggiore. Lui vuole emularti. Tu sei il suo eroe. Lui vuole essere come te. Imitarti.” gli disse, brandendo un tovagliolo nella sua direzione, come se fosse una spada.

Jared rimase basito a quelle parole. “Stai dicendo..che è colpa MIA?” disse Jared, arrabbiato.



“Se lui è così. È colpa TUA.” Disse la donna guardandolo con rabbia. “Sei il fratello maggiore. Dovresti essere un esempio! Invece lo sei ma in negativo!”

“Non…non è vero. Io…”

“Se vuoi davvero aiutare, dovresti farlo uscire! Non incoraggiare questa..chiusura! Io non ce la faccio. Non mi ascolta, ma te..”
 
Dean piangeva, mentre ascoltava sulle scale questi discorsi. Quando vide che erano terminati, si nascose in camera per non far vedere che aveva origliato.
 


Qualche minuto dopo, Jared entrò nella sua stanza.

“Dean..stasera c’è una festa. Vuoi venire con me?”

“NO.” disse Dean scocciato sul letto.

Jared lo guardò di sbieco.

“Sei arrabbiato.”

“Oh, che novità!”

“Con me?”

“Con tutti.”

“Non sopporto che tu possa esserlo con me.”

“Io non sopporto che tu faccia il ruffiano a questo modo.”

Jared lo guardò ancora e si avvicinò poi a lui, sedendosi sul letto.

“Hai ascoltato me e mamma, parlare.”

“Ma guarda. Sei un genio!” disse Dean sempre più arrabbiato.

“Senti, Dean..”

“No, senti tu me, vattene. Non sei costretto a farmi da balia.”

“Questi problemi di rabbia, di chiusura verso il mondo, ascoltami! Io li ho avuti prima di te, ne puoi uscire, Dean!” disse Jared, bloccandogli le braccia per farlo star fermo.



“E se non dovessi farcela?” chiese Dean con sguardo terrorizzato.

“C-che significa? È OVVIO che ne uscirai. Anche io ero come te.”

“Non so se io sono come te, Jay..”

“Non capisco cosa intendi..”

E io non sopporto che tu mi voglia intorno, solo perché te lo chiede mamma!”

“Che significa?? È ovvio  che io ti voglio intorno e non solo perché lo vuole mamma!”

“Bugiardo!” disse Dean, fuggendo a chiudersi in bagno.
 

“Dean! Deeeeaaan! Per favore. Vieni con me alla festa! Lo sai che non ci andrei se tu non vieni con me!”

“Questo è patetico!”

“Può darsi, ma è quello che sento, fratellino!”

Dean restò zitto, appoggiando comunque la testa alla porta.

“Dean??”

“Va bene! Ci penserò! Adesso vattene!”
“Grazie, grazie, fratellino!”
 
 
 



Questa volta sia, Jared, sia Jensen, si svegliarono in sincrono e si trovavano in un locale. C’era un salone adibito a discoteca. Era molto lussuoso, ma era vuoto. Erano per terra. Si alzarono subito, sistemandosi i vestiti.
 
“Vi ricorda niente questo posto?” chiese Will, comparsa in quel momento.

Jared e Jensen sussultarono, colti alla sprovvista.

"Potresti anche smetterla con queste entrate in scena!" disse Jared. “è l’albergo in cui abbiamo festeggiato la festa. Il salone dove si svolgeva.” Disse Jensen.

“Esatto.” Disse la donna.

“Jensen, lei è..” cominciò Jared, ma la donna lo interruppe.

“Sa chi sono. Abbiamo già parlato prima, da soli.”

“Prima? Quando prima?” chiese Jared confuso.

“Possiamo concentrarci su altro, per favore?” chiese Jensen imbarazzato.

“Jared, il tuo compagno, ha qualcosa di sepolto nella sua coscienza, che ha paura di ricordare e forse anche di farti sapere.” Disse la donna.

“Cosa? Siamo qui per causa tua?” chiese Jared. Il tono non era accusatorio, ma di semplice sorpresa.

Jensen si strinse nelle spalle.

“Ne so quanto te, Jared.” disse con le mani in tasca.

“Ma non è il solo che ha bisogno di ricordare.” Disse la donna. “Forse voi vorreste parlare dei problemi che aveva Dean da adolescente.”
 
Jensen si strinse nelle spalle. Era ovvio che non voleva. La donna guardò Jared.



“tu neanche, Jared?”

“Io..non so di che cosa parli! Che problemi aveva, Jensen, a parte avere un fratello piagnone che non ha fatto che creare problemi a lui e a tutta la famiglia?” chiese Jared, arrabbiato.

“Forse il fatto che io ero come te..e forse peggio.” Disse finalmente Jensen.

Jared si voltò a guardarlo basito.

“Ti sbagli.”

Jensen ridacchiò amaramente.

“Andiamo. Piangevo sempre, ero cupo e non legavo con nessuno. Ci sei passato prima di me. Impossibile che non ti ricordi..”

“Mi ricordo che eri un po’ cupo, sì…ma sono cose normali dell’età, che poi passano..sei tu che non ricordi. Sono stato IO che..ho fatto tutto quel casino, quindi qualsiasi problemi avessi, non potevano essere più gravi di quelli che avevo IO.”

“Ma tu ne eri uscito..” disse Jensen all’improvviso.

Jared restò a guardarlo confuso.

“E io ti dico che ti sbagli. Ricordi male. Tutto qua.”
 
“Credo sia il caso di andare avanti, cari miei. C’è ancora tanto da ricordare. Se non lo avete ancora capito, è successo un dramma in questa piccola festicciola.” Disse Will.

Jared e Jensen si bloccarono e si ammutolirono, poi si guardarono.

“Sì..vedo che ricordate..ma forse sarebbe meglio riviverlo, dal punto di vista di Dean. Che dite?” disse la donna e subito dopo i due si accasciarono nuovamente al suolo.
 






















Note dell'autrice: 

ragazzi, mi ero ripromessa che volevo aspettare prima di pubblicare, in modo da non dividere il capitolo in due parti, ma non ce la faccio. L'ansia mi mangia dentro ahhah xd troppe storie e faccio fatica a concentrarmi a dovere, quindi..ecco la prima parte xd spero di non aver messo l'ansia anche a voi xd scusate xd ps se la storia continua in maniera così angosciante, tra un pò sarò costretta a mettere rating arancione e / o "tematiche delicate" vi avviso già da ora. Ed è già tanto se riuscirò a evitare di farla diventare a rating rosso

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Capitolo 8
*** La festa in albergo - seconda parte ***


Jared e Jensen erano ritornati ad essere Dean e Jared.

Si stavano ritrovando ora nella loro stanza d’albergo e si stavano provando i vari vestiti per la festa.

“Hai scelto il tuo vestito, Dean?” gli chiese Jared dal bagno.

“Sì..” mugugnò Dean, guardandosi allo specchio. Indossava un completo nero con una camicia bianca sotto.

“Perché lo dici con quel tono?” chiese Jared, uscendo ridacchiando dal bagno. Era in boxer neri attillati con i capelli ancora bagnati dalla doccia.

“Non sono molto convinto di questo abbigliamento. Credo mi vada anche stretto.” Borbottò il ragazzo.

“Non dire assurdità. Sei perfetto.”

Credi?” chiese Dean, sentendo un po’ di caldo in viso.

“Ne sono sicuro. Vedrai che ci divertiremo alla festa. Ci saranno tante cose buone da mangiare e ci sarà anche della buona musica.”

“Mpf…”

“Dean, come sto??”
 
Dean si voltò a fissarlo. Suo fratello indossava un completo in tinta celeste. Era bellissimo.

“Se vuoi fare il provino per il principe azzurro, direi che hai già vinto.” Disse Dean, nascondendosi nell’imbarazzo.

Jared ridacchiò.

“Sono così contento che ci sei anche tu, fratellino.” Disse il maggiore, stringendolo in un abbraccio soffocante.

Dean nonostante tutto, ricambiò e si sforzò di sorridere. Forse davvero sarebbe stata una bella festa, dopotutto.
 
 
 
 
 
Pov Dean.

Non fu una bella festa.

La gente era troppa. Chiassosa ed irritante.

Non riuscivo a mettere ordine nei miei pensieri.

Nella mia testa, cercavo di cullarmi con la consapevolezza che Jared era vicino a me, nella lunga tavolata e di tanto in tanto mi sfiorava la mano.

Mi sentivo nervoso. Mi rendevo conto di aspettare le portate come distrazione per la mia ansia ma non arrivavano così velocemente come avrei sperato.

E poi il vociare, il vociare continuo..
 
Finita la cena, ci fu la musica e Jared si mise a chiacchierare amabilmente con una brunetta e dopo poco tempo si misero a ballare.

Ero disperato. Volevo andarmene. Volevo scappare. Mettermi a correre fino a farmi sanguinare i piedi e tornare così a casa senza fermarmi e voltarmi neanche una volta.

Avrei voluto farlo.

Avrei voluto non aver mai accettato di venire con lui.
Lo odiavo.
 
 
 
 
“è quasi l’una! Dove stai andando??” Dean sbottò all’improvviso, tirandolo per il braccio, vedendo che si stava allontanando con la stessa brunetta con cui aveva flirtato e aveva limonato per tutta la serata.

“Rilassati. Perché sei così agitato? La notte è giovane.”

“Cosa? Ma ti senti parlare??”

“Non gridare. Sybil è poco distante che parla con le sue amiche e potrebbe..”

“Me ne frego! Io sono venuto fin qui PER TE, mi hai convinto tu, sapevi quanto sarebbe stato difficile per me e cosa fai? Mi scarichi per tutta la sera per andare dietro a una donnaccia qualunque??”
“Dean..”

“Stai andando a fare sesso con lei, vero? Hai intenzione di scaricarmi per una appena conosciuta?? E cosa devo fare? Aspettare che hai finito di fare i tuoi bisogni e che poi torni in piena notte?”

“Senti, secondo me sei stanco. Vai a letto, noi ci rivediamo domani mattina, okay? Non so se torno più tardi, magari..resto a dormire fuori.”

Dean era sconvolto a queste parole. Lo spinse malamente e Jared cadde a terra per la potenza della spinta.

“Maledetto a te. E maledetto a me, non avrei mai dovuto accettare di venire!!”

La moretta nel frattempo era ritornata ed era basita dalla scena.
 
 

A Jared non importava che aveva avuto lo sguardo di tutti gli occhi puntati addosso durante quella scena. Prese a rincorrere Dean per tutto il salone e proprio mentre stava per salire le scale della scalinata maestosa che dava ai piani superiori, lo bloccò per un braccio.

“Lasciami andare!”

“Si può sapere che ti prende?? Mi sembrava che stavi bene fino a poco fa!!”

“Tu non capisci mai niente! NIENTE!”

“Dimmelo, spiegamelo allora!!”

“Io sono venuto qui solo perché me l’hai chiesto, mi avevi promesso che sarebbe stata una cosa tra fratelli e..”

“ED è così! È proprio questo che doveva essere Volevo che passassi una bella giornata, qualcosa di diverso e…!!”

Volevi che passassi una bella giornata?? Mi hai lasciato da solo per tutto il tempo!! È stata la giornata peggiore di tutta la mia vita!!!”
 

Quelle parole colpirono Jared nel profondo con la potenza di un pugno colossale nel petto. Non riusciva a crederci. Rimase stordito per un attimo, poi arrivò Sibyl.
 
“Andiamo?” gli chiese, accarezzandogli il braccio, ignorando deliberatamente Dean.

Jared la guardò sconvolto.

“Non vedi che mio fratello è sconvolto?”
“Sì, ho sentito le grida..ma io pensavo..” disse lei, sbattendo le ciglia.
“Hai pensato male. O meglio, non hai pensato! “ disse lui, socchiudendo gli occhi e guardandola male.

Dean nel frattempo era già scappato via, sforzandosi di ignorare le urla che ora arrivavano tra Jared e la nuova ragazza e le amiche della sventurata.
 
 
 
 
 


*

Quindici minuti più tardi, Jared era tornato nella stanza d’albergo e timidamente aveva chiesto a Dean se gradiva qualcosa da mangiare.

Dean si voltò solo per curiosità di cosa intendeva dire e vide che teneva due cartoni di pizze e una scatola di profitteroles.

“Se non si esagera quando siamo giovani, quando allora? Soprattutto con il fatto che siamo fortunati ad avere una costituzione magra.” Disse Jared sorridendo, ma il suo sorriso si spense e raggelò quando vide che Dean aveva il volto rosso dal pianto.

“Dean…hai pianto?”

“Perdonami.” Disse Dean, mettendosi una mano sul viso per non farsi vedere.

“Per cosa?” gli chiese Jared, togliendogli dolcemente la mano.

“Per tutto. Per essere un fratello orribile e così appiccicoso. Perché non ti lascio mai divertire e…dopotutto cosa facevi di male? Ma ero così..ero così geloso. Quando ti ho visto..e poi l’idea di tornare in stanza da solo..a pensare..pensare..è tutto il giorno che penso e non ce la facevo più. Quando mi hai detto che forse non saresti neanche tornato per la notte, io…”

“Schhhh..schhh…hai ragione. È colpa mia.” Disse, abbracciandolo.

“No! Non devi darmi ragione perché mi compatisci, perché non ce l’ho.” Si ribellò Dean.

“Ma tu ce l’hai.” Disse Jared guardandolo perplesso. “Hai tutte le ragioni per avercela con me. Non avrei dovuto lasciarti da solo per tutto il giorno..e tutta la sera..e poi pensare di andare a letto con una appena conosciuta, con te presente..non so cosa mi è preso, anche perché di quella lì non mi importa nulla!”

Dean si asciugò le lacrime rapprese con il braccio.

“Ma..ti ho fatto fare una brutta figura..in mezzo a tutti..”

“Cosa? La brutta figura l’ha fatta lei. Quando ho visto che è stata totalmente indifferente a quello che era successo, senza mostrare un minimo di empatia e sensibilità per il nostro litigio, mi sono messo a fare una litigata furibonda. Sono intervenute anche le sue amiche. Abbiamo dato spettacolo e..mi sono beccato tanti insulti. Peccato che non c’eri.”

“Oddio, mi dispiace..”

“Non dispiacerti. È stato divertente” disse Jared ridacchiando.

Erano ancora seduti e Jared prese tra le braccia suo fratello quindicenne e lo cullò in quell’abbraccio.
 
 
 


Pov Dean.

Dormimmo insieme. Nello stesso letto.
Abbracciati.

L’avevo odiato quando mi aveva preferito a una conosciuta una sera.

Ma lo amavo.

Ed ero così felice che fosse tornato da me.
Quella sera capii davvero
Quanto lo amavo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: 

ci sarà una terza parte ancora su questo, dove Jared parlerà di quello che ha provato in questa festa. Ciao.   

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Capitolo 9
*** Se me l'avesse semplicemente CHIESTO ***


Jared e Jensen erano tornati al loro tempo, qualunque fosse il loro tempo in quel momento, ma non più nel salone da ballo, ma nella camera d’albergo.

Non c’era bisogno di parole, ma Jared le disse comunque.
 
“Sono stato uno stupido allora. Non ho saputo capire.”

“Non eri tu lo stupido, Jared, ero io.” Disse Dean, continuando a fissare il materasso nudo.

“Dean, no..tu non capisci…”
 
 
 

Mentre ti guardo dormire, addossato a me, dopo la nostra brutta litigata,

tremo, ancora scosso da quelle reazioni

tremo e non capisco, perché, mi fai questo effetto..

perché riesci a farmi fare tutto quello che vuoi

perché mi sento addirittura lusingato, perfino quando mi urli contro

tremo e non capisco

perché sei l’unico che riesce a farmi sentire vivo,

in un mondo morto…

e intanto dentro di me si affaccia un’altra scena..

in realtà tu non mi hai mai fatto quella scenata così plateale, non sei scappato via da lì in quel modo..
 
 

Quello che Jared immagina


 
“Jared, dove vai?” disse Dean, toccandolo per un braccio, mentre si stava allontanando con Sybil, ridendo e scherzando.

Sembrava preoccupato, anche se sorrideva.

“Dean, fratellino, potrei non tornare a dormire stanotte. Non aspettarmi. Ci vediamo domani matina, ok’? Tu vai pure a letto." gli disse Jared, con dolcezza.

“Ma..sei sicuro, Jar? Abbiamo già preso la stanza. Per favore, non lasciarmi solo.” Disse con voce supplicante.

Jared a quel punto lo guardò. Era molto indeciso e combattuto.
 
Alla fine aveva detto a Sybil che non sarebbe rimasto  a dormire da lei. Aveva suo fratello minore lì con lui e non voleva abbandonarlo o lasciarlo solo.
 
 
Jared pensò a questa fase alternativa dello svolgimento delle cose e mentre guardava Dean dormire, un sorriso gli attraversò il volto.

Se me l’avesse semplicemente chiesto, senza agitarsi, senza litigare.. io avrei scelto comunque LUI?

Sì, diosanto, forse l’avrei fatto.. pensò, un pò terrorizzato.
 




Jensen del presente l'aveva baciato.

"Davvero mi avresti scelto comunque?" gli chiese Jensen.

"Jensen, quante volte devo ancora dirtelo? Finchè avrò scelta, io sceglierò SEMPRE TE." rispose Jared.  

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Capitolo 10
*** Ubriaco d'amore ***


Pov Jared

Jared era disperato. Il suo fratellino di sedici anni era stato in un pub a bere ed era ubriaco fradicio.
 
“Lasciami andare e vattene! Io voglio stare qui.” biascicò lui.

“No! Adesso tu vieni con me e ce ne torniamo a casa! Hai bevuto abbastanza!”

Dean aveva cominciato a ridere a crepapelle.

“E se non vengo di mia volontà, tu mi porteresti in braccio..come un bimbo piccolo?” gli aveva sussurrato, cingendogli le braccia al collo.
 
 
 
 
Quaranta minuti dopo.

“Maledetto a te e a me. Tu mi collassi e finisci in coma etilico, oppure mi crepi addosso direttamente e io finisco sotto processo!” diceva Jared, aiutandolo ad entrare in casa, cingendolo con un braccio, visto che camminava a fatica.

“Cinquanta sfumature di alcool. Eeheheheh.” Rideva Dean.

“Sì, sì, molto divertente, Dean! Ascolta, credo che dovrai dormire qui stanotte. Non credo di riuscire a portarti in braccio facendo le scale. “

Jared non era stato abbastanza svelto da prevedere lo slancio di Dean, che con un sorriso adorabile, si era avvicinato a lui e lo aveva baciato sulle labbra.

Jared era rimasto troppo confuso e atterrito per reagire, anche perché Dean gli aveva intrecciato le mani al collo ed aveva indugiato sulle sue labbra, fino a che lui non l’aveva spinto delicatamente per allontanarlo.
 
“Dean!” disse, scioccato.

“Ti voglio bene, fratello.” biascicò Dean.

A Jared parve quasi un aggettivo un po’ ironico, ma non ebbe tempo di pensarci su, perché Dean si addormentò sul divano e lui potè solo mettergli una copertina addosso per coprirlo e poi al suo contrario, non dormire per tutta la notte.

Non parlarono mai di quella notte. O di quel bacio.
 
 
Nel presente.
 
“Te ne eri dimenticato eh? Dì, la verità.” Disse Jensen, risvegliandosi su quello stesso divano, con ancora la copertina addosso.

Jared, dal canto suo, era seduto davanti al tavolo della sala da pranzo che lo stava fissando.

Questa volta la loro casa era proprio bella com’era un tempo.

“Scordare la prima volta che tu mi baciasti? Come potrei? È scolpito a fondo nella mia memoria.”

Jensen lo guardò stranito.

“Allora perché non mi hai mai detto niente? Perché hai sempre fatto finta di niente? Di non ricordarlo?”

“Perché…io..avevo..paura…” disse Jared.
 
 
 

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Capitolo 11
*** Dean e Jared sul treno e le risposte non date ***


“Sei incredibile!”

“Eh dai, Dean..”

“No! sul serio! Possibile che devi ridere di ogni cosa? Io stavo facendo una riflessione profonda.”

“Sui fantasmi, amico! “ e Jared rise di nuovo.
 
Dean arrossì in imbarazzo. Sperava che nessuno nel treno sentisse Jared che lo stava prendendo in giro.



“Guarda che esistono. Così come la reincarnazione. Si dice che le anime gemelle riescono a rincorrersi anche nelle future reincarnazioni, perché talmente forte è il loro amore che non riescono a vivere separate!”

Jared rise più forte. “Pensa che sfiga non riuscire a liberarsi di una persona in una vita sola!”

“Tu di sicuro non incontrerai MAI la tua anima gemella fino a che non cambierai atteggiamento.” Disse Dean, facendo roteare una matita. “Mentre io invece mi sposerò con una bella donna, una ricca, ereditiera, non conta l’età..e ti dirò bye bye, mio caro Jared. Andrò a vivere con lei, farò una caterva di figli e non mi rivedrai mai più. Goodbye my love.”

“E io spaccherò la faccia a tutte e due!” disse Jared.

“Zitto. Non fermare la mia visione profetica..e poi non potrai..passerai da una donna all’altra e non ti sposerai mai, diventerai un brutto bestione solitario rintanato in cima a una montagna e un giorno sì che dirai: mannaggia a me, mi sono lasciato sfuggire la mia anima gemella, per via di fare sempre il latin lover, Allora un giorno capirai che ho sempre avuto ragione..”

Un giorno capirai..che ho sempre avuto ragione..
 
 
 
Questa volta Jensen e Jared non erano protagonisti inconsapevoli di quella specie di viaggio nel tempo. Erano in piedi e stavano guardando i loro sé del passato, confrontarsi.

“Non te l’ho mai detto..” disse il Jared del presente.

“Che cosa?”

“Che avevi sempre avuto ragione.”
 


*
“per via di fare sempre il latin lover, allora un giorno capirai che ho sempre avuto ragione..”

Jared rise più forte. Una risata più lunga delle altre stavolta.

Dean si dispiacque un po’ di essere stato un po’ duro, lui era solo geloso del fratello, della sua fama di latin lover, forse si era fatto prendere un po’ la mano, ma…

“Quindi tu non ci credi all’anima gemella?”

“Ma certo che ci credo! Ci parlo tutti i giorni.”
 
Il cuore di Dean battè un po’ più forte a queste parole.


“Dici sul serio? E chi è??”

Jared aveva preso respiro e con voce melodrammatica disse:

“Io tutti i giorni, la mattina, appena mi alzo, parlo con me stesso, mi dico quanto mi amo e quanto sono fortunato ad avermi per tutta la mia vita.”
 
Dean sbuffò sonoramente, sotto le sue risate.

“Uffa! È sempre così con te! Non prendi mai niente sul serio! E pensare che volevo dirti una cosa importante! Adesso non la saprai mai!” disse Dean, toccandosi nervosamente il ciondolo che teneva al collo.

“Beh, allora, te la dico io una cosa importante: Ti amo, Dean.”
 
Il mondo crollò o forse finì solo sottosopra. Perfino i Jared e Jensen del futuro, poterono sentire la temperatura cambiare e diventare più fredda e poi più calda.

“Ehi, ma dove vai?” gli chiese Jared sorpreso.

“Al cesso. Vado a rimettere tutta la bile che mi è rimasta. Se vuoi saperlo.” Disse Dean.

Jared rise di nuovo, ma era una risata diversa, quella volta, quasi forzata. Dean però non ci fece caso, era troppo occupato a non rompersi i timpani con il battito furioso del proprio cuore.
 
 
 
I Jared e Dean del passato, scomparirono. Ora, in treno, c’erano solo loro due.

“Quando tornasti dal cesso, non mi hai detto più niente, non mi hai mai risposto.” Disse Jared, non riuscendo a nascondere del tutto l’astio che in quel momento provava.

“Forse io…non riuscivo a credere davvero che stessi dicendo sul serio, non osavo sperare che tu potessi davvero…amarmi. Credevo fosse uno scherzo.”

“Non è vero..”
 
Jensen si voltò verso Jared, stranito.

“Scusa?”

“Non è vero, Dean, sì ti chiamo, Dean, perché è con Dean che sto parlando adesso e ora non ho più vent’anni. Non sono più uno stupido ragazzo impaurito e ho il coraggio di affrontarti, non come quel giorno, Dean. Magari è vero, una parte di te non osava crederci, ma non è stato quello il tuo sentimento dominante, il sentimento che ti ha impedito di chiedermi spiegazioni dopo quel gesto, anche solo parlarne. Quel giorno avevo troppa vergogna, per ammettere a me stesso , per anche solo capire, che tu in realtà avevi..PAURA.”
 
 
Jensen sentì un'ondata di gelo attraversarlo da parte a parte. D'un tratto aveva ancora 16 anni, era ancora un ragazzino impaurito. Almeno nell'anima. Dal mondo e dal fatto di amare suo fratello maggiore. Restò a fissarlo per alcuni secondi, senza sapere cosa dire, poi si abbracciò le gambe alle ginocchia e disse:

“Sì, è vero. Ho avuto paura, Jared. Sono stato un idiota a non risponderti, ma tu..dopo quella frase, non..non ti sei mai più fatto avanti con me. Non mi hai mai detto..che..era VERO.”

“Questo perché avevo paura anch’io. e non volevo che tu lo capissi e..."

Jensen scosse la testa.

"Jared, ero IO che cercavo di essere forte per TE, volevo essere la tua ancora, a cui tu ti saresti appoggiato, perchè SAPEVO che tu eri stato tanto male quando avevi la mia età, per questo non volevo sobbarcarti del mio stato d'animo, facevo lo straffottente perchè ero cotto di te, come mi sono comportato quel giorno in treno.. tu non capivi che in realtà ero solo un ragazzino insicuro e pieno di paure. .”

 “Quindi stai dicendo..che ho sbagliato tutto? Forse se io avessi avuto più coraggio, saremmo stati insieme e invece io..” disse Jared.

Jensen scosse la testa.

“Perdonami..” disse Jared stringendogli le mani.
“Jared, tu non devi..”
 
Ma ecco che loro due scomparirono di nuovo in una bolla di luce.
 
 























Note dell'autrice: 

scusate se la tiro per le lunghe ma è importante che ogni scena /capitolo abbia la sua sequenza, se facessi un capitolo più lungo magari durerebbe meno, ma toglierebbe parte della magia. Vi assicuro che non è scontata come sembra, la storia, la fase fluff è terminata da un pò, ora siamo alla fase amore struggente ma anche questa durerò poco :) mi rendo conto che non sto facendo fare bella figura a dean, ahha spero di riscattarlo xd 

ps la scena del treno è ispirata all'albo dylan dog Il lungo addio n74  

ps vi avviso che ho aggiornato 2 capitoli nello stesso giorno

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Capitolo 12
*** Di strani voci in una lingua sconosciuta e LEI ***


“Sei pronto, $#°%$*#*§? “

Jared si voltò di scatto. Era sovrappensiero. Stava ripassando qualcosa sul libro di matematica.

“Eh? Cos’hai detto, Dean?”

“Ho chiesto se sei pronto per il ballo, Jared!”

Jared corrugò le sopracciglia e poi si rimise a guardare il libro di testo.

“Non so se voglio andare a quella stupida festa.”
 
 
 
*

Jared si risvegliò da solo e si ritrovava di nuovo nella serra. Da solo. Anzi, da solo no. C’era Will con lui!

“Che cos’aveva detto Dean quando mi stava parlando? Non sono riuscito a capirlo!”

Will fece spallucce.

“Ti prego..dimmelo. Ho l’impressione che sia importante.”

“Non devi chiederlo a me, ma al tuo subconscio, Jared.”

“Che..che cosa c’entra il mio subconscio? Io non ho solo capito una parola.” Disse Jared sospettoso.

Will fece di nuovo spallucce.
“Dov’è Dean?”

“Dean non è qui, Jared.” Rispose solo lei.
 
 
 
 
 
Ci fu un altro alone giallo fosforescente e Jared tornò alla sera del ballo. Si era vestito a tema, di nero e aveva l’aria depressa. Questa volta però, era Jared in maniera inconsapevole, così come inconsapevole, stava rivivendo nel passato.
 
La musica era dolce e adrenalinica, le luci al neon davano l’impressione di trovarsi dentro un sogno.

“ Ehi, $#°%$*#*§!!”

“Dean! Che ci fai qui?”

“Non potevo lasciare da solo il mio fratellone, la sera del ballo!” disse Dean. Jared fu felice di vederlo e lo abbracciò teneramente.
 
 
 
Nel frattempo, Jared era tornato nel presente, alla serra, restando a bocca aperta.

“L’ha rifatto! Ha detto ancora quella parola che non riesco a capire! Ma che significa??”

Will si mise a guardarlo con le braccia conserte.

“Aspetta..lui..c’è qualcosa che mi sfugge….”
 
Altro alone luminescente e lui tornò a reinterpretare Jared del passato.
 
 
“Dai, lasciami andare! Ci sono anche i miei compagni di scuola qui!”

“Bla, bla, bla, guardalo il fratellino come mi rifiuta davanti a quattro cretini della sua scuola.”

“Mpf!”

“Che sei venuto a fare qui?”

“Mi prendi in giro? Hai avuto il muso tutto il giorno. Mi sono chiesto se per caso non fossi riuscito ad invitare nessuna ragazza al ballo.”

Jared si ombreggiò subito.

“$#°%$*#*§? “ gli chiese Dean, prendendogli un braccio.

“Lasciami.”

“$#°%$*#*§?”

“Basta! Non voglio invitare nessuno, va bene??”
 
 
 
 
Jared si era rintanato in bagno a sciacquarsi la faccia.

“$#°%$*#*§.”

“Nessuna ragazza vuole ballare con me. Non sono abbastanza figo, capisci?”

“No, non riesco a capirlo, perdonami. Tu sei un ragazzo fighissimo.”

“Lo credi davvero?” gli chiese Jared, mettendosi davanti a lui.

“Certo!”

“Allora vieni!” gli disse,  prendendogli la mano.

