Recensioni per
Völuspá - La profezia della Völva
di Sophja99

Questa storia ha ottenuto 194 recensioni.
Positive : 194
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
24/09/17, ore 13:05

Prima recensione premio per essersi classificata seconda al contest: Ogni mese, la sua città, indetto da cutepie97 sul forum di Efp.

Premessa: sono solo consigli e pareri personali. Anch'io in passato ho commesso metà di questi errori (nell'altra metà rientrano quelli che continuo a fare adesso).

Correzioni
- Prologo
Infine, il Ragnarok, la fine del mondo allora conosciuto, era davvero arrivata e aveva sconvolto ognuno dei Nove mondi → La virgola dopo un “Infine” a inizio frase si dovrebbe mettere solo se questo è seguito da un inciso (non c'entra, ma è così anche per “inoltre”). “arrivata” è maschile come “il Ragnarok” a cui si riferisce. Secondo Wikipedia “Ragnarok” si scrive: “Ragnarǫk (in islandese moderno anche Ragnarök e Ragnarøkkr) [...]”. Metterei una virgola dopo “arrivata”, per mantenere la cadenza solenne. Anziché “ognuno dei nove mondi” procederei direttamente con l'elenco.
Dopo secoli di pace e prosperità, la fine non aveva tardato ad arrivare → Qui invece la virgola spezza il ritmo dove non dovrebbe.
come profetizzato dalla veggente, la völva → È evidente che a profetizzare qualcosa è una veggente, senza contare che suonerebbe meglio dire solamente “come profetizzato dalla völva”.
Dopo secoli di pace e prosperità, la fine non aveva tardato ad arrivare, come profetizzato dalla veggente, la völva. Era stato preceduto da un inverno durato tre anni → Cambierei l'ultima frase in “Era stata preceduta” per ricollegare il soggetto a “la fine” della frase precedente, oppure scriverei “Il Ragnarǫk era stato preceduto...”.
in ognuno dei nove mondi → Esistono versioni sia con “Nove” che con “nove”; immagino che qui “nove mondi” non sia il termine specifico ma “nove” abbia funzione di aggettivo, però sarebbe meglio tenere una sola forma in tutta la storia.
Assassini → “assassinii”, “assassini” indica la persona.
Nessuno era stato risparmiato da questo vortice di sangue e violenza → Direi “in” anziché “da”, inoltre suonerebbe meglio “Nessuno fu risparmiato”. Non so se questo comporterebbe di dover porre al passato remoto anche “la corruzione e l'odio erano dilagati” e/o persino “Era stato preceduto da un inverno durato tre anni”... Ne risulterebbe un linguaggio ancor più solenne.
sulla terra avvennerono innumerevoli catastrofi naturali, quali terremoti, alluvioni e terribili eruzioni vulcaniche → “avvennerono” è “avvennero”. Scrivere “su tutta la terra si susseguirono terremoti, alluvioni ed eruzioni vulcaniche” snellirebbe la frase ma non il messaggio. Mi sembra inutile specificare che le eruzioni vulcaniche sono terribili, in questo contesto; se vuoi calcare la mano sui tormenti provocati da queste catastrofi naturali (tutte similmente “terribili”), descrivine in generale gli effetti.
Tra “Gli dei si erano riuniti”, “Odino […] si schierò” e, poche frasi dopo, “Combatterono con vigore” manterrei uno stesso tempo verbale.
Odino, il più forte e saggio tra gli dei, si schierò con le divinità al suo seguito e con le anime dei guerrieri morti in battaglia che erano state portate dalle valchirie nel Valhalla, un palazzo situato ad Asgard dove questi avevano continuato ad allenarsi in attesa della battaglia finale. → Ci sono diversi concetti espressi in queste frasi che vanno separati tra loro, inoltre schierarsi “con le divinità al [proprio] seguito” suona male perché contorto; il tutto potrebbe essere risistemato così: “Odino, il più forte e saggio tra gli dei, scese in battaglia alla testa di un seguito di dei e di anime del Valhalla. Questi ultimi erano guerrieri caduti valorosamente in battaglia e per questo condotti dalle valchirie nel regno di Asgard, in cui si erano allenati nei secoli per prepararsi al meglio a sconfiggere le forze nemiche nello scontro finale.” O qualcosa che suona meno cliché.
alleato dei giganti di fuoco e di ghiaccio e di ogni altra creatura demoniaca mandata da Hel, dea degli Inferi, e liberatasi con l'inizio del Ragnarok → “liberatasi” è riferito a “ogni altra creatura demoniaca”, però per la struttura della frase potrebbe riferirsi anche a Hel. Potresti riscrivere il pezzo specificando il significato di “mandata” con un sinonimo e dicendo “... e di tutte le altre creature demoniache liberatesi con l'inizio del Ragnarok [puoi usare anche il sinonimo “crepuscolo degli dei”, o crepuscolo divino] e mandate [dove?] dalla Signora degli Inferi, Hel.”.
Ed ora → Può essere lasciato come arcaismo, anche se oggigiorno la “d” eufonica si inserisce solo tra due vocali uguali.
Ed ora Vidar, giovane figlio di Odino, vedeva la battaglia imperversare davanti a sé → Suona come sbagliato dire “Ed ora” in una frase al passato, andrebbe sostituito con “E in quel momento”. Descriverei i frangenti cruciali della battaglia, dire “ogni dio si scontrava contro il proprio nemico. Già in tanti erano morti e si erano uccisi a vicenda. Sembrava evidente che quella guerra non avrebbe salvato quasi nessuno se non i pochi eletti, tanto fortunati da poter vedere il nuovo mondo nascere.” è limitarsi a un riassunto e quindi è generico. Spiega, mostra da cosa Vidar capisce che quel massacro è IL massacro*.
Lui e suo fratello, Váli, → Non metterei il nome tra virgole.
*Stessa cosa per “Non potevano fare altro che guardare da lontano mentre i loro genitori e amici cadevano uno ad uno sotto i loro occhi. Sembrava certo che alla fine non sarebbero rimasti né vincitori, né vinti, dato che chiunque riuscisse a sconfiggere il proprio nemico veniva subito a sua volta ucciso. Fino al quel momento già gran parte degli dei e dei nemici erano stati ammazati ed erano rimasti solo i più forti...”. È “Fino a quel momento”, “a” senza “l”.
Vidar vide suo padre → (Altro consiglio minuscolo, più un parere personale che altro) Suonerebbe meglio “il padre”.
maneggiare abilmente la sua potente e immancabile lancia → Specificherei cosa intendi con “maneggiare”, con un sinonimo più chiaro; specificherei anche “abilmente”, magari menzionando il peso o la lunghezza della lancia (anche con paragoni** con creature mostruose circostanti), oppure lo toglierei.
