The White Virgin di MartaAka97 (/viewuser.php?uid=135164)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Pirati ***
Capitolo 2: *** Rapimento. ***
Capitolo 3: *** Whilliam, Dimitri e Debora ***
Capitolo 4: *** Dove vogliamo arrivare? ***
Capitolo 5: *** Un Lui o una Lei? ***
Capitolo 6: *** Cosa provi tu per me? ***
Capitolo 7: *** Fantasmi dal passato? ***
Capitolo 8: *** Dov'è finita l'armonia? ***
Capitolo 9: *** Cosa accadrà adesso? ***
Capitolo 10: *** Whilliam, Dimitri, Debora ... Andrew e Alice?! ***
Capitolo 11: *** Che cos'è l'amore? ***
Capitolo 12: *** Angoscia ***
Capitolo 13: *** La Vergine Bianca ***
Capitolo 14: *** La dura verità ***
Capitolo 15: *** La Grotta dei Cristalli ***
Capitolo 16: *** Il Segreto delle Quattro Cicatrici ***
Capitolo 17: *** La vera Storia di Zara. ***
Capitolo 18: *** Alice e Whilliam ***
Capitolo 1 *** Prologo: Pirati ***
Era una giorno come un'altro. Niente
era diverso, il solito
lungo, noioso e infinito giorno. Whilliam aveva deciso di rimanere a
letto
ancora un po'. Non gli andava di scendere a fare colazione, soprattutto
se
insieme a sua madre c'era quel maniaco del Sig.Gremond. Non gli piaceva
per
niente: sapeva che suo padre era morto da poco eppure già
faceva la corte a sua
madre. Lui era uno di quegli uomini che sarebbero dovuti morire
nell'ultimo
attacco fatto dai pirati. Magari anzi che suo padre, sarebbe potuto
morire lui.
Anzi che il carpentiere sarebbe potuto morire lui. Ce n'era di gente
che
potrebbe essere ancora viva al posto suo. Ma purtroppo non era andata
così.
Sentì aprire la sua porta così riemerse dai suoi
pensieri e
si limitò a fingere di dormire. Come attore era davvero
bravo.
Si sentì toccare: -Whilliam, è ora di alzarsi
tesoro.
Dobbiamo uscire. La voce candida della madre gli fece ricordare
l'ultimo volere
del padre: proteggerla. Questa era stata l'ultima richiesta del suo
vecchio,
proteggere la madre. -Va bene. Mi vesto e scendo subito- rispose.
Dopo essersi cambiato scese in cucina. -Buongiorno
Whilliam.- Sapeva di chi era quella voce odiosa, così
impressa d'odio e di
slealtà da far venire il vomito. -Siete ancora qui? Sareste
dovuto già
andarvene da un pezzo, Sig. Gremond. Non è il benvenuto in
questa casa.
-Senti, ragazzino mettiamo bene in chiaro le cose: finchè
andrà bene a tua madre, dovrà andare bene anche a
te. Lo minacciò stringendogli
le spalle. Con un movimento brusco Whilliam si liberò dalla
presa e nello
stesso istante entrò la madre -Oh! Sei sceso
finalmente!Signor Gremond noi due
dobbiamo uscire. Se vuole restare ancora un po' può farlo.
Noi torneremo tra un
paio d'ore.
-Vi dispiace se vengo anch'io con voi?- chiese Gremond
-Si
-No- dissero insieme Whilliam e la madre. -Whilliam! Ma che
modi sono?!- gli chiese la madre.
-I "modi" che si merita questo schifoso. Mio padre
è morto da neanche un mese e già lui ci prova con
te! E' sempre in questa casa!
Io non lo voglio qui! Lui non è niente per noi, lo vuoi
capire?! Che ti è
preso? Adesso ti senti libera visto che papà è
morto? O magari gli facevi già
le corna insieme a lui prima dell'attacco? E' per questo che tu ...!
SCIAF! Whilliam sentì solo un gran bruciore alla guancia.
-Spero che le cose che hai detto,-disse la madre-In fondo al cuore non
le pensi
sul serio, Whilliam. Gremond sono mortificata, io..
-Lo vedi! Mi fai schifo mamma! Non t'importa che papà non ci
sia più? Non t'importa di quello che penso io? No t'importa
di niente?- le
gridò contro Whilliam. Penelope rimase in silenzio con lo
sguardo fisso negli
occhi del figlio. -VA AL DIAVOLO!- strillò lui. Corse verso
la porta di casa e
se la chiuse dietro sbattendola. Aveva deciso che non sarebbe
più tornato lì.
Si era rifugiato nel "suo posto
magico" dove quasi
nessuno andava mai: era un praticello appena fuori città:
l'erba sapeva di
fresco e aveva un colore simile allo smeraldo. Andava sempre
lì quando gli
succedeva qualcosa di sgradevole. Era il suo posto, il posto in cui lui
si trovava
a suo agio. Si sdraiò del tutto e si mise a fissare il
cielo: quella grande
massa blu lo copriva in tutte le direzione e se anche provava a
spostare lo
sguardo, quel blu non lo abbandonava mai. -Quanto vorrei che questo
cielo fosse
il mare... -Perchè? Il mare è qui vicino! Che
bisogno c'è? Sei uno sfaticato,
Whilliam!- le urlò una vocina. -Ehi, Diana! Vedi di far poco
la spiritosa oggi
non ne ho voglia!- le urlò di rimando lui. -Ohi, ohi? che
è successo?- gli
chiese lei. Diana era una ragazza dai capelli corvini e gli occhi
azzurri, come
quel cielo che sovrastava Whilliam. La guardò negli occhi
facendola arrossire
lievemente. Poi disse-Inizio ad aver paura dei tuoi occhi, sono dello
stesso
colore di questo cielo che mi soffoca. -Ehi, non è mica
colpa mia se ho gli
occhi di questo colore, non credi?- rispose lei infastidita.
-Perchè te la
prendi tanto? Stai pur certa che non ti toglierò il saluto
solo per questo!-
continuò lui. -Ah...- fece lei -Ah? Quindi avevi davvero
paura di
questo?!-chiese incuriosito. La ragazza lo guardò qualche
secondo negli occhi e
poi distolse lo sguardo arrossendo. -Scema!- finì Whilliam.
-Senti "Cocco", perchè non mi aiuti a portare quel
carretto in città? Non ce la faccio da sola.. Sono stanca
morta! E' da casa mia
che me lo porto dietro!-fece lei, per cambiare discorso. -Ok, ok.
tranquilla.
Dopo essersi messo davanti al carretto e aver afferrato i
due grandi manici, iniziò a trasportarlo senza problemi
verso la città da cui
era appena scappato. Mentre camminava affianco alla sua amica, Whilliam
si
accorse di una cosa: ogni volta che si trovava nei guai, che passava un
periodo
difficile, o per la minima difficoltà, Diana c'era sempre.
Ed era l'unica che
riusciva a fargli tornare il sorriso. Dopotutto, quei suoi occhi blu
cielo, non
erano così spaventosi.
Arrivati alla meta, Whilliam aiutò Diana a portare tutti gli
oggetti nella bottega di suo padre. Si rese conto di quanto fosse
grande quel
posto visto da dentro.
Finirono in fretta. Whilliam stava portando dentro l'ultimo
pacchetto di zucchero che aveva in mano, quando un colpo assordante
seguito da
un urlo e dallo scoppio del sacchetto che aveva in mano, lo
paralizzò.
La gente iniziò a scappare ad urlare e a cercare riparo
nelle proprie abitazioni o quelle più vicine. Stava
succedendo di nuovo. I
Pirati stavano attaccando ancora.
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Capitolo 2 *** Rapimento. ***
-Diana! Presto vai a nasconderti dentro insieme a tuo padre! E non
uscite per nessun motivo!- strillò Whilliam.
Diana non ebbe il tempo di controbattere che si ritrovò
dentro al negozio a porta serrata.
Whilliam corse il piu' veloce possibile. Correva da quella donna che
poco prima aveva insultato, da quella donna che fino a poco prima aveva
odiato. Pur provando certi sentimenti, le sue gambe si mossero da sole.
Fece delle piccolissime pause durante il tragitto, per evitare di
essere colpito da qualche proiettile vagante o essere preso in ostaggio
da un pirata.
Ormai era arrivato alla periferia di campagna dove abitava, e durante
la corsa aveva visto qualsiasi cosa: donne che venivo rapite, uomini
uccisi e privati di ogni cosa, della propria famiglia, dei propri cari
e beni.
E lui correva per questo: non voleva che l'unica cosa che gli era
rimasta venisse portata via.
"Maledizione! Perchè attaccano ancora?! Che cosa vogliono!?"
pensava Whill, mentre svoltava l'ultima via per casa sua.
Restò senza fiato. Un acuto dolore lo prese al cuore e per
qualche secondo credette di essere morto.
Casa sua era in fiamme. Non capiva più nulla: si
ritrovò nel cortile di casa sua, che era l'unico luogo non
in fiamme. Vide il Sig.Gremond steso a terra, che stava per essere
ucciso da un pirata.
-FERMO!- gridò il ragazzo. Si diresse a gran
velocità verso l'uomo e lo prese per la camicia :
-Maledetto bastardo! Dov'è mia madre?! Rispondi!
L'uomo fece un solo gesto con il braccio: stava indicando la casa in
fiamme. -Per caso intendi quella stupida donna che gridava di non
uccidere questo vecchio cane?- disse una voce.
-Chi... - SBAM! Whilliam non riuscì a vedere chi avesse
parlato, perchè qualcuno l'aveva colpito alla nuca. L'ultima
cosa che vide, fu la casa in fiamme.
-Se l'hai ucciso ti getto in mare e ti lascio affogare, te lo giuro!-
bisbigliò una voce femminile. -Capitano gliel'ho detto! L'ho
colpito... pianino ..- strillò un'altra più
maschile.
Whilliam aprì gli occhi. Dopo essersi ricordato quello che
era successo, si tirò su di colpo
-Dov'è mia.. !-
Si ritrovò di nuovo a terra. La guancia gli faceva un male
cane. -Capitano! E Poi sono io quello che non sa trattenersi!-
urlò di nuovo la voce di prima.
-Stai zitto, Brown. - disse la voce femminile.
-Maledizione.. - fece Whill mettendosi seduto. Sputò un po'
di sangue e poi alzò la testa in direzione della voce
femminile.
Si ritrovò davanti una ragazzina più o meno della
sua età, vestita con dei larghi pantaloni beige che si
restingevano dentro al lungo stivale di pelle nera. Aveva una fascia
rossa legata in vita e sopra ad una camicia bianca portava un larga
maglia grigia. In testa aveva il cappello che porta ogni pirata
capitano. Se lo ricordava bene: era stato proprio un Pirata capitano ad
uccidere suo padre.
-Che hai da guardare, eh? Vuoi un altro calcio nella faccia?- disse
irritata la ragazza.
-Capitano si calmi, lui...- disse Brown
-Capitano? Credevo che le donne non potessero nemmeno salirci sulle
navi.- lo interruppe Whilliam.
La ragazza sgranò gli occhi. Il marinaio fece una smorfia di
terrore, e tutta la nave si avvolse in un silenzio surreale.
Whilliam iniziò a preoccuparsi e a pensare che cosa avesse
detto di tanto brutto.
Sentì i pirati bisbigliare e poi zittirsi di colpo.
-Che hai detto, maledetto cane?- disse la ragazza con voce minacciosa
ma al tempo stesso calma.
-Pensavo che le donne non pot..!-
Whilliam si beccò un'altro calcio in faccia. Si mise a
sedere e furioso urlò:
-Qual è il tuo problema, maledizione?! Perchè
continui a prendermi a calci?! Che ho detto di tanto strano!?-
-Mi hai dato della donna, imbecille. Ti SEMBRO UNA DONNA?!-
strillò la ragazza.
-Ah.... sei un uomo?- rispose Whill in tono di scusa.
-....- il ragazzo fece un respiro profondo per trattenere un pugno. -Di
la verità, vuoi fare la fine di tua madre? Morire bruciato?-
chiese in tono provocatorio
Sua madre. Già era morta.
-Allora? Adesso non rispondi più, eh?- scherzò
maligno il Capitano.
-Perchè l'avete lasciata bruciare... CHE VI AVEVA FATTO?!-
strillò Whilliam
Il ragazzo si girò e lo prese per la maglia, costringendolo
a guardarlo neglio occhi.
-Stammi a sentire. Primo: siamo pirati, ci frega solo di noi stessi.
Secondo: quando siamo arrivati la casa era già in fiamme, e
Terzo: quel vecchio cane se la stava ridendo come un'imbecille
ed era veramente fastidioso, quindi visto che nn c'era
più niente da fare per chiunque fosse stato lì
dentro, abbiamo deciso di prendercela con il vecchio. Hai capito bene?-
lo lanciò a terra.
-E un'ultima cosa: Non azzardarti mai più a parlarmi in modo
diretto senza il mio permesso, schifosissimo mozzo.- finì.
Whilliam non sentì neanche le ultime frasi. Aveva capito che
era stato Gremond a uccidere la madre. Lo aveva fatto,
perchè così avrebbe dato la colpa ai pirati sia
della sua scomparsa che della morte della madre. In questo modo sarebbe
stato l'unico "erede" dei possedimenti della sua famiglia.
"Maledetto bastardo..." pensò Whilliam.
-Brown cercagli qualcosa da fare, non ho intenzione di riportarlo a
riva.- borbottò il Capitano.
-Si, signore. Ehi tu! Vieni qui. Aiuterai Debora nel preparare la cena
per questa sera, muoviti!- disse Brown intanto che lo trascinava in
sottocoperta.
Passarono un grande corridoio, e due rampe di scale. Finalmente
arrivarono alla cucina.
-Non è un po' strano avere la cucina così "in
basso"? Voglio dire, basterebbe un buco per farla allagare per prima-
notò Whilliam.
-Era l'unica stanza più grande, Principino.
Mi spiace che la nave non sia di vostro gradimento- fece
sarcastico Brown. -Non ho detto questo....- concluse Whilliam,
guardandosi intorno.
Appena entrarono una vocina dolce e calda li accolse:
-Allora? Come mai già qui Brown? La cena non è
mica pronta! Oh.....- disse appena vide Whilliam.
Lui arrossì lievemente e distolse lo sguardo da quello della
ragazza. Era di statura media, magra, con i capelli corvini e occhi
gialli.
"Proprio come me." pensò Whill.
-Ma guarda te. E' stato Dimitri non è vero?- gli disse la
ragazza mentre guardava l'ematoma sulla sua guancia.
-Beh.. ecco.. si.. ma non è nulla, davvero.... - rispose il
ragazzo.
-Potrete continuare le vostre smancerie più tardi, adesso
mettetevi al lavoro. Il ragazzo ti aiuterà a cucinare questa
sera.- li interruppe Brown.
Poi uscì e proprio quando stava per andarsene si
girò e disse:
-Ragazzo, vedi di non farci morire- e dopo aver fatto l'occhiolino a
Whill, sparì di nuovo in quel lungo percorso di
scale e corridoi.
-Mi chiamo Debora, piacere- disse la ragazza riportandolo alla
realtà.
-Whilliam, piacere mio- finì lui.
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Capitolo 3 *** Whilliam, Dimitri e Debora ***
Whill era seduto su uno dei cannoni
che erano presenti sul
ponte e mentre aspettava che Debora tornasse con il piatto che spettava
a loro due,
si mise a fissare il mare.
Quella era stata una delle sue
giornate peggiori, forse
quella più brutta:
aveva perso la madre, abbondonato la
sua migliore amica, l’unica
che lo capisse davvero ed era stato rapito dai pirati.
Ma non riusciva a darsi pace. Aveva
detto alla madre che la
odiava, ma se avesse saputo che l’avrebbe persa, di sicuro
non lo avrebbe fatto,
perché non era così.
L’unico che odiava
veramente era il Sig. Gremond. Sarebbe
dovuto morire lui. Era già la seconda volta che moriva
qualcuno al posto di
quel bastardo. “E’ la seconda volta che mi porta
via qualcuno della mia
famiglia. Me la pagherà” pensò
Whilliam.
Una silenziosa lacrima
rigò il suo viso, rosso per la
rabbia.
Stava per asciugarla, ma una mano
calda e delicata lo
precedette.
-Non è così
male la vita in mare aperto.- disse una voce.
Whilliam non alzò il viso.
Era sicuro che fosse Debora.
-Grazie Deb, ma non sto piangendo per
quello- rispose il
ragazzo.
-E allora per cosa stai piangendo?-
continuò la voce.
-Sto piangendo per la rabbia. Non
perdonerò mai il tuo
Capitano per non aver aiutato mia madre…. E poi ho altre
cose che mi frullano
per la testa… Diciamo che mi sto sfogando- ammise Whill.
Questa volta non ebbe risposta.
Alzò lo sguardo e si ritrovo
davanti il Capitano.
-Tu … - riuscì
a borbottare Whilliam. Ripensò al tocco delicato
di quella mano. Arrossì violentemente.
-Tranquillo, non sono gay- fece il
Capitano. –E’ solo che
odio vedere piangere le persone…- finì con una
nota di malinconia nella voce.
Whilliam lo guardò con
occhi interrogativi. Il Capitano gli
regalò uno splendido sorriso e poi aggiunse:
-Non sono cose che ti riguardano-
-Whill! Oh….- li
interruppe Debora. Il Capitano guardò i due
piatti con le porzioni di cibo che Debora teneva in mano. Lei se ne
accorse e
cercò di spiegare :
-Capitano, mi ha aiutata e mi
sembrava scortese non dare anche
a lui qualcosa da mangiare…. Chiedo scusa..-
-Perché ti scusi?-chiese
il Capitano.
Debora lo guardò con uno
sguardo sorpreso
-Ma come….-
riuscì a balbettare lei.
Il Capitano sorrise: - Vado a
prendervi da bere
-Forza Whill! O arriverai in
ritardo!- urlò una voce. Era
Debora.
-Co…? Ma è
prestissimo…- disse con voce addormentata il
ragazzo.
-Coraggio uomini! Ammainate le vele!
Dobbiamo arrivare al
prossimo porto entro sera, altrimenti ci ritroveremo senza niente da
mettere
sotto i denti!- urlò qualcuno dal ponte.
-Ma che..? – fece Whill
-Muoviti! O Dimitri ti
farà saltare la testa!- urlò di nuovo
Debora, questa volta trascinandolo già dall’amaca,
dove stava dormendo.
Si preparò in fretta e
furia e poco prima di uscire sul
ponte chiese alla ragazza:
-Chi è questo Dimitri?-
Lei la guardò con occhi
meravigliati – Il Capitano, no?-
-Ma il Capitano… non
è una donna?- chiese con timore lui.
-Stai di nuovo mettendo in
discussione il mio sesso,
bastardo di un mozzo?-
Rabbrividì. Dimitri era
proprio dietro di lui. A Whill venne
spontaneo coprirsi la faccia, ma Dimitri lo colpì
violentemente allo stomaco
facendo piegare su se stesso.
-Cavoli…-
imprecò il ragazzo.
-Muoviti, mozzo. Debora per favore,
cerca di mettere un po’
d’ordine sottocoperta. Mi fa schifo tutto questo casino.-
concluse il Capitano.
Whilliam si trascinò fino
all’ultimo scalino che lo portava
sul ponte: la giornata stava cominciando.
Erano le sei ed erano passate
solamente due ore da quando si
era svegliato.
Aveva capito che durante il giorno
avrebbe dovuto sgobbare
molto più di quello che si era immaginato.
Dopo aver lavato il ponte tre volte,
spostato un miriade di casse
e aver aiutato un pirata a non finire fuoribordo, si prese una pausa
“in
segreto”: si nascose dietro ai barili di polvere da sparo.
Da dov’era poteva vedere
Dimitri. Vicino a lui, come una
sposina, c’era Debora. Si scambiavano sguardi ammiccanti,
complici, come quelli
di due persone che si conosco da una vita.
Whilliam trovò
interessante quel lato del Capitano. Con lui
aveva sempre un comportamento rude, scontroso, freddo. Solo la sera
prima si
era rivelato “umano”.
Guardò di nuovo quella
coppia così perfetta, così irraggiungibile.
Si perse nei suoi pensieri. Gli
tornarono in mente suo padre
e sua madre: così felici quando erano insieme, bisognosi
l’uno dell’altra.
Poi gli tornò in mente la
madre, che dopo la morte di suo
marito aveva uno sguardo vuoto, come chi si è perso per
sempre…
Il Sole che splendeva fino a poco
prima venne coperto da un’ombra.
Un brivido percorse la schiena di
Whilliam: aveva il brutto
presentimento di cosa, o meglio chi, potesse essere e non sbagliava:
Dimitri l’aveva
trovato.
-Allooora. Che stai facendo?-
ringhiò il Capitano.
Whill deglutì. –
Ecco io, stavo cercando … una cosa…-
improvvisò
-Dietro ai barile della polvere da
sparo?- chiese maligno il
ragazzo.
Whilliam rimase senza parole. Era
finito.
Il Capitano, fece due passi indietro
e prese un respiro
profondo. Poi …
-TI DECIDI A LAVORARE, BASTARDO DI UN
MOZZO!?!? O VUOI CHE TI
DIA IN PASTO AGLI SQUALI!?!?-
Urlò tutto d’un
fiato.
Arrivò Debora, che prese
per un braccio Dimitri e gli disse:
-Avanti calmati! Non ha fatto nulla
di male. Deve abituarsi
lui..-
-Non m’importa! Deve darsi
una mossa!- la interruppe il
Capitano.
-Hai capito, mozzo? Altrimenti ti
faccio fare la fine di tua
madre!- urlò in direzione del ragazzo.
A quelle parole Whill non
capì più nulla. Si alzò di scatto
e tirò ceffone sulla guancia del Capitano.
Tutti i presenti avevano gli sguardi
puntati su di loro.
Il Capitano immobile, con i muscoli
tesi. Whilliam ansimante
per l’adrenalina che gli scorreva in corpo.
Debora ferma vicino al Capitano, con
le mani a coprire la
bocca.
Per un breve periodo di tempo,
lunghissimo per Whilliam,
rimasero in quella posizione.
Dimitri prese l’iniziativa
-Ebbene, questa è la tua
“risposta”. Mi fai schifo- concluse
e prima che il ragazzo potesse ribattere, gli tirò un
manrovescio che lo fece
finire a terra.
-Dimitri!- disse Debora con una voce
preoccupata.
-Non azzardarti a toccarlo.- le
ordinò il Capitano.
-Ma cosa stai dicendo? Ti ha dato di
volta il cervello!?-
disse di rimando la ragazza e disubbidendo all’ordine
andò a soccorrere Whill.
-Bene- fece Dimitri. Whill e Debora
lo guardarono, chi con
occhi pieni d’odio, chi con occhi spaesati.
-Hai scelto da che parte stare. Sig. Brown, li porti in
cella- fece una
pausa. Si girò verso la sua ciurma
Chiunque di voi si
azzarderà a dar loro qualcosa da mangiare
o a farli uscire, verrà gettato fuoribordo.-
Concluse il Capitano.
Brown seguito da altri due pirati,
legarono le mani ai due
ragazzi e poi li scortarono nelle prigioni.
-Maledetto bastardo- disse Dimitri,
pulendosi un rivolo di
sangue che gli scendeva dalle labbra.
-Me la pagherai- .
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Capitolo 4 *** Dove vogliamo arrivare? ***
White virgin 4
-Debora... mi dispiace...- iniziò Whilliam.
-E di cosa? Sono stata io a decidere di aiutarti- spiegò lei.
-Ma per colpa mia.. insomma, se io non gli avessi tirato uno schiaffo a
quest'ora saremmo ancora tutti e due fuori da questo schifo di
posto- si scusò il ragazzo
-No, hai fatto bene- disse la mora.
-Cosa?- fece Whill.
-Hai fatto bene. Non doveva permettersi di dire quelle cose, tantomeno
di insultare tua madre.- fece una pausa -Sinceramente, non so come sia
andata quel giorno, perchè io dovevo restare sulla nave, ma
sono
sicura, che se ci fosse stata anche una piccola speranza di salvare
chiunque si trovasse in quella casa, Dimitri l'avrebbe presa al volo.
Per quanto rude possa sembrare, anche lei ha un cuore- finì
Debora.
-Lei?- chiese confuso Whilliam
-Eh?! Ah, no, cioè.. Anche Lui ha un cuore, eh
eh...- si corresse la ragazza.
