Una Scommessa Pericolosa

di Akiko chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap I,II,III,IV ***
Capitolo 2: *** Cap V, VI, VII ***
Capitolo 3: *** Cap VIII, XIX, X ***
Capitolo 4: *** Cap XI, XII, XIII ***



Capitolo 1
*** Cap I,II,III,IV ***


CAPITOLO 1. LA SCOMMESSA

 

Reika strinse forte il sottile foglio di carta filigranata. Un sospiro di soddisfazione le sfuggì dalle belle labbra rosate mentre, ritta nella terrazza della sua villa, il vento le scompigliava i lunghissimi capelli biondi, facendo svolazzare la leggera gonna color lillà, attorno alle gambe affusolate e ai piedi nudi.

 

Fece scorrere per l’ennesima volta lo sguardo eccitato sulle poche righe scritte con una calligrafia chiara ed elegante, e non riuscì a trattenere un trionfante urlo di gioia.

 

Sì, forse era una pazzia ma… non le importava.

 

Era disposta a tutto pur di partecipare alle nazionali di karate, e questa volta suo fratello non avrebbe avuto scampo, le promesse si mantengono sempre. Questo gliel’aveva insegnato lui, no? Non si sarebbe tirato indietro, non poteva più farlo, e lei avrebbe realizzato il suo unico, grande sogno.

 

Amava il karate come suo fratello amava il calcio. Lo aveva praticato con encomiabile passione fin da piccolissima. Era agile, scattante, fredda, determinata e forte. Nessuno poteva neanche lontanamente immaginare che quel corpicino esile e delicato, nascondesse in realtà una potenza fuori dal comune ed un’agilità inaudita.

 

Era decisamente più alta della media delle ragazze orientali, sfiorava infatti il metro e settanta. Neanche i colori rispecchiavano la sua vera nazionalità, i capelli color del grano e gli occhi di un blu profondo, suggerivano un’origine nordica più che giapponese. La figura slanciata e ben proporzionata, mimetizzava alla perfezione i fasci muscolari tesi e pronti a scattare con temibile vigore. La sua bellezza non passava certo inosservata, e di questo ne era pienamente consapevole. Ma per lei i ragazzi non avevano ancora alcuna importanza, almeno non dal punto di vista sentimentale. Si divertiva nel vedere il potere che esercitava su di loro e, a volte maliziosamente, sfruttava le sue doti per ottenere ciò che le stava a cuore. Con suo fratello ed i suoi compagni di squadra, questo gioco, senza dubbio sleale, aveva sempre funzionato. Neanche gli altri ragazzi della scuola erano indifferenti al suo fascino conturbante, e lei li stuzzicava spesso e volentieri, incuriosita e divertita dalle bizzarre reazioni che a volte provocava. Sapeva bene di poter giocare all’infinito, di non correre alcun rischio, perché nessuno aveva il coraggio di spingersi troppo avanti.

 

E come avrebbero potuto? Se ad ammansirli non era sufficiente il fatto che fosse un’ottima karateca, perfettamente in grado di raffreddare gli animi più intraprendenti, c’erano sempre suo fratello e tutta la squadra di calcio, pronti a scattare in sua difesa ad un minimo cenno di pericolo.

 

Vi era un’unica cosa che non era riuscita ad ottenere con un civettuolo battito di ciglia dei suoi begli occhioni luccicanti e le sue più languide moine…

 

Suo fratello…nonostante fosse l’unico ostacolo tra lei e il suo sogno, non poteva fare a meno di adorarlo. Lo aveva sempre amato e rispettato sin da quando aveva cominciato a capire qualcosa del mondo, e questo legame si era ancor più consolidato dopo l’incidente di due anni prima, in cui avevano perso la vita entrambi i genitori.

 

Beh…genitori era una parola grossa… in realtà genitori veri e propri, non li avevano mai avuti. Due individui freddi ed indifferenti, sempre in giro per affari, troppo impegnati per occuparsi di due figli, cresciuti solamente grazie alle cure di balie e domestici, non si potevano certo definire genitori.... Un tempo ciò l’aveva fatta soffrire molto, ma poi, vi si era abituata grazie all’amore del fratello, sempre al suo fianco, e alla passione per il karate.

 

Ora lui aveva compiuto 19 anni, mentre lei ne aveva solo 16. Ne avrebbe fatti 17 tra 7 mesi. Ma non erano sufficienti.

Non le consentivano di decidere della sua vita, in quanto, secondo una stupida legge, doveva rimanere sotto la custodia di un familiare sino alla maggiore età.

 

Ma non vi era più tempo. I campionati nazionali si disputavano quell’anno e lei voleva parteciparvi ad ogni costo. Ne aveva un bisogno quasi vitale, non tanto per diventare il numero uno, o meglio, questo le sarebbe piaciuto, ma il motivo principale, l’anelito che la spingeva ad andare contro la volontà della persona che più amava al mondo, era un altro. Il desiderio viscerale che la dominava, era incontrare e battere spiriti forti come il suo, scontrarsi con individui animati dal suo stesso fuoco. Per lei il karate era una filosofia di vita, un’arte antica e gloriosa, un confronto tra spiriti, prima che tra corpi. Una forza interna, un modo di essere sempre e comunque. Non era facile spiegare cosa provava quando combatteva. Sentimenti contrastanti ed incontrollabili si mescolavano dentro, facendola sentire…viva! Sì, il karate era vita, la sua vita…

 

Ed era questo che più la faceva soffrire. Non trovava alcuna soddisfazione a combattere con i pappemolli del suo club, che praticavano quello sport più per far colpo sulle ragazze, che per vera passione, e inoltre, e questo era l’apice della sua frustrazione, quando incontrava qualcuno, che poteva anche solo lontanamente sembrare all’altezza della sua abilità, questo non la prendeva sul serio.

Sei una ragazza” si sentiva dire “ho paura di farti male

 

Lei arrabbiata e delusa lo stendeva con poche mosse, lasciandolo stordito per il dolore e per lo stupore, ma così non c’era proprio alcun gusto. Non c’era il sacro spirito del karate.

 

Questo era il vero motivo che la spingeva a voler incontrare tutti i più grandi campioni nazionali. Sfidarli e vincerli. Anche se era una donna, avrebbero combattuto al massimo lo stesso, perché in palio c’era il titolo nazionale.

 

Reika, infatti, non solo voleva partecipare alle nazionali di karate, ma voleva partecipare a quelle maschili!

 

Combattere con altre ragazze? Improponibile! Vi aveva provato, ma le aveva sempre stese, senza la benché minima difficoltà.

 

Ma suo fratello, in quanto sostituto legale dei genitori, non ne voleva sapere di firmare l’autorizzazione. Era stato irremovibile.

Troppo pericoloso. Non se ne parla” aveva sentenziato con decisione, non lasciandole alcuna possibilità d’appello.

Lo aveva supplicato, minacciato, adulato, aveva fatto di tutto ma non c’era stato verso.

 

Finché le venne quella splendida idea.

 

La ragazza sorrise sorniona, abbandonandosi al ricordo di quella splendida giornata di fine febbraio.

 

“Sono già passati tre mesi da quel pomeriggio. Come al solito assistevo agli allenamenti della Nankatsu, aiutando Patty nelle sue mansioni.

 

Durante una pausa quel mattacchione di Bruce disse “Ehi avete sentito di quegli sbruffoni della Toho? Hanno battuto la Furano per 4 a 1 in un’amichevole. E Lenders, come al solito, ha mandato all’ospedale 4 giocatori avversari. Dicono che ultimamente sia diventato ancora più forte e violento!”

“Non lo nominare neanche Bruce!” Aveva ribattuto il mio fratellone “Quel tipo lo detesto. Il pensiero di doverci giocare in nazionale mi fa venire il vomito!”

“Dai Benji” l’aveva ripreso il capitano  “Hai promesso che non l’avresti provocato e avresti fatto di tutto per ignorarlo, se proprio andarci d’accordo é impossibile”

 “Sì Holly e cosi farò. Io mantengo sempre le mie promesse. Ma quell’odioso, violento, presuntuoso, vorrei proprio che incontrasse qualcuno che gli desse una bella lezione!”

“ Si magari una ragazza…” intervenni io, così, senza pensarci.

Beh! In realtà un’ideina mi stava già venendo in mente!

Benji mi guardò.

“Ma cosa dici piccola?” e scoppiò a ridere, seguito da tutta la squadra

“ Beh che c’e tanto da ridere?Ce l’avrà anche lui un cuore no?”

“E sentitela la mia sorellina” Continuò Benji tra le risa “ No Lenders non ce l’ha un cuore…Comunque vederlo piegato da una donna sarebbe il massimo. Darei chissà cosa per ciò!”

Insperabilmente si era aperta una breccia di speranza. Con decisione puntai dritta in quella direzione e… fu allora che sferrai il mio attacco.

 

“Qualsiasi cosa Benji? Davvero faresti qualsiasi cosa per vedere Lenders innamorato e dolce come un gattino?”

“Sì qualsiasi cosa!”

“E allora facciamo una scommessa. Io farò innamorare Lenders di me, e tu in cambio mi firmi l’autorizzazione per la partecipazione alle nazionali di karate”

 

La squadra smise di ridere e Benji mi guardò a bocca aperta. Ma si riprese subito. Il mio impassibile fratellone, non era da lui mostrare emozioni in pubblico!

“Ancora con questa storia! E poi è una scommessa persa in partenza Reika, Lenders manco lo conosci e ti consiglio di stargli ben lontana”

“E allora perché non accetti la scommessa? Sono stufa di insistere Benji. Hai paura?”

 

Lo guardai e gli sorrisi. Lui sostenne il mio sguardo, serio ed immobile, come sempre fa quando tenta di leggermi dentro. Ma questa volta ero più che determinata a non fargli assolutamente capire le mie vere intenzioni. E ci riuscii. Non comprese che stavo facendo sul serio, probabilmente interpretò il mio sorriso come uno scherzo, ed era esattamente quello che volevo...

 

Per completare il mio piano, contai sull’appoggio inconsapevole di Bruce. E feci bene.

Quel ragazzo lo conosco come le mie tasche. Un caro amico, ma anche un impiccione di prima categoria!  Non é mai capace di starsene zitto, sempre pronto a stuzzicare e ficcare il naso nei fatti dei compagni…

 

Come mi aspettavo, disse “Ahaha! Benji ti prego accetta. Te lo vedi Lenders al guinzaglio trascinato dalla tua dolce sorellina?”

Benji rise e…cedette. Sempre convinto che fosse uno scherzo, naturalmente.

“ E va bene Reika. Accetto. Se lo farai innamorare parteciperai alle nazionali”

“E una promessa fratellone?”

“Certo”

“Guarda che ora non puoi più tirarti indietro. C’é tutta la squadra a testimoniare”

“ Certo, certo. Ma ora lasciaci riprendere gli allenamenti”

E ritornò alla sua amata porta, ridendo, ignaro edl passo falso che aveva appena fatto….

Ce l’avevo fatta. Benji era caduto nella mia trappola.

 

Da allora, per le successive tre settimane, studiai come una matta per il test di ammissione alla Toho. È una scuola molto selettiva e ho voluto essere sicura di entrarci.

Ovviamente, sono stata molto attenta a tenere Benji all’oscuro di tutto. Non gli ho più menzionato l’argomento nazionali e scommessa, e lui, sempre convinto che si trattasse di uno scherzo, si dev’esser completamente dimenticato della cosa, e non sospetta assolutamente niente….”

 

Determinata come sempre, aveva proseguito dritta per la sua strada, organizzando tutto nei minimi dettagli.

 

Così, ora stringeva tra le mani la lettera che conteneva l’esito dell’esame. Il preside in persona, le comunicava di aver superato brillantemente l’esame di ammissione e di essere stata ufficialmente accettata alla Toho School, inoltre, il punteggio da lei ottenuto era talmente alto, che prevedeva il suo inserimento in una classe superiore…

 

La missiva era giunta due giorni prima, e da quel momento la ragazza non aveva perso neanche un istante per i preparativi della sua imminente partenza.

 

Aveva un mese e mezzo di tempo prima della chiusura delle iscrizioni al campionato nazionale.

Una data che, per una strana coincidenza, combaciava con il ritiro della nazionale di calcio per la partecipazione ai mondiali Juniores.

 

Aveva detto a Benji che sarebbe andata un mese e mezzo da Emily, la sua amica inglese, per perfezionare la lingua e anche per dimenticare del tutto la delusione della mancata partecipazione alle nazionali di karate. Aveva affermato, con vergognosa faccia tosta, che starsene lontana per un po’ le avrebbe fatto bene. Benji non ebbe alcuna obiezione da fare ed, anzi, si congratulò con la sorella per la sua saggia capitolazione.

 

“Che ottima attrice sono. Se con il karate le cose non andassero bene mi dedicherò al teatro!” pensò ridacchiando soddisfatta, mentre chiudeva l’ultima valigia.

 

Alla Toho, di certo, non si era presentata col cognome Price, altrimenti Lenders l’avrebbe rispedita indietro a calci già il primo giorno. Aveva usato il cognome della mamma, Akaido. Le piaceva. Forse era l’unica cosa di sua madre che le piaceva.

 

Infine, a Tokyo, dove si stava trasferendo per frequentare la nuova scuola, aveva affittato una casa in un quartiere tranquillo.

 

“Sì non c’é che dire” esclamò “Sono un genio. Non mi é sfuggito proprio niente!”

 

“Reikaaaaaa!” sentì urlare dal piano di sotto “Sei pronta dobbiamo andare o faremo tardi all’aeroporto”

“Sì Benji arrivo, ma aiutami a portare le valige” si affrettò a rispondere.

 

Un’ora dopo i due fratelli erano all’aeroporto.

 

E chi mai avrebbe creduto che fossero fratelli? Lei con quei bellissimi capelli biondi e quegli occhi blu, attirava sguardi ammirati; lui, moro, con gli occhi color pece, era altrettanto bello. Apparivano così diversi ad un primo sguardo. Eppure, osservandoli con maggiore attenzione, si notava qualche somiglianza. La bocca piena e ben delineata era identica sia nella forma che nell’espressione, ed identico era anche quel sorriso particolarissimo che esprimeva fierezza, strafottenza, timore e rispetto.

 

Benji era, all’apparenza, impassibile e freddo. In realtà, nascondeva un carattere dolce e sensibile. Queste sue debolezze, celate con cura dietro ad una maschera di arroganza e presunzione, erano note solo a pochissimi intimi. Anzi, forse la sorella era l’unica a conoscere la vera indole del portiere. Amava quel fratello più di se stessa. E ora lo stava imbrogliando con fredda lucidità. Reika ebbe un attimo d’incertezza mentre salutava il fratello che le sorrideva tranquillo, ma lo eliminò subito.

 

Lei infatti era testarda ed irremovibile. Una volta presa una decisione, non la bloccava più nessuno. Anche lei, come il fratello, sapeva essere fredda, determinata, impassibile, ma preferiva tenere queste doti solo per situazioni eccezionali. In genere era solare, allegra, vivace e dolcissima. In pratica, i due fratelli rappresentavano perfettamente i due lati della medaglia, due elementi complementari ed indivisibili.

 

“Piccola mi mancherai tanto. Ma ricordati che mi hai promesso di tornare per il ritiro della nazionale. Lo sai che Patty, Amy e Jenny non possono farcela da sole”

“Esagerato! Comunque tra un mese e mezzo sarò qui. Tranquillo. E vedrai mi sarò tolta la storia dell’autorizzazione dalla testa” disse, e tra sè e sé pensava “Perché sarai costretto a firmarmela e io avrò in mente solo gli incontri che dovrò affrontare

 

“Come sono felice di sentirtelo dire. Finalmente cominci a ragionare. Hai avuto proprio una buona idea ad andare a trovare la tua amica Emily. Buon viaggio piccola” rispose Benji abbracciandola e accarezzandole i capelli, pensando “Oh finalmente l’ho fatta ragionare! Era ora!”

 

Povero Benji come si sbagliava!

 

I due fratelli si salutarono ed il ragazzo risalì fiducioso in macchina, allontanandosi velocemente diretto agli allenamenti. Reika aspettò qualche minuto finché l’auto nera del fratello non scomparve inghiottita dal traffico dell’ora di punta. Quindi chiamò un taxi e si diresse alla stazione dei treni.

 

CAPITOLO 2 LA NUOVA MANAGER

 

Reika arrivò a Tokyo a sera inoltrata.

Chiamò un taxi, diede l’indirizzo della nuova casa e, scrutando svogliatamente al di là del finestrino, si concentrò sui suoi propositi.

 

Per tutto il viaggio non aveva fatto altro che leggere riviste sportive su Mark Lenders, Danny Mellow e Ed Warner.

 

Ormai, tra quello che le avevano raccontato Benji e gli altri ragazzi, e tutti quegli articoli, sapeva vita morte e miracoli dei tre giocatori. Inoltre li aveva visti giocare una volta, tre anni prima.

 

In effetti, c’era un altro motivo per cui aveva deciso di imbarcarsi in quella strana avventura.

 

Il motivo era Ed Warner. Il portiere karateca. L’aveva visto all’opera per la prima ed unica volta in quell’occasione, ed anche se era appena uscito da un infortunio, e perciò non giocava al meglio, era rimasta egualmente affascinata dall’agilità e dalla tecnica del portiere. Stupefatta dalla maestria con cui aveva fuso insieme due discipline tanto diverse, non gli aveva staccato gli occhi di dosso per tutti i novanta minuti di gioco, e si era convinta che Warner avesse colto non solo lo spirito del calcio ma anche, e questo era quello che le interessava, quello del karate.

 

Certo che i giornalisti e i ragazzi non mi hanno dipinto un bel quadro dei tre giocatori” pensava “ Anzi a sentire Benji, Lenders é il diavolo in persona…e va bene ormai ci sono e non mi tiro indietro. Più dura é la sfida e più bella sarà la vittoria!”.

 

Il taxi si arrestò silenziosamente davanti ad una villetta color cioccolato, disposta su due piani, dall’aspetto pulito e discreto, che si affacciava su un curato cortile delimitato da un cancelletto in ferro battuto, dipinto di nero.

 

Pagò il taxista, dandogli anche una lauta mancia per averla aiutata a portare le valige sino alla camera situata al primo piano.

 

Nel quarto d’ora successivo, esplorò con minuziosa cura tutta la casa. Il piano terra era composto da una piccola cucina, un ampio salotto con un divano enorme color avorio ed un bagnetto. Al piano superiore vi erano due stanze da letto, una matrimoniale ed una singola, entrambe ampie e luminose ed un bagno con una bella vasca idromassaggio e doccia.

“Insomma non poteva andarmi meglio” esclamò la ragazza “Mi sistemerò nella matrimoniale così dormirò bella comoda”.

 

Sistemò le valige, fece una lunghissima doccia e mangiò del sushi comprato alla stazione poco dopo l’arrivo nella nuova città.

Si coricò piuttosto presto.

“Domani devo essere riposata e in perfetta forma. Mi aspetta una dura battaglia”.

Si addormentò serena, pensando al suo amato karate e alle nazionali che l’attendevano.

 

“Ecco signorina Akaido questa é la classe a cui l’abbiamo assegnata. La 5G. Sì, il suo test era semplicemente perfetto e così l’abbiamo inserita in una classe di due anni più avanti. Ma sono sicura che non avrà problemi. Siamo felici di averla con noi”

La preside la guardò sorridendo. Era una donnina piccola con lunghi capelli bianchi-argento trattenuti da un fermaglio dorato alla base della nuca. Gli occhi dolci, dietro agli occhiali d’osso, esprimevano cordialità e comprensione.

 

Reika rimase a bocca aperta. Due anni più avanti. Cavoli! Sapeva di essersi impegnata e di aver dato il massimo, ma non si aspettava certo di averlo fatto così bene quel test! Si riprese velocemente dalla piacevole sorpresa e constatò che quella gratificazione le aveva dato una carica in più. E quella mattina ci voleva proprio. Non che non fosse carica anzi, si sentiva un vulcano pronto ad esplodere, ma una piccola lusinga alla sua autostima, non poteva farle che bene!

 

“Venga, l’accompagno nella sua nuova classe” disse la preside alzandosi dalla sua comoda poltrona di pelle scamosciata ed avviandosi lentamente verso la porta.

 

“Ma lei é giapponese?” le chiese mentre procedevano lungo un ampio e pulito corridoio sul quale si affacciavano una sfilza di porte color mogano.

“Sì, i miei genitori erano giapponesi”

“Ma quei capelli color dell’oro? Sono cosi lunghi e belli, non passa certo inosservata in un mondo di teste more”

“Ah si, questi sono un dono della nonna materna. Lei era tedesca.”

“Ah! ora capisco. Ecco siamo arrivati” 

 

La preside aprì la porta dopo aver bussato con discrezione, dal momento che le lezioni erano già iniziate da un’ora.

“Scusi l’interruzione professor Nagheshi, ma è arrivata la nuova studentessa”

 

Reika entrò. Nell’aula si sollevò un sommesso brusio che non passò inosservato alla bella ragazza, abituata com’era, agli sguardi ammirati dei compagni di scuola.

 

“Bene ora vi lascio. Arrivederci signorina Akaido” la salutò la preside, rivolgendole un’ultima affettuosa occhiata, prima di accomiatarsi.

 

“Bene ragazzi, questa e la vostra nuova compagna. Prego signorina, si presenti pure” disse l’insegnante, con tono gentile ed incoraggiante.

 

Reika si voltò per la prima volta, da quando era entrata, verso i nuovi compagni. Sino a quel momento aveva dedicato tutta la sua attenzione all’esame delle figura del professore. Era alto e magro, coi capelli leggermente spruzzati di grigio sulle tempie e un paio di folti baffi nerissimi.

 

Sembrava un tipo simpatico, e raramente sbagliava i suoi giudizi. La ragazza disponeva, infatti, di una rara e preziosa dote: sapeva valutare con estrema precisione le persone che si trovava di fronte, individuandone, in fretta, i difetti, i pregi, i punti di forza e quelli deboli. A volte, aveva bisogno di più tempo per la sua analisi, ma una volta fatta, sapeva sempre come affrontare e sopraffare chi si trovava davanti…

 

Quindi alzò lo sguardo sulla classe e…faticò a non lasciarsi sfuggire un urlo di sorpresa ed esultanza!

 

Lì, compostamente seduto in terza fila, vi era Danny Mellow e accanto a lui Ed Warner, il quale aveva alla sua sinistra, nient’altro che Mark Lenders!

 

Non posso credere alla mia fortuna, allora qualcuno lassù mi ama!. Non fallirò…Tigre a noi due!” pensò sentendo il cuore accelerare per l’eccitazione.

 

Con voce chiara e melodiosa disse “Salve a tutti. Mi chiamo Reika Akaido e sono la vostra nuova compagna. In realtà sono più piccola di voi di ben due anni, ma mi hanno assegnato a questa classe. Non so se ne sarò all’altezza, spero che voi tutti mi possiate aiutare”

 

Che discorso del cavolo! Ma non le andava di dire niente di sé, oltre al nome e all’età. E poi stava pensando a tutt’altro. Non staccava gli occhi di dosso ai tre ragazzi. Due di loro se ne accorsero, Warner e Mellow. Lenders, invece, apparentemente, non la notò neppure, intento a fissare un punto indefinito oltre la finestra alla sua sinistra.

 

“Bene signorina, sono sicuro che sarà all’altezza. I suoi test erano ottimi. Si può sedere in terza fila vicino alla signorina Nabuashj”

 

Reika si diresse con passo deciso al posto assegnatole senza distogliere lo sguardo dai tre giocatori. Warner e Mellow la osservarono con un’espressione interrogativa dipinta in volto mentre un imbarazzante disagio si faceva strada in loro: essere fissati in quel modo da due occhi cosi belli, non era proprio loro indifferente…

 

Si sedette con grazia e smise di osservarli, fingendo di prestare attenzione alla lezione, ma in realtà, intenta a riordinare le idee in modo da sfruttare al meglio quell’inaspettato colpo di fortuna. “Quindi” pensò “Per ora non mi posso sbilanciare molto ma mi sembra di aver capito che Lenders lo dovrò avvicinare di traverso. Tramite i suoi amici. Mellow me lo giro come voglio, ma Warner mi sembra più sveglio. Devo stare attenta a non fare passi falsi…

 

Tra un pensiero e l’altro, arrivò la fine delle lezioni. I nuovi compagni le si fecero attorno. Tutti tranne tre, ovviamente. Ma questo lo aveva già previsto. Non le ci volle molto per capire che i tre calciatori erano evitati e temuti dal resto della classe, e questo a loro andava benissimo in quanto non desideravano essere avvicinati da nessuno.

 

Ma la ragazza non era dello stesso parere, quindi si liberò in fretta dei compagni urlanti e scocciatori, e si appostò sfacciatamente davanti al banco di Mellow.

 

“Ciao Danny. Io sono Reika ed è un vero piacere per me conoscere il miglior centrocampista della nazionale giapponese. Ovviamente… dopo Tom Becker” disse con il tono freddo e tagliente che i Price sapevano sfoderare con disarmante disinvoltura.

 

Il ragazzo la fissò sbalordito, incapace di credere alle proprie orecchie, totalmente spiazzato dallo strano comportamento della sconosciuta.  

 

“Ciao anche a te Ed Warner. La tua tecnica di parata è la mia preferita. Sei agile e veloce come un gatto. Hai un’elevazione portentosa, ma ti manca ancora qualcosa per poter eguagliare il grande Benjamin Price”

 

Ed, a quel nome tanto odiato, strinse i pugni con furia e Lenders, finalmente, si girò a guardarla. Oh! E quindi era riuscita ad attirare la sua attenzione. Gli era bastato sentire il nome del suo amato fratellone…Come si stava divertendo…E ora l’atto finale…

 

“E infine ciao anche a te Mark Lenders, Tigre del calcio. Nessuno ti batte in potenza e resistenza. Ma pecchi in velocità e precisione. Doti che … Oliver Hutton possiede invece in abbondanza!”

 

Quelle parole furono seguite da un silenzio tombale carico di tensione pronta ad esplodere da un momento all’altro. I pochi ragazzi rimasti in aula, se la diedero a gambe levate.

 

Lenders si alzò rosso di collera, mentre Danny ed Ed rimassero immobili nelle loro posizioni, pietrificati dallo stupore. Al movimento scattante e minaccioso della Tigre, Reika ritenne opportuno indietreggiare di qualche passo.

 

Caspita, come era alto e che spalle larghe; non se lo ricordava così imponente… ma poco male, la prestanza fisica non l’aveva mai intimorita, anzi… Cambiando totalmente atteggiamento, sfoderò il suo sorriso più dolce e disse “Comunque sia, é stato un piacere. Spero altrettanto per voi” Ma quello che poteva sembrare un gesto di resa, dettato dalla paura per l’imminente reazione di Mark, si dimostrò ben presto esser tutt’altro. La ragazza, infatti, non era per nulla spaventata, divertimento ed arroganza brillavano sfacciatamente nei suoi occhi, e lo sfrontato occhiolino che inviò ai ragazzi, prima di lasciare velocemente l’aula, fece loro capire, di essere stati apertamente presi per i fondelli.

 

Reika, stava ancora ridacchiando beatamente lungo i corridoi della scuola, pensando alle espressioni incredule ed arrabbiate dei tre giocatori, quando le sue orecchie captarono un interessante discorso.

“……….per forza sono ancora senza manager. Ma li hai visti? Fanno paura solo a guardarli. Chi vuoi che entri in una gabbia di bestie inferocite?” disse un ragazzotto decisamente sovrappeso, dai capelli impomatati e spessi occhiali da vista che coprivano degli occhi piccoli e vacui.

“Ehm scusate” si intromise Reika. “ Ho sentito che stavate parlando di un posto per una manager. Ma per la squadra di calcio della scuola?”

“Sì infatti, sono mesi che la cercano ma nessuna ragazza se la sente di stare in mezzo a quegli attaccabrighe” le rispose il grasso ragazzo aggiustandosi gli occhiali sul naso per poter meglio ammirare la femminea bellezza che gli stava di fronte.

 

“Scusate ancora” continuò Reika, al colmo dello stupore. Non poteva creder alla sua fortuna! Ma allora il destino era proprio dalla sua parte!

“A chi devo rivolgermi per quel posto?”

“Ma stai scherzando? Non vorrai mica farlo tu? Una ragazza così carina e delicata se la mangiano in un boccone” rispose il ciccione.

“Non ti preoccupare, troverò da sola a chi rivolgermi, se proprio non me lo vuoi dire” disse sorridendo e, contemporaneamente, pensando “Carina e delicata glielo vai a dire a tua sorella, brutta faccia da maiale!”

“Ok…ok… se proprio insisti ti accompagno dal responsabile tecnico del club di calcio. Vieni”.

 

Reika non se lo fece ripetere due volte e seguì il ragazzo ciccione ed il suo amico al piano terra dell’edificio.

“Ecco, é la seconda porta a sinistra, ma secondo me ti stai suicidando bellezza”

“Grazie sei stato molto gentile” rispose lei allontanandosi velocemente per non cedere all’impellente desiderio di tirare un calcio sul muso di quel sudicio maiale

Bellezza! Ma che confidenze si prendeva?

 

“Avanti” sentì dire al di là della spessa porta di legno intarsiato.

 

Mezz’ora dopo, indossata la tuta blu della squadra di calcio, seguiva con passo spedito, il responsabile tecnico che la stava conducendo al campo dove si allenavano i ragazzi della Toho.

 

Reika, traboccante di felicità, già si pregustava l’espressione incredula e sicuramente furibonda di Lenders. Chissà se gli era passata l’arrabbiatura della mattina. Era stata proprio perfida! Nominargli Benji e Holly in una volta sola, forse era più di quanto quella “tenera” Tigre potesse sopportare…

 

Giunsero, in pochi minuti, a bordo campo. I ragazzi della Toho si stavano allacciando le stringhe delle scarpe da calcio, pronti ad iniziare l’allenamento.

“Ragazzi ho un’ottima notizia per voi. Finalmente ho trovato una manager. La signorina Akaido, che mi dice avere anche molta esperienza come infermiera. Perciò sono sicuro sarà un’ottima manager!” disse l’uomo tutto d’un fiato.

 

Reika fece qualche passo avanti esattamente nel momento in cui un paio di occhi fiammeggianti si posarono su di lei.

 

“Mister non é possibile che questa ragazzina faccia da manager. Non voglio assolutamente poppanti piagnucolose all’interno della squadra” disse il capitano stentando a reprimere la collera che divampava chiaramente nel suo sguardo.

 

“Lenders tu comandi in campo, ma fuori le decisioni le prendo io. La signorina sarà la vostra manager. E comportatevi bene altrimenti ve la dovrete vedere con me. E con questo la discussione é chiusa. Arrivederci”. Il responsabile tecnico non aveva ancora concluso la frase che già si stava allontanando velocemente.

 

Che vigliacco” pensò la ragazza osservando la figura dell’uomo già lontana “ Fa la voce grossa e poi scappa. Ma hanno tutti paura di ‘sto Lenders? Porca miseria ma chi sarà mai?”

 

“Ascolta ragazzina, credo che le cose non ti siano chiare. Noi qui non ti vogliamo, perciò vattene con le buone oppure ti faccio sparire io con le cattive, sono stato chiaro?” le disse Mark con tono duro e sprezzante.

 

Reika si limitò a fissarlo con i suoi grandi occhi blu, senza aprire bocca.

 

“Ehi sei sorda hai capito poppante?” Mark era sempre più sconcertato ed irritato dallo strano comportamento di quella ragazzina.

 

“Reika” disse lei dopo qualche istante, sostenendo senza paura lo sguardo di fuoco di lui.

“Co…cosa hai detto?” balbettò completamente spiazzato.

“Reika. Così mi chiamo. Forse non te lo ricordi e continui a chiamarmi con nomignoli molto dolci. Certo, mi potrebbe anche piacere essere chiamata così da te, ma non già dal primo giorno. Lasciami almeno il tempo di conoscerti….”

“Ma che cazzo stai dicendo?” Mark era oramai fuori di sé.

 

Reika si voltò verso Mellow con un’espressione annoiata in volto “Scusa Danny mi sai dire che ore sono?”

Danny era allibito. Come il resto della squadra d’altronde. Troppo stupito per ribellarsi, guardò l’orologio e balbettò“Le…le… 15.05”

“Ecco lo sapevo” sbottò la ragazza con aria di rimprovero “ L’orario di allenamento è già iniziato da 5 minuti e voi siete qui a farmi le feste invece di allenarvi. E tra un mese e mezzo c’è il ritiro della nazionale. Forza ragazzi in campo. Sono lusingata di tutto questo calore ma ora al lavoro” disse battendo energicamente le mani.

 

“Ma sei impazzita?!? Che vai blaterando? Fuori da questo campooooooo!Subitooooo!” Lenders, ormai senza controllo, aveva tutta l’intenzione di afferrarla per la giacca della tuta e sbatterla di peso fuori dal campo, ma lei lo prevenne girando sui tacchi ed entrando nella sede del club.

 

“Oh l’ha capito, ora prende la sua roba e se ne va” esclamò soddisfatto Mark.

 

Sollevato, si voltò a sua volta ed entrò in campo, pronto per iniziare l’allenamento, seguito fedelmente dalla sua squadra.

 

CAPITOLO 3 IL PUGNO

 

Reika si diresse all’interno della sede del club ma non certo per raccogliere le sue cose .

Quali cose poi? La sua divisa era ben piegata nella cartella che aveva in mano e non aveva nient’altro con sé, ma tanto era il desiderio di Lenders di togliersela dai piedi, che non l’aveva notato.

 

La ragazza fece un rapido giro del posto. Vi era un lungo corridoio dal pavimento di un colore indefinibile, probabilmente in origine sulle tonalità del giallo-crema, ma ora decisamente sul grigio, tanto era lo sporco rappreso. La prima porta a sinistra era la cucina. Non appena vi entrò, un odore di marcio ed acqua stantia la travolse, facendola arretrare di un passo. Che orrore, avrebbe dovuto lavorare non poco per pulire tutto quel sudiciume!

 

La stanza successiva era un ripostiglio abbastanza ampio, con all’interno tutto il necessario per le pulizie, scatoloni, colmi di acqua ed integratori per i ragazzi, erano ammassati ordinatamente sulla parete in fondo accanto ad un’enorme lavatrice per il bucato. Da un lato all’altro della stanza correvano lunghi fili per stendere la biancheria.

 

La porta ancora dopo era un bagno piccolissimo ed, ovviamente, molto sporco.

Sul lato destro del corridoio vi era, invece, un’unica porta al centro. Reika l’aprì senza esitare e si ritrovò negli spogliatoi. Il disordine era totale anche se, per quanto possibile, l’ambiente era il più pulito della sede.

 

La ragazza sospirando rassegnata, si rimboccò le maniche della giacca sino ai gomiti e cominciò a sistemare e strofinare, intonando un allegro motivetto per farsi compagnia e darsi coraggio.

 

Sgobbò come una forsennata per tre ore e mezza. Ma, alla fine, soddisfatta, constatò che tutto era pulito ed in ordine.

 

Si affacciò alla finestra della cucina. Il sole stava per tramontare, ma i ragazzi non accennavano ad interrompere gli allenamenti, anche se si vedeva benissimo che erano allo stremo dello forze. Reika sorrise sadicamente, quando il numero 8 si accasciò al suolo, stringendosi un polpaccio, probabilmente in preda ad un crampo muscolare.

 

Certo che ne avevano di resistenza. Più di tre ore a correre come pazzi. E Lenders sempre ad urlare insulti a destra e a manca. Lo si sentiva sino all’interno degli spogliatoi.

