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Autore: Back To Vegas Skies    25/03/2012    2 recensioni
Gabe e Alex ignoravano completamente la loro esistenza, sempre circondati da decine di ragazzi adoranti che avrebbero fatto di tutto pur di essere ammessi nella loro ristrettissima cerchia, di cui facevano parte solo pochi e selezionati fortunati, riscuotendo l’invidia dell’intero istituto. Sì, perché Gabe Saporta, simpatico e divertente, Alex Greenwald, bello e brillante, Travis McCoy, l’ombra di Gabe e gay dichiarato, Dallon Weekes, che con quegli occhioni blu riusciva ad ammansire le folle, e Brendon Urie, il più piccolo del gruppo, erano i ragazzi più popolari del St. Patrick e chiunque aveva almeno una volta desiderato essere loro amico, per poter essere al centro dell’attenzione di tutta la scuola. Ma William e Ryan non avevano intenzione di entrare nel loro gruppo, si limitavano ad osservarli da lontano, sperando che, prima o poi, si sarebbero accorti di loro.
[The Academy Is...,Cobra Starship,Pete Wentz,Travis McCoy,Panic!At The Disco, Alex Greenwald,The Cab]
Storia scritta a quattro mani da me e Annabells, nata così all'improvviso e vista crescere a dismisura sotto i nostri occhi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Cobra Starship, Panic at the Disco, The Academy Is
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18

Oh why, Oh why
Oh why haven't you been there for me?
Can't you see, I'm losing my mind this time?
This time I think it's for real, I can see.


Darren seguiva a ruota il preside che si faceva strada a fatica tra le decine e decine di ragazzi in costume che occupavano la sala.
- Devo presentarti una persona! - gli disse, una volta arrivati di fronte ad un uomo che parlava fitto con un ragazzetto dai capelli ricci.
- Buonasera, Spencer! - sorrise raggiante il preside, rivolto all’uomo, che alzò lo sguardo di scatto verso di lui.
Wentz lo tirò verso di sé e il ragazzo sembrò indignato, ma non disse nulla e indietreggiò di qualche passo, guardandoli torvo.
- Lui è Darren, un tirocinante! Non è adorabile?
Spencer lo salutò con un cenno, anche se mentalmente sembrava decisamente altrove.
- Darren, lui è il professor Smith, insegna filosofia, ed è uno dei nostri migliori insegnanti e, diciamocelo onestamente, è anche un uomo davvero affascinante!
Darren rimase sbigottito da come il preside ci provasse palesemente con l’altro, ma non ebbe tempo di guardare la sua reazione, perché il ragazzo di poco prima corse via, urtando violentemente contro la sua spalla.
Spencer lo seguì con lo sguardo, poi bofonchiò una scusa sul dover correre in bagno e si diresse verso la stessa direzione.
Il preside sembrava costernato e guardava nello stesso punto dove il professore era sparito con uno sguardo indecifrabile.
- Vuole qualcosa da bere? - chiese Darren incerto, cercando di rompere quel momento imbarazzante.
Il preside scosse la testa, prima di inseguire Smith senza aggiungere altro.
Darren era confuso. Era solo da pochi giorni in quella scuola e già stava impazzendo!
Decise comunque di non pensarci. Si avvicinò al bancone e prese una birra, prima di appoggiarsi al muro e guardarsi intorno. Tutti i ragazzi e anche alcuni professori erano mascherati, le decorazioni erano decisamente belle e la musica non era male. Certo, era consapevole del fatto che con solo qualche altra occhiatina al preside sarebbe potuto restare in quella scuola. E quella, di certo, non era una cattiva prospettiva.
Fece scorrere lo sguardo distrattamente sulla pista da ballo, finché non vide qualcosa che quasi gli fece sputare tutta la birra. Aveva visto, mentre girava con il preside per la sala, coppie di due ragazzi che si baciavano o che erano decisamente in rapporti intimi, ma erano sempre negli angoli, seminascosti. E beh, i ragazzi che stava guardando adesso erano tutt’altro che nascosti. Erano entrambi belli, uno alto e moro, con un fisico da paura, l’altro più basso e giovane, biondo, un po’ meno sicuro di sé dell’altro, ma comunque decisamente carino. Erano ipnotici. O almeno, il più alto lo era. Ballava sensuale, senza curarsi dei parecchi sguardi puntati su di lui. Il costume aderentissimo che gli fasciava il corpo quasi scintillava sotto le luci colorate, almeno quanto i denti bianchissimi che aveva scoperto con un sorriso accattivante. Il ragazzo più basso gli teneva le braccia intorno al collo, sorridendo di quello che l’altro gli sussurrava all’orecchio mentre gli serrava i fianchi con le mani. Darren deglutì e li guardò per qualche secondo.
- Hey - chiese ad un ragazzo che era seduto poco lontano - mi sai dire chi sono quei due?
Il ragazzo guardò nella direzione che Darren gli indicava.
- Vuoi dirmi che non conosci Dallon Weekes? È popolare qui… E’ quello alto, con i capelli scuri. L’altro non saprei.
Darren lo ringraziò e tornò ad osservare la coppia. Era ovvio che uno come lui doveva essere popolare. In qualche modo lo stimava, comunque. Sembrava ignorare completamente il giudizio della altre persone… Studiò i loro movimenti per qualche altro minuto, prima di decidere che, prima o poi, avrebbe dovuto almeno parlarci.
 