poco prima di tirarla contro il lupo → Descriverei la scena frase per frase, frame per frame, togliendo “poco” e riscrivendo la frase di pari passo con la linea temporale (qui ristretta in pochi secondi).
Quella si andò a conficcare sul suo petto → nel
o qualcunque altro organo che avrebbe potuto procurargli la morte → Oltre a “ qualcunque”, non ha senso in quanto gli organi, in sé, non provocano (a proposito, non è “procurare”) la morte. Inoltre “qualunque altro organo” è generico; immagino intendessi polmoni e addome.
Odino frappose qualche metro di distanza → **Non so che unità di misura potrebbero usare gli dei asgardiani, tra quelle nordiche a questo link: https://en.wikipedia.org/wiki/Ell.
prese la rincorsa e gli balzò contro, reggendosi alla lancia ancora piantata nell'animale → Forse volevi dire “aggrappandosi”. Vista la frase successiva, scriverei “...e gli balzò contro. Si aggrappò alla lancia, ancora salda nel [che parte del corpo?] della bestia, e si issò su essa.”.
Si issò su di essa e si preparò a sferrare un pugno sulla mandibola del lupo, grande quanto lo stesso Odino, ma venne intercettato dalla zampa dell'animale, che lo colpì facendolo volare a terra. → Per la costruzione della frase immagino che “su essa” sia riferito alla lancia. Riuscirei a immaginare meglio come faccia la zampa del lupo a scagliare a terra il dio issato sulla (o aggrappato alla...?) lancia se fosse specificata la parte del corpo in cui quest'ultima è conficcata (immagino vicino al muso). Anziché “si preparò a” direi “alzò il braccio per”, dà un'immagine specifica.
Se il padre non fosse riuscito a recuperare la sua arma → La prima volta che l'ho letta ho pensato che “arma” stesse per “spada”, anziché “lancia”, e mi ero chiesta quand'è che era caduta; ripensandoci, la mia confusione potrebbe essere dovuta alla stranezza del pensiero in sé: se la lancia si è conficcata così tanto in profondità che quando Odino ci si è appeso non si è smossa, anche se questi riuscisse mai ad avvicinarsi al (muso del) lupo a mani nude non avrebbe comunque il tempo di sforzarsi per estrarla. Quindi, a mano che non abbia con sé una spada, è ovvio che è spacciato. Il suo essersi lanciato contro il lupo senza ragionare, o senza anche solo qualche precauzione, poi, è un errore da principianti che non ci si aspetterebbe da lui.
sentì un urlo e un forte lamento levarsi accanto a lui. → È meglio eliminare i verbi che indicano percezioni sensoriali come “sentire” perché è più immediato dire “Un forte lamento si levò accanto a lui” (anche se immagino che i lamenti siano più di uno, essendo emessi dai due fratelli).
colpito dal veleno dell'animale entrato in circolo dentro di lui dopo essere stato morso dai suoi denti durante lo scontro → Sostituirei la parte in corsivo con l'accenno ai solchi dei denti lasciati sul corpo di Thor (che, vista la stazza del serpente, immagino siano abbastanza grandi da essere visibili anche da una lunga distanza), aggiungendo un commento da parte del personaggio-voce narrante sul veleno che corrode il corpo del dio fino al suo cuore.
Si dispiacque per lui, che era oltretutto suo fratellastro → La riscriverei così “Si dispiacque per il [suo] fratellastro.”, anche se “dispiacque” rimane comunque generico, non rende bene l'idea della stretta al cuore che Vidar deve aver avvertito.
ma tutta la sua concentrazione era richiamata dal combattimento tra Odino e l'animale → “tutta la sua” è superfluo. La riscriverei così: “...ma la sua concentrazione venne richiamata dal...”; tuttavia sarebbe meglio partire da un qualcosa che accade durante il combattimento e che faccia voltare Vidar (ad esempio un grido di dolore di Odino, o comunque lui che grida qualcosa prima di essere inghiottito).
dal combattimento tra Odino e l'animale. Questo stavolta provò a balzare di nuovo → “provò a” è superfluo, soprattutto se Odino riesce a completare il balzo. Sarebbe meglio omettere anche “di nuovo”. “Questo” a rigor di logica dovrebbe riferirsi all'ultimo menzionato, il lupo, invece è riferito a Odino. Potresti sostituire in una delle due frasi il nome “Odino” con un suo epiteto, anche solo con “il Dio della guerra”.
Anche a quella lontananza poteva sentire le ossa del padre rompersi sotto la potenza dei suoi denti. → In mezzo al fragore della battaglia? Dovresti dire se la battaglia tutt'intorno, nel frattempo, è già cessata (perché gli dei sono morti uno a uno) o no; per esempio, quando Vidar distoglie lo sguardo dal corpo di Thor, devastato dal veleno, dovrebbe notare com'è la situazione generale sul campo di battaglia.
L'immagine del lupo divorare Odino → È “L'immagine del lupo che divorava”, anche se direi “sbranava”. Inoltre anziché “Odino” direi “suo padre”, è più d'effetto.
gli chiese tra un gemito e l'altro: «Dove stai andando?» → È innaturale che il fratello intervalli di sospiri lamentosi una domanda composta da tre parole, soprattutto se la sta ponendo a Vidar in fretta per farlo desistere dal commettere una pazzia.
Sentì una mano amorevole e comprensiva prendergli il braccio e trattenerlo per convincerlo a fermarsi. → Con “amorevole” e “comprensiva” ci sono troppi aggettivi. Sostituirei “per convincerlo a fermarsi” con “Vidar si voltò verso Nanna.”; la precedente parte della frase sarebbe “Una mano gli prese il braccio.” o “lo trattenne per il/un braccio”.
le migliaia di metri → Di nuovo, mi chiedo come faccia Vidar a sentire lo scricchiolio delle ossa che si spezzano dalla terrazza. Potresti ridurre la distanza dal campo di battaglia, così non sorgerebbero dubbi neanche su quanto bene possa seguire il combattimento dal palazzo, per quanto (presumo) a una grande altezza.
senza smettere di correre → Siccome è preferibile non dire mai quello che il personaggio non fa, consiglio di sostituirlo con “corse incontro al lupo”.
Quello ringhiò e si preparò ad azzannarlo → Se è Vidar a pensare la parte in corsivo, andrebbe scritto da cosa capisce che il lupo si prepara ad azzannarlo; altrimenti, è un salto del punto di vista dal personaggio narrante al lupo e per questo sarebbe scorretto.