Ci fu un lungo silenzio. I due non sapevano più cosa dire,
sia per
il fatto che non si conoscevano, sia per l' "errore" che Debora aveva
fatto.
La ragazza iniziò a vagare con lo sguardo per la cella: quel
posto era davvero sporco, pieno di ragnatele e di alghe e altre piccoli
animali che girovagavano liberamente.
-Giuro che quando esco di qui, torno per pulire! E' un scempio! Guarda
quanta sporcizia!- fece Debora.
-Ahahaha! Ehi guarda che sono prigioni, non ville di lusso!- rispose
scherzoso Whill
-Già hai ragione...-
La ragazza guardò Whilliam: i capelli neri tutti spettinati,
un
paio di occhi penetranti di un giallo intenso; il viso era
quello di
un ragazzo che ne aveva passate tante.
Il suo corpo era troppo forte per essere solo un ragazzino.
"Chissà se anche lui...". Debora rabbrividì.
Appena sotto
l'apertura della camicia, aveva scorto una cicatrice. Lei ne aveva una
uguale.
Whilliam si accorse che l'aveva notata e subito la coprì.
-Non chiedermi come me la sono fatta, perchè non saprei
risponderti. Posso solo dirti che non è nulla di buono- fece
lui
con aria triste.
-Mm..- si limitò a rispondere la ragazza.
"Poverino, anche lui..." pensò.
*Gurgleeeee*
Debora si girò di colpo con aria interrogativa
-Scusa, è il mio stomaco, non avevo mangiato niente a
colazione.. In realtà è dall'altro ieri che non
mangio-
rispose Whill.
-Senti Whilliam, io devo chiederti una cosa...- iniziò - Ma
devi rispondermi solo se vuoi- disse la ragazza.
Lui annuì semplicemente.
-Tua madre e tuo padre erano i tuoi veri genitori?- chiese lei
-Dove vuoi arrivare?- rispose scocciato Whill.
-Se non vuoi rispondere, non farlo. Non arrabbiarti..- si
mortificò lei.
-Dove vuoi arrivare, Debora?- il tono era ancora più
aggressivo.
-Ecco, io.. Tu potresti essere!-
-Già sono curioso anch'io a questo punto- li interruppe una
voce.
I due sussultarono e guardarono verso l'ingresso delle prigioni:
Dimitri si dirigeva verso di loro.
-Lui potrebbe essere?- continuò il Capitano.
-Che vuoi Dimitri?- fece scontroso Whilliam
-Ma guarda! E io che ero venuto per farvi uscire!- disse sarcastico il
ragazzo.
Il Capitano guardò fisso negli occhi Whilliam, che sostenne
il suo sguardo.
-Hai proprio un bel colore degli occhi. Non lo trovi tutti i giorni uno
con gli occhi gialli, vero Deb?- continuò Dimitri.
-Smettila..- disse la ragazza con un filo di voce.
Whilliam guardava la scena senza capire cosa stesse succedendo.
-Forse ho capito cosa volevi dirgli Deb, ma questo non posso
permettertelo, mi dispiace- fece un pausa -Non azzardarti a dirgli
qualcosa, perchè altrimenti non avrò
pietà nemmeno
per te. Ci siamo capiti?- e dopo questa frase il Capitano,
guardò un'ultima volta Whilliam per poi sparire da dove era
venuto.
-Debora...- disse Whill con tono interrogativo.
La ragazza scosse il capo. Si rimise a sedere e trattenne le lacrime.
-Debora... pensi che Dimitri ci farà uscire? Io sto morendo
di fame...- disse Whilliam con un po' di timore.
-Non lo so. Di solito quando mette qualcuno in prigione ce lo lascia
fino al prossimo porto dove attracchiamo.- disse lei con noncuranza
-Cosa?! Ma se è così moriremo qua dentro!!-
strillò preoccupato il moro.
-Già...- finì lei.
Erano già due giorni che erano lì dentro. Dalla
visita del Capitano, Debora non aveva più detto nulla e
Whilliam era seriamente preoccupato per lei.
-Basta adesso mi sono rotto- disse convinto.
-Cosa vuoi fare?- chiese preoccupata la ragazza. Il suo sguardo era di
nuovo vivo.
-Ora lo vedrai-
Il moro si arrampicò sulle sbarre della loro cella e con un
coltellino che aveva in tasca (per quello doveva ringraziare Diana) e
iniziò a raschiare il ferro.
-Fermo! Dimitri te la farà pagare! Whilliam ti prego!-
urlò Debora.
La ragazza lo prese per la vita e lo tirò a sè.
Finirono tutti e due a terra.
-Maledizione Whilliam! Vuoi farti uccidere?!- disse arrabbiata. Le
lacrime le stavano velando gli occhi.
-Senti. Voglio farci uscire di qui, se lui non vuole dare l'ordine di
liberarci lo faremo noi.- finì fiducioso il ragazzo.
Un suono metallico ruppe quel momento.
Davanti alla cella era apparso Dimitri.
-Debora devi venire a cucinare. Abbiamo fame- improvvisò.
La porta si aprì. Debora e Whilliam si diressero verso
l'uscita, ma quando toccò a Whill, il Capitano lo
bloccò. Gli si avvicinò all'orecchio e poi disse:
-Vedi di starle lontano. Sono geloso delle cose che mi appartengono.
Non vorrei doverti dare una lezione. Hai capito bene, Whilliam?-
Poi lo lasciò uscire e richiuse la porta della cella.
Era la prima volta che lo chiamava per nome.
Tornati sul ponte Debora si diresse in cucina e gli altri pirati
sottocoperta per prepararsi.
Whilliam fece per seguire i suoi nuovi "compagni" ma Dimitri lo prese
per un braccio e lo trascinò vicino alla prua della nave.
-Cos'è vuoi buttarmi di sotto?- scherzò Whilliam
-L'idea è allettante ma purtroppo non posso farlo. In
realtà ti ho trascinato qui perchè diamo meno
nell'occhio e poi si parla "bene"- iniziò il Capitano
-Senti Whilliam- il tono della sua voce era cambiato -Che ti ha detto
Debora, quando eravate in cella? Insomma, qualcosa riguardo alla nave,
riguardo lei, il suo passato..?- chiese preoccupato il ragazzo.
Whilliam non aveva ascoltato la domanda. il grande fascino del Capitano
l'aveva colpito:
quel viso dolce dai lineamenti soffici, che sembrava indifeso; quei due
grandi occhi blu che erano pieni preoccupazione lo facevano sembrare
perso.
-Ehi mozzo?- disse il Capitano. Prima che Dimitri potesse aggiungere
qualcosa, Whilliam disse:
-Dimitri, se tu fossi una ragazza, sarei innamorato di te-
A quelle parole il Capitano sgranò gli occhi e arrossi
bruscamente e senza pensarci due volte tirò un ceffone a
Whilliam:
-BRUTTO IDIOTA DI UN MOZZO!!!!! TI E' DATO DI VOLTA IL CERVELLO?!!?
IMBECILLE!-
Dimitri si diresse a passo spedito verso la sua camera. Whilliam era
rimasto lì a guardare quel Capitano, che avrebbe tanto
voluto che fosse una ragazza.
"Ma che diavolo mi prende?" pensò il moro.
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Capitolo 5 *** Un Lui o una Lei? ***
"Mi sa che Dimitri ci ha fatti uscire perchè stavamo per
attraccare.. altro che venirci a tirare fuori per pietà"
pensò il moro, mentre puliva il ponte della nave.
Come tutte le sere a Whilliam toccava pulire il ponte della nave.
Continuò a sfregare con il mocio quando per sbaglio
urtò il secchio dell'acqua ormai nera, che cadde su tutto il
ponte sporcandolo di nuovo.
-Maledizioooone!!!- urlò
-Ehi, mozzo. E' la quarta volta che lo fai cadere. Sei ridardato o
cosa?- gli disse il Capitano, uscendo dal suo nascondiglio.
Il ragazzo si girò di colpo.
-D-Dimitri... C-Che ci fai qui?- balbettò Whill.
-Mozzo perchè balbetti?-
Ci fu un lungo silenzio. Il Capitano guardava fisso negli occhi il
moro, che via, via diventava sempre più rosso in viso.
-Mozzo.. stai pensando ancora a quello che mi hai detto oggi? Se
è così ti consiglio di smetterla altrimenti ti do
in pasto agli squali- lo minacciò Dimitri.
Whilliam non riusciva a smettere di pensare e quello che aveva detto al
ragazzo il pomeriggio:
"Se fossi una ragazza sarei innamorato di te"
-Beh.. ecco io.. Mi sento uno stupido ad averti detto quella cosa.... -
disse timido il moro.
-Sei stupido, il che è tutto un'altra cosa. Comunque,
vediamo di metterci una pietra sopra. E' irritante vederti arrossire
ogni volta che ti parlo o che ti guardo. Falla finita.- concluse il
Capitano.
-Si...-
Whilliam si rimise subito al lavoro. Doveva ricominciare da zero a
pulire il ponte.
-Domani mattina deve essere splendente.- disse Dimitri.
Dopodichè si congedò.
Il secchio dell'acqua cadde un'altra volta.
-Whilliam... Whilliam.. stai bene?-
-Debora si è solo addormentato sul ponte. Non è
morto-
-E tu che ne sai? Potresti proprio essere stato tu ad ucciderlo,
Dimitri!-
-Ma sei stupida?!-
-La smettete.. sto dormendo...- farfugliò il moro.
-Alzati mozzo! Altrimenti ti lasciamo sulla nave!- gli
ordinò il Capitano.
Whilliam si alzò di colpo e di ritrovò a pochi
centimetri dalla bocca del ragazzo.
-..ehm..-
*stomp*
Si ritrovò a terra con uno stampo a cinque dita sulla
faccia. La giornata non iniziava nel migliore dei modi.
Si andò a preparare e prese le cose che potevano servirgli.
Whilliam scese insieme a Debora e al suo Capitano.
-Dove siamo?-chiese il ragazzo a Debora
-Siamo nella città di Ghona. Qui facciamo sempre i
rifornimenti per i nostri viaggi. Ormai conosciamo tutti- rispose
gentile la ragazza
-Quindi.. non attaccate questa città come avete fatto con la
mia, giusto?-
-Esattamente. E ora muoviti.- finì Dimitri.
Il Capitano aumentò il passo lasciando i due ragazzi
indietro.
-Ehi Debora...- bisbigliò Whill -Che ha? Mi sembra
più strano del solito...-
-Non lo so.. non mi ha detto nulla. Ha detto che è turbato
per una cosa che qualcuno gli ha detto.. Non so altro-
bisbigliò di rimanda Debora.
-Ah....-
-Ah?- chiese curiosa.
-No.. niente...-
Whilliam arrossì vivacemente e Debora se ne accorse. Lo
guardò con sguardo interrogativo, ma il ragazzo
sembrò non averla notata.
Arrivarono ad un incrocio. Una strada portava al bosco, l'altra alla
città.
Il Capitano si incamminò in quella per il bosco, e senza
neanche girarsi ordinò:
-Debora porta Whilliam in città e fatti aiutare per le
commissioni. Io devo sbrigare Quella cosa.-
-Si..-
L'atmosfera si fece pesante e la ragazza aspettò di non
vedere più il suo Capitano prima di incamminarsi per Ghona.
Whilliam non ebbe il coraggio di chiedere cosa dovesse sbrigare Dimitri
e si limitò a seguirla.
Arrivarono in una cittadina piena di negozio per armi e di alimentari.
Ogni strada che percorrevano, ogni piazza, ogni vicolo era pieno di
allegria e felicità.
Arrivarono alla piazza centrale. Debora entrò in un
negozietto di oggetti magici. Al banco c'era un'anziana signora, tutta
ingioiellata, che leggeva un libro di pozioni.
-Buongiorno Signorina Kath. Come sta?- iniziò Debora.
-Oh cara! Ciao, quanto tempo! Come stai? E quel bel ragazzone di
Dimitri dove lo hai lasciato, eh?- chiese simpatica la signora.
L'atmosfera si fece improvvisamente pesante. Debora stette zitta per
qualche secondo, poi disse:
-Proprio per questo sono venuta da lei. Vorrei chiederle di fare
un'incantesimo protettivo per il mio Capitano. Sono in pensiero per
lui!-
-Non mi dirai che è andato a vedere se "Quella cosa" esiste
veramente, mi auguro!- disse cupa la donna.
-Si...- rispose la ragazza. Poi scoppiò in lacrime e
abbracciò Whilliam più forte che potette.
Il ragazzo rimase pietrificato. Era dispiaciuto per Debora, ma intanto
avrebbe dato la sua vita per sapere in che guaio si stava cacciando
Dimitri.
Provava qualcosa per lui. Amore? Ammirazione? Odio? Non lo sapeva.
Sapeva soltanto che non avrebbe voluto che morisse.
La donna prese delle boccette tutte colorate da diversi scaffali del
piccolo negozietto. Prese un pentolino, delle code di qualche animale e
infine iniziò l'intruglio che avrebbe aiutato Dimitri a non
morire.
-Signora, è sicura che funzionerà?- chiese
preoccupato Whilliam, che teneva ancora Debora tra le braccia.
-Figliolo, perchè sei così preoccupato per l'uomo
che ha ucciso la tua famiglia? Perchè è
così importante per te?- chiese meschina la donna.
-Lei come.. Come fa a saperlo?!- urlò di rimando il moro.
-Io so tutto di te.. Ma per qualche motivo mi è impossibile
capire i tuoi sentimenti. Capisco perfettamente quelli di Debora. Vedo
chiaramente che è innamorata di te ma non vuole dirtelo.
Vedo chiaramente che ti nasconde qualcosa che vorrebbe dirti, ma che
non può farlo.. Ma tu... Tu sei un mistero.- finì
l'anziana.
Debora rimase immobile. Non sapeva come comportarsi.
Anche Whilliam rimase fermo. Poi disse:
-Non era questa la mia domanda. Voglio sapere se quel "coso" che sta
preparando aiuterà Dimitri-
-Mah, chi lo sa? Potrebbe aiutarlo, come potrebbe ucciderlo. Che
funzioni o meno, spetta solo al tuo Capitano- la voce della donna era
cambiata.
Si guardarono con occhi di sfida per qualche minuto. Poi l'anziana
iniziò il rito magico: era una lingua sconosciuta, ma che a
Whilliam parve familiare.
Aveva sentito Debora sussultare alle prime parole che aveva detto la
donna. Dopo poco tempo la ragazza si staccò dall'abbraccio e
si mise a fissare il fumo che usciva dal pentolino, creando strane
figure colorate nell'aria.
Il rito durò una mezz'ora buona. Quando il fumo smise di
uscire dal pentolino, la donna finì di parlare e rimase in
silenzio.
Poco tempo dopo il pentolino esplose e la donna sussultò.
-E' in pericolo. Deve fuggire altrimenti morirà. Non potete
aiutarlo dovete solo sperare.. Sperare che il suo coraggio, venga
sconfitto dalla sua paura. E' il suo coraggio, la fonte dei suoi
problemi. -
Debora era pietrificata. Diventava sempre più bianca.
Whilliam le prese le spalle per evitare che cadesse.
-Dove lui adesso?- chiese preoccupata.
-E' nel luogo in cui tutto è cominciato. E' nel luogo della
sua condanna, della maledizione. Vuole salvarsi, ma non capisce che
deve dare ascolto alla Vergine Bianca. La Vergine è senza
scrupoli quando non la si ascolta. - recitò la donna.
-Si salverà?! Riuscirà a tornare viva?!-
urlò Debora.
-Viva? Tornerà ... ma chissà se viva? E poi..
viva o vivo? Cosa nasconde il tuo Capitano? La Vergine odia i
bugiardi ed è ancora più cattiva quando si
imbatte in uno di loro- continuò
Debora scoppiò di nuovo in lacrime, come se tutto fosse
perduto.
-Dov'è lui adesso?- chiese Whilliam.
-Te l'ho già detto. Dove tutto è cominciato. E
poi ragazzo, perchè stai cercando un Lui?- la donna fece una
pausa -Chi ti dice che il tuo Capitano non sia-
-ADESSO BASTA, STIA ZITTA!- urlò disperata Debora.
La donna cadde addormentata sul banco, come se fosse appena stata
lasciata da un qualche demone. Poi aprì gli occhi.
-Ha funzionato? Sono riuscita a farvi dire dove si trova Dimitri?-
chiese preoccupata l'anziana.
-Si.. Ma lui.. è in pericolo....- finì Debora.
Si incamminarono lungo il sentiero che avevano percorso per arrivare
alla città.
-Non dovevamo fare provviste? Dimitri ci ucciderà ..- disse
Whilliam
-Lui non tornerà. Lui.. lui ...-
-Chi è che non torna?- disse stremata una voce.
Il moro e la ragazza si girarono di colpo. Dietro di loro, ferito
gravemente a un braccio c'era Dimitri, che li stava fissando come se
non avesse nessuna ferita.
-Oddio grazie! Grazie!- disse Debora
Si lanciò tra le braccia del suo Capitano e pianse tutte le
lacrime che le erano rimaste.
Whilliam rimase fermo, immobile dov'era e stava fissando Dimitri negli
occhi.
-Che è quello sguardo, mozzo? Vuoi le botte?-
Finita quella frase il Capitano svenne esausto a terra. Whilliam non
sapeva cosa fare.
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Capitolo 6 *** Cosa provi tu per me? ***
6. Cosa provi tu per me?
Ormai erano passati sette giorni e il Capitano non si era ancora
svegliato. La nave aveva ripreso il mare, perchè
così
aveva ordinato Dimitri prima di scendere a Ghona.
C'era un silenzio totale, quasi surreale per essere una nave di pirati.
Debora era distrutta e ormai non mangiava da giorni. Per quanto si
sforzasse, non riusciva a sperare che il suo adorato Capitano potesse
ancora svegliarsi. E così il resto della ciurma.
L'unico che ci sperava ancora era Whilliam. Anche se non sapeva nulla
del Capitano, di quello che aveva fatto, che aveva provato e che gli
era
successo, lui sapeva che non avrebbe mollato e che sarebbe tornato su
quel punte a dare ordini e a tirare pungi a destra e a manca.
Cercava di consolare Debora, ma non serviva a nulla. Ormai lei non ci
credeva più. Stava cercando di abituarsi ad una vita senza
di
lui, ma non ci riusciva.
-Debora, vuoi andare dal Capitano? Dobbiamo cambiargli i
vestiti... dopodichè celebreremo il funerale...e getteremo
il
suo corpo nel mare, come avrebbe voluto - disse il nostromo alla
ragazza con un sorriso forzato sulle labbra.
-Ma cosa state dicendo!? Volete ammazzare il vostro capo!? Lui non
è morto! Dovete solo dargli tempo e si
sveglierà!-
urlò Whilliam
-Whill... ti prego...- lo implorò Debora con voce spezzata
-No! Ti prego nulla! Debora mi stai deludendo più di tutti!
Tu!
Che dicevi di amare il tuo capitano, di ammirarlo e di credere in lui,
sei stata la prima a perdere la speranza! E anche voi della ciurma! Lo
state tradendo! Lui credeva in voi! Perchè voi non riuscite
a
fare lo stesso!?- repicò il moro.
-Perchè Dimitri è morto Whill! E' morto! Non si
sveglierà più! Perchè credi ancora
nelle favole!?
I lieto fine non esistono! Maledizione!- gli urlò contro Deb.
Whilliam la guardò con occhi pieni di delusione
-Sei solo una stupida- finì.
Poi si congedò e si avviò verso la camera del
Capitano, dove giaceva immobile.
Era quasi alla porta, quando Debora lo superò a corsa e si
mise davanti all'entrata per non farlo passare.
-Che vuoi adesso?- chiese con aria scocciata Whill.
-Non puoi entrare. Non puoi vederlo. Posso farlo solo io. -
spiegò la ragazza.
-Tu non puoi impedirmi di entrare in quella camera. Quindi ora
spostati- continuò il moro.
-No!-
-Spostati!-
-No, non lo farò!-
-Debora ho detto SPOSTATI!- gli urlò lui e inconsciamente le
prese un polso e la strattonò contro la parete.
Le si avvicinò in maniera minacciosa e lei urlò
dal terrore.
In quel momento lui tornò in se e lasciò il polso
con uno
sguardo di terrore.Lei lo guardò impaurita e si
allontanò
velocemente da lui.
Si guardarono per qualche minuto, in silezio, tutti e due impauriti,
lei da lui e lui da se stesso.
Poi Whill prese l'iniziativa e disse:
-Deb... scusa... io non so cosa mi sia preso. Non riuscivo a
controllare il mio corpo. Scusami ti prego-
-Si certo ... stai tranquillo.- rispose lei con un tremolio nella voce.
-Allora posso entrare?- chiese gentilmente lui.
-No Whilliam, non puoi. -
-Ma perchè!? Dammi almeno una motivazione!- disse il moro
-No! Non posso dirti nulla! Ti prego, non costringermi a ...-
-BASTA! NON VI SOPPORTO PIU'! ANDATE A LITIGARE DA UN'ALTRA PARTE!-
Si girarono tutti e due di scatto e videro che sulla porta della
camera del Capitano, era apparso Dimitri con tutti i capelli
scompigliati e ancora in veste da notte.
Deb gli si gettò a dosso e scoppiò a piangere. Il
Capitano rispose all'abbraccio e dopo qualche secondo iniziò
a
fissare Whilliam.
Il moro era paralizzato. Voleva andare lì e abbracciarlo, ma
era paralizzato.
Dopo che Debora ebbe finito di piangere, corse subito dagli altri
marinai a dare la bella notizia.
Nel frattempo Dimitri era ancora lì, con Whilliam che lo
fissava immobile.
-Allora? Vogliamo andare o stare ancora qui?- disse
il Capitano.
-Si... andiamo...- balbettò Whill.
Il Capitano iniziò a dirigersi verso le scale che portavano
al
ponte. Whilliam stette fermo per un secondo, poi gli prese il braccio e
lo baciò.
Fu un bacio lungo, tenero, appassionato. Whilliam non voleva staccarsi,
anche per la felicità che il Capitano avesse ricambiato quel
bacio.
Non sapeva perchè lo avesse fatto, ma non si era affatto
pentito.
Qualche secondo dopo fu il Capitano a staccarsi, rosso fuoco in viso,
che guardando a terra disse:
-Vado... a mettermi qualcosa di più prosentabile per farmi
vedere dai miei uomini ...Ci vediamo sul ponte-
-S-si... ci vediamo sul ponte- riuscì solo a dire il moro.
Andarono sul ponte, dove tutti i marinai stavano festeggiando con
birra, cibo e soprattutto rum.
Erano tutti contenti che il loro Capitano si fosse risvegliato e che
non fosse morto come pensano.
Ad un certo punto il nostromo, insieme a tutti gli altri, dissero :
-Whilliam dobbiamo farti delle scuse. Abbiamo tutti dubitato di te e
dato dello stupido che crede alle favole, quando tu eri l'unico che
aveva ragione. Perdonaci!-
-Ehi ehi ehi. Che mi sono perso?- disse curioso Dimitri, che cercava di
nascondere ancora la vergogna per il bacio appena successo.
-Beh Capitano vede... noi credevamo che lei fosse morto... e avevamo
deciso di farle il funerale e tutto... Ma grazie a Whilliam abbiamo
aspettato e ora eccovi qua! In forma come al solito!- risposero i
marinai
-Ah... Quindi Whilliam era l'unico a credere che mi sarei risvegliato?-
-Già-
-E tu Deb?- chiese alla ragazza.
Debora rimase immobile incapace di rispondere. Su tutto il ponte fino a
poco prima gioioso e in festa, calò un silenzio
imbarazzante, spezzato dal Capitano che si giro e tornò
nella sua camere dicendo :
-Per un po' stammi lontana-
Deb non mosse un muscolo, nè proferì parola.
Whilliam tentò di consolarla ma lei si avviò nel
proprio dormitorio.
Quella sera il Capitano non era andato a cena. Whilliam
aspettò che tutti ebbero finito e si mise subito a pulire il
ponte.
La luna risplendeva e tingeva di un bianco candido la parte del ponte
che era stata pulita. Le onde facevano dondolare dolcemente la nave e
il vento muoveva le vele, che provocavano un rumore rilassante.
Il moro aveva deciso di prendersi una piccola pausa, visto che era
stato dal pomeriggio fino ad allora a lavorare per pulire il ponte su
cui avevano fatto festa.
Era sdraiato al chiaro di luna, quando la luce svanì.
