Recensioni per
And repeat three times: I care, I care, I care.
di Mikaeru

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Junior
23/02/15, ore 19:30
Cap. 1:

Ehy ciao!
Finalmente ce l'ho fatta ad arrivare fino in fondo. Hai scritto tantissimo, ma sei riuscita a mantenere una coerenza nello stile e nella trama per tutto il testo, il che non è facile. I miei complimenti. Il rapporto tra i due Holmes mi ha sempre affascinato, è il tuo è un modo interessante di interpretarlo, in parte lo condivido. Ho trovato qualche piccola incongruenza nella trama, qualche forzatura (Sherlock è geniale, trovo strano che abbia scelto di non reagire alla situazione, lasciandosi deperire) ma nel complesso è una bella storia, merita solo per come è scritta.
Un bacio, pubblicane altre che recensisco volentieri!

Recensore Master
07/10/14, ore 23:13
Cap. 1:

". e gli promise che sarebbe rimasto per sempre quello che non lo faceva piangere...": ritrovo questa "antica" fic nei miei pellegrinaggi alla ricerca del "non raccontato", del "non detto" che approfondisca ancora di più le infinite possibilità di sviluppo che sono insite nello Sherlock BBC. “...Fai venire John o non prenderò niente...”: eccolo il vero nodo di tutto il vissuto del detective e cioè il suo assoluto legame con Watson, al di fuori e al di là di qualsiasi convenzione. Non si può definire con precisione quello che li fa ruotare l'uno attorno all'altro, come un satellite attorno al suo pianeta, per l'eternità. Ma, senza alcun dubbio, è una delle coppie più indovinate degli ultimi anni nella storia del "drama" proprio per quel "non espresso", qui narrato in modo splendido, che è più coinvolgente di tanti racconti, ad esplicitissimo rating rosso. Tra gli elementi che fanno di questa storia una delle più interessanti del fandom, c'è la sua carica di "profezia" nei riguardi dell'irrompere dell'indifesa e cocciuta umanità di Sh che abbiamo visto più presente nella Season 3, tre anni dopo. Viene trattato, poi, con sensibilità affettuosa, il sentimento fraterno che Mycroft esprime qui in modo veramente toccante: "... Gli accarezzò una guancia e i capelli. Lo faceva sempre quando era piccolo...". E quella mano che stringe, per un istante, quella di John è un'immagine che difficilmente si può dimenticare.

Nuovo recensore
23/06/12, ore 11:03
Cap. 1:

Il rapporto tra i due fratelli mi ha sempre particolarmente incuriosito ma non ho mai trovato nulla al riguardo che fosse un po’ interessante.
Invece stavolta, per puro caso, ho trovato la tua ff che, guarda caso, si sviluppa proprio da questo aspetto…pensa che fortuna!
Ma la fortuna ancora più grande è stata trovare una ff che fosse non solo interessante ma pure scritta bene.
La parte della vita dei due fratelli, dall’infanzia fino al momento di rottura, mi è piaciuta davvero tantissimo; immaginarsi uno Sherlock baby è stato un po’ difficile -è uno di quei tipi che t’immagini sia nato già con la camicia, per dire- però mi ha interessato molto vedere come hai affrontato l’argomento. Devo ammettere che se ci si dovesse figurare la dinamica familiare dei primi anni di Sherlock, direi che sarebbe esattamente così: il rapporto conflittuale con il padre, il rapporto morboso da parte della madre che finisce per viziarlo, il rapporto difficile con i suoi coetanei e con gli estranei e, ovviamente, il rapporto con Mycroft.
Sarebbe interessante indagare più a fondo  su questa relazione di amore e odio che intercorre tra i due, soprattutto dalla parte di Sherlock.
Poi, permettimi di aggiungere un cosa (ma non è assolutamente una critica, credimi): ma povero John! A furia di tutte queste ff, in cui gli ammazzano l’amico o glielo ammazzano per poi ritirarglielo fuori sano e salvo (anche se in questo caso direi che “sano” non è proprio la parola più giusta da usare), credo che gli verrà un collasso a livello neurologico tale da farlo uscire completamente di testa. Però la cosa positiva è ogni ff ha la sua identità e ragion d’essere quindi è come se si aprisse sempre una nuova pagina.
Ultima nota, per pignoleria. Nella frase “Sapevo sin da piccolo quanto l'equilibro mentale di Sherlock sia fragile” quel “sia” non mi convince tanto. Sicura che non ci andasse un bel “fosse”?