e colpirlo con i sui artigli → suoi
per osservare il suo nuovo avversario → “suo” mi sembra superfluo.
Tu sei Vidar, figlio di Odino una voce gli entrò nella testa → Dopo “Odino” andrebbe posto un punto fermo, quindi “Una” con la “u” maiuscola. Scriverei “una voce gli entrò nella testa” in un modo più evocativo, anche perché ricorda “entrare in testa”, che non c'entra; qualcosa come “Una voce [aggettivo] gli attraversò il cranio”, ma sicuramente più elegante ^^
Non appena finì di parlare, levò un grido di battaglia e gli andò contro, la lancia tesa verso il lupo → Metterei “Vidar” dopo la prima virgola, sennò il soggetto non è chiaro. “Non è appena finì di parlare” è superfluo: se l'azione di Vidar inizia subito dopo che il lupo gli ha “parlato”, basta inserirla appunto subito dopo “Sei stato [uno?] sciocco a venire. Farai la stessa fine di tuo padre.”.
e la calò sull'animale, trafiggendogli il cuore. I lamenti dell'animale si fermarono di colpo → Non sopporto chi va a ricercare sinonimi a tutti i costi pur di non mettere mai due parole uguali vicine; in questo caso, però, la ripetizione di “animale” è fastidiosa, stonerebbe meno scrivere “...e la calò sul lupo”.
Vidar estrasse la lancia macchiata del sangue → “macchiata” stona in questo contesto, perché i contorni della “macchia” di sangue non si distinguerebbero su un oggetto lungo, che, inoltre, anche se relativamente stretto, essendo affondato nel torace sarà zuppo di sangue.
Il campo era ricoperto di corpi senza vita, gli stessi che una volta avevano ospitato divinità tanto potenti, e gli unici rimasti erano lui e un gigante di fuoco. → Avrei accennato prima, anche di sfuggita, la presenza sul campo di battaglia del più forte tra i giganti del suo mondo: appare con una frase, in modo spiazzante (e poi è bello alto e pericoloso, Vidar non l'ha considerato prima?). Non è un male in quanto a suspense, ma questa avrebbe potuto essere accresciuta di più se avessi menzionato Sutr pochi capoversi sopra, anche solo accennando il combattimento che lo ha tenuto occupato fino a quel momento. Ad esempio, potresti citare il dio contro cui ha lottato fino a ucciderlo, e il modo in cui l'ha eliminato dopo che quest'ultimo ha resistito così a lungo contro di lui. Sennò Sutr sembra piovuto lì dal nulla.
Si guardarono da lontano → Non sarebbe male indicare la distanza, anche approssimativa.
Nel suo viso ricoperto dalle fiamme, come il resto del suo corpo, poté leggere tristezza per aver perso tutti i suoi compagni ed essere rimasto l'unico sopravvissuto della sua specie. → Toglierei: “suo”, prima di “viso” e di “corpo”; “poté” (scriverei direttamente “lesse”); “suoi” prima di “compagni”. “rancore” mi sembra più appropriato di “tristezza”, perché immagino che il gigante sia esausto e non veda l'ora di farla finita, cioè di eliminare fino all'ultima persona schierata con chi ha sterminato la sua razza.
Vidar pensò che quello era esattamente ciò che stava provando lui. → Scriverei invece “Proprio quello che provava Vidar.”.
Le fiamme si estesero in fretta, divorando l'ossigeno per ampliarsi e occupare maggiore spazio. Dopo pochi istanti, il fuoco già dominava l'intera pianura. Vidar cominciò a pensare che sarebbe stato travolto anche lui da quel turbine infuocato, ma, con sua sorpresa, come approcciò il fuoco, quello venne deviato da una sorta di scudo invisibile. → Descrivi meglio il muro di fuoco che si avvicina, stile tempesta di sabbia (?), e la sua sensazione immediata nel trovarsi (o almeno, crederlo in un primo momento) a (neanche ) un battito di ciglia dalla morte. Continua a rendere visivamente la scena descrivendo come il fuoco si biforca a pochi passi da lui, inglobandolo ma senza sfiorarlo (certo, in modo più elegante ^^).
- Capitolo uno: La ladra
Era incredibilmente facile rubare. → Personalmente, suonerebbe meglio senza l'avverbio in -mente e il significato non cambierebbe.
che ormai le veniva naturale, come mangiare o bere. → È questione di pareri personali; non è sbagliato mettere la virgola, anche se io lo farei solo se il personaggio-punto di vista sta formulando quel pensiero sul momento: siccome la frase suona come se fosse un concetto che le passa spesso nella mente, la toglierei.
qualcosa senza cui non poteva stare → Se la voce narrante è quella dei pensieri del personaggio-punto di vista, quindi la storia è “narrata in terza persona” da quest'ultimo/a, è accettabile che non si preoccupi di dire “senza cui non potesse stare”. Se la voce rimane impersonale è un errore.
Prima di tutto doveva scegliere la sua preda: i più facili erano gli svampiti → Sostituirei i due punti con il punto fermo. “svampito” deriva da “svampire”, termine comparso (a meno che non dica una castroneria, non lo escludo) nel sedicesimo secolo; non si sa ancora in che periodo esatto è ambientata la storia, ma fa attenzione agli anacronismi. Stessa cosa per “scarsella”.
erano più sbrigativi e celeri → Non capisco il senso di usare più aggettivi che, nel contesto, hanno lo stesso significato.
le era capitato di essere scoperta proprio da questi e allora doveva decidere in fretta se lasciare perdere o compiere la scelta azzardata di affrontarlo e tentare di strappargli di mano il borsello e tutto il suo contenuto. → Se la voce narrante è del primo tipo (vedi sopra) si potrebbe mettere una virgola dopo “questi”. Scriverei “lasciar perdere”, “lasciar” senza “e” finale. Toglierei “o compiere la scelta azzardata di”. Correggi: “affrontarli” e “strappar loro” (anche se, visto che, come appena detto, la voce narrante è del primo tipo, ci starebbe anche un errato “strappargli”, riferito a loro). “e tutto il suo contenuto” va eliminato: quando strappa di mano il borsello, è ovvio che ne prende anche (tutto) il contenuto.
La preda occhiata → Era forse “occhieggiata”? Oltre al fatto che è un aggettivo superfluo, sarebbe sbagliato in questo contesto; secondo Treccani, infatti, occhieggiare vuol dire “Guardare di tanto in tanto, rivolgere occhiate compiaciute d’ammirazione o di desiderio (a persona dell’altro sesso, a oggetto che si vorrebbe avere): Turiddu seguitava a passare e ripassare per la stradicciuola, colla pipa in bocca e le mani in tasca, in aria d’indifferenza, e occhieggiando le ragazze (Verga); anche come rifl. recipr., occhieggiarsi, scambiarsi occhiate.”.
