Dovrei fare la recensione dei vecchi capitoli? Si.
Metterò tutto in pausa per fare la recensione di questo? Esattamente.
Da dove iniziare? Inizio con il dire che questo è stato un capitolo che ho percepito diverso dagli altri. Anche mentre si cambiava punto di vista l’atmosfera, almeno per come l’ho percepita io, era pervasa costantemente del dolore di Chuuya, come una patina che velava tutto.
Chuuya: fin dall’inizio del capitolo l’unica cosa che volevo è che qualcuno andasse ad abbracciarlo, povero cucciolo.
In questo capitolo devo dire che non ci sono state molte frasi singole che mi hanno conquistata, più vari blocchi di frasi, interi paragrafi, a catturarmi davvero è stata però l’atmosfera. Sono una brutta persona se trovo più interessanti le scene in cui Chuuya soffre che quelle in cui è sereno?
Nel primo paragrafo mi è piaciuto tantissimo il paragone con Arahabaki quando era ancora in provetta. Inutile aggiungere quanto abbia amato la parte del ricordo.
Pensavo che già in questa scena per Chuuya fosse nato il Soukoku invece poi si scopre esser nato dopo l’ufficializzazione del nome, per così dire. È sempre sbalorditivo vedere come Chuuya ignori se stesso per assicurarsi che Dazai sia bene, ed è assurdo vedere in quanti modi Dazai riesca a ferirlo. Come riesca sempre a superare l’immaginazione di Chuuya ferendolo in altri modi, in questo specifico, ignorarlo, liquidarlo con niente, l'ha ferito più che un nuovo insulto. È incredibile come le maschere di Dazai si posino sul suo volto senza lasciar ombra del passaggio della precedente. Tra i pensieri di Dazai, negli scorsi capitoli, avevamo trovato, se non della reale preoccupazione, almeno un misero interesse sulla fine grama che supponeva esser toccata ai sottoposti di Chuuya, ragionando sul fatto che questo lo avrebbe di nuovo spezzato. Ora, lo Sgombro sa per certo che sono morti tutti, sa quanto può esser stata profonda la ferita patita da Chuuya e, se non riesce a capirne il sentimento, gli dovrebbe esser bastato vedere Arahabaki spezzare le catene solo grazie al dolore emotivo provato dal suo contenitore, eppure non riesce, non vuole, spendere mezza parola, o gesto, per alleviarne la sofferenza, perchè davanti a se c’è Oda, e Oda vale, ai suoi occhi, più di tutto ciò che Chuuya è e potrà mai essere.
Era ora che quei due si decidessero ad andare da Dazai, anche se prima vanno a fare rifocillamento.
Questa parte, la scelta sul come avvelenarsi, cosa usare per lenire, soffocare il dolore, il modo in cui ha vissuto l’addio di Dazai, di come a seguito si sia intossicato come non ha mai fatto, neppure dopo le Bandiere, è meravigliosa. È bello sapere che Chuuya ha conservato sempre delle medicazioni pronte all’uso, nel caso Dazai si fosse fatto rivedere. Conservale è anche un atto di fede e speranza che Chuuya in qualche modo fa: sa (crede, spera) che in caso di necessità Dazai andrebbe da lui per leccarsi le ferite, perchè è l’unico di cui Dazai si fidi davvero, l’unico che forse permetterebbe di aiutarlo nel momento di estremo bisogno, perchè sa che su di lui può sempre contare, anche se Chuuya non può fare altrettanto.Il motivo più banale? Dazai sa sempre dove trovare Chuuya, Chuuya non sa dove possa finire Dazai.
Sarebbe stato bello vedere almeno un paio di ricordi sulle notti sul tetto, credo sarebbe stato davvero carino.
Ringraziamo Ango per aver recapitato il messaggio.
Questo nuovo paragrafo mi lascia interdetta su un paio di punti: quale ulteriore strumento di ricatto potrebbe dare Dazai a Mori? Ricatto contro chi, contro Dazai? Per ancorarlo più saldamente alla Port Mafia?
Quel “lui” ("Lui meritava altro”) a chi è riferito esattamente? Oda? Suppongo di si, ma non ne sono certa al 100%.
