Questa fic mi ha incuriosito immediatamente,a partire dal titolo. Ora, dopo quasi un mese dalla sua pubblicazione, riesco finalmente a recensirla.
La cosa che mi è saltata subito all'occhio è stata la ritualità delle tue frasi, brevi e incisive ma collegate da tantissime congiunzioni, per lo più e. Anche l'uso delle o, che funge un po' da filo per le tue frasi/perline, ho apprezzato molto.
" ... non ricorda un sacco di cose insignificanti che ora saranno tutta la sua vita" Questa frase è dolce e malinconica in una maniera incredibile, perché rende benissimo l'idea di qualcosa che non c'è più e che si ricorda con un po' di amarezza, perché prima non ci si faceva caso, perché prima erano sciocchezze. Perché ora sono dettagli che servono come ossigeno. E' una frase terribilmente vera.
Per certi versi, il cieco tra i due mi è sembrato Sherlock. In realtà è più come se Sherlock fosse accecato dalla troppa luce, da tutte le cose di cui non sa che fare, come i piatti da lavare e le macchie da mandar via e il cibo da cucinare. E' spaesato tanto quanto John, è tenero, è dolce ma fa male al cuore.
"Bisogna sempre stare attenti a cosa si desidera" perché si rischia di ottenerlo, non è vero? L'ho sempre pensato. I cari Placebo dicono proprio "protect me from what I want", e non credo abbiano torto. Non ce l'hanno per niente.
Ovviamente, quello più spaesato è pero John e, in un certo senso, lo è anche il lettore, che si perde tra le mille congiunzioni e le immagini di cui legge. L'atmosfera che hai reso è adatta a ciò di cui hai scritto e, come già detto, ti fa sentire un po' cieco, o quanto meno parte di un mondo ovattato e dai contorni indefiniti.
In Sherlock ho visto un sacco di sacrificio. Per quanto possa voler bene a John, e quindi essere felice di poterlo aiutare e rendergli la vita meno difficile, Sherlock si porta comunque un grande peso sulle spalle. Oltre a probabili sensi di colpa, Sherlock ha abbandonato tutto ciò che prima era per lui indispensabile. Se non è affetto questo... E la cosa bella è che lui rimane sempre come prima, con le sue battute taglienti, con l'intelligenza disarmante, ma con i gesti che fanno trapelare la cura e l'attenzione maniacale che rivolge a John. Perché se prima viveva per il suo lavoro, ora è per John che vive.
"Non vedi perché...? Sherlock, è il mio corpo umano adulto. Non voglio che tu... che qualcuno... Non potresti aspettare fuori?" Questa è stata la frase più IC che secondo me qua hai scritto. E' tutto IC, ma John lo è in particolar modo.
"Certo che torneresti indietro, qualunque persona con un QI minimo lo farebbe. Forse persino Anderson.-" Eccola una delle battute taglienti di Sherlock. Perfetta.
Credo di aver trovato un errore di dimenticanza, un da che è rimasto nella tastiera: "John ha smesso di recitare preghiere in Afghanistan e ha stabilito che, se anche c’è un Dio da qualche parte, ha probabilmente di meglio ( ) fare"
John che va a sbattere e si brucia e ha le scheggie nelle mani, perché non può stare fermo ad aspettare che gli vengano i capelli bianchi o che un Dio che ha di meglio da fare gli restituisca la vista. John è un soldato, John non sa arrenders, John stringe i denti e si aggrappa ai muri e va avanti.
"Sherlock non molla mai niente." Questa frase mi ha rubato un battito. Sarebbe da scriverci sopra una fanfiction intera. E mi è piaciuta molto anche l'immagine di John che aspetta di ricoprirsi di polvere. Rende perfettamente l'idea del tempo che passa lento, della noia, del buio che si appiccica alle pupille e non c'è modo di mandarlo via. E che pian piano assorbe anche i colori sul viso di Sherlock, e i suoi occhi, e John ha paura di dimenticarsi la persona più importante della sua vita.
Tutta la fic è pervasa da una dolcezza dolorante e malinconica, che sospira sul cuore ma non pesa per niente. Uno di quei dolori che non si vorrebbe mai smettere di provare. La fine però, la conclusione è quanto di meglio tu postessi scrivere. La cecità deve essere qualcosa di incredibilmente doloroso e inaccettabile, ma tu hai saputo infilare luce tra il buio. La luce della speranza.
E fortuna che ci si ferma al preslash, o alla bromance, o a come preferisci chiamarlo. Fatto sta che il rapporto che hai descritto è perfetto così, e anche un solo esto in più sarebbe stato di troppo. I miei più sinceri complimenti! |