delle verdure di una bancarella particolarmente in alto. → Esprimendoti così, non capisco cosa intendi con “particolarmente in alto” e quindi non posso immaginare la scena. Ti raccomando la parsimonia negli avverbi in -mente.
Vestiva un abito blu molto bello, indossato appositamente per quel giorno di festa. → Dovresti far capire che è un pensiero del personaggio-punto di vista. Sennò appare come un salto dal punto di vista di quel capitolo/paragrafo a un altro punto di vista e, siccome non si salta dalla testa di un personaggio all'altra in un solo capitolo/paragrafo ma ci possono essere cambi di prospettiva in un testo purché visivamente separati tra loro, è un errore.
«Questo mese la raccolta non è stata molto abbondante» affermò, aggiungendo un leggero sospiro; «Già, la neve ha reso le cose molto difficili» ribatté quella, lanciandole un'altra occhiata, per poi tornare a soppesare le verdure tra le sue mani. → Consiglio di eliminare sempre le dialogue tags dove possibile: “«discorso diretto» Silye sospirò.”; “«discorso diretto» La signora le lanciò un'occhiata, tornò a soppesare le verdure”. “tra le sue mani” si potrebbe eliminare, perché “soppesare” presuppone già che si tenga un oggetto in mano.
nell'intento di prenderne un paio → Spiegati meglio, tramite una descrizione o anche solo accennando al fatto che si avvicina (a...)/sporge (su...)/quello che intendevi te. Stessa cosa per “cercando di fare i minimi movimenti”: scarseggiano anche solo dettagli che facciano immaginare la scena.
Lo scosse piano e il leggero e quasi impercettibile tintinnio che le arrivò alle orecchie le diede la risposta che cercava. → Perché usare due aggettivi (tra l'altro, il secondo preceduto da “quasi”, cosa che è preferibile evitare) che hanno lo stesso significato? In questa frase ci sono molti elementi superflui, basta dire così: “Lo scosse. Un tintinnio. (Considerazione del personaggio sulle monete che ci saranno dentro, magari un'ipotesi sulla quantità di soldi.)”. Se non volessi tagliare così tanto la frase, fai attenzione: se scuote il borsello piano, è un po' ovvio che il tintinnio sarà lieve.
Tirò in fretta fuori la mano → La frettolosità del gesto è resa già con una frase breve perché il gesto avviene nello stesso momento in cui la si legge, e alla stessa velocità. Inoltre suona male separare “tirò” e “fuori”. Basterebbe dire: “Tirò fuori la mano.”
Tirò in fretta fuori la mano e fece per nasconderla nel mantello, ma in quel momento l'anziana portò una mano sulla corda della tracolla, come se fosse indecisa se tirare fuori i soldi e pagare o no. → Consiglio di non usare mai la costruzione “e fece per... ma...”, perché l'esposizione dei fatti non è lineare ed è quindi difficile figurarsi l'intera scena con naturalezza. Sostituirei il pezzo con qualcosa del genere: “Fece scivolar fuori la mano, ritrasse poco per volta il polso verso [invento] la fodera/tasca segreta nell'interno del mantello. Le dita della signora si abbassarono sul[l'apertura della borsa/sacca], sfiorarono le sue nocche bianche.”. L'importante è che i passaggi che compongono la scena si susseguano in ordine.
Così facendo, sfiorò quella di Silye e bastò quel leggero contatto per trasportarla lontano da quella bancarella e da quel villaggio. → Le parti in corsivo sono “commenti” superflui, rendono la frase (e quindi la scena) meno immediata di un “Silye venne trasportata lontano dalla bancarella, dal villaggio” (anche così, però, la frase è poco coinvolgente: non si capisce se Silye si è sentita strappare indietro, stile passaporta harrypotteriana, in alto, effetto Space Vertigo, in avanti etc.).
Cercò di aggrapparsi all'immagine che aveva dell'anziana che si voltava di nuovo verso di lei, ma venne inesorabilmente sostiuita da un'altra. → Oltre a correggere “sostituita”, ti consiglio di limitare verbi poco chiari come “cercare di”, “provare a” e sinonimi; unirei questa frase alla successiva: “La signora si voltò, ma al viso se ne sovrappose uno [aggettivi, e avvio descrizione: il viso rugoso imperlato di sudore e sulla fronte un panno bagnato di acqua gelida, nel tentativo di far abbassare quella febbre che le stava così violentemente strappando la vita.]...”.
il viso rugoso imperlato di sudore e sulla fronte un panno bagnato di acqua gelida, nel tentativo di far abbassare quella febbre che le stava così violentemente strappando la vita → C'è un altro cambio di punto di vista, scorretto: Silye non può sapere né che l'acqua è gelida né che l'anziana sta morendo per la febbre; può dedurre che sta morendo dal modo in cui si comportano i famigliari, poi non importa se non si intuisce che sta morendo per la febbre. Consiglio di ampliare la “visione”, dal volto della donna al letto su cui è stesa, all'angolo di stanza in cui sono raccolti gli altri (come se Silye si guardasse attorno e li scorgesse). “quella febbre che le stava così violentemente strappando la vita” non suscita chissà che emozione perché è più generico di, per esempio, percepire il dolore negli occhi della figlia e del nipote.
Vicino a lei stava in piedi una donna adulta, dal viso grazioso vagamente simile a quello dell'anziana e deteriorato da una smorfia di dolore e da copiose lacrime che cadevano senza freno fino a scenderle sul collo. Accanto a lei c'era un bambino dai capelli mori, con in viso un'espressione confusa e spaventata. Alla sua tenera età non poteva capire il motivo per cui la madre era tanto disperata e la nonna era seduta su quel letto. → Specificare che una donna è adulta è inutile. Toglierei “dal viso grazioso vagamente simile a quello dell'anziana”: si intuisce che ci sia un legame tra le due anche senza fermarsi su questi dettagli anziché sulla cosa che dovrebbe saltare più all'occhio, e subito, ovvero il dolore (stessa cosa per “dai capelli mori”). Scriverei: “Accanto a lei, un bambino la fissava [confuso (al posto dell'aggettivo, o dell'ancor peggiore “con in viso [e dove altro...] un'espressione confusa e spaventata”, va indicato per quale espressione/atteggiamento/azione si intuisce che è confuso o spaventato: fronte corrugata, occhioni sbarrati, singhiozza etc.)].”. Eliminerei tutto dopo “Alla sua tenerà età...”, è ridondante.
