Le lucertole di al-Idun di Mannu (/viewuser.php?uid=32809)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Le lucertole di al-Idun
LE LUCERTOLE DI AL-IDUN
1.
Camminava lentamente sulla sabbia bagnata e compatta, lasciando che le onde
le lambissero di tanto in tanto i piedi scalzi. L'acqua era molto fredda, ma
la sopportava. In mezzo a tutta quella confusione di bagnanti, bambinetti lasciati
liberi di infastidire e teli da sabbia stesi ovunque, la noia di qualche spruzzo
d'acqua gelida e salmastra era il minore dei mali. Osservò per qualche passo il
procedere della sua ombra, netta e scura, ingigantita dal grande cappello di paglia
dalla tesa larga che si era comprata al piccolo suk di al-Idun, propaggine
marittima della metropoli, di cui poteva vedere i bassi edifici bianchi scorrere
alla sua sinistra. Erano tutte strutture turistiche, quelle: alberghi di lusso
addossati a residence esclusivi, quartieri per benestanti che si alternavano a
grappoli di casette in muratura, tutto frutto di speculazione edilizia e di abusivismo
condonato. Una vera porcheria. Distolse lo sguardo da quell'orrore di cemento decorato
da paraboliche bianche spalancate verso il cielo per volgerlo dalla parte opposta,
verso il mare. Che stranezza, pensò. Un'astronauta che si fa sorprendere dalla
grandezza di una pozzanghera come il Mediterraneo. Quel che ne resta, ovviamente. Lontane,
dipinte volutamente di azzurro chiaro per confonderle con l'orizzonte, erano visibili
a stento le dighe galleggianti che si occupavano di impedire, nei limiti del possibile,
l'avvicinarsi di mucillagini radioattive e puzzolenti. Chissà cos'altro galleggiava sul
pelo dell'acqua oltre quelle barriere. Di quello che c'era sotto infatti se ne sapeva fin
troppo. Appeso al collo, sagomato a forma di pietra preziosa oblunga e sfaccettata per
dargli un aspetto più invitante, portava come tutti un emettitore grande come un dito
che attivandosi a contatto con l'acqua avrebbe dovuto rendere sicura ogni nuotata.
Camminava svogliatamente, i sandali unisex di gomma blu ciondolanti da una mano e una
borsetta resistente all'acqua nell'altra. Sotto un braccio teneva un telo da sabbia
comprato per l'occasione, strettamente arrotolato. Si chiedeva cosa ci facesse lei in
quel posto: in mezzo a tutta quella gente si sentiva a disagio. Era cresciuta sul pianeta,
sola nell'ovatta della gigantesca villa della madre avara, circondata solo da servitori,
tutori e guardie del corpo. Da dove le giungeva quel desiderio di ulteriore solitudine?
Scansò due giovanissimi fidanzatini che venivano in senso contrario, mano nella mano,
gli occhi di ciascuno persi dentro quelli dell'altro. Belli e perfetti, li invidiò: ammirò
la loro pelle bruna lucida d'olio solare, i capelli neri, la muscolatura tonica e ben
disegnata di lui, quella asciutta e snella di lei.
Si sentì come derubata, privata di qualcosa e si voltò a cercarlo con gli occhi: perché non
era lì con lei? Le aveva detto di non sapere nuotare eppure ogni scusa era buona per andare
a immergersi. L'ultima volta che l'aveva piantata lì da sola per buttarsi in acqua era stato
perché le aveva promesso una conchiglia. Che illuso. Eccolo: un poco più indietro rispetto a
lei, stava tornando a riva proprio in quel momento, sollevando spruzzi bianchi. Colpito in
pieno dal sole che gli faceva strizzare gli occhi, il suo fisico da sollevatore di pesi
sembrava persino più massiccio e imponente. Le gocce d'acqua ancora aggrappate alla sua
pelle brillavano ciascuna come un sole in miniatura. Il costume da bagno, di poco più
grande di un coprisesso maschile omologato, non lasciava molto all'immaginazione. Ansimava
affaticato e pensò che forse sarebbe stata la volta buona che l'avrebbe smessa di
tuffarsi. Si lasciò raggiungere, prendendosi tutto il tempo per osservarlo compiaciuta.
- Tuffati, è bellissimo.
- Non mi va – rispose lei asciutta. Non sapeva nuotare e gliel'aveva detto. Ma lui continuava
a far finta di non aver capito.
- Non sai cosa ti perdi – insisté. Stava già recuperando il fiato. Sgocciolava acqua salata e
passandosi una mano tra i corti capelli inzuppati e appiccicati alla testa, la spruzzò senza
volere. L'acqua era fredda ed evaporò rapidamente a contatto con la sua pelle bollente per la
prolungata esposizione al sole.
- I suoi abitanti – gli diede un colpetto al ciondolo emettitore. Somigliante a una vera gemma,
era verde chiaro, opaco e posato su quel petto ampio sembrava più piccolo.
- Sono rimasti in casa – le sorrise alzando il braccio sinistro. Al polso portava un bracciale
emettitore di tipo un po' più prestante di quello che era obbligatorio avere al collo.
- Te lo presto – accennò a sfilarsi l'emettitore da polso.
- No, grazie.
- Vengo con te a farti la guardia mentre nuoti.
Lei sorrise, ma disse ancora no.
- Ti aggrappi a me.
- Ho detto di no.
- Ti porto in braccio.
- Uffa! - sbottò lei, ma ridendo – Non ci vengo in acqua!
Riprese a passeggiare e lui le fu subito al fianco, in silenzio. Sentiva che era di
buon umore: ormai aveva imparato a capire quando era esuberante e quando invece così
ombroso da dover essere lasciato a bollire nel proprio brodo. Un'onda più lunga delle
altre le schizzò i polpacci e le ginocchia. Qualcosa le tirò la scollatura della lunga
canotta arancione, dalla parte della schiena.
- Ma che fai? - disse voltandosi, infastidita. Era lui a tirarle la scollatura per sbirciarci dentro.
- Ma hai il costume da bagno sotto...
- E allora?
- Perché ti sei messa questa roba? - con un dito tozzo le sollevò una larga spallina della canotta.
- Hey, sono io che decido come mi vesto, chiaro? - adesso la stava davvero seccando.
- Non ti vergognerai mica, eh? Ma ti sei guardata intorno?
Certo che si era guardata intorno! Il senso del pudore era il vero grande assente su quelle
spiagge: c'era gente che avrebbe dovuto uscire di casa indossando uno scafandro da vuoto e
invece esibiva il peggio del proprio corpo con una indifferenza preoccupante. Avevano attraversato
anche una spiaggia di nudisti ed era rimasta davvero in imbarazzo. Donne e uomini, giovani e
vecchi... tutti insieme, completamente nudi. Certe volte le sembrava che la sua morale fosse
rimasta ferma a tre secoli prima. Non si era mai sentita così: le era sempre stato tutto
indifferente. Ma ora non più. Non voleva mettersi nel mucchio insieme agli altri. Lui le aveva
regalato un bellissimo costume da bagno, indovinando anche la taglia, e lei lo aveva indossato
subito. Aveva dovuto radersi l'inguine per poterlo usare. Pensò che forse era stato quello a
darle fastidio. Ma se a lui piacciono rasate, non me lo poteva semplicemente chiedere? Gli mise
il broncio: detestava sentirsi manipolata.