Qua, nondimeno, c’è la risposta alla mia domanda, quella che mi tormenta di più: “perchè non te lo sei portato dietro, maniaco suicida?” Perchè Chuuya è al sicuro solo sotto l’ala del boss, capace di custodirne il segreto e proteggerlo. La domanda ora è: non crede riuscirebbe a proteggerlo altrettanto bene? Non sa se vivrà abbastanza da proteggerlo? Ha delle riserve sul riuscire a eludere sia Mori (se volesse riprendersi Chuuya) sia il governo? Resta il fatto che, personalmente, non riesco a perdonargli l’averlo abbandonato nel silenzio, senza uno straccio di parola, lettera, indizio.
Come per i ricordi sul tetto, mi piacerebbe saperne di più anche sul passato che Dazai ha cambiato.
Comunque è bello vedere come il fantasma di Chuuya infesti i pensieri di Dazai. Anche se in questo caso è più la reminescenza di un ricordo che non una voce ad assillarlo.
Sono contenta che finalmente la pausa al bar sa finita e quei due arrivino finalmente a parlare con Dazai. Amo l’innocenza di Atsushi: in questi ultimi paragrafi è stato il mio preferito. Non che non apprezzi Akutagawa, solo che l’ignoranza sul soprannome con cui Dazai si riferisce a Chuuya (o semplicemente il fatto che lui non vedrebbe mai qualcuno come una cane?) e il voler (star per) mordere Dazai per non voler andare subito da Chuuya mi portano ad apprezzarlo maggiormente. (Ma prima di parlare del paragrafo in cui Atsushi dimostra di esser il più umano dei tre aspetterò un po', perchè prima c’è altro e bisogna andare in ordine, il più possibile perlomeno, e perchè ho un po’ da dire su Dazai, in ciò che verrà).
Mi piace, mi fa soffrire, la considerazione che ha Dazai del nuovo Doppio Nero, perchè si, vibrano allo stesso ritmo, ed è magnifico, ma è come guardare l’affresco di un’artista esperto e osservare poi con noia e rimprovero il cartone, il disegno di prova, su cui il disegno è stato realizzato.
“Eravamo invincibili e magnifici anche noi, Sgombro.
No, noi no. Ero troppo buio, per te. Ora l’ho capito”
Forse si, era troppo buio per Chuuya, nondimeno, quando nelle loro dissonanze intercalavano momenti di armonia nessuno può dire che non fossero magnifici anche loro.
Che poi, la fiducia rende cechi, e a Chuuya non importava quanto fosse buio finchè c’era Dazai.
Oddio, ma quanto può essere carino Ranpo?
Akiko mi fa una tenerezza assurda, poverina.
E si torna a Chuuya, e una delle cose che mi ha più… “rattristata” è la morte della speranza del domani. Domani non è più il luogo dell’”andrà meglio” ma un protrarsi della stessa miseria. Questo credo sia il picco della sofferenza (almeno per ora) di Chuuya, il momento dove anche la speranza lo ha abbandonato perchè non c’è modo che le cose vadano meglio.
Il discorso con il fantasma di Albatross mi è piaciuto tantissimo, finalmente qualcuno di amico che lo aiuta, piuttosto che deriderlo. Grazie Albatross.
Questo paragrafo, come tutti quelli di Chuuya fino ad ora, dall’inizio di questo capitolo, sono tutti venati della stessa disperazione, dello stesso dolore viscerale, e sono fantastici. Sono proprio una brutta persona ad amare la sofferenza dei miei personaggi preferiti.
Di nuovo, quanto può essere adorabile Ranpo?
E ora vediamo anche entrare in scena il Doppio Nero originale.
Mi dispiace ma per questi paragrafi, non ho quasi mai molto da dire.
Su questo paragrafo, ci sono delle frasi che ho preferito, o meglio, alcune in particolare perchè questo ha tutto un bel significato. (riporterò solo alcune frasi anche se meriterebbe di più)
“Chuuuya è pieno di cose belle e dell’insicurezza delle bestie orrende, non è forse vero?
E anche se fosse, faccia di merda? Almeno non faccio il possibile per disgustare chi ho intorno.
Sotto le mie bende troverebbero comunque un essere umano, Lumaca. A grattarti la pelle, chi vedremmo, se non il muso feroce di Arahabaki?” Quanto mi manca Albatross.
“È la febbre, la febbre, la febbre, bello. Lui non c’è. Lui è uscito dalla tua vita e devi cacciarlo dalla tua testa, o continuerà a farti male.” Eppure non ne avrà il tempo, tempo che se avesse non basterebbe comunque, e il suo ultimo pensiero razionale sarà il ricordo di un’età fragile e feroce, un parco, dei pattini e dita tiepide. Perchè infondo Dazai è il dolore che gli ricorda di essere umano. Perchè “le cose non soffrono” e lui soffre.
