Seconda recensione premio per essersi classificata seconda al contest “Ogni mese, la sua città”, indetto da cutepie sul forum di Efp
Correzioni
Luine poteva immaginare benissimo cosa si stessero dicendo quelle pettegole: “Ma l'avete vista? È talmente pigra da non riuscire nemmeno ad alzarsi”, “Non credo che sia pigra, quanto più incredibilmente introversa” e ancora “Ve lo dico io: è solo un'emarginata.” → I due punti dopo pettegole possono andare, ma metterei un punto fermo prima dei discorsi diretti e di e ancora (e i due punti dopo queste ultime due parole).
Poteva chiaramente sentire nella sua mente le risate argentine delle elfe prenderla in giro, come altre innumerevoli volte era accaduto sin dalla sua nascita. I momenti che erano più vividi nella sua mente ricollegati all'infanzia erano proprio le battute che gli altri bambini elfi solevano farle tutte le volte che lei era in loro presenza. Aveva impresso le loro parole derisorie nella testa e, da allora, tutte le volte che aveva cercato un approccio con gli altri, quelle erano sempre tornate a farsi sentire prepotentemente. → A parte gli avverbi in -mente, che è sempre meglio eliminare, i termini in corsivo mi sembrano ricercati per una bambina/ragazzina (non si capisce quale fascia d'età).
Potrebbero averti abbandonata perché ti odiavano; e forse non avevano tutti i torti a farlo. → Dopo odiavano ci andrebbe o un punto fermo o una virgola.
Da “Non era nulla di troppo elegante o artificioso” a “... di ricordarle la sua inferiorità”: un brutto modo di presentare un personaggio; il background della protagonista, oltre a non brillare di originalità (senza contare il cliché dell'essere mezzelfa/né carne né pesce), è spiattellato al lettore anziché essere integrato con la personalità del personaggio e trasparire solo quando necessario.
Da “Non poteva fargliene una colpa” a “anzi, erano contenti di non averla più tra i piedi per tutto il tempo.” il mio interesse per la storia non migliora rispetto all'incipit, altrettanto noioso. Eliminerei il pezzo (una ripetizione continua dello stesso concetto in modi diversi) per snellire la storia da tutti i patemi della protagonista, che per essere una persona la cui vita l'ha messa a dura prova dalla nascita si piange addosso fin troppo per i miei gusti.
Prese una sacca e vi radunò dentro gli oggetti a cui era più attaccata: rimase quasi delusa quando si accorse di quanto pochi questi fossero. → Dopo attaccata ci va un punto, oppure metti una virgola e scrivi rimanendo quasi (che differenza fa “specificare” quasi?) delusa.
Si richiuse dietro la porta della casa che l'aveva accolta per un lasso di tempo tanto breve e si incamminò per la strada affollata da elfi della luce, silvani, pixie e ogni altro tipo della loro specie, tutti allegri e pieni di vita, intenti a parlare concitatamente tra loro e a ridere. In lontananza, poteva sentire canti elfici alzarsi e permeare l'intera Corte, che appariva per certi versi come uno dei tanti villaggi umani di cui spesso parlavano gli elfi più anziani, e ancora più distante riusciva a distinguere lo scroscio dell'acqua proveniente dalla cascata poco fuori il centro abitato e dal fiume che vi passava attraverso. → La descrizione va migliorata, perché non riesco a farmi un'immagine fissa (cioè chiara) della Corte, a partire dalla “casa”.
Aveva avuto la possibilità di trascorrere una vita felice in mezzo agli elfi, ma, già svantaggiata di suo per la sua natura incompleta, si era totalmente allontanata da loro. Si era autoesclusa e di questo non poteva incolpare altri che se stessa. → Riportare gli stati d'animo in questo modo non mi fa provare empatia verso la protagonista ma solo noia, perché stai sbattendo in faccia a me lettrice la stessa lagna dall'inizio della storia.
In fondo, era una mezzelfa: avrebbe trovato un modo per sopravvivere, sarebbe riuscita a trovarlo, chiedendo aiuto alle persone del posto → Non capisco il nesso tra l'essere una mezzelfa e trovare il modo di sopravvivere; in seguito dici che ha resistenze superiori a quelle umane, ma al momento sostituirei i due punti con un punto.
il portale. Questo era un enorme arco di pietra, decorato dalla natura che lo circondava e con grandi rampicanti che si attorcigliavano intorno alle colonne fino a raggiungere la sommità della porta. Dall'arco partivano grandi mura che circondavano l'intera Corte; non servivano a molto, dato che la terra degli elfi era già invisibile alle altre razze, in particolare agli uomini, e non c'era alcun pericolo che qualcuno tentasse di attaccarlo o entrarvi con la forza, poiché nessuno ne aveva motivo. Per miliardi di anni, gli elfi erano vissuti là nel benessere e nella pace. → Riscriverei la descrizione dal punto di vista del personaggio, cambiando “decorato dalla natura che lo circondava” perché si potrebbe pensare che faccia effetto dire così ma non si capisce cosa intendi (“natura” è generico: edere, alberi – e di che tipo –, o fiori? O tutti?).
la Corte Benedetta → Credo che “benedetto” venga usato solo in riferimento alla Chiesa.
Nel capitolo che inizia con “Una volta uscita dal bosco” avrei menzionato anche il fortissimo e costante vento scozzese. “erba verdeggiante” è ridondante. Dire “miglia e miglia” è sbagliato; la lunghezza si misurava allora, come hai già detto prima, in iarde (o, se gli elfi avessero unità di misura diverse, scegline una).
non aveva altra scelta che dargli → dar loro
«La mia anima?» trillò Luine → Credo che “trillare” si usa solo quando il personaggio è contento.
Spero che non hai tradotto le frasi in gaelico scozzese su google traduttore, ma che abbia copiaincollato frasi da appositi siti (poi, non so se ci sono variazioni regionali e/o temporali di gaelico scozzese: non ne so NULLA). Nella frase “«Gavyn, dè tha dol?»”, Gavyn dovrebbe essere al caso vocativo, quindi (non escludo mie castronerie) “a Gavyn” (https://deriv.nls.uk/dcn17/8191/81913019.17.jpg).
Commento generale
La prima metà della storia non presenta buchi di trama o incoerenze ed è scorrevole. Tuttavia mancano descrizioni o anche solo riferimenti ai vari “set” che facciano immaginare al lettore come sono fatti i villaggi, le cucine eccetera (non guasterebbe anche qualche commento riguardo a come dev'essere stato il viaggio). Le scene sono rese in modo efficace, magari inserisci qualche dettaglio sempre per aiutarne la visualizzazione.
La trama purtroppo è il cliché mezzelfo-abbandonato alla nascita e, per quanto ho letto, non è avvincente. Una soluzione potrebbe essere quella di far provare al lettore empatia verso la protagonista, anziché riportare di volta in volta le sue emozioni/sensazioni, facendolo immergere nelle scene con altri sensi oltre la vista, tramite gli accorgimenti detti sopra.
Non capisco perché per il titolo hai scelto qualcosa in latino. Potrebbe acquisire significato durante la lettura della seconda parte, ma per me, ferma alla prima metà, non c'entra molto, oltre che essere poco d'effetto e poco facile da ricordare con esattezza (almeno, per una povera sfigata che non conosce il latino).
Lascerei più spazio tra note dell'Autrice e titolo. Il font è leggibile, anche per quanto riguarda le dimensioni. Eviti blocchi di testo, ma questo non è giustificato.
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