La Figlia del Deserto

di Onyria
(/viewuser.php?uid=100090)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Ombra Cremisi ***
Capitolo 2: *** Incubi ***
Capitolo 3: *** Spettro ***
Capitolo 4: *** Onyria ***



Capitolo 1
*** L'Ombra Cremisi ***


 

 Premetto che non sono una scrittrice e questo è uno dei primi esperimenti che faccio in questo campo a me nuovo, prego dunque che vogliate essere magnanimi e perdonare il mio stile rozzo e inesperto. Nel mio piccolo faccio attenzione alla grammatica e alle ripetizioni; ho inoltre un meravoglioso correttore bozze - molto più esperto di me - che mi controlla i capitoli prima che vengano pubblicati.
Questa storia è nata dall'amore per Chaya, un mio personaggio di D&D e successivamente di Ragnarok OnLine e il mondo in cui ho voluto ambientare questo racconto è proprio il mondo di RO. Non preoccupatevi se non siete pratici del videogioco in questione, ho provveduto ad aggiungere delle note esplicative dei temini più difficili a fine capitolo.
Con questo credo di aver introdotto abbastanza queste prime righe, che non so se verranno lette da qualcuno - non credo che la sezione sia molto frequentata! XD - ma che sono state scritte con tutto il mio impegno.
 Grazie in anticipo a chiunque voglia dedicare parte del suo tempo alla lettura di questo primo capitolo. ^^

 



L'Ombra Cremisi


L’aria era torrida come sempre. Il sole pareva costantemente allo zenit, riducendo le ombre delle rade palme a dei minuscoli cerchi oscuri sotto di esse, inutile riparo per i pochi avventurieri che si azzardavano a passare da quelle parti. Morroc, la città distrutta non offriva un grande panorama a coloro che, per un motivo o per l’altro si ritrovavano a vagare per i suoi confini. Calda sabbia dorata, poche piante rinsecchite e una moltitudine di rovine, eco distorta della città un tempo definita il Gioiello del Deserto.
Niente ombre, tranne una… o forse non era un’ombra ma una delle  poche anime che intrepidamente o forse stoltamente, sfidavano l’aria irrespirabile e gli spiriti dei defunti per una qualche missione da portare a termine. Ma non erano i fantasmi a farle paura, o perlomeno non quelli che, si diceva, infestassero quelle terre: gli spettri che temeva erano quelli dentro di lei, racchiusi nel suo animo e che tornavano a tormentarla ogni volta si trovava costretta a tornare in quella landa desolata… la sua città natale.
Era appena giunta in città attraversando il Warp Portal, il più comune mezzo di trasporto di Rune Midgard, offerto dalla Kafra Society, che consentiva di raggiungere qualsiasi punto del mondo in pochi istanti. Odiava il Warp, le lasciava sempre la nausea e un forte giramento di testa. Preferiva di gran lunga andare a piedi, attraversare zone inesplorate e spesso pericolose, ma oramai quello era l’unico modo per raggiungere Morroc. Per molti non era un problema: nonostante l’avvento di Satan Morroc e la conseguente distruzione della città che aveva praticamente spaccato in due il regno, con una piccola tassa si poteva usufruire dei Warp per arrivare ovunque e quindi la spaccatura che aveva diviso per sempre il nord e il sud del regno passava praticamente inosservata.
Il giramento di testa passò in un attimo e Chaya era già in cammino, avvolta nel logoro mantello sbiadito e col volto coperto dalla maschera della volpe, per raggiungere la periferia nord-est della città, dove avrebbe incontrato Java Dullihan, l’unico Dye Maker del regno. Era come sempre in missione per conto del suo datore di lavoro Onyria, una delle più famose mercanti della capitale.
“Oh avanti, non fare ogni volta tutte queste storie! – aveva sbottato Onyria affidandole la missione – Col Warp ci arriverai in un attimo e in men che non si dica sarai tornata.”
La Creator Onyria non era una persona cattiva, dopotutto Chaya la stimava e invidiava il suo modo aperto e solare di trattare con le persone, purtroppo però era una persona che amava poco spostarsi e per nulla al mondo avrebbe abbandonato il suo negozio per sbrigare piccole commissioni come quella. Nonostante venisse pagata bene Chaya detestava  quelle lande desolate, avrebbe preferito di gran lunga una passeggiata tra i fantasmi del Byo Laboratory piuttosto che tornare li.
“Non capisco proprio perché si ostini a vivere qui – borbottò tra se, con la mente rivolta all’uomo che stava per incontrare – quando a Prontera  avrebbe il triplo dei clienti.”
Aumentò il passo, prima otteneva ciò che le aveva chiesto Onyria, e prima sarebbe tornata a casa.
Arrivò nella piccola bottega di Java Dullihan, entrò senza produrre alcun rumore e si diresse subito alla stanza sulla destra, ignorando il massiccio bancone di legno e le scale che portavano al piano superiore. Scostò piano la tenda marrone, pallida imitazione della porta e il suo sguardo venne subito catturato dalla chioma multicolore china sul tavolo da lavoro, sorvolando sul misero arredamento e le pareti spoglie della piccola stanzetta illuminata dalla vivida luce che prepotente invadeva la stanza attraverso la finestra posta dietro al tavolo. Questa volta le ciocche di folti capelli erano tinte di un magenta acceso tendente al viola, mentre sulla nuca, parte che l’uomo al tavolo le presentava al momento, cambiavano in un verde acido, decisamente un pugno in un occhio come accostamento, pensò la fanciulla.
“Sono secoli che non ti fai vedere, bentornata Chaya!” esclamò il possessore della zazzera colorata, senza nemmeno voltarsi. Chaya sorrise dietro la maschera, rispondendo in un sussurro:
“Ancora mi stupisco di come tu riesca a sentirmi… sei l’unico che ci riesce.”
“Bugia!” – replicò Java voltandosi in un lampo e agitando un lungo indice verde davanti al naso della ragazza: sapeva di  menta – “Anche quella strozzina del tuo capo non si lascia mai sorprendere. In ogni caso io non ti sento con l’udito, come lei, ma con questo.” Concluse picchiettandosi il dito colorato sul naso e lasciandovi uno sbaffo verdognolo. Java era un uomo bizzarro, dall’età indefinibile, coi capelli ribelli tinti ogni giorno di un colore diverso. Occhi scuri sopra un naso pronunciato e viso perennemente glabro, attenzione che non si poteva ritrovare nell’abbigliamento di lino bianco chiazzato di colori vivaci, coperto da giustacuore e grembiule di pelle, così come di pelle erano i sandali che calzava.
La ragazza sorrise nuovamente sollevando la maschera che le celava il volto e posizionandola sul lato destro della testa “E anche questo mi sorprende dato che con tutti questi odori avresti dovuto perdere il senso dell’olfatto già da molto temo.” Concluse arricciando il naso. La bottega era in effetti pervasa da una moltitudine di profumi e aromi completamente differenti: dal profumo dolce della vaniglia, emanato dalle erbe bianche nei sacchetti di yuta, a quello intenso della menta, sprigionato dalle erbe verdi chiuse nei barattoli di coccio. Il sentore del mare era più lieve, appena percettibile, data la scarsità delle rare erbe blu che Java teneva ben nascoste all’interno dei contenitori di vetro più pregiato. Il tutto si amalgamava col polveroso odore della sabbia che aleggiava in ogni bettola e baracca di Morroc.
“Sciocchezze, mia cara, sciocchezze! I controreagenti e le misture che uso non fanno che acuire la mia percezione degli odori, è per questo che le mie tinture sono le migliori: solo le erbe aromatiche più pregiate possono creare una tintura perfetta! Inoltre il tuo profumo di cannella è inconfondibile, sembra che tu ti nutra quasi esclusivamente di erbe rosse.”
Chaya sorrise di nuovo, levandosi il mantello dalle spalle e scoprendo la divisa della Casta degli Assassin. Solitamente quelli del suo stesso mestiere prediligevano colori scuri o chiari a seconda della zona d’azione: neri e blu profondi, bianchi sporchi o gialli slavati. Lei aveva preferito mantenersi in tinta con la sua corta chioma fulva, chiedendo una divisa rosso sangue.  Blusa sanguigna, accompagnata da bende e legacci color sabbia e un lacero pezzo di pelle chiara a coprirne i fianchi sottili. Le braccia magre ma definite erano protette da guanti sempre rossi, così come rossi erano i gambali e gli stivali che calzava.
Gettandosi il mantello su un braccio, frugò nella sacca che portava a tracolla, estraendone un involto di stoffa che porse al Dye Maker senza una parola.
“Ohh, vediamo cosa desidera questa volta sua Maestà Strozzinica.” Java accettò il pacchetto pulendosi le mani sul grembiule e aprendolo con gli occhi avidi; subito un intenso profumo di mare si diffuse nel piccolo ambiente chiuso.  Venti piccole foglie della rarissima specie blu diffusero il loro aroma, coprendo quello del controreagente che le accompagnava. Gli occhi di Java brillarono di luce propria mentre spostava delicatamente le preziose foglie su un vassoio lucido di ceramica, appoggiando la boccetta di controreagente e la piccola fiala vuota di lato, senza degnarle di uno sguardo.
“Tintura blu, come al solito. - borbottò Java quasi tra se e se – Mi chiedo quando se ne stancherà.”
“Dubito che succederà mai – replicò Chaya voltandosi verso la tenda – Io aspetto di la, non metterci troppo.”
Detto questo scostò nuovamente la tenda di pelle e abbandonò il tintore al suo lavoro, tornando nella sala più ampia e accomodandosi su uno dei divanetti corrosi dal tempo allineati lungo la parete della porta d’ingresso, accanto caminetto utilizzato per cuocere i composti. In un primo momento il suo sguardo vagò per la stanza, dal bancone di legno roso dalle tarme al focolare fortunatamente spento e freddo, terminando sulle pareti dall’intonaco grigio scrostato. Poggiò la testa sulla spalliera del divanetto, fissando il soffitto e cercando di distinguere i disegni che un tempo l’adornavano, inspirando piano i vari aromi che permeavano la stanza. Cullata dal silenzio, inebriata dai profumi delle erbe da tintura,  socchiuse gli occhi commettendo il terribile errore di rilassarsi, mentre la pozione di Awakening terminava il suo effetto. Scivolò nel sonno, facile preda degli incubi.



