Serie TV > The Mentalist
Segui la storia  |       
Autore: Little Firestar84    24/03/2012    2 recensioni
One shots, tutti con una sola costante: Jane & Lisbon. perchè alemno sognare ci è concesso... (traduzioni delle mie storie su fanfiction.net)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ugh... questa raccolta è stata dimenticata da secoli, ovvero quasi un anno e mi dovrei davvero, davvero vergognare... ma chissà, ora che ho finito Secrets and lies, magari riuscirò a fare qualcosina di più. il più, come dicono su Twitter gli sceneggiatori di The Mentalist, è vincere la pigrizia e iniziare! ma prima, rispondo alle recensioni della volta scorsa....

naki17: sì, lo so. il fianle era stato fatto così apposta, per non fare capire fino all'ultimo se Lisbon avesse scelto Jane o Mashburn. sono perfida, lo so...

Aoko: Sì, Jane lo faccio spesso così. perchè, come lui stesso dice, Lisbon non è trasparente, ma traslucente, e le sue emozioni, il modo in cui sono percepite, è mutevole. ed inoltre, jane è spesso un po' "insensibile" quando si tratta delle persone a lui più vicine (e di cose serie)....

Amy90: ma, nella quarta per ora ci sta smepre Lisbona a dire che Jane lo sopporta perchè chiude i casi, ma poi, chissà in futuro....

Limonata e Biscotti

Comportarsi male per Patrick Jane non era una cosa strana; dire che le volte che aveva effettivamente ascoltato Teresa Lisbon potevano, effettivamente, essere contate sulle dita di una mano non era nemmeno un’esagerazione, ma la semplice verità. Quel giorno, però, Jane aveva fatto del suo peggio, spuntando tutte le voci della lista del “non si fa” che Lisbon stessa aveva provato ad imporgli nel corso degli anni (non provare a sedurre la vedova della vittima, non entrare nella casa di un sospettato senza mandato per prepararti comodamente del te e lamentarti poi che non hanno gusto; non contaminare la scena del crimine, non rubare prove, non far arrabbiare giudici e procuratori distrettuali, non uscire dalla macchina a meno che io te lo dica, non metterti in mezzo ad una sparatoria, non farti rapire dal sospettato di proposito per tentare di dimostrare che hai ragione, non fare il mentalista mentre sei sotto tiro, non ipnotizzare testimoni o indiziati) ed era riuscito a fare tutto di proposito.

Certo, non era la prima volta che aveva disobbedito di proposito agli ordini di Lisbon, ma normalmente si conteneva, limitandosi a fare una o due cosette, giusto perché adora godersi le reazioni furibonde di Teresa. Quando si arrabbiava con lui, c’era sempre un certo fuoco nei suoi occhi, una tale passione…. Era come se la passione che non poteva mettere nel lavoro, troppo presa dalle regole da seguire, fosse scaricata nei loro litigi. E lui lo adorava. Vedere il fuoco negli occhi di lei permetteva alla sua mente, almeno, di sognare, sognare cose che desiderava ma che non poteva avere, non ora, almeno, o forse mai. Il fuoco scatenava brividi lungo la sua schiena, lo faceva impazzire, gli faceva desiderare di essere abbastanza coraggioso da afferrarla, spingerla contro un muro, baciarla come se fosse stato un cavernicolo, e possederla... quando vedeva quel fuoco, nella notte, chiudeva gli occhi solo per poter essere visitato da quelle visioni di una bellezza dagli occhi verdi e i capelli scuri. In quei sogni, immaginava di ballare con lei, immaginava picnic sull’erba sgargiante; a volte, sognava di arti intrecciati, soffici carezze e dolci bracci sotto soffici lenzuola bianche in una casa sulla spiaggia, a volte invece si trattava di un abito bianco ed una chiesa, altre volte di passeggiate nel parco con due biondi gemelli, un bambino ed una bambina dagli occhi verdi, ma soprattutto, si trattava di loro due, accoccolati l’uno contro l’altra, su un divano o sulla spiaggia. Spesso, questi sogni erano ciò che rendevano le giornate di Jane degne di essere vissute, ciò che gli permetteva di andare avanti giorno dopo giorno. Viveva per quei sogni, e l’unico modo per accendere i suoi sogni era vedere quel fuoco negli occhi di Lisbon.  