“$#°%$*#*§! Ma che fai, piantala!” si ribellò Dean, mentre Jared lo trascinava di nuovo davanti al salone della festa.
 
 
 
 
*
“$#°%$*#*§, ma che vergogna!” disse Dean, cingendogli le braccia al collo. Arrossito.

“Sta zitto. Non hanno specificato che tipo di coppia potesse ballare o no..e io scelgo di far ballare mio fratello.” disse Jared, incoraggiandolo a non lasciargli le mani.

Dean mise la testa sulla sua spalla.

“Dean, io non…io ho mentito, scusami.”

“A che proposito?” chiese mentre ballavano.

“Non è vero che hanno rifiutato tutte..sono stato io che..non l’ho chiesto a nessuna.”

Dean ridacchiò. “L’avevo capito.”

“Davvero? E come..” disse Jared, guardandolo in viso stupito.

“è così chiaro, $#°%$*#*§.”
“Cosa..?”

“Sei uguale a me, altro che no. Sei identico a me in ogni atomo. Semplice.”
 
E su quelle parole, Dean rimise la testa sulle sue spalle, abbracciandolo teneramente, in quella melodia dolcissima. Il cuore che faceva BUM, BUM, BUM.
 
 
 


Quello che era solo un sospetto, divenne una certezza, appena poco dopo che anche quel ricordo svanì e Jared si ritrovò nella serra di nuovo con Will.

“Ero io!! Era ME che chiamava!”

“Finalmente ci sei arrivato.” Disse Will soddisfatta.

“Ma perché non riesco a sentire il mio nome?? Come mi ha chiamato davvero?” disse Jared sbalordito.

“Non credo tu sia abbastanza pronto per questo.”

“NO. Sento che è importante! Devi chiamare Jensen e farglielo dire! Io devo saperlo!” disse Jared agitatissimo, aggrappandosi a lei.

Will guardò le sue mani lambirgli il colletto del vestito. “Ora calmati, Jared.” gli disse, tenendogli fermi i polsi.

“Cos’è che mi ha detto che non ricordo? Forse mi ha chiamato amore??”

Will rise. “Credi davvero sia una cosa tanto banale?”

“Che cosa mi stai nascondendo? Io…”

“E va bene, Jared, se proprio insisti, ma devo chiedertelo. Sei determinato a volere che io ti dia un piccolo aiuto, un indizio??”

“Ma certo che lo sono!”

“E va bene, allora l’hai voluto tu!” disse Will. “Ma devo avvisarti..non sarà piacevole.” Disse Will.
 
 

Prima che Jared potesse avere il tempo di chiedersi che cosa Will volesse dire, scomparve nuovamente!

Solo che questa volta non si trovava in un altro ricordo del passato o meglio, credeva non fosse così, perché lungi dall’avere la dimensione del sogno delle altre volte, questa volta, era tutto più nitido, così nitido da far male, per quanto fosse DOLOROSO.
 
 
 
“Mmmmmm?? Ghhhlll…”

Jared era sott’acqua. Lo percepiva, Sentiva di essere immerso nell’acqua e forse di essere in un fiume, lago o mare. L’acqua stava per invadergli tutto, anche i polmoni, il fiato.

$#°%$*#*§?”

“Ghhhhl.”

Maledizione! Ancora QUEL NOME!”

“$#°%$*#*!$#°%$*#*§!$#°%$*#*§!!!!!”

“Ghhhhlllll!” Aiutatemi, vi prego!

$#°%$*#*§!!!!!!!!!!”
 
Ora Jared piangeva proprio. Gli sembrava che i polmoni gli scoppiassero. Mosse le mani e si accorse che cozzavano contro una specie di superficie, muro!!! Oddio, era DENTRO UNA BARA??
In mezzo all’acqua?

 Battè con i pugni.

I polmoni gli bruciavano, ma non moriva.
Era questa la cosa strana!
 
 
“$#°%$*#*§!!!

La voce era così vicina, come se fosse stata al suo fianco.

Chi era? Sembrava così familiare! Eppure non era Dean, il suo amato Dean. Non era neanche Jensen, la sua reincarnazione, eppure LO CONOSCEVA!”
 
 
 
 
 
*

Jensen nel frattempo, era tornato anche lui al presente, qualsiasi presente fosse e si era ritrovato anche lui nella famosa serra, davanti Wil.

“Ciao Will. Mi eri mancata! Che parte del mio subconscio dobbiamo stuzzicare questa volta?” chiese con un largo sorriso.

“Non è il tuo subconscio che dobbiamo stuzzicare, ma quello di tuo fratello.” disse Will.

“Mio..aspetta…cosa..dov’è Jared?” gli chiese.

Will indicò un angolo vuoto, dove pochi secondi dopo, comparve Jared, grondante di acqua e affanno in una pozza d’acqua.
 

“JARED!” Gridò Jensen, sconvolto di trovarlo in quelle condizioni e si precipitò subito da lui, abbracciandolo e cercando di scaldarlo.



“Jensen..non..allontanati…sono fradicio..”

“Presto!! Prendi il mio maglione!” disse, facendo per toglierselo.

Will sbadigliò annoiata. “è tutto molto commovente ma..”
 
E dicendo così, con un cenno della mano, i vestiti sia di Jared, sia di Jensen, erano asciutti.

“Non abbiamo ancora molto tempo. Un giorno di questi, mi prenderò un crampo alla mano. Sarebbe utile una bacchetta magica.” disse lei, guardandosi la mano, mentre Jensen, abbracciava ancora Jared, con fare protettivo, stringendoselo a sè.


Will! Che significa tutto questo?” chiese Jensen molto arrabbiato.

“Rimettiti la maglia, caro, il tuo corpo è un bel vedere, ma prenderai freddo.”
 
Jensen, corrucciato, si rimise la maglia, ma continuò a guardarla storto e dopo quel gesto, tornò a stringere Jared a sè, che sembrava ancora sotto shock.

“Adesso rispondimi. Cos’è capitato a Jared? Perché era in queste condizioni? Non c’erano mari o fiumi nel ricordo che abbiamo appena visitato.”

Will però, non aveva tempo per prodigarsi nella spiegazione di cos’era capitato a Jared. Lo avrebbe fatto Jared, più tardi.
 

“Ascoltatemi bene, tutti e due. Quello che vi è successo, tutto quello che vi è successo, è capitato per via del cuore di una donna molto, molto capricciosa, anche se, definirla DONNA, direi che è…insomma, è un eufemismo.”

Jared e Jensen erano rimasti troppo stupefatti per replicare prontamente. Will ne approfittò, una volta tanto che non la interrompevano!
 
“La donna di cui vi sto parlando, era perdutamente innamorata di Dean. Tutto quello che ha fatto, tutto quello che  vi è successo finora, è stato fatto all’unico scopo di separarvi. “

Jared e Jensen aprirono la bocca, stupefatti.

“Questo non è possibile. Non ci sono mai state donne nella mia vita, neanche spasimanti troppo..insistenti. Io ho fatto di tutto per evitare proprio che QUALSIASI DONNA, si innamorasse di me, remember? Il ragazzo sfigatello che aveva occhi solo per suo fratello?” chiese Jensen, indicandosi.

“Questo posso confermarlo io! Sono sempre stato geloso marcio di Dean, ma questa è l’unica cosa che..diciamo, mi rendeva felice. Non ha mai avuto ragazze, che io sappia. Jensen, hai forse respinto mai qualcuna?”

“Come devo dirtelo? Stavo sempre con te! Nessuna mai aveva neanche l’opportunità di farsi qualche castello in aria. Ero più asociale di te in questo! Tu almeno qualche flirt lo hai avuto!” disse Jensen sbracciandosi.

“Questo però non impedisce che magari avevi una spasimante SEGRETA, gelosa di me.” disse Jared.

“Sentite, io adesso devo andare. Sono già stata fin troppo qui..” disse Will, un po’ a disagio.
 
Jared e Jensen la guardarono basiti, poi una lampadina si accese in quella del moro.



“Perché ce lo stai dicendo?” chiese Jared.
“Prego??”

“Sembra quasi che ci stai chiedendo il PERMESSO. Non ci hai mai chiesto il permesso,. Per apparire, riapparire e farci apparire e scomparire da una parte e dall’altra. Hai giocato con noi a INDOVINA CHI, tutto questo tempo..e ora improvvisamente..vuoi avvisarci che c’è un altro cambiamento di rotta? Proprio nel momento in cui noi stiamo discutendo…AHHH. Ho capito. SEI TU la donna innamorata di Jensen.”
 
Gli occhi di Will si ingrandirono sorpresi. Jensen guardò Jared e spostò lo sguardo su quello sorpreso di Will a quello soddisfatto di Jared.

“Jared, ma sei sicuro?”

“No, Jensen. Sono IO che assicuro voi che siete completamente fuori…”

“O meglio ancora, sei proprio TU la fata che ci perseguita da ben DUE mondi delle fiabe. Prima quella della bella e la bestia e poi quella di Aladdin e Jasmine, anzi, siete LA STESSA PERSONA. Sei la fata, ma sei anche la donna innamorata di Jensen e quest’ennesimo loop temporale non è altro che un altro gioco sadico, crudele e perverso dei tuoi, l’ennesimo, il terzo che tu…”
 
Will divenne una maschera di rabbia, tanto che i ragazzi credettero che per qualche attimo, sarebe semplicemente esplosa, diventando prima verde, come The Mask, oppure che si preparasse a trasformarsi in un gigantesco giaguaro, azzannandoli tutti.

I suoi occhi divennero due micce incandescenti come quelli di un giaguaro pronti a sbranare e all’istante spiccò un balzo quasi felino, contro di loro.
 
 


Jared e Jensen tentarono di scappare, ma Will materializzò dalle sue mani un lungo arpione e tenne giù Jared con una mano, pressandola sul suo petto, a terra, mentre con l’altra, teneva l’arpione, puntandoglielo contro.
 
“NO! gridò Jensen, scioccato e terrorizzato.

Will si voltò a guardare Jensen con un sorrisino sarcastico e si rivolse a lui.
 
“Vedi, Jensen? Se io odiassi DAVVERO il tuo smielato fidanzato /fratello/anima gemella di un altro mondo,  potrei infilzarlo ora come uno spiedo"  disse e dicendo quelle ultime sei parole, si voltò verso Jared con aria feroce, puntandogli l'arpione contro.
“T-ti prego…” sussurrò Jensen.

Ma non sono un’assassina!” disse Will, facendo cadere l’arpione con un gran tonfo.



“E non sono la persona che voi credete.” Disse, mentre sia Jensen, sia Jared, stavano ansimando, cercando di riprendersi dallo shock e dal terrore.
 
“Una mano?” chiese Will, riferita a Jared.

Jared accettò la mano e lei lo tirò su. Ci volle qualche secondo prima che il moro, con sguardo imbarazzato, riuscì a guardarla in faccia.



“Io..non so come scusarmi. Sono imbarazzato.” Disse il moro per poi riabbassare lo sguardo, per via della troppa vergogna.

“Non scusarti, ti assicuro che anche se non sono LEI, non sono assolutamente innocente.”

I due ragazzi ora avevano ripreso a fissarla.

“Will, noi non stiamo capendo più niente..” disse Jensen.

Lei riprese a guardarli. I suoi profondi occhi verdi li facevano sentire sotto osservazione.
 


“Io non sono la donna che è innamorata di Jensen, né sono la fata che avete già conosciuto, in questo hai toppato Jared, ma una cosa hai centrato su TRE. Il fatto che sono la stessa persona, solo che non sono io.”

“Ma allora..tu cosa c’entri con tutto questo? Perché sembri così simile a lei? Qual è il tuo ruolo in tutto questo?” chiese Jensen.

Will era tornata a fissare prima uno, poi l’altro.
 
“Io non sono LEI, ma lavoro per LEI.”
 
Questa frase disorientò completamente i due ragazzi.

“E prima che ricominciate a pensare che io vi abbia traditi, debbo aggiungere che non lo faccio per mia volontà. Mi COSTRINGE.” Disse lei, alzando le mani con intento pacifico.

Perché?” chiese Jensen.

Will era indecisa se dire proprio tutto.

“Perché aveva bisogno della mia MAGIA per fare tutto questo.”

“Per fare cosa? Per creare il mondo di fiabe?” chiese Jared.

“Per…separarvi.” Disse Will, deglutendo.

“Ma Dean non è morto a causa di una donna…o forse sì?” chiese Jared.

Will scosse la testa come a dire che loro non capivano.
 
“Non ho detto che lei voleva uccidere Dean. Ho detto che voleva separarvi!”

“Tutto questo non ha senso. Noi ci siamo separati solo perché Dean è morto!” disse Jared, cominciando a spazientirsi.

Ora Will scuoteva la testa come se fosse preda di un attacco di panico.

“La linea del tempo che voi credete non è quella GIUSTA. Ve lo diceva anche Nostradamus!”

Come fai a sapere di Nostradamus??” chiese Jared scioccato al massimo.
 
“BASTA. Io adesso devo proprio andarmene. Se scopre quello che sto facendo, mi punirà! Devo andarmene!” disse lei, mentre il suo corpo cominciava a scomparire.

“WILL, NO, NON ANDARTENE! C’è ANCORA UN MUCCHIO DI COSE CHE DEVI DIRCI!!” gridò Jared.

“ Tutto quello che ha fatto, tutto quello che  vi è successo finora, è stato fatto all’unico scopo di separarvi, Jared, ricordati queste parole!”

“WILL!!” gridò stavolta Jensen.

“Ricordati dell’acqua.” Disse lei, prima che il suo corpo scomparisse definitivamente.
 

 






















Note dell'autrice: 

ragazzi!!! è qualcosa come TRE ORE che sono dietro a questo capitolo, ma è così rara l'emozione di potermi ancora emozionare così tanto a scrivere qualcosa, che sono troppo contenta! Questo è un capitolo molto importante e ricordatevelo perchè è la chiave di tutto. Per un breve lampo, Will ha mostrato a Jared, la veritò, lui però ancora non ha capito! Un pezzo dell'angoscia che vi avevo annunciato lo avete visto in questo capitolo..tanto che credo metterò rating arancione..perchè leggere di uno che con ogni probabilità sta o è in procinto di morire affogato , magari anche dentro una bara, non è proprio da rating giallo! Non sarà l'unica cosa forte che si vedrà comunque! 

Non avrei mai pensato che la saga delle fiabe potesse diventare così importante, quando l'avevo iniziata credevo sarebbe finita con pochi capitoli, con mio grande stupore siamo al quarto sequel e quarto "mondo" la cosa che un pò mi dispiace è che, sapendo io dove voglio arrivare, e vedendo che questa saga non ha diciamo esattamente appassionato...so già ahimè come andrà a finire. Quando alla fine DAVVERO si vedrà dove voglio andare a parare, in molti che non hanno seguito la saga dall'inizio, recupereranno tutto insieme e l'effetto sorpresa sarà rovinato e l'effetto sorpresa è la bellezza che sta dietro a questa storia. Recuperarla sapendo già come andrà a finire..è un pò brutto, no? è come vedere lost sapendo già la fine, a me dispiace ma deve essere una scelta del lettore, io comunque ringrazio chi la sta seguendo ora <333333 è una delle saghe che mi ha appassionato di più, dopo "amore e morte" e davvero non lo credevo possibile, pensando a come è partita ^^

ps cosa importante: il dialogo dove Will minaccia Jared con un arpione e spiega di non essere un'assassina è stato (ovviamente in parte modificato ) ispirato dall'album Dylan Dog: I demoni n 103 e SOLO il gesto dell'arpione. Il dialogo vero era "Vedete? Se volessi uccidervi potrei infilzarvi come uno spiedo ma non sono un'assassina" questa citazione mi piaceva così tanto che ho voluto prendere ispirazione da questa scena e lo so che rompo sempre a tutti le scatole con questi fumetti ma davvero, questi fumetti mi hanno ispirato tantissimo, creandomi e formando un certo mio stile di scrittura , molto votato ai ricordi, ai flashback, al mondo onirico facendomene appassionare, uno stile caratteristica di film e libri, ma come li raccontano in Dylan Dog, insomma..quel fumetto è insuperabile. Certe scene le trovo talmente PERFETTE che le citerei anche se non dicesse il regiolamento di efp, di farlo.

ps secondo voi, è il caso che metta rating arancione? fatemi sapere. E anche le vostre idee su cosa sta succedendo e sia successo ^^

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Capitolo 13
*** Terribili ipotesi ***


Quando Will se ne fu andata un’altra volta, Jared cominciò a raccontare a Jensen tutto quello che aveva provato e visto, prima con il fatto della strana lingua misteriosa e poi sullo strano flashback dell’acqua.

I due ragazzi però avevano un concetto diverso, per quanto riguardava il timone di precedenza!

Jensen era rimasto traumatizzato dallo scoprire che Jared aveva ricordato o immaginato di essere dentro una bara e voleva ovviamente continuare a parlare di questa cosa, mentre Jared, proprio perché era una cosa terribile e provata in prima persona, voleva fare di tutto per non pensarci e concentrarsi così sul fatto della lingua misteriosa e si arrabbiò del fatto che Jensen non sembrava prendere troppo sul serio quella storia.
 
“Non stai ascoltando! Non stai prendendo sul serio quello che ti sto dicendo, lo sento!” disse Jared scocciato.

“Maledizione, Jared, mi hai appena detto che hai ricordato o immaginato di stare affogando in una bara sott’acqua! Secondo te, a quale notizia posso pensare di dare la precedenza? Ragiona anche tu!!” disse Jensen scazzato.

Jared si passò una mano tra i capelli, esasperato. Il concetto delle loro età, le loro VERE età, era stato tutto un turbinio confuso di ricordi, di consapevolezza più o meno fittizia e di illusioni. Nel mondo della bella e la bestia, lui aveva 22 anni e Jensen 26, eppure, forse per via del suo stato “bestiale”, sembrava Jensen quello più piccolo.

Dopo che Jensen lo fece tornare al suo stato umano e spezzò la maledizione della bestia, Jensen era tornato ad avere 17 anni e quindi probabilmente anche lui ne aveva 17, visto che frequentavano incredibilmente la stessa classe!

Passarono due anni e arrivarono ad averne 19, ora però, si trovavano in un limbo spazio temporale in cui, continuavano a cambiare l’età in base ai ricordi, ma, quando si ritrovavano insieme, a parlare della cosa, avevano rispettivamente Jensen 16 anni e Jared 20.

Eppure, in quel momento, Jared si sentiva molto più piccolo di Jensen, rimproverato da quello che dava tutta l’aria di essere il più grande.
 
 

“Jensen, ascoltami. Ascoltami, per dio. Non capisci che, è tutto collegato? Quello che ho visto..riguardava ME, okay? Mi hai già detto che non ricordi di aver detto nessuna parola STRANA, in questo ricordo che, riveli di aver vissuto anche tu. Sto parlando della sera del ballo, concentrati, Jens, ti prego.” disse Jared, sperando che il suo compagno gli avrebbe dato ascolto.

Jensen dava l’aria di voler protestare ancora, quindi Jared ci riprovò:

“Ascolta, questa parola segreta, potrebbe nascondere ALTRO. Potrebbe portarci all’altro grande mistero e cioè scoprire che cosa mi è successo davvero e  chi ha cercato di uccidermi, facendomi affogare, ma ho bisogno di tutto il tuo aiuto e la tua collaborazione, per risolvere l’arcano, ti prego.”

Jensen sospirò. Capì che Jared aveva ragione.
 
“Va bene. Iniziamo da quel giorno, di che cosa vuoi parlare?” disse Jensen.

“Cominciamo da quanti anni avevamo...se era il ballo della scuola, io avrei dovuto avere 18 anni..tu 14, giusto?” chiese Jared.

“Sì, esatto.”

“Per capire perché quel ricordo è tanto importante, dobbiamo cercare di ripercorrere quel ricordo, cercando qualche stranezza…vediamo..tu cos’hai provato quel giorno?” gli chiese Jared.

“Camminiamo, vuoi? Sono un po’ nervoso. Stare qui mi mette a disagio.” Disse Jensen, indicando la serra e così uscirono sul giardino esterno, che era illuminato da un sole caldo.
 
 
“Okay” disse Jensen, respirando l’aria esterna. “ Beh, io..ero già innamorato di te, ovviamente ed ero geloso all’idea che tu..”

“Aspetta un attimo…già? Avevi 14 anni.” disse Jared basito.

Jensen si spostò un po’ a disagio. “Credo che abbia cominciato ad infatuarmi di te verso i tredici anni..o forse è stato sempre così…il mio però era un amore puro, come accade sempre nei ragazzini di quell’età..”

“Ok, ok, vai avanti..”

“Io ovviamente mi ero accorto del tuo nervosismo e della tua ansia crescente..quando sono riuscito a mettere da parte la mia accecante gelosia, capìì che tu eri molto depresso e decisi di venire al ballo. Non avevo davvero bisogno di una scusa. Anche i famigliari dei ragazzi erano invitati..e c’erano altri miei amici, ma confesso di esser venuto con la speranza che tu facessi esattamente quello che hai fatto..invitarmi a ballare. Non ricordo nessuna parola misteriosa e questo è tutto.”
 
Jared rimuginò tra sé e sé, chinandosi per toccare un fiore viola.

“Questo dimostra solo una cosa..”
“E cioè??”

“Che la cosa riguarda solo me.”

“Non capisco, Jared.” disse Jensen.

“Non è qualcosa che ci accomuna. Ti ho chiesto di parlarne, perché la parola che io ho sentito e che tu non ricordi, potrebbe essere una sorta di codice, un anagramma, una parola magica o qualche altra cosa. Ho pensato che qualsiasi cosa fosse, l’avessimo decisa insieme. Come una parola in codice, ma se tu non ricordi di averla pronunciata, ci sono solo due possibilità. O hai dimenticato tu quella parola, o sono io ad averla dimenticata. Il fatto che non suona comprensibile al mio udito e il fatto che tu non la ricordi, ha solo due possibilità. O tu non sei in grado di ricordarla, o io non sono in grado di ricordare quello che tu hai detto in lingua comprensibile. Il fatto però che io sento questa parola e tu NO, mi induce a pensare che riguarda me direttamente.”

“Certo che riguarda te, Jared. Eravamo d’accordo che ormai tu fossi convinto e sicuro che io ti stessi chiamando con il tuo nome. In fondo hai sentito questa parola anche nell’altro ricordo, no?” disse Jensen.

“Sì, ma…non ha senso! “ disse Jared.  “Insomma, sarebbe più comprensibile se fossi al TUO POSTO, perché tu prima eri Dean e ora sei Jensen, no? Insomma, ti sei reincarnato in quello che sei ora, cioè Jensen. Se io fossi al tuo posto, sarebbe abbastanza normale che ora avessi qualche difficoltà a capire qual è la mia vera identità, io non ho dovuto reincarnarmi, perché non sono morto. A causa di quello che è successo con gli spiriti maligni, a causa dei numerosi incantesimi che hanno finito per trasformarmi nella bestia, io..sono rimasto giovane. Eppure io sono quello che sente la parola misteriosa, tu NO.”
 
Jensen ci pensò su.  “Possibile che ti chiamassi AMORE? Magari eravamo fidanzati già allora e non lo ricordiamo?” chiese Jensen.

“Escluderei questa ipotesi. Noi non ci siamo mai messi insieme, Jensen. Mi hai rivelato di amarmi solo in punto di morte.”

“Questo non è propriamente vero…una volta te l’ho gridato." Disse Jensen.

“Cosa? Non è vero!” si ribellò Jared.

“Non ricordi..non importa..ricorderai, presumo. Siamo qui per questo.” disse Jensen. “Tornando alla lingua aliena, Io direi che il tuo primo pensiero era giusto. Magari la parola che hai sentito, non era davvero il tuo nome, ma una parola magica, o una parola in codice che usavamo spesso. Magari dicevo Merda o fagottino, era magari una parola in codice per dire: siamo nella merda!”
 
Jared fece una smorfia. “E questo cosa c’entrerebbe con il secondo ricordo?”

“Magari era una parola così famosa che conoscevano in tanti!”

“Jensen, no, no, no! è una parola che significa TANTO. Me lo sento. È per questo che io non riesco a sentirla o a capirla. Credo che entrambi siamo d’accordo sul fatto che l’incomprensibilità della parola, nasconda altro. È come un ricordo mascherato. Non sento davvero la parola per quello che è davvero e ciò dimostra solo una cosa, che sono IO che devo sentirla. Il fatto che tu la sciorini con così tanta disinvoltura ma non ti accorga di star parlando una lingua aliena, vuol dire solo una cosa. Che stavolta sei un telespettatore inconsapevole.

Jensen lo guardò con tanto d’occhi.
“Sono un che cosa?”

“Quel ricordo non era fatto PER NOI. Capisci? Era PER ME e solo per me, per farmi capire delle cose. Will ha cercato di spingermi ma io non ho capito ancora e ha dovuto darmi una spinta. Mi ha fatto rivivere un orribile ricordo, nella speranza di scuotermi e nonostante ciò, io NON RICORDO ancora, di aver vissuto una cosa del genere. Non abbiamo scoperto niente di nuovo, eccetto il fatto che quella parola misteriosa è comparsa per ben DUE VOLTE, una volta addirittura in un momento che io NON RICORDO.”
 
“Okay..” disse Jensen, strofinandosi il viso. “Ci sono ormai solo DUE possibilità, Jared.”

“Dimmele. Oramai non mi stupirei più di niente.”

“La prima possibilità è che tu sia stato ipnotizzato. Sì, non fare quella faccia..dopo tutto quello che abbiamo passato, credi sarebbe una ipotesi tanto inverosimile? Sei stato ipnotizzato, magari proprio dalla fata malefica ed è per questo che senti lingue aliene veleggiare nell’aria, magari stavi uscendo fuori di testa, magari era lo scopo della fata….per quanto riguarda la storia della bara sott’acqua, proprio perché eri sotto quell’effetto malefico, non ricordi che magari ha cercato di ucciderti. La cosa strana è che neanche io ricordo mai una cosa del genere,  quindi , arriviamo alla seconda ipotesi..”

“Dimmi..”

“La seconda ipotesi, è che tu prima di essere Jared, eri qualcun altro.”

Gli occhi di Jared si allargarono ancora di più.

“Che c’è? In fin dei conti io sono stato Dean e ora sono JENSEN, nessuno più di me può credere alla reincarnazioni e alle vite passate, è così assurdo che tu prima di essere stato Jared, fossi qualcun altro?”

“Io non…non voglio neanche pensarci! È troppo assurda questa cosa. Non posso sostenere anche questo.” si ribellò Jared.

“Mmm..mi sa che questa lunga riflessione non ha portato a molti risultati.” Disse Jensen.

“Lo credo anch’io, quindi perché non arriviamo direttamente alla rivelazione di Will? Ci ha sganciato una bella bomba lei.” Disse Jared.
 
“Già..la fata che ci ha aiutati e che pensavamo fosse dalla nostra parte, alla fine ci odia? O comunque odia me..ma certe cose non mi tornano. Se mi odiava così tanto, perché finse di volermi aiutare, quando sono stato trasformato in una bestia?”
 
“Un giorno si presentò da me una fata. Mi disse che sapeva quello che avevo fatto. Diceva che mi ero erogato da solo a giudice a boia, che credevo di essere un Dio, ma che il fatto che volessi distruggere il male, non significava che amavo l’amore. Era stato il mio odio a rendermi grande e ora dovevo dimostrare di essere in grado di amare. Amare davvero.”

Jensen chiese allora:

“In che modo?”

“Mi diede una rosa magica. Mi disse che sarebbe stata la mia linfa vitale, responsabile anche della mia dualità. L’uomo e la Bestia. Il ragazzo che ero stato, sarebbe apparso come un principe delle nevi, da un cuore gelido. La bestia avrebbe rappresentato un animale. La furia di un animale che ha capovolto il mondo per ottenere quello che voleva e poter soggiogare tutti. Ogni giorno, sarei stato per metà umano e metà bestia. Sarei vissuto eternamente giovane ma eternamente condannato a questa trasformazione, sarebbe cessata solo se avessi trovato qualcuno che mi amava. Quando chiesi il perché di questo castigo, mi venne detto che non avevo capito niente. La fata non mi stava castigando ma premiando. La negatività che io cercavo di distruggere, estirpandola dal corpo delle persone, veniva a ricercarmi per attaccarmi. Non poteva però entrare dentro di me perché ero protetto dal siero, ma questo paradossalmente mi esponeva ancora più al pericolo. La negatività infatti se non poteva entrarmi dentro, poteva diventare vendicativa e tentare allora di uccidermi.”

“Può farlo?” chiese Jensen esterrefatto.

“Ricevetti numerosi attacchi notturni da presenze nel cuore della notte. Credevo fossero spiriti e invece era il male che cercava un rifugio e sapeva che ero stato io a scacciarlo, quindi se la prendeva con me. Purtroppo io potevo solo scacciarlo ma non ucciderlo. Quello avrebbe dovuto farlo il siero ma non potevo più ricrearlo in laboratorio. Mi mancavano i mezzi. Non ero più uno scienziato.”

“Mmm…siamo rimasti alla fata..” disse Jensen. che lottava per mantenere il filo del discorso.

“La fata mi disse che solo maledendomi, mi avrebbe salvato. Infatti solo accettando una punizione per quello che avevo fatto, potevo placare l’ira del cosmo e degli spiriti della Terra.
Se essi vedevano che pagavo un prezzo, mi avrebbero lasciato vivere…e il prezzo era che per quanta negatività estirpassi, il mio corpo si sarebbe abbruttito, ma potevo comunque tornare bello in certe ore del giorno. Avrei potuto liberarmi di questa maledizione solo se avessi trovato qualcuno da amare. Allora gli spiriti non avrebbero potuto più toccarmi.”
 
 

“L’ha fatto per castigarti, fingendo di volerti aiutare.” Disse Jensen.

“Ma perché? Eravamo già separati. Non aveva bisogno di farlo. Tu eri morto, Jensen!” disse l’altro.

“Will continuava a dire che la fata aveva fatto tutto questo per separarci!” disse Jensen.