Recensore Veterano
27/05/12, ore 19:55
Cap. 1:

Non ho da dire nulla se non che è meravigliosa, bellissima e straziante. Mi sembrava proprio di vederlo Sherlock... imprigionato in una meravigliosa gabbia che per quanto fosse dorata era sempre una prigione, consapevole che nessuno sarebbe venuto a salvarlo, che non avrebbe mai più rivisto ne John ne la luce del sole... la solitudine è bella finchè la scegli tu, ma se te la impongono... qui Mycroft l'ho odiato, perchè ha fatto credere la cosa più crudele del mondo ai suoi stessi genitori. Adesso non potrà davvero essere più come prima. Mycroft, hai sbagliato: prima con il modo di proteggerlo poi credendo di poterlo rendere invulnerabile al pericolo. Tutti nella vita avremo i nostri guai e le persone che ci amano seppur con tutta la precauzione del mondo non ce li potranno evitare. E' bellissima, non ho esitato a metterla nei preferiti e la rileggo in continuazione.

Nuovo recensore
23/03/12, ore 16:56
Cap. 1:

''Mormorò il suo nome sottovoce prima di addormentarsi.'' e ce l'hai fatta a farmi piangere, eh. cazzo se lo ama. mi viene voglia di urlare contro la BBC che non li fa stare insieme! ma non lo vedono che sono innamorai?! gli hanno dato loro questa forma, dannazione! come possono non accorgersi che si amano?! *fine dello sfogo. ho finito di urlare contro la BBC, non posso rischiare che non mi facciano la terza serie! (ringhia come se avesse la museruola)*
sei bravissima a scrivere, non c'è che dire. mi ha colpito molto la tua fermezza di spirito nel disegnare un Mycroft così cocciuto, tanto che iniziava ad assomigliare davvero a Sherlock! adorabile anche la visione del loro passato, l'amore che Mycroft prova per Sherlock e che dimostra prendendosi cura di lui al posto dei genitori mi ha fatto pensare ad un incesto, inevitabile per la mia mente perversa. John è sempre John. lo ama, e Mycroft si sbaglia quando dice che nessuno potrà mai amarlo come lui. John lo ama lo stesso tanto, solo in un modo diverso! in conclusione, se davvero bravissima, ho letto questa storia tutta d'un fiato e mi è piaciuta tanto!
complimentoni! :D

Recensore Veterano
01/12/11, ore 14:18
Cap. 1:

è bellissima.... Non so che altro dire, veramente... è fantastica e basta. Mi ha fatto piangere quando John credeva che Sherlock fosse morto, mi ha fatto sorridere all'inizio, quando parlava di Sherlock e Mycroft da piccoli... Ad un certo punto avevo veramente creduto che Sherlock si sarebbe lasciato morire.. E John! Ti giuro, sono senza parole, tutto quello che riesco a pensare è: Fantastica.