Aprì di colpo gli occhi e si ritrovò Dimitri
sopra di lui che lo stava fissando.
Non fece in tempo a fare qualsiasi cosa che il Capitano aveva
già appoggiato le sue labbra su quelle del mozzo.
Non era lo stesso bacio rubato del pomeriggio. Questa volta lo volevano
tutti e due. Gli stessi sentimenti che Whilliam provava per il
Capitano, li provava anche Dimitri per lui.
Si staccò, dolcemente, per godere fino all'ultimo istante il
contatto delle loro labbra. Aprirono gli occhi lentamente, e senza dire
nulla, continuarono a guardarsi per un bel po' di tempo.
Poi Dimitri si alzò, e se ne andò come era
arrivato, senza dire parola, senza farsi sentire.
Whilliam si rimise al lavoro pensando continuamente a quel bacio.
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Capitolo 7 *** Fantasmi dal passato? ***
7. Da dove vengo io?
La pianura iniziava a tingersi di blu. Le foglie la invadevano, spinte
dal vento della Foresta Grande, situata a nord del paese.
Il vento prendeva forma e parlava. Parlava con quella persona. La
persona che era davanti, ma che lui non riusciva a vedere.
Gli parlava della guerra che avrebbe dovuto affrontare, i pericoli che
correvano tutti gli abitanti del paese e come avrebbe reagito il
sovrano.
L'uomo rispondeva, ma lui non sentiva nè tantomeno riusciva
ancora a vederlo.
La conversazione finì e il vento si dileguò come
era apparso. L'uomo iniziò a camminare verso la Foresta
Grande, tinta dei colori autunnali di quel posto.
Per lui, era difficile credere che i colori autunnali di quella terra
fossero l'azzurro e il blu.
Per quanto potessero sembrare bizzarri, i colori di quegli alberi erano
perfetti: una foresta fredda, di ghiaccio, che però ti
faceva sentire a casa e al caldo.
L'uomo continuava ad avanzare e ben presto di ritrovò nel
fitto bosco di alberi celesti.
Non riusciva ancora a vederlo.
Ormai l'uomo cammina da diverse ore, ma non era stanco. Doveva arrivare
ad una meta precisa per incontrare Lei.
Ma chi era questa Lei? Ne aveva parlato prima il vento? Non se lo
ricordava. Ma lui sentiva di sapere chi era.
Continuò ad avanzare, finchè non si
ritrovò in una radura dipinta dai colori dell'oceano.
Lei era già lì.
Era divina: i capelli raccolti in una lunga treccia nera a lisca di
pesce, decorata da tanti piccoli fiori che sfumavano dal blu scuro
all'azzurro cielo,
Aveva un vestito che sfumava dall'azzurro al bianco, avente un lungo
strascico che le copriva i piedi.
Lui non riusciva ancora a vederle il viso, ma adesso riusciva a sentire
l'uomo parlare e Lei che rispondeva.
-Salve mia Regina. Scusate il mio terribile ritardo, ma ho avuto un
contrattempo lungo il cammino.- disse l'uomo.
-Non m'interessano le tue scuse. Dimmi quali sono le notizie dalla
Grande Terra.- disse Lei.
-Mia Signora... Io non posso dirle tutto, ma posso dirle che ci
sarà una guerra e che la vostra razza è a
rischio.- continò l'uomo.
-Quindi cosa mi consigli di fare, Dimitri?-
Dimitri. Dimitri. Dimitri. Perchè quel nome gli sembrava
così famigliare? Sapeva di conoscere qualcuno con quel nome
ma non riusciva a ricordarsi chi fosse.
La conversazione continuò.
-Mio Signora. Posso solo consigliarle di prendere i suoi due figli e
farli scappare al di fuori dell'Isola. Ormai Zephyro non è
più un posto sicuro e se qualcuno deve morire dovete essere
voi delle generazioni passate. I suoi due figli sono la vostra unica
speranza- finì l'uomo.
-Ma come puoi dirmi di abbandonare i miei figli Dimitri!?- gli
urlò Lei.
-Non le sto dicendo di abbandonarli. Le sto dicendo di dargli una
possibilità di vivere e di non far arrivare la fine della
vostra nobile razza, mia Signora, solo questo- finì l'uomo.
Lei fece un grande respiro. Poi le salirono le lacrime agli occhi.
Finalmente riuscì a vederla in viso: carnagione chiara, naso
piccolo e all'insù e una piccola bocca rosso fuoco. Gli
occhi invece erano gialli. Un giallo penetrante, che ipnotizzava.
Ancora una volta quella persona le ricordava qualcuno che conosceva, ma
non riusciva a ricordarsi chi.
Lei scoppiò in lacrime e l'uomo la prese tra le braccia e la
consolò.
I due si scambiarono un dolce bacio. Un bacio che si danno due amanti.
Due persone che hanno paura di essere scoperti.
Rimasero in silenzio per qualche minuto.
Dopodichè l'uomo si tolse. Si girò e si
incamminò verso la direzione da cui era venuto.
Adesso lui vedeva con gli occhi di Lei. e Finalmente ci
riuscì. Riuscì a vedere l'uomo:
Cappello piratesco in testa di un bordeaux spento; i capelli erano
corti e castani. La statura dell'uomo era normale, poco più
alto di Lei.
E poi successe. Lei lo chiamò ancora una volta e l'uomo si
girò e così potè vederlo.
Potè vedere il viso dell'uomo chiamato Dimitri. Occhi
azzurri, carnagione leggermente scura e labbra carnose. Era un uomo
bellissimo.
Gli ricordava ancora qualcuno. Ma non riusciva proprio a capire chi.
Eppure il suo desiderio di ricordare chi fosse era più
forte. Più forte di tutto.
Dimitri sorrise a Lei. Dopodichè si girò di nuovo
e incamminandosi disse:
-Porta Whilliam e Debora fuori dall'Isola. Loro sono la vostra unica
speranza, mia Signora. Io combatterò per cercare di
rallentare la loro avanzata. Se non dovessimo più
vederci, deve sapere che la amo. L'ho sempre amata e non
smetterò mai di farlo, nemmeno da morto. Addio mia Regina. -
-Addio ...- riuscì solo a dire Lei.
Poi Lei scoppiò in lacrime e la vista di lui si
oscurò del tutto, oscurata dalle lacrime e dalle mani che
Lei teneva sugli occhi.
Il buio fu totale.
Si svegliò di soprassalto. Lì per lì
non si ricordava il perchè di tanto terrore. Poi il sogno
inziò a tornargli in mente. L'uomo. La donna. Zephyro. La
Foresta Grande. Tutto: i colori, gli alberi, le caratteristiche dei
due.
Era sudato. L'aria mattutina dell'oceano gli provocò un
gelido brivido lungo la schiena.
Arrivò Debora:
-Whill... Stai bene? E' successo qualcosa? Sei pallido come uno
straccio-
Lo toccò.
-Ma sei tutto bagnato! Whilliam stai bene? Ehi! Whill! Parlo
con te!-
Lui non riusciva a rispondere. Era ancora sotto shock.
I figli di quella donna si chiamavano Debora e Whilliam.
L'uomo Dimitri.
Ma Lei? Lei come si chiamava?
Intanto Debora continuava a chiamarlo, ma lui non la sentiva.
Poi il moro si alzò di scatto.
-Devo andare da Dimitri. Dov'è adesso?- chiese preoccupato
alla ragazza.
-Io... non lo so- disse lei sconsolata.
Il ragazzo iniziò a correre verso la cabina del Capitano.
Aprì la porta. Non c'era. Corse ancora. Per tutta la nave.
Su e giù , per tutti i piani della nave.
Non lo trovava. Non riusciva a trovarlo. Riprovò a scendere
ai piani più bassi dell'imbarcazione.
Era stanco. Si sedette un attimo e appoggiò la testa contro
la parete. Chiuse gli occhi e si mise a "riguardare" il sogno della
notte scorsa.
Da dove veniva lui? Perchè assomigliava così
tanto a Debora, anche se non l'aveva mai vista prima? E poi, il sogno
era pura fantastia della sua mente, o c'era un fondo di
verità?
Non riusciva a trovare nessuna risposta a queste domande.
Riaprì gli occhi e iniziò a fissare il soffitto.
Si accorse di una strana serie di simboli disegnati sulla parete
più alta. Erano dipinti di nero ed erano scritti una lingua
a lui sconosciuta.
Li guardò meglio e riuscì a leggere "La
Maledizione devi svelare, se la verità vuoi conoscere" .
Non sapeva come avesse fatto a leggere. Iniziò ad
interrogarsi su quella frase. Poi vide degli altri simboli che
significavano "Scendi. Vai. Scendi"
Decise di seguire quel "consiglio".
Scese ancora nelle camere più basse del veliero e finalmente
lo vide.
Era lì davanti a una porta. La stava per aprire. E fu allora
che urlò il suo nome.
Il Capitano si girò di scatto e lo vide. Divenne pallido.
Cercò di nascondere la sua preoccupazione con un sorriso.
Poi disse:
-Whilliam... come mai qui? Di solito non scendi più
giù del piano della cucina. Cos'è successso?-
-Dimitri. Devo parlarti del mio sogno. E' strano. Volevo parlarne a
Debora prima... Ma il mio istinto mi ha fatto venire prima da te-
rispose il moro
-Ok... Aspettami nella mia cabina. Tra qulche minuto arrivo e -
-No! Devo parlartene ora! Per favore!- lo interruppe il moro.
-Va bene. Andiamo allora- finì il Capitano.
Quello che era successo la sera prima fra i due in quel momento era
stato dimenticato.
Erano passati in primo piano il sogno e la preoccupazione del Capitano.
Andarono nella cabina di Dimitri. Whilliam iniziò a
raccontargli il suo sogno.
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Capitolo 8 *** Dov'è finita l'armonia? ***
8. Delusione e fatti nascosti
Aveva appena finito di raccontargli il sogno. Il Capitano rimase fermo
e in silenzio per qualche minuto, poi disse:
-E' solo un sogno Whilliam. Non vedo spiegazioni. Tu credi veramente
che esista una terra con alberi blu? Ma per favore-
-Ok, gli alberi potrebbero non esistere, ma la donna? Aveva le stesse
mie caratteristiche... e ora che ci penso anche quelle di Debora. Occhi
gialli, capelli neri. Non ci sono molte persone al mondo con queste
caratteristiche, Dimitri- fece il moro. Il Capitano stette di nuovo in
silenzio. Continuò:
-Potrebbero? Non esistono proprio alberi di quel genere Whill.- fece un
pausa -La donna può essere che tu l'abbia sognata proprio
perchè ti è tornata in mente Debora, non
c'è altra
spiegazione. Non esitono i sogni premonitori Whilliam. Fai finta che
non sia successo nulla e continua la tua vita-
-Dimitri! Perchè smentisci tutto così!? Se fosse
veramente un sogno premonitore?! Se avesse a che fare con me e il mio
passato!?-
Il Capitano sussultò. Whilliam se ne accorse, ma
preferì far finta di nulla.
-Allora? Non mi credi ancora? Allora spiegami questo: come ho fatto a
leggere i simboli sulla parete della nave?- chiese Whill.
-Non ci sono simboli sulla mia nave- constatò Dimitri.
-Vogliamo andare a vedere? Mi ricordo anche il punto preciso- lo
sfidò il moro.
-NON CI SONO SIMBOLI SULLA MIA NAVE, WHILLIAM- ripetè con
voce più alta il Capitano.
Whilliam si limitò a guardarlo. L'aveva deluso. O forse si
era
aspettato troppo. Forse, visto che per lui Dimitri era una specie di
mito, non sentirsi "amato" allo stesso modo dal suo mito, lo aveva
ferito.
Rimasero in silenzio a lungo, fissandosi negli occhi. Whilliam stava
aspettando che il Capitano gli dicesse qualcosa del tipo "Hai ragione,
era un sogno premonitore e adesso ti aiuterò a scoprire le
tue
origini". Ma non fu così. Prese l'iniziativa il Capitano:
-Cos'è? Ti aspetti che io adesso ti dica qualcosa come
"Certo
Whilliam hai ragione! Adesso faremo una grande avventura per scoprire
il tuo passato e farti fare una vita da Re magari!"- disse, come se
avesse letto nel pensiero all'amico - ma non lo faremo. Siamo pirati,
non ci importa se uno di noi ha un problema, soprattutto se quel
problema l'ha un mozzo che è qui da neanche due mesi. Quindi
non
sperare che io cambi idea sul tuo sogno. E' un sogno e solo un sogno
resta. E' un caso che tu abbai sognato due persone che assomigliassero
a me e a Debora.- finì.
Poi guardò l'ultima volta l'amico, che era
paralizzato
davanti a lui e passandogli davanti, uscì dalla sua cabina
per
andare sul ponte.
Ormai era quattro giorni che non si parlavano. Lui era sempre
indaffarato a programmare gli attacchi e a trovare rotte sempre
più veloci per i loro "commerci", lei invece faceva sempre i
suoi lavori: cucinare, rasettare e le altre poche cose che a una donna
erano concesse fare su una nave.
Doveva fare qualcosa: non poteva continuare a non parlare con il suo
Capitano. Con l'unico uomo che avesse amato.
Ma la menzogna che si portava ormai dentro da anni la stava opprimendo.
Non sapeva cosa fare.
Per vendicarsi di Dimitri, visto che l'aveva trattata in quel modo per
così poco dopo tanti anni di conoscienza, poteva spifferare
tutto.
Oppure doveva chiarire. Chiarire e tornate dall'unica persona che
l'aveva aiutata veramente.
Lo vide uscire da sottocoperta e dirigersi verso il timone. Voleva
andare ora, ma era sicura che avrebbero litigato e non voleva litigare
davanti a tutti i marinai che erano sul pontile. Decise di andare a
parlargli lo stesso.
Si avvicinò con calma, per non farsi notare da lui. Non
voleva
la vedesse, o almeno non subito, altrimenti sarebbe andato via di nuovo
e lei non avrebbe potuto combinare nulla.
Gli arrivò vicino da dietro. Fece per parlare, ma lui la
precedette:
-Cosa c'è Debora?-
-Ecco... vorrei parlare con te. E' quattro giorni che mi eviti, io non
ce la faccio più-
-Che ti aspettavi? Mi davi per morto. Speravo che almeno tu credessi in
me e invece l'unico è stato il mozzo ...- disse lui
-Whilliam.- ribattè lei.
-Chiamalo come ti pare.- finì lui.
-Per favore... non fare l'infantile. Possiamo andare a chiarire come si
deve nella tua cabina? Devo parlarti anche di altre cose- chiese Debora.
Il Capitano rimase immobile e in silenzio.
Ormai lei aveva perso le speranze. Capì che avrebbe dovuto
iniziare a non parlargli più e che al prossimo sbarco, lui
l'avrebbe abbandonata e non l'avrebbe più visto.
Ma
proprio quando queste convinzioni si stavano facendo reali, Dimitri
urlò:
-Nostromo! Vieni qui e dammi il cambio per qualche minuto.-
Avvenuto il cambio tra i due, il Capitano si diresse verso la sua
cabina. Lei capì che doveva seguirlo.
Era rimasto nella cabina di Dimitri perchè era ancora troppo
scosso. Era stato un colpo basso, una specie di tradimento."In effetti
che relazione c'è tra me e lui? Nessuna. Io non ho mai fatto
nulla perchè lui potesse avere stima di me, quindi
è
ovvio che lui non senta il bisogno nè di credermi,
nè di
farmi un qualsiasi tipo di favore" pensò. Ma anche se il
ragionamento non faceva una piega, lui sentiva lo stesso che quello era
stato una specie di tradimento.
Il Capitano lo credeva uno stupido e questa era la cosa che gli dava
più fastidio. O almeno così credeva lui.
Non voleva dare ragione a Dimitri ,così, anche se sapeva che
non
avrebbe dovuto farlo, iniziò a frugare tra le cose del
Capitano,
in cerca di un qualsiasi indizio o fatto, che potesse aiutarlo in
qualche modo.
E così fu.
Dopo un'ora buona di "ricerca", Whilliam trovò una mappa.
Una
mappa diversa da quelle che erano sul tavolo della stanza. Sopra di
essa non c'era tracciata nessuna rotta di navigazione, ma c'era
semplicemente disegnato un continente, il cui nome era "Zephyro".
L'aveva già sentito.
Poi iniziò a leggere le altre scritte che c'erano sulla
mappa.
Lì per lì non ci riuscì,
perchè erano
scritte in una lingua a lui sconosciuta. Ma poi riconobbe lo stile di
quei simboli: era lo stesso dei simboli trovati sulla parete della nave
poche ore prima.
Si sforzò, ma l'unico simbolo che riuscì a
leggere fu
"Foresta Grande", scritto sopra al disegno di un grande bosco che si
estendeva per tanti chilometri in quella terra.
Foresta Grande. Aveva già sentito anche questo nome.
Continuò la sua ricerca, questa volta in mezzo ai libri. Ne
buttò a terra qualcuno per sbaglio e dalla copertina di uno,
ne
uscì un piccolo quadernino nero, con sopra incisa la scritta
"Zephyro" in quella lingua sconosciuta.
Ancora quel nome.
Decise di aprirlo e di iniziare a leggere. Provò e
riprovò, ma non riusciva a capire nessuno di quei simboli.
Poi arrivò ad una pagina. In quella pagina riuscì
a leggere tutto:
"
12 Neved dell'anno 405
Zephyro non ha mai conosciuto tempi bui come questo. Tutto il popolo
è in pericolo, ma il Re e la Regina non vogliono ammetterlo.
Siamo corrotti già dall'interno, se ci attaccheranno saremo
perduti.
Vorrei tanto che la Regina Nhadine facesse evaquare tutto il popolo, ma
credo che il problema sia il nostro re: lui non sembra essere dalla
nostra parte, anzi. Ogni decisione che prende, ci fa sprofondare sempre
di più nel baratro dell'oblio.
Perchè è questo che ci aspetta: la morte. La
morte della
nostra razza. Tutta la nostra razza verrà sterminata dai
pirati
e dalla rabbia degli spiriti delle loro navi.
Vorrei che la Vergine Bianca ci salvasse, ma ormai è
sigillata
per sempre. Tutti in città dicono: <<
Lei ci
salverà! Ci salverà perchè
è la nostra
protettrice !>> .Ma io so che non è
così: il Pirata
Re Dimitri l'ha già imprigionata nella sua nave e ce la
metterà contro.
Servirebbe un miracolo. Magari il miracolo lo faranno proprio ... "
Non riuscì a finire di leggere perchè
sentì un
rumore di passi avvicinarsi alla porta. Arrivava qualcuno. Doveva
nascondersi.
In fretta rimise a posto i libri e nascose il quaderno dentro la tasca
dei suoi pantaloni.
Poi si nascose sotto il grande tavolo del Capitano e
sperò
con tutto il cuore che chiunque fosse entrato lì, non si
fosse
seduto a quel tavolo.
Entrò deciso. Pensò di andare a sedersi al suo
tavolo, ma
ci ripensò subito perchè non voleva trattenersi a
lungo
con Debora: l'aveva delusa e non riusciva a crederci.
-Allora che vuoi dirmi- disse senza sentimenti.
-Che non ce la faccio più a tenere il segreto, Dimitri. Sta
diventando quasi impossibile parlare di te al maschile, non ne posso
più!
Quando mi hai messo in prigione con Whilliam ho fatto l'errore di darti
della donna e lui si è subito insospettito! Non posso
continuare
così!- disse disperata la ragazza.
-E allora cosa vorresti fare eh, Debora? Spifferare tutto ai quattro
venti e mandare all'aria tutto quello che io per sedici anni ho
"creato"? Vuoi veramente arrivare a deludermi così tanto?!
Non
ti è bastato pensare che fossi morta, eh?! Rispondi!- le
urlò senza scrupoli.
La ragazza la guardò con occhi spesati. Le lacrime
iniziarono a velarle gli occhi e anche il Capitano cedette.
-Senti... Whilliam l'ha sognata. Ha sognato Lei e mio padre. Me l'ha
raccontato qualche ora fa. Io gli ho detto che era solo uno stupido
sogno, ma lui non vuole darmi ascolto. Debora - le mise una mano sulla
spalla - Ti prego non tradirmi proprio ora. L'abbiamo trovato. Dobbiamo
solo decifrare l'ultima parte della maledizione e il gioco
sarà
fatto, lo capisci? Saremo liber-
Un rumore bloccò il Capitano. Si guardarono increduli, poi
gli occhi di tutti e due si mossero sulla libreria:
i libri erano stati spostati.
Dimitri prese in fretta un grande volume e lo aprì.
-Non c'è più... Non c'è
più! Maledizione non c'è più!- disse.
-Cosa?! Com'è possibile?! Dov'è finito?- chiese
incredula Debora.
-Non lo so! L'avevo messo qui l'ultima volta che sono tornata!
Maledizione!-
Poi si bloccò di colpo. Sgranò gli occhi e
fissò l'amica.
-Che c'è..?- chiese intimorita lei.
-Quel figlio di puttana! E' stato Whilliam! L'ha preso lui! Dove
diavolo è adesso!?- strillò lui.
Poi un altro colpo, questa volta proveniente dal tavolo.
Dimitri sguainò la spada silenziosamente. Poi si
avvicinò.
Avrebbe voluto saper usare qualche formula magica in quell'istante.
Cosa avrebbe fatto adesso?
Dimitri l'avrebbe scoperto e lo avrebbe ucciso sicuramente. Era in
preda al panico.
Decise di muoversi lentamente, ma ogni movimento era un scricchiolio
del vecchio tavolo.
Stava pensando a cosa poter fare, ma proprio in quel momento qualcuno
ribaltò il tavolo e lo mise allo scoperto.
Alzò gli occhi, grandi dalla paura e si ritrovò a
fissare quelli azzurri del Capitano.
La lama della sua spada stava sfiorando la sua gola. Non ebbe nemmeno
il coraggio di deglutire.
-Maledetto bastardo- gli disse -Come hai osato frugare nella mie cose
senza il mio permesso, EH!? E per di più osi anche origliare
i
discorsi che ho con la mia compagna...- finì ringhiando.
-Dimitri io ... Non avrei voluto... volevo solo cercare qualcosa che
confermasse che il mio sogno non fosse solo un sogno e così-
SCIAFF.
Era lo schiaffo più forte che avesse mai ricevuto. Anche le
botte che si era preso prima, in confronto a quello schiaffo erano
carezze.
-Quando le persone ti dicono delle cose devi dargli ascolto,
soprattutto se è il tuo capitano a farlo. Sai adesso che
dovrei
fare? Diglielo tu, Debora- disse
-Dovresti ucciderlo... oppure impiccarlo e darlo in pasto agli squali
... o peggio ... - disse devastata lei.
-Esattamente. Ma sai Whilliam? La fortuna ti assiste. Io non posso
ucciderti. E questa cosa mi rattrista molto- continuò il
Capitano - Vedi - spinse ancora di più la lama sul collo del
moro -Vorrei tanto sgozzarti e poi lanciarti fuoribordo, ma non posso-
finì.
Gli porse la mano. Il moro capì e tirò fuori il
libretto dalla tasca e glielo porse.
Il Capitano si girò e fece per uscire quando Whilliam disse:
-Sai cosa c'è scritto in quel libretto? Oppure lo tieni
perchè stai cercando qualcuno che sia in grado di farlo?-
Dimitri si bloccò.
-Sei riuscito a leggerlo eh, bastardo di un mozzo?- chiese il Capitano
con un ghigno sul viso.
-"Zephyro e Regina Nhadine" ti dicono niente? O forse dovrei
raccontarti di nuovo il mio sogno, Dimitri?- disse il moro
-Non sfidarmi Whilliam, perchè dopo che ti avrò
usato e
sarò arrivato al mio scopo, non mi costerà niente
ucciderti. Anzi. Saresti il primo che uccido per il gusto di farlo-
fece il Capitano.
Detto questo uscì dalla stanza e lasciò i due
mori soli nella cabina.
Debora continuava a fissare il ragazzo con occhi impauriti, mentre le
lacrime iniziarono a rigarle il viso.
-Tu sai qualcosa vero, Debora?-
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Capitolo 9 *** Cosa accadrà adesso? ***
9. Cosa accadrà adesso?
-Debora ti prego, se sai qualcosa dimmelo- la implorò il moro
-Non puoi chiedermi di tradire il mio Capitano.. mi dispiace- disse lei
con un filo di voce, trattenendo le lacrime.