Brendon entrò quasi correndo nel bagno che si trovava in fondo al corridoio, sicuro che, lontano com’era dalla palestra, non vi avrebbe trovato nessuno. E invece, con sua enorme sorpresa, c’erano due ragazzi avvinghiati l’uno all’altro, appoggiati contro il muro, che si baciavano con passione.
- Oddio, scusate! - esclamò girandosi di scatto dal lato opposto, cercando di nascondere le lacrime.
- Oh Cristo! - urlò il più basso dei due, spingendo via l’altro e sistemandosi i pantaloni.
- Me ne vado, s-scusate! - disse Brendon, cominciando a piangere di nuovo, perché, cazzo, quella visione non aveva fatto altro che rivangare la ferita ancora freschissima.
- No, aspetta!
Brendon si girò e rimase di stucco quando riconobbe Nate Novarro, il ragazzo più ricco della scuola. L’altro, che adesso si stava sistemando alla meglio i vestiti, non lo conosceva, se non di vista.
- Spero che non lo dirai in giro… - disse Nate, arrossendo.
- Io… No, certo che no, perché dovrei? - rispose, con un sorriso amaro.
- Grazie - disse l’altro ragazzo.
Si girò verso il lavandino e si guardò allo specchio. Era uno spettacolo pietoso, con gli occhi tutti arrossati e gonfi e le lacrime ancora fresche sulle guance. Appoggiò le mani sul marmo freddo, abbassò la testa e cercò di smettere di singhiozzare, ma sembrava un’impresa impossibile.
Voleva capire. Era deluso da tutto quello che era successo, deluso da Ryan. Era consapevole del fatto che forse stava avendo una reazione esagerata, ma non sapeva cosa altro fare. Forse gli sarebbe dovuto correre dietro…
- E’ tutto a posto?
Sentì una mano sulla spalla. Si voltò e vide il ragazzo più alto guardarlo preoccupato.
Fece segno di ‘no’ con la testa e il ragazzo guardò Nate, che fece spallucce e si avvicinò.
- Vuoi… Vuoi venire a bere qualcosa con noi? - chiese poi, in tono gentile.
- Non sono dell’umore - rispose Brendon, tirando su col naso, imbarazzato al massimo. Farsi vedere piangere da due estranei non era certo nella sua lista delle cose da fare.
- Stare qui a piangere non servirà a molto, qualunque cosa sia successa - aggiunse Nate.
Brendon pensò che, alla fine, non aveva niente da perdere. Ryan non sarebbe tornato, inutile sperarci.
- O-okay- disse allora, sciacquandosi la faccia e cercando di nascondere le tracce delle lacrime. I due ragazzi sorrisero e, chiacchierando, lo condussero verso la sala affollata.
Una volta entrati, Brendon cercò di non cercare Ryan con lo sguardo, con un enorme sforzo.
- Ecco Shane! - disse il ragazzo che si era presentato come Alex Suarez, indicando qualcuno seduto al bancone dove Cash serviva i drink.
Si avvicinarono e Brendon venne presentato a questo ragazzo bruno e simpatico, che gli offrì da bere e lo invitò a ballare. Il tutto in meno di cinque minuti.
Brendon non era abituato a questo tipo di corteggiamento - perché era palese che Shane ci stesse provando con lui - e rimase un po’ spiazzato, ma decise di lasciarsi andare. Anche se qualunque ragazzo, nemmeno con tutti i drink del mondo, sarebbe riuscito a fargli dimenticare la sensazione meravigliosa delle labbra di Ryan sulle sue.
 
