Recensioni per
Cent'anni di solitudine
di mamie

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: -2 (guarda)


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Recensore Master
10/10/14, ore 12:49

Ho apprezzato molto questa riflessione sul contrasto tra il diverso modo di vedere la morte tra giovani e anziani. Ai giovani la morte non fa paura, perché hanno quella brama di vivere che li fa sentire invincibili, mentre gli anziani sanno che ogni giorno di vita in più è un dono che vorrebbero prolungare il più possibile, ma vi è comunque la stanchezza delle esperienze già vissute. Harlock suo malgrado sta nel mezzo, imprigionato nel corpo di un giovane ma col bagaglio di sofferenze, rimpianti e colpe di chi ha già vissuto una lunga vita... le domande che si pone e i timori che lo assalgono sono più che legittimi, e tu li hai saputi rendere con maestria e in modo cristallino. Si può raccontare un universo intero in tre righe e il nulla più assoluto in dieci pagine, quindi... meglio la prima no? Ho apprezzato molto il legame che hai creato tra l'Arcadia della mia giovinezza, Maya che rappresenta l'ideale di libertà e il film, hai fatto una riflessione veramente profonda e sentita. Io sono d'accordo con te, Harlcok è un uomo e può aver le sue debolezze come tutti, ma è soprattutto coraggioso. Coraggio e paura sono inscindibili poiché non si può essere coraggiosi se non si vince la paura... non provare paura vuol dire essere incoscienti e insensibili! Bellissimo il titolo perfettamente azzeccato (me lo sono andato a ritrovare perché Marquez non lo conosco e questo romanzo mi è sembrato molto interessante) e pure il seppuku che è una specie di harakiri cioè di suicidio per riscattarsi da una colpa o per evitare di morire con disonore per mano di un nemico. Bravissima come sempre e continua ad emozionarci! Baci, R.

Nuovo recensore
08/10/14, ore 11:49

Assolutamente una delle caratteristiche del personaggio di Harlock è proprio il non aver paura della morte! Forse la solitudine gli crea una certa malinconia, che credo sia legata alla consapevolezza sua di non poter lui, IN FONDO, cambiare le cose, il mondo resta così com'è nonostante il suo coraggio, la sua imperturbabilità, la sua fermezza, il suo tenace desiderio di libertà.
IO sono convinta che pur dopo cent'anni Harlock la pensi come nel pieno della sua giovinezza : aspetta da solo la morte che prima o poi per un essere mortale arriva, da solo, guardandola in faccia, senza rimpianti.
Il mondo là fuori è sempre qualcosa che non corrisponde ai nostri ideali, è qualcosa da tenere purtroppo lontano ma che non si smette mai di pensarci con nostalgia.
La forza dentro di se Harlock la trova "nel proprio mondo fatto di sogni che gli altri non capirebbero mai, allora ci si chiude in questo che diventa forza e debolezza allo stesso tempo" cito il discorso memorabile che il capitano fa a Tadashi in una delle prime puntate della serie classica.
""E' nella forza della propria solitudine che si trova il coraggio di combattere per i propri ideali" risponde così il ragazzo irruento dimostrando di aver però capito benissimo il pensiero di Harlock.
Quindi, Mamie, al di là della bellezza e profondità di queste riflessioni io sono convinta che non si addicano al nostro capitano.
Io lo vedo anche a cent'anni fiero e immobile ad attendere la morte, come già si preparava e invitava i suoi compagni a farlo in una delle prime puntate della serie classiche (credo ne "l'astuta tattica della Regina").

E' sempre un piacere tornare a queste riflessioni.