Note dell'Autrice:
Questo racconto è liberamente ispirato al mondo di Ragnarok OnLine, MMORPG coreano del 2002 e che vanta tutt’ora milioni di utenti in tutto il mondo. Nonostante questo però è a molti sconosciuto quindi ho pensato di scrivere qualche nota per rendere la mia storia fruibile anche a coloro che non conoscono il gioco.

Chaya: Pronunciato shàya significa “ombra”.
Rune Midgar: Il mondo in cui è ambientato il videogioco di Ragnarok OnLine e dunque questo racconto.
Morroc: Città del deserto distrutta nell’episodio 12 intitolato “The Destruction of Morroc:  Nightmare of Midgard”.
Warp Portal: Sistema per spostarsi attraverso il mondo, costituito da passaggi magici. Questi possono essere creati dalla classe Acolyte (Priest e HighPriest) oppure richiesti alla Kafra.
Kafra: Personaggi non giocanti (NPC) ai quali è possibile richiedere vari servizi come appunto il Warp o l’utilizzo dello Storage.
Maschera della volpe: Kitsune Mask o Fox Mask, oggetto indossabile nel gioco che riprende la tipica maschera giapponese del demone volpe.
Satan Morroc: Mostro implementato con l’arrivo dell’episodio 12, causa della distruzione di Morroc.
Dye Maker:  NPC che consente la creazione dei Dyetuffs, qui definiti “tinture”.
Creator o Biochemist: Classe del gioco abbreviata “Bio”. Può creare pozioni, usare un omuncolo e mettere in vendita gli oggetti in un negozio.
Assassin: Classe del gioco abbreviata “Sin”. Classe dall’attacco molto veloce e con un’alta probabilità di schivare i colpi avversari.
Byo Laboratory: Mappa del gioco abbastanza pericolosa suddivisa in vari livelli, alcuni dei quali visitata solo dai personaggi più forti.
Erbe bianche, gialle, verdi, rosse e blu: Oggetti curativi con cui è possibile creare determinati oggetti.
Conteragent e Mixture: Oggetti necessari alla creazione dei Dyestuffs ovvero delle tinture.
Awakening: Item che aumenta la velocità di attacco. La descrizione dice che combatte la sonnolenza e dunque lo userò nel mio racconto anche come tonico contro la stanchezza o che impedisce di dormire.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Incubi ***


Finalmente ho ricevuto la correzione del secondo capitolo, ed eccolo qui. ^^
Non che lo aspettaste in molti ma spero che qualcuno riesca a dargli un'occhiata prima o poi, e spenda due minuti per farmi sapere cosa ne pensa.
Ecco dunque il secondo capitolo, buona lettura.