Will era nudo, appoggiato sul petto di Gabe. Erano sudaticci e appiccicosi, ma nessuno dei due sembrava preoccuparsene, o almeno, non abbastanza da alzarsi. Gabe sorrideva e gli accarezzava pigramente la spalla. Era stato bello, bellissimo. Gabe non si sarebbe mai aspettato che andare a letto con un ragazzo sarebbe potuto essere così… meraviglioso. Will alzò lo sguardo, come a leggergli i pensieri, e gli sorrise, con le guance ancora rosse e gli occhi ancora lucidi. Gabe non riuscì a trattenersi e lo baciò di nuovo, con nuova passione e nuovo trasporto, con le dita intrecciate tra i suoi capelli umidi.
Fu uno strano rumore, che Gabe dopo qualche secondo interpretò come la suoneria di un cellulare, ad interromperli. Will si sporse pigramente dal letto e cercò a tentoni il telefono nelle tasche dei pantaloni che giacevano accartocciati sul pavimento. Guardò lo schermo, poi sorrise sollevato.
- E’ Ryan.
- WILLIAM, CAZZO, DOVE SEI, SONO UN IDIOTA, TI PREGO, VIENI, HO BISOGNO DI TE! - Ryan urlava così tanto che anche Gabe riusciva a sentirlo chiaramente.
- Ma, io…
- TI PREGO, WILL! HO FATTO UNA CAZZATA STRATOSFERICA, TI PREGO!
William guardò Gabe, che gli sorrise comprensivo.
- Vai pure - disse piano.
- Okay. Stai calmo, arrivo subito. Aspettami nel bagno del primo piano - concluse Will, interrompendo la telefonata.
- Mi dispiace - disse poi, costernato.
- Anche a me, ma sembra sia successo davvero qualcosa di grave…
- Già - sospirò Will, mentre si rivestiva in fretta.
Davvero, a Gabe dispiaceva che stesse andando via.
- Tornerò appena posso - continuò, abbottonandosi il panciotto. Poi si chinò su Gabe e lo baciò un’ultima volta, prima di correre via.
Una volta che fu uscito dalla camera, Gabe si lasciò cadere pesantemente sul letto. Era stanco, nudo e sudato, ma decisamente soddisfatto. Ripensò a Will, alle sue mani, alle sue gambe lunghe, alla sua voce… sorrise e chiuse gli occhi, rivivendo mentalmente tutte le sensazioni che aveva appena vissuto.  Cadde in un sonno leggero, con un sorriso ebete stampato sulla faccia e la sensazione di aver finalmente trovato la pace interiore.
- Da quando in qua dormi nudo?!
Gabe sobbalzò e si coprì alla meglio con le lenzuola. Guardò spaventato verso la porta, dove trovò Victoria che lo guardava furiosa.
- C-ciao amore - disse a mezza voce.
- Amore?! Col cavolo! Dov’è la troia? - esplose la ragazza, girando per la camera a grandi passi.
Aprì l’armadio, guardò sotto i letti e in bagno, mentre Gabe sentiva il cuore esplodere.
- L-la troia?
- Non fare il finto tonto, Gabe Saporta - rispose lei glaciale, prima di fulminarlo con lo sguardo.
- N-non ti seguo - balbettò lui.
- Ti conosco da più di tre anni, Gabe. Tu non salteresti mai un party. L’anno scorso sei andato alla festa di capodanno con la febbre a 40 e mezzo!
- Io non…
- Non me l’aspettavo da te.
- Vic, ascolta…
- IO NON ASCOLTO UN BEL NIENTE! Dopo tre anni non merito di essere trattata così! Guardami negli occhi e dimmi che non è vero - disse la ragazza, quasi in lacrime - Dimmi che non sei andato a letto con nessuno stasera.
Ora. Gabe Saporta sapeva di aver fatto tante stronzate nella sua vita, ma di certo non era il tipo da negare l’evidenza. E di certo non se ne sarebbe potuto uscire con un “avevo caldo” dato che era sudaticcio e c’erano vestiti sparsi ovunque. Per non parlare della scatola di preservativi che aveva incautamente lasciato sul comodino.
Abbassò lo sguardo, sentendosi forse non troppo in colpa per quello che aveva fatto.
- Bene, è tutto chiaro - disse Vicky, tirando su col naso, i suoi occhi azzurri pieni di lacrime - Arrivederci, Gabe - concluse, correndo fuori dalla stanza e sbattendo la porta.
 