- Non mi rispondi? - la stuzzicò ancora spingendole con dolcezza un dito contro le costole, ma lei
reagì allontanandolo, sbuffando stizzita. Un mugghiante mezzo della polizia, con ruote a pallone
dotate di tasselli molto pronunciati per garantire la miglior presa sulla sabbia, li sorpassò e
andò a fermarsi una cinquantina di metri più avanti, proprio davanti a loro.
- E adesso che c'è? - mormorò lui allungando il collo. Lo sbirciò di sottecchi: quando teneva
la schiena così dritta il ventre gli diventava piatto e i pettorali sembravano quasi raddoppiare. In
quel momento gli avrebbe perdonato qualsiasi cosa. Ma non stava guardando lei.
Le sfilò il telo da sabbia da sotto il braccio e lo srotolò. Granelli di sabbia volarono via ovunque,
infastidendo i bagnanti che se ne stavano seduti e sdraiati lì vicino, ma nessuno osò protestare. Se
lo annodò sul petto, trasformandolo in una gonna lunga fino ai piedi. Quando raggiunsero il punto in
cui il veicolo monoposto a tre ruote si era fermato trovarono una poliziotta in divisa intenta a
digitare sul portatile, una ragazzina seminuda in lacrime, le due amiche che la consolavano e un
capannello di dannati curiosi intorno. Afferrò brandelli di conversazione qua e là, ma non ci capì
molto. Troppo curiosa per trattenersi, una volta che si furono allontanati si voltò verso di lui.
- Hai capito cosa è successo?
- Le ha ritirato il permesso di balneazione perché il coprisesso non è regolamentare.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Le lucertole di al-Idun
2.
- Prima io!
Aveva fatto appena in tempo a sbloccare la serratura che Spyro si lanciò dentro il
bungalow. Sciolto il nodo e lanciato il telo da sabbia sul letto, si infilò dritto
nel bagno senza nemmeno chiederle se avesse qualche necessità urgente. Con un sospiro
rassegnato lei si chiuse la porta d'ingresso alle spalle e gettò il grande cappello
di paglia sul piccolo tavolo rotondo, uno dei pochi elementi dell'arredamento. Con
un falso scatto la serratura richiamò la sua attenzione. La porta non si era chiusa
e lei la spinse nuovamente, con più forza. La prima volta che erano entrati in quella
catapecchia ridipinta da poco aveva avuto l'impressione che se Spyro si fosse anche
solo appoggiato alla porta, quella sarebbe volata fuori dai cardini. Non si poteva
pretendere troppo da quell'alloggio economico: i bungalow erano appartenenti a una
catena di alberghi noti per essere davvero a buon mercato. Miki c'era rimasta un po'
male quando si era resa conto di dove era andata a finire. Si aspettava un posticino
un po' più romantico a dire il vero, invece si era trovata di fronte a schiere di
bungalow malconci. Tanti, tutti attaccati in fila e tutti uguali: se non fosse stato
per il numero sulla porta di legno non sarebbero riusciti a orientarsi.
L'ambiente era piccolissimo: a confronto c'era più spazio abitabile sul suo Coyote. Le
pareti poi erano così sottili che poteva seguire tutte le attività di Spyro nel
microscopico bagno semplicemente indovinando la fonte dei rumori. Quando toccava a lei
la cosa la imbarazzava tantissimo. Fortunatamente qui dentro non facciamo altro che
dormire e fare colazione. Arrossì: non sempre si limitavano a dormire tra quelle pareti.
Sentì scrosciare l'acqua della doccia, segnale che poteva mettersi comoda. A Spyro la
Terra piaceva soprattutto perché lui poteva stare a lungo sotto la doccia, poiché l'acqua
non era rigidamente razionata come sulle stazioni e sulle navi. Si sedette sul bordo del
grande letto intenzionata a sdraiarsi, e le molle gemettero accompagnandola. Ma si accorse
subito che moltissimi granelli di sabbia avevano aderito alla pelle dei suoi piedi e delle
gambe. Detestava la sabbia nel letto, così per ripulirsi uscì sulla veranda, un nome
pretenzioso per indicare un piccolo balcone protetto da un parapetto di legno sverniciato,
basso e pericolante. Una stretta e ripida scalinata di legno rubava spazio e conduceva al
tetto, definito “solarium” sul contratto di affitto. In realtà era un crogiolo: il sole a
quella latitudine non perdonava e non c'era nemmeno un ombrellone. Però sia da lì che dalla
piccola veranda si godeva una discreta vista: erano a un centinaio di metri dalla spiaggia
e da dietro le palme della passeggiata del lungomare faceva capolino il blu cupo della
distesa del Mediterraneo. La sera si stava avvicinando, il sole era ormai tramontato e
dal lungomare, sempre affollato, salivano gli schiamazzi di tutti coloro che stavano
abbandonando la spiaggia per andare a prepararsi per la serata. La vegetazione mezza
morta, che nelle intenzioni di chi aveva progettato quei bungalow avrebbe dovuto garantire
la privacy delle verande, non era sufficiente a impedire alla gente in strada di guardare
anche attraverso i grandi finestroni. Quindi dopo qualche minuto Miki si ritirò, avendo
cura di tirare bene la tenda. Spyro era ancora sotto la doccia.
Attraversando la soglia della veranda la sua attenzione fu attratta da una macchia sul soffitto.
- Ancora tu! - fece un gesto brusco nella sua direzione, ma quella rimase immobile, indifferente
ai suoi sforzi per scacciarla. Con le mani sui fianchi Miki scrutò accigliata la lucertola. Non
era la stessa della sera precedente: questa era un po' più scura. Evidentemente si danno il cambio
a infastidire i turisti, pensò. La sera prima gli affettuosi e intimi preliminari fra lei e Spyro
nel buio della stanza erano stati interrotti da un rumore improvviso, come se qualcuno avesse
fatto fare a una biglia di vetro tre rimbalzi su un pavimento di ceramica. Si era stretta al
petto di Spyro, sobbalzando spaventata. Avevano acceso la luce e scoperto la rumorosa lucertola
appesa a testa in giù sopra il letto: non erano riusciti a scacciarla. E lui aveva cominciato a
ridere, tanto da farla innervosire.
- Sbrigati! - bussò fortemente sulla parete che separava l'unico locale dal bagno. Avevano provato
a starci insieme, ma era impossibile: era troppo piccolo. Non riuscivano nemmeno a muoversi. Colpa
anche di qualcuno che è cresciuto troppo, pensò Miki mentre con la memoria tornava al loro primo
giorno di permanenza quando avevano cercato, stanchi per il viaggio e desiderosi di dormire, di
fare la doccia insieme. Una volta entrato lui, non c'era più posto per nessun altro.
L'acqua continuò a scrosciare. Si sedette al tavolo su una delle sedie di legno. La commozione
del primo giorno, alla constatazione che gran parte dell'arredamento era di vero legno, si era
rapidamente dissipata quando si era accorta di come erano ridotti i mobili. Spyro aveva scelto
per sé una sedia che aveva scricchiolato così tanto da indurlo a fare cambio con la sua, nel
timore che non reggesse il peso. Finalmente calò il silenzio.