-Debora! Per favore! Ho bisogno di sapere!- replicò Whill -
Posso sembrare stupido, ma non lo sono e tu lo sai. Mi sono reso conto
di tutte quelle piccole cose e particolari che mi servivano: la mia e
la tua cicatrice, che cerchi di nascondere sotto la spallina del
vestito; Dimitri che assomiglia ad una ragazza, e credo fermamente che
lo sia: la Regina Nhadine e la Foresta Grande e in più, i
simboli sulla nave! Io lo so che tu sai tutte queste cose,
perchè non me lo vuoi spiegare?!- alzò la voce.
-WHILLIAM! LO CAPISCI CHE NON POSSO TRADIRE DIMITRI!?- urlò
Debora. Poi scoppiò a piangere.
Whilliam tornò come in se, e si scusò con la
ragazza per averle chiesto quelle cose.
-Però ... Puoi almeno dirmi se anche tu sai leggere quei
simboli?- chiese con timore il moro.
Lei stette un attimo in silenzio. Ormai lui aveva perso le speranze e
credeva che non gli avrebbe detto neanche quello.
-No. Io non ci riesco. E nemmeno Dimitri... L'unico sei tu ...-
concluse lei.
Debora tornò alle sue faccende e Whilliam ai lavori sul
ponte.
Tutti e tre fecero finta che quell'episodio successo nella cabina non
fosse mai accaduto, per non destare sospetto negli altri membri della
ciurma.
Dimitri aveva ripreso ad urlare a destra e a manca.
Debora faceva avanti e indietro per portare da bere e qualcosa da
mangiare ai pirati sul ponte.
Whilliam era a mettere a posto dei barili.
Nulla sembrava strano, o almeno, nessuno dei tre avrebbe destato
sospetto.
Giunse la sera e il Capitano insieme ai suoi uomini si recò
sottocoperta per la cena.
Debora dopo averli serviti uscì dalla stanza per non
tornarci.
Il moro era sdraiato sul ponte. La guancia gli faceva ancora male, ma
pensava che alla fine quello schiaffo se l'era meritato. Non avrebbe
dovuto frugare tra le cose di Dimitri, solo per scoprire il suo
passato. Dopotutto anche il Capitano aveva un passato e aveva tutto il
diritto di nasconderlo, soprattutto al primo mozzo che "passava per
caso" .
Si sentì impotente. Pensava che ormai Dimitri non l'avrebbe
più
nemmeno guardato e che in ogni caso, non sarebbe potuto diventargli
amico.
Mentre era assorto in quei pensieri, sentì qualcuno salire
le
scale da sottocoperta, ma non aveva voglia di girarsi per vedere chi
fosse.
Sperava fosse Dimitri. Magari sarebbe andato da lui, si sarebbe scusato
e avrebbe detto "Ok Whilliam. Ho deciso di aiutarti e ti
dirò
tutta la verità"
Ma sapeva benissimo che non sarebbe stato così. Anzi. Se
fosse
stato Dimitri, avrebbe potuto gettarlo fuoribordo senza pensarci due
volte.
Gli occhi le brillavano al chiaro di luna, che ogni tanto si alternava
a un'ombra, visto che quella notte il cielo era coperto da una leggera
coltre di nubi che si apriva qua e là.
Il tacco delle scarpe risuonava sul ponte di legno ormai vecchio.
Il suo respiro si faceva sempre più pesante, più
si avvicinava al ragazzo.
Alla fine si sedette vicino a lui, senza proferire parola.
Fissava l'acqua. Quella sera il mare era piuttosto calmo e le onde
cullavano la nave.
Stettero in silenzio per una mezz'ora buona, uno vicino all'altra. Poi
il moro prese l'iniziativa:
-Debora... Dimitri mi odia vero?-
-Non lo so. Non so neanche come abbia fatto a non ucciderti, Whilliam.
L'ultima volta che qualcuno si era intrufulato nella sua cabina, non si
è più visto. E di sicuro non è
scappato con i
soldi- ironizzò lei. Poi si sdraiò vicino a lui.
Le guance dei due si tinsero di un rosso fuoco, ma grazie alle nubi che
coprivano la luce della luna, nessuno dei due si accorse del rossore
dell'altro.
-Whilliam- -Debora- dissero insieme. Si guardarono e poi scoppiarono a
ridere rumorosamente.
Quando si calmò, Debora disse:
-Whill, sai mantenere un segreto?-
Ormai era notte fonda. Era nel letto da quasi due ore e non riusciva a
prendere sonno.
Si alzò. Iniziò a camminare avanti e indietro,
poi si
sdraiò di nuovo. Poi iniziò di nuovo a
fare su e
giù e ripetè "l'azione" per almeno altre cinque o
sei volte.
Alla fine andò dalla sua libreria e rimise a posto i libri
che
il mozzo aveva buttato in terra. Teneva il quadernino sotto il cuscino,
così se qualcuno avrebbe provato a rubarlo, si sarebbe
svegliato
di sicuro.
Si sentiva uno schifo. Aveva minacciato Whilliam e per cosa? Per aver
cercato di scoprire le sue origini.
Dopotutto non sapeva cosa voleva dire non avere un passato. Si
ricordava tutto. Ogni cosa. Ogni singolo particolare. Ogni singolo
profumo.
Prese il quadernino da sotto al cuscino e dopo essersi seduto sul letto
lo aprì.
Invano tentò di leggere qualche parola. Provò e
riprovò finchè le lacrime non iniziarono a
rigargli il
viso.
Si sdraiò.
Si addormentò con l'angoscia in cuore e sognò.
Sognò chi meno si aspettava.
Erano al porto. Il Padre doveva tornare dopo tanto tempo e finalmente
quel giorno lo avrebbero rivisto.
Era il 21 Luglio. Lei aveva compiuto da poco i 10 anni, mentre suo
fratello ne aveva ormai venti.
Erano stati tutta la mattina seduti sul grande scoglio ad aspettare di
vedere finalmente quella dannata nave, con tutte le vele bianche e una
più piccola nera.
Niente.
Passò il pomeriggio.
Niente.
Si fece buio e Andrew le disse che era ora di rientrare. Ma lei non
voleva ascoltarlo: avrebbe aspettato suo padre in qualsiasi caso.
Alla fine si addormentò e per Andrew non fu difficile
portarla a letto.
La mattina dopo si svegliò tutta arrabbiata
perchè il fratello non l'aveva ascoltata.
Scese di corsa in cucina e iniziò a urlare:
-Andrew, maledetto! Ti avevo detto che ! -
Rimase immobile. Un blocco allo stomaco le aveva fermato le parole in
gola. Gli occhi si fecero gonfi e la bocca sempre più tirata.
Non riuscì a trattenersi e scoppiò a piangere tra
le braccia dell'uomo.
-Papà! Papà! Dove sei stato? Perchè
hai tardato tanto?- urlò singhiozzando la bambina.
-Mi dispiace mia cara, ma il mio lavoro a volte comprende degli extra-
disse facendole l'occhiolino.
Quel giorno l'uomo si dedicò ai suoi due figli.
Insegnò a Andrew a maneggiare la spada e alla bambina a
ballare un'antica danza piratesca.
A malincuore quella giornata finì e il Padre, dovette
ripartire.
Andrew era già al porto con lui, mentre la bambina era a
casa a finire un disegno per l'uomo.
Si diresse subito al porto e quando arrivò il grande sorriso
che
aveva sulle labbra si trasformò in un'espressione enigmatica.
Vide il padre abbracciare Andrew che piangeva. L'uomo salì
sulla
nave senza neanche salutarla e il veliero prese il largo in brevissimo
tempo.
La ragazzina corse più veloce che potè, invano.
Guardò il fratello che non proferì parola.
Lei inziò a piangere e ad un certo punto Andrew si
acasciò a terra. Rimase sbalordita. La sua casa prese fuoco
e ben presto
anche il resto del villaggio.
Non capiva cosa stesse succedendo.
Iniziò a correre verso la foresta e quando fu nel profondo
del bosco, grossi cani scheletrici iniziarono a inseguirla.
L'avevano circondata. Davanti a lei apparve il fratello: stava
sorridendo.
Dagli occhi e dalla bocca scendevano rivoli di sangue.
-Sorellina... perchè scappi?- disse Andrew.
-Tu non sei mio fratello!- urlò lei impaurita.
-Già ... - rispose lui con tono intimidatorio.
Il fratello iniziò a bruciare dentro a un fuoco blu, che
poco
dopo si smorzò e al posto del ragazzo apparì una
giovane donna.
Era alta, bella, con dei riccioli che le ricadevano sulle spalle.
Gli occhi erano bianchi. Privi di iride e sgorgavano sangue.
-E' solo colpa di tuo padre... E pagherai tu per lui!- urlò
la donna
Un solo colpo. La bambina era a terra con una lunga cicatrice sulla
schiena.
-NO!-
Si svegliò di soprassalto, piangendo e sudata come non mai.
Lo aveva sognato ancora. Aveva sognato di nuovo il giorno in cui era
stata marchiata dalla Vergine.
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Capitolo 10 *** Whilliam, Dimitri, Debora ... Andrew e Alice?! ***
Dimitri ha dei parenti?
Si alzò di buon'ora per cercare di tracciare la rotta
più veloce per arrivare al suo scopo. Doveva incontrarlo.
Doveva vedere se stava bene e soprattutto se anche la sua cicatrice
stava peggiorando, o era solo la sua che cercava di dirgli qualcosa.
Aveva paura.
Non di morire, di abbandonare tutto. Se fosse morto avrebbe perso ogni
cosa: Debora. Whilliam. Ma soprattutto, tutto quello per cui aveva
lottato negli ultimi sedici anni della sua vita.
Ci riuscì. Trovò una rotta secondaria, che in
meno di due giorni l'avrebbe portato a destinazione.
Decise di salire sul ponte e iniziare a indirizzare il veliero al "suo
scopo".
Una fitta alla schiena lo fece chinare in due dal dolore. Non ne poteva
più. Ogni fitta era sempre più forte e credeva
che qualche giorno ci sarebbe rimasto secco.
Un secondo dopo avrebbe preferito non essersi chinato. Da quella
posizione poteva vedere l'altra parte del ponte e la scena che gli si
posò davanti agli occhi, non fu piacevole. Almeno non per
lui.
Il vento gli scapigliava i capelli più di quanto non lo
fossero già. L'odore mattutino del mare gli riempiva i
polmoni di un gusto dolciastro e insipido al tempo stesso.
Ma non gli dispiaceva. Era felice. E non capiva perchè.
Prima di aprire gli occhi si gustò quel piccolo istante con
tutto se stesso. L'istante dopo avrebbe non aver mai aperto gli occhi.
Era sdraiato sul ponte e stava abbracciando Debora che dormiva
profondamente.
Sentì che la temperatura del suo corpo era arrivata almeno a
trecento gradi. Era nell'imbarazzo più totale.
Si era appena accorto che per alzarsi avrebbe dovuto togliere il suo
braccio destro da sotto la testa della ragazza e sicuramente l'avrebbe
svegliata.
-Debora... Debora.? Svegliati ...- sussurrò il moro.
La ragazza emise un gemito e poi apriì gli occhi. Si
ritrovò a pochi centimetri dalla bocca del moro. Rimasero
fermi.
Sentiva il respiro del ragazzo che si faceva sempre più
veloce. Il suo invece era calmo. Ormai sapeva già cosa
voleva fare e non ci pensò due volte.
Lo baciò. Prima fu un bacio normale senza sentimento per
entrambi.
Poi lei sentiva che voleva di più e allora lo
baciò di nuovo. Più volte. Fino a che non
sentì quello che voleva.
Qualcosa le premeva la bocca dello stomaco e anche il suo respiro era
diventato più veloce come quello del moro.
Passione.
Ecco tutto.
Da sdraiata per terra passò sopra al petto di lui. Poteva
baciarlo meglio.
Stettero così per dieci minuti buoni, fino a che ....
-Oh ma guarda! La mia ragazza che mi fa le corna con il mozzo!
Complimenti Debora, non credevo potessi ferirmi fino a questo punto-
ringhiò il Capitano che intanto li aveva raggiunti.
-Dimitri puoi anche smetterla di recitare, so tutto. Debora me l'ha
detto- tagliò corto Whill.
Gli occhi azzurri del castano si posarono sui gialli della ragazza,
pieni di odio e di curiosità.
Poi sussultò. Capì cosa lei le aveva detto, ma
fece finta di non averlo capito e chiese.
-Ti ha detto cosa?-
-Quello che tu sei. Perchè tu Dimitri, tu sei una .. !-
-Capitano!- urlò un marinaio
I tre sussultarono insieme. Dimitri era tutto sudato e dopo aver fatto
un respiro profondo, disse:
-Cosa succede?-
-Io e il nostromo abbiamo trovato una rotta ancora più
veloce della sua e crediamo di poter arrivare a destinazione prima di
sera- fece l'uomo un po' intimorito.
-Molto bene, mostratemela- finì il Capitano e poi lo
seguì.
Mentre camminava disse:
-Non so cosa ti abbia detto Whilliam, ma stai attento: lei è
una vera bugiarda. Appena un giorno fa mi aveva detto di amarmi e
guarda, adesso era a baciarsi con te. Non so quanto tu possa fidarti di
lei-
Whilliam guardò Debora che stava fissando la schiena di
Dimitri con occhi intrisi d'odio. Se la ragazza avesse potuto uccidere
con lo sguardo, il Capitano sarebbe già bello che morto.
Non solo la schiena gli faceva un male terribile, ma intanto stava
iniziando a perdere tutto. Debora. La sua dignità. Whilliam.
Si fermò un attimo: perchè aveva pensato a
Whilliam nelle cose che stava perdendo? Che aveva quel mozzo di
così importante da essere messo nelle "cose importanti da
non perdere"? Non lo sapeva.
Dopo aver guardato la rotta e aver constatato che effettivamente era
molto più veloce di quella che aveva tracciato lui qualche
ora prima, dette l'ordine di seguirla e di dare vela. Dovevano arrivare
assolutamente prima della sera.
Aveva bisogno di parlare con Lui e di sentirsi a casa dopo tanto tempo.
In realtà non aveva la certezza di trovarlo lì,
ma doveva tentare. Era l'ultima volta che avrebbe potuto vederlo e
aveva scommesso tutto.
Tornò nella sua cabina a prendere qualche libro e dopo
essere passato per il corridoi che lui definiva "segreto"
sbucò da sottocoperta e si diresse da Whilliam.
Lo prese per un polso e lo portò dove i barili e si mise con
le spalle al timone. Lì almeno nessuno avrebbe visto
nè sentito cosa doveva dirgli.
-Ascoltami bene. Questi sono dei libri scritti "in quella lingua" che
tu riesci a leggere- disse Dimitri porgendo alcuni volumi al moro
-Dovresti farmi il favore di tradurli-
-Oh... Adesso sei tutto gentile? Come mai Capitano? Non ero il mozzo
che non valeva un soldo?- provocò Whilliam
Ma non ebbe la risposta che sperava.
Gli si avvicinò in maniera assurda alla bocca e con tono
seducente disse:
-Tanto adesso sai del mio segreto no? Perchè dovrei
continuare a far la parte del duro?- poi gli sfiorò il collo
con la mano, per poi passare a toccargli i capelli.
Poi Dimitri chiuse gli occhi e fece la faccia più innocente
che potè, per avvicinarsi al moro quasi a baciarlo.
Quando capì che anche Whilliam aveva chiuso gli occhi, gli
tirò i capelli talmente forte quasi da strapparli.
Il moro ciocò un urlo e il Capitano più
spaventoso che mai gli disse:
-Vedi di tradurre quei libri entro sera se non vuoi che alla tua bella
succeda qualche strano incidente, ci siamo capiti,M-O-Z-Z-O?-
-Sisisi! Va bene! Ora lasciami maledizione!- implorò
Whilliam.
-Bene-
Poi tornò nella sua cabina.
Ormai erano passate almeno sei ore da quando Dimitri lo aveva aggredito.
Aveva sperato tanto che lo baciasse, ma niente. Aveva capito che il
Capitano sapeva recitare davvero bene.
Era riuscito a tradurre i primi due volumi senza alcun problema, ma il
terzo gli stava dando filo da torcere: molti simboli erano
incomprensibili e non riusciva a capire se stava traducendo bene o
stava scrivendo cavolate.
Decise di riscrivere tutto su dei fogli di carta, in modo da non
dimenticarsi nulla e poter fare un buon lavoro per Dimitri.
Nel frattempo non riusciva a non pensare a cosa era successo con
Debora. Aveva provato qualcosa si, ma non come quando aveva baciato
Dimitri.
Si rimise al lavoro. prima di sera voleva finire, ma proprio in quel
momento sentì dal ponte:
-TERRAAAA! SIAMO ARRIVATI MIO CAPITANO!-
La curiosità vinse sul dovere e Whilliam si
precipitò sul ponte.
Lo vide davanti a se. Il Porto dove aveva passato i primi anni della
sua infanzia. Per un secondo rivisse tutti i momenti passati
lì con il fratello.
Le mancava così tanto. Se non lo avesse visto, sarebbe morta
dal dolore. Non ne poteva più.
Doveva parlargli, doveva sapere. Doveva capire cosa avrebbe fatto da
quel momento in poi.
Era tesa e impaurita. Se non l'avesse riconosciuta sotto quegli abiti?
Che avrebbe fatto? Come avrebbe potuto spiegare quell'assurdo piano al
fratello.
Ormai erano vicino e dette l'ordine di attraccare fuori dal porto, poi
si girò verso Debora e Whilliam e disse:
-Voi due verrete con me. Che vi piaccia o no-
I due annuirono in silenzio.
Erano saliti sulla scialuppa ed ormai erano arrivati.
Vide in lontananza la nave del padre ormai defunto:
-Non è possibile... - si disse il biondo. Corse il
più veloce possibile al porto e arrivato vide tre persone;
due erano già a terra.
Una stava guardando nella sua direzione, mentre l'altra aiutava una
ragazza a scendere dalla scialuppa.
Si diresse verso di loro e si fermo a qualche metro da Lei.
-Alice ... Sei viva- riuscì a dire con un filo di voce il
biondo.
Le corse in contro e si abbracciarono.
-Andrew! Andrew! Sei vivo Andrew!- urlò la sorella mentre
piangeva.
L'abbracciò più forte che potè. Non
l'avrebbe persa un'altra volta.
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Capitolo 11 *** Che cos'è l'amore? ***
Facciamo il punto della situazione?
Avevano parlato a lungo. Gli aveva raccontato tutto: dove era finita
quando i pirati avevano incendiato la loro città, come aveva
fatto a sopravvivere e soprattutto come era entrata in possesso della
nave del padre e come aveva fatto a diventare capitano di una nave di
pirati, essendo una donna.
-Beh... diciamo che è stata fortuna mischiata a un po' di
determinazione- gli aveva detto.
Non era cambiata, per niente. Era sempre la dolce Alice che riempiva le
sue giornate di giochi e litigate.
Anche se adesso lui era un uomo e aveva moglie e due figli, e lei era
una giovane donna, sentiva sempre che sarebbe rimasta la sua piccola
sorellina.
L'aveva creduta morta e per questo si odiava.
-Sai- iniziò -Devo ammettere che non ti sta male il castano
come colore dei capelli!- ironizzò
-Ah-ah. Ma ti credi simpatico, Andrew?- scherzò lei.
Poi scoppiarono a ridere e la ragazza, finalmente, potè
togliersi quella scomodissima parrucca e lasciare che i suoi lunghi
capelli biondi le sfiorassero la schiena.
-Finalmente. Non ce la facevo più! Non sai quanto sia
scomodo portare una parrucca così piccola con
così tanti capelli!- si sfogò la bionda.
Il fratello la guardava con occhi dolci. Quegli occhi, avevano
aspettato tanto per rivedere il bel colore dei suoi, il lucente biondo
dei suoi capelli e il rosso rosa delle sue labbra. La amava. La amava
veramente tanto.
Non riusciva a non muovere la gamba. Era troppo nervoso. Chi era quel
tizio? Come aveva osato lasciare fuori lui e Debora per rimanere da
solo con Dimitri?
O meglio con Alice. Perchè era quello il suo vero nome. Il
Capitano Dimitri era in realtà una ragazza poco
più piccola di lui. E di questo ne era felice.
-Ehi vuoi stare calmo? Non te la ruba mica...- disse scocciata Debora.
-Non mi ruba che cosa? E chi poi?- chiese Whilliam, "tornando" dai suoi
pensieri.
-Alice. Stai tranquillo, lui non te la ruberà. Scoprirai tra
poco perchè- fece lei girandosi verso la porta della casa,
sperando di vederla aprire.
-Come fai a dirlo? E' biondo, bello e la conosce. E' il tipo di uomo
che voi ragazze definite "figo", no?- ribattè Whill.
-Tu fidati per una volta- concluse la mora.
Poi finalmente la porta si aprì.
Era andata a cambiarsi. Non ne poteva più di quei pantoloni
di almeno tre taglie più grandi che portava per non far
notare i suoi fianchi. Non ne poteva più nemmeno della
casacca, anche quella molto più grande per non far notare la
forma del suo seno.
Si tolse anche gli stivaloni che portava. Ormai aveva deciso che per
quella notte sarebbero rimasti lì e che poteve essere se
stessa. Per sua fortuna aveva già avvertito il nostromo e
così potevano rimanere senza far preoccupare nessuno.
Si spogliò e poi si immerse nella vasca che si trovava nel
bagno di camera del fratello. Anche se Andrew non abitava
più in quella casa, la teneva sempre pulita e pronta "per il
suo ritorno" come gli aveva detto qualche ora prima.
Era rilassata. Il tepore dell'acqua le faceva una specie di massaggio
naturale, che a lei piaceva molto. La schiuma le faceva il solletico e
per un attimo la riportò indietro nel tempo, quando era
piccola e faceva il bagno con il fratello che le buttava la schiuma nel
naso per dispetto. E lei per vendicarsi lo zuppava tutto.
Un sorriso malinconico apparve sul suo roseo viso.
Era lì dentro ormai da un bel po' di tempo. Decise di
uscire.
Si guardò allo specchio. Il suo viso era cambiato: era quasi
una donna. I lineamenti erano da adulta, ma le sue guance rotonde,
facevano capire che era ancora una ragazzina e che presto sarebbe
cresciuta.
Le sue labbra si erano tinte di un rosso acceso. Sorrise.
Poi si girò con la schiena verso lo specchio.
Si guardò partendo dalle caviglie. Salì con lo
sguardo: le sue gambe erano lunghe e toniche e i glutei sodi. Il
fondoschiena era perfetto, ma proprio quando stava per essere contenta
del suo aspetto fisico la vide. La Cicatrice era ancora lì.
Non si era rimarginata. Per niente. Non sgorgava sangue, ma non si
sarebbe sorpresa se avesse iniziato a farlo.
Si girò con angoscia. Prese gli abiti e si andò a
vestire in camera da letto.
Li aveva fatti entrare. "Finalmente" pensò la ragazza.
-Scusate se vi ho tenuto fuori, ma avevo bisogno di parlare in privato
con mia sorella. Sapete è sei anni che non la vedo e dovevo
raccontarle molte cose. E anche lei doveva dirle a me. Tra poco
arriverà mia moglie e - Andrew fu interroto da Whilliam:
-Tua sorella? Dimitri, cioè .. Alice, è tua
sorella? E tu hai una moglie?- chiese incredulo.
-Beh si, che c'è di tanto strano?- fece il biondo.
-No.. niente- disse Whilliam. Un sorriso ebete apparve sulla faccia del
moro. Debora non potè non notarlo e una nota di dolore le
prese il cuore.
-Andrew senti ... Tu sai "tutto" riguardo tua sorella e la nave di tuo
padre?- chiese Debora cambiando discorso.
-Beh, dipende quello che sai tu. Devo ammettere che hai un colore di
occhi e di capelli molto interessante, come il ragazzo che è
con te del resto. Siete fratelli?- fece Andrew.
La ragazza si bloccò di colpo e sgranò gli occhi.
Un silenzio imbarazzante calò sui tre. Il sorriso di
Whilliam sparì e al suo posto apparì
un'espressione di paura mischiata alla curiosità.
-Ehi, ehi, ehi. Avremo tempo di parlare degli "affari di famiglia"
più tardi. Visto che è sera che ne di te di
iniziare a preparare da cena?-
Grazie al cielo era arrivata Alice. L'aveva salvata ancora una volta.
Non sapeva davvero come sdebitarsi con quella ragazza.
