Vuoi farmi penare, vero? Dillo! Vuoi farmi sclerare pensando a cosa starà succedendo ad Elsa! No, in realtà questo capitolo mi è piaciuto come i precedenti, anzi, sicuramente più di quello prima. Parlando sinceramente e seriamente, credo che tu abbia fatto bene a dare rilevanza al personaggio di Jehan, o meglio ad approfondirlo di più in queste pagine. In effetti mi sono sempre chiesta come stesse, cosa provasse. Penso che il fatto che tu parli anche dei personaggi un po' più secondari sia una cosa molto positiva, perché anche loro vanno un po' approfonditi, anche se non troppo. Ho trovato il capitolo molto scorrevole e profondo, mi ha davvero coinvolta.
Ci sono tanti, tantissimi passaggi che potrei citare riguardanti la sofferenza di Jehan. Ma prima di tutto mi sono piaciute tutte le parti sul loro passato, che descrivono come il loro rapporto si è evoluto. Immagino che nessuno dei due si aspettasse che le cose sarebbero andate così, che si sarebbero allontanati. E Jehan sembra quello che ne soffre di più, anche se anche Claude sta male, sicuramente, come hai dimostrato nel capitolo preedente con quella piccola parte sulla solitudine. Solitudine che, forse, è andato però un po' a cercarsi, dato che è stato lui più che altro ad allontanarsi dal fratello da un certo punto in avanti.
"Joannes.» Lo pronunciò come se fosse una condanna, e il Grifondoro si sentì crollare il mondo addosso. Claude l’aveva sempre chiamato con il suo nome per intero solo quando si arrabbiava con lui, e il fatto che l’avesse fatto – di nuovo – in un contesto normale, come per sottolineare la distanza che c’era tra loro, lo destabilizzò.
«E poi lo avevi già detto una volta» gli sembrò di vedere risentimento e delusione dietro a quelle parole, ma in ogni caso erano ben celati sotto una maschera di pietra. «E le cose non sono cambiate per niente.»
«Se solo tu me lo permettessi...»
«Non ha più importanza ormai. Le cose stanno così.»
«Le cose cambieranno!»
«Smettila di ripeterlo!» urlò Claude, e Jehan sobbalzò leggermente, tanta era la rabbia con cui lo aveva detto. «Smettila di essere ipocrita!» aggiunse poi, trafiggendolo con i suoi occhi freddi.
Il ragazzo non sapeva come sentirsi; sapeva solo che quegli occhi avevano, come sempre, il potere di immobilizzarlo e di farlo sentire costantemente sotto Inquisizione.
«Vado» riuscì a dire solo, prima di allontanarsi.
Il Serpeverde non lo richiamò, né tentò di raggiungerlo, e sul viso pallido di Jehan rotolò la lacrima più dolorosa che avesse mai versato.
“Smettila di essere ipocrita!”
Quelle parole lo avrebbero perseguitato per sempre, probabilmente."
Come dicevo avrei potuto e voluto citare un sacco di passaggi, ma quessto mi è sembrato il più bello ed efficace, assieme a quello dell'inizio in cui hai detto che Jehan si sentiva morire e a quello in cui scrivi che finge che il dolore se ne vada, finge di stare ben e che questo gli fa male (sensazione che ho provato, so om'è, cosa si prova. E fa schifo). Nel passaggio che ho riportato si vede tutto il dolore di Jehan ma non solo, anche la sua disperazione, mista comunque ad una grande determinazione nel voler riavere il fratello accanto a sé. Forse è proprio la disperazione ad alimentare la determinazione, perché quando si è disperati, davvero tanto, si fa di tutto per essere comunque forti e provare a risolvere la situazione, qualsiasi essa sia. Anche se si sa che forse non ci si riuscirà si tenta, perché si sta troppo male. Ed è questo quello che ha provato a fare Jehan, almeno credo. Claude però l'ha respinto con veemenza, e la descrizione di quella lacrima ha fatto male anche a me.
Riassunto: Claude è un idiota.
Eppure, se mio fratello non mi parlasse più io farei come Jehan: tenterei di riavvicinarmi a lui, proprio per l'amore che provo non mi arrenderei. Proprio come fa Anna con Elsa.
A proposito: Elsa... dove sei, piccola mia? Che cosa ti hanno fatto? (Inserire faccina disperata, preoccupata e in lacrime).
Giulia |