 

Forse” pensò ironica “ La loro non è resistenza, ma paura del loro capitano. Vediamo di dare una mano a questi poveretti

 

Trascinò fuori, non senza difficoltà, uno scatolone pieno di bottigliette d’acqua fresca, e subito dopo, una cesta colma di salviette pulite.

 

Asciugandosi la fronte imperlata di sudore, si avvicinò a bordo campo, intenzionata ad interrompere quella che era diventata più una lotta al massacro che non uno sport.

 

Qualcosa, però, attirò irrimediabilmente la sua attenzione, facendole dimenticare il suo proposito. Ed Warner, con uno scatto felino, che avrebbe fatto invidia ad un acrobata professionista, era piombato sulla palla, respingendola con una perfetta mossa di karate, facendo fare una capriola al cuore della ragazza che lo fissava rapita.

 

Il portiere recuperò la sfera rotolata poco distante dai pali e la passò velocemente ad uno dei compagni facendo riprendere il  gioco che immediatamente si rifece concitato ed aggressivo.

 

Subito dopo la rimessa in gioco del pallone, Warner percepì uno strano senso di disagio, come se qualcuno lo stesse ostinatamente fissando. Si assicurò che la palla fosse lontana dai piedi del pericoloso capitano, prima di guardarsi attorno alla ricerca della causa di quella fastidiosa sensazione. Sussultò stupito quando riconobbe la ragazzina di poco prima, che lo osservava completamente imbambolata, senza vergogna né pudore, a pochi passi dalla linea del fallo laterale. Ed sbuffò nervosamente scostandosi dalla fronte i capelli inzuppati di sudore mentre perlustrava il campo guardingo, per fortuna Mark era impegnato in un’azione di gioco e guardava dalla parte opposta, se l’avesse vista, per quella incosciente, sarebbe stata la fine!  Il portiere, nonostante la’spetto menefreghista, aveva un cuore tenero e non aveva certo intenzione di assistere al massacro di un’ingenua ragazzina appena giunta in città. Tentò di farle un cenno contenuto che passasse inosservato ai suoi compagni e soprattutto al capitano, ma che la distogliesse da quel pericoloso stato di torpore in cui sembrava piombata. La sua gentile precauzione fu però inutile perché la ragazza non accennò minimamente a muoversi e ben presto tutta la squadra si accorse della sua presenza ed il gioco si bloccò istantaneamente a centrocampo.

 

Ma guarda questa! Non solo é ancora qui, ma anche sbava su Ed e mi distrae i giocatori. Ma ora la sistemo io per le feste!” pensò con rabbia Mark che, come tutti gli altri giocatori, fissava incredulo la sottile figura della ragazza, immobile a bordo campo.

 

Lenders si voltò nella direzione di Reika, caricò il tiro e contemporaneamente urlò “ Ehi poppante lo sai che é pericoloso stare a bordo campo?”

 

Il pallone partì. Non era un tiro molto forte. Lui non voleva certo ammazzarla, solo spaventarla. Il pallone le avrebbe fatto comunque male, si trattava sempre di un tiro della Tigre, dopotutto!

 

Reika udì l’urlo del capitano e si riscosse, giusto in tempo per vedere il pallone dirigersi implacabile verso il suo volto. I suoi prontissimi riflessi le permisero di scansare il tiro senza difficoltà ed evitare una dolorosa ed umiliante contusione.

 

Senza scomporsi, corse a recuperare la palla rotolata a pochi passi dalla panchina. Ora avrebbe insegnato un po’ di educazione a quello zoticone.

 

Agganciò la palla col piede destro e avanzò velocemente verso Lenders “Sì, soprattutto se ci sono degli imbecilli come te che tentano di ammazzare le personeeeeee!” urlò di rimando, caricando il tiro.

 

Un calcio potentissimo partì in direzione di un immobile capitano, per l’ennesima volta stupito dalla reazione di quella incomprensibile donna. Mark si ritrovò una bomba in pieno stomaco e per il dolore si piegò in due imprecando.

 

Reika lo osservò, leggermente preoccupata. Forse aveva esagerato, a volte si dimenticava di quanto fossero potenti i suoi calci…

“Ehi tigrotto ti ho fatto tanto male?” le uscì dalle labbra senza riflettere.

 

Realizzò il significato delle sue parole, solo quando vide Mark rialzarsi lentamente per poi dirigersi nella sua direzione col volto livido di collera ed un’espressione omicida.

 

La ragazza indietreggiò lentamente, a piccoli passi, sino a trovarsi spalle al muro.

Non aveva paura. Poteva difendersi benissimo anche da un energumeno inviperito. Ma cercava di guadagnare tempo, per decidere quale fosse la cosa migliore da fare.

 

Lenders sembrava avere tutte le intenzioni di prenderla a pugni.

Ma lo avrebbe fatto? Lui non sapeva che lei era molto forte e lo poteva stendere in poche mosse. Avrebbe alzato le mani lo stesso? Contro una ragazza?

 

“Se lo fa giuro che prima gli spezzo una gamba, così salta le nazionali compromettendo seriamente la sua carriera, e secondo, me ne torno a casa e picchio Benji sino a che non mi firma quella cavolo di autorizzazione..” pensò appiattendosi il più possibile contro la parete di cemento, tenendo a bada il suo ritmo cardiaco con profondi e regolari respiri, tecnica che aveva appreso solo dopo lunghissimi ed estenuanti allenamenti di concentrazione. Dal di fuori la ragazza appariva perfettamente calma e padrona della situazione.

 

Mark invece, arrestatosi di fronte a lei, non faceva nulla per nascondere la rabbia che lo invadeva facendolo fremere.  La sovrastò completamente con la sua imponente figura fissandola cupo. Tutta la squadra lo aveva seguito e i compagni  tremavano all’idea del massacro che il loro capitano si apprestava a fare, ma nessuno  osava dire anche solo una parola.

 

Gli unici due, che avrebbero potuto intervenire, se ne stavano ancora in mezzo al campo, palleggiando svogliatamente tra di loro.

“Ehi Ed, non e meglio fermare Mark?” chiese Yellow lanciando un’occhiata di sottecchi al capannello di persone attorno alla povera ragazza

“Ma dai Danny, Mark non picchierebbe mai una donna. Lo sai!”sbuffò annoiato il portiere.

“Si ma é furioso …….ma Ed dove vai?”

“Corri Danny sta caricando il pugno. O mio Dio, l’ammazza!” urlò spaventato il ragazzo correndo  perdifiato verso il suo capitano.

 

Reika, inchiodata al muro, completamente nascosta dal massiccio corpo di lui, lo fissava dritto negli occhi fremente di rabbia cercando di ignorare il possente braccio del capitano sollevato sopra di lei.

 

Non voleva colpirla, solo spaventarla. E che caspita! Non era mica uno che picchiava le donne. Nonostante qualcuno lo pensasse… “Ma questa non si spaventa. Anzi mi guarda con aria di sfida. Ma allora vuole morire” pensò il ragazzo perdendosi, per un brevissimo istante, nel blu di quelle iridi scintillanti, che gli ricordavano il mare in tempesta.

 

Reika, all’apparenza sempre impassibile, si ripeteva incessantemente, come un ritornello“ Su provaci bastardo e poi ti sistemo io. Dai Reika non fa male. Puoi resistere. Non farà male. Almeno non quanto poi ne farai a lui…non fa male…”

 

Il pugno partì. Violentissimo.

 

La ragazza lo sentì sibilare vicinissimo al suo orecchio sinistro. Non batté ciglio anche se non poté impedire al suo respiro di arrestarsi per alcuni secondi, ma quella fu l’unica debolezza che concesse al suo corpo perfettamente sotto controllo.

 

“Ahi” sussurrò Mark a testa bassa, con il volto e gli occhi vellutati parzialmente nascosti dai lunghi capelli scuri che sfioravano la fronte ghiacciata di lei, tanto le era vicino.

 

Ed e Danny, ansanti per la corsa e lo spavento, si bloccarono accanto a Mark, videro il sangue scendere dalla mano del loro capitano che aveva colpito violentemente il muro a pochi centimetri dall’orecchio della ragazza.

 

“Forza ragazzi la pausa e finita” esordì Reika, staccandosi dal muro e ponendo una qualche distanza di sicurezza tra lei ed il ragazzo che l’aveva scombussolata più di quanto era disposta ad ammettere, non era più tanto sicura di riuscire a nascondere il turbamento che prepotentemente si stava facendo strada dentro di lei…

 

“Tutti in campo per l’ultima mezz’ora di allenamento. Tutti tranne il vostro capitano che ora si farà medicare la mano”

“Ma neanche per sogno. Lo vuoi capire o no che devi sparire?” sbraitò Mark

“Lenders ti lancio una sfida” disse la ragazza con uno sguardo glaciale.

“Ma sei impazzita? Ma allora tu le vuoi proprio prendere. E che sfida vuoi lanciarmi? Per un tiretto che hai fatto, ti sei montata la testa?”

“Ma che hai capito, io non voglio sfidarti a calcio. Non accetto sfide perse in partenza. Io sfido solo quando so di poter vincere”

“E che sfida vuoi?”

“Allora accetti?”

“Accetto tutto, basta che ti togli dalle palle”

“Ok la sfida è questa. Se vincerai tu sparirò per sempre da questa città. Se vincerò io, avrò la soddisfazione di aver vinto punto e basta”

 

Non poteva certo dirgli “Mio fratello, nonché tuo peggior amico, mi permetterà finalmente di realizzare il mio sogno..”

 

”Che cavolo dici? Dimmi che sfida è!”

“Io ti giuro Mark Lenders, che se entro un mese e mezzo non ti avrò trasformato da tigre inferocita a dolce gattino, sparirò per sempre dalla tua vita. Accetti?”

 

Mark rimase a bocca aperta, incurante della figura da allocco che stava facendo davanti alla sua squadra. Ora non era neanche più incazzato. Era semplicemente stravolto. Ma era pazza? Sì non vi erano altre spiegazioni plausibili: quella furia era appena scappata da un manicomio!

 

“Beh! io interpreto il tuo silenzio come un sì. Forza ragazzi ancora qui? Tutti in campo. Mark vieni che ti sistemo la mano e soprattutto controllo che non ci sia niente di rotto. Se non interveniamo subito potresti avere serie conseguenze e magari saltare anche la nazionale. Su non fare l’orgoglioso e seguimi negli spogliatoi!”

 

“Si Mark la ragaz…ehm Reika ha ragione, se hai qualcosa di rotto bisogna sistemarlo subito. Ragazzi avete sentito la nostra manager? Tutti in campo” E dicendo ciò, Ed si voltò e corse verso il campo, seguito a ruota da tutta la squadra.

 

“Grazie Ed…”bisbigliò Reika.

Ora che Ed l’aveva accettata era a metà dell’opera. Ma le restava la parte più difficile. Farsi accettare da Mark Lenders.

 

Questo appariva sempre più stravolto. Ci si metteva anche Ed. E poi questa ragazzina che lo fissava. Ma che stava succedendo?

 

Reika non si limitò a guardarlo con occhioni luccicanti, ma sorrise dolcemente, dicendogli “Per favore capitano, lascia che controlli la tua mano”

“Non se ne parla neanche!” tentò di opporsi ostinatamente lui.

 

Qual’era la tecnica migliore per far capitolare Mark Lenders? Provocarlo, semplice!

“E dai capitano non avere paura, non ti farò male” disse con fare insinuante.

“Paura?!?!?!PAURA IO?!?!?Ma sei scema? Muoviti e facciamola finita con questa storia!” sbraitò entrando come una furia negli spogliatoi, seguito da una donna con un’inequivocabile espressione di vittoria stampata a chiare lettere in volto.

 

Ed, appoggiato al palo della sua porta, aveva seguito lo scambio di battute tra il suo capitano e la nuova manager e sorrise incredulo, scuotendo la testa “Io quasi quasi scommetto con Danny 2000 yen che quella ragazza vincerà la sfida!”pensò divertito sistemandosi i guanti logori.

 

Mark si sedette rabbiosamente a cavalcioni di una panca

“Ma te ne intendi o hai detto una palla a quel cretino del mister per farti prendere?” chiese in malo modo osservando lievemente preoccupato la sua mano sanguinante che continuava  a gocciolare sul pavimento lindo.

“Tranquillo ora vedrai” disse la ragazza avvicinandosi con una salvietta imbevuta di disinfettante. 

 

Si sedette anche lei a cavalcioni di fronte al ragazzo. Gli prese la mano con cautela, avvolgendola nella salvietta e pulendola con cura.

 

Una volta fatto ciò, controllò che non vi fosse nulla di rotto, palpando la grande e nerboruta mano del capitano con gesti esperti e delicati.

 

“Si sta gonfiando, ma non c’è nulla di rotto. Ti metto questa crema e ti fascio. Dopo la doccia ti rifaccio la fasciatura e la porterai anche domani. Poi potrai farne a meno” disse mentre spalmava la crema analgesica con movimenti leggeri e fluidi.

 

“In effetti devo ammettere che sei brava, non avevi detto una palla” ammise lui colpito dalla delicatezza con cui lo toccava e dalla perfetta fasciatura che aveva iniziato ad applicargli.

 

“Ci mancherebbe altro con tutte le volte che ho fasciato dita e mani a mio fratello…”

Si interruppe bruscamente…Ops che aveva detto! Mossa falsa!

 

“Fratello? Hai un fratello?” 

“Ma sei cretino ora ti metti a discutere con questa arpia dei fatti suoi…”

 

“Sì” bisbigliò Reika concentrandosi sulla mano del ragazzo, pregando che lui non si accorgesse di nulla.

 

“E che fa tuo fratello per aver sempre bisogno di fasciature alle mani?”

“Oh niente di speciale. Solo é… un tipo molto distratto…”

Oddio! Se Benji mi sentisse, mi rinnegherebbe…”pensò mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.

 

“Ecco ho finito” disse infine

”Uh” mugugnò il ragazzo“Torno in campo” borbottò alzandosi e uscendo senza neanche voltarsi per ringraziarla.

 

 

Alle 19.10 gli allenamenti finalmente terminarono. Reika attendeva i ragazzi alla panchina con le salviette pulite e l’acqua. Tutti furono piacevolmente colpiti da queste attenzioni, normali per tutte le altre squadre, ma non per la Toho non aveva mai avuto una manager.

 

La ragazza porse le salviette ai giocatori e commentò “Si, siete molto bravi ma ci sono alcune cose che vanno migliorate. Soprattutto voi tre che giocherete in nazionale. Danny sei veloce e preciso. I tuoi passaggi sono precisi al millimetro, il tuo tiro è potente se solo…tu lo usassi. Perché non tiri mai in porta? Devi avere fiducia nelle tue capacità e se ti capita l’occasione buona concludi senza esitazioni. Ed sei meraviglioso. Starei delle ore a guardarti…ed infatti per questo motivo ho rischiato di venir ammazzata da un pallone volante…” risatine divertite accolsero la volontaria battuta della ragazza, che ammiccò maliziosamente in direzione del portiere, aumentando l’ilarità generale “Ma noto una certa insicurezza sul lato sinistro. Hai qualche problema col braccio sinistro?”

“Beh veramente un anno fa ho subito un brutto infortunio alla spalla. Ora e perfettamente guarita ma d’istinto tendo a proteggerla” confermò il portiere in parte imbarazzato dalla battuta della ragazza e in parte sorpreso dalla sua perspicacia.

“Devi superare questo istinto. La tua debolezza si vede sin troppo. Mark con te proprio non ci siamo. Perché vuoi sempre strafare? E poi perché sempre e solo potenza? Perché non migliori l’effetto, la classe, la tecn…”

 

“Bastaaaaaaaaaaaaa” scoppiò come un tuono il bomber giapponese “Non solo ti insinui a tutti i costi nella squadra. No, alla signorina non basta fare la manager. Vuole fare l’allenatore adesso. Tra un po’ ti metti la divisa e scendi in campo!!!Basta sparisci!”

 

“Uff!Ma come sei monotono. Era solo qualche consiglio tanto per fare due chiacchiere. Dai andate a farvi la doccia che siete tutti sudati ed é sera ormai, potreste prendere freddo”

“Ma per che ci hai preso per delle femminucce, poppante?”

“Ehi tigrotto, ma non si può mai dire niente con te!” lo provocò Reika mentre gli porgeva la salvietta pulita, questa volta pienamente consapevole di stuzzicare l’ira della Tigre.

 

Lui con mossa fulminea le afferrò i polsi. Questa volta glieli avrebbe stritolati e così l’avrebbe fatta star zitta una volta per tutte. Sì, se solo li avesse afferrati i polsi. Invece si trovò tra le mani la salvietta, mentre la ragazza lo guardava, a una ragguardevole distanza di sicurezza, con un sorrisetto storto che gli ricordava tanto qualcuno… Ma come aveva fatto?

Questa è più veloce di Ed!”pensò.

 

Lo stesso pensiero ebbe Ed che, perplesso, scrutava con attenzione la figura della ragazza.

 

“Su a lavarvi tutti quanti”

 

E ai giocatori, non restò altro che ubbidire docilmente.

 

“Ciao Reika”

“Ciao a tutti, a domani”salutò la ragazza osservando annoiata il gruppetto di giocatori allontanarsi.

“Uffa ma quanto ci mettono a uscire da lì? Sono quasi le 8 e io devo sistemare gli spogliatoi, buttare le divise in lavatrice e chiudere tutto. Ma mi sono stufata ora busso” 

 

Colpì con decisione la porta degli spogliatoi.

“Ehi Danny, Ed, Mark, vi volete muovere, io non voglio fare notte”

La porta si aprì ed Ed la guardò interrogativo

“Ma che ci fai ancora qui?”

“Ma come che ci faccio! Devo sistemare e fare il bucato e voi siete gli ultimi! Siete tutti vestiti? Bene io inizio a sistemare che è già tardissimo”

“Va bene allora manag… ehm Reika noi andiamo a domani” disse Danny gettandosi la sacca in spalla e avviandosi alla porta.

“Si ciao a domani” borbottò la ragazza gettando magliette e calzoni in una grande cesta di vimini.

“Dì un po’ mocciosa, viene tuo fratello a prenderti?”chiese Mark acido come sempre quando era costretto a rivolgere la parola a qualcuno che avrebbe preferito evitare.

“No mio fratello non è in città in questo periodo, vado a casa da sola”

“Coosaa?”esclamò Ed “Ma sei matta? Io non so da dove tu venga, ma qui a Tokyo una ragazza non può girare la sera da sola”

“Ah no? Non lo sapevo, é così pericolosa la città?”

“Smettila di fare domande cretine e muoviti ragazzina. Quanto ci metti a finire?” chiese sempre più acido Mark.

“Ehm… se mi aiutate un paio di minuti, altrimenti una decina”.

 

E fu così che i tre temutissimi assi della Toho, si ritrovarono a raccogliere le magliette e i calzini sporchi dell’intera squadra, insieme ad un demonio dai capelli d’oro!

 

 

“Ehi manag…Reika dove abiti? Io sarei arrivato” disse Danny guardando la ragazza e i due compagni.

“Non molto lontano. Grazie Danny di avermi accompagnata sino a qui. E buonanotte. Ah Danny, un’altra cosa se proprio ti viene di chiamarmi manager, non farti problemi io non mi offendo”

“Tu no, ma qualcun’altro sì!”

“Chi il capitano? Ma no, vedrai che tra un po’ sarà il più entusiasta di tutti!”

 

Danny faticò a non scoppiare a ridere davanti allo sguardo esageratamente sdolcinato che Reika rivolse a Mark, il quale, dal canto suo, era pronto ad esplodere da un momento all’altro.

Ma non ne ebbe il coraggio di provocare ulteriormente il suo super irascibile capitano e quindi disse solamente “Buonanotte manager, é un piacere averti tra noi!”

 

Quella era l’ultima frase che Mark voleva sentir dire all’amico, Danny lo sapeva bene, e per questo motivo entrò di corsa in casa.

 

Proseguirono ancora un po’ lungo una strada ampia ed illuminata da una fila di lampioni che diffondevano una rilassante luce gialla.

 

“Reika sarei arrivato anche io. Però se vuoi proseguo…”

Ed era combattuto, non gli sembrava una buona idea lasciare la ragazza sola con Mark. Magari ricominciavano a beccarsi e lui la mollava in mezzo alla strada.

 

La ragazza comprese al volo il suo dubbio “Ed tranquillo, Mark non mi mollerebbe mai in mezzo alla strada, sola di notte. Buonanotte e grazie anche a te”

 

Ma come aveva fatto? Era telepatica?

“Reika sei …io…benvenuta anche da parte mia” disse il portiere, reggendo lo sguardo assassino del suo capitano.

 

Mark non ci poteva credere. Nel giro di un pomeriggio, quella mocciosa aveva conquistato tutta la squadra. Pazienza per quei cretini dei suoi compagni, col cervello che avevano non ci si poteva aspettare altro, ma Danny ed Ed… non poteva crederci! Erano sempre stati tutti e tre convinti che una manager fosse più un impiccio che un aiuto. E ora erano qui a ringraziarla di esistere. Ma robe da pazzi!

 

“Ehi Mark aspettami, Ciao Ed e…Grazie”.

Camminarono ancora per diversi minuti in silenzio

“Mark?”

“Non parlare. Ogni volta che apri bocca fai danni”

“No io volevo dirti che…”

“Ma mi capisci quando parlo? Zitta! Chiudi quella fogna che ti ritrovi al posto della boccaaa!”

“Ma Mark io volevo solo dirti che sono arrivata”

“Ma allora le vuoi prende…cosa? Arrivata? Ah….sì….non avevo capito”

“Eh per forza non mi fai mai parlare”

“Ma se non riesco mai a farti stare zitta”

“Dai, basta così” disse Reika chiudendosi il cancello alle spalle “Sembriamo due innamorati al primo bisticcio e noi non siamo ANCORA innamorati, vero….tigrotto?”

“Ma io ti ammazzo”.

 

Ma la ragazza era già entrata in casa, chiudendosi la porta alle spalle con un sonoro tonfo.

Dalla finestra osservò compiaciuta la massiccia figura della Tigre che si allontanava scuotendo la testa rabbiosamente.

 

“E questo è solo l’inizio, mio caro” sussurrò divertita scrutando la sagoma del ragazzo che veniva inghiottita dal buio della notte.

 

CAPITOLO 4. UNA SCIOCCA VENDETTA

 

“Oh caspita com’è tardi …non ce la farò mai ad arrivare prima della campanella”

Reika correva a più non posso verso la scuola.

“Cavoli, ieri sera Benji mi ha tenuta al telefono sino a mezzanotte passata. Possibile che il mio taciturno fratellone diventi un chiacchierone irrefrenabile solo con me? E come se non bastasse stamattina ho spento la sveglia senza rendermene conto…Beh…quella stupida mi ha interrotto un sogno bellissimo….”

 

Quella mattina stava beatamente sognando il portiere della Toho, quando l’odioso trillare dell’orologio si era insinuato a forza nel suo idillio. Avevano disputato un incontro estenuante e lei, dopo mille difficoltà, gli stava dando il colpo di grazia…

 

”E quella maledetta sveglia si é messa a suonare e così io non l’ho potuto stendere! Accidenti” sbottò delusa.

Intanto era arrivata, ansante e sudata, davanti alla porta della sua classe mentre la campanella di inizio lezione, suonava stridula.

“ Uff! ce l’ho fatta per un pelo!” esclamò entrando.

 

Tutti, e questa volta proprio tutti, si voltarono a guardarla. Era semplicemente bellissima. Col fiatone, le guance arrossate e gli occhi lucidi per la folle corsa.

 

“Ciao ragazzi come va?” disse fermandosi di fronte al banco di Danny “ Ehi che state facendo? Fate gli esercizi di matematica? Ma non farete mai in tempo prima dell’arrivo del professore. Ascolta Danny ti faccio copiare i miei esercizi se mi fai sedere vicino a te”

 

Si abbassò con studiata lentezza, sino a sfiorare l’orecchio del ragazzo, mentre una ciocca dei lunghi capelli, sfuggita alla pesante treccia con cui li aveva raccolti, solleticava la guancia del centrocampista.

“Ti prego ti prego ti prego. Io la mia vicina di banco non la sopporto. È così insulsa” gli sussurrò piano in modo che nessun altro potesse udire le sue parole.

 

“Ehm….si….va bene…..” balbettò il ragazzo che era arrossito violentemente.

Questo lei, con calcolata freddezza, lo aveva previsto. Nel totale imbarazzo il centrocampista non si sarebbe opposto alla sua richiesta!

 

Avuto il facile consenso di Danny, avvicinò un banco vuoto e prese posto, mentre il resto della classe osservava stupefatta le sue mosse. Ma perché una ragazza tanto carina si ostinava a voler stare con quegli antipatici sbruffoni? La componente maschile della classe non se ne dava pace, mentre le ragazze invidiavano, di nascosto, la sfacciataggine della nuova arrivata che, in quattro e quattr’otto, si era tanto avvicinata ai sogni proibiti di tante studentesse: i campioni nazionali!

 

Danny per dissimulare l’evidentissimo imbarazzo, e tentando di ignorare le occhiate di disapprovazione del suo capitano, chiese“Ehm…come mai in ritardo stamattina?”

“Ho spento la sveglia senza accorgermene. Stavo sognando….”

“Ah ah la poppante stava sognando!” Intervenne Mark infastidito dalla sfrontataggine della ragazza e dall’imbarazzo dell’amico.

“ E cosa sognava la ragazzina? No...lasciami indovinare. Sognavi la mamma che ti cambiava il pannolino e ti dava il latte?” disse cattivo, convinto, con quella battutaccia, di vederla arrossire almeno quanto Danny. .

E con questa battuta ti  ho tappato la bocca strega” pensò.

 

Ma Reika ancora una volta non reagì come lui si aspettava.

“Oh no un sogno molto più bello. Stavo sognando Ed!” disse candidamente, fissando il portiere dritto negli occhi, senza alcun pudore.

 

Questa volta fu Ed ad arrossire violentemente e Mark ammutolì di fronte a tanta audacia, mentre, sconsolato, osservava i volti dei suoi due migliori amici sfiorare le sfumature del viola, e la loro dignità disintegrata da una ragazzina con gli occhi color del mare in tempesta.

 

“E anche per oggi e finita” disse Reika stiracchiando le braccia sopra la testa in un modo non proprio elegante, poco dopo lo squillo dell’ultima campanella.

“Voi che fate ora?” chiese con tono fintamente ingenuo.

“Andiamo a mangiare e poi agli allenamenti” rispose Danny.

“Ho capito. Allora ci si vede al campo”

“Ma con chi mangi?” chiese sempre Danny

“Da sola. Non conosco nessuno di interessante qui a parte voi tre. Ma se mi unisco a voi, Mark ne sarebbe così contrariato che non inghiottirebbe neanche un boccone!”

“Guarda che a me, che tu ci sia o non ci sia mi e del tutto indifferente” rispose il ragazzo piccato.

“Ah si? Allora facciamo dei passi avanti. Ieri volevi che sparissi perché la mia presenza ti era insopportabile e oggi mi dici che ti sono indifferente. Comunque se é così, mi unisco volentieri. Dove si va a mangiare?”

“Ma guarda che sfacciata. Nessuno ti ha invitato..” Mark si sentì, giustamente, raggirato per l’ennesima volta.

“Dai Mark lascia stare altrimenti non é più finita” intervenne Ed “ Noi di solito pranziamo su un tavolo in giardino. Vieni, seguici” la invitò Ed facendo strada seguito dalla ragazza e dai due amici.

 

Il pranzo, strano ma vero, si svolse in maniera del tutto tranquilla. Mark non disse una parola e la ragazza parlò incessantemente con Ed e Danny del più e del meno. Il suo modo di fare non risultò né fastidioso né invadente ai due amici, anzi, i suoi discorsi erano divertenti e stuzzicanti tanto che, più volte scoppiarono a ridere o la incalzarono con domande, sinceramente incuriositi da quella strana e bellissima creatura.

 

“Ok vi precedo al club così finisco di fare la lavatrice. Avrei dovuto farlo stamattina prima delle lezioni ma…ehm…sì, insomma non mi sono svegliata! Ciao a dopo ragazzi” e scappò via, veloce ed imprevedibile come sempre.

 

A quell’allusione, Ed arrossì un’altra volta, e Mark, incapace di trattenersi oltre, sbottò “Insomma Ed la smetti di arrossire come una donnetta? Ma che cazzo vi prende a voi due! Vi fate abbindolare da una ragazzina invadente e sfrontata!”

“Ma Mark che dici! Smettila di fare tutte queste storie! In fondo devi ammettere che é simpatica! E poi non é per niente una ragazzina….non so se hai notato certi interessanti particolari…”

“Ed basta! Non la sopporto e farò in modo che se ne vada il prima possibile! Non vi riconosco più!E se non la smettete subito, faccio sparire anche voi due!”

 

 

Mancava poco meno di mezz’ora alla fine degli allenamenti quando cominciò a piovere a dirotto. Reika sistemò le bibite e la cesta con le salviette sulla panchina e si mise a chiamare a gran voce

“Ragazzi venite qui per favore!”

 

Il gioco si bloccò mentre la palla rotolava incontrastata verso il fallo laterale. Qualcuno di loro si stava già avviando verso la panchina, irresistibilmente attratto dal richiamo di colei che ormai era ufficialmente la loro manager.

 

Una voce profonda e minacciosa li fermò.

“Ma dove credete di andare? Non vi ho mica detto di fermare il gioco. E tu oca starnazzante che vuoi? Come ti permetti di interromperci?”

 

“Ma capitano” rispose lei candidamente “ Sta per piovere e siete tutti sudati ed accaldati. Potreste prendere una brutta infreddatura. Per di più mancano solo una ventina di minuti alla fine e….”

 

“Zitta! E voi continuate a giocare”

 

“Ma capitano tra cinque settimane c’è il ritiro della nazionale e se uno di voi si ammala dovrà stare fermo qualche giorno e questo potrebbe danneggiare la sua preparazione atletica…” insistette.  

 

“Insomma vuoi tacere si o no?”

 

“Mark, Reika ha ragione siamo sudati e rischiamo di prendere freddo. Dai andiamo a cambiarci” disse il portiere avviandosi verso la panchina e prendendo la salvietta che la ragazza gli offriva.

 

Il resto della squadra fece lo stesso. Mark li raggiunse e disse furibondo“ Ah la mettete cosi? Ora non si ubbidisce più al capitano? Ma ora ve la faccio vedere io”

E stava per colpire il primo malcapitato che aveva vicino.

 

Ed lo bloccò con mossa fulminea “Mark ti stai rendendo ridicolo. Avresti interrotto anche tu l’allenamento! Ora solo perché l’ha detto lei fai l’irragionevole. Insomma in fondo ha ragione e lo sai!”

 

“Ed vai al diavolo ! Tu e tutti gli altri! Io torno in campo” e rivolse uno sguardo pieno di odio e sfida alla causa dei suoi guai.

 

La ragazza lo guardò seria “ Ancora qui capitano? Muoviti vai subito in campo!”disse stupendo tutti.

 

“Ma mi prendi per un idiota? Tu non mi dici cosa devo o non devo fare! Io ora vado a fare la doccia e tu non osare più aprire bocca!” sbraitò, dirigendosi con passo spedito negli spogliatoi, seguito dai compagni.

 

Ed e Danny rimasero indietro. Si voltarono a guardare Reika e, cogliendo l’espressione di trionfo della ragazza, scoppiarono a ridere a crepapelle.

 

Mark accortosi che i due amici non l’avevano seguito nello spogliatoio, tornò fuori. Vide i tre letteralmente piegati in due dalle risate e capì di esserci cascato, ancora una volta, come un perfetto imbecille.

 

Ed, asciugandosi gli occhi per il troppo ridere, afferrò Danny per le spalle e lo trascinò nello spogliatoio dicendogli piano, in modo che nessuno sentisse “Danny io scommetto 2000 yen che Reika vincerà la sfida con Mark!” 

“Nooo”

“Oh sì invece!”

 

“Ehi ragazzi sempre la solita storia! Siete gli ultimi e io voglio andare a casa!” urlò la ragazza tempestando di pugni la porta degli spogliatoi.

“Ok Reika entra pure siamo vestiti” le disse Ed ridendo

“Ma insomma possibile che siate sempre gli ultimi? Mamma mia guarda qui che disastro!” disse cominciando a raccogliere velocemente magliette, pantaloncini e calzini.

“Sai Reika non ti abbiamo ancora ringraziata. Questo posto non e mai stato cosi pulito e ordinato” le disse Ed incurante degli sguardi assassini di Mark.

 

Ed era l’unico che aveva il fegato e la forza di tener testa all’irascibile capitano. Almeno sino al giorno prima era l’unico!

 

“Oh si poppante cara! Grazie di esistere!” gli fece il verso Mark.

“Oh capitano grazie troppo gentile” disse lei di rimando fingendo di credere alle sue parole

“Guarda che sto scherzando!”

“Ah davvero? Beh non ha importanza! Ogni scherzo ha un fondo di verità e io mi voglio illudere!”

“Va al diavolo!”sbuffò esasperato il capitano, ripromettendosi di non rivolgerle la parola mai più.

 

 

Nel tragitto verso casa Reika, Danny e Ed parlarono allegramente. Le stavano discretamente  chiedendo alcune informazioni sul suo conto: da dove veniva, con chi viveva, e via dicendo. La ragazza stava bene attenta a dare risposte vaghe ma convincenti, in modo da non dire niente più del necessario, senza insospettirli. Stava raccontando un sacco di frottole e le rimordeva la coscienza.

Senza contare tutte le bugie che aveva detto a Benji la sera prima al telefono! Al solo pensiero si sentiva un verme. Ma il fine di tutte quelle bugie era troppo importante per lei. E perciò mise da parte tutti gli scrupoli.

 

Ormai Danny ed Ed l’avevano accettata completamente nel giro di soli due giorni. Niente male.

 

Invece Mark era sempre più astioso. Avevano già salutato Danny ed Ed e stavano percorrendo l’ultimo tratto di strada da soli in silenzio. Reika pensò “Qui c’e qualcosa che non va! Forse lo sto provocando troppo e lui per reazione si sta chiudendo sempre più a riccio. E inoltre mi guarda con odio. Forse ho esagerato….”

 

Mark, accanto a lei, era assorto in pensieri più o meno simili “Questa qui sta proprio esagerando. Me ne devo liberare in fretta e darle anche una bella lezione. Devo farmi venire qualche idea…”.

 

“Mark sono arrivata. A domani capitano”

Lui non la salutò neanche, e tanto meno si girò a guardarla. Insomma fece come se lei non esistesse.

“Eh si! Mi sa tanto che sto sbagliando qualcosa…” mormorò la ragazza entrando in casa.

 

 

La mattina seguente, contrariamente alle sue abitudini, Reika si svegliò molto presto.

Indossò la tuta, mise la cartella e la divisa in una sacca e fece una corsa sino al campo da calcio.

 

Doveva assolutamente scaricare la tensione e l’ansia con dell’esercizio fisico.

Quanto le mancava il karate! Se solo avesse avuto l’opportunità di chiedere ad Ed di allenarsi insieme. Ma lui come avrebbe reagito? Le avrebbe riso in faccia e detto “No grazie non mi metto con le ragazze?” No, non era ancora il momento giusto per chiederglielo. Accidenti ma perché era nata donna? Quanti problemi in meno se fosse stata un ragazzo!