Ultima riflessione su questo paragrafo, mi piace come i pensieri di Dazai e Chuuya si inseguano come cani che si mordono la coda. Dazai non cerca l’impressione dei vestiti perchè (parafrasò io così, e non so se sia corretto) lui non si reputa umano, quindi non ha un motivo per vestirsi come gli uomini, cosa che secondo Chuuya più fare solo perchè lui è un essere umano mentre lui si veste di quegli abiti per assomigliarvici il più possibile, proprio perchè ha paura di non esserlo. “Indossava (ostentava) la sciatteria come un tight, rinunciando alle convenzioni della società cui sapeva d’appartenere per sangue e per diritto, ché solo un uomo può scegliere di non essere tale.” bellissima frase. Davvero molto bella.
È magistrale il modo in cui Simone riesce a rigirarsi Akiko per portarla a fare quel che vuole. Ha colto, inconsciamente, il momento più adatto, dove l’equilibrio è più precario. Qua mi sorge un dubbio, però: è il momento che è propizio, le fragilità più sensibili o è sempre così instabile la terra su cui poggia la stabilità di Akiko?
E qua abbiamo il ricongiungimento “padre-figlio”, e capiamo che non si vedono praticamente dalla comparsa di Atsushi a Yokohama, tecnicamente, anche perchè è con il suo arrivo che le cose cominciano a prender velocità, in un crescendo che porta al caos più totale.
“ […] È come se fosse cambiata la gravità»”
Non so, mi piace un sacco quando la “gravità” viene citata, come nella frase del primo capitolo “la gravità sta già salendo” o la fase di Micchan qualche capitolo fa "La follia è come la gravità: basta una piccola spinta...". Già, per qualche motivo mi piacciono un sacco ste frasi.
Chuuya qua è molto sincero con se stesso, più che con se stesso forse è meglio dire con Arthur, più che in altre parti, probabilmente: ammette che con la mancanza di Dazai in lui qualcosa ha smesso di lavorare come prima; ammette che la cosa che l’ha più ferito è stato che Dazai lo abbia sostituito, abbia sostituito tutto e tutti, come una delle tante maschere di cui si adorna, più che l'abbandono in sè. Parla di Micchan, di cui si illude gli sarebbe bastata l’amicizia, alla fine. Mente, a mio parere, e forse non lo sa. È difficile rimanere amici di chi si è amato, alle volte.
Mi sarebbe piaciuto che sentire la confessione andare avanti ma a quanto pare è arrivato il momento di avviarci verso la fine. Mi piacciono un sacco gli ultimi tre punto-a-capo., sopratutto l’ultimo, perchè è l’urto di Chuuya e l’urto della guivre.
"Io sono Arahabaki e non conviene a nessuno mostrare i denti, se ho la luna storta di mio. È chiaro, maledetti stronzi?"
E qua passiamo finalmente al punto che mi preme, che punge la mia psiche da che l’ho letto: Dazai.
“[..] Ha registrato. Ha tremato: la sua espressione, però, non è mutata mai.” Mi piacerebbe sapere per cosa ha tremato: preoccupazione e paura (sa dell’abisso sotto i piedi di Chuuya e teme per lui?)od odio e gelosia (per quella donna che per lui è speciale?)? Quali emozioni lo stanno agitando ora?
Come già detto avrei voluto assecondare Atsushi, ma Dazai è riuscito quasi a convincer anche me, con quella frase sul rispetto, perchè quello in realtà è semplice egoismo mascherato: “Perché è forte, è orgoglioso e ha il fegato d’accettare tutto il dolore del mondo, dunque gli devo rispetto.” Chuuya annegare da solo nel mare della disperazione e della tristezza e nel mentre si affoga con l’alcol perchè l’alcol ha un sapore migliore del sale che lo circonda. Dazai lo sa, sa che Chuuya non è mai stato più fragile di ora, lo sa eppure non riesce ad andare a tendergli una mano, perchè si, forse Chuuya non può perdonagli la quasi-morte di Akutagawa, il sangue sulla scacchiera, il bersaglio sulla schiena alla sua famiglia, forse tenterebbe di scacciarlo via, probabilmente lo insulterebbe ma alla fine è Dazai, è il padrone a cui apparteneva il guinzaglio che ancora cerca con le dita. E Chuuya aveva solo bisogno di sapere di non essere solo.
“E rispettarlo, Atsushi-kun, è scegliere di non raccogliere le lacrime che non merito.“ Non sarà suo compito raccogliere lacrime non sue ma c’è differenza tra rispetto e abbandono.
