Seconda classificata – Flora-chan
Un riparo dal freddo
Sintassi, ortografia, punteggiatura
Complimenti! Scrivi davvero bene e, a livello grammaticale, la tua storia è praticamente perfetta. La cosa mi fa molto piacere, ovviamente, perché quando un racconto non presenta imperfezioni grammaticali, risulta molto più facile da leggere.
L’unica segnalazione che mi permetto di farti riguarda l’uso a mio avviso eccessivo del trattino medio spaziato:
La sua cupidigia ha portato a questo – e non c’è modo per rimediare, ora.
Non aveva mai capito, no – e non li aveva mai davvero conosciuti.
Questi sono solo due esempi, ma nel corso della lettura ho riscontrato diversi usi impropri.
Nei casi segnalati, il trattino medio spaziato non è necessario in quanto ciò che segue ad esso non è un inciso. Per inciso si intende un’espressione o frase che, se anche venisse cancellata, a livello grammaticale non inciderebbe sulla correttezza del periodo in cui è inserita. Per chiarire meglio, faccio un esempio: Marco, che pure non era un brillante esempio di marito esemplare, aveva sempre portato alla moglie quel minimo di rispetto dovuto. Se provi a cancellare l’espressione tra le due virgole, la frase continua comunque ad avere un senso compiuto. Per isolare gli incisi si possono usare diversi segni grafici: le virgole – come ho fatto io –, le parentesi o, appunto, il trattino medio spaziato. Tuttavia, negli esempi che ti ho indicato, le frasi che seguono il trattino sono coordinate alla principale – sono infatti tutte introdotte dalla congiunzione e – dunque non possono definirsi degli incisi.
9,5/10
Appropriatezza lessicale e stile
Esemplare il modo in cui hai utilizzato il lessico nella tua storia: coerentemente a quanto richiede il rango dei personaggi e l’ambientazione storica, hai usato una terminologia complessa e tutt’altro che scontata, conferendo al tuo racconto quel tocco aulico capace di renderlo ancora più interessante. Alcune di queste parole/espressioni le ho segnate durante la lettura, proprio perché colpita dall’uso che ne hai fatto: tra queste cito nodo scorsoio e icore, termini nei quali non è facile imbattersi leggendo storie su un sito di scrittura amatoriale.
Nonostante alcune parole non siano propriamente di immediata comprensione, nel suo complesso la storia è comunque molto facile da seguire. D’altra parte, lo ripeto, l’ambientazione e i personaggi da te scelti non possono che esigere una certa terminologia e un certo stile.
A proposito di stile, hai compiuto la coraggiosa scelta di narrare la storia al presente e di focalizzare il racconto su diversi punti di vista: a narrare infatti sono prima Bagoas, poi Aleksandros, poi di nuovo Bagoas. Entrambi, alternandosi, raccontano il proprio dramma con estrema realisticità. Non è facile trasmettere così tante emozioni narrando al presente: spesso, se non si ha dimistichezza con questo tempo verbale, si rischia di risultare troppo immediati nella scrittura – oltre, naturalmente, alla maggiore possibilità di sbagliare la consecutio temporum – ma devo dire che nel tuo caso non ho riscontrato questo problema.
Mi permetto soltanto di darti un suggerimento riguardante lo stile grafico: i paragrafi sono molto lunghi e, spesso, eviti di andare a capo anche quando sarebbe più corretto farlo.
Cito un esempio:
“Quando Patroklos gli fu strappato, il suo cordoglio fu pari solo alla sua ira. Volle infliggere la sua vendetta su colui che l’aveva ucciso, anche se sapeva che questo avrebbe significato la morte per lui.” Scuote la testa, le palpebre socchiuse come per un dolore improvviso. “L’esistenza perde di significato quando viene a mancare ciò che ti tiene in vita, suppongo. A ogni modo, Akhilleus ebbe la sua vendetta e morì com’era suo destino. Quando attraversò lo Stige, Patroklos era ad attenderlo dall’altra parte.”
Non c’è nulla di grammaticalmente erroneo in queste frasi, tuttavia è pur vero che trovarsi davanti a un “blocco” di questo tipo non è agevole per la lettura. Per esempio, a seguito del primo discorso diretto non c’è una reggente – del tipo: “ciao” disse Elena – ma una frase grammaticalmente indipendente. Poiché la battuta è anche piuttosto lunga, non sarebbe stato male andare a capo. Lo stesso dicasi per il discorso diretto seguente: grammaticalmente ineccepibile ma, a colpo d’occhio, sembra costituire un tutt’uno con i periodi precedenti.
9/10
Trama: originalità e sviluppo
Storia bellissima, senza ombra di dubbio.
Prima di tutto, ho apprezzato tantissimo la focalizzazione e la scelta di inserire più di un narratore. Proprio quest’ultimo espediente, mi ha permesso di confrontare i diversi punti di vista riguardo alle vicende narrate.
Ci troviamo in un periodo storico nel quale realtà e mitologia sembrano inevitabilmente confondersi in ogni situazione e l’amore, quello vero, quello con la A maiuscola, non è semplicemente una mera illusione ma vive, esiste, dona gioie, emozioni, dannazioni e condanne. Perché in fondo l’amore non sempre è ricambiato e, proprio in quest’ultimo caso, le atroci pene che reca con sé diventano davvero difficili da sopportare.