- Era ora! - lo rimproverò quando lo vide uscire dal bagno tenendosi con una mano l'asciugamano
stretto intorno alla vita. Spandeva tutto intorno a sé un delicato profumo di bagnoschiuma.
- Ti aspetto per il doposole, O.K.?
- Occhei... - gli rispose guardandolo con avidità. Aveva in mano il flacone del doposole,
indispensabile complemento alla protezione solare che dovevano spalmarsi per proteggere la pelle
dai raggi ultravioletti. L'atmosfera li filtrava pochissimo ormai a causa dei danni dovuti al
pesante livello di inquinamento. La crema doposole alleviava le eventuali conseguenze di una
eccessiva esposizione alla luce solare. Non era un caso se tutti dovevano portare obbligatoriamente
un piccolo cerotto trasparente che cambiava colore in base alla quantità di radiazione solare
ricevuta. Il suo era ancora perfettamente trasparente, così come quello di Spyro che giaceva
accartocciato sul bordo del piccolo lavandino. Si chiuse nel bagno, constatando il disordine. Era
tutto bagnato e spruzzato d'acqua, perfino lo specchio. Aveva lasciato lo sportello dell'armadietto
aperto, il costume da bagno per terra, il bagnoschiuma doveva essergli caduto perché c'era una bella
macchia colorata sul tappetino di gomma antiscivolo. Un disastro, come tutti gli uomini, pensò Miki
scuotendo la testa.
Mise un po' d'ordine, altrimenti non sarebbe riuscita a godersi la doccia rinfrescante che aveva
in programma. Poi si sfilò la canotta arancione che usava a mo' di abito, tanto lunga da arrivarle
fino a metà delle cosce. Rimase davanti allo specchio a osservarsi, scontenta. Era già da un po' che
stava attenta a come mangiava e cercava di fare più attività fisica possibile, ma non si vedeva alcun
risultato. Quell'impietoso costume da bagno poi metteva in risalto tutti i suoi difetti. Bianco,
seguiva la minimalista moda del momento che imponeva i ridicoli coprisesso. Il suo era un bel po' più
abbondante, ma ugualmente esponeva parti del suo corpo che lei avrebbe mantenute coperte. Non era una
bacchettona: aveva anche lei un po' di lingerie sexy nei cassetti, ma certo non la usava per farsi
vedere da chiunque! Si passò una mano dove si era rasata e scoprì che avrebbe dovuto mettere in conto
un'altra passata di rasoio, un po' più accurata stavolta. Si congratulò con se stessa per aver tenuto
indosso la lunga canotta.
Ma tutto sommato quel costume le piaceva: metteva in mostra ogni grammo di cellulite che aveva, ma il
reggiseno riusciva, coprendola il minimo possibile, a sostenere benissimo i suoi voluminosi carichi
anteriori pur essendo senza spalline. Se l'avesse indossato sotto l'abito adatto al posto dell'intimo
il risultato sarebbe stato grandioso: una scollatura da capogiro.
Rinnovò la sua dichiarazione di guerra alla cellulite pizzicandosi una coscia come per constatarne
la quantità poi, raccolti un po' meglio i capelli ricci recentemente resi più docili da numerose
applicazioni di balsamo, si decise a fare la doccia. Ne uscì rinfrescata e contenta, con la speranza
che quel buon umore sarebbe durato per tutta la serata. Depilatasi con molta attenzione cercò infine
il doposole, ma si ricordò che l'aveva preso Spyro. Si annodò l'ultimo asciugamano pulito sul seno e
uscì dal bagno. Lui era steso bocconi sul letto, nudo, l'asciugamano umido gettato negligentemente
sul pavimento.
- Sei un disordinato cronico! Eppure la tua cabina sul Raja sembra uno specchio!
Lui non reagì: aveva la testa voltata verso la finestra, ma c'era la tenda tirata e lei non capiva
che cosa stesse guardando. Sollevò il telo di spugna umida dal pavimento rivelando così il flacone
del doposole, rovesciato. Fortunatamente c'era una valvola e non era uscita neanche una goccia del
contenuto.
- Scandaloso... e smettila di fare finta di non sentirmi, capito?
Miki pensò a un piccolo dispetto: gli versò il doposole improvvisamente sulla schiena muscolosa,
grande come una piattaforma di attracco. Al contrario di quanto si aspettava, la sensazione gelida
non lo scosse minimamente. Non un sobbalzo, non un lamento.
- Hey, che nervi saldi – disse mentre cominciava a spalmargli l'olio sulla pelle. Ne percorse con
le mani ogni centimetro, godendo delle sensazioni che i suoi palmi le trasmettevano. Muscoli grandi
e compatti, forti, rilassati. Lo esplorò con cura dalle natiche scoperte fino alle spalle larghe e
robuste, sorpresa che non avesse ancora reagito.
- Hey... - gli disse dolcemente. Non ottenne risposta.
Adesso ci penso io a fargli passare la voglia di fare lo stupido, pensò proponendosi di vincere la
sua ostentata resistenza. Si mise a cavalcioni e gli strinse la vita tra le ginocchia, la sua pelle
nuda e fresca contro la pelle di lui un poco scurita dal sole. Già si vedeva la sottile linea più
chiara del costume da bagno. Era bollente, come se avesse accumulato il calore del giorno. Si chinò
verso il suo viso intenzionata a bisbigliargli nell'orecchio qualcosa di molto erotico, facendo
scivolare le proprie mani sulla sua schiena. La barba già evidente, le labbra socchiuse, le palpebre
abbassate: addormentato!
- Che scarsa resistenza... - gli sussurrò giungendo con le dita fino alla base del collo. Queste
inciamparono in qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Un oggetto piccolo, sottile. Un ago! Dal
collo di Spyro spuntava un sottile ago metallico terminante con una piccola pallina chiara dall'aspetto
spugnoso. Orripilata, Miki soffocò un grido e per qualche secondo rimase in preda al panico. Poi con
un gesto brusco e deciso tolse l'ago dalla carne di lui. Un aghetto di un paio di centimetri, molto
sottile ma non abbastanza da impedirle di notare che era cavo. Forse era avvelenato!
In preda al terrore di pungersi non trovò di meglio che infilzare l'aghetto sul cuscino, ripromettendosi
di toglierlo di lì non appena possibile. Poi afferrò l'uomo per le spalle e lo scosse ripetutamente,
chiamandolo a gran voce. Aveva paura, il sangue le rombava nelle orecchie, voleva piangere. Cercò di
metterlo supino, ma pensò che forse era meglio non muoverlo. Colta dal panico di nuovo lo afferrò per
le spalle, per le braccia, chiamandolo e lasciandosi finalmente vincere dal pianto. Lacrime di spavento,
di dolore e di angoscia per quello che stava accadendo le rigarono il volto.
Una fitta. Alla spalla sinistra, vicino alla scapola. Qualcosa l'aveva punta da dietro. Istintivamente
raggiunse il punto con la mano destra e le sue dita incontrarono un altro ago metallico, identico al
primo. Il cuore le balzò nel petto.