Recensore Master
08/10/14, ore 07:54

Molto intensa e profonda questa riflessione. Veramente. Affronti un tema che riguarda la vita di tutti, e lo fai in maniera molto poetica e delicata, ma nel contempo con una grande forza. Fantastico l'inizio e molto incisiva la frase finale:
"Lasciami venire con te, e accompagnami se puoi, perché ora sì, ho paura, e questa che se ne va col mio sangue non è stata vita, ma solo una lunghissima, oscura solitudine. Chissà se allora, una volta strappate anche le ultime catene, potrò riuscire di nuovo a guardarla negli occhi?"
Bellissima veramente
Marta

Recensore Master
07/10/14, ore 23:50

*smoccola ovunque per la stanza*

Parti da una premessa semplice (la gioventù e la morte) per arrivare a un concetto molto più ampio. 
I giovani non temono la morte in quanto tale, ma in quanto giudizio. 
La morte sancisce una fine ineluttabile e tu ti trovi a fare i conti con quello che sei e con quello che hai fatto. 
La morte, in quanto ultima porta, appare lontana ai giovani e li porta a credere di poter cambiare le cose, che il tempo per loro sia infinito, che a ogni errore c'è rimedio; per gli anziani è tutta un'altra questione. 
Gli anziani hanno già la loro strada alle spalle e temono la morte e il suo giudizio - il giudizio di una vita, di un percorso che, un volta, sembrava interminabile. 
Credo che Harlock non tema la morte in quanto tale, ma in quanto giudice, libra spietata che lo metterà di fronte alla sua vita e a ciò che è. 
Criptica, ma molto bella: è sempre un piacere leggerti. ♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥v

*sparge Nutella a gggioia*

 
(Recensione modificata il 07/10/2014 - 11:51 pm)

Recensore Master
07/10/14, ore 23:31

Mi sono proprio commossa a leggere questa intensa riflessione sulla gioventù, la morte, la perdita e la solitudine! Ho pensato che è la natura stessa della gioventù a non temere la morte, e guai se non fosse così!
Mi è poi venuta in mente la scena finale appunto dell' "Arcadia della mia giovinezza", perché è arrivato per Harlock il momento in cui gli anelli del tempo si stanno per ricongiungere... e lui pensa ai suoi affetti perduti, che spera (anzi, è certo) di rincontrare, dopo che per tutta la sua lunga vita ne ha patito la mancanza. Confesso che anch'io avevo pensato di primo acchito che si sentisse un po' smarrito di fronte a un passo del genere, ma la cosa non mi avrebbe scandalizzato affatto! Ci sta che possa temere di essere indegno di rivedere colei che ha costituito da sempre la sua guida, il suo faro, la "fiamma nel suo fuoco".
Ci hai dipinto un Harlock estremamente umano, sofferente, ma che sta finalmente per ritrovare la pace, con il tuo solito stile cristallino.

Recensore Veterano
07/10/14, ore 23:00

Molto struggente questo breve spaccato su un Capitano che dopo cento anni sogna ancora il suo primo amore (immagino sia Maya visto l'accenno all'Arcadia della mia giovinezza) e prega Tochiro di andarlo a prendere.. e sembrerebbe quasi chiedergli di stargli vicino quando sarà davanti a lei ...quasi a aiutarlo!
Ma è una paura immotivata....sono più che sicura che in un ipotetico aldilà Maya sta aspettando Harlock come gli ha promesso al momento della morte e dopo cento anni di espiazione non lo accuserebbe di nulla anche perchè la scelta di scaricare la dark metter non è stata dettata da un atto di cattiveria ma di amore per la Terra ancora una volta sfruttata dal solito gruppo di eletti a discapito di tutti gli altri (un tempo gli Illuminados ... poi la Gaia Sanctian)
Brava...

Recensore Veterano
07/10/14, ore 22:07

Complimenti Mamie per il titolo meraviglioso e perfettamente calzante con il nostro capitano, grazie a te per averci pensato ed a Marquez.
L'iniziale riflessione che ci regali è bella e profonda. Molto.
Ai giovani la morte non fa paura perché loro hanno l'anima leggera.
E' l'età che ti fa credere d'avere non solo la tua vita ma il mondo intero in pugno.
Invece per i vecchi è come la droga... ma di tempo ormai non c'è ne più. La riflessione finale è dolce e struggente.
Questa non è stata vita ma solo una lunga ed oscura solitudine.
Grazie per le riflessioni. :-* Lovespace.
(Recensione modificata il 07/10/2014 - 10:09 pm)