Ryan sapeva di aver sbagliato a lasciare Brendon così, ne era più che consapevole, per questo era tornato alla festa dopo un po’. Aveva riflettuto e aveva deciso che forse ne sarebbe valsa la pena di mettere da parte lo studio per lui... anche perché quando il ragazzo era intorno lui non riusciva a neanche a pensare, figuriamoci studiare. Difficilmente sarebbe riuscito a fare qualcosa, qualsiasi cosa, con lui nei paraggi, era come una calamita per la sua attenzione. Inoltre non riusciva a smettere di pensare a quello sguardo spaurito e confuso. Non gli piaceva come appariva sul suo viso, lui doveva sorridere, non essere triste, specialmente per causa sua. Sperava di riuscirlo a trovare tra tutta quella gente, specialmente sperava che sarebbe stato disposto a lasciarlo parlare. Non sapeva bene cosa dire,in realtà, le parole gli sembravano tutte inutili, ma sperava che una volta che ce l'avrebbe avuto davanti le cose sarebbero andate per il verso giusto. Eppure, quando lo vide parlare con un ragazzo con un sorriso timido perse del tutto le parole ed ogni volontà. Aveva visto la postura del ragazzo più grande, era una posa da predatore e il sorriso di Brendon era più rilassato di molti dei sorrisi che aveva fatto a lui. Se era un protagonista di una stupida sit com adolescenziale, avrebbe detto che gli si era quasi spezzato il cuore. Quello che sentiva, più che il principio di un infarto, era come se qualcuno si fosse divertito a intrecciare le sue interiora.
Come poteva quel ragazzo essere lo stesso che nemmeno un ora prima sembrava sul punto di rottura? Prese una bottiglia di tequila dal bancone e se ne tornò in camera sua, ad aspettare che tornasse. Forse era troppo tardi per pretendere di fingere ancora che non era cotto -perchè non poteva essere altro- di Brendon. Stappò la bottiglia e ne bevve un gran sorso mentre la sensazione di disagio fisico aumentava: aveva giurato a se stesso di non cercare mai sollievo in una bottiglia di alcol. Ma  del resto aveva giurato a se stesso anche che sarebbe rimasto indifferente a Brendon.
Guardò la bottiglia che teneva stretta tra le mani e sospirò, abbandonandola accanto al letto. Non voleva piangere, non doveva. Ricordava quando Spencer da piccolo lo abbracciava e gli sussurrava “Tu sei forte, Ryan! Lo so che lo sei”. Ma lui non lo era. Era un debole, uno che scappava di fronte ai sentimenti per paura di restarne ferito. Si nascose il viso tra le mani, prima di tirare su col naso e decidere che, oltre a Spencer, c’era qualcun altro che avrebbe potuto consolarlo. Prese il cellulare e compose il numero di William, mentre usciva dalla camera e si dirigeva verso il bagno del primo piano, convinto che l’amico si trovasse ancora chissà dove nella sala affollata.
 