 

Incubi

L’aria era torrida come sempre. Il sole allo zenit, condensava le ombre delle rigogliose palme da dattero sotto di esse, unico fresco riparo per quei pochi avventurieri che si azzardavano a girovagare a quell’ora. Morroc, il Gioiello del Deserto offriva tuttavia un panorama splendido, sotto la luce accecante del mezzogiorno.
La bambina stava seduta sulla balaustra della balconata, sfavillante nel suo abitino di lino bianco, riparata dai cocenti raggi del sole sotto l’ombra delle piante che imponenti crescevano accanto alla sua finestra, rinfrescando ogni giorno il terrazzo su quel lato della casa. Coi piedini nudi ciondoloni nel vuoto, giocava a intrecciare fili di seta tra i suoi lunghi capelli rossi, mentre canticchiava una delle melodie da poco apprese alla scuola per diventare Dancer.
“Per tutti gli Dei Candra, vieni subito giù di li!” La voce spaventata della donna provocò un sussulto nella piccola, facendole scivolare di mano uno dei fili che fluttuò via trasportato dalla brezza calda. Con uno sbuffo rassegnato la piccola si voltò verso sua madre, preparandosi all’ennesima sfuriata ma rimase stupita davanti alla stanza vuota. Strizzò gli occhi per distinguere la figura alta e affusolata della madre nell’oscurità della stanza che… un momento, come mai la stanza alle sue spalle appariva così buia e tetra? Eppure il sole splendeva alto nel cielo fino a pochi istanti prima. La piccola Candra si voltò nuovamente verso l’esterno, convinta di rimanere abbagliata dal riverbero del sole sulla sabbia chiara del deserto ma rimase nuovamente di stucco nel constatare come già fosse calata la notte, e con essa il freddo che accompagnava le stelle. Sollevò lo sguardo per ammirare le costellazioni, ritrovandosi a fissare un cielo ammantato del nero più profondo. Rabbrividendo ruotò nuovamente sulla balaustra con l’intenzione di entrare nella sua stanza per rifugiarsi sotto le lenzuola.
Un raschiare di artigli, un’ombra sopra la sua testa, la piccola iniziò a tremare e saltò giù dalla balaustra iniziando a correre verso la portafinestra spalancata.
“Candra, tesoro, dove corri così di fretta? La mamma è qui con te.” La voce della donna si fece sentire nuovamente ma questa volta proveniva dalle sue spalle, dalla terrazza. Candra si voltò, con le lacrime già agli occhi e tese le manine paffute per gettarsi nell’abbraccio rassicurante della mamma…
…ma le uniche braccia pronte ad accoglierla erano quelle lunghe, fredde e soffocantidel buio più totale. La balconata era sparita, il terrazzo un pozzo di oscurità che le si stringeva addosso schiacciandole il petto.
“Candra, sono qui, vieni dalla mamma!” Ancora la voce risuonò nel suo tono allegro e rassicurante ma questa volta non riuscì a capire da dove provenisse.
“Candra, la mamma ti sta aspettando, non farla arrabbiare. La tua mamma ti attende, piccola Chaya. Non vorrai mica essere punita vero? ”
Sotto la voce dolce della madre sembrava ora nascondersi strisciante un ansito famelico e ghignante.
La piccola strabuzzò gli occhi e in un batter di ciglia non era più una bimba dai lunghi capelli fulvi nel leggiadro abitino di lino, ma la ragazza oramai 16enne abbigliata con la divisa degli Assassini.
Sua madre non l’aveva mai chiamata così: era morta prima che il suo nome mutasse in Chaya.
La mano corse alla cintura sulla schiena da cui estrasse uno dei numerosi Damascus elementali che portava sempre con se.
“Chaya, sono qui!” nuovamente la voce allegra seguita da risate cristalline.
E sotto questa, più percepibile come un rantolo nel petto che come un suono, ancora l’ansito, raschiante e gorgogliante allo stesso tempo, come una lingua viscida e munita di barbigli che sfregasse lasciva su della pelle nuda, straziandola.
Si voltò ansante in cerca di un riferimento ma tutto quello che vedeva erano le sue mani che stringevano l’arma, le sue gambe tese in posizione di attacco, il vermiglio dei suoi corti capelli disordinati,  tutto avvolto da un nero più oscuro della morte.
“Chaya! Chaya!” la doppia voce non le dava tregua, continuava a chiamarla ridendo da ogni dove e il suo respiro era sempre più accelerato. Non riusciva a calmarsi, nonostante ora fosse adulta, addestrata alle armi e pronta a tutto, si sentiva smarrita e terrorizzata come quando era solo una bambina di cinque anni, quando il buio l’aveva assalita, portandole via tutto.
Un bagliore dietro di lei, si voltò come un fulmine per fronteggiare il nemico e si ritrovò a fissare una moltitudine di occhi feroci che la osservavano bramosi.
“La mamma ti aspetta Chaya…” il ringhio della bestia…
Aprì gli occhi di scatto, il grido morto in gola, il pugnale di fuoco e il Main Gauche ricurvo già nelle sue mani come animati da volontà proprie, scattando in posizione di difesa.
Java Dullihan stava scostando la tenda di pelle, intento a richiudere l’involto di stoffa che aveva tra le mani. “…ecco fatto Chaya, il Dyestuff è pronto…” lasciò la frase a metà e si bloccò sul posto; l’involto non gli scivolò dalle mani solo perché il valore per quell’oggetto gli era stampato nel cervello a livello inconscio ma non osò fare un altro passo alla vista della Sin con le armi in pugno.
“C-che succede, non avrai intenzione di derubarmi, vero?” chiese esitante il Dye Maker.
La fanciulla riprese a fatica respirare, non si era accorta di trattenere il fiato, e rilassandosi reinfoderò le armi nelle guaine nascoste sulla schiena, senza il minimo rumore. Senza una parola fece qualche passo verso il tintore, gli tolse delicatamente l’involto dalle mani  e lo ripose nella tracolla, estraendo dalla stessa il sacchetto con le monete.
“Chiedo scusa Java, ecco i tuoi soldi. Sono 3500 zeny, li ho contati io stessa prima di arrivare qui. – lo depositò nelle mani dell’artigiano ancora impietrito – Ti ringrazio per il tuo impegno, ci vediamo la prossima volta.” Terminò in un soffio. Tentò con scarso succcesso di rivolgergli un sorriso tirato, più una smorfia che altro, dopodiché si calò la maschera sul volto salda protezione contro l’affiorare dell’angoscia sui suoi lineamenti, si ammantò con la cappa di pelle e si concesse il lusso di sprecare una Butterfly Wing per tornare a Prontera.