Recensore Junior
18/09/11, ore 17:05
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Non saprei dire cosa esattamente mi abbia colpito di questa fanfiction, forse perché sono tante le cose che mi hanno deliziata e che, a seconda dei casi, mi hanno riempito di dolcezza, malinconia o stupore.
Riflettendoci un attimo però, penso sia la natura di questo Mycroft ad avermi meravigliata più di tutto il resto. Le ossessioni, le manie, i rapporti malati e irrisolvibili, sono alcune delle cose che più mi affascinano, sia nella vita che nelle fanfiction. Purtroppo è difficile leggere storie che trattino bene l'argomento, ma questa è una di quelle, senza alcun dubbio.
All'inizio non pensavo certo all'angst o all'ossessivo comportamento del maggiore degli Holmes, che sarebbe poi sfociato in una quasi tragedia. All'inizio mi godevo le somiglianze di Sherlock ai genitori, il suo essere così irrimediabilmente viziato, le attenzioni non così poi tanto insolite (all’inizio) di Mycroft.
Nel secondo paragrafo ho colto una critica verso determinate leggi non scritte della società, che ho apprezzato molto. Mi spiego meglio: appare chiaro che si guadagna di più a tacere, piuttosto che dire la verità. Sherlock, nell'ingenuità dei suoi geniali sette anni, smaschera un tradimento proprio nel momento peggiore, davanti a parenti e amici vari, e viene punito proprio per aver detto la verità, semplicemente perché passa da bugiardo, da affamato di attenzioni. Ecco quindi la riflessione. Preferiranno le menzogne alla verità, che troppo spesso viene scambiata per isterico bisogno d'attenzione e voglia di seminare zizzania. Sherlock ha sette anni, Sherlock non può saperlo che ci sono anche i momenti in cui ci vogliono silenziosi e complici di bugie troppo più grandi di noi.
La droga, altra cosa che mi affascina molto, e ritrovare qui Sherlock, ridotto in uno stato che solo la tossicodipendenza ti "regala", mi ha stretto il cuore. Eppure lo sappiamo tutti che nel suo passato c'è, da qualche parte, in qualche modo, ma c'è. E il modo di farcela essere che ha scelto l’autrice mi è piaciuto, tanto. Forse è questo il momento in cui si capisce che la preoccupazione di Mycroft non è solo affetto fraterno, perché il maggiore si colpevolizza, si sente responsabile, riceve il rifiuto di Sherlock ma non può fare a meno di continuare a stare lì, accanto a lui.
Poi c'è John, c'è la piscina e Moriarty e l'ospedale e il coma. C'è un John che scopre di più sul suo coinquilino, che assorbe le parole di un fratello preoccupato e che si autocolpevolizza, ancora una volta. Ma poi Sherlock si sveglia e come da manuale dice per prima cosa che il fratello deve levarsi di torno. Insieme a John, il lettore tira un sospiro di sollievo, perché tutto sembra pian piano sistemarsi. Sembra.
Non si può pretendere che Sherlock Holmes il grande consulting detecitve stia buono e tranquillo a casa, per di più durante un giorno di pioggia, anche se ha rischiato di morire e si è da poco svegliato da un coma lungo due mesi. Non si chiamerebbe Sherlock Holmes, altrimenti. Grazie al cielo c'è la Signora Hudson, mamma chioccia, che prepara pasti caldi e solleva gli spiriti. Senza di lei John sarebbe molto meno sano e molto più magro.
Abbiamo detto che Sherlock non è a casa, per quanto John lo abbia scongiurato di starsene fermo a Baker Street, ma questa volta non possiamo dargli colpa, non tutta per lo meno. Non ho tardato a capire che il rapitore misterioso altri non è che Mycroft, e che il rapporto sta degenerando, diventando più morboso ad ogni frase, più pressante, più angoscioso. Sherlock prigioniero del suo stesso sangue.
Poi Sherlock è su un tavolo dell’obitorio - John crede che sia uno scherzo, perché, andiamo, Sherlock è immortale, Sherlock non può morire mai! - e ti chiedi perché, forse ha tentato di scappare e Mycroft è impazzito, forse si è suicidato pur di non essere prigioniero di una vita che non poteva sopportare, forse si è semplicemente lasciato morire d'inedia. Fatto sta che Sherlock è morto e John e Lestrade e tutti noi abbiamo il cuore delle dimensioni di uno sputo, e non importa quello che viene dopo perché Sherlock è morto. Qui John pensa una delle cose che mi hanno colpito di più in questa fanfiction, che mi hanno colpito dritto nello stomaco, come fa qualsiasi frase che oltre ad essere bella è terribilmente vera. Alla facoltà di medicina ci sarebbe dovuto essere un corso di sopravvivenza alla morte del proprio migliore amico. Perché si sa come curare la tubercolosi, si studia per debellare l'AIDS, e nessuno insegna come sanare se stessi?
Invece c'è qualcuno rinchiuso in un appartamento, che dimagrisce e si indebolisce e ha sempre meno forza, e quel qualcuno si chiama Sherlock Holmes. Sapere che non è morto è bello, ma la consapevolezza che Mycroft ora è ora suo “padrone” e suo unico collegamento con il mondo dei vivi, ti attorciglia lo stomaco. Mycroft è malato, è pazzo, ossessionato, imbecille così lo distruggi, così ti distruggi, brutto stupido fallo uscire e lascialo vivere!
Continuano, i due, ad affrontare quei piccoli rituali che li caratterizzavano da bambini, come il bagno insieme, i riccioli che si sciolgono tra le mani di Mycroft e che profumano di pulito. E la follia che si insinua tra quelle pareti.
Poi Sherlock impazzisce dalla fame, ingurgita tutto il frigorifero in un sol boccone e Mycroft accorre, e lo culla come un bambino portandolo a tavola, pregandolo di mangiare in modo civile, cose calde, cotte, che non gli congelino lo stomaco. La fame però lascia il posto alla febbre, che non scende mai perché Sherlock si rifiuta di prendere la medicina, che gli arriva finalmente in gola solo quando il suo fisico sfinito non sa più opporre resistenza ai tentativi di Mycroft. Una parola però esce dalla bocca di Sherlock in mezzo alla sofferenza, delirante eppure incredibilmente lucida. John. Sherlock vuole John, lo pretende, gli manca. John che lo crede morto e ha la vita fatta a brandelli.
Non è ben chiaro cosa alla fine spinga Mycroft a chiamarlo davvero John, e Lestrade e un'ambulanza. Forse si è finalmente reso conto che il suo amore ossessivo sta uccidendo il fratello, forse ha capito che voler bene ad una persona significa permetterle di cacciarsi nei guai e scorrazzare libera per le vie di Londra e fare strani esperimenti e sbucciarsi le ginocchia e rialzarsi da soli. La cosa importante è che Mycroft se ne rende conto, e il respiro di Sherlock è ancora lì, appoggiato alla pelle di John, fievole ma costante.
Il gioco di flashback e flashforward, questo continuo saltare e spezzettare tempo e azioni, rende la fanficition mai noiosa e mai scontata, e costringe il lettore a proseguire, preso da una frenesia che gli fa male agli occhi e al cuore. C'è il bisogno pressante di arrivare alla fine, di capire, di scoprire.
Per quanto riguarda l'IC, ammetto di essere stata perplessa all'inizio, poiché non avevo ancora capito che la cura di Mycroft fosse una vera e propria ossessione. Per questo tendevo a vedere il maggiore degli Holmes come se fosse un po' OOC, seppure la sua caratterizzazione fosse perfetta. Andando avanti mi sono accorta che è questo il nodo centrale del racconto, che non è una distrazione dell'autrice, ma anzi è qualcosa di appositamente studiato: l'esagerazione di una caratteristica che comunque appare ben visibile nella serie della bbc. Sono convinta, infatti, che Mycroft presti molta attenzione al fratello, che lo sorvegli per quanto possa, che gli voglia anche un gran bene. Ma qui si tratta di una vera e propria attrazione morbosa e malata, trovata originale e geniale dell’autrice, gestita in maniera magistrale nonostante la difficoltà. Tutti i personaggi della fanfiction sono IC, cosa che rende la forza emotiva di questa fanfiction ancora più micidiale, più dolorosa.
Perché è proprio così, è stato doloroso leggere. Uno di quei dolori che straziano ma di cui non si è mai sazi.
Questa è una storia piena di forza, di carattere, di dolcezza e dolore. Questa è vita, e questa è emozione. Le emozioni sono essenziali per una storia, e per il nostro fandom è essenziale che questa fanfiction figuri tra le scelte.
Un grazie all’autrice e all’amministrazione, che spero legga e accolga questa mia segnalazione.

