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Autore: Strawberry Swing    24/03/2012    3 recensioni
< Vi è mai capitato di salire su un qualsiasi mezzo pubblico, che sia pure un autobus o un treno e non avere assolutamente niente da fare se non guardare le persone? [...] Insomma, sull’autobus si può incontrare davvero di tutto. Ed è per l’appunto su un autobus che ho fatto l’incontro che mi cambiò definitivamente la vita. >
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Capitolo 5.

Ovviamente arrivai in ritardo anche quel giorno. Sapevo che mi stava crescendo un bernoccolo a dismisura sulla fronte e sicuramente la ferita sul labbro non si stava affatto rimarginando, soprattutto perché continuavo a mordermi le labbra, in preda al nervosismo. Entrata in facoltà alle 50, decisi che avrei saltato la prima ora. Che senso aveva entrare di straforo per 20 minuti di lezione. Andai al bagno e constatai che era proprio come temevo. Il labbro aveva ripreso a sanguinare e un ematoma si stava già formando sulla fronte. Slegai i capelli che fino a quel momento erano legati in uno chignon alto, facendo sì che andassero a coprire il segno sulla fronte. Dopo di che andai al bar a prendere un caffè. Quasi pregai Rosa affinché si sbrigasse e trangugiai il mio espresso tutto d’un fiato. Ero così nervosa che quando fu l’ora di andare in aula, entrai senza neanche salutare e, seduta al mio posto, presi quaderno e penna. Luca mi si sedette affianco insistendo nel chiedermi che avessi ma lo liquidai con un “sto bene, non ti preoccupare” e continuai i miei scarabocchi sul quaderno. Mariella mi passò i suoi appunti senza dire niente mentre mi fissava insieme ad Athena, mentre Daniela era con il suo ragazzo qualche posto più indietro.
-          Soph, accompagnami in bagno. Ora. Ho bisogno di quella cosa che serve alle fanciulle una volta ogni 28 giorni. –
-          Non ce l’ho. E non mi rompere. –
-          No, tu vieni. Ora. Non accetto un no. –
E supportata da Mari che continuava a guardarmi, mi trascinarono in bagno sotto gli occhi di Luca che ci fissava alquanto confuso.
 