Anche per questo capitolo vorrei aggiungere qualche nota, sempre per coloro che non sono conoscitori del videogioco.
Candra: Pronunciato kàndra significa “luna”
Dancer: Classe del gioco senza abbreviazioni. Usa solitamente delle fruste e può danza su canzoni o duetti (assieme ad un Bardo) con vari effetti su mostri e altri giocatori.
Damascus elementali: Daghe forgiate dalla classe dei fabbri all’interno del gioco. Possono essere di tipo fire, ice, earth e wind.
Main Gauche: Pugnale ricurvo molto usato dalla classe Assasin.
DyeStuffs: Tinture utilizzate per la creazione di altri oggetti.
Zeny: Moneta corrente utilizzata nel gioco
Butterfly Wing: Oggetto che se utilizzato, riporta il personaggio istantaneamente nella città impostata come principale.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Spettro ***


Ok, eccoci al terzo capitolo. So di non essere veloce né costante ma fino ad ora la colpa non è stata mia in quanto il mio revisore non ha mai tempo per me. Da ora in poi sarò il revisore di me stessa, spero così di andare un filo più veloce. ^^
Fino ad ora la storia è stata perlopiù introduttiva, da ora - e di più nel capitolo successivo - inizierà a decollare, speriamo in bene.
Detto questo vi lascio al capitolo, anche se non so in quanti lo leggeranno. XD