“Sarò cauto, Odasaku, te lo prometto. Seguirò il tuo esempio e lo disarmerò, come tu hai addomesticato me. Lascerò da parte tutte le parole sbagliate, finché non si accorgerà che lo guardo da sempre e ora, finalmente, lo vedo.” Sono belle le intenzioni, lo ammetto, bello il pensiero, ma è come andare a mettere dei sostegni su un palazzo che ormai è crollato o, se vogliamo, che senso ha tendere una mano, un aiuto a rialzarsi, a qualcuno che sta già tornando a barcollare sulle proprie gambe?
'Ora lo vedi Dazai? E cosa vedi, di grazia?' Ecco un’altra domanda che mi ronza in testa.
Il ricordo con Oda mi è piaciuto tanto. Tanto, tanto tanto.
“«Le parole pesano, Dazai, e bisogna usarle bene. A volte contano più delle intenzioni».” Parole sante Oda, parole sante.
“«Io non voglio l’amicizia di nessuno».
Ha gridato? Possibile. Sta tremando – sì. Oda se n’è accorto di sicuro.” Questa parte mi ha lasciata un poco confusa. Sta mentendo? È solo indignato per l’affermazione, perchè si ritiene superiore all’amicizia? Ha paura che Oda abbia ragione o ha paura di Chuuya, che è l’unico di cui abbia mai voluto l’amicizia? Perchè trema?
“Però sono le parole di Oda a fargli compagnia, mentre segue le tracce del Gremlin sino a Yamaguchi e poi a Hiroshima, per raccoglierne i resti sfatti. È a Oda che pensa, quando Chūya gli si sbriciola tra le braccia e lo costringe a riflettersi nell’abisso del dolore degli esseri umani. Sono di Oda i gesti che imita per non chiamarli suoi – ripulirlo, metterlo a letto, restargli accanto, persino se preferirebbe sparire.
L’ha visto piangere e pretende che non accada più – non davanti ai suoi occhi.”
Questa parte è quella che mi ha portato a non credere al “rispetto” che Dazai riserva a Chuuya. Lui non lo rispetta, lui ha paura delle lacrime di Chuuya, lui non vuole vederle, non vuole essere più testimone del dolore dell’altro. Sebbene si autoconvinca d'imitare i gesti di Oda, resta il fatto che sono suoi quei gesti e ce l’ha fatta, allora, a raccogliere i pezzi di Chuuya, è riuscito a tenerne assieme i bordi senza lasciare che si disfacesse del tutto. Non l’ha riparato ma gli è stato di sostegno nel momento giusto, perchè ora no?
“È tutta lì, l’amicizia che può dargli, se la vuole.
Chūya ne fa la propria casa e diventa il suo rifugio.”
Non credo di dover dire che amo 'ste due frasi.
“… Per questo, quando raggiunge la tomba di Rimbaud e non trova che una lapide divelta e detriti e sangue, Dazai inghiotte la parola che accarezza da ore come un amuleto (partner) per sputarne in terra un’altra, intrisa di passato e del solo futuro che cerca – vendetta. […] Non un’altra volta, mormora. Non anche lui.” Vorrei che ora ci fosse la voce di Atsushi a rimproverarli che se fosse arrivato prima, se non avesse detto “ora no”, forse sarebbe arrivato in tempo, forse sarebbe già stato là, per aiutare quel partner che per lui c’è sempre stato ma che ha tradito. E spero che la sua vendetta sia letale, letale abbastanza di far rimpiangere a chi ha rapito Chuuya, e a chi lo sevizierà, di aver anche solo mai carezzato l'idea di partecipare a questa operazione.
Dirò solo che odio Mishima, e spero che Mori lo accoppi.
Per il combattimento non ho molto da dire (e arrivati a questo punto direi che probabilmente ne sarai felice). Mi soffermerò solo su un paio di frasi, quelle che hanno avuto più rilevanza ai miei occhi.
“Dazai è quanto gli manca quando è stretto alle corde, perché l’ansia di proteggerlo diluiva la tensione, trasformando ogni conflitto in una giostra, in una scusa per farsi guardare – ammirami, stronzo. Sono o non sono il tuo perfetto cane da combattimento?” Chuuya sa che a Dazai piace guardarlo e si lascia guardare, si mette in mostra per lui.
“Dazai non c’è, però. Dazai l’ha lasciato una vita fa e Chūya combatte solo, ora e sempre.”