“Ciò significa che lei credeva che non eravamo ancora separati, senza il suo intervento. Come se io…potessi tornare da te.”

“Ma io SONO TORNATO da te, Jared.” disse Jensen.

“è stato solo…per un puro tripudio di coincidenze e quasi un miracolo, che tu abbia ricordato chi eri. Lei non poteva prevederlo. In ogni caso non c’era bisogno di fare tutta la pantomima dell’incantesimo della bestia.”
 
“Magari..è stata così addolorata quando sono morto, che ha voluto salvare e preservare la persona che amavo. Senza di lei tu saresti morto…e..” Jensen tacque all’improvviso.

“Will disse che la fata ha fatto tutto questo per separarci! Se io fossi morto..temeva che ci saremmo rincontrati??” chiese Jared con stupore e sgomento.

“Tutto questo non ha senso..io ho riavuto comunque una vita, dopo la morte…e…”

“Hai avuto una vita…tuo fratello Misha! Era tornato, assieme a noi, la fata l’aveva fatto tornare! Era un suo regalo, ricordi?”
 
Fin dal momento che Jared aveva fatto il nome di Misha, Jensen aveva assunto un’espressione perplessa e confusa, via via sempre più stranita, man mano che concludeva la frase.

“Chi?”
Jared era sgomento.



“Jensen, stai scherzando?? Tuo fratello Misha! Hai pianto per lui, temevi che stesse per morire di tubercolosi, quando eri con me al castello della bestia, non ti ricordi??”

“Io..io non….forse..Misha!” disse, colpito da un flash improvviso. “Dov’è?? Cosa gli è successo?” chiese Jensen d’un tratto spaventato.

Quel comportamento spaventava Jared molto di più di tutto il resto, anche se non avrebbe dovuto spaventarlo, visto che perfino lui, si era scordato del fratello di Jensen. Almeno fino a quel momento.
 
Un pensiero orribile poi, colpì Jared in pieno petto. Forse in realtà lui non era mai diventato La bestia. Forse lui aveva sognato TUTTO. Aveva sognato la fiaba, aveva sognato il ritorno di Dean come anima reincarnata, perché troppo era il dolore di averlo perso. Forse aveva cercato di uccidersi per via del TROPPO DOLORE. Forse alla fine qualcuno lo aveva salvato!

No! Non avrebbe potuto sopportare, non avrebbe potuto sopravvivere a quel dolore. Si sarebbe ucciso piuttosto. Non avrebbe potuto sopportare di perdere Dean un’altra volta. No, non questo. Non di nuovo.
 


“Posso sentire i tuoi pensieri, Jared.” rivelò Jensen. Solo in quel momento, Jared si accorse che aveva afferrato Jensen, per il colletto della maglia e sembrava un pazzo, con gli occhi pieni di lacrime.

“Perdonami, io non so che cosa mi sia preso.”

“Io sì. Non fingere con me, Jared. “
“Che cosa?”

“Lo posso sentire da come mi guardi, da come stai piangendo. Stai arrivando alla mia stessa conclusione. Che forse io non mi sono mai reincarnato, così come tu non sei mai diventato la bestia. Quel tuo sogno in cui sei sott’acqua. È stato la tua tomba d’acqua, sei finito in coma e hai sognato tutto.”

“NO.”

“Un bellissimo, meraviglioso sogno, in cui noi due ci rincontriamo e siamo finalmente felici e insieme. Un’altra possibilità per noi, dove non siamo fratelli e dove possiamo amarci. Ma ora stai morendo, Jared. O ti stai risvegliando. E il sogno..è finito.” Disse Jensen.
 

“NO.”

SCIAFF


Uno schiaffo rivolto a Jensen.

Jared non voleva farlo, ma troppa era la rabbia.

Jensen a malapena girò la faccia. Rimase impassibile, allora Jared gliene diede un altro e stavolta barcollò un po’.
SCIAFF
 
Un terzo schiaffo e Jensen cadde a terra.



Jared si inginocchiò e lo afferrò per la maglia. Era iroso. Neanche quando era la bestia, era arrivato a sentirsi così arrabbiato.
 
“Non puoi dire certe cose..”

“Jared..o sono morto..e tu stai vivendo questa cosa da solo..oppure sono diventato un fantasma e hai coinvolto entrambi in questo SOGNO, perché tu non riesci..a lasciarmi andare..”

“Non è vero.”

“Questa cosa non può continuare. Non possiamo continuare a vivere in questo limbo di immaginazione e sogno. Questa dimensione, questo sogno si sta sgretolando. Sta marcendo, ucciso da un’ossessione. Ti amerò per sempre, ma tu ora devi – lasciarmi – andare.”
 
Parlava a fatica, per via del dolore, dell’anima e degli schiaffi ricevuti.



Jared, incurante e privo di ogni compassione ormai, gli diede un altro schiaffo.
 
“E guarda che ci sto prendendo gusto! Non costringermi a dartene altri! Dopo tutto quello che abbiamo passato, tu sei OBBLIGATO a credere in noi, ME LO DEVI.”

“Jared…”

Devi credere che tutto quello che abbiamo passato, è reale e non è un’illusione. Me lo devi, ti prego. Abbiamo salvato tuo fratello dalla consunzione, ti ricordi? Non puoi averlo dimenticato!”
 
Jensen scosse la testa e cercò di sorridere, con le lacrime agli occhi.

“Quello che io ricordo, non è mio fratello. “
“Cosa?”

“L’unico fratello che io abbia mai avuto, è anche l’unico che avrei voluto avere e il Cielo, mi ha accontentato, donandomi questa grazia. Non c’è niente che avrei desiderato di più al mondo.”

E sul finire di queste parole, accucciato tra le sue braccia, Jensen gli diede un dolce bacio, mentre le sue guance si rigavano di lacrime.
 
E i due ragazzi scomparvero un’altra volta.
 
 






















Note dell'autrice: 

ora vorrete tutti rincorrermi con un bastone, lo so!! xd lasciate prima che vi dica una cosa! Il fatto che i due siano arrivati a questa conclusione, non significa che la loro conclusione sia giusta. Ammetto che non avevo contemplato questo capitolo e che nonostante la mia ritrosia per l'angst, mi è piaciuto davvero TANTO. Se ci pensate, il fatto che sia stato tutto un SOGNO di Jared, perchè non poteva vivere senza il fratello, è terribile e stupendo! Voi mi conoscete però,per quanto posaa sembrare stupendo, è anche qualcosa di già visto in varie opere e io se c'è una cosa che odio, è essere banale e ripetere cose già viste ^_^ in più ho anticipato che ci saranno ancora molte sorprese, anzi, già tremo, perchè visto che ci saranno altri flashback e tutto il dramma c'è stato ora, non so come potrò andare avanti xd ma ci provo! Ho mal di testa perchè sto capitolo sono TRE ORE che lo sto scrivendo. Sta storia sarà la mia rovina xd

ps allego anche i capitoli dove si parla di Misha, per chi non si ricorda del fratello di Jensen, che compare solo tre volte nella mia prima storia

CAPITOLO 19 : jensen vede Misha nello specchio https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3499189&i=1

CAPITOLO 20 a casa di Misha:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3499589&i=1

IL RITORNO DI MISHA:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3510306&i=1

PS ovviamente Misha sapeva tutto. Alla fine era stato informato che erano in un nuovo mondo..nel prossimo si spiega ma se non avete voglia di leggere anche l'altro, prossimamente vi farà un piccolo riassunto xd scusatemi per il capitolo molto lungo xd ma non saranno tutti così!

ps ringrazio TEAMFREEWILL per avermi illuminato ul fatto che il ballo della scuola si fa quando si ha diciotto anni..io non lo sapevo xd

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Capitolo 14
*** Come un fratello ***


“Questa cosa non può continuare. Non possiamo continuare a vivere in questo limbo di immaginazione e sogno. Questa dimensione, questo sogno si sta sgretolando. Sta marcendo, ucciso da un’ossessione. Ti amerò per sempre, ma tu ora devi – lasciarmi – andare.”
 
“No, non questo, Dean, più indietro. Devi tornare più indietro!” disse Misha.

Jensen, ancora in stato di trance, tornò più indietro, a quand’era il fratello di Jared.

“Lasciami andare, Jared!” disse un Dean furioso, salendo sul treno, divincolandosi da suo fratello.
 
“Non è ancora tempo per quel ricordo. Per favore, Dean..” gli diceva Misha.

“E guarda che ci sto prendendo gusto! Non costringermi a dartene altri! Dopo tutto quello che abbiamo passato, tu sei OBBLIGATO a credere in noi, ME LO DEVI.”

“NO. più indietro!” ribattè Misha scrollandolo.

“Credi in me, per favore, credi a questo!!”

“STOP! TROPPO..INDIETRO.” disse Misha, sospirando forte.
 

Jensen aprì gli occhi e si accorse di essere sdraiato sul pavimento di una stanza completamente bianca.



“M-Misha…?” chiese Jensen, stupito di rivederlo. Il ragazzo, aveva dei folti capelli corvini, jeans blu e maglietta bianca, un fisico atletico.  Poteva vedere i suoi scintillanti occhi azzurri, ma NON il suo viso, che, roba incredibile, era circondato da un alone brillante di luce, rendendo impossibile vedergli il volto.

“Complimenti per avermi riconosciuto. Non credevo ci saresti riuscito in questa forma.” Disse lui, ma sembrava DIVERSO. Aveva una tonalità di voce diversa.

“Che vuoi dire? S-sei tu..almeno credo..anche se non vedo bene il tuo viso. Hai un alone dorato che ti copre il volto.” Disse Jensen mimando con le mani.

Il ragazzo, anche se Jensen non poteva vederlo, corrugò la fronte, sorpreso.


“Non vedi solo il mio volto?”

“Che significa non vedo solo il tuo volto??”

“Sto dicendo, che è STRANO che tu riesca a vedermi..Jensen..”

“Stai dicendo che sei un fantasma?”

“Sto dicendo che non sono materialmente qui.”

“Che…che significa? Dov’è qui? Dov’è Jared?? Mi fa male la testa!!”
 
Il ragazzo lo scrutò attentamente.

“Tuo fratello non è qui, Dean.”

“D-dov’è allora? Aspetta, siamo nell’aldilà?”

“La risposta è non ancora. Sto cercando di evitarlo.”
 
Quella risposta riscaldò un attimo il cuore di Jensen.



“Quindi io non..non sono morto? E tu..” disse Jensen, toccandogli il braccio e poi buttandoglisi tra le braccia.

“Dean…”

“Oddio, sono così felice che tu esisti!”

“Lo prenderò per la cosa più carina che tu mi abbia mai detto, ma adesso, lasciami andare..”

“NO. Ti prego, aspetta..tu sei mio fratello! Restiamo ancora un attimo abbracciati, ti prego!”

Qualcosa si sciolse dentro il cuore di MIsha. Lo abbracciò più forte, mentre delle lacrime gli rigarono la faccia.



“Non merito il tuo affetto, Dean..”
 
“Perché?” gli chiese Jensen, sciogliendo l’abbraccio, ma rimanendo a guardarlo, con un sorriso dolce. “Perché sei la fata che è innamorata di me?”

“Cosa?”

“Ho pensato a tutte le ipotesi su chi possa essere davvero in realtà e sai cosa ti dico? Se alla fine fossi tu, forse sarebbe tra tutte le scelte, quella che preferirei di più. Perché sei mio fratello, perché ti voglio BENE, e perché saprei cosa si prova..ad essere innamorati del proprio fratello, quindi io…”

“Dean, fermati, maledizione, sei fuori strada!” disse Misha agitato.

Jensen rimase a guardarlo stranito.

“Non sei tu la fata?”

“No. è quello che sto cercando di dirti..”

“Ma..tu mi hai chiesto quasi scusa..stai piangendo ora..”

“Perché mi sento in colpa. Era mio dovere..aiutarvi, salvarvi, invece non solo non ci sono riuscito, ma sono rimasto anch’io intrappolato in questa gigantesca trappola. State soffrendo anche per colpa mia, perché io non sono stato in grado…accidenti!!!”

“Io…mi gira la testa..” disse Jensen, tenendosela tra le mani.

“Riposati. Io adesso vado da tuo fratello.”
“Tornerai?”

Una supplica nella voce di Jensen. Misha lo abbracciò ancora e mettendogli una mano nei capelli, gli disse. “Tornerò.”

Dicendo così, scomparve e Jensen si prese la testa tra le mani.

Adesso aveva perso due fratelli, nel giro di due minuti.

Torna… sussurrò.
 
 
 







Jared stava continuando ad affogare di nuovo, ripetutamente e proprio quando sembrava che stava per invocare la morte, per raggiungere il suo amato Jensen, qualcuno sembrò tirarlo fuori violentemente dall’acqua.
 
 
“SPLUT COFFF. SPLUUUT!” Jared si era ritrovato in una stanza ora, a sputare acqua, come se stesse affogando davvero.

Quando vide Misha, sembrò non riconoscerlo subito.

“Perché? Perché diavolo l’hai fattoooo!” gridò Jared, scagliandosi contro il povero malcapitato.

“Ma che diav…” e dicendo così, con una manata lo fece volare, facendolo cadere a terra.
 
Jared fece appena in tempo a riprendersi, che riprese a guardarlo in cagnesco.


Io volevo morire!! Io ero pronto a morire! “ ruggì come un leone in gabbia.

“Ah, Jared, Jared, in qualunque versione, tu sei e rimarrai sempre un coglione!!” sospirò Misha.

“ Che cazzo stai dicendo?? E Perché continuano tutti a impedirmelo??” gridò Jared più forte che mai.

“Un grosso coglione al quadrato! E la sai una cosa?? Ora, che ne ho le tasche PIENE, finalmente ho il coraggio di dirti, quello che non ti ho mai detto anni fa, che uno che si lascia morire così facilmente, non ha nessun diritto di farmi sentire in colpa perché non faccio NIENTE per lui!”

Quell’ennesimo sfogo di Misha, lasciò Jared senza parole.



“Tu..mi conosci?”

“Tu ti lamenti che non ti lasciano morire? IO dovrei lamentarmi! Sempre a salvarvi il culo e mai neanche un GRAZIE! Ah già, è vero che le persone non ti dicono mai grazie dopo che li salvi.”

“Hai..un qualcosa di famigliare..” disse Jared.

“La prenderò per la cosa più carina che tu mi abbia mai detto.”
 
Qualcosa scattò nella testa di Jared.

Misha?”

“Eccole li. Sento le rotelle che riprendono a girare nel cervello! Il criceto sta ballando la cumba!”



“Misha! Santo dio! Io e Jensen ti stavamo…”
 
Ma Jared in quel momento si fermò. Cosa voleva dire? Cercando?  Ma sarebbe stata una bugia. Non l’hanno cercato. Non l’hanno mai cercato.

Misha sembrò capire quello che si aleggiava nel suo cuore.

“Non devi mentire, Jared. So che non mi stavate cercando. Avevate problemi più grossi.”

“Questo..non è..”

“Ma in ogni modo, è giusto. Sono IO che dovevo cercare voi e finalmente vi ho trovati.”

“Misha..perchè il tuo viso è coperto? A malapena ti..ti VEDO.”
 
Misha sospirò.

“è quello che ho spiegato a Jensen. Non potete vedermi perché non sono materialmente qui.. ma..”

JENSEN? L’hai visto?? Dov’è?? Dimmi che sta bene, ti supplico!!”

Jared si era aggrappato alla maglia del ragazzo.
 


“Sta bene e te lo riporterò, Jared. Come ho già fatto una volta.” Disse senza muovere un muscolo.

Il cervello di Jared era in sovraccarico, ma era così felice di sentire quella frase!

Sorrise e non sapeva neanche lui perché si sentiva così felice, aveva l’impressione che fosse più di puro sollievo.

“Grazie.” Disse, sfiorandogli la mano, con dolcezza.
Il ragazzo ritrasse la mano, imbarazzato.

“S-scusami, ma è che ci sei mancato e…” si fermò di colpo, che cosa stava dicendo?

“Lo so.” Disse il ragazzo. Non c’era vena di sensualità, o presa in giro in quella constatazione.

Jared sbattè gli occhi e cercò di riprendere il controllo di sé e delle sue sensazioni. Provava dei sentimenti per questo ragazzo? Per il fratello del suo ragazzo? Ma che cosa c’entrava lui in tutta questa storia? Aveva avuto una parte piccola, a malapena una comparsata in tutto questo gran casino.
 


“Misha, aspetta..cosa significa la frase - Sta bene e te lo riporterò, Jared. Come ho già fatto una volta?”

Misha sospirò. “Non ricordi ancora…ma ricorderai.”

“Ma…io voglio ricordare ORA!!!” disse Jared arrabbiato.

Misha lo guardò sconvolto. Quel ragazzo era più testardo di un mulo!

Prima che potesse reagire in qualche maniera, Jared si aggrappò alle sue spalle, entrando in quell’alone misterioso dorato.
 
“Jared, non sai quello che stai facendo!!”

Dimmi chi sei! So che non sei chi dici di essere!”

“Jared, ti prego fermati, non ti rendi conto di quanto sia…”

“Dimmi CHI SEIIIIIII!!!”
 
Ora finalmente vedeva il suo viso, anche se sembrava diverso da quello che..

Ma poi un LAMPO.

Che lo fece quasi svanire, talmente era accecante.
 
E vide delle immagini.

Lui e Misha che si abbracciavano!

Lui e Misha nel pieno della notte che camminavano e Misha che batteva un pugnetto sulla sua spalla, al suo fianco.

Lui che rideva a una battuta di Misha.
 

All’improvviso si sentì estromesso da quelle visioni in maniera così brusca che volò per la seconda volta sul pavimento.



Anche Misha era volato. E si teneva la testa dolente.
 
“SEI SODDISFATTO ORA?”gli gridò Misha, arrabbiato.

“Io..mi dispiace..non sapevo..non pensavo..”

“Esatto! Finalmente dici qualcosa di esatto!! NON - HAI -PENSATO!”

“Ma ti ho visto! Ho visto te e io..ridere insieme, abbracciarci. Non..non abbiamo avuto praticamente contatti da quando ci siamo visti quando io ero una bestia e tu eri morente, non capisco..io..aspetta..noi..”

Misha aspettò che arrivasse il resto.

“Noi eravamo..AMICI.
 
“Ci sei arrivato. Bravo Sherlock!”

“Ma..com’è possibile..aspetta..ci conoscevamo già prima che io diventassi una bestia, quando c’era ancora Dean?”

Misha sospirò.

“Misha, ti prego, dimmelo. Dimmi che è vero.”
 
Misha gli voltò le spalle.

“Ti prego! finora ho pensato che solo Dean avesse un legame con te, che solo voi contaste qualcosa l’uno per l’altro e mi sono sentito così triste quando ho rimproverato Jensen di non ricordarsi di te..io..pensavo che foste solo voi due..e invece..c’ero anch’io?”

Misha si voltò lentamente. Sembrava molto combattuto e forse anche preda di emozioni intense.
 


“Sì..lo sento..quello che io provo in questo momento..è quello che si prova quando ritrovi un amico!” disse Jared, allzando le mani nella sua direzione e poi finendo per abbracciarlo.
 
Misha si lasciò abbracciare e ricambiò l’abbraccio.

“Jared, io devo andare adesso.”

“No! Ti prego, resta! Dimmi ancora di più…voglio ricordare di più.”

“Non posso. Quello che hai ricordato, per poco non ti ha distrutto..e non ha distrutto anche me. Non è ancora tempo. Devi ricordare senza forzature che possono farti male.”

“Va bene, va bene, solo un’ultima cosa…”
 
“Dimmi..” disse Misha, sospirando.
 


“Ecco..io..davvero in passato, volevo lasciarmi morire?” chiese vergognandosi.

Misha lo guardò stranito.

“L’hai detto tu. Hai detto che non accetti lezioni di morale da uno che si lascia morire così facilmente, o qualcosa del genere..dunque..il sogno..in cui io affogo..è vero?”

Misha restò zitto. “Non posso parlare di questo.”

Jared sospirò. Lo aveva immaginato. “Lo immaginavo, ma..volevo solo..scusarmi, ecco. Se ho fatto una cosa del genere..”

“Te l'hanno impedito.” Puntualizzò Misha.

A Jared non sfuggì che Misha evitò di dire CHI.  
 
“Sì..beh..ad ogni modo..devo esser stato davvero un coglione, mi vergogno.”
 
Misha lo guardò, poi sorrise ancora.

“Ah, Jared, Jared..vuoi che te la dica adesso, un’altra cosa che non ti ho mai detto?” gli chiese.

“Dimmi. È un altro insulto?”

“No.” disse Misha ridendo. “C’è stato un tempo in cui, sei stato come un oggetto rotto, una carcassa d’uomo, per intenderci.”

“Mmm..si credo di sapere a cosa ti riferisci.”

“E io non ti ho mai detto..che seppur tutto il resto di te mancava, hai comunque sempre avuto il cuore al posto giusto, tu.” Disse Misha, puntandogli un dito al centro del petto.
 
Gli occhi di Jared si riempirono velocemente di lacrime. Mosso da un impulso istintivo, irrazionale, abbracciò di nuovo Misha e gli disse delle parole che forse in un altro momento, avrebbe avuto vergogna di dire.
 
“Sei come un fratello, per me.”
 
Quella frase toccò Misha nel profondo e per la seconda volta, si ritrovò a piangere e ricacciare poi indietro le altre lacrime, per quello che poi alla fine, era il fratello dell’altro.

“E voi per me, siete quelli che non ho avuto.” Disse, sciogliendo l’abbraccio, ma restando davanti a Jared, fin quando non scomparve di nuovo.
 
 
 






















Note dell'autrice: 

ragazzi, io sto ufficialmente impazzendo! Avete visto che capitolo??? E non era neanche in programma! ahhah xd questa storia ormai sta diventando di tutto e di più ahhaha xd chiedo scusa a chi sta aspettando il proseguo delle mie storie ma questo sequel è una vita che avevo in procinto di scriverlo, non avevo assolutamente idea che mi avrebbe coinvolto in questo modo e devo battere il ferro finchè è caldo xd spero che stia appassionando anche voi ^^

ps è inutile! Ogni volta che voi penserete di essere vicini alla soluzione, io vi confonderò le idee su cosa avevate pensato ahha xd

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Capitolo 15
*** Problemi di droga ***


Caro diario, non merito un fratello come Dean…

Ho sempre cercato di essere alla sua altezza, di essere il fratello maggiore, che merita che io sia,

ma non ci sono riuscito.

E così mi abbandonai alle metanfetamine…
 
 



L’immagine di un Jared ventenne, che scriveva sul diario, sparì per mostrare quella di un Jared, che si sballava in una festa di un locale con degli amici, gente che ballava sui tavoli, donne che facevano gli spogliarelli.

Suo fratello che piombava come una furia e lo strattonava fino dentro il bagno e gli ficcava la testa sotto il rubinetto.

Jared, che lo spingeva fino a farlo sbattere contro la porta del suddetto bagno.
TUMP.


Mi sto solo divertendo! Che problemi hai, fratello?”

“Che problemi hai tu, invece! Credi che avrei potuto farmi da parte, fingere di non vedere il degrado in cui stai scivolando?? Questi li chiami AMICI, EH? Dei fattoni che ti circondi per dimenticare la vita??”

“Tu sei l’ultimo che può farmi la morale. L’ultimo! Io mi godo semplicemente ciò che di bello la vita ha da offrire!”

Dean gli si avvicinò e rabbioso gli buttò in faccia una scatola di pillole.

Chiami bello queste schifezze??”

“Mi fanno sentire bene!!”

“Questa roba ti ucciderà!!”

“Dobbiamo morire tutti, un giorno, l’importante è come ce ne andremo, no??”
 
Dean gli mise le mani sul viso, guardandolo con sguardo supplicante.



“Non puoi farmi questo. Mi stai spezzando il cuore, ti prego, Jay!” disse Dean, mentre Jared cercava di spingerlo indietro, ma suo fratello minore aveva gli occhi pieni di lacrime.

“Il mio cuore era in procinto di rompersi, già da un bel po’ di tempo!! Non hai mai saputo capire che io ero anche più fragile di te, che io ho sofferto più di te quando andavo a scuola, che cercavo di nascondere la mia sofferenza per la vita, perché non volevo che tu potessi avere una ricaduta dopo tutto quello che hai passato!!!”

“Potevi dirmelo!!” disse Jared.

“Per ottenere cosa? Di farti soffrire? Oppure di farti sprofondare di nuovo in quel baratro? Non ti ho mai chiesto niente, l’unica cosa..l’unica che avrei voluto è che tu mostrassi un minimo, di riconoscenza, di contraccambio per l’affetto che io sentivo per te, ma tu no. Uscito dalla tua fase passeggera depressiva, hai pensato bene di recuperare il tempo perduto, gli anni perduti, troppo felice di essere finalmente ACCETTATO dalla cosiddetta gente NORMALE, per accorgerti che tuo fratello minore stava passando lo stesso inferno che hai passato TU. Mi bastava solo un accorgimento, mi bastava solo che tu ti fossi accorto di quello che mi stava succedendo..invece hai sempre sminuito tutto!!”

“Questo non è vero! Io volevo semplicemente non trattarti come tutti hanno sempre trattato ME. Come una nullità, un perdente, qualcuno da compatire. E mi dicevo che ti sarebbe passata, come è passata a ME, perché fidati, mio caro Dean, più le persone ti compatiscono, più ti crogioli nel tuo stato di vittima e non farai NIENTE per cambiare la tua vita!”

“E tutto questo a COSA ti è servito eh? A COSA??” Gridò Dean.
“A…a..”

“Credevo che tu fossi cambiato, Jared! Invece ti ritrovo in questo locale,  a Manhattan, a sballarti con altri deficienti, amici tuoi!” disse Dean, virgolettando la parola amici. “Lo sai cosa ho dovuto fare per essere qui? Lo sai eh??? Ho dovuto PRENDERE UN AEREO! Un maledetto AEREO, Jared! Un maledetto aereo, io, che non ho mai fatto un viaggio da solo, senza sapere dove tu fossi realmente, andando alla cieca, chiedere a gente sconosciuta se conoscesse il tuo nome, in mezzo  a una flotta di estranei, sfidando il gelo, LA PAURA, che è più potente del gelo, con il rischio di non trovarti, con la paura di perderti, con la consapevolezza che tu mi avresti detto parole da rincoglionito, sapendo già che non ti avrei riportato a casa, ma solo per la voglia di VEDERTI, PARLARTI, solo per il desiderio di sapere che eri ancora vivo!”

“Sei troppo melodrammatico, Dean..e parliamoci chiaro, venire qui da solo, è stata una gran cazzata. Io ti avrei chiamato..appena.”

“Mi avresti chiamato? Intendi che mi avresti fatto una telefonata, strafatto di questa roba??”

“Ma io ho cambiato la mia vita!! La droga mi fa essere una persona nuova, MIGLIORE, finalmente il mio umore è sempre alle stelle, i miei rapporti personali sono migliorati, sono più disinibito, sono in un frequente stato di eccitazione ed euforia e non ho bisogno di pagare uno psichiatra per questo.”

Dean annuì.

“Quindi, se questa roba è così..ECCELLENTE, non ti dispiacerà se la prendo anch’io.”

“NO. Questo è fuori discussione. Tu non ne hai bisogno!”

Questo era troppo. Dean gli rifilò un potente schiaffone.
 
“Questo è per credere di conoscermi così bene, da sapere di cosa ho bisogno io o no, e un’altra cosa.. se hai deciso di autodistruggerti, io non intendo essere tuo complice in questo. Me ne vado.”

Jared lo guardò, triste, proprio mentre stava per andarsene via, lo trattenne e lo abbracciò di slancio.

“Jared, non peggiorare la situazione.”

“Ti prego, non andartene. Resta qui stanotte. Domani mattina, parleremo. Parleremo ancora. Di tutto quello che vorrai.”

Dean lo guardò, perplesso.

“Questo non cambierà niente, io domani torno a casa.”

“Lo so. Solo..resta qui fino a domani, ti prego.”
 
 
E restai… dormii nella stesso letto con Jared, anche se fu una notte molto tormentata.



Alla fine tornammo insieme a casa, - Jared aveva da poco preso un appartamento lontano da mamma e papà, cui conviveva con me - con la sua macchina, il viaggio fu un po’ meno teso, avevamo ripreso a ridere e scherzare, facendo fermate agli autogrill e mangiando schifezze in macchina, perchè il pensiero che mio fratello avesse scelto comunque me, alle  metanfetamine, mi alleggerii un po’ il cuore.
 
Qualche giorno dopo, però, successe un’altra tragedia.

Jared rincasò a sorpresa nel pomeriggio, trovandomi che vomitavo nella tazza del gabinetto.
 
 
“Dean, che cosa diavolo??” disse Jared, andando subito da lui, a tenergli i capelli, mentre il minore vomitava.

“Mi dispiace, Jar..è tutta…orrrghl, colpa mia.”

“Che cosa dici?? Dean…”

“Non avrei..non avrei dovuto fumare…io..”

“Fumare??? Che cosa stai dicendo, Dean???”
 
 
 
 
*

Dei colpi potenti come di qualcuno che stesse per buttare giù la porta, fecero quasi spaventare Misha, che ebbe un soprassalto. Si era appisolato.

Jared? Cosa….”
Jared aveva il viso che sembrava una furia.

“Hai fatto fumare delle canne a mio fratello minore??”

“Uhhh, l’hai scoperto a tempo record, vedo!”

Misha dovette fare del suo meglio per bloccare le braccia di Jared, perché stava per mettergli le mani addosso. Gliele mise dietro la schiena e lo piegò sul tavolo per tenerlo fermo.

“Easy tiger!!” gli disse.
 
Pezzo di merda, come hai osato dare della droga a mio fratello minorenne! Sono tornato a casa e l’ho trovato a vomitare sul cesso! Questa non la passerai liscia!”

“Un po’ di vomito è niente in confronto a come si sarebbe sentito se avesse preso spunto dal genio di suo fratello maggiore, dedicando la sua vita, anima e corpo alle metanfetamine, dovresti ringraziarmi!”