L'istinto fu quello di lanciare via l'ago, ma scesa dal letto lo posò sul tavolo di legno, cercando
di memorizzare la sua posizione. Era avvelenato? Certamente! Altrimenti perché prendersi il disturbo
di spararglielo addosso? Una gran rabbia la pervase. Chi?
- Cazzo... - bisbigliò a se stessa nel tentativo di non perdere la concentrazione. Si sentiva la mente
già appannata, rallentata, sonnolenta. In un angolo del cervello si formò l'odioso pensiero che il veleno
stava facendo effetto. Sentiva un bel calore in tutto il corpo, era un buon momento per addormentarsi. Cercò
di ribellarsi a quell'idea, ma non ne ebbe la forza. Raggiunse il letto, ma non riuscì a stendersi. Si
inginocchiò sul pavimento, di fianco a Spyro, e cercò di abbracciarlo. Appoggiata lì chiuse gli occhi e
perse i sensi.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Le lucertole di al-Idun
3.
L'odore era così terribile che sembrava volersi fare strada attraverso il naso per raggiungere
direttamente il cervello e strapazzarlo. Le venne istintivo scuotere la testa, forse così l'odore
sarebbe svanito. Invece tornò alla carica: un'altra zaffata, violenta come un dito che cercasse
di risalire lungo la narice con la forza. Le si schiarì la mente e aprì gli occhi.
- Hey, Zeb... ci ha messo meno di te a riprendersi. Stai invecchiando.
Miki si guardò intorno. Era ancora nel bungalow, col culo per terra e la schiena appoggiata al
fianco del letto. Il braccio destro le doleva perché stava in una posizione poco comoda. Cercò
di porre rimedio immediatamente, ma si rese conto di essere ammanettata. Tirò il polso e scoprì
che la catena delle strane manette faceva un giro intorno al telaio del letto e raggiungeva un
bracciale identico serrato al polso di Spyro. Anche lui col culo per terra accanto a lei.
Seduto su una delle due sedie di legno e con un gomito appoggiato al tavolo della colazione c'era
un perfetto sconosciuto. Vestito con una sgargiante camicia a fiori rossi, gialli e verdi lasciata
sbottonata a metà e con un paio di pantaloncini beige dalle ampie tasche a soffietto, teneva le
gambe incrociate e muoveva le dita dei piedi dentro un paio di fastidiose infradito consumate. Sotto
i baffi aveva un sorriso strafottente.
- Allora, Zeb... ricominciamo da capo ora che ci siamo tutti – disse l'uomo dalla camicia a
fiori. Puntò una mano verso di lei.
- Chi cazzo è questa? La tua ultima conquista o solo una puttana?
- Stronzo, perché non... Ah! - la reazione di Miki fu stroncata immediatamente da una scarica
elettrica che le risalì il braccio destro fino al cervello. Erano quelle manette! La scarica
aveva colpito anche Spyro, lo capiva da come stava digrignando i denti. Si sentì in colpa e
l'odio spontaneo per quell'uomo crebbe ancora di più.
- Non l'ho chiesto a te – disse lo sconosciuto con voce tagliente. Ostentava la sicurezza di
colui che sa di essere intoccabile e Miki dovette ammettere che per il momento era proprio così.
Guardò Spyro col cuore gonfio di tenerezza. Il narcotico doveva aver avuto un bell'effetto su di
lui poiché sembrava ancora intontito. Li avevano legati insieme ma mentre lei aveva ancora il telo
da bagno annodato sul petto, lui non aveva proprio nulla per coprirsi.
- Non me lo vuoi dire? Fa niente – riprese l'uomo con falsa cordialità constatato il silenzio di
Spyro – però lasciami dire che sei caduto in basso, Zeb... dopo tua moglie Rhina, una donna così
bella e di gran classe, ti sei scelto una sgualdrinella obesa. Se non altro è della tua misura.
Miki vide rosso, trattenendosi a stento dal reagire. Non voleva un'altra scarica elettrica. Non
voleva che Spyro provasse dolore per causa sua. Si limitò a tendere nervosamente i muscoli e a
stringere ulteriormente le ginocchia. Guardò Spyro: i suoi occhi sembravano in grado di incidere
il metallo.
- Veniamo al dunque, ho altri programmi per la serata – disse l'uomo con tono annoiato,
giocherellando con un piccolo contenitore posato sul tavolo, vicino al grande cappello di paglia.
- Mi servono i nuovi codici per l'accesso remoto alla CPU del Raja. Vi siete decisi a cambiarli,
finalmente.
Miki trasalì. Aveva di fronte il responsabile del salto FTL sbagliato, colui che li aveva mandati
dentro una nebulosa! Possibile che il Comandante fosse stato così poco previdente da non proteggere
quei codici? Perfino lei li cambiava di tanto in tanto, per rendere la vita difficile a un eventuale
pirata informatico in vena di violare i sistemi di bordo della sua corvetta.
- Scordateli.
Ebbe paura. Non aveva mai sentito parlare Spyro con quel tono. Cattivo, deciso. Rabbrividì: la scarica
non era arrivata, eppure era prevedibile.
- Lo immaginavo. Magari non li conosci nemmeno, eh? Se siete un poco furbi, lì a bordo, avrete messo
una matrice frattale. Magari ci ha pensato la vostra IA di bordo, il bravo Navigatore. Sempre che
vi siate ricordati di ricaricargli le batterie. Non è stato molto utile quando vi siete trovati
alle prese con un salto sbagliato, eh?
Rise, e Miki lo odiò profondamente. Lo vide mettersi in tasca l'oggetto con cui giocherellava, segno
che non aveva più intenzione di dar loro la scossa. Ma subito dopo quello fece un gesto con la mano
vuota e la scarica arrivò a tradimento, ancora più dolorosa poiché inattesa. Non poté evitare che le
lacrime le rotolassero giù dalle guance fino a raccogliersi sul mento, solleticandola. Con la sinistra,
che stranamente non era stata legata, si asciugò rabbiosamente.
L'uomo dalla camicia a fiori si alzò e con due passi li raggiunse, facendo ben attenzione a rimanere
fuori tiro del poderoso braccio destro di Spyro, anch'esso libero. Miki si rese conto che si trattava
di un ometto qualunque, perfino lei sarebbe riuscita a sopraffarlo.
- Sai, proprio non ti capisco – mise un ginocchio a terra per guardare Spyro in faccia – il Raja poteva
essere tuo. Per quale motivo hai voluto il posto di secondo ufficiale?
- Non lo capiresti mai – le parole uscirono dal fondo della gola di Spyro, non dalle sue
labbra. Erano cariche di rabbia e di risentimento.
- Vero – osservò quello lisciandosi i baffi.
- Vedi, - riprese subito, risollevandosi in piedi e tornando alla sedia ma senza sedersi – è per
questo che ho deciso che non mi basta più farvi fuori, tutti quanti.
