Carissima Shilyss,
finalmente torno qui: speravo di farcela molto prima, ma questo mese è stato una rincorsa infinita e invece volevo avere il giusto tempo libero per lasciarti la recensione che la storia merita. Ma andiamo con calma e riannodiamo i fili da dove ci eravamo lasciate tempo fa, con Sigyn che si offre come prigioniera di Loki per liberare il padre e rimediare al suo errore.
Ho amato come hai giocato anche qui con tutti gli elementi della fiaba e dello stesso cartone, a partire dalla meravigliosa e immensa biblioteca della bestia, che anche Loki possiede e in cui raccoglie non solo testi di magie oscure, che Sigyn viene avvertita di non pronunciare mai, ma anche moltissimi libri scritti dagli uomini, riguardanti tutti campi dello scibile, e anche tutti quei testi che gli uomini hanno perduto, a partire proprio da quell’autografo dantesco che, in un perfetto gioco di parallelismi e richiami, farà da galeotto anche per il bacio di Loki e Sigyn.
Mi ritrovo, in ogni storia, ad amare come sai costruire in quel contesto il legame tra i due, e soprattutto come sia un’intesa, la loro, che va oltre l’attrazione fisica e l’amore, come sia anche un’affinità sul piano intellettuale: Loki è stregato dall’intelligenza di Sigyn, dalla sua mente curiosa che la porta a interrogarsi su quello che legge, quello che la circonda, e la spinge a voler studiare sempre più, a porgli domande, ad essere affamata di tutte quelle conoscenze che da lui può davvero apprendere e che non vengono giudicate, come le accade nel mondo che vede queso solo come un suo buffo vezzo. E allo stesso tempo anche Sigyn è stregata dall’acume di Loki, dalla sua Lingua d’argento che le narra di popoli e posti lontani, di magie e di scienza, e la ammalia intrattenendosi con lei per ore a ragionare su una formula chimica o un passo di poesia. Quest’intesa che si viene a creare tra i due mi piace sempre moltissimo, perché quello che attrae i due è molto spesso questa fame di sapere e conoscenza, in cui si completano perfettamente: Sigyn vuole conoscere, e Loki può trasmetterle quello che sa, e allo stesso tempo Sigyn sa far comprendere i misteri che al dio i misteri che non ha mai saputo comprendere.
E qui si innesta la rivalutazione degli esseri umani, Loki impara da Sigyn, dalla sua fragilità, l’immensa bellezza degli esseri umani, che nonostante tutto quello che il dio credeva, che nonostante le loro infinite mancanze e i loro peccati, sanno creare magie a loro volta – con le parole, con l’amore, con l’irripetibilità di ogni istante che vivono. Abbiamo così un doppio riconoscimento: non solo quello di Loki sul genere umano, ma anche quello di Sigyn sull’animo del dio. La giovane, infatti, comprende cosa animi il dio, comprende da dove nasce la sua malvagità e si trova ad amarlo e desiderarlo, a preferire una vita al suo fianco in quel castello, senza poter avere nulla di quello che riempie la vita degli umani – i viaggi, l’affetto di una famiglia, la socialità… –, perché qui si sente in qualche modo compresa. Tra quelle mura ha trovato l’amore, e soprattutto qualcuno che non deride la sua intelligenza e la sua voglia di sapere, non la tratta da uccelletto da ma donna (per quanto, paradossalmente, qui sia in gabbia).
Bellissimo l’inserimento del passo dantesco, che si adatta perfettamente alla storia e ai protagonisti, ma che sancisce anche l’allontanamento di Sigyn dal castello. Ma Sigyn, come Belle, come la dea della fedeltà che è e sarà, torna da Loki. Ed è struggente tutta la scena del suo ricongiungimento con il dio degli inganni, con Sigyn che – incarnando in sé anche la rosa fatata della fiaba – sfiorisce tra le braccia dell’unico che abbia mai amato e accanto a cui vuole trascorrere gli ultimi istanti che la vita le ha concesso. E torna nuovamente il ragionamento sul tempo, che avevamo visto per la natura divina – che di tempo ne ha di quasi infinito, che vede tutto ripetersi e ripetersi – e per quella umana – per cui il tempo scandisce la vita, fisicamente e rendendo ogni attimo bello e memorabile proprio per la sua unicità, tanto da essere quasi invidiato dagli dei – e che davanti al mistero della morte mostra anche il suo lato più tragico e terribile, soprattutto per Loki che deve vivere la morte della donna e constatare come l’avrebbe preferita lontana ma viva, vecchia, circondata da figli e amata da un altro uomo.
Ma, come nella fiaba, la bestia ha imparato la lezione, proprio quando l’ultimo petalo cade a terra, e la bella ha saputo amare e vedere oltre la corazza della bestia, e così l’incantesimo si spezza e giunge Odino a riportare il figlio su Asgard e mettergli per sempre accanto la sua dea della fedeltà.
L’ho già detto ma lo ripeto, bellissimo come hai saputo rielaborare ogni singolo elemento e incastrarlo perfettamente all’interno della vicenda di Loki e Sigyn, e soprattutto ho amato come hai caricato di significati profondi questi elementi, dal Tempo alla rosa, alla punizione lanciata da Odino. Perfetto è come sempre lo stile che scegli per narrare favole, perché riesci davvero a rievocare le tinte fiabesche che da piccoli ci ammaliavano eppure le sai rivisitare in chiave matura.
Ora andrò a spulciare sul tuo profilo per capire cosa iniziare di tuo prossimamente, ché so di avere molto da recuperare e tante perle in attesa di essere lette e scoperte.
Ti mando un grande abbraccio, come sempre infinitamente commossa per la storia che ci hai narrato,
Maqry |