 

Giunta alla sede del club di calcio, aprì la porta con le chiavi che le aveva dato il mister ed entrò nel ripostiglio. Buttò le divise sporche, accatastate la sera precedente, in lavatrice ed avviò la macchina. Raccolse e piegò gli indumenti già asciutti, stesi ordinatamente sui fili. Li sistemò con cura nei vari armadietti, stando bene attenta a non confondere i capi, tutti dotati di un’etichetta interna riportante il nome del proprietario. Per ultimi sistemò gli indumenti del capitano. Accarezzò assorta il ruvido tessuto della maglietta…

 

“Oggi Mark lo lascio stare. Sono sempre più convinta di aver esagerato” disse chiudendo anche l’ultimo armadietto.

“E ora una bella doccia e poi a lezione! Inizia una nuova giornata con la Tigre!”.

Chiuse la porta a chiave.

“A quest’ora non verrà nessuno. Ma la prudenza non è mai troppa”

 

Si spogliò, raccolse i suoi vestiti e li ficcò nella sacca, quindi si avvolse in un asciugamano ed entrò nella doccia facendosi beatamente avvolgere dal getto di acqua bollente.

 

“Non mi e venuta nessuna idea per sbarazzarmi di quella lì” sbuffò spazientito Mark aprendo la porta degli spogliatoi con la chiave di riserva.

Aprì il suo armadietto e prese il libro che aveva dimenticato la sera prima e che gli serviva per la prima ora di lezione. Lo chiuse e si girò.

E rimase pietrificato.

Davanti a lui c’era l’ultima persona che voleva vedere. E soprattutto non in quelle condizioni!

 

Il ragazzo deglutì a vuoto mentre le sue pupille si dilatarono facendo sembrare ancor più scuri e minacciosi i suoi temibili occhi.

 

Reika era appena uscita dalla doccia ed era avvolta in un asciugamano bianco che le copriva giusto il minimo indispensabile. I seni, piuttosto abbondanti per lo standard giapponese, erano praticamente scoperti e rigati da goccioline di acqua profumata che, incuranti degli sguardi di fuoco del ragazzo, si infilavano nell’attaccatura di quelle morbide curve. Le gambe affusolate, erano completamente nude, accarezzate dalle punte dei lunghi capelli sciolti ed umidi. Il volto dolcissimo, reso ancor più irresistibile dal lieve rossore provocato dallo stupore e dall’imbarazzo, era illuminato da due occhioni spalancati che lo fissavano timidi e leggermente spaventati.

 

Mark faticò a riprendersi. Trattenne il fiato mentre il suo corpo reagiva prepotentemente al richiamo dei sensi, incurante della sua volontà. E l’aveva anche chiamata poppante? Ma quella era la donna più donna che avesse mai visto!

 

“Ehm…Mark che ci fai qui a quest’ora?” chiese Reika imbarazzatissima, incapace, per la prima volta, di sostenere lo sguardo di lui. Che cos’era quel fuoco che gli bruciava negli occhi? Era spaventata... Si trovava nuda, davanti ad un ragazzo e questa era una situazione del tutto nuova. E soprattutto inaspettata.

 

Lui non rispose, temendo di dire cose che non avrebbe voluto. Mai si era sentito così poco padrone di se stesso. Che gli stava accadendo?

 

“Scusa capitano io non pensavo che qualcuno…io…mi rivesto immediatamente!” disse lei precipitandosi a prendere la sacca con la divisa e scomparendo di nuovo in bagno. Si vestì in un baleno.

 

Intanto il ragazzo tentò di calmarsi, riprendendosi duramente

Ah brutto idiota! Neanche fosse la prima donna che vedi nuda! E poi quella lì non è neanche così bella…no è bellissima…ma che dici idiota tu la odi…ma è bellissima lo stesso…è solo una ragazzina petulante e rompipalle….ma bellissima…idiota idiota idiota”.

 

“Ecco capitano ora va meglio” disse Reika uscendo dal bagno con addosso la divisa “Scusa ancora, io non mi aspettavo…Mark?…Perché mi guardi così?” un brivido gelido percorse il corpo della ragazza .

 

Mark la fissava ancora con occhi pieni di eccitazione e desiderio. “Perché ti vorrei saltare addosso e toglierti di nuovo quella stupida divisa” pensò “Ma non posso…ehi…un attimo…perché non posso?Forse ho trovato il modo di liberarmi di te!”

 

Il capitano le sorrise. Un sorriso che, però, non la rassicurò per niente.

Reika non riusciva a comprendere le intenzioni del ragazzo e si sentiva sempre più a disagio Si sentiva, per la prima volta in vita sua, indifesa e vulnerabile.

 

“Forse é meglio andare in classe, che dici?” chiese con voce esitante.

“Si dolcezza ma prima divertiamoci un po’”  

 

Le si avvicinò rapidamente, non lasciandole neanche il tempo di comprendere che stava accadendo.

 

“Mark? Che vuoi fare?” riuscì a formulare confusa.

“Oh nulla di spiacevole sta tranquilla. Non sono il tuo bel Ed, ma non ti potrai lamentare, vedrai” e così dicendo, l’afferrò per le braccia, sollevandola di peso da terra.

 

La ragazza, con la mente annebbiata, realizzò di esser stata sbattuta violentemente contro il muro e la paura aumentò incontrollata, rendendola incapace di reagire. Sentì il corpo caldo e teso di lui premere prepotentemente contro il suo, il suo petto possente di lui appoggiato con forza sui suoi seni delicati.

 

Le stava decisamente facendo male, molto male.

 

Il viso di Mark era sempre più vicino e il ghigno cattivo, sino a quel momento stampato sul suo volto, scomparve, lasciando il posto ad un’espressione che lei non riuscì ad identificare, ma che le scaldò le viscere, facendole provare un indefinibile senso di vertigine.

 

Reika reagisci. Un calcio e ti liberi e poi gliela fai passare la voglia di metterti le mani addosso” pensò in un fuggevole lampo di lucidità, preparandosi a sferrare il calcio.

 

Mark percepì il movimento nel corpo di lei ed istintivamente ne approfittò per infilare una gamba muscolosa tra quelle di Reika, schiacciandola ancora più contro la parete. In quella posizione, la ragazza aveva una gamba completamente incastrata sotto il corpo di Mark, ma l’altra era libera. Era sufficiente.

 

La bocca di lui era ormai vicinissima e Reika ne percepiva già il calore conturbante. Mille emozioni contrastanti esplosero nella sua mente quando le labbra coprirono anche l’ultimo spazio che li separava, appoggiandosi con forza ed arroganza sulle sue. Senza rendersene conto, come se il cervello avesse smesso di dare ordini al corpo, permise alla lingua di lui di insinuarsi prepotente e possessiva nella sua bocca, non opponendo la benché minima resistenza.

 

Mark invase quel magnifico rifugio con avidità, esplorandone con cura ogni millimetro. Il suo movimento della sua lingua smise di essere invadente e divenne pian piano dolce e sensuale, inebriato dalla pacata arrendevolezza con cui lei lo aveva accolto.

 

Anche lui smise di pensare. Il suo corpo seguiva un istinto sconosciuto, non informando la sua mente di ciò che stava facendo. Il sapore di lei era dolce e penetrante, anche il suo sapore, oltre che i suoi occhi blu, gli ricordava il mare. Non avrebbe mai più  potuto guardare una distesa d’acqua senza pensare a lei… 

 

Quel bacio si protrasse per un’eternità, o forse per pochi istanti, nessuno dei due lo avrebbe mai saputo…

 

Reika si sentì improvvisamente debolissima. Se non ci fosse stato il corpo spigoloso di Mark a tenerla inchiodata alla parete, si sarebbe accasciata a terra come un sacco vuoto. Le mani della ragazza erano tutto un formicolio a causa della ferrea presa con cui lui la teneva ancora ostinatamente bloccata. Qualcosa le salì in gola. Un singhiozzo. Lui lo percepì. Era diventato insensibile a tutto il mondo circostante, ma ciononostante era in grado di percepire anche un minimo sussulto nel corpo di lei. Era come se tutti i suoi sensi si fossero concentrati solo ed unicamente su Reika… la lasciò andare immediatamente.

 

Non più sorretta dal corpo del ragazzo, scivolò a terra, in ginocchio, fissandolo con occhi sbarrati.

“Cazzo! Che diavolo sto facendo!?”

 

Due lacrime inconsapevoli rigarono le guance pallide della fanciulla. Stava piangendo e non lo sapeva, completamente intontita dalle sue stesse emozioni.

 

Le mie lacrime sono sgorgate,

hanno inumidito la terra;

 

e non dirmi, fingendoti sorpreso:

“Cos’è successo?”

 

Lui l’ afferrò sotto le ascelle e la tirò su, non con la sua solita violenza, ma la strinse con inconsueta dolcezza. Notando che la ragazza era sotto shock ed incapace di sorreggersi, la prese in braccio e la posò delicatamente su una panca.

 

“Reika ho esagerato. Volevo solo spaventarti. Ti giuro che non volevo farti niente di male. Calmati ora” disse stringendola al petto e cullandola piano, seriamente preoccupato dallo stato di shock in cui sembrava essere sprofondata. Lei lo lasciò fare, completamente svuotata, si abbandonò remissiva tra le braccia del suo aguzzino.

 

La tenne stretta a lungo, accarezzandole la nuca e sussurrandole “Mi dispiace non volevo farti questo. Mi dispiace davvero…credimi…”

 

Reika, piano piano, riconquistò un po’ di lucidità.

Ma cosa mi è successo? Lo potevo colpire benissimo e invece l’ho lasciato fare! Il mio primo bacio…non me l’ero immaginato così…ma che cosa sto dicendo…cosa ha osato fare questo porco… e ora me ne sto beata tra le sue braccia…ma come si sta bene…ma cosa dico dovrei ammazzarlo di pugni…che strana sensazione…non so neanche se mi sia piaciuto o meno…ma che dico? Questo ti violenta e a te piace?”

 

“Mark” disse con voce debolissima.

 

Lui la scostò un poco da sé, ma non la guardò negli occhi. E come avrebbe potuto? Si sentiva un verme. Non avrebbe mai più avuto il coraggio di immergersi in quelle meravigliose pozze blu….

 

Si alzò, dandole le spalle.

“Scusa Reika. Perdonami se puoi. Ho perso il controllo prima vedendoti nuda…io… non ci sono scusanti per quello che ho fatto. Ma cerca di perdonarmi lo stesso” disse tutto di un fiato.

 

“Andiamo in classe, è tardi” fu l’unica risposta che lei si sentì di dargli mentre raccoglieva la sua roba.

 

 

“Ehi Reika c’e qualcosa che non va? Sei strana oggi” le chiese Danny guardando la ragazza seduta al suo fianco.

“Oh no, sono solo un po’ stanca. Stanotte non ho dormito bene..”

“Ancora sogni sul nostro portiere?” la punzecchiò Danny divertito

“No Danny. Stanotte solo… incubi”

 

Il modo in cui lo disse, fece uno strano effetto al ragazzo che, confuso, si voltò verso Ed il quale, a sua volta, stava osservando di soppiatto il capitano che quel giorno aveva un’espressione in volto che l’amico mai gli aveva visto prima.

 

 

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Capitolo 2
*** Cap V, VI, VII ***


CAPITOLO 5. IL KARATE

 

Reika si chiuse la porta del ripostiglio alle spalle. Aveva da poco terminato di stendere i panni lavati quella mattina.

 

Già quella mattina…

 

L’occhio le cadde sulla porta degli spogliatoi. La aprì ed entrò, non senza un attimo di esitazione e di paura. Il cuore cominciò a batterle forte. Era ancora profondamente scossa, non tanto per quello che era successo, ma per come lei aveva reagito. Lo avrebbe potuto evitare senza troppe difficoltà, eppure non lo aveva fatto. Era rimasta inerme e scioccata. E non le era mai successo.

 

Estremamente sicura di sé, Reika aveva una totale fiducia nelle sue capacità e nella sua forza, non avrebbe mai creduto che esistessero situazioni in cui il suo sangue freddo e la sua abilità, potessero essere annientati con tanta disarmante facilità.

Eppure era avvenuto proprio questo, la sua ferrea volontà, la sua encomiabile lucidità, l’avevano abbandonata evaporando come neve al sole, rendendola tale e quale a tante donnette che non sapevano far altro che piangere e svenire, incapaci di difendersi dagli attacchi della vita.

 

Come si odiava…

 

E se non bastava questo a farla sentire debole e frustrata, c’era quella martellante domanda senza senso apparente. Era tutto il giorno che tentava di evitarla. La risposta aleggiava fumosa nella sua mente e le dava fastidio…

 

Le era piaciuto?

 

Un bacio così violento non era proprio il suo genere…o almeno così aveva sempre ritenuto le poche volte che le si era affacciata la possibilità e la curiosità di baciare un ragazzo…ma allora perché ogni volta che ci ripensava sentiva un vuoto allo stomaco?

 

“Mi ha fatto schifo, schifo e schifo!” disse ad alta voce dandosi un pugnetto in testa. Si affacciò alla finestra. I ragazzi si stavano allenando, come sempre. E Mark era più indiavolato del solito. Per forza, con quello che aveva combinato…

 

Lo studiò attentamente nel tentativo di inquadrarlo.

 

Benji e gli altri le avevano illustrato con dovizia di particolari, il caratteraccio del pericoloso attaccante, e quindi non si sarebbe dovuta aspettare niente di meglio. Ma il primo giorno, quando per non colpirla, quasi si era spaccato una mano, l’aveva indotta a credere che lui non fosse così come voleva apparire. Che, in fondo, il suo non fosse altro che un atteggiamento per proteggersi dal mondo, come faceva Benji. Ma ora…

Ma dai Reika non trarre conclusioni errate. In fondo tu lo hai provocato. Vabbé! lasciamo perdere il fatto che gli sei apparsa davanti praticamente nuda, quello di certo non lo hai fatto apposta. Ma sono due giorni che gli rendi la vita impossibile. Ti sei introdotta nella sua tranquilla esistenza, perseguitandolo dappertutto. Sei riuscita ad avere l’appoggio dei suoi due amici. E questo a lui non va giù. Hai sempre l’ultima parola e ieri gli hai anche fatto fare la figura dell’imbecille con la storia della pioggia. Insomma hai esagerato, te ne eri già resa conto no? é ovvio che lui ha reagito. Che ti aspettavi di stuzzicare la Tigre senza avere conseguenze? Stupida!”

 

Sì ,era stata proprio un’ingenua.

 

Però quel bacio…

 

Si portò due dita tremanti alla bocca e ripensò al sapore della bocca di lui. Forte, virile, sensuale…. Un’emozione indescrivibile…

 

“Noooooo!Bastaaaa! A me non é piaciuto proprio per niente!” urlò esasperata con se stessa e la sua stupida irrazionalità, sbattendo la porta con inaudita violenza.

 

Gli allenamenti terminarono anche quel giorno, per due persone in particolare, estremamente difficile.

 

I ragazzi la ringraziavano man mano che lei porgeva loro la salvietta e l’acqua. Arrivò a Mark. Gli porse l’asciugamano senza dire una parola. Lui lo prese e senza guardarla negli occhi mormorò un impercettibile “Grazie”

 

Per Reika quel gesto gentile valse più di mille inutili parole, una fiocca speranza si riaccese nel suo cuore confuso… forse…

 

“Mark…la tua fasciatura é completamente allentata. Ieri mi sono dimenticata di rifartela. Ma credo non sia più necessaria. La puoi togliere se vuoi” disse con voce vagamente titubante

“Sì me la tolgo subito” convenne il capitano remissivo, avviandosi negli spogliatoi, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di lei. Ma perché si preoccupava per lui dopo quello che le aveva fatto? Decisamente era la persona più incomprensibile che gli fosse mai capitato di incontrare. Avrebbe dovuto rinunciare a capirla, altrimenti sarebbe impazzito prima di riuscire a comprendere, anche solo la metà dei pensieri, che si agitavano in quella testolina bionda…

 

Anche quella sera, come al solito, Mark, Danny ed Ed si attardarono negli spogliatoi. Ma questa volta, Reika, non aveva alcuna voglia di aspettare.

O meglio… di aspettare Mark.

Non aveva ancora deciso come affrontarlo.

 

Si avviò lentamente verso casa, sola, a testa bassa, triste e abbattuta.

 

“Ehi Danny! Com’é che Reika stasera non é ancora venuta a buttar giù la porta?” chiese Ed negli spogliatoi terminando di chiudere la cerniera del suo borsone.

“Non lo so. Comunque muoviamoci. Quella poveretta deve sempre aspettare i nostri comodi. E poi oggi l’ho vista proprio strana. Forse non sta molto bene” rispose Danny

“Già é parsa strana anche a me! Non ha neanche litigato con Mark!”

Il portiere fissò il capitano, attendendo una sua reazione.

 

Mark si buttò il borsone in spalla, lasciando cadere nel vuoto la provocazione dell’amico, limitandosi a dire “ Andiamo?” .

 

I tre ragazzi uscirono ma non videro Reika. La chiamarono e la cercarono nei pressi del campo, in cucina e nel ripostiglio.

“Non c’è… é andata a casa da sola. Si sarà stufata di aspettare” disse Ed. “Sono un po’ preoccupato. Non è prudente per una ragazza girare da sola di sera. E poi non una ragazza così.”

“Così come?” chiese Mark ad Ed guardandolo storto e provando una strana inquietudine.

“E dai Mark!” disse Ed “Abbiamo capito che non la sopporti, ma non sei cieco. Hai visto che corpo? Che volto? Che occhi? Che…”

“Basta Ed! Ho capito” disse il capitano sentendosi più che mai infastidito dagli apprezzamenti dell’amico “Aumentiamo il passo. Magari la raggiungiamo” aggiunse secco troncando il discorso ed evitando così che i suoi amici intuissero la sua assurda reazione. Che diritto aveva di essere geloso? Reika non era sua, per fortuna, chi la voleva una così? In ogni caso Ed, per la sua stessa incolumità, avrebbe fatto bene a concentrare altrove le sue libidinose idee….

 

Reika procedette spedita lungo il viale che costeggiava il fiume, immersa nei suoi pensieri. Con la coda dell’occhio vide, seminascosti nell’oscurità, tre uomini appoggiati alla loro auto in sosta in una piazzola, intenti a fumare. Non vi prestò particolare attenzione e proseguì pensierosa per la sua strada.

 

“Ehi bellezza! Non si saluta?” l’apostrofò una voce fastidiosamente impastata dall’alcol.

La ragazza li ignorò, irritata dall’inopportuna confidenza.

“Ehi bocconcino non fare la maleducata! Dove te ne vai tutta sola?”

Era evidente che non avevano alcuna intenzione di lasciarla in pace.

Uno dei tre, il più alto e muscoloso, le si affiancò e afferrandola per un braccio, la fermò.

“Vieni un po’ in compagnia. Dai non fare la timida. Ma lo sai che sei proprio bella?” Le disse il tipaccio avvicinandosi sempre più.

Reika sentì l’alito puzzolente di fumo e vino dell’uomo, sfiorarle la guancia. La cosa le diede il voltastomaco. Nessuno poteva osare avvicinarsi così tanto senza il suo permesso. In realtà una persona c’era, ma non era quello il momento di pensare a Mark…

 

“Lasciami” disse calma, senza neanche degnarsi di alzare lo sguardo.

“Dai pupa facci divertire un po’” disse un altro, avvicinandosi. Questo le si pose davanti e mettendole due dita sudice sotto il mento, le fece alzare la testa.

“Sei proprio bellissima. Vedrai che spasso”

“Si, il problema é che tu sei orribile, puzzi come un caprone e non sei per niente bello” disse glaciale.

“Cosa hai detto bambolina? Ripeti” si scaldò quello animando leggermente i suoi occhi resi vacui ed insulsi dall’alcol.

“Idiota sei anche sordo? Ve l’ho detto con le buone di lasciarmi, ora vi arrangiate” e così dicendo sferrò un calcio potentissimo nei genitali dell’uomo che si trovava di fronte a lei e colpì, con una pericolosa mossa di karate, quello che la teneva per il braccio. Il delinquente vacillò, colpito in pieno volto.

 

“Ehi ora te la vedrai con me stronza” disse il terzo avvicinandosi minaccioso.

“Non vedevo l’ora” sibilò tra i enti Reika, mollando a terra lo zaino ed assumendo la posizione di attacco della sua arte.

 

Ma non poteva rischiare che gli altri due si riprendessero. Quello colpito ai genitali, probabilmente, non si sarebbe ripreso tanto facilmente, ma l’altro… Reika, con incredibile sangue freddo, lo colpì una seconda volta con un calcio alla nuca. E quello cadde nuovamente a terra, definitivamente privo di sensi.

 

“E ora a noi due, bello”

Il tizio le si avventò contro con i pugni alzati e lei lo evitò senza problemi.

“Siamo lentini vedo”

“Troia”

“Ulala… che paroloni scurrili. Mi potrei impressionare…coglione”

“Io ti ammazzo lurida puttana” urlò l’uomo scaraventandosi ancora una volta contro la ragazza, dimostrando un’insospettabile agilità e padronanza di movimento, nonostante la pesante sbornia. Evidentemente la reazione inaspettata della ragazza era stata una sgradevole doccia gelida per il malcapitato, convinto, come era stato sino a qualche minuto prima, di aver trovato un facile giocattolo per rallegrare la serata.

 

L’urlo minaccioso del teppista giunse anche alle orecchie dei tre ragazzi che si stavano avvicinando velocemente

“Porca miseria! Reika…”un’opprimente senso di angoscia si impadronì di Mark, ghiacciandogli il sangue nelle vene. Il ragazzo si lanciò una corsa forsennata, seguito a ruota dai due amici, altrettanto scossi e preoccupati.

 

“Ehi guarda che io sono qui! Hai sbagliato direzione..”

Reika si stava divertendo. Beh…non era proprio il tipo di karate che desiderava fare, ma era pur sempre meglio di niente.

 

L’uomo ritentò per l’ennesima volta di afferrare quella dannata ragazza che si muoveva più veloce del vento, beffandolo con un sorrisetto ironico stampato in volto. Ma da dove era uscita? Una volta violentare una donna non era tanto difficile…

 

Ben presto, la ragazza di stancò di quell’inutile pagliacciata, decisamente non avrebbe tratto alcun sollazzo da un karate fatto in quel modo, la sua smania di combattere aveva bisogno di ben altri avversari.

 

Con mossa fulminea, si piegò leggermente sulle ginocchia, spiccò un balzo e assestò una ginocchiata in pieno stomaco al teppista ponendo fine a quei goffi ed inutili tentativi di aggressione. L’uomo sbiancò all’istante e crollò a terra, contorcendosi ed ansimando per il dolore lancinante che gli impediva quasi di respirare.

 

Reika aveva appena appoggiato i piedi a terra, quando percepì una presenza dietro di lei.

Strano” pensò “Credevo fossero tre non quattro. Ma poco male

Si piegò nuovamente sulle ginocchia, e girando su se stessa, colpì l’individuo alle sue spalle con una gomitata dal basso verso alto. Questo, colpito al mento, venne sbalzato all’indietro, e la sua caduta sarebbe stata molto dolorosa se i due amici accanto a lui, non lo avessero preso al volo.

 

“O mio Dio!……MARK!” esclamò la ragazza accorgendosi di aver colpito il capitano ella Toho.

 

“Andiamo via” bofonchiò ansante uno dei tre tizi, spaventato dall’arrivo dei tre ragazzi, e soprattutto, appurato sulla propria pelle, che nulla avrebbero potuto, contro la furia della ragazza. Gli altri due, come meglio poterono, arrancarono sino alla macchina e, una volta saliti, si dileguarono nel buio della notte, sgommando rumorosamente.

 

“Dai su, non ho colpito molto forte…” disse la ragazza inginocchiata accanto al capitano, immobile e bianco come un lenzuolo.

“Ragazzi credete sia il caso di portarlo al pronto soccorso? Scusa non mi ero accorta che eri tu” protestò lei mortificata, scostando delicatamente una ciocca di capelli umidi dalla fronte imperlata di sudore ghiacciato del ragazzo.

 

“Reika si sta riprendendo…” disse Danny tirando un sospiro di sollievo “Ma dove hai imparato a menare così?” chiese guardandola con manifesta ammirazione.

“Poi te lo dico Danny! Mark? Mi senti? Come stai?”

Il ragazzo aprì gli occhi.

“Si ti sento non ho perso conoscenza. Anche se ci e mancato poco…” disse a fatica, con il viso livido, ancora contorto in una smorfia di dolore. “Reika non ti avvicinerò mai più alle spalle…sei pericolosa” disse rialzandosi con cautela, massaggiandosi energicamente la mascella dolorante.

“Ma anche tu! Che idea balzana è avvicinarti alle mie spalle, mentre mi sto difendendo da dei teppisti di strada?”

 

Mark la scrutò con un’espressione indecifrabile in volto.

 

“Sei una karateca”disse Ed rompendo il silenzio carico di curiosità e sorpresa, che si era creato.

“Sì” fu la semplice risposta di lei.

“E anche molto brava. Che cintura sei?”

“Nera” rispose lei con orgoglio malcelato.

“E noi che ti credevamo una dolce donzella indifesa. Ma l’avevo già intuito sai?” rise il portiere

“Sì da cosa?” gli chiese Reika sorpresa

“Ho notato i tuoi riflessi scattanti in più di un’occasione. Impossibili per uno qualunque. E poi il tiro che hai fatto il primo giorno….di una potenza inaudita. Sei molto forte nonostante l’apparenza…”

“ Io…credo di sì”

 

Quello era il momento giusto per chiedergli di metterla alla prova, di combattere. Gli avrebbe mostrato di che pasta era fatta, che la sua tecnica andava ben oltre ad una scazzottata con tre ubriachi, incapaci di reggersi sulle loro stesse gambe…

 

Ma Mark la interruppe con una domanda quanto mai imbarazzante: “E perché stamattina non ti sei difesa?”

“DIFESA??!!” esclamarono all’unisono Ed e Danny spostando lo sguardo allibito da Reika a Mark.

 

“Perché? è tutto il giorno che mi pongo la stessa domanda!” pensò rabbiosamente lei, mentre con voce atona rispondeva “Perché mi hai presa alla sprovvista. Ma ora mi sono vendicata. E con ciò…” ed ergendosi in tutta la sua statura si pose minacciosamente di fronte a Mark, puntandogli un dito al petto “…mio caro Lenders….NON OSARE PIU METTERMI LE MANI ADDOSSOOOOOOOOOOO! O IO TI DISTRUGGOOO!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola, dando finalmente sfogo al malessere che da quel mattino si portava dentro.

 

La cosa funzionò perché, improvvisamente, si sentì leggera e di nuovo piena di fiducia ed ottimismo per il futuro.

 

“Sì va bene, ma non urlare così” replicò lui sventolando le mani in avanti in un comico gesto di resa “Ora comunque siamo pari, ok?”

“Ok…tigrotto dei miei stivali”

“Reika non abusare oltre della mia pazienza, o hai ben chiaro cosa ti può succedere” la minacciò cupo lui, sovrastandola con la sua imponente mole.

“E tu hai ben chiaro cosa ti può succedere?” lo apostrofò piccata, per nulla intimorita dall’arroganza del ragazzo, e assumendo, istintivamente, la posizione di attacco del karate.

 

Non c’era nulla da fare, con lei non l’avrebbe mai avuta vinta…non poteva far altro che arrendersi…e la Tigre gettò la spugna.

Almeno momentaneamente…

Mark scoppiò a ridere. Una risata spontanea e rumorosa che gli illuminò il volto rendendolo bellissimo.

 

La risata contagiò ben presto tutto il gruppo, dissolvendo nell’aria la nuvola di tensione e malintesi che si era creata tra Reika e l’irascibile capitano della Toho.

 

CAPITOLO 6. UNA PARATA SPETTACOLARE

 

Reika aveva sperato che, dopo quella sera, le cose si sarebbero finalmente sistemate e che Mark avrebbe sotterrato, per sempre, l’ascia di guerra. Ma dovette ammettere di aver clamorosamente sbagliato previsione…

 

Erano passati dieci giorni senza che nulla di nuovo accadesse.

 

Per la squadra era diventata oramai indispensabile, tutti, capitano compresero, avevano accettato di buon grado la sua presenza in squadra.

 

“Per forza, sgobbo come una schiava per lavare e stirare divise e asciugamani, ricevendo in cambio solamente dei miseri sorrisi di ringraziamento!” sbuffò nervosamente litigando con la zip dello zainetto.

 

Era scrupolosa e impeccabile nel suo lavoro di manager. Questo l’aveva imparato da Patty, che da una vita si occupava di Holly e gli altri.

“Chissà come fa Patty a sopportare tutto ciò! Vabbè che è innamorata pazza del capitano, e questo non è un segreto per nessuno, ma fare per anni questa vita non è per nulla edificante!” brontolò la ragazza di umore decisamente nero.

 

Era a terra. Non sapeva che fare…

 

Mark aveva definitivamente accettato la sua presenza agli allenamenti, ma si comportava come se lei non esistesse, la ignorava e non rispondeva neanche più alle sue provocazioni.

Peggio di così…

 

Non era neppure riuscita a trovare il momento adatto per chiedere ad Ed di allenarla.

Aveva paura di un’ennesima delusione. E se anche lui le avesse detto “Lascia perdere io non alleno ragazze?”

No, non poteva rischiare. Doveva fare in modo che lui capisse il suo valore e la trattasse da pari. Ma come poteva fare?

 

Il tempo trascorreva impietoso…doveva escogitare qualcosa, subito…

 

“Ma sì certo, ecco il modo!” esclamò facendo un balzo improvviso.

 

Si avviò verso la cassettiera accanto al letto e cominciò a rovistare freneticamente nel secondo cassetto.

“Eppure sono sicura che sono qui….Eccoli!” cinguettò sollevando in aria un paio di guanti neri da portiere “Questi sono i guanti che Benji usava da ragazzino. Sono un regalo prezioso e …oggi farò onore al mio fratellone” disse trionfante, infilando i guanti nello zaino e uscendo di casa fischiettando allegramente.

 

 

Giunsero le sei del pomeriggio e mancava solo un’ora alla fine degli allenamenti. Mark aveva appena segnato l’ennesimo goal, ed Ed imprecava disteso a terra mollando rabbiosamente poderosi pugni al terreno inerme.

 

Reika scosse il capo scettica “Ma possibile che non abbia ancora capito niente? Ok ora darò loro un’interessante lezione” disse aprendo lo zaino. Si infilò i guanti del fratello e si calcò in testa un cappellino nero provando una strana e conosciuta eccitazione.

 

Forse era una questione di sangue, ma entrare in un campo da calcio, sentire sotto i piedi la delicata levigatezza dell’erba sapientemente tagliata, posizionarsi tra i pali, seguire la sfera che veloce si avvicinava decisa ad insinuarsi tra le maglie della sua rete, incollata ai piedi di un impietoso attaccante, le provocava sempre un piacevolissimo senso di euforia. Percepì compiaciuta, l’inebriante fuoco della sfida divamparle nell’anima.

“E ora facciamo vedere a tutti che buon sangue non mente” mormorò eccitata

 

Con passo deciso entrò in campo.

Stava oltrepassando la linea dell’area di rigore, quando il gioco si interruppe.

 

“Ehi Reika ma che fai? Vai fuori dal campo” urlò Mark cercando di mantenersi calmo.

 

Quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire, ormai ne era certo. Gli faceva perdere il controllo e nonostante tutti i suoi sforzi per ignorarla, non vi era nulla da fare. Lei non aveva alcuna intenzione di starsene fuori dalla sua vita. Accidenti! Ma che aveva fatto di male per meritarsi una così? E a peggiorare le cose vi era quella stupida attrazione! Aveva faticato molto ad ammetterlo, ma alla fine aveva ceduto. L’importante era che nessuno lo sapesse. E men che meno lei. Non la poteva nemmeno guardare. Ma possibile, che con tutte le belle ragazze che gli ronzavano intorno, lui dovesse sentirsi ribollire il sangue alla sola vista di quella pazza scatenata? E quel bacio rubato poi…si sentiva sprofondare di vergogna e di piacere ogni volta che vi ripensava, e ciò capitava sempre più spesso. Doveva fare un enorme sforzo ogni volta che se la trovava davanti, per non prenderla tra le braccia e baciarla ancora e ancora…

 

Ma ora che altro aveva in mente di fare?

 

“Ed” iniziò Reika rivolta al portiere, ma a voce abbastanza alta, in modo che anche Mark la potesse sentire“Facciamo un patto. Io ti insegno come parare i tiri di Mark e tu in cambio mi allenerai a karate. Mi allenerai SERIAMENTE. Capisci cosa intendo dire?”

 

Ed sostenne lo sguardo battagliero e fiero di lei. La determinazione, la forza, l’imprevedibilità, la sfacciataggine, la caparbietà, tutto in lei era esasperato all’ennesima potenza. Ammirazione e rispetto brillarono negli occhi scuri del bel portiere. Non c’era nulla da dire, decisamente una ragazza fuori dal comune….

La conosceva abbastanza per capire che non stava scherzando e quindi si fece da parte

“Prego Reika la porta è tutta tua” disse Ed

 

“Ma Ed che cazzo fai?” sbraitò Mark incredulo “Non vorrai mica mettere lei in porta? Dai Reika togliti dai piedi. Ma che hai oggi!”

 

“Ed” disse Reika posizionandosi tra i pali con i piedi ben piantati a terra, le gambe leggermente divaricate e il busto flesso in avanti “Prima di iniziare, per favore, spiega a Mark che deve tirare come se ci fossi tu in porta. Chiaro?”

“Ma i tiri di Mark sono pericolosi…” cercò di protestare il portiere poco convinto pur avendo notato immediatamente che la ragazza doveva avere una discreta conoscenza di quello sport, in quanto la posizione da lei assunta era impeccabile.

“Non ti preoccupare se proprio vedo che non ce la faccio a parare, schiverò la palla. Ne sono in grado e lo sai…”

“Sei sicura di quello che fai?”

“Sì”

“E va bene” si arrese infine conscio che nulla avrebbe potuto dire o fare per dissuaderla da suo intento, quindi si rivolto a Mark aggiunse“Capitano tira con tutta la forza che hai in corpo”

“Ma Ed sei impazzito? Che volete fare voi due…”

“Dai Mark” lo provocò Reika “Ora insegnerò al tuo portiere come neutralizzare i tiri della Tigre una volta per tutte”.

 

Mark non ci capiva niente, ma era esasperato da tutta quella messa in scena e in fondo l’avevano voluto loro, lui non si sarebbe ritenuto responsabile di nessuna conseguenza....

“Preparati Reika. Ma poi non dire che non ti avevo avvertita” urlò avanzando veloce e furioso verso la porta con la palla saldamente attaccata al piede.

 

Reika seguì ogni suo movimento con estrema calma e attenzione.

Il tiro partì implacabile, fortissimo e centrale. Non aveva avuto dubbi in proposito, il gioco di Mark era estremamente prevedibile, non avrebbe mai segnato a portieri del calibro di Dario Belli o Benjiamin Price se non si decideva a cambiare tecnica, ma questo non lo voleva capire....quel testardo senza speranza…peggio per lui.

 

Sto per assestare un duro colpo all’orgoglio smisurato della possente Tigre…” pensò sadicamente mentre la palla viaggiava come una saetta verso di lei.

 

Lasciò che la sfera le arrivasse a portata di braccio, quindi la colpì di taglio con la mano destra.

La palla, per il colpo, deviò a terra, per poi schizzare verso l’alto, trovando, però, sulla sua traiettoria il corpo della ragazza piantato ben saldamente a terra, pronto a fermare il tiro contrapponendovi tutto il suo peso.

Gran parte della potenza del calcio si era scaricata a terra e, quindi, fu in grado di trattenere la sfera tra le mani arrestandone la folle corsa, senza sforzo apparente.

