Recensioni per
Sei la grande fatica, e la notte che sazia
di OperationFailed
Letta molto tempo fa, ripresa nelle mie "esplorazioni" in EPF (non è la prima storia "vecchia", e non sarà l'ultima, ad avere questo trattamento) e recensita perchè non si può lasciare che un pezzo del genere si perda nel mare di parole che scriviamo e leggiamo, a volte frettolosamente. Intanto, secondo me, non è fuori luogo il richiamo a Pavese in questo contesto di personaggi televisivi che, trolloni a parte, hanno caratterizzato e lo faranno ancora, spero, il panorama della fiction di qualità che, se ben fatta, può essere definita un prodotto comunicativo non secondo ad un' opera letteraria d'autore. Uno degli aspetti più accattivanti con cui la BBC ci ha "catturato" è, senza dubbio, la caratteristica dell'intensità dell'attrazione che lega Sh e J. Inusuale, non apertamente alla "Brokeback Mountain", tanto per capirci, ma piena di mille implicazioni e situazioni non risolte che la rendono unica e passibile di mille sviluppi. Questa ff ha espresso in modo molto originale il legame "johnlock", rivestendolo di poesia. |
è davvero bello quello che scrivi e non mi sento in grado di dirti quanto mi abbia colpito prima il suono e poi il significato delle parole che hai pensato per questi due meravigliosi uomini. io immagino che loro due vivano tutto ciò che fra di loro è amore soprattutto a livello di testa, accantonando il lato fisico un po' perchè (per sherlock) è difficile per non dire impossibile e scombussolante per entrambi. Perciò dico che non ci hai messo troppa poesia nella mente di holmes perchè un cervello così meraviglioso e complesso non potrebbe che pensare cose splendide riguardanti l'unica persona per la quale darebbe anima e corpo (vedi l'inaspettato momento di mielosa tenerezza all'inizio di "un caso di identità"). ho finito, giuro. mi ritiro con un profondo inchino e ti ringrazio moltissimo. baci. |
Ma è stupenda *-* |
Se non ti dispiace troppo per commentare questo secondo capitolo della tua raccolta mi permetterei di citare un poeta moderatamente famoso, conterraneo del nostro Arthur Conan Doyle, che in una delle sue opere teatrali più conosciute mise in bocca ad un suo personaggio una frase che trovo particolarmente adatta a ciò che hai scritto. |
Allora, premetto che io le note amo leggerle alla fine (anche quando sono poste all'inizio) perché preferisco farmi un'idea mia, prima di scoprire quel che veramente c'è nella storia. Che poi a volte indovino, altre prendo palesi cantonate, beh è un altro discorso. |
Giuro che la prossima volta che mi tagghi, io corro subito. |
Non ho mai commentato sinora perché mi sarei sentita a disagio, e anche adesso, non trovo questo il giusto mezzo per esprimenrsi. |
Sono decisamente senza parole. |
SEI ASSOLUTAMENTE FANTASTICA. |
Prima di dire qualsiasi cosa su questa storia vorrei ringraziarti di averla scritta. |
In effetti questa storiella ce la vedo perfetta dopo la reazione che John ha quando Sherlock gli dice se vuole andare con lui e lui gli risponde che, dannazione, certo, gli era mancato tutto quello. Ovviamente le parole precise non le ricordo, ma c'era sicuramente un'esclamazione - non dico nelle parole, ma sicuramente nel tono da far pensare a una liberazione. Liberazione da una vita scialba, dopo quello che aveva vissuto in Afghanistan, troppo tranquilla, troppo semplice, vissuta troppo passivamente, che non faceva certo per lui. Ovviamente John non è Sherlock, quindi per abbattere la noia evita di crivellare le pareti di casa con i colpi di pistola, ma finisce in cura proprio perché, alla fine, non sa come superare tutto questo. |
E' poesia ed è meravigliosa ** |