Grammaticalmente il racconto è scorrevole e in sostanza corretto, ma vorrei segnalarti alcune imprecisioni - dopo anni a curare giornalini e volantini non posso che prestarvi attenzione, spero perdonerai la pignoleria.
Nell'introduzione hai scirtto pò, ma la forma corretta è po'.

All'interno dei discorsi diretti, non sempre inserisci il punto alla fine della citazione; traendo un esempio dal testo:

 

“In doccia.” sospirò quindi già pentito della battuta di spirito.
“Bene” lo spiazzò Debora “Allora possiamo continuare col Piano.”
Nel secondo periodo, dopo Bene non c'è un punto, che è grammaticalmente importante. Inoltre, la lettera maiuscola non è sempre presente quando la citazione riprende dopo un intervento del narratore; cito di nuovo dal testo:

“Sono io” bisbigliò un’allegra vocetta da cospiratore “dove diavolo eri finito?”

Ho inoltre notato che scrivi sì (avverbio) e si (particella), mentre il primo vorrebbe l'accento: ad esempio, scrivi Si, stai studiando invece di Sì, stai studiando.
Q.I. si scrive maiuscolo, non minuscolo (A parte il presunto q.i.).
Per quanto riguarda E’ invece di È, si tratta di una forma scorretta; la forma corretta non si trova sulla tastiera, ma si può digitare premento Alt+212 sul tastierino numerico.
Sono sottigliezze che passano spesso inosservate, ma prestarvi attenzione contribuisce a dare un'impressione di accuratezza.

Lo stile è come tuo solito molto frizzante e sicuramente apprezzabile, ma dopo aver letto qualche tuo scritto rischia di iniziare ad essere troppo lineare, quasi stancante e banale. Questa linearità si trova in molti tuoi scritti, non solo per quanto riguarda lo stile: i personaggi, i fatti e i dialoghi potrebbero talvolta venire scambiati da una storia all'altra senza un troppo distacco troppo evidente.
Lo scambio di persona è già stato utilizzato in Pronto...?, ma era prevedibile, visto il titolo di questa storia; ma lo scambio di persona tra fratelli compare più di una volta anche in Geometrie e per questo mi trasmette molto l'impressione di un'idea abusata e riciclata.
I personaggi appaiono frizzanti e ironici, ma sostanzialmente molto banali: non si nota differenza tra quelli di questo racconto e quelli di altri tuoi scritti. Li presenti molto bene attraverso i dialoghi, ma si notano i soliti caratteri e la mancanza di introspezione non contribuisce certo a dare loro più spessore, lasciando che rimangano delle figure piatte: piacevoli e vitali, certo, ma non vive, reali e concrete.
Inoltre, mi sembra che questa mancanza di introspezione tolga le fondamenta alla trama. Davide cosa pensa quando viene a sapere del Piano? Perché improvvisamente la chiama piccola? E quali sono i pensieri di Debbi quando Davide, scambiato per Alle, si fa descrivere Annalisa? Non s'insospettisce minimamente?
Verso la fine la situazione migliora, con lo sfogo di Debora sull'assemblaggio hardware tra Davide e Annalisa: dà uno scorcio un po' più profondo sulla protagonista femminile, differenziandola un minimo da quelle a cui hai abituato i lettori, o almeno da come ricordo io queste protagoniste.
Però, però... com'è che Davide ha notato così tanto di Debbi e prima lei ha raccontato l'aneddoto sulla posta e la cartolina? L'attimo di distrazione può essere possibile, ma comunque mi è sembrato troppo improvviso tanto interesse verso di lei, i sentimenti che all'improvviso si mostrano; prevedibile, conoscendo le tue storie, ma in ogni caso troppo improvviso.

Una lettura piacevole e frizzante, ma che sostanzialmente mi è apparsa poco originale. Spero di non offenderti con la mia pignoleria e le mie critiche ^^