 

Rimasero tutti sbalorditi incapaci di credere ai propri occhi. Reika si voltò raggiante verso Ed. “È chiaro ora? I tiri di Mark sono potenti ma non hanno effetto. Se tu ne elimini la potenza sono facili da parare. Io la mia parte l’ho fatta, ora tocca a te” disse lanciando il pallone tra le braccia dell’allibito portiere.

 

Mark si avvicinò furente.

No, non poteva sopportare anche questa umiliazione, stava per investirla con un fiume di insulti, ma lei lo prevenne con voce ferma e sguardo gelido“Invece di fare l’offeso per il tuo orgoglio ferito, impara la lezione. L’hai capito, sì o no, che la forza non e tutto? Se ai tuoi tiri unissi un po’ di tecnica sarebbero imprendibili! Hai un mese di tempo per pensarci su!” disse calandosi il cappellino sugli occhi, per nascondere lo scintillio trionfante che le brillava nello sguardo, che avrebbe indispettito ed umiliato Mark più di quanto fosse necessario.

 

Ed si fece segnare solo altre due volte dal capitano ma poi la sua porta restò miracolosamente inviolata nonostante la violenza e l’accanimento con cui Mark ripetutamente la assaliva.

 

Tanto Ed era euforico, quanto Mark era furioso e frustrato. Ma aveva ragione lei. Gli aveva dato proprio una bella lezione. E questo lo faceva esplodere di rabbia…

 

CAPITOLO 7. MARIE

 

Sabato pomeriggio arrivò lento e silenzioso. Il sole splendeva alto e caldo nel cielo, regalando a tutti gli abitanti della metropoli un primo assaggio d’estate.

 

Quel giorno non c’erano gli allenamenti e così Reika stava sfruttando quelle ore di libertà, per un bel giro di shopping in centro.

 

Il giorno prima, Ed le si era avvicinato e le aveva chiesto se sabato sera le andava di passare da lui per un primo allenamento. Se le andava? La ragazza stava letteralmente scoppiando di felicità!

 

Ricontò per la millesima volta, da quando si era svegliata, le ore che mancavano a sera, costatando delusa che erano ancora troppe.

“Oh Dio come sono impaziente!” esclamò ad alta voce facendo girare qualche passante incuriosito.

 

Trasportata dai suoi piacevoli pensieri, svoltò in un vicolo laterale, attratta da una vetrina di abbigliamento.

 

Era indecisa se entrare a provare la camicetta di finissima seta azzurra esposta in vetrina, quando udì un urlo soffocato provenire da un punto imprecisato in fondo alla via. “Lasciam…” sentì distintamente. Era indubbiamente la voce di una ragazza.

 

Reika corse velocemente nella direzione del flebile lamento. Svoltò l’angolo e si ritrovò in un vicolo cieco, invisibile dalla strada principale. Nascoste nell’ombra vi erano due persone, una ragazza, di circa 14 anni, esile e molto carina, era tenuta a forza da un bel ragazzo apparentemente poco più grande di lei. Nessuno dei due notò il suo arrivo.

“Dai Marie” disse lui “Solo un bacino...su non fare la cattiva…” e premette con forza una mano sulla bocca di lei, impedendole di urlare ancora.

 

Reika, col suo proverbiale sangue freddo, afferrò il ragazzo per una spalla, e con una mossa decisa, colpì le gambe di lui con un calcio, mandandolo disteso a terra.

“Ma lei non ha nessuna voglia di baciarti. Mi sembra chiaro no?” disse minacciosa, ponendosi davanti all’uomo e facendo scudo con il suo corpo alla ragazza.

“Ehi e tu di che t’impicci? Lei è la mia ragazza” disse lui tentando di rialzarsi.

“No non é vero non credergli” disse la ragazzina scoppiando a piangere “Io non voglio saperne di te, devi fartene una ragione Richard!”

“Zitta tu!” disse lui

“Oh no, l’unico che deve tacere qui sei tu” Reika, gli assestò un altro calcio in pieno stomaco e il ragazzo ricadde a terra tramortito.

“Andiamo via” ordinò afferrando la mano fredda e tremante della ragazza.

 

“Grazie se non fosse stato per te non so cosa mi avrebbe fatto” disse poco tempo dopo la giovane mentre sorseggiava un the freddo al limone, seduta al tavolino di un bar in pieno centro.

“Oh figurati! Ti sei un po’ calmata ora?”

Marie, questo era il nome della ragazza che Reika aveva salvato, era ancora visibilmente scossa. Ora non tremava più, ma era molto pallida e le pupille erano ancora dilatate per lo spavento.

“Si grazie ora va meglio. Sai io non voglio che tu ti faccia un’opinione sbagliata di me. Quello è un mio compagno di classe. Io ho cercato in tutti i modi, di fargli capire che non mi interessa, ma lui non si rassegna. Oggi mi ha chiesto di uscire e io ho accettato sperando di convincerlo una volta per tutte. E invece mi sono fatta trascinare in quel vicolo appartato. Oh! Non avrei mai immaginato che potesse mettermi le mani addosso….” Marie si coprì il volto con le mani e ricominciò a singhiozzare convulsamente.

Reika le si accostò e abbracciandola le sussurrò dolcemente “Su ora non fare così; è tutto finito. Non ci pensare più”

“Ma lui….ha detto … sig … che è tutta colpa mia … sig … che l’ho illuso…che…”

“Basta Marie! Non è assolutamente colpa tua. So come ti senti, è successo anche a me una cosa del genere…è frustrante…e umiliante ma non devi assolutamente dire che è colpa tua!”

“Davvero Reika è successo anche a te?” le chiese Marie alzando gli occhi gonfi di pianto verso la nuova amica.

“Sì Marie”

“Ma tu sei cosi forte, sai difenderti….” replicò stupita la ragazzina.

“Sì, ma lui purtroppo era più forte. Dove abiti Marie? Vuoi che ti accompagni a casa?”

“Oh sì, mi piacerebbe molto, così ti faccio conoscere mia madre ed i miei fratelli. Ti prego andiamo” disse Marie saltando in piedi e tirando Reika per un braccio.

Finalmente sorride” pensò sollevata, seguendo Marie che, ora, chiacchierava serena.

 

 

“Oh Dio mio! Non so come ringraziarti. Di questi tempi non ci si può più fidare di nessuno” esclamò esterrefatta la mamma di Marie abbracciando protettivamente la figlia, non appena la ragazza ebbe terminato di raccontare la brutta esperienza vissuta.

 

Era una donna piccolina, con i capelli corti e l’espressione dolce. In quel momento guardava Reika con occhi pieni di gratitudine e sollievo.

 

“E avessi visto mamma come lo ha steso! Ah Reika piacerebbe anche a me conoscere il karate” cinguettò Marie guardando l’amica estasiata.

“Beh, se proprio vuoi ti posso insegnare qualche semplice mossa ma molto efficace” rispose Reika felice di vederla completamente ripresa dallo shock.

“Davvero Reika? OH CHE BELLO!!!” urlò Marie saltandole al collo con tanta foga, che le ragazze, avvinghiate, persero l’equilibrio, e finirono distese a terra con un sonoro tonfo, coperto dalle risate squillanti delle due amiche.

 

“Ehi cos’è tutto questo baccano?” tuonò una profonda voce maschile, che Reika riconobbe subito.

Svincolandosi dalla presa soffocante di Marie, reclinò il capo all’indietro incrociando gli occhi scuri di Mark.

 

“Oh fratellone” saltò in piedi Marie, gettandosi tra le braccia del fratello “Voglio presentarti una persona speciale. Lei è Reika e oggi mi ha salvato la vita”

Mark stava per ribattere sarcasticamente“Si ci conosciamo già” quando le ultime parole della sorella lo bloccarono “Cosa hai detto Marie?” esclamò con una chiarissima nota di spavento nella voce “ Che è successo?”

“Oh Marie sta esagerando…” si schernì Reika rialzandosi e tentando di riconquistare una parvenza di dignità.

“No no non esagero per niente. Un villano della mia classe si è messo in testa chissà cosa e oggi mi voleva obbligare…si ..insomma…a baciarlo…” disse Marie balbettando e arrossendo vistosamente sotto lo sguardo perplesso del fratello“ Ma poi e arrivata Reika e lo ha steso. Oh Mark vedessi com’è brava. Conosce il karate e ha detto che lo insegnerà anche a me. Perché la guardi così Mark? Non ci credi? Ti assicuro…”

“No Marie ti credo. Ho già avuto il …ehm...piacere di constatare le doti di karateca della tua amica” disse lui incrociando gli occhi blu di lei per la prima volta, dopo quel giorno. Quanto gli erano mancate quelle onde impetuose…

 

“Ah si? Vi conoscete già?” chiese Marie sorpresa

“Si, lei è la nostra manager” rispose Mark.

“Ma Reika perché non me lo hai detto prima?” chiese Marie fissando a sua volta l’amica.

“Veramente Marie, non mi hai lasciato molto spazio per parlare e poi io non sapevo che il capitano fosse tuo fratello”

“Oh sì il miglior fratello del mondo. Se ci fosse stato lui, ora quello stupido di Richard sarebbe all’ospedale insieme a quell’altro porco che quella volta ha messo le mani addosso a te!” esclamò Marie con foga.

 

Piuttosto di sentire quelle parole dalla bocca della sorellina, Mark avrebbe preferito, di gran lunga, un martellata in testa. Dal canto suo, Reika, stava pensando esattamente le stesse cose…

 

“Ehm… Marie ... no quella volta non è andata proprio così…forse era anche colpa mia…” balbettò imbarazzata.

“COOSAA??? Sono due ore che mi ripeti che per nessun motivo mi devo sentire in colpa e ora tu mi dici che era colpa tua se un imbecille si e messo in testa chissà quali idee? Si perché dovete sapere…” e Marie cominciò a parlare a valanga, raccontando alla madre, sempre più sbalordita e preoccupata dalla violenza che c’era in giro, e al fratello, che avrebbe preferito trovarsi almeno dieci metri sotto terra per la vergogna, di come anche a Reika fosse successo lo stesso, e di come, quel pomeriggio, l’avesse consolata e rassicurata sui suoi stupidi sensi di colpa….

 

Finalmente, approfittando di una pausa di Marie per prendere fiato, Reika riuscì a porre termine a quella pietosa situazione “Oh com’é tardi devo proprio scappare. Grazie signora per l’ospitalità. Ciao Marie ci si vede e ….ciao capitano” disse tentando di guadagnare velocemente l’ uscita.

“Aspetta Reika! Mark potrebbe accompagnarti” disse Marie.

“No Marie. Grazie ma ho molta fretta. Ho un appuntamento e sono già in ritardo. E poi non è ancora buio. Ciao” salutò, allontanandosi di corsa.

 

 

Il karate le faceva dimenticare tutto. Entrava in un mondo ovattato, fatto di pura energia. Un paradiso dove le emozioni non potevano entrare e il corpo liberatosi, di pensieri e preoccupazioni, poteva muoversi leggero e senza freni…

 

Questa era la sensazione che Reika provava ogni volta che indossava il kimono da karateca.

 

Evitò con maestria un pericoloso attacco di Ed e si preparò al potente controffensiva. Balzò all’indietro, facendo fischiare minacciosamente l’aria attorno a sé, l’avversario, colto impreparato dall’acrobatica mossa, venne colpito in pieno petto, franando a terra in malo modo. Reika sorrise impercettibilmente. Ora il colpo di grazia. Ma aveva cantato vittoria troppo presto. Ed,infatti, con un colpo di reni si era rialzato e l’avrebbe certo stesa impietosamente, se lei, con una velocità impressionante, non lo avesse afferrato per un braccio e fatto letteralmente volare attraverso la stanza, buttandolo disteso sulla soglia della palestra.

 

La porta si aprì rumorosamente proprio in quel momento.

“Ehi Ed che ci fai qui disteso come un salame?” chiese Mark facendo un passo avanti e scavalcando l’amico, affiancato da Danny.

“Chiedilo a lei” disse Ed rialzandosi a fatica e indicando con un gesto della mano Reika.

“Ahaha! Non ci credo, ti sei fatto stendere” rise Danny tra l’incredulo e il divertito.

“Si ridi, prova tu ad afferrarla! é veloce come un fulmine” ribatté Ed guardandola ammirato.

“Oh beh non sono poi così veloce…tu comunque non sei da meno…” si schermì la ragazza estremamente lusingata dal complimento. Sapeva di essere brava, ma detto da Ed faceva, comunque, uno strano effetto…

 

Avevano combattuto per più di un’ora con tenacia e determinazione. Da vero professionista, quale era, il portiere della Toho, l’aveva da principio messa alla prova, saggiandone la preparazione e le potenzialità. Continuamente stupito dall’audacia di lei, si era in breve reso conto del calibro della sua avversaria. Da quel momento era iniziato l’incontro vero e proprio, non si era fatto scrupoli, si era impegnato al massimo scoprendo in lei tutte le qualità del vero campione di quella nobile arte. Reika aveva denudato la sua anima, mostrando ad Ed il suo bene più prezioso, la sua vera indole, l’amore e il rispetto per il karate, e i due ragazzi avevano combattuto in nome di questo amore che li avrebbe, da quel momento in poi, uniti per sempre.

Indubbiamente, Ed era il più forte karateca che, sino a quel momento, le fosse capitato di incontrare.

 

Mark notò gli sguardi ambigui che si scambiarono i due, e si sentì morire. In effetti, visti da fuori sembravano occhiate languide tra innamorati.

In realtà, vi era solo l’ammirazione di un maestro di fronte ad un altro maestro, ma lui questo non lo poteva capire e ignaro di quale fosse il reale motivo di tanta complicità, si lasciò travolgere da una feroce ondata di gelosia.

“Se abbiamo interrotto qualcosa, possiamo anche andarcene” disse astioso, tentando di camuffare il turbamento che lo agitava.

 

“Oh no Mark io e Reika abbiamo finito. Dai unitevi per il the. Deve essere già pronto di là!” replicò Ed conducendo i tre amici attraverso il corridoio che dalla palestra portava in casa.

 

Dopo essersi cambiata nel bagno di casa Warner, Reika sorseggiò la calda tisana preparata dalla mamma del suo amico, distrutta ma immensamente felice. Danny e Ed stavano dialogando animatamente su un nuovo schema di attacco e Mark seguiva svogliatamente la discussione, in realtà concentrato in ben altri pensieri.

 

Quella sera la loro manager gli sembrava bella come non mai. Ancora affannata per l’allenamento, aveva una luce negli occhi che non le aveva mai visto prima. Forse l’amore che provava per Ed? Sembrava in estasi. Avrebbe dato chissà cosa per essere la causa di tanta felicità. E invece quell’onore sarebbe toccato ad un altro…

 

La ragazza si accorse dello sguardo di fuoco che il capitano le rivolse e lo guardò a sua volta.

 

Il giovane attaccante, colto in flagrante, per mascherare l’imbarazzo, tentò di sviare l’attenzione con la prima cosa che gli venne in mente “Marie mi ha detto di salutarti”

Pessima mossa. A quella frase, infatti, entrambi ripensarono all’indecente scena che la sorella aveva inconsapevolmente messo in piedi…

 

Per fortuna, Danny intervenne “Conosci la sorella di Mark?”

“Si l’ho conosciuta oggi” rispose lei vaga

“Si Danny diciamo pure che Reika e diventata la beniamina di mia sorella”

“Ah si? E come mai?” chiese Danny curioso

“A quanto pare, un bulletto stava infastidendo pesantemente Marie e Reika è intervenuta, evitando che questo mettesse le mani addosso a mia sorella” disse Mark

“COOSA??? Chi ha osato toccare Marie!” esclamò Danny con una foga che sorprese tutti. Il ragazzo, rendendosi conto di essersi scoperto irreparabilmente, cercò di ricomporsi “Si insomma…sai che mi e simpatica la piccola Marie…”

“Già” si limitò a commentare Mark osservando il fedele compagno di gioco sotto una diversa prospettiva. “Comunque non é successo niente, grazie a Reika” concluse, decidendo, per il momento, di lasciar cadere l’argomento.

 

Dopo qualche altra chiacchiera ed un altro the, Danny Reika e Mark salutarono Ed e si avviarono verso casa.

“Io giro di qua. Buonanotte Mark. E Buonanotte anche a te Reika e…grazie per quello che hai fatto per Marie” disse Danny correndo via, per evitare qualsiasi imbarazzante domanda da parte del suo capitano.

 

Mark e Reika proseguirono adagio, senza proferire parola. Giunsero in breve tempo davanti a casa della ragazza e Mark decise di porre fine a quel ridicolo silenzio. Almeno la doveva ringraziare!

“Reika io non ti ho ancora ringraziato per quello che hai fatto per mia sorella” disse incerto

“Oh Mark non importa. L’avrebbe fatto chiunque” replicò lei

“Ma a me non piace essere in debito. Vorrei sdebitarmi in qualche modo. Se c’è qualcosa che posso fare per…” proseguì lui sentendosi sempre più goffo ed imbranato.

 

Reika ci pensò un attimo, ma non era da lei farsi sfuggire delle ghiotte occasioni servite su un piatto d’argento, quindi disse “Si ci sarebbe una cosa che puoi fare!”

“Cosa?”

“Domani e domenica e non ci sono gli allenamenti…”

“Si… quindi?

“Mi porti al mare?”

“Cosa?”

“Si al mare. E tanto che non ci vado e ho una voglia pazza di fare un tuffo”

“Ma Reika fa ancora freddo”

“Beh io il costume lo porto comunque. Alla peggio mi accontento di bagnarmi i piedi. Allora che dici?”

 

Mark ammutolì per la sorpresa. Al mare….sì anche lui aveva voglia di fare un giro fuori città…ma…solo…con lei…questo lo preoccupava. D’altronde doveva sdebitarsi…

“Va bene passo subito dopo pranzo ok?”

“Perfetto. A domani allora …tigrotto” disse ridendo felice e sparendo velocemente in casa.

 

Il ragazzo sorrise compiaciuto, nascosto e protetto dal buio di quella notte senza luna.

 

 

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Capitolo 3
*** Cap VIII, XIX, X ***


CAPITOLO 8. AL MARE

 

“Si mi sembra di aver preso tutto!”borbottò Reika chiudendo lo zainetto. In quel momento suonarono alla porta. Corse ad aprire ed il respiro le si mozzò in gola di fronte alla figura atletica di lui. La polo nera ed i jeans scoloriti, che quella mattina il ragazzo indossava, sottolineavano i muscoli scolpiti da anni di duri allenamenti, facendolo apparire particolarmente sexi e provocante. I capelli lunghi e ribelli contornavano e addolcivano il volto intrigante dell’attaccante.

“Ciao Mark!”

“Ciao, sei pronta?”

“Si certo” rispose la ragazza chiudendo a chiave la porta.

 

“Uao ma che bella macchina! è tua?” chiese accomodandosi nel sedile accanto al posto di guida, ammirando la decappottabile blu notte.

“Si”

“Non l’avevo mai vista. Giri sempre a piedi”

“In effetti non mi piace usare l’auto in città. Preferisco camminare, così mi tengo in allenamento” disse il ragazzo avviando il potente motore della jaguar.

“Giusto, concordo perfettamente”

“Che spiaggia preferisci?” chiese Mark

“Oh fa lo stesso io non conosco il mare qui intorno. Scegli tu”

“Ok”

 

Durante il tragitto, Reika tentò di intavolare un discorso qualsiasi con il ragazzo, ricevendo in cambio degli impercettibili mugugni. In effetti Mark era molto teso.

 

Ogni volta che la vedo è sempre più bella, ma come diavolo fa?” pensò irritato. Con la coda dell’occhio la esaminò con cura, non tralasciando nemmeno un particolare, nascosto dietro le  lenti scure degli occhiali da sole.

 

Reika indossava dei semplici pantaloni di lino bianchi e una maglietta attillata, bianca anch’essa, che le fasciava i seni risaltandone l’invitante pienezza.

 

No, non poteva continuare così! Stava diventando una lotta al massacro! E lui si sentiva negli spiacevoli panni di un agnello destinato al macello…

Mark lascia perdere. Lei è la ragazza di Ed” si ripeteva incessantemente da parecchi minuti.

 

Questa era, infatti, la conclusione a cui era giunto quella notte, ripensando agli sguardi che si erano scambiati Reika ed Ed.

 

Cercò di farsi entrare bene in mente quel concetto e una morsa, ormai familiare, gli prese lo stomaco. Gelosia. Che stupido! Lui le ragazze non le aveva neanche mai calcolate, e ora si ritrovava roso da quel fastidioso senso di impotente frustrazione.

 

Reika rinunciò spazientita ed irritata a qualsiasi tentativo di conversazione. Trincerata in un forzato silenzio, si chiese se l’averlo costretto a portarla al mare, fosse stata una mossa sensata. Si era resa conto che Mark era più teso e più nervoso del solito.

 

“Ascolta Mark”disse infine, stufa di quella tensione ormai insopportabile “Forse non ho avuto una buona idea. Credevo ti facesse piacere cambiare un po’ d’aria. Ma mi sembra che tu non sia per niente entusiasta della mia idea. Se vuoi torniamo indietro e non se ne fa niente…”

“No Reika, se non mi andava non accettavo. E poi ormai siamo quasi arrivati”

 

Ed infatti, la ragazza notò delinearsi, pian piano all’orizzonte, la distesa azzurra del mare, scintillante sotto i raggi del sole.

 

 

Scalzi, camminavano lentamente in riva al mare, lasciando che timide onde schiumose, lambissero i loro piedi accaldati.

Mark, finalmente, si rilassò. Il suo grande amico aveva placato, con il suo ritmico sciacquio, ancora una volta, il suo animo focoso.

 

“Mark raccontami qualcosa di te” esordì Reika, percependo il piacevole mutamento avvenuto nel ragazzo.

“Che vuoi sapere?”

“Non so…conosco Marie, ma hai altri due fratelli vero?” osservò in controluce, il volto del ragazzo. Assumeva un’espressione talmente dolce quando parlava dei suoi fratelli…Reika provò un’ondata di tenerezza per quello scontroso bestione...

 

Non si era sbagliata allora! Anche lui, come Benji, non era come appariva. C’era dell’altro da mettere in luce. Molto altro…

 

Mark le raccontò qualche simpatico aneddoto riguardante i suoi fratellini, facendola ridere sino alle lacrime.

 

Rapita, ne studiò con discrezione il profilo scolpito. Gli occhi scuri e profondi erano contornati da delle ciglia lunghissime che addolcivano i lineamenti duri del viso, la pelle abbronzata liscia e perfetta, sembrava fatta apposta per essere accarezzata, il fisico statuario, le spalle larghe e forti, la bocca sensuale…da baciare … Reika sussultò. La bocca di lui…il suo sapore…Si sentì avvampare…

 

Altro io non sono che la vittima

del mio ardente desiderio per te…

 

Chi per questo mi biasima, è sicuro

che sia giusto il suo giudizio?

 

“Ehi Reika che ti prende?” chiese perplesso Mark, fermandosi improvvisamente e guardandola incuriosito.

 

“Ehm no niente é che…” doveva calmarsi. Che stupida! Ma che andava a pensare? Doveva escogitare qualcosa per distrarlo. Oh se avesse capito…

 

“Mark facciamo il bagno?”

“Che? Ma fa ancora freddo…”

“Ma io ho caldo”

Lanciò lo zaino poco distante, sulla sabbia asciutta. “E poi ho abbondanza di asciugamani” disse sfilandosi la maglietta ritta in piedi davanti a lui.

 

Il ragazzo si sentì mancare. Era riuscito a soffocare a fatica tutti i suoi pensieri lussuriosi e ora lei gli si parava davanti, bella e tentatrice come non mai, coperta solo da un minuscolo bikini bianco.

“Si forse un bagno freddo farà bene anche a me” disse confuso.

“Eh?” chiese lei, non capendo che volesse dire.

“Niente. Andiamo” disse spogliandosi a sua volta.

 

“Dai vediamo chi nuota più veloce” urlò lei felice tra le onde.

Erano in acqua ormai da un quarto d’ora. Nuotavano. Si spruzzavano. Giocavano. Avevano scoperto una passione comune: il mare.

“è inutile Reika, ti ho già battuto tre volte. Sono più forte io”rise divertito.

“Uffa ti ho lasciato vincere che credi” disse lei sdegnata, avvicinandosi.

“Ah si?” sbuffò lui alzando un sopracciglio dubbioso.

 

Con due bracciate la ragazza gli fu accanto. I capelli sciolti erano appiccicati alle spalle e le lunghe ciocche le ricoprivano parzialmente il seno lambito dai flutti. Aveva la pelle d’oca e tremava leggermente. Nonostante l’acqua fredda, Mark sentì una vampata di calore improvvisa, la vicinanza di lei, seminuda e fradicia, era più di quanto potesse sopportare.

 

“Forse è meglio uscire. Stai tremando di freddo” disse allontanandosi da quel demone tentatore.

 

 

“Ecco lo sapevo che era ancora presto per fare il bagno” esclamò poco dopo, osservando la ragazza seduta sulla sabbia, che nonostante fosse avvolta da capo a piedi nell’asciugamano, continuava a tremare vistosamente.

“Dai vieni qua che ti asciugo i capelli, altrimenti domani sei a letto con un febbrone” disse sistemandosi in ginocchio alle spalle di lei e cominciando a strofinare i lunghissimi fili biondi con vigore.

 

Reika si crogiolò beata sotto il tocco di lui. Non si poteva definire né una carezza né un massaggio, Mark aveva un modo tutto suo di toccarla. Dolce, passionale, violento ed irresistibile allo stesso tempo. Un miscuglio eccitante che le faceva esplodere dentro sensazioni sconosciute…

 

“Ecco ho finito” disse il ragazzo dopo alcuni minuti, smettendo di strofinarla e distendendosi poco distante sulla sabbia tiepida “Va meglio?”

“Uh…ah si…grazie”

Peccato ha già finito…”

“Non mi sembra tremi ancora” ribatté il ragazzo, sollevandosi su un gomito per scrutarla meglio.

“Prendi metti anche questo” disse porgendole il suo asciugamano

“E tu non hai freddo?”

“No”

 

Lui si sentiva bruciare, altro che freddo! Bramava dalla voglia di saltarle addosso e avvolgerla nel fuoco che ormai lo divorava senza sosta.

Chissà come reagirebbe…”pensò eccitato “Ma che dici stupido, lei ama Ed…si ma è qui con me ora…idiota non ti è bastata la figura da maniaco che hai fatto? Si e me ne vergogno da morire. E allora? Vuoi ripetere la cosa? Ma ora è diverso…che cosa è diverso? …”

 

La mia passione, è vero, non smette di aumentare,

e così violento è il mio desiderio

 

che non trovo più gioghi

per la mia follia!

 

“Ehi Mark ma mi senti?”

“Coosa? Ah si…che c’è?”

“Niente ma ti eri incantato”

Ecco colto in flagrante!

“Reika se ti stendi non senti il vento e avrai meno freddo”

“Dici?” chiese lei osservandolo dubbiosa. Due opposte forze si stavano agitando dentro la testa della ragazza. Una le diceva di mantenere più distanza possibile tra lei e quel corpo virile e pericoloso. L’altra, la invitava ad avvicinarsi sempre più, mettendo da parte finti pudori e sciocche paure.

 

Vinse quest’ultima, e con cautela la ragazza si sistemò a pochi centimetri da lui. Poteva percepirne il calore anche da quella breve distanza. Le sarebbe bastato stringersi a lui per eliminare ogni fastidioso brivido di freddo…

 

Come era bello il sole…

 

Si concentrò sulla palla infuocata, che lontana all’orizzonte, stava lentamente tuffandosi in mare…il colore del cielo al tramonto era l’espressione massima della sapiente arte cromatica della natura.

 

Un gabbiano volò alto in cielo, leggiadro, felice, si lasciava trasportare dalle correnti d’aria che, come mani invisibili, reggevano il suo corpo. Lei si sentiva come quel gabbiano e Mark era come il cielo, perché non poteva abbandonarsi tra le braccia di quell’uomo, come il gabbiano faceva affidandosi fiducioso all’abbraccio del suo cielo?

 

Ecco il mio corpo

tra ardore e pericolo

 

come potrà sfuggire al suo destino,

da dove potrà fuggire?

 

Idiota ottima idea! E ora così vicina no…è più di quanto tu possa sopportare…Alzati immediatamente…va via…il più lontano possibile…”

Ma inchiodato in quella posizione da una volontà superiore alla sua, la fissava rapito. Gli sarebbe bastato allungare una mano, per accarezzare quella pelle morbida e invitante, affondare il volto tra i suoi splendidi capelli, riassaporare, avido, la dolcezza delle sue labbra, sentire il cuore di lei battere all’unisono col suo…E se lo avesse realmente fatto? Un colpo di karate gli avrebbe spento per sempre ogni bollente spirito o sarebbe rimasta pietrificata dalla paura come la prima volta? Si perché quella volta, solo la paura poteva averla bloccata. O forse no…forse le era piaciuto…forse..

 

Ma che vai a pensare se la tocchi come minimo ti prende a schiaffi….prova…no…si…no…si

 

Non ce la fece ad opporsi e cedette miseramente, soggiogato da una forza a cui non poteva e non voleva più resistere.

 

“Reika...” mormorò con voce resa roca dal desiderio.

 

In te, per giorni e giorni, è la mia follia

e l’amarezza dei sospiri miei.

 

Nessuna vergogna se le mie labbra esalano

verso di te tali sospiri!

 

Lei si voltò, turbata dal tono di lui e ancor più dal desiderio bruciante che vide negli occhi neri di Mark. Mai nessuno l’aveva guardata così. Spesso aveva colto le occhiate arrapate dei compagni di scuola, ma mai aveva intravisto neanche la metà dell’intensità con cui lui la fissava in quel momento. Quello sguardo la intimorì, ma allo stesso tempo, la eccitò. Vedere quel ragazzo così freddo e scontroso bruciare per lei, la faceva sentire potente. Un senso di vertigine la colse improvviso, cancellando anche l’ultimo barlume di lucidità che le era rimasto. Il gioco le era sfuggito di mano e ora si preparava, compiacente, a pagarne le pesanti conseguenze.

 

Beh ormai l’ha capito. Se non voleva si sarebbe scostata” pensò lui prima di appoggiare le sue labbra ardenti su quelle umide e trepidanti di lei.

 

Ma un ultimo scrupolo lo bloccò. Lei era così giovane, forse non aveva ancora realizzato cosa stava per accadere o forse era spaventata temendo che lui l’aggredisse una seconda volta….

Che strano… Sono sempre stato insensibile ai sentimenti altrui, anzi sempre pronto a ferire ed attaccare per primo, ora sono terrorizzato all’idea di spaventarla un’altra volta. Oh, se quest’angelo dovesse piangere ancora a causa mia, non me lo perdonerei mai…”

 

Si staccò a malincuore dalle morbide labbra di lei.

 

Mark desiderò morire davanti alla delusione che lesse sul bellissimo volto della ragazza. Si sentì ghiacciare il sangue per l’umiliazione e la disperazione.

“Mi dispiace” sussurrò, scostandosi bruscamente.

 

“NO” urlò Reika sollevandosi leggermente, affondò le dita tra i capelli folti di lui e lo attirò decisa verso di sé“Non ti fermare” mormorò lei, sfiorando appena le labbra di lui con le sue.

 

Mark cercò, confuso, di comprendere che cosa quella strana creatura intendesse comunicargli e l’incredibile spiegazione si affacciò chiara nella sua mente: era delusa perché si era fermato, non perché l’aveva baciata!

 

Elettrizzato da quella sconcertante rivelazione, trasformò il timido tocco di lei in un bacio senza fine.

 

Voluttà, passione, desiderio, bisogno, si mescolarono incessantemente in quel antico gesto d’amore…

 

Reika” pensò lei “ritraiti, la situazione ti sta sfuggendo di mano…stai perdendo il controllo... ma va non sarà certo un bacio a farmi perdere la testa…si ma un bacio di Mark…della Tigre…”

 

Che buon sapore. Quanto le era mancato. Sapeva di lui e di salsedine. Che sensazione.

 

“…non lo devo far innamorare? Ma questo non è amore è…desiderio carnale…fino a che punto vuoi arrivare per ottenere quella firma? Fermati. Fermalo..”

 

Ma il suo corpo non ubbidiva. Come la prima volta si sentì sciogliere inerme.

 

Nonostante si ripetesse quanto tutto ciò fosse sbagliato, permise che il bacio si facesse sempre più intenso, accompagnato ora da lente carezze di lui, che le provocavano brividi incessanti attraverso tutto il corpo.

 

Ho indossato l’abito del languore, spogliandomi

di quello dei pretesti e svelando la mia anima.

 

Ma la mia passione d’amore è così violenta

che dinanzi a te, la mia ragione non sa parlare.

 

Mark, finalmente libero da freni ed inibizioni, affondò le sue dita tra i capelli di lei, tirandoli e attorcigliandoli attorno alle sue dita. Si dilungò in quell’innocente trastullo mentre la sua bocca si spostava, esigente ed avida, sul collo di lei. Percepì il cuore della ragazza, attraverso la vena giugulare, battere all’impazzata sotto il suo tocco. Quel tonfo sordo ed incredibilmente accelerato lo eccitò ancor di più, rendendolo sempre più audace ed intraprendente. “Mark è la ragazza di Ed…la ragazza di Ed…lei ama Ed…” sussurrò una debolissima voce dentro la sua testa. Troppo debole perché lui la potesse prendere in considerazione…

 

Lo splendore del tuo volto

È il tesoro del quale sono avaro.

 

Miei assassini

son questi occhi color del mare…

 

Non avrebbe più potuto fermarsi, neanche se lo avesse voluto. Il suo corpo sembrava essersi disgiunto dalla mente e proseguiva per la sua strada, guidato da un istinto naturale più forte di qualsiasi razionalità e buon senso.

 

Dal collo scese, lento ed inesorabile sino a raggiungere il seno di lei, morbido e caldo.

Senti il capezzolo turgido spingere contro di lui e lo afferrò, serrandolo con passione tra le labbra, attraverso la sottile stoffa del costume.

 

Reika percepì l’eccitazione prorompente di lui contro il suo fianco ed emise uno strozzato gemito di piacere. No, era tutto sbagliato, si stava inoltrando sulla strada del non ritorno, stava gemendo, contorcendosi di piacere, sotto il tocco esperto di lui…ma dove era finita la sua dignità? Come poteva essere lei quella donna incapace di controllare il suo corpo?

 

“Reika ora basta…tu non lo ami…che cosa stai facendo? Lo devi solo far innamorare di te, non devi essere il suo giocattolo…fermalo…ti prego fermalo…pensa a Benji, se ti vedesse ora, morirebbe di vergogna per te…..”

 

Ma niente i loro corpi si cercavano, si stringevano, si avvinghiavano. Niente avrebbe più potuto dividerli…. il mondo aveva cessato di esistere... solo quel bacio… quei corpi eccitati…e l’abbaiare di un cane…

 

L’abbaiare di un cane in lontananza.

Non proprio così lontano.

Anzi vicino, molto vicino.

 

Mark si riscosse da quel vortice di voluttà e piacere. Alzò la testa e vide un cucciolo di San Bernardo a pochi passi da loro che abbaiava e saltellava festoso, cercando di attirare l’attenzione su di sé ed il ramoscello che teneva tra le zampe anteriori.

 

“ROCKIIIIIIIIIIII” urlò una ragazzina correndo veloce nella loro direzione.

 

“Caz…” esclamò Mark poco elegantemente, tirandosi pudicamente un asciugamano sul ventre. La ragazzina, infatti, si era avvicinata e lui, coperto da dei boxer attillati, era ancora visibilmente eccitato.