Recensore Master
11/09/11, ore 16:37
Cap. 1:

No ok, ora cerco un po' di parole sensate e vedo di metterle insieme in qualcosa di coerente, giuro.
L'ho letta ieri sera intorno all'una e mezza, a quell'ora in cui ti dici dai, la inizio soltanto per vedere di cosa parla e poi la finisco domani. Ecco. Ma non è una storia che puoi iniziare e poi finire dieci ore dopo, non puoi e basta. Perché è bellissima e ti prende fin proprio alla fine, fin quando Sherlock stringe la mano di John e allora oddio ti puoi sciogliere perché è tutto finito.
Poi. Poi per una volta il protagonista di tutto è Mycroft, ed è bello perché c'è un prima, lui che consola suo fratello e non lo lascia solo e odia suo padre perché non lo capisce e duplica la chiave della porta perché brucerebbe la casa pur di non lasciarlo a piangere da solo, o qualcosa del genere. C'è un prima un po' meno prima, una clinica e Sherlock che ci gira in tondo dentro e odia suo fratello, il fratello cui si è aggrappato per tipo tutta l'infanzia. E poi c'è l'adesso, l'ora, e Sherlock si è allontanato da lui e Mycroft non può permetterlo perché lo ama troppo e vuole tenerlo con sè, e arriva a fare, oddio, di tutto. Anche a uccidere un uomo, suppongo, a meno che ci fosse per caso un sosia perfetto di Sherlock e altrettanto per caso fosse morto proprio appena dopo l'incidente con Moriarty. E poi la caparbietà di Sherlock ha la meglio perché ha sempre la meglio, e miracolosamente è vivo, e tutto si aggiusta, e ok, ma quello che colpisce di più è Mycroft, calmo e triste, che si deve arrendere all'evidenza dei fatti, alla sconfitta, gli Holmes non sono fatti per questo, ma ci si arrende, e John sarà per sempre meglio di lui per quanto di provi e ok, basta, volevo solo dirti che questa storia è la meravigliosità, ecco.

