Dio, Dio santo! E mi fermo qui per non far cascare qualche angioletto dal Paradiso.

Questo credo che sia il capitolo migliore che abbia letto fino adesso. L'angoscia, la notte, l'ignoto, ogni genere di paura è ridestata nell'animo nel leggere le righe della distruzione completa del povero Argento ad opera della manifestazione misteriosa.
Pover'uomo, cosa aveva scoperto di così terribile? Riusciranno i nostri coraggiosi, ma pur sempre umani, indagatori a risolvere la faccenda senza fare una brutta fine?

Interessante è anche notare che la tua sia una chiara e diretta discendenza della scrittura del genio di Providence, ma ciononostante, se ne discosta apertamente, almeno in questa storia.

Per esempio se negli scritti di quel cupo signore, i dialoghi non costituivano altro che neanche un quinto della loro lunghezza complessiva, lasciando tutto a descrizioni e discorsi indiretti; viceversa, sebbene anche qui la narrazione supera in maniera abbastanza evidente il dialogo, esso non è certo dimenticato ed anzi costituisce una certa rilevanza nel proseguimento della trama.

Se poi si poteva criticare qualche cosa al nostro Lovecraft, era la sua eccessiva tendenza di perdersi in monologhi prolissi e, in certe occasioni, d'intralcio al ritmo del racconto.
La cosa si poteva chiaramente notare anche nei primi capitoli della tua storia, ma ora il problema è risolto e l'orrore può sciogliersi senza problemi.

I migliori auguri! Hai un futuro ragazzo! :D