Le ultime righe non hanno bisogno di grandi descrizioni, spero solo che come tipo di dolore prediligeranno la tortura, piuttosto che l’uccidere persone a cui Chuuya è affezionato. Spero che non sappiano che il dolore della perdita per Chuuya è peggio del dolore fisico, perchè i lividi guariscono, le unghie ricrescono ma le ferite dell’animo sono più profonde e taglienti. In questi giorni mi è balenata in mente l'immagine di Shirase (dato che sta a Londra e Adam sa chi è per Chuuya avrebbe senso che possano rintracciarlo e rapirlo), preso in ostaggio e ucciso davanti a Chuuya.
Piccola considerazione che mi è tornata in mente: speravo si incontrassero, Chuuya e Dazai, prima del rapimento. Non so cosa si sarebbero potuti dire, certo non quattro chiacchere amorevoli davanti un tè caldo, ne confessioni o altro, ma mi aspettavo una discussione. A pensarci non si parlano praticamente dal primo File (escludendo forse due parole nel secondo?), quindi da quando è iniziato tutto. È quasi poetico: si sono parlati all'inizio e si parleranno alla fine, forse si chiariranno, forse no, forse litigheranno e basta, o ci saranno solo poche frasi commemorative (spero tanto in un dialogo un po' più lungo di quel che potrebbe essere frase-insulto-insulto-frase). Potrebbero parlare di Micchan, di Oda, di come hanno vissuto questi ultimi anni, potrebbero rispondere (Dazai) a delle domande che non sono mai state fatte. Potrebbero persino prendere un tè caldo assieme, se Dazai riuscirà davvero a salvarlo. Voglio credere che non ucciderai davvero Chuuya, che resisterà ad Arahabaki ma, se io, personalmente, volessi creare più angoscia e far soffrire tutti, sacrificherei Chuuya (ma io sono una persona cattiva, quindi non ascoltarmi).
Ci ho messo un’ eternità e mezza a scrivere questa recensione, ci ho riflettuto molto, e sicuramente nel mentre che scrivo ho dimenticato qualcosa, ma per ora è tutto.
Ora manca un File, sono emozionata, non vedo l’ora di leggerlo.
Kiss Zaffy (Recensione modificata il 09/03/2022 - 01:19 pm) (Recensione modificata il 09/03/2022 - 05:14 pm)
P.S. Ieri ( un mese e passa dall'uscita del capitolo e ancora più tempo dopo la prima volta che ho iniziato a leggere questa storia) mi sono resa conto di una cosa che salva Shirase da tutti i miei cattivi pensieri e rimette tutto quello che è avvenuto nel File 0 e cio che accadrà nel prossimo sotto una nuova luce ovvero: è Chuuya a liberare Arahabaki. Non sono stati gli scienziati, non è stato il dolore (non certamente fisico, sia in stormbringer che qua è stato fatto notare più volte quanto non sia il dolore fisico a far cedere Chuuya, anzi di come sia in grado di sopportarne a iosa senza crollare) non è stato il Dio a rompere le catene o altro, è lui stesso a scatenarsi, come ultima risorsa a qualcosa, al doppio nero originale suppongo. O almeno, ciò mi viene da pensare dopo aver pensato al fatto che Chuuya si scatena dopo aver lasciato un testamento orale (per così dire) a Jinko, che era là, era presente con Akutagawa, in modo cosciente. Era padrone di se mentre lo diceva, sapeva quel che stava facendo. Inoltre la presenza di quei due, del nuovo doppio nero, mi fa pensare che fossero a un passo da recuperare sia lui che Josano, che sia successo qualcosa e che il recupero si sia trasformato in una lotta all'ultimo sangue.
Sinceramente? Mi sento abbastanza stupida per non averci pensato prima (di indizi per capire che Chuuya tollera il dolore fisico in maniera straordinaria ne hai messi un bel po' all'interno dei vari capitoli) ma allo stesso tempo molto orgogliosa per esserci arrivata prima delle battute finali. Ora devo solo sperare che tutto questo ultimo ragionamento non sia stato l'ennesimo tiro mancino dato dalla mia fantasia ma che abbia dei validi argomenti a supportarne la tesi.
Detto questo concludo dicendo che rileggendo la novel di Stormbringer mi sono ricordata chi fossero (più o meno) i trascendentali (suppongo sia solo un modo per chiamare una divisione composta da soli dotati).
Rinnovo i miei saluti e spero di leggere presto i prossimi capitoli. (Recensione modificata il 14/04/2022 - 05:20 pm) |