Recensioni per
Ea non sum
di Legar

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
27/07/11, ore 12:25
Cap. 1:

Legar – Eam non sum
 

1) Ortografia Correttissima ovunque, pulita e palesante conoscenza e competenza, con due piccole imprecisioni.
  •  “…un’intera schiera di creature dal sangue nero, comandandoli come…”
Poiché le creature sono femminili, dovrebbe essere ‘comandandole come’. Avrei potuto considerarlo un errore grammaticale di concordanza, ma preferisco pensare che sia un semplice errore di battitura, visto che non mi pare tu possa sbagliarti sui generi.
  • “L‘ambiente non era confortevole”:ora mi darai della matta, ma qui l’apostrofo è rivolto dalla parte sbagliata…
 
9 punti
 
2) Sintassi La sintassi è piuttosto semplice ma questo non è per forza un difetto; usi un periodo spesso breve o con prevalenza di coordinate; le subordinate sono di primo tipo, eviti dunque la dipendenza dalle dipendenti, divenendo molto leggibile. Ma forse talvolta potresti concederti di osare di più, di creare qualche passaggio più lungo ed elaborato, perché talvolta le frasi così concise spezzano il respiro della pagina e la musicalità della lettura. In questo caso poi ovviamente devi anche rapportarti all’originale dove la complessità è una caratteristica non solo dell’autrice ma anche dei suoi personaggi che sembrano ermetici e contorti tanto da farci impazzire; insomma, benché io apprezzi la scorrevolezza e anche la semplicità, in questo caso è opportuno variare un po’ la sintassi per adeguarla al particolare universo creato dall’autrice.
Ci sono due passaggi che non mi hanno convinto.
  • “…una resistenza inutile contro quella che gli umani definirebbero semplicemente piacevole.”
Per quanto ci abbia rimuginato sopra, non sono riuscita a comprendere perfettamente a cosa ti riferissi grammaticalmente parlando e se una proposizione lascia tanto nel dubbio significa che poteva essere risolta in modo migliore.
  • “…neanche il più pallido odore riusciva a percepire…”
L’inversione sintattica tra verbo e complemento oggetto è più adatta al linguaggio poetico che a quello narrativo, dove la forma corretta sarebbe quella più lineare con la doppia negazione: ‘non riusciva a percepire neanche il più pallido odore’.
 
9 punti
 
3) Lessico Il lessico è corretto ma presenta un certo numero di ripetizioni, sia della stessa parola (‘tenebre’, ‘nemica’, ‘profumo’, ‘mente’, ‘mani’…), sia di parole con la radice in comune (‘sentendo / sensazioni’, ‘tentativo / tentò’). Sono una fissata con l’uso dei sinonimi, proprio perché quando si fanno delle ripetizioni devono essere fatte per un motivo preciso, per indicare cioè al lettore una frase o parola chiave su cui soffermarsi particolarmente; in caso contrario un orecchio attento si accorge di uno stesso verbo ripetuto non solo in uno stesso paragrafo ma persino in una stessa pagina e ne risulta una sensazione di ‘già sentito’. Insomma, qui secondo me dovresti utilizzare una gamma più vasta di vocaboli e sfruttare meglio il tuo bagaglio lessicale che sono sicura sia molto più ricco, magari non fermandoti alla prima parola che ti viene in mente ma prendendoti tempo per cercarne un’altra, anche se immagino che per questa stesura abbiate comunque corso contro il tempo.
Ti segnalo poi due imprecisioni.
  • C’è un verbo fuori luogo, “solcato”, riferito ad uno spiazzale: in questo caso indicherebbe che l’erba apre appunto dei solchi nello spiazzo, che è impossibile; forse avevi in mente una parola diversa ma ti è uscita questa per sbaglio.
  • La “quasi impossibilità” è un po’ strana da leggere; pur essendo una scelta possibile, non è forse la più orecchiabile.
 
7 punti
 
4) Altre regole grammaticali Il lavoro è innanzitutto molto buono, ma il titolo salta all’occhio e tu sei sfortunata perché io insegno latino e lo vedo ancora più grave: la forma corretta è ‘ea non sum’, poiché in questo caso il verbo ‘essere’ è usato in funzione di predicato nominale e dopo vuole appunto il nominativo; non può in generale mai esserci un accusativo/complemento oggetto dopo il verbo ‘essere’, in nessuna lingua, perché è un verbo intransitivo.
Ci sono tre passaggi non scorretti ma un po’ stonati rispetto al sentire comune; non li conto come errori, ma te li segnalo nel caso ti interessino:
  • “Come se ne avesse avuto bisogno; come se non potesse…”:non è un errore, ma per concordanza col verbo precedente sarebbe stato meglio ‘come se non avesse potuto…’.
  • “…non sarebbe mai stato messo nelle mani di qualcuno che non sapeva usarlo”: qui è auspicabile la forma ‘avesse saputo’ o anche ‘avrebbe saputo’, ma ancora una volta non è un errore.
  • Avrebbe continuato a provare fino a quando non avrebbe raggiunto il risultato sperato.”: va bene l’utilizzo del condizionale come ipotesi nel futuro, ma suona meglio il congiuntivo, ancora una volta: ‘non avesse raggiunto’.
 