 

“Scusate mi é scappato. Dai Rocki andiamo” disse la bimba correndo via veloce come era giunta, inseguita dal cane che saltellava felice con il suo bastone in bocca.

 

L’incantesimo era stato spezzato e al suo posto vi era un palpabile imbarazzo, a cui nessuno dei due sapeva come far fronte.

 

Il ragazzo si alzò e si vestì velocemente

“è meglio tornare a casa Reika, si sta facendo buio”

“Sì “ rispose lei rivestendosi a sua volta, ricacciando indietro le lacrime che brucianti le pungevano gli occhi.

 

Non pianse. Lei odiava piangere.

 

CAPITOLO 9. CHIARIMENTI

 

Erano trascorsi cinque giorni da quella folle giornata al mare. Il tempo, implacabile, trascorreva seguendo il suo corso naturale, ma alla ragazza sembrava che tutto le vorticasse attorno ad una velocità raddoppiata. Vi erano solamente altri venti giorni prima del termine ultimo per le iscrizioni al campionato nazionale di karate.

 

Reika si agitò nervosamente sulla panchina, mentre seguiva distrattamente una pericolosa azione d’attacco, dove un indomito capitano atterrava, ad uno ad uno, senza troppi complimenti, i difensori, avvicinandosi minaccioso alla porta protetta, oramai, solo da un attentissimo e teso portiere.

 

Il goal fu inevitabile, nonostante l’acrobatico tuffo di Ed. Mark sorrise appena, alzando due dita in aria in segno di vittoria e, autoritario come sempre, ordinò di riprendere in fretta il gioco.

 

Il combattivo capitano della Toho, evidentemente, era deciso e determinato ad affrontare le situazioni di petto solamente in campo. Per il resto preferiva adottare una tattica di…indifferenza. Reika non riusciva proprio a capirlo.

 

Da giorni ormai, la evitava come la peste bubbonica e le rivolgeva la parola solo in condizioni di assoluta necessità. Non comprendeva se tanta freddezza fosse dovuta alla vergogna e al rimorso per quanto successo, cosa alla quale lei non voleva neanche pensare, oppure se fosse una questione di timidezza. O magari quello che era successo, per lui era normale amministrazione, chissà quante donne aveva sedotto con quella tecnica del toccata e fuga, per poi cancellarle dalla sua mente definitivamente. Forse lei non era stata altro che l’ennesimo, compiacente giocattolo disponibile a sollazzare i brevi momenti liberi della Tigre…

 

Una vampata di vergogna imporporò le gote delicate, mentre le immagini di quel pomeriggio al mare le balenarono davanti agli occhi con spietata chiarezza. Si era lasciata andare molto più di quello che avrebbe voluto, mettendo a tacere il suo buon senso. Se mai ne avesse avuto di buon senso….quella strana situazione che aveva creato, non ne era certo un esempio lampante …

Ah…ormai è tardi per tornare indietro e poi mi ci ha costretta Benji… Ok… facciamo il resoconto della situazione mettendo da parte inutili e sciocchi scrupoli di coscienza. Il tuo scopo ultimo é far innamorare Mark di te. Tu  non gli sei indifferente, l’hai capito da come ti ha baciata…non ci voglio neanche pensare che per lui sia stato solo un insignificante  diversivo. Non sono esperta di queste cose, ma nei suoi occhi ho letto un coinvolgimento spontaneo, non stava fingendo…”

 

E se invece si sbagliava? Se per lui baciare lei o un’altra fosse la stessa cosa? Se baciava tutte così?

 

No! E poi non l’ho mai visto con una ragazza. È sempre qui ad allenarsi…”

 

Cercò di dare costrutto a quell’idea, il solo immaginare Mark tra le braccia di un’altra, le dava molto fastidio, e, quindi, ancora una volta, ringraziò quel benedetto sport che gli assorbiva tutte le energie non lasciandogli tempo per altri…impegni…

 

“Ma come é potuto accadere? Perché? Perché? Insomma va bene disposta a tutto, ma c’e il lecito e l’illecito, e quello che è avvenuto sulla spiaggia…è senza dubbio illecito! Dovrò stare più attenta…E ora perché mai é così freddo e distaccato?Che significa?Ah! Forse avevano ragione i ragazzi. Quel tizio un cuore non ce l’ha …No è inutile continuare a scervellarsi in questo modo. Sono solo un mucchio di domande senza risposta. E io ho bisogno di fatti altrimenti addio nazionali… basta questa sera sarò io ad affrontare l’argomento apertamente e lui dovrà darmi le risposte di cui ho bisogno!”

 

Presa questa decisione, si sentì immensamente sollevata. Era sempre stata una donna d’azione, le sue prestazioni migliori le aveva sempre ottenute in situazioni estreme dove esitare significava perdere, ed avere prontezza di spirito, sangue freddo e una spietata determinazione, erano le uniche armi che garantivano la vittoria. Tutte lodevoli qualità che in lei abbondavano, stare nell’incertezza a crogiolarsi non faceva parte del suo carattere impetuoso. E poi ora non aveva proprio più tempo.

 

Arrivarono le 7 e gli allenamenti terminarono, con enorme sollievo della maggior parte dei giocatori che faticava a reggersi in piedi. Solerte e ligia al dovere, Reika distribuì acqua e salviette a tutti, dispensando anche sorrisi e parole di incoraggiamento, perfettamente conscia che quei ragazzi avevano più bisogno di una parola amica che di un litro di acqua fresca, per risollevare un morale ed una dignità disintegrate da un capitano che pretendeva dalla sua squadra più di quanto essa poteva dare.

 

Porse velocemente la salvietta ad Ed, rivolgendogli un sorriso luminoso ma nessuna frase rincuorante, il ragazzo, infatti, era uno dei pochi giocatori, se non l’unico, che non si lasciava massacrare dal suo capitano, tenendogli testa con successo. Il portiere, con gesto confidenziale ed affettuoso, la trattenne afferrandola per una spalla. Vagamente stupita dal gesto dell’amico, si lasciò docilmente attirare contro di lui e non batté ciglio quando il portiere chinò il capo sino a sfiorarle l’orecchio con le labbra e sussurrarle piano“Allora stasera ti va una bella sfida? Ti voglio insegnare una nuova mossa”

 

Ultimamente lei ed Ed erano diventati ottimi amici ed atteggiamenti affettuosi tra di loro non erano rari, quindi non fu per niente turbata dal tocco delicato del portiere. Rispose all’inaspettata quanto piacevole proposta, con un deciso gesto del capo, mentre i suoi occhi brillarono di gioia e sorpresa. Ed ricambiò l’intensità di quello sguardo con un sorriso spontaneo e non resistette alla tentazione di darle un amichevole buffetto sulla guancia, deliziosamente arrossata dall’emozione.

 

I compagni di squadra seguirono con attenzione  la scena, e tutti risero divertiti non risparmiando battutine ironiche, convinti si trattasse di uno scambio di effusioni tra innamorati.

 

Mark non partecipò affatto all’ilarità generale. Anzi, avrebbe volentieri preso tutti a calci, Reika per prima! Ma come poteva amoreggiare in quel modo con un altro uomo, quando cinque giorni prima, si scioglieva tra le sue braccia? Possibile che per lei, quello che era avvenuto sulla spiaggia non avesse significato nulla? E per di più non avevano detto una parola ad Ed. E questo non era giusto. Quel silenzio cominciava a pesare sulla sua coscienza, quel ragazzo era il suo migliore amico e non voleva tradirlo in una maniera così ignobile. Evidentemente lei vi riusciva con spietata naturalezza, ma lui no! Doveva parlare al suo compagno di squadra il prima possibile.

 

“Ehi guardate chi sta arrivando” disse Ed indicando una ragazza che si avvicinava velocemente

“Marie? E tu che ci fai qui?” chiese Mark stupito facendo un paio di passi in avanti verso la sorella.

“Ciao fratellone, sono venuta a prenderti. Mi sono fermata in biblioteca a studiare con un’amica e abbiamo fatto tardi. E poi volevo salutare Reika”

E così dicendo si gettò tra le braccia dell’amica, cominciando a chiacchierare incessantemente.

 

“Uffa Reika ma quanto dobbiamo aspettare ancora?” sbuffò Marie spazientita, agitandosi nervosamente sulla panca su cui era seduta da più di mezz’ora ormai.

“Eh Marie sono sempre i soliti tre. Un giorno li troverò annegati nella doccia. Ma ora mi sentono” rispose Reika avviandosi minacciosa verso gli spogliatoi.

“Calmati Furia siamo qui!” le disse Ed scherzoso, andandole incontro e sollevandola da terra afferrandola per i fianchi, facendola vorticare in aria mentre lei, colta di sorpresa, rideva divertita tenendosi ben stretta alle forti spalle di lui.

“A bene era ora” esclamò Marie sorridendo alla vista dello scorbutico portiere intento a scherzare e giocare come un bambino.

 

Nel tragitto verso casa, Marie fu stranamente silenziosa sino a che non salutarono Danny. Ma, una volta salutato il ragazzo, l’intenso chiacchierio della fanciulla accompagnò il gruppo per il resto del tempo.

 

Ecco” stava pensando Reika per nulla interessata alle divagazioni della giovane amica “Ho perso l’occasione di parlare a Mark! Peccato stasera ero così decisa…” mentre svoltavano l’ultima curva prima di intravedere il cancello di ferro battuto della sua villetta.

 

Salutò avvilita i due fratelli, conscia di aver perso una buona occasione per parlare con Mark, ma allontanò la tristezza in fretta, per fortuna da lì ad un’ora doveva trovarsi con Ed….

Ma si, domani troverò senz’altro il modo di chiarire le cose ” fu il suo ultimo ed ottimistico pensiero, prima di concentrarsi definitivamente sull’incontro che l’attendeva!

 

 

Mark attraversò il corridoio fiocamente illuminato di casa Warner, dirigendosi con passo deciso verso la palestra. Voleva a tutti i costi parlare con l’amico e togliersi quel peso dal cuore!

 

Aprì la porta della palestra senza bussare ben sapendo che questo era perfettamente inutile, infatti, quando Ed si allenava era in grado di concentrarsi a tal punto da divenire insensibile al mondo esterno. Socchiuse l’uscio silenziosamente e sbirciò all’interno della stanza per vedere a che punto fosse l’amico, doveva parlargli di una cosa molto delicata, che lo avrebbe senz’altro addolorato ed innervosito e quindi non voleva indisporlo ulteriormente interrompendolo nel bel mezzo di uno dei suoi complicatissimi esercizi. Ma non si era preparato ad affrontare la scena che gli si presentò davanti, Mark dovette fare un enorme sforzo su se stesso per non mettersi ad urlare di rabbia e dolore…Vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere… Il suo migliore amico, colui che amava come un fratello, gli stava infliggendo un colpo mortale. Mark sorrise cinicamente…non era Ed il boia ma lui…quella ragazza apparteneva ad Ed…era giusto così…

Il cuore gli martellò dolorosamente in petto mentre osservava Ed, disteso su un tappetino con Reika, morbida e dolce, adagiata sotto di lui, le loro gambe avvinghiate e le mani del portiere affondate tra i lunghi capelli di lei, dove solo pochi giorni prima vi erano le sue…

 

Vi vedo, e mi svio dal vostro cammino,

sebbene bruci dal desiderio di separarvi;

 

anche meno intenso, il dolore che sento

già sarebbe bastato a darmi morte

 

Non aveva mai fuggito la verità, sempre consapevole di come stessero le cose, non aveva egualmente saputo soffocare quei sentimenti sul nascere, ma aveva permesso loro di crescere, finché, sulla spiaggia, li aveva lasciati sgorgare liberi e travolgenti…come faceva male tutto ciò..

 

Io stesso ho provocato il mio tormento

usando la spada della mia tenerezza.

 

Quanti uomini tra i migliori sono morti

Sotto i colpi della spada dell’amore?

 

Silenziosamente fece un passo indietro deciso ad andarsene, a scappare il più lontano possibile, a nascondere la sua sconfitta al mondo intero, in modo che nessuno neppure sospettasse, per poi ripresentarsi più forte e inattaccabile di prima.

Ma la nota di preoccupazione nella voce di Ed lo bloccò di colpo.

“Reika mi senti?” sentì dire attraverso la sottile porta semiaperta.

Mark si rese conto che qualcosa non quadrava. Confuso e inquieto spalancò quella maledetta porta, irrompendo nella palestra. Ed, scostatosi dalla ragazza, le era ora inginocchiato accanto e la scuoteva delicatamente.

 

Il portiere, accortosi dell’arrivo dell’amico, gli rivolse uno sguardo preoccupato e colmo di apprensione. Mark notò con orrore che la ragazza era pallidissima, e apparentemente priva di coscienza.

 

“Ed, ma che e successo?” esclamò il capitano confuso. Il suo sguardo tagliente si posò nuovamente sul volto esangue di Reika e notò, solo allora, che un brutto livido le attraversava la guancia sinistra, e un sottile rivolo di sangue le fuoriusciva dall’angolo della bocca visibilmente gonfia.

“Ed che diavolo le hai fatto?” urlò questa volta Mark in preda all’ira, scostando con uno spintone l’amico e prendendo il suo posto accanto alla giovane ancora incosciente.

 

“Calmati Mark, poi ti spiego. Guarda sta riprendendo i sensi” cercò di tranquillizzarlo Ed.

Mark stava seriamente meditando di assestare uno dei suoi micidiali destri sul naso di Ed, ma proprio in quel momento Reika riaprì gli occhi, attirando immediatamente l’attenzione dei due ragazzi.

“Reika? Come va?” chiese ansioso il capitano della Toho.

“Ohi, ohi che botta…” farfugliò la ragazza portandosi una mano alla testa e massaggiandola delicatamente.

“Reika mi spiace, ma perché hai esitato?” chiese Ed turbato sia per lo stato della ragazza, sia per lo sguardo assassino del capitano che sembrava volerlo disintegrare.

“Vai al diavolo Ed” ringhiò Mark, passando un braccio muscoloso dietro le spalle di lei, sorreggendola ed aiutandola a mettersi in posizione seduta.

 

L’avrebbe ucciso. Come aveva osato toccarla?

 

La ragazza gemette appoggiandosi del tutto al petto di Mark.

“Ehi piccola tutto ok?” le chiese dolcemente questi, non prima di aver trapassato Ed con un’altra feroce occhiata

“Insomma mi gira la testa…ma tu da dove sbuchi?” chiese turbata Reika, sollevando sul volto teso e furioso del capitano, due occhi resi ancora più intensi dal dolore fisico che l’affliggeva.

 

“Ma che diavolo è successo? Ed dammi una spiegazione valida, altrimenti  ti faccio a pezzettini, karate o non karate” tuonò Mark sentendosi bruciare il cuore davanti alla sofferenza di lei ed istintivamente attirandola ancora più contro il suo petto.

 

“Mark non te la prendere così. È stata colpa mia. Ho sbagliato e lui mi ha stesa. Ci stavamo allenando…” spiegò Reika con calma, rannicchiandosi contro il corpo del capitano ed abbandonandosi completamente a quella confortante sensazione di calore e protezione. Non lo aveva mai visto così furioso, se non lo quietava, Ed avrebbe rischiato grosso…

 

“Si Mark è stato un errore, ma perché Reika hai esitato? Potevi battermi, lo sai” richiese Ed perplesso.

“Ho avuto paura Ed”

“Paura? E di che?”

“Lo sai che quella mossa é molto pericolosa e io…insomma non ero certa di essere in grado di controllarne la potenza e avevo paura di romperti qualche osso… tra venti giorni ci sono i mondiali…”

“Oh cara, hai preferito prenderti un calcio in viso piuttosto che colpirmi…” si intenerì Ed allungando una mano per accarezzare la guancia tumefatta della ragazza, ma si bloccò con la mano a mezz’aria, di fronte all’espressione furibonda del suo amico che sovrastava protettivamente Reika con la sua massiccia stazza.

“E dai Ed che potevo fare? Ben…Price non può mica fare tutto da solo!”

“Ed, come hai potuto ridurla così? E io che credevo tu ne fossi innamorato” sbottò Mark incapace di trattenersi oltre. Troppe emozioni contrastanti si stavano dando battaglia nella sua mente, confondendolo sempre più. Non percepiva con chiarezza altro che l’esile corpo di Reika, irrigidito dal dolore tra le sue braccia…

 

“EH??!?!?” esclamarono stupiti Reika ed il portiere all’unisono.

“Si insomma, non vorrete negare che c’é qualcosa tra di voi” proseguì Mark sempre più a disagio, ma ormai deciso ad andare sino in fondo.

“Ma che vai a pensare stupido!” lo riprese Reika scostandosi dal petto di lui per poterlo guardare in faccia e tentare così di capire meglio la portata di quella frase.

 

Improvvisamente le fu tutto chiaro! Ecco perché la evitava in tutti i modi. Si era convinto che lei e Ed fossero amanti. Che stupida era stata a non comprenderlo prima! Mark non conosceva il karate, aveva frainteso i sentimenti e le sensazioni che lei ed Ed condividevano durante i loro allenamenti! Ma allora c’erano delle concrete speranze di far capitolare la Tigre prima della scadenza…

 

“Mark, ascoltami bene. Tra me ed Ed c’è solo il karate ed una sincera amicizia. Io lo ammiro perché è il più bravo karateca che mi sia capitato di incontrare. E gli sono grata perché quando combatte con me, mi tratta alla pari. Dimentica che sono una donna. E sapessi com’è frustrante combattere con gente che non ti prende sul serio!” spiegò cercando di essere il più convincente e chiara possibile. La riuscita del suo piano dipendeva dal fatto che lui le credesse o meno…

 

Reika si accorse immediatamente di aver fatto centro ed il suo cuore esultò in silenzio. Vide il volto, sino a quel momento cupo del capitano, schiarirsi e rilassarsi.

 

Per Mark fu come se gli avessero tolto un macigno dal cuore. Ma allora lei non amava Ed! Questo poteva voler dire che forse… La strinse nuovamente a sé, fremendo di desiderio e passione quando la sentì riadagiarsi docilmente sul suo petto. Nessuno gliel’avrebbe più tolta dalle braccia. Lei doveva essere solo sua. Per sempre.

 

Anche Ed comprese molte cose, osservando Mark stringere la ragazza tra le braccia, come se fosse una bambola di porcellana, mentre lei beatamente rispondeva a quell’abbraccio dal significato inequivocabile! Era estremamente felice per l’amico e per quella straordinaria ragazza che, in poco meno di un mese, era entrata come un vortice nelle loro vite, foriera di tante splendide novità.

 

“Reika sei sicura che va tutto bene? Hai preso una brutta botta” indagò Ed mentre salutava l’amica in procinto di avviarsi verso casa accompagnata da Mark.

“Si Ed è tutto ok. E poi c’è Mark con me. Sta tranquillo. E …grazie è stato il più bel incontro della mia vita”

“Oh bhe… appena ti sarai ripresa ne voglio fare subito un altro” disse il ragazzo portandosi una mano dietro la nuca, sorridendo dolcemente.

“Ma neanche per sogno! Tu non la tocchi più! Sono stato chiaro Ed?” ringhiò Mark

“Ma senti questo! E tu chi sei per impedirmi di combattere?” chiese Reika guardandolo interrogativa.

“Di questo avremo tempo di parlarne. Andiamo” concluse categorico, afferrandola per una spalla e trascinandola via sotto lo sguardo divertito di un compiaciuto portiere.

 

Proseguirono in silenzio ammirando il cielo stellato ed il sottile spicchio di luna che si scorgeva appena.

“Mark?” disse all’improvviso Reika vacillando ed appoggiandosi al palo di un lampione per non perdere l’equilibrio.

“Che c’è Reika stai male?” chiese allarmato sorreggendola per le spalle.

“Mi gira la testa…sto per cadere…”

“Oh tesoro! Lo vedi che é pericoloso il karate? Ma vedrai domani cosa faccio ad Ed!” disse furibondo sollevandola senza sforzo tra le braccia.

“Uh..” mugugnò lei appoggiando la testa al petto caldo e solido di lui. Tesoro? Aveva capito bene? Tesoro? Ma allora era a cavallo!

Wow nazionali arrivo” fu il suo ultimo pensiero prima di svenire, placidamente avvolta dall’abbraccio della Tigre.

 

Mark frugò nella borsa della ragazza alla ricerca delle chiavi di casa. L’operazione gli era particolarmente difficile, Reika, infatti, continuava a dormire beatamente accasciata tra le sue braccia, e lui non aveva alcuna intenzione di svegliarla con qualche brusco movimento. Alla fine la sua pazienza venne premiata ed estrasse finalmente un mazzo di chiavi unite assieme da un simpatico portachiavi a forma di pallone da calcio.

 

Aprì la porta, sempre attento a non svegliarla, richiuse l’uscio accompagnandolo col piede ed aspettò immobile qualche istante, in modo che i suoi occhi si abituassero all’oscurità della casa.

 

La trasportò al piano superiore e la distese nel grande letto matrimoniale. Si guardò attorno sorpreso dall’anonimità del luogo. Non vi erano né cornici con foto personali, né quegli inutili oggettini che inevitabilmente riempiono le camere delle ragazze. Probabilmente perché era arrivata da poco e non si era ancora sistemata a dovere. Ma da dove veniva? Quanto si sarebbe fermata? Mark, mentre la copriva, drappeggiandole sopra una coperta trovata ai piedi del letto, si rese conto di non sapere quasi nulla di lei a parte il nome, l’età ed il fatto che avesse un fratello.

 

Che strano…beh in realtà non avevano mai parlato molto. Si era sempre caparbiamente ostinato a tenerla il più lontano possibile da sé…che stupido era stato! Ma ora avrebbe rimediato, anche se si sentiva tremendamente a disagio. Non era mai stato coinvolto sentimentalmente da nessuna relazione prima di allora. Ma i sentimenti che provava per lei non li poteva certo ignorare. Avrebbe dovuto affrontare la cosa con attenzione … ed il fatto che finalmente si era deciso ad ammettere di essersi innamorato di quel biondo uragano, era già un enorme passo avanti.

 

Innamorato?Tzè..non so neanche che voglia dire…amore cosa sei? È questo? Non essere capace di toglierle gli occhi di dosso, non poter allontanare la sua immagine dalla mente neanche un istante del giorno o della notte?”

 

O felicità di pascere gli occhi della tua vista

E di avere alfin la vittoria

 

di uno sguardo da te! Io eterno spasimante

Votato all’eterno tormento…

 

Ma quando era successo? Da subito! E come non notarla? E come non essere attratti da quegli occhi profondi? Da quel carattere allegro, sfrontato ed inarrestabile, capace di passare della dolcezza più disarmante, alla determinazione strafottente di un animo indomito e non intenzionato a piegarsi a nulla? Che miscuglio sconcertante di forza e tenerezza era quella bellissima ragazza… E poi come non essere stregati per sempre, dalla sensualità dei suoi baci, una volta provati?

 

“Oh Reika..” mormorò piano, sedendole accanto.

 

Quanto la desiderava. Quanto la amava.

 

Ma lei avrebbe ricambiato? Poteva un angelo così incantevole innamorarsi di uno come lui? Un ragazzo violento e prepotente, che l’aveva attaccata, offesa, spaventata, fatta piangere?

 

Si distese vicino a lei. Non poteva certo lasciarla sola tutta la notte, aveva preso una brutta botta in testa e poteva aver bisogno di aiuto durante la notte.

 

Ma non era necessario infilarsi nel suo letto, il divano sarebbe stata una sistemazione decisamente più opportuna. Ma non si sarebbe staccato da lei per nulla al mondo…

 

Come avrebbe reagito trovandoselo nel letto?

Beh… mi sveglierò presto ed uscirò prima del suo risveglio” pensò attirandola contro di sé.

Osservò rapito il suo tenero profilo, illuminato dalla luce di un lampione che filtrava attraverso la finestra. Anche al buio riusciva a scorgere la guancia gonfia e tumefatta.

“Ah Ed, questa non te la perdono anche se sei tu!” mormorò.

Ma poi ripensò alle parole di lei, allo sguardo grato che aveva lanciato al suo amico. Impotente, sospirò rassegnato, addormentandosi con una ciocca di capelli biondi attorcigliata attorno alle sue lunghe dita abbronzate.

 

Reika riemerse a fatica dall’oblio del sonno. Si trovava in una strana posizione. Era distesa bocconi su qualcosa di caldo e duro. Di certo non era un cuscino. Ma cosa poteva essere? Cercò di dipanare la nebbia del sonno dal suo cervello e di riacquistare l’utilizzo dei suoi sensi. Trattenne bruscamente il respiro nel notare che quella cosa, sulla quale era appoggiata, si muoveva ritmicamente. Sollevò il capo spaventata, e realizzò che stava beatamente dormendo sopra il torace di Mark.

 

“Oh mio dio, ma che ci fa lui qui?” si chiese confusa e spaventata.

Il ragazzo dormiva placidamente … Ma che era successo?!? Pian piano obbligò la sua mente a ripercorrere gli ultimi avvenimenti della serata, ricordò Ed, la botta, Mark, il mancamento per strada…e poi? Che era successo poi?

 

Si portò, scioccata, una mano alla spalla, rincuorandosi al contatto con il ruvido tessuto del kimono da karate, quindi non era avvenuto nulla di irreparabile… Probabilmente non se l’era sentita di lasciarla sola e si era addormentato accanto a lei.

 

Ma Tigre, infilarti cosi nel mio letto, non é per niente carino...o forse sì…sciocca!” si rimproverò duramente, ancora una volta sdegnata dalla facilità con cui perdeva la coerenza dei suoi pensieri quando si trattava di Mark Lenders… Lo osservò assorta, scostandosi lentamente di lato… era così dolce….era incredibile come i suoi lineamenti, solitamente tesi ed arcigni, fossero tanto infantili e teneri durante il sonno… Sembrava veramente un innocuo bambino…

Ah la Tigre! La Tigre é proprio un dolce micetto quando dorme...” pensò mentre una sconosciuta emozione si faceva strada nel suo cuore.

 

Si sistemò nell’incavo della spalla sinistra del ragazzo e si riaddormentò in fretta, cullata dal battito regolare del cuore di lui.

 

CAPITOLO 10. TI AMO

 

Reika si rigirò nel letto coprendosi gli occhi col cuscino, infastidita dai raggi di sole che entravano prepotenti attraverso le pesanti cortine della finestra dimenticate a mezz’aria. Ma un ricordo repentino, le fece spalancare gli occhi cancellando ogni residuo di sonno.

 

“Mark?” chiamò immediatamente, balzando a sedere sul letto disfatto. Nessuna risposta. Buttò le coperte di lato, si precipitò in bagno e poi di corsa al piano terra. Niente, del ragazzo non vi era alcuna traccia.

“E se avessi sognato?” eppure…” si chiese dubbiosa portandosi un dito sulle labbra e mordicchiando nervosamente l’unghia ben curata. “No non era un sogno. Lui ha dormito con me stanotte….” Esultò felice “Oh Mark tu sei il passaporto per la realizzazione del mio sogno… e ora ti sei scoperto…giocherò al meglio le mie carte! Ah che meraviglia!” disse mettendo a bollire l’acqua della teiera “Ormai mancano solo 18 giorni all’iscrizione. E per allora, sventolerò sotto il naso di Benji la mia conquista, e lui non potrà fare altro che mantenere la sua parola…..mah…forse farà un po’ di storie per tutte le frottole che gli ho raccontato…ma poi….si divertirà un sacco! E ora forza Reika, metti il giogo alla tua Tigre”

 

Nonostante fosse sabato pomeriggio, il campo da calcio non era deserto. I ragazzi della Toho convocati per la nazionale, dovevano procedere con gli allenamenti speciali. Reika quindi si diresse allegra verso il campo ben sapendo di trovarvi la sua inconsapevole vittima. Ed infatti Mark, Danny ed Ed erano impegnati in precisi palleggi e potenti tiri in porta.

 

Si sedette comodamente sul pendio di una collinetta poco distante dal campo sportivo, osservando da quel punto strategico ogni mossa dei tre ragazzi.

“Certo che sono proprio tre giocatori straordinari. Non ho dubbi. Quest’anno sarà il Giappone a vincere i mondiali Juniores! Con il mio Benji in difesa e la mia Tigre in attacco…a proposito di Tigre…guarda, guarda che goal”

 

Mark aveva finalmente preso in considerazione i suoi consigli e, oltre alla forza univa ai suoi tiri tecnica ed effetto.

“Ha classe” mormorò, osservando compiaciuta un perfetto dribbling del ragazzo “Ed é anche molto bello. Sono stata fortunata. Vedi che divertimento se mi toccava sedurre un tappo foruncoloso…bleah!” si disse ridacchiando felice “Ma lui é anche troppo bello. Se lo fosse un po’ meno, forse avrei meno paura delle reazioni del mio corpo e non farei certe cavolate. Ma non succederà più. Ora la situazione é perfettamente nelle mie mani e ….”

 

“Ehi Reika che fai lì seduta?” gridò Danny facendole un ampio cenno di saluto con la mano.

La ragazza si alzò velocemente e si diresse verso i tre amici “Scusate non volevo interrompervi”

“No tranquilla una pausa ci voleva proprio…EHI…ma che hai fatto alla faccia?” chiese Danny preoccupato.

“Oh niente Danny, un incontro ravvicinato con Ed” scherzò lei.

“Cosa? Io credevo fosse Mark l’unico idiota che volesse picchiarti…”

“Cosa hai detto Danny? Chi sarebbe l’idiota?”

“No capitano….scusa mi é sfuggito….”

“Dai Mark lascia stare” intervenne la ragazza ridendo “è stato uno sbaglio Danny. Ci stavamo allenando…”

“Ma come stai ora Reika?” chiese preoccupato Ed avvicinandosi a lei ed afferrandole confidenzialmente il mento, per vedere quanto gonfia fosse ancora la guancia.

“Ed toglile le mani di dosso” ringhiò Mark alle spalle del portiere

“Ma dai capitano, non avevo intenzione di farle male, te l’ho già spiegato com’é andata..”

“Non mi interessa. Non la devi toccare punto e basta” ripeté cupo il ragazzo.

“Geloso capitano?”lo apostrofò ironico Ed.

“E se anche fosse?”

“Vieni Danny” disse il portiere ridendo apertamente in faccia al suo iroso capitano per poi avviarsi velocemente verso il centrocampo“Fammi vedere se il tuo tiro é migliorato”

 

Mark imbarazzato ed irritato seguì con aria truce i due amici che si erano allontanati alla svelta lasciandolo solo con l’oggetto dei suoi sogni e dei suoi incubi. Come si era scoperto! E adesso che doveva dire?

“Reika perché sei qui? Dovevi startene a letto a riposare” si decise infine guardandola di sfuggita. Dio com’era bella…ma possibile che al mondo ci fosse una creatura così perfetta?

“Ma Mark mi annoiavo. E poi sto bene e…grazie per essere rimasto con me stanotte…” disse la ragazza senza troppi preamboli, aveva deciso di usare l’attacco diretto, basta con trucchetti e diversivi, il tempo stringeva e anche la sua pazienza scalpitava.

“Eh…cosa?…Te ne sei accorta?”

“Si”

“E non ti ha dato fastidio? Sì insomma…io non volevo…”

“Non ti preoccupare, mi ha fatto piacere”

“Io…Reika…”

 

Ecco, ci mancava solo che si mettesse a balbettare come uno scolaretto di fronte alla maestra che lo riprende. Ma che gli aveva fatto quel demonio, una magia? Si sentì arrossire e provò una profonda vergogna per se stesso. E che diamine! Lui al massimo arrossiva per la collera! Come si sentiva idiota… Non era preparato ad affrontare un ammutinamento così palese del suo autocontrollo. E ora non poteva neanche reagire attaccando, come poteva scagliarsi contro se stesso o, peggio ancora, contro di lei?

 

Non posso prendermela se non con il mio cuore,

non posso prendermela se non con gli sguardi miei:

 

chi dovrei biasimare e coprire d’infamia,

io che solo sono stato strumento del mio tormento?

 

“Io torno ad allenarmi”disse atono. La fuga lo infastidiva, non faceva parte del suo carattere deciso, ma in quel momento non ebbe altra scelta “Ma guarda te che mi doveva capitare!” pensò stizzito colpendo rabbiosamente il pallone tra i piedi di Danny e mandando l’amico rovinosamente a terra. Almeno qualche rivincita se la poteva prendere sui suoi due amici. Non aveva pietà di loro…gli amici servivano a quello no? E poi Danny ed Ed avevano fatto le ossa ormai: da otto anni erano il suo antistress preferito…e la loro amicizia non ne aveva mai minimamente risentito, anzi…

 

Intanto Reika osservava assorta gli interventi al limite del falloso di Mark su Danny, sorridendo compiaciuta tra sé e sé. “Ti lascio ancora qualche giorno per abituarti all’idea. Ma poi, mio caro, mi servi docile ed … innamorato” pensò mentre si risistemava sulla collinetta di poco prima, facendo a pezzi distrattamente un filo d’erba fresca.

 

 

Ecco! Ora era proprio agli sgoccioli!

Sabato mattina avrebbero preso il treno e raggiunto il resto della nazionale giapponese. Cinque giorni! Cinque miseri giorni! I deliri di onnipotenza e di femme fatale di Reika si erano rovinosamente infranti contro il muro che Mark aveva eretto ostinatamente attorno a sé.

Non ci poteva credere! La Tigre era timidissima! E chi le avrebbe mai creduto?

 

Aveva tentato più volte di avvicinare il ragazzo e di…sbloccarlo. Ma lui evitava accuratamente ogni contatto ed il destino sembrava favorirlo in tutto e per tutto. Stare sola con lui, infatti, era diventata una cosa impossibile: Marie veniva ogni sera a prendere il fratello agli allenamenti, e Danny ed Ed non si staccavano mai dal loro capitano, impegnati nella preparazione atletica dei mondiali… Che disastro!

 

La ragazza, distratta e assente per tutte le cinque le ore di lezione, accolse con sollievo il trillo della campanella, anche se questo segnava un ulteriore passo verso la sconfitta…accidenti no! Il suo sogno era troppo importante, non poteva fallire!

 

“Reika vieni a mangiare con noi?…….Ma che vuoi Yusuke?” sbottò acidamente Ed, infastidito dall’aitante ragazzo biondo che si era avvicinato con aria spavalda al banco di Reika.

 

Yusuke Nakimura era il capitano della squadra di rugby della Toho School. Uno dei partiti più ambiti e desiderati della scuola, non solo per la sua indiscutibile avvenenza fisica ed il suo atteggiamento galante verso il gentil sesso, ma anche per il fatto che fosse il figlio di uno dei personaggi più ricchi della città.

 

“Fatti gli affari tuoi Warner!” rispose Yusuke in malo modo con una luce arrogante negli occhi che oscurò per un attimo le bellissime iridi grigio-azzurre.

Ma lo sguardo del ragazzo si schiarì nell’istante in cui si posò sul dolce volto della ragazza, leggermente corrucciato in un’espressione di sorpresa.

“Ehm…ascolta ti posso parlare?”le chiese Yusuke rivolgendole un’occhiata languida che in genere faceva cadere le ragazze ai suoi piedi come pere mature.

 

“Si certo” rispose Reika pronta a cogliere al volo l’opportunità che le veniva offerta, nonostante l’istintiva repulsione per quel damerino dai modi, a suo avviso, alquanto irritanti. Seguì docilmente il ragazzo fuori dall’aula, ignorando gli sguardi delusi e sorpresi dei suoi tre amici. Ma in cuor suo esultò. Con la coda dell’occhio aveva colto un inequivocabile lampo di gelosia nello sguardo di Mark!

