Questa one-shot è meravigliosa. Talmente meravigliosa che ritengo “meravigliosa” un termine banale.
Fatta questa premessa, mi presento: sono Scarlet, una delle persone che ti hanno dato il benvenuto sul gruppo “il giardino di efp” un po’ di tempo fa. Sono una ragazza perennemente in cerca di nuovi autori e nuove storie; perciò, quando qualcuno invita i lettori a dare un’occhiata al proprio profilo, io in genere lo faccio volentieri. Ho fatto lo stesso con te, non pentendomene minimamente.
Ho adocchiato diverse storie, ma ho preferito cominciare a farmi viva con questa one-shot per una serie di motivi che comprenderai. *ride*
Innanzitutto, grazie per avermela dedicata. Eh sì, dico così perché anch’io mi considero schiava di questa passione (o questo dono), e sono più che orgogliosa di aver ricevuto questa sorta di benedizione.
Non importa se la fanfiction è del 2013, poiché storie del genere vivranno in eterno nei cuori di chi le ha amate e ha instaurato una forte empatia con quanto narrato. Sono una dei lettori a cui ciò è successo; infatti, non ho esitato ad inserire la one-shot tra le preferite subito dopo averla letta, con la promessa che prima o poi mi sarei fatta viva, recensendola. Finalmente ho trovato il tempo!
Hai centrato alla perfezione tutto il succo del turbine di pensieri che assale ogni scrittore alle prese con la creazione di una nuova storia. Ho visto me stessa in ogni riga, in ogni parola digitata. Ho provato emozioni non indifferenti, finendo talvolta addirittura per mormorare “sì è vero, sì è così”. Mi sono sentita veramente capita; capita dall’autrice di questa storia - che nemmeno mi conosce -, dalla storia stessa che pare avermi letto nel pensiero e aver messo ogni mia singola riflessione, ogni mio singolo sentimento/turbamento su carta. La passione mia e di molti altri è stata messa in primo piano; le è stata data un’importanza talmente ragguardevole da farmi pentire di aver pensato tempo fa, anche solo per un istante, di stare sprecando il mio tempo.
Noi scrittori abbiamo un potere particolare: siamo gli dei degli universi che creiamo. Siamo noi che ne decidiamo la conformazione, gli “abitanti”, le regole… e poi, tutt’ad un tratto, quegli stessi abitanti – i figli della nostra mente – prendono vita e si ribellano al nostro volere, portandoci a modificare tante cose ed attuare la loro volontà, manipolandoci. È quasi una prigionia, ma posso assicurare a tutti che è la più piacevole che abbia mai sperimentato.
Mi viene da sorridere perché penso che sono abituata, per ogni storia che creo, a ideare nel dettaglio le caratteristiche e il background dei personaggi, l’ambientazione, la trama, un sacco di scalette e schemini… e poi, alla fine, di ciò che in origine ho progettato non rimane quasi niente, perché tutto sfugge al mio controllo, venendo quasi sempre meglio di come l’ho immaginato. Sorrido perché ogni volta ricado nello stesso “errore”, non posso fare a meno di progettare tutto con estrema minuziosità, perché ormai è un vizio.
Facciamo parte del mondo che creiamo, e non vogliamo uscirne. Questo perché è un mondo plasmato sulla base di esperienze vissute, comportamenti tipici della nostra persona. Io lo dico sempre: siamo autolesionisti e medici di noi stessi allo stesso tempo. Da una parte, ci piace “farci del male”, riesumando aspetti difficilmente gestibili o contraddittori del nostro carattere e conferendoli a certi personaggi; dall’altra, “scaricare” questi lati negativi, derivati magari da determinate esperienze vissute, ci aiuta a guarire e diventare più forti.
In ogni cosa che scriviamo c’è una parte di noi, che possiamo spiegare/descrivere - appunto - soltanto con l’ausilio di questo nostro dono. Quante volte mi è stato detto che so comunicare meglio i miei sentimenti su carta e non oralmente… È proprio una caratteristica dello scrittore: essere alquanto impacciato mentre parla di qualcosa, ma impeccabile a mettere quella cosa per iscritto.
È impossibile fare finta di niente quando ti coglie l’ispirazione. Caspita, se è vero! Riempie la tua mente di quei pensieri, e non vedi l’ora di liberartene e toglierti quel peso, scrivendoli sulla prima cosa che ti capita sottomano.
Ma di tutti questi “effetti collaterali” non possiamo certo fare a meno! Non vogliamo farne a meno. Personalmente, se venissi privata di ognuna di queste cose – così come della possibilità di scrivere –, diventerei letteralmente un soggetto privo di anima. È come se mi venisse risucchiata la linfa vitale. Il solo pensiero mi terrorizza.
Non saprei come vivere senza questo sfogo. Non saprei come vivere senza qualcuno che apprezza i lavori per i quali sudo, che si emoziona per quello che narro e mi dà tanti consigli per migliorare (i lettori). Scrivo per me stessa e per queste persone.
Farò tesoro di questa piccola storia, e la rileggerò ogni volta che ne avrò voglia/bisogno per incoraggiarmi.
Mi piace molto il tuo stile. In questo caso, è lineare, conciso e presenta alcuni vocaboli più ricercati. Il tuo modo di narrare è persuasivo e quasi colloquiale, come se la one-shot fosse rivolta ad un coetaneo. Il testo è pregno di quell’intimità, dimestichezza che solo uno scrittore può cogliere.
I miei più sinceri complimenti!
Leggerò presto altre tue storie, sicuramente. Intanto, spero abbia gradito questa mia recensione, che ho voluto scriverti con piacere per farti sapere tutto ciò che mi ha trasmesso questo scritto. ^^
Un abbraccio e alla prossima,
Scarlet |