L'anziana li guardò con affetto e allo stesso tempo sofferenza. Sentiva le poche forze rimastele venire prosciugate dalla malattia e le palpebre farsi sempre più pesanti. Voleva solo dormire. Era certa che se si fosse riposata un po' si sarebbe ripresa. Ed è con quell'ultimo pensiero che la vita la lasciò, proprio nel momento in cui la fiamma già fioca si spegneva, gettando la stanza in una profonda tenebra, la stessa a cui era andata incontro l'anziana. → Il punto di vista torna a confondersi; Silye (personaggio-punto di vista) non può sapere che l'anziana sente le poche forze rimastele venire prosciugate dalla malattia e le palpebre farsi sempre più pesanti, non può sapere che l'anziana voleva solo dormire, né che fosse certa che se si fosse riposata un po' si sarebbe ripresa. Può intuire che guarda i suoi cari con affetto e sofferenza, ma devi dire da cosa si capisce (evita di usare “e allo stesso tempo...”). Il resto della frase (da “Ed è con quell'ultimo pensiero...”) non sembra pensato da lei, non ha la sua voce; se lo stile con cui la storia è narrata è impersonale (secondo caso) potrebbe anche andare, con una sistemata: “Ed è con quell'ultimo pensiero” rientra nel punto di vista dell'anziana, quindi va eliminato; anziché dire “La vita la lasciò” bisogna mostrare i particolari da cui si capisce che si è addormentata per sempre; anziché “proprio in quel momento” consiglio di far voltare Silye verso il caminetto, così che possa vedere che l'ultima fiammella avvizzisce (non definirei i paragoni tra soggetto e natura come cliché, ma mi fanno un effetto di “metafora poetica mancata”). Mi pare poco verosimile che un focolare che illumina l'intera stanza (che senza il quale piove “in una profonda tenebra”) venga lasciato spegnersi, peraltro di colpo.
Intorno a lei divenne tutto buio → “Intorno a lei” è superfluo; scriverei: “Il buio la circondò.”.
e dopo poco la realtà e il presente tornarono ad accoglierla. Fece fatica a mettere a fuoco le immagini sfocate che le si presentarono di nuovo davanti ai suoi occhi. La prima cosa che vide fu la faccia sorpresa dell'anziana, la stessa che solo pochi attimi prima aveva visto morire. → Unirei le frasi per rendere più fluida la lettura, e quindi la raffigurazione mentale della scena: “Il viso della signora si fece meno sfocato. Guardava il borsellino, stritolato dalle dita di Silye. Il suo volto divenne esangue.”
Silye chiuse gli occhi e li aprì subito dopo. E solo allora, sentendo le urla della donna che gridavano «È una ladra! Sta rubando il mio denaro!» e gli sguardi curiosi delle persone che si fermavano a guardare la scena, capì cosa doveva fare. → Riscriverei il tutto così: “Silye chiuse gli occhi e li riaprì. [Anche se non ho capito perché non fila subito via. Se è ancora confusa, fallo capire.] «Ladra! Sta rubando i miei soldi!» Le grida della donna fecero voltare mezza piazza [/etc]. Silye passò lo sguardo sui passanti, che si erano fermati.”.
Iniziò a scappare proprio quando vide dei soldati della corona andare nel punto da cui provenivano le grida dell'anziana. → Quindi dirigersi verso di lei. Perché Silye dice “nel punto da cui provenivano le grida dell'anziana” se si trovava al suo fianco fino a un secondo prima, quando è schizzata via? È probabile che i soldati siano pronti e affollino le zone di interesse del villaggio/della città, ma anche se si fiondassero lì, quanti metri avrebbe fatto Silye in due/tre secondi? Sempre per presentare la scena di pari passo con il naturale scorrere del tempo, la riscriverei più o meno così: “Un gruppo/etc. di soldati della corona comparve dall'angolo/etc. Silye si voltò e iniziò a correre; il sangue le pulsava alle tempie, mentre la donna ululava in lontananza.”. Puoi aggiungere che, per seminare le guardie (o quel che sono), si infila in un vicolo laterale e spunta su una strada più affollata (che può essere la via principale); farei durare di più la fuga, dire “Iniziò a scappare proprio quando vide dei soldati della corona andare nel punto da cui provenivano le grida dell'anziana. Riuscì a confondersi facilmente tra la gente e continuò a camminare spedita fin quando non fu più possibile per lei udire quella voce acuta.” è sbrigativo.
Riuscì a confondersi facilmente tra la gente → Togli il brutto avverbio in -mente e specificalo; ad esempio, dicendo che c'è tanta gente e che lei, essendo bassa, viene inghiottita in fretta nella folla.
sarebbe dovuto stare attenta → avrebbe dovuto
una minuscola capanna dispersa nel bosco di Hoddmímir; Una volta doveva essere stata una sorta di bottega di un fabbro ora abbandonata da tempo; Non aveva un letto → Nell'Alto Medioevo i fabbri avevano bisogno di molta legna per il carbone vegetale (una libbra di ferro si ricavava da sedici libbre di legna), ma mi sembra insolito che avessero le loro botteghe così tanto fuori dai villaggi... Metto le mani avanti: non me ne intendo (anche perché non si sa il periodo storico con esattezza, anche se andrebbe specificato all'inizio del capitolo), sto solo esprimendo un dubbio.
Le bastava dormire per terra su un cumulo di erba → È più probabile che con “dormire” tu non intenda all'addiaccio, perciò “erba” mi suona strano. Ripeto: anche qui, non ho idea se fosse una cosa intelligente, normale, da fare o no.
venne travolta dalla gioia nel rivederla tornata a casa di Úlfur → Scriverei “venne travolta da Úlfur, (contento di rivederla).”.
Da “Úlfur le era stato regalato” a “e aiutarla nella sua dura vita” → infodump.
Ogni volta che pensava ad Arild si riapriva dentro di lei una voragine → Oltre al sopracitato muro di testo che è un elenco di informazioni riepilogative di cui non si sente la necessità, visto che non si conosce ancora la protagonista e si può non sapere ancora se volerlo fare o no, questa frase dopo “La sua morte aveva creato un vuoto dentro di lei” è ridondante.