“Cosa?? Che cazzo stai dicendo??” disse ancora Jared, cercando di muoversi.

“Sto dicendo…che quella povera creatura che ha la disgrazia di averti come fratello e modello da seguire, era talmente disperata che si è rivolta a me, raccontandomi tutto dei vostri psicodrammi famigliari ed era così disperato, da pensare addirittura che sarebbe stato meglio forse affidarsi alla droga per cambiare la sua TESTA, proprio come avevi fatto tu precedentemente.”

“Non ti credo! Stai mentendo!”
 


“Vorrei che la mia fosse una bugia. Sai perchè si è rivolto a me, tuo fratello? Perché io lo capisco, più degli altri, più di te. Tu non hai mai saputo capirlo, renderti conto che era molto più fragile di te, che aveva bisogno di molto più aiuto di quello che chiedevi TU agli altri, ma è sempre così. Le persone deboli sono sempre CRUDELI.”

“Non ho intenzione di farmi dare lezioni di morale da uno che da della mariwana a un minorenne!”

“L’ho fatto per fermarlo, stupido idiota!” disse Misha, lasciandolo andare, mentre Jared si massaggiava le braccia.

“Che cosa?”

“Dean, tu sei fragile e debole, forse più di chiunque altro. La tua mente è già persa, come tu stesso sostieni più volte, se cerchi qualcosa che ti aiuti a essere più lucido di TESTA, la droga non è la soluzione migliore, ma se proprio vuoi provarla, ti suggerisco di passare a qualcosa di più leggero, tipo della mariwana, poi può pensare alle cose più pesanti! Sapevo  che non avrebbe passato la prova! Una semplice canna, lo fa stare malissimo. Mi dispiace per questo, ma almeno ora il ragazzo ha capito che tutta questa storia era una gran mole di cazzate e ora forse finalmente lascerà perdere! Per quanto riguarda te, ti ho chiamato apposta per tornare a casa ad andare a farmi un cd di canzoni. Speravo che ti trovassi davanti una scena come quella. Sapevo anche che avresti potuto avere una reazione spropositata.”
 
“Tu..tu sei completamente pazzo. Si può creare tutta una roba del genere? Avresti potuto semplicementre dissuaderlo, invece di farlo star male.”

Misha scrollò le spalle. “L’unica maniera per convincere una capa tosta o un soggetto disperato, è con il dolore. Ora che Dean l’ha provato, sta pur certo che tuo fratello non si riavvicinerà mai più alla droga, non c’è bisogno che mi ringrazi.”

Jared era davvero senza parole.

“Ora puoi andartene. Per inciso, se scopro che questa storia delle metanfetamine non è morta e sepolta, mi rivolgerò alla polizia e a quel punto se non è riuscito tuo fratello a farti restare alla larga da quelle, ci penseranno le sbarre del carcere.”
 
Jared era ancora più sorpreso dalla sua sfacciataggine.

“Chi ti credi di essere per parlarmi in questo modo? E perchè ti importa tanto? A malapena ci conosciamo noi.”
Misha scrollò le spalle.

“Credo che a darmi l’illuminazione, sia stato un ragazzo che settimane fa, mi ha chiesto perché fumo droga leggera. Gli ho risposto che gli angeli e i santi, stanno in cielo, non qui, sulla Terra. Rimuginai su quella risposta e capìì che in fondo mi dispiaceva che non ce ne fossero di angeli, sulla terra. Che dire? Fare l’angelo custode di qualcuno, è gratificante. Se pagassero gente per farlo, farei l’angelo a pagamento.”

“Per poterti così pagare la tua droga?” chiese Jared, senza poter evitare di farsi spuntare un sorrisino benevolo.

“Oh, no, mio caro. Se la cosa fosse ufficiale e funzionasse, potrei perfino smettere di prenderla.” Disse Misha.
 
 






















Note dell'autrice: 

ecco, ora state cominciando a capire perchè ho cambiato rating xd sto trattando argomenti pesanti, anche se solo accennati. Prima cosa ci tengo a precisare che Jared le ha prese per poco, quindi non avrà problemi. Secondo. non incoraggio assolutamente ad assumere sostanze stupegacenti, anzi questo mio capitolo è per condannarle. Non prendetele, in particolare quella droga. le metanfetamine distruggono le cellule cerebrali, il fisico, denti ed organi. Mi raccomando, eh!!

Per il resto, ci stiamo avvicinando a quando succederà la catastrofe!!

ps avete capito il rimando al castiel drogato della 5 x 4??? :D

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Capitolo 16
*** La villa e la bambina ***


Dean si ritrovava ora in un salone di una villa, sontuosa e regale come quella di un castello, ma non era fredda.

Era calda. Le tende erano di velluto bordeaux, il tappeto persiano era accogliente, come il legno caldo che dominava tutto il mobilio in quel salone. Il lampadario interamente di cristallo era il pezzo forte di quel salone, il divano interamente bordeaux come le tende, era uno spettacolo, assieme a quei cuscini rossi.
 
Dean era ammirato e grato che Misha avesse portato lì, lui e Jared. Quella villa era di una sua amica, anche se i due ragazzi erano più certi che fosse più di un’amica e aveva prestato al suo caro amico speciale Misha, quella villa per alcuni giorni.
 
Misha si sentiva da solo in quell’enorme villa. La musica eccellente, da aristocratici, da NOBILI, la spaziosa vasca idromassaggio e l’ottimo liquore delle vetrine, non riuscivano tuttavia a scaldare e lavare via la sua solitudine.
 


“Chi è la tua amica? Una carampana un po’ suonata e con il doppio dei tuoi anni?” aveva chiesto Dean, ridacchiando.

Ma Misha li aveva sorpresi anche in quel momento. Non li aveva guardati né con aria di rimprovero per la battuta infelice, ma neanche aveva riso. Aveva semplicemente fatto un sorriso gentile e aveva detto:

“Non bisognerebbe prendere in giro il futuro, quella cosa che inevitabilmente diventeremo noi tutti, un giorno..”

Jared e Dean avevano allora guardato Misha, sgranando appena gli occhi e si erano scambiati un’occhiata silenziosa. Era l’occhiata di chi voleva dire: era incredibile come qualcuno potesse rimproverarti in un modo così dolce, in una maniera così gentile.

Misha era dolce. Era gentile, armonioso, distaccato, appassionato e cosa più incredibile, non avido.
 
“Amico, potresti rubare più della metà di queste cose e fuggirtene domani, facendo la vita da nababbo. Sai che sei davvero..voglio dire…affidabile?” chiese Jared, in una maniera dolce che voleva dire strano ma in senso positivo, invidiabile.

“La prenderò per la cosa più carina che tu mi abbia detto.” Disse Misha, facendo ridere Jared. Era la sua tipica frase ormai.

“Sul serio, Mish..sei l’unico essere umano che conosciamo, che..sembra..incorruttibile. Dicci il tuo segreto!” disse Dean, bevendo una birra a canna.
 
Misha, si schermò il viso, si scostò un ciuffo dagli occhi e disse piano:

“Non desidero possedere il denaro. Desidererei di più saper imbottigliare il calore umano. Di quello, mi rendo conto, non ne ho mai abbastanza.”

Jared e Dean lo guardarono, rendendosi conto di quanto il ragazzo si sentisse solo e sentirono dispiacere per lui, ma anche affetto, come il loro pezzo del puzzle mancante.
 
 
 
Ora, Jared stava suonando la dolce melodia del pianoforte, che era situato in salotto. Quel bellissimo pianoforte bianco che l’aveva affascinato fin da subito. Era difficile concentrarsi sulla musica che usciva fuori dai suoi tasti, quando i pensieri di Jared erano tutti rivolti a ringraziare Misha di averli fatti entrare in quella sorta di sogno villesco regale, eppure la musica usciva ondeggiante, leggera e così soffice e morbida attraverso le sue dita, anche se lui era distratto.

Poi, una mano arrivò a posarglisi sulla spalla, facendogli sentire un calore bellissimo.
 
 
 
Ad un tratto, quel meraviglioso sogno svanì, lasciando Jared confuso e stordito per diversi secondi. D’un tratto la temperatura era come scesa, i colori erano diventati grigi sulla stanza, che anzi, era diventata TUTTA grigia, come una vecchia foto polaroid scolorita dal tempo.

“Che..che è successo all’improvviso?” chiese il Jared del presente, guardando il Jared del passato congelato con le mani sul pianoforte e quella mano come sospesa in aria, senza riuscire a capire di chi si trattasse.

Il tempo pareva essersi fermato.

“Il tempo di questo ricordo è finito, Jared.” disse semplicemente Misha.

“Stai..scherzando? Fermarsi sul più bello? Voglio vedere cosa succede dopo!”

“Non è possibile..” sospirò Misha.

“Ti prego.  Di chi è quella mano? Voglio vedere il resto. Sembro..stare così bene..così in PACE.”

“Non devi pregare me, ma te stesso. Sei TU che decidi quello che vuoi vedere.”

“Ma IO VOGLIO VEDERE!”

“è quello che tu credi..ad ogni modo non è così importante come credi. Vieni, andiamo via.” Disse Misha trascinandolo via da quel ricordo.

Ma Jared aveva la sensazione che non era vero che non fosse importante.
 
 
 
 
*

Caro diario, sono amareggiato. Sono giorni che sento un vuoto incolmabile nello stomaco. Quello che è successo alla villa, è stato bellissimo , mai avevo provato una sensazione di amore e libertà e amicizia così intensa. Io , Jared e Misha.

L’estasi però è qualcosa di momentaneo e quando ritorna la razionalità..e la vergogna, e un sacco di altri sentimenti che fanno sentire gli esseri umani, inadeguati e sbagliati, così come anche la gelosia, tutto si rovina, tutto va allo scatafascio.

Misha era diventato la nostra stella danzante che riusciva ad illuminarci, ma dopo averci donato quella felicità abbagliante che era un regalo che sembrava troppo per due persone normali come noi, si tirò indietro e cominciò a essere distaccato e ansioso e a aumentare le distanze.

Fu come perdere un parente.
Ma va tutto bene, in fondo io e Jared ci siamo sempre bastati l’un l’altro, non abbiamo bisogno di un altro appiglio per essere felici, non è vero? È quello che mi dicevo.

Mi sbagliavo.
 
La gelosia mi accecava l’anima, non sopportavo più di vedere Jared con nessuno, maschio o femmina, ma, cercavo di mettere a tacere questi miei sentimenti, quando, vidi che Jared, gradualmente, stava riscivolando dentro un mostro, chiamato depressione.
 
 
 
 
*

“Jared, Jared, che ti è successo??”

“N-niente, Dean, vattene, lasciamo solo.”

“Ehi, ehi, guardami.” Disse Dean, inginocchiandosi davanti a lui, mentre Jared era seduto sul divano.

“NO.”
“Jared..”

Non seppi cosa dire, cosa fare, come raggiungerlo, e quindi, teneramente, lo abbracciai.

Il paese delle lacrime è così misterioso.
 
 
 
Il Jared del presente vide questa scena toccante e si rivolse al Misha del presente.

“Questo è accaduto a causa del ricordo che non mi hai voluto far vedere?”

“Intendi a causa del ricordo che TU non volevi vedere?”

“Cos’è successo davvero di brutto per ridurci così? Per allontanarci da te??”

“Sono stato fragile. E ho rovinato tutto.”

“Fragile? Cosa vuoi dire? Cosa significano queste parole??”

Ma Misha non rispose. Era il tempo di un altro ricordo.
 
 
 
 
 
*

Nonostante Dean decise di stare più vicino a Jared, per indurlo a reagire allo stadio depressivo, il ragazzo sembrava intenzionato a sfogarsi, concedendosi alla lussuria e agli incontri occasionali, con grande sofferenza di Dean. Una sera però, superò il segno.

Portò una donna nell’appartamento.
Nella stessa stanza che condivideva con Dean.

Dean era ancora  sveglio e li sentì fare sesso e raggiungere addirittura l’orgasmo.
 
La mattina dopo, fece la valigia.



“Che cosa diavolo fai?” chiese Jared, ancora mezzo ubriaco e da solo ormai nel letto, senza più traccia di quella donnaccia.

Dean rise mentre si infilava le scarpe.

“In un posto in cui avrei preferito mandare te!”

“Dean, che significa questo??” chiese Jared, guardando la valigia.

“Sei davvero incredibile! Vorrei solo che mi dessi un po’ di tregua, se devo superare il vomito per il fatto che ti porti una donnaccia nella NOSTRA stanza e ci fai sesso con me presente, mi piacerebbe almeno che avesse la decenza di non scappare in piena notte come una prostituta!”

“è..scappata? Aspetta, Dean, aspetta un attimo! Fermati, per dio!” disse parandosi davanti alla porta.
Dean sospirò.

“Ho fatto TUTTO per te. Più di quello che avrebbe fatto chiunque altro, ma vedere che, tu evidentemente PENSI che un’estranea sia in grado di farti sentire meglio di quanto riesco io, mi fa pensare che le nostre strade debbano dividersi qui.”

“Dean, aspetta, io..hai ragione, su tutto, mi dispiace. Molla la valigia e ne riparliamo…”
“NO.”

E così me ne andai.
 
 

Il ricordo si spostò a quando Jared cercò di fermarlo dal salire sul treno.

“Lasciami andare, Jared!” disse un Dean furioso, salendo sul treno, divincolandosi da suo fratello.
 
 
 
Jensen assisteva impotente a quello svolgersi degli eventi, senza sapere che anche Jared, stava facendo lo stesso.

Poi il ricordo svanì e lasciò il posto a un Jared che telefonava disperato al fratello. Era sdraiato sul divano, piangeva. Erano passate settimane, quasi un mese. Gli chiese di tornare.

Jared del presente, lo stava osservando in quella stessa stanza.
 
Anche il Jensen del presente, stava seguendo quella scena, ma dal punto di vista di Dean del passato, a pochi passi, Jared fissava i due Dean e il Dean del presente ricambiò lo sguardo.
 


E tornai, per l'ultima volta...



Erano appena ritornati entrambi, nella stanza bianca e quello fu il pensiero di Jensen.

Appena il tempo di formulare quel pensiero e gli comparve il diario in braccio, aperto.

Le pagine erano bianche. Una sola parola, brillava in oro.
Recitava quella scritta.

“Quando l’ho scritta?” chiese Jensen.
“Adesso.” Rispose Misha.

“Scrivo dal futuro ora?” ridacchiò Jensen, notando la data che recitava una data passata.

“Probabile.” Disse Misha. “Che cos’è il futuro? Forse solo un’ipotesi, un’invenzione della nostra mente. Siete morti? Non siete morti? Chissà!” disse Misha e in quel momento, Dean si sentì malissimo, come un cartonato da cartone animato, il suo corpo cominciò a ripiegarsi su sè stesso, come se fosse fatto di gomma, ancora e ancora, Nel suo cervello come un loop infinito la sua immagine con gli occhi chiusi di quando morì e Jared rivide perfino sè stesso che affogava nell'acqua, con gli occhi aperti. Poi finìrono a carponi sul pavimento, ansimando. Un’altra illusione. Un’altra metafora.

Jared si accorse che Dean si era precipitato da lui, per tirarlo su, prendendolo per le ascelle.

“Aspetta..metafora..” disse Jensen, massaggiandosi la testa e gli venne in mente una cosa incredibile.
 
 
Pensò a tutti i personaggi delle fiabe che avevano incontrato, prima di finire in quell’ultimo “mondo.” Ai personaggi delle fiabe che avevano aiutato e a che cosa questi, gli avevano detto!
 
“Il topo della filastrocca che doveva morire..ma nelle versioni più recenti, non era morto!” disse Jensen, guardando Jared e Misha, che allargò le mani.

“Poi…poi..c’è qualcosa che..la chiromante che usava i trucchi per fingere di vedere i fantasmi.. diceva: “No..io non ho nessun potere..il tavolo contiene dei meccanismi e ho un complice che muove i fantasmi nel buio..io..io avevo sì dei poteri da bambina..sentivo davvero qualcosa..avevo visioni del futuro…la gente era sbalordita, venivano da ogni parte per vedermi, per chiedermi che cosa ne sarebbe stata della loro vita..ma io non sempre riuscivo e con l’adolescenza i poteri sparirono.. così cominciai ad usare dei piccoli trucchi ogni tanto..e poi sempre di più..sempre di più.. è terribile crescere..diventare adulti, perdere i sogni..”

“Accorcia il quadro e focalizzati sulla verità, che a volte ha la potenza di una sola frase..” disse Misha.

“La potenza di una sola frase..una sola frase… aspetta..” disse Jensen, cercando di concentrarsi meglio che poteva. “e poi sempre di più..sempre di più.. è terribile crescere..diventare adulti, perdere i sogni..”
 

Boiiiiiiiiiiiiiiiiing


Jared e Dean fecero un balzo grande quasi come una casa.

“Perdonatelo. È il gong che suona, quando ti avvicini alla soluzione.” Disse Misha.

“Mi sto avvicinando?? Ma cosa vuol dire? Diventare adulti…”

Misha annuiva con un sorriso un po’ demente.



Jared provò a trovare altre similitudini con i sogni e il diventare adulti.
 
Si ricordò allora di Wendy.

“Tu sei Wendy, non è vero? Cosa ti è successo?”
Sono invecchiata, rispose Wendy, ti sbagli, Wendy. Io ti ho chiamato sempre, ma tu non potevi più sentirmi. Eri cresciuta, Wendy, Non eri più in grado di vedere le ombre camminare sui muri.” 
Snocciolò Jared a memoria.
 
Misha aveva preso a battere le mani forte come un bambino emozionato davanti a un gioco nuovo.

Jared aveva bisogno di un’ultima prova, non aveva ancora il coraggio di esprimere quello che sospettava, ad alta voce.
 
Poi si ricordò del vecchio Ozra.
"Lei è la mia sposa. Si chiama Vittoria." disse il vecchio.

"Ozra, ho parlato con quella bambina..mi ha detto che è confinata qui per causa tua! Dimmi chi è!"

"Vittoria.." disse Jared, guardando una vecchietta entrare nel suo scompartimento.

"L'amore può essere il più terribile dei carcerieri..perchè a volte non sa di imprigionare sè stesso..vado da Ozra, non sarà più solo." 

 
“è un REBUS” realizzò Jared esterrefatto. “Un rebus che i personaggi delle fiabe ci hanno fatto per farci arrivare all’identità di chi si sta nascondendo dietro alla responsabile che ci ha fatto tutto questo. Ed è… una bambina.” Disse Jared sconvolto, mentre Misha annuiva con le braccia conserte.

“Questo vuol dire solo una cosa. I personaggi delle fiabe non ci stavano dando degli insegnamenti sull’amore, i sogni e altre cose. Non era neanche un saluto di commiato o almeno,  non solo! Ci stavano aiutando a scoprire chi è davvero la spasimante di Jensen!”

Misha annuì di nuovo.

“Resta solo da capire una cosa..ci sono due possibilità, che la responsabile sia davvero una bambina, o se sia invece una DONNA, rimasta ancorata alla bambina che era stata.” disse Jensen, sconvolto  
 
 
 






















ringrazio TEAM  che come ormai accade ad ogni capitolo, mi fa accorgere di alcuni grandi errori che combino con i nomi dei personaggi e situazioni xd questa storia mi farà diventare pazza xd

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Capitolo 17
*** Interludio con il clown Misha ***


Misha se n’era andato di nuovo, lasciandoli soli ad interrogarsi di nuovo su quale fosse la verità.

“Potrebbe essere anche che stiamo prendendo un granchio colossale.” Disse Jensen.

“Ma potrebbe essere anche che abbiamo ragione!” disse Jared.

“Okay, quindi qual è la soluzione? Com’è possibile che una bambina fosse innamorata di me? A parte che questa cosa mi fa sentire..sporco dentro, ecco! Colpevole, in un certo modo, ma il fatto è che non c’è mai stata nessuna BAMBINA nella nostra vita.”

“Jensen, l’amore dei bambini è..puro. Può darsi semplicemente che si sia presa una grande cotta per te e…”

“IO?? Ero un ragazzino insignificante, sempre attaccato alla gonnella di mio fratello maggiore. Lo escludo! E poi me ne ricorderei! Beh, magari questo non per forza..ma…”

“E se per caso fosse tua figlia?” chiese Jared, facendolo trasalire.

“Sei completamente impazzito?

“Perché? Magari hai messo incinta una e da lei è nata una bambina. Magari ti odiava perché pensava che non l’avessi voluta e..”

“Stai dicendo che una bambina, sia stata in grado di fare tutto questo semplicemente perché soffre di sindrome dell’abbandono? Ma poi di che periodo stiamo parlando esattamente?? Jared, questa è pura fantascienza.”

“Ti ricordo che abbiamo vissuto ben due favole e che io ero un gigantesco mostro peloso e…”

“Va bene, va bene, ma tutto aveva comunque una logica! Per Dio, una bambina che non abbiamo mai visto non può aver..fatto tutto questo. Dovrebbe essere una specie di STREGA soprannaturale, figlia di Satana!”

“Va bene, va bene, esclusa questa ipotesi, e non sai quanto sono contento che tu non abbia figli, che facciamo? Abbandoniamo totalmente questa pista? Misha sembrava farci intendere che era importante!”

“Mmmm..magari..è una DONNA attaccata alla bambina che è stata.”

“Ricordi qualcuno di importante conosciuto nella tua infanzia?”

“Ero un bambino solitario. Te l’ho già detto. Nessuno di importante, a malapena avevo degli amichetti, che sono durati comunque un battito di ciglio.”
 

In quel momento tornò Misha, facendoli spaventare, con un POP.

“Allora, siete arrivati alla soluzione? No, vedo. Peccato.” Disse battendo le mani, diventando allegro e poi subito dopo triste.

“MISHA, MALEDETTO TE!” disse Jensen che con Jared, si era spaventato.

“Che diavolo di pantaloni ti sei messo?” disse Jared.

“Mi sono preparato per il party!” disse Misha, che indossava dei pantaloni gialli da pagliaccio e un naso di clown.

Battè ancora le mani e scomparvero tutti e tre.

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Capitolo 18
*** Svenimento all'ospedale ***


Questa volta si trovavano in un ospedale. Jared e Jensen, riconoscendo il posto, furono subito allarmati.

“Misha, che significa tutto questo?” chiese Jensen.

“Jensen, qui è dove tu hai portato Jared, ricordi?”

Jensen si ricordava. Guardò Jared, che gli ricambiò la stessa occhiata disorientata.

“Il mio problema..” sussurrò Jared.

“Sì…” disse Jensen.
 
 
 
Con gli anni a passare, Jared aveva cominciato a soffrire di attacchi di panico. All’inizio erano lievi, poi sempre più forti, fino a farlo crollare sul pavimento, in preda a violenti spasmi.

“Gli attacchi di panico sono conseguenza della profonda depressione di suo fratello.” gli disse il dottore, sospirando.

“Che cosa posso fare? Non ce la faccio più  a vederlo così..” disse Dean disperato.

“Potrei provare a prescriverle altri farmaci.” Disse il medico ma appariva dubbioso.

“Dottore, mio fratello ha la stessa cosa che ho io, la stessa..fobia sociale..ma io non ho mai avuto attacchi di panico..insomma.. se c’è qualcosa che io possa fare per aiutarlo a star meglio, la prego, me lo dica!” disse Dean.

Il medico sospirò e gli raccontò il resto.

“Ho parlato con suo fratello e mi ha raccontato un quadro scolastico infernale e molto doloroso. Ho trovato tracce di idee persecutorie e tendenza ad evadere dalla realtà, che è andata peggiorando sempre di più con il passare del tempo, aggravata oltretutto da un disturbo dell’attenzione radicato molto forte in lui, che gli rendeva praticamente infernale la presenza nell’ambiente scolastico.”

“Io mi sentivo allo stesso modo..”

“Provava anche fastidio ai rumori?”

“R-rumori? Che cosa intende per rumori?” chiese Dean.

Il medico sospirò.

“Credo che il ragazzo dovrebbe fare una visita acustica. Lamenta un’insofferenza ai rumori FORTI. Credo abbia un difetto dell’udito che ovviamente peggiora il suo stato già molto gravoso di ansia sociale
 


“Ti ricordi cosa facesti dopo, Jensen?” chiese Misha.
“Io..
“Ti ricordi che mi chiamasti?” chiese Misha.

“Sì..”
 
 
“Misha? Lo so che è da un po’ che non ci sentiamo, ma il mio fratellino..sta male..sta tanto male..e  io non so cosa fare..ho bisogno di te!”diceva Dean piangendo, al cellulare.
 
 
“Quando tornai, entrai subito nella camera di Jared..” raccontava Misha, mentre ora rivedevano il flashback in diretta.
 
 

Quando Jensen vide Misha attraversare il corridoio senza degnarlo di uno sguardo ed entrare nella camera di Jared, si spaventò, ma lui gli fece un cenno e gli disse di assecondarlo.
 
Quando uscì, vide il ragazzo dai capelli corvini, esausto, lottare per rimanere in piedi.

“Misha!! Cos’hai? Ti senti male? Jared..” disse Dean agitato, sostenendolo.

“Tuo fratello…starà bene, Dean..”

“Cosa? Come fai a saperlo?? Cos’hai fatto??” chiese Dean, entrando nella stanza solo per scrupolo e sfiorandogli il collo, notò che dormiva profondamente. Tornò subito da Misha.

“Quello che..andava fatto,  l’ho fatto sentire meglio, ma Lei non sarà contenta di questo…” disse Misha, sostenendosi a malapena a Dean.

“LEI? LEI CHI?”
 
“Mi dispiace, Dean..non sono riuscito a salvarvi..forse ci riproverò..in un’altra vita!” disse Misha, toccandogli la fronte e in quel momento, gli occhi di Dean divennero bianchi come sprazzi di luce.
 
Subito gli infermieri dell’ospedale accorsero pensando ovviamente che Misha lo stesse aggredendo, ma pochi secondi dopo, anche Misha si accasciò al suolo, insieme a Dean.
 
C’era tuttavia una differenza tra i due ragazzi. Se uno era solo svenuto, l’altro..

“Oddio. Ma questo ragazzo..è MORTO.” Disse una delle due infermiere che reggeva uno dei due ragazzi.
 






















Note dell'autrice: 

mi immagino voi che dite: ma che cos'è questo?? è un capitolo??? ahhah xd raga, è sempre una sorpresa con me xd ps l'ho anche risistemato perchè prima era davvero troppo angst, ho invece pensato che non era necessario far soffrire dean o jared per forza, esagerando con l'angst!

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Capitolo 19
*** Jared vede gli spiriti - prima parte ***


Jensen era scattato in avanti, correndo verso le due figure accasciate a terra, appena aveva visto il destinatario di quell’avviso.

“Jensen!!” l’aveva richiamato il Jared del presente.

“Misha! No!” disse Jensen, piangendo, provando a toccarlo, ma le sue mani trapassarono l’aria.

“Jensen…capisco quello che provi..ma loro qui sono come fantasmi, per noi.” disse Jared, mettendogli una mano sulla spalla.

“O forse…siamo noi i fantasmi..” disse Jensen, asciugandosi un occhio con la mano.
 

In quel momento, scomparvero di nuovo e si ritrovarono in una specie di giardino floreale all’aperto.

Poco più distante, Misha, coperto da capo a piedi da un tumulo di api, sembrava l’incarnazione della beatitudine.



“Misha!! Non è divertente. Esci subito da lì!!” lo rimproverò Jensen.

“E già che ci sei, deciditi a darci un senso a tutta questa storia, visto che un senso proprio non ce l’ha!!” disse Jared.
 
 
Le api lasciarono il corpo di Misha e emigrarono lontano. Sotto di loro, un sole, forse falso, riscaldava tutti loro.

“Ce l’ha eccome un senso, invece.”

“Ti abbiamo visto morire.” Disse Jensen, ancora tremando al ricordo.

“Che significa tutto questo? Che cos’hai fatto??” chiese Jared insistente.

Ho guarito Jared.” rivelò Misha con naturalezza.

“Che cosa intendi..per *guarito* ?” domandò Jared.

“Ti ho guarito dal tuo male dell’anima, dai tuoi attacchi di panico, dalla tua depressione, ansia sociale. Da tutto. Beh, quasi tutto. E lo sforzo mi è costato..il prosciugamento di tutte le mie energie.”

“Quindi..stai cercando di dirci che sei un guaritore? Una specie di MAGO?” chiese Jensen, ridendo.

“Non posso ancora dirvi chi sono..” disse Misha piano. “Ma in questa specie di viaggio, tu eri convinto che Jared fosse guarito dalla sua depressione, ricordi?

“Ma questo era successo già PRIMA di tutto questo.” protestò Jensen.

“Una mera illusione..Jared si era solo illuso di stare meglio, ma poi ebbe una ricaduta. Cerchiamo di accorciare i tempi di spiegazione, perché ho poco tempo. In sostanza lui sta malissimo, io arrivo e lo guarisco, ma il farlo mi porta a..un incidente di percorso e io muoio. Ora vediamo il resto!” disse schioccando le dita.
 
 
 
Jared e Jensen si ritrovarono di nuovo all’ospedale.

Quando Jared si svegliò, si sentiva decisamente meglio e decise di parlare subito con Dean, nei corridoi dell’ospedale.

“Quindi uno sconosciuto è entrato in camera mia? Io non ricordo niente..” disse Jared, confuso.

“I medici dicono che stavo discutendo con lui, forse spaventato dal fatto che fosse entrato da te, dicono che abbiamo discusso e che ad un certo punto sembrava che mi stesse per aggredire, poi..siamo caduti entrambi, ma io sono solo svenuto, mentre lui…è morto!

“Mio dio, Dean, ma chi è questa persona?” chiese Jared.

“Non lo so, non l’ho mai vista in vita mia, a guardare le foto. Strano è anche il fatto che non ci ricordiamo di niente. Pensano che possa averci fatto qualcosa. Ipnotizzarci forse..hanno detto che sarebbe meglio fare delle analisi per stabilire se non ci hanno iniettato una sorta di qualche strano veleno.
 