-          Che è successo? –
-          Lo odio. Ma come si permette? Quello stronzo mi ha baciata! Cioè..non era proprio un bacio.. ha sfiorato le sue labbra contro le mie e si è limitato solo a quello..senza baciarmi per davvero, insomma..poteva evitare tutto questo! Oh come lo odio. –
-          Non ho capito niente. Chi ha baciato chi? –
-          Matteo. Ha baciato me. Ma non mi ha proprio baciato, baciato. Ha giusto posato le sue labbra sulle mie. Insomma, c’era stato l’incidente e io l’ho medicato..e lui mi ha detto che così mi passava la bua. –
Ok..forse ero un tantino nevrastenica e confusa..Così, dopo essermi calmata un attimo spiegai per filo e per segno quello che era successo quella mattina, tralasciando le mie decisioni su Luca. Cosa che era passata in ultimo piano dopo gli ultimi avvenimenti. Perché avevo provato quel fastidioso formicolio allo stomaco? Sicuramente il pazzo non mi piaceva.. Forse è perché dopo Giulio non ero ancora uscita con nessuno e quindi era l’ebbrezza della situazione. Sì, era sicuramente così. Non c’erano alternative.
-          Ti piace Matteo. –
Ecco, come non detto.
-          No che non mi piace. Devo ribadirti che quello è pazzo? Insomma..come fa a piacermi un microcefalo come lui. Sii seria, io sono superiore. -
-          E tu piaci a lui. –
Ignorai le capriole che fece il mio stomaco a quell’affermazione di Mari e continuai ad appoggiare la mia tesi dell’ebbrezza della situazione senza effettivamente convincere nessuna delle due, che continuavano a guardarmi come se non capissi niente dei miei veri sentimenti.
Le liquidai con una scrollata di spalle e uscii dal bagno, diretta verso l’aula quand’ecco che l’idiota mi passa a fianco.
-          Passata la bua? –
-          Fanculo, stronzo. –
-          Come siamo acide. Hai già bevuto la tua dose di acidi stamattina? –
-          Qualcuno si è limitato a innervosirmi immensamente dopo che io mi ero comportata da persona civile. Ma forse tu non capisci, tra scimmie non esiste civiltà. –
-          Vedo che la lingua lunga non l’hai persa. Peccato che stamattina non hai fatto niente di utile con quella..Bastava allungarla ancora un pochetto. –
-          Ripeto. Fanculo. E mi pare che neanche la tua di lingua si sia fatta vedere stamattina. –
-          Io non spreco le mie parole e la mia lingua con esseri potenzialmente da ricovero. Ci si vede, strega; ciao Mari, è sempre un piacere incontrarti. –
Aspettai che si allontanasse per girarmi verso le mie amiche.
-          Cosa vi avevo detto? Non potrà mai, e ripeto mai, esserci niente tra me e quello. Ci odiamo e non lo nascondiamo neanche. –
-          Bah, se lo dici tu. Io vedo elettricità tra di voi. –
-          Vabbè Athe, come siamo spirituali. Andiamo prima che la Broccolo non inizi la sua lezione senza di noi, mica voglio perdermi quest’ora interessantissima di matematica. –
Tornate in aula mi limitai a scrollare le spalle di fronte allo sguardo di Luca e accennai brevemente a “mestruazioni” cosicché lui  si voltò dall’altra parte imbarazzato. Non riuscirò mai a capire perché gli uomini si imbarazzano a parlare del ciclo, insomma, è una cosa naturale, normalissima, che capita a tutte le donne. Finita la mattinata, andammo a mangiare a mensa e, dopo un intenso studio pomeridiano, andai in palestra. Avevo assolutamente bisogno di sfogarmi viste le ultime novità. Feci le mie due ore di lezione e salita sul bus controllai il cellulare. C’erano 3 chiamate di Stefano, il mio migliore amico, gay dichiarato, che studiava a Pisa. Lo richiamai.
-          Oh Ste! Il che tu dici? Io sono in bus che torno a casa. –
-          Ecco, brava. Sbrigati che ho freddo, sono sotto casa tua che t’aspetto. –
-          Davvero? E che sei venuto a fare? Che bello! Sono quasi arrivata –
-          Mi mancavi. E poi avevo bisogno di staccare. Il mio compagno di stanza è proprio un gran fustacchione e i miei ormoni iniziano a non farcela più. Ho bisogno di un corpo femminile da spupazzare che non mi faccia rizzare il mio amico delle parti basse, –
-          Ahahahahahah lo sai che io sono sempre a tua disposizione! Arrivo in un attimo. Ci vediamo fra poco. Aspettami lì. –
Arrivata alla fermata del bus scesi, contenta che finalmente c’era qualcuno che mi aspettava a casa non vedevo l’ora di tornare e iniziai a fare il percorso fino a casa quasi correndo. Ovviamente andai a sbattere contro qualcuno.
-          Mi scusi, non l’avevo vista. –
-          Sta più attenta a dove metti i piedi strega. La prossima volta vedi di non investire nessuno, anche perché nessuno riuscirebbe a reggere il tuo dolce peso –
-          Toh, sei tu. Mi segui? Cosa ci fai qua? –
-          Io ci abito fino a prova contraria. –
-          Ok. Ciao e a mai più rivederci. –
Così dicendo mi voltai iniziai a camminare, quando mi accorsi che Matteo era proprio a pochi passi da me e che mi stava seguendo.
-          Ma ce l’hai con me? Smettila di seguirmi –
-          Il mio mondo non gira intorno a te. Io devo andare di qua. –
-          E dove devi andare precisamente, di grazia? –
-          Cazzi miei. –
-          Vaffanculo. –
-          Anche tu. –
Gli diedi le spalle e aumentai il passo ma mi accorsi che mi era continuamente dietro. Fortunatamente ero vicino a casa. Quando svoltai l’angolo e vidi il gigante biondo aspettarmi seduto sul gradino del portone, quasi mi dimenticai del mio compagno di strada. Quasi.
Con un piacere perverso mi avvicinai correndo a Stefano che intanto si era alzato e mi veniva incontro con le braccia spalancate. Gli saltai in braccio e gli sussurrai “stai al gioco”; Dopo di che iniziai a baciarlo incrociando le gambe sopra i suoi glutei e lui mi aiutò tenendomi ancorata al suo possente petto. Quando finii il bacio, iniziammo a ridere di gusto, soprattutto perché nessuno dei due aveva provato assolutamente niente in quel contatto di lingue.
Matteo era a poca distanza da noi e anche se non potevo vederlo, riuscivo a sentire la sua presenza. Forse avevano ragione le altre, c’era elettricità nell’aria. O forse era semplicemente il suo sguardo omicida che mi perforava la schiena.
-          Ciao, io sono Stefano. Conosci la mia piccola farfallina? –
-          Si. E lei stamattina ti ha tradito con me. Mi ha dato un bacio con i controfiocchi, meglio di quello che ha dato a te. Ci si vede strega. –
-          Non è vero. Tu non mi hai mai baciato. Non veramente almeno. –
A questa mia affermazione lui si girò e venendomi incontro mi baciò con irruenza e passione. Con tanto di lingua. Non resistetti oltre. Seguii il mio istinto e ricambiai il bacio con la stessa voracità. Le nostre lingue si rincorrevano e le farfalle nel mio stomaco ormai avevano raggiungo la laringe. Mi sentivo una gelatina. E stavo provando la più bella sensazione della mia vita. Quando si staccò da me, eravamo tutte e due con il fiatone.
-           Adesso non puoi dire che non l’hai tradito con me. Questo si che era un bacio. –
Non mi lasciò neanche il tempo di controbattere e subito si allontanò lasciandomi lì a fissare la sua nuca che si allontanava. Sentii le braccia di Stefano stringermi sotto il seno.
-          Mi devi spiegare un paio di cose farfallina. Che ne dici se saliamo? –



*Spazio dell'autrice.
Ed ecco che arriva un nuovo personaggio.. e finalmente c'è un bacio!
Tutta la storia è partita da questo capitolo. Avevo in mente questa scena, dell'amico gay e del bacio rubato.. e da lì ho deciso di scrivere tutto. Ho unito prologo e capitolo per riuscire a dare un filo logico. Ringrazio nuovamente chi ha commentato e chi ha messo la mia storia tra le preferite e le seguite. Mi rendete immensamente orgogliosa.
Ho postato prima perchè domani mi aspetta una gita fuori porta tutto il giorno e quindi non credo di avere tempo per aggiungere questo capitolo.
A domenica prossima.
Giulia
  
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