Quel giorno non lo aveva visto; quel giorno, tutti i suoi sforzi per farla impazzire erano stati vani. Qualcosa non andava con Teresa, come lui la chiamava nei suoi sogni. Qualcosa non andava fin dal mattino, quando aveva ricevuto una telefonata, qualcosa che l’aveva scossa così profondamente che non aveva mai lasciato i confini del suo ufficio, per nessuna ragione. Era così silenziosa e chiusa, e non si era infervorata nemmeno quando aveva avuto la faccia tosta di andare a chiederle scusa per tutte le sciocchezze combinate durante la giornata. E, per giunta, a notte fonda era ancora chiusa là dentro… perché Teresa lavora sempre fino a tardi, ma mai fino alle due di notte.

Jane sapeva che Lisbon non aveva avvertito la sua presenza, sapeva che non aveva capito che anche lui fosse ancora lì, sul suo amato divano, perso nei suoi stessi pensieri, né si rese conto che lui poteva sentire il pianto ed i singhiozzi convulsi… un solo, semplice singhiozzo, e lui era già lì, al suo fianco, al fianco di quella donna rannicchiata sul pavimento in posizione fetale, tremante. Jane non esitò, la abbracciò, quasi a divenire un unico essere con lei, e sussurrando inutili sciocchezze nelle suo orecchie per tranquillizzarla, iniziò a disegnare con la punta delle dita cerchi invisibili sul soffice tessuto rosso della camicetta di lei, e mentre lei impregnava la camicia azzurrina di lui con le sue lacrime, tenendolo stretto come se la sua vita difendesse da quello, lui non chiese mai perché, le semplicemente permise di lasciarsi andare.

“Mia zia- iniziò lei ad un certo punto, ancora piangendo, senza lasciare andare la camicia di lui, come se fosse l’unica cosa a tenerla in equilibrio, il suo unico contatto con la realtà – la sorella minore di mia madre, è mancata questa mattina. La sua macchina è stata colpita da un camion. Il tizio voleva evitare un cervo.” Teresa prese un grosso respiro, e attese la risposta di Jane, ma lui non parlò. Non disse nulla perché sapeva che non toccava a lui. Sapeva cosa si provasse a perdere una persona cara, e ricordava l’astio verso coloro he continuavano a chiedergli come stesse e fare altre sciocche domande. Sapeva che se Lisbon avesse voluto parlare, sarebbe toccato a lei e lei sola. Non aveva intenzione di farle pressioni riguardo alla sua vita privata, non così, non ora. E poi, lei stava già aprendosi con lui, perciò, quando si fosse sentita pronta, sapeva che lei gli avrebbe detto il resto.

“Viveva nello stato di Washington, si era trasferita lì dopo il matrimonio. Era un posticino piuttosto tranquillo, una cittadina vicino ad un lago, casette di legno vicino ai boschi, tutti che conoscono tutti, una cosa così. I ragazzi andavano ai campi estivi nelle vacanze, ma io preferiva andare a trovare lei, a passare l’intera estate insieme, io, lei, suo marito e le sue due figlie. Sai, c’era questa vecchia signora lì, io andava a darle una mano,  spese, medico, farmacia, questo tipo di cose, e lei mi pagava, non molto ma abbastanza, e io usavo quei soldi per contribuire, anche se zia Laura e zio Craig non volevano, ma io, io mi opponevo, sai? Perché era così che funzionava a casa. Papà era ubriaco dal mattino alla sera, non riusciva più a tenersi un lavoro, e io dovevo aiutare come potevo.” Smise di singhiozzare, e Jane sentì Lisbon sorridere contro il suo petto, i capelli di lei gli solleticavano il mento e lui dovette reprimere l’improvviso bisogno di   baciarle il capo, inspirare il suo profumo, vaniglia e cannella. “Ci faceva sedere in giardino, le sue figlie, Veronica e Juliette, e le nostre amiche, Sam, Jess e Cassie, ed io, e ci serviva limonata fresca e biscotti con zucchero a velo appena sfornati. Da ragazzina, mi sembrava di tornare ad essere bambina, di essere solo Teresa, e non la figlia di Carl o la sorella e figura materna dei ragazzi, ma quando sono cresciuta, lei continuò a farlo, e spesso eravamo solo noi due, e ci raccontavamo le nostre faccende da donne. Le ho detto tutto, Jane, le ho confidato ogni cosa…   primo bacio, primo ragazzo, quando mi sono sentita pronta per perdere la verginità, il giorno in cui ho deciso che sarei andata all’Accademia, la volta in cui ho creduto di essere incinta, Bosco, il CBI, i miei successi, i miei sogni, i miei problemi, la squadra… mi aveva detto che non era giusto chiedere a Wayne e Grace di chiudere, che dovevo far aprire di più Cho, che dovevo condividere di più la mia vita con voi, e che doveva essere divertente lavorare con te… lei sapeva tutto, Jane. Era l’unica con cui potevo parlare, l’unica con cui potevo essere davvero me stessa. E adesso l’ho persa. Lei era la madre che mi è stata strappata, e adesso ho perso anche lei.”  