Spettro

 
Qualcosa non andava, l’aveva capito subito, ancora prima che la nebbia dovuta al viaggio magico le liberasse la vista, permettendole di guardarsi attorno.
Non aveva bisogno della vista per capire che c’era qualcosa di sbagliato nei suoni che sentiva, il suo fine udito aveva carpito l’eco di grida stridule, ben diverse dalle solite urla che solitamente si levavano dalle strade della capitale.
Prontera, la capitale di Rune Midgard e roccaforte del regno, non era mai stata una città tranquilla ma le urla che sentiva erano ben diverse dalle solite gioiose voci che promettevano splendidi oggetti a prezzi irrisori. Così come Alberta, la capitale portuale, anche la città in cui era appena arrivata era animata da mattino a sera dalle gioiose voci dei mercanti che proponevano le loro merci, ma quelle che urtavano le sue orecchie in questo momento non erano certo allettanti promesse di affari ma grida di terrore e clangore di combattimenti.
Svaniti anche gli ultimi residui della Butterfly Wing, poté finalmente guardarsi attorno: si trovava dinanzi alla grande fontana che segnava il centro della città, circondata dalle verdi aiuole ben curate, ma differentemente dal solito, questa volta il bianco lastricato di marmo non era immacolato, bensì chiazzato e sporco. Sangue e icore si mescolavano tra loro, bagnando le merci meno pregiate abbandonate dai mercanti e i resti di ciò che non avrebbe mai dovuto trovarsi li.
Uno scontro era in atto: la solitamente pacifica città di Prontera era diventata teatro di sanguinosi scontri nei quali le guardie, aiutate dagli avventurieri presenti, cercavano di tenere a bada e respingere l’orda di mostri che si era in chissà quale modo, spinta arditamente oltre le mura di cinta, riversandosi poi nelle vie affollate spargendo sangue e terrore tra gli abitanti.
Nonostante lo stupore iniziale, il suo istinto di combattente la mise subito allerta e, ancora prima che il malvagio Zombie si accorgesse di lei, lo lasciò a terra con la ferita fumante infertagli dall’arma elementare.
Abbatté con un unico fendente tre di quei fastidiosi non morti dall’odore di putrefazione che, vedendola, le si avventarono contro permettendo ad un giovane mercante di mettere in salvo se stesso e le sue mercanzie.
Si voltò e si concesse due battiti di ciglia per capire la situazione. La strada principale, che dalle porte del castello a nord tagliava la città in due fino alle mura meridionali, era affollata di combattenti, intenti a mettere fuori gioco una moltitudine di mostri provenienti dalla pericolosa Nameless Island, cercando di dare il tempo ai mercanti più giovani di trarsi in salvo.
Un High Priest la superò trasportando il corpo sanguinante di un giovanissimo Novice che lei pregò essere semplicemente svenuto, lanciando dietro di se l’aura luminosa di un Magnus Exsorcismus, coprendosi la fuga mentre la luce divina annientava le malvagie creature. Le città erano protette dalle invasioni, i mostri si tenevano solitamente alla larga dalle alte mura che racchiudevano i centri abitati e gli accessi erano sempre presidiati dal Corpo di Guardia: che diavolo stava succedendo?
Non si lasciò il tempo per rimuginare sulla situazione, mettendosi subito in posizione di attacco; alla sua destra notò una giovane Accolita che tentava di tenere testa ad un Ghoul, attaccando con ondate di energia positiva ma era oramai allo stremo: Chaya estrasse uno dei suoi pugnali avvelenati, lanciandolo con estrema precisione e colpendo la creatura alla gola. Non si aspettava certo di ucciderlo sul colpo, quelle immonde creature erano già morte e per fermarle bisognava semplicemente farle a pezzi.
Corse verso di loro e, da dietro la maschera intimò alla giovane Acolyte di fuggire:
“Ti ringrazio…” le rispose questa e lanciò con le poche energie rimastele, una benedizione sulla sin, prima di rifugiarsi in uno dei negozi che venivano aperti e subito barricati per permettere ai meno abili di trovare protezione.
Chaya si parò davanti al mostro in posizione di attacco, strinse di più il damascus di fuoco e si lanciò verso la creatura.
Partì con un affondo del main gauche, portato con la mano destra, sollevò il braccio per colpire il volto della creatura, di  due spanne più alta di lei, in modo da costringerla ad alzare la testa e poter così approfittare dell’attimo cieco per iniziare la rapidissima sequenza di colpi che avrebbe inchiodato il suo avversario fino alla sua fine. Gli attacchi erano così veloci che il mostro quasi non si rese conto di cosa stesse accadendo, in pochi istanti tutto finì e la sin scarlatta terminò il suo attacco con un fendente ben mirato che finì il suo avversario.
Solo un attimo di esitazione, non le era mai piaciuto uccidere, prima di voltarsi e ributtarsi nella mischia.
Come lei moltissimi altri combattenti stavano dando man forte alle guardie e un sorriso le increspò lievemente le labbra quando un movimento viola acceso catturò brevemente la sua attenzione. Persino Onyria, la sua datrice di lavoro, si era schiodata da dietro il suo bancone per arginare l’orda ed infatti era li, il pesante Djinn in una mano e le sue micidiali bombe nell’altra, che con l’aiuto del suo bizzarro homuncolo Dana mieteva vittime senza fermarsi.
“Maledizione – la sentì lamentarsi mentre con un Acid Demostration metteva ko una terrificante Banshee – Voglio proprio vedere chi mi ripaga di tutte queste bombe!”
Una semplice distrazione, stava per correre in aiuto della Biochemist purpurea per avvisarla dell’altra creatura fantasma che stava per attaccarla alle spalle e non si accorse di essere lei quella in pericolo: un HellPoodle, il cane fantasma si avventò su di lei approfittando del suo attimo di distrazione. Il suo istinto le salvò la vita: l’odore di cane bagnato fece scattare i suoi muscoli appena in tempo, evitando che le zanne del cane la colpissero alla gola. Le poderose mascelle del mostro le si conficcarono nella spalla, rimandandole dolorose stilettate mentre gli occhi morti della creatura sembravano trapassarle l’anima. Il mastino le era piombato sopra, buttandola schiena a terra e inchiodandola al suolo col suo peso, mentre il morso si serrava sempre più sulle sue carni. L’impatto col suolo era stato secco, il duro lastricato di marmo le aveva mozzato il fiato impattando contro la sua spina dorsale, e il peso della creatura aveva reso il colpo ancora più forte, lussandole la spalla ancora intrappolata tra le fauci. Il fiato putrido della creatura le fece lacrimare gli occhi ma rimase lucida nonostante il dolore: le zanne della bestia avevano di poco mancato il suo collo e questo le aveva probabilmente dato la possibilità di salvarsi da una morte certa. Il braccio sinistro, il suo lato migliore, le era rimasto bloccato sotto la schiena mentre il destro stava diventando insensibile, compresso tra le fauci del cane e bloccato a terra da una zampa dello stesso. Non aveva un istante da perdere, lo sapeva! La sua bassa statura le fu d’aiuto, riuscì a raccogliere velocemente le gambe al petto, rannicchiandosi sotto la creatura, per poi scalciare con tutte le sue forze per togliersela di dosso; l’HellPoodle non si aspettava quella mossa e fu sbalzato dalla sua preda portandosi però via una parte della spalla della ragazza. Un urlo le sfuggì dalle labbra mentre il dolore minacciava di farla svenire ma resistette: ora era libera e sapeva di doversi rimettere in piedi il più in fretta possibile. Liberò il braccio da sotto di se con una rotazione del busto e terminò il movimento rimettendosi in piedi ma l’Hell Poodle era già pronto per un altro attacco, correndole incontro con le fauci già lorde del suo sangue. Il braccio destro era ancora insensibile inerte lungo il fianco, sollevò il sinistro con cui impugnava il damascus di fuoco preparandosi all’impatto.
Il lampo violaceo di un Soul Breaker mise fine alla carica del mastino che rimase immobile solo pochi secondi prima di crollare al suolo, il corpo tramutato in polvere e trascinato via dal vento.
In un soffio le fu accanto, un’ombra chiara che le sussurrò all’orecchio:
“Mettiti in salvo, non sei all’altezza della situazione.” Sembrava quasi che a parlare fosse stato un fantasma, un refolo di vento. Una figura alta e snella la superò di qualche passo, si voltò e il suo sguardo grigio come l’acciaio si fissò sulla spalla martoriata della ragazza. Era un uomo alto molto più di lei, probabilmente sfiorava il metro e ottantacinque, abbigliato con la divisa degli assassini di rango più alto, un Assasin Cross. La sua divisa era grigio chiaro, il volto semi nascosto da un drappo della stessa tonalità che gli copriva naso e bocca, mentre i disordinati capelli, di un grigio uniforme gli coprivano parzialmente gli occhi.
Chaya non aveva bisogno di chiedere, conosceva il suo nome:
“Posso ancora combattere Maestro, posso dare una mano anch’io! Mi basterebbe una pozione bianca per…”
“Taci! – il tono era imperioso ma per nulla irato, sempre e solo un soffio – Non ti ho addestrata a morire ma a sopravvivere… ed ora sparisci, mi sei solo d’intralcio.”
La combattente abbassò sconfitta lo sguardo, gli occhi carichi di lacrime di vergogna:
“Si Maestro Spettro.” Rispose mesta, prima di rifugiarsi anche lei al riparo nello stesso negozio in cui aveva trovato la salvezza la giovane Accolita.
 


