Era una giorno come un'altro. Niente
era diverso, il solito
lungo, noioso e infinito giorno. Whilliam aveva deciso di rimanere a
letto
ancora un po'. Non gli andava di scendere a fare colazione, soprattutto
se
insieme a sua madre c'era quel maniaco del Sig.Gremond. Non gli piaceva
per
niente: sapeva che suo padre era morto da poco eppure già
faceva la corte a sua
madre. Lui era uno di quegli uomini che sarebbero dovuti morire
nell'ultimo
attacco fatto dai pirati. Magari anzi che suo padre, sarebbe potuto
morire lui.
Anzi che il carpentiere sarebbe potuto morire lui. Ce n'era di gente
che
potrebbe essere ancora viva al posto suo. Ma purtroppo non era andata
così.
Sentì aprire la sua porta così riemerse dai suoi
pensieri e
si limitò a fingere di dormire. Come attore era davvero
bravo.
Si sentì toccare: -Whilliam, è ora di alzarsi
tesoro.
Dobbiamo uscire. La voce candida della madre gli fece ricordare
l'ultimo volere
del padre: proteggerla. Questa era stata l'ultima richiesta del suo
vecchio,
proteggere la madre. -Va bene. Mi vesto e scendo subito- rispose.
Dopo essersi cambiato scese in cucina. -Buongiorno
Whilliam.- Sapeva di chi era quella voce odiosa, così
impressa d'odio e di
slealtà da far venire il vomito. -Siete ancora qui? Sareste
dovuto già
andarvene da un pezzo, Sig. Gremond. Non è il benvenuto in
questa casa.
-Senti, ragazzino mettiamo bene in chiaro le cose: finchè
andrà bene a tua madre, dovrà andare bene anche a
te. Lo minacciò stringendogli
le spalle. Con un movimento brusco Whilliam si liberò dalla
presa e nello
stesso istante entrò la madre -Oh! Sei sceso
finalmente!Signor Gremond noi due
dobbiamo uscire. Se vuole restare ancora un po' può farlo.
Noi torneremo tra un
paio d'ore.
-Vi dispiace se vengo anch'io con voi?- chiese Gremond
-Si
-No- dissero insieme Whilliam e la madre. -Whilliam! Ma che
modi sono?!- gli chiese la madre.
-I "modi" che si merita questo schifoso. Mio padre
è morto da neanche un mese e già lui ci prova con
te! E' sempre in questa casa!
Io non lo voglio qui! Lui non è niente per noi, lo vuoi
capire?! Che ti è
preso? Adesso ti senti libera visto che papà è
morto? O magari gli facevi già
le corna insieme a lui prima dell'attacco? E' per questo che tu ...!
SCIAF! Whilliam sentì solo un gran bruciore alla guancia.
-Spero che le cose che hai detto,-disse la madre-In fondo al cuore non
le pensi
sul serio, Whilliam. Gremond sono mortificata, io..
-Lo vedi! Mi fai schifo mamma! Non t'importa che papà non ci
sia più? Non t'importa di quello che penso io? No t'importa
di niente?- le
gridò contro Whilliam. Penelope rimase in silenzio con lo
sguardo fisso negli
occhi del figlio. -VA AL DIAVOLO!- strillò lui. Corse verso
la porta di casa e
se la chiuse dietro sbattendola. Aveva deciso che non sarebbe
più tornato lì.
Si era rifugiato nel "suo posto
magico" dove quasi
nessuno andava mai: era un praticello appena fuori città:
l'erba sapeva di
fresco e aveva un colore simile allo smeraldo. Andava sempre
lì quando gli
succedeva qualcosa di sgradevole. Era il suo posto, il posto in cui lui
si trovava
a suo agio. Si sdraiò del tutto e si mise a fissare il
cielo: quella grande
massa blu lo copriva in tutte le direzione e se anche provava a
spostare lo
sguardo, quel blu non lo abbandonava mai. -Quanto vorrei che questo
cielo fosse
il mare... -Perchè? Il mare è qui vicino! Che
bisogno c'è? Sei uno sfaticato,
Whilliam!- le urlò una vocina. -Ehi, Diana! Vedi di far poco
la spiritosa oggi
non ne ho voglia!- le urlò di rimando lui. -Ohi, ohi? che
è successo?- gli
chiese lei. Diana era una ragazza dai capelli corvini e gli occhi
azzurri, come
quel cielo che sovrastava Whilliam. La guardò negli occhi
facendola arrossire
lievemente. Poi disse-Inizio ad aver paura dei tuoi occhi, sono dello
stesso
colore di questo cielo che mi soffoca. -Ehi, non è mica
colpa mia se ho gli
occhi di questo colore, non credi?- rispose lei infastidita.
-Perchè te la
prendi tanto? Stai pur certa che non ti toglierò il saluto
solo per questo!-
continuò lui. -Ah...- fece lei -Ah? Quindi avevi davvero
paura di
questo?!-chiese incuriosito. La ragazza lo guardò qualche
secondo negli occhi e
poi distolse lo sguardo arrossendo. -Scema!- finì Whilliam.
-Senti "Cocco", perchè non mi aiuti a portare quel
carretto in città? Non ce la faccio da sola.. Sono stanca
morta! E' da casa mia
che me lo porto dietro!-fece lei, per cambiare discorso. -Ok, ok.
tranquilla.
Dopo essersi messo davanti al carretto e aver afferrato i
due grandi manici, iniziò a trasportarlo senza problemi
verso la città da cui
era appena scappato. Mentre camminava affianco alla sua amica, Whilliam
si
accorse di una cosa: ogni volta che si trovava nei guai, che passava un
periodo
difficile, o per la minima difficoltà, Diana c'era sempre.
Ed era l'unica che
riusciva a fargli tornare il sorriso. Dopotutto, quei suoi occhi blu
cielo, non
erano così spaventosi.
Arrivati alla meta, Whilliam aiutò Diana a portare tutti gli
oggetti nella bottega di suo padre. Si rese conto di quanto fosse
grande quel
posto visto da dentro.
Finirono in fretta. Whilliam stava portando dentro l'ultimo
pacchetto di zucchero che aveva in mano, quando un colpo assordante
seguito da
un urlo e dallo scoppio del sacchetto che aveva in mano, lo
paralizzò.
La gente iniziò a scappare ad urlare e a cercare riparo
nelle proprie abitazioni o quelle più vicine. Stava
succedendo di nuovo. I
Pirati stavano attaccando ancora.