Debora la guardò con uno sguardo di ringraziamento e Alice
si limitò a guardarla e a sorriderle. Il suo sguardo era
cambiato.
Era rimasto a bocca aperta. Lui era lì, o meglio Lei era
lì.
I suoi capelli erano biondi, e non corti e castani. Erano lunghi
capelli biondi che le sfioravano la schiena.
La guardò e finì col fermarsi sulle sue labbra:
erano di un rosso fuoco impnotizzante. Poi la guardò negli
occhi e notò che anche lei lo stava guardando.
Si fissarono per qualche secondo, poi lei distolse lo sguardo con
un'espressione malinconica sul volto, che fu subito coperta con uno
smagliante sorriso.
Mentre si dirigeva in direzione del fratello le guardò il
fisico: era magra, ma muscolosa. Le gambe erano magre e slanciate e i
fianchi leggermente larghi, ma rotondi. Passò al seno. Si
disse che aveva di sicuro una terza ben piazzata.
Sentì di diventare rosso in viso e come se non bastasse, gli
abiti che la ragazza portava lo fecerò "emozionare" ancora
di più:
Portava una maglia lunga di seta azzurra, scollata, che le ricadeva sui
fianchi, dove i bordi venivano interrotti da due triangoli. In vita
portava una cinturina di pelle nera e sotto un paio di pantaloni tre
quarti aderenti di un bianco candido. Ai piedi aveva un paio di sandali
di cuoio.
Strizzò gli occhi e cercò di non pensarci,
altrimenti si sarebbe "trovato nei guai".
-Whilliam- lo chiamò Alice
-S-si!?- rispose balbettando lui.
-Ci aiuti anche tu a preparare la cena non è vero?- chiese .
-Certo ... - disse con estrema difficoltà il moro.
Si misero all'opera.
Avevano finito di cenare. Andrew sarebbe dovuto tornare a casa da sua
moglie e dai suoi figli. Ringraziò il cielo che gli diede
l'idea di avvertirli che non ci sarebbe stato a cena quella sera.
Ripulirono tutto e dopo essersi seduti tutti e quattro al tavolino
disse:
-Allora, so perchè siete venuti qui e posso darvi una mano.
L'unico problema è che il materiale che ci serve
è a casa mia e purtroppo ci vuole più di un'ora
ad andare e a tornare. E sono anche tanti i materiali. Ora il mio
suggerimento è questo: la mora viene con me e voi due
rimanete qui per la notte. Ci rivedremo domani mattina, così
io e lei potremmo portare il materiale occorrente.-
-Ehi no! Aspetta un attimo! Perchè devo venire io con te?
Non possono venire Alice o Whilliam!?- protestò Debora.
-Sai usare la spada?- chiese il biondo
-No ...- risposa Deb.
-Sai usare un coltello?-
-No .. -
-Sai usare un QUALSIASI tipo di arma per difenderti?-
-Beh no ... ma non capisco dove tu voglia arrivare- chiese la ragazza.
-Se questo posto venisse attaccato dai briganti questa notte, Alice
dovrebbe proteggere sia lei che te dall'attaco, ci sei fin qui?- chiese
Andrew
-Si, ma- -Whilliam tu sai usare la spada?- la interruppe per
rivolgersi al ragazzo.
-Beh si ... Me la cavo- disse modesto il moro
-Se la cava più che bene- intervenne Alice.
-Quindi, se questo posto venisse attaccato ognuno dei due potrebbe
pensare a se stesso e al limite ad aiutare l'altro, senza essere una
palla al piede, capisci?- finì di spiegare il biondo.
Dopo altre proteste di Debora, Alice riuscì a convincerla e
la ragazza insieme al fratello s'incamminò verso la casa di
lui. Si sarebbero rivisti la mattina seguente.
-Buonanotte- fece il biondo e schioccò un dolce bacio sulla
fronte della ragazza.
-Buonanotte- rispose Alice, con un sorriso di rimando.
I due uscirono e sparirono nel buio della sera.
All'inizio stettero in silenzio per un bel po'. Nessuno dei due aveva
il coraggio di parlare. Poi Alice prese l'iniziativa e disse:
-Questa casa ha una sola camera, quindi tu puoi pure dormire sul
divano, mozzo-
-Oh ma come sei gentile. Sai ti converrebbe stare zitta, se parli
rovini la tua bella immagine- disse maligno Whill.
La ragazza lo guardò con occhi feriti. Lui se ne rese conto
e abbassò lo sguardo.
-Forse era meglio se fossi andata con mio fratello, almeno tu saresti
potuto stare con Debora- finì lei.
-Io non sare voluto stare con Debora.... - ammise il moro.
-Ah no? E come mai eravate avvinghiati come due piovre sul ponte, eh!?
Me lo spieghi?!- la ragazza alzò il tono di voce.
-Come mai ti turba tanto il fatto che io mi sia baciato con Debora?-
provocò Whill.
-Non mi turba-
-No? E come mai allora ti scaldi tanto?-
La ragazza divenne rossa in viso, distolse lo sguardo e non
proferì parola.
Whilliam si trovava dall'altra parte del tavolo rispetto a lei. Lui era
in piedi e lei era appoggiata al mobile del cucinotto presente in
quella stanza.
Le si avvicinò. Lei provò ad allontanarsi da
quella posizione, ma Whilliam aveva poggiato le braccia al mobiletto,
immobilizzandola a lui.
-Whilliam ... staccati immediatamente da me- provò a essere
minacciosa Alice, ma l'imbarazzo glielo rese impossibile.
-Perchè? Non ti piaccio? Devo forse ricordarti il bacio che
ci siamo dati quando ti sei risvegliata? O userai come scusa che era
"Dimitri"?- disse con voce seducente il moro.
Il cuore le batteva forte e strizzò gli occhi e poi disse
disperata:
-Si esattamente! Era proprio Dimitri!-
Stava delirando.
-Forse devo ricordarti che tu e Dimitri siete la stessa persona?-
Lei lo guardò con stupore come se le avesse rivelato la sua
vera identità. Non capiva più nulla. Era
ipnotizzata dagli occhi del moro.
Da quanto lo conosceva? Due, forse tre mesi? Eppure già dal
primo incontro aveva sentito le farfalle allo stomaco per lui.
Le si avvicinò all'orecchio e le sussurrò :
-Io voglio di più da te che un semplice bacio, Alice ... E
credo che ormai te ne sei accorta anche tu-
Poi iniziò a baciarle il collo. Erano baci dolci, anche se
lei sapeva dove lui voleva arrivare.
Era una sensazione bellissima, le toglieva il fiato ogni volta che le
sue labbra sfioravano la sua pelle. Chiuse gli occhi e si
gustò quel momento.
A ogni bacio si ripeteva: "Adesso lo spingo via e gli tiro un pugno" ma
ogni volta continuava a stare ferma.
Poi lui le mise una mano dietro la schiena e con uno strattone la
portò a se.
I loro petti erano a contatto, così come il resto dei loro
busti.
Lui si staccò dal collo e la guardò negli occhi.
Sorrise. Poi iniziò a baciarle il petto.
Le si inclinò la testa all'indietro, così,
involontariamente e iniziò ad ansimare.
Whilliam iniziò a slacciarle il cinturino dalla vita e lo
fece cadere a terra. Lei sospirò più
rumorosamente.
Lui aprì gli occhi per poi richiuderli subito. Prese il
bordo inferiore della maglia lunga della ragazza e iniziò a
tirare verso l'alto.
Lei alzò le braccia e si fece levare la maglia e la
lanciò a terra.
Whilliam la guardò per un istante: era sua. Era tutta sua in
quel momento. E non l'avrebbe sprecato.
La tirò a se e poi la fece sdraiare sul tavolino. Si
arrampicò sopra di lei.
Alice lo guardò: aveva un'espressione seducente. Non lo
aveva mai visto così, prima d'ora.
Era strano, ma allo stesso tempo affascinante.
Portò la sua testa a se e lo baciò. Mentre lo
baciava iniziò a sbottonargli la camicia.
Si staccò e guardò il corpo del ragazzo: era
asciutto e muscoloso. Le piaceva veramente tanto.
Non potè non notare la cicatrice sul petto di Whilliam.
Si fermò per un secondo. La toccò. Lui le strinse
la mano e disse:
-Non so come me la sono fatta ... Ma ogni tanto mi da delle fitte
tremende -
-E adesso ... ti fa male?- chiese lei.
-Adesso l'unica cosa che potrebbe farmi male è una sola,
perchè ha bisogno di una certa cosa, ma ha paura a
chiederla- ribattè malizioso Whill.
-Scemo- rispose imbarazzatissima Alice.
-Ahahaha- rise lui.
Lei fece un sorriso felice.
Si guardarono neglio occhi, poi lui la baciò di nuovo.
-Ti amo. Dal primo giorno che ti ho vista. Anche se lì eri
un uomo- le confessò Whilliam.
-Ti amo anche io. Dal primo giorno che ti ho visto. Anche se
lì eri un orfano piagnuccoloso- provocò la
ragazza.
Si tolsero gli ultimi indumenti che avevano addosso.
E poi successe.
Lo fecero. E capirono tutti e due che lo volevano da troppo tempo per
aspettare ancora.
Tutta la notte.
La notte era loro e non l'avrebbe fatta scappare tanto in fretta.
Godettero ogni singolo attimo di quell'esperienza, che li avrebbe uniti
per sempre.
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Capitolo 12 *** Angoscia ***
Angoscia
Era rimasta sveglia quella notte. Aveva pensato che Alice e Whilliam
avrebbero fatto sicuramente qualcosa, se non l'amore.
Lei sapeva che i due si amavano e non aveva ancora capito come aveva
fatto ad essere così meschina e baciare Whilliam, quando
sapeva benissimo che Alice li avrebbe visti.
Alice aveva fatto tanto per lei e la ripagava così, baciando
il ragazzo di cui il suo Capitano era innamorata dal primo giorno.
Lei le aveva confidato tutto: la cotta, il bacio sottocoperta e sul
ponte, il fremito che ogni volta provava quando vedeva Whill e il
dolore di trattenersi per non destare sospetto tra la ciurma.
Finalmente si levò l'alba e Debora si gustò il
sorgere del Sole. Tra qualche ora sapeva che la moglie di Andrew se ne
sarebbe andata e i due sarebbero tornati da Alice e Whilliam con il
materiale da tradurre, o meglio, quel che rimaneva.
Si sedette sul letto e si stiracchiò la schiena.
Appoggiò le braccia sopra la testa e rimase così
per qualche secondo, pensando alla sua vita.
Cosa aveva fatto da quel lontano giorno a Zephyro? Come aveva fatto a
salvarsi? E poi, era davvero l'unica superstite?
All'ultima domanda sapeva già la risposta, ma non voleva
ammetere di conoscerla.
Si risdraiò e si svegliò solo quando
sentì chiudere la porta dell'abitazione. Erano
già le nove passate.
Bussò alla porta sperando che la ragazza fosse
già sveglia e così fu.
Entrò e la trovò seduta sul letto.
-Sei sveglia da poco?- domandò il biondo.
-In realtà mi sono svegliata all'alba però mi
sono riaddormentata miseramente.- rispose lei.
-Ascolta... In tutti questi anni ho viaggiato molto e mi sono informato
su molte cose ... mi dispiace chiedertelo così,
però ... non voglio girarci troppo intorno, ecco ...-
cominciò Andrew.
-Lo stai già facendo- rispose velenosa Deb.
-Appunto ... Tu sei di Zephyro vero? E il moro è un tuo
coetaneo, giusto?- chiese schietto il biondo.
Debora lo fissò a lungo.
Si sentì mancare il respiro: perchè le aveva
fatto quella domanda con così poco tatto? Credette che la
ragazza gli avrebbe tirato uno schiaffo e se ne andasse offesa.
Invece si alzò e andò verso di lui. Lo
guardò con quegli occhi gialli.
A lui quegli occhi facevano paura.
La ragazza prese i bordi della sua maglietta e iniziò a
tirarla su.
-Ehi ! Ehi! Ehi! Che fai abbassala subito! Sono un uomo sposato io!-
urlò il biondo in preda a un imbarazzo assurdo.
Lei sgranò gli occhi e gli tirò un ceffone ben
assestato nella guancia sinistra e divenne rossa in viso:
-Brutto scemo che non sei altro! Chi si voleva spogliare! Volevo solo
farti vedere la cicatrice!-
-La cicatrice?- fece lui, mentre si massaggiava la guancia.
Debora alzò la maglia tanto quanto bastava scorgere quello
squarcio sul suo fianco sinistro.
Il biondo rimase come pietrificato. Sapeva bene cosa fosse quella
cicatrice.
Lei lo capì dai suoi occhi e gli disse:
-Scommeto che ne hai una anche tu uguale da qualche parte-
Lui deglutì e dopo essere diventato uno straccio si sedette
sul letto.
Si prese il viso tra le mani e rimase in silenzio.
La ragazza stette in silenzio per qualche secondo, poi disse:
-Ne hanno una anche Alice e Whilliam. Nessuno dei due sa che ce l'ho
anch'io- fece una pausa poi chiese con timore:
-Cos'hai scoperto in quei libri, Andrew?-
Si risvegliò nel letto. Non sapeva come ci fosse arrivata
visto che prima di prendere sonno si ricordava di essere in cucina.
Aveva fatto forse il più bel sogno della sua vita, dopo
quello in cui aveva sognato la sua casa e la sua famiglia: quella notte
aveva sognato di aver fatto l'amore con Whilliam.
Malinconica, rimase sdraiadata qualche minuto sul letto per ricordarsi
i particolari incredibili di quel sogno: era riuscita a sentire le
labbra di Whilliam che le baciavano il corpo "Era tutto così
reale..." pensò.
Si alzò e cercò i suoi vestiti. Non li trovava.
Dove li aveva messi?
Decise di prendere una vestaglia dentro l'armadio del fratello anche se
le era un po' corta, vista che doveva appartenere a lui quando era in
giovane età.
Uscì dalla porta e sperò con tutta se stessa che
Whilliam stesse dormendo, così da non vederla in quello
stato.
Sgattaiolò in cucina e iniziò a cercare la maglia
e i pantaloni, invano.
Dava sempre un'occhiata al salotto in modo da tenere d'occhio il moro,
nel caso si svegliasse. Proprio quando guardò in quella
direzione vide la sua maglia e il resto del suo abbigliamento piegati
sulla sedia vicino al camino. C'era un unico e grande ostacolo tra lei
e i suoi vestiti: Whilliam.
"Sono il Capitano di una nava di pirati e non riesco a vincere la paura
di attraversare un salotto per vestirmi?" pensò cercando di
spronarsi.
Si diresse verso il salotto e si fermò sull'entrata.
Fece un passo. Poi un altro. Poi un altro ancora. Si ritrovò
davanti a Whilliam che dormiva beato: mancavano pochi metri e avrebbe
compiuto la sua missione.
Riuscì ad arrivare ai suoi vestiti. Ora doveva cambiarsi.
Pregò tutti i santi che conosceva e anche quelli in cui non
credeva perchè facessero si che Whilliam non si svegliasse
nel preciso istante in cui si sarebbe tolta la vestagli per mettersi la
biancheria e tutto il resto.
Si tolse la vestaglia e rapida alzò la maglia e i pantaloni,
ma non c'era l'ombra nè delle sua mutande, nè del
suo reggiseno.
-Le mutande sono qui e il reggiseno è in cucina sotto il
tavolo, se non sbaglio- le disse con voce stanca il moro che ancora con
gli occhi chiusi, teneva in mane le sue mutande.
Lei divenne viola. Sia dalla vergogna che dalla rabbia. Ormai non le
importava più tanto di essere nuda davanti al ragazzo che
amava: gli avrebbe spaccato la faccia.
Sentì strapparsi le mutande di mano e gli venne naturale
accennare un sorriso. Non fece in tempo ad aprire gli occhi che un
pugno lo stava già raggiungendo.
In qualche modo riuscì a schivarlo si alzò in
piedi e spinse la ragazza sul divano che perse l'equilibrio e ci si
sdraiò.
In un attimo le fu addosso e le bloccò le braccia. Poi con
tono feroce le urlò:
-Si può sapere che cavolo ti prende!? Non ne posso
più dei tuoi cambi di umore! Ti decidi una buona volta?!
Ieri sera fai l'amore con me e adesso vuoi massacrarmi di botte!? Che
ti dice il cervello!?-
Lei lo guardò come se avesse detto di essere in
realtà una donna.
-C-cosa a-abbiamo fatto noi ... ?- chiese lei incredula.
Lui la guardò per capire se stava scherzando o faceva sul
serio.
-Io e te ... ieri sera ... l'abbiamo fatto?- chiese di nuova la ragazza.
Si accorse che lo stava guardando come se avesse visto un fantasma.
Lui lasciò la presa e le accarezzò il viso. Gli
occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
-Alice si può sapere che ti prende?- gli disse preoccupato
il moro.
Lei si alzò e si mise le mutande, poi andò in
cucina a prendere il reggiseno e si infilò anche quello.
Quando lei fu di schiena la vide: la stessa identica cicatrice che lui
aveva sul torace, lei l'aveva sulla schiena.
Sgranò gli occhi. Quando Alice si girò e il loro
sguardò si incrociò, capì.
Gli passò davanti come se fosse un soprammobile, si mise
maglia e pantaloni e si diresse in cucina.
Lui la seguì e la immobilizzò al muro.
-Cosa significa?- balbettò con un filo di voce.
Lei non riuscì a trattenere le lacrime. La prese per le
spalle e la strattonò.
-Ti ho chiesto che cosa significa!- sbraitò lui.
Lei scoppiò in un pianto che più che disperato,
sembrava di terrore e lui tornò in se e la lasciò
subito.
Alice si sedette a terra in preda a un pianto frenetico e Whilliam si
appoggiò al muro e ci scivolò fino ad arrivare al
pavimento.
Stettero così per un'ora buona, fino a che Alice non ebbe
finito di piangere.
Non sapeva perchè l'aveva fatto, ma sentiva che avrebbe
potuto fidarsi di Andrew. Gli raccontò tutto quello che
sapeva sia su Zephyro che su Whilliam, su sua sorella e su quelle
cicatrici che accomunavano i quattro.
Andrew stette in silenzio tutto il tempo e lei non capiva se non
l'ascoltasse o se quel fiume di informazioni lo frastornava sempre di
più.
-Quindi ... Tu sei di Zephyro. Ed eri la figlia del Re e della Regina.
E la Regina si chiamava hai detto?- fece il biondo alla fine del
racconto.
-Nhadine. Era la sola a chiamarsi così in tutta Zephyro, per
questo era tanto rinomata- spiegò Debora.
-Ok ... Comunque adesso è meglio prendere i libri e andare
alla casa al porto, Whilliam e Alice ci staranno aspettando non credi?-
smorzò il discorso il biondo.
La mora annuì e dopo aver preso quattro borse piene di libri
e averle caricate su un carretto, si diressero verso la foresta che
avevano percorso la sera prima.
Arrivarono all'ora di pranzo. Speravano che Alice e Whilliam avessero
cucinato, ma lo scenario che gli si parò davanti quando
aprirono la porta dell'abituazione non era uno dei migliori: La
casa"silenziosa" e Alice seduta sul pavimento della cucina con la testa
fra le mani.
Andrew le si precipitò addosso e preoccupato le disse:
-Alice che è successo!? Dov'è Whilliam?!
Sorellina rispondimi ti prego!-
Cercò di strattonarla per farla tornare in se ma quando le
tirò su il viso la paura gli mangiò il cuore:
Alice stava piangendo sangue.
Il biondo rimase immobile e non sapeva cosa fare.
La sorella lo guardava con uno sguardo vuoto come se non fosse in lei.
Debora si avvicinò ai due e quando vide la scena rimase come
pietrificata: capì cosa era successo quel giorno nella
foresta.
-Andrew allontanati da lei- disse con tono deciso Deb. Non ebbe
risposta. -Andrew, avanti-
Lo prese per il colletto della maglia e lo spinse contro il muro e dopo
avergli tirato qualche schiaffo, il biondo sembrò aver
ripreso conoscenza.
-Ma che ... - disse intontito. -Non devi guardarla negli occhi hai
capito?- gli ordinò Debora. Lui annuì sicuro e
chiese come potrebbe esserle stato utile.
-Non ti piacerà, ma è l'unico modo che abbiamo
per salvare Alice- concluse.
Era scappato nello foresta e non sapeva nemmeno lui il
perchè. Qualcosa lo aveva portato lì e lui aveva
seguito l'istinto.
Adesso stava percorrendo un percorso pieno di massi e ruscelli, ma non
sapeva dove sarebbe finito se avesse continuato così.
Non sapeva che era stata la Vergine ad archittettare tutto quel piano:
mentre la mora e il biondo dovevano sbrigarsela con Alice, lei avrebbe
avuto tutto il tempo di vedere e parlare con Whilliam di tutto quello
che gli era stato nascosto, dalla sua amata, da quella che lui reputava
un'amica e dalla nuova pedina che era entrata nel gioco che Lei aveva
architettato molto tempo prima. Si sarebbe vendicata, lo aveva
promesso.
Lo aveva promesso al suo carceriere. Lo aveva promesso a quella donna
tanto innamorata di un uomo che non sarebbe mai potuto essere suo.
E lo avrebbe fatto.
Perchè grazie ad Alice, che quel giorno nel bosco aveva
sfidato la morte e l'aveva scampata, e grazie a Whilliam, che l'aveva
fatta innamorare per la prima volta e l'aveva stregata, la trama del
perfido gioco che aveva ideato per i discententi dei due colpevoli
della sua sofferenza, era quasi completo.
Mancava poco.
Mancava molto poco.
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Capitolo 13 *** La Vergine Bianca ***
La Vergine e Alice.
Ormai era nel cuore della foresta. Era tornato in se e non capiva
neanche come ci fosse arrivato lì.
Si guardò indietro in cerca di qualche punto di riferimento,
ma niente. Era come se fosse nato lì, in quel momento. e non
sapesse nulla della sua vita passata.
Era successo qualcosa, questo l'aveva capito. Qualcuno lo aveva
sicuramente stordito e portato lì e gli aveva cancellato i
ricordi.
Sapeva solo di chiamarsi Whilliam e di essere il figlio di un uomo
delle piccole città di porto che spesso vengono attaccate
dai pirati.
Si ricordò di quel giorno: era stato preso a schiaffi dalla
madre perchè le aveva dato indirettamente della puttana. Si
ricordò del dolce sorriso di Diana quando era andata a
consolarlo nel suo "praticello personale". Si ricordò anche
di quando erano arrivati al negozio e pochi secondi dopo
inziò l'attacco dei pirati.
Da quel ricordo, tutti gli altri erano un mistero: cosa gli era
successo dopo? Come faceva a trovarsi in quella foresta? Chi ce lo
aveva portato?
Non lo sapeva. O almeno non se lo ricordava.
Decise di muoversi, anche perchè il buio non avrebbe dartato
a scendere solo per lui. Camminò un'ora buona e alla fine si
trovò sul bordo di un precipizio.
Non si stupì. C'era qualcosa di famigliare in quel
precipizio. Gli ricordava qualcosa, ma non riusciva a capire cosa.
Tornò indietro controvoglia, perchè avrebbe
voluto buttarsi in quel vuoto.
Come aveva previsto, la sera arrivò presto e dovette
arrangiarsi per "fabbricare" una torcia.
Sentiva dei rumori. Fruscii e passi pesanti. Erano in quindici, forse
venti. E non erano esseri umani.
Iniziò a correre, senza meta visto che non sapeva dove si
trovava.
Quegli esseri che lo stavano seguendo e si accorse ben presto che lo
stavano facendo scappare in posto ben preciso.
Fu in un attimo: si ritrovò nel precipizio di prima e questa
volta ci cadde dentro. "Che stupido idiota" si disse il moro.
La torcia si spense e cadde nella nebbia.
Lei era lì davanti. La cicatrice le pulsava come se ne
stesse per uscire un Fanthom. E lo credette davvero.
Lei sorrideva, maligna come al solito. La salutò con un
fiacco gesto della mano.
-Vedo che le spine continuano a inficcartisi per bene nella carne,
maledetta sgualdrina- ringhiò Alice piegata in due dal
dolore della cicatrice.
Sudava. Sudava dal dolore e dalla paura. Per quanto facesse la spavalda
se la stava facendo a dosso. Quella era uno spirito di una nave e lei
era un semplice umana. E per di più, era la figlia del
rapitore di quello spirito. Sapeva che l'avrebbe uccisa, non ci sarebbe
stato nessun combattimento.