Commento generale
Ho amato la mitologia norrena e qualsiasi cosa concernesse i vichinghi nella fase in cui ero patita dei Paesi nordici, anche se adesso le mie conoscenze si fermano a Vikings e a minuscoli pezzi del mattone L'epopea dei vichinghi, del variegato sito Bifröst, dei libri di Bernard Cornwell ambientati nel Medioevo Inglese e de La leggenda di Sigurd e Gudrún... Tuttavia, continuo ad amare questo periodo storico e, anche se non si sa ancora dove e quando è ambientata la storia, proseguirò la lettura. Intanto, complimenti per la perseveranza negli aggiornamenti: sei arrivata a ben trentotto capitoli ^^
- Prologo
Lo stile asciutto e quindi rapido va bene: tiene il passo con la velocità con cui gli eventi e le scene si succedono, è un pregio in un capitolo denso di fatti come questo. In alcuni punti, però, la descrizione di alcune scene scarseggia di informazioni sensoriali (principalmente visive). Le scene risultano così poco chiare; è poco chiaro persino se possono essere plausibili o meno. L'unica cosa palese è che non ti sei sforzata di far credere al lettore che combattimenti così scenografici – e con “scenografici” NON intendo descritti pezzo per pezzo con cura – siano anche verosimili. Ad esempio: non ho capito perché il lupo, descritto fino a quel momento come un mostro assetato di sangue, si accascia quando Vadr gli spacca la mandibola; avevo pensato “Adesso viene il bello”, e mi ero aspettata che il lupo, furioso come non mai, gli appioppasse un “kettlingaklór”, o che comunque lo facesse a brandelli con i suoi artigli. Le altre perplessità sono già state espresse nelle Correzioni.
Sono molte le storie che iniziano con un prologo scostato dalle vicende del personaggio-punto di vista, che prima o poi però va a riprendere. Ecco, spero che abbia inserito questo prologo perché è funzionale alla trama.
- Capitolo uno, La ladra
Come inizio vero e proprio (sono tanti i lettori che saltano a piè pari ogni prologo che incontrano) è lento. Perlomeno, è scorrevole. In alcuni punti, però, i singoli passaggi sono “commentati” come se ci fossero interventi di un narratore esterno. Inoltre, alcuni non sono posti in ordine cronologico, ad esempio: “S. si mette a correre quando vede le guardie sbucare da dietro l'angolo.” è sbagliato; “Le guardie sbucano da dietro l'angolo. S. si mette a correre.” è corretto, perché leggendo riesco a immaginare la scena senza dover tornare a indietro ad aggiungere dei pezzi persi per strada.
Stavo dicendo che il capitolo è lento: non presenta colpi di scena, e l'unica cosa degna di nota è il potere della protagonista. Potere che, tra l'altro, non è innovativo; anche la dinamica in cui si scopre che lo possiede (toccando una persona ne vede il futuro) è qualcosa di già visto. Mi aspettavo (con rassegnazione) che la protagonista avesse capelli mossi e rosso fuoco alla Merida; le consiglio di tenere legata la chioma ribelle per nasconderla sotto il cappuccio (ed evitare di essere riconosciuta per essa) e per fare in modo che non le vada davanti alla faccia quando deve scappare. Anche l'avere un fedele animale “da compagnia” (in genere un felide o un canide) ed essere un'orfana ladra e intraprendente è un cliché. Non che ci sia nulla di male, nell'avere qualità come poteri, carattere forte che permette di far fronte alle avversità, un animale a cui si è legati al proprio fianco, capelli di un colore raro e mossi... Anzi. Ti consiglio, pertanto, di digitare sul motore di ricerca “mary sue italian test” e di sbizzarrirti.
Se mai volessi revisionare la storia, ti consiglio di rendere l'inizio più accattivante; il lettore non dovrebbe mai chiedersi “Perché sto ancora leggendo questo?”, soprattutto non nel primo capitolo. Ti raccomando anche la veridicità storica, cioè di fare attenzione ai termini anacronistici (non è il caso di questi due capitoli, ma questo vale anche per i modi di dire).
- Impaginazione
Ho apprezzato il banner del titolo, davvero ben fatto; mi chiedo solo perché non l'hai messo all'inizio di tutta la storia, prima del prologo (o comunque perché non lo metti per ogni capitolo). Il testo è un po' troppo piccolo per i miei gusti, e sarebbe meglio se fosse giustificato. Bello, il disegno ^^