 

Aveva trovato il modo di concludere la sua opera… o meglio il modo aveva trovato lei!

 

 

“Ci vuoi dire che voleva quello?” le chiese Ed stizzito, alla fine del pranzo, incapace di contenere oltre la sua curiosità.

“Oh niente….” rispose vaga Reika, assumendo una studiata espressione sognante.

“Come niente? E tutto il pranzo che sospiri come un’ebete!”sbuffò Ed molto infastidito dall’inusuale comportamento dell’amica.

“Uh…va bene…te lo dico…se proprio insisti….”

“Allora ti decidi si o no?” esclamò Danny curioso.

 

Mark non fiatò, assente e distaccato, come se niente e nessuno potesse scalfire la sua indifferenza.

 

Ma ora vedremo come stanno le cose” pensò malignamente la ragazza, quasi sul punto di urlare di rabbia per l’atteggiamento ostinatamente controllato di lui.

“Mi ha chiesto di uscire…” disse con finta disinvoltura.

“COOSA?” esclamarono Danny e Ed

“Beh e perché vi sorprendete tanto? Non sono poi così brutta…”

“No, non volevamo dire questo solo che…noi pensavamo che…” Ed guardò Mark perplesso “Ma tu che hai risposto?” proseguì il portiere.

“Beh….io ho accettato!” rispose candidamente la ragazza. In realtà era pienamente consapevole di aver sganciato una bomba, ma non ottenne l’effetto desiderato. Mark non si scompose e continuò a mangiare silenziosamente il suo riso al curry.

“Ma perché?” chiese Ed confuso ed arrabbiato.

“Come perché? Perché mi andava. é un bel ragazzo e mi ha invitata alla festa del club di rugby, che si tiene stasera alle 9, qui alla loro sede. E ora scusatemi, ma oggi non verrò agli allenamenti. Devo andare in centro a fare shopping!” cinguettò, allontanandosi velocemente, furiosa con Mark e con la sua cocciutaggine “Guarda che mi costringi a fare, sciocco” sbuffò mentre oltrepassava correndo il cancello della scuola.

 

 

“Mah forse questo vestito è troppo audace…” pensò Reika guardando la sua immagine riflessa nel grande specchio da camera appeso alla parete della sua stanza.

 

Per la serata con Yusuke aveva scelto un vestito di seta blu notte. Il tessuto la fasciava come una seconda pelle, evidenziandone le forme perfette. Un sottile collare di fili d’argento intrecciati, lo fissava alla base del collo, lasciando completamente scoperta la schiena lattea e senza nei. Un vertiginoso spacco che arrivava sino a metà coscia, completava l’opera.

“Speriamo che quel damerino non si metta in testa strane idee, e che Mark abbia colto il messaggio” disse incerta afferrando uno scialle leggero di chiffon nero per proteggere le spalle nude dall’umidità della notte.

 

In quell’istante suonarono alla porta. Reika corse ad aprire e si ritrovò tra le braccia un enorme mazzo di rose rosse, dietro alle quali scintillavano gli occhi azzurri e vivaci di Yusuke.

Reika non li aveva mai sopportati quei romanticismi scontati! Fece comunque buon viso a cattiva sorte e finse un trasporto ed una sorpresa che non provava affatto. Dopo averlo ringraziato e sistemato le rose in un vaso, si avviarono alla festa.

 

Stava ballando col suo aitante cavaliere da poco più di mezz’ora. La sala era affollata e le coppie di ballerini, strettamente avvinghiate, erano più intente a scambiarsi effusioni, più o meno audaci, piuttosto che seguire il ritmo monotono della musica. Reika trattenne a fatica uno sbadiglio, che avrebbe certamente offeso a morte il ragazzo, convinto com’era, di essere la compagnia più divertente della scuola! Indubbiamente Yusuke era il più bel esemplare maschio presente in sala, e molte donne le lanciavano, da quando erano arrivati, occhiate invidiose e cattive. Le ragazze della Toho School già la tolleravano a fatica per la sua assidua frequentazione con gli inavvicinabili assi della nazionale, e ora l’essersi accaparrata il miglior partito in circolazione, non avrebbe fatto altro che aumentare la sua impopolarità. E tutto quella tensione e quelle frecciate acide per un bamboccio noiosissimo! Che se lo tenessero pure… e poi se non la smetteva immediatamente di accarezzarle la schiena, gli avrebbe spezzato tutte le ossa delle mani una ad una…Che fastidio!

 

Reika si agitò nervosamente sotto l’insistente tocco del ragazzo ed inevitabilmente pensò alle differenti reazioni provocate dal tocco di un’altra mano molto più interessante…Ah! Se solo ci fosse stato Mark ad accarezzarla così…

 

Una ormai familiare vampata di calore le salì dalle viscere sino al volto. Ultimamente le succedeva sempre così quando pensava a lui in…quel modo! E purtroppo non riusciva a pensare a Mark in nessun altro modo…

 

“Senti Yusuke io ho caldo. Vado a prendere una boccata d’aria” disse scostandosi con garbo dal fastidioso compagno.

“Ti accompagno”

“Ma non serve, non ti disturbare” disse mentre pensava irritata“Ma com’é appiccicoso. Non lo sopporto!”

“Ma che disturbo, é un piacere! Te lo stavo per proporre io”

 

Reika si rassegnò a veder naufragare miseramente quel timido tentativo di fuga e lasciò malvolentieri che il ragazzo la seguisse in giardino. Si diresse nervosa verso il campo da calcio, camminando velocemente a dispetto dei sandali dal tacco alto; voleva porre una certa distanza fisica tra lei ed il suo fastidioso accompagnatore. Ma lui la seguiva solerte e fedele, aumentando a dismisura l’irritazione della ragazza, che si rilassò solo quando sentì sotto le mani la fredda rete metallica di recinzione che circondava il campo sportivo. La rabbia e il nervosismo che da qualche minuto minacciavano si sopraffarla, facendole perdere il controllo, si quietarono come per magia alla vista del campo avvolto dall’oscurità, ma del quale vedeva, con l’occhio della mente, ogni millimetro. Lì si sentiva sicura e rilassata, un’oasi di pace dopo quella serata da dimenticare...

 

Quel campo verde era per lei una seconda casa e l’accompagnava ovunque da una vita. Benji la portava sempre con sé, quand’erano piccoli e poi, quando ne fu in grado, lo seguì di sua spontanea volontà, anche se lui non voleva più avere tra i piedi quell’appiccicosa sorellina che gli impediva di concentrarsi a dovere sui suoi allenamenti. Ma quando lei aveva cominciato a trascurare il campo da calcio, preferendovi la palestra di karate, Benji aveva fatto fuoco e fiamme per convincerla a tornare e l’aveva praticamente supplicata di fare la manager. Pur di trattenerla legata al calcio, le aveva insegnato a giocare ed era diventata anche una discreta giocatrice…che maestro eccezionale il suo Benji! Se solo non avesse avuto quell’avversione per il karate, sarebbe stato un fratello perfetto. E tra cinque giorni l’avrebbe riabbracciato! Quanto le mancava…

 

Era talmente assorta nei suoi pensieri, che prese coscienza della vicinanza di Yusuke solo quando la mano del ragazzo si appoggiò sul suo ventre piatto, cingendola da dietro. Immediatamente realizzò che il ragazzo si era completamente appoggiato sulla sua schiena nuda  e la teneva stretta  a sé.

“Ehm…Yusuke…per favore…non mi sembra il caso..” biascicò furiosa, pronta a scattare al prossimo movimento equivoco del ragazzo.

“Che c’é biscottino..”

Biscottino?!?!?!!?!?!?”Oddio voglio vomitare” pensò Reika schifata, irrigidendosi sempre più.

 

Si sarebbe volentieri messa a ridere di quella situazione assurda, se non fosse stata tanto irritata e disgustata dal corpo del ragazzo troppo vicino la suo, che come stregato reagiva con ripugnanza ad ogni contatto con qualsiasi uomo che non fosse Mark.

 

“Lasciami Yusuke…non hai capito niente”

“Oh sì che ho capito. Finalmente ti sei decisa a lasciare da parte quei tre teppisti del club di calcio e ti sei accorta che ci sono uomini veri in circolazione..”

“Teppisti? Ma come osi…manco li conosci” disse divincolandosi con uno strattone e facendo qualche passo di lato per porre una certa distanza tra lei e l’intraprendente ragazzo “Sono tre ragazzi eccezionali. E poi di quali uomini veri vai blaterando? Tu forse? Non sei degno neanche di pulire le scarpe a Mark Lenders!”

 

E ci credeva, ci credeva veramente! Nessuno era uomo quanto Mark! Oh se ci credeva! E ora questo disgustoso damerino…ma come osava…

“E staccati che mi dai il vomito” disse respingendo bruscamente un secondo tentativo di avvicinamento del ragazzo.

“Ehi bimba stai scherzando? Vieni qui” ordinò Yusuke infastidito dall’atteggiamento arrogante di lei. Le avrebbe abbassato la cresta in men che non si dica, con le buone o con le cattive.

 

La afferrò per un polso stringendolo forte e tirandola verso di sé, Reika faticò ad opporre resistenza, i tacchi esageratamente alti le impedirono di far presa sul terreno e si trovò, suo malgrado, tra le braccia di Yusuke. Accidenti a quel vestito! Come avrebbe fatto a difendersi con quell’intrigo addosso? Beh…ce la doveva fare comunque in un modo o nell’altro… non resisteva più…Sollevò il braccio libero, pronta ad affondare duramente sul volto del ragazzo ma una profonda voce maschile, emersa dal nulla, la bloccò appena in tempo.

 

“No, ti prego lascia a me l’onore! Con quel vestitino avresti non poche difficoltà…”

 

“Mark…” disse lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo osservando felice l’ombra furtiva che si delineava pian piano tra gli alberi. E così era venuto! La sua voce…l’avrebbe riconosciuta tra mille oramai... 

 

“Ehi senti…Lenders…io non sapevo fosse la tua ragazza….lasciamo perdere ok? Amici come prima?” farfugliò Yusuke tremendamente pallido e perdendo tutta la sua spavalderia in un solo istante.

“Amici?” tuonò gelido Mark avanzando lentamente.

“Mark lascia stare, se la sta facendo sotto. Non vale neanche la pena che ti disturbi a colpirlo. Andiamo via” disse Reika liberatasi senza sforzo dalla presa di Yusuke che, alla vista di Mark, si era fatta inesistente, e avvicinandosi al suo capitano. Lui la guardò ma era troppo buio per coglierne l’espressione e Reika sperò, con tutto il cuore, che non vi fosse né rabbia né rancore, era stufa di lottare contro la cocciutaggine di Mark! Yusuke colse l’occasione per darsela a gambe e i due ragazzi rimasero nel buio a fissarsi per lunghi istanti.

 

Senza dire niente, Mark distolse lo sguardo da quegli incredibili occhi e la trascinò alla sua auto posteggiata poco distante, nascosta da una siepe.

“Sali” le disse freddo, spalancando la portiera della jaguar metallizzata.

 

Viaggiarono per un breve tragitto accompagnati solo dal sommesso brusio dell’ autoradio, quindi il ragazzo arrestò l’auto in uno spiazzo da cui si godeva una bellissima panoramica della città nipponica.

 

Spense il motore e reclinò leggermente il sedile del guidatore, mettendosi comodo. Senza voltarsi, ma mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé, disse con voce spenta “Perché sei uscita con quello?”

“Beh..credevo mi piacesse…”

“Maledizione Reika!” sbraitò tirando un violento pugno al volante che scricchiolò preoccupantemente sotto la furia della Tigre.

 

La ragazza sussultò, sorpresa da quell’inaspettato sfogo. Era fuori di sé…

“Io…”cercò di rispondere incerta.

“Tu cosa? Ti saresti lasciata baciare e toccare come hai lasciato fare a me sulla spiaggia?”

 

Le accuse cattive e senza senso di lui la colpirono come uno schiaffo. Ma che credeva, che lei si lasciasse andare con tutti in quel modo? Ma se non aveva neanche mai baciato nessuno prima di lui!

 

Mark interpretò male il suo silenzio e si arrabbiò ancor di più, se possibile.

“Pensavo che per te certe cose avessero una loro importanza, invece uno o l’altro non cambia nulla…stai facendo una collezione di uomini? E così, tanto per sapere, io che numero sarei? E il pross…”

 

La mano della ragazza lo colpì sulla guancia sinistra facendolo tacere all’istante. Mark sentì appena il bruciore sul suo volto, sovrastato dalle lingue di fuoco, alimentate dalla gelosia, che lo stavano divorando. Ostinatamente perseverò a tenere lo sguardo altrove, evitando di incrociare gli occhi blu di lei.

 

Ma questa volta, Reika non era disposta a cedere, d’ora in poi il gioco lo avrebbe condotto lei, secondo le sue regole!

“Smettila” sibilò afferrandolo saldamente per i lunghi capelli corvini e costringendolo a voltare la testa dalla sua parte.

“Ma che ti credi?” proseguì secca scandendo ogni parola “Per che tipo di ragazza mi hai presa? Tu sei stato l’unico..io…” ebbe un attimo di esitazione, ma ormai era tardi per qualsiasi ripensamento “nessuno mi ha mai fatto perdere la testa come fai tu…non dovevo lo so…ma ogni volta che ti avvicini…che mi baci...io non capisco più niente, mi sento sciogliere, non riesco a reagire. è sempre stato così…sin dalla prima volta…negli spogliatoi…” confessò finalmente sincera anche con se stessa, lasciando scivolare lentamente la mano dai capelli di lui sino alla guancia arrossata, dilungandosi in una tenera e delicata carezza.

 

“Ce l’hai ancora con me per quella volta?” chiese lui con voce strozzata, profondamente turbato dal quel tocco gentile. Appoggiò cautamente la sua mano abbronzata e ruvida sopra quella candida e sottile di lei, desiderando solo prolungare quel meraviglioso attimo il più possibile.

 

“Cosa? No...io non ce l’ho mai avuta con te” disse lei sorridendogli dolcemente continuando a fissarlo coraggiosamente negli occhi.

 

“Ti amo Reika…”

 

Fu solo un lievissimo sussurro, non era nemmeno sicura di aver sentito bene. Forse se l’era sognato, ma il suo cuore non era intenzionato a lasciarsi sfuggire quel tenero messaggio d’amore e si affrettò a rispondere con tutto il trasporto di cui era capace: saltò un battito…due…tre…per poi accelerare ….ancora…e ancora…mille battiti al secondo…con una furia tale, che la ragazza, per un attimo, temette le uscisse dal petto.

 

“Ti amo demonio” ripeté lui baciandola dolcemente sulle labbra semiaperte per lo stupore.

 

Ecco di nuovo quella sensazione di languida debolezza…di estasi…ma possibile che ogni bacio fosse un viaggio nella libido pura? Anche quel tocco delicato, appena accennato, era sufficiente per accendere il fuoco nelle vene.

 

Mark a malincuore si allontanò da quella bocca invitante, pronta ad accoglierlo, evitando che il bacio si facesse più intimo e profondo. Non desiderava altro che perdersi nel corpo di lei, ma prima doveva aprirle il suo cuore, del tutto, senza esitazioni né paure, solo così avrebbe potuto affrontare quel sentimento sconosciuto e sconvolgente che gli attanagliava l’anima.

 

“Vedi Reika io non sono, diciamo…predisposto ai sentimentalismi…e ammettere di essermi innamorato, é stato difficile. Potevo continuare a negarlo e divertirmi con te come quel giorno al mare. Tanto più che tu mi sembravi ben disposta…ma non volevo questo…cioè, voglio anche questo, ma non solo. Io voglio la tua anima, oltre al tuo corpo, ed é per questo che mi sono tenuto alla larga da te. Volevo capire cosa provavi e mettere ordine nei miei sentimenti. Sono confuso e impaurito…ma questo non lo dire a nessuno...negherei ad oltranza…” Mark ridacchiò, tentando in questo modo di allentare la tensione che gli irrigidiva le membra “Ma alla fine mi sono arreso ai sentimenti che provo per te… Vedere quel verme che ti toccava mi ha mandato in bestia, e fatto capire che muoio al pensiero che qualcuno possa mettere solo gli occhi su di te, o ancora peggio che tu possa desiderare i baci e le carezze di un altro…”

 

“Ma Mark io desidero solo te! Sono uscita con Yusuke solo per provocarti. Tu mi ignoravi e io non riuscivo più a capirti…” ammise lei

“Sei sicura di quello che dici?” le chiese fissandola con un’intensità tale che Reika sentì la schiena percorsa da una miriade di brividi caldi. Guidata da un istinto primordiale, decise di liberare la mente, ed assecondare il suo corpo, che prepotente, esigeva il contatto con quello di Mark.

Affondò nuovamente le mani nei lunghi capelli di lui, accarezzandolo con estenuante lentezza, ed esultando felice alla vista del ragazzo che chiudeva gli occhi godendo beato di quella tenera attenzione.

 

“Ti amo..” mormorò nuovamente lui attirandola a sé e baciando ogni centimetro di quel volto angelico.

 

Gli sto mentendo...lui mi ha aperto il suo cuore e io gli sto mentendo…no niente rimorsi…” fu l’ultimo terribile pensiero della ragazza prima di abbandonarsi, languida e morbida, tra le braccia della Tigre.

 

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Capitolo 4
*** Cap XI, XII, XIII ***


CAPITOLO 11. LA VERITA’

 

Il tempo procedeva seguendo il suo passo cadenzato e regolare ma Reika aveva l’impressione che avesse improvvisamente rallentato il suo decorso infinito. Un misto di impazienza ed inquietudine si dibattevano nell’animo della ragazza, rendendola nervosa e scostante.

 

Nonostante tutto, i cinque giorni che separavano Reika dall’incontro col fratello e la doverosa firma che lo attendeva, scivolarono via senza intoppi, ed era giunta la tanto bramata vigilia della resa dei conti.

Ormai ci siamo” pensò la ragazza mentre si accingeva a bussare con vigore alla porta degli spogliatoi “Domani rivedrò Benji e finalmente potrò realizzare il mio sogno…”.

 

Era nervosa. Sempre più nervosa. Ma soddisfatta e sicura che tutto sarebbe andato bene, il suo naturale ottimismo le impediva anche solo di pensare che qualcosa potesse non andare secondo i suoi dettagliati piani…

 

“Ragazzi siete vestiti? Sempre i soliti! E domani abbiamo il treno all’alba!” urlò colpendo spazientita la massiccia porta di noce.

“Entra Reika”

La voce di Mark… le scaldava il cuore quel tono così caldo e profondo.

 

“Allora manager, domani si parte. A che ora hai detto saremo a destinazione?”chiese Ed, terminando di chiudere il suo borsone.

“Uffa Ed, ma quante volte te lo devo ripetere? Partiamo da Tokyo col treno delle 6. Alle 9 siamo alla stazione di Hitachi-ota, dove ci aspetta l’autobus, che ci porterà direttamente all’albergo, e lì, finalmente, riabbraccerete i amati vostri compagni di squadra!” concluse allegra, tirando uno scherzoso pugnetto sulla spalla del portiere.

 

“Sai che felicità rivedere quel rompipalle di Hutton! Per non parlare di Price…. Blah….” bofonchiò Mark cingendole le spalle da dietro e facendola aderire al suo corpo. Indispettita dal tono acido con cui aveva pronunciato il nome del suo adorato Benji, Reika si scostò immediatamente, evitando di incrociare lo sguardo interrogativo di lui.

 

Mark in pubblico, raramente si lasciava andare a gesti affettuosi. Ci voleva un osservatore attento per notare gli sguardi fugaci che le mandava, o cogliere il particolare tono di voce che assumeva quando le rivolgeva la parola. Ma davanti ad Ed e Danny non aveva inibizioni. Erano i suoi più cari amici, e mostrare loro qualche segno di debolezza, non era per lui un grosso problema. 

 

Ma il giovane Danny, non era ancora abituato a vedere il suo temibile capitano, fare le fusa in quel modo ad una donna, anche se la donna in questione era Reika. E lui la stimava tantissimo.

Il suo carattere forte e dolce, riusciva a tirare fuori i lati migliori di Mark. E non solo umanamente, ma anche in campo. Con i consigli di Reika, erano migliorati tutti e tre, e domani l’avrebbero dimostrato all’intera squadra.

“Ah come sono impaziente” esclamò Danny “Non vedo l’ora che sia domani”

 

Già, domani!” pensò Reika adagiando il capo sul petto di Mark che le si era riavvicinato, per nulla disposto a rinunciare alla sua dose di coccole, nonostante avesse notato l’umore incomprensibilmente volubile che da qualche giorno aveva la sua ragazza. Quanto prima avrebbe dovuto chiederle delle spiegazioni… boh… forse era solo una questione femminile che lui non poteva capire…ne sapeva così poco di donne, in fondo!

 

 

Reika contemplò assorta la strada ciottolosa che scorreva veloce al di là del finestrino, leggermente appannato. Le sfuggì l’ennesimo impercettibile sospiro. Tra meno di mezz’ora, in perfetto orario, sarebbero giunti all’albergo.

 

Le iscrizioni si sarebbero chiuse quel pomeriggio alle quattro. Aveva esattamente sei ore per far firmare tutti i moduli a Benji e prendere un altro autobus, diretto a Mito, dove vi era la sede del campionato di karate. Sei ore erano più che sufficienti. Il suo sogno si sarebbe finalmente realizzato…

 

“Ma Reika mi vuoi dire che c’é? Sei assente” le chiese premurosamente Mark appoggiando le labbra al suo orecchio e mordicchiandole dolcemente il lobo.

“Eh?…Ah...niente Mark…sono un po’ assonnata per la levataccia..” mentì lei, sottraendosi a malincuore a quella dolce tortura.

“Uh…vediamo se riesco a svegliarti” disse lui con aria maliziosa, sfiorandole le labbra con un lievissimo bacio.

 

“Basta voi due!” esclamò Ed seduto di fronte a Mark “Siete noiosi. E poi Mark non ti addolcire troppo. Tra poco dovrai affrontare il tuo “adorato” Price”

“Ed, tu sai sempre come rovinare ogni attimo di romanticismo” ribatté Mark ironicamente.

“Ahaha! A proposito Danny, mi devi 2000 yen” disse il portiere rivolto all’amico accanto a lui.

“Eh sì… mi sa proprio di sì” rispose Danny guardando allibito il suo capitano. Proprio non se ne faceva una ragione! Vederlo così innamorato e tenero lo sconvolgeva molto più che un Tiger shot in pieno stomaco!

 

“Ma di che diavolo state parlando voi due?” chiese Mark non capendoci niente.

“Oh niente capitano. Io e Danny abbiamo fatto una scommessa, e io ho vinto” rispose evasivamente Ed ridacchiando.

“E che tipo di scommessa?”

“Semplicemente io ho puntato 2000 yen su Reika e lui su di te. Ma mi sembra chiaro che ho vinto io” scoppiò a ridere il portiere.

“Ma di che cosa state parlando?” richiese Mark, sempre più confuso e spazientito.

“E dai Mark, ti ricordi la sfida che ti lanciò Reika il primo giorno? Che ti avrebbe trasformato in un tenero micino? Beh… é quello che ha fatto…vedo..”

“Idioti! Come vi permettete di scommettere sulla mia pelle? Ma guarda che amici mi ritrovo! E poi non sono per niente tenero. State attenti…l’apparenza spesso inganna” disse Mark sollevando i pugni e portandoli all’altezza del naso di Ed.

“Si..si…” concesse il portiere stentando a contenere le risate, per niente intimorito dalla reazione dell’amico.

“Ma guarda questi!” bofonchiò la Tigre incrociando le braccia al petto e assumendo un’aria imbronciata.

 

“Mark?” chiese piano la ragazza

“Che c’é?” rispose brusco.

“Davvero ti da così fastidio che scommettano su di te?” chiese lei guardandolo leggermente a disagio.

“Certo che si! Che non si ripeta più! Mi fa andare su tutte le furie! Essere scambiato per un cavallo da competizione sul quale puntare. Tzé! E smettetela di ridere voi due!” sbraitò alzandosi e appioppando un pugno leggero sulla spalla di Ed, che rispose all’attacco scoppiando a ridere a crepapelle.

 

Mark era troppo preso dai due amici, per accorgersi che la ragazza al suo fianco era impallidita improvvisamente e una strana luce scintillava nei suoi occhi blu “Ohi ohi…forse la prenderà peggio del previsto” fu il suo ultimo e scottante pensiero poco prima che l’autobus si arrestasse davanti la sontuosa facciata dell’albergo scelto per ospitare la nazionale giapponese.

 

“Uffa ma quanto ci mettono ad arrivare?” sbuffò Holly per l’ennesima volta, palleggiando con abilità il pallone e facendolo passare dalla spalla al ginocchio con precisione impeccabile, ignaro delle occhiate preoccupate degli inservienti dell’albergo che temevano per l’incolumità delle bottiglie e dei bicchieri disposti ordinatamente sul tavolo a pochi centimetri dal capitano giapponese.

 

“E dai Holly sta fermo! Ti stanno guardando tutti! A momenti saranno qui!” lo riprese Julian cogliendo, imbarazzato, un’occhiata spiritata del cameriere che aveva seguito col fiato sospeso l’evoluzione che il capitano aveva fatto fare alla palla, facendola passare tra due bottiglie di ottimo chardonnay francese da 1000 yen l’una.

“Ma perché non andiamo avanti ad allenarci? Poi ci raggiungeranno…” insistette Holly stoppando la palla di petto e fermandola sotto il piede.

“Holly sta buono e finisci il tuo aperitivo! Ora arrivano” sbraitò Benji afferrando il capitano per una spalla e infilandogli in mano un bicchiere di un gustoso aperitivo alla frutta e cannella.

 

“Ehi Patty non sei preoccupata?” chiese Bruce rivolto alla ragazza seduta tra Amy e Jenny.

“E di che Bruce?”chiese Patty sulla difensiva già pronta a sorbirsi un nuovo, odioso attacco da parte del componente più impiccione della nazionale.

“Del fatto che ci sarà una nuova manager. Magari metterà gli occhi sul tuo Holly…” la punzecchiò Bruce, non lasciandosi scappare la ghiotta occasione per sfottere i due amici.

“Bruce smettila! Che vai a dire!” protestò la ragazza, arrossendo suo malgrado.

“E dai Patty non te la prendere. E poi non corri nessun rischio….” intervenne prontamente Tom, sfoderando un sorriso furbo che insospettì immediatamente i compagni.

“Ehi Tom che vuoi dire? Perché te la ridi? Dai dillo anche a noi” incalzò Bruce irritato all’idea che vi fosse qualcuno più informato di lui sui vari pettegolezzi riguardanti la squadra.

“Ma… non so…” prese tempo Tom, divertendosi un mondo nel vedere quella comare di Bruce sulle spine.

“E dai Tomuccio non fare il cattivo” lo supplicò Bruce incapace di resistere oltre alla curiosità.

“E va bene…ma é una cosa così incredibile…non ci posso ancora credere neanch’io…”

“E basta Tom, sputa il rospo. Ormai siamo tutti curiosi” disse Julian che, in quanto a curiosità, non era certo da meno al compagno di squadra.

“Ok! Ieri sera mi ha chiamato Danny Mellow, per avvisarmi della presenza della loro nuova manager. E chiacchierando mi ha detto che…insomma ...non é solo una manager…”

“Ma che vuol dire non è solo una manager?” chiese Holly attratto inevitabilmente anche lui dal clima di suspance che il suo amico aveva abilmente creato.

“Beh…é la ragazza di Lenders!” disse Tom tutto d’un fiato, beandosi delle espressioni scioccate dei compagni, la stessa che doveva aver avuto lui la sera precedente, quando aveva ricevuto la sensazionale notizia.

 

“COOSAAAA??” urlarono tutti i ragazzi della rappresentativa giapponese, managers comprese

“Si..si a quanto pare questa tipa é veramente eccezionale. Ed é riuscita a stregare la Tigre! Danny dice che Mark è irriconoscibile! Non vedo l’ora di conoscerla e stringerle la mano…ancora non riesco ad immaginarmi Lenders tutto coccole e tenerezze” concluse Tom non riuscendo più a trattenere le risate, che contagiarono velocemente tutto il gruppo.

Qualche minuto dopo, asciugandosi gli occhi, Bruce esclamò “Ah che ridere…Benji pensa se lo sapesse tua sorella che qualcun'altra ha avuto la sua stessa idea…”

 

Benjiamin Price smise immediatamente di ridere, una morsa dolorosa gli attanagliò lo stomaco, con inaudita crudeltà. Boccheggiò confuso, come se improvvisamente gli avessero tolto tutto l’ossigeno, il sangue defluì dal suo volto mentre l’orrore si dipinse nei suoi incredibili occhi scuri.

 

“Bruce che vuoi dire?”articolò più rivolto a se stesso che all’amico, desideroso di avere una risposta che dipanasse quella terribile certezza che stava spietatamente prendendo forma nella sua mente.

 

“Ma si, Benji ti ricordi quella ridicola scommessa che ti lanciò Reika quella volta agli allenamenti?” proseguì Bruce abortendo la risata che gli era salita alle labbra di fronte all’espressione stravolta di Benji che perdeva il suo proverbiale self-control solo per le questioni che riguardavano la sorella.

 

Il difensore nipponico non si era ancora reso conto di che cosa fosse successo, e vano fu il suo tentativo di cercare aiuto in Tom o in Holly, sui volti dei quali, era visibile lo stesso orrore che saettava nello sguardo di Benji.

 

Come folgorato, Bruce fece un balzo nello stesso istante in cui il portiere, livido e rigido, si alzava in piedi fremendo di rabbia.

 

“Ma dai Benji, stavo dicendo per ridere non crederai mica….” borbottò Bruce cercando di dipanare il sospetto assurdo che stava facendo impazzire il loro portiere.

 

Benji serrò i pugni con violenza facendo sbiancare le nocche, teso come una corda di violino, sussultò vistosamente quando una voce alle sue spalle attirò inevitabilmente la sua attenzione.

 

“Ehi Price cos’é quell’espressione furibonda? Ti ha morso un serpente per caso?” lo canzonò ironicamente il capitano della Toho avanzando spavaldo, affiancato dai suoi due inseparabili compagni.

 

La tensione nella hall era alle stelle. Mille cariche elettriche aleggiavano sospese, pronte a scaricare a terra tutto il loro potere distruttivo. Benji stravolto e oramai indifferente al suo ruolo di uomo impassibile, rinunciò a qualsiasi forma di controllo ed afferrò Mark per il colletto della camicia, non appena gli fu abbastanza vicino. Il giovane attaccante, stordito e stupido da quell’inspiegabile accoglienza, non ebbe tempo di reagire, bloccato dall’assurdità della domanda che il portiere gli stava urlando in faccia.

“Dove diavolo è la vostra manager????”

“Ehi Price ma sei impazzito? Che cazzo vuoi dalla nostra manager?” Mark si divincolò con violenza dalla presa del portiere e lo fronteggiò furibondo ed incredulo, ma determinato a spaccare il naso al suo assalitore. Tanto una volta in più o in meno non cambiava nulla, tra di loro andava sempre a finire così, solo che questa volta avrebbe dovuto fare a botte prima di chiedere il perché, in quanto Price sembrava incapace di ragionare civilmente in quel momento.

 

Ma che gli è successo?Non l’ho mai visto in queste condizioni, ma sono stato io a ridurlo così? Ma che avrò mai fatto?” si chiese l’esasperato bomber giapponese mentre caricava il pugno da assestare allo stomaco di Benji.

 

Mark si bloccò col pugno a mezz’aria, allibito nel notare il volto di Benji, di solito impenetrabile,  sbiancare paurosamente e lo sguardo spiritato del portiere spostarsi oltre le sue spalle. Mark seguì la direzione dello sguardo di Benji e vide sulla soglia, fino ad un attimo prima vuota, Reika. Confuso guardò prima l’uno e poi l’altra, cercando di capire quale fosse il messaggio che i due si stavano tacitamente scambiando.

 

“Benji” disse Reika con un tono di voce che Mark stentò a riconoscere. Perché quella dolcezza e quel trasporto nel nominare il nome di Price? Che significava?

 

“Reika…” balbettò Benji sentendosi morire.

Il portiere rimase immobile mente la ragazza avanzava verso di lui con passo deciso e battagliero. Una sola occhiata alla sorella era bastata per fargli comprendere tutta la verità. La determinazione e la sfida che leggeva nelle profondità blu di Reika, fecero salire il sangue alla testa al portiere.

 

“Tu non puoi averlo fatto veramente….” sibilò cupo osservando la ragazza ora a pochi passi da lui.

“Vedo che hai già capito tutto. Bene, mi risparmierò spiegazioni inutili. Anche perché non ho molto tempo. Alle 4 chiudono le iscrizioni e mi devo sbrigare” disse trionfante la ragazza, cercando di ignorare la luce assassina negli occhi del fratello. Era ovvio che fosse arrabbiato, ma non poteva durare a lungo, e lei comunque sapeva sempre come calmare il suo fratellone…

 

Anche Mark doveva esser furioso, ma questo aveva un’importanza secondaria, era un problema che avrebbe risolto con calma, una volta ottenuto ciò che le interessava…

 

Per alcuni istanti nessuno osò fiatare. Il ripetitivo fruscio della porta girevole era l’unico rumore percepibile nella stanza.

 

“Benji io la mia parte l’ho fatta. Ora tocca a te mantenere la parola” proseguì sfacciatamente sfoderando un sorrisetto sprezzante.

“Reika che hai fatto…cosa…” poi, staccandole gli occhi di dosso per la prima volta da che era entrata, si rivolse a Mark con tono duro ed aggressivo“Cosa le hai fatto Lenders!?!?” urlò il portiere fremendo di rabbia a malapena controllata.

 

Mark non gli rispose. Non riusciva a riemergere dallo stato di shock in cui era sprofondato.

Che sta succedendo?” si chiedeva incessantemente incapace di comprendere il senso logico di quell’assurda situazione

 

“Calmati Benji, non ha fatto nulla più del necessario” disse la ragazza con insospettabile freddezza. In quel momento i due fratelli stavano intavolando una estenuante battaglia di autocontrollo, era impossibile dire chi avrebbe ceduto per primo.

 

“Che diavolo vuol dire “nulla più del necessario”?REIKA CHE HAI COMBINATO!?!?” scoppiò il portiere incurante degli sguardi perplessi dei compagni. Al diavolo la sua immagine di uomo tutto di un pezzo, quella era sua sorella ed era stata un mese a contatto con Mark Lenders, a sua insaputa! Chissà che aveva combinato quella sciocca incosciente! Benji sollevò un braccio intenzionato a schiaffeggiare colei che aveva osato fargli un affronto simile, ma soprattutto per vendicarsi di quell’ignobile tradimento.

 

Reika non si fece cogliere impreparata e bloccò la mano del fratello tra le sue a pochi centimetri dal volto.

“Non osare colpirmi Benji” disse atona fulminando il fratello con uno sguardo bruciante di collera “Non te lo permetterò. Non ho fatto nulla di compromettente. Ho mantenuto la parola e ora tu devi fare lo stesso” proseguì sfidandolo implacabile.

 

Benji liberò bruscamente la mano imprigionata tra quelle della sorella. Non vi poteva far nulla, lei era così, la sua tenera sorellina, era in realtà una donna forte e determinata, ma questa volta l’aveva fatta troppo grossa, non gliela poteva dare vinta.

 

“Non se ne parla neanche Reika! Come puoi pensare a quegli stupidi campionati quando hai mentito per mesi!? Hai preso in giro me, Lenders e chissà chi altri. Hai detto bugie su bugie…Al diavolo Reika! Io ti credevo in Inghilterra e tu….”