-Già. Per questo mi sono fatta viva, se aspetto troppo
rischio di non riuscire a completare la mia vendetta- disse sorridendo
Lei.
-La contromaledizione di Nhadine funziona quindi...- disse Alice con il
fiato spezzato.
-A quanto pare ... - fece Lei.
Le si avvicinò. Le prese il viso nelle mani e le diede un
bacio.
Alice rimase senza fiato: la cicatrice iniziò a bruciargli
in una maniera tremenda e capì che la Vergine l'avrebbe
uccisa così.
Trattenne tutti gli urli che avrebbe voluto tirare, solo per non dare
soddisfazione a quel maledetto spirito che tempo addietro le aveva
portato via il padre e c'era quasi riuscita anche con il fratello.
Ormai era sdraiata a terra e non aveva le forze per alzarsi.
Guardò con occhi pieni di rancore la Vergine.
Intanto si era accorta che era circondata da Fanthom e che Lei stava
alzando un braccio.
Fu sul punto di dare l'ordine per ucciderla, quando i rovi che aveva
conficcati in vita la spezzarono in due. La parte alta del busto cadde
a terra e il corpo si accasciò poco dopo.
La cictrice smise di bruciarle e i Fanthom corsero via impauriti. Si
girò e la vide.
Era una donna ormai adulta. Qualche ruga iniziava a farsi vedere sul
suo viso candido e delicato come un petalo di rosa.
Le si avvicinò e le tocca la cicatrice che si
rimarginò in pochi secondi.
Finalmente i dolori l'avevano abbandonata e adesso era sdraiata a terra
priva di forza.
La donna l'aiutò a mettersi seduta e pochi secondi dopo
Alice le chiese:
-Tu sei Nhadine non è vero? Sei la madre di Debora, dico
bene?-
La donna le sorrise e annuì. Alice le fece un sorriso
malinconico e poi abbassando lo sguardo aggiunse:
-Sei anche l'amante di mio padre quindi ...- una terribile sensazione
bloccò le parole in bocca ad Alice.
La donna la guardò e come se le avesse letto nel pensiero le
rispose:
-Si. Ma stai tranquilla che tu non sei la sorella nè di
Debora e nè di Whilliam- fece una pausa e Alice
tirò un sospiro di sollievo -Io e tuo padre si ci amavamo,
ma non ci siamo mai azzardati a tradire davvero i nostri compagni. Lui
amava tua madre e io amavo mio marito. Il nostro era un amore voluto
dal Destino e non dai nostri cuori. Ci siamo innamorati
perchè era stato deciso così nel Giorno della
Nascita. Proprio perchè il nostro amore era stato deciso,
nacque così anche la Vergine Bianca: lei ci avrebbe punito
perchè non ascoltavamo il nostro cuore e disonoravamo
l'amore. Per questo tuo padre voleva sigillarla: non ci avrebbe uccisi.
O almeno non avrebbe ucciso me. Lui voleva proteggermi,
perchè diceva che io avevo un Regno e una razza unica al
mondo da salvare. Lui era un pirata e un fallito come padre... Quel
giorno- una lacrima rigò il viso della donna. La ragazza si
fece più attenta. Dopo pochi giorni di silenzio Nhadine
continuò:
-Quel giorno ci incontrammo nella Foresta Grande di Zephyro.
Lì ormai non ci andava più nessuno e l'inverno
era alle porte. Tuo padre mi disse che dovevo abbandonare Debora e
Whilliam se avessi voluto salvarli, perchè la Vergine
avrebbe fatto piazza pulita di tutte le creature viventi sull'isola.
Dimitri prese Debora e Whilliam e lo fece passare per un rapimento, in
modo che alcuni dei miei soldati lo inseguissero. In quel preciso
istante la Vergine li uccise e lui riuscì a scappare con i
miei figli.- fece un sorriso malinconico e poi concluse -Da quel
giorno, non ho mai più rivisto nè Dimitri,
nè Debora, nè Whilliam. Io sono morta nel Giorno
della Vendetta. Prima di morire, venni a sapere che la Vergine era
riuscita a trovare Dimitri ad ucciderlo e a marchiare sia Debora che
Whilliam con la sua terribile cicatrice. Io, per cercare un modo di
salvare i miei figli, sacrificai la mia vita e lancia una
contromaledizione che consisteva nel trovare l'amore vero:
"La Vergine sarebbe stata avvolta dai rovi e piano, piano uccisa da
essi, se non avesse trovato i due VERI discendenti del pirata e della
Regina e li avesse uccisi". Ma questo mi sembrò troppo
facile: avrebbe ucciso i miei figli e te e Andrew in poco tempo. E
quindi aggiunsi un secondo pezzo: "Tra i quattro discendenti, due di
loro sono legati da un amore scelto dal Destino. Solo se la Vergine
riuscirà ad uccideri i due legati da questo falso amore
potrà liberarsi dai rovi e tornare per vendicarsi dei
peccatori"-
-Quindi ... "L'amore scelto dal destino" potrebbe aver colpito chiunque
di noi quattro?- chiese preoccupata la bionda.
-Si mia cara ... Mi dispiace, ma era l'unico modo per riuscire a darvi
del tempo per crescere e trovare un modo per sconfiggere lo spirito- si
scusò la Regina.
-Perchè la Vergine ce l'ha tanto con noi?! Insomma eravate
tu e mio padre i colpevoli, non noi! Perchè!?- chiese
disperate Alice. Nella sua testa un bruttissimo pensiero prendeva
forma, e ogni secondo che passava lo faceva sembrare sempre
più "vero"
-Perchè noi vi amavamo. E per farci condurre una vita priva
di senso per aver perso la cosa a cui più tenevamo al mondo
era pronta ad uccidere un'intera popolazione e a far sparire un'intera
città. Lei ci odiava perchè in realtà
ci ammirava- fece la donna.
-Vi ammirava?-
-Si. Non capiva come due semplici essere umani potessero amarsi, pur
non amandosi davvero. Lei era convinta che questa cosa potessero farla
solo gli Spiriti, ma si sbagliava di grosso-
Ad un certo punto ci fu una scossa di terremoto. Inizò a
crollare tutto e il rumore fu assordante.
-Alice devi salvare Whilliam! La Vergine vuol uccidere lui per primo,
perchè è convinto che tu e lui siate legati dal
Destino! Salvalo ti prego! Salva tutti! Sei l'unica in grado di farlo!-
urlò Nhadine.
"Chi è Whilliam? " si domandò Alice.
Poi cadde tutto e il buio intorno alla ragazza fu totale.
Era caduto proprio dove Lei aveva previsto, così
evitò che si sfracellasse a terra e morisse senza averla
fatta divertire almeno un po'.
Si era svegliato dopo qualche minuto e sembrava illeso persino dal
contraccolpo che aveva preso. Si alzò e gli si mise davanti.
Lui stava guardando intorno e quando si accorse dell'abito bianco
alzò lo sguardo. Occhi gialli. Capelli neri. Cicatrice sul
petto. Era il figlio di Nhadine.
Un sorriso maligno apparve sulla bocca della donna che con il tono
più dolce che sapeva fare disse:
-Tu sei Whilliam non è così? E' un piacere
incontrarti, caro-
-Tu chi sei?- disse sbrigativo lui
-Oh, ma che maleducata! Non mi sono neanche presentata. Io sono La
Vergine Bianca, piacere mio, tesoro- disse velenosa.
Vide che il ragazzo la guardava con aria sospetta ma allo stesso tempo,
come se non gliene fregasse un accidente di lei. Questo la irritava.
-Senti- iniziò lui ignorando completamente le parole appena
pronunciate da lei come se fosse un'estranea qualunque - Dove ci
troviamo?-
Lo guardò con occhi d'ira e lui fece una faccia enigmatica.
-Io ti ho appena detto di essere la Vergine Bianca e l'unica cosa che
sia dire è "Dove ci troviamo"?! MI SEI A PRENDERE PER IL
CULO MALEDETTO ZEPHYRIANO?!- sbraitò la donna.
Lui sbattè due volte le palpebre e poi con estrema calma
rispose:
-Oh sua altezza, mi dispiace non averla riconosciuta VISTO CHE NON SO
CHI CAVOLO SIA, MAGARI LE PORTO UN THE'!?- ribattè il moro.
Lei rimase sbalordita. Poi si calmò è gli disse:
-Sei scemo o cosa? Hai scoperto l'altro giorno chi sono e ora non hai
neanche un po' di paura?-
-Senti Cocca, l'ultima cosa che mi ricordo prima di essermi svegliato
era che i pirati avevano attaccato la mia città-
tagliò corto Whill.
La Vergine fece una faccia sbalordita e lui se ne accorse.
-Che c'è?- fece lui.
-Quindi tu non ti ricordi chi sia Dimitri, o meglio, Alice?- chiese.
-No-
-Debora? Ti dice niente questo nome?-
-No ... Dovrebbe?-
-E Andrew?-
-Nemmeno. Senti, io non mi ricordo nulla. Dopo l'attacco mi sono
svegliato in quel bosco e non so nemmeno come ci sono finito- ammise il
moro.
Un ghignò inquitante apparve sul viso della donna. Il moro
ne rimase congelato. La paura gli era salita e adesso iniziava a sudare.
-Quindi. Non ricordi niente, eh?- iniziò. Il moro fece segno
di no con la testa. Poi la donna si girò in modo che lui non
potè vedergli il volto.
-Posso porre le cose a mio vantaggio- finì in un ghigno,
sussurrando.
Si svegliò in una pozza di sangue. La schiena le faceva male
e non riusciva a muoversi. Che la Vergine l'avesse aggredita davvero?
No.
L'ultima cosa che si ricordava era di essere attraccata ad un porto non
molto conosciuto e aver fatto provviste combinando dei casini qua e
là.
Si mise seduta e dovette subito portarsi una mano alla testa che le
pulsava e le faceva un male tremendo.
La porta si aprì pochi secondi dopo. Entrò debora
seguita da Andrew.
Alice ebbe un colpo al cuore: cosa ci faceva lì il
fratello!?
-Andrew!- iniziò a piangere - Ma allora sei vivo!
Perchè sei qui fratello mio!?- chiese lei.
Debora e Andrew si scambiarono un'occhiata interrogativa.
-Alice cosa stai dicendo? Sei stata tu a voler venire a vedere se
Andrew stava bene , proprio ieri.- le spiegò Debora turbata.
Alice li guardò con uno sguardo interrogativo.
-Ma cosa stai dicendo, Debora? Ieri abbiamo saccheggiato quella piccola
città portuale e abbiamo fatto rifornimenti.-
ribattè la bionda.
-Alice ma stai scherzando?- chiese incredulo Andrew.
-No. Dopo quell'attracco avremmo dovuto dirigerci verso la
città di Ghona. Appunto! Devo controllare QUELLA cosa!-
sbraitò Alice e fece per scendere dal letto, ma cadde a
terra.
-La testa.... mi gira da morire. E' come se qualcuno me la stesse
martellando- disse scoraggiata la bionda.
-Alice, tu sai chi è Whilliam vero?- chiese preoccupata
Debora.
-Whilliam ... Ah! Si! Devo raccontarvi il mio sogno!- cambiò
subito argomento.
Si rimise seduta sul letto e raccontò quello strano sogno
che aveva fatto. Ogni tanto Debora e Andrew continuavano a chiederle se
conosceva Whilliam, se si ricordava di lui, e all'ennesima domanda su
questo ragazzo, Alice disse seccata:
-Che palle! Mi volete dire chi è questo Whilliam?!-
Mentre lo portava alla Grotta dei Cristalli, dove lì teneva
segregato il pezzo mancante della vera maledizione, l'unico in grado di
distruggerla per sempre, aveva architettato un piano perfetto: aveva
detto al moro dagli occhi gialli che questa "Alice" era sua nemica.
Voleva ucciderla solo per invidia e Lei non essendo in grado di
proteggersi, aveva cercato invano qualcuno che la proteggesse
da quella pazza, ma non aveva trovato nessuno.
Così, riuscì a trarre Whilliam in inganno e a
"farsi aiutare" per proteggersi da quella "Alice".
Fu così che la Vergine riuscì a mettere l'uno
contro l'altra.
Fu così che iniziò la Fine della Maledizione.
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Capitolo 14 *** La dura verità ***
14. Una dura verità
Era seduta sugli scogli. Andrew e Debora le avevano raccontanto tutto
quello che le era successo da dove non si ricordava.
Aveva scoperto di aver "fatto prigioniero" questo Whilliam, un ragazzo
sicuramente Zephyriano che era sopravvissuto all'attacco della Vergine
Bianca, quattordici anni prima.
L'avevano portato sulla nave per fare il mozzo, ma non per
pietà, nè per gentilezza: lo avevano fatto solo
perchè molto probabilmente questo "Whilliam" era il fratello
di Debora.
Ma la cosa che più l'aveva sconvolta era stato scoprire che
lei era innamorata di questo ragazzo. E a sentire il fratello e la sua
amica, lo amava. Lo amava davvero.
Aveva pianto. Aveva pianto perchè non sapeva come
comportarsi ora. Non ricordava niente e sfortunatamente molte cose le
aveva scoperte lei e non le aveva dette a nessuno. Erano di nuovo punto
e a capo.
Avrebbe dovuto sperare. Sperare che i ricordi sarebbero tornati da
soli.
-Cosa facciamo Andrew?- chiese preoccupata Debora.
-Cosa vuoi fare? Si potessero impiantare i ricordi lo farei subito -
rispose scorbutico il biondo.
Debora sospirò. Erano lì seduti al tavolo della
casa del porto. Quel pomeriggio il Sole era oscurato da un manto di
nuvole nere, che non promettevano nulla di buono. Il vento entrava
dalla finestra e muoveva alcuni dei fogli dentro i libri.
Erano lì appoggiati sul tavolo: quella decina di libri era
tutto quel che rimaneva delle testimonianze del popolo di Zephyro.
Quella sera di quattordici anni fa, la Vergine aveva fatto piazza
pulita di tutto e di tutti. Tranne loro due.
Perchè aveva risparmiato due bambini, ma aveva ucciso un
popolo intero? Perchè li aveva marchiati? A che scopo?
Erano state le tre domande che la perseguitavano da una vita.
-Debora non fare quella faccia ... sai che non ce l'ho con te- disse
Andrew pensando di averla offesa.
-Cosa? Ma no! Stavo solo pensando- si giustificò la ragazza.
-A che cosa?-
Stette in silenzio.
-Andrew, per favore? Puoi dirmi cosa hai scoperto in quei libri? So che
sei riuscito a tradurli, o almeno in parte...-
Lui la guardò con uno sguardo dispiaciuto.
-E va bene. Ti dirò tutto quello che so-
Le aveva detto quello che aveva scoperto: di Nhadine, sua madre,
dell'attacco della Vergine Bianca e dell' "Amore del Destino" che
avrebbe legato due dei quattro discendenti del pirata e della Regina.
Era rimasta in silenzio, con lo sguardo fisso nei suoi occhi. Il giallo
era intenso e quando le aveva parlato della madre, si accorse che una
velatura di lacrime le avevo coperto gli occhi, ma fece finta di nulla
per non peggiorare la situazione.
Alla fine del racconto erano stati in silenzio per qualche minuto. Poi
fu la ragazza a prendere l'iniziativa:
-Quindi... Due di noi quattro, cioè i marchiati dalla
Vergine, siamo legati da un amore voluto dal destino che
servirà a far morire la Vergine.- riprese fiato - Quindi
supponendo che tu abbia tradotto tutto bene, se è vero che
Alice ama davvero Whilliam e Whilliam ama davvero Alice, quei due
legati da questo "amore" .... - non finì la frase
-Già .. saremmo io e te...- concluse il biondo.
Lei sospirò rumorosamente e iniziò a fissare il
pavimento.
Debora iniziò ad accarezzare il diario che una volta era
appartenuto alla madre. Lo aprì e cercò di
leggere qualcosa, poi scoppiò in lacrime.
-Perchè io non ci riesco?! Perchè!? Ero
più grande di Whilliam e sapevo già leggere e
scrivere, perchè adesso non ce la faccio più!?-
disse disperata
Andrew si alzò e l'andò ad abbracciare.
-Sai Debora... Molto probabilmente quella notte la Vergine ti ha
portato via qualcosa. A tutti e quattro è stato portato via
qualcosa. A quanto ho capito, Whilliam non si ricorda la sua terra
natale e la sua famiglia. Tu non riesci più a leggere e di
conseguenza a scrivere nella tua lingua. Alice non ricorda
più cosa successe la notte in cui morì nostro
padre ...- smise di parlare. Non ce la faceva. Non riusciva a dirlo.
La ragazza si scostò dal suo petto e guardandolo in lacrime,
chiese:
-A te cos'ha portato via la Vergine?-
La guardò negli occhi. Poi finì:
-Io non riesco più a ricordarmi nè il volto
nè il nome dei miei genitori-
Era rientrata. Aveva cominciato a piovere e non voleva prendersi un
malanno.
Andrew e Debora avevano già iniziato a preparare da cena e
così si limitò ad apparecchiare.
Mangiò in silenzio, mentre ascoltava il fratello e la mora
che parlavano di un posto chiamato Zephyro e altri nomini strani e
altisonanti.
Cercava in tutti i modi di ricordarsi il volto di questo Whilliam. In
base alla descrizione che le avevano fatto Andrew e Debora, doveva
assomigliare in un modo impressionante alla ragazza.
Si sforzava in tutti i modi. Ad un certo punto lanciò il
cucchiaio nel piatto e si strinse le tempie nei pugni.
-Avanti! Avanti! Avanti!- urlò disperata Alice.
-Smettila così ti farai solo del male!- le disse Deb.
-Avanti ... - finì con un filo di voce la bionda.
Quando ormai stava per perdere le speranze e rinunciare a combattere
contro la sua memoria, una fitta terribile alla testa le
bloccò il respiro per qualche secondo, dopodichè
svenì.
Si risvegliò poco dopo, era ancora sdraiata sul pavimento e
Andrew le teneva il viso tra le mani.
-Alice stai bene?- chiese preoccupata il fratello.
-Si ora mi ricordo tutto. Sia di quella notte di quattordici anni fa,
sia quello che è successo negli ultimi quattro mesi-
affermò la bionda.
-Anche di Whilliam?- fece Deb.
-No... il suo viso non riesco ancora a ricordarlo-
-Senti. Cosa ti sei ricordata di quella notte?- disse sviando il
discorso Andrew
-Tutto. La nave di papà salpò. Io e te eravamo
sul molo. Tu hai iniziato a piangere sei scappato nel bosco. Io ero
rimasta lì a vedere la nave che prendeva il largo e qualche
minuti dopo il nostro paese era avvolto dalle fiamme. Non feci in tempo
a girarmi di nuovo verso il mare che vidi che anche la nave era avvolta
dalle fiamme, ma quelle erano fiamme azzurre.- fece una pausa e si mise
a sedere. Andrew e Debora la stavano ascoltando con il fiato sospeso.
-Io ti avevo seguito nel bosco e finalmente ero riuscita a trovarti.
Eri steso a terra in mezzo a una pozza di sangue. Stavo per venirti a
salvare, quando una creatura mostruosa, un cane gigante e scheletrico
mi si parò davanti e mi spinse contro un albero, facendomi
rompere un braccio. Si reggeva sulle zampe anteriori, un po' come le
scimmie quando camminano, ma era gigantesco: solo in quella posizione
sarà stato alto almeno due metri, se non di più-
-E poi?- chiese il biondo
-E poi apparve Lei. Era lì, fra te e me. Quel bestione le si
avvicinò e si sedette ai sue i piedi. Lei iniziò
ad accarezzarlo e pochi secondi lui si dileguò in un fumo
nero. Non so cosa fosse quella creatura, ma sicuramente era un demone
della Vergine. Avete presente ? Una specie di demone preotettore dello
spirito. Ogni spirito ne ha almeno uno. Ma il punto non è
questo.-
I due rimasero in silenzio senza dire una parola.
-Ragazzi devo confessarvi una cosa... Mi dispiace non avervela detta
prima, ma ho preferito non mettervi in mezzo- si scusò Alice
-Avanti diccela ora, ormai ci siamo dentro fino al collo- disse Debora,
parlando per entrambi.
-Sulla nave ho scoperto una stanza segreta. Molto probabilmente
è la stanza dove nostro padre prima di morire aveva
intrappolato la Vergine Bianca, sperando che morisse lì
insieme a lui, invano. Lo Spirito, credendo anche lei di morire in
quella stanza buia e lugubre scagliò una maledione sulla
nave ...-
-E tu sei riuscita a scoprire cosa dice la maledizion?- chiese il
fratello.
Alice annuì.
-Bene, allora raccontala- ordinò la mora.
Aveva camminato per ore insieme a quella donna che per adesso era la
sua unica ancora di salvezza: Lei a differenza di lui, sapeva tutto su
il suo passato e se n'era accorto. Quella donna aveva un segreto che
stava ben attenta a non dire. Perchè? Non lo capiva.
-Senti...
Tu sai qualcosa su il mio passato vero? Intendo sul "pezzo di passato"
che
mi sono dimenticato- fece il moro, mentre spostava una grossa foglia di
pianta Nheros. Quella foresta era piena di alberi e piante che nel
mondo dove aveva sempre vissuto, o che almeno si ricordava, non
esistevano.
-Perchè dovrei? Ti ho trovato svenuto e ho pensato avessi
bisogno del mio aiuto, tutto qui- improvvisò la Vergine.
-Si
certo, come no. Intanto sapevi che sono uno zephyriano e che conoscevo
questa Alice, anche se tu non lo hai voluto ammettere-
controbattè
Whill.
La Vergine si fermò e dopo essersi girata verso il ragazzo
lo
spinse contro un albero e lo afferrò per la gola. I suoi
occhi
divennero bianchi e la sua carnagione impallidì in un modo
impressionante. I capelli si tinsero di un rosso sangue e la donna
divenne scheletrica
-Che t'importa Whilliam?- chiese posseduta, la
donna -Tu hai detto che mi aiuterai vero? Lo hai giurato-
continuò
mentre la mano stringeva sempre di più il collo di Whill.
Lui fece
cenno di si e Lei lo lasciò cadere a terra. Tossì
più volte e quando
la guardò, vide che era tornata normale e lo stava
guardando con faccia preoccupata.
-Ehi Whilliam ti senti bene?- disse
Le si scaraventò a dosso e dopo avergli bloccato le braccia
le urlò:
-Secondo te sono stupido?! Eh!? Pensi che avresti potuto ingannarmi?!
Lo so che non è stata una visione! Io so cosa sei!-
La vergine smise di fingersi spaventata. Iniziò a ridere di
gusto e dopo aver preso fiato disse di rimando al moro:
-Certo
che no. Altrimenti perchè ti avrei ingaggiato per uccidere
quella
ragazza?- fece una paura. Riuscì a liberarsi dalla presa e
allontanandosi dal ragazzo, fece qualche passo per poi rigirarsi e
aprire la scollatura del vestito, per far vedere una piccola cicatrice
a forma di "X" sul petto all'altezza del cuore.
-La vedi questa?- chiese
Il moro annuì.
-Vedi
è un giuramento che ho fatto. Quando uno spirito fa un
giuramento non
può più liberarsi. E io ho giurato che mi sarei
vendicata. Mpf! Fortuna
che ho tralasciato il modo. Ma questo c'entra poco. Sai
perchè te lo
sto spiegando Whilliam?- fece maligna.
-No.-
Si avvicinò al ragazzo. Piano, piano gli sbottonò
la camicia, e dopo avergli accarezzato il busto, si fermò
sulla cicatrice.
-Questo
è un giuramento che hai fatto Whilliam. Se tu non ti
attenessi a questo
giuramento, perderesti la vita. Te lo ricordi qual è?-
-Beh ... Ho promesso che ti avrei protetta da questa "Alice" che vuole
ucciderti. - disse lui.
-Ahahahahahah! Ma certo, non te lo ricordi!- sghigniazzò la
donna.
-Che c'è da ridere! E' questo che mi hai fatto giurare poche
ore fa!- sbraitò il moro, rosso in viso.
-Quella
era un stupidaggine, Whill. Quello che tu hai giurato, esattamente
quattordici anni fa è stato di "Vendicare la tua gente" .
Dopodichè mi
hai tirato un coltello- spostò la spallina destra del
vestito,
mostrando un'altra cicatrice -E sei svenuto. Tua sorella
piangeva
disperata, un po' per il dolore e un po' per la paura che tu fossi
morto- finì la Vergine, con un sorriso sulle labbra.