8 punti
 
5) Regole narrative Ottima la scansione dei momenti, l’alternanza tra passato e presente evidenziata dal cambiamento di scrittura e il luogo in cui Ashton si reca che funge da tramite tra i due periodi. La focalizzazione è interna multipla, spazi dal punto di vista di Clarisse nel passato a quello di Ashton nel presente; ci si potrebbe chiedere come fa lui, ora, a ricordare ciò che provava lei allora, ma tutto è sfumato dagli anni trascorsi e ci possiamo immaginare che lui l’abbia compreso o che lei gliene abbia parlato. Insomma, invece di creare confusione questo lascia aperte mille possibilità molto gradite.
L’esordio però è un po’ lunghetto e benché affascinante, la riflessione su luce e tenebre pare scollegata dall’affermazione di Eloise da cui parte il tutto; forse in quel frangente un esordio più incentrato proprio su Eloise, sul suo rapporto con Ashton, o sui rapporti in generale di Ashton con gli umani, che svisceri e spieghi così bene dopo, sarebbe stato preferibile e di maggiore impatto. Il motivo scatenante è dato in ogni caso da quella frase pronunciata da Eloise, che possiamo considerare la rottura dell’equilibrio iniziale, ma manca una vera e propria conclusione. Non si tratta tanto di un finale aperto, quanto di una domanda che lasci in sospeso nell’aria e che spalanca tutto un altro sviluppo che non abbiamo seguito: quello di Eloise. Insomma, noi vediamo Ashton e il suo rapporto con Clarisse, comprendiamo come e perché lui non possa confonderle ma solo alla fine, di punto in bianco, ci fai sospettare che sia proprio Eloise a confondersi. Poiché in questa storia Eloise in fondo non ha alcun ruolo, riportare tutta l’attenzione su di lei, alla fine, è destabilizzante. La chiusura prima dell’ultima domanda ovvierebbe a questo problema.
 
8 punti
 
6) Personaggi Sono perfettamente riusciti, in due modi differenti. Ashton lo conosciamo molto bene dal libro e tu sei riuscita ad approfondire la sua peculiarità, quella di non essere indifferente nei confronti del genere umano, dandole nel contempo una motivazione che già avevamo letto nell’autrice ma che non abbiamo mai avuto il tempo di vivere appieno. Ora che lo vediamo interagire con Clarisse ci sembra davvero il vampiro più umano che sia mai esistito e il tutto si ricollega mirabilmente al concetto che Ashton ha della conoscenza e del ricordo.
Con Clarisse invece ti sei trovata davanti ad un personaggio per certi versi sconosciuto, di cui abbiamo solo sentito dire qualcosa e pure cose diverse, e l’hai resa secondo me anche lei molto umana, nella sua tenacia, nei suoi fallimenti, nel suo conforto, nella sua speranza; pure, infine, in quella che è la sua pericolosità, appena accennata nel primo libro della saga. Insomma, l’abbraccio finale è senza dubbio quello di due esseri umani, pur con tutte le loro diversità e i loro poteri, e di due amici.
 
10 punti
 
7) Contestualizzazione I personaggi sono ben inseriti nel mondo dell’autrice, come ti ho detto, a cominciare dal loro modo di rapportarsi e per finire con la cavalcata di Ashton. Tuttavia mi resta qualche dubbio che devo considerare per esprimere una valutazione precisa.
Il luogo in cui si trovano è una grotta in uno spazio non meglio definito; per quanto le descrizioni dei siti esterni alla città non siano frequenti, nell’autrice, eccezion fatta per l’ultima fuga di Ashton ed Eloise, è un po’ un azzardo postulare l’esistenza di una tale località facilmente raggiungibile da un’umana eppure non pericolosa. D’altro canto è anche sospetto che Clarisse si possa allontanare tanto e da sola dalla sua casa, seppur per buone motivazioni, anche se comprendo che effettuare certi esperimenti in casa sua non sarebbe stato saggio.
Per quanto riguarda gli effetti del potere di Clarisse non ve n’è traccia nel libro, li hai plasmati e anche bene secondo le tue necessità, rendendoli in un certo senso poteri di morte più che di evocazione vera e propria.
Insomma, queste, che sono caratteristiche senza dubbio valevoli ai fini dell’originalità del tuo lavoro, sono anche però le meno attinenti col contesto originale. Il che non significa che non possano essere ragguardevoli proprio per lo spazio che si ritagliano in un mondo tanto complesso, offrendoci nuove letture e nuove idee.
Ho una perplessità:
Il suo profumo si mescolava con quello del vampiro ultracentenario che non smetteva di guardarla, al punto che Clarisse pensò che potesse essere quasi nauseante per chiunque altro entrare nel suo rifugio.”
Nei libri risulta che questo forte profumo di rose riferito ai Blackmore lo sentono solo persone dotate di poteri speciali come Eloise o Clarisse.
 