Questo capitolo necessita di qualche nota, come i precedenti.
Zombie: Mostro non morto di livello basso.
Ghoul: Mostro del gioco, di livello medio-basso. È un non morto.
Nameless Island: Mappa del gioco molto pericolosa, i mostri di questo luogo sono tutti non morti e vanno da un livello medio basso ad un alto livello di pericolosità.
High Priest: Classe del gioco, possiede magie curative, di supporto e di attacco contro mostri  non morti e i demoni.
Novice: Primissima classe del gioco, molto debole. Non ha capacità particolari – eccetto il First Aid (debole magia curativa) e il Trick Dead (ci si finge morti per scampare agli attacchi dei mostri).
Magnus Exsorcismus: Magia ad area della classe Priest/High Priest che infligge ondate di danno ai mostri non morti e demoni. Non ha alcun effetto su altri tipi di mostri.
Accolita: Seconda classe abbreviata Aco che porterà a diventare Prist/High Priest o Monk/Champion. Mediamente debole, si avvale di magie curative e di supporto. Le magie curative possono essere usate anche per infliggere danno ai non morti.
Benedizione: Blessing, incantesimo di supporto della classe Aco (e successive) che aumenta alcune caratteristiche e aiuta nel combattimento.
Djinn: SQI della classe Alchemist/Biochemist. Ascia ad una mano che aumenta i poteri di chi lo impugna. Molto costoso, si può costruire solo dopo aver completato una quest e con molti materiali costosi.
Homuncolo: Essere creato dalla classe Alchemist/Biochemist. Di quattro tipi diversi, aiuta l’alche/bio in combattimento e lo difende dagli attacchi dei mostri.
Acid Demostration: Attacco della classe Biochemist, si avvale di un set composto da due bombe (Acid Bottle e Bottle Grenade) che, lanciate sul nemico, infliggono un altissimo numero di danni in un colpo solo.
Banshee: Mostro di livello alto, è un non morto abbastanza pericoloso. Si trova prevalentemente a Nameless Island e ad Abbey.
HellPoodle: Mostro non morto con sembianze di cane. Di livello medio alto, si trova anchesso a Nameless e Abbey.
Soul Breaker: Colpo della classe Assassin Cross che infligge un discreto numero di danni con un’onda magica.
Assassin Cross: Classe del gioco abbreviata in SinX, evoluzione della classe Assassin.
Pozzione Bianca: Estratto dalle erbe è un composto che guarisce le ferite. Le pozioni possono essere di vari colori e con vari effetti: rosse, arancioni, gialle e bianche curano le ferite. Blu fa recuperare gli HP per incantesimi e skill e le verdi curano stati come Confusion, Poison e Blind. 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Onyria ***


Ecco il nuovo capitolo della mia storia. Mi sono un po' arenata ma conto di tornare presto a svilupparla in quanto ho sistemato alcune idee per i capitoli futuri e mi piacerebbe vederle per iscritto. ^^ 