Buona continuazione ;)
 

Recensore Master
07/09/17, ore 16:59

E passiamo a conoscere la nostra protagonista: una borseggiatrice. Okay, ci sta. Mi piace il modo in cui stima tutti quelli che incontra, e soprattutto che non si lamenti di dover fare un lavoro così gramo: anzi, lo vede quasi come una forma d'arte, un'eredità di famiglia di cui essere orgogliosi. Già interessante!
Ah, e a quanto pare ha pure poteri magici. Ci si ricollega davvero alle vecchie credenze sulle persone con i capelli rosso, vedo. Però sapere in anticipo la morte delle persone è un potere interessante, non molto comune nel fantasy, ma con le sue utilità.
Finalmente. Era un secolo che queste storie sulle madri che morivano di parto e i padri che accusavano i figli si ripetevano sempre uguali come backstory tragica standard, quindi davvero, leggere che il padre di Silye ha fatto l'esatto contrario è stata una gran boccata d'aria fresca. Posso solo dirti grazie, avevo bisogno di leggere di un uomo del genere.
Interessante anche quello che vediamo della ragazza. Sembra essersi creata un'immagine di sè di 'dura' e sentirsi arrabbiata e frustrata quando, molto umanamente, non riesce a vivere a quegli standard ... mi piace. Un personaggio introdotto da poco, ma che ha i suoi tocchi di realismo. Promette bene!
Complimenti, un altro capitolo interessante, che fa un bel lavoro nell'introdurre la protagonista.