-Mia .. sorella?- il moro impallidì.
-Si tua sorella. Quella "Debora" che a te non dice nulla. E' tua
sorella. E vuoi sapere una cosa?- fece velonosa la donna.
-Alice è la ragazza che ami.-
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Capitolo 15 *** La Grotta dei Cristalli ***
15, La Grotta dei Cristalli
Passarono le ore. I giorni. Le settimane.
E loro erano ancora lì, in quella casa sul porto mentre
Whilliam poteva già essere stato ucciso dalla Vergine e
tutto sarebbe andato perso per sempre.
L'angoscia nn l'aveva lasciata neanche un attimo da quel giorno. Non
era ancora riuscita a ricordarsi il volto di Whill.
Aveva provato in vano a farselo descrivere più e
più volte da Andrew e da Debora, che a ogni descrizione
riuscivano a mettere nuovi particolari, ma niente. Zero. Non lo
ricordava e basta. E sapeva che c'entrava la Vergine. Non era stata
marchiata a caso, sapeva che sarebbe morta, come suo padre, ma lei non
avrebbe fatto lo stesso errore: sarebbe morta solo dopo aver visto
svanire anche l'ultimo respiro dal corpo di quella donna. Sempre
ammesso che respirasse.
Si era vestita e prima di scendere si sfiorò la cicatrice
sulla schiena: quello era il suo giuramente. Lei aveva giurato che
avrebbe vendicato suo padre e la sua gente.
-Buongiorno!- fece Alice
-Buongiono- risposero in coro Andrew e Debora.
-Allora, è passato quasi un mese dal giorno della scomparsa
di Whilliam: vogliamo marcire qui oppure ci diamo una mossa e lo
andiamo a cercare?- chiese ironica la bionda
-E dove vorresti cercarlo? Non sappiamo neanche se sia ancora vivo-
rispose seccata Deb.
-Ottima osservazione, ma giusto ieri sera, mi è tornata in
mente una cosa importante- iniziò Alice
-Ah si? E cosa?- disse la mora
-Quel giorno a Ghona, prima di essere attaccata dai Fanthom*. avevo
scoperto una piccola grotta che conduceva da qualche parte. Sapete che
io non mi faccio mai "gli affari miei", e dopo essere entrata mi sono
trovata davanti ad un ponte-
-Alice, per favore vorresti andare al sodo? Non ce ne frega molto di
cos'hai visto o di cosa c'era di arredo- fece ancora più
seccata Deb.
-Okay, okay, scusa. Volevo solo rendervi partecipi delle mie emozioni.
Fatto sta, che alla fine di quel percoso ho trovato una stanza e in
quella stanza ... Rullo di tamburi .. dum dum dum -
-ALICE!-
-C'era il secondo pezzo della maledizione! Hurrà per me! E
l'ho letto e me lo ricordo T-U-T-T-O a memoria! Non sono un genio?- si
adulò la ragazza.
-E ... COSA ASPETTAVI A DIRCELO, BRUTTA SCEMA!?- sbraitò
Debora, che ormai non ce la faceva più a stare in quella
situazione.
-Quindi, cosa hai intenzione di fare ora?- le chiese il fratello.
-Adesso andremo all'Isola Morta.- disse decisa la bionda.
-E perchè?-
-Perchè è lì che sta andando la
Vergine-
-Come fai ad esserne sicura?-
-Perchè nel secondo pezzo della maledizione c'è
scritto che l'ultimo si trova nella "Grotta dei Cristalli". E la Grotta
dei Cristalli si trova all'Isola Morta- spiegò Alice.
-E cosa ti fa pensare che la Vergine stia andando proprio
lì?- le fece notare Andrew
-Secondo te perchè mi ha fatto dimenticare i miei ricordi da
quando ho incontrato Whilliam? E secondo te perchè quel
giorno mi fece attaccare dai Fanthom? Anche se è uno Spirito
la Vergine non è stupida, ha capito che avevo scoperto il
modo di ucciderla o almeno fermarla, e lei ha cercato di
ostacolarci.-finì la bionda.
-Bene allora. Andiamo- disse Andrew, dirigendosi nella sua stanza per
preparare il necessario
-Ah certo! Come ci andiamo? A NUOTO!? SBAGLIO O QUALCUNO HA DATO
L'ORDINE DI LASCIARCI QUI E DI ANDARE A "FARSI UN GIRO" AI PIRATI CON
LA NAVE?!- disse Debora.
La bionda rimase in silenzio.
-Possiamo sempre cavalcare i delfini ... - ironizzò Alice.
-MALEDIZIONE ALICE! Perchè per te è sempre tutto
facile?! Vuoi capire che siamo in una situazione dove potremmo morire
da un momento all'altro!? E sai che Whilliam potrebbe già
essere bello che morto!? Se fosse morto e non fossimo io e Andrew i due
legati dal Destino, come faremo, eh!? Come la fermiamo la Vergine?!-
disse tutto d'un fiato la mora.
-Credi che io stia prendendo tutto alla leggera? Credi che a me non
importi nulla, che lo stia facendo solo per passare dle tempo?- ci fu
un silenzio imbarazzante
-Allora non mi conosci per niente.- concluse la bionda.
-Vado a preparare la mia valigia. Se volete venire anche voi, fatevi
trovare all'alba al molo. Se tardate anche solo di un minuto, vi
lascerò qui.- disse Alice, poi di diresse verso la sua
camera e si mise a preparare la valigia.
Era passato un mese. O quasi. Nell'ultimo periodo era stata addestrato
dalla Vergine Bianca a combattere e per allenarsi, lo faceva battere
contro i Fanthom. Ormai non poteva fare nulla: quella strega aveva
aggiunto al suo giuramento di quattordici anni prima, che l'avrebbe
aiutata a uccidere Alice. Se avesse saputo che era la donna che amava,
anche se non ricordava, non avrebbe giurato.
Si era promesso che sarebbe stato al gioco della Vergine Bianca e che
appena ne avesse avuto l'occasione, sarebbe riuscito a salvare Alice,
uccidere la Vergine e così facendo, vedicare il suo popolo.
Non era una cosa facile, ma ce l'avrebbe fatta. Doveva farcela.
-Bene Whilliam, ormai sei pronto. Adesso ti porterò in un
posto chiamato "Isola Morta". Forse ti ritorneranno in mente alcuni
ricordi, chi lo sa?- gli disse la Vergine.
-Okay. Dove vai io ti seguo mia padrona, ho giurato di proteggerti-
fece il moro.
-Perfetto- si limitò a dire la donna.
Passarono per una caverna, buia e angusta. La donna procedeva in
posizione eretta, come se stesse camminando all'aperto. Whilliam invece
doveva chinarsi ogni cinque passi, per la formazione della grotta.
C'era puzza di chiuso e di morte in quel luogo: chissà
quante volte quella donna era passata da lì e quante vittime
aveva fatto. O magari erano stati in Fanthom. Chissà cosa
nascondeva la Vergine al di là di quel passaggio.
Qualche ora dopo arrivarono in un piccolo spiazzo dove dal soffitto
arrivava una gran luce. Whilliam guardò in alto e vide che
la parte superiore della grotta era bucata.
-Ti piace? Di solito vengo qui per rilassarmi e ogni tanto passa
qualcuno e crede che io sia caduta. Non mi piacciono i seccatori ... -
disse la Vergine.
Whilliam capì e aveva intuito bene.
-Quindi adesso che facciamo? Passiamo da lì?- chiese il moro.
-Ahahahaha! Whilliam ma che dici? Mi sporcherei tutta, non voglio
rovinare il mio bell'abito, almeno, non ancora. E' una cosa un po'
ridicola, ma vedi il giuramento che mi ha provocato la cicatrice sul
petto è stato proprio questo: "La mia veste bianca si
tingerà solo del sangue degli eredi del Pirata e della
Regina".- fece la donna.
Whilliam la guardò con occhi pieni di rabbia e odio e lei se
ne accorse. Si limitò a fargli un sorrisetto e poi
continuò:
-La mia veste si macchierà anche del tuo sangue e siccome
quella puttana di tua madre mi stava antipatica, sarai l'ultimo a
morire. Ovviamente vedrai i tuoi amici andersene uno dopo l'altro e poi-
La prese per il collo e l'attaccò al muro della grotta. Dopo
averla immobilizzata le sussurrò all'orecchio:
-La tua veste non si macchierà del sangue di nessuno.
Nè di Alice, nè di Debora, nè di
Andrew e nè il mio. L'unico sangue di cui si
macchierà sarà il tuo, dopo che ti
avrò perforato il cuore con la mia spada, hai capito
maledetta?-
Dopodichè si staccò e la donna si sedette a terra
in un attimo di debolezza. La stava guardando: sembrava avesse paura di
lui. Ma sapeva mascherare bene le emozioni e un sorrisette compiaciuto
sapparve sul viso della donna.
-Molto bene. E' questo lo spirito giusto. Adesso andiamo. Voglio
arrivare alla Grotta prima di sera.- concluse.
Si incamminaorno i silenzio, Lei davanti e lui dietro. Controllava ogni
sua mossa e lo sapeva. Per questo fece finta di niente e
silimitò a seguirla.
Camminarono ancora per un'ora, forse due. E poi la vide.
Era sbucati su una spiaggia. Si alzò un piacevoli vento
autunnale che fece muovere gli alberi e la brezza marina gli invase i
polmoni: respirò a lungo perchè sapeva che quel
momento di pace sarebbe stato l'ultimo per lui. Almeno per un po'.
-Bello eh? Adesso girati e guarda gli alberi: cosa ti ricordano?-
chiese la Vergine.
Il moro la guardò e poi con un po' di paura si
girò verso le montagne.
Sgranò gli occhi.
L'Isola Morta era Zephyro.
Gli alberi erano blu. La pianura iniziava a tingersi di blu e il vento
parlava. Parlava con quell'uomo che nel sogno non riusciva a vedere.
Gli parlava della guerra che aveva affrontato e di come non era
riuscito a salvare la sua gente e a scampare ai pericoli. Ora l'uomo
rispondeva e Whilliam riusciva a vederlo.
Si avvicinò a lui e il vento scomparve, lo
investì di nuovo un odore salmastro, questa volta
più intenso.
-Tu chi sei?- chiese il moro, con un tono impaurito.
-E così è lui il famoso Whilliam, eh, Vergine?-
disse l'uomo.
-Già è proprio lui.- rispose Lei.
Whillaim sguainò la spada e gliela puntò alla
gola:
-Ti ho chiesto chi sei, rispondimi-
-Oh che testa calda. Mi sorprende che tu riesca ad andare d'accordo con
mia figlia.- sviò l'uomo.
Whilliam stava per attaccare, ma la Vergine lo fermò.
-Ascolta Whilliam, se tu lo uccidessi ora, avrei potuto farlo morire
già quattordici anni fa. Quindi stai fermo, altrimenti mi
mandi a monte i piani- gli ordinò la donna
-Chi è lui? Maledizione mi rispondete?!- sbraitò
il moro.
-Io sono Dimitri. Il padre di Alice- affermò l'uomo.
A Whilliam sembrò cadere nel vuoto.
-C-cos ... no .. tu .. Tu eri morto! Eri morto nella stanza
segreta della nave! Perchè sei ancora vivo!?-
gridò incredulo Whill.
-Vedi... La Vergine mi aveva promesso che mi avrebbe risparmiato se
l'avessi lasciata andare e così ho fatto. Tanto non sarei
riuscito a fermarla comunque- disse Dimitri
-Ma cosa stai dicendo! Tu potevi! Eri uno dei due legati dal Destino,
avevi il potere! Perchè non l'hai fatto!?-
ribattè Whilliam
-Perchè io commisi un errore, caro Whilliam-
Ci fu qualche secondo di silenzio e il moro fece cenno di dirgli quale
fosse
-Io mi innamorai di tua madre. Non perchè l'aveva deciso il
Destino, perchè l'avevo deciso io. E fu questo l'errore.Io
ero davvero innamorato di lei, l'amavo tanto. E il Destino non
perdonami. Se gli si rema contro lui ti punisce e così fu.
Mi scagliò contro la Vergine e fece uccidere tutto il tuo
popolo e il mio. Io avevo spezzato quel piccolo filo che reggeva tutto
il gioco . Se fossi morto avreismesso di soffrire e non
sarebbe stato giusto. Dovevo pagare. Dovevo pagare per lo sbaglio
commesso. Avevo condannato tutti e anche la donna che amavo. Mi sono
meritato questa vita, Whill- concluse.
Il ragazzo lo guardò incredulo e poi balbettò:
-Quindi ... tutto è successo ... perchè tu ti sei
innamorato?-
-Si esattamente.-
-Poteva esserci un rimedio! C'è sempre un rimedio!-
strillò il moro.
-.C'era il rimedio, ma ..-
-Ma il rimedio non poteva esistere, dato che tua madre non amava
Dimitri. Questo era l'unico rimedio. Se tua madre avesse amato Dimitri
com elui amava lei io sarei già stata uccisa più
di venti anni fa. Ma così non fu.- li interruppe la Vergine.
-E adesso andiamo, abbiamo perso già anche troppo tempo-
Erano partiti all'alba, proprio come Alice aveva previsto. In poche ore
sarebbero arrivati all'Isola Morta e si sarebbero diretti alla Grotta
dei Cristalli.
-Fortuna che c'era anche una mappa a Ghona, sennò con cavolo
che ci arrivavamo!- disse alice, tutta contenta.
-Si, è stata fortuna. Tu ne hai anche troppa secondo me- le
disse velenosa Deb.
-Oh andiamo non te la prendere cos'. Quando tutto questo
sarà fintio ce ne torneremo sulla nostra nave e vivremo da
Re! Regine... in questo caso- ironizzò la bionda
-Avanti non distraiamoci. Dobbiamo pensare ad ora, non a quando
sarà finito. Per quanto ne sappiamo potremmo non avere
neanche un futuro- disse Andrew
-Oh ma quanto sei confortante. Ci credi propria nella riuscita di
questa missione, eh!- fece sarcastica Alice.
-Qual è il piano ?- chiese Deb.
-E' ovvio. Troviamo la Grotta, dentro ci troveremo la Vergine e
Whilliam, salviamo Whilliam e uccidiamo quella puttana! Fineee! E poi
ce ne torniamo alla nave- disse "semplice" Alice
-Sta scherzando, vero?-
-Nono. Il piano è questo. Durante lo svolgimento limeremo i
dettagli.-
-Non posso crederci ... - sussurrò incredulo Andrew.
Le due ragazze guardono nella direzione degli occhi del biondo e la
videro: l'Isola Morta era davanti a loro.
Attraccarono sulla spiaggia e notarono subito il colore degli alberi:
era blu. Tutto era tinto di un blu dalle varie sfumature. Faceva
sembrare il tutto un'isola di ghiaccio.
-Wow. Che bei colori. Chissà che stagione è
questa!- disse frenetica Alice
-E' autunno.- constatò Debora.
-Come lo sai?-
-Questa è Zephyro-
-Cosa!?- urlarono in coro Alice e Andrew
-O meglio ... lo era. Solo a Zephyro crescono alberi azzurri in autunno
e blu d'inverno. La primavera e l'autunno hanno altri colori-
fspiegò la mora.
-E quindi siamo a Zephyro... Ora capisco perchè l'hanno
soprannominata "L'Isola Morta". -la bionda fece una pausa e si riprese
subito -Senza offesa Deb-
La mora scosse la testa.
Si addentrarono nella foresta. Il vento le portava il profumo
del mare. C'era anche un altro profumo nell'aria a lei familiare, ma
non riusci a collegarlo a nessuno. "Forse è di Whilliam"
pensò sconsolata. Riemergendo dai suoi pensieri vide che
erano arrivati all'ingresso della Grotta.
Si fermò.
Andrew e Debora continuarono per qualche passo e poi fermandosi
chiesero:
-Perchè ti sei fermata?-
-E' da stupidi passare dall'ingresso principale, non credete? La
Vergine è molto teatrale e ci sarà passata
sicuramente lei. Passeremo da dietro che vi piaccia o no-
ordinò Alice.
-Perchè non dovrebbe piacerci?- chiesero
-Oh, lo vedrete-
Stavano passando su un piccolo muretto attaccato alla superficie
esterna della grotta che sembrava si stesse per rompere da un momento
all'altro.
-Tutto bene?- chiese Alice, che era in testa.
-Oh certo! Benissimo! Basta distrarsi un attimo per finire
giù da un precipizio di cui non si vede la fine! Cos'altro
potrei volere dalla?!- disse Debora con tono intimidatorio
-Io l'avevo detto che non vi sarebbe piaciuto- fece una pausa -
Comunque tenete duro, siamo quasi arrivati-
Riuscirono ad arrivare sani e salvi. Debora rischiò di
cadere una o due volte, ma grazie a Andrew e alla sua prontezza di
riflessi, l'aveva salvata dal peggio.
-Adesso ci arrampichiamo- ordinò Alice
-E certo- ribattè Deb.
Si arrampicarono per qualche metro, poi si infilarono in un piccolo
tunnel che percorso a gattoni. C'era un rumore d'acqua. Più
si avvicinavano all'iinterno della Grotta, più il rumore
dell'acqua diventava forte.
-Ci siamo. State attenti e non abbassate lo guardia-
sussurrò Alice ai due compagni.
E finalmente erano arrivati.
Debora credette di vomitare per le vertigini: erano almeno a cinquanta
metri da terra. E per di più non c'era neanche
così tanto spazio da mettere i piedi.
-Alice, questa me la paghera- le sussurrò la mora.
La bionda fece cenno di si, e iniziò a muoversi su quello
che sembrava un cornicione.
-Aspettatemi qui- ordinò
Dopo che sparì dietro alla cascata d'acqua lei e Andrew si
sedettero in un posticino un po' più spazioso e aspettarono
lì.
Intanto Debora "ispezionò" la Grotta: a parte in quel punto
dove erano loro, il resto era tutto ricoperto da spunzoni di cristallo
delle più svariate misure. L'acqua che rifletteva sulle loro
superficie faceva un gioco di luci magnifico e rendeva il tutto
surreale.
C'era odore di terra bagnata e di umido. Il rumore dello scroscio
dell'acqua era forte in quel punto e non ci mise tanto a capire che la
cascata partiva proprio da sotto di loro. Si sporse in avanti per
vedere e fu lo sbaglio più grosso che avesse mai
commesso nella sua vita: un Fanthom l'aveva appena vista e non ci mise
poco a dare l'allarme.
"Maledizione!" pensò Alice. Scese dall cornicione secondario
con un salto atletico e si trovò sopra al Fanthom. Gli
tagliò la testa e buttò il tutto nel
lago sottostante alla cascata.
"Fortuna che questi mostri non hanno sangue" si disse la ragazza. Ma
proprio in quel momento sentì qualcuno urlarle:
-Attenta!-
Fu in un attimo. Un Fanthom le fu sopra e la scaraventò
contro la parete della Grotta. Pensava che fosse finita. Chiuse gli
occhi.
Aspettò qualche secondo di essere uccisa ma non successe.
Aprì gli occhi e vide che tutti i Fanthom presenti nella
Grotta erano stati uccisi.
Allora lo vide. Vide un ragazzo, poco più grande di lei.
Aveva i capelli neri e gli occhi gialli, la carnagione era pallida. La
stava fissando.
-Tutto bene?- le chiese porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
-Si grazie- la ragazza trattenne le lacrime.
-Sicura che vada tutto bene?- le domandò di nuovo il ragazzo.
-Tu sei Whilliam?- chiese impaurita Alice.
Lui sgranò gli occhi la spinse a terra e in un attimo le fu
sopra.
-Tu sei Alice?- chiese il moro.
Lei non riusciva a liberarsi. Si dimenava, il ragazzo non faceva una
piega e la teneva ferma senza alcuno sforzo.
-Lo prendo come un si-
Alzò la spada e fece per attaccare. Lei girò il
viso e si fissarono negli occhi.
Si ricordarono tutto. Tutto, anche la notte in cui fecero l'amore.
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Capitolo 16 *** Il Segreto delle Quattro Cicatrici ***
16. Le quattro cicatrici
-Che diavolo ci fai qui, Alice?!- le ringhiò Whill.
-Co... tu che ci fai qui!- chiese lei.
I due si guardarono con sguardi feroci, ma nè
l'uno nè l'altra, si mossero.
Si sentì la parete della grotta muoversi: era tornata la
Vergine.
-Avanti! Avanti! Torna a nasconderti e non uscire finchè non
ti darò il segnale io! Muoviti!- le sussurrò il
moro, mentre la spingeva dietro a una roccia.
Portò la lancia dietro di se, con la punta rivolta a terra,
per far vedere che aveva abbassato la guardia.
La Vergine entrò seguita da una decina di Fanthom.
Non poteè non notare che le bestie erano state uccise e
incuriosita la donna chiese:
-E questo?- iniziò toccando il muso di un Fanthom con il
piede -Cos'è successo qui dentro Whilliam?-
-Mi hanno attaccato. Ero di pattuglia e mi hanno assalito, non so
perchè l'abbiano fatto, non era mai accaduto. Io mi sono
solo difeso mia Signora- rispose prontamente il ragazzo.
Gli si avvicinò, e spostò lo sguardo dai suoi
amati demoni protettori a quello dorato di Whill. Lo guardò
per un bel po' di tempo.
Lui trattenne il respiro, ma riuscì comunque a mascherare la
sua paura.
-Whilliam, tu lo sai che i Fanthom attaccano solamente le persone che
gli ho indicato?-
Il moro fece un respiro profondo e rimase in silenzio.
La donna gli tirò un ceffone che lo fece finire a terra.
-Sai cosa significa?! CHE TU MI STAI TRADENDO!- urlò.
Whill si pulì il rivolo di sangue che gli scese dal labbro
inferiore e poi fissò la donna con quanto più
rancore potesse far vedere.
-Ma non importa. Pagherà lei le conseguenze!- disse
lanciando un incantesimo proprio sulla pietra dove dietro era nascosta
Alice
-No!- urlò il moro.
Ma poco dopo si accorsero entrambi che lì dietro non c'era
nessuno.
Si guardarono increduli e poi la donna lo attaccò.
Fu uno scontro all'ultimo sangue. Colpo dopo colpo, tutti e due
rischiavano di morire e proprio quando la Vergine sembrò
avere la vittoria in pugno, tutti i suoi demoni morirono all'istante,
distraendola.
Whill non ci pensò due volte e conficcò la lancia
nel ventre della donna. Ma non uscì nessuna goccia di sangue.
La Vergine guardò prima la lancia che la trapassava da una
parte all'altra, poi Whilliam, con un ghigno malefico sul volto.
-Non puoi uccidermi, Whill- disse ridendo lei.
Il moro si spinse all'indietro giusto in tempo per schivare un rovo che
avrebbe dovuto tagliargli la testa.
La donna scomparve e subito dopo ricomparse sulla cascata., dove erano
nascosti Debora e Andrew.
-Ehilà- fece.
Pensava che sarebbe morta. La tanto rinomata Vergine Bianca era proprio
davanti a loro e aveva già iniziato il suo attaccato, che
sicuramente li avrebbe uccisi.
Rimase immobile.
Prima di sentire un dolore atroce alla spalla destra, vide il ghigno
della donna.
L'aveva attaccata si, ma grazie a Andrew, evitò la
morte.
-Andiamo Debora! Torna in te! Dobbiamo combattere!- le disse il biondo.
La prese per un polso e iniziò a correre sul cornicione come
aveva fatto la sorella. Fece il possibile: in alcuni tratti prese
Debora in braccio, che sembrava come imbambolata.
Provò più e più volte a cercare di
riportarla in se, ma non ce la fece.
Si trovarono nel piano terra della Grotta, dove Whilliam stava
guardando la scena, incapace di capire perchè la donna non
fosse morta.
-Whill! Andiamo!- urlò Alice, che gli apparve da
dietro e lo trascinò per un polso.
-So come far crollare la grotta, ma dobbiamo assicurarci che lei sia
dentro- spiegò la ragazza mentre correvano. Lo
trascinò in una stanza interna, che non si sarebbe mai
potuta vedere o aprire, almeno che non si conoscesse il luogo alla
perfezione.
Richiusero la parete, sperando che Andrew e Deb, se la cavassero da
soli, almeno per il momento.
-E adesso?- chiese il moro.
-Adesso viene il bello- fece la ragazza.