Jane chiuse gli occhi, e si arrese. Inspirò il profumo di lei, impregnandosi nella memoria l’immagine di cosa stava accadendo, e ruppe il silenzio, senza mai cercare gli occhi di Teresa, senza mai cambiare posizione. “Non smetterà mai di essere quella madre, Teresa- sussultò lei, sorpresa dal tono di voce dolce, dal fatto che l’avesse chiamata per nome e di come quel nome suonasse lieve e perfetto pronunciato da quelle labbra, quelle labbra appoggiate contro la sua fronte – lei e tua madre saranno sempre una parte di te. Non le penderai mai, fino a che le terrai con te, nel tuo cuore. Ed un giorno, sorriderai pensando a loro, e quel giorno, i bei ricordi avranno la meglio su tutti i pensieri negativi; un giorno, ricorderai tua madre alla tua festa di compleanno, e non il giorno del suo funerale; un giorno, ricorderai una ninnananna cantata da tuo padre, e non le ferite che ti procurava quando era ubriaco; un giorno, ricorderai tutte le parole che hai condiviso con tua zia, e non la telefonata che hai ricevuto oggi. Il dolore non scomparirà mai del tutto, sarà una parte di te come lo saranno loro, ma diminuirà, ed un giorno, tu sorriderai quasi sempre, pensando a loro.

Mentre, finalmente, come un tenero amante, lui le baciò la fronte, Lisbon sperò che anche lui potesse giungere a quella pace interiore che le augurava, un passo in avanti in direzione del perdono che si meritava e dell’andare avanti con la propria vita. Alzò il capo, e i loro sguardi si incontrarono, e Jane le sorrise dolcemente prima di baciarla di nuovo sui capelli, permettendole di strofinare il naso contro il collo di lui, accoccolati l’uno al corpo dell’altra; sua zia, crescendo, era stata la sua ancora, e ora quest’uomo, che spesso era infantile, insensato e in certe occasioni semplicemente stupido, ora lui ne aveva preso il posto. Sapeva che c’era qualcosa in Patrick Jane, più profondo di cosa si vedesse in apparenza, ma era stupita di quanto di più effettivamente ci fosse sotto alla maschera. Aveva sempre saputo che lui era un brav’uomo, ma lui, lui le stava mostrando che poteva essere quel genere di uomo, l’uomo giusto per una donna, la donna di cui sognava, la donna che desiderava, la donna che stava stringendo tra le braccia, quella che un giorno avrebbe avuto, perché stringerla nella realtà era stato centinaia di volte meglio che stringerla nei propri sogni.

“Sono qui, Teresa, io sono sempre qui. Non me ne vado…”  Sì, la realtà era meglio dei sogni. E poi, ora aveva nuovo materiale su cui fantasticare. Ed era certo che non sarebbe stato più necessario limitarsi a vedere il fuoco accendersi nei suoi occhi per poterla sognare. Avrebbe sognato della sua Teresa ogni notte, che fosse arrabbiata con lui o meno, perché aveva scoperto che una Teresa dolce e indifesa che si confidava nelle sue braccia era una cosa che lui amava alla follia.

Quella era la donna con cui, un giorno, avrebbe condiviso il resto della sua vita. Un giorno…

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Mentalist / Vai alla pagina dell'autore: Little Firestar84