Recensore Junior
07/10/14, ore 22:03

Ciao mamie, bentornata! Credi che la ragione per cui i giovani non temono la morte risieda nella fragilità dei legami che hanno stretto col mondo? Forse, o forse la fine naturale della vita è per loro talmente lontana che i loro pensieri sono diretti altrove. Chi è avanti negli anni, invece, conta i passi che lo separano da essa, e più il tempo ancora concesso si assottiglia più ci si rende conto di quanto ogni istante sia prezioso. E gli attimi che restano diventano la droga a cui fai cenno. Non so quale sia la verità, ma mi è piaciuta questa profonda riflessione sotto forma di fiction e mi sono piaciuti gli accenni alla tormentata esistenza di Harlock. Il riferimento a “L’Arcadia della mia giovinezza” lascia intendere che la donna che egli teme di incontrare sia Maya, non presente nella linea temporale a cui il racconto si ispira ma comunque ad esso funzionale. E non poteva mancare Tochiro, a cui Harlock vorrebbe riunirsi in linea con quanto visto in EO. Complimenti, quindi, e alla prossima!

Recensore Master
07/10/14, ore 18:24

E' vero, ai giovani la morte non fa paura perché la gioventù ti fa credere di essere invincibile. E' una riflessione semplice ma molto profonda che apre questa flash fic molto bella e molto malinconica, come spesso lo sono i tuoi scritti, che hanno un loro carattere molto ben delineato e sono riconoscibili in mezzo a mille.
Dico questo perché mi piace ciò che scrivi e come lo scrivi, te l'ho detto e te lo ripeterò sempre.
La paura di Harlock per me è un momento umano che ci sta, non ho mai pensato al Capitano come ad un semi dio, o peggio ad una creatura superiore, ma come un uomo; un grande uomo, questo sì, ma umano e fallace e quindi perché no? Anche possibile preda della paura in un attimo di smarrimento, che tu hai saputo descrivere con maestria e delicatezza. Hai fatto una riflessione profonda su come questo uomo si sia spinto anche oltre i suoi ideali, tradendoli, mi riferisco alla distruzione della Terra, ovviamente. Struggente il pensiero rivolto all'amico Tochiro a cui chiede quasi di andarlo a prendere, ora che la paura è svanita, ora che è consapevole, che è stanco e vuole forse quella pace che anela dopo cento anni di solitudine.
Brava come sempre!


 
(Recensione modificata il 07/10/2014 - 07:02 pm)

Recensore Master
07/10/14, ore 16:33

Breve e incisiva, ben scritta, fluida, estremamente malinconica. Bella l'immagine del Capitano che sogna l'amata perduta e si sveglia destato dal dolore della perdita. Profonda la malinconia che evochi nel ricordo di una gioventù lontana, che ha il sapore fresco degli ideali da realizzare, dei sogni da inseguire a costo di rimetterci la vita. Molto bello il confronto tra il concetto di morte per i giovani e per chi ha già camminato tanto lungo i viali della vita.
C'è un ma, e sì, era chiaro fosse sott'inteso, vero? Per quanto il Capitano possa essere solitario, per quanto quei cent'anni debbano essere stati dolorosi, per quanto egli desideri ricongiungersi con il suo grande amico (cosa ben chiara, ad esempio, in Endless Odissey), beh... Capitan Harlock non ha paura della morte. Mai. Lo dice e lo ripete lui stesso più volte sia nella serie classica che in EO. E pure nel film è chiaro che non la teme, ma addirittura la cerca come espiazione. Neppure quando crolla, stremato, schiacciato dalle sue stesse colpe. In questo non ho trovato molto coerente col personaggio questa tua pur bella ff. Il fatto che egli non tema la morte è uno dei tratti caratteriali assolutamente tipici e fondamentali di Harlock.
Bella, ma...
Ultima cosa: forse il rating arancione è un po' eccessivo^^
(Recensione modificata il 07/10/2014 - 04:39 pm)