Recensore Master
23/01/17, ore 16:02

Un po' in ritardo, ma come promesso eccomi qui ^^
Ed è bello: la protagonista ha delle visioni sulla morte delle persone appena le tocca, è un'abile ladra, ha un husky ed è svelta; dalle una spada in mano, mandala a falciare e me ne innamorerò.
Non scherzo: adoro i personaggi ladri, sia come filosofia che come abilità acrobatica. 
Ma torniamo al fatto che ha visioni di morte e che ha chiamato il posto dove si trovano Midgard; ora, sappiamo che qualche divinità è ancora viva, sappiamo che ogni cultura politeista va matta per profeti e indovini, e sappiamo che la magia esiste anche in questo nuovo universo.
Perciò: o lei sarà la profetessa del nuovo Ragnarok, o il corso degli eventi potrebbe cambiare; magari non avremo più un'estinsione globale ma parziale...
Credo di star iniziando a tirare teorie a caso, ma come primo capitolo è stato interessante. Leggerò il seguito o domani o al massimo dopodomani: ho un esamone da preparare e non so a chi dare i resti :(
A presto!
Spettro94 

Recensore Master
21/01/17, ore 11:50

E così, adesso conosciamo la tua protagonista, Silye la ladra. Mi piace come l'hai caratterizzata, con pochi tocchi ma efficaci. E mi piace davvero come scrivi: sei molto sciolta, le immagini le rendi in modo vivido, molto naturale e verosimile, senza retorismi inutili.
Ho visto tutto: le "tecniche" di borseggio della nostra lazzaroncella, i suoi movimenti accorti ed agili... le sue perplessità di fronte ai "clienti" più accorti o più (pericolosamente...) forzuti.
Eh sì, proprio negli assembramenti di persone, tipo fiere e mercati, i borseggiatori si scatenano. Le è andata bene pure stavolta, con la signora anziana che acquistava le verdure. Deve però stare sempre attenta, perché quello che fa, oltre che illegale, è pure pericoloso per la sua incolumità. Del resto, non è tutta colpa sua se per vivere usa il borseggio in via prevalente: il padre le ha insegnato a vivere solo in questo modo, le ha potuto offrire solo questo... Certo però che le strane visioni che la colgono dovranno avere una spiegazione, che sono curiosa di scoprire!
E poi, ho trovato tenerissimo il quadretto con il cagnolino, mi ha commosso!
Bravissima, davvero: mi sono divorata questo capitolo!
Ah, dimenticavo: molto belli sia il banner che il tuo disegno!
(Recensione modificata il 21/01/2017 - 11:52 am)

Recensore Master
04/01/17, ore 11:59

Ma che figata correlare quello che scrivi di disegni e artwork! Bella idea, e non disegni nemmeno male, quindi mi piacerà se continui ^^
Anyway, passiamo al contenuto del capitolo: il personaggio di Sylie non mi è affatto dispiaciuto, tutt'altro, mi piace. Ovviamente si è rovinata la giornata, ma questo è ovvio, sono gli imprevisti del mestiere. C'è qualcosa da sapere sul padre, "il più grande ladro di Midgard"? Sono sicura di sì!
Corro a leggere il terzo capitolo! Mi piace molto il tuo modo pulito di scrivere, e qui su Efp è un doppio complimento!
_morgengabe

Recensore Master
23/12/16, ore 15:18

Eccomi di nuovo!

Gradevolissimo questo capitolo in cui ci viene mostrato uno spaccato di vita della protagonista. Silye ci viene mostrata come una ragazza sveglia, sicura di sé e avveduta, anche se molto sola.
Fortunatamente riesce a mantenere una certa allegria e una gioia di vivere non indifferente, nonostante le condizioni precarie in cui versa, e sembra che ciò sia derivato in gran parte dall'affetto e dagli insegnamenti che suo padre le ha trasmesso, nonostante sia purtroppo scomparso.
Mi è piaciuta molto la scena delle visioni ed è un particolare interessante. Insomma, Silye riesce in qualche modo a "vedere" il momento della morte delle persone, o almeno sembra essere ciò che è capitato con l'anziana signora.
Un "potere" interessante, anche se discretamente difficile da gestire. Tra l'altro, mi è parso di capire che la signora non si fosse accorta di nulla, quindi le visioni sono unilaterali.
La vicenda appare semplice ma gli sviluppi si prospettano particolari e il contesto è molto accattivante. Tornerò a leggere il prossimo capitolo quanto prima :3

~Sky

P.S. molto carino il disegno <3

Nuovo recensore
10/09/16, ore 10:10

Innanzitutto xiao! Ho letto con piacere anche questo capitolo, molto scorrevole, che sembra mettere delle buone basi per un' ottima storia. La protagonista, di cui già non ricordo più il nome (sks), sin dalle prime descrizioni, appare ribelle e indipendente; non vedo l' ora di scoprire che cosa la attenderà nel corso del racconto... Passando all' argomento cruciale protagonista di questi ultimissimi giorni di libertà, sono sicura che la scuola ti terrà impegnata non poco (posso solo immaginare) ma sono certa che noi tutti pazienteremo per l' uscita delle prossime pubblicazioni, perchè, per una storia come questa, ne vale assolutamente la pena! Saluti da fourtris43

Recensore Master
10/09/16, ore 09:12

Per Arild: ma insegnare a tua figlia un mestiere onesto, no?

Scherzi a parte, facciamo conoscenza con Silye la ladra, una ragazza piena di risorse che però ogni tanto ha delle "visioni". Ho come il sospetto che queste visioni assumeranno una loro importanza nella storia.
Per ora siamo al primo capitolo, quindi è difficile esprimere pareri sulla vicenda. Ti segnalo solo alcune cose che secondo me sono anacronismi: ad un certo punto menzioni il "marsupio", ma all'epoca non esistevano nè quello nè la borsa come la intendiamo noi. Al massimo la gente aveva una scarsella dove teneva le monete.
Altra cosa: il cane husky. All'epoca non era ancora stato definito lo standard della razza, quindi suona un po' anacronistico. Forse puoi chiamarlo cane artico o cane nordico (o qualcosa del genere).
Scusa se faccio come mio solito il pedante rompiscatole, non è per offenderti o disprezzare quello che hai scritto, ma solo per segnalarti qualcosa che magari ti è sfuggito.