 

“Basta Benji!” un’incrinatura si insinuò nella voce della ragazza. Una breccia si era aperta nella sua corazza e le lacrime si affacciarono su quegli splendidi occhi blu “È vero ho mentito e imbrogliato tutti quanti! Ma è solo colpa tua Benji!”

“COLPA MIA?!?!” sbraitò furibondo il ragazzo.

“Si, se tu non ti fossi intromesso nella mia vita, tutto ciò non sarebbe successo!” esclamò Reika decisa a non farsi intenerire dallo sguardo improvvisamente dubbioso e spaventato di Benji. Lo amava tantissimo e pur di non dargli un dispiacere sarebbe stata disposta a tutto. Ma non questa volta, si trattava della sua vita non di un capriccio, e lui lo doveva capire una volta per tutte. E poi non aveva fatto tutta quella fatica per niente, non poteva gettarsi tra le sue braccia e dirgli “Benji perdonami, non lo farò più!!”

 

“Sai cosa ti dico caro fratello? Che tu odiavi e criticavi tanto nostro padre perché ti impediva di fare le tue scelte e voleva gestire la tua vita! Ma tu sei esattamente come lui! Ma nostro padre non é riuscito a toglierti il calcio, e tu non riuscirai a togliermi il karate, fattene una ragione Benji!” urlò la ragazza uscendo di corsa dalla stanza sconfitta e delusa. Alla fin fine aveva vinto lui, e a Reika non restava altro che dare finalmente sfogo alle lacrime che copiose, scendevano, senza che lei potesse farci nulla.

 

Benji restò pietrificato dalle accuse della sorella. Allora era questo che lei pensava, la sua amata sorellina lo considerava un mostro insensibile alle sue esigenze, come era stato per lui il padre. Una morsa violenta gli contrasse lo stomaco, ma non era quello il momento per le recriminazioni, doveva correre da lei e risolvere la questione al più presto.

Al diavolo, io non sono così” pensò rabbioso.

“Qual’é la sua stanza?” chiese cupo fissando cocciutamente il pavimento per evitare di incrociare gli sguardi perplessi dei compagni. Quella era una questione di famiglia, non avrebbe dovuto permettere che venisse messa in piazza per il divertimento di tutti…ma che andava a pensare, quelli erano i suoi amici e mai avrebbero gioito del suo dolore…

 

Fu Ed, sebbene scioccato, a rispondere con un filo di voce “La 518”

 

Benji uscì velocemente dalla stanza senza aggiungere altro.

 

Ed osservò la figura altera del portiere numero uno della nazionale lasciare la stanza leggermente curvato, come se un enorme macigno gli gravasse sulle ampie spalle. A quella vista, lo stupore prese il posto dello shock e chiese rivolto ai compagni “Qualcuno si degna di spiegarci che cosa é successo?”

 

Nessuno aveva il coraggio di rispondere a quella difficile domanda. Turbati e preoccupati osservavano il volto inespressivo di Lenders. E ora come avrebbe reagito? Che sarebbe successo? Possibile che Reika non si fosse resa conto della gravità del suo gesto? Queste e altre simili domande, frullavano incessanti nelle menti stravolte della rappresentativa giapponese.

 

“Si avete diritto a delle spiegazioni” fu Tom a rompere quell’assurdo velo di omertà che non avrebbe giovato a nessuno “Ecco… tutto è iniziato dalla passione di Reika per il karate, lei è indubbiamente un’ottima karateca…questo lo sapete già?” chiese incerto Tom non sapendo bene come impostare quella spinosa spiegazione. Un leggero cenno del capo di Ed fu l’unica risposta che ottenne alla sua domanda. “Bene…” proseguì il giovane centrocampista nipponico “… si é messa in testa di partecipare ai campionati nazionali di karate, ma per fare ciò aveva assolutamente bisogno dell’autorizzazione firmata da Benji, che come avete capito è suo fratello, nonché suo tutore legale. Tre mesi fa lei fece di tutto per convincerlo con le buone, ma lui non ne volle sapere, temendo per la sua incolumità. Un giorno, durante una pausa degli allenamenti, si commentava la partita Toho-Furano e venne fatto il nome di Mark. Benji, scherzando, disse che sarebbe stato disposto a tutto pur di vedere qualcuno dare una lezione alla Tigre…e non mi guardare così Mark, sai com’è fatto Benji…” disse Tom turbato dallo sguardo glaciale del compagno “comunque…Benji disse quelle cose per scherzare, senza pensarci. Evidentemente, non della stessa opinione era Reika, che prese molto sul serio le parole del fratello, proponendogli una stupida scommessa, lei avrebbe fatto innamorare di sé la Tigre rendendola docile e malleabile in cambio dell’ autorizzazione a partecipare ai campionati. Benji accettò, convinto, come noi tutti del resto, che scherzasse. Se solo l’avessimo capito che faceva sul serio, non le avremmo mai permesso di fare una follia del genere …” concluse Tom mortificato per l’errore imperdonabile che, non solo Benji, ma tutta la squadra aveva commesso, nel non comprendere le vere intenzioni della ragazza.

 

“Lei poi é partita, dicendo che sarebbe andata un mese in Inghilterra da un’amica, per dimenticare la delusione della rinuncia alle nazionali…” aggiunse Patty tormentata dagli stessi pensieri dell’amico. Ma perché ci era cascata? Conosceva Reika da una vita, non era plausibile che rinunciasse al suo sogno con tanta facilità….che errore madornale avevano commesso!

 

Piegati da sensi di colpa e ancora increduli per l’incredibile pazzia della loro amica, i ragazzi della rappresentativa giapponese rimasero immobili e silenziosi mentre Mark Lenders, furioso e disperato, usciva velocemente dalla stanza.

 

L’aveva preso in giro. L’ aveva umiliato. Lui l’aveva amata come mai in vita sua avrebbe creduto di poter amare qualcuno, e lei aveva sempre e solo mentito, dall’inizio alla fine, facendo a pezzi la sua dignità ed il suo amore. Ma gliel’avrebbe fatta pagare. Eccome…

 

“Calmati Reika calmati piccola” sussurrò Benji accarezzando dolcemente la testolina bionda della sorella che singhiozzava senza contegno affondando il volto nel suo grembo. Le sollevò il viso con delicatezza, asciugandole le guance rigate con la punta del pollice e chiamandola con i nomignoli più strani che usavano da bambini.

 

Attraverso la porta socchiusa, Mark percepì il sommesso bisbiglio del portiere che tentava di quietare il singhiozzare convulso della sorella. Avrebbe voluto entrare in quella stanza e fare un macello, ma invece rimase ad ascoltare in silenzio.

 

“Oh Benji mi dispiace tanto non volevo dirti quelle cose…io…non le penso affatto…” udì distintamente la voce rotta di lei che lottava per controllare i singulti.

“No Reika hai ragione tu. Non avrei dovuto intromettermi nella tua vita. È giusto che io rispetti le tue scelte. Dammi questi moduli e facciamola finita” capitolò Benji le cui ultime resistenze erano crollate miseramente di fronte alle lacrime della sorella. Sapeva bene che Reika non era una donna facile al pianto, anzi le volte che l’aveva vista piangere si potevano contare sulle dita di una mano, e comunque mai prima di allora l’aveva vista in un tale stato di prostrazione.

 

“Benji…quanto ti voglio bene…grazie ..grazie..” urlò la ragazza cingendo il collo del fratello e baciandolo calorosamente sulla guancia. Tutte quelle lacrime non erano una tattica studiata. Anzi, si vergognava tantissimo per quel suo cedimento ma erano sgorgate incontenibili, mai aveva pianto tanto, ma ora non vi era più spazio per la tristezza, Benji aveva ceduto!

 

Fremente saltò giù dal letto ed estrasse una decina di fogli dalla tasca esterna della valigia. I moduli erano già interamente compilati, mancavano solo un paio di firme in fondo all’ultima pagina. Il cuore della ragazza accelerò impazzito quando vide l’elegante calligrafia del fratello spiccare sulla carta giallognola.

 

“Ora però dimmi una cosa Reika…” disse serio Benji poggiando la penna dorata sul comodino di ciliegio finemente lavorato. 

“Si, che vuoi sapere?” chiese lei incuriosita dallo strano tono del fratello. Sicuramente ora le avrebbe fatto una bella ramanzina sul karate, sulla pericolosità di quello sport, sul fatto che le nazionali non sono un gioco e che doveva stare attenta…

 

“Ti sei innamorata di Lenders?”

La ragazza rimase interdetta di fronte all’apparente assurdità della domanda. Ma che andava a pensare Benji? Strano…ovvio che…no…

“No Benji, certo che no. Io l’ho fatto solo per costringerti a mantenere la parola…”

Benji la fissò dritta negli occhi e, per una volta, lei non fu in grado di sostenere lo sguardo del fratello e quindi finse di contare i fogli che stringeva in mano come per assicurarsi che non mancasse nulla.

“Va bene Reika, ma ora come la metti con Mark? Gli devi delle spiegazioni…”

“Si gliele darò, ma non ti preoccupare per lui, gli passerà. Ora però devo andare a Mito a consegnare i moduli”

 

Mark si allontanò silenziosamente lungo il corridoio con la morte nel cuore.

 

Le lacrime hanno invaso le mie guance,

passandovi un ferro rovente,

 

si è mai visto un naufrago perire tra le fiamme,

pur essendo la barca in mezzo ai flutti?

 

“Mark che stai facendo?” chiese Ed allarmato dall’apatia in cui era sprofondato l’amico. Mark sollevò la pesante valigia che non aveva ancora fatto in tempo a disfare e senza una parola rivolse al compagno uno sguardo vuoto e opaco. Mai Ed aveva visto la Tigre ridotta in quello stato. Ma non poteva andare a finire così. Era solo una questione di tempo. Prima o poi sarebbe esploso, la Tigre avrebbe graffiato ancora…

 

“Tieni Ed” disse Mark porgendo all’amico una busta su cui era scritto frettolosamente il nome del commissario tecnico della nazionale giapponese.

“Cos’é?” chiese Ed afferrando la lettera con rabbia per poi lasciarla cadere a terra non volendo stringere tra le mani la prova della definitiva sconfitta della Tigre.

“Il mio ritiro dalla nazionale”

“Ma stai scherzando? Mark ragiona! Per una stupida ragazzina non puoi rinunciare alla tua carriera, al calcio…Mark reagisci…non sei tu…tira fuori gli artigli e …”

“Basta Ed! Mi vergogno di me stesso, ma non posso farci nulla. Sono stato umiliato e deriso. Ma questo non mi importa, sai? L’unica cosa che so e che io l’amavo Ed. L’amavo…”

“Ma Mark…”

“Basta Ed…addio” disse infine la Tigre un attimo prima di chiudere la porta della camera alle sue spalle mentre il suo ex compagno di squadra imprecava rabbiosamente prendendo a calci il tappeto persiano sul quale si era appoggiato quel maledettissimo rettangolo bianco.

 

“Devo sbrigarmi l’autobus parte tra 10 minuti..” sbuffò Reika correndo precipitosamente lungo il corridoio dell’albergo. Girò l’ultimo angolo che la separava dagli ascensori, ma rimbalzò dolorosamente contro qualcosa, solo grazie ad uno dei suoi abili salti, evitò di rovinare a terra.

“Ed…”disse rendendosi conto di aver sbattuto contro l’imponente stazza del portiere “Scusami ma sono di fretta…ci vediamo più tardi”

“E dove stai andando?” le chiese il ragazzo tetro, sbarrandole la strada.

“Ed non ora ho fretta….” Ma vedendo che il ragazzo non accennava a scansarsi proseguì incapace di nascondere la sua felicità  che scintillava nei suoi occhi“Devo consegnare la mia iscrizione al campionato di karate… Oh Ed vincerò vedrai…”

“Mark se n’è andato..” disse cupo non staccandole gli occhi di dosso.

“Andato?!??! Andato dove?” chiese stupita lei.

“Ha lasciato la nazionale”

“Ma va... Non lo farebbe mai! Sarà solo un po’ incazzato per il suo orgoglio ferito. Ma vedrai che per stasera gli sarà già passata…”

 

La ragazza si interruppe bruscamente di fronte all’espressione truce dell’amico. Ed le lanciò un’ultima interminabile occhiata, come se fosse indeciso sul da farsi, quindi piegò leggermente la testa di lato e sputò a terra a pochi centimetri da lei.

“Ma Ed che fai… sei matto?” sbottò allibita.

“Sparisci dalla mia vista Reika, o il prossimo ti arriva dritto in faccia” ringhiò il portiere scostandola con uno strattone e proseguendo oltre senza voltarsi.

“Ma questo é impazzito…” pensò la ragazza infastidita dallo strano comportamento dell’amico. Non era poi il caso di prendersela tanto per una sciocchezza del genere… Ma non era il momento per pensare alle turbe mentali di Ed, il tempo era oramai agli sgoccioli e, con una rassegnata alzata di spalle, Reika chiamò l’ascensore.

 

 

CAPITOLO 12. LA SCELTA DEL CUORE

 

“Ehi attenta” esclamò irritato l’uomo, scansando all’ultimo momento l’impatto con la ragazza che correva precipitosamente verso i binari..

Devo fare in tempo…o mio dio, fa che non sia ancora partito...ti prego…ti prego” pensò confusa e agitata.

 

Reika si arrestò ansante sulla penisola passeggeri del primo binario. Strinse convulsamente al petto la cartellina azzurra contenente i moduli per l’iscrizione al campionato di karate.

Fa che questo mio sacrificio non sia stato inutile…”

 

Scrutò ansiosa la grande stazione centrale di Hitachi-ota. L’orologio a cristalli liquidi appeso ad una colonna di bianco sgargiante, segnava le tre in punto e a quell’ora vi erano pochissime persone in attesa ai binari. Il fischio imperioso di un treno si diffuse nell’aria, preannunciandone l’imminente entrata alla stazione.

“Dove sei…dove sei….” mormorò, sempre più vicina alle lacrime…

 

I sentimenti segreti

si sono affastellati, così copiosi

 

che la diga è crollata,

inondando gli occhi di pianto.

 

Reika ricacciò indietro le lacrime, per quelle ci sarebbe stato tempo, ahimè molto tempo, ma ora non doveva perdere la speranza e ripercorse con lo sguardo, in lungo e in largo, ogni angolo della stazione, esaminandone ogni particolare.

 

“Ti ho perduto….” mormorò disperata.

 

Ma finalmente lo vide…stancamente appoggiato alla colonna del terzo binario, in una zona d’ombra e quindi seminascosto, vi era Mark sfinito dai suoi stessi sentimenti, le mani affondate con noncuranza nelle tasche anteriori dei jeans, lo sguardo fisso a terra ed i lunghi capelli che gli coprivano il volto scuro e teso.

 

“Mark….” avrebbe desiderato urlarlo quel nome tanto amato, ma le uscì solo un ridicolo, flebile bisbiglio.

 

Senza perdere un attimo, si precipitò nel sottopassaggio fiocamente illuminato dai neon, che congiungeva le passerelle dei vari binari. Investì una signora di mezza età che l’apostrofò in malo modo, ma Reika non se ne accorse nemmeno, doveva correre da lui….

 

Imboccò la rampa di scale, facendo i gradini a due a due e finalmente si ritrovò a pochi passi da lui.

 

Mark non si accorse della nuova presenza al suo fianco e sussultò quando sentì un lieve tocco sul suo avambraccio. Alzò la testa di scatto e trattenne il respiro per lo stupore quando la riconobbe. Immediatamente la pelle sotto il tocco di lei cominciò a bruciare dolorosamente.  

 

“Mark…”

 

Il ragazzo le rivolse uno sguardo vuoto, ma che velocemente si riempì di odio e disprezzo.

Reika avrebbe preferito morire piuttosto che dover reggere quel tormento, ma si fece coraggio e sostenne lo sguardo di lui.

 

Si fissarono in silenzio per alcuni lunghissimi istanti, poi Mark decise di porre fine a quell’ulteriore strazio. Con gesto stizzito schiaffeggiò la mano candida di lei, costringendola a staccarsi dal suo braccio, quindi si voltò dandole le spalle.

 

“No ti prego non te né andare. Non mi lasciare…” esclamò Reika

“Che vuoi? Che sei venuta a fare qui? Sparisci!”

“Non mi lasciare amore mio…ti prego perdonami ..io…io non posso vivere senza di te!”

 

L’aveva detto finalmente. Aveva tolto il velo che involontariamente aveva posto tra lei e il suo cuore. Ma perché non se n’era accorta? Il suo corpo era stato chiaro, solo con lui si accendeva di desiderio, solo per lui bruciava di passione, sempre e solo lui amava e avrebbe amato…

 

Tu oggetto dei miei voti, dei miei desideri!...

Nel tuo abbraccio, mio amore,

 

è la felicità eterna,

e da te lontana l’esilio è fuoco che consuma.

 

“Sparisci Reika o ti distruggo con le mie mani. Questa volta non avrò rimpianti a spaccarti quella faccia che ora odio” disse pieno di rabbia e di disgusto.

“Ascoltami un’ultima volta, poi se vorrai, sparirò per sempre. Io ti amo…”

“Bugiarda…smettila di mentire, ho sentito benissimo cosa hai detto a Benji!”

 

Fu l’ennesima frustata, ma se lo meritava, eccome se se lo meritava!

 

“Si é vero, ho detto a Benji che non ti amo e che ho fatto tutto per il campionato, ed ero convinta fosse cosi finché…finché non mi sono trovata alla stazione, a correre come una pazza per paura di non fare in tempo …Ti prego Mark, credimi non lasciare la squadra per me…non ne vale la pena…”

“Cos’è, hai fatto qualche altra scommessa, per veder se riesci a farmi ritornare nella squadra?” ribatté lui con un sorriso cinico, non disposto a credere a neanche una parola, ormai tristemente consapevole di quanta crudeltà fosse capace quell’essere fatto a immagine e somiglianza di un angelo.

“No…io sono qui perché…ho sbagliato autobus”

“Ma che scusa é? Allora mi credi proprio stupido!Attenta bambina che la corda l’hai già spezzata” ringhiò oramai fuori di sé ponendosi a pochi centimetri dal volto di lei. Reika sentì l’alito caldo del suo amore accarezzarle la fronte ed il suo cuore cominciò a traboccare di felicità e speranza. Ma dovette subito ritornare alla cruda realtà, nell’espressione del ragazzo non vi era traccia né di amore né di affetto e non fu sorpresa, di conseguenza, dalla violenta spinta con cui lui la allontanò.

 

“Smettila di prendermi in giro e vattene al diavolo… a cui appartieni, demonio!”

“Ma non capisci? Non ti sto prendendo in giro!”

Reika era sconvolta. E non fece nulla per nasconderlo. Non avrebbe più nascosto i suoi sentimenti né a lui, né a se stessa.

“Io non avevo capito di amarti sino a che non mi sono trovata qui. Il mio cervello non aveva realizzato, ma il mio cuore si! È stato lui a portarmi da te. Io l’ho capito solo quando mi sono ritrovata alla stazione, in preda al panico perché avevo paura di non fare in tempo. E non me ne importa niente se per venirti a dire che ti amo ho rinunciato al mio unico sogno…unico prima di conoscere te…”

 

Reika non voleva cedere alle lacrime che ora bruciavano come spilli nei suoi grandi occhi. Doveva essere forte e combattere quella battaglia sino alla fine, quella battaglia di cui lei sola era l’artefice…

 

“Cosa vuoi dire?”

“Ecco cosa voglio dire” disse la ragazza alzando il viso con fiero cipiglio, nonostante avesse la morte nel cuore, e facendo alcuni passi verso il cestino dell’immondizia. Dopo un’ultima occhiata alla cartellina ormai irreparabilmente strapazzata, la lasciò cadere all’interno del contenitore.

 

“Questi erano i moduli per l’iscrizione. Io ho rinunciato al mio sogno più grande per te. E se anche l’odio che leggo nei tuoi occhi, mi dice che è stato tutto inutile, non mi pento della mia scelta. Ho giocato col fuoco e mi sono scottata, prima o poi doveva accadere…non sono onnipotente come credevo e l’amore mi ha colpito nel modo più spietato… Ma questi sono problemi miei…ho sbagliato io sola, tu non devi pagare per i miei errori, quindi ti prego torna dai tuoi compagni, non lasciare la nazionale per causa mia…non mi merito niente. Me ne vado io e…un giorno se puoi perdonami”

 

Fece alcuni passi all’indietro verso la ripida rampa di scale, poi incapace di trattenere oltre lo strazio che le stava lacerando l’anima, fuggì via. Lei, la fiera e altera Reika Price, fuggiva in lacrime, piegata e annientata da quel terribile tormento che si era rivelato essere l’amore.

 

Accasciata su una panca alla fermata del bus, Reika si asciugò inutilmente le lacrime che irruente le rigavano le guance pallide, gocciolando sino a bagnarle i pantaloni di lino beige. Maledì la sua ottusità e la testardaggine con cui aveva ignorato tutti i chiari ed inequivocabili messaggi che il suo corpo innamorato le aveva inviato incessantemente sin dal suo primo incontro con Mark.

 

L’amore l’aveva avvolta con tutto il suo inebriante potere, e lei non se né era resa conto, l’aveva scacciato, gettando al vento il dono che gli uomini cercano a volte per tutta una vita. L’amore. L’unica vera essenza che potesse dare senso e forma a quel vuoto involucro che chiamano vita…  

 

La voce, il calore, la forza, l’odore, tutto in Mark, aveva risvegliato in lei sensazioni sconosciute e uniche…l’amore…aveva chiuso gli occhi davanti alla sua magia…tutto per il karate….

Ah come lo odio! Non combatterò mai più! Mai più!” pensò, straziata dai singhiozzi, colpendo con un violento pugno il freddo acciaio della panca.

 

In fondo, però, era stato sempre il karate a farle conoscere Mark. Ma anche glielo aveva fatto

perdere… Forse sarebbe stato meglio non conoscerlo mai. Come poteva ora vivere senza di lui?

 

Le mie lacrime hanno mostrato

Il mio pentimento con eloquenza

 

I miei singhiozzi a sufficienza

Palesano il dolore dell’anima mia.

 

“Come faccio a fidarmi ancora di te?”

 

Reika, incredula, alzò la testa che, sino a quel momento, aveva tenuto bassa, piegata sotto il peso della vergogna e del dolore. Per un attimo si perse in quegli occhi profondi, che aveva temuto di non rivedere più. Lui era lì, di fronte a lei, bello ed invincibile, come sempre. Lo sguardo che poggiava dubbioso su di lei, era ancora duro e velato di rabbia, ma era tornato indietro, da lei, e forse una speranza c’era ancora! Ma che poteva rispondergli?

 

“Io… non lo so…credo tu debba rischiare” disse incerta asciugandosi le lacrime con i dorsi delle mani.

“Come risposta non mi rassicura” disse lui sbuffando scocciato, dando un calcio ad un bianco sassolino, facendolo volare lontano.

“E che altro ti posso dire? Ti ho già detto che ti amo e che non posso vivere senza di te. Ti ho supplicato di non lasciarmi e ti ho chiesto perdono, che altro posso fare, o dire, per convincerti?”

 

Mark era ad un bivio. Crederle? Dimenticare l’umiliazione subita? No mai!

Rischiare? Per cosa poi? Per amore di quella ragazza che gli aveva sempre mentito?

Per amore si fanno molte cose…

 

Ch’io possa riscattarti con la vita, te che perdutamente

amo! Sii per me clemente o crudele,

 

devota o infedele…

già sicuro è per te il mio perdono!

 

“Vieni qua” disse lui allargando rassegnato le forti braccia.

Reika si gettò, aggrappandosi con tutta la sua forza, a quel corpo che amava più di se stessa. L’aveva perdonata. Era disposto a rischiare ancora. La ragazza, per un attimo, temette di morire di felicità, mentre singhiozzante aspirava in estasi il maschio profumo di lui avvolta dal suo calore, l’unico ormai in grado di scaldarle il cuore.

Non lo avrebbe deluso…mai più…non avrebbe mai dovuto pentirsi di quell’atto di fiducia con cui l’aveva graziata, dando un’altra importante possibilità al loro acerbo amore…

 

“Ed insomma ma che fai? Ti sei fatto segnare anche da Bruce!” disse Holly avanzando perplesso verso il portiere numero due della nazionale.

“Scusa Holly, ma io interrompo l’allenamento. Non ci sono con la testa” rispose afflitto il ragazzo, slacciandosi i guanti con gesti impacciati e distratti.

“Ed ascolta, io non dirò e non ti chiederò niente, ma é giusto che la squadra sappia come stanno le cose” disse Holly appoggiando amichevolmente una mano sulla spalla del portiere, e osservandolo attento e comprensivo.

 

Ovviamente, Holly si stava riferendo all’assenza di Mark. Nessuna aveva osato indagare o fare alcuna domanda, neanche Bruce era ansioso di sapere quali erano le conseguenze della bravata di Reika, ma ormai tutti sospettavano il peggio.

 

Ed scrutò incerto i volti dei suoi compagni che avevano fermato il gioco e ora lo guardavano imbarazzati e tesi. Nessuno di loro voleva sentire le cose che lui stava per dire, ma rimandare ancora non era più possibile.

 

“Holly…” si decise infine.

 

“Come non detto Ed” lo interruppe Holly dandogli un rassicurante colpetto sulla spalla e sorridendo alla figura che fieramente avanzava verso di loro. Il portiere riconobbe solo in quell’istante il suo inseparabile compagno “Mark…”

“Scusate il ritardo ragazzi. Ehi Ed, non mi è piaciuta per niente la tua performance di poco fa…vediamo di fare meglio ok?” disse giunto a pochi passi dall’amico.

“Non succederà più” rispose il portiere incredulo e felice.

“Ed ce l’hai ancora la lettera che ti ho dato stamattina?” gli sussurrò in un orecchio Mark, un attimo prima che Holly decretasse la ripresa del gioco.

“Si Mark”

“Beh..buttala”

“Con vero piacere!” esultò il portiere. Il suo migliore amico era di nuovo in squadra e sembrava aver ritrovato tutta la sua antica grinta!!

 

Mark stoppò di petto la palla passatagli con la consueta precisione millimetrica da Danny. Scartò con un doppio dribbling gli ultimi due difensori e tirò una cannonata in porta. La palla si insaccò con violenza alle spalle di un allibito Benji che non aveva neppure tentato il tuffo, tanto il tiro era stato potente e carico d’effetto.

 

“Uao splendido goal! Non ti crucciare fratellone, era imparabile!” strepitò rumorosamente Reika, saltellando entusiasta a bordo campo.

“Sempre la solita” borbottò Mark scuotendo la testa con rassegnazione e avviandosi deciso verso la ragazza.

 

I giocatori seguirono ansiosi la veloce marcia dell’attaccante verso la sorella del loro portiere, che inspiegabilmente sembrava non aver compreso la gravità del suo comportamento.

 

Benji si affrettò a lasciare la sua porta, intenzionato a difendere quella stupida ragazzina alla quale, comunque, più tardi, in privato, non avrebbe risparmiato due sonori sculaccioni. Ma possibile che non avesse capito di averla fatta grossa, e che Lenders era pericoloso?

 

“Ehi signorina, lo vuoi capire che non devi interrompere gli allenamenti?” disse l’attaccante con un tono talmente inconsueto che fece bloccare all’istante tutti i giocatori che stavano sopraggiungendo  per difendere la ragazza.

“Scusa, scusa tigrotto, ma non ho saputo resistere” disse lei piano, in modo che solo lui potesse udirla.

“E non chiamarmi così” esclamò Mark cercando di non ridere e dandole un tenero pugnetto in testa per punizione.

“Uffa non sai fare altro che tirarmi pugni?” lo provocò lei maliziosa passandogli le braccia attorno al robusto collo abbronzato e sollevandosi sulle punte “Hai fatto un goal stupendo” proseguì sfiorandogli, lieve come una carezza, le labbra carnose con le sue.

 

“Ehi Reika, ma che stai facendo?” ruggì Benji impietrito dallo stupore a pochi passi dalla sorella.

“Sto baciando il mio ragazzo, non posso Benji?” rispose lei piccata, staccandosi a malincuore da Mark e fronteggiando il fratello con il tipico scintillio di sfida negli occhi.

 

“RAGAZZO? Reika…che altro stai combinando…” sbraitò furioso Benji per nulla intimorito dal tono  della sorella, al quale tra l’altro, era più che abituato.

“Nulla Benji, solo che mi sono accorta di essermi innamorata di Mark”

“Innamorata di Lenders? Ma non se ne parla proprio per niente! “

“Cosa vuoi fare Benji, decidere ancora tu per me?” lo apostrofò sarcastica.

“Reika per favore, ancora mi devo far andar giù la storia del karate…”

“Ah beh, se e per questo, ti puoi mettere il cuore in pace. Non parteciperò alle nazionali!”

“No??!!?”

“No, non ho fatto in tempo a consegnare i moduli…vedi…avevo una cosa più importante da fare..” disse rivolgendo a Mark uno sguardo colmo d’amore, al quale l’attaccante rispose con una rassegnata alzata di sopracciglia.

“Beh! Lenders almeno stavolta qualcosa di buono lo hai fatto” borbottò Benji, calcandosi il cappello sugli occhi, troppo sorpreso da quella valanga di novità per poter agire, e preferendo quindi una momentanea ritirata.

 

Quella sera i ragazzi mangiarono tutti assieme nel ricercato ristorante dell’albergo. Bruce moriva letteralmente dalla voglia di punzecchiare la nuova coppietta formatasi tra lo stupore generale, ma non si fidava delle reazioni di Lenders. Sebbene fosse innamorato, il prudente difensore giapponese, non si fidava egualmente della Tigre e ai suoi occhi rimaneva sempre un pericoloso individuo. Inoltre vi era anche la rabbia di Benji, pronta ad esplodere al primo accenno a quell’assurda situazione. I due uomini, caratterialmente più incompatibili sulla faccia della terra, stavano, a causa di una donna, per dare inizio ad un’assidua frequentazione.

 

Benji in cuor suo, continuava disperatamente a sperare che si trattasse di un altro capriccio della sorella, anche se sapeva benissimo che Reika era molte cose, ma non certo capricciosa. E se diceva di essere innamorata di Lenders, non c’erano dubbi che lo fosse. Ma che disdetta!

 

Reika terminò in silenzio la sua cena evitando di dare avvio ad inutili e imbarazzanti spiegazioni che avrebbero irritato ancor più Benji. Era consapevole dell’ira e della delusione del fratello, ma non era disposta a rinunciare a Mark per una naturale ma inspiegabile avversione tra i suoi due uomini. Li amava entrambi e loro, per amore suo, avrebbero dovuto imparare a convivere.

 

Taciturna e indisturbata, si appartò nella terrazza dell’albergo, avvolta nel buio della notte. Non aveva mangiato molto. Troppe cose le erano successe quel giorno, il suo stomaco era ancora sottosopra. Si era innamorata. Per la prima volta in vita sua aveva scoperto l’amore, il dolore di perderlo e la gioia di ritrovarlo. Davvero troppo per un solo giorno…

 

“Oh amore… e io che ti credevo un’invenzione dei poeti, e invece esisti davvero” bisbigliò alla luna che brillava argentea in cielo.

“Cosa esiste davvero?”

Il suono caldo e melodioso di quella voce profonda, le fece correre un brivido lungo la colonna vertebrale e il suo corpo reagì con la sua solita intensità, non appena il braccio forte e virile di Mark le cinse la vita afferrandola da dietro, appena sotto il seno.

 

“Mark mi hai spaventata! Non ti avevo sentito arrivare” disse appoggiandosi fiduciosa al corpo massiccio di lui.

“Scusami tesoro. A cosa stavi pensando ad alta voce?”

La ragazza si voltò sempre avvolta dall’abbraccio di lui e gli passò le dita tra i capelli tirandoglieli dolcemente.

“All’amore…a te…” disse offrendogli le labbra.

Lui non se lo fece certo ripetere, e la baciò con trasporto, solleticandole la schiena con lente e audaci carezze..

“Che ne diresti di continuare in un posto più appartato?” chiese lui dopo qualche minuto, con voce impastata di desiderio.

“Tipo?”

“In camera tua”

 

I due ragazzi, eccitati ed ansanti, giacevano strettamente avvinghiati sull’imponente letto della camera d’albergo di Reika. Persa nell’ennesimo lunghissimo bacio di Mark, la ragazza artigliò, sconvolta dal piacere, la trapunta di morbida lana color crema, e quando percepì la mano bollente di Mark insinuarsi esigente e possessiva sotto la sua leggera maglietta di cotone, un gemito involontario le sfuggì dalle labbra gonfie per gli audaci baci che i due amanti si stavano vicendevolmente scambiando. Rabbrividì sino alle ossa quando lui le slacciò il gancetto del reggiseno e strinse le sue dita affusolate attorno alla morbida carne del suo seno destro. Ma Reika si costrinse ad uno sforzo sovrumano, di cui non si sarebbe mai ritenuta capace: afferrò la mano di Mark e la scostò dolcemente. Il ragazzo sorpreso e deluso da quel gesto di rifiuto, smise di baciarla e la guardò interrogativo in attesa di una spiegazione.

 

“Mark non la prendere come un’incertezza da parte mia. Io ti amo e di questo sono sicura. Però per me é ancora troppo presto per…si insomma, per fare l’amore. Io voglio vivere questa nostra storia appieno, con calma. È troppo importante per me, non voglio affrettare niente. E poi non avrei più il coraggio di guardare mio fratello negli occhi…”

 

Mark, sino a quel momento disteso sopra di lei, si lasciò cadere di fianco puntellandosi su un gomito. Rimase in silenzio alcuni istanti evitando di guardare il seno di lei parzialmente scoperto, mosso dal respiro irregolare della ragazza, conscio che, se per errore, avesse appoggiato gli occhi su quella carne lattea e invitante, non si sarebbe più controllato e la avrebbe fatta inevitabilmente sua .

 

“Ascolta Reika” disse infine alzandosi dal letto e passandosi nervosamente una mano tra gli arruffati capelli corvini. “Non ti devi giustificare. Prenditi tutto il tempo che vuoi. Sappi però che ti amo e ti desidero da mor…”

 

“Reika apri immediatamente questa porta” urlò una voce imperiosa oltre la pesante porta di noce della stanza che tremò sotto i possenti pugni che Benji vi assestò con rabbia.

“Ma che fa?” esclamò Mark incredulo mentre Reika, allibita, si risistemava i vestiti scarmigliati.

 

Benji urtò l’uscio con una potente spallata facendolo scricchiolare paurosamente.

“Ma questo é fuori di testa! Butta giù la porta!” disse Mark affrettandosi ad aprire.

“Ehi Price, ma sei scemo?” Mark si trovò davanti un portiere furibondo pronto a caricare la seconda spallata, che avrebbe senz’altro sfondato la porta.

“Lenders che ci fai qui? VAI SUBITO FUORI DA QUESTA CAMERAAAAA” urlò Benji afferrando Mark per il colletto della camicia e scaraventandolo oltre la porta nel corridoio.

 

L’attaccante giapponese non era certo disposto a sopportare un affronto simile e si preparò a tirare un pugno all’odiato portiere, ma si bloccò con il braccio a mezz’aria, oltre la spalla di Benji, infatti, scorse gli incredibili occhi di Reika che lo imploravano di non reagire. Stringendo rabbiosamente la mascella e diventando livido per lo sforzo di controllarsi, la Tigre riuscì a quietarsi, completamente soggiogato dalla volontà di quella donna, che ormai comandava ogni cellula del suo corpo.

 

“Price sei ridicolo!”disse sbuffando rumorosamente nell’istante in cui la porta gli veniva sbattuta in faccia con un sonoro tonfo.