Bagoas non poteva più reggere all’idea che il suo amore per Aleksandros dovesse rimanere platonico. Egli sapeva bene quanto il suo amato fosse legato a un altro uomo, ma ciò non ha fatto altro che accrescere la sua invidia e il suo dolore. Il desiderio di sostituirsi a Hephaistion nel cuore di Aleksandros lo ha portato a desiderare a ogni costo la morte del ragazzo fino, appunto, a procurargliela. In realtà, non mi è chiaro al cento per cento come Bagoas abbia agito: se non ho capito male, Hephaistion si è davvero ammalato di una semplice febbre ma, nel momento in cui comincia a riprendersi, Bagoas lo avvelena con del vino. Comunque, al di là di ciò, l’eunuco ottiene ciò che vuole; peccato che poi si renda conto di aver commesso un grave errore di valutazione: il legame tra Aleksandros e Hephaistion andava ben oltre l’amicizia e il sesso e, a seguito della morte del compagno, il sovrano macedone sprofonda in un tunnel di dolore che lo porterà prima a una forma più o meno conclamata di pazzia, e poi al decesso.
Il pentimento di Bagoas giunge troppo tardi, quando ormai Aleksandros imbocca definitivamente la strada dell’autodistruzione.
Molto suggestiva la parte finale del racconto, quando il sovrano macedone, in preda agli spasmi della febbre, si butta nella piscina per rinfrescarsi. L’incontro con Hephaistion, che pure dovrebbe essere morto da un po’, sembra essere tremendamente reale all’ormai moribondo Aleksandros sebbene, razionalmente, egli sappia che il suo amato sia morto. Questo mescolarsi tra sogno e realtà, tra certezza e dubbio, tra speranza e desiderio, si concretizza nelle righe conclusive del racconto, quando anche Bagoas ritiene di aver sentito una voce che rispondesse ai deliri del sovrano.
Hephaistion era dunque lì, con il suo compagno d’avventure e di vita? Forse; in fondo, tutta la storia di questa particolare epoca è pura, semplice, splendida e reale mitologia.
9,5/10
Caratterizzazione dei personaggi
Anche se di fatto ho già speso molte parole circa il modo in cui hai caratterizzato i personaggi, è giusto che io impieghi qualche minuto in più del mio tempo per lasciare un commento più approfondito.
Praticamente perfette ed esaustive tutte le caratterizzazioni: hai reso i tuoi personaggi umani, dotandoli di sfaccettature logiche coerenti a persone dannatamente normali. Cominciando da Bagoas, il primo dei protagonisti a cui dai voce, di lui metti in luce le fragilità emotive, l’amore sconsiderato per il suo sovrano, l’invidia feroce nei confronti del compagni di quest’ultimo, il desiderio di essere ricambiato, la cruda spietatezza nell’augurare – e forse favorire – la morte, il pentimento, il rammarico, la volontà di rimediare con ogni mezzo possibile. Meraviglioso e drammaticamente vero ciò che dice all’inizio del racconto: solo quando si ottiene una cosa, dopo averla ardentemente desiderata, ci si rende conto che non era ciò che si voleva realmente.
La sua felicità per la morte di Hephaistion dura giusto il tempo di rendersi conto che essa trascinerà nel proprio baratro anche Aleksandros. Bagoas si pente di ciò che ha fatto e cerca di porvi rimedio coinvolgendo direttamente il medico Ptolemaios. Quest’ultimo compare poco nel racconto, ma è comunque il principale interlocutore di Bagoas: con le sue parole, egli esprime rassegnazione e dispiacere per le sorti che attendono Aleksandros e, forse sospettoso del coinvolgimento di Bagoas nella morte prematura di Hephaistion, gli rivela quanto realmente profondo fosse il legame tra i due giovani amanti.
Del sovrano macedone metti in luce i suoi sentimenti più cupi: sconvolto per la morte del compagno, Aleksandros fatica a rassegnarsi a tale perdita ma, nel contempo, si trascina inesorabilmente verso la medesima fine. Di ragioni per vivere, come dice Ptolemaios, egli non ne ha più e difatti non fa altro che accelerare il processo che lo porterà a miglior vita. Eppure, nonostante ciò, egli non perde mai davvero la lucidità: pur negli spasmi febbrili, egli si rende conto che Hephaistion non può essere reale; vorrebbe autoconvincersi che il sogno fosse quello relativo alla sua morte, tuttavia, anche se finge di crederci, non se ne convince fino in fondo. La cosa curiosa, e di certo anche misteriosa, è che in qualche inspiegabile modo Hephaistion era davvero reale. Persino Bagoas sente la sua voce.
Questa chicca finale mi è piaciuta tantissimo: è come se il sovrano macedone, conservando un barlume della propria grandezza, rimanesse attaccato alla sua razionalità pur essendo ormai travolto dall’irreale.
Complimenti!
10/10
Attinenza alla citazione e al genere obbligatorio
Anche qui, non ho nulla da criticare. La citazione è stata usata non solo benissimo, ma intorno ad essa sei riuscita a creare un buon spezzone narrativo incentrato sulla vividezza e l’atrocità di certi ricordi. Il genere storico è presente, perfetto, calzante. Ottimo l’inserimento delle note a pie’ di pagina esplicative: le ho trovate utilissime e molto chiare.
10/10
Gradimento personale
So che sicuramente lo hai capito, ma te lo dico comunque: la tua storia mi è piaciuta tantissimo. Si vede che conosci molto bene il periodo storico che hai affrontato e che non hai avuto remore nel reperire il maggior numero di informazioni possibile.
Ho apprezzato molto anche la scelta di alternare i punti di vista, di raccontare la storia esprimendo sia le emozioni di Bagoas che quelle di Aleksandros. Insomma, il tuo racconto mi è piaciuto sotto tutti i punti di vista!
Complimenti!
48/50 |