“Vi voglio vedere morti lo stesso, aspetta a gioire. Ma è troppo comodo morire e basta, naufragati
in una nebulosa radioattiva o vaporizzati da una stella. Vi voglio vedere distrutti, prima. Perché
tu lo sappia, in questo momento alcune persone di fiducia si stanno occupando dei tuoi amici. Mettere
fuori gioco il Comandante sarà uno scherzo: sappiamo cos'ha impiantato nel cervello e negli ultimi due
anni ho pensato a lungo a mille modi per friggergli il cervello a distanza. Non gli servirà a nulla
stare su Apollo, lo raggiungeremo anche lì.”
Miki si spaventò. Di cosa stava parlando quel balordo?
- E i gemelli? Quei due schifosi albini... in questo momento si staranno masturbando insieme
nascosti in una zona a bassa gravità di Finis Terrae. Loro credono di essersi nascosti in quella
clinica per fisiologie abnormi... Paradossalmente sarà più difficile stanare Korti e i due
specialisti: la prima se potesse farsi scopare da un motore iperluce non aspetterebbe un secondo
ad aprire le gambe; non scende mai da quella nave? Gli altri due invece adorano lavorare a
cottimo. Chissà che cazzo di contratto da schiavi gli avete fatto, eh?
Quello mise una mano in tasca ed estrasse un costoso apparecchio di comunicazione. Sulla Terra
la rete cellulare per le telecomunicazioni era stata ripristinata rapidamente, soprattutto lì nella
zona di al-Qahira che, a quanto ne sapeva, era ben coperta. Sul pianeta le comunicazioni personali
erano la normalità, sulle stazioni un lusso esagerato. Dopo l'acqua non razionata, un altro punto a
favore della palla di fango sporco, come spesso veniva definita la Terra dai nativi delle stazioni
orbitanti.
- Ti piace? - mostrò a Spyro l'apparecchio non più grande del palmo della sua mano – Non bado a spese,
per te. Ma il vero colpo da maestro l'ho fatto con la lucertola robot. Ti ho steso con quella,
vecchio mio. Tecnologia militare, un vero spasso. Se hai i soldi e sai dove chiedere, si trova
davvero di tutto.
Tese il braccio e offrì l'apparecchio a Spyro, che non mosse un muscolo.
- Coraggio, prendilo. Ti servirà.
Lentamente, controvoglia, lui alzò la destra e prese il telefono.
- Adesso voglio che tu chiami il Raja e dica che ti vuoi collegare da remoto alla CPU. Loro
autorizzeranno la connessione e al resto ci penso io.
- No.
Inevitabile e dolorosa, la scarica elettrica sembrò non dover finire mai.
- Non ho capito, scusa.
- No... - il sussurro di Spyro costò un'altra scarica insopportabile.
- Chiamali! - gridò acutamente Miki piangendo di dolore e di rabbia, colpendo furiosamente
Spyro con la mano libera. Si odiava per quello che stava facendo, per aver già ceduto. Si sentiva
un verme, ma non voleva un'altra scarica elettrica come l'ultima.
- D'accordo! - esclamò Spyro, ansimando.
- Aspetta un minuto, riprenditi e poi chiama. Non vorrai farli preoccupare, vero? - l'uomo baffuto
ostentava falsa cortesia, sedendosi.
Spyro fece come gli era stato detto. Parlò col Navigatore, dicendogli che avrebbe avuto bisogno di
un accesso diretto da remoto alla CPU e fece riferimento anche un protocollo che Miki non aveva mai
sentito prima, il protocollo di compressione RLE.
- Che cazzo è il protocollo RLE? - volle sapere l'uomo dalla camicia a fiori, sospettoso.
- Serve alla compressione delle immagini. Ho preimpostato un'interfaccia grafica sulla mia utenza.
- Se mi fai qualche scherzo del cazzo mi assicurerò che tu e i tuoi amici facciate una fine la
più orrenda possibile – sibilò quello attraverso i baffi, sporgendosi in avanti. A giudicare da
come gli brillavano gli occhi, credeva davvero in ciò che stava dicendo.
- E adesso, al lavoro.
Fece un cenno che Miki non comprese fino a quando dalle loro spalle spuntò una seconda
persona. Un altro uomo! Armato di una piccola pistola e del telecomando con cui controllava
le manette elettriche, fece il giro del letto e senza perderli di mira, estrasse un costosissimo
terminale portatile dalla borsa che portava a tracolla. Lo porse all'uomo con la camicia a fiori,
affrettandosi a impugnare di nuovo il telecomando delle manette. Miki ebbe un capogiro: per tutto
quel tempo era stata con un'arma puntata addosso e non si era resa conto di nulla! D'un tratto
tutte le minacce dell'uomo coi baffi assunsero maggiore consistenza, tanto da provocarle fitte
al ventre per la paura.
L'uomo armato si scostò dal tavolo sempre tenendo sotto tiro sia lei che Spyro. Era vestito
elegantemente, con i pantaloni lunghi e la camicia bianca abbottonata che contrastava molto con la
pelle abbronzata e villosa. La sua faccia non mostrava nulla che lo potesse tradire: né una piega
delle labbra, né una ruga, nemmeno un movimento degli occhi, uno dei quali era probabilmente
artificiale.
Spyro fu costretto a rivelare l'utenza e la password per il collegamento e a confermare la chiave di
crittografia. L'uomo con la camicia a fiori aveva ora il pieno controllo della connessione e poteva
impartire istruzioni direttamente alla CPU del Raja. Picchiettò a lungo sul tavolo dove il terminale
portatile stava proiettando la tastiera finché si disconnesse, soddisfatto.
- Complimenti, avete apportato un sacco di miglioramenti. La doppia propulsione è formidabile. Siete
riusciti a far convivere tutti quei sistemi senza far spezzare la nave in due al primo balzo
FTL. Peccato... che sia proprio il vostro lavoro a condannarvi. Chissà se vi siete ricordati
di omologare tutto.
“Oh, ma non importa. Mi sono occupato personalmente dell'omologazione della nuova propulsione del
Raja... cancellandola. Così quando dopo l'incidente le autorità scopriranno che oltre ad aver causato
la morte di centinaia, spero migliaia di persone, i vostri motori erano privi di ogni autorizzazione
al funzionamento... nulla potrà salvarvi. Se sarete ancora in vita, ovviamente.”
- Che cazzo sta dicendo? Che incidente? Che cosa ha fatto? - chiese Miki terrorizzata.
- Se come penso io ha avviato il ciclo di Stanton al massimo e chiuso il distributore di plasma,
tra pochi minuti i tre nuclei massa-energia della nave fonderanno.
La risposta di Spyro fu esauriente al punto che Miki rimase senza fiato. Il Raja era ormeggiato a
uno dei moli esterni di Apollo. Se il calore avesse intaccato lo scafo della stazione orbitante,
sarebbe stata la più grave catastrofe dai tempi della guerra.
- A dire il vero ci sono buone possibilità che i nuclei si raffreddino prima, ma mi risulta che
intorno al Raja ci siano altre navi. Con un po' di fortuna qualche vittima la facciamo lo stesso. In
ogni caso la vostra splendida reputazione di salvatori della patria sarà sputtanata per sempre.
L'uomo con la camicia sgargiante si alzò in piedi con aria molto soddisfatta. Sotto i suoi baffi ispidi
le labbra erano stese in un sorriso bianco.