8 punti
 
8) Sviluppo del tema Il tema è stato trattato in maniera persino rischiosa, rendendolo parte del potere che manifesta Clarisse e che hai creato dal nulla, come tipologia; la trovo però una scelta vincente, perché unisce il profumo di rosa di Ashton a quello della rosa uccisa dal potere del presidio, perché anticipa tutti gli odori di rose che permeano la vita di Eloise e perché focalizza l’attenzione sul vampiro che di rose sa continuamente. Inoltre proprio il paragone tra l’odore perenne di Ashton e quello invece spentosi della rosa crea una bella antitesi tra immortale e mortale. Non posso comunque darti il massimo perché, in effetti, se al posto della rosa ci fosse stato un tulipano non sarebbe cambiato nulla, dal momento che il fiore in sé non pare rivestire un particolare significato per questi due; sarebbe stato completamente sviluppato il tema se tu avessi appunto dato alla rosa una valenza personale per i due personaggi, un ricordo affettivo condiviso, una preferenza particolare.
 
8 punti
 
9) Effetto ottico L’impaginazione è ottima: la divisione delle scene tra le analessi e le parti al presente è scandita dagli spazi (che però potrebbero essere un po’ di più, per meglio separare i due punti di vista) e dal cambiamento della scrittura in modo chiaro ed inequivocabile; i paragrafi sono introdotti da un rientro di prima riga e il tutto è giustificato.
Il titolo non è proprio in primo piano: ingrandirlo un po’ e separarlo dall’inizio della storia con qualche riga gli donerebbe maggiore rilevanza. Un’interlinea appena un po’ maggiore renderebbe inoltre più leggibile il tutto, ma queste sono proprio sciocchezze.
 
10 punti
 
10) Gradimento personale Questa è una coppia di amici di cui avrei sempre voluto sapere qualcosa di più e di cui spero anche che Virginia scriva qualcosa di più.
Ciò che mi ha maggiormente attratto forse è stato quell’accenno di lato oscuro, il fatto che Clarisse desideri davvero controllare le creature del presidio, il fatto che per farlo le evochi consapevolmente uccidendo un fiore, il fatto che anche lei si renda conto di aver richiamato le meno innocue e di averlo fatto in vista di ciò che le serve. Insomma, sono piccolissimi accenni, ma lasciano aperta la questione che ancora per noi non ha trovato soluzione, ovvero chi diavolo abbia tradito la notte della Rivolta, anche se nessuno di noi, credo, sospetta di Clarisse; ma tu spieghi in che modo anche solo i suoi comportamenti possano essere sembrati sospetti.
Di Ashton, come ti ho già detto, ho amato moltissimo la riflessione su ciò che lo differenzia dagli altri vampiri e la dimostrazione di ciò che lo lega a Clarisse ma anche ad Eloise. Questo, che è un missing moment del primo libro, è senz’altro un momento struggente nella caratterizzazione di questo personaggio.
 
9 punti
 
 
 
Totale: 86/100
 

Recensore Master
13/07/11, ore 19:38
Cap. 1:

Oh, ma che meraviglia! Clarisse e Ashton... Devo ammettere che non ho mai pensato molto a loro, Clarisse è quasi sempre presente perchè richiamata dai ricordi o perchè qualcuno fa dei confronti, mentre Ashton... i vampiri non mi piacciono, anche se lui devo ammettere che è divertente :)
Ad ogni modo, questo tuo squarcio nel passato mi è piaciuto molto, è la storia di un profondo affetto nonostante le evidenti differenze tra i due, affetto che va oltre il fatto di essere Clarisse colei che poteva chiamare i Blackmore e Ashton un Blackmore di Blackmore; è un rapporto intenso, commovente se pensiamo alla triste fine di lei.
Mi piace molto come hai descritto i suoi sforzi, ma soprattutto il fatto che Ashton si renda conto che Eloise non è Clarisse.
Davvero complimenti, è stato un piacere leggere questa storia!

Recensore Junior
09/07/11, ore 23:18
Cap. 1:

Bel missing moment!
Mi piace molto il rapporto di amicizia tra Ashton e Clarisse. Si sfocia così facilmente nelle romanticherie quando ci sono in gioco sessi opposti, che è indubbiamente piacevole leggere di un'amicizia, ancora di più di un'amicizia così tenera e sincera.
E mi piace anche per l'umanità di Ashton, tema (principale?) della storia.
Un pochino ridondante la parte iniziale su tenebre e luce, forse potevi farci scivolare più in fretta nella storia. O forse hai fatto bene a farci rimbalzare un po' nell' "ambientazione" prima di raccontarci gli avvenimenti.
Una Clarisse in linea con le poche dritte del primo libro, e un Ashton empatico al punto giusto, visto che il POV è il suo. Mi piace il finale con le sue frasi spezzate, che riportano a Eloise, dalla quale erano partiti i ricordi di cui Ashton "non avrebbe mai potuto privarsi".
(Recensione modificata il 09/07/2011 - 11:18 pm)