 

“Benji ma che fai?” percepì Mark attraverso la porta.

“Mi metto a dormire e faresti bene a fare lo stesso”

“Ma nel mio letto?”

“Certo non ti lascio più sola”

“Benji ma non stai esagerando?”

“Zitta e dormi”

 

Mark non poté trattenere un sorriso divertito “Ma proprio della sorella di quello scemo mi dovevo innamorare?”

 

Rientrò nella sua camera silenziosamente per non svegliare Ed che dormiva nel letto accanto al suo, ma la precauzione fu inutile perché il ragazzo era ancora sveglio.

“Ehi capitano” disse infatti “pensavo avresti passato la notte in letti più…confortevoli”

“Bah si stava troppo stretti in tre”

“In tre?” chiese Ed perplesso.

“Si, non mi andava proprio di dormire con Benji”

Ed e Mark scoppiarono a ridere sino alle lacrime, calmandosi solo molto tempo dopo.

 

 

2 mesi dopo…

 

“Ehi amore perché quella faccia?” chiese Reika contemplando il volto imbronciato di Mark e sfiorandogli la guancia ruvida con la punta delle dita.

 

L’altoparlante della stazione annunciò proprio in quel momento l’imminente arrivo del treno diretto per Tokyo coprendo il borbottio scontroso del ragazzo.

 

I mondiali Juniores erano terminati da due giorni, e il Giappone si era fatto onore sconfiggendo alle finali la temibile Corea, diventando l’indiscusso campione del mondo! I giocatori si apprestavano ora a tornare alle rispettive città e agli impegni sportivi che dopo l’estate li avrebbe visti di nuovo impegnati in campo, gli uni contro gli altri, nel campionato nazionale. Le risate e gli ultimi scherzi dilagavano tra i soddisfatti neo-campioni mondiali, solo il bomber giapponese sembrava non partecipare all’ilarità generale, apparendo cupo e teso.

“Reika non capisco perché tu non voglia tornare a Tokyo” ripeté nuovamente non appena l’altoparlante tacque.

“Ma Mark ne abbiamo parlato all’infinito. Io non posso fare anche questo a Benji, non me lo perdonerebbe mai. Lo sai che non ha ancora accettato che noi due stiamo insieme. E poi verrò a trovarti spesso, e tu puoi venire da noi tutte le volte che vuoi. In fondo Tokyo-Fujiawa sono solo tre ore di macchina”

 

“Ti amo” capitolò infine, rassegnato di fronte alla determinazione della sua ragazza.

“Ti amo tanto anch’io” rispose lei abbracciandolo forte, pochi minuti prima che lui scomparisse all’interno del vagone.

 

CAPITOLO 13. EPILOGO

 

Prima di lasciarvi alla conclusione della mia ff, mi sembra doveroso avvertirvi che vi é descritta la prima notte d’amore tra Mark e Reika. Mi sono un po’ dilungata nei particolari…si lo so potevo risparmiarmelo...ma questa ff mi è nata così. Si é sviluppata piuttosto autonomamente, e io non me la sono sentita di autocensurarmi. Non credo sia giusto vietarla ai minori per un’unica scena di sesso, e perciò non lo farò. Se qualcuno di voi e disturbato da certe scene, vi prego di saltare tutta la prima parte ed andare direttamente alla conclusione. I versi che ho introdotto nella ff sono tutti tratti, alcuni integralmente altri leggermente modificati per adattarli al contesto, da “Le mille e una Notte”. Grazie per aver letto sino a qui. Spero di regalarvi un finale all’altezza! Buona lettura. Akiko-chan.

 

 

Un anno e quattro mesi dopo (circa)…

 

“Benji allora come sto?” chiese Reika facendo un’elegante piroetta su se stessa, per consentire al fratello una completa visuale del suo vestito per la festa.

 

Si era innamorata di quell’abito non appena la commessa glielo aveva posto tra le mani. E una volta indossato, non ebbe proprio più alcun dubbio. Il tessuto, di delicata seta bianca, era adornato da sottilissimi fili argentati che si intrecciavano sinuosi attorno all’audace scollatura e alla vita sottile. La gonna scendeva leggera e vaporosa sino alle caviglie formando, dal ginocchio in giù, delle elegantissime pieghe. Era semplice nel complesso, ma molto raffinato e sobrio, l’unica nota provocante era costituita dalla scollatura profonda, e le spalline sottili che lasciavano abbondantemente scoperte le spalle. Era proprio l’ideale per festeggiare il suo diciottesimo compleanno. Aveva sistemato i lunghissimi capelli in un’acconciatura alta, tenuta da una coroncina bianca, due lunghe ciocche le scendevano davanti e le punte, leggermente arricciate, le accarezzavano i fianchi.

 

“Veramente…non é troppo scollato?” disse il fratello fissando perplesso la figura sensuale della sorella, evidenziata da quell’impalpabile stoffa. Ma era proprio la sua piccola mocciosa, quella creatura incantevole? E come poteva un angelo simile essersi innamorato perdutamente di un burino come Lenders? Era ormai un anno e mezzo che quella storia andava avanti, e Benji ancora non se ne era fatto una ragione. Aveva assistito impotente allo sbocciare e fiorire di quel sentimento forte e puro che indubbiamente univa sua sorella a Mark.

Ma non si poteva innamorare di Tom? Di Holly? Di qualsiasi altro individuo?” pensò sospirando rassegnato.

 

Reika sbirciò il fratello di sottecchi e non le ci volle molto per indovinarne i pensieri “Ah no Benji! Stasera niente frecciatine velenose e niente scherzi. È il mio compleanno e Mark é il mio ragazzo. Stasera ti comporterai bene? Me lo prometti? Lo farai per me?” disse prendendo dolcemente il volto del fratello tra le mani e alzandosi sulle punte per dargli un tenero bacino sulla punta del naso.

“Si te lo prometto. Ma sapessi quanto mi costa…” disse lui stringendo i denti, completamente soggiogato dalla dolcezza della sorella. Accidenti! Sapeva sempre come farlo capitolare!

 

“Mi dispiace Benji chiederti tanto, ma io lo amo. E se provaste a parlarvi una volta, invece di prendervi a pugni, magari potreste…diventare amici” insistette la ragazza, sistemando la cravatta a righe che completava l’elegante abito grigio antracite del fratello.

 

“Ma é sempre lui a provocarmi”

“Sì sì, e lui dice lo stesso. Basta non mi intrometto più, con voi è peggio di una battaglia contro i mulini  a vento! Fate come volete, ma stasera niente pugni intesi? Andiamo, ho sentito un’auto. Stanno cominciando ad arrivare i miei invitati” esultò prendendo il fratello per mano e andando a ricevere i primi arrivati. In breve, arrivarono tutti gli altri componenti della nazionale con rispettive compagne, e molti altri amici di Reika.

 

Ma la ragazza attendeva impaziente l’arrivo di una persona in particolare, che era in leggero ritardo. Guardò nervosamente l’orologio di oro bianco, regalo di compleanno di Benji.

 

“Ehi tesoro aspetti qualcuno? E chi é quel bruto che fa aspettare una donna così bella?” chiese Mark materializzandosi alle spalle della ragazza e poggiandole un lievissimo bacio su una tempia.

“Sei qui!” disse lei girandosi e abbandonandosi languida tra le sue braccia.

“Oh Reika sei bellissima. Togli il fiato” cinguettò Marie, comparendo alle spalle del fratello insieme ad Ed e Danny.

“Si” borbottò Mark “Ma non é troppo scollato quel vestito?” disse scostandola un po’ da sé per osservarla meglio

Reika gli rivolse uno sguardo truce“Ehi sempre d’accordo con mio fratello tu!”

 

Forse era meglio che quei due non si potessero vedere, erano cosi simili, che se si fossero coalizzati, le avrebbero reso la vita impossibile! Uno più geloso dell’altro!

 

“Non capisco cosa c’entri Benji…comunque dov’é, che gli vado a dare un salutino?”

“Attento Mark! Stasera niente scherzi” lo ammonì la ragazza prima di allontanarsi, richiamata da un gruppo di invitati.

 

La festa proseguì nel migliore dei modi, Benji e Mark si evitavano il più possibile, mentre i numerosi ospiti familiarizzavano attorno al fornitissimo buffet e le coppiette si dilettavano nelle danze.

 

Reika era molto impegnata a soddisfare le richieste dei suoi invitati, tutti desiderosi di ballare con la bellissima neo-diciottenne. In quel momento, la ragazza si stava lasciando trasportare beatamente dalle note languide di un lento, teneramente cinta da Tom. Il giovane centrocampista giapponese era uno dei suoi più cari amici, lei lo apprezzava per la sua bontà d’animo e per la sua saggezza. Il ragazzo era, infatti, sempre foriero di buoni consigli e, in quel momento, aveva proprio bisogno dell’ aiuto dell’ amico.

 

“Tom senti devo chiederti un consiglio un po’…imbarazzante…” cominciò, facendosi coraggio

“Dimmi Reika”

“Ecco io vorrei …si insomma…tu sai com’é Benji…é iperprotettivo, asfissiante, soprattutto quando si tratta di Mark. Io questa notte….si insomma…vorrei che Benji non si intromettesse…e dai non guardarmi così…e… Tom… non ridere…hai capito no?”

“Sì certo” disse il ragazzo incapace di trattenere le risa.

 

Per Reika non era facile la vita con Benji da quando si era fidanzata con l’attaccante giapponese. Ogni volta che Mark la andava a trovare, Benji non li lasciava un attimo, e non le aveva mai permesso di andare a Tokyo da sola. O accompagnata da lui, o da qualche domestico, che aveva le precise istruzioni di non lasciarla mai sola.

 

“Dai Tom smettila di ridere” lo riprese nuovamente la ragazza, stringendosi di più contro l’amico per farlo smettere di ridere“È una situazione così imbarazzante, tu non ne hai idea! Come posso fare?”

 

Tom la guardò con i suoi immensi occhi color nocciola e si fece improvvisamente serio. Quella creatura che gli stava momentaneamente tra le braccia, non era più la bambina rompiscatole che pedinava il fratello agli allenamenti, ormai era una giovane donna innamorata ed era giusto che vivesse la sua vita sino in fondo, come credeva fosse meglio.

 

“Allora ti svelo un segreto che solo io so. Fatti aiutare da Patty…” le bisbigliò lui all’orecchio.

“Patty? E che c’entra Patty?”

“Indovina? Su, sei una ragazza sveglia…”

“Patty? Benji? Ma io credevo che Patty non vedesse altri che Holly…”

“Eh ma che vuoi…i tempi cambiano…le persone cambiano…”

 

La ragazza rimase allibita nell’apprendere la notizia della relazione clandestina tra il fratello e Patty. Ma non era certo intenzionata a sindacare sulla vita privata di Benji, semmai era lui che avrebbe dovuto imparare ad intromettersi di meno nella sua, ed inoltre era un altro il pensiero che la tormentava…

 

“Oh Tom ti adoro” disse Reika con impeto stringendo forte il ragazzo, e baciandolo calorosamente su una guancia perfettamente sbarbata.

 

Il fuoco della gelosia stava divorando il ragazzo rigidamente appoggiato allo stipite marmoreo della porta che dalla sala da ballo portava alla veranda. Mark contrasse nervosamente i muscoli della mascella e strinse tra le dita, sino a farlo scricchiolare, il panciuto calice colmo a metà di liquido ambrato. Stava meditando di fare poltiglia del dolce attaccante, quando la figura angelica di Reika gli si materializzò accanto. Avvolta da quell’impalpabile abito bianco, dai riflessi argentati, assomigliava ad un cherubino appena sceso dal cielo. Mark trattenne il respiro quando la ragazza gli prese la mano abbronzata stringendola tra le sue, minute e candide come la luna.

 

Lo trascinò fuori nel parco della villa, abbondantemente illuminato in occasione della festa di compleanno. Saggiamente, Reika non chiese spiegazioni per quel volto teso e l’aria minacciosa, conosceva bene il suo uomo, sapeva che stava meditando l’omicidio di Tom, ma sapeva bene come evitare una spiacevole ed inutile discussione.

 

“Baciami amore” disse languida aderendo totalmente al corpo di lui in un sensualissimo abbraccio, offrendogli le labbra già dischiuse, pronte ad accoglierlo.

 

Mark emise un suono gutturale indistinguibile, forse una debole protesta, soffocata sul nascere dal desiderio impellente che aveva di lei, quindi ubbidì compiacente al comando della sua donna.

 

“Ti amo tanto lo sai?” bisbigliò lei alla fine di quel lungo e passionale bacio, tirandolo verso di sé in modo da poter appoggiare la sua fronte candida su quella lievemente corrucciata di lui.

“Uh” mugugnò il ragazzo mentre le stilettate della gelosia riprendevano a tormentarlo “Non mi pareva proprio mentre ti strusciavi contro quella donnicciola di Tom!”

“Non essere geloso. Tom é solo un amico che mi ha dato un consiglio prezioso. Lo dovresti ringraziare anche tu” rise divertita cingendogli i fianchi stretti e attirandolo contro di sé.

“Ma che stai dicendo? Che consiglio?” chiese dubbioso.

“Lo scoprirai presto” tagliò corto, tappandogli la bocca con un altro dolcissimo bacio che fece dimenticare alla Tigre qualsiasi infondato sospetto.

 

“Mark é l’ora del taglio della torta. Mi spiace ma dobbiamo rientrare” disse la ragazza staccandosi a malincuore dopo alcuni lunghissimi minuti.

“Si però prima chiudi gli occhi”

“Cosa?!?!?”

“Chiudi gli occhi”

“Va bene, ma che fai?” chiese Reika curiosa. Lo sentì appostarsi alle sue spalle, far scattare una serratura metallica e, pochi istanti, dopo passarle qualcosa di freddo attorno al collo. Le mani bollenti di Mark armeggiarono alla base della sua nuca e quell’innocente contatto fu sufficiente a farle tremare le gambe.

“Buon compleanno amore” disse lui baciandole teneramente una spalla nuda. Reika sussultò pervasa da un piacere primordiale che le fece desiderare di saltargli addosso e appartenergli lì, sull’umida erba del giardino.

 

Aprì gli occhi lentamente, costringendosi a scacciare quegli istinti poco signorili, tastò con mano leggermente tremante la splendida collana d’oro bianco che le ricadeva morbida sul petto terminando, proprio sopra l’attaccatura del seno, con uno splendido rubino contornato da minuscoli diamanti.

“Mark é bellissima…” riuscì a dire con voce spezzata dall’emozione.

 

“Tu sei bellissima, ma ora entriamo, lo sai che non sono fatto per queste cose” borbottò lui trascinandola verso la sala da ballo. Per quanto lo riguardava, la sua parte d’innamorato sdolcinato l’aveva fatta e per un bel po’ si sarebbe dovuta accontentare!

 

“Dai Reika esprimi un desiderio prima di spegnere le candeline” le urlò Julian tentando di sovrastare il chiacchierio assordante degli ospiti, resi più disinvolti dalle coppe di ottimo vino che Benji aveva personalmente scelto tra le bottiglie della cantina di famiglia.

 

Magicamente nella sala vi fu silenzio, tutta l’attenzione venne convogliata sulla giovane donna che si accingeva  spegnere le diciotto candeline di cera rosa poste su una splendida torta colma di frutta e deliziosa panna.

 

Un desiderio? E che poteva volere di più dalla vita? Ma sì…certo!

 

Spense le sue diciotto candeline con un unico soffio, e l’applauso scoppiò scrosciante nella grande sala da ballo di villa Price.

 

“Discorso, discorso…” la incitarono gli amici

“Sì sono pronta, me lo sono preparato! Che credevate, di prendermi impreparata? Mai! Allora…intanto voglio ringraziare tutti i presenti per essere qui, e fare un grosso in bocca al lupo alla nostra nazionale di calcio, che tra un mese inizierà i campionati asiatici. Anche se non ne avete bisogno. Con Benji in porta, e Mark in attacco, e tutti voi, non c’è speranza per nessuno! E inoltre…” si interruppe un attimo per lanciare un’occhiata indecifrabile prima a Benji e poi a Mark “tra un mese aprono le iscrizioni per il nuovo campionato di karate…e questa volta nessuno, ma proprio nessuno, mi fermerà…”

 

“E te pareva. Ci risiamo con questa storia…” brontolò Benji accasciandosi comicamente su una sedia e accendendo l’ilarità generale, i compagni di squadra, infatti, non riuscirono a trattenersi di fronte all’espressione sconsolata del loro impassibile portiere.

 

La festa si dilungò per buona parte della notte e le prime luci dell’alba stavano già tingendo l’orizzonte di rosa, quando Reika si accomiatò dagli ultimi ospiti. Molti di questi avrebbero trascorso il resto della nottata a villa Price e quindi a poco a poco tutti si ritirarono nelle stanze degli ospiti assegnate ai ragazzi giunti da fuori città.

 

Reika chiuse la porta della camera di Julian ed Amy, dopo aver augurato ai due amici la buona notte, e vide in fondo al corridoio, Patty che sgattaiolava furtivamente nella camera di Benji.

 

Poco dopo il taglio della torta Reika si era appartata con l’amica e le due ragazze avevano avuto una lunga ed interessante discussione…

 

Si avviò trepidante ed incerta verso la stanza che Mark occupava abitualmente quando soggiornava a Fujiawa.

 

Desiderava stare con lui più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma la paura per quello che stava per accadere le faceva sudare le mani e piccoli tremiti le percorrevano il corpo.

 

Bussò piano ma non ricevette alcuna risposta. Aprì la porta ed entrò nella stanza appena illuminata dalla fioca luce del giorno che a fatica si infiltrava tra le pesanti tende leggermente scostate. Girò la chiave e fece scattare la serratura metallica dietro di sé.

 

La portafinestra che dava sul terrazzo, era aperta, e nell’aria si percepiva il tenue profumo delle foglie autunnali. Si avvicinò alla veranda e scostò silenziosamente l’ingombrante tendaggio.

 

Mark era completamente scalzo, si era tolto la giacca e la cravatta e aveva arrotolato le maniche della camicia sino ai gomiti, scoprendo così i fasci muscolari tesi e potenti degli avambracci. Reika sorrise impercettibilmente alle spalle del ragazzo. Quella sera si era dovuto vestire elegantemente e questa era una costrizione che lui non amava per niente. Era un po’ selvaggio il suo amore. Beh…era una tigre no? Indomita, imprevedibile e pericolosa…

 

La ragazza si spostò leggermente di lato per poter scorgere il fiero profilo della sua Tigre. Era bellissimo così assorto, con lo sguardo intento ad osservare un qualcosa d’indefinito, che solo lui poteva vedere, e i capelli ribelli scompigliati dal leggero vento autunnale.

 

Mark sussultò accorgendosi solo in quel momento della presenza della ragazza a pochi passi da lui “Reika?!?!Che ci fai qui?” le chiese stupito.

“Ehm…ho bussato ma non mi hai sentito…a cosa stavi pensando così intensamente?” gli chiese, annullando anche quel poco spazio che li separava e appoggiando il capo, ancora elegantemente acconciato, al petto di lui.

“Meglio che non te lo dica” mormorò il ragazzo aspirando il fresco profumo che emanavano i suoi capelli dorati.

“E perché no? Stavi pensando ad un’altra?” chiese lei mettendo il broncio, ma senza accennare minimamente a staccarsi da quella dolcissima posizione.

“Ma non dire scemenze. Come faccio a pensare ad un’altra quando ho te? Vuoi proprio che ti dica a cosa stavo pensando?” disse impulsivamente cingendole la vita “A te… a stasera… a quanto sei bella con questo vestito… e …a quanta voglia avrei di togliertelo…”

 

Mark era convinto che dopo una dichiarazione tanto diretta, la ragazza si sarebbe data ad una prudente ritirata o che almeno avrebbe tentato di porre una qualche distanza tra i loro corpi, invece la sentì stringersi ancora più a lui e sospirare deliziata.

 

Rimase ancor più stupito quando incrociando gli incredibili occhi color del mare di lei, vi scorse una trepidante attesa e sentì le sue braccia flessuose cingergli il collo mentre si sollevava sulle punte per deporgli un tenero bacio a fior di labbra. Credette di morire di piacere, quando lei gli affondò le dita tra i capelli scuri e ribelli e, con la punta della lingua, disegnò il contorno delle sue labbra accaldate.

 

Sconvolto da quell’erotica tortura, lasciò che il suo corpo reagisse prepotente, stanco di soffocare il desiderio che gli infiammava il sangue. Afferrò Reika per i fianchi e la fece aderire al suo bacino, facendole sentire quale era stata la conseguenza del suo conturbante atteggiamento.

 

Imprigionò la lingua di lei tra le labbra e gliela mordicchiò teneramente, poi, incapace di rimandare ancora, invase quella dolce bocca, che ogni volta gli faceva provare sensazioni uniche.

 

“Reika amore…” sussurrò lui con la voce impastata di desiderio mentre le sue mani scendevano esigenti sulle natiche di lei.

“Vieni andiamo dentro” gli disse conducendolo, per mano, sino ai piedi del letto.

 

Seducente e provocante, slacciò i primi bottoni della camicia di Mark scoprendo così i pettorali scultorei. Rapita dalla perfezione della pelle di lui, dalla potenza maschia che quell’uomo emanava, assaporò estasiata il petto virile della sua Tigre, soffermandosi a lungo a stuzzicarne i capezzoli piccoli e contornati da una soffice peluria.

 

Mark, travolto dal vortice di passione che le mani e la bocca di lei alimentavano, si riscosse solo quando sentì la camicia scivolargli dalle spalle e cadere a terra silenziosamente. Non ce la faceva più a controllarsi, questa volta Reika aveva innescato un gioco troppo pericoloso e non era disposto a rinunciare alle delizie che gli stava facendo pregustare, però…

 

“Reika…Benji…” mormorò con la mente ormai parzialmente annebbiata dal desiderio.

 

Lei lo guardò con una strana luce birichina negli occhi “Tranquillo amore, non ci disturberà questa volta. Gli ho messo una guardia speciale su consiglio di Tom….”

“Tom? Guardia…Aspetta non voglio sapere, mi racconterai poi…ora non capirei niente comunque…” concluse il ragazzo bramoso di ricambiare la dolce tortura a cui era stato sottoposto.

 

Fece scorrere la mano sul vestito di lei, sino ad incontrare la lampo che si affrettò ad abbassare. L’abito scivolò via da quel corpo perfetto con incredibile facilità, depositandosi a terra con un sommesso fruscio. La prorompente bellezza di lei era lì, davanti ai suoi occhi, quel meraviglioso corpo era celato solo da un sottilissimo strato di pizzo bianco che ne ricopriva l’intimità.

 

Corpo perfetto è il tuo!

Se la paragono al ramoscello tenero del ciliegio,

ti calunnio e mi macchio la coscienza

di una colpa imperdonabile.

 

Perché il ciliegio non ha bellezza

se non rivestito di fiori,

mentre tu sei ancor più bella

nella  completa nudità!

 

Mark trattenne il respiro di fronte a tanta grazia, toccò quella pelle serica con delicatezza come se avesse paura di rovinare in qualche modo quella dea perfetta.

 

Ma lei non era disposta ad accontentarsi di timide carezze appena accennate, voleva sentire le mani di lui affondare prepotentemente sul suo corpo, voleva essere straziata dai suoi baci, voleva bruciare tra le fiamme della passione della sua Tigre.

 

Avida e bramosa premette i seni nudi ed eccitati sul petto di lui facendolo gemere di piacere mentre le loro bocche si fondevano, calde e languide, in un altro lungo bacio.

 

Le mani di Mark percorsero le spalle, la schiena, i fianchi, i glutei di Reika, facendosi via via meno delicate, man mano che la passione si impadroniva di lui. L’esigenza di unirsi a lei imperava ormai nel focoso ragazzo e a Reika questo non dispiaceva per niente.

 

Con mani ferme, nonostante il tumulto delle sue emozioni, slacciò i pantaloni di Mark, insinuando la mano per sentire la virilità di lui spingere prepotentemente sotto le sue dita.

 

“Oh Reika…che fai….che mi fai amore mio” ansimò sollevandola da terra e deponendola sul letto. In breve, lui si liberò dei calzoni già slacciati e si distese sopra quel corpo morbido in trepidante attesa sul grande letto.  La sovrastò, violento e avido, esplorando con le mani e con la bocca ogni angolo della sua pelle, catapultandola in un abisso di voluttà senza fine.

 

Gemiti di piacere le sfuggirono incontrollati quando, la mano bronzea di lui scivolò sul suo ventre piatto, soffermandosi a cincischiare col suo ombelico, per poi scendere giù ad abbassarle le mutandine.

 

La sentì fremere sotto il suo tocco, e affondargli le mani nei capelli, tirandoglieli con forza, contratta dal desiderio, nell’attesa che lui proseguisse quella sua ardita esplorazione.

 

La penetrò delicatamente con un dito, affondando lentamente in lei, impazzendo al contatto con la sua intima parete che, calda e bagnata, gli avvolgeva la mano.

 

“Oh Mark non ti fermare…se smetti muoio” implorò tremando da capo a piedi.

“Non ho nessuna intenzione di fermarmi…angelo mio” le sussurrò malizioso con una luce compiaciuta negli occhi.

 

Mi hai mostrato la dolcezza del tuo giogo

e ora più nessuno mi convincerà a scostarmi da te

 

La tua bellezza, feconda di benefici,

è d’ora in avanti padrona del mio cuore!

 

Il tuo schiavo sono ora signora,

e tremo qui dinnanzi a te.

 

Desiderosa di ricambiare, almeno in parte, il divorante piacere che Mark le stava donando, Reika esplorò curiosa e tentatrice, il corpo caldo ed eccitato del suo uomo. Fece lentamente scivolare la mano sul torace ansante di lui, piano sino al ventre piatto, per poi stringere con cautela quella virilità maschia, di cui ormai aveva un vitale bisogno.

 

Oh questo desiderio di te, che in me

non fa che crescere giorno dopo giorno!

 

Vedi come imperi a tuo piacere

nel mio cuore, simile ad un tiranno!

 

Mark fermò la mano di Reika che ritmicamente si muoveva su di lui, allontanandola da sé con gesto dolce ma deciso. Lei lo osservò turbata chiedendosi che cosa avesse fatto di sbagliato, ma il ragazzo la rassicurò, annullando ogni sua perplessità, con tanti teneri baci sul viso e sulle palpebre.

 

Non voleva e non poteva perdere del tutto il controllo. Doveva stare attento, la sua passionalità non doveva assolutamente prendere il sopravvento, Reika era forte, questo lo sapeva bene, ma era anche delicata, come tutte le donne, la prima volta che si aprono all’amore.

 

La baciò teneramente un’altra volta tentando di rilassarla. Si posizionò meglio sopra di lei facendole divaricare lentamente le gambe. La ragazza si irrigidì involontariamente quando il suo uomo la sovrastò con il suo imponente fisico.

 

“Su amore non ti farò male, sta tranquilla” le sussurrò cercando di tranquillizzarla, baciandole il viso e il collo.

 

Diede una leggera spinta ed incontrò subito resistenza. La ragazza era tesa e sudata, e lui si fermò un attimo, indeciso. Ma l’istinto fu più forte, e diede una seconda spinta, lei soffocò un urlo contro il suo petto, e Mark sgranò gli occhi spaventato. Tanta fu la sorpresa, mista a piacere, che lo travolse quando Reika, afferrandolo per i glutei lo spinse dentro di sé, con forza, facendolo affondare in lei, sino in fondo.

 

Mark perse abbandonò definitivamente ogni controllo e iniziò a muoversi dentro quel corpo che adorava, con tutta la passione che aveva sino a quel momento represso…

 

Hitachi-ota

Un mese dopo…

 

Reika uscì dall’ambulatorio del medico sportivo avviandosi a capo chino lungo il corridoio pesantemente impregnato dell’odore tipico degli ospedali, un misto di medicinali e disinfettante.

 

Una lacrima solitaria rigò la guancia esangue della ragazza, scendendo indisturbata lungo il profilo del mento e formando una minuscola macchia sul maglione di spessa lana. La asciugò distrattamente col dorso della mano, prima di sollevare il bavero del cappotto per proteggersi dal tagliente vento di inizio inverno.

 

“Ehi Benji” esclamò Bruce rivolto al compagno seduto poco lontano da lui tra Philip e Tom “Tua sorella oggi aveva la visita sportiva per partecipare alle selezioni di karate”

“Già” rispose il ragazzo di umore più nero del solito.

“E dai Benji smettila di essere così apprensivo. Tra te e Mark le avete fatto una testa come una mongolfiera a quella poveretta” disse Tom scrutando preoccupato i due compagni di squadra.

“Già…” ripeté atono Benji.

“Con lei non c’é niente da fare. Ci siamo dovuti arrendere” commentò Mark sollevando le braccia in un segno di totale rassegnazione.

“Sì perché tu non sei neanche in grado di tener testa alla tua ragazza, Lenders” lo aggredì Benji duro.

“Ehi Price non rompere le palle. Manco tu le tieni testa, mi sembra di capire”

“Beh potevi inventarti qualcosa!” insistette il portiere sempre sullo stesso tono provocatorio.

“E cosa? La legavo e segregavo in cantina per mesi?”

“Qualsiasi cosa…possibile che…”

“Ehi Benji dacci un taglio! Se non sbaglio due anni fa te l’ho salvato io il culo, dal momento che tu non sei riuscito a far altro che fare ridicole scommesse, sulla pelle altrui, che tra l’altro hai anche clamorosamente perso!”

“Lenders questa me la paghi…”

“Ehi state buoni sta arrivando” disse Patty mettendoli a tacere e indicando con un cenno del capo la ragazza bionda che avanzava disinvolta con un enorme frappè alla fragola in mano.

 

“Ciao a tutti” salutò Reika allegramente “Che facce, di che si discute?” chiese accomodandosi vicino a Mark.

“Ah di…schemi di gioco” mentì prontamente Ed

“Uh” mugugnò Reika sorseggiando deliziata il suo frappè.

“Allora siete pronti a vincere il campionato?” chiese la ragazza.

“Certo che domande!” le risposero più voci allegre e agguerrite.

“E tu Reika sei pronta a vincere il tuo di campionato? Perché vincerai vero?” le chiese Bruce ritenendo che quei due zucconi dovessero una volta per tutte accettare la decisione della ragazza, e cominciare a rispettare ed incoraggiare le sue scelte.

“Beh veramente…”esitò lei.

“Ma certo che vincerà” la interruppe Ed “ L’ho allenata personalmente e vi assicuro che non ci sono molti uomini in grado di tenerle testa”

“Sì anche io so che vincerai” le sorrise dolcemente Tom rivolgendole uno sguardo pieno di fiducia ed affetto.

“Calma, calma ragazzi! Io vi ringrazio per tutta questa fiducia ma…credo dovrete tenervi la curiosità..”

“Che vuoi dire?” chiese allarmato Benji.

“Che non parteciperò ai campionati di karate, contento Benji?” lo apostrofò Reika impassibile, fissando il fratello.

“E perché?…Un attimo…oggi avevi la visita sportiva…Reika…c’é qualcosa che non va?” chiese improvvisamente ansioso Mark, afferrandola per le spalle e costringendola a guardarlo in faccia.

 

Il cuore del ragazzo iniziò a martellare dolorosamente quando notò le lacrime a forza trattenute che riempivano gli occhi della ragazza. Ma perché quella donna, come il fratello, era in grado di mascherare in quel modo le emozioni? Stava piangendo, eppure né la voce, né l’espressione del volto, lasciavano intuire alcunché!

 

La ragazza si sciolse dalla salda presa di lui e dopo aver bevuto un altro lungo sorso di frappè, disse impassibile“Non ti allarmare, non è niente di grave… Sono solo incinta”

 

Cosa? Aveva capito bene? Era incinta? E lo diceva così, fredda e distaccata come se dicesse “Ho il raffreddore”? No, sicuramente non aveva capito.

“Reika non ho capito” disse allibito il giovane attaccante.

“Siamo lentini eh? Sono incinta Mark. Aspettiamo un bambino” ripeté la ragazza tralasciando definitivamente la sua bibita e guardando dritto negli occhi il suo fidanzato, incurante delle lacrime che ora scendevano indisturbate dai profondi occhi blu.

 

Il silenzio avvolse la rivelazione della ragazza, Benji boccheggiava a capotavola come un pesce fuor d’acqua aprendo e richiudendo la bocca senza che alcun suono ne uscisse.

 

“Reika ..mi dispiace…” balbettò Mark confuso e incapace di dare un senso logico alle parole e al comportamento della ragazza. Un bambino? E lei piangeva disperata?Un bambino suo? Loro?

 

“Ti dispiace!?!?” chiese lei incredula sgranando i bellissimi occhi, resi ancor più intensi dalle lacrime e dalla forte emozione.

“Sì ..cioè…tu piangi…”

“Sì piango amore mio, ma…io piango…di felicitààààààààà” urlò la ragazza saltandogli al collo e affondandogli il volto bagnato nell’ampio petto, ritrovando all’istante tutta la sicurezza e la protezione che solo la sua Tigre sapeva infondergli.

 

“Amore…ti amo…un bambino…” Mark mormorò confuso delle frasi sconnesse mentre aspirava il profumo dolce e intenso dei capelli di lei.

 

Il momento di estasi dei due prossimi genitori venne interrotto da una voce colma d’ira repressa e rimprovero “Lenders che hai fatto a mia sorella?” tuonò Benji alzandosi ed ergendosi in tutta la sua imponente stazza.

“Price…prova ad indovinare. Magari ci arrivi da solo” lo provocò l’attaccante, infastidito dal tono poco consono alla notizia del suo “tanto amato cognato”.

“Lenders…”ruggì Benji avvicinandosi minacciosamente.

“Oh basta voi due! Non vi sopporto più” lo bloccò Reika dura ma ancora con quell’immensa felicità che le trasfigurava il volto, rendendola simile ad un cherubino alato.

 

“E il karate? Ti dispiace tanto?” le chiese Mark ignorando l’odioso portiere che era ritornato al suo posto e si stava calcando rabbiosamente il cappellino in testa.

“Oh non ti preoccupare tra due anni ritenterò. E poi ora ho un piccolo karateca da allenare…”

“Eh no cara, non se ne parla. Sarà un calciatore..”

“Ok, allora sarà un portiere karateca come Ed”

“Ma neanche per sogno! Portieri in famiglia, uno basta e avanza” concluse Mark facendo ridere l’intera squadra e sciogliendo definitivamente la tensione che si era creata.

“Lenders…” tuonò il solito Benji.

“Quanto é noioso questo qui! Reika aspetti un attimo? Vado a risolvere una questione di… famiglia” disse il bomber giapponese alzandosi, imitato all’istante dall’irascibile portiere.

 

I due ragazzi si avviarono in silenzio verso l’uscita seguiti dallo sguardo perplesso dei compagni.

“E…Reika non credi sia il caso di fermarli?”chiese incerto Julian Ross dando voce al pensiero che serpeggiava comune tra i componenti della nazionale.

 

“No, lasciali fare. Due duri come loro non possono smentirsi di fronte ad un innocente bebè e… soprattutto…non possono far vedere che anche loro sanno…piangere!” concluse la ragazza accogliendo felice le calorose congratulazioni degli amici, con il cuore traboccante di amore per il suo uomo e quella nuova vita che si stava lentamente formando dentro di lei.

 

Una volta che due cuori sono divenuti

uno dell’altro, e l’amore li ha l’un l’altro asserviti,

non hanno che da arrendersi compiacenti,

perché hanno conquistato quella fuggevole chimera

che chiamano felicità

THE END

 

 

 

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