 
 
Jared e Jensen si ritrovarono nel giardino floreale, basiti e sotto shock.

Non ricordevamo più NULLA?” chiese Jared scioccato.

“Perché??” chiese Jensen, forse anche un po’ ferito, oltre che addolorato.

“Lo so che può sembrarvi strano, ma l’ho fatto per amore.” Rivelò Misha.

“Cosa??” chiesero in coro.

“Io ormai ero morto. Soffrire per ME, non avrebbe fatto altro che peggiorare il vostro già debole e precario sistema emotivo e il mio sacrificio per far star meglio Jared, sarebbe stato del tutto inutile. Farvi dimenticare di me, era l’unica soluzione per cercare di farvi andar avanti con la vostra vita…”

“Come..riesci a fare queste cose? Hai..dei poteri?” chiese Jared, tentennante.

Misha a questo cercò di sviare.

“Non è ancora il momento, una cosa però devo dirvela ancora, finchè siamo ancora in tempo, ma siccome è una cosa molto lunga e non possiamo perder tempo a essere continuamente interrotto, l’ho trascritta su questo diario.” Disse Misha, dando ai ragazzi un diario giallo luminescente.

I ragazzi lo presero e in quel momento scomparvero di nuovo.
 
 
 
 
Erano di nuovo a casa, o meglio, l’appartamento che era loro un tempo.

Sul divano della loro casa, Dean leggeva svogliatamente un libro.

“Leggi, Jensen..” disse Jared, trovando un attimo buffo, il paragone tra i due.

Jensen fece una smorfia di contraccambio e lesse ad alta voce:
 
 
Ho guarito il male che infliggeva l’anima di Jared, ma non ho potuto fare niente per quella di Dean, ora sono soli ad affrontare quello che gli sta capitando. Allego queste mie memorie, nella speranza che un giorno i due ragazzi possano sapere cosa è loro successo e come uscire da questa rovinosa trappola che infligge tutti noi, compreso me. Ora, Jared è psicologicamente libero dal controllo mentale che quella strega esercita su di lui e sono certo che farà il possibile per aiutare anche il fratello ad uscirne, ma non può fare niente per liberarlo dalla morsa letale quale quella donna lo stringe, eccetto forse ricorrere all’aiuto soprannaturale della magia, magia che io, ho permesso che entrasse a far parte del suo mondo, della sua vita, nei suoi OCCHI, dal momento in cui la mia mano l’ha toccato.

Jared e Jensen si guardarono sconvolti, ma Jard gli fece cenno di continuare, perché Misha aveva dato loro il diario, appunto perché desiderava non esser più interrotto.
 
Vorrei che quello che di meraviglioso successe quel giorno alla villa, fosse stato già sufficiente a guarirli entrambi, ma non fu così. Ho dovuto proprio agire a livello PROFONDO. A quanto pare npn esiste opera di bene se non a discapito di un sacrificio.

Jensen lasciò cadere il diario a terra, incapace di proseguire oltre, per via delle lacrime che gli cadevano, anche Jared stava piangendo, ma lo abbracciò istantaneamente.
 
In quel momento, furono distratti dal Dean del passato che, lasciò cadere anch’esso il libro sul divano e si diresse verso la libreria del salotto. Toccò dei punti  a caso e incredibilmente si aprì un’intera parete, lasciando da parte, lo scaffale adibito ai libri.
 
 
 
Jared e Jensen si guardarono allibiti e si apprestarono  a seguire il ragazzo, giù per la scalinata che sembrava portare ai sotterranei.

Dean alla fine della scalinata, si trovò davanti una porta e una specie di allarme. Digitò un codice numerico e la porta si aprì.

Entrarono anche Jared e Jensen e si trovarono dentro una specie di laboratorio, molto spazioso. Sembrava chimica e medicina, fantascienza e magia tutto insieme.



“Fratello, che ne diresti di uscire un po’ fuori? C’è un sole..” disse Dean.

“Sì. È una buona idea.” Disse Jared, lasciando perdere botticini e bottigliette varie. “Sai una cosa, fratellino? Siamo vicinissimi ad imbottigliare la negatività di tutte le persone che rendono questo mondo, infernale alle persone buone come te!”

“Come NOI.” disse Dean, tracciandogli una linea carezzevole sull’addome, guardandolo dolcemente, mentre erano abbracciati.
 
“Leggi le restanti righe del diario, Jensen.” disse Jared.

La mia guarigione ad opera di Jared, aprì il suo terzo occhio. Da quel momento lui riusciva a vedere cose che un occhio nudo non poteva vedere. Spiriti, fantasmi e ogni altro genere di creatura che non era di questo mondo. Onde fuggire spaventato però, cercò aiuto da loro. Aiuto per creare qualcosa che potesse guarire suo fratello e tutto il genere umano, dalla piaga del MALE.
 
Il diario svanì dopo queste ultime righe e Jared e Jensen si ritrovarono sul guardino esterno della Serra.
 
“Hai fatto tutto questo PER ME, non per te stesso!” disse Jensen, sconvolto.
“Io..”
“Era questo il mio grande segreto, allora? La mia grande COLPA?”

“Basta, Jensen, qui nessuno ha parlato di colpe, ma solo di qualcosa che deve arrivare alla luce..e non sono neanche convinto che sia tutto qui..”

“Già..c’è anche Misha. Il nostro amico che è ritornato come MIO FRATELLO.” disse Jensen, torturandosi i capelli.

“Ho l’impressione che lui non sia chi dice di essere..” disse Jared, meditabondo.

“Troppe cose non tornano! Voglio dire..Jared, tu vedevi i fantasmi, gli spiriti!! Come ho fatto a dimenticarlo!”

“Si..io vedevo..ricordo..”
 
 
 






















Note dell'autrice: 

ciao ragazzi, scusate per il capitolo corto, ma oggi non sto molto bene xd  ps la frase sul senso della storia che non ha un senso, è un rimando alla canzone di Vasco, "Un senso"

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Capitolo 20
*** Jared vede gli spiriti - seconda parte ***


“Quindi tu vedi i fantasmi?” gli chiese Dean, sorridendo, incuriosito.

“Sì…ma..è più di questo..io non so come spiegarlo..” disse Jared, stropicciandosi i capelli.

“Provaci.” Disse Dean dolcemente. Non sembrava aver l’aria di volerlo prendere in giro. Sembrava solo curioso e pronto ad ascoltare. Jared allora ci provò.
 
“Parlare di fantasmi..sarebbe riduttivo.. io credo. Io vedo…la dimensione invisibile. Tutto ciò che finora ci è stato nascosto, o che forse non riuscivamo a vedere noi, perché non siamo in grado di vedere l’invisibile e che per questo pensiamo che non esiste. E sai una cosa, Dean? C’è un mondo là fuori..ed è meraviglioso! Io vedo..le sfere di luce, luminose, veleggiare a volte sopra la testa di un indivuduo…vedo sagome di donne o uomini, interamente in blu, fissarci o fissare le altre persone..vedo creature simili a elfi o gnomi..”

“E cosa ti dicono?” chiese Dean curioso.

“Niente..loro sono fuori dai concetti che abbiamo noi qui, del dover dare spiegazioni  a chiunque e per ogni cosa. Loro non sono neanche abituati al fatto che qualcuno possa vederli..perciò già il fatto di essere guardati con occhi pieni di meraviglia, da uno come me, è tantissimo…ma sapessi, Dean, a volte con uno gnomo..ci ho quasi parlato..

“E com’è parlare con uno gnomo?”

“Strano. Non ha i concetti di alto e basso e grande e piccolo come noi. Ho cercato di confrontarmi con lui e mi disse che la grandezza è relativa in base alla persona e a come si guardava il mondo. Loro vedendo sé stessi, erano normali, eravamo noi quelli giganti e disse che ogni essere vivente è grande a suo modo..”

“Riesci a parlarci? Voglio dire..parlano la nostra lingua?”

“No..io riesco però a capirli..perchè da quando ho il terzo occhio aperto..io..parlo la lingua universale, in cui loro mi sentono parlare con la loro lingua, e io li sento con la mia. Quando raggiungi un tale livello di comprensione e di vicinanza con l’individuo, non hai bisogno di imparare di fatto una nuova lingua..”

“Credi che sia stato il tizio misterioso che comparve quel giorno all’ospedale, ad averti dato questo dono?” chiese Dean.

“Sì..ne sono convinto. Non so perché lo fece, né se fosse consapevole di farlo..ma lui mi ha lasciato questo..ricordino, quando mi ha..guarito. Non so neanche come fece, né come faccio a saperlo, ma lo so. Perché io mi SENTO GUARITO, Dean, non sento più la rabbia e la tristezza che mi faceva sentire un uomo completamente inutile. Tutto scomparso.” Disse Jared, guardandosi le mani.

“A quanto pare, però, con me non ha funzionato.” Disse Dean triste. Ovviamente i due ragazzi non sapevano di conoscere qull’uomo, Misha, quindi non potevano sapere che quello che fece a Dean, era diverso da quello che aveva fatto a Jared. Se a Jared infatti lo guarì, a Dean cancellò solo i ricordi del fatto che lo conosceva, ma Dean non sapeva questo e non riuscì a darsi spiegazioni di cosa lo avesse fatto svenire in quel modo.
 
“Dean, io credo che quell’uomo fosse…un angelo. E credo che mi abbia guarito proprio con questo scopo! Perché il mio destino è cambiare la vita di altre persone come…”

“Come me?” chiese Dean.

“Come noi. Chi sono io, perché io merito di essere salvato e gli altri no? Me lo sono chiesto a lungo, ora la risposta mi è chiara come il sole. Sono stato guarito per uno scopo. Fratellino, io voglio che tu possa provare la stessa pace che ora sento io.”

“Se l’uomo che tu credi un angelo, avesse voluto che anche io la sentissi, l’avrebbe fatto anche con me.” disse Dean.

“Forse non poteva. Forse era valida solo per una persona. Hai visto cosa gli è successo. Fratellino, io ho in mente GRANDI COSE, per il destino, per il futuro di tutti noi, ma soprattutto PER TE! Voglio che tu viva in un mondo in cui non debba più soffrire.” Disse Jared, abbracciando suo fratello minore.
 
Dean ricambiò l’abbraccio, ma poi si fece preoccupato in volto.

“Fratello, io non credo sia cosa buona che tu veda presenze ultraterrene, oltre alle altre cose. Qualcuna di queste potrebbe farti del male.” disse.

Jared lo fissò, sorridendogli dolcemente.

“Vedo anche le anime trapassate, è vero, ma questo non mi fa  star male. Non c’è niente da temere dai morti, Dean..vorrei averlo capito prima..vorrei che tutti lo sapessero. Molte anime tra quelle che ho incontrato, sono gentili. Incontrarle mi ha fatto realizzare che la morte è molto di più di quello che sembra, che non è la fine di tutto.”

“Non…non mi piace sentire questi discorsi.” Disse Dean, districandosi dall’abbraccio e lasciando il laboratorio.

“Dean..adesso non riesci a comprendere, ma capirai! Te lo prometto! Non c’è niente di cui aver paura, da loro!!” disse Jared.
 
 
 
 
*

Diverso tempo dopo, Jared, ormai scienziato vero e proprio, aiutato anche dai cosiddetti spiriti, riuscì ad ottenere finalmente quello cui anelava da tempo.

Imbottigliare la negatività.

Ormai non avevano più un unico laboratorio a casa. Avevano un laboratorio vero e proprio in una base un po’ segreta. Jared lavorava con un altro team di scienziati, molto fidati. Dean era il suo assistente.

“Guarda, Dean, queste particelle di antimaterie, insieme ad altre sostanze che ho miscelato, se ingerite, possono addirittura purificare  un organismo vivente.”

“Come sei riuscito ad ottenere un simile risultato?” chiese Dean scioccato.

“Ho lasciato che le particelle di antimateria, si fondessero dentro un buco nero.”

“Un..un buco nero?

“Nessuno sa mai cosa ci sia dentro un buco nero. Alcuni pensano la vita. Altri la MORTE. Ma potrebbe essere entrambe le cose. Un buco nero è tutto quello che vogliamo che sia, è la risposta alle domande, è il mistero dell’universo, è la fiaccola che regge la vita, ma potrebbe anche essere la VITA STESSA. È come un embrione, che può diventare qualsiasi cosa, ma che ha bisogno del carburante per funzionare.”

“Il carburante in questo caso, sarebbe l’antimateria.”

“Quasi. È come una macchina e un motore, a cui manca la benzina. In questo caso la benzina è.. un tessuto di dna che non appartiene a questo mondo, che mischiato a queste sostanze, è in grado di far nascere la VITA.”

“Okay, adesso mi sono perso..” disse Dean con la testa che gli girava.
 
Jared lo guardò con un sorriso a quarantadue denti, era eccitato ed emozionato fino all’inverosimile.

Uno degli spiriti con cui sono in contatto, mi ha donato parte del suo tessuto organico come contributo, come BENZINA, per far funzionare l’automobile.”
“NOO.”

“Sì, invece. L’ha fatto perché ha sentito che ero spinto da motivazioni NOBILI. Mi è bastata una piccolissima parte che combinata con le altre due, ha formato una fiammella e…”

“Aspetta! Stai dicendo che..hai ricostruito la VITA in vitro??” chiese Dean scioccato.

“è molto meglio di questo, mio caro fratello. Io non ho costruito la VITA, ma l’ACQUA DELLA VITA. Un liquido, una miscela, talmente potente e forte, da poter debellare qualsiasi forma maligna, di origine cellulare, qualsiasi malattia del corpo e della mente, qualsiasi ferita fisica o immaginaria. La mia miscela è come un CANCRO all’incontrario che uccide tutto il male che trova sulla sua strada!” disse Jared.

“Jared..ma è..ma è fantastico!” disse Dean con le lacrime agli occhi.
“E tutto per merito tuo!! Sei tu, la mia più grande ispirazione! Sei tu la mia musa, Dean!” disse Jared, abbracciandolo forte.























Note dell'autrice:

scusatemi per il capitolo corto, ma è più forte di me, non riesco a scrivere più di una situazione per capitolo. Il mio cervello si inceppa xd volevo parlare ora di quello che capitava dopo, ma mi sono soffermata su sta cosa e non riesco ad andare avanti per oggi..è molto più frustrante per me che per voi, credetemi xd per fortuna ci stiamo avvicinando al grande casino. Anzi, nel prossimo capitolo ne parlerò sicuramente, dal momento che ho la scaletta fissa in testa. Alla prossima!  

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Capitolo 21
*** La persona che ho scelto - Dean e Jared incanto tra i boschi ***


Dean si agitava nel sonno, così tanto che suo fratello lo sentì lamentarsi, mentre camminava nel corridoio.

Entrò subito nella sua stanza.

“Dean! Dean!! Svegliati.” Cercò di scuoterlo piano.

“Jared!” disse Dean, svegliandosi di soprassalto.

“Ehi, stavi sognando…”

“Non..non ce la faccio più, fratello. Continuo a fare lo stesso sogno!”

“Che sogno, fratello?”

“Una donna! Una donna mi reclama a sé, vuole strapparmi da te. Ma io non voglio…andare con lei. Mi assilla.” Disse Dean, aggrapandosi a lui.

“Una donna, hai detto? Come si chiama?”

“Lei..dice di chiamarsi…”
 
 
“Come si chiamava?” chiese Jensen, ritrovandosi in quello stesso letto, accanto al fratello. Entrambi si toccarono la testa. Erano tornati ad impersonare il loro ruolo, in maniera attiva.

“Io..non lo so..non riesco  a ricordarlo!” disse Jared.
 
 
 






*

“Mio fratello sta male! Dice di essere perseguitato da una donna che è l’incarnazione del male, dice che è innamorata di lui, vi prego, ho bisogno di sapere come fare a togliergli quella donna dalla testa. Se si tratta di un maleficio, vi prego di dirmelo.” Diceva Jared in una foresta, al vuoto.

“La donna di cui parli è quanto di più male possa esistere nel mondo e sta cercando di entrare nella testa di tuo fratello. Non fa neanche parte davvero di questo mondo. Se ha preso di mira tuo fratello, lui ormai è condannato.” Disse una donna spirito.

Jared non ci poteva credere che tutto questo stesse succedendo a loro. A lui. A Dean! Ne aveva già passate tante. Ne avevano già passate tante.
 


“Io credevo le presenze ultraterrene non potessero farci del male.” disse Jared piangendo e abbracciandosi le ginocchia.

“Vi prego. Aiutatemi. Farò qualsiasi cosa. Qualsiasi. Datemi il potere di liberarlo, come sono stato liberato io.”
 
Dopo un tempo che parve interminabile, una mano sembrò poggiarsi su di lui.

“Jared..”

C-chi è?” chiese Jared, voltandosi e trovandosi davanti un uomo fatto interamente di luce.



“Gli spiriti a cui tu ti rivolgi, non possono interferire con i problemi degli umani, ma questo caso è particolare. Loro vogliono liberarsi di quella presenza come e più di te, quindi ti aiuteranno.”

“Cosa?? Dici davvero? E come?”

“Possono aiutarti a creare qualcosa che terrà lei lontana da tuo fratello, ma questo potrebbe avere delle conseguenze..”

La voce dell’uomo era rassicurante, benché dicesse cose tutt’altro che confortanti.

“Quali..conseguenze?”

“Il prezzo di avere lei lontano..potrebbe portarti alla rivolta delle forze oscure e se le cose dovessero mettersi proprio male male e qualcosa andasse storto, potresti essere costretto a separarti da Dean per molto tempo..”
 
Jared si sentì mancare. Separarsi da lui?

“Se non accetto..che ne sarà di Dean?”

“Rischieresti che lei prenda il controllo della sua mente prima o poi e un giorno potresti andare nella sua stanza e scoprire che è scomparso durante la notte. Lo perderesti definitivamente.” disse l’uomo.
 
Jared riprese a piangere, anzi, a singhiozzare e a tenersi i capelli, stringendoseli convulsamente. Quando riuscì a calmarsi, si rivolse di nuovo verso l’uomo.



“Se faccio questa cosa..Dean sarà libero dal suo controllo?”

“Dal suo controllo e dal male di vivere che lei ha causato a lui e a te..”

“Ma..perchè sta facendo tutto questo? Cosa le abbiamo fatto?

“In un’altra vita..tuo fratello l’ha respinta e lei si è vendicata.” Disse l’uomo.

Che...CHE COSA? Lei..era umana??" Jared rimase ancora una volta più sconvolto che mai a pensare a quanto grande potesse essere la crudeltà degli esseri umani. Molto più dei mostri!

Jared abbassò la testa e ripensando a lei, si sentì d’un tratto nervoso, inferocito e anche un po’ geloso.



“Va bene..allora facciamolo. Aspetta..tu..puoi dirmi il tuo nome?”

L’uomo sembrò spiazzato per un momento.

“Ti prego..è così raro che mi parlino..come un amico..” disse supplicandolo.

“Io sono Castiel, Jared..e sono un angelo.

Jared ebbe un brivido.

“E come mai..un angelo, prende a cuore le vicende di due relitti come noi?”

“Forse perché non siete la carcassa di uomini rotti che credete. Voi siete speciali.” Disse l’angelo per poi scomparire, lasciandolo nuovamente solo.
 
 



“Jared!!! Jareeeeed!!” gridò Dean, invocando il suo nome, da poco distante.

“Dean..” mormorò Jared, asciugandosi le lacrime.

“Jared!!”

“Dean! Ti avevo detto di aspettarmi alla tenda!”

Dean lo abbracciò. Il maggiore ricambiò, ma vide che tremava.

“Dean!! Che ti succede?? Stai bene? “ chiese Jared, spaventandosi, pensando ovviamente che c’entrava la donna che lo perseguitava.

“No!! Non va un cazzo bene, fratello!!”
“Parlami. Dimmi cos’è successo.” Gli disse il maggiore.

Dean per tutta risposta, si aggrappò di più a lui.
 
“Non posso permetterti di sacrificarti per me..”

“Dean, ma che diavolo stai dicendo?”

“La donna mi ha parlato di nuovo.”

“Ci avrei giurato! Quando??”

“Poco..poco fa..in sogno. Mi ha detto che dovevo fermarti. Che se non ti avessi fermato, ti saresti sacrificato per me, facendoti un male immenso, che dovevo impedirti di continuare a cercare di liberarmi. Che è una cosa tra me e lei e che se tu insisti..sarà molto brutto per te.”

“Dean, tu non devi ascoltarla più. Me lo devi promettere..”

“E poi ho parlato anche con l’angelo.”

Che cosa??

“Ci ho parlato due volte, le notti scorsi. Ha detto che sarebbe venuto anche da te stanotte..lui mi ha parlato con una tale dolcezza. Ha detto che devo stare tranquillo, che se tu non riuscissi a difendermi da lei, sarà lui il mio custode.” Disse Dean con dolcezza.

“Lui..ha detto per caso di chiamarsi Castiel?chiese Jared.

Dean annuì e il maggiore lo strinse di nuovo a sé in un abbraccio avvolgente. Altre lacrime caddero dal viso del minore, ma erano lacrime d’ amore stavolta. Non importava il dolore, la sofferenza, nessuno poteva costringerlo ad amare qualcuno, rispetto alla persona che lui aveva scelto.

 






















ragazzi, mi deridete se vi dico che ho le farfalle nello stomaco? xd no davvero, questa storia mi sta prendendo tantissimo e mi commuove..io sto impazzendo xd infatti scusatemi tanto se non riprendo con le altre, ma lo farò E vi dico già adesso che "il giocattolaio" avrà una trama molto complessa. xd ps comunque questo è il secondo capitolo che ho aggiornato oggi, lo dico per avvisare i lettori ^^

ps ditemi che riconoscete anche voi le tante citazioni di spn che semino a ogni capitolo ahhah

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Capitolo 22
*** L'ultimo ricordo di Richard ***


 “Eravamo un team. Io, mio fratello e il gruppo di scienziati di cui facevamo parte. Riuscimmo a mantenere questo progetto top secret – che era una mia idea – e riuscimmo anche ad agire alle spalle del Governo. Non ce l’avrebbero mai permesso altrimenti. Provammo a fare domanda, ma…respinsero l’idea, così facemmo di testa nostra.”

“Dio mio, avete avvelenato un’intera popolazione?” chiese Jensen.

“No. Non è come pensi. Ovviamente testammo la soluzione su uno di noi, che si offrì come volontario. Non volevamo rischiare di fare un genocidio. La soluzione non solo era innocua, ma agiva come un toccasana per il cervello. Era meglio dei tranquillanti e degli antidepressivi, meglio della camomilla! Allontanava i pensieri negativi, le idee suicide, le idee di morte e di distruzione e restava solo la gioia.”

“Se è così meraviglioso, perché tutti dicono che hai portato il mondo allo scatafascio?” chiese Jensen, allibito.

“Il fatto è che…ci fu un effetto collaterale, ma non come puoi pensare, sugli altri. Ma su di me!! “

“Su di te??” chiese Jensen allibito.
 


Jared sospirò e andò in cucina per bere un po’ di succo d’arancia.

“Il mondo aveva delle regole. È stato sempre così e le regole dell’Universo sembrano aver deciso ormai da tempo che nel mondo deve  esistere orrore, violenza e distruzione.

Un semplice umano, come me, è stato tanto arrogante da pretendere di stravolgere l’Ordine delle cose.

Venni punito per questo. Dagli spiriti che regolano il nostro mondo…e forse anche da Dio, chissà.”

“In che modo venisti punito?” chiese Jensen sempre più sconvolto da quelle rivelazioni.
 
“Tutta la negatività che io avevo cercato di distruggere, tornò da noi. Letteralmente tornò da noi.Era troppa da sopportare. Uccise tutti i miei compagni, trasformandoli prima in mostri, sembravano zombie viventi e poi quella negatività li uccise.

Uccise anche mio fratello. Non riuscìì a salvarlo.” Disse Jared, mentre delle lacrime scivolarono dalle sue guance.

“Io mi salvai, però. Da tempo era in fase di sperimentazione un siero che mi avrebbe permesso di non sentire più nulla. Io e mio fratello Dean lo avevamo progettato insieme, se avessi da subito preso quel siero, nessuno ci avrebbe rimesso, ma mio fratello decise che lo avrei usato solo come ultima spiaggia, perché non voleva rischiare la mia vita se non avesse funzionato. Mi convinse che l’idea della soluzione gettata giù per gli acquedotti era molto meglio. Avrebbe cambiato il mondo.”

“Ti voleva molto bene” disse Jensen.

“Se avessi preso subito il siero..sarebbe ancora vivo…è tutta colpa mia.”

 




 “Jensen, perché stiamo rivivendo il ricordo di quando ero una bestia e ti raccontai queste cose?” chiese Jared attonito da quell’insolita svolta degli eventi.

“Perché le cose non andarono in quel modo, Jared..” disse Jensen.
Cosa??”

Jared, è ora per tutti e due, di ricordare!

E dicendo così, i due scomparvero di nuovo in una bolla d’oro, che li avvolse, sollevandoli in aria e facendoli scomparire.
 
 
 
 
 
Jared era ormai diventato uno scienziato e insieme ai suoi colleghi e a Dean, potevano lavorare e fare i loro esperimenti. Purtroppo però, il composto che Jared era riuscito ad ottenere per l’imbottigiiamento del male, venne deriso dal Governo, rifiutato da tutte le case farmaceutiche. Nessuno accettava di finanziarlo, provarlo, sperimentarlo, brevettarlo. Venne rifiutato categoricamente, con la minaccia che se avesse continuato con questo progetto, sarebbe passato attraverso guai grossi.
 
La Cia e pezzi forti del governo, tra cui un certo Richard, venne un giorno a trovare Jared al laboratorio e lo prese da parte, dicendogli cose sconvolgenti.
 
 
 
“ Sarò franco con lei. Mi hanno mandato pezzi grossi, contatti molto in alto in politica e nel governo, per convincervi a desistere, mi hanno dato soldi, molti soldi. per lei, per convincere lei. E per lei, per convincerla a lasciar perdere.”

Jared stava già per ribattere qualcosa di sgradevole, ma Richard lo interruppe.

 “Lei è una bella persona, signor Padalecki, il che non equivale a dire che è una brava persona. In tanti siamo capaci a essere brave persone, ma è essere delle belle persone, è questo che differenzia la gente comune, dalla gente straordinaria.”

“Questa sviolinata è per indorare la pillola per il mio progetto rifiutato, signore?”
 
Richard scoppiò a ridere.
 
“Lei vuole molto bene a suo fratello, non è vero?”

“Ecco, qui stiamo camminando su un terreno minato. Mi dispiace, ma le posso permettere di scherzare su tutto, ma non su questo, signor...”

 “Speight. Richard Speight. Sento semplicemente il bisogno di confidarmi con lei, signor Padalecki. Sento il bisogno di dirle qualcosa. Di farle una rivelazione:

Sa perché sono qui? Perché lei è qui e mi sta ascoltando? Perché intuisci qualcosa che non sai spiegarti. Senti solo che c’è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra, nel mondo. Non sai bene di che si tratta ma l'avverti. È un chiodo fisso nel cervello. Da diventarci matto. È questa sensazione che ti ha portato da me. Tu sai di cosa sto parlando. Ti interessa sapere di che si tratta, che cos'è? Beh, è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L'avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità.”

“E quale sarebbe la verità?” chiese Jared.

"Che lei è uno schiavo. Come tutti gli altri, sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore. Una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado, purtroppo, di descriverla agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos'è.   È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre.”
 


Jared lo fissò intensamente negli occhi, poi disse:
“Beh, sto aspettando.”
“Aspettando cosa?”

“Le pilloline. Devo fare la mia scelta no? Pillola rossa o pillola blu.” Disse e a quel punto Richard scoppiò a ridere.

“ Anche lei è fan del  film Matrix, signor Padalecki?”

“Sì. Mi ha sempre provocato una sottile angoscia, però, per quanto l’abbia trovato fenomenale, devo dire.”

“E..l’ha fatto guardare anche a suo fratello?” chiese Richard, con una strana luce negli occhi.
 
Jared ebbe un brivido a notare quello sguardo e anche a sentirsi porre quella strana domanda. Non capiva dove quello strano tizio voleva andare a parare.



“No, non l’ha maia visto e io non ho mai desiderato farglielo vedere, signore. Mio fratello ha…ereditato  dal suo disgraziato fratello, che sarei io, una forma molto persistente di insofferenza verso questo mondo. Volevo evitare che potesse sentirsi troppo vicino a quel film, per alimentare in lui false speranze che..vivere in un altro mondo fosse possibile.”
 
“Come sospettavo..” disse Richard sorridendo. “Vede, anche io ho guardato Matrix..e anche io ho un fratello, che non l’ha visto. Maggiore, però. E anche io farei tutto per lui.”

“è giusto. Tutti noi facciamo il possibile per la nostra famiglia..ma continuo a non capire dove vuole arrivare con questo discorso, signor..”

“Speich, Richard Speight. Io voglio arrivare al fatto che noi siamo anime affini, signor Padalecki. Anche io come lei, mi sento..imprigionato. Anche io, come lei, considero mio fratello, la metà che mi tiene ancora intero, la mia ancora a questo mondo, in tutti i sensi.”
“Perché mi sta raccontando queste cose?” chiese Jared.



“Forse perché credo che lei possa capirmi. Capire la mia anima sofferente. Non badi al mio vestito tutto impettoso, io sono molto più del vestito che indosso. NOI siamo molto di più del vestito che indossiamo.”

“In effetti non sembra molto a suo agio nel ruolo dell’agente segreto.” Disse Jared.

“RUOLO, Mi è sempre piaciuto giocare un ruolo!”
 
“Senta, per quel che mi riguarda, questa conversazione delirante è andata anche fin troppo per le lunghe. Se non c’è altro..”

“Aspetti..” disse Richard, trattenendolo per un braccio. “LORO non vogliono finanziare il tuo progetto, perché hanno paura.

“Paura di COSA?” chiese Jared stranito.
 
“Paura di essere annientati!”

