Molto bella, molto dark. Molto Lovecraft. Un'entità che eviscera idoli, come a dire che li scarnifica, contribuisce a rivelarli per la pantomima che sono e al tempo stesso li ingurgita. Sbrana il vuoto in cui vive, e tu senti il suo sussurro. L'uomo al cospetto del nero cosmico dell'universo, di mostruosità ciclopiche che non hanno nome. O l'uomo al cospetto della propria vita? Anche a me sembra di vivere in un reame di ossa marcite, e la voce della morte mi chiama.
Mi piace che questo componimento giochi sul nulla e sugli abissi della non-esistenza. Su ciò che ci suscita. Sarebbe bello sapere sulla scia di quali pensieri l'hai scritta.
Complimenti.