Recensore Junior
09/09/11, ore 23:46
Cap. 1:

wow.. che storia... i racconti di Sherlock piccolo sono tanto dolci da amare.... il funerale mi ha fatto venire un groppo in gola XD Mycroft fa devvero tenerezza (anche se ho dubbi sulla sua salute mentale XD) è una storia da oscar sul serio è perfetta povero Mycroft e povero Sherlock ma soprattutto povero John è tutto così malinconico

Recensore Veterano
09/09/11, ore 20:55
Cap. 1:

Io-i-io-io... ringrazia ginnyx, qui sotto, che ti fa pubblicità spudorata.
Oddio, ha ragione.
Seriamente, non so più che dire, hai-hai già detto tutto tu.
E non me ne frega ora di dirti se sono IC, se sono dolci o cazzate varie.
Spero solo di farti capire che questa meraviglia è... è... meravigliosa. Unica. Sconvolgente. Inquietante.
Io lo dico che gli Holmes non ci stanno con la testa, chi per un motivo, chi per un altro, ma scherzi a parte, la possessività di Mycroft, il bisogno impellente di avere John con sé, sempre, la voglia di morire, dio, questo È Sherlock.
Poi la famiglia e ricordi sono perfetti, sembra proprio che tu sia andata a chiederlo proprio a lui, a Sherlock.
Dico solo che ho amato Sherlock, qui, Sherlock e John. E un po' anche Mycroft, perché... perché sì.

E poi? E poi basta. Perché tutto quello che direi non avrebbe senso, e... seriamente, hai fatto un ottimo lavoro.
Mi inchino.

Recensore Veterano
09/09/11, ore 19:49
Cap. 1:


Io non so che dire. Non so seriamente cosa... cosa si può dire davanti a una cosa così?
All'inizio amavo questa storia per quanto fosse vera, in più aiutava il mio grandissimo interesse sulle dinamiche tra fratelli. Ed io ho sempre amato i fratelli Holmes.
Poi... poi da quando è sparito Sherlock ho incominciato ad avere brividi intermittenti.
Prima lungo le braccia, poi tutta la spina dorsale.
E Mycroft, Mycroft così malato ma al tempo stesso così lui (anche se sono un po' perplessa sul pestaggio del bambino, Jack, ma pensandoci ci sta, vista la mentalità del tuo Mycroft)
E... e sono veramente colpita.
Non ho mai letto una Reichenbach così, non penso che la leggerò mai.
Non saprei neanche esattamente dire cosa mi ha colpito in particolare di questa fanfiction.
So solo che è così perfetta che fa quasi paura. Quella paura che ti divora lentamente e con piacere, che ti spinge a leggere fino all'ultima riga. Vuoi complici anche i Placebo che con le loro canzoni leggermente psyco e tirate ai limiti della sanità mentale, mi hanno permesso di entrare in uno stato di completa simbiosi con la storia.
E lo so che dovrei spendere parole sul tuo meraviglioso John, sul tuo Sherlock di diamante -indistruggibile e al tempo stesso tanto delicato- ma non ci riesco.
Non riesco a dire niente di sensato e mi dispiace, perchè questa storia deve finire tra i miei preferiti.
Grazie, grazie veramente per averla scritta.


P.S.
Ora sono inquietata, la canzone che ti stavo dicendo dei Placebo ho scoperto (io metto su i cd e me ne frego del titolo di soito) si chiama "Protect me from what I want".
E qui sinceramente potrei inquietarmi ancor di più.
(Recensione modificata il 09/09/2011 - 08:05 pm)