Ciao, rieccomi.
Ti confesso che non ho saputo resistere, e mi sono pappata due capitoli in fila, ma ci tengo a recensirti passo passo, quindi devo mettere un freno alla mia ingordigia di lettrice, per lasciarti subito una recensione, così da poterti comunicare le impressioni quando sono ancora fresche...
Dunque: se nel primo capitolo l'inquietudine era palpabile, qua è diventata concreta; da cappa si è fatta cemento, e soffoca tutto in un'oscurità malevola, che mi turba e mi sconturba oltre ogni dire.
Siccome un po' ho imparato a conoscerti, voglio subito rassicurarti, dicendoti che la cosa non solo non mi dispiace, ma la trovo... magica. Di una magia nera-nera, certo, ma è pur sempre un incantesimo che avvinghia e si aggrappa a cuore e sensi, rendendo sempre molto difficile abbandonare la lettura. Sono invischiata, ecco, come in una sabbia mobile, ben felice di esserci finita dentro.
Ma veniamo ai dettagli: il capitolo si riapre là dove era finito l'altro, con i due uomini (o forse solo un uomo... l'altro è qualcosa di molto diverso da un uomo) che conversano, con questi loro dialoghi serrati ed asciutti, senza che dalle loro parole trapeli ombra di simpatia, o cameratismo. E' come assistere a una partita a scacchi, dove Lawrence è il re, e Till un semplice pedone che tenta di assurgere almeno al ruolo di fante. E' come se Zeigler venisse sballottato dalle parole di Lawrence dentro correnti impetuose sulle quali lui non ha controllo - e si dibatte per ritrovare il timone senza riuscirci. Per uno come lui - volpe scaltra, abituata a muoversi agile tra i venti contrari dell'esistenza - dev'essere molto inquietante ritrovarsi a tu per tu con una creatura così indecifrabile e minacciosa, ed infatti lo vediamo lottare con se stesso: seguirlo, non seguirlo? farò bene, farò male?
La scena nel Sonderbau mi ha tenuto il fiato in gola per tutto il tempo... Non sapevo assolutamente cosa attendermi dopo aver varcato quella soglia, ed ero dunque preparata al peggio, ma ciò che tu hai preparato è al di là di ogni immaginazione. E non perché la scena del ragazzo - e del tatuaggio - sia di per sé peggio di altre cose che potevano avvenire tra quelle mura, ma perché contiene in sé un seme così macabro, così inquietante, che davvero sconvolge a un livello subliminale, più che esterno.
Ecco: è una scena che parla alle terminazioni nervose e le mette in allerta - e quando, infatti, arriva la spiegazione sulla cagna di Buchenwald, i tasselli vanno al loro posto, e l'orrore di quella scena assume i pieni contorni di ciò che è: un essere umano ridotto a mero pellame, prima una tela finissima su cui creare, e poi epidermide da distruggere, per diventare altro.
La cosa strana è che, nonostante Lawrence sia parte di questo processo- essendo il tatuatore - ne è anche in qualche modo affrancato, tramite la grandezza della sua arte. Non so se riesco a spiegarlo: il fatto che Ilse Koch faccia paralumi con la pelle di quegli esseri umani non lo tange; per lui conta solo l'esecuzione del suo genio - tela umana, o tela reale, per lui non farebbe alcuna differenza.
Certo, questo non toglie la sete di sangue che lo accende, ma se volesse avrebbe potuto saziarsi con il ragazzo, e non l'ha fatto. In quel momento era una forza creatrice - e non distruttrice e questo crea un dualismo affascinante, che rende questo personaggio ancora più complesso e intrigante.
Penso anche che abbia ben inquadrato Zeigler alla fine: a lui interessa il campo, ma solo come mezzo per esprimere un senso di potere e di onnipotenza - questa cosa mi mette i brividi, e mi fa pensare che il pozzo del cuore di Till sia ancora ben lungi dall'essere stato esplorato.
Questa storia è un coacervo di sentimenti contrastanti, di tinte fortissime - nero, rosso, viola- che mi lascia ogni volta un po' sconcertata e enormemente affascinata. Era tanto che non mi capitava di leggere un racconto dove l'autore affonda le mani fin dentro la melma più scura, e ti ammiro per questo - perché il mondo è ben lontano dall'essere solo coniglietti rosa, e tu lo stai mostrando, senza timore di uscirne con le mani sporche.
E io ti seguirò fino all'ultima parola. Brava. |