- E adesso, grand'uomo, veniamo a noi. Avanti, uccidi la tua puttanella e poi pensiamo a te.
Miki si sentì male. Il tempo sembrò rallentare di colpo e i suoi sensi le parvero farsi
straordinariamente più acuti. Percepì la sfumatura gialla della morbida luce che pioveva dalla
lampada appesa al soffitto, sentì un soffio d'aria calda entrare dalla veranda aperta, poté udire
le voci allegre e spensierate dei passanti sul lungomare, vide un disegno geometrico proiettato sul
muro da uno dei lampioni dell'illuminazione pubblica che stava proprio lì fuori, a pochi metri. Spyro
era sbiancato.
- Beh, che ti prende? Grande e grosso come sei non riesci a spezzare il collo a una troia? Hai
dimenticato come si fa?
Miki aveva ormai capito che tra i due c'era della vecchia ruggine, ma solo in quel momento si rese
conto di quanto profonda doveva essere. Il finto buon umore aveva abbandonato il viso del loro
aguzzino lasciando posto al rancore, forte come non le era mai capitato di vedere. Proteso in
avanti verso Spyro, digrignava i denti e aveva gli occhi che sporgevano fuori dalle orbite,
iniettati di sangue. Per la prima volta Miki notò le pupille dilatate: è pure fatto di qualcosa,
pensò.
Di fronte alla totale immobilità di Spyro reagì con una risatina isterica.
- Ah, ho capito... non è una puttanella qualsiasi...
Se il suo viso non fosse stato distorto dal livore, quello le sarebbe sembrato un sorriso
cordiale.
- Ti sto quasi facendo un favore, bella: lui le sceglie, le riempe di regali e belle parole,
poi parte a bordo della sua astronave e all'attracco successivo ricomincia da capo. L'ultima
che si è sposato ha capito il trucco e non gli ha ancora concesso nemmeno la separazione. E
tieni presente che sulla Terra non ci viene tanto spesso.
Miki dovette riconoscere che sull'argomento Rhina, Spyro era stato abbastanza elusivo e
sintetico. Ma evidentemente quel porco baffuto ignorava alcuni dettagli di non poco conto. Il
primo era che lei non era una puttanella.
- Avanti, spezzale il collo... o strozzala, visto che hai una sola mano libera. Ci
riesci con una mano sola, vero ragazzone?
Spyro non si mosse. Lei sentiva il cuore impazzire per la paura.
- Se non lo fai tu lo faccio io, Zebrinsky... e stai certo che non sarò né veloce, né pietoso. La
farò soffrire a lungo sotto i tuoi occhi, bastardo. Ho solo l'imbarazzo della scelta. Hai
presente gli aghetti della mia amica lucertola elettrica? Ha in dotazione tante di quelle
cose che nemmeno immagini... veleni neurotossici che a scelta fermano il cuore, i polmoni,
che paralizzano il midollo spinale... oppure che spappolano i reni... il fegato...
Spyro sembrava una statua di pietra. Un muscolo della mascella guizzò per un istante, dandole
l'idea di quanto fortemente stava stringendo i denti.
- E va bene... - l'uomo fece un cenno al suo compare che si avvicinò e gli porse una piccola
scatola di colore verde oliva. Su un fianco aveva delle scritte in bianco, ma erano troppo fitte
e piccole perché lei riuscisse a leggere. Una volta tolto il coperchio, la scatola rivelò contenere
delle fiale per spray ipodermico.
- Dunque, vediamo... neurotossina, paralizza la respirazione... sì, potrebbe andare. Non ho
tutta la sera per aspettare, in fondo.
Da una delle tasche dei pantaloncini beige estrasse l'iniettore. Sfilò la capsula e la usò per
armare lo spray ipodermico, un congegno somigliante a una fantascientifica arma in miniatura,
con la sua impugnatura nera a pistola e il fusto di acciaio lucido.
- Ne ho abbastanza da far fuori un plotone... ma ne inietterò pochissimo. A te la scelta:
guardarla soffrire e morire lentamente o ucciderla tu stesso.
Miki credette di farsela addosso per la paura. L'uomo che impugnava lo spray ipodermico si era
già alzato in piedi quando sentì una nota vibrazione alla base della mascella. La suadente voce
maschile del modulo di identificazione le disse “chiamante sconosciuto”. Camuffando il movimento
della mascella necessario ad accettare la chiamata con quello di una dolorosa deglutizione, si
affrettò a rispondere.
Chiudete bene gli occhi, piccioncini.
- Chiudi gli occhi – disse atona voltandosi verso Spyro, senza sapere cosa stava dicendo. Era
terrorizzata al pensiero che i loro aguzzini capissero, ma il suo impianto di comunicazione
poteva essere udito solo da lei.
Miki strizzò gli occhi e attese. Sarebbe giunto il freddo bacio dell'iniettore ipodermico,
sicura condanna a morte, o cos'altro?
Il fracasso fu tale che non riuscì a trattenersi dal sobbalzare convulsamente per lo spavento,
gridando istericamente. Ci fu un improvviso spostamento d'aria e subito lampi di luce intensissima
passarono attraverso le palpebre serrate e le dettero un fastidio insopportabile, quasi
doloroso. Qualcun altro gridò, di dolore o forse di spavento. Fortunatamente quel lampeggiare
cessò subito, incoraggiandola ad aprire gli occhi abbagliati. Davanti a lei, con i cingoli
posati sopra la porta abbattuta e le armi spianate, c'era il Navigatore.
- Vi prego, signori... datemi una scusa per riempirvi di buchi...
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Le lucertole di al-Idun
4.
Scivolò dentro il bel vestito lungo e lo chiuse tirando la piccola cerniera sulla
schiena. Si contemplò nel grande specchio che arrivava fino al pavimento: non si
ricordava che le stesse così bene. Forse stava dimagrendo davvero? Ma no: delusa,
il suo occhio esperto e infallibile notò immediatamente come i suoi fianchi larghi
apparissero evidenti. Fortunatamente l'abito, che era quello azzurro avuto in dono
da Jerrylex nemmeno tanto tempo prima, era lungo fino ai piedi e nascondeva le
cosce tonde e troppo carnose, le ginocchia brutte e i polpacci degni di un
giocatore professionista di rollerblade.
Sistemato meticolosamente l'abito una piega alla volta, si osservò di nuovo allo
specchio. Mancava il trucco, ma decise che già con quella scollatura avrebbe potuto
costringere Spyro sulle ginocchia, sedotto. E magari anche qualche altro uomo, solo
per il gusto di farlo. Si strinse nelle spalle e aprì la grande scatola, già pensando
ai colori da usare.
Aveva fatto un po' d'esperienza e riuscì a evitare di sembrare la vittima di un
pestaggio. Aveva appena finito di scegliere il colore del rossetto dalla grande
scatola per il trucco, dono anch'essa di Jerrylex, quando sentì la porta d'ingresso
aprirsi e chiudersi. Gettò uno sguardo dentro la stanza di lusso e si affrettò a
chiudere la porta del bagno. Era Spyro e non voleva farsi vedere. Non ancora.