William si allontanò in fretta dalla camera, cercando di concentrarsi sul fatto che il suo migliore amico avesse un problema e non che fino a qualche minuto prima stava… beh, stava perdendo la verginità con Gabe Saporta e, cazzo, era stata la cosa più bella di tutta la sua intera vita (anche se adesso non riusciva a camminare bene e ogni passo gli provocava un senso di fastidio incredibile. Ma hey, ne era valsa la pena.)
Arrivò nel bagno del primo piano, dove trovò Ryan in lacrime. Non era tipico del suo amico piangere, non lo era affatto. Lo abbracciò forte e gli diede un bacio sulla fronte, prima di chiedergli un “cosa è successo?” in tono preoccupato. Ryan gli raccontò del bacio che aveva dato a Brendon, di quanto fosse stato bello, ma di come subito la paura avesse preso il sopravvento su di lui. Gli disse che lo aveva lasciato lì, che era scappato, e che quando si era reso conto del suo errore ed era tornato indietro per scusarsi lo aveva trovato con un altro ragazzo.
- L’ho perso, Will…- sussurrò, tirando su col naso - ed è solo colpa mia.
William non sapeva cosa dire. Era troppo felice per potersi immedesimare appieno nella cattiva sorte dell’amico.
- Andrà tutto bene, vedrai - gli disse, cercando di consolarlo.
Restarono così ancora un po’, prima che Ryan si sciogliesse dall’abbraccio e si sciacquasse la faccia.
- Puoi venire a dormire da me, se ti farebbe stare meglio - sorrise incerto Bill, mettendogli una mano sulla spalla.
- No, tranquillo. Tanto lui non tornerà, avrà di meglio da fare stasera - disse con un sorriso amaro -  Piuttosto… dove hai lasciato Travie? Credevo ti servisse per far ingelosire Saporta.
A quel nome Bill avvampò e fece del suo meglio per non riportare alla mente tutto quello che aveva vissuto poco prima.
- Non credo serva più - dichiarò raggiante - almeno non dopo stasera - concluse, sottovoce.
Ryan lo guardò incuriosito, William sorrise.
- Perché, cosa è successo stasera? L’hai mollato? - chiese, alzando gli occhi al cielo.
- N-non proprio…
- Oh, sputa il rospo, Bill!
- Io e Gabe… - si avvicinò all’orecchio dell’amico e sussurrò, arrossendo - abbiamo fatto sesso!
Ryan sgranò gli occhi, incredulo, poi sorrise e abbracciò William, che si astenne dal raccontare tutti i particolari solo per rispetto del cuore spezzato del suo migliore amico.
 


 
* * *
Riciaoo!
Scusate taaanto per l’assenza prolungata, ma ho avuto problemi con la connessione e non mi permetteva di postare!
Bene, tornando a noi, questa festa si è rivelata un macello ahah noi, personalmente, saremmo volute esserci u.u
Fateci sapere cosa ne pensate, noi torneremo a postare ogni domenica :)
 
Baaaaci.
 
[Come sempre, grazie per le recensioni!!]
   
 
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