Indicò un punto buio, che riuscì a vedere solo
quando lei spostò un cristallo in modo che il riflesso
illuminò il precipizio.
-Cosa dobbiamo fare ... ?- chiese preoccupato.
-Ci dobbiamo saltare dentro. Se abbiamo fortuna, cadremo esattamente
nel contenitore del Diamante Portante e se lo rompiamo, l'equilibrio
della Grotta sarà spezzato e così
cadrà- disse Alice, mentre si legava ben stretti gli stivali
e allacciava la spada alla cintura.
Prese la rincorsa, ma Whilliam le si buttò ai piedi e
caddero tutti e due a terra.
Alice si girò imbufalita e gli urlò : -Si
può sapere che ti prende?!-
-Non voglio veder morire la donna che amo!-
Lei lo guardò stupita e poi si girò in direzione
del precipizio. -Hai un'idea migliore?- gli chiese.
-Senti, prima ho trafitto la Vergine e non è morta. Cosa ti
fa pensare che far cadere la grotta possa ucciderla?- le fece notare il
moro.
-Whilliam. Io voglio far crollare la Grotta per spazzare via l'ultimo
pezzo della maledizione. Per quanto ne sappiamo, lei sa che
è qui, ma non credo che conosca il modo di trovarlo. E sono
anche convinta che non l'abbia mai letto e che la maledizione sia solo
un pretesto per nascondere qualcos'altro- gli rispose.
-E se invece non fosse così? Dopotutto nè Andrew,
nè Debora sanno del tuo piano. Vuoi farli morire qui dentro?
E anche tua padre - il moro si bloccò di colpo. Trattenne il
fiato.
-Mio ... padre?- chiese incredula la ragazza.
Lui distolse lo sguardo dal suo e non rispose.
-Whilliam lui è vivo?!-
-Si. E' stata colpa sua se la Vergine quattordici anni fa non
è morta. Quando l'aveva in pugno, ha capito che non poteva
batterla e lei gli aveva promesso che se non l'avesse uccisa l'avrebbe
risparmiato e tenuto come suo servo fino a che non fosse morta. E lui
accettò- spiegò il moro
-Co... Ma perchè!?- urlò lei
-Perchè tuo padre amava mia madre. Lei però non
lo ricambiava. Se tuo padre non si fosse innamorato di mia madre, tutto
sarebbe filato liscio e avrebbero sconfitto la Vergine. Ma i sentimenti
di tuo padre erano autentici e così anche il Destino, gli
voltò le spalle, facendo prendere il sopravvento alla
Vergine e uccidere la mia stirpe a parte me e mia sorella. E
così fece anche con il tuo villaggio e con te e Andrew. Ora
tuo padre vivrà in eterno con il rimorso di aver fatto
uccidere un'intera razza e la donna che amava. Almeno che la Vergine
non muoia- finì Whilliam.
-Portami da lui. Devo parlargli.- ordinò Alice.
-Andiamo-
Il moro condusse la ragazza nella Grotta sotterranea, dove suo padre
veniva tenuto prigioniero.
Nel frattempo Andrew e Debora stavano ancora combattendo con la
Vergine. Il biondo cercò in tutti i modi di proteggere la
ragazza che era ferma a terra.
Non riusciva a farla muovere nè ad uscire da quella specie
di coma. Intanto i Fanthom si erano rialzati e stavano aiutando la loro
padrona, cercando di ucciderlo. Entrò in acqua e si diresse
alla cascata, sperando che dietro ci fosse uno spazio da ripararsi per
qualche secondo, ma la fortuna non era dalla sua parte. La parete
dietro la cascata era un'ammasso di rocce e rovi che non si sarebbero
aperti neanche con l'intervento divino.
-Bene, bene, bene. Sei in trappola, mio caro- gli fece notare
la donna.
Si guardarono negli occhi. Il sorriso della donna scomparve dalla sua
faccia e lo guardò con superiorità.
-Che hai intenzione di fare?- gli chiese
-Guadagnare tempo e sperare che a mia sorella venga un'idea per
ucciderti- rispose
-Quindi un miracolo- ironizzò la donna. Poi
scoppiò in una fragorosa risata. Lo riguardò
subito e partì all'attacco.
Usò i rovi come spada. Andrew continuava a difendersi,
impotente di attaccare, vista la forza della donna. Dopotutto lei non
era umana.
Debora era ancora lì a terra. Girò appena la
testa e guardò il combattimento.
Pronunciò delle parole in lingua Zephyro e uno spunzone di
terra sfiorò la gola della Vergine, che lo aveva schivato
prontamente.
Andrew guardò in direzione della ragazza e vide che
finalmente si era alzata e stava pronunciando delle formule magiche.
Poteva utilizzare la magia. La magia dei quattro elementi.
Si muoveva come in una danza e mentre diceva le formule per il
contrattacco, schivava tutti gli attacchi della donna che
sembrò in difficoltà. Riuscì a
metterla alle strette.
Quando stette per darle il colpo di grazia, lo spirito
indirizzò un Fanthom verso Andrew
e ordinò di ucciderlo.
Debora non potè finire la magia e corse più
veloce che potè, buttandosi davanti al ragazzo.
Aveva chiuso gli occhi e non vide cosa fosse successo.
Quando li riaprì vide la Vergine Bianca piegata in
due che stringeva la cicatrice sul cuore e Debora sdraiata vicino a
lui.
L'acqua si era tinta di rosso.
Erano arrivati nella Grotta Sotterranea. Suo padre era lì,
davanti a lei e la guardava intimorito.
Lei gli si avvicinò e dopo avergli tirato uno schiaffo, lo
abbracciò, scoppiando in lacrime.
Velocemente gli raccontò quello che avevano scoperto e
quello che era successo negli ultimi mesi, quando nella ricerca della
Vergine e del modo per ucciderla, c'era stata una svolta.
-Padre, per come la vedo io, la maledizione è solo una
leggenda creata dalla Vergine per farci arrivare qui e ucciderci. Lei
non avrebbe mai potuto immaginare che avremmo scoperto Zephyro e tutto
il resto. Ora come dobbiamo comportarci?- chiese Alice
-Hai ragione, la maledizione era stata creata solo per attirarvi qui.
Quello che non si aspettava era di trovare Whilliam incosciente sul
prato che non si ricordava di te. Ma a quanto vedo adesso vi ricordate
l'uno dell'altra. Ascoltatemi, le cicatrici che voi quattro avete
"ereditato" dalla Vergine, sono molto di più di un semplice
marchio: sono una parte di lei. La Vergine vi ha passato una parte di
sè, in modo da salvaguardarsi- spiegò l'uomo.
-E in che modo potrebbe salvaguardarsi?- fece dubbioso Whill.
-Ma come, non ci arrivi?- chiese Alice, che non ebbe risposta. Prese un
respiro. -Se la Vergine ha messo dentro di noi una parte di lei,
significa che per ucciderla, noi quattro dovremmo morire... -
Il moro sgranò gli occhi. -Stai dicenso che per mettere fine
al suo delirio, dobbiamo sacrificarci tutti e quattro?- chiese
incredulo.
-Si.- risposero in coro Alice e Dimitri.
-Ogni volta che una cicatrice "muore", diciamo così, la
Vergine perde potere. La vera maledizione diceva che "Quando la vita
avrà lasciato le quattro Cicatrici, il potere della Vergine
verrà sigillato e cancellato per sempre". Ma sono sicuro che
ci sia anche un altro modo per sconfiggerla. Altrimenti che gioco
avrebbe "L'Amore del Destino?" - fece notare Dimitri.
-Debora e Andrew- disse Whilliam.
-Sei sicuro che siano loro due quelli legati da quell'amore?- chiese
l'uomo.
-Certo.-
-E cosa te lo fa pensare?-
-Io e lui ci amiamo, padre. Per davvero. E' un amore profondo, che
proviamo l'uno per l'altra. E' reale. E neanche l'amnesia ce l'ha fatto
dimenticare.- finì Alice, prendendo la mano del moro, che
l'accarezzò.
-Molto bene- disse l'uomo. -Sarete voi ad uccidere la Vergine Bianca-
-Co... ? Ma sei ha appena detto che sicuramente saranno quelli legati
dal Destino a ucciderla!?- constatò Whilliam.
-Lo vedi?- chiese Dimitri, indicando una cascata che stava sgorgando
acqua rossa, come se si fosse mescolata a del sangue.
-Se avete notato, qui ci sono tante cascate, ma sono solo quattro ad
essere gigantesche. E guardate adesso, quella cascata sta smettendo di
scorrere- concluse.
Ed era vero: una delle quattro cascate più grandi, dopo aver
sgorgato acqua rossa, fini di scorrere.
-Debora è morta-
Whilliam e Alice guardarono Dimitri. Non potevano crederci.
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Capitolo 17 *** La vera Storia di Zara. ***
17. Una nuova era.
-Padre no! Non può essere.. perchè?- disse Alice,
piangendo.
-Mi dispiace figlia mia... Però non riesco a capire,
perchè l'ha uccisa? Era lei che.. -
-Era lei che cosa?!- urlò Whill.
-A quanto mi ricordo, la Vergine voleva imprigionare per sempre Debora,
in modo che anche se voi vi foste uccisi a vicenda, le sarebbe rimasto
un pezzo di lei, in eterno.- spiegò Dimitri.
-Quindi... in questo modo sarebbe stata... imbattile per sempre?-
chiese la ragazza, mentre si asciugava la lacrime.
-Esatto- finì il vecchio.
Alice fece un respiro profondo e poi iniziò a correre.
Whill la seguì e percorsero lo stesso tragitto che avevano
fatto per arrivare alla Grotta Sotterranea.
In pochi secondi furono davanti allo scenario più macabro
visto finora.
Debora era in piedi davanti a Andrew e lo stava strangolando. La
Vergine aveva il solito ghigno sul viso e continuava ad assumere
potere, tramite Debora.
Whill stava per attaccare, ma fu fermato dalla ragazza.
-Sei impazzita!? così Andrew morirà!- le disse.
-Lo so ... Ma è così che deve andare.- concluse
lei.
-Co...!? Alice ma ti è andato in pappa il cervello?!-
-Whilliam!- urlò -E' così che deve andare-
Proprio quando lui stette per ribattere, lei estrasse la spada e
caricò.
Si fermò vicino alla Vergine e la lanciò. La lama
trafisse il collo di Debora e la testa rotolò nell'acqua,
per poi sciogliersi poco dopo con il resto del corpo.
Andrew era steso a terra, privo di vita. Non era sicura che fosse
morto. Ma il Destino aveva in serbo la morte per lui.
Era davanti a Lei e aveva appena ucciso la sua migliore amica, la
sorella che non aveva mai avuto.
Era terrorizzata.
-Beh? Non te l'aspettavi?- le disse.
Tornò in se, e indietreggiò di qualche passo,
mettendosi in guardia.
-Senza pietà, eh?-
-La pietà non serve se il tuo nemico non ne ha. E poi,
meglio morta che un fantoccio al tuo comando- finì la
ragazza, riprendendo la spada.
La Vergine sorrise. Era un sorriso nervoso.
-Allora, mia cara Alice, tanto rinomata dalla madre del tuo amato
Whilliam e quasi venerata dal padre, cosa hai intenzione di fare
adesso?-fece ironica la donna.
-Ucciderti, mi sembra ovvio.-
-Ahahahahahahahah! E come farai?! NON VORRAI MICA UCCIDERE TUO
FRATELLO, WHILLIAM E POI TE STESSA?!-
La ragazza sorrise.
-Non andrà proprio così, ma ci sei andata vicino-
Fece roteare la spada e la conficcò nel cuore del fratello.
-Perdonami ... - sussurrò.
Un urlo straziante riempì la grotta e la Vergine cadde in
ginocchio dal dolore.
-Maledetta...- disse dighignando i denti.
Non riusciva a capire dove volesse arrivare. Aveva ucciso del tutto
Debora e ora Andrew.
Sarebbe toccato a lui dopo? Aveva paura. Qualcosa era cambiato in lei,
ma non riusciva a capire cosa.
Iniziò quello che sarebbe dovuto essere l'ultimo
combattimento.
Affondo, schivata, taglio. Affondo, schivata, taglio. Entrambe erano di
un alto livello e sicuramente non volevano morire.
Il moro distolse lo sguardo, distratto da qualcosa. Guardò
la cascata: iniziava a colorarsi di rosso.
-Alice, attenta!- urlò.
La ragazza si abbassò e tirò un calcio nello
stomaco alla donna, che indietreggiò parecchio, prima di
riuscire a riprendere l'equlibrio.
Alice notò la cascata. Mise la spada sotto lo scroscio
d'acqua. Si tinse di rosso.
A quel punto la vide: sua madre.
Aveva lunghi capelli neri, legati in una treccia che le sfiorava i
fianchi. Gli occhi oro, lo stavano fissando.
Gli regalò un dolcissimo sorriso fino a che non senti una
fitta al fianco destro.
Si guardò, ma non stava sanguinando. Non riusciva a capire.
"Whilliam. Tu e Alice siete i Pre-Destinati. L'amore del Destino non
era nella vostra storia. Quell'amore è il flagello che
doveva cadere su di me e Dimitri. La vostra storia è
diversa, e la capirete molto presto. Fidati di Alice e uscirete
vincitori"
Le parole risuonarono nella sua mente, anche se la donna non aveva
mosso le labbra.
Tornò al combattimento. Entrambe erano stremate.
Alice stava perdendo molto sangue. La Vergine sembrava stanca e quasi
allo stremo delle forze.
Qualcosa si accese nella sua testa. Iniziò a vedere che
tutti i Fanthom si stavano posizionando intorno a loro.
Prese la lancia e attaccò. Ne uccise uno dopo l'altro.
La donna vomitò sangue. Non capiva. Poi vide che tutti i
Fanthom erano stati uccisi da Whilliam.
-Allora... Non l'avevi fatto solo con noi ... Anche in loro c'era un
pezzo di te- disse Alice, mentre cercava di recuperare il respiro.
-Ma brava... Allora il mio amato servo Dimitri mi ha tradita.
Bene...- fece la donna, sputando.
Alice si tirò su e guardò in direzione di
Whilliam, sorridendo. Ma il sorriso scomparve subito quando si accorse
che il padre era sopra di lui e lo stava strangolando.
-No!- strillò.
Corse il più veloce possibile, ma la donna la prese per una
caviglia, facendola cadere nell'acqua.
-Lasciami! Lasciami! Maledetta devo salvarlo!- continuava a urlare,
mentre cercava di scappare a quella presa.
La Vergina la guardava, priva di espressione, come se le sue speranze
fossero riposte nel padre della ragazza.
Alice si mise in ginocchio e lanciò la spada. Lo
colpì e lo uccise.
La donna lasciò la presa e si sdraiò nell'acqua
urlando dal dolore.
Radici nere. Aveva delle radici nere che le stavano percorrendo il
collo, le braccia e le gambe. Andavano tutte nello stesso punto: la
Cicatrice sul petto.
Corse da Whilliam. Era svenuto.
-Whill, Whill, andiamo Whill svegliati.. - iniziò a piangere.
-Svegliati, ti prego .... -
-Non .. si .. sveglierà... Hai perso anche tu, mia cara-
agonizzò la donna.
Lo strinse forte fra le sue braccia.
In qualche modo, la sua morte le stava dando potere. Riuscì
ad alzarsi e fu sopra quei due, che per puro caso erano riusciti ad
incontrarsi e metterle i bastoni fra le ruote. Quello che le dava
più fastidio era che pur non sapendo come davvero stessero
le cose, erano in qualche modo riusciti a sconfiggerla.
Aprì la mano e la sua Spada si materializzò come
dal nulla. Lama rossa come il sangue.
-Devo farti i complimenti, Alice.- iniziò la Vergine. -In
tutti i secoli che ho vissuto, nessuno era mai riuscito a
sconfiggermi.- concluse.
Alice la guardò con occhi imploranti.
-Stai tranquilla, vi ucciderò-
Proprio quando stava per infliggere il colpo di grazia ai due, un buco
le si aprì sul petto, proprio all'altezza della cicatrice.
Ne sgorgò un'immensa quantità di sangue.
-Ma co... N-non può essere... -
Si girò. Nhadine era proprio lì, davanti a lei.
-Tu ERI MORTA- disse con tutto l'odio che aveva in corpo la Vergine.
-Anche tu lo eri, solo che non lo ricordi. E lo era anche Dimitri.-
disse.
-COSA STAI DICENDO?! IO SONO L'UNICA SOPRAVISSUTA DI QUELLA NOTTE
INFERNALE!-
-No Zara, tu sei morta. Tutto quello che è successo fino ad
oggi è tutto frutto del tuo rimorso. Dovevi continuare a
vivere per cercare la pace. Ma non l'hai trovata, come puoi vedere-
continuò Nhadine.
-Zara.. ? E chi sarebbe? Non conosco nessuno con quel nome- ammise la
Vergine.
-Sei tu. Tu eri serva al mio palazzo. Tu hai fatto in modo che mio
marito scoprisse Dimitri. Tu hai fatto si che attaccasse la sua ciurma
e che dichiarasse guerra ai pirati. E' stata tutta colpa tua-
La Vergine iniziò ad ansimare pesantemente, come se qualcosa
le stesse togliendo l'ossigeno.
-Tu non esisti. Tu sei morta quella sera. Sei stata uccisa da me-
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!
BASTA, BASTA STAI ZITTA! STAI ZITTA!- urlò.
Nhadine non si scompose e puntò la sua pistola alla testa
della donna.
Sparò un colpo.
-Questo è per il mio Regno-
Ne sparò un altro.
-Questo è per Dimitri-
Un altro ancora.
-Questo per mio figlio-
Cadde a terra. Non respirava più e ormai aveva perso colore.
Le radici nere avevano preso il posto delle vene e i suoi occhi era
vitrei, privi di luce.
La Vergine Bianca era stata sconfitta.
-Mia cara Alice, ti prego di perdonare me e tuo padre. Questo era
l'unico modo per liberarci di Zara, ovvero la Vergine Bianca-
iniziò Nhadine.
-Non capisco... Lei non era reale?! Ho perso mio fratello, Debora e
Whilliam per un fantasma!?- strillò la ragazza.
-No, lei era reale, ma era solo un essere umano. I suoi poteri sono
nati da lei. Il suo rimorso per aver scatenato la guerra in cui ha
perso tutto era immenso e da qui sono nati i suoi poteri demoniaci. In
realtà lei voleva solo trovare la pace.- spiegò
la Regina.
-Ma quindi... Lei, tu, mio padre... Eravate ancora tutti vivi?- chiese
incredula Alice.
-Non proprio. Siamo dei ricordi. Tutto quello che l'ha tormentata da
quella notte è diventanto reale, facendo parte del vostro
mondo-
-Ma i Fanthom, le Cicatrici, la Maledizione.. sono tutte cose vere!
Come fanno a essere ricordi!?-
-I Fanthom non sono altro che gli abitanti del bosco di Zephyro che in
quella notte la attaccarono, le Cicatrici non sono altro che le ferite
che le sono state inflitte dai pirati- disse Nhadine
-E la maledizione?-
-Quella è stata creata. Era tutto reale. Se voi quattro non
foste riusciti a sconfiggerla, sareste morti. Ma non morti sul serio,
sareste rimasti intrappolati nei suoi ricordi per sempre,
com'è successo a me e a tuo padre- concluse.
La Regina stava diventando sempre più trasparente.
-Che ne sarà di te adesso, Nhadine?- chiese Alice.
-Io adesso scomparirò e finalmente troverò la
pace, perchè so che mio figlio è in buone mani.-
-Ma Whilliam è ...- -Non è morto. E' ancora vivo.
Prenditi cura di lui, Alice. Te lo affido-
Dopodichè fece un sorriso. Vicino a lei c'erano Debora,
Andrew e Dimitri che la salutavano.
Il fratello le accarezzò la guancia, asciugandole le
lacrime.
"Sii Forte. Non arrenderti mai e continua a vivere. Noi saremo con te"
La vista le si annebbiò e perse i sensi.
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Capitolo 18 *** Alice e Whilliam ***
Fine
Non si ricorda cosa successe dopo. Whilliam aveva ripreso i sensi e
erano riusciti ad uscire dalla Grotta dei Cristalli qualche istante
prima che crollasse del tutto.
Dopo un lungo viaggio di qualche settimana tornarono alla casa del
Porto, dove avevano fatto l'amore per la prima volta.
Ritrovarono tutti i libri su cui avevano studiato e interpretato quello
che gli era servito per sconfiggere la Vergine, o meglio, Zara.
Erano passati quattro mesi, se non di più. Quattro mesi
prima lui e lei erano due perfetti sconosciuti che si odiavano.
Lui per lei non era altro che un fastidioso mozzo.
Lei per lui, non era altro che un Capitano da amare, per quanto odioso
potesse essere.
In quella settimana "del ritorno" non avevano parlato molto.
Entrambi si ricordavano di Debora e di Andrew e di come fossero stati
incapaci ci salvarli.
"Era Destino, non potevamo farci niente" si erano consolati. Ma
entrambi erano pieni di rimorso.
Un pomeriggio la nave del Capitano, La White Virgin, apparve nel Porto.
Si imbarcarono con loro.
Spiegarono tutta la storia, la vera identità di Dimitri,
ovvero Alice; la vera identità di Debora, di Whilliam e il
ruolo che ebbe Andrew in tutta quella storia.
I pirati accettarono Alice come Capitano, pur essendo una donna.
Dopotutto era stata lei a guidarli fin lì e a questo punto
il sesso non contava nulla.
Rimase con loro per qualche tempo, poi li abbandonò.
Lasciò tutto. La nave, la sua ciurma e Whilliam.
Lui non provò a fermarla. Per quanto potessero amarsi, si
facevano male l'un l'altra.
Ogni volta che si guardavano, tornavano in mente i ricordi della
Grotta, di Debora, di Andrew, della Vergine e di Nhadine.
Si fece lasciare al porto dove trovò Whilliam la prima volta.
Fu il moro a prendere in mano la nave e fu un degno Capitano per altri
dieci lunghi anni, fino a che anche lui non decise di dimettersi.
Le loro cicatrici sbiadirono e dopo qualche tempo svanirono del tutto,
come se non fossero mai esistite.
Dieci anni dopo.
Una donna, bella e distinta,con il vestito più femminile che
possa esistere sulla Terra, passeggia per il mercato della
tranquilla cittadina, per mano a una bambina di dieci anni, con capelli
neri e occhi azzurri.
-Mamma, mamma! Voglio quell'orsetto!- dice la bambina.
-Va bene, ma non urlare- le risponde amorevole la madre.
Adesso la bambina è contenta e stringe tra le braccia il suo
nuovo orsetto.
Ci sono molte persone che salutano la donna, conosciuta per la sua
gentilezza e simpatia.
Porta la bambina a giocare nella piazza con gli altri bambini, mentre
lei si accomoda su una panchina non poco distante.
Un uomo, alto, bello e ben vestito le si siede accanto, alzando il
cappello in segno di saluto.
-E' un po' che non ci si vede, eh Alice?- le dice il Signore.
-Già. Ti trovo bene, Whilliam-
La bambina la saluta da lontano, mostrandole l'orsetto.
La donna le fa un cenno e le sorride.
-Quella ... ?-
-Si, è nostra figlia. Volevo avvertirti, ma non sapevo come
rintracciarti visto che eri impegnato a fregarmi il posto di Miglior
Pirata- spiega la donna.
-Vedo che per quanto femminile tu possa apparire, sei ancora il
maschiaccio di cui sono innamorato- dice l'uomo.
-E tu sei il solito mozzo che amo. Non è cambiato nulla-
-Già-
Il vento autunnale risuona nella piazza e muove le foglie.
Il ridere dei bambini si propaga nelle vie della tranquilla cittadina e
lascia una scia di felicità e di spensieratezza.
L'uomo e la donna, sono ancora lì, su quella panchina, a
raccontarsi le storie di quei dieci anni passati lontani l'uno
dall'altra.
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Spazio Autrice.
Ed eccoci qui, alla fine dell'ultimo capitolo.
Spero che vi sia piaciuta e che continuerete a seguirmi.
Mi sono divertita molto a scrivere questa avventura di Alice e ora che
finisce, mi viene da piangere.
Credo che in qualche modo sono cresciuta con questa storia.
Un saluto e un GRAZIE gigantesco a tutti quelli che hanno seguito fino
alla fine l'avventura del Capitano e dei suoi amici.
Grazie ancora,
MartaAka97
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