“Cos…io non voglio uccidere nessuno! Io voglio fare del BENE!”

“Non è esatto. Lei ha dichiarato di voler uccidere il MALE. Ma il fatto è che..non si pensa mai che il MALE possa essersi fuso così troppo a lungo e così profondamente nelle nostre vite, da averci ormai trasformati nel male stesso.”
“Io..non capisco..”



“Tutte le persone malvagie del mondo, o che lontanamente pensano di esserlo, tutte quelle che hanno fatto soffrire qualcuno, per dolore, per vendetta, per debolezza, per capriccio, per IGNORANZA, per immaturità, sarebbero contro di lei. Perché avranno il terrore che la sua medicina, agisca come un’implacabile bomba atomica che riconoscendoli come malvagi, li possa annientare, distruggere, massacrare, uccidere.”

“Io..non farei mai una cosa simile…non..”

“E poi ci sono ovviamente tutti quelli che per interessi di politica e potere, non hanno interesse a veder finire le GUERRE e la lotta per le conquiste dei territori, quindi non possono assolutamente permettere che lei trasformi il mondo in un posto in cui la pace REGNI SOVRANA.”
 
“No..tutto questo è assurdo..lei sta cercando di convincermi che è tutto un complotto..che mi credono ma vogliono impedirmi di..non riuscirà a spaventarmi. Io andrò avanti e la gente sarà dalla mia parte! Mi crederanno e sarò per loro un eroe, mi ameranno e io e mio fratello..”

Amarla?? Lei NON Capisce. Le persone sono avide, crudeli, rigide, bloccate nei loro schemi mentali troppo stretti! Non la ameranno mai! Non esistono angeli qui, né in cielo né qui sulla Terra!” disse Richard, tenendogli stretto il braccio.
 
Quella frase colpì così tanto Jared, che spalancò la bocca e sgranò gli occhi.



“Tu..conosci Castiel!” disse sbalordito.

“Non so di cosa parli. Non conosco nessun Castiel!”

“Menti!! Lo conosci..o..o c’è altro. Quella tua frase ha scatenato in me qualcosa ma…non..non so cosa..per favore, lasciami.” Disse Jared, provando a divincolarsi.



“è importante che mi ascolti..” disse Richard senza dargli retta. Sembrava più allucinato di lui.

Mi lasci, ho detto! Non mi convincerà a rinunciare al progetto!!”

Ma ancora una volta Richard lo sorprese.

“Io non ho intenzione di convincerla a rinunciare al suo progetto, io voglio che lei vada fino in fondo, messier.”
 
“C-che cosa?” chiese Jensen completamente sconvolto e spiazzato da quell’uscita.


“Faccia passare il suo composto attraverso l’acquedotto, negli impianti fognari e nelle tubature. Lasci che bevano tutti quanti il suo composto!”

“Che cosa sta cercando di ottenere? È forse psicologia al contrario? Crede che non ne avrei il coraggio, forse??”

“Mi auguro che lei ce l’abbia, altrimenti saremmo tutti perduti.” Disse Richard, guardandolo con occhi fiammeggianti.

Jared lo guardò più spaventato che mai.
“Ma di che cosa sta parlando?”

“Sto parlando di Matrix, mio caro. Di un altro tipo di Matrix. Di una donna che muove i fili di tutto questo. La grande Burattinaia. Colei che ci ha intrappolati.”

“Tu..la conosci? Sai dirmi chi è??”

“Certo che la conosco. E la conosci anche tu!”

“Io?? Non..non è vero..”

“Ora devo andare. Ho detto già fin troppo. Faccia quel che deve, la prego, Jared. Sconfigga quella lurida puttana.” Disse, lasciando il laboratorio.
 
 
 
 
 



*

Erano tornati di nuovo al presente. Jared aveva rivissuto di nuovo quel ricordo da attore principale e aveva la testa in fiamme, da quei ricordi inaspettati. Quanta altra gente ancora sarebbe comparsa, dichiarando di volerli aiutare e che si sarebbe scoperto poi invece che li avevano abbandonati a loro stessi?

Ignaro che la sua dolce metà aveva invece assistito a tutto quel ricordo, da spettatore, si girò verso di lui e lo vide concentrato in un punto invisibile davanti a lui.
 
 


“Ascoltami!” dichiarò al nulla.

“Ma cosa??” si domandò Jared grattandosi la testa.
 
“Ascoltami, io lo so che non è un granchè come lo sarebbe se ti guardassi dritto negli occhi o ti parlassi di persona, ma è il meglio che posso fare, per come sono adesso..ma si può dire che tu non mi hai lasciato altra scelta..” disse Jensen ad alta voce.

Ecco lo sapevo..è impazzito..ormai da i numeri.. pensò Jared, impressionato.
 
“Forse è questo che si prova a parlare con la donna invisibile..” disse Jensen ridacchiando perfino. “Perdonami per la battuta, ma ci sta, no? In fondo so che tu sei..una DONNA..ma io di fatto non ti ho mai vista..” tossì per riprendere il filo del discorso. “Arriviamo al punto, io volevo..chiederti scusa.

Eh??

“Chiederti scusa per tutto.  È chiaro ormai che se hai agito come hai fatto, è stato perché avevi le tue buone ragioni, i tuoi motivi. Se ti ho fatto soffrire e ormai credo sia così..io ti chiedo scusa. Ti chiedo perdono sincero, ma ti prego, ti prego, lasciaci andare. Se davvero mi ami, ti scongiuro, lascia che io viva la mia vita con la persona di cui sono innamorato. Se tu mi hai amato davvero, devi sapere cosa si prova. È un sentimento che ti lascia senza respiro, che ti fa male, ma che ti fa stare anche bene. Jared non c’entra in tutto questo. Se proprio devi punire qualcuno, punisci me. Non lui. Lui non ha alcuna colpa. Ha già sofferto abbastanza. Ti prego. Lasciaci andare.”
 
Jared attese che Jensen dicesse altro, ma lui sembrava aver esaurito le parole.



Bel discorso.” Disse alla fine Jared, non potendo evitare a sé stesso di suonare sarcastico.

Jensen si accorse di essere con le mani ancora giunte come in preghiera e si sbrigò a scioglierle.
 
“Accidenti a te, Jar..stavo per addolcirla.”

“Addolcirla? Lo senti questo silenzio, è perché dopo questo discorso è andata ad aggiornare e moltiplicare i secoli di punizione.”

“Non è divertente..facevo quello che avrei dovuto forse fare dall’inizio.. chiedere pietà, o almeno una riappacificazione..”

“Con quel discorso ridicolo? Con te con le mani giunte come in preghiera verso Dio? Stavo per vom..”
 
BOOOOOOOOM
 
I ragazzi caddero a terra mentre la stanza cominciò a tremare pericolosamente.
 


“Co..cos’è stato? Il terremoto?” chiese Jensen  a terra.

“Terremoto? Credevo ci avessero bombardati dal 1945.” Disse Jared.
Jensen lo guardò male.

“Che c’è? Sei tu che hai insistito per farmi guardare Captain America.” Disse Jared scrollando le spalle.

“Credo tu l’abbia fatta arrabbiare, Jar..”

“Ma dai. Da dove l’hai presa questa brillante idea!”


"Cerca di ricordare quello che ti dissi quel giorno, Jared!!!" disse una voce a quel punto, arrivata ad interrompere quella diattriba.

"Jared, chi cavolo ha parlato??" chiese Jensen.

"Credo sia Richard, Jensen."

"Il tizio della CIA, vestito come un agente immobiliare??" chiese Jensen.

Jared lo guardò. Entrambi si guardarono con aria buffa e con la stessa aria, Jared rispose:

"Proprio lui!"

"Cerca di ricordare quello che ti ho detto e piantatela di fare i babbei!!" disse la voce furiosa.

"Non accetto lezioni da morale dall'uomo invisibile! Se proprio hai qualcosa da dire, diccela in faccia!" disse Jared tutto impettoso.

"Non posso!! C'è una ragione se non posso raggiungervi e non sprecate tempo a chiedermi qual è. Dovete tornare a quel ricordo. E cercate di far funzionare il cervello, una volta tanto!!" disse la voce di Richard.


Jensen prese la mano di Jared, incoraggiandolo. Entrambi annuirono e la bolla di luce arrivò istantanea.

"Tutta questa storia mi ricorda Harry Potter e i ricordi nel Pensatoio." fece in tempo a dire Jensen. 








I ragazzi tornarono a quel punto, ma stavolta, prima del saluto di Richard, quest'ultimo disse altre cose.

“Tu..la conosci? Sai dirmi chi è??”

“Certo che la conosco. E la conosci anche tu!”

“Io?? Non..non è vero..”

"Ascoltami, Jared, ti prego, niente di tutto questo è importante adesso." disse Richard, tornando all'uso del TU. "Io percepisco che una parte di te vuole fidarsi di me, non sai neanche tu perchè vuoi farlo, ma senti che puoi..dico male?"

"N-no...io credo..voglio..m-ma..."

"Okay, io non so se tutto questo sarà sufficiente. Vorrei che lo fosse, perchè tu vada fino in fondo, ma non posso rischiare e devo fare una cosa.."

"C-che cosa vuoi fare?" chiese Jared, cercando di districarsi.

Richard dovette suo malgrado, rafforzare la presa sul braccio del ragazzo.

"Non ho mai avuto la possibilità di chiederti scusa. Ancora peggio, non ho avuto il coraggio di abbattere la mia vigliaccheria che da sempre mi contraddistingue, per chiederti scusa, come un vero uomo avrebbe fatto."

"Cosa.." disse Jared, cercando invano di dare un altro strattone in quella presa ferrea.

"E forse non avrò un'altra occasione, per fare quello che non ho fatto allora, Jared, quindi ti chiedo scusa adesso. Ti chiedo scusa per averti fatto soffrire e anche se so bene che non puoi comprendere queste parole, so che parte della tua coscienza potrà farlo." 


Qualcosa si mosse e si spezzò dentro il cuore di Jared, raggiungendo la sua anima. Stava piangendo. 



"Che cosa mi stai facendo??" disse Jared, toccandosi una guancia, sconvolto. "Smettila subito!"

Richard però, era estasiato.

"Sì, è strabiliante, l'ho sempre detto che le anime sono qualcosa di meraviglioso. Possono raggiungere qualsiasi cosa. Lui si è sempre sbagliato."

"LUI?"

"Stai fermo. Ti prego. E perdonami di nuovo, se puoi. Adesso proverai molto dolore, ma è necessario."

Jared aveva ripreso a divincolarsi con più forza che mai.

"Ti prego, no! Se mi fai del male..se mi uccidi..mio fratello..senza di me può morire." suonò strana anche a lui stesso quella frase, e non aveva idea di come poteva suonare a quello strano individuo.

"Non ti farò del male. Non fisicamente, sta tranquillo. Ho bisogno però che tu veda una cosa. È una specie di ipnosi molto speciale, vedila così."

"Ipnosi?" chiese Jared. Lo shock per quell'affermazione era riuscito a farlo stare di nuovo fermo.


"Ti spiego. Tu potrai avere dei ripensamenti, in seguito a tutto questo e potresti non fare quello che invece va fatto..per questo ho deciso di fare un esperimento. Ti farò rivivere il mio peggior ricordo. Insieme ad esso tu acquisirai temporaneamente la conoscenza reale di chi sei davvero, naturalmente questo ricordo lo rimuoverai dalla mente cosciente non appena lo avrai visto, ma ti rimarrà nell'inconscio.."

"E a cosa potrebbe mai aiutarmi un ricordo che non posso ricordare??" chiese Jared sempre più stranito.

"Insieme a quel ricordo, ti rimarrà attaccata la sensazione viscerale che puoi fidarti di me. Anche se non saprai perchè, tu andrai avanti fino in fondo, perchè te l'ho detto io, a causa di quello che hai visto."

"Richard..io non sono sicuro che.."

"ORA." disse Richard.


E cominciò.








 Quello che provava Jared, era difficile da descrivere a parole. Come riuscire a descrivere infatti, il dolore puro di qualcun altro, peggio ancora, provare il dolore puro di qualcun altro? Jared provava esattamente quello che provava Richard in quel momento. Capì come doveva sentirsi un cuore spezzato. Tradito da chi non avrebbe mai dovuto tradirlo. Comprese tutto. Ogni cosa. Su lui. Su Jensen. E poi dimenticò.



"Perdonami, Jared, per averti fatto soffrire. Ora, come allora." disse lui infine, dandogli un bacio sulla fronte, mentre Jared sotto shock, sembrava in stato di trance e si era accasciato al suolo. Si stava però, lentamente riprendendo, alchè Richard, da attore consumato quale fosse, disse:

“Ora devo andare. Ho detto già fin troppo. Faccia quel che deve, la prego, Jared. Sconfigga quella lurida puttana.” Disse, lasciando il laboratorio. Detto questo, se ne andò
























Note dell'autrice: "è impazzito, ormai da i numeri" cit di Iago verso Jafar xd 

ragaaaa secondo voi cosa ha fatto vedere Richard al povero Jared e perchè voleva chiedergli scusa? xd

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Capitolo 23
*** Tutto per LUI ***


Questa volta i ragazzi avevano assistito a quella scena in cui Richard fece vedere il suo ricordo peggiore a Jared, da spettatori.

“Jared, che cosa ti ha detto quel tizio??”

“Io..non lo so, Dean. Ti giuro che non lo so.”

“Hai davvero fatto tutto questo perché te l’ha detto lui?”

Jared si volse e lo guardò con occhi fiammeggianti.

“NO. Io l’ho fatto per te, solo per te, Dean!” disse, tenendogli le mani sulle spalle.

“Mi hai chiamato Dean..” disse Jensen commosso.
“Scusami..io..”

“N.non importa..mi piace..” disse Jensen, abbracciandolo teneramente.

I due scomparvero di nuovo dentro una bolla luminescente.
 
 
 
 
 




Jared cominciò a farsi una brutta nomea in giro per il pianeta. Si disse che aveva provato ad avvelenare un’intera popolazione per uno strano esperimento, si disse che aveva impiantato un effetto allucinogeno, una DROGA dentro gli acquedotti cittadini. Una droga pericolosa che faceva stare solo momentaneamente bene, ma che era dannosa per l’organismo.

Non era però la cosa che preoccupava principalmente Jared. Lui era preoccupatissimo per Dean.

Era per lui, solo per lui, che aveva iniziato questa grande battaglia. Da quando era stato guarito, il pensiero che Dean avrebbe potuto convivere con questa cosa per sempre, il pensiero che avrebbe sofferto per tutta la vita e poi il pensiero insopportabile, che quella donna misteriosa che era nella sua testa, sarebbe riuscita a portarglielo via – la sentiva anche Jared, talvolta, nei sogni – era più di quanto potesse sopportare. Era stato per lui che aveva cominciato.

E quando le forze oscure si rivoltarono contro di lui, per aver cercato di debellare il male dal mondo intero, la sua più grande preoccupazione andò a suo fratello minore.

Non poteva permettere che se la prendessero con lui.
 
Una notte, andò quindi in un vicolo e fece un patto con un demone degli incroci.

Il demone, aveva l’aspetto di un ometto di bassa età, che sembrava un lord scozzese.

“Che fine hanno fatto gli uomini pelati tinti con la vernice di rosso?” chiese Jared, riferendosi allo standard dei demoni dei telefilm di un tempo.

“Che fine hanno fatto gli uomini spiritosi di una volta?” chiese lui di rimando.

“Mpf..io sono Jared..e voglio fare un patto..”

“Io sono Crowley, orsacchiotto. E sono curioso di sentire il tuo patto.”
 


Jared cercò di fargli un sunto breve della condizione critica in cui si erano ficcati. Sperò di essere breve ma suonò invece lungo.

“Okay, quindi?? Alla fine lo scoiattolo e la donna invisibile hanno fatto flic flac?” chiese Crowley.

“Di tutta questa storia..questa è l’unica cosa che ti interessa?” chiese Jared arrabbiato.

“Ehi, ehi, calmati, orsacchiotto. Ho ascoltato tutto. Due fratelli che farebbero tutto l’uno per l’altro, è stato bellissimo, poi triste, poi ancora più triste..e adesso siamo qua, giusto?”

Jared fece una smorfia.

“Dimmi solo cosa posso fare per impedire che le forze oscure se la prendano con Dean. Farò qualsiasi cosa.”
 
Crowley fece un grande sorriso. “Un atto d’amore!! È il patto che preferisco!!” disse battendo le mani come un bimbo. “Allora, come già tu di certo intuerai, non è facile fregare le forze oscure. Non a caso hanno questa nomea, ma c’è un metodo che è infallibile, è un po’ come il delitto perfetto in un film giallo. Sai come riesce il professionista di un delitto a non far mai scoprire ai poliziotti che è l’assassino?”

“Illuminami.” Disse Jared.

“Diventare la vittima.” Disse Crowley con un sorriso.
 
Jared aprì appena la bocca. Aveva un vago ricordo di una ragazza che aveva ucciso la sua famiglia e poi aveva cercato di uccidere anche sé stessa, impiccandosi. La trovarono quasi morente per miracolo. Per lunghi anni non avevano capito che era lei l’assassina.

“Stai proponendo che dovrei uccidermi?” chiese Jared stranito al massimo, Non riusciva a ricordare se la ragazza fosse in realtà colpevole o innocente, magari portata a credere erroneamente di averli uccisi. Ma che importanza poteva avere? Era solo un fumetto di Dylan Dog.

“Ma no, orsacchiotto stupido!” replicò il demone. “Quello che tu devi fare è convincere le forze oscure che sei stato tu ad avere l’idea, che era tutta un’idea tua, cosa ovviamente difficile a farsi, visto che loro ovviamente SANNO Già che è tutto solo per Dean.

Tutto per lui…  pensò Jared intensamente.



“L’unica maniera per fregarli, è esserne convinto TU STESSO.”

“Cosa? Che intendi?”

“Devi decidere volontariamente di dimenticare  che è stato per tuo fratello che hai fatto tutto. Penserai che l’hai fatto perché hai vissuto una vita vuota e deprimente e per tutta la vita sei stato solo e disperato. Il mondo ce l’avrà con te, le forze oscure ce l’avranno con te…perché per quanto possono essere malvagie, attingono dalla tua mente. Se tu ti convincerai di essere il colpevole di tutto, pure loro dimenticheranno che non è così.”

“Mi sembra così assurdo..basta davvero così poco?”

“Basta sempre molto poco..no?” disse Crowley, porgendogli la mano.
 
 
Jared capì cosa voleva dire. La linea tra il bene e il male era così sottile che bastava un passo..ed eri già dall’altra parte.
Gli strinse la mano.

“Adesso hai la mia anima?” chiese Jared.

“Ohhh e dai, un uomo come te, potrebbe farsi venire in mente qualcosa di molto meno banale!” disse Crowley.

“Se non vuoi la mia anima, allora cosa vuoi in cambio?” chiese Jared, sospettoso.

“Io non voglio niente da te, Jared, eccetto..beh, la promessa che quando avrai sconfitto tutto il male del cosmo, risparmierai ME. Perché sono bello, spiritoso e brillante e soprattutto sexy.”

Jared non sapeva se ridere o applaudirgli.

“Accetto.” Disse stringendogli la mano.
 
 
Quello che non sapeva Jared, era che Dean aveva assistito a tutta la conversazione e aveva pianto in silenzio, capendo tutto quello che Jared stava sacrificando per lui.
 
 
 
 




*

Quando successe la catastrofe,  c’era gente che correva da una parte e dall’altra, nel grande laboratorio. Le forze oscure si erano impossessati dei colleghi di Jared e li avevano trasformati in zombies assassini, quegli zombies cercarono di attaccare anche Dean e Jared, ma qualcosa andò storto.

“Io mi salvai, però. Da tempo era in fase di sperimentazione un siero che mi avrebbe permesso di non sentire più nulla. Io e mio fratello Dean lo avevamo progettato insieme, se avessi da subito preso quel siero, nessuno ci avrebbe rimesso, ma mio fratello decise che lo avrei usato solo come ultima spiaggia, perché non voleva rischiare la mia vita se non avesse funzionato. Mi convinse che l’idea della soluzione gettata giù per gli acquedotti era molto meglio. Avrebbe cambiato il mondo.”

“Ti voleva molto bene” disse Jensen.

“Se avessi preso subito il siero..sarebbe ancora vivo…è tutta colpa mia.”

 
 
 
Jared partì subito alla ricerca sfrenata di Dean, cercandolo in ogni dove. Doveva assolutamente bere il siero che aveva preparato per lui. L’aveva preparato apposta, per proteggerlo. Per far si che le forze oscure non lo toccassero.

“Dean, NO, no, no no no.” disse Jared, correndo da lui e trovandolo per terra che si teneva lo stomaco.

“Jared…”

“Perché?? Maledizione! Perché non hai preso il siero?? Ti ho cercato dappertutto.”

“Questo?” chiese Dean, facendogli vedere una piccola siringa che teneva tra le mani.

“Sì..oddio sì..” disse Jared cercando di prendere la piccola siringa, ma il fratello minore glielo impedì.

“Dean..che fai?”

“Ascoltami..io sono stato un pessimo fratello..ma non tanto da non sapere quanto tu abbia fatto per me..”

“Dean, ti sembrano discorsi da fare in questo momento??”

“Non posso permetterti di ucciderti per me. Hai sacrificato già troppo per me..mentre io sono stato così pessimo..così egoista e infantile..non ho saputo capirti..”

“Smettila. Smettila di dire così! Sei il fratello migliore che potesse mai capitarmi!! Adesso prendi questo maledetto siero, così potrò proteggerti.”

“No.”

E dicendo così, puntò la siringa contro il braccio di Jared e glielo mise dritto dentro la pelle.

Jared soffocò un grido, troppo sorpreso e scioccato da quello che era appena successo.

“Che cosa hai fatto?”

“Io morirò, ma tu vivrai!

Quella frase sembrò ricordare qualcosa a Jared, qualcosa di troppo profondo e troppo antico, ma che faceva male comunque.

Nel frattempo, le forze oscure li stavano per raggiungere, così come gli zombies. Fece alzare Dean di forza e lo costrinse a nascondersi e scappare ancora.
 
 
 
 




*

“Quindi ricordavo male..” disse Jared, tornando al presente, in quello stesso laboratorio, ancora sconquassato dalle lotte.

“No, è che noi non volevamo ricordare, Jared.” disse Dean.
 
“Tutta la negatività che io avevo cercato di distruggere, tornò da noi. Letteralmente tornò da noi.Era troppa da sopportare. Uccise tutti i miei compagni, trasformandoli prima in mostri, sembravano zombie viventi e poi quella negatività li uccise.

Uccise anche mio fratello. Non riuscìì a salvarlo.” Disse Jared, mentre delle lacrime scivolarono dalle sue guance.

“Io mi salvai, però. Da tempo era in fase di sperimentazione un siero che mi avrebbe permesso di non sentire più nulla. Io e mio fratello Dean lo avevamo progettato insieme, se avessi da subito preso quel siero, nessuno ci avrebbe rimesso, ma mio fratello decise che lo avrei usato solo come ultima spiaggia, perché non voleva rischiare la mia vita se non avesse funzionato. Mi convinse che l’idea della soluzione gettata giù per gli acquedotti era molto meglio. Avrebbe cambiato il mondo.”

“Ti voleva molto bene” disse Jensen.

“Se avessi preso subito il siero..sarebbe ancora vivo…è tutta colpa mia.”

 
“Oltre al composto, avevo preparato anche un siero per proteggerti, ma tu non avevi voluto prenderlo..” disse Jared, ricordando solo in quel momento la triste verità.
“Eri disposto a prenderti la colpa di tutto quanto..pur di salvarmi dalla loro ira..non potevo permettere che mi salvassi anche a discapito tuo.” Disse Jensen.

“Ma non è servito a niente. Tu sei morto lo stesso. Quella donna spregevole non ti ha risparmiato..”

“Jared..no…io l’ho vista quel giorno..”
“Cosa?? “

I ragazzi tornarono al passato e guardarono cosa accadde.
 
 
Dean fu fermato da un’apparizione tanto tetra, quanto triste e ciònonostante, pregna d’amore. Aveva lunghi capelli ricci ramati…piangeva, mentre lo  guardava, poi mise i palmi delle mani rivolte verso lui e gli fece un incantesimo.
 
“Non posso permettere che le forze oscure ti prendano! Non diventerai uno zombies. Questo incantesimo ti proteggerà.”

“Neanche tu puoi più salvarmi ormai..  uno di quei mostri mi ha sanguinato addosso, prima che morisse. Mi ha già infettato..forse non diventerò un mostro, ma morirò comunque..

“Mio dio…” disse la donna piangendo.

“Non credevo che..avrei potuto vederti piangere per me..” disse Dean con un sorriso, cominciando a tossire.

“Ti prometto che proteggerò tuo fratello e spero che tu possa perdonarmi un giorno..” disse, piegandosi su di lui.

“Perdonarti dove? Nell’aldilà?” le chiese Dean, tossendo di nuovo.
 
 
 
 
Ci fu un altro cambio e questa volta erano di nuovo Dean e Jared che si stavano nascondendo dalle forze oscure.

Jared si era accorto che Dean si era assopito per terra.
 
“DEAN. DEAAAAAN. PARLAMI. DEAAAAAN!!”

“Jared, io…”

“Non parlare. Non parlare. Risparmia le forze. Noi ce la faremo. Te lo prometto. Non ti abbandono.”

“Smettila di parlare e ascoltami..”

“…..”

“Io non…rimpiango niente…non è colpa tua…”

“Dean…”

“So di non avere scampo…voglio solo un’ultima cosa da te…”

“Tutto, dimmi cosa vuoi, Dean. Farò tutto. Qualunque cosa.”

“Una cosa che per tutta la vita…ho voluto..ma mi sono sempre vergognato…”

“Dean, Dean, guardami!”

Dean lo guardò, vergognandosi molto.

“Un bacio, fratello.”

Jared lo guardò senza capire.

“Un bacio dall’unica persona..che io abbia mai amato….non odiarmi, fratello.”

Jared non poteva crederci. Quello che Dean aveva sempre voluto…era la stessa cosa che voleva Jared da sempre?

“Oh, Dean…” disse Jared con gli occhi colmi di lacrime.

Gli prese il viso e gli diede un bacio disperato. Senza lingua. Era un bacio disperato, colmo d’amore, ma la tristezza che entrambi provavano era tale che non poteva essere un bacio passionale con tanto di lingua. Ebbe comunque il suo effetto.


Quando si staccò dopo pochi secondi da lui, Dean sembrava già quasi svenuto.

Jared non voleva che Dean se ne andasse senza saperlo.

“DEAN, DEAN, GUARDAMI. TI AMO ANCH’IO!!” Disse, prendendogli il viso.

Dean era semicosciente, aveva gli occhi semi chiusi.

“TI AMO ANCH’IOOOOO.” Gridò Jared singhiozzando.

Dean mosse ancora le palpebre. A Jared sembrò che sorrise.

E poi….

Se ne andò.
 
 
 
Era la stessa scena che Jensen ricordò. Il suo primo ricordo di quando era suo fratello, quando lui aveva conosciuto Jared sotto forma della bestia, il ricordo che gli fece ricordare di essere LUI.

Fece appena in tempo a dirglielo, che la scena cambiò di nuovo ed entrambi trattennero il fiato, notando quanto l’atmosfera stonava con quello che avevano appena visto e provato.
 
 























Note dell'autrice: 

Rieccomi ragazzi, immagino che questo capitolo vi abbia intrsitito, ma era necessario. Ho cercato di rimandare fino a che ho potuto xd vi anticipo che dovrò parlare ancora di altre 4 o 5 cosucce, che spero di riassumere in due capitoli, massimo tre, dopodichè non mi metterò a fare anche il riassunto degli altri miei due sequel, state tranquilli xd ad un certo punto però dovrò continuare la storia da un'altra parte ancora, perchè se questa storia comprende il viaggio nei ricordi loro, loro poi ovvimaente torneranno a casa! E sarà davvero una grande sorpresa, niente di quello che potete aspettarvi o che avete già visto (almeno nelle mie storie ) e ovviamente sarà svelato anche il nome della donna misteriosa. Ringrazio ancora una volta chi mi segue. Senza di voi forse non avrei avuto la forza di arrivare a questo punto. ps ho deciso di lasciare, quando jared a volte chiama dean invece di jensen, visto che in fondo sono la stessa persona.  

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Capitolo 24
*** Una storia d'amore sotto le stelle ***


Jared e Jensen avevano appena assistito alla morte del minore, quando era suo fratello. Credevano che non si sarebbero mai più ripresi  da quello shock e invece, inaspettatamente, arrivò un altro ricordo e forse lo shock fu più grande, fu che aveva una sfumatura e un’atmosfera completamente diversa dal precedente.
 
 
Dean e Jared stavano litigano sulla spiaggia, illuminata e riscaldata dal sole.
Jared stava facendo a Dean una scenata.
 
“Da quando hai incontrato questa Christine, sembra l’amore della tua vita, sembri perso di lei e non sembra invece che sia una che..NON RIDERE..non sembra proprio una con cui hai intenzione di fare un’avventura da un’estate.”

“è la mia prima ragazza. Potresti anche essere felice per me.” disse Dean.

Jared lo guardò socchiudendo gli occhi. “Tu lo sai che noi lunedì dobbiamo tornare a casa, vero? Gliel’hai detto? Lo sa?”

Dean si guardò i piedi sprofondare dentro la sabbia. Jared si incantò a guardarli.


“Dean!” lo richiamò Jared, arrabbiato.

“Senti, possiamo anche rimanere un’altra settimana! Sono sicuro che non ci sono problemi.”

“Come? Siamo già rimasti un MESE.” Disse lui.

“E quindi che ti costa una settimana in più? Jared? Non voltarmi le spalle, quando ti parlo!” disse, visto che il maggiore se ne stava andando.


Jared, con lo sguardo rabbioso e gli occhi che lanciavano fiamme, disse:

“ Io me ne torno a casa. Stasera. Tu cosa farai?”

“Stai scherzando??”

“No. Rispondimi quando ti parlo.”

“Io..ho..ho già detto a Christine che mi fermo un’altra settimana..”

“Bene, scegli lei, allora. Ho capito.”
“Jared!”
 


I Jared e Jensen del presente osservarono Dean restare a guardare Jared, che si prese le scarpe e le portò via, nascondendo le mani all'interno, mente a piedi nudi, andava via.

“Vuoi sapere che cosa avevo pensato quel giorno?” chiese Jensen.

“Dimmi.” Disse Jared.

Jensen si voltò verso di lui e gli sorrise.

“Quel giorno ti guardai andare via, con la tristezza nel cuore. Avevo sempre sostenuto che la speranza era la droga dei mediocri, ma alla fine c’ero cascato anche io, immaginando che l’amore esistesse davvero e camminasse a piedi nudi sulla sabbia, tenendo le mani affondate dentro le scarpe.” Disse Jensen, guardando il suo sé del passato e poi girarsi dandogli le spalle, con il volto rigato dalle lacrime.

“Jensen..” disse Jared, toccandogli le spalle.
 
 
I due ragazzi del presente, sparirono di nuovo e al suo posto, un nuovo ricordo.
 
Dean aveva raggiunto di corsa Jared nella corsa sfrenata per impedirgli di prendere il treno. Alla fine riuscì a raggiungerlo e i due si abbracciarono.

Fu un abbraccio meraviglioso. Sentito.

“Jared..mi dispiace di averti trascurato..per Christine. Ti prego, resta. Partiamo insieme.”

“Non posso, sciocchino. Ho già avvisato mamma che sarei tornato. Lei ha bisogno di noi. Sai che papà non c’è mai per lavoro.”

“Allora voglio venire con te. Non ci sto se tu non ci sei.”

“Ho detto di no! Ormai hai già detto a Christine che starai da lei. Credimi, siamo a posto così. Ti aspetto, fratellino. E cerca di divertirti, right?”

Dicendogli così, però, Dean notò che evitò di fare il solito ammiccamento allusivo o di guardarlo negli occhi.
 




I due persero ancora tempo a salutarsi mentre Jared era già su treno e proprio quando il treno cominciò a muoversi e a fischiare facendo un rumore infernale, a Dean venne in mente una cosa, mentre cercava di riprendergli le dita della mano che gli era sfuggita, dal finestrino.
 
“A-aspetta. Sul treno..quel giorno, non ti ho risposto.” disse Dean, riferendosi a quando giorni fa, Jared gli aveva detto di amarlo, ma Dean non lo aveva preso sul serio, pensando che scherzasse, per non sconfessare lui il suo cuore martellante nel petto, aveva detto di dover andare al bagno e quand'era tornato, non ne avevano più parlato.

“Come, non ho sentito.” disse Jared, disturbato dal rumore.

“Volevo dirti…  che ti amo anch’io..” disse Dean, piangendo.

“Non ti sentoooo.”

“Ti AMO ANCH’IOOOOOOO!” gridò Dean, mentre rincorreva il treno che velocemente se ne stava andando.

“ME LO DICI QUANDO TORNI A CASAAAAA!”
 
 
Il ricordo svanì e Jared e Jensen si stavano baciando appassionatamente.

Quando il bacio finì, fu Jared il primo a prendere il discorso.

“E pensare che credevo che non me l'avessi detto. Ma perchè non me l'hai detto più? Neanche quando abbiamo visto quel ricordo?” disse Jared. * (vedere capitolo 11 Dean e Jared sul treno e le risposte non date)

“Forse avevo dimenticato anche io. Forse avevo voluto dimenticare.” Disse Jensen, abbracciandolo.

I due si abbracciarono di nuovo, in maniera più sentita.

“Mi hai risposto. E sono felicissimo di averlo sentito, questa volta.” Disse, prendendogli il viso tra le mani.

“Sono solo felice che l’hai sentito.” Disse Jensen.

“E io sono felice di quel bacio che ci siamo scambiati..di quei DUE baci..anche se una volta eri ubriaco e l’altra..”Jared stava per tornare triste e Jensen gli alzò il mento e sorrise.

 “ Jared, credo di ricordare anche un’altra cosa..altri..baci.” disse Jensen.

“Altri…oddio!” disse Jared.
 
 
 
 




*

Jared e Dean erano al Casinò di Las Velgas, in cui si stavano facendo scommesse stupide, dove era possibile rivincere i soldi che si erano persi al gioco d’azzardo, facendo scommesse.

Le ragazze della compagnia non sapevano che Jared e Dean erano fratelli e proposero al “ragazzone alto come un’alce, tutto arrabbiato “ di avvicinarsi al banco scommesse per cercare di rivincere quello che aveva perso giocando al poker.
 
“Ti va di vincere i soldi che hai perso e forse vincere qualche extra?”

“Sarebbe fantastico! Che devo fare? Prostutuirmi?” chiese Jared balzandoso alle ragazze vestite come delle matrioske.

Le matrioske risero e acconsentirono, indicando Dean.

“Bacia il tuo amico.” Dissero indicandolo.
 
 
 
Jared sgranò gli occhi e allo stesso tempo vide Dean terrorizzato. Evidentemente neanche lui se lo aspettava, Dean fece per parlare e Jared alzò una mano per impedire che protestasse.

Ci sto.” Disse, facendo quasi venire un infarto al povero Dean.

Le ragazzine cominciarono a ridere eccitate, mentre Jared si avvicinava a Dean, sperando che quello sguardo non volesse dire che voleva incenerirlo all’istante.

“Ti ha dato di volta il cervello?” gli sussurrò.

“Schhhh. Le facciamo contente con un bacetto a stampo. Fidati di me.”

“Sarà meglio che sia a stampo. “ disse Dean, non potendo evitare un sorriso e il suo cuore che cominciava a martellargli furiosamente nel petto.

Erano passati mesi da quando aveva baciato Jared da ubriaco. Ricordava perfettamente quella volta e il pensiero che Jared non aveva mai voluto parlarne, gli aveva fatto male e ora se ne usciva con questa cosa. Forse però poteva approfittarne.
 
 
 
Jared si avvicinò a Dean, mentre le ragazze cominciavano a far scattare il cronometro, eccitate e ridacchiando e battendo le mani.

“A proposito, è mio fratello minore, quindi il bacio vale oro, se avete inteso quello che intendo.”

Dean sembrava che stesse per avere un mancamento e le ragazze qualcosa a metà tra uno svenimento e un orgasmo.

 
 
Ma sei impazzito??” gridò Dean, mentre Jared evitava accuratamente di guardarlo e guardò le ragazze con le braccia conserte per avere una conferma, loro dissero che andava più che bene ed erano molto curiose.

Dean era basito. Quel pazzo aveva davvero interesse ad andare fino in fondo??

Jared si avvicinò di più come a far capire che faceva sul serio.

Dean lo guardò nervoso, mentre Jared gli dava un bacio a fior di labbra, lasciandolo perplesso e..deluso? Era stata più l’attesa a fargli palpitare il cuore che quella pessima imitazione di un bacio?
 
Jared rispose con un ridolino allo sguardo disgustato di Dean e infatti una delle ragazze disse:

“Ma cos’era? Un bacio quello? Buuuuu.”
 
Jared la guardò male e borbottò qualcosa che Dean non capì,perché poi si trovò subito addosso le labbra incollate del fratello e ogni suo pensiero svanì, soprattutto quando la sua lingua incrociò la sua, in un tripudio di sensi talmente forti da stordirlo e farlo quasi svenire.

Il bacio divenne subito lussurioso e bagnato, con Jared che ci dava dentro e produceva versi osceni nella sua bocca, toccandolo languido e voglioso, anche per fare un po’ di scena con le ragazze, che avevano cominciato a buttargli soldi a palate sul tavolo.

Jared però neanche guardava i soldi, avvinghiato a Dean com’era. Fu il minore a staccarsi all’improvviso da quella specie di assalto.

 
 
Lo fece più per mancanza d’aria e perché si sentiva la testa come se stesse per svenire, più che perché voleva davvero respingerlo.
 
“Stai bene?” gli chiese infatti Jared, cercando di sostenerlo, temendo una sfuriata, o una specie di disconoscimento fraterno.

“Sono..nostri..questi?” chiese Dean spalancando la bocca, notando quanti soldi ci fossero su quel tavolo.
 
Le ragazze non la finivano di gridare e di complimentarsi per lo show che avevano mostrato loro e così Jared per essere carino, offrì a loro dei drink azzurri, gelati.

Ma neanche così, le ragazze volevano lasciarli andare via. Dopo i drink li pregarono di andare con loro a fare festa sulla spiaggia. A mangiare mashmellows e a fare il bagno al mare.
 
 
Jared guardò Dean per avere un consenso e a Dean venne da ridere. Non erano fidanzati ma era come se lo fossero, lui stava chiedendogli il permesso, quando quella volta in albergo con quella sgualrdrina, non lo aveva fatto. Uno stuolo di ragazzette aveva appena visto due fratelli baciarsi e li aveva pagati fior di quattrini per quello, ma cosa più importante e bella, aveva appena baciato suo fratello maggiore. Era tutto un meraviglioso sogno da cui non aveva voglia di svegliarsi troppo presto. Quindi sì, avrebbe fatto di tutto per prolungare quella serata meravigliosa.

“Beh, quello che succede a Las Vegas, resta a Las Vegas, no?” disse Dean scrollando le spalle.

Jared annuì, ma non fece una delle sue proverbiali battute. Dean aveva l’impressione che non avrebbero mai parlato di quel bacio meraviglioso ma suppose che forse era meglio così.

E fu con tutto l’amore di questo mondo che, ritirati quei soldi, disse a suo fratello maggiore all’orecchio:

“Con questi ci paghi i tuoi studi. Volevi diventare uno scienziato, no?”

Jared lo guardò quasi commosso e gli tremò il labbro. Dean sperò che potesse intuire parole d’amore per lui, in quella frase.
 
 
 
La nottata sulla spiaggia fu una cosa meravigliosa. Come una fiaba. Come un sogno. Soprattutto perché mentre nuotavano tutti insieme, Dean si sentiva come a casa. Non sapeva neanche quanto avevano bevuto tra tutti. Notò che le ragazze si baciavano tra di loro e che richiedevano baci a Jared che non si tirò indietro e forse fu l’alcool a lasciar soprassedere Dean o forse il fatto che la felicità delirante per il bacio appena scambiato con suo fratello, gli avrebbe fatto perdonare qualsiasi cosa. Sentiva delle lacrime scendergli tra le guance ma per la prima volta sapeva che non era per gelosia ma per felicità.

Jared nonostante aveva baciato anche loro, non lo perdeva d’occhio, poi tornò da lui e inaspettatamente lo baciò di nuovo. Un bacio dolce e sensuale insieme. Dean ricambiò il bacio, abbracciandolo.
 
Quando tornarono in spiaggia, mangiarono i marshamalow, restando vicini. Un’intimità dolce e accogliente, diversa dalle altre, ma non fecero mai parola di quella serata. Mai. Non volevano rischiare di rovinare quel bel ricordo.
 
 
 
*

Jared e Jensen si risvegliarono su quella stessa spiaggia, sopra la sabbia. Avevano rivissuto tutto da protagonisti. Avevano sabbia sul viso, sui capelli ed erano in costume, bagnati. Avevano gli occhi che brillavano.

“Vedo come delle piccole stelle dentro i tuoi occhi.” Disse Jared, tenendogli il viso tra le mani e guardandolo.

“Io le stelle le vedo sempre, quando guardo te.” Disse Jensen con gli occhi ancora più brillanti.

E sotto le stelle, con ancora i costumi bagnati indosso, Jared baciò ancora il suo Jensen.
 
 
 
 
*

Altro giro, altra giostra, ma questa volta anche perché, il prossimo ricordo era ad un lunapark.

Jared e Jensen stavano rivivendo di nuovo i loro ricordi da protagonisti e stavano passeggiando vicini al lunapark come due fidanzatini.

Guarda, Jared, la bocca della verità!! Ci andiamo??” chiese Dean, tirandogli il braccio.

Jared alzò gli occhi al cielo e accompagnò il fratello vicino alla famigliare costruzione in pietra, tanto bella quanto inquietante.
 
Dean mise la mano dentro l’apertura della bocca in pietra ed attese, ansioso come un bimbo.

Quando uscì il biglietto, lui lo prese febbrile, per poi restare con lo sguardo perplesso.

“Che c’è? Ti ha detto che ti sposerai e avrai quattro figli? Tranquillo fratellino, esiste sempre il divorzio.” Disse Jared, prendendolo in giro.

Dean lo guardò male e lesse il biglietto.

"Amara è la verità."

Jared allargò appena gli occhi, perplesso anche lui.  
 
"Che significa?” chiese Dean.

 
 
“Che per una volta questa giostra è stata sincera. E che ti hanno fregato una sterina.” Disse Jared ridendo. “Vediamo a me che dice.” Disse mettendo una sterlina anche lui.
 
Dean era nero, ma attese il turno del fratello, che ritirò il biglietto entro poco, lo guardò basito e poi scoppiò a ridere.

“Si vede proprio che siamo fratelli!!” disse e mostrò il biglietto anche a Dean, su cui le parole:

“Amara è la verità.” Campeggiavano a lettere nere scarlatte sul foglietto.
 
 
 
“Mi aspettavo di più…” brontolò Dean, mentre Jared raccoglieva entrambi i foglietti e gli faceva fare un volo facendo un pieno canestro nel bidone della spazzatura.

“Beh, sono tutte mangiatrici di soldi queste macchine. Vieni fratellino, regaliamo i nostri soldi in qualcosa di più proficuo come delle frittelle guarnite di nutella e diventiamo noi grandi mangiatori di ciambelle.” Disse Jared, mettendogli un braccio attorno alle spalle.
 
 
 
 
 






















Note dell'autrice: 

ragazziiiii ditemi cosa pensate di tutti questi baci, pleaseeee!!! E poi anche di quello che succede a fine capitolo! ^^ ci tenevo tanto a scrivere di quest'altro bacio dato per una scommessa e anche al fatto che Dean avesse detto poi effettivamente a Jared, che lo ama! A questo proposito, la scena del treno di quando si salutano, è presa dall'albo di dylan dog n 74 Il lungo addio. Come anche le scene di quando Jared sul treno dice a Dean che lo ama! Scusatemi ma ho amato quell'albo e vedo quelle scene perfette per i j2!! 

Mi sono sforzata di fare un capitolo lungo per non farvi aspettare troppo prima di svelarvi tutto, vi dico già da adesso che i j2 torneranno a casa . La loro VERA CASA e abbandoneranno questo viaggio onirico a brevissimo, tra due capitoli magari. E la cosa mi emoziona tantissimo, infatti sto facendo fatica ad arrivare alla fine, non vorrei quasi scrivere questi ultimi capitoli e saltare direttamente a quelle scene, proprio perchè quello che accade dopo, è diecimila volte più emozionante ed intrigante. E quindi niente, per adesso non posso proprio dirvi di più, spero di arrivare al più presto ad un certo punto!!

altra cosa importante!! Mi sono documentata e il MARE A LAS VEGAS dicono che C'è XD ho letto su internet!! xd e poi altra cosa:

La frase:

Avevo sempre sostenuto che la speranza era la droga dei mediocri, ma alla fine c’ero cascato anche io, immaginando che l’amore esistesse davvero e camminasse a piedi nudi sulla sabbia, tenendo le mani affondate dentro le scarpe.”  è una frase che AMO ed è del libro: l'ultima riga delle favole. Un libro che ho amato così tanto da aver dato anche il titolo al mio sequel precedente ^_^ <333

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Capitolo 25
*** Fammi vedere il tuo ricordo peggiore ***


Quando Jared e Jensen tornarono al loro "presente" nella consueta stanza bianca, Jared si voltò verso Jensen e lo trovò meditabondo.

"Ehi, avrei creduto che dopo dei ricordi così..tu fossi un attimo più sorridente." disse Jared, sorridente.

"L'ho fatto. Ho riso, ho pianto, sono stato felice e ho avuto tempo anche per pensare e riflettere." disse Jensen.

"Capisco. E a cosa ti ha portato la tua riflessione?" chiese Jared.

"L'ultimo ricordo..non significa nulla per te?" chiese Jensen.

Jared sbattè gli occhi, sorpreso.

"è stato meraviglioso, come tutti gli altri, anche se quelli in cui ci siamo baciati, li preferisco.."

"No, no, no, non intendo questo. La bocca della verità..il foglietto.." disse Jensen, spazientito.

"Dove vuoi arrivare? Era solo uno stupido gioco."

"No, che non lo era."

"Come?"

"Maledizione, Jared, abbiamo avuto la verità sotto gli occhi per tutto questo tempo, quel maledetto foglietto, indiizzato ad entrambi, era la soluzione, per uscirne."

"Per uscirne da cosa?? Dalla vita?? Jensen, quello era un maledetto aforisma sulla vita, che sanno tutti in pratica!!" Jared ora si stava spazientendo.

"Non era un aforisma, ma una soluzione!"

"In che razza di mondo, una frase banale sulla vita, sarebbe la soluzione per sconfiggere una fata??"

Jensen alzò le mani, cercando di calmarsi.


"Okay, diamoci una calmata entrambi. Ascolta la mia teoria, Amara è una donna. La donna che ci ha fatto tutto questo."

"Che cosa?? Amara sarebbe un nome di persona??" disse Jared e non sapeva se doveva sentirsi più sconvolto o più imbarazzato a non averci pensato prima.



"È solo una teoria la mia..ma..tutti questi ricordi non stanno avvenendo per caso... li stiamo ripercorrendo per un motivo." disse Jensen.

Jared sgranò gli occhi. " Ogni ricordo vuole dirci qualcosa..quando abbiamo rivissuto la nostra storia era per farci sapere che comunque ci siamo amati a nostro modo. Quando tu stavi per.." Jared si bloccò e Jensen capì che non voleva dire la parola *morire * "non è stato il nostro unico bacio.." concluse Jared.

"E l'ultimo ricordo, quello del lunapark? Non mi sembra una cosa così..incisiva, da doverla ricordare, se non fosse per quel particolare strano del biglietto uguale." finì di dire Jensen.

"Ma tu ricordi che una tizia di nome Amara, fosse ossessionata da te?"

"IO..da quano sto prendendo in considerazione questo nome, non riesco a smettere di pensarci, come se fosse un tarlo nella testa..anzi, come se fosse proprio LEI nella mia testa, quindi Sì, sono convinto che Amara fosse una donna e fosse LEI."

"Lei è nella tua testa?" disse Jared, stranito e anche un pò incazzato.



"Non nel modo che pensi.."

"E allora spiegami."

"No. Non ho intenzione di farlo e di assecondare la tua stupida gelosia." disse Jensen arrabbiato.

"Stupida?" 

"Dopo tutto quello che abbiamo passato, non hai il diritto di essere offeso, dopo tutte le dimostrazioni d'amore che ti ho dato."

"Jensen, maledizione, se siamo ancora qui, c'è un motivo. Magari uno di noi due, non ha ancora svelato tutto. Magari c'è ancora qualcosa che devi dirmi, perchè io..credimi, ti ho detto TUTTO."

Jensen sembrò sentirsi perso per un momento, poi ricordò.

"C'è in effetti qualcosa che non abbiamo chiarito, ma non è un ricordo in comune.."

"Bene. Qui continuano a saltare su cose. Avanti, cos'è questo ricordo che non hai condiviso con me?"

"Non ti agitare. Non è niente di grave, era all'inizio..io e te eravamo in giro con gli amici, io scrivo sul diario..ti dice niente?"

Jared ci pensò su un attimo.

"Per caso si tratta del ricordo quando ti metti a scrivere qualcosa sul tuo diario, piangendo?"

Jensen lo guardò basito. Non pensava che l'avesse visto anche lui.




“Vieni a fare un giro sulla mia moto, Dean? Dai.” Chiese Jared al suo fratellino quattordicenne, alla fine delle lezioni.

“Ma sei con i tuoi amici…” disse Dean un po’ vergognoso.

“Non dai disturbo. A loro fa piacere conoscerti. Dai, sali.” Disse Jared, facendolo salire dietro con uno scatto.

Dean abbracciò la schiena di Jared, mentre lui sgommava a tutta velocità.

“Tieniti stretto a me, Dean!!” diceva Jared allegro.

“Wow, è così bello…” diceva Dean.

“Te l’avevo detto.” Ridacchiò Jared.

Dean pensò che Jared sapeva proprio di buono. Il profumo del giubbotto di pelle sulle sue labbra, gli dava alla testa. Abbracciarlo mentre sfrecciavano via, gli dava alla testa.

Non pensava che suo fratello alla fine sarebbe riuscito ad avere della complicità con qualcuno, al di fuori di lui, ma ne era contento, perché suo fratello era sempre così dolce, che non lo faceva sentire mai escluso, neanche quando era con altri.
 
 


Dopo pochi minuti, si fermarono ad un bar, insieme agli amici di Jared, che scese da quella moto, aiutando anche Dean a scendere.
 
“Un bar! Che cosa originale!” ridacchiò Dean, facendo ridere anche Jared. In realtà trovava eccitante quella piccola gita fuori programma. Jared era l’unico che aveva la moto e di tanto in tanto gli permetteva un piccolo giro, ma così apertamente sulla strada non era mai successo. Inoltre gli piaceva da matti stare insieme agli amici di suo fratello, sentirsi grande insieme a loro.

“Che cosa prendi, Dean?” gli chiese mentre si sedevano al tavolino.
“Un..solo un cioccolato. “ disse Dean, imbarazzandosi, pensando che non aveva soldi con sé.
 
Gli amici di Jared facevano domande a Dean, guardandolo con curiosità. Gli chiedevano come andava la scuola, se aveva la fidanzatina..

“Lasciatelo un po’ in pace.” Disse Jared, intervenendo a salvarlo. Dean gli lanciò uno sguardo di gratitudine.

“Bagnalo con il cappuccino, il caffè con il cioccolato è da leccarsi i baffi.” Disse Jared.

Dean obbedì e dovette ammettere che aveva ragione.

Era il tempo e l’ossessione per i cappuccini. Jared e i suoi amici amavano berli.

“Tieni, finisci il mio.” gli suggerì Jared, porgendogli la tazza.
 
Gli amici risero.

“Hai intenzione di tagliargli anche la carne al tuo fratellino?” gli chiesero.

“Shun up!” li rimbeccò Jared, scontroso, ma divertito.

Dean prese la tazza di Jared, con un sorriso timido e bevve un pò del suo cappuccino, arrossendo un pò. Suo fratello era sempre così premuroso con lui. Gli piaceva come i suoi occhi si socchiudevano quando lo guardava, quasi in modo seducente.
 
 
 
 


*

“Quindi hai degli amici, adesso.” Diceva Dean, mentre passeggiavano per le vie della città, una volta riportata la moto a casa.

“Suppongo di sì.” Ridacchiò Jared. “Ti da fastidio?” gli chiese tranquillo, senza criticarlo.

“Cosa? Ma che dici? No, è solo che..non sono abituato, suppongo, Per mamma e papà sei sempre stato l’asociale della famiglia.”

“Senti chi parla..” lo prese in giro Jared.

“Non sono asociale.” Disse Dean chiudendosi a riccio a forma di difesa.

Jared rise.

“Credo che..beh, suppongo che dopotutto le persone possano cambiare. Mi piace abbastanza come sto reagendo alla vita, adesso.”

Dean lo guardò sorpreso a questa affermazione.

“Non fraintendermi, credo che parte di me..non potrà mai cambiare del tutto, ma..in fondo adesso sto bene e..mi va bene così. Devo proprio parlare delle mie difficoltà o non difficoltà di adattamento, con mio fratello minore?” lo prese in giro, scrollandogli i capelli.

“No, suppongo di no.” disse Dean, appoggiando la testa contro la sua spalla. Jared gli diede un bacio sui capelli e poi ripresero a camminare.



Dopo un po’, tuttavia, ricominciò a parlare.

“Senti, Dean..io devo andare un attimo via. Lukas mi ha chiesto di accompagnarlo da una parte. Ti va di..venire?” gli chiese titubante.

Dean credeva di sapere il perché di quella titubanza.

“Io non so se..”

“Sarà solo per poco. Davvero. Lo prometto.” Sorrise.

Dean guardò in basso e sospirò.

“Ehi. Tu sei mio fratello. E devi venire dove vado io, chiaro?” gli chiese, prendendogli le dita della mano tra le sue.

Dean sorrise, sentendosi riscaldato da quella possessività. “Okay.” Disse solo.
 
 
Il viaggio dentro la macchina di Lukas, fu un po’ duro. Dean guardava fuori dal finestrino, sentendosi cupo e triste, mentre Jared ogni tanto gli lanciava delle occhiate preoccupate dal sedile davanti.

Quando tornarono  a casa, Dean con una scusa, andò in camera sua e si sdraiò sul letto a testa in giù.

Due lacrime scesero piano sul suo viso.

Se le asciugò senza drammi, ma l’espressione più triste che mai.

Prese il suo diario e la penna e iniziò a scrivere.
 
 
 
 



*

“No! Cosa..cosa stavo scrivendo?” gridò Jensen, svegliandosi in quel momento. Erano di nuovo nella lurida stanzetta. Di Jared non c’era neanche l’ombra.

Corse alla scrivania, prese il suo vecchio diario, ma le pagine erano tutte bianche. Con uno scatto di rabbia, lo buttò a terra.

“Mi state prendendo in giro!!” disse, spettinandosi i capelli.






"L'avevo visto anche io, Jensen." gli fece presente Jared.

"Non hai pensato di dirmelo, però." lo rimproverò Jensen.

Jared alzò le spalle. "Come anche te non l'hai fatto. Ogni benedetta volta capitava qualcosa di molto più grave a cui dovevamo pensare e RIFLETTERE. Sembra che non abbiamo smesso un secondo."

Jensen si sentì più avvilito che mai.

"Dimmelo adesso, Jensen. Mi dispiace di essere stato insensibile. Dimmelo adesso quello che hai scritto su quel diario."

Jensen stette zitto.

Ti prego." gli disse Jared più docile. "Ho visto quando piangevi in macchina, non visto da me. Non me n'ero accorto e ora vorrei prendermi a schiaffi da solo, per non averlo fatto. Ti confesso che..non te ne ho parlato perchè..stupidamente ho pensato che..avessi scritto di essere innamorato di me, ecco, te l'ho detto."

Jensen lo fissò sorpreso. "Credevi fosse per quello?"

"Sì, ma se non era quello, ti prego, dimmi cos'era."

Jensen si leccò le labbra, prima di sputare fuori il rospo.

"Era quello che è sempre stato. La mia stupida fobia sociale, Jared. In quel diario confessavo tutta la mia sofferenza, la vergogna di quello che provavo e per quello che ero. Un individuo inutile."

"Che cosa?? Ma..Jensen!!"

"Volevo nasconderti di essere come eri te ai tempi e forse anche peggio, sì forse intuivi che io ero un pò strano..e solitario..ma non avevi idea di quanto io soffrivo internamente per questo. Quando accettai di andare con te e il tuo amico, vedere voi due parlare fitto fitto e allegramente..mi sentìì escluso. Ed era peggio che semplice gelosia. Era sentirsi estraniati, come in fondo mi sentivo sempre, escluso da qualsiasi gruppo. E odiavo questa sensazione. Odiavo dovertelo nascondere perchè non volevo soffrissi per me, perchè se avessi sofferto per me, avresti potuto ricordarti una parte del tuo passato che ti aveva fatto soffrire e tornare così."

"Mio dio, Jensen.."

Jared era rimasto scioccato da quelle rivelazioni così intense di suo fratello. L'aveva abbracciato teneramente dopo quelle esternazioni.

"Tu mi hai amato come non credevo neanche io. E io non ho saputo capirlo. Hai cercato di tenere dentro questa tua sofferenza solo per non far soffrire anche me, dio, Jensen...DEAN."

"Jared, io non rimpiango niente.." disse Jensen, baciandolo dolcemente.





In quel momento però, il bacio fu bruscamente interrotto da un singulto di Jared che spaventò molto Jensen.

"JARED!"

"COFF. COFF."

"Jared, ehi, respira!!" disse, battendogli delle mani sulla schiena.

Jared lo guardò per un momento e poi sputò fuori fuori dalla bocca un rivolo d'acqua.

"Jared!" 



"I-io non so che cosa mi succede."

"Resta con me, ti prego, resta con me!"

"Ooooorghhhhl." gemette Jared, vomitando altra acqua e spaventando a morte Jensen, che cercava il più possibile di sostenerlo e tranquillizzarlo.

"Jared, Jareeeed!"


"In che razza di mondo una frase banale sulla vita, sarebbe una soluzione per sconfiggere una fata??" ripetè Jared, la frase che aveva detto prima.

"Jared, ti sembra il momento questo??" 

"Non..questo. Non questo." disse Jared, continuando a tossire.

"Io..io non capisco!!"

"Non abbiamo mai incontrato o amato nessuna donna che abbiamo mai fatto soffrire, in tutti i mondi di cui abbiamo memoria..Nostradamus ha detto che avevamo dei punti oscuri.." 


“Okay, ascoltate….vedete questi simboli? Questo è il vostro tema natale. Questi asterischi..sono il vostro karma..questi puntini bianchi..il vostro passato..” disse Nostradamus mostrando loro dei numerosi puntini bianchi.

“E tutti questi puntini neri cosa sarebbero?” chiese Jensen.

“Delle falle. Dei punti oscuri.” Disse Nostradamus.

“P-unti oscuri?”

“Significa che c’è molto di più di quello che voi ricordate. Vedete questi scintillii come stelle? Segna la vita, segna il passaggio da un mondo ad un altro.”

“Ma allora è giusto. Abbiamo attraversato più mondi prima di venire qui..” disse Jensen.
 
“Ho fatto una schema e credo di poter dire con approssimazione che i mondi che avete attraversato siano…questi. Questi cerchi tratteggiati con un piccolo sole nero. Sono in tutto CINQUE.”

I ragazzi fecero un rapido calcolo e poi scossero la testa confusi.

“Nostradamus, deve esserci un errore…i mondi che abbiamo cambiato sono TRE. Quello in cui io e Jensen eravamo fratelli, e poi io sono diventato una bestia e Jensen è tornato sotto forma di un’altra incarnazione, il mondo che la fata ha scelto per noi, e questo stesso mondo che è cambiato dopo le nostre interferenze.” Disse Jared.

“No. I punti sono CINQUE, quindi dobbiamo prendere per buono TUTTE le teorie e se questa fata è davvero una grandissima bugiarda come abbiamo avuto modo di capire, dopo la morte di Dean, può averti fatto credere, Jared, che sei rimasto sempre nello stesso mondo, ma forse non era così. Riesci a ricordare esattamente cosa successe subito dopo la sua morte e l’inizio della tua trasformazione?”

“Io..no..ma è normale, voglio dire, sono passati anni..ma sono sicuro che..sono sempre stato sulla Terra..”


“Una Terra che però hai riconosciuto essere molto più simile a un paese delle fiabe moderne. Hai raccontato di una popolazione che aveva la memoria CANCELLATA su quello che fosse successo come se fosse tutta dentro una bolla. Come se fosse resettata. Ma forse è quello che ti ha fatto credere lei. Forse sei direttamente andato a finire in un’altra dimensione ancora. La Terra di cui facevi parte non è mai diventata un paese delle fiabe, non a causa tua soprattutto.”






"Cinque punti, per cinque mondi!" disse Jared, ormai come sull'orlo di un collasso.

"Cinque...cosa stai dicendo, Jar??" chiese Jensen, sostenendolo.

“Il nero con il bianco in queste circostanze simboleggerebbe la memoria rimossa..qualcosa che deve tornare alla luce, disse Nostradamus. Ha sempre avuto ragione lui e noi non lo abbiamo mai ascoltato. " disse Jared, aggrappandosi a Jensen.

"Jared.."

"Amara..non fa parte di questo mondo..per questo non ci ricordiamo di lei." disse Jared, guardando Jensen negli occhi.


Jensen restò ad ascoltare quell'incredibile verità.

"Pensi che l'abbiamo conosciuta in un'altra vita ancora? Diosanto, Jared, quante vite abbiamo vissuto?" chiese Jensen.

"Non lo so..ma Richard è riuscito a farmi vedere qualcosa, mostrandomi il suo ricordo peggiore."

"Ma tu non ricordi il suo incubo peggiore..Jared." gli ricordò Jensen.

"Non importa. Se quello che penso sia giusto, tu mi farai ricordare il tuo." disse Jared.


Jensen restò a guardarlo, scombussolato.

"Non chiedermelo, Jared, ti prego. Sai cosa ti farei vedere. L'idea di lasciarti per sempre fu.."

"NO. Quello sarebbe il MIO peggior ricordo. Quando TU mi hai lasciato. Fidati di me e fammi..vedere.."

"Jared..mi piacerebbe farlo ma io non ho poteri magici.."

"Fidati di me.." disse ancora Jared, mettendogli le mani sul viso.

  Quello fu come una specie di tranquillizzante per Jensen. Sempre. Sempre si sarebbe fidato di LUI.

Chiuse gli occhi allora e lasciò che Jared attingesse alla sua coscienza, ai lati più intimi e profondi e reconditi della sua ANIMA. Non sapeva ancora come fare a dargli la conoscenza che lui voleva, ma Jensen desiderava dargliela e sperò che questo bastava. 

Sentiva un'energia incredibile, come onde elettriche sprigionarsi dai loro corpi e fluire attraverso le mani che Jared gli teneva sulle guance, sentiva questa stessa energia irradiare dala sua testa fino alle sue guance e fluire in Jared, come se fosse lui stesso fatto di energia pura. Sentiva le mani di Jared tremare sotto le sue guance e capì che Jared stava vedendo davvero qualcosa.

Dopo qualche minuto tuttavia, Jared si ritrasse, cadendo a terra, come se fosse stato fulminato.






"Jared!!" gridò Jensen, andandogli incontro.

"Adesso...adesso so.."

"Jared..amore mio.."

"Sì..adesso so, ma non capisco.." 

"Mi stai spaventando.." disse Jensen, accarezzandolo.

"Non devi.." disse Jared. "L'unica cosa che io capisco e che so da sempre, è il mio amore per te e quanto questo sarà per sempre immortale. Per sempre tuo."

"Jared, mi stai spaventando sempre di più.."

"Ora so chi sono davvero..e chi sei davvero tu..e sono pronto a tornare a casa..finalmente. La nostra VERA CASA."

"No. Ti prego, Jared, non lasciarmi. Portami con te."


Jared però ricominciò a tossire e a sputare acqua.

"Vorrei, ma non posso..mi stanno già trovando..Jensen.." 

"Cosa?? Trovando??? CHI??"

"Torna da me. Io ti aspetterò, sarò lì ad aspettarti." disse Jared, stringendo la sua mano, intrecciando le dita tra le sue.

"Jareeed!" disse Jensen, cominciando a piangere, pensando ovviamente che il suo amore stesse per morire.


E poi, dolorosamente, in maniera del tutto brutale, il corpo di Jared, scomparve letteralmente dalle braccia di Jensen. 






















Note dell'autrice: eccomi quiiiiiiii ^_^ ragazziiiiii che ne dite di tutte queste rivelazioni??? ^_^ ve lo aspettavate che fosse proprio Amara??? E pensare che credevo di esser stata chiara nello scorso capitoloooo ahha :D e del quinto mondo ve lo aspettavate?? :D siete sconvolti dalla piega degli eventi?? Per ora non posso anticiparvi niente ma ci stiamo avvicinando alla VERITà :D 

Vi dico solo che se state pensando a vite precedenti, siete FUORI STRADA xd sarebbe un ripetere una cosa che abbiamo già visto in questa storia e io ODIO ripetermi :D

 

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Capitolo 26
*** Jensen e Misha ***


“Questo è uno specchio fatato…ti farà vedere ogni persona che tu desideri davvero vedere. Prendilo, è il mio regalo per te, così quando sentirai la mancanza della tua famiglia, potrai vederli tutte le volte che vuoi.” Disse Jared con gentilezza.

La sua voce era come miele alle orecchie di Jensen. Adorava la sua voce e le parole che gli aveva appena sentito pronunciare.

“Mio dio, Jared…”

“Prendilo.” Disse Jared, dandogli lo specchio in mano.
 
Jensen prese lo specchio. Lo fissò intensamente e disse:

“Fammi vedere mio fratello.”

Jared restò per un attimo senza fiato. Non sapeva che Jensen avesse un fratello.

Per qualche secondo, entrambi trattennero il fiato, perché lo specchio gli rimandava l’immagine di Jared.
 
“Tu..no..com’è possibile…tu non sei…cosa…io non capisco..” disse Jensen senza fiato.

Jared però si riprese subito e gli prese la mano per calmarlo.

“Jensen, non hai specificato. Devi dire il nome, altrimenti lo specchio non funzionerà bene.”

Jensen si sentì un po’ più sollevato.

“V-va bene. Misha. Fammi vedere mio fratello Misha

 
 
Lo specchio gli rimandò l’immagine di suo fratello. Un ragazzo dai capelli corvini e dagli occhi di un azzurro cielo. Jared vide subito che era un bel ragazzo e se non fosse stato il fratello di Jensen, ne sarebbe stato geloso.

Qualcosa però accadde e il sorriso che era spuntato sul viso di Jensen per pochi istanti nel rivedere il fratello, si spense subito.

Misha sembrava stare male. Era pallido ma allo stesso tempo sembrava avere la febbre. Era a letto e si lamentava.

Jared si voltò verso Jensen che si era messo una mano sulla bocca, spaventato, non capendo cosa Misha avesse.
 
Misha tossiva e sembrava stare davvero male.

“Chissà cos’ha…e io non sono con lui…” si preoccupò Jensen.

Jared tirò un sospiro.

“Dovresti andare da lui.”

 
“Ma…”

“Jensen, vai, io so cosa vuol dire avere un fratello. Credimi. Devi andare.”

 
Jensen si era alzato lentamente.

“Come fai a credere che poi tornerò? Ti fidi così tanto di me?”

“Hai detto che mi ami, no?” sorrise tristemente Jared.
 
Jensen andò lentamente da lui e gli diede un dolce bacio.

“Vieni anche tu.”

“Cosa?” questo Jared non se lo aspettava proprio.

“Vieni con me. Vedrò cos’ha e se non ha niente di preoccupante, torneremo insieme qui. Tornerei comunque per te ma voglio..farlo con te.”

 
Quando arrivarono a casa di Jensen, i genitori non c’erano. C’era solo Misha ma era a letto.

“Fratello.” Disse Jensen andando subito da lui.

“Jensen…” gemette Misha, vedendolo entrare.

“Jensen dove sei stato?”

“Non ti preoccupare. Ora sono qui. Cos’hai? È tutto a posto? Niente di grave, spero.”

“Come…sapevi che stavo male?” chiese Misha tossendo di nuovo.

“Misha, smetti di farmi domande e dimmi cos’hai.”

Misha con gli occhi lucidi rispose:

“Consunzione.”
 
Il gelo invase la stanza. “No. Non è possibile.”


Tubercolosi… pensò Jared sgomento.
 
“NO.” gridò Jensen. “No. Non in questo secolo!! NON TU. CI DEVE ESSERE UNO SBAGLIO.”

“Nessuno sbaglio, Jensen…”

“Perché non me l’avete detto…oh mio dio…ma stai tranquillo, ti guariremo..la tubercolosi non è più una malattia incurabile…guarirai..ora ci penso io…” disse Jensen singhiozzando, accarezzandogli i capelli.

“Jensen, và a prendergli un bicchiere d’acqua, guardo io MIsha.” Disse Jared.

Jensen era talmente sconvolto che andò in cucina senza protestare.
 


Jared appena Jensen si allontanò, mise una mano sulla fronte di Misha e sgranò gli occhi appena lo fece.


Mio dio…questo ragazzo ha pochi giorni di vita…forse ore…
 
Jensen tornò in stanza e Jared si allontanò subito da lui.

Jensen gli diede da bere personalmente dalle sue mani e poi riprese a singhiozzare ai piedi del letto e Jared provò una dolorosa morsa allo stomaco a vedere Jensen soffrire.

Non poteva sopportarlo. Avrebbe messo fine a quello stesso dolore in quel momento, se avesse potuto. Non poteva vedere il ragazzo che amava, soffrire.
 
“Jensen, c’è qualcosa che possiamo fare per aiutarlo.” Disse subito.

Jensen lo guardò con gli occhi colmi di speranza.

“Ma devo tornare al mio castello. Lì ho qualcosa di magico che potrebbe aiutarlo.”

“Vengo con te.”

“No, sarebbe inutile e stressante per te. Aspettami pure qui. Non è lontano. Tornerò presto.”

“La tua trasformazione…”

“Farò presto. Te lo prometto.” Disse Jared dandogli un bacio sulla guancia.

“Jared, io non…”

“Tockins, Lumiere. “ li chiamò Jared. “Jensen è sconvolto. Restate con lui e dategli il conforto di cui ha bisogno, fino a quando non sarò tornato.” Ordinò.

 
 
Jared non poteva lasciare che Jensen soffrisse per la perdita di suo fratello. Era per questo che…anche se gli faceva male, sacrificarsi era l’unica soluzione. Non sarebbe stata vita per Jared, continuare a vivere la sua vita vedendo Jensen infelice, sapendo che avrebbe potuto fare qualcosa per salvarlo e non l’ha fatto.

Era per questo che doveva donargli la sua rosa. Quella che manteneva la sua linfa vitale e lo teneva in vita.

Non poteva sapere per certo se avrebbe salvato Misha ma doveva provarci.

Lui aveva perso Dean, non avrebbe permesso che anche Jensen provasse lo stesso dolore.
 

 
Con grande sollievo di Jensen, Jared riuscì a tornare non troppo tardi e senza inconvenienti né incidenti. Quando tornò, lo abbracciò forte.

Sgranò gli occhi però, quando vide la rosa incantata tra le braccia di Jared che gliela porgeva.

“Che significa?” domandò.

“Devi darla a tuo fratello. Credo che il suo potere magico potrà guarirlo.”

“Jared, no…è tua. Io non posso…”

“Jensen, questa è un’emergenza. Lascia perdere le sciocchezze come il diritto di precedenza o le manie di possesso.”

“Ma ti succederà qualcosa se io…?”

A questo punto Jared sfoggiò il suo miglior sorriso e la sua risata più convincente.

“Ma no! Non mi succederà niente! Ne ho decine di rose così, hai visto la mia fontana? Posso attingere al loro potere in mille modi diversi. Modi che tu non puoi neanche immaginare. Hai visto quanti decenni sono rimasto in vita e tra l’altro sempre giovane? Come avrei potuto se avessi attinto da una sola rosa?” mentì.

Jensen si rilassò sentendo quelle parole e Jared pensò che era facile mentire. Quando lo fai per tante volte, diventa poi facile come respirare. Riesci a non far vedere neanche quanto sei turbato.

“Va bene…allora…cosa devo fare?” chiese Jensen confuso.

“Devi lasciare che lui la stringa. Deve assorbire la sua linfa vitale.” Disse Jared, mettendogliela accanto a lui nel letto e lasciando che la sua mano la stringesse.

Jensen era ancora perplesso quando vide Jared mettersi il cappotto e si allarmò.

“Jared, non possiamo lasciarlo così!” disse.

“Lo so, ma non preoccuparti. Vado solo io, tu rimani qui.”

“COSA?? NO!!”

Jared sospirò.

“Jensen, se mi trasformo qui, non ci vorrà molto prima che qualcuno ci veda…e poi ho bisogno delle mie cose…delle mie…rose…” si sentiva male a mentire così a Jensen ma era meglio così.

“Io voglio avere tutti e due sotto il mio sguardo!!” disse Jensen agitato.

Jared gli prese le mani e gli parlò piano.

“Resta per stanotte…e forse anche domani…poi fammi sapere se Misha starà meglio..e in quel caso verrò a riprenderti. Ok?”

“Prometti che è solo per due giorni.”

Jared gli diede un bacio sulla fronte, trattenendo a stento le lacrime e poi gli diede un bacio sulla bocca, ma non fece alcuna promessa.

 
 




 Jensen ignaro di tutto, ma con una strana morsa allo stomaco, stava salendo sulla sedia della cucina per prendere dello zenzero e della cannella.

Le forze però, stranamente erano deboli e Jensen preda di un mancamento, girò la testa senza guardare e andò a sbattere dritto con la testa alla trave.

“AHHH.”

Il colpo lo fece cadere anche dalla sedia e finì disteso sul pavimento.

Perse i sensi.

sognò.
 
 “Un bacio, fratello.”


Jared lo guardò senza capire.

“Un bacio dall’unica persona..che io abbia mai amato….non odiarmi, fratello.”
 
Gli prese il viso e gli diede un bacio disperato. Senza lingua. Era un bacio disperato, colmo d’amore, ma la tristezza che entrambi provavano era tale che non poteva essere un bacio passionale con tanto di lingua. Ebbe comunque il suo effetto.


Quando si staccò dopo pochi secondi da lui, Dean sembrava già quasi svenuto.

Jared non voleva che Dean se ne andasse senza saperlo.

“DEAN, DEAN, GUARDAMI. TI AMO ANCH’IO!!” Disse, prendendogli il viso.

Dean era semicosciente, aveva gli occhi semi chiusi.

“TI AMO ANCH’IOOOOO.” Gridò Jared singhiozzando.
 
Jensen rinvenne da quella visione pochi secondi dopo…o minuti..non lo sapeva…

“Mio dio!” esclamò.

Tockins e Lumiere erano attorno a lui con dei sali. Non avevano potuto ovviamente trasportarlo per ovvie ragioni.

“Jensen?” lo chiamarono.

“Sono io, sono io suo fratello!!”

“Jensen? Calmati, Misha sta bene” disse Tockins.

“No, JARED!”

Loro lo guardarono senza capire.

Jensen li guardò. Non poteva spiegare tutto subito. Era agitato e aveva una brutta sensazione.

“Jared, io..devo andare subito da lui. Devo vederlo. Parlargli. Aspetta un momento!” disse, rendendosi conto che aveva ancora il suo specchio con lui.



“Fammi vedere mio fratello.” Disse.

“Ma…” protestarono loro.

“Schhhh.”

Lo specchio ubbidì e gli mandò l’immagine di Jared accasciato a terra che si contorceva dal dolore.

Jensen era pallido come un cencio.

“NO. NOOOO!” Gridò, prendendo il cappotto e uscendo di casa.
 

 
 
 
Jensen si diresse a prendere uno dei suoi cavalli che tenevano alla fattoria e tornò spedito verso il castello. Tockins e Lumiere erano dentro una sacca da viaggio che si era portato con sé.

Mentre il cavallo correva, Jensen cercava inutilmente di non pensare a quello che aveva appena scoperto.

Diosanto! È mio fratello! Noi abbiamo…io ho…però non siamo davvero fratelli. Non più. Non abbiamo più lo stesso dna, adesso….

Ma io lo amavo anche prima… non potè fare a meno di pensare.
 
Jensen stava cercando di distrarsi da quelle immagini…da quei…ricordi.

La sua adolescenza con Jared, era stata come….come il tempo delle mele.

I batticuori…le palpitazioni. L’innamoramento.


Come ho potuto dimenticare tutto...? 

Un innamoramento mai dichiarato che si era portato dentro per tutta la vita….fino alla sua morte.
 
“No, non ho tempo per questo.” Disse Jensen strizzando gli occhi. Ricordare di nuovo tutto quanto era bello, ma non poteva permettersi di farsi distrarre da quel flusso di ricordi ininterrotti. Doveva concentrarsi su Jared. Non poteva permettersi distrazioni.

Doveva farlo per lui.
 
“Sto arrivando Jared. Sto arrivando da te. Scusami se ti ho lasciato da solo. Non lo farò più, non sarai mai più solo. Non ti lascerò mai più da solo.” Promise ad alta voce mentre trottava con il suo cavallo.
 
 
 
 

 


“Ma l’hai fatto..” disse Misha, avvicinandosi a lui nella notte. Portava un mantello coperto da un cappuccio.

Dean, che aveva rivissuto tutto da capo, era in groppa al cavallo, poggiando la testa contro la sua chioma, sfinito. “Hai lasciato lui adesso e ancora prima, hai lasciato me.”

“Misha..perdonami..” disse Jensen, cominciando a piangere e allargando le braccia.
 
Misha lasciò che Jensen lo abbracciasse, addolcendosi.
 
 
 
 



*
Cambiò un altro ricordo e Jensen rivide il sé stesso e Jared del passato, parlare con la fata.
Tu…”disse Jared sconvolto nel ritrovarsi dopo tanti anni la fata.

“Io.” Disse la fata, che era illuminata da un alone luminescente e indossava un lungo vestito azzurro.

Jensen restò a guardarla senza fiato, attonito. Finora credeva che le fate esistessero solo nella fantasia…certo Jared gli aveva detto…ma un conto era saperlo, un conto vederlo.

“Tutti questi anni che ti ho chiamato…non mi hai mai risposto…”

“Non era il momento adatto.”

“E lo è ora??”

“Direi di sì.” Disse la fata tranquilla. “Innanzitutto le mie congratulazioni, Jensen, non sapevo la tua storia. A noi fate non è dato sapere delle reincarnazioni degli uomini ma ammetto che la vostra storia mi ha molto…”

“Attenta.” La minacciò Jared calmo ma ferreo, mettendosi davanti Jensen con fare protettivo. Sapeva che era una fata, ma la storia tra loro due era singolare e non aveva intenzione di stare a guardare se una persona avesse offeso il suo amore di essere un peccatore incestuoso, neanche ad una fata.

“Colpito.”  Disse la fata sorridendo calma. “La tenacia con cui difendi la tua dolce metà è commovente.” Disse lei. Non c’era sarcasmo nella sua voce.

 
 
“La magia che ha risucchiato la negatività dal tuo corpo, che era anche quella che ti trasformava in bestia, ha risucchiato assieme a quella, anche il siero che ti ha dato la possibilità di renderti immune da essa.”
…Jared non può più nascondersi senza poteri e sarà solo questione di tempo prima che capiscano che era lui la Bestia. Già in questo momento sono in atto numerosi sospetti e indagini che stanno portando delle persone qui vicino…”

Jared tremò. “Mi attaccheranno? Finirò in carcere? Mi uccideranno? Cosa….”

“Non essere così drammatico, Jared! Ricordi? Hai fatto piazza pulita delle armi e le hai fatte sparire tutte. Non potranno farti del male e anche se qualcuno di loro ne avrà nascosta qualcuna in giro, ci vorrà tempo se vorranno provare anche solo a fare qualcosa e nel frattempo noi…”

“Cosa? “ chiese Jared. “Jensen, mi processeranno per quello che ho fatto, ne sono sicuro. Ho tenuto sotto scacco l’umanità intera!!”

“E allora vorrà dire che daremo scacco matto al re. Jared, riconosceranno le tue attenuanti, parlerò io con il giudice se ce ne sarà bisogno..” disse Jensen.

“Non credo ce ne sia il bisogno.” Disse la fata.

Jared e Jensen si girarono verso di lei.

“Credo che sia giunta l’ora di dare al karma maiunagioia di Jared, una più che giusta evoluzione. Ha pagato con la sofferenza e l’attesa quello che ha fatto, è riuscito a riscattarsi con l’amore e non avrebbe senso aggiungere altra sofferenza.”

“Tu…puoi risparmiarci questo?” chiese Jensen speranzoso.

“Certamente. Non solo. Posso fare in modo che l’età dell’oro che Jared ha portato, possa durare ancora per molti anni. Diciamo centinaia di anni. “

Jared e Jensen erano sbalorditi. Questo…sarebbe durato tutta la loro vita?

“Faresti questo…per noi?” chiese Jared con le lacrime agli occhi.

 



Jared aprì gli occhi e si ritrovò in un’aula sconosciuta. Guardò di fronte a sé e vide una…scuola?

Si accorse di essere per terra  e si affrettò ad alzarsi. Per fortuna sembrava fosse il tempo dell'intervallo.

Si accorse anche di essere solo!

“Jensen!! Jensen!!”

Ma…la sua voce…cos’aveva? Sembrava…diversa!

Si guardò nello specchio della porta e quasi gridò.

“Mio dio!”

Giovane. Era di nuovo…un ragazzo.

Naturalmente prima non era di certo vecchio…la maledizione della fata lo aveva reso eternamente un ventiduenne, ma… ora sembrava ancora più giovane!


Quanto? 16 ? 17 anni? si chiese.


“Jensen.” disse orripilato.

 Jensen non c’era quando lui aveva 17 anni.



Cos’aveva fatto la fata? L’aveva forse castigato un’altra volta, riportandolo al suo tempo, ma senza Jensen? No, non poteva sopportarlo. Se forse lui era lì, c’era anche Jensen. Forse era di nuovo Dean, era di nuovo suo fratello. Non importava quale forma avesse, l’importante era che non l’avesse perso.


“Ti senti bene? Guarda che qui prendono in giro chi parla da solo.” Disse un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi celesti.

Jared lo guardò a occhi sgranati.

“Misha??” chiese sbigottito, facendo una smorfia plateale.


“Sai, di solito non dicono il mio nome con tanto disgusto.” Disse il ragazzo ridendo della cosa e mangiando patatine.

“Ok, senti, sono partito con il piede sbagliato..e forse la cosa ti sembrerà un po’ strana, ma..conosci per caso un ragazzo di nome Jensen? Dean..non ricordo bene il suo nome..” disse Jared sudando.

“Mmmm…” disse il ragazzo guardandolo con sospetto.

“Sì, lui. Lo conosci??” chiese Jared con ansia.

“Tu mi prendi in giro.”

“Cosa?? No, ti assicuro di no!!”

“Ok, senti, a parte il fatto che siete entrati insieme oggi e vi siete anche presentati alla classe come nuovi alunni, mi dici perché diavolo vuoi sapere di mio fratello?” 

Jared spalancò la bocca nuovamente.

Tu..ti fai di crac. “ disse Misha con un sorrisino. “Ne ho frequentati talmente tanti di tipi così, da saperli riconoscere.” Concluse con un sorriso divertito.

 
 
 
Eccoti qui, Jensen, questo bel ragazzo chiede di te. Mi raccomando, fa attenzione. Si fa di crac.” Disse Misha facendogli l’occhiolino e allontanandosi.

“Jensen, tu…mi riconosci, vero? Dimmi che mi riconosci.” Disse Jared. Non si era accorto che per l’ansia aveva afferrato Jensen per la felpa.

“Calmati.” Disse l’altro.

Jared deglutì.

“P-perdonami.” Disse Jared.

Jensen si avvicinò di più a lui e gli sussurrò:

“Mantieni la calma fino a quando non finiscono le lezioni e fa finta di non conoscermi, ok? Poi parliamo.”

 
 
“In sostanza ha creato questo mondo perfetto per noi..una sorta di oasi felice..ma dire creato dà il senso di un’illusione, qualcosa di non reale e invece questo è realissimo. È il nostro mondo ma ha subito una..mutazione, ecco. Non so bene come spiegarlo.” Disse Jensen.

“Perché noi siamo…ringiovaniti?” chiese Jared. “Perché andiamo di nuovo al liceo??”

“Perché questa era una cosa che tu desideravi.” Spiegò la fata.

Che cosa?? Io non l’ho mai desiderata! Odiavo la scuola!” protestò Jared.

“Sì, ma tu stesso mi hai detto che sarebbe stato forse più piacevole se avessi avuto me al tuo fianco, ricordi? Avresti voluto un mondo in cui non fossi tuo fratello ma semplicemente il tuo compagno di classe, per essere libero di innamorarti di me senza alcuna vergogna..”

“Continuo a non capire..noi saremmo tornati indietro nel tempo ma in un mondo parallelo, quindi? Che ne è dei ricordi delle persone? Dei ricordi della tua famiglia? Misha…”

“Misha sa tutto. Quella di prima è stata una piccola messinscena.” Spiegò Jensen, lasciando Jared sbalordito.

“Lui..sa tutto?”

“Sì, è un mio regalo. Lui ricorda, inoltre gli ho spiegato ogni cosa. La storia della reincarnazione di Jensen..e tutto il resto. I genitori di Jensen hanno la memoria cancellata e un po’..revisionata. Come tutti gli abitanti della popolazione qui. Penseranno che hanno ancora dei figli adolescenti, ma è possibile che tra qualche anno il muro che ho alzato su di loro, si disgregherà. Sarà allora che tornerò e dovrete dirmi se desiderate che lo rialzi di nuovo o se preferite che, con garbo e dolcezza, spiegheremo loro tutto quanto.”

 
 
 




Jensen stava lì a riguardare tutta la scena, stavolta da spettatore.

“Non c’era bisogno che mi facessi vedere questo. Ricordavo perfettamente.” Disse Jensen.

“Non sembrava.. e comunque non l’ho fatto per questo.” disse Misha.
Jensen si voltò verso l’amico/fratello, con gli occhi brillanti di ferimento.
 
“E per cosa, allora, per punirmi?? Non ne ho bisogno, sai, non ho bisogno che tu mi ricorda che ferisco tutte le persone a cui voglio bene, non ne ho bisogno!”

“Jensen..Jensen, io volevo solo ricordarti il legame che avevamo..” disse, toccandogli le spalle.

Jensen lo guardò serio e provato.

“E farti sapere che era reale. Tutto reale. Niente  è stato immaginato, ma tutto vissuto.”

“Quello che ha detto Jared..è vero che noi facciamo parte di un quinto mondo?”

Misha annuì.

“E…tu?” chiese Jensen, accarezzandogli una guancia con le dita.
 


“Io non sono tuo fratello, nel vostro mondo.”
Jensen lo guardò stupito.

“Ma volevo farti sapere, che, anche se per poco tempo, ho amato esserlo.” Disse Misha.
 
Queste parole fecero emozionare Jensen, che prese a piangere nuovamente, subito dopo lo abbracciò stretto, continuando ancora a versare lacrime che gli rigavano il viso, a occhi chiusi.

Voleva bene a Misha. Aveva amato Jared, ma aveva amato anche Misha come fratello.
 
Tu sei  un fratello per me.” disse Jensen.

Misha trattenne il fiato, non credeva che Jensen si rendeva conto che gliel’aveva già detto in un altro mondo.

“Ora chiudi gli occhi, Jensen..ti porto da Jared, ora.” Disse, accarezzandogli la fronte piano.

Jensen chiuse gli occhi e poco dopo, svanirono entrambi.






















Note dell'autrice: 

eccomi ragazziiiii xd ringrazio chi è riuscito ad arrivare fino alla fine! Scusatemi per i ricordi in corsivo, ma erano indispensabili! Il legame con Misha è stato messo tanto in sordina e un capitolo conclusivo parlando solo di lui e Jensen, volevo che ci stava, lo desideravo e spero che anche a voi sia piaciuto questo tributo, soprattutto sapendo cosa succede nel sequel successivo! Eh si, ho cominciato a scrivere "il quinto mondo" prima di finire questo, questa saga si differenzia proprio da tutte le altre. Non l'avevo mai fatto xd Spero che vi sia piaciuta questa storia, questa e anche "l'ultima riga delle favole" l'avevo pensata da un anno e ci tenevo davvero tanto perchè volevo dare risalto al legame tra Dean e Jared, che era stato anch'esso messo in sordina dalla sua reincarnazione, ovvero Jensen. Ce la sto mettendo tutta per rendere questa saga appassionante e per farvi emozionare almeno quanto emoziona me, spero di riuscirci ancora di più con "il quinto mondo" credo non ci sia altro da dire, non voglio fare un pippone come negli altri miei capitoli finali delle mie storie, dico solo, grazie a tutti ^_^ in particolare a chi mi ha recensito <3

ps la frase "sei un fratello per me", avete notato l'allusione di quando lo disse dean a castiel? "sei COME un fratello per me" aveva detto <33

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