- Posso entrare? - la sua voce gli giunse ovattata attraverso la porta del bagno. Aveva
provato a far girare la maniglia, ma lei aveva chiuso a chiave.
- No! - le uscì una risposta un po' dura e secca e all'inizio se ne dispiacque. Ma
poi pensò alla litigata che avevano fatto e giudicò che stare sulle spine ancora un
po' gli avrebbe fatto bene. Gli aveva persino proibito di toccarla la notte scorsa e
lui aveva obbedito scrupolosamente. Che carino, pensò sentendosi scaldare il petto.
- Ancora non ti basta? - il tono era mesto, ma non abbastanza, giudicò Miki che rispose
con un “no” ancora più duro del precedente. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi lo
sentì parlare pacatamente. Era ancora fuori dalla porta del bagno.
- Ti ho già spiegato tutto, dai... era pericoloso!
- Eh, già. Chissà cosa mi sarebbe successo se invece mi avessi detto tutto!
Miki tornò con la memoria a quando, ancora tremante di paura, seduta seminuda sulla panca
dell'ambulanza della polizia veniva visitata da un medico e contemporaneamente riceveva le
prime frammentarie spiegazioni da Spyro.
L'aveva tenuta all'oscuro di tutto. I gemelli, il Capitano, Korti... erano stati informati. Il
piano era stato elaborato da tutti gli ufficiali del Raja, insieme alla IA di bordo che,
per ragioni facilmente immaginabili, si era presa la delicatissima responsabilità di
intervenire di persona in caso di emergenza lì dove sarebbe stato difficile far sorvegliare
e difendere dalla polizia il possibile bersaglio. Lì ad al-Idun. Avevano anzi fatto
affidamento sul caos e sulla folla della frequentatissima località balneare più vicina
ad al-Qahira per proteggersi, pensando che nessuno avrebbe osato colpire tra la
folla. Quello cui gli ufficiali del Raja non erano preparati era stato proprio ciò
che si era verificato: un esplicito attacco contro l'incolumità di ciascuno.
- L'ho fatto per non farti preoccupare. Volevo che fosse una vacanza, chi avrebbe immaginato che...
- La prossima volta che andiamo in vacanza decido io dove, occhei?
E possibilmente senza ospiti indesiderati che giungono a sorpresa con lucertole meccaniche e
veleni neurotossici, aggiunse tra sé e sé riprendendo a spennellarsi le labbra col
rossetto. Le sembrò un colore un po' cupo, ma poteva andare. Aveva i capelli completamente
sciolti e s'intonava sia con il loro nero brillante sia col colore che aveva scelto per gli
occhi.
Ripensò anche a quella parte della brutta avventura. Tra tutte le navi con un secondo ufficiale
affascinante, carino e muscoloso si era scelta proprio il Raja, che aveva avuto come precedente
proprietario quel pazzo criminale... come si chiamava? Mahamiri, trafficante di droga, di armi
e contrabbandiere a tempo perso! Spyro le aveva raccontato di quando lui con l'aiuto dei suoi
amici lo aveva incastrato e fatto arrestare. Spyro, che a quei tempi comandava una piccola nave
da carico, era stato truffato da Mahamiri che si era finto interessato a parte del carico. Una
volta ottenuta la fiducia di Spyro, era sparito con la merce senza aver pagato. Grazie al
Navigatore, che a quei tempi era ancora installato dentro un innocuo mezzo di locomozione simile
a una scatola di scarpe con cingoli di gomma, era riuscito a rintracciarlo e aveva aiutato la
polizia a catturarlo. Lo spauracchio della bancarotta era stato un'ottima motivazione a collaborare
attivamente con le autorità. Indagando su Mahamiri la polizia aveva portato a galla ben più
della truffa subita da Spyro e il furfante aveva affrontato una pesante condanna, mentre lui
aveva avuto come risarcimento il Raja, presto dissequestrato. Purtroppo grazie a un buon avvocato
e a insulsi cavilli burocratici, Mahamiri era stato scarcerato dopo poche settimane.
Miki non avrebbe mai dimenticato l'espressione dolorosa di Spyro mentre, con un po' di fatica,
le raccontava di come Mahamiri si era presentato accompagnato da una donna armata, con l'intenzione
di farlo fuori. Spyro, costretto a difendersi, aveva ucciso la donna di Mahamiri a mani nude,
spezzandole il collo. Il malvivente però era riuscito a fuggire e, attivamente ricercato dalla
polizia, si era dato alla latitanza per non farsi più vivo. Fino al giorno precedente.
- Miki, non ricominciare... l'ho fatto credendo di fare bene.
- Non sto dicendo che hai fatto male a fare quello che hai fatto. Ma l'hai fatto di nascosto
da me! - ribatté lei subito. Non era davvero arrabbiata come prima, ma ci teneva che lui non
se ne accorgesse.
- Ne abbiamo già parlato... - la voce dell'uomo sembrava stanca più che affranta, ora. Ti
sto annoiando, carino? Miki scacciò quel pensiero. Lo aveva già insultato abbastanza prima,
mentre litigavano.
- E mi sembra che tu non abbia ancora capito! - ma sì, rincariamo un po' la dose, si disse
mentre controllava il rossetto stringendo le labbra, seduta su uno sgabello di fronte allo
specchio illuminato a giorno da numerose lampadine.
- Ma Miki...
- Sì?
- Doveva essere una vacanza, davvero! Te l'ho detto!
Tira fuori un po' di palle, Pavel Zebrinsky detto Spyro! Ora stai piagnucolando!
- Lo sapevi che c'era pericolo! - gli rinfacciò mentre sceglieva la matita per il contorno
delle labbra.
- Ma ti ho detto di no! - stava alzando la voce, ora. Miki desiderò poter vedere la sua
espressione in quel momento, ma non era ancora ora di aprire la porta del bagno.
- Ci aspettavamo un attacco informatico al Raja, tant'è che abbiamo predisposto una bella
trappola, come ti ho già detto.
Certo: però nel frattempo quella che moriva di paura al pensiero che il Raja stesse esplodendo
in mille pezzi ammazzando Korti, Jo, Mak e centinaia di altre persone ero io, povera scema. Si
chiese che scopo avesse la matita per il contorno delle labbra: non riusciva a vedere troppe
differenze fra il prima e il dopo, ma le avevano detto che era necessaria. Forse era lei che
non sapeva come usarla bene.
Ovviamente il Raja non aveva sovraccaricato i motori e non era esploso. Quando Spyro aveva
parlato con la nave in realtà quella aveva fatto da relais per il Navigatore, che era nascosto
lì ad al-Idun. Citare il protocollo RLE era la convenzione scelta per far scattare la trappola,
denunciando la situazione di pericolo al Navigatore. La sessione di accesso remoto alla CPU era
stata simulata da lui grazie al potentissimo hardware che aveva a bordo del suo corpo meccanico
di droide da combattimento urbano. Un inganno pericoloso: se Mahamiri avesse avuto un software
per tracciare i pacchetti dati, avrebbe scoperto il trucco.
- Meno male che almeno quella ha funzionato!
- Già... Mahamiri ce l'aveva a morte con me per diversi motivi, ma non lo avrei mai detto capace
di tanto.
Oh, no! Aveva lasciato i suoi lussuosi sandaletti dal tacco alto in camera! La sorpresa per il
suo uomo sarebbe stata incompleta. Avrebbe camminato in punta di piedi. Diede ancora qualche
ritocco qua e là al vestito, sperando che nulla lì davanti sfuggisse al contenimento del bellissimo
tessuto azzurro, e sistemò ancora i ricci neri che le ricadevano lunghissimi fino a metà della
schiena nuda. Ormai non li taglio più, si disse. L'aria condizionata dell'albergo la aiutava
tantissimo a sopportarli, anche se non poteva fare molto per il solletico che i suoi stessi
ricci le provocavano.
Infine si decise: in punta di piedi davanti alla porta, sbloccò la serratura e aprì.
- Non mi meriti, credo – mise le mani sui fianchi cercando di sembrare severa, ma non riuscì a
trattenere un sorriso nel vedere la buffa espressione che gli si dipinse sul volto, seguita subito
da un sorriso un po' idiota.
- Non ti ho mai vista così!
- Non farci l'abitudine.
- Ma perché stai in punta di piedi?
Miki sbuffò e andò a sedersi sulla sponda del grande letto matrimoniale della camera. L'aveva
preteso molto grande, quel letto, per ripicca. Tutto doveva essere grande e costoso fino alla
fine della vacanza, sempre per ripicca. Trovò i sandali, quelli che le erano già costati una storta
a una caviglia, e se li infilò facendo attenzione allo smalto delle unghie di mani e piedi. Ora
era più alta di lui.
- Come sei bella.
- Anche tu non sei male... un po' casual, forse...
Chissà che razza di ragionamenti fanno gli uomini quando ti invitano a ballare la sera... dove pensa
di portarmi vestito così, si chiese Miki. Spyro faceva sempre la sua bella figura, dato il fisico che
aveva. Ma al suo posto avrebbe lasciato perdere quella maglietta polo blu un po' troppo tesa su quei
muscoli voluminosi. Con i bei pantaloni bianchi e le scarpe candide e lucide, col solo difetto d'essere
grandi come due scialuppe di salvataggio, lei gli avrebbe consigliato una bella camicia tailandese
decorata, un cheongsam rosso con ricami floreali o la classica combinazione giacca scura, camicia e
cravatta. Intramontabile e di sicuro effetto.
- Cosa c'è che non va? - si lamentò lui aprendo le braccia e appoggiando il mento sul petto, come se
in quel modo potesse guardarsi bene come poteva fare lei.
- Meno male che la polo è blu, altrimenti sembreresti un gelataio.
Spyro sbuffò roteando platealmente gli occhi.
- Tu piuttosto – disse puntandole un dito contro il collo – togli da lì quel lampadario.
Miki posò una mano sulla bigiotteria che le pendeva dal collo. Stava per sbottare dicendo che era un
regalo di Jerrylex, ma si trattenne in tempo. Meglio che Spyro continuasse a ignorare quella parte
della storia.
- Lampadario? Si vede che non capisci niente! È una bellissima collana, si intona col vestito!
In effetti Spyro aveva ragione: la bigiotteria che portava al collo era piuttosto vistosa anche se del
colore giusto. Ma lei non lo avrebbe mai ammesso in sua presenza.
- Prova con questo – le porse un astuccio nero, lungo e stretto. Miki ebbe un tuffo al cuore e trattenne
il fiato. Lo avrebbe riconosciuto anche al buio: arrivava da una gioielleria. Lo accolse tra le mani con
devozione quasi religiosa, sorpresa. Spyro era un po' rozzo effettivamente e questa mossa non se la
sarebbe aspettata. L'astuccio da solo denunciava un certo livello di qualità: al contrario di molti
contenitori realizzati con materiali di scarso pregio e con rifiniture grossolane, questo si presentava
come un blocco unico di un nero assoluto. Non si vedeva alcun meccanismo di apertura ed era meraviglioso
al tatto: sembrava di velluto. Miki esercitò una debole pressione per separare il coperchio supponendo
che fosse incernierato sul lato lungo, ma si fermò subito.
- Se pensi di potermi comprare con... - lui la interruppe prima che finisse la frase, respingendo anche
l'occhiataccia che lei gli aveva subito scoccato.
- L'ho presa prima. Il secondo giorno, mentre tu riposavi.
Miki cercò di non sorridere come una scema. Ecco dov'era andato durante il sonnellino pomeridiano! Lo
aveva beccato mentre seduto sulla sponda del letto si stava spogliando. Le aveva detto di essere andato
a fare un giretto perché non riusciva a riposare.
Cercò quindi di aprire la custodia lunga e stretta, ma quella oppose resistenza. Aumentò la pressione
delle dita e rigirò la scatola dall'altra parte, ma non ottenne risultati.
- Si apre così, sciocchina.
Spyro premette col suo pollice il centro del coperchio bombato e quello si divise in due aprendosi
lentamente, scorrendo verso il basso su cardini nascosti nei lati lunghi. Miki rimase molto colpita dal
contenuto: la sollevò dal cuscinetto lucente su cui era posata e la contemplò tenendola davanti al
viso. Era una collana di turchese al cui centro troneggiava splendida una conchiglia a ventaglio di
buone dimensioni.
- È vera – ci tenne a precisare lui, sorridendole.
Miki era rapita: non sapeva più dove posare gli occhi. I riflessi della madreperla autentica erano
semplicemente meravigliosi: infinite sfumature di violetto, azzurro, verde, c'era anche qualche pagliuzza
rossa e gialla che appariva fugacemente qua e là. Da entrambi i lati la conchiglia era contornata da bastoncini
affusolati di turchese che, sebbene non purissimo, andava perfettamente d'accordo con i suoi gusti e anche
col vestito. I bastoncini erano di lunghezza decrescente ed erano alternati da piccole palline di argento
lavorato. In questo modo la collana una volta appesa si apriva a raggiera ottenendo un bell'effetto. Un
gioiello prezioso, fine e di buon gusto.
- È bellissima!
Spyro si limitò a sorridere a labbra strette. Ma era chiaro che dentro di sé stava gongolando
soddisfatto. Miki non riusciva a togliersi la bigiotteria: le tremavano le mani per l'emozione
e per nasconderlo sbottò seccata inveendo contro il fabbricante di quegli ostinati ganci per
collane. Spyro risolse la situazione in pochi secondi, allacciandole il regalo al collo.
- Grazie! Sei un tesoro! - gli disse abbracciandolo gioiosamente. Sentì le mani di lui posarsi sulla
parte scoperta della schiena: erano grandi e calde, e l'accarezzarono con gentilezza.
- Anche tu – le rispose. Forse perché se lo stava stringendo al petto, sentì quelle parole vibrarle
fin dentro il cuore.
- Allora, dove mi porti stasera? - gli chiese separandosi malvolentieri da lui ma tenendogli le
braccia intorno al collo.
- Dove vuoi tu.
Contenta come poche altre volte lo era stata, afferrò la sua scintillante pochette coperta di brillantini
e, preso a braccetto il suo cavaliere per paura di cadere dai tacchi e farsi male, uscirono insieme per
andare a divertirsi.
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