Onyria
 

La giovane Accolita era rimasta ad osservare lo scontro attraverso il vetro del negozio e corse ad aprire la pesante porta di legno non appena vide la rossa sin avvicinarsi lentamente tenendosi una mano premuta sulla spalla ferita.
“Forza entra – esclamò non appena la vide – e lascia che curi la tua spalla.”
Aveva recuperato sp sufficienti per un Heal di discreto livello che bastò solo a riposizionare la spalla lussata. Un giovane alchimista che si era rifugiato lì assieme agli altri le porse alcune ampolle arancioni.
Chaya ne dovette accettare due affinché l’emorragia si placasse e potesse sentire nuovamente il peso del braccio.
“Ti ringrazio – le disse nuovamente la giovane aco – Senza il tuo intervento probabilmente non ce l’avrei mai fatta, ero allo stremo delle energie.”
Chaya si levò la maschera che ancora le celava il volto, concedendosi un sospiro. Si voltò e rivolse alla ragazza un malinconico sorriso, prima di avvicinarsi a sua volta alla vetrina dalla quale era stata osservata, per scrutare lei stessa la situazione. Oramai i mostri erano quasi tutti sconfitti, c’era voluto poco tempo affinché i più validi e forti combattenti arrivassero dalle città vicine per dare man forse agli abitanti, o semplicemente per sperare di trovare qualche oggetto di valore. Molti dei mostri giunti chissà come in città, infatti, erano custodi di oggetti rari come l’Expert Ring o lo Sharpened Legbone of Ghoul, l’ambito katar dalle proprietà non morte.
Dalla posizione in cui si trovava, nell’edificio sul lato ovest della piazza, aveva un’ottima visuale della fontana ma non riusciva a vedere il resto della strada. Si spostò da quella vetrina e si affacciò alla finestra che dava sul lato est della casupola, confermando i suoi sospetti: nella via gli ultimi residui luminosi di Magnus Exsorcismus o Gran Cross stavano finendo le ultime creature, riportando alla calma la situazione.
Senza una parola si voltò e corse verso la porta, spalancandola tra le proteste delle persone ancora li rifugiate, e corse attorno all’edificio per raggiungere Spettro e Onyria. I due erano poco distanti da dove l’Hell Poodle l’aveva attaccata e Onyria stava porgendo una delle sue pozioni condensate a Spettro:
“Non temere, questo sangue non è mio, non sono stato ferito.” Disse l’uomo rifiutando l’aiuto. La bio purpurea sorrise beffarda, rinfoderando la Slim Potion ed esclamando:
“Meglio così, 1250 zeny risparmiati.” Anche lei non sembrava essere stata colpita.
Chaya si avvicinò ai due e subito Dana, il buffo pennuto blu dagli occhi rossi emise il suo gracchiante cinguettio spostando l’attenzione della bio su di lei.
Dana era l’homuncolo di Onyria, creato in laboratorio dalla bio stessa quando ancora era una semplice Alchemist. Quando nacque era solo un esserino indifeso, un piccolo pulcino di colore blu con inquietanti occhi rossi, luminosi come due rubini. Col tempo Dana era cresciuta, trasformandosi da piccolo e grottesco animale da compagnia in un alleato indispensabile per Onyria: ora era grosso quanto un uomo adulto, l’apertura alare arrivava al metro e settanta, il corpo tondo ricoperto in parte da pelliccia color crema e in parte dal piumaggio blu, mentre gli occhi si erano come solidificati in sfaccettati occhi da insetto. Sicuramente non era esattamente un'opera d'arte o un esempio di bellezza e leggiadria ma era diventata un’ottima alleata negli scontri ravvicinati.
La connessione mentale che l’homuncolo condivideva con la sua padrona avvisò Onyria dell’avvicinarsi di Chaya mentre Spettro, l’uomo che questa aveva chiamato Maestro, non ebbe bisogno di voltarsi per percepire la sua presenza.
“Ah eccoti, dove diavolo ti eri cacciata? Per un attimo ho pensato che fossi morta, sei sparita all’improvviso!” esclamò Onyria allungandosi oltre Spettro per salutarla con la mano. La sua bassa statura, addirittura inferiore a quella della sin, la faceva apparire minuscola se messa a confronto con l’uomo che le stava dinanzi, celandole l’immagine di Chaya in avvicinamento.
Onyria era una donna sui trent’anni, non più alta di un metro e sessanta, con lunghi capelli di un insolito colore azzurro ghiaccio e penetranti occhi viola dietro gli occhiali dalle lenti scure. In tinta con i suoi occhi, la divisa da Biochemist che indossava era delle stesse tonalità di viola chiaro e azzurro, così come i cappellini che sempre indossava e di cui andava matta. Abbassò il braccio solo quando fu sicura di essere stata notata dalla sin scarlatta – e da tutti i presenti nel raggio di cento metri da lei – e poi continuò a parlare velocemente con la sua voce squillante:
“Non si sa come, qualche idiota deve aver aperto un warp su Nameless Island e un fottio di mostri si sono riversati in città. Non ti dico che casino! Gente che scappava da tutte le parti, ho fatto giusto in tempo a sprangare la porta, prima che quei niubbi terrorizzati m’invadessero il negozio con la scusa di trovare un riparo… Mi avrebbero sicuramente derubato, piccoli arraffoni! - Il curioso accento della donna strappò un sorriso ai due, abituati al suo vizio di condire le frasi con parole da lei inventate. – Sono sgattaiolata fuori dalla porta sul retro con Dana e ci siamo date alla pazza gioia! Guarda un po’ cosa ho trovato!” Disse mostrando ai due una sacca con alcuni oggetti: un morbido fagotto di lana che si rivelò essere un Wool Scarf e un corto coltello in metallo, affilato come un rasoio, un Mess.
L’uomo abbassò il drappo che gli celava naso e bocca, rivelando un sorriso appena accennato e col suo solito tono sussurrante diede voce ai pensieri che anche Chaya condivideva.
“La tua fortuna è assurda, Onyria. A raccontarlo non ci crederebbe nessuno.”
“E non è tutto! – riprese la donna con voce squillante, estraendo alcuni oggetti dalla bisaccia che portava in vita e lanciandoli a Chaya – Questi sono per te.”
I riflessi pronti della ragazza le fecero afferrare al volo quelli che si rivelarono essere uno strano osso gommoso e il famoso katar dei Ghoul.
Subito la sua attenzione venne catturata dall’arma che aveva in mano, degnando appena di uno sguardo l’ osso. Sgranò gli occhi quando si rese conto di cosa la bio le aveva appena donato.
Spettro si lasciò sfuggire una tossicchiante risata.
“Sei davvero incredibile!”
“Non posso accettarlo, - esclamò Chaya pur accarezzando con lo sguardo bramoso il katar che stringeva tra le mani – l’hai trovato tu, potresti venderlo per 900.000 zeny se non di più!”
La bio scoppiò in una delle sue stridule risate:
“Che scema, non l’ho trovato io! Questa volta la mia fortuna non c’entra, sei tanto svampita da non esserti accorta che quell’arma l’aveva con sé uno dei tre Ghoul che hai sconfitto non appena sei arrivata. Certo, se non lo vuoi potresti sempre regalarlo a Spettro… o alla sottoscritta!” terminò la donna con un sorriso ammiccante.
“Io ne ho già uno, non mi serve… - sussurrò l’uomo – e sono sicuro che neanche a te serva, Onyria! Non sapresti come usarlo e non credo che tu abbia bisogno di quei soldi: pare che gli affari ti vadano più che bene in questo periodo.” Terminò strizzando l’occhio alla ragazza che aveva al fianco.
Chaya sorrise e provò qualche affondo con la nuova arma, perfettamente bilanciata. Era abituata ad utilizzare due armi ma le erano sempre piaciuti i katar. Infilò invece l’osso nella bisaccia, dimenticandosene presto.
“Oh be’, gli affari vanno sempre bene se uno sa come gestirli – esclamò Onyria incamminandosi verso la fontana e aggirando i resti di qualche creatura che ancora non si era dissolta – Andiamo, devo riaprire il negozio e mi pare che tu – disse puntando un dito smaltato di un viola acceso e brillante verso la sin – abbia qualcosa per me.”
Chaya s’incamminò per seguirla quando notò che Spettro non le stava raggiungendo. Si voltò verso di lui che le fece un cenno con la mano:
“Sai che non amo la folla… Torno a Lutie, ho degli affari da sbrigare.”
Sollevò nuovamente lo Scarf che gli celava il viso e sparì in un turbinio magico.
Chaya emise un sospiro rassegnato lasciando cadere le spalle e torno a seguire Onyria che era infine giunta alla sua bottega.
Stava giusto aprendo la pesante porta di legno scuro bloccandola lateralmente con un fermo, per poi sollevare la scintillante tenda di perline multicolori per addentrarsi nel bui dell’edificio.
Onyria era una dei pochi mercanti ad avere il privilegio di possedere un negozio coperto: la maggior parte dei mercanti esercitavano la loro professione in strada, mettendo in mostra le mercanzie su teli di juta coperti da tendoni per riparasi dal sole o direttamente nei carretti che trascinavano con sé. Anche la bio aveva iniziato così, nella lontana città di Payon, dove era nata. Aveva iniziato lì la sua attività, acquistando le frecce dagli altri mercanti e rivendendole nelle faretre che faceva costruire da Jaax, un cupo personaggio che viveva nella stessa cittadina natale di Onyria.
Col tempo aveva allargato i suoi affari, messo da parte parecchi soldi trasferendosi nella capitale e diventando in poco tempo uno dei mercanti più ricchi e famosi di Prontera. Si era sistemata nell’edificio a nord ovest della piazza principale, un piccolo locale in legno con solo un bancone e una finestrella, ampliata poi a divenire un’elegante vetrina in cui esponeva le sue merci più richieste.
Dietro il bancone, un uscio chiuso da una porta di legno munita di oblò in vetro conduceva nel retro bottega, dove la bio teneva le sue scorte e da lì si poteva uscire sul retro dell’edificio attraverso l’uscita di servizio che Onyria aveva fatto aprire dopo aver acquistato l’immobile.
Chaya entrò nella penombra del negozio giusto in tempo per vedere la bio che congedava l’homuncolo, rimandandolo nel suo piano di esistenza affinché si riposasse, dopodiché aggirò il bancone scomparendo nel retro.
La sin si avvicinò al lucido tavolo di legno col piano in vetro che lasciava intravedere i piccoli oggetti esposti nel cassetto sottostante.
Estrasse dalla bisaccia il dye stuff che aveva con sé e lo poggiò delicatamente sul piano, attendendo il ritorno della donna.
“Una volta ripuliti e sistemati quegli oggetti varranno un bel po’. – la donna dai capelli chiari tornò nel locale principale del negozio e subito notò quello che era stato posato sul bancone – Ohhh, ecco il mio dye preferito! Adoro questo colore.” Disse mentre raccoglieva il recipiente con la scintillante polvere turchese.
D’un tratto si fece seria, nascose il dye sotto il banco e fece cenno alla sin di avvicinarsi.
La ragazza oramai conosceva bene quella donna e i suoi repentini sbalzi d’umore non la sorprendevano più. Sapeva che non avrebbe avuto bisogno di chiedere, le risposte alle sue domande sugli eventi di poco prima le stavano per essere rivelati senza che lei chiedesse alcunché.
“Quello che è successo oggi non è bene,Chaya. – iniziò la donna con voce seria e cupa – Quei mostri non avrebbero dovuto trovarsi in città. Le probabilità che l’orda si sia spinta fino a qui da Nameless sono pressoché nulle. L’isola si trova al largo delle coste di Glast Heim e, anche ipotizzando che siano arrivate sulla terraferma via mare, avremmo avuto notizia dell’attacco da lì in primis e successivamente anche da Geffen, che si trova in linea retta tra Glast e Prontera. “
“Credo che la Guardia avrebbe fatto partire gli allarmi immediatamente, ma a quanto ho visto, siete stati colti di sorpresa…”
“Esatto, è come se i mostri si fossero introdotti in città direttamente – continuò Onyria, sottolineando l’ultima parola con un tono più deciso – ma sai anche tu che questo è ipoteticamente impossibile.”
La sin annuì con un cenno del capo, ma ovviamente aveva notato quell’ ipoteticamente.
“L’utilizzo di Dead Branch e Bloody Branch è vietato in città, le guardie sono molto attente a ciò.” Aveva ragione: sorveglianti invisibili si aggiravano sempre tra i mercati, in tutte le città del regno, inibendo con incantesimi gli effetti dei magici rami che consentivano di evocare mostri dal nulla.
Onyria si spostò indietro sbuffando, lasciandosi cadere sul seggio imbottito che aveva dietro di lei.
“Non hai notato niente, svampita? Se non me lo avesse confermato Spettro in persona, dubiterei del fatto che tu sia una sua allieva…”
L’offesa colpì la giovane combattente, che abbassò lo sguardo.
“Hai ragione: tutti i mostri erano originari di Nameless Island, è altamente improbabile che fossero stati tutti evocati tramite Dead Branch. Ma allora come…?” chiese, lasciando la domanda incompleta.
Onyria alzò la testa e prese a fissare il soffitto, poggiando i piedi calzati da alti stivali col tacco sul bordo di legno del bancone.
“L’unica cosa che mi viene in mente è un Warp Portal…” disse in un sussurro la bio, levandosi il largo cappello viola col pennacchio che aveva ancora addosso e lanciandolo con abilità sull’appendiabiti situato nell’angolo accanto all’entrata.
Chaya la imitò slacciandosi il logoro mantello e appendendolo al gancio appeso al muro.
“Sai che è impossibile: i warp consentono i viaggi magici solo alle persone.”
“Hum… diciamo di si – mugugnò la donna seduta, senza spostare lo sguardo dalle travi scure del soffitto – ma!” esclamò improvvisamente risollevandosi con un salto e avvicinando il viso a quello di Chaya, che si era sporta sul bancone. La donna prese a parlare col suo solito tono sbrigativo, pronunciando le parole in maniera tanto rapida che a un orecchio inesperto sarebbero apparse quasi incomprensibili.
“Mettiamo il caso che un Professor abbia trovato il modo di aggirare le regole, che abbia trovato un luogo in cui gli osservatori invisibili non lo seguono, che abbia trovato il modo di sbloccare l’incantesimo Abracadabra e che sia riuscito nell’ardua impresa di modificarne la sostanza, in modo da poter decidere liberamente che tipologia di mostri evocare, e concentrare i propri pensieri sull’isola maledetta per evocarne i mostri… – riprese brevemente fiato, poi proseguì – Se ipotizziamo tutto questo, la cosa diventa fattibile. Oppure…” si fermò inaspettatamente, picchiettandosi un dito sulle labbra e tornando a fissare le travi del soffitto.
Chaya sapeva di essere spettatrice di una delle solite recite della donna e non voleva perdere tempo:
“Oppure…?” chiese, incitandola a proseguire.
La donna rimase immobile per alcuni istanti, lasciò lentamente ricadere le braccia lungo e fianchi e, con lentezza disarmante, spostò nuovamente lo sguardo sulla ragazza che aveva di fronte. Poi, senza più recitare pronunciò la frase che fece gelare il sangue nelle vene della sin.
“Oppure… Satan Morroc sta per tornare.”


Ecco le note di questo capitoletto, spero vi siano utili:
SP: Quantitativo di magia che un personaggio possiede. Ogni incantesimo, abilità o cura ne richiede un tot.
Heal: Incantesimo di cura, prerogativa delle classi discendeti dagli Acoliti e Swordman.
Ampolle Arancioni: Pozioni di cura di media potenza.
Expert Ring: Anello che consente di velocizzare il lancio di incantesimi e abilità.
Sharpened Legbone of Ghoul: Katar di proprietà Undead, arma ad uso esclusivo delle classi Sin e SinX.
Grand Cross: Incantesimo della classe Crusader che reca danno ai mostri di proprietà non-morta e demoniaca.
Pozioni Condensate o Slim Potions: Pozioni modificate create dalla classe Biochemist, più leggere e dal potere curativo maggiore delle pozioni normali.
Wool Scarf: Indumento che conferisce un bonus alla difesa magica del personaggio che lo indossa.
Mess: Letteralmente "rasoio" è un pugnale di discreta potenza.
Lutie: La Città del Natale, perennemente ricoperta di neve e addobbi natalizi.
Scarf: Oggetto molto raro che conferisce un bonus di attacco a chi lo indossa.
Payon: Città boschiva ispirata alle cittadine rurali cinesi.
Jaax: Personaggio non Giocante (PNG) che converte le frecce sfuse in faretre.
Glast Heim: Città disabitata infestata da mostri di medio-alto potere.
Geffen: Altra città del gioco, base di alchimisti e maghi.
Dead Branch e Bloody Branch: Abbreviati in DB e BB, sono oggetti che consentono il richiamo casuale di mostri di qualsiasi livello.
Sorveglianti Invisibili: Espediente da me inventato per giustificare il blocco dei DB e BB all'interno delle città.
Professor: Classe magica derivante dai maghi.
Abracadabra: Incantesimo della classe Professor che